Eudaimonia e sviluppo locale
Reddito, benessere e felicità: teoria e
indicatori
Roberto Burlando
Dipartimento di Economia
Università di Torino
La crisi finanziaria
Carlo Trigilia sul "Sole-24 Ore "
mette in guardia la classe politica dalle possibili esplosioni di
conflittualità sociale che l'aggravarsi della crisi economica
potrebbe innescare a causa delle forti disparità salariali e della
crescita delle disuguaglianze tra chi ha accumulato fortune e chi
è stato defraudato del potere d'acquisto.
Occorre alimentare uno spirito solidale, dice Trigilia, e stendere
una rete di protezione sul lavoro per evitare che il conflitto si
allarghi.
Jean-Paul Fitoussi presidente dell'Osservatorio per le
congiunture economiche (intervista "Repubblica” il 2 aprile 2009)
"La chiamano in vari modi, ma le dico io cos'è. E' una rivolta.
Questa è una rivolta popolare non coordinata, spontanea. E
molto pericolosa".
"L'attuale crisi va esaminata nella sua triplice dimensione:
economica, finanziaria e intellettuale. Contrariamente a quello
che si pensa, il vero ostacolo per una ripresa è l'ultimo aspetto:
quello intellettuale.
La crisi proviene infatti da una grande menzogna. Non soltanto
dei finanzieri, ma anche di politici, forse in buona fede, diventati
prigionieri di una dottrina assolutista e che ha prodotto effetti
catastrofici”.
D. Era tutto una gigantesca illusione?
"Assolutamente sì.
Le faccio un esempio. Ci dicevano che nuovi posti di lavoro si
potevano creare soltanto in relazione alla loro produttività
marginale. I lavoratori dovevano insomma essere pagati in
proporzione al loro apporto produttivo.
Eppure scopriamo oggi che, in realtà, la classe dirigente di molte
imprese non veniva pagata con questa regola.
Anzi, è stato esattamente il contrario: la maggior parte dei
dirigenti del sistema finanziario ha avuto una produttività
negativa, continuando però a incassare remunerazioni
astronomiche".
Come si esce da questa crisi?
"La situazione è molto grave. Ora che si chiedono sforzi
supplementari ai lavoratori, ci si accorge che negli ultimi
trent'anni il salario medio si è globalmente abbassato.
In sostanza, abbiamo permesso che fossero rafforzate le
discriminazioni economiche.
La dottrina andava fino ad accettare che le disuguaglianze fossero
considerate un fattore positivo di crescita e dinamismo
economico.
Questo ha provocato un'ovvia crisi della democrazia che, per sua
stessa definizione, non può sopportare l'aumento delle
disuguaglianze".
Le origini strutturali della crisi attuale
Due tesi, piuttosto robuste ma non unanimemente condivise.
1. Dal secondo dopoguerra ad oggi 4 grandi fasi
economiche:
a)
b)
c)
d)
45
71
80
08
- 71. Crescita con redistribuzione dei redditi
- 80. Crisi SMI e crisi petrolifere. Stagflazione
- 08. Finanziarizzazione e globalizzazione ultra-liberista
– ? Crisi finanziaria, crisi energetica e ambientale
2. Market fundamentalism: caratteristiche della
globalizzazione ultra-liberista e neo-con.
I processi di finanziarizzazione e deregolamentazione dei
mercati hanno prodotto un sistema economico-finanziario
“drogato”, rispondente ad una logica di esclusiva realizzazione
di rendite finanziarie di breve periodo, esiziale.
Cause prossime della svolta nel modello della crescita
 Storicamente modello crescita non più sostenibile
 Crisi USA, viveva sopra le sue possibilità
 1971 inconvertibilità dollaro in oro
crollo cambi fissi e accordi Bretton Woods
 1972 e poi 1976 shock petroliferi
 Stagflazione
 Risposte politico-economiche inadeguate alle
sfide/difficoltà.
 Emerge una risposta iper – semplificata ma che è
durata 30 anni: il “fondamentalismo di mercato”
Reddito, benessere e felicità: teoria e indicatori
 PNL e GPI
 Un modello di sviluppo insostenibile
 Il paradosso di Esterling
 Consumismo e materialismo in psicologia economica
 Etica ed economia
 Individualismo, meccanicismo e riduttivismo vs
complessità, termodinamica e approccio sistemico
Reddito, benessere e felicità: teoria e indicatori
 Felicità ed eudaimonia
 L’etica delle virtù e gli ordinamenti sociali
 Eudaimonia ed economia gandhiana
 Diversi tipi di beni
 Beni relazionali e felicità
 Eudaimonia e sviluppo locale
Alcuni scenari alternativi di uscita dalla crisi
1. Uscita “rapida” dalla crisi – il mercato riacquista fiducia,
l’economia attraversa una breve recessione (3-4 trimestri) e
a fine 2009 si ricomincia a vedere l’espansione
2. Replica della crisi giapponese - le banche in difficoltà
furono fuse con banche solide – impegni con i depositanti
onorati – circa 10 anni di stagnazione
3. The worst has yet to come (il peggio deve ancora venire)
– i derivati sono passati da circa 100mila miliardi nel 2007 a
35 volte il pil degli Stati Uniti a fine 2007! – le misure attuali
possono stabilizzare e non risolvere
Molte riflessioni critiche attuali sono incentrate sui temi della:
- insostenibilità dello sviluppo attuale
- definizioni – tra loro diversissime e a volte incompatibili –
del concetto di sostenibilità e di indicatori adeguati
- necessità di - decrescere o invece
- ri-trovare e approfondire una dimensione
locale di uno sviluppo sostenibile.
Dibattito complesso, che tocca molti piani.
Un dato nuovo (almeno dopo il 1945) è che in molti Paesi industrializzati le
attuali generazioni si trovano già, in media, in condizioni peggiori di quelle
precedenti in quanto a prospettive di reddito, stabilità occupazionale etc.
Condizioni ambientali e stato risorse non rinnovabili
Diversi tipi di analisi: loro pregi e loro limiti.
• Analisi tecniche (su cambiamento climatico ed
esaurimento fonti energetiche fossili).
• Analisi costi benefici (e.g. rapportoo Stern) e i loro
limiti. Definizioni di sostenibilità e il problema della
sostituibilità delle risorse naturali.
• Analisi di scenario: GSG (Boston) presenta 3
“visioni” alternative e valuta poi 2 opzioni per
ciascuna di esse.
Stern Review. Cambiamento climatico.
Costi stimati del non agire:
• almeno 5% del GDP globale ogni anno per sempre,
ma considerando un insieme più ampio di rischi e
impatti il danno stimato sale a oltre il 20%.
• I PI dovranno assumersi responsabilità per riduzioni
nette delle emissioni, ma anche i Pvs dovranno fare
la loro parte, senza rinunciare alla crescita.
• Tackling climate change is the pro-growth strategy
for the longer term, and it can be done in a way that
does not cap the aspirations for growth of rich or
poor nations. Indeed, ignoring climate change will
eventually damage economic growth.
Stern Review: principali LIMITI
• Analisi centrata esclusivamente sul cambiamento climatico e
non anche su esaurimento materie prime e future carenze
energetiche. Limite dichiarato, da tenere presente solo per evitare di
considerare questo rapporto come fornitore di un quadro completo della
situazione attuale.
• Considerazione prudente dei rischi collegati al cambiamento
climatico ma orientata ad una visione alquanto ottimistica del
presente e del futuro
• Analisi fortemente radicata nella teoria economica prevalente,
senza mettere in discussione alcuno dei suoi molti – e ormai
evidenti – limiti, inclusi quelli cruciali per una analisi più
realistica delle necessità di intervento.
• Di prospettive più ampie si occupano le analisi, di scenario.
World Oil and the Middle East
• Non-OPEC oil will peak soon – OPEC will dominate
World Supply Shortfall – Billions of Barrels
•
•
Source: Association for the Study of Peak Oil (ASPO) 2002
All liquid hydrocarbons
SOSTENIBILITÀ: molti significati e definizioni
Rapporto Brundtland (1987): soddisfare le necessità del presente senza
compromettere le necessità delle future generazioni.
Utilità non decrescente nel tempo (orizzonte temporale infinito)
Consumo non decrescente nel tempo (criterio di Hartwick-Solow)
Risorse naturali gestite in modo tale da mantenere le potenzialità
produttive nel futuro. Stock di capitale (naturale + artificiale) non
decrescente nel tempo (sostenibilità debole)
Stock di capitale naturale non decrescente nel tempo (sostenibilità
forte)
Risorse naturali gestite in modo tale da mantenere un flusso
sostenibile di servizi
Garanzia di condizioni minime di stabilità e resilienza degli
ecosistemi
Una definizione di sostenibilità duplice
(Vercelli e Borghesi, 2005)
• Nel rapporto Brundtland si sottolinea come il concetto di
sostenibilità implichi “un impegno per l’equità sociale tra
generazioni che per coerenza [..] deve essere esteso all’equità
nell’ambito di ogni generazione”.
• Condizione intergenerazionale o ambientale: pone
l’attenzione sulla integrità dell’ambiente naturale
(sostituibilità tra capitale naturale e creato dall’uomo è
elemento centrale qui)
• Condizione intra-generazionale o sociale: richiede il garantire
pari opportunità a tutti partecipanti alla competizione del
mercato. Uguaglianza di condizioni di partenza.
La sfida della complessità e della sostenibilità
La sostenibilità non è (J. Tainter):
- passiva conseguenza del consumare meno
- gestione “scientifica” degli ecosistemi
- conservazione delle risorse e risparmio energetico
Anche se richiede ciascuna di queste diverse attività
La sostenibilità implica molte scelte e molte attività :
- dipende da scelte valoriali (a cosa le persone danno valore)
- richiede costante e complessa attività di “problem solving”
- richiede utilizzo di risorse, in particolare di energia
La sfida della complessità
La sostenibilità – o il suo contrario, il collasso – dipendono da
efficacia della attività di “problem solving”, in particolare dalla
sua adeguatezza o meno.
Il “problem solving” cresce in complessità e costi al crescere
della complessità della organizzazione delle attività umane e
quindi tende a presentare rendimenti decrescenti..
Uno dei gravi problemi attuali è proprio la persistenza
dell’approccio riduzionista (sui diversi versanti) che non coglie i
problemi della complessità, bensì li evita..
Dobbiamo prioritariamente cercare di ridefinire e
approfondire il concetto stesso di sviluppo
(modificandolo rispetto alla definizione consumistica
prevalente)
individuandone i significati cruciali (che dipendono
dai nostri valori o principi) e le misure (indici)
adatte e diffondendoli.
Oggi molti sforzi sono orientati alla definizione di
un insieme di indicatori e sembra persino che ad
essi venga delegata la stessa definizione operativa
del concetto di sostenibilità.
Non c’è dubbio che abbiamo bisogno di sviluppare
anche una metodologia contabile differente
ed un insieme di indicatori economici e sociali
significativamente diversi dagli attuali, che
forniscono una visione falsa e distorta sia dei
livelli di benessere che delle loro variazioni in
risposta a segnali di mercato e azioni politiche.
Occorre però anche e soprattutto
ripensare seriamente agli obiettivi
prioritari dello sviluppo economico ed
alle sue dimensioni.
Credo sia utile iniziare a ragionare da
cosa riteniamo costituisca una
“vita buona”
Consumismo e Materialismo
• non sono eccessi o “deviazioni” di qualche soggetto
labile,
• non sono “accidenti” di percorso nella concezione
economica dominante e nel “modello di sviluppo”
che ne deriva,
• sono la logica e necessaria conseguenza del modello
di sviluppo (e del progetto di vita) del
“fondamentalismo di mercato” (o“pensiero unico”).
Crescente diffusione di fenomeni di consumo
compulsivo, con conseguenti indebitamenti
Schor JB, Prices and quantities: Unsustainable consumption and
the global economy, Ecological Economics, 55 (3): 309-320, Nov 05
Abstract: The ecological unsustainability of current consumption
patterns is now well documented. One aspect of this problem
which has not been sufficiently addressed is the growth of "excess
consumption" driven by falling goods prices.
Global capital mobility and excess global labor supply has allowed
firms to depress wages and avoid paying environmental costs.
Consumers have responded by purchasing increasing numbers of
these artificially cheap goods.
These trends suggest that achieving sustainable consumption in the
US is not only a technical issue but will also involve fundamental
changes in the global political economy to eliminate the artificially
low prices of imported goods.
Il modello di sviluppo della globalizzazione ultra-liberista ha
enfatizzato il ruolo del consumo,
facendone sempre più il “fondamento delle identità sociali degli
individui” in molte economie avanzate e non solo,
proprio su questa base si è organizzato il consenso sociale in
questi anni.
(Anche a questo ha contributo lo sviluppo e l’utilizzo dei media,
con il rapporto che questi hanno costituito tra imprese e
consumatori)
Di Nallo e Paltrinieri, Cum-sumo, 2006
CONSUMISMO e MATERIALISMO in
PSICOLOGIA ECONOMICA
Il materialismo è generalmente visto come una tendenza
a dare valore ed a desiderare ardentemente i
possedimenti mondani,
ed è caratterizzato da tre elementi fondamentali (Richins
e Rudmin, 1994):
1. i materialisti mettono il possesso e l’acquisizione del
possesso al centro delle loro vite: ‘il consumo per il
consumo stesso diventa una febbre’.
2. le cose possedute sono viste dai materialisti come
necessarie al proprio benessere e sono la più importante
fonte di soddisfazione nelle loro vite.
3. i materialisti tendono a giudicare gli altri e se stessi in
termini di numero e qualità delle cose possedute.
Dove ci portano il materialismo e la logica del capitale finanziario?
Del paradigma neoconservatore e ultraliberista degli anni ’80 fa
anche parte una concezione riduttiva di libertà (già tipico del
monetarismo di Milton Friedman, cfr. “Free to choose”).
In questo paradigma la libertà è vista, in primis e
soprattutto quando non solo, come libertà di scegliere
tra ciò che il mercato offre.
Come precisa E. Anderson:
“the most important ideal that the modern market attempts to
embody is a particular concept of freedom...
[that] consists in having a large menu of choices in the
marketplace and in exclusive power to use and dispose of things
and services in the private sphere without having to ask
permission from anyone else” (Anderson 1990, pag. 180-181).
Questo implica una concezione di libertà essenzialmente come
libertà dalle obbligazioni nei confronti di altri, ma tipicamente:
“we are not free to pursue the goods of deepest significance to
human life under these conditions.” (pagine 202-203).
Sia la sfera personale che quella della politica democratica ci
offrono un diverso ideale di libertà ed in particolare:
“Democratic freedom ... is freedom to participate in collective
decisions. It is a freedom to be included , rather than to exclude
others.”
"The difficult task for modern societies is to reap the
advantages of the market while keeping its activities
confined to the goods proper to it"
(E. Anderson 1990, page 204)
But how are we to distinguish the proper market
goods from the ones that are not?
And what are the proper ethical limitations to the
market?
Il paradosso di Esterling
Un paradosso ben noto in economia (detto paradosso
di Easterlin) è che la crescita dei consumi (e
l’indubbia focalizzazione dell’attenzione generale su
di essi)
non ha portato ad un miglioramento delle percezioni
soggettive di benessere.
Dunque la identificazione del progresso con la
crescita continua della ricchezza materiale, tipica del
pensiero unico, sembra un passaggio teorico (sia pur
da molti accettato acriticamente) che poi non si
sostanzia in una corrispondente percezione in
merito al proprio benessere ed alla propria felicità.
The burgeoning empirical literature on happiness has
shown that the ability of ordinary economic goods at
generating well-being is quite limited.
Other factors previously neglected appear to play a
no lesser role in explaining individual and group
happiness.
Among these are variables of the interpersonal
sphere such as time spent with friends or relatives,
the social climate at work, or participation in
churches or associations.
37
Le DUE RADICI dell’ ECONOMIA (A. SEN)
1. Filosofico – morale. In Occidente almeno da
Aristotele, che nell’Etica Nicomachea distingue
- oikos – nomikes e
- crematistica
In India riflessione etico - pratica dello Yoga (dharma) da
almeno 3.000 AC – ripresa nella economia gandhiana
2. Ingegneristica. Essenzialmente dal 1800, ma
diventa predominante solo dopo il 1945.
VISIONI del RAPPORTO tra ETICA ed ECONOMIA.
• Rapporto tra etica ed economia: schema
• Complessità e rischio della deriva post-modernista
(consumismo e relativismo indifferenziato).
• Universalismo vs particolarismo, relativismo vs
assolutismo.
• Quale etica per quale economia?
Rapporto tra etica ed economia
Priorità
Conciliabilità
Priorità ad economia
Priorità ad etica
inconciliabili
Economia a-etica
Pecunia non olent
Economia irrimediabilmente
“sporca”
conciliabili
L’economia (marginalismo e
concorrenza perfetta) definisce
le condizioni (tecniche e
politiche) di efficienza
produttiva in tutti gli ambiti,
l’etica può intervenire solo a
posteriori poiché riguarda solo:
- distribuzione del reddito
(teoria neo-classica standard)
o anche
- condizioni del vivere civile
(forme di neo-contrattualismo e
versione debole RSI, sosteni bilità debole etc.)
L’etica definisce i valori ed i
criteri sia di rilevanza sia di
efficacia,
l’economia
deve
rispettarli ed è solo strumento.
Approcci filosofici: da Aristotele a
Gandhi,
Gadamer,
Jonas,
Levinas; Keynes, Sen, Daly, ma
anche A. Smith.
Tutte le principali religioni,
attenzione magg. da metodisti e
quaccheri.
Economia
civile,
Economia di Comunione etc.
Movimenti
solidaristici,
Fair
Trade, Finanza etica, Sostenibilità
forte.
UTILITARISMO: limiti e alternative.
• Dalla pluralità dell’utilitarismo al consumismo e materialismo:
la genesi del “pensiero unico”
• Utilitarismo, individualismo e meccanicismo
• Dall’ individualismo, etico e metodologico, al riduttivismo
• Individualismo metodologico vs approccio sistemico
• Individualismo etico vs approccio dei principi
• Limiti dell’utilitarismo: da Aristotele a Sen e Nussbaum, Caillé
Concezioni del mondo
“La vita attuale è ancora improntata al modello newtoniano del
XVII° secolo, che concepisce il mondo come macchina,
(scomponibile in pezzi, isolabili e sostituibili).
La legge dell’entropia costituirà il modello predominante del
prossimo periodo storico.”
(Rifkin, Entropia, pag. 15-16)
Entropia (2° legge termodinamica): materia ed energia possono
essere trasformate in una sola direzione, cioè da uno stato
disponibile (utilizzabile) ad uno non più disponibile (inutilizzabile).
Il modello newtoniano – della meccanica classica – è il pilastro
fondamentale dell’approccio riduzionista e dell’individualismo
metodologico
Differenze paradigmatiche negli approcci nelle scienze
naturali e sociali:
• Individualismo metodologico / riduzionismo
(modello tuttora predominante malgrado i suoi evidenti limiti. Recenti
tentativi di “ammorbidirlo” tra i sociologi, non tra gli economisti)
• Olismo
(nelle scienze sociali versioni come lo strutturalismo e le forme più rigide
di teoria dell’ identità sociale)
• Approccio sistemico
(nelle scienze sociali ve ne sono alcune teorie, quale il paradigma del
dono e le versioni dialogiche dell’identità sociale, ne sono a volte
considerate come versioni specifiche)
• Approccio riduzionista
(individualismo
metodologico):
un sistema viene suddiviso in più sottosistemi fino a scomporlo ai minimi termini;
le proprietà osservabili ai livelli inferiori
vengono estese ai livelli superiori
• Approccio sistemico:
un sistema viene studiato valutandone sia le
proprietà collettive (emergenti) che il
funzionamento dei singoli componenti.
Man mano che i livelli di complessità salgono
lungo la gerarchia dell’atomo, della molecola, del
gene, della cellula, del tessuto, dell’organismo e della
popolazione ,
compaiono nuove proprietà come risultato di
interazioni e di interconnessioni che emergono ad
ogni nuovo livello .
(S. J. Gould)
Merita ricordare il monito di due prestigiosi scienziati naturali
(Ilya Prigogine e Isabelle Stengers, in “La nuova alleanza”) in
una riflessione recente sulle prospettive epistemologiche
delle proprie discipline:
“La nuova epistemologia deve passare da una conoscenza
manipolatrice della natura,
che seleziona e semplifica i sistemi oggetto di studio
ad una conoscenza volta ad approfondire
l’intreccio complesso di connessioni tra i diversi sistemi, alla
luce della coordinata tempo.”
Dal punto di vista sistemico l’ecosistema terrestre è
un ciclo chiuso
Un sistema chiuso non è compatibile con la crescita
infinita di uno o alcuni dei suoi sottosistemi (la
popolazione e l’economia)
L’obiettivo della crescita economica continua e
illimitata è dunque in contrasto con le leggi della
termodinamica
Fin qui la denuncia dell’approccio della de-crescita ha tutte le
ragioni. Non è chiaro però cosa proponga..
Teoria economica predominante:
-"spiegazioni" sicuramente insoddisfacenti ma
anche inadeguate e, spesso, persino falsificate
- una visione del mondo e dei rapporti tra gli
uomini che, mi pare, si possano solo definire
distorti e riduttivi per chi abbia in mente una
dimensione umana ricca, laica o religiosa
- un modello ideale che, a ben guardarlo è
davvero assai modesto e che pochi di noi
desidererebbero seriamente potesse realizzarsi.
LIMITI SUL PIANO NORMATIVO.
L’ideale neoclassico è l’equilibrio economico
generale competitivo (o walrasiano)
Se anche funzionasse benissimo, e così non è (si tratta
di un modello assolutamente irrealistico),
la sua ottimalità si ridurrebbe al garantire,
attraverso una concorrenza feroce sui mercati, la
disponibilità di beni di consumo al prezzo minore
possibile, date le tecnologie disponibili.
Nulla più e nulla meno.
Presuppone una concezione unidimensionale (autistica)
dell’uomo e della vita umana:
- riduzione degli obiettivi della vita a consumismo e
materialismo (uomo ad una dimensione o autistico),
come se i bisogni e i fini fossero solo quelli materiali,
anzi solo quelli che possono essere espressi sul mercato e
soddisfatti con i beni prodotti sul mercato.
- identificazione del progresso con la crescita continua
della ricchezza materiale
- concezione riduttiva di libertà, che è vista solo come
libertà di scegliere tra ciò che il mercato offre..
- concezione riduttiva della società, vista solo come
somma di individui (lo disse chiaramente M. Thatcher)
- contrapposizione della natura all’uomo e riduzione
della natura a fattore produttivo; in generale
contrapposizione dei mezzi ai fini.
- in generale una concezione meccanicistica e
riduzionista e contrappositiva applicata agli individui
ed alle loro interazioni, in gruppi e società.
- idealizzazione dei mercati, visti come meccanismi
naturali nel cui funzionamento non bisogna intervenire
per non rovinarne o ritardarne le capacità di riaggiustamento (funzionamento del sistema dei prezzi).
I mercati sono essenzialmente costruzioni sociali
(e.g. analisi di law & economics).
In genere non c’è nulla di naturale in una data
configurazione di equilibrio di un mercato, solo una
qualche consuetudine o posizione di potere (il mercato
dei media oggi in Italia è un buon esempio)
In genere il mercato è uno strumento importante ed
efficace di scambio e relazioni economiche - se
adeguatamente regolamentato - per i “beni privati”.
Il mercato in genere è uno strumento inadatto (ed
inefficace in senso sociale) di scambio e relazioni
economiche per i “beni non-privati”, che tende a
“snaturare” (E. Anderson)
(beni personali o relazionali, beni di democrazia o
politici, beni pubblici).
(e.g. acqua, sanità, istruzione, sangue, sessualità, voto etc.)
Compiti fondamentali:
- definire i limiti etici al funzionamento dei mercati
- regolamentare i mercati stessi
- realizzare attive politiche pubbliche di welfare
Individualismo, eudaimonia e ordinamenti sociali
La teoria economica predominante, si fonda su:
•
individualismo metodologico e atomismo sociale,
strumentalismo, individualismo etico e
consequenzialismo
•
ipotesi di massimizzazione di una sola funzione
(profitto o utilità)
•
retorica della concorrenza, ipotizzata quale soluzione
di tutti i problemi di efficienza economica (e intesa in modi
opposti, come concorrenza perfetta e come totale libertà di azione
delle imprese monopolistiche o oligopolistiche)
•
pretesa di universalismo e a-storicità. Nessuna
distinzione tra situazioni istituzionali (e culturali e religiose) diverse e
diversi percorsi o fasi di sviluppo.
Individualismo metodologico in economia
• Possibile e (al contempo) necessario riferire l’insieme dei
fenomeni sociali esclusivamente alle decisioni ed ai calcoli
degli individui (solo gli individui possono essere soggetti)
• L’unica possibilità di comprendere l’azione individuale è
postulare che essa sia o “egoista” o almeno interessata (cioè
disinteressata agli altri salvo che per gli effetti sulla propria
utilità) e strumentalmente razionale
Paradigma definito individualistico, utilitaristico, contrattualistico,
strumentalistico etc.
Rational action, teoria dei giochi, new economic history,
neoistituzionalismo, public choice, convenzionalismo, teoria
diritti di proprietà.
Individualismo etico (o welfarismo Sen)
Due postulati:
• i connotati degli stati del mondo si
esauriscono nella percezione (e soddisfazione)
che ne scaturisce per i singoli individui. Ciò che
non è valutato come rilevante dall’individuo
non deve essere valutato neppure dalla società.
• ognuno è il miglior giudice per se stesso.
Da esso deriva la concezione degli ordinamenti
sociali indiretti
57
Ordinamenti sociali diretti e indiretti.
Ordinamento Sociale indiretto è costruito
esclusivamente sulla base delle preferenze dei singoli
individui, senza che vi sia un qualche elemento
postulato come essenziale prioritariamente rispetto
ad esse (problemi riduttivismo ma anche autonomia)
Ordinamento Sociale diretto si riferisce direttamente
agli stati del mondo, sulla base di un alcuni principi
etici e/o politici largamente condivisi.
(Da processo costituzionale, convergenza tra visioni
filosofiche o politiche oppure imposto da un dittatore
o capo religioso).
58
Politiche pubbliche di welfare
Orientate allo sviluppo di:
-
Capitale umano (istruzione e politiche del lavoro)
Servizi alla persona
Servizi alle imprese
Infrastrutture sociali
- Stimolo e/o sostegno/indirizzo per cooperazione
sociale, volontariato, economia solidale, sviluppo
locale
Una riflessione economica ed etica non riduzionista.
L’esperienza umana è multidimensionale ed irriducibile ad una
unica dimensione e misura.
Ridurre
(sia pure solo per fini strumentali e/o di misura)
- la complessità della vita
- gli obiettivi che essa richiede a ciascuno di perseguire,
ad una sola dimensione (utilità o denaro che sia)
costituisce una operazione impropria e gravida di conseguenze
negative
che non sono poi rimediabili nelle elaborazioni successive
Il rifiuto di ogni forma di riduttivismo muove, sia in Aristotele che
in Gandhi, da:
a)un’indagine profonda sul senso della vita, sugli obiettivi e
valori che la rendono viva, vera e “degna di essere vissuta” e
a)il riconoscimento della complessità e non linearità della vita sia
sul piano biologico che su quello sociale
Oltre alla dimensione etica sono quindi coinvolte anche quelle
antropologica ed epistemologica, e proprio in essa sta un grande
elemento di rilevanza per la nostra attualità (di “postmodernità”) di queste concezioni.
Aristotele considera l’economia (oiko-nomikes, da oikos – casa),
in particolare nell’Etica Nicomachea,
inquadrandola nel contesto generale della ricerca
del fine ultimo delle azioni umane, individuato nella felicità
(l’eudaimonia, libro 1°),
delle virtù che portano al suo raggiungimento e
della scienza che ne deve fare il proprio oggetto, la politica.
•Cfr. vari lavori di Martha Nussbaum, tra cui la raccolta di saggi Capacità
personale e democrazia sociale, Reggio Emilia, Diabasis, 2003.
•Da Re A, 2004, Figure dell’etica, in C. Vigna (a cura di), Introduzione all’etica,
Milano, Vita e pensiero.
• La concezione del bene implica una concezione dell’ uomo, dei
suoi bisogni e delle sue mete principali (antropologia).
• L’eudaimonia aristotelica è una “felicità aspirativa”, un processo
evolutivo che tende alla realizzazione personale di ciascuno
attraverso lo sviluppo delle capacità, che a sua volte consente
le concrete realizzazioni (come ci ricordano A. Sen e M.
Nussbaum)
• Aristotele afferma che il bene è “ciò cui tutto tende”, all’inizio della EN (I,
1094a 1-3)
• La realizzazione “richiede che il soggetto formi i propri tratti del carattere
facendo in modo che questi diventino, attraverso l’esercizio e l’impegno,
delle disposizioni stabili e buone, ovvero delle virtù” (EN, 1102a 5-1103a
10).
Economia Gandhiana
Fasi di vita (infanzia, famiglia, pensione)
Categorie (ambiente, corpo, mente, emozioni, anima)
Valori (motivatori e guida delle azioni)
Dinamiche evolutive
Le 6 parole-chiave della E. G.
Sobrietà, limitazione dei desideri
Lavoro auto-diretto come servizio alla
comunità
Sviluppo locale auto-centrato
Non sfruttamento
Uguaglianza di possibilità (poi doveri e diritti)
Amministrazione fiduciaria
Tema
Eco. Gandhiana
Eco. Neoclassica
Immagine
dell’uomo
Etico, Pratico,
Spirituale
Egoista, Razionale,
Individualista, Edonista
Enfasi
Famiglia, Comunità,
Umanità, Universo
Io, i miei piaceri, e
soddisfazioni
Obiettivi
Dharma, Artha,
Kama, Moksa
Consumo, successo
materiale, potere
Sviluppo
Ricupero, sostenibilià, -Δ
popolazione e consumi
(impronta ecologica),
piccole dimensioni
Crescita per tutti,
Nuove tecnologie,
Di più/Più grande
Misure
Qualità della vita
PIL, Standard di
vita
Instituzioni
Comunità decentralizzate
Mercati
Meccanismi
Sufficienza, amministratori
fiduciari
Massimizzazione,
Imprenditori e azionisti
Effetti
Non sfruttamento,
Uguaglianza di possibilità
sfruttamento,
disuguaglianza
Ricchezza
Relazionale e poi
benessere materiale
Materiale
Cosa produrre?
Ciò di cui abbisognano le
comunità
Ciò che max  degli
imprenditori/azionisti
Come
produrre?
Evitando danni umani e
ambientali, coinvolgendo i
lavoratori
Per chi
produrre?
Per chi abbisogna degli
oggetti e servizi
Al Min costi privati
(lavoro, energia e
ambiente), senza
considerare esternalità
Per chi paga di più la
produzione
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Eudaimonia e sviluppo locale