1861 -2011 150° anniversario Unità d’Italia 1861: nasce l’Italia Festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia è un dovere morale, politico e culturale. Lo è ancora di più domandarsi il significato dei 150 anni d'Unità oggi. Dalla coscienza e dall'orgoglio della nostra storia dobbiamo trarre l'energia per ritrovare slancio e fiducia in noi stessi. Il successo del 2011 si misurerà su questo terreno. Il tempo che ci separa dal 2011 deve essere utilizzato per creare circostanze, eventi, momenti, prodotti che favoriscano una riflessione diffusa e insieme approfondita sul significato dell'essere italiani oggi; una rivisitazione del nostro passato e con essa la consapevolezza dei valori che lo hanno animato, rendendo possibile il conseguimento di impegnativi traguardi. Lo spirito delle celebrazioni per il 150simo anniversario dell'unità d'Italia sarà dunque animato "dall'unità della Patria, dalla libertà dei cittadini e dagli ideali che hanno ispirato le lotte degli uomini del Risorgimento". Lo ha detto il Presidente Emerito della Repubblica del Comitato dei Garanti per le celebrazioni del 150° anniversario, Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente del Comitato dei Garanti, nel suo intervento alla presentazione del logo ufficiale del Grande evento. L'Inno Nazionale Nota: quello che segue è il testo completo del poema originale scritto da Goffredo Mameli, tuttavia l'inno italiano, così come eseguito in ogni occasione ufficiale, è composto dalla prima strofa e dal coro, ripetuti due volte, e termina con un "Sì" deciso. Il resto del poema richiama episodi rilevanti della lotta per l'unificazione dell'Italia. Fratelli d'Italia, Stringiamci a coorte, l'Italia s'è desta, siam pronti alla morte. dell'elmo di Scipio Siam pronti alla morte, s'è cinta la testa. l'Italia chiamò. Dov'è la vittoria? Stringiamci a coorte, Le porga la chioma, siam pronti alla morte. che schiava di Roma Siam pronti alla morte, Iddio la creò. l'Italia chiamò! Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte. Uniamoci, amiamoci, Siam pronti alla morte, l'unione e l'amore l'Italia chiamò. rivelano ai popoli Stringiamci a coorte, le vie del Signore. siam pronti alla morte. Giuriamo far libero Siam pronti alla morte, il suolo natio: l'Italia chiamò! uniti, per Dio, chi vincer ci può? Noi fummo da secoli Stringiamci a coorte, calpesti, derisi, siam pronti alla morte. perché non siam popolo, Siam pronti alla morte, perché siam divisi. l'Italia chiamò. Raccolgaci un'unica Stringiamci a coorte, bandiera, una speme: siam pronti alla morte. di fonderci insieme Siam pronti alla morte, già l'ora suonò. l'Italia chiamò! Dall'Alpi a Sicilia Son giunchi che piegano Dovunque è Legnano, Le spade vendute: Ogn'uom di Ferruccio Già l'Aquila d'Austria Ha il core, ha la mano, Le penne ha perdute. I bimbi d'Italia Il sangue d'Italia, Si chiaman Balilla, Il sangue Polacco, Il suon d'ogni squilla Bevé, col cosacco, I Vespri suonò. Ma il cor le bruciò. Stringiamci a coorte, Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte. siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò. l'Italia chiamò. Stringiamci a coorte, Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte. siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò! l'Italia chiamò! Sì (cantato) Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota genovese Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il coidetto "Canto degli Italiani" nacque in quel clima di fervore patriottico che precedette la guerra contro l'Austria. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia lo resero subito il canto più amato dell'unificazione: non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese. L'ufficializzazione del “Canto” quale inno nazionale della Repubblica Italiana, avvenne il 12 ottobre 1946. Il poeta Mameli - Goffredo Mameli dei Mannelli nasce a Genova il 5 settembre 1827. Studente e poeta precocissimo, di sentimenti liberali e repubblicani, aderisce al mazzinianesimo nel 1847, anno in cui partecipa attivamente alle grandi manifestazioni genovesi per le riforme e compone Il Canto degli Italiani. Da quel momento in poi dedica la propria vita di poeta-soldato alla causa italiana: nel marzo del 1848, a capo di 300 volontari partecipa alle cinque giornate di Milano, tornato a Genova, collabora con Garibaldi e, in novembre, raggiunge Roma dove, il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica. Sempre in prima linea nella difesa della città assediata dai Francesi, il 3 giugno è ferito alla gamba sinistra: morirà d'infezione a soli ventidue anni. Le sue spoglie riposano nel Gianicolo. Mausoleo Ossario del Il musicista Novaro - Michele Novaro nasce il 23 ottobre 1818 a Genova, dove studia composizione e canto. Secondo tenore e maestro dei cori dei Teatri Regio e Carignano di Torino nonché convinto liberale, offre alla causa dell'indipendenza il suo talento compositivo, musicando decine di canti patriottici e organizzando spettacoli per la raccolta di fondi destinati alle imprese garibaldine. Di indole modesta, non trae alcun vantaggio dal suo inno più famoso, neanche dopo l'Unità. Muore povero, il 21 ottobre 1885, dopo aver affrontato difficoltà finanziarie e problemi di salute. Per iniziativa dei suoi ex allievi, gli viene eretto un monumento funebre nel cimitero di Staglieno, dove oggi riposa vicino alla tomba di Mazzini.