Quale etica fra legalità e
motivazione?
Fabiano Longoni
Master MEGA /Studium
Generale Marcianum
Venezia
2 Febbraio 2011
1
Metodo economico:individualismo
metodologico.
Riflessioni a partire da un articolo di Guido Tabellini


2
In base a un popolare stereotipo, le scienze
economiche si basano sul presupposto che
gli individui massimizzano solo il benessere
materiale e pensano solamente al profitto.
In realtà il metodo dell'economia è
l‘”individualismo metodologico”
Logica della situazione



3
L’individualismo metodologico muove dalla
premessa che:
i fenomeni economici e sociali vanno
spiegati a partire dai comportamenti
individuali. Per spiegare questi ultimi,
dobbiamo presupporre che
l'individuo si comporti "in modo
appropriato alla situazione".
La logica situazionale
Cioè l'individualismo metodologico
e il metodo dell'economia
si basano sulla
logica situazionale: spiego il
comportamento spiegando la
situazione.
4
Nessuna confusione :individualismo non è
egoismo,altruismo non è collettivismo



5
“In modo appropriato alla situazione" non vuol
dire,solamente e principalmente,massimizzare il
benessere materiale.
Al contrario, questo principio è compatibile con
qualunque ipotesi sulle motivazioni individuali.
Non dobbiamo confondere l'individualismo con
l'egoismo, così come l'altruismo non va confuso
con il collettivismo!!
Sono necessari presupposti etici per far
funzionare l’economia (Böckenförde)

6
Economia ed etica non sono separate anche
in un secondo senso, ancora più rilevante.
Come è sottolineato da un'antica tradizione
di pensiero liberale, il buon funzionamento
di un'economia di mercato e di uno stato
di diritto si basano anche su presupposti
etici che devono essere condivisi e su un
particolare sistema di valori.
Due idee chiave :la prima

Due idee di questa tradizione.
La prima è l'idea che il rispetto e l'applicazione dei contratti non
può fare affidamento solo sulla legge. Occorre anche che gli
individui abbiano interiorizzato le norme che governano gli
aspetti contrattuali, indipendentemente dal timore delle
sanzioni per chi è colto a violare lo spirito o la forma della
legge.
 Il rispetto per i diritti di proprietà,
 il mantenimento della parola data e degli impegni presi,
 il rispetto delle aspettative e delle intenzioni tra le parti
contraenti
 devono discendere anche da un comune sistema di valori,
non solo dagli incentivi economici o dal timore di essere
sanzionati dalla legge. Senza questi presupposti, un sistema
basato sul libero scambio difficilmente potrebbe funzionare.
7
La seconda idea:


8
Una seconda idea è l'importanza dell'etica
professionale.
Indipendentemente da incentivi e sanzioni, chi
svolge determinate professioni ha obblighi e
responsabilità anche morali nei confronti della
società: il medico nei confronti dei pazienti,
l'avvocato verso i clienti o, per ricordare un esempio
recente in cui questo principio era evidentemente
venuto meno, l'auditor verso i risparmiatori.
La prova storica

9
La storia ci mostra come società e paesi
traggano il loro successo anche dal
radicamento e dalla diffusione tra i cittadini e
nelle istituzioni di queste regole di
comportamento e dalla forma che esse
assumono
La moralità generalizzata



10
Una distinzione importante a questo proposito è tra
norme di moralità limitata o generalizzata.
La moralità limitata applica la nozione di giusto o
sbagliato solo a un certo ambito di interazioni sociali:
la famiglia, il clan, la comunità a cui si appartiene. Al
di fuori di questo ambito, quasi tutto è moralmente
permesso.
La moralità generalizzata si fonda invece sul
presupposto che la nozione di giusto o sbagliato
debba valere universalmente, nei confronti di tutti gli
individui.
Moralità generalizzata = fiducia
reciproca






11
Non sorprendentemente, la diffusione di norme di
moralità generalizzata si accompagna alla diffusione
di fiducia reciproca tra estranei, e spinge a forme di
organizzazione economica, sociale e politica più
efficienti e progredite. Un'abbondante e
convincente evidenza empirica mostra che
dove vi è più fiducia generalizzata
le imprese hanno un'organizzazione più decentrata,
l'economia di mercato funziona meglio,
vi è più senso civico,
anche la partecipazione politica è più attenta al bene
pubblico piuttosto che agli interessi di parte.
Lo sviluppo economico frutto di fiducia
reciproca


12
numerose ricerche in campo economico e
politologico suggeriscono che
la diffusione di norme di moralità
generalizzata sono un ingrediente centrale
per spiegare lo sviluppo economico e il buon
funzionamento delle istituzioni.
Limiti e pregi delle tradizione liberale


13
Tuttavia la tradizione liberale si ferma qui. Essa
sottolinea l'importanza di condividere un particolare
insieme di regole di comportamento che facilitano la
convivenza sociale. Ma si guarda bene dal
chiedere che vengano condivisi anche i fini, se
non nel senso del principio kantiano,
Cioè: che gli individui devono sempre essere
riconosciuti come fini e mai usati come mezzi per
raggiungere un altro fine
Economia di mercato:sistema o mezzo
per raggiungere il fine?


14
Al contrario, nel pensiero liberale l'economia
di mercato in uno stato di diritto è molto più
di un mezzo per produrre ricchezza e
allocare con efficienza risorse scarse. Esso è
anche e soprattutto un sistema che consente
a ogni individuo di perseguire il suo fine,
i suoi obiettivi personali, di
autodeterminarsi in linea con il suo
particolare sistema di valori.
Di-fferenze con il pensiero cristiano



15
La tradizione cristiano-cattolica, e in particolare la recente
enciclica papale, Caritas in veritate, condivide alcuni
presupposti della visione liberale, ma si spinge oltre.
Essa parla di "persona", più che di individuo, e attribuisce
alla persona un particolare contenuto di valori e di fini
ultimi.
E il bene comune è visto come principio guida (inteso
anche come fine costante a cui mirare) dell'azione
individuale anche in campo economico, e non solo con
riferimento alla politica.
Il problema del fine: individuo vs
comunità ?
16
La dinamica antropologica:non dipendere da
nessuno!Il mercato e l’im- munitas generata




17
Le relazioni di mercato ci permettono di soddisfare i nostri
bisogni senza dover dipendere gerarchicamente dagli altri
perché dipendendo tutti
impersonalmente e anonimamente dalla mano invisibile del
mercato,
non dipendiamo personalmente da alcuno (immunitas) , non
dobbiamo incontrarci in modo personale (e potenzialmente
doloroso) con nessuno ;
dipendendo da tanti , non si dipende da nessuno con un
volto
“ciascun commerciante o artigiano deriva il suo guadagno dall’impiego
non di uno ma di centinaia di migliaia di clienti .Sebbene in una certa
misura egli sia legato , a tutti loro, in realtà non dipende in modo
assoluto da nessuno( Adam Smith,Inquiry)
Diamo un nome contemporaneo al
fine: Human flourishing
–
–
–
–
18
Il desiderio più grande certificato anche dal diritto è quello alla felicità
(eudemonia,human flourishing).
Eudaimonia non è quindi la ricerca del piacere, poiché solo «gli uomini della
massa, i più rozzi, l'intendono con il piacere» (Etica Nicomachea, 1, 5, 1095b). Il
piacere può soltanto essere un segno che l'azione è buona, che è virtuosa;
Il piacere è un segnale del valore di un'attività,(si confrontino i cosiddetti
animal spirits di Keynes) non il suo fine: «le azioni secondo virtù saranno
piacevoli per se stesse» (EN, I, 8, 1099a). E’ questa la ragioni per cui nel mondo
anglosassone i filosofi neoaristotelici hanno preferito tradurre eudaimonia non
con happiness bensì con human flourishing (fioritura umana), poiché nel
linguaggio ordinario happiness oggi indica-anche un’euforia temporanea, una
contentezza spensierata, una sensazione piacevole, o piacere tout court.
Elisabeth Anscombe (1958) è la stata la prima a tradurre eudaimonia con
«human flourishing»
L’eudaimonia è sempre un fine :"anzi è l'unico fine che per natura non può essere
strumentale”.Per questa ragione (la non strumentalità) l'eudaimonia è definita il "fine
ultimo", perché oltre essa non c'è più nulla da raggiungere che non sia già incluso
nell'eudaimonia .
Desiderio-fine-decisione-verità
Ciò che muove l’uomo è sempre oltre:
de-sidera
 Fine è la felicità individuale e co-munitaria
 Decisione è la base dell’etica nel suo farsi
come responsabilità personale
 Verità è l’inizio intenzionale e il frutto del
processo

19
Conclusione
La nozione di io che collega l’io stesso al
nostro bisogno di identità mette in evidenza il
tratto cruciale dell’azione umana:
 che noi non possiamo fare a meno di un
orientamento al bene, che ciascuno di noi
sostanzialmente si identifica con la
posizione che ciascuno di noi assume a
questo riguardo .
(Charles Taylor , Le radici dell’io, Feltrinelli
1994, p.51-52)

20
Scarica

Scarica la presentazione