5 giugno 2012 PAG. 3 Dal «cosa è stato?» a chi dorme vestito Vivere con le scosse Diffuso un opuscolo con i rimedi antistress di Marina Amaduzzi Parlarne con gli altri. Informarsi. Fare attività fisica o esercizi di rilassamento prima di dormire. Sono piccoli trucchi per convivere con la paura e lo stress provocato dalle ripetute scosse di terremoto. Parola di psicologo. Il gruppo di ricerca in psicologia dell'emergenza e della sicurezza dell'Alma Mater, coodinato dal docente Luca Pietrantoni, ha preparato e diffuso un opuscolo con le strategie per gestire la paura e lo stress durante lo sciame sismico (è disponibile anche on line su http://emergenze.psice.unibo.it). Intanto gli psicologi stanno analizzando le risposte ricevute al questionario diffuso proprio durante la primissima scossa del 20 maggio, quella che alle 4,40 svegliò la popolazione di mezza pianura padana. Sono 1.584 le persone che hanno risposto, residenti nelle province di Bologna, Modena, Ferrara, età media 38 anni, il 65% donne. Il 96% era in casa a quell'ora, il 72% con famigliari. L'83%, nel vedere il letto muoversi e i rumori alle porte e alle finestre, ha subito pensato al terremoto, gli altri a temporali, tuoni, esplosioni. C'è chi ha pensato al deragliamento di un treno e chi alla caduta di una aereo. Durante la scossa uno su tre è rimasto a letto. Uno su cinque ha cercato riparo nel vano di una porta o stando vicino a muro portante della casa. Solo il 2% si è riparato sotto un tavolo. La maggioranza ha svegliato la persona con cui dormiva, ha controllato le altre stanze, ha preso in braccio i bambini. Solo uno su dieci si è messo a urlare o imprecare. Nella mezz'ora successiva la prima necessità, per la quasi totalità delle persone, è stata quella di assicurarsi della propria incolumità: circa il 70% ha cercato informazioni affacciandosi alla finestra o al balcone per capire la situazione e osservare i comportamenti degli altri, circa la metà ha cercato notizie su Internet. Un po' meno della metà è uscito di casa dopo la scossa: tre su quattro hanno portato con sè chiavi e cellulare, la metà ha recuperato anche il portafoglio. C'è chi si è messo a chiacchierare con il vicino, chi è andato in giro in auto, chi ha verificato eventuali danni all'edificio. Nonostante la preoccupazione, circa l'80% degli intervistati dichiara che si è sentito «parte di un gruppo di persone che condivide un medesimo evento negativo», sperimentando quindi un senso di condivisione e di vicinanza con gli altri. Nelle 24 ore successive i due terzi dichiarano di aver provato sensazioni negative come paura che si ripetesse di nuovo, agitazione e insonnia. Nei giorni successivi la maggioranza si è preparata al meglio: tenendo pronto un zaino vicino alla porta, mettendo in auto coperte e vivere di prima necessità, tenendo a in vista torce elettriche. C'è chi ha dormito al pianterreno, chi vestito. «Si tratta di analisi preliminari — spiega Pietrantoni —, ci colpisce come la gente percepisca questi come eventi che riguardano tutti, senza differenze sociali, e come si senta il bisogno di comprendere quello che sta succedendo, anche guardando alla finestra cosa fanno gli altri». Le scosse ripetute, l'ansia che si rinnova ogni volta, la paura che non finisca più. Gli psicologi dell'Alma Mater hanno messo a punto alcuni accorgimenti per gestire lo stress. Come cercare informazioni da fonti attendibili, raccontare la propria esperienza, condividendola su un social network, mantere le proprie abitudini, dedicarsi ad attività piacevoli, dare e cercare l'aiuto degli altri. «Una mano tesa — si legge nell'opuscolo — può fare la differenza per gli altri e per te». 5 giugno 2012 PAG. 5 La direttrice della Dozza: 450 detenuti per il sisma Visita (e idea) del ministro: il loro lavoro per ricostruire Celle aperte in caso di nuove scosse, trasferiti in 350 di Amelia Esposito e Gianluca Rotondi Sembra paradossale, eppure per qualcuno il terremoto avrà anche una conseguenza positiva. È così per le persone richiuse alla Dozza per cui ieri il ministro Paola Severino ha annunciato due importanti novità. Prima: circa 350 detenuti saranno trasferiti in altri istituti penitenziari fuori regione, così da riportare il carcere bolognese nei limiti della tollerabilità (ora i detenuti sono oltre mille). Seconda: i detenuti che vorranno, da individuare tenendo conto di svariate condizioni, potranno lavorare alla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto. In teoria potrebbero farlo in 450, in pratica un centinaio, secondo la direttrice del carcere Ione Toccafondi. Il ministro della Giustizia è stato ieri in visita alla Dozza. Struttura di cui ha commentato pregi, sostanzialmente «l'impegno encomiabile degli agenti e dell'amministrazione», e difetti, a partire «dal numero spropositato di detenuti». Il Guardasigilli ha visitato tutte le sezioni, compresa quella di alta sicurezza e la sezione femminile (fra le poche recluse che non le sono andate incontro per salutarla Anna Maria Franzoni). E fra i detenuti c'è stato chi, senza sapere quello che il ministro avrebbe di lì a poco annunciato, ha proposto proprio di impiegare chi è in carcere per aiutare le zone colpite dal sisma. Un progetto che potrà diventare realtà, ma a certe condizioni. Le forze da utilizzare possono essere naturalmente solo quelle di chi «gode del regime della semilibertà», spiega Severino. «Le fasce su cui lavorare» potrebbero essere quella dei tossicodipendenti, che alla Dozza sono 246, e gli extracomunitari, a Bologna il 57 per cento. Sarebbero escluse le persone in attesa di giudizio e chi si trova nella sezione di alta sicurezza (101 alla Dozza). «Favorevolissima» al progetto la direttrice Toccafondi, che dice: «Dovremmo trovare qualche ente o associazione che li faccia lavorare con loro in quelle zone. Saremmo contenti se ce lo chiedessero. Potenzialmente parliamo di 450 persone, ma su queste bisogna poi fare molte valutazioni. Ad esempio sul reato per cui si è in carcere, dunque escluderei i condannati per violenza sessuale o traffico internazionale. Bisogna poi tener conto della buona condotta e del percorso di rieducazione. Alla fine, potrebbero essere un centinaio». Quanto allo strumento per realizzare questo progetto, «se è l'ammissione al lavoro esterno basta il mio via libera del direttore, altrimenti ci vuole l'ok del Tribunale di sorveglianza». Chi pagherebbe il loro lavoro? «Si ragionava sul volontariato con un rimborso spese per arrivare in quelle zone. Noi come amministrazione penitenziaria non saremmo in grado di sostenere costi», risponde Toccafondi. Intanto anche il presidente della Sorveglianza, Francesco Maisto, si dice favorevole all'impiego della forza lavoro dei detenuti per la ricostruzione. Così come i sindacati della polizia penitenziaria Uil e Sappe. A loro, agli agenti, sono andati gli apprezzamenti del ministro e anche la promessa di mandare rinforzi da fuori per concedergli turni meno sfiancanti: il secondo provvedimento d'urgenza di Severino per alleggerire la situazione carceraria. Il terzo provvedimento straordinario, che è già «in vigore» da giorni, è l'apertura delle celle, comprese quelle di alta sicurezza. «Abbiamo fatto in modo che tutte le celle rimangano aperte di giorno e di notte — ha spiegato il ministro —. Non possiamo aggiungere al carcerato anche l'angoscia della claustrofobia». 5 giugno 2012 PAG.3 Senza aule 50mila studenti Bianchi: «A settembre tutti torneranno sui banchi» L’assessore regionale all’Istruzione tira le somme: container per svolgere gli scrutini di Adriana Comaschi BOLOGNA - Oltre 200 scuole statali del tutto o in parte inagibili, 50 mila studenti in diverso modo coinvolti, anno scolastico chiuso in anticipo anche in altri istituti, oltre a quelli già indicati giorni fa – solo ieri il Comune di Bologna ha disposto la serrata per 7 scuole. È da questi numeri, messi in fila ieri dall’assessore regionale Patrizio Bianchi, che si capisce quanto sarà in salita la ripresa per il mondo della scuole. «Da qui e dagli ospedali - ha comunque già assicurato il presidente della Regione Vasco Errani - vogliamo ripartire». SFIDA SENZA PRECEDENTI. La sfida è senza precedenti, dunque, anche sul fronte dell’edilizia scolastica. Il colpo più grosso l’ha inferto il sisma del 29: prima gli istituti lesionati risultavano 69, da martedì scorso sono balzati a 219, di cui 121 del tutto impraticabili. La situazione più difficile nel Modenese, con 60 scuole statali off limits e 67 agibili solo in parte, in provincia di Ferrara le prime sono 48 e le seconde 11. Senza contare 50 scuole paritarie dell’infanzia danneggiate, e altre 52 in cui sono in corso verifiche. A Ferrara soffrono anche le sedi universitarie, ben 4 gli studentati evacuati. La formazione professionale conta 5 centri in meno, perché inagibili. Bologna, meno colpita, conta comunque 9 scuole statali inagibili e 2 parzialmente agibili, a Reggio sono rispettivamente 4 e 14. Questo il patrimonio che si dovrà andare a recuperare, «quando possibile», o a ricostruire. In questo secondo caso, la Regione guarda già avanti. Premesso che «il 17 settembre vogliamo i nostri figli sui banchi», per Bianchi l’obiettivo diventa quello di arrivare alla scadenza non con strutture provvisorie bensì già «con edifici antisismici, di alta qualità anche se con tempi ridotti di realizzazione». E un occhio «alla sostenibilità ambientale». Così da trasformare il sisma da un dramma in un’opportunità, almeno dal punto di vista del rinnovo degli istituti. Il primo traguardo da tagliare rimane però, oggi, il normale svolgimento degli scrutini prima e quindi degli esami di fine anno per tutti gli alunni dei diversi ordini di scuola, nelle province interessate dal terremoto. Tutti i comuni stanno cercando spazi adatti agli insegnanti impegnati nelle valutazioni, le linee guida della Regione chiarite ieri da Bianchi prevedono che i docenti si spostino «nelle scuole più vicine», naturalmente se agibili. Ma se queste non fossero disponibili anche «in container, messi a disposizione dalla Protezione civile». Quanto agli esami, la palla è in mano al ministero, «siamo in attesa di un’ordinanza – ricorda l’assessore regionale - con indicazioni specifiche. Come è successo per l’Aquila (si parla di soli orali, senza scritti ndr), anche se il caso emiliano presenta caratteristiche diverse». DOVE FINISCE L’ANNO. Intanto si allunga la lista degli istituti che concludono in anticipo l’anno scolastico, rispetto alla scadenza di sabato 9 giugno: per loro niente più lezionima appunto casomai solo gli esami finali. Il bilancio è molto più severo di quello inizialmente ipotizzato dal Comune, questo il verdetto del quarto giro di controlli disposto. E dunque. Mentre riaprono le scuole comunali dell'infanzia Molino Tamburi («è stato realizzato a tempo record un intervento per puntellare l’arco lesionato», sottolinea palazzo d’Accursio), si chiudono le porte di 5 elementari e 2 medie, che si aggiungono alle Tambroni già chiuse dal 2. Ovvero le Drusiani di via Speranza, le Chiostri di via Bellettini, le Morandi di via del Beccaccino, le Albertazzi di via Berretta Rossa e le Cesana di via Guardassoni; le secondarie sono le Dozza di via De Carolis e le Besta di via Aldo Moro. E ancora: «Non è utilizzabile la cucina delle scuole Pavese», nè è fruibile il «refettorio delle scuole Giovanni XXIII (quartiere Reno), posto al di sotto della palestra, i pasti devono essere somministrati all'interno delle sezioni». Tutte le palestre sono infatti giù chiuse. Anno finito in anticipo anche in 13 comuni del Reggiano: Boretto, Brescello, Campagnola, Correggio, Fabbrico, Gualtieri, Guastalla, Luzzara, Novellara, Reggiolo, Rio Saliceto, Rolo e San Martino in Rio, per elementari, medie inferiori e superiori, a eccezione delle classi di terza media e di terza e quinta superiore. NEL FERRARESE. L'Università di Bologna prova ad aiutare a combattere la paura da terremoto. «A seguito del perdurare dello stato di disagio psicologico di molte persone che vivono nelle zone interessate dallo sciame sismico», infatti, il gruppo di ricerca in Psicologia dell'emergenza e della sicurezza coordinato da Luca Pietrantoni, docente della Facoltà di Psicologia dell'Alma Mater, ha realizzato un opuscolo sulle strategie per «gestire la paura e lo stress durante lo sciame sismico». LA GESTIONE DELLO STRESS. Contiene indicazioni su come le persone possono gestire lo stress e fronteggiare la paura e l'ansia legate all'esperienza ripetuta di scosse sismiche: l'opuscolo è disponibile anche on line su http://emergenze.psice.unibo.it/. «Una sequenza di scosse sismiche che continua per giorni o settimane può essere stressante a livello fisico e psicologico - si legge nel testo -. A ogni scossa abbiamo una risposta automatica di allarme chiamata. Lotta o fuga: può aumentare il battito cardiaco, possiamo provare paura o avere pensieri negativi». Le reazioni possono essere diverse: alcune persone sono calme o indifferenti, altre leggermente tese e preoccupate, altre ancora in preda all'ansia. C'è così chi non riesce a prendere sonno, chi vive sempre sul chi va là o ha la sensazione che le scosse non finiscano mai. Altri si sentono impotenti, sfiniti, vivono ogni vibrazione come una scossa e temono che ce ne sia in un agguato una ancora più forte. COME VINCERE LA PAURA. «Tutte queste sono reazioni legittime e comprensibili», dicono gli esperti. Secondo i quali «esistono semplici accorgimenti che possono aiutare a gestire la paura e lo stress di questo periodo». Anche strategie che possono apparire scontate. Ad esempio, raccontare la propria esperienza e scoprire che molte reazioni sono più comuni di quel che si pensa. Altro consiglio: scrivere ciò che si sta vivendo su un foglio o condividerlo su un social network, questo «aiuterà a capire ciò che stai provando e renderà queste sensazioni piu sopportabili». Al tempo stesso, «evita gli eccessi: se passi tutto il tempo leggendo o cercando le notizie riguardo al terremoto su giornali, tv o Internet, potresti non riuscire a “staccare mai la spina” e aumenteresti soltanto l'ansia e le preoccupazioni», si legge ancora nell'opuscolo. Ci sono poi consigli su come cercare di dormire meglio e sull'opportunità di pensare «agli aspetti che danno speranza in questa situazione tragica. Anche se è difficile, cerca di vedere gli sforzi che le persone stanno realizzando per intervenire nella situazione». Per non vivere schiacciati dalla paura del terremoto è importante anche mantenere le proprie abitudini (pasti, orari, svago), fare attività fisica, provare qualche esercizio di rilassamento e dedicarsi ad aiutare gli altri. «Resisti alla tentazione di isolarti», consigliano gli esperti. 4 giugno 2011 Link: http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2012/06/03/news/correggio-scopre-le-ferite1.5200803 Correggio scopre le ferite Tre nuove case dichiarate inagibili.I senzatetto in città salgono a quaranta. di Silvia Parmeggiani “Surreale”, aggettivo quanto mai azzeccato per descrivere la situazione che Correggio sta attraversando in questi giorni. CENTRO DESERTO. Il centro praticamente deserto (e infierisce poco il ponte del 2 giugno), la gente si ferma mal volentieri a contare le ferite della propria città. Le crepe si vedono a occhio nudo nei luoghi simbolo, ma anche nelle case, sui vecchi porticati e sui palazzoni. Restano chiusi da giorni alcune banche (per consentire lavori interni, anche se di poco conto). Chiusi alcuni negozi, con la promessa di riaprire lunedì e partecipare con 5 o 10 minuti di silenzio al lutto nazionale per le vittime del terremoto. LE PERIZIE. Non è un evento lontano il sisma di martedì. C'è chi dorme in auto, chi nel garage, chi nella tenda sotto casa. Chi ancora prende la roulotte e se ne va in attesa che il capo della ditta in cui lavora, se lavora, gli dica che l'azienda è sicura e che si riapre. Per i capannoni, lo dice anche il sindaco Marzio Iotti: «Fateli valutare dagli ingegneri che lo hanno costruito, che conoscono la vostra e la storia del vostro stabile». Per le case stesso ammonimento: «Chiamate esperti e periti per una valutazione personalizzata per sapere come fare a metterla in sicurezza». GLI SFOLLATI. Le strutture consolidate nel 1996, infatti, a questo giro non sono state poi così danneggiate, hanno retto bene a un movimento che poteva anche essere più pericoloso. Ma sale a 52 (7 sfitti) il numero degli alloggi danneggiati. Un numero che fa aumentare gli sfollati a 85 e, tra questi, 44 sono nuclei familiari. Correggio, a sei giorni dal sisma, conta i danni e le ferite, ma non è finita. «Molti danni vengono alla luce solo più tardi – spiega il sindaco – ma di una cosa siamo sicuri: gli edifici pubblici, come le scuole, sono sicuri». E, tra le altre buone notizie, c’è la revoca dell'ordinanza di inagibilità al condominio di viale Cottafavi 5. «I lavori così tempestivi hanno permesso ai nostri tecnici di dare l'agibilità al condominio. Ora, però, a ogni famiglia il compito di verificare l'agibilità degli appartamenti». Si ricorda che, in quello stabile, abitavano - fino a martedì- 15 famiglie. A una buona notizia ne segue purtroppo una non buona. Il Comune, con un'ordinanza cautelativa, ha infatti predisposto la chiusura di tre abitazioni nel centro storico di Corregio: una via Borgovecchio, una in corso Mazzini e una in via Cairoli. Dalle analisi degli ingegneri, questi tre antichi stabili risultano troppo a rischio per le famiglie e per i correggesi di passaggio. Per questo, oltre alla chiusura dell'abitazione, sono stati transennati anche alcuni tratti delle vie. Proseguono, poi, le verifiche dove spesso (anche senza decretare l'inagibilità) si riscontrano problemi a tetti, solai e scale. IL CEMENTO ARMATO. «Per le grandi strutture e per i condomini in cemento armato sicuramente abbiamo qualche problema». A dirlo è il sindaco, Marzio Iotti, per invitare la cittadinanza a effettuare controlli, anche privati, in tutte le strutture costruite negli anni '50. «Mai nessuno meglio del costruttore può sapere quali interventi migliorativi si possono fare a queste strutture» sottolinea. Sono queste, infatti, le strutture più rischio. Un capitolo, quello del cemento, che potrebbe riguardare anche le aziende e per questo il sindaco ha già dato direttive ai portavoce delle associazioni di categorie anche se, «converrà svolgere un ragionamento complessivo nei prossimi giorni, dopo aver svolto tutte le verifiche del caso». 5 giugno 2012 Link: http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2012/06/05/news/nervi-tesi-nei-campi-edura-stare-insieme-1.5205239 «Nervi tesi nei campi. È dura stare insieme» La convivenza sul filo della tensione, ma i volontari vigilano giorno e notte Il sindaco: «La torre è crollata ma noi siamo in piedi e guardiamo avanti» di Claudia Benatti NOVI. Inutile cercare Novi dov’era prima; non c’è più. Strade e case sono vuote, la vita, faticosissima, si è trasferita altrove, sotto le tende dei campi e nelle file davanti ai banchetti comunali dove si raccolgono i drammi. L’orologio della torre crollata non dà più l’ora a nessuno, ma d’altra parte quell’ora a nessuno interessa più. Si è aperto un vuoto, che si fa spazio nella gente annichilendola. Punti di riferimento non ce ne sono, il quotidiano è figlio di una continua emergenza che esaurisce, che esaspera. Chi poteva trasferirsi altrove lo ha già fatto. Chi ha un giardino e può piantarci la tenda, riesce ancora a chiudere fuori le paure meno gestibili, quelle che fanno sentire impotenti. Chi ha dovuto, giocoforza, sistemarsi nelle tendopoli, è nudo, è fragile, è arrabbiato. Ed è lì che quello che covava sotto la cenere rischia di diventare fiamma viva. Lì possono esplodere le tensioni, prima latenti nella vita di un paesino dove la presenza di stranieri ha raggiunto da anni numeri imponenti. Se prima bastava chiudersi una porta alle spalle per avere l’illusione di ritrovarsi nel proprio mondo, ora di porte non ce ne sono più. Nella tendopoli di Novi, al centro sportivo, 365 persone vivono giorno e notte nello stesso fazzoletto di terra allestito, alla perfezione, dalla Protezione Civile: 160 sono italiani, gli altri sono stranieri, situazione analoga a quella di altri campi della Bassa. Le liti vengono immediatamente sedate dai volontari, ma le tensioni, quelle, covano, lacerano, inducono la gente a pronunciare frasi d’altri tempi. Ieri nel primissimo pomeriggio si è quasi arrivati alle mani e restano strascichi. «La prima cosa da fare è non perdere la lucidità - spiega Fausto Casini, presidente nazionale dell’Anpas, ieri a Novi per incontrare il capo campo Lucio Soddu e fare il punto della situazione - i nostri volontari sono qui anche per questo, sono persone di provenienza diversa che vengono appositamente formate. Loro stessi si educano in un costante allenamento alla coesistenza di anime diverse nello stesso corpo, quello per cui prestano servizio. Le tensioni le abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, qui si tratta di condizioni estreme dove occorre costruire una nuova socialità. Noi mettiamo in campo la nostra competenza. Innanzi tutto le regole: nessuno transige, di qualsiasi colore o provenienza sia, regole basate sul rispetto e sull’assoluto divieto di atteggiamenti discriminatori, da qualsiasi parte provengano e dovunque siano diretti. Doveri e diritti uguali per tutti. Poi il coinvolgimento e la responsabilizzazione: è bastato chiedere a gruppi di etnie diverse di organizzare i turni per servire ai tavoli della mensa e già, parlandosi e condividendo un impegno, qualcosa è cambiato». Pesano tanto, tantissimo anche i disagi materiali. A Novi la tendopoli ha standard assai elevati, problemi maggiori ci sono però in altre zone. A Rovereto, dove c’è un campo della Protezione Civile romana, si sono levate proteste, i colleghi emiliani stanno dando una mano e tutti auspicano che si superi il momento di difficoltà. Anche a Sant’Antonio gli sfollati hanno difficoltà, chiedono aiuto, «abbiamo bisogno di sentirci parte di un tutto che funziona» dicono. Determinata la voce del sindaco che, benchè senza casa e con le valigie in auto, dall’alba a notte presidia il centro operativo insieme ai tecnici. «La torre è crollata, ma noi restiamo in piedi e vogliamo andare avanti. Neanche il terremoto ci fermerà, nessuno può pensare di fermarsi, costi quel che costi» ha detto Luisa Turci mentre all’esterno dello stabile dell’asilo nido, dove il Comune ha trasferito gli uffici, si allunga a dismisura la fila di chi segnala danni e chiede aiuto all’assistenza sociale. E ieri è arrivato a Novi anche il viceministro all’Istruzione, Elena Ugolini, in rappresentanza del governo. «Siamo molto attenti alla situazione delle aree colpite dal sisma e delle scuole dichiarate inagibili con grave disagi per ragazzi, docenti e famiglie. Il decreto in preparazione da parte del governo darà la possibilità agli uffici scolastici regionali di organizzare scrutini ed esami a misura delle singole realtà e delle reali necessità». 4 giugno 2012 Link: http://www.riminitoday.it/cronaca/rimini-picchia-moglie-aizza-cani-controcarabinieri.html Chiama il 118: "Ho picchiato mia moglie". Poi aizza i suoi cani contro i Carabinieri“ Un artigiano 48enne originario di Bergamo, ma residente a Monte Colombo, è stato arrestato dai Carabinieri domenica pomeriggio con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale Un artigiano 48enne originario di Bergamo, ma residente a Monte Colombo, è stato arrestato dai Carabinieri domenica pomeriggio con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale. L'uomo ha telefonato al "118" e, dopo aver segnalato di aver picchiato la compagna 51enne al culmine di una violenta lite, ha chiuso repentinamente la comunicazione, spegnendo il cellulare. I militari sono riusciti ad identificare l'intestatario del telefono ed a localizzare l'indirizzo. Giunti poco dopo sul posto, dopo aver accertato che la donna era in buono stato di salute, i militari sono stati aggrediti dal 48enne, che inoltre ha aizzato contro i propri due cani di razza. Uno di questi ha morso all'avambraccio sinistro il brigadiere, intervenuto con il proprio comandante di stazione. Dopo una breve colluttazione, i due militari sono riusciti ad immobilizzare l'esagitato e ad arrestarlo.