La partecipazione femminile al mercato del lavoro nella provincia di Cremona* a cura di Elena Cottini Responsabile del Progetto: Prof. Piero Ganugi Coordinatore scientifico: Prof. Claudio Lucifora Febbraio, 2009 * Rapporto predisposto per la Consigliera provinciale di Parità di Cremona. I microdati utilizzati nello studio sono stati forniti dall’assessorato al Lavoro della Provincia di Cremona. Presentazione Con il prezioso aiuto dei ricercatori della statistica e degli economisti, abbiamo voluto osservare i dati del mercato del lavoro, per far parlare i numeri e le percentuali sul tema del rapporto delle donne cremonesi con il lavoro. Questo punto di osservazione è indispensabile per trovare nella realtà la conferma che il compito affidato dalla normativa alla Consigliera di parità è attuale e necessario, ancor più nello scenario europeo, nel quale il nostro paese risulta e risulterà ancora di più nell’attuale crisi economica,lontano dagli obiettivi del trattato di Lisbona,ovvero dal traguardo del 60% di donne nel mercato del lavoro. Osservare i dati con attenzione ai comportamenti della famiglia, fa scoprire ancora una volta quanto ancora oggi le donne siano condizionate dallo status di mogli, madri e figlie. Sono molte le giovani, o meno giovani, donne cui viene per un motivo o l’altro negato il lavoro flessibile o il part time e sono obbligate ad abbandonare il lavoro. Carenza di servizi adeguati e carriere negate spingono le donne a tornare a casa. In più, si devono scontrare oggi,ed ancor più nei prossimi mesi, con la crisi i cui effetti si abbatteranno principalmente su di loro. E tutto ciò nonostante molti economisti insistano nell’affermare che più donne al lavoro significherebbe maggiore sviluppo per l’economia, migliore evoluzione per la società. Questo studio aiuta ad individuare quali politiche servono oggi nel territorio a vantaggio delle famiglie e dello sviluppo dell’economia. Il nostro compito è discuterne con tutti coloro che per il proprio ruolo e con il proprio lavoro queste politiche le orientano. Uliana Garoli Carmen Fazzi Riassunto/Abstract Questo lavoro analizza le determinanti della partecipazione femminile al mercato del lavoro nella Provincia di Cremona. L’analisi empirica è stata condotta utilizzando i microdati delle Forze di Lavoro ISTAT (2004-2007). La prima parte dello studio presenta un’analisi descrittiva del campione e dei tassi di partecipazione per diverse categorie di donne lavoratrici. Successivamente, la metodologia di analisi si è basata sulla specificazione di modelli econometrici per la stima della probabilità di partecipazione delle donne. I principali risultati mostrano come le caratteristiche della famiglia di appartenenza (stato civile, numero di figli,ecc.) e le modalità di conciliazione casa-lavoro (full-time versus part-time) giochino un ruolo chiave nella decisione di una donna a partecipare al mercato del lavoro. In questo contesto, le politiche di conciliazione tra lavoro e cura della famiglia diventano un fattore cruciale per aumentare il tasso di partecipazione femminile, in linea con gli obiettivi fissati dall’agenda di Lisbona, soprattutto tra le donne con carichi familiari. 1. Introduzione In Italia la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è aumentata negli anni, grazie alla crescente scolarizzazione, però il tasso di attività femminile resta ancora su livelli bassi quando è confrontato con i dati rilevati agli altri paesi europei. Nell’identificare le determinanti della partecipazione femminile ci si riferirà alla letteratura economica sull’offerta di lavoro. Il modello teorico di riferimento dell’offerta di lavoro è il modello neoclassico di scelta tra lavoro e tempo libero in cui gli individui massimizzano il loro benessere consumando beni di mercato e tempo libero, dato il vincolo di bilancio dei salari e i redditi non da lavoro (Becker, 1965). All’interno della famiglia le decisioni di partecipazione risultano essere collegate alle decisioni e alle preferenze degli altri componenti e quindi le variabili che influenzano l’offerta di lavoro, in particolare quella femminile, sono costituite anche dallo stato civile, dalla dimensione della famiglia, dal numero di figli, oltre alle caratteristiche personali (età, titolo di studio, etc.). Inoltre la decisione di partecipazione dipende anche da fattori come convenzioni sociali, flessibilità del mercato del lavoro, costi relativi all’assistenza all’infanzia e disponibilità di reali alternative allettanti nel mercato (Esveldt 2003; Jaumotte 2003; Boeri et al. 2005). Ad influenzare le decisioni di partecipazione delle donne sono le necessità di conciliazione tra responsabilità professionali e carichi di lavoro familiare, che pesano per lo più sulla componente femminile del nucleo familiare, infatti è stato dimostrato ripetutamente in letteratura come la presenza di figli piccoli o di parenti anziani che necessitano di cure influisca negativamente sulla partecipazione femminile (Bratti e Staffolani, 2004). La letteratura inoltre mette in luce come un ruolo non trascurabile sia giocato dalla presenza o meno di servizi in grado di favorire tale conciliazione, così come anche l’esistenza di flessibilità nelle opportunità di impiego disponibili (Pagani e Marenzi, 2003). La disponibilità di impieghi part time ha un effetto positivo sulla probabilità di partecipazione delle donne, in Italia, però, la diffusione del tempo parziale è ancora modesta, benché sia cresciuta notevolmente negli ultimi anni. Il fatto che famiglia e lavoro possono essere obiettivi conciliabili, rappresenta una relazione cruciale per lo sviluppo. Il legame positivo comincia a emergere nei paesi occidentali già a fine anni Ottanta: nei contesti nei quali è maggiore il tasso di attività femminile, maggiore risulta anche il numero medio di figli per donna. Risulta inoltre più ridotto, nel Nord Italia, il divario nei tassi di occupazione delle donne in funzione della loro condizione familiare. In particolare, secondo i dati forniti dall’Istat, nel Nord Italia tra le donne single di 35-45 anni le occupate sono l’87 per cento, e si scende al 67 per cento tra le donne in coppia con figli. Al sud i valori sono rispettivamente il 68 per cento e il 35 per cento. Tali differenze possono essere spiegate da due effetti: tempo e reddito. Le madri che lavorano hanno meno tempo ma più risorse economiche per avere figli. Se quindi alle maggiori opportunità di impiego si affiancano anche adeguate politiche e strumenti di conciliazione, occupazione e fecondità possono crescere assieme. In alcune delle regioni del Nord il ricorso agli asili nido per i bambini di età 0-2 è superiore al 15 per cento, nel Sud è inferiore al 5 per cento. Anche se questi dati non indicano necessariamente una relazione causale - più asili nido più figli e lavoro - ci fanno comunque capire in quali contesti avere figli e lavorare appare più conciliabile. Nella presente analisi si analizzano i profili di partecipazione al mercato del lavoro delle donne lombarde cercando di identificare la peculiarità di comportamento della componente femminile rispetto a quella maschile con riferimento ad alcune caratteristiche personali e familiari. Il capitolo 5 presenta all’inizio un’analisi descrittiva dei livelli e dell’evoluzione dei tassi di partecipazione femminili in Lombardia, con un focus sulla provincia di Cremona nel periodo 2004-2007; quindi prosegue identificando, attraverso un’analisi econometrica, le probabilità di partecipazione al mercato del lavoro per alcuni individui rappresentativi. L’analisi econometrica è basata sull’utilizzo dei microdati ISTAT Forze di lavoro per il periodo 20042007 e dei dati amministrativi INPS relativi all’archivio dei lavoratori per il periodo 1998-2001. 2. La partecipazione delle donne al mercato del lavoro in Lombardia e a Cremona: una’analisi descrittiva 2.1. Disoccupazione e partecipazione La scelta di lavorare e quella di avere figli fanno parte di un unico complesso di decisioni che vedono in gioco usi alternativi del tempo di vita (procreazione, lavoro, tempo libero). Infatti, la presenza sul mercato del lavoro si concentra nelle classi di età (da 20 a 49 anni) che coincidono con l'epoca della riproduzione e della cura dei figli, e questo può costituire un fattore di esclusione delle donna dal mercato del lavoro. Come mostra la Tabella 1, i tassi di partecipazione delle donne per la provincia di Cremona hanno raggiunto nel 2007 un livello pari alla media lombarda (51%), mentre i tassi di disoccupazione hanno registrato una diminuzione più accentuata nella provincia cremonese (da 6.5 nel 2004 a 3.9 nel 2007) rispetto alla regione Lombardia (5.6 nel 2004 a 4.6 nel 2007). Gli uomini si mantengono su tassi di partecipazione intorno al 70% e con tassi di disoccupazione poco inferiori al 3% sia in Lombardia che nella provincia di Cremona. La tabella 2 mostra per la Lombardia e per la provincia di Cremona, i tassi di partecipazione specifici delle donne con riferimento ad alcune caratteristiche individuali e familiari. Innanzitutto, si rilevano tassi di partecipazione più alti per le donne con titolo universitario o postlaurea rispetto alle donne con un livello di scolarità inferiore, a sostegno di un maggior attaccamento al mercato del lavoro da parte delle donne che hanno deciso di investire maggiormente in capitale umano. 6 Tabella 1:Tassi di disoccupazione e partecipazione, % 2004 2007 tasso di disoccupazione tasso di partecipazione tasso di disoccupazione tasso di partecipazione Lombardia uomo 2.88 70.26 2.61 70.76 donna 5.65 50.76 4.57 51.37 Cremona uomo 2.85 69.41 2.46 71.26 donna 6.50 48.86 3.91 51.43 Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione Trimestrale sulle Forze Lavoro (2004-2007). Gli impegni domestici e i legami familiari possono rappresentare dei vincoli all’ingresso e/o permanenza nel mercato. Lo status di coniugata e di vedova* sembrano penalizzare l’offerta di lavoro femminile, mentre le donne che si dichiarano separate (legalmente o di fatto) o divorziate presentano dei tassi di partecipazione elevati. Considerazioni interessanti possono trarsi dall’analisi dei tassi di partecipazione per classi d’età. Sia a livello regionale che per la provincia di Cremona, la fascia d’età con la più alta partecipazione è quella centrale, 25-44. Al contrario i tassi di partecipazione delle donne più giovani sono in calo nella fascia d’età 15-24 e 25-34. Per il primo gruppo si può pensare che il calo continui ad essere determinato dall’effetto “aumento della scolarità” e quindi essere in realtà un indice di sviluppo socio-economico. Infatti questa è la fascia d’età in cui le donne fanno più figli e una riduzione nel tasso di attività può indicare la presenza di problemi nel conciliare la gestione familiare e il lavoro. Questo aspetto ci riconduce all’importanza degli incentivi all’occupazione e delle politiche finalizzate a conciliare carriera e famiglia. Infine le donne con partner con istruzione più bassa tendono a partecipare al mercato del lavoro con una maggiore frequenza. Tra il 2004 ed il 2007 i tassi di partecipazione sono pressoché stabili, come già visto a livello generale nella Tabella1. Si possono solo rilevare piccole differenze nei tassi di partecipazione delle laureate, ma non con riferimento alle altre caratteristiche individuali . * L’analisi del comportamento delle vedove dovrebbe tener conto, soprattutto per le più anziane, dell’effetto reddito derivante dall’usufruire di pensioni del coniuge defunto. 7 Tabella 2: Tassi di partecipazione per titolo di studio, stato civile, classi di età, numero componenti della famiglia e istruzione del coniuge Totale Per titolo di studio Laurea Diploma Medie Elementari Nessuno 2004 Lombardia Cremona 0.51 0.49 2007 Lombardia Cremona 0.51 0.50 0.82 0.68 0.48 0.15 0.09 0.83 0.72 0.49 0.13 0.07 0.76 0.68 0.46 0.11 0.13 0.79 0.69 0.51 0.13 0.03 per stato civile Single Coniugata Separata di fatto Separata legalmente Divorziata Vedova 0.63 0.49 0.74 0.76 0.77 0.14 0.62 0.47 0.59 0.94 0.81 0.13 0.62 0.49 0.76 0.80 0.68 0.18 0.60 0.51 0.84 0.74 0.66 0.14 Classi di età 15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65-74 0.42 0.81 0.77 0.63 0.18 0.02 0.42 0.80 0.75 0.62 0.17 0.01 0.34 0.78 0.78 0.68 0.22 0.02 0.37 0.78 0.78 0.68 0.24 0.03 Istruzione del coniuge (*) Stesso livello di istruzione del coniuge Nd Nd 0.61 0.61 Livello di istruzione più basso del coniuge Nd Nd 0.58 0.59 Livello di istruzione più alto del coniuge Nd Nd 0.68 0.67 Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione Trimestrale sulle Forze Lavoro (2004-2007). (*) Le variabili relative alle caratteristiche del Partner sono disponibili per l’anno 2006 e 2007, quindi “Nd” indica dato non disponibile. Nell’ipotesi che esistano diversi modello di comportamento in termini di partecipazione a seconda del genere (Rubery, 1999) ora consideriamo i differenziali di genere nella partecipazione al mercato del lavoro in Lombardia e a Cremona. I risultati sono riportati nella Figura 1. Per il periodo in analisi, in Lombardia emergono tassi di partecipazione più elevati per gli uomini rispetto alle donne, anche se nel tempo vi è stata una riduzione dei differenziali di genere conseguentemente alla lenta evoluzione dei tassi di attività femminili. L’analisi di profili di partecipazione per classi di età mostrano diversi tempi di fuoriuscita dal mercato a seconda del genere. Le donne escono dal mercato intorno ai 32 anni mentre gli uomini dopo i 50 anni. 8 55-59 60-64 65-69 70-74 0 60-64 65-69 0.3 0.3 0 0.1 0 Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione Trimestrale sulle Forze Lavoro (2006-2007). 0.2 0.1 0.2 50-54 55-59 0.4 0.4 45-49 0.5 0.5 40-44 0.6 0.6 35-39 0.7 0.7 30-34 0.8 0.8 20-24 25-29 0.9 0.9 15-19 1 uomini 1 donne 70-74 0 0.1 Tassi di partecipazione per classi di età, Cremona 2004 0.2 0.1 0.2 50-54 0.3 0.3 45-49 0.4 0.4 40-44 0.5 0.5 35-39 0.6 0.6 30-34 0.7 0.7 25-29 0.8 0.8 20-24 0.9 0.9 15-19 1 uomini 1 donne Tassi di partecipazione per classi di età, Lombardia 2004 15-19 15-19 20-24 20-24 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 uomini 55-59 25-29 30-34 35-39 40-44 donne 45-49 50-54 uomini 55-59 60-64 65-69 60-64 65-69 Tassi di partecipazione per classi di età, Cremona 2007 25-29 donne Tassi di partecipazione per classi di età, Lombardia 2007 Figura 1:Tassi di partecipazione maschili e femminili per classi di età quinquennali, Lombardia e Cremona (2004 vs 2007) 70-74 70-74 I tassi di attività degli uomini nella fascia di età 30-49 anni risultano pressoché costanti e sono sempre superiori a quelli delle altre classi di età. Tuttavia il differenziale di genere più elevato si registra per la classe di età 50-54 anni, per cui il differenziale è del 31% in media. Invece, per le donne il passaggio dalla classe di età 35-39 alla classe 40-44 è caratterizzato da una caduta dei tassi di partecipazione di circa il 5% su tutto il periodo. Al passare del tempo, la distanza tra le due curve di partecipazione delle donne e degli uomini si è ridotta, ed in particolare per la fascia di età tra i 40 e i 60 anni a causa dell’aumento della partecipazione al mercato delle donne di questa classe di età (Figura 1). Come già abbiamo evidenziato nella Tabella 1, che mostrava la variazione dei tassi di disoccupazione per genere, si evidenzia una riduzione più marcata della disoccupazione femminile negli ultimi anni. E’ stato riscontrato come tale riduzione sia stata accompagnata in alcune fasi del ciclo economico recente da un aumento del flusso di persone che escono dalla forza lavoro, facendo prevalere un fenomeno di “scoraggiamento” che consiste nella riduzione dell’offerta di lavoro quanto più bassa è la domanda e che riguarda in prevalenza le fasce più marginali della forza lavoro, che, così facendo, abbandonano la ricerca di una nuova occupazione per rientrare tra gli inattivi, come è stato sottolineato in diversi rapporti sul mercato del lavoro italiano (Istat, 2006, 2007; Cnel, 2005, 2006). L’insieme degli inattivi è però un aggregato molto eterogeneo, caratterizzato da diversi comportamenti verso il mondo del lavoro, che in letteratura vengono distinti in due gruppi: uno detto forza lavoro potenziale, costituito da chi ricerca lavoro in modo non attivo, l’altro composto da coloro che dichiarano di non cercare un’occupazione e di non essere disponibili a lavorare. La vicinanza del primo gruppo all’area di coloro che partecipano al mercato del lavoro è stata oggetto di attenzione di studiosi e di policy-makers data la sua ampiezza, che nel 2007 in Italia ha raggiunto quasi i 3 milioni di individui. L’effetto di scoraggiamento e la dinamica altalenante della partecipazione hanno evidenziato la necessità di considerare anche un indicatore che registri sia coloro che ricercano attivamente un posto di lavoro sia i cosiddetti disoccupati scoraggiati, i quali, secondo le classificazioni tradizionali, rientrano tra le non forze lavoro, ma che in alcuni contesti sono molto diffusi e presentano somiglianze con i disoccupati veri e propri. Con riferimento all’Italia il problema della classificazione dello status di non-occupazione per una corretta identificazione della cosiddetta “zona grigia” è stato affrontato negli studi di Brandolini (2006) e Trivellato et al.(2007). In particolare, in molteplici analisi, è stato rilevata l’ancora scarsa partecipazione al mercato del lavoro delle donne meno istruite, oltre che di età più elevata, sulle quali sono più visibili fattori di scoraggiamento o di convenienza economica all’inattività. La Tabella 3 presenta un confronto tra uomini e donne distinguendo per status occupazionale e carichi familiari. Nel nostro campione, si nota la prevalenza dei cosiddetti disoccupati scoraggiati nel gruppo di donne con carichi familiari sia in Lombardia che nella provincia di Cremona, mentre sono praticamente inesistenti tra gli uomini e tra le donne senza carichi familiari. Il confronto mostra un significativa disoccupazione “nascosta”, nel campione di donne con carichi familiari, che fa lievitare la percentuale di lavoratori disoccupati dal 3% al 6%, nonostante nel Nord Italia in 10 presenza di un mercato del lavoro più sviluppato, la distinzione tra disoccupati e forza lavoro scoraggiata sembra esser più lieve (Trivellato et al.2007). Infine è rilevante notare come la percentuale di disoccupati scoraggiato nel campione sia di entità notevolmente minore tra gli uomini*. Tabella 3: Stato occupazione e carichi familiari, 2007 a) Lombardia Nessun carico familiare Occupato Disoccupato Scoraggiato Inattivo 70.00 0.01 0.02 29.97 Totale 26,353 b) Cremona Donne Carichi Familiari Totale Uomini Totale 21.67 2.75 3.78 71.79 37.58 2.74 3.76 58.03 50.89 1.33 1.00 46.77 53,719 80,072 82,103 Totale Uomini Totale Occupato Disoccupato Scoraggiato Inattivo 70.03 0 0 29.97 21.13 2.9 3.63 72.33 36.91 2.97 3.63 58.67 50.87 1.27 0.78 47.07 Totale 1,902 3,994 5,896 6,288 Nessun carico familiare Donne Carichi Familiari Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione Trimestrale sulle Forze Lavoro (2004-2007). Le variabili relative alle caratteristiche del Partner sono disponibili per l’anno 2006 e 2007. 2.2. Ore di lavoro e decisione di partecipazione Orari di lavoro flessibili ed in particolare la possibilità di lavorare part-time costituiscono dei mezzi per aiutare le donne a conciliare il proprio lavoro con le tradizionali responsabilità che ricoprono all’interno della famiglia. In questo modo, le giovani madri sono in grado di continuare a lavorare anche nel periodo in cui assistere i figli è più importante, riuscendo comunque a mantenere un contatto con il mercato del lavoro e, allo stesso tempo, dedicarsi alla cura dei figli. Però questa combinazione di lavoro part-time e maternità può avere effetti negativi sulle prospettive di carriera e di guadagno delle donne. In Italia la distribuzione dei doveri e del lavoro all’interno della coppia è la più sbilanciata in Europa, il gap in termini di istruzione delle donne rispetto agli uomini solo recentemente si è ridotto, il mercato del lavoro è fortemente segmentato e un elevato numero di contratti a tempo determinato aumenta la segregazione delle donne in posizioni a basso reddito, aumentando la percezione di insicurezza lavorativa (Addabbo 2003; Pacelli et al. 2007). Infine, i primi tre anni dopo la nascita di un figlio in Italia sono cruciali, perché le nuove madri che non rientrano nel mercato del lavoro in quel periodo corrono un alto rischio di esclusione definitiva (Rondinelli, 2006). In questo contesto un ruolo importante è giocato dall’assistenza all’infanzia, ad * Tale statistica non è confrontabile con i tassi di disoccupazione calcolati sull’intera popolazione (n. persone in cerca di lavoro/forza lavoro totale ) riportati in Tabella 1. 11 esempio in Italia il numero di posti disponibili in asili nidi pubblici è estremamente limitato (Del Boca 2003; Del Boca and Vuri 2007). Per questa ragione in Italia, il miglior aiuto per le neo madri non è rappresentato dai servizi resi pubblicamente disponibili ma dal network familiare, infatti la presenza di genitori nel nucleo familiare può giocare un duplice ruolo nello spiegare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro: possono essere un aiuto domestico e nella cura dei figli ma rappresentare anche un ulteriore carico familiare da gestire (Marenzi and Pagani 2003), pertanto l’effetto di tale aiuto sulla partecipazione femminile non è ben chiaro. Le donne di particolari gruppi di età (ad esempio quelle con figli in età pre-scolare) potrebbero avere preferenze per orari più brevi e/o flessibili in un mercato che offre posti di lavoro ad orari standard o comunque rigidi. Inoltre le imprese potrebbero discriminare determinati gruppi di donne in particolari forme di lavoro e di contratto che non hanno scelto volontariamente. Il lavoro “part-time” può essere considerato la “ combination strategy” tra famiglia e lavoro sia per le donne che precedentemente avrebbero utilizzato la “home strategy” sia per le donne che si sarebbero esclusivamente dedicate alla carriera (“career strategy”) (Bernhardt,1988). Il lavoro a tempo parziale è abbastanza sviluppato in Lombardia rispetto all’Italia e verosimilmente si diffonderà in futuro osservando il suo trend di crescita degli ultimi anni. Può peraltro diventare uno strumento importante per il mercato del lavoro, dal momento che permette di mantenere un legame professionale nei diversi periodi di transizione della vita (lavoro-istruzione, lavoro-famiglia) e riduce l'area delle persone inattive. Nella figura 2 presentiamo l’analisi della distribuzione dell’occupazione per numero di ore abitualmente lavorate nella settimana di riferimento per il nostro campione. Si nota come le donne più giovani siano quelle che presentano una concentrazione più elevata intorno alle 40 ore settimanali (si riscontra però una riduzione tra il 2004 e il 2007 per le donne entro i 40 anni). Invece, si nota una incidenza relativamente più elevata per orari più corti (intorno alle 20 ore settimanali) per le donne ultra quarantenni ed ultracinquantenni sia per l’intera regione che nella provincia di Cremona. Confrontando le distribuzioni degli orari di lavoro per il 2007 ed il 2004 si vede una riduzione delle differenze tra le diverse classi di età dovuta ad una diminuzione delle occupate con orari standard per le donne con meno di cinquant’anni. In generale, nel 2007 la distribuzione delle occupate per numero di ore lavorate risulta essere leggermente più dispersa rispetto al 2004 per tutte le classi di età sia in Lombardia che a Cremona. Tale evidenza è a sostegno di una lenta diffusione delle altre tipologie di lavoro e di orario più flessibili, alternativi alla classica settimana lavorativa di 40 ore/5 giorni. La tendenza ad un maggior utilizzo di forme di lavoro non standard si può notare anche dalla Figura 3, nella quale viene riportata la composizione dell’occupazione per tipologia di contratto in Lombardia e a Cremona nel 2004 e nel 2007. Nel 2007 il 29% delle donne in Lombardia ed il 27% a Cremona sono occupate con un contratto part-time. Tale quota è più elevate per le donne di 35-44 anni sia in Lombardia (32%) che a Cremona (34%), per le quali è più probabile la presenza nel nucleo familiare di figli in età pre-scolare, in fatti vi è un’elevata incidenza delle donne che utilizzano il part-time in questa fascia di età per carichi familiari (68% delle occupate part-time in Lombardia e il 64% a Cremona). 12 20 20 15-29 40-49 40 x Cremona,2004 15-29 40-49 40 x 30-39 50+ 30-39 50+ 60 60 80 80 0 0 Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione Trimestrale sulle Forze Lavoro (2004-2007) 0 0 Lombardia,2004 20 20 15-29 40-49 40 x Cremona,2007 15-29 40-49 40 x Lombardia,2007 Figura 2: Ore abitualmente lavorate dalle donne occupate al variare dell’età in Lombardia .25 kdensity orelav .1 .15 .2 .05 0 .08 kdensity orelav .04 .06 .02 0 .15 kdensity orelav .05 .1 0 .1 .08 kdensity orelav .04 .06 .02 0 30-39 50+ 30-39 50+ 60 60 80 80 30 20 10 0 30 20 10 0 Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione Trimestrale sulle Forze Lavoro (2006-2007). 40 40 65+ 50 50 55-64 60 60 45-54 70 70 35-44 80 80 25-34 90 tempo parziale 90 15-24 15-24 15-24 25-34 25-34 35-44 45-54 35-44 45-54 tempo parziale tempo pieno 0 0.00 Cremona, 2007 10 10.00 tempo parziale tempo pieno 20 20.00 tempo pieno Lombardia, 2007 Cremona, 2004 30 30.00 65+ 40 40.00 55-64 50 50.00 45-54 60 60.00 35-44 70 70.00 25-34 80 80.00 15-24 90 tempo parziale 90.00 tempo pieno Lombardia,2004 Figura 3: Composizione dell’occupazione in Lombardia per tipo di contratto, 2004 vs 2007 55-64 55-64 65+ 65+ 2.3. Il salario ed i differenziali uomo/donna Concentriamoci ora su un’altra caratteristica delle donne occupate: il loro salario. Il differenziale salariale di genere viene misurato come il rapporto tra il salario lordo delle donne e quello degli uomini (Blau e Khan, 2000), e tale misura viene in letteratura calcolata in diversi punti della distribuzione del reddito in quanto possono esistere differenziali diversi a seconda della posizione dell’individuo sulla distribuzione totale del reddito. Nella Tabella 4 presentiamo un calcolo del gap salariale per tutti i lavoratori ed escludendo i lavoratori parttime, in quanto una quota elevata è rappresentata da donne e non avremmo un adeguato numero di uomini confrontabili. In media risulta che le donne guadagnano circa il 20-25% in meno rispetto agli uomini, il gap risulta minore nella provincia di Cremona rispetto alla regione Lombardia. Considerando il gap misurato al 25mo e al 75mo percentile della distribuzione dei redditi possiamo notare come in Lombardia e a Cremona il primo sia inferiore al secondo, ad indicare un maggiore svantaggio salariale rispetto agli uomini delle donne che si trovano nella parte più alta della distribuzione dei redditi e una maggiore similarità delle donne con gli uomini che si trovano nella parte più bassa della distribuzione. Il gap salariale cosi misurato è lordo, nel senso che non tiene conto delle diverse caratteristiche delle donne e degli uomini, soprattutto di quelle caratteristiche a cui possono essere associati premi salariali (quali ad esempio il livello di istruzione, l’anzianità di servizio o la tipologia di carriera). Tabella 4: Salario settimanale femminile e maschile nel lavoro dipendente, 2004 UOMINI Lombardia Cremona DONNE Lombardia Cremona Tutti i lavoratori Mediana Media 25p 410.09 398.65 476.83 327,78 434.87 330.29 Tutti i lavoratori Mediana Media 25p 355.94 332.92 0.868 0.835 553.56 482.52 75p Lavoratori con contratto full-time Mediana Media 25p 75p 416.55 483.44 333.42 562.41 369.53 414.86 303.13 473.27 Lavoratori con contratto full-time Mediana Media 25p 75p 399.7 363.85 294.5 451.78 400.1 436.53 327.29 485.83 290.89 403.46 333.03 366.98 288.54 411.12 Differenziale di genere LORDO Tutti i lavoratori Lavoratori con contratto full-time RAPPORTO Mediana Media (wf/wm) Lombardia Cremona 75p 0.838 0.837 25p 75p Mediana Media 25p 75p 0.892 0.881 0.816 0.836 0.961 0.901 0.903 0.885 0.982 0.952 0.864 0.869 Numero osservazioni 18338 (17502) 445 (430) 12444 (9086) 356 (250) Differenziale di genere NETTO(*) 0.22 (0.004) 0.21 (0.002) Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati INPS (1998-2004). Note: (*) Standard errors riportati in parentesi; 25p indica il 25esimo percentile della distribuzione dei salari, 75p indica il 75esimo percentile nella distribuzione dei salari. Per avere un’indicazione sul gap salariale netto, che tiene quindi conto di tutte le caratteristiche osservabili dei lavoratori bisogna utilizzare i metodi di regressione multivariata 15 e stimare delle classiche regressioni salariali, che ci permettono di collegare il salario settimanale dei lavoratori al tipo di professione e al settore, al livello di istruzione, all’età e al genere dell’individuo. Il coefficiente stimato ci fornisce un indicatore del differenziale salariale a parità delle caratteristiche individuali. Nell’ultima colonna della Tabella 4 sono riportati i coefficienti stimati, i quali ci indicano che le donne lombarde, a parità di tutte le altre caratteristiche, guadagnano il 20% in meno rispetto agli uomini, ciò conferma i risultati già individuati con il calcolo del differenziale lordo. Una volta controllato per le caratteristiche individuali osservabili il divario del differenziale salariale tra la Lombardia e Cremona scompare quasi del tutto. Nella A1 (in Appendice) viene mostrato l’andamento dei differenziali salariali di genere per anno, si nota come dal 2000 in avanti il differenziale salariale uomo/donna in Lombardia risulti essere sempre più alto rispetto al differenziale rilevato nella provincia di Cremona, ma l’effetto rilevato non ha rilevanza statistica. Secondo la teoria economica, la disponibilità effettiva dei potenziali lavoratori ad accettare un lavoro si può riassumere nel concetto di salario di riserva, ossia il salario minimo che un individuo richiede per accettare un lavoro*. Dalla tabella 5, che riporta il salario di riserva† per uomini e donne a seconda di alcune caratteristiche individuali, si nota che il genere sembra influenzare le aspirazioni degli individui, infatti il salario mensile di accettazione dell’uomo risulta sempre superiore rispetto alla donna (- 14% in Lombardia e - 22% a Cremona), una spiegazione potrebbe essere che le donne percepiscano di essere discriminate in termini salariali nel mercato del lavoro e conseguentemente diminuiscano i loro salari di riserva. Riguardo all’investimento in capitale umano, emerge che il salario medio di riserva richiesto dalle donne e dagli uomini laureati è maggiore rispetto agli altri livelli di istruzione. Una possibile esigenza di flessibilità delle donne si traduce nell’accettazione di un salario inferiore per le donne coniugate rispetto alle celibi, separate o divorziate. Le vedove invece presentano un salario di riserva basso, probabilmente perché ricevono altri redditi. Anche in questo caso per gli uomini la situazione è diversa, infatti gli uomini separati e coniugati sono quelli che richiedono un salario più elevato. Anche il confronto tra diverse classi di età porta ad individuare un comportamento diverso sul livello del salario di riserva a seconda del genere. Per gli uomini all’aumentare dell’età aumenta il salario richiesto, probabilmente perché con maggiore esperienza mirano a posizioni più remunerate. Invece per le donne il passaggio da una classe di età ad un’altra più avanzata segue un andamento ad U rovesciata: le trentenni-quarantenni richiedono il salario più elevato e mentre il più basso viene richiesto dalle ultracinquantenni. In generale al variare delle caratteristiche personali il salario di riserva delle donne sembra variare di meno rispetto a quello degli uomini. * Gli individui che cercano lavoro si trovano di fronte ad una serie di costi e benefici legati alla ricerca. Il salario di riserva è quel valore che rende uguali l’utilità attesa associata alla continuazione della ricerca di un lavoro e l’utilità associata all’impiego che offre quel determinato salario. † L’indagine sulle Forze lavoro Istat presenta informazioni sulla ricerca di lavoro che comprendono anche il livello di retribuzione minimo mensile al quale l’individuo sarebbe disposto a lavorare. 16 Tabella 5: Salario mensile di riserva per titolo di studio, stato civile e classi di età Per titolo di studio Laurea Diploma Medie Elementari Per stato civile Single Coniugato Separato Divorziato Vedovo Per classi di età 15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 Totale donna Lombardia uomo 1083.92 857.06 858.11 709.09 1387.21 995.63 1082.36 1021.41 902.56 837.74 976.04 1084.52 731.52 975.08 1275.81 1484.71 1144.15 808.66 813.25 825.06 819.15 827.65 n.d 974.89 1001.6 1240.48 978.41 n.d 831.38 941.94 867.72 842.39 649.50 863.32 849.67 1128.87 1149.46 1224.54 1300.35 1008.56 771.42 825.60 834.08 852.14 935.81 731.04 941.43 980.25 1003.59 1083.73 1132.36 945.21 donna Cremona uomo 871.78 764.82 811.60 1013.30 931.38 996.86 998.16 1026.18 Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione . Trimestrale sulle Forze Lavoro (2004-2007) Nota: N.d indica dato non disponibile. 3. La probabilità probabilità di partecipare al mercato del lavoro Ai fini delle possibili implicazioni di policy, è importante individuare i fattori determinanti la probabilità di partecipare al mercato del lavoro delle donne. Scopo di questa sezione è un'analisi multivariata, basata sui dati della Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro (RTFL) dell'ISTAT, degli effetti delle diverse caratteristiche personali delle donne, dei loro partner, degli altri componenti del nucleo familiare e dell'area geografica in cui risiedono sulla partecipazione al mercato del lavoro e sulla tipologia della stessa (part-time vs tempo pieno). Nella nostra analisi ci proponiamo di rispondere alle seguenti domande: Quali sono i fattori individuali e familiari che accrescono la probabilità di partecipazione delle donne? Il part-time rappresenta una forma di partecipazione in grado di conciliare gli impegni lavorativi delle donne con quelli familiari? Ovvero, le donne con maggiori carichi familiari manifestano una preferenza per il part-time? E’ in particolare cruciale cercare di distinguere l’influenza esercitata da fattori di offerta, dal momento che gli interventi di policy eventualmente necessari per incentivare la partecipazione possono variare notevolmente a seconda di come tale probabilità dipenda dalle caratteristiche individuali. Consideriamo quindi un campione di N donne, supponiamo di osservare un 17 insieme di caratteristiche individuali, ivi compresa una variabile che indica se l’individuo è occupato, disoccupato oppure inattivo. Può essere allora importante ai fini del concepimento di politiche attive per il mercato del lavoro individuare le caratteristiche associate allo status di partecipazione. In altre parole, è rilevante capire cosa determina la probabilità che l’evento “l’individuo partecipa al mercato” si realizzi. In questo contesto la variabile sotto esame è un evento dicotomico e l’interesse è quindi rivolto alle determinanti di tale evento, ovvero alle determinanti della probabilità che l’evento (“l’individuo partecipa al mercato”o “l’individuo partecipa con un lavoro part-time”) si realizzi. Poiché le variabile d’interesse sono di natura binaria (cioè, assumono valore 1 se l’individuo partecipa al mercato del lavoro oppure se partecipa con un contratto part-time, zero altrimenti), le probabilità di interesse sono quindi stimate con l’ausilio di modelli probit univariati‡ indipendenti§. Nelle nostre stime, l'universo di riferimento è quello delle donne di età compresa tra 15 e 64 anni; ognuna di esse può trovarsi nella situazione di forza lavoro o in quella di inattività. Le variabili di cui si vuole stimare l’effetto sulle probabilità di partecipazione/lavorare parttime comprendono: a) variabili individuali (età, livello di istruzione, stato civile, zona di residenza); b) variabili relative alla caratteristiche del partner (età e livello di istruzione); c) variabili familiari (numero di figli e presenza di altri carichi familiari nel nucleo familiare). Al fine di indagare nel modo più accurato possibile, con i dati a disposizione, la probabilità di partecipazione(lavorare con un contratto part-time) al mercato del lavoro si è provveduto a stimare tre specificazioni del modello. In primo luogo si è considerato l’effetto delle sole caratteristiche individuali (Tabella 6), in secondo luogo si sono aggiunte alla specificazione originaria le caratteristiche del partner (Tabella 7) ed infine si includono le caratteristiche del nucleo familiare (Tabella 8). Le stime vengono effettuate per l’intero campione lombardo (colonne I e II) e quindi per la sola provincia di Cremona (colonne III e IV), al fine di individuare eventuali differenze territoriali. La letteratura ha ampiamente discusso la potenziale endogeneità delle decisioni individuali relative alla fecondità (il numero dei figli e la distribuzione nel tempo delle nascite) rispetto a quelle relative alla partecipazione al mercato del lavoro (si vedano ad esempio Nakamura e Nakamura 1992 e Browning 1992), per altre variabili, come quelle relative ai partners o quelle territoriali, sulle quali le donne hanno un controllo molto meno diretto (nel senso che tali variabili non rappresentano o rappresentano solo entro certi limiti variabili di scelta) probabilmente l'interpretazione degli effetti stimati in termini di effetti causali (e non di semplici correlazioni) presenta meno problemi (Bratti e Staffolani, 2004). Nella Tabella 6, vengono presentate le stime relative alle caratteristiche individuali riportando gli effetti marginali** e la loro significatività statistica. ‡ Il modello stimato assume la seguente forma: P (Partecipa=1)i=a1+b1Xit+ei dove X rappresenta un insieme di caratteristiche osservabili relative alla donna nel caso della partecipazione al mercato del lavoro, e P(Part_time=1)i= a1+b1Xit+ei ei dove X rappresenta un insieme di caratteristiche osservabili relative alla donna nel caso della partecipazione al mercato con un contratto di lavoro part time. § Ad esempio l’esito part-time è condizionato all’occupazione. ** Dal un punto di vista dell’interpretazione dei risultati è invece utile conoscere l’effetto delle variabili esplicative sulla probabilità che l’evento d’interesse si realizzi. A tal fine vengono calcolati i cosiddetti effetti marginali, pari alla variazione della probabilità al variare delle variabili esplicative. Si noti che, 18 L'età della donna gioca un ruolo importante nelle decisioni di partecipazione. La relazione tra età e probabilità di partecipazione è a forma di U rovesciata. Questi risultati sono coerenti con quelli riportati in Bratti e Staffolani (2004) e ottenuti su altri dati††. A parità di altre condizioni, la relazione tra investimento in capitale umano delle donne e probabilità di partecipazione al mercato del lavoro è fortemente positiva, donne con un titolo di studio più elevato partecipano con maggiore intensità al mercato del lavoro. Nelle stime, il riferimento è dato dall'aver conseguito una laurea o un titolo più elevato. La nostra classificazione dei titoli di studio prevede i 4 livelli‡‡ riportati nella tabella 6. Si nota immediatamente che l'istruzione media superiore fa diminuire di soli 6 punti percentuali per la Lombardia ed 11 punti percentuali per Cremona la probabilità di partecipare al mercato del lavoro rispetto alla categoria di riferimento, le donne con una laurea o titolo superiore. L’istruzione media inferiore, diminuisce, rispetto alla categoria di riferimento, questa probabilità tra i 22 ed i 25 punti percentuali. Infine l’aver un livello di istruzione elementare o nessun livello di istruzione fa diminuire la probabilità di partecipazione delle donne lombarde del 32% mentre del 35% per le cremonesi. L'importanza dell'istruzione femminile nelle decisioni di partecipazione al mercato del lavoro è stata già ampiamente osservata nella letteratura empirica. Per alcuni recenti contributi si vedano Del Boca (2002), e Marenzi e Pagani (2003), e per una rassegna relativa all'Italia Bratti (2003). Le donne single (la nostra categoria di riferimento) hanno comportamenti nel mercato del lavoro molto differenti rispetto a quelli delle altre categorie. La loro probabilità di partecipazione al mercato del lavoro è più elevata rispetto alle coniugate. Questo risultato era ovviamente prevedibile; questa parte della popolazione femminile dispone con meno probabilità di altri redditi non derivanti dall'attività lavorativa e su queste donne incombono normalmente meno carichi familiari. Un comportamento interessante è tenuto dalle donne divorziate o separate che presentano una probabilità di partecipazione al mercato leggermente più elevata rispetto alle single sia a livello regionale che a Cremona. Spostiamo l’attenzione sulle colonne II e IV della tabella 6, in cui vengono riportati gli effetti parziali relativi al modello di partecipazione part-time. Quando si considera l'istruzione femminile si nota l'effetto negativo monotono decrescente sulla preferenza per il tempo parziale. Tutti gli effetti risultano statisticamente significativi al livello dell'1%. Gli effetti marginali rispetto alle donne laureate o con un titolo più elevato variano da ca. 3% punti percentuali per l'istruzione media superiore ai ca. 13% punti percentuali per quelle donne con un livello di istruzione elementare o inferiore. L'effetto stimato suggerisce che probabilmente al crescere dell'istruzione cresce anche il salario atteso dalle donne, e il relativo effetto di sostituzione tra lavoro e tempo libero sembra dominare l'effetto reddito, in linea di principio, esistono N effetti marginali per una stessa variabile (cioè tanti quanti gli individui nel campione); è necessario adottare una convenzione per produrre un unico effetto marginale. Nel nostro caso la quantità viene calcolata alla media campionaria delle variabili esplicative. †† Altri studi hanno utilizzato i dati di Banca d’Italia trovando il medesimo effetto. ‡‡ Il primo è rappresentato dall’aver conseguito una laurea o un livello di specializzazione più elevato, il secondo dal diploma, il terzo dalle medie, e l’ultimo dall’aver un un’istruzione pari alle elementari o nessuna. 19 aumentando il numero di ore lavorate. Infine l’età sembra avere un effetto positivo, che però non è facilmente identificabile in quanto non statisticamente significativo. Tabella 6: Probabilità di partecipare al mercato del lavoro età eta2 coniugata separata divorziata vedova istruzione:maturità istruzione:medie istruzione:elementare /nessuno prov di residenza:Como prov di residenza:Sondrio prov di residenza:Milano prov di residenza:Bergamo prov di residenza:Brescia prov di residenza:Pavia prov di residenza:Cremona prov di residenza:Mantova prov di residenza: Lecco prov di residenza:Lodi anno2005 anno2006 anno2007 N.osservazioni PseudoR2 Lombardia (I) (II) P(essere P(lavorare occupata) part_time) df/dx z df/dx z 0.118 102.54 0.022 38.66 -0.001 -106.56 0.000 -42.82 -0.196 -32.36 0.043 15.46 0.034 2.6 0.090 12.86 0.070 4.63 0.041 5.37 -0.103 -9.24 0.062 8.81 -0.068 -10.27 0.026 8.04 -0.217 -33.13 0.013 3.72 -0.323 -0.009 0.0003 -0.005 -0.041 -0.082 -0.016 -0.065 -0.063 -0.037 -0.047 -0.024 -0.049 -0.047 133746 0.3364 -43.49 -1.68 0.05 -0.99 -4.25 -8.08 -1.96 -7 -7.14 -3.79 -4.97 -2.76 -5.74 -3.22 -0.014 0.003 0.008 0.013 -0.014 -0.008 -0.003 -0.016 -0.005 -0.019 -0.014 -0.022 -0.002 -0.017 60934 0.1051 -3.3 1.25 3.01 4.82 -3.09 -1.72 -0.82 -3.68 -1.25 -4.3 -3.15 -5.77 -0.39 -2.44 Cremona (III) (IV) P(essere P(lavorare occupata) part_time) df/dx z df/dx z 0.112 31.04 0.023 14.26 -0.001 -31.96 0.001 -15.32 -0.190 -10.15 0.019 2.32 0.043 1.09 0.027 1.45 0.022 0.56 0.015 0.76 -0.144 -4.41 0.044 2.36 -0.110 -5.45 -0.0005 -0.05 -0.249 -12.85 -0.025 -2.86 -0.353 -16.47 -0.043 -3.97 -0.052 -0.026 0.028 10089 0.3402 -3.29 -1.62 1.65 -0.001 0.0001 0.009 4481 0.1051 -0.08 0.01 1.13 Nota:Statistiche z robuste per la presenza di eteroschedasticità.Categorie escluse: celibe, laureata,che vive a Varese, 2004; Effetti marginali riportati. Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione Trimestrale sulle Forze Lavoro (2004-2007) Nella tabella 7 si analizzano le caratteristiche del partner. Rispetto alle donne con partner laureato, e a parità di altre condizioni, le donne con partner con istruzione più bassa tendono a partecipare al mercato del lavoro con una maggiore frequenza. La partecipazione al mercato del lavoro diminuisce all’aumentare dell’età del partner (colonne I e II). Le stime degli altri coefficienti rimangono invariate rispetto a quanto riportato in Tabella 6, tranne per le variabili che colgono lo stato civile. Con una specificazione più parsimoniosa in termini di caratteristiche del partner, le donne single risultano essere quelle che partecipano più attivamente al mercato, con un’eccezione per le separate nella provincia di Cremona. Con riferimento alla partecipazione part-time le donne sposate o separate preferiscono partecipare al mercato del lavoro con un minor carico di ore anche controllando per le 20 caratteristiche del partner, come già individuato in precedenza nei commenti alla stime riportate nella Tabella 6. Ovviamente, il non disporre di altri redditi all'interno della famiglia, ma anche il non avere una famiglia in senso proprio -donne single, quindi comunque avere minori carichi familiari cui adempiere, spinge con maggiore probabilità le donne verso l'occupazione full-time, come già ampiamente discusso. Il livello di istruzione del partner, e più precisamente se il partner ha un livello di istruzione più elevato influisce positivamente sulla probabilità di lavorare part-time, invece l’età del partner non ha effetti statisticamente significativi sulla probabilità di partecipazione part-time. Infine la partecipazione femminile è correlata con la presenza di figli all'interno della famiglia ed alla presenza di ulteriori carichi nel nucleo familiare. Come regressori, in quest’ultima specificazione, abbiamo usato il numero di figli ed una variabile che assume valore 1 se nella famiglia sono presenti altri carichi familiari oltre ai figli, 0 altrimenti. La presenza di figli è negativamente correlata con la partecipazione (vedi tabella 8, colonne I e III). Tale effetto negativo e significativo potrebbe esclusivamente riflettere una semplice correlazione piuttosto che un rapporto causale, ovvero le donne con una maggiore preferenza per famiglie numerose potrebbero avere anche una minore preferenza per la partecipazione al mercato del lavoro. Inoltre la presenza di altri carichi familiari riduce la probabilità di partecipazione di circa 9 punti percentuali per la Lombardia e del doppio per la provincia di Cremona. Non si rilevano effetti differenti rispetto alle stime precedenti in riferimento alle variabili demografiche e caratteristiche del partner. 21 0.061 2875 0.007 2.73 (III) P(essere occupata) df/dx z 0.100 11.34 -0.001 -11.77 -0.012 -4.21 -0.199 -2.42 0.314 1.62 -0.227 -1.82 -0.151 -0.97 -0.196 -4.65 -0.289 -6.87 -0.391 -8.62 -0.010 -0.32 0.023 0.84 -0.011 1253 -0.40 (IV) P(lavorare part_time) df/dx z 0.001 0.11 0.00002 0.14 -0.001 -0.39 -0.012 -0.16 -0.108 -0.77 -0.129 -0.82 0.001 0.07 0.041 1.05 0.069 1.47 0.024 0.35 0.076 1.82 0.006 0.19 Cremona Nota:Statistiche z robuste per la presenza di eteroschedasticità.Categorie escluse: celibe, laureata,che vive a Varese, 2006; Effetti marginali riportati. Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione Trimestrale sulle Forze Lavoro (2006-2007). Le variabili relative alle caratteristiche del Partner sono disponibili per l’anno 2006 e 2007. eta eta2 eta partner coniugata Separata divorziata vedova Maturità Medie Elementari/nessuno Uomo con livello di istruzione più alto Donna con livello di istruzione più alto prov di residenza: Como prov di residenza:Sondrio prov di residenza:Milano prov di residenza:Bergamo prov di residenza:Brescia prov di residenza:Pavia prov di residenza:Cremona prov di residenza:Mantova prov di residenza: Lecco prov di residenza:Lodi anno2007 N.osservazioni PseudoR2 Lombardia (I) (II) P(essere occupata) P(lavorare part_time) df/dx z df/dx z 0.099 32.78 0.020 4.26 -0.001 -36.31 -0.0002 -4.49 -0.008 -8.87 -0.002 -1.53 -0.217 -9.52 0.080 3.91 -0.017 -0.29 0.090 1.53 -0.110 -2.05 0.002 0.03 -0.173 -2.20 0.518 4.54 -0.048 -3.67 0.073 5.47 -0.207 -15.69 0.116 7.44 -0.325 -22.71 0.162 6.70 -0.017 -1.82 0.039 3.01 0.0004 0.05 -0.012 -1.17 0.0002 0.01 -0.023 -1.11 -0.045 -2.34 0.050 2.07 0.013 0.90 -0.019 -1.08 -0.084 -5.01 0.013 0.61 -0.088 -5.47 0.050 2.41 0.008 0.45 -0.070 -3.37 -0.015 -0.87 -0.021 -0.99 -0.025 -1.59 -0.030 -1.59 -0.050 -3.16 0.056 2.80 -0.025 -0.93 -0.049 -1.48 -0.005 -0.68 0.012 1.41 38660 16973 0.2974 0.017 0.2962 Tabella 7: Probabilità di partecipare al mercato del lavoro con caratteristiche partner 0.053 2875 0.021 2.36 -0.0085 1253 -0.32 Cremona (III) (IV) P(essere occupata) P(lavorare part_time) df/dx z df/dx z 0.116 11.93 -0.011 -0.91 -0.001 -12.21 0.0002 1.21 -0.012 -4.2 -0.002 -0.53 -0.143 -1.67 -0.052 -0.71 0.300 1.57 0.0001 0.09 -0.195 -1.46 -0.084 -0.58 -0.172 -0.87 -0.156 -1.03 -0.185 -4.33 0.030 0.77 -0.280 -6.52 0.060 1.29 -0.389 -8.48 0.006 0.09 -0.001 -0.02 0.069 1.64 0.024 0.9 0.007 0.21 -0.088 -6.3 0.075 4.56 0.191 1.95 0.155 1.18 Nota:Statistiche z- robuste per la presenza di eteroschedasticità.Categorie escluse: celibe, laureata, che vive a Varese, 2004; Effetti marginali riportati. Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione Trimestrale sulle Forze Lavoro (2004-2007) eta eta2 eta partner coniugata Separata divorziata vedova Maturità Medie Elementari/nessuno Uomo con livello di istruzione più alto Donna con livello di istruzione più alto Numero di figli Altri carichi familiari prov di residenza: Como prov di residenza:Sondrio prov di residenza:Milano prov di residenza:Bergamo prov di residenza:Brescia prov di residenza:Pavia prov di residenza:Cremona prov di residenza:Mantova prov di residenza: Lecco prov di residenza:Lodi anno2007 N.osservazioni PseudoR2 Lombardia (I) (II) P(essere occupata) P(lavorare part_time) df/dx z df/dx z 0.115 34.83 -0.003 -0.53 -0.001 -37.6 0.00002 0.43 -0.008 -8.74 -0.002 -2.02 -0.176 -7.51 0.041 1.94 -0.025 -0.43 0.117 1.95 -0.102 -2 0.011 0.21 -0.166 -2.11 0.532 4.61 -0.046 -3.47 0.072 5.31 -0.204 -15.35 0.116 7.35 -0.324 -22.48 0.170 6.86 -0.013 -1.41 0.037 2.83 -0.003 -0.36 -0.008 -0.77 -0.075 -17.5 0.087 16.16 -0.088 -2.02 -0.115 -1.91 0.002 0.13 -0.026 -1.22 -0.045 -2.36 0.048 1.96 0.007 0.47 -0.015 -0.84 -0.088 -5.24 0.017 0.8 -0.086 -5.36 0.046 2.18 0.000 0.02 -0.060 -2.81 -0.020 -1.12 -0.012 -0.55 -0.030 -1.91 -0.024 -1.26 -0.048 -3.01 0.052 2.6 -0.029 -1.05 -0.052 -1.59 -0.004 -0.51 0.010 1.22 38660 16973 0.306 0.035 0.309 Tabella 8: Probabilità di partecipare al mercato del lavoro con caratteristiche partner e carichi familiari Le variabili demografiche relative alla presenza di altri componenti del nucleo familiare presentano un effetto particolarmente importante per la preferenza per il part-time (colonne II e IV, tabella 8). La presenza di figli aumenta la probabilità di lavorare part-time. Questo ribadisce pertanto che misure volte all'introduzione di opportunità di lavoro part-time o a potenziare i servizi di assistenza all'infanzia riducendo, rispettivamente, l'orario di lavoro o riducendo il tempo che le madri devono necessariamente dedicare alla cura dei figli (in assenza di tali strutture esterne di assistenza) potrebbero incentivare la partecipazione femminile. Invece la presenza di altri carichi familiari diminuisce la probabilità di lavorare part-time. Quest’ultimo effetto pure essendo statisticamente significativo sia per la regione Lombardia che per la provincia di Cremona risulta di non ovvia interpretazione. 3.1. Probabilità di partecipazione per alcune donne tipo Per rendere di più facile lettura i risultati delle regressioni probit riportiamo per la provincia di Cremona i risultati considerando degli individui stilizzati. In tabella 9 vengono presentati le probabilità di partecipazione (seconda colonna) e di lavorare part-time (terza colonna) di alcuni individui tipo. Nella prima riga sono riportate le probabilità delle donne con un’età di 40 anni, laureata, sposata, con un marito di 50 anni che ha lo stesso livello di istruzione della moglie, nel cui nucleo familiare sono presenti due figli ed almeno un’altra persona a carico nel 2007. Come si può notare l’età ed il titolo di studio svolgono un ruolo molto importante sia nella decisione di partecipazione sia di lavorare part-time. Dieci anni di età in più riducono la probabilità di partecipare di circa il 10%, mentre la probabilità di lavorare part-time è ridotta del 40%. Alla luce di questo risultato acquistano una grande importanza le politiche attive del mercato del lavoro volte alla posticipazione del pensionamento. Anche l’istruzione svolge un ruolo fondamentale nelle decisioni che ci troviamo ad analizzare, infatti l’avere un livello di istruzione più basso rispetto alla laurea riduce notevolmente la probabilità di partecipare mentre aumenta, seppur in misura minore, la probabilità di lavorare part-time. In particolare passando dalla laurea al diploma, la probabilità di partecipazione diminuisce del 8%, mentre la diminuzione maggiore (del 26%) si ha passando ad un livello di istruzione ancora più basso. La poca differenza tra diploma e laurea può essere dovuto al fatto che il diploma ha un impatto maggiore sul valore di mercato dell’istruzione in Lombardia (Brunello, Comi e Lucifora, 2001). Invece la probabilità di lavorare part-time aumenta al diminuire del livello di istruzione (16% e 9% rispettivamente). Il non prendersi cura di un bambino o di un adulto all’interno della famiglia aumenta la probabilità di partecipare al mercato del lavoro e diminuisce la partecipazione part-time probabilmente perché vi è meno necessità di conciliare il lavoro con la cura dei familiari, a parità delle altre condizioni. Si può vedere che l’istruzione del partner gioca un ruolo marginalmente importante solamente nella decisione relativa alla partecipazione al mercato, aumentandola del 3% nel caso in cui il marito abbia un livello di istruzione più basso. Nessun ruolo sembra avere nella decisione relativa all’orario di lavoro. 24 Infine considerando lo stato civile si nota che essere vedova e di giovane età riduce la partecipazione al mercato del lavoro, sembra infatti che le donne vedove preferiscano il parttime. L’analisi dei comportamenti sul mercato del lavoro delle donne vedove, soprattutto per le più anziane, dovrebbe tener conto dell’effetto reddito derivante dall’eventualità di usufruire della pensione del coniuge defunto. Inoltre una prima evidenza del disincentivo alla partecipazione può essere data dal fatto che il tasso di attività più basso per stato civile è proprio quello delle vedove (vedi Tabella 2, p5 ). Si rilevano differenze marginali per le separate. Tabella 9: Probabilità di partecipazione di alcune donne tipo nella provincia di Cremona tipo A B C D E F G H descrizione Partecipazione Donna di 40 anni, con partner di 50 anni che ha lo stesso livello di istruzione, laureata, sposata, 2 figli ed altri carichi familiari, nel 2007. 89.5 Effetto dell'età sulla decisione di partecipazione: età pari 80.04 a 50 anni Effetto dell'istruzione sulla decisione di partecipazione:istruzione elementare 66.5 Effetto dell'istruzione sulla decisione di partecipazione:diplomata 81.5 Effetto del carico familiare sulla decisione di partecipazione: né figli né altri carichi 92.6 Effetto dell'istruzione del partner sulla probabilità di partecipazione: partner con istruzione più bassa 92.3 Effetto dello status civile sulla decisione di 92.1 partecipazione:separata Effetto dello status civile sulla decisione di partecipazione:vedova 70.3 Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione Trimestrale sulle Forze Lavoro (2004-2007) 25 Part-time 42.6 25.8 50.8 46.2 16.4 41.3 34.3 67.2 Box 1: Un modello probit bivariato con selezione La scelta di lavorare part-time o full-time è osservabile solo per le donne che lavorano, le quali possono rappresentare un campione non random dell’intera popolazione. Un modo per risolvere questo problema di selezione consiste nello stimare congiuntamente la probabilità di essere occupate e la probabilità di lavorare part-time, assumendo l’esistenza di correlazione tra i fattori non osservabili (ovvero, i termini di errore) delle due equazioni. Si tratta quindi di stimare un modello probit bivariato con selezione (Greene 2000, Van de Ven e VanPraag, 1981) che tiene conto della selezione nell’occupazione, che ci permette di controllare per una serie di caratteristiche della popolazione femminile che possono influenzare la probabilità di lavorare con un orario ridotto ( ε1i ed ε 2i sono distribuiti come una normale bivariata con media uguale a zero, varianza uguale a 1e correlazione uguale a ρ). Questo modello stima la probabilità di lavorare part-time controllando per una serie di caratteristiche inosservabili che determinano la partecipazione e quindi l’essere occupato part-time. La specificazione bivariata utilizzata fa in modo che due outcome di riferimento (partecipazione e lavorare con una contratto part-time) siano influenzati dagli stessi fattori inosservabili, tenendo in considerazione che non si osserva l’occupazione partime se la donna non lavora. L’identificazione econometria del modello può avvenire sia tramite la sua forma non lineare, sia grazie all’individuazione di fattori Z che influenzino la decisione di partecipare, ma non la scelta di ore lavorate. In questo contesto, a causa della limitatezza dei dati, non è stato possibile trovare uno strumento che soddisfi le condizioni sopra indicate. Tuttavia, proprio al fine di indagare la questione della selezione non casuale del campione si procederà ad una stima probit bivariata in cui l’identificazione avviene attraverso la sola forma funzionale. Le stime del modello bivariato, in Tabella B2, mostrano dei risultati in linea con le stime precedenti (riportate in Tabella 8, colonna II e IV) per l’equazione che stima la probabilità di partecipare al mercato sia per l’intera regione che per la provincia di Cremona. Risultati più interessanti si ottengono dall’equazione che stima la probabilità di partecipare al mercato del lavoro con un contratto part-time. In particolare, si rileva che l’età influenza positivamente la probabilità di lavorare part-time, ed assume un andamento ad U rovesciata come nel caso della partecipazione, probabilmente a causa di una lenta ma progressiva diffusione delle nuove forme di lavoro e di orario più flessibile.Infine si ha una maggiore significatività in termini statistici (al livello dell’1%) della variabile che cattura la presenza di ulteriori carichi familiari all’interno del nucleo familiare, che sembra influenzare negativamente la probabilità di lavorare part-time. 26 Tabella B2: Probabilità di partecipare al mercato del lavoro con caratteristiche partner e carichi familiari Lombardia Cremona P(essere occupato) df/dx z df/dx z eta 0.114 35.97 0.115 12.68 eta2 -0.001 -39.08 -0.001 -12.93 eta partner -0.008 -8.92 -0.013 -4.46 coniugata -0.171 -7.53 -0.163 -1.92 Separata -0.046 -0.9 0.303 1.77 divorziata -0.100 -2.09 -0.215 -2.11 vedova -0.138 -1.83 -0.215 -1.57 Maturità -0.047 -3.61 -0.184 -4.51 Medie -0.200 -16.07 -0.282 -7.43 Elementari/nessuno -0.318 -26.63 -0.389 -10.71 -0.07 Uomo con livello di istruzione più alto -0.012 -1.26 -0.002 Donna con livello di istruzione più alto -0.003 -0.38 0.022 0.83 Numero di figli -0.065 -15.59 -0.072 -5.43 Altri carichi familiari -0.092 -2.27 0.187 1.94 prov di residenza: Como -0.002 -0.14 prov di residenza:Sondrio -0.038 -2.01 prov di residenza:Milano 0.004 0.27 prov di residenza:Bergamo -0.083 -5.14 prov di residenza:Brescia -0.082 -5.29 prov di residenza:Pavia -0.001 -0.07 prov di residenza:Cremona -0.020 -1.15 prov di residenza:Mantova -0.030 -1.95 prov di residenza: Lecco -0.048 -3.15 prov di residenza:Lodi -0.031 -1.15 anno2007 -0.003 -0.36 0.051 2.33 P(lavorare partime) eta 0.291 18.71 0.028 7.22 eta2 -0.035 -21.61 0.000 -8.05 eta partner -0.002 -4.13 -0.003 -1.78 coniugata -0.002 -0.22 -0.049 -1.17 Separata 0.058 1.55 -0.040 -0.82 27 divorziata -0.007 -0.29 -0.074 vedova 0.209 2.39 0.108 -2.71 0.77 Maturità 0.026 4.05 -0.010 -0.55 Medie 0.006 0.89 -0.019 -0.97 Elementari/nessuno -0.035 -4.59 -0.078 -4.20 1.52 Uomo con livello di istruzione più alto 0.010 1.96 0.027 Donna con livello di istruzione più alto -0.004 -1.03 0.008 0.59 Numero di figli 0.014 7.04 0.006 0.96 Altri carichi familiari -0.054 -4.09 0.131 1.71 prov di residenza: Como -0.009 -1.02 0.009 0.79 prov di residenza:Sondrio 0.006 0.61 prov di residenza:Milano -0.004 -0.60 prov di residenza:Bergamo -0.013 -1.58 prov di residenza:Brescia -0.004 -0.51 prov di residenza:Pavia -0.024 -3.02 prov di residenza:Cremona -0.009 -1.08 prov di residenza:Mantova -0.014 -1.91 prov di residenza: Lecco 0.008 0.96 prov di residenza:Lodi -0.024 -1.99 anno2007 0.003 0.74 Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati ISTAT, Rilevazione Trimestrale sulle Forze Lavoro (2004-2007) 28 4. Conclusioni ed Implicazioni di policy Obiettivo di questo approfondimento è un’analisi della partecipazione femminile al mercato del lavoro nella provincia di Cremona confrontata con la regione Lombardia utilizzando le Forze di Lavoro ISTAT (2004-2007). L’evidenza empirica ha dimostrato che le caratteristiche della famiglia di appartenenza (stato civile, numero di figli,ecc.) giocano un ruolo chiave nella decisione di una donna a partecipare al mercato del lavoro. In particolare, tenendo conto di queste caratteristiche, si sono analizzati i fattori che influenzano la probabilità di partecipazione al mercato del lavoro, per individuare se esistono significative differenze territoriali imputabili a caratteristiche socio-economiche delle donne e dei nuclei familiari di cui fanno parte. Una prima parte dello studio ha presentato un’analisi descrittiva del campione e un’analisi dei tassi di partecipazione, quindi si procede con un’analisi multivariata della partecipazione della donne al mercato del lavoro regionale e locale per isolare l’effetto netto delle caratteristiche individuali. Per comprendere meglio la decisione di partecipazione al mercato del lavoro delle donne si è utilizzato un modello di stima probit che permette di analizzare l’impatto netto che ogni variabile inclusa nel modello ha sulla probabilità che la donna partecipi a parità di altre caratteristiche, inoltre per spiegare il mercato del lavoro part-time, abbiamo utilizzato un modello econometrico che tiene conto della decisione di lavorare e se lavorare full-time o part-time. La probabilità di partecipazione è stata quindi stimata per ogni individuo appartenente ai campioni utilizzando variabili relative alle caratteristiche anagrafiche, al livello di istruzione, al contesto famigliare e territoriale. I risultati dell'analisi econometrica hanno evidenziato come la probabilità di partecipare al mercato del lavoro dipenda positivamente e significativamente dal livello di istruzione; donne con titoli di studio più elevato hanno maggiori probabilità di partecipare perché possono ambire ad impieghi più remunerativi ed hanno quindi un più elevato costo opportunità della non partecipazione. L'istruzione elevata riduce la probabilità di essere effettivamente occupata a tempo parziale. La relazione tra età e probabilità di partecipazione è a forma di U rovesciata, tale risultato è in linea con un modello di ciclo di vita, inoltre bisogna anche considerare che le generazioni femminili più giovani tendono ad essere mediamente più attive di quanto lo fossero quelle precedenti alla stessa età, riflettendo l’effetto dei mutamenti nel livello di istruzione medio (effetto di coorte). Se il partner ha un livello di istruzione più elevato rispetto alla donna influisce ciò positivamente sulla probabilità di lavorare part-time, mentre l’età del partner non ha effetti statisticamente significativi sulla probabilità di partecipazione al mercato part-time. La situazione familiare incide ovviamente sulle decisioni femminili. Come si è detto, la partecipazione femminile appare fortemente correlata, e negativamente, alla presenza di figli nella famiglia. Anche la presenza di altre persone all'interno del nucleo familiare ha un effetto negativo sulla probabilità di partecipare al mercato del lavoro da parte delle donne. Le donne con figli tendono a preferire il contratto part-time e a trovare effettivamente posti di lavoro con 29 questa forma contrattuale. Le donne single evidenziano una più elevata partecipazione al mercato del lavoro e una spiccata preferenza per il contratto full-time. Tali risultati suggeriscono che si verifica una qualche forma di uscita dal mercato del lavoro alla nascita dei figli (riduzione della partecipazione), ma che una volta che i figli sono cresciuti le donne si riavvicinano al mercato del lavoro, ma preferibilmente con contratti part-time. Il Consiglio Europeo di Lisbona nel 2000 ha posto tra gli obiettivi di medio termine dell’Unione Europea il raggiungimento entro il 2010, di un tasso di occupazione femminile del 60%, siamo ancora lontani in Lombardia da questo. Al fine di aumentare la partecipazione è necessario rendere il lavoro disponibile al mercato più allettante per la popolazione femminile soprattutto quando i carichi familiari diventano più pressanti. Abbiamo visto che il tasso di partecipazione è fortemente influenzato dal livello di istruzione, quindi politiche volte ad aumentare il livello di istruzione e di formazione possono contribuire a raggiungere l’obiettivo fissato dall’agenda di Lisbona. Una politica tendente ad incrementare la partecipazione femminile dovrebbe inoltre sviluppare le strutture di assistenza all'infanzia, incentivare la domanda di part-time da parte delle imprese, migliorare i servizi alla ricerca di lavoro. Le politiche di conciliazione tra lavoro e cura della famiglia diventano, in questo contesto, importanti nell’influenzare il livello di partecipazione femminile, soprattutto tra le donne con carichi familiari. Alcuni strumenti che possono essere utilizzati per facilitare la partecipazione delle donne e la continuità della stessa sono i congedi parentali e la riduzione dell’orario di lavoro ma soprattutto la disponibilità di un’offerta di servizi di cura per i familiari. Politiche basate sull’offerta di servizi, oltre a ridurre il costo netto per le casse pubbliche, grazie alla diminuzione dell’occupazione, possono produrre effetti positivi sul tasso di partecipazione*. Sarebbe utile anche l’utilizzo di strumenti quali le politiche attive di promozione del lavoro femminile che rendano più facile la permanenza nel lavoro e che sostengano l’imprenditoria femminile. La flessibilità degli orari di lavoro rappresenta un ulteriore aspetto importante, in quanto consente alti livelli di occupazione per le madri e ne agevola il rientro nel mercato del lavoro durante la maternità soprattutto in assenza di adeguate politiche di conciliazione. Anche le politiche fiscali possono influenzare la partecipazione femminile. L'introduzione di “aliquote rosa”, ossia di una tassazione differenziata per genere è stata recentemente avanzata da Alesina e Ichino e Karabarbounis (2007). Alla base della proposta c’è l’assunzione che a parità di incrementi di reddito netto l’offerta di lavoro delle donne è molto più reattiva, e quindi è maggiore la sensibilità alla detassazione. Sotto tale ipotesi di diversa elasticità dell’offerta di lavoro tra generi, la tassazione differenziata è ottimale, perché incrementa l’efficienza del sistema. Un sistema di aliquote differenziate per genere, più basse per le * Alcuni studi hanno evidenziato che le preferenze delle donne per il contratto di lavoro part-time dipendono in grande misura dall’esistenza o meno di un’offerta di buona qualità di servizi per l’infanzia insieme al livello di istruzione delle donne (O’ Reilly, 1996) 30 donne, incentiverebbe una maggior partecipazione da parte di queste ultime, con un incremento dell’offerta ma creerebbe dei problemi in termini di equità†. Al quadro fin qui descritto si deve aggiungere l’effetto che la crisi attuale sta generando sull’occupazione in generale e su quella femminile in particolare. Tale scenario avrà forti ripercussioni sia sul livello di partecipazione delle donne che sulla possibilità di conciliazione vita-lavoro. Appendice: Tabelle e Figure Figura A1: Differenziali salariali di genere Lombardia vs Cremona (1998-2004) diffCR diffLO 0.85 0.83 0.81 0.79 0.77 0.75 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Fonte: Elaborazioni proprie, su microdati INPS (1998-2004) † Se consideriamo due famiglie con unico genitore, uguali carichi familiari e reddito, ma in un caso l’unico genitore è uomo, nell’altro è donna. Sarebbe contro il principio dell’equità tassare più la prima famiglia rispetto alla seconda (Leonardi e Fiorio, 2007). 31 Bibliografia Alesina A., Ichino A. e Karabarbounis K., (2007) "Gender Based Taxation and the Division of Family Chores," NBER Working Papers 13638, National Bureau of Economic Research, Inc. Addabbo T., (2003) Atypical work in Italy in a gender perspective in Del Boca D, Repetto–Alaia M (eds) Women’s work, the family and social policy: focus on Italy in a European perspective, Peter Lang Publishing, Inc. New York Bernhardt, E. M. 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