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2012…e PLATA sia
Sevilla – Astorga - Cruz de Hierro – Ponferrada
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Prologo
22 marzo 2012 (dal sito www.pellegrinipersempre.it)
In certi periodi di sconforto può accadere, per ragioni diverse, di perdere la gioia di vivere, l'entusiasmo, e vedere davanti a se il
mondo come una ristagnante palude. Sedersi e lasciarsi andare è una forte tentazione. Non desiderare più nulla, non avere la forza
per cambiare, sentirsi soli in mezzo agli altri, perdere la capacità di amare e nello stesso tempo sentire un disperato bisogno di
affetto. Con il tempo certi condizionamenti possono diventare ossessioni e paventare un futuro pieno di paure e di incertezze. Per
salvarci da questo stato dobbiamo crearci un sogno che ci permetta di far rinascere l'entusiasmo, acquisire nuovo vigore, ritrovare
serenità.
Noi pellegrini siamo dei privilegiati perché questo sogno l’abbiamo sperimentato sulla strada: sappiamo che si può contare su se
stessi, che quello che serve ci viene donato senza che ci affanniamo, che le cose cambiano continuamente e che non ha senso
affezionarsi troppo a nessuna dimora, a nessun paesaggio, a nessuna percezione o peggio, crogiolarsi nell’auto compatimento,
perché tutto si avvicenda incessantemente e noi non possiamo fermare questo fluire.
Sappiamo si possa essere felici: le cose finiscono ma ne arrivano altre, sempre.
C'è una grande Presenza che abbraccia teneramente i pellegrini, che non si scompone davanti agli scoraggiamenti, alle nostre
irritazioni ma che lenisce i dolori, sostiene nella prova, incoraggia e che saluta i nostri momenti di entusiasmo ed energia con pari
entusiasmo ….e io, ogni volta, l'ho sentita più vicina lungo la strada.
Certo, mi si dirà “non è necessario andare lontano per ritrovare se stessi e Dio”, ….ma certamente l’esercizio aiuta la ricerca. Il
pellegrino è una persona che cerca, è un uomo che ha e pone domande più che risposte certe.
Il pellegrino si allontana da casa, decide un distacco e una partenza; è l'uomo che si mette in movimento, che cammina. Non si siede
sulla vita così come è, ma cambia prospettiva, immagina soluzioni, inventa itinerari nuovi per trovare quello che sta cercando e la
ricerca che lo abita.
C’è una strada lunga nel mio cuore. Una di quelle con il fondo bianco che scorrono tra due ali verdi di campi macchiati di rosso. Una
che si perde all’orizzonte, là dove l’azzurro del cielo va a baciare la terra. Un nastro gros-grein che si arriccia ad ogni piega su un
flessuoso tessuto color ocra.
Una strada pregna di assordante Silenzio, abitata dalla Solitudine, inondata dal Sole.
Ne ho percorse di strade così, ma il desiderio è sempre inappagabile; quasi una necessità.
Il richiamo riprende a pochi mesi dal ritorno del precedente Cammino, decanta tra il ricordo dell’estate passata e si congela nel
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freddo invernale per farsi strada, piano piano, ai primi tepori primaverili.
Ogni pellegrino ha un suo immaginario ruolino di marcia scandito da tempi e mete da raggiungere. Nel mio, in fondo alla lista sta
Gerusalemme, da casa. “Ci sarà spazio quando sarà terminato il tempo del lavoro”, mi sono sempre detto.
Immediatamente prima si colloca la Ruta de la Plata, impegnativa per l’entità dei giorni necessari e le condizioni climatiche del
periodo estivo. Altra opzione da “jubilato”. “Dopo tutto manca poco”….almeno credevo così fosse!
Recentemente è arrivato chi ha pensato bene di cambiare le carte in tavola. “Al lavoro ci devi rimanere più a lungo”: te lo chiede
l’Italia, l’Europa, lo spred, ecc,ecc.
Come si fa a rimanere insensibili quando pare che il destino del mondo dipenda da te?
Vorrà dire che fra sette anni acquisterò un carrix per metterci pannoloni, medicine, semolino e con andatura barcollante mi
dirigerò verso Santiago o il Santo Sepolcro chiedendo la grazia di essere liberato dal tremore senile.
Nel frattempo, colmo d’indignazione (sentimento attualmente molto diffuso), non posso far altro che cercare di riprendermi in
mano l’esistenza espropriata per viverla da attore protagonista.
Intraprendere ora ciò che mi ero riproposto di fare “dopo” è il mio modo di dire “Pensavate di avermi fregato…!!.”
Ed allora: Plata sia!
Sarà il cammino delle tre “S”: Silenzio, Solitudine, Sole.
Inizio il 24 luglio da Siviglia, dove arrivo, arrivo. D’altro canto, oramai l’ho imparato, quando si giunge a Santiago il Cammino finisce
ma non si compie.
In attesa mi emoziono con i diari del Fly e di Angeloscano e Sogno cullato dai versi di Hesse:
Sole, brilla adesso dentro al cuore,
vento, porta via da me fatiche e cure!
Gioia più profonda non conosco sulla terra,
che l'essere per via nell'ampia vastità.
Verso la pianura inizio il mio cammino,
sole mi fiammeggi, acqua mi rinfreschi;
per sentire la vita della nostra terra
apro tutti i sensi in festa.
Mi mostrerà ogni giorno nuovo,
fratelli nuovi e nuovi amici
finché senza dolore ogni forza loderò,
e di ogni stella sarò ospite e amico. (da “La felicità”, versi e
pensieri)
Anzi, delle 4 “S”.
Ermanno
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21 luglio 2012 (dal sito www.pellegrinipersempre.it)
Ci siamo. lunedì sera, dopo il lavoro, chiudo lo zaino e martedì mattina alle 8 sono a Sivilla per dare corpo attraverso il
pellegrinaggio alla quarta “S”: la Speranza (Fly, ci avevi azzeccato!). Speranza che sempre deve accompagnare l’incedere verso la
Meta. Speranza in un cambiamento interiore che si rifletta poi nella vita quotidiana; Speranza che le cose cambino nonostante la
mia manifesta incapacità ad affrontarle; Speranza di farcela fisicamente.
Ho la cosa più importante della mia vita da portare alla Cruz de Hierro: è poco più grande di un francobollo ma è anche un pesante
fardello. La mia forza è in Colui che il Calvario lo ha risalito sotto il peso della croce. Mi unirò idealmente alla moltitudine che nei
secoli, giungendo al monte Irago, qui vi ha deposto il proprio peso e la propria pietra per poi proseguire più leggera e libera verso il
Portico della Gloria. Io non potrò andare oltre, non giungerò ad abbracciare il Santo, ma sono sicuro che “il servitore” non se la
prenderà per la mancata intermediazione con il Principale. Sono certo: sarà un Cammino di liberazione.
L’avvicinamento alla partenza è stato come al solito problematico, come lo è la vita d’altronde.
A ciò si sono aggiunti i dubbi classici di chi affronta per la prima volta un percorso sul quale si favoleggia molto: calore, solitudine,
lunghezza delle tappe, ospitalità precarie. Mi sono venuti in soccorso i consigli (letti, ricevuti, sussurrati all’orecchio) di tanti amici
che ringrazio anticipatamente non tanto per avermeli fugati quanto per la testimonianza che si può fare. Mi sarò rivisto almeno 20
volte questo video http://www.youtube.com/watch?v=Uc58l2eDYKY la cui colonna sonora mi farà compagnia sulla strada. Ve lo
ricordate l’avvocato (Badia 2007)? Ecco, adesso so che a qualcosa serviranno pure i diari che scrivo al ritorno.
L’incertezza sulla partenza si è affacciata in questi ultimi dieci giorni: gastroenterite virale. Ma non è forse lo spettro che aleggia su
ogni pellegrino in marcia ed il motivo per il quale ci portiamo dietro il miracoloso Imodium? A me è venuta a casa per cui per
quest’anno ho già dato in termini di antibiotici e debilitazione. Ora sono sano come un pesce (speriamo di non essere lessato sulla
Via), per cui si va. Per scaramanzia ho acquistato il ritorno per il giorno 23 agosto.
Ci si sente al rientro.
Buon Cammino a chi è già sulla strada (Liam, i sogni non devono mai morire!) ed a coloro che si apprestano alla partenza in questo
mese.
Paolo mi precede di dieci giorni, Manu91 verrà tra altri dieci (Daniele, secondo previsioni dovrei essere a Granja attorno al 15). Ma ci
pensate che facciamo tutti parte di questo fiume inarrestabile che è il Cammino e la Vita?
Dove ora sta la Cruz de Hierro, in A.C. sorgeva un tempio pagano dedicato a Mercurio (ne sai qualcosa Valmor13?). A proposito,
Valerio, alla ministra non ho mandato una cartolina ma un V………….di stampo grillino.
A risentirci
Ermanno
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2012…e Plata sia.
Se si desidera raccogliere informazioni sul quarto fra i più frequentati Cammini per Santiago si deve iniziare
consultando il sito italiano http://compostela.pellegrinando.it/sezioni.php?seid=1846
e lo spagnolo
http://www.godesalco.com/camino/plata utili per scoprirne le origini e farsi un’idea di cosa ci aspetta. Subito
si vedrà che il Cammino della Plata verso Santiago ricalca in buona parte la millenaria via romana Ab Emerita
Asturicam fino alla città di Granja de Moreruela dove, piegando a ovest e abbandonandola, passando per
Puebla de Sanabria e Orense (Camino Sanabres) si può giungere a Santiago, mentre proseguendo diritti
sull’antica via romana si va ad Astorga (Asturicam), sul Cammino Francese e, volendo si giunge a Guijon sulla
costa nord. Io ho scelto la seconda opzione per finire il mio pellegrinaggio alla Cruz de Hierro (final de
Camino) e in seguito scendere a Ponferrada per il ritorno.
Non si inizia un Cammino senza Credenziale per cui si può richiedere quella italiana alla Confraternita di
Perugia www.confraternitadisanjacopo.it/Credenziale/indexcredenziale.htm oppure, se si desidera quella
spagnola, farsela spedire a casa dalla Asociación de Amigos del Camino de Santiago Via de la Plata
( www.viaplata.org - email: [email protected]) o ancora, una volta a Sevilla, ritirarla andando alla sede
della AACS in Calle Castilla, 82 (è sul percorso per uscire dalla città), (lunedì-sabato: dalle 18 alle 20 e
mercoledì dalle 10 alle 12 (da novembre a marzo) o dalle 19 alle 21 (da aprile o ottobre). Chiuso i festivi. Alla
Cattedrale di Siviglia non consegnano la Credencial ma all’ingresso della Capilla Real, mettono il sello. Non
viene consegnata nemmeno all’Ufficio del Turismo.
Le tappe si possono pianificare con www.godesalco.com/plan e successivamente vederne i dettagli con
http://caminodesantiago.consumer.es/los-caminos-de-santiago/via-de-la-plata/ . Attualmente questo è il sito
più attendibile ed aggiornato per quanto riguarda la descrizione del percorso e le informazioni sui punti di
sosta. Consiglio comunque di informarsi prima di partire perché, ad esempio, nel corso del 2012 gli albergue
della catena Alba Plata (importanti siti dove pernottare) rimangono aperti solo da metà febbraio a metà
dicembre. I responsabili delle varie strutture mi hanno riferito che non è per niente scontato che lo siano
anche nel 2013. La convenzione è rinnovata anno per anno e le condizioni possono cambiare.
La Ruta de la Plata si caratterizza per le sue peculiarità paesaggistiche davvero uniche: si possono percorrere
molti km attraverso enormi distese senza incontrare persone, case, ed a volte….alberi. Per questo ritengo che
sia necessario, oltre che un minimo di preparazione fisica, anche un buon equilibrio psicologico ed una
profonda motivazione di fondo per affrontare la monotonia di certi rettilinei e la solitudine di molte giornate.
Questo percorso non è molto frequentato: nel 2011 sono stati circa 8000 i pellegrini (circa un ventesimo di
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quelli che percorrono il Francese) giunti a Santiago e solo 2300 quelli che hanno iniziato da Sivilla. Più del
30% erano ciclisti e il 90% l’ha percorso in primavera e autunno. Questo spiega perché, quest’estate, durante
tutti i 700 e più km della Ruta fino ad Astorga non ho incontrato più di cinque pellegrini. Le notevoli distanze
tra un’albergue e l’altro, la mancanza di fonti (con conseguente carico di acqua da portarsi appresso, le
elevate temperature riscontrate (anche 45/47°C nel pomeriggio) sconsigliano le partenze nei mesi di
giugno/luglio/agosto. In primavera credo si potrebbe godere di una natura rigogliosa mentre in estate è tutto
secco e riarso. L’inverno, d’altro canto, è estremamente rigido (specialmente in Estremadura), i corsi d’acqua
con qualche problema di guado, “barros” ovunque. Ma ci sono pure gli aspetti positivi di un Cammino fuori
stagione (come lo è la Plata in estate) : non avere l’assillo del posto letto, l’estrema considerazione e
disponibilità degli hospitaleri, la solidarietà e il profondo rapporto che si crea tra i pochi pellegrini presenti. Se
si ricerca silenzio e solitudine, questa è la stagione e il Cammino ideale. Per me lo è stato e l’overdose di
“intimismo” mi ha fatto apprezzare, nei giorni successivi, anche ciò che non amo molto: il caos del Camino
Francese, da Astorga a Ponferrada.
Tutte le cose belle finiscono, e al termine, come al solito, redigo un prospetto con le informazioni raccolte
prima della partenza e quelle verificate lungo il Cammino a uso e consumo di chi verrà dopo. Quest’anno, ogni
giorno, obbligato a partire presto per sfuggire alla calura, con interminabili pomeriggi da trascorrere al riparo
di quattro mura, non ho trovato di meglio che riempirli con tante parole. C’è chi le sa scegliere bene, è
bravissimo a metterle in fila e le usa con cognizione di causa. Ecco, io sono manchevole in tutto ciò, per cui,
caro Pellegrino, se sei alla ricerca d’informazioni e non vuoi tediarti nel leggere facezie varie, salta a piè pari il
capoverso “diario”, fai “copia e incolla” solo della parte riguardante le notizie sulle varie tappe e…BUON
CAMINO.
PS: non preoccuparti, non verrò mai a saperlo ed il mio amor proprio non ne soffrirà!
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N – negozio alimentari
B – bar
R – ristorante
M-albergue pubblico P-albergue privato
ostello della gioventù T-albergue turistico Alba Plata C-camping H– hostal, hotel, casa rural- ACaccoglienza FR- fuori cammino
OT: ufficio turistico.
prefisso telefonico per Spagna: 0034
(le valutazioni sono di Erosky)
A-
Le parti in grassetto sono state verificate nel corso di questo Cammino.
Le parti in rosso sono aggiunte o modifiche a guide e prospetti pubblicati fino alla data del 23 agosto 2012
giorno 24-07 Mar Orio al Serio ore 06,05 – Siviglia ore 08,35 by Rayanair. Autobus aeroporto1
Puerta de Jerez ogni 30’, costo 2,40 euro a bordo.
Diario
Sevilla ore 9: 25°C. Quando l’indicazione della temperatura lampeggia sul display
dell’aeroporto, non credo ai miei occhi. Avevo trascorso giorni a rimuginare su
quanto mi avevano paventato parenti e amici sulle temperature da bagno turco
dell’invivibile Sevilla estiva (tanto che mi sentivo già accaldato nonostante gli
assurdi quindici gradi di un climatizzatore Ryanair guasto) mentre ora il
rassicurante termometro mi offre la possibilità di dare corpo al piccolo
programma turistico che mi ero preparato per la giornata odierna. Non che abbia
grandi velleità culturali ma avere un’intera giornata a disposizione prima del
Grande Inizio mi aveva indotto a scegliere alcune mete da visitare, non in ordine
d’importanza ma di gradimento personale e, andando a piedi, come si suol dire,
di strada per l’ostello. Quindi dopo aver recuperato lo zaino, il primo autobus
disponibile mi conduce fino in città.
Il tour inizia da un set cinematografico. Da cultore del genere fantascienza non
potevo omettere una visita alla Plaza de España utilizzata come scenario nei film
della saga “Guerre stellari”: la piazza rappresenta un palazzo nella città di Theed nel pianeta Naboo. Mi colpisce la vastità (200 mt di
diametro), la forma a semicerchio, la simmetria delle colonne, il canale, i ponti, le decorazioni con azulejos. La percorro in lungo ed
in largo ma meglio non indugiare troppo altrimenti ancora un poco e vedo passare Skywalker e Obi-Wan Kenobi. Mi reco a visitare
due altri luoghi che mi hanno sempre intrigato: la statua del Cid Campeador, figura leggendaria della Reconquista e il maestoso
edificio nella Manifattura Tabacchi, ora sede dell’Università ma nel mio immaginario i luoghi della sigaraia Carmen. E me ne sto ad
occhi chiusi mentre dall’MP3 escono le note dell’Overture http://www.youtube.com/watch?v=PQI5LtRtrb0 e dell’Habanera di
Bizet http://www.youtube.com/watch?v=8w9yJdkeryI . Seguendo il corso del fiume transito accanto alla Torre de Oro, nel
quindicesimo secolo forziere della Spagna coloniale e ora Museo Navale. Con la Giralda è il simbolo della città. La storia della Torre
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de Oro racconta che il terribile terremoto di Lisbona della meta del settecento ne lesionò la struttura e solo grazie alla forte
opposizione dei sivigliani non fu demolita, anzi, consolidata e ampliata.
Sevilla ore 12: 34°C. Una pausa e un panino nei Giardini di Cristina prima di arrivare all’imponente Cattedrale (la terza al mondo
come volume, la prima in stile gotico) dove, in una cappella laterale mi faccio apporre da un sorvegliante il primo sello di questo
pellegrinaggio. Alta ben 101 metri la torre della Giralda sovrasta la Cattedrale ed è il punto di riferimento di tutta la città. Sorta
come minareto della moschea moresca, dopo la Reconquista fu condizionata e innalzata ad opera dei Re cattolici come torre
campanaria della Cattedrale. La sfera ramata che la sovrastava fu sostituita con il Girardillo, una statua in metallo, alta 4 metri e dal
peso di 15 quintali che rappresentante la Fede; enorme banderuola che poteva girare secondo la direzione del vento. Mi piace
questa convivenza tra architetture diverse racchiusa in pochi metri, simboli di culture così apparentemente distanti e inconciliabili,
come a dire che è possibile un futuro insieme. E la Sevilla architettonica è tutta un miscuglio di gotico, barocco, mudejar
rinascimentale.
Sevilla ore 14: 37°C. Considerata la temperatura è’ il momento della visita agli Alcázares Reales (ingresso 8,5 euro, ma ne vale la
pena!) in cerca di un po’ di refrigerio tra fontane, palme e padiglioni. Spettacolari i patii e le stanze dell’ingresso di fattura araba. E’
un susseguirsi di locali dove gli stili moresco, mudejar e gotico si uniscono e sovrappongono in un continium gradevolissimo.
Azulejos, maioliche, stucchi, marmi, bifore, soffitti a cassettoni rinascimentali, cupole dorate. E’ un miscuglio di stili e un trionfo di
colori.
Il Patio de las Doncellas ne è il fulcro. Secondo la leggenda è il luogo dove venivano riunite le 100 vergini che i mori richiedevano
come tributo ai regni cristiani spagnoli. Un altro salone con una storia curiosa si trova nei Bagni di donna Maria de Padilla: si
racconta che qui Maria Padilla si sfigurò con l'olio bollente per resistere alle avances del re Pietro il Crudele, che voleva sedurla
dopo averne ucciso il marito. Maria decise poi di diventare suora e trasferirsi in convento, e divenne simbolo di purezza per la
cultura cristiana del luogo.
Si sta bene negli ombrosi giardini con i pavoni che ti vengono accanto dispiegando la loro ruota e laghetti nascosti in grotte, e
fontane che formano straordinari giochi d'acqua, e la quiete e il silenzio sol rotto dal vociare di qualche bambino sfuggito al
controllo dei genitori Ma non sono qui per oziare…. si deve andare C’è da raggiungere l’ostello.
Sevilla ore 17: 40°C. Sono solo due km sul lungofiume ma è una sauna. Grondo sudore stando fermo all’ombra dei platani. Capisco
cosa significa acclimatarsi. Raggiungo il Ponte Isabell II e attraverso il Guadalquivir e sono nel caratteristico quartiere di Triana.
Nonostante il quartiere sia centro città le strette viuzze sono deserte, sembra quasi disabitato se non fosse per i suoni che giungono
dall’interno delle case. L’ingresso dell’ostello Triana Bachpakers è simile a molte tante altre porte che si affacciano sulla via.
L’interno è quello di una caratteristica abitazione andalusa: azulejos alle pareti, aria condizionata, zona relax. Si sviluppa su tre
piani con terrazza panoramica, cucina e bagni in comune. Ne approfitto subito per una doccia rinfrancante. Alle diciannove provo a
riuscire per far spesa per l’indomani ma è come fare una seconda doccia. Stessa storia alle ventuno quando ci riprovo per la cena
fermandomi presso l’unico locale che, impietosito, apre la cucina anticipatamente per me. Ma quando cala Ste temperatura? Beh, i
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sivigliani lo sanno bene tant’è che solo dopo le ventidue il lungofiume del quartiere, costellato di locali e chioschi improvvisati,
inizia timidamente ad animarsi con coloro che sorseggiano aperitivi e consumano tapas. La cena per loro può ancora attendere: la
notte è lunga! Per me invece è l’ora della ritirata: domani si farà sul serio.
Ho chiamato Paolo: sta avanti sulla Plata di circa dieci giorni. E’ a Merida e mi dice che, tranne un austriaco con cui cammina, non ci
sono pellegrini in giro…solo qualche ciclista. Si annuncia un Cammino molto solitario. Vediamo di metterlo a frutto!
Ancora un consiglio: non andate a cenare alla trattoria “Via de la Plata”, sul lungofiume, perché nonostante il nome di buon auspicio
il menù del dia fa schifo e i 13 euro, per qualità e quantità, un furto.
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Giorn
o2
25-07 mer
1^ TAPPA
Sevilla – Guillena
km 23
Tappa pianeggiante, si attraversano campi coltivati. Si
parte dalla cattedrale e si va verso nord. Vedere
mappa allegata per percorso fino al ponte sul
Quadalquivir. Possibilità di seguire il percorso lungo il
fiume o in alternativa di passare da Camas. Prima di
Santiponce i cammini si riuniscono.
Km
Km
Km
percor px
da
si
alber locali
g
0
0
0
località
rifugio, indicazioni varie
SIVIGLIA
*P, albergue privato TRIANA BACKPAKERS, 50 posti, cucina, 12 euro
*N/B/R
con colazione, internet gratis, tel. 0046.954459960, calle Rodrigo de
*vari H
Triana,69 – E.mail: [email protected] . Oltre il fiume a 1,5 km
(Benedizione del dalla cattedrale, 400 mt dal Cammino. Disponibile credenziale a 2 euro
pellegrino in oppure si può prendere la credenziale ed aggiornamenti sul percorso,
Cattedrale alla presso l’adiacente Associazione amici del Cammino AACS, tel
Messa delle 696600602, calle Castilla, 82. Il Triana Backpackers con la bella
8,30)
stagione é quasi sempre pieno e quindi si consiglia di prenotare con
anticipo (www.trianabackpackers.com/inicio); OTTIMO.
*P, hospederia convento Santa Rosalia, 15/20 euro con credenziale,calle
cardenal Spinola 8. Prenotazione obbligatoria. Ricezione ore 9-13 e 16-20,30Tel
954383209 – 682313072 – E.mail: [email protected]
12
*A albergue juvenil, 300 posti, 18,50 euro, calle Isaac Peral 2, a due km dal
centro, bus n° 34 o n° 6, Prenotazione obbligatoria tel 0046.955056500902510000, pellegrini ammessi anche senza tessera, calle Isaac Peral 2.
Disponibile credenziale a 2 euro.
*H Pensione Vergara, 18 euro, tel 954215668,calle Ximenez de Enciso 11, nel
barrio Santa Cruz, vicino alla cattedrale Y los Reales Alcazares
* Taberna Miami” Triana Casco Antiguo,in calle Jacinto,21. Tel 954 34 08 43. Il
pernotto costa 12 euro con la colazione che ci si prepara da soli. Internet gratis
OT: avenida de la Costitucion 21\b tel. 954221404
5,4
5
5,4
CAMAS
-si parte da Calle de la Vinuesa, di fronte allo spigolo ovest della Cattedrale:
nell’angolo della via c’è una mattonella con la conchiglia. Si costeggia la Plaza de
Toros e si raggiunge il lungofiume (transitando per le vie Jimios, Saragoza,
Ferdinando e Isabella fino al ponte). Lo si segue a dx fino a incontrare il ponte di
Triana (Isabel II) che si attraversa immettendosi nell’omonimo quartiere (coloro
che provengono dal TRIANA BACKPAKERS raggiungono in breve il ponte Isabel
II). Si gira subito a dx alla calle San Jorge e subito in calle Castilla. Qui si
seguono le frecce gialle che portano ad attraversare alcune strade, un piazzale e
infine un altro ponte sul Guadalquivir. Al termine una freccia indica di proseguire
per Camas; un’altra manda a dx a seguire il percorso del fiume. Si segue
quest’ultima. Si segue una pista di terra, rettilinea, fra campi coltivati. Dopo
circa 2 km, all’altezza della fattoria Cortijo de Gambogaz (km 5,5), si lascia il
fiume e si prende a sx (attenti alle frecce, NON seguire quelle che
mandano diritti nel nulla!). Si passa sotto la A6. La strada diventa asfaltata.
Si vede il Monastero di S. Isidoro. Si costeggia un impianto sportivo. Il
campanile del Monastero di Santiponce, davanti a noi, ci guida fino a Santiponce
(10 km). Se invece si passa da Camas, arrivati di fronte alla chiesa far caso alla
strada sulla sx: una concha in bronzo indica la strada per Santiponce. Si supera
una zona industriale con varie rotatorie e si arriva a Santiponce da dietro la
chiesa, che rimane a sx. Si prosegue poi a dx seguendo le indicazioni per Italica.
*H *Chiedere alla Policia local per il polideportivo
13
10
4,6
4,6
23
13,0
13
SANTIPONCE * H: Casa rural “Casa Carmen” tel 955996637
*H
-si segue la via principale che raggiunge, appena passato il paese, la zona
archeologica della città romana di Italica. Sosta al Mirador per fotografare il
Teatro romano, zona con fonti d’acqua. Visitare Italica (11,5 km) (ingresso
gratuito per pellegrini, apertura ore 9,00). Si percorre un tratto di strada (A8078) trafficata fino a raggiungere un grande incrocio che si attraversa (è la
N630 e poi si passa sotto l’autovia A66) in direzione La Algaba (grande cartello
illustrativo della Via). In fondo si vede un boschetto di pioppi, che occorre
raggiungere. A dx c’è un vecchio ponte con un cartello che vieta il transito. Si
imbocca a sx (km 13,2) una strada bianca rettilinea, tra la A66 e il fiume, che
per 4 km attraversa coltivazioni. Si attraversa un ruscello (km 17,1): se è
piovuto va guadato. La seguiamo per oltre due ore sino a che si immette in
un’altra strada traversa. Davanti a noi s’intravede Guillena; verrebbe da andare
a sx, seguendo la carrettiera A406 che in fondo è ben visibile e che conduce a
Guillema. Invece si deve andare a dx per un tratto e poi a sx lungo una stradina
che segue alcuni campi e attraversa un torrente. E l’arroyo del Rivera de Huelva,
che in estate è asciutto ma se si allaga la via(non ci sono pietroni per
l’attraversamento ed è molto fondo con acqua putrida) lo si può superare
ritornando per 200 mt sui propri passi e prendendo a dx, dove ora c’è un piccolo
sentiero, e proseguire dritto fino a che non si incontra la Statale. Quindi voltare
nuovamente a dx camminando lungo la strada asfaltata (in pratica stiamo
camminando paralleli al sentiero tagliato dall’arroyo) per tre km circa. Al
distributore di benzina andare ancora a destra. Guillena da lì dista un
chilometro), risale attraverso aranceti ed entra in Guillena. All’ingresso del paese
c’è un cimitero. Si segue la strada sino ad arrivare nella piazzetta centrale con
panchine e pergolati di bounganvillea. Fare attenzione all’entrata in paese a
Guillena, perché le indicazioni non sono chiare: proseguire dritto scendendo al
letto del fiumiciattolo e risalire sulla sponda opposta.
GUILLENA *M, 20 posti, cucina con solo microonde, aria condizionata, 10 euro,
*B\N
orario 14-21, NUOVO 2011, Avenida de la Vega, alla fine del paese
14
presso polideportivo, sopra il bar dove si può cenare a 8 euro (gestori
simpatici), hospitalera Jaqueline tel 0034.672373099, oppure Veronica.
BUONO, ACCOGLIENTE.
*H, HR Frances, 21 euro, tel0034.9557856177, in centro.
-dal polideportivo si va a dx per la avenida de la Vega. 400 mt, dopo prendere
a dx per passare sopra al rio Rivera (in estate se asciutto si può scendere nel
letto del fiume). Si continua su una strada polverosa di campagna tra
coltivazioni e modeste casette risalendo alla A-460. La si attraversa verso il
poligono industriale e tramite le vie Diprasa e Carpinteira prendiamo, fra le
fabbriche TALLERES e ZAMBRANA, la Via Pecuaria Canada Real de las Islas (3
km).
In alternativa, da Guillena si può anche seguire la carretera ed alla prima
rotonda girare a sx (via Diprasa), poi dx e sx prendendo una stradina bianca).
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Diario
Ieri sera ostello zeppo di ragazzi francesi. Ogni mondo è
paese. Fanno lo stesso chiasso dei nostri. Tutti fino all’una.
L’ultimo è andato a letto alle tre mentre i tre giovani inglesi
con cui ero in camera sono rientrati alle cinque facendo, se
possibile, più baccano dei francesi. Tanto vale alzarsi. La
colazione è compresa nel prezzo ed è a disposizione in
cucina. Faccio con comodo e alle 6,30 sono pronto alla
partenza. Come esco ricevo da un passante il primo “Buon
Camino, peregrino” di quest’anno. Buon segno! Butto un
occhio al termometro della farmacia che incontro per
ritornare al Ponte Isabelle II e segna 26°C. Se tanto mi da
tanto e sono solo le sette, mi auguro solo di terminare la
tappa prima delle 14. Mantenendo il ponte sulla dx
proseguo per calle S. Jorge che diventa subito calle Castilla
e, seguendo le indicazioni in mio possesso, proseguo fino al
secondo ponte sul canale. Percorso comunque ben
segnalizzato con frecce gialle sui segnali stradali, sulle
piante o per terra. Oltre il canale prendo subito a dx lungo
uno sterrato che lo costeggia. Lo seguo e trovo un po’ di
difficoltà solo poco oltre la fattoria Cortijo de Gambaz dove
due frecce contraddittorie sullo stesso albero mi mettono in
crisi. La direzione giusta è quella verso sx per poi transitare per un tunnel sotto l’autopista e giungere al monastero di S. Isidro e
successivamente a Santiponce. Subito dopo raggiungo la zona archeologica di Italica ma non è ancora accessibile perché apre alle
nove. Pervaso dal sacro fuoco del raggiungimento della meta (nella prima tappa è molto forte!) e da un po’ di nazional-snobismo,
decido di proseguire. Da quel che intravedo dall’esterno e per le informazioni raccolte ho la sensazione di non aver comunque perso
molto.
Pochi minuti e raggiungo il primo dei luoghi che mi hanno affascinato durante la fase di preparazione. Si tratta dell’inizio di
un’ampia sterrata che si perde all’orizzonte, diritta come un fuso, lunga almeno 10 kilometri, attraversa brulle distese di stoppie
segno inequivocabile di una passata lussureggiante stagione di verdi e biondeggianti campi di granoturco. Ah, come avrei voluto
essere qui, allora!!. Me l’ero immaginata come il Riff nell’oceano verde, la scopro come una cicatrice sull’epidermide consumata dal
16
sole. Né persone, né case, né alberi. Solitaria all’orizzonte una torre, forse un acquedotto, funge da mirino per il proseguo del
Cammino. Qui mi sento veramente pellegrino. Solo io e la strada ... e queste note http://www.youtube.com/watch?v=BHZJSJoYSDg
di sottofondo. Nessuna alternativa, nessuna facile scorciatoia, nemmeno la rassicurante presenza di un ricovero intermedio.
Calpesto questa strada polverosa sotto un sole che si fa sempre più a picco. La strada segue l’andamento ondulatorio del terreno:
sul fondo della depressione il senso di isolamento è completo e l’orizzonte è dato dal profilo del vallo successivo. I piedi procedono
in linea retta, la mente va altrove, per sentieri suoi, a volte anche ardui, faticosi. Quando sopraggiunge la stanchezza del girovagare,
si rifugia nell’innocente gioco di cercare di individuare in cosa consistono quei puntini neri all’orizzonte: in che direzione
procedono? saranno pellegrini? a piedi o in bicicletta? Il più delle volte si materializzano semplici biker che utilizzano la sterrata
per una sgambata fuori porta. Incontro un solo appiedato…ma non un pellegrino. Un pastore che con il suo cane accudisce alle
capre che, in un campo vicino, fanno tabula rasa di quanto ancora commestibile. Nella mia fantasia e fino a poco prima del rendezvous, erano una madre con bambina un po’ vivace. (anche a causa forse di qualche decimo che si è perso … verificherò a casa!).
Non c’è neppure bisogno di chiedere quanto manca a Guillena; una volta raggiunta la torre la si vede laggiù, quasi a portata di mano.
Ma come avrò modo di imparare nei giorni seguenti non sempre è oro quello che luccica, come d’altra parte le distanze da coprire
non sempre sono una semplice retta tra A e B. C’è da passare l’arroyo de Huelva. In questa stagione bisogna usare tutta la fantasia di
questo mondo per chiamarlo rio e se mi fossi anche solo bagnato le suole delle scarpe mi sarei dato del pirla. Ma sembra che in
primavera sia invalicabile e si debba fare una leggera deviazione.
Nella piazza del paese il termometro segna 37°C. Alle tredici sono davanti all’albergue. Sulla porta chiusa un cartello invita, dopo le
quattordici, a chiamare un numero di telefono. Attendo pazientemente accovacciato all’ombra oggetto della curiosità di quanti
vanno e vengono dalla piscina comunale alla quale l’Albergue è annesso. Un signore che esce dal polideportivo chiama per me
l’hospitalera assicurandomi l’arrivo a breve. In realtà solo alle quattordici gli addetti al bar della piscina aprono l’esercizio e
l’albergue. Molto gentili mi spiegano regole e modalità di godimento della struttura. Dopo essermi sistemato scendo al bar per
mangiare qualcosa. Poco dopo arriva Veronica (con il suo bambino ancora in grembo), l’hospitalera che sostituisce la mitica
Jaqueline tuttora in vacanza. Molto simpatica e disponibile parliamo a lungo della Via e dei pochissimi pellegrini che la percorrono
in estate. Dopo Paolo, transitato da qui il 14, solo un austriaco il 15, uno spagnolo il 21, due belgi il 23 ed un tedesco ieri.
Considerando che questo è un posto tappa quasi obbligato (il prossimo tra altri 20km) credo proprio che non ci sarà possibilità di
incontri. Forse qualche meteora ciclista. Da Veronica vengo a sapere che più tardi ci sarà un funerale: buona occasione per una S.
Messa. L’albergue è nuovo, bello e ben tenuto. Ha un indispensabile condizionatore che lo rende fruibile e senza il quale, esposto
com’è al sole, sarebbe invivibile. Dopo la doccia, il riposo. Nel pomeriggio inoltrato si alterna un altro hospitalero (di cui non ricordo
il nome) e, sorpresa, si tratta della stessa persona che ha telefonato per me al mio arrivo. Va e viene in continuazione ma ci
accordiamo per la chiave in modo che possa andare in paese per la S. Messa.
La funzione funebre è molto partecipata: chissà se il defunto era una personalità del luogo oppure più semplicemente un uomo
buono benvoluto da tutti. La chiesa è afosa, inondata dal sole, strapiena di donne, ognuna con il proprio ventaglio che agita
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velocemente alla vana ricerca di un po’ di refrigerio. Tutti gli uomini (ma proprio tutti) sono all’esterno della chiesa. Consuetudine o
opportunismo? Al termine della funzione entrano e si pongono tutti in coda per porgere le condoglianze ai parenti in prima fila. Un
gran bazar: coppie che si richiamano a gran voce e si ricongiungono per il mesto rituale, senoras che possono finalmente e
calorosamente salutarsi da un banco all’altro, bimbi che scorazzano dall’ingresso alla bara. Sola, dimenticata, paziente…attende.
Trascorre un’ora prima che la salma possa finalmente partire per il cimitero. Mai visto! Ritorno all’albergue e ceno al bar del
polideportivo: bene e per 7 euro. Altre due chiacchiere con l’hospitalero e poco prima della chiusura arriva Hans.
La storia di Hans
L’hospitalero è contento che sia arrivato un secondo ospite (“l’albergue è povero”, mi diceva) e me lo presenta come “Hans, de
Allemania, ciclista”, lo registra, raccoglie la quota e ci augura la buona notte. Giovane, grande e grosso, con una mountain-bike
proporzionata, dalle ruote enormi e carica all’inverosimile, ha poco degli atletici ciclisti che oggi mi hanno sfilato sullla Via. Ha
iniziato stamane da Sevilla ma in tutta la giornata ha percorso solamente 24 km (degli 80 previsti) a causa delle numerose forature,
del peso del bagaglio e della cattiva distribuzione dello stesso. Si tratta della prima esperienza in bicicletta ed è assolutamente
sprovveduto su cosa significhi muoversi su due ruote e su lunghe tratte. Mentre smonta le sacche mi racconta che è di Dortmund e
che ha appena terminato l’Erasmus proprio a Sevilla. Negli ultimi sei mesi a causa delle agitazioni studentesche degli “indignados” a
cui ha partecipato (e delle nottate trascorse nei pub) il percorso universitario non ha reso molto per cui il padre, industriale nel
campo dell’elettronica, l’ha richiamato ai propri doveri: ad ottobre per Hans ci sarà un’università tedesca ed un lavoro nell’azienda
famigliare. Come dire: la pacchia è finita!! Hans sa bene che le cose cambieranno perciò, per concedersi un’ultima “mattata”, ha
pensato bene di ritardare al massimo il rientro in patria facendolo lentamente e in sintonia con i ritmi fino a qui sostenuti: una
tranquilla biciclettata verso nord. Quante volte gli amici gli avranno parlato di una Via che parte proprio da sotto casa, taglia la
Spagna in due e con altri nomi conduce fino a Irun? Poi sarà stato colto dal fascino di pedalare lungo la costa atlantica della Francia
battendo i lunghi litorali della Normandia e salendo in cima alle alte scogliere di Calais, richiamato da Mont Sant-Michel e
Dunkerque. Si sarà detto che poi, da lì, sarà uno scherzo, attraverso il Belgio, arrivare a Dortmund. D’altra parte sono “solo” tremila
e più kilometri, diviso 80. Ai primi di ottobre sarò a casa.
Da buon tedesco ha fatto una lista delle cose necessarie: bicicletta, ricambi, borse, sacco a pelo, fornellino e tutto il necessario per il
perfetto backpacker . E’ entrato in un negozio e con la carta di credito di papà ed ha acquistato il tutto. Stamane, di buon ora
(secondo lui…ma per noi le 10, ora di Greenwich!), salutati gli amici, si è messo per strada incappando, già ad inizio sterrato, nella
prima foratura della giornata a cui ne sono seguite altre due esaurendo così il kit in dotazione. Poi non è rimasto che camminare e
spingere “il cavallo a due ruote” e il suo carico.
Mentre parliamo divide i bagagli: da una parte quello che porterà con se, dall’altra ciò che spedirà a casa con il Correos. Dice che
domani dovrà recarsi nel locale negozio di “velocipedo” per cercare di permutare la pesante bicicletta con qualcosa di più leggero e
dotarsi di un numero di ricambi adeguato.
18
Nel frattempo ha quasi completamente smontato tutto ciò che era possibile ridurre e procede alla pulizia dei pezzi. Il clima è da “la
festa è finita” ma “godiamoci fino alla fine i giorni restanti”. Mi viene da pensare a quanti giovani italiani, spagnoli, irlandesi,
portoghesi, greci davanti alla prospettiva di un lavoro si precipiterebbero in aereo pur di accaparrarselo. Oggi a molti di loro non
rimane che un pellegrinaggio di intercessione nella speranza di ottenerne uno! Anche precario. Mi chiede se gli servirà la tenda sul
Norte. Con sadica rivalsa, e forte della mia millantata esperienza nel campo, certifico che è “indispensabile”. A mio modo ho
rallentato la corsa dell’Europa di serie “A”.
Non si pensi che sono invidioso per l’età, il fisico, la tecnologica bicicletta, la bella vita, le quattro lingue parlate, la fidanzata italiana,
ecc,ecc…è che non posso sopportare che un NON pellegrino occupi un posto in un albergue per pellegrini (e non ha importanza se
ce ne sono 19 liberi). La Germania piglia-tutto proprio non mi piace. Lo lascio alle prese della ricerca di una brugola che non si trova
più (e che avevo visto rotolare sotto il divano) e vado a dormire.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trova nulla. FARE SCORTA D’ACQUA E CIBO
19
Giorno
3
26-07 gio
2^ TAPPA
Guillena - Castilblanco de los Arroyos
km 19
All’inizio si sale leggermente in campagna e zona
industriale di Guillena (300 mt di dislivello), poi facile,
piatta e piacevole tra uliveti. Poi pascoli con querce. Si
arriva alla meta su strada asfaltata. Durante il percorso
non si incontrano paesi o fontane. Poche frecce gialle. NON
prendere acqua dai pozzi segnalati
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
26
3
37
11
località
rifugio, indicazioni varie
Incrocio zona
artigianale
-la Canada si inoltra decisamente in campagna. Si cammina tra oliveti ed
aranceti in dolce ma continua salita. Un cancello(7 km). (da aprire e
richiudere) segna l’inizio di un pascolo con rade querce ( è l’inizio de la
Sierra del Norte e l’itinerario coincide con il Cortijo del Chaparral). Poi le
querce lasciano spazio a macchie di arbusti. La strada si immette in un’altra
strada bianca che si segue a dx per 1 km, finchè si incrocia una strada
asfaltata A8002 (13,5 km).
-qui c’è un miliario con l’iscrizione Camino de Santiago-Via de la Plata. Si
imbocca la strada A-8002 verso sx, e si prosegue sul ciglio, in leggera salita,
per 1 km. Successivamente, sul lato dx, la strada è costeggiata da un
Stada asfaltata
20
42
19
5
sentiero in sicurezza. Si arriva alla urbanizzazione di La Colina e S. Benito
Abad. Subito dopo si raggiunge Castilblanco. Se si desidera andare
all’albergue proseguire sulla strada fino alla gasolineria.
CASTILBLANCO *M, 28 posti, 5 euro, cucina molto basica, terrazza, 1 camerata+2
DE LOS ARROYOS docce, No aria condizionata, Tel. 0034.955735367. via A.
*B\N
Machado,19 - al polivalente dietro alla gasolineria (chiedere le
*H
chiavi a Marta (io l’ho trovato aperto) che passa la sera per il sello,
no hospitalero fisso.) *di fronte al polivalente possibilità di cena a 9
euro (quello senza il patio). Minimarket vicino. Chiude alle 23.
BUONO (per me un po’ dismesso)
*Hotel Castillo Blanco tel. 955734523, singola a 30 euro, doppia 40 euro
*OT aperta dalle 10 alle 14.
*Camere private sulla via principale, dopo la chiesa. Niente insegne,
chiedere della sig.Salvadora
-si riparte scendendo dall’avenida A. Machado verso la carretera. All’uscita
dal paese si prende la SE-185 in direzione Almaden (1 km)
21
Diario
Sono solo circa 20 km. Non c’è fretta. Sveglia alle sette e
partenza alle otto. Temperatura sui 25°C. Nessun problema per
i segnali se non all’inizio del Cortijo del Chaparal dove
spariscono ma basta rimanere sul tracciato più grande per
ritrovarli più avanti. Le piogge primaverili hanno scavato il
fondo di alcuni tratti del sentiero per cui si deve saltellare da
una parte all’altra. Credo sia un tratto molto impegnativo per i
ciclisti come d’altra parte il tratto seguente molto pietroso. In
uscita dalla Sierra del Norte m’immetto su una strada asfaltata
che però si può by-passare percorrendo un sentiero parallelo
alla stessa. Arrivo a Castilblanco alle tredici con 32°C.
L’albergue per pellegrini è del 2001, attiguo al consultorio,
sempre aperto, e mostra i segni del tempo ma è accettabile. La
mancanza di un hospitalero fisso si fa sentire. Non c’è aria
condizionata ma oscurando tutte le finestre e tenendo aperte le
due porte che danno sulle ampie terrazze riesco a creare un
buon microclima. Come ieri, al termine della tappa inizio a bere
molta acqua. I due\tre litri che mi porto appresso durante la
marcia non sono sufficienti a compensare i liquidi espulsi con il
sudore e il corpo reclama il giusto riequilibrio. Subito un litro e
mezzo se ne va per calmare l’arsura e fino a sera è un continuo
introdurre liquidi: acqua, the, succo di frutta; qualunque cosa
fresca mi capiti sottomano. Ho l’accortezza, appena arrivato, di
mettere in frigorifero un paio di bottiglie di acqua in modo da
disporne durante il pomeriggio. Se poi nel pueblo c’è una tienda
il reparto bebidas fria è il primo che visito e un altro paio di
bottiglie fanno compagnia alle prime nel frigorifero. Così sono a posto fino all’indomani.
Verso sera arrivano due giovani ciclisti fiamminghi che hanno iniziato stamane da Sevilla. Ogni due\tre tappe vengono ospitati nel
camper dei genitori che li seguono lungo il percorso. Terrorizzati dall’ipotesi del furto delle biciclette le portano direttamente in
camerata (l’hospitalera non è passata) e non paghi chiudono porte e finestre trasformando l’albergue in un piccolo forno. Nel cuore
della notte, ancora sveglio, boccheggiante e in preda ad un’implacabile sete, andrò a dormire in terrazza.
22
Per la cronaca, non ho visto transitare Hans. Peccato, avrei voluto vederlo alle prese con le difficoltà dello sterrato. Ma molto
probabilmente ha optato per tutta statale oppure ha rivisto i suoi piani.
“Mi è semblato di vedele un gatto”
Non c’è bisogno che mi si ricordi quanti anni ho e che è tempo di finirla con i giochi da bambini (come se fosse così grave esserlo
ancora!) ma questo refren del canarino Titti rivolto al gatto Silvestro mi è frullato in testa per tutta la mattinata. Dopo aver
abbandonato il tratto campestre, dove era possibile distrarsi ammirando la particolare forma di un albero o la corsa dei conigli
selvatici che attraversano il sentiero ignari del volteggiare interessato dei rapaci alti nel cielo, ed essermi immesso sulla strada
asfaltata che conduce a Castilblanco, è facile che la mente vada là dove il dente duole.
Mi avevano colpito le parole di Veronica: “Peregrinos in verano? Nada de nada”. Bhe, mi sono detto, magari alcuni non transitano
dagli albergue municipali, forse altri iniziano da una località intermedia, qualcuno fa solo una tappa per deportivo; chissà magari ho
l’opportunità di incontrarne qualcuno.
La speranza alimenta la fantasia ma seppur la vista si acuisca non scorgo nulla nelle due direzioni. Mi sembra di essere Akab alla
ricerca della balena bianca, solo che qui le onde sono causate dal calore dell’asfalto che genera volute di aria calda che si innalzano
verso l’alto. Sembra di stare nell’assolata pianura padana in un pomeriggio estivo quando tutto è immobile e l’orizzonte indefinito,
fluttuante. Il silenzio e la pace sono eguali. Da quando hanno realizzato la A 66 (Autopista) tutto il traffico vi è stato dirottato e la N
630 ora non è più che una strada di servizio tra pueblo e pueblo. Fa più rumore il frinire delle cicale che il rombo degli occasionali
veicoli. Nell’immobilità del medio dia mi sento tanto capitano Drogo, solo che i miei agognati tartari hanno uno zaino e due bastoni.
Più volte ho scorto davanti a me un puntino, difficile capire se immobile o in movimento. Solo il tempo può confermarmi se procede
nella stessa direzione o in senso opposto. A volte sparisce in un avvallamento del terreno e allo sconforto fa seguito il rinnovato
interesse quando riappare sulla sommità del dosso.
Accelerare per avvicinarsi? Come si possono colmare distanze così ragguardevoli? Solo sperare in un’eventuale sosta del
camminante!
Rallenta, forse indeciso sulla via da seguire. La sagoma diventa una figura: un uomo che procede con passo appesantito dal fardello
che reca sulle spalle. Uno zaino? Una gerla? Un covone di fieno?.
Accelero e ne identifico i colori, vivaci come lo sono quelli dell’attrezzatura sportiva: uno zaino. Ancora più veloce e mi sembra di
scorgere il bastone su cui si sorregge. Passa da un lato all’altro della strada come se fosse alla ricerca della giusta via. Perché non mi
attendi? Magari in due potremmo procedere meglio, sicuri e in compagnia. Castilblanco è ormai prossimo; insieme potremmo
giungere all’albergue.
Una salita, molte curve, l’ennesima…e a seguire un solitario rettilineo. Dove sei finito hombre? Che direzione hai preso? Qualunque
sia è quella sbagliata, quella che non conduce all’incontro. All’albergue vi giungo da solo, e a sera così sono rimasto.
Eppure “mi è semblato di vedere una mochilla”.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trova nulla. FARE SCORTA D’ACQUA E CIBO.
23
Giorno
4
27-07 ven
3^ TAPPA
Castilblanco de los Arroyos - Almadén de la Plata
km 29,5
Prima metà su asfalto, dolci e continui saliscendi, margine
di un metro per pedoni e poco traffico ma veloce.
Seconda parte nel parco del Berrocal iniziando su stradina
asfaltata in discesa fino ad un doppio ponte. Nel finale
breve e secca salita al Cerro Calvario ed altrettanta
discesa.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
46
4
47
1
53
6
56,5
3,5
58,5
2
1,5
63,5
3,5
località
rifugio, indicazioni varie
LA ZARZUELA
-dopo 1,5 km superiamo la urbanizzazione Las Minas y Sierra Norte (2,7
km). Dopo un paio d’ore di cammino si transita accanto alla fattoria
EL RODEO
Yerbabuena. Sempre sulla SE-185,dopo il km 14, si incontra un’antenna
EL TINAJAR
CASTIJO DEL CAMPO- televisiva. Un km più avanti lasciamo la strada per entrare nel parco del
ripetitori e antenna Berrocal 16,5 km).
Parco EL BARROCAL
-1,5 km dopo l’ingresso c’è la casa del del guardaparco con torri di
Casa forestale
avvistamento ed a seguire un punto panoramico; poi la pista di servizio
del parco serpeggia per un’ora. Successivamente, nei pressi dei ruderi di
un ricovero per animali, ad un ponticello ed ad un moderno miliarino, si
deve deviare a sx (22,2 km) su pista di terra
ponticelli
-seguiamo la pista in salita, tra radi pini e molta sterpaglia, fino al
24
64,5
1
cancello
67,5
3
cancello
70,0
2,5
Cerro del Calvario
71,5 29,5
1,5
ALMADEN DELLA
PLATA
*N\B
termine della recinzione della tenuta agricola (25,3 km)
-si raggiunge un altro bivio (prendere a dx) e poi un cancello, sempre
camminando in salita
-la strada diventa sentiero e si inoltra in una bella valletta; poi inizia a
salire leggermente, gradatamente su stretto sentiero. Con salita dura,
seppur breve (1,5 km per 130 mt di dislivello), si raggiunge il Cerro del
Calvario(27,5 km), con bella ed ampia vista panoramica sul parco e sulla
valle successiva.
-con rapida discesa, con fondo in parte sconnesso e sassoso, si raggiunge
Almaden(29,3 km):. L’albergue sta nella parte alta (ed opposta
all’entrata) del paese. All’ingresso del paese prendere a sx, salire e poi a
dx. Occorre chiedere dato che non ci sono indicazioni( è dietro al
Consultorio).
*A, albergue juvenil, Calle Cervantes, 16 posti destinati ai
pellegrini, non è possibile prenotare, 5 euro, 2 piani, cucina, ampie
docce, distributori bevande e frutta secca, No orario, avvisare
TASSATIVAMENTE la signora Manuela Nunez dell’arrivo tel
0034.954735082 (abita anche lei in calle Puerto de la Cruz, al n°
22) oppure sig.ra NURIA (estate) tel. 0034.616351735 BUONO
*H, Hostal Casa del RELOJ, 6 posti, 10 euro + 2 colazione, cucina, orario
11-22, nuovo 2010, aperta marzo,aprile, maggio. In estate chiedere.
Plaza del Reloj, tel 0034.625077039 - tel Luis 0034.622175519. BUONO
*H, Hotel Camino de la Plata, camere a 30 euro, tel 0034.954735043
*HBR, Casa Concha, calle de la Cruz,8 - camere a 15/20 euro, aria
condizionata,. Tel 954735043. Cena a 8 euro
Il Bar Marcelino apre presto al mattino per la colazione. Vari ristoranti con
menù del dia
-PERCORSO CAMPESTRE: si riparte da Almaden seguendo le frecce gialle
tra le vie del paese con direzione plaza de Toros. Di fronte c’è il Cerro de
los Covachas e camminiamo tra pannelli solari. Poi in discesa fino al primo
di molti cancelli che troveremo nel tratto fino a El Real. Si arriva alla casa
25
fortificata chiamata La Postura (2,5 km). Più avanti si supera l’arroyo
Vibora (3,8 km) a poche centinaia di mt dalla strada che porta a El Real.
(Se ha piovuto rimanere sulla strada) Proseguiamo in leggera salita a
fianco del canale. Dopo la prima ora di marcia l’altimetria si stabilizza per
2,5 km nell’attraversamento della finca de Arroyo Mateos (animali liberi al
pascolo) Una forte discesa ci fa attraversare l’arroyo (7, 5 km). Poi si
risale e dopo alcune centinaia di mt si arriva ad un cartello informativo sul
cammino vecchio di Almadén o de Los Bonales (Km 9). Proseguiamo in
decisa salita seguendo paralleli alla linea dell’alta tensione. Una discesa
difficile ed un cancello ci fa uscire dalla finca. Seguono 4 km praticamente
piatti se ci eccettua nel finale una salita in prossimità della dehesa de
Robles, poco prima di El Real de la Jara. In alternativa al percorso
campestre si può arrivare ad El Real de la Jara su strada asfaltata.
26
Diario
Penso di aver dormito qualche ora quando la temperatura si è
abbassata, verso mattina. Ora ci sono 22°C. Partenza alle 7 mentre
albeggia. Prima prova sui 30 km. Favorito da un cielo nuvoloso
procedo spedito sulla solitaria SE-185 che conduce all’ingresso del
parco del Barrocal. Alle 10,30 mi sono già sciroppato 17 km d’asfalto
giusto in tempo per evitare la tortura dell’implacabile sole ora
riapparso. Pausa per una seconda colazione ai piedi delle giare che
ne delimitano l’accesso. Incivili pellegrini hanno ridotto a un
letamaio la guardiola d’ingresso. Cosa è il peso di una lattina vuota
da trasportare fino al prossimo cassonetto al confronto del degrado
che causa all’ambiente, e oserei dire alla sacralità della Via? Ma
questi non sono Pellegrini (con la P maiuscola) e neppure cittadini,
sono solo individui asociali che non nutrono nessun rispetto verso la
natura e i propri simili.
Ci vogliono un paio d’ore per attraversare il parco su percorso
tranquillo, facilmente identificabile, con un paio di secche salite.
Incontro due guadi, ora a secco. Le grandi pietre poste per
l’attraversamento fanno pensare che nella stagione delle piogge l’operazione sia un’avventura nell’avventura. La salita al Cerro del
Calvario è intensa ma breve. Paradossalmente più facile per i camminanti che per i ciclisti. Il Cerro li costringe alla collaborazione.
Mentre lo affronto ne sopraggiungono due. Singolarmente, pur appiedati e con bicicletta al fianco, non riescono a salire. Solo
insieme, e trasportando una bicicletta alla volta, guadagnano la cima. La discesa, con molta pendenza e con fondo pietroso è
altrettanto difficoltosa e li costringe a farla da “camminanti”.
Quando dalla sommità del Cerro ho vista dell’immensità del luogo attraversato mi chiedo come possano sentirsi quelle persone che
hanno lasciato lordure al loro passaggio. Ma forse questi non sanno gioire delle bellezze della natura e magari si rammaricano per
l’assenza di un fast-food a centro parco.
Alle quattordici sono a fine tappa. Qualche difficoltà a rintracciare l’albergue perché le frecce spariscono tra le case, il paese è esteso
e nessuno sa dove sia. Mi viene in aiuto un anziano avventore del bar nel quale sosto per un panino: l’albergue è sul retro del
Consultorio e m’indica la strada. E’ aperto (nel senso che la porta è chiusa con dello spago) ma, memore delle informazioni ricevute,
avviso telefonicamente dell’arrivo. Posso accedervi. L’incaricata passerà verso sera per la registrazione, sello e quota. L’albergue è
bello, ben tenuto, spazioso e, soprattutto, fresco. Nel pomeriggio la temperatura esterna aumenta di molto e non invoglia di certo a
27
una visita turistica del paese. Esco solo per cena, gli acquisti di cibo per l’indomani e una passeggiata per individuare l’uscita dal
paese.
Al ritorno trovo in albergue uno spagnolo: Salvadores di Murcia, camminante infaticabile (proviene direttamente da Guillena, circa
50 km) di molti Cammini ma che li spezzetta in più trance da 4-5 giorni. Per domani prospetta di raggiungere Fuente de Cantos,
quasi 60 km! Parliamo un po’ ma poi vado a dormire perché i miei 37 di domani sono già, per me, fonte di preoccupazione sia per la
distanza, oltre le mie corde, sia per il temuto calore.
Quello che non c’è.
Non c’è reportage fotografico di pellegrini sulla Plata che si rispetti che non li ritragga mentre grufolando si rotolano beati nel
fango, saltellano allegramente da una roccia all’altra, stanno immobili come statue all’ombra delle querce placidamente adagiati
nella polvere che diventa nuvola ogni qual volta la coda si agita per allontanare i numerosi e fastidiosi mosquitos. Sto parlando di
maiali, capre, cavalli, mucche e tori che tutte le guide danno come immancabile presenza e particolare caratteristica dell’Andalusia
agreste. Ebbene, attraversando il parco non ne ho visto un solo esemplare, né libero al pascolo né nei recinti. Nonostante ci siano le
recinzioni, i ricoveri per animali pure, tanti i cancelli da aprire e richiudere tra una proprietà e l’altra (con tanto di cartello “Ganado
suelto”); tanti indizi ma nessun protagonista principale. Mi sarei accontentato anche solo di un asinello, una pecora…che
so…qualche gallina, due tortore… Non che pretendessi la vista del primo ganado bravo della Plata al secondo giorno di Cammino
ma…nada de nada. Evidenti i segni della loro presenza (occhio a dove mettete i piedi!) ma tutti gli animali sono spariti nel nulla. E’
possibile che i maiali, vista la loro importanza nella scala alimentare andalusa, consci del loro privilegio, abbiano assunto il potere
nella governance animalesca ordinando a tutti il “rompete le righe” rendendone assai difficile la cattura da parte degli allevatori in
queste vastissime fincas? Oppure che qualche coscienzioso andaluso abbia voluto sottrarli alla calura estiva per condurli a
trascorrere una vacanza in quota come d’uso dalle nostre parti portando le mucche all’alpeggio? Le Canade che calpestiamo non
servono forse a questo scopo?
Cosa s’inventa la nostra mente per giustificare i nostri comportamenti!
Con molta probabilità, il maialino ritratto in primavera, io oggi l’ho involontariamente incontrato quando a fine tappa ho chiesto un
bocadillos jamon e queso. Hanno ragione le guide quando affermano: “…da oggi farete la conoscenza con i famosi Pata Negra”. Un
incontro molto, ma molto ravvicinato.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani, tranne ad El Real, ed al 25° kilometro, non si trovano
ne negozi ne bar.
28
Giorno
5
28-07 sab
4^ TAPPA
Almadén de la Plata - El Real de la Jara - Monesterio km 37
E’ possibile dividere questa tappa fermandosi a El Real
de Jara (fino qui un continuo saliscendi). In partenza
si attraversa la riserva di caccia Arroyo Mateos, in
passato chiusa ai pellegrini MA ORA (dal 2011)
AGIBILE. Dopo la chiesa di El Real, nella parte alta del
paese, il Cammino segue una via pecuaria o Canada
che dopo poco scende ad un ruscello che segna il
confine con l’Estremadura. Da qui iniziano i cubi di
pietra come segna-cammino. Fino all’Ermita di S. Isidro
il Cammino è piacevole e rilassante tra querce con
continui leggeri saliscendi. Subito dopo il Cammino
attraversa l’autovia della Plata (attenzione alle
frecce gialle) e segue poi per un tratto la
vecchia N-630. Nell’ultimo tratto devia su una
strada locale pressoché deserta in leggera
salita. Ultimo tratto breve ma faticoso.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
87,5
16
16
località
rifugio, indicazioni varie
EL REAL DE LA
JARA
*N\B
*M, “El Realegio”, 32 posti, 10 euro, cucina, solo microonde, No orario, in
calle Picasso all’ingresso del paese. Chiavi presso OT (calle Parroco Antonio
Rosedo 2, lun\ven—sab\dom telefonare prima) o se chiuso presso la
biglietteria della piscina del polideportivo, tel 0034.954733007. BUONO
*P, albergue “Alojamento del peregrino”, 12 posti, 10 euro con lenzuola,
cucina, NO orario, nuovo 2011, pulito, Rocio e Antonio molto gentili, tel
0034.654862553, calle Picasso 17. BUONO.
29
*H, Casa privata Rural Molina, 20 euro la doppia, calle Real 70, tel
0034.954733910\44- tel 0034.954733053 e 607742350
92,5
5
94
1,5
98
4
105
7
107
2
108,5
21
1,5
-Chi decide di proseguire per altri 20 km, prende a dx verso la chiesa e
prosegue per la calle San Bartolomè. Dopo un km attraversiamo l’ arroyo de
la Víbora (Km 15,7). A dx le rovine del castillo de las Torres.
Dehesa El Romeral -e si lascia l’Andalusia per l’ Estremadura. Strada piacevole e rilassante con
lunghi rettilinei.
Dehesa La Mimbre -Si va verso la finca Vistahermosa e si prosegue per altri 4,5 km e
successivamente, senza altri riferimenti, si va ad incrociare la carretera EX103, vicino alla futurista ermita de San Isidro (km 25,5).
Ermita S. Isidro -dopo l’ermita si entra nella rotonda di accesso all’Autovia. Qui ora è stato
N\B
aperto un distributore Repsol, dove è possibile acquistare bevande e cibo.
Prendiamo a sx e 200 mt dopo troviamo la N-630. Proseguiamo a dx su di
essa in direzione Monesterio e poco oltre imbocchiamo un cammino tra
eucalipti a dx della Nazionale che termina riprendendola. Proseguiamo sulla N630 per 1 km lasciandola poi per la sx verso il Camping Tentudia (29,5 km).
Bivio camping
Sommità del colle -in cima al colle si vede Monesterio che si raggiunge scendendo un poco e,
dopo un’area pic-nic, in fondo, imboccando la strada principale che conduce
indiscesa al paese.
MONESTERIO *M, Albergue parrocchiale de S. Pedro, Don Miguel Angel Garcia
*N\B
Encinas + volontari, 12 posti, 10 euro, ottima cucina completa di tutto,
chiude ore 22, nuovo agosto 2011, Avenida de Estremadura 218, tel
0034.924516097.
Danno
foglio
informazioni
per
successive
accoglienze. OTTIMO. Molti pareri favorevoli.
*P, La Castua, 25\30 euro compreso cena, jacuzzi, lavanderia, tel
0034.639728958
*H, hostal Puerta del Sol, 15 euro(stanza con bagno e tv), prima della fine del
paese, a dx.
*H, hostal Estremadura, 10 euro (prezzo per pellegrini), si può anche cenare
30
ottimamente, Avenida Estremadura 103, in fondo al paese. assolutamente Tel
per prenotare. 0034.924516502-606565537
*H, hostal El Pilar, in centro, aria condizionata, 24 euro. Tel 0034.924516756924517299-656876475
*H, Hostal Rinconcillo, 15 euro con colazione. Tel 0034.924517001615305132
*H, Hotel Moya, singola con bagno a 18 euro con colazione. Cena 8 euro. Tel
924516136 cell 637766793
- all’OT farsi dare l’opuscolo e le informazioni su gli albergue della catena Alba
Plata attualmente aperti
-si esce da Monasterio sulla N-630, fiancheggiando a sx il campo sportivo; al
termine del campo si imbocca a sx una stradina (attenzione alla freccia, un po’
nascosta) che scende e si inoltra subito in campagna tra muri di pietra. Il
corso dell’arroyo de la Dehesa, alla ns sx, ci farà compagnia per un bel tratto.
Dopo 3 km dall’inizio attraversiamo l’arroyo su una passerella e transitiamo su
pista tra due muretti a secco fino alla carretera BA-V-1668 (5,7 km)
31
Diario
Niente da fare. Dopo le tredici, con il sole a picco e il termometro
sopra i 35°C, è tutta un’altra storia. Si fa una fatica boia.
La giornata non era iniziata male. Salvadores parte una decina di
minuti prima di me, alle 6,30. Mi sono guardato bene dal
chiedergli di camminare insieme poiché va a una velocità doppia
della mia…e non credo si permetta numerose soste. Voglio
godermi pian piano questa zona tra Andalusia ed Estremadura
coperta da grandi estensioni di terreno boschivo da pascolo
(dehesa), ogni contorta quercia, ogni rossastra sugheraia e,
chissà, magari imbattermi nei famosi suini neri.
Inoltre non disdegno di fare, magari dopo 16 km di solitaria
campagna, se capita un incontro occasionale, due chiacchiere.
Come nei giardini pubblici di El Real de la Jara. Transitando, la
mia attenzione è attratta da uno zaino appoggiato su una
panchina. Nessuno attorno. Solo avvicinandomi ne scorgo il
proprietario che si sta lavando alla fonte.
Incuriosito approfitto del tavolo e dell’acqua per una seconda
colazione. Pedro, spagnolo di Bilbao, sta facendo hiking
percorrendo la Sierra Morena. La tappa odierna del Camino di
Santiago lungo la Ruta de la Plata corrisponde, in senso contrario, al suo quinto giorno sul GR-48. Si informa sul tratto che ho
appena percorso con particolare attenzione riguardo alla presenza di cani. Mi racconta che due giorni fa, durante il bivacco
all’aperto, ha avuto una brutta disavventura con un branco che probabilmente puntavano al suo cibo. Mi mostra ciò che l’ha tratto
d’impaccio: un apparecchio generatore di ultrasuoni, non percettibili dall’orecchio umano ma insopportabili per i cani. Questo
strumento è vietato in Europa ma lui l’ha acquistato anni fa in Turchia durante un trekking dove, mi dice, incontri di questo tipo
sono frequentissimi. Lo rassicuro: sono transitato nelle vicinanze di una fazenda ma i cani a guardia, probabilmente avvezzi al
passaggio dei pellegrini, si sono avvicinati, mi hanno annusato e se ne sono tornati tranquilli all’ombra di una maestosa quercia. Ci
salutiamo (senza augurarci “ in bocca al lupo” dato che non mi sembra proprio il caso!) e subito dopo vengo “abbordato” da un
signore anziano che smaniava dalla voglia di raccontarmi che una decina di anni fa pure lui è stato a Santiago (con il pullman) ma
che ora, a causa delle malattie, non può più affrontare un viaggio. E via con l’elenco degli acciacchi.
32
Distratto arrivo fino alla fine del paese (la meta del mio accompagnatore era l’Hogar del Pensionista!) e ora devo risalire fino alla
chiesa dove c’è il proseguo del Cammino. Poco oltre c’è il rio Vibora (in secca) che delimita il confine tra Andalusia ed Estremadura.
Durante la preparazione del Cammino avevo visto in internet immagini del guado con l’acqua che arrivava fino alla cintola dei
pellegrini. Ora, meno drammaticamente ma altrettanto prosaicamente scendo nel letto dell’arroyo e risalgo verso i ruderi del
Castillo de las Torres (nel secolo XII presidio di confine tra Islam e Cristianità tenuto dai monaci guerrieri dell’Ordine di Santiago)
che sorveglia, come nel passato, il passaggio dei pellegrini.
La strada seguente è bianca, larga, solitaria, ma completamente soleggiata….e sono già le 13. Mancano ancora 13 km al fine tappa e
fa molto caldo. Mi sono attardato troppo ad El Real. Ai lati della strada rade querce sotto le cui fronde stanno ammassate mucche al
pascolo. Altre vagano nei campi sotto il sole. Capita che una si avvicini al raggruppamento e con insistenza faccia sloggiare una
compagna che beneficiava dell’ombra. Mi ricorda il gioco delle sedie che facevamo da bambini quando con la corsa ci disputavamo i
posti disponibili, sempre inferiori al nostro numero. Giacché di ombra oggi ve né poca gioco anch’io con le mucche e mi conquisto
un posto sloggiandone un quartetto. Un frutto, un po’ d’acqua
(ormai calda), un minimo di refrigerio. Ma poi la strada chiama
e devo proseguire. Il pensiero di avere ancora tanta strada da
percorrere con il caldo che si fa sempre più asfissiante
m’induce a bere frequentemente e a sostare sotto ogni filo
d’ombra, anche quando a crearla è un esile arbusto o un basso
muretto a secco. Pensavo tra me che all’eremita di S. Isidro
(con area di sosta) avrei trovato refrigerio ma quando ci arrivo
scopro che la cappella è un cubo di cemento e l’area pic nic è
dismessa, invasa dalle sterpaglie e….recintata. Mi viene in
soccorso, poco più avanti dove la pista s’immette su una strada
asfaltata, una piccola oasi d’ombra creata da alcuni alberi
all’interno di una proprietà privata. Mi stendo a terra, sul
cemento, ma all’ombra.
Ecco, solo tre giorni sulla Plata e inizio a capire cosa significhi
marciare continuamente sotto il sole. Io che generalmente ho
poca sudorazione, che un litro di acqua mi basta per un’intera
giornata, che mi so adattare al clima, scopro improvvisamente
che i due litri di acqua che mi sono portato appresso sono
terminati, sono fradicio di sudore e la mia temperatura
corporea è più alta del solito. Sono forse questi i sintomi di
33
un’insolazione? E devo coprire ancora 10 km. Quando mi riprendo un poco mi rimetto in marcia su una pista che corre parallela alla
strada asfaltata. Qualche centinaio di metri e arrivo a uno svincolo autostradale. Sorpresa delle sorprese: hanno realizzato un
grande centro commerciale tra N630 e A66 e a bordo strada sta un distributore di benzina con annesso bar. Ne approfitto per bere
(a dismisura) e fare il pieno di acqua.
Nonostante la sosta per percorrere i restanti 10 km impiego 4 ore. La salita al Puerto de la Cruz: un calvario. Decisamente non sono
per le lunghe distanze e in condizioni difficili. Questo è un problema dato che quando ho programmato le tappe ben 10
contemplano distanze superiori ai 30 km. Vista l’esperienza odierna credo sia necessario anticipare l’orario di partenza.
Dalla cima del colle (faccio l’ultima sosta nell’area pic-nic) si vede Monesterio e con fatica raggiungo il centro e l’albergue. Vi ritrovo
Salvadores (dal che ne deduco che ha cambiato programma) e Wolfang di Colonia (credo sia “lo zaino” intravisto ieri: è dello stesso
colore!).
Quando ci si tranquillizza è bene ritornare a pensare positivo per cui le cose buone di oggi sono state:
a) sono arrivato alla fine;
b) odio i centri commerciali ma benedico chi ha pensato di aprirne uno 10 km prima di Monesterio;
c) la bonaria espressione della cassiera del distributore: “Caballeros, tu es locos!”;
d) l’ottima accoglienza all’albergue parroquial da parte dell’hospitalero per poi scoprire, alle 21 alla celebrazione della S. Messa, che
era il parroco;
e) la premurosa senora seduta davanti a me a Messa che con un ampio ventaglio multicolore faceva aria al marito. La ringrazio per
le folate che mi arrivavano;
f) ho scoperto dove erano finiti tutti i suini dell’Andalusia: in sostanza tra Almaden ed El Real è un allevamento unico. Monesterio è
la capitale spagnola del trattamento del Cerdo Iberico tra cui spicca il famoso Jamon de Bellota . Dal produttore al consumatore. Che
fosse un’importante mansio romana di accesso al granaio dell’impero lo testimonia una piccola lapide proprio di fronte all’albergue,
quasi invisibile sommersa com’è da truculente gigantografie murali di porchette e prosciutti stagionati.
g) domani Salvadores andrà fino a Zafra (48 km, per cui non lo rivedrò più) mentre il tedesco ha in programma Fuente de Cantos. Ci
si vede quasi certamente lì.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA D’ACQUA
e cibo.
34
Giorno
6
29-07 dom
5^ TAPPA
Monesterio – Fuente de Cantos
km 22
Da Monesterio si cammina molto piacevolmente su strada di campagna che scende tra pascoli e querce. Aprire
e chiudere cancelli tra mucche al pascolo e prestare attenzione a segnali ambigui. Seguire sempre nell’ordine:
frecce gialle (tranne appena fuori Monesterio!!), monoliti grigi con piastrella gialla, monoliti grigi con piastrella
verde. Ultimo tratto su strada bianca fra seminativi, camminando sul crinale di dolci colline.
Km Km Km
perco
px
da
rsi alber locali
g
114
5,5
119
5
3,3
località
rifugio, indicazioni varie
Incrocio con -la si attraversa e proseguiamo diritto su pista di terra verso una zona
strada asfaltata conosciuta come chaparral del Hospital. Si prosegue passando da pascoli a
coltivazioni fino al km 10 nel luogo conosciuto come El Cerrillo. Si attraversano
numerosi cancelli.
Altro incrocio Si prosegue in leggera discesa e successivamente girando in direzione nord-est
con strada
attraversando il letto dell’arroyo Bodion (13,3 km).
asfaltata
Arroyo del
-Da questo punto si inizia a salire fino ad un pascolo conosciuto come Dehesa
35
123,5
1,2
128
4,5
130,5
22
2,5
Bodion
del Campo.
Cancello con -In leggera discesa transitiamo accanto alla Villa Camino de Santiago (17,4 km)
doppio segnale con ceramiche che indicano la distanza da Sevilla e Santiago. Nei restanti
quattro km si prosegue a fianco (sta alla ns dx) della N-630 fino ad attraversare
la EX-202.
carretera
-si prende a sx e, ancora con qualche su e giù e con una salitella finale, si arriva
a Fuente.
FUENTE DE *T,Alba Plata nel Convento di Zubaran, calle Fraile, all’estremità in
CANTOS
uscita dal paese a sx, 31 posti, 10 euro +2 per colazione, cucina (molto
*N\B
basica), No orari, condizionatore, chiamare prima, chiuso LUNEDi’ e
Tutti i servizi MARTEDI’, hospitaleri Carmen e Manolo. Tfno: 0034.924500397, non
accettano prenotazioni e non si può cenare, tel 0034.618751898, altri
tel. 605192181- tel 665962628. BELLO E BUONO –. OT tel. 912 688 789
*Casa Vicenta,Calle Real 33, tel 924500852
*Aparthotel El Zaguan dela Plata, 18 posti in centro paese, 15 euro compreso
desayuno, cucina, lavadora, internet, parking bici, piscina. Possibile prenotare.
tel. 678277716
-Dall’albergue si attraversa tutto il paese nel lato lungo e si raggiunge la strada
BA-069. La si attraversa e si prende a sx una pista bianca che conduce, tra
vigneti, fino a Calzadilla.Poche frecce e pochi cubi di pietra….ma sono tutti
rettilinei…
36
Diario
L’itinerario corretto della tappa odierna me lo sono fatto raccontare da
Wolfang durante il lungo pomeriggio trascorso nello splendido albergue del
convento di Zubaran.
Stamane, appena uscito dal paese, non mi sono accorto di una segnalazione a
sx per cui ho proseguito diritto ed ho imboccato la N 630. Quando me ne sono
reso conto era troppo tardi per porvi rimedio. Tutta la N 630 fila fra due
recinzoni. Pascoli e terreni agricoli sia a sx sia a dx, e poco più in la l’Autopista
A66.
Impossibile, fino a circa 4 m dall’arrivo, riguadagnare il Cammino. Non che per
me sia un problema camminare su asfalto, tanto più che essendo domenica la
strada è completamente deserta e procedo in sicurezza sull’ampio margine, ma
mi scoccia essere stato tratto in inganno da una segnaletica posta male. Mi
raccomando: fuori Monesterio, prendere subito a sx in discesa, come indicato
dal cubo. Ignorare la freccia gialla posta a lato del cubo che indica di proseguire
sulla traccia di sentiero a fianco del guard-rail altrimenti non rimane che
camminare per 18 km a bordo strada senza nessun particolare interesse per
ciò che mi circonda se non la meraviglia di vedere, fino a che la vista lo
permette, il nastro d’asfalto che si snoda sul terreno brullo seguendone né
ondulazioni.
Il primo sole colora il terreno di rosa. Mi riscopro piccolo in questo spazio immenso. E’ una sensazione piacevole che mi fa sentire in
sintonia con l’ambiente circostante. Piccoli lo sono anche i lontani animali al pascolo. Non un’abitazione a vista d’occhio. Sembra di
stare nella copertina dell’album “La strada” dei Modena City Ramblers http://www.youtube.com/watch?v=cFX0bVLR574
Stranamente non penso ai lati negativi dell’isolamento (tipo: Se sto male? Se ho bisogno d’aiuto? Chi può darmene?) ma provo
piacere assaporando questa nuova sensazione di assoluta libertà. Potrei fare qualsiasi cosa (gridare, cantare, ballare) senza il
pericolo di essere giudicato per le mie azioni. Uscire dagli schemi, permettersi cose che nella cosiddetta normalità mi sono precluse
è appagante e liberatorio. Poi sopraggiunge un’auto che strombazza a più non posso. Che non abbia gradito i miei passi di danza? O
forse non sono intonato? Alzo il braccio e ricambio il saluto ma è già scivolata via,… la in fondo, un puntino bianco sulla pista nera.
Solo rimane un orso ballerino che va verso nord.
A Fuente de Cantos cerco l’ex convento dei frati francescani, ora Albergue. È’ il primo di undici accoglienze disseminate in
Estremadura e facente parte della catena Alba Plata. Si tratta di hostal turistici (aperti a tutti) a prezzi particolari e modici (dai 10 ai
37
15 euro, con colazione) per i pellegrini. La gestione è affidata a privati tramite una convenzione con la Xunta che viene rinnovata
annualmente. All’inizio di quest’anno ci sono stati problemi a causa della mancanza di fondi ma fortunatamente è stato trovato un
accordo che ne ha permessa la riapertura a metà febbraio. L’eventuale inagibilità di queste accoglienze complicherebbe non poco la
vita ai pellegrini costringendoli a tappe ancora più lunghe o a deviazioni dal percorso per trovare una sistemazione per la notte
dato che in alcuni paesi rappresentano l’unica opportunità di alloggio. Sono vitali per la fruizione della Via per cui è auspicabile che
nel futuro non vengano mai a mancare. Sono preziosi e belli.
Generalmente si tratta di edifici storici recentemente ristrutturati e arredati con gusto e funzionalità per cui la qualità è alta,
sicuramente superiore alla stragrande maggioranza delle comuni accoglienze che si trovano sul Cammino Francese. In ogni caso
sono l’opportunità più economica della regione. Carmen e Manolo, addetti all’accoglienza, sono gentili e premurosi e forniscono una
serie di utili informazioni anche sulle successive possibilità di alloggio. Mi accompagnano in camera (a due letti) dove Wolfang già si
sta sistemando e dopo che ci siamo rimessi presentabili usciamo insieme per mangiare qualcosa.
Il paese, classico andaluso con basse case di colore bianco, nelle prime ore pomeridiane è spopolato e silenzioso. Il bianco cangiante
è quasi accecante, la temperatura proibitiva per intraprendere qualsiasi attività. Comprendo il perché della siesta: che altro si può
fare in queste ore se non starsene rintanati tra spesse mura o sotto il cono d’aria di un condizionatore? Nell’unico bar aperto (forse
è anche l’unico del paese) mangiamo qualcosa…e beviamo molto. Wolfang va a cerveza. Una quantità industriale. Ha scoperto la
CruzCampo e, sornione, poiché la pubblicità sui cartelloni recita che “CruzCampo fa bene al sur”, sostiene di voler dare il suo
sostanzioso contributo al miglioramento dell’economia rurale di questa parte della Spagna. Quando ce ne andiamo, per timore di
rimanere a secco, ne porta con se un cartone intero. Io, da astemio, vado ad acqua e ne metto un paio di bottiglie nel frigorifero
dell’albergue. Non ho mai apprezzato tanto la presenza di questo elettrodomestico come da tre giorni a questa parte. Il frizer
permette anche di congelare una bottiglia d’acqua (grazie del consiglio, Matte!) per l’indomani nella speranza che rimanga fresca
più a lungo durante le ore di cammino.
In albergue, poiché siamo gli unici ospiti, solo la camera è stata condizionata per cui ci rifugiamo lì. Wolfang è di Colonia ed è alla
sua prima esperienza di Cammino. O meglio, ci ha provato lo scorso anno ma al termine della prima tappa Sevilla- Guillena si è
ritrovato con i piedi letteralmente devastati ed ha subito abbandonato. Quest’anno ci riprova (con scarpe e calze nuove) e conta di
arrivare fino a Merida da dove rientrerà a casa per poi proseguire l’anno prossimo per un altro tratto.
Più tardi la birra fa effetto e gli concilia il sonno e allora ne approfitto per mettere giù due righe. A sera vado a cena da solo dato che
gli effluvi dell’alcool non sono ancora stati smaltiti.
Al ritorno lo trovo alle prese con un’improponibile cena a base di sardine, pane tostato e marmellata…e l’immancabile CruzCampo
da un litro (chissà dove se l’è procurata). Cerchiamo di accordarci sulla tappa di domani. L’albergue Alba Plata di Zafra è chiuso il
lunedì ma io desidero arrivare almeno lì, mentre lui punta su una tranquilla camminata solo fino a Puebla de Sancho Perez. Vorrà
dire che ci rivedremo martedì a Villafranca de los Barros, sosta obbligata per entrambi.
38
Giorno
7
30-07 lun
6^ TAPPA
Fuente de Cantos
- Zafra
km 24,2
Da Fuente a Calzadilla si cammina su strada bianca,
abbastanza noiosa, tra seminativi. Sino a Zafra si
cammina in leggerissimi saliscendi per campi coltivati. Si
entra in città seguendo la linea ferroviaria e la si
attraversa in tutta la lunghezza.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
137
6,5
6,5
-
-
località
rifugio, indicazioni varie
CALZADILLA
DE LOS
BARROS
*B\N
*H, hostal Rodriguez, 21 posti, sulla carretera National, 15 euro la singola, tel
0034.924.58.47.01 - 0034.924584745
*B, hogar del Pensionista, plaza de Espana, si affittano stanze a pellegrini (da
verificare)
-le frecce conducono oltre il paese e non fanno passare per la chiesa del Salvador
che però merita una visita. Si prosegue verso Puebla, guadando alcuni rii,tra cui
il rio Rivera Atarja (9,2 km). 200 mt dopo il rio giriamo bruscamente a sx
prendendo direzione nord-ovest. Seguono 9 km in linea retta tra vigneti fino a
Puebla.
CALZADILLA *A, Albergue Juvenil de Calzadilla de los Barros, 45 posti, 6 euro, No cucina,
DE LOS
chiavi al Municipio (lun\ven 9-15 e lun\gio 18-20 o all’Hogar del pensionista???
39
BARROS
(albergue)
-
140
3
144,5
4,5
148,5
4,0
150,1 13,1
1,6
(sab\dom ma con difficoltà a reperire le chiavi fuori orario e sab-dom)-Tfno:
0034.924 584 745. L’albergue si trova nel parco comunale. Problemi con
l'acqua?? Ha il difetto di essere a 1,7 km dal paese, all’Ermita de San Isidro,
FUORI CAMMINO per cui sono + 3,5 km. Telefonare sempre prima perché a volte
occupato da gruppi. BUONO
Ritorno a
-se si è dormito all’albergue si rientra in paese per riconsegnare le chiavi all’
Calzadilla
Ayuntamiento. Si cammina su stradina di campagna lungo campi coltivati; per
pochi metri si esce a toccare la carretera nacional N 630. Si vede sulla sx un lago
artificiale
Carrettera 630 -si attraversa una strada asfaltata (e subito dopo un bel punto sosta all’ombra).
Strada
-segue lungo tratto di Canada molto polverosa.
asfaltata
-si entra in Puebla attraversando i binari del treno( 18,5 km) e la carretera per
Medina
PUEBLA DE *T, Alba Plata, presso Ermita di NS Signora de Belen (occorre deviare un poco
SANCHO
dal cammino, 1,3 km dal centro), 18 posti + suelo, 12 euro (con colazione), No
PEREZ
orario, Tfno 0034.638284988, hospitalero Antonio calle La Fuente, tel
0034.628716280-606342001-. BUONO – sempre aperto, NO giorni di chiusura.
teléfono Ayuntamiento 924575209
*Hostal el Monte, calle S. Antonio, tel 924575581, doppia 36 euro.
_si attraversa la cittadina da nord a sud e la si lascia attraversando nuovamente
la carretera ed un ponte sopra le varie vie. Si incontra una serie di binari. Siamo
in prossimità della stazione ferroviaria (22,6 km) di Zafra. Si piega a sx (non ci
sono frecce o indicazioni) camminando lungo i binari sino a che, sulla dx, si
vedono gli edifici della vecchia e nuova stazione. Passiamo di fianco ad un edificio
in mattoni con la scritta ZH 1917. Si attraversano i binari e si abbandona l’area
della stazione uscendo a dx sulla interminabile Avenida de la Estacion che si
percorre tutta verso il centro città. Da qui si va al Parco de la Paz che
attraversiamo verso la Plaza de l’Alcazar e proseguiamo diritto per la calle Lopez
Asme e poi a dx per calle Ancha dove sta l’albergue (24,6 km).
40
154,7 4,6
4,6
ZAFRA
*N\B
*H, hotel "Las Palmeras", tel. 924.552.208, Plaza Grande, in centro:
singola 18 € con bagno. Menù del dia: 10 euro (OTTIMO)
*T, Alba Plata, presso ex convento S. Francesco, 22 posti, 12 euro (con
colazione), cucina, No orario, calle Ancha 1, tfno 0034.924550929 Javier e
Hector,altri tel 0034.924029817 – 675947913 – tel 0034.618751894 –BUONO –
CHIUSO LUNEDì E MARTEDì- OT, Plaza de Espana, 8 - tel. 924551036.
*Vari Hotel da 22 euro in su. L’elenco lo si trova esposto all’esterno dell’OT
appena usciti dal parco de la Paz in arrivo a Zafra.
-ripartendo dall’albergue si segue calle Ancha e di fronte calle San Francisco. Si
passa accanto alla Torre di San Francisco e si prende un cammino che sale verso
la Sierra de S. Cristobal. In lontananza si vede un’alta torre ottagonale in
cemento. Dobbiamo passarvi accanto su una stradina bianca e polverosa che sale
sul colle con un tratto faticoso ma breve.
41
Diario
Tempo fa mi hanno regalato un piccolo gadget: un ciondolo con una
bussola, di quelle base, da quattro soldi, giusto i punti cardinali. Mi
capita a volte di consultarla quando il sole non mi aiuta oppure se ho
la sensazione di non andare nella direzione giusta. Pochi grammi da
portarsi appresso ma oggi completamente inutile perché dopo la
partenza, infilata la prima lunga Canada che conduce a Calzadilla ne è
seguita un’altra ancora più lunga che arriva a Puebla. Basta andare
sempre diritto.
C’è chi dice che sia noioso procedere così…io lo trovo incredibilmente,
magistralmente, superlativamente appagante. Che si chiede ad un
Cammino? Forse la fatica? L’avventura? Io desidero solo che si creino
le condizioni per cui il mio spirito possa camminare libero. Se l’andare
è impegnativo (salite, terreno sconnesso, ecc) la mente deve
necessariamente accompagnare l’esercizio fisico, se c’è un ostacolo da
superare, un guado, un ponte, condizioni meteo avverse, è necessario
dedicare energie fisiche e psichiche per fronteggiarlo; ma se ciò che ti
si para davanti è un lungo rettilineo, pianeggiante, in terra battuta, tra
due muretti a secco, l’incedere è sicuro e tranquillo e la mente può
andare per sentieri suoi. Le Canade, oltre alla transumanza, per i moderni pellegrini servono anche a questo: lasciar viaggiare i
pensieri.
Tra Fuentes e Calzadilla numerosi appezzamenti a fianco della pista sono coltivati a vite. Lunghissimi filari di un vitigno basso, con
tralci a soli 50 cm dal suolo. All’interno di un campo noto un’autobotte condotta da un contadino seguito da un altro appiedato che
innaffia piantina per piantina. Quando transitano in prossimità della recinzione chiedo lumi su tale dispendiosa operazione mi
viene spiegato che l’acqua è costosa e l’innaffiatura a pioggia sarebbe uno spreco a causa della natura argillosa del terreno. Tanta
fatica per ottenere un vino che, a detta di chi ne sa, non è un granché ma che la dice lunga sul difficile rapporto uomo/natura
esistente da queste parti.
Oltre Calzadilla diparte un’assolata Canada con ai lati un terreno brullo e incolto, dove, a macchia di leopardo, pascolano numerose
greggi di pecore sorvegliate da cani che si affannano nel tentativo di tenerle compatte. A volte il pastore che le accudisce sosta in
prossimità del gregge, altre sta sulla più agevole pista e lascia fare tutto il lavoro ai suoi aiutanti a quattro zampe. Per il pellegrino in
42
transito la cosa si complica un poco quando la sede della Canada è invasa da un considerevole numero di animali. Tra pecore che
sospingono e cani che abbaiano all’intruso, non è molto agevole superare l’ostacolo.
Un incontro in particolare è stato piuttosto movimentato. Superato un dosso vedo nella spianata sottostante un grosso gregge
sparso nel campo alla mia sinistra. In questo tratto non ci sono recinzioni e la mia apparizione richiama l’attenzione di un mastino a
guardia, piuttosto grosso, che subito si precipita nella mia direzione abbaiando a più non posso seguito da altri due, ma di stazza
inferiore. Il pastore, seduto su un masso a bordo pista e intento nella lettura, suppongo non si sia accorto del mio arrivo e non li
degna di uno sguardo. Cento metri sono pochi quando si è colti alla sprovvista e il pericolo ti viene incontro velocemente, neppure il
tempo di riflettere, solo l’istinto di immobilizzarsi e nascondere i bastoncini dietro il corpo. Un amico mi aveva detto che i cani
interpretano la presenza di un bastone tra le mani come una minaccia per cui quando mi arrivano vicino e iniziano a girarmi tutto
attorno pure io faccio la trottola. Non credo di aver gridato per attirare l’attenzione e non so per quanto tempo ho girato su me
stesso (infinito per me!) ma il fischio del pastore che richiama i cani giunge liberatorio.
Penso di diglierne quattro appena lo raggiungo ma mi viene incontro alzando le spalle ed allargando le braccia in segno di scusa.
Noto che ha degli auricolari e infatti mi spiega che, ascoltando musica, non aveva notato ciò che stava accadendo. Quello della
pastorizia deve essere un lavoro piuttosto solitario, duro, faticoso; comprensibile che ci cerchi di alleviarlo con la lettura e con la
musica. Svanita la rabbia ci scambiamo una stretta di mano. Vasco, questo il suo nome, studente universitario di Badajoz, durante
l’estate svolge questo lavoro per mantenersi agli studi. L’Estremadura è la regione più povera e meno popolosa della Spagna (un
milione di abitanti per un territorio grande come Lombardia e Veneto messi insieme) e si fa ciò che si può. Come accudire, per due
mesi, ad un gregge lungo la via pecuaria. Il confronto con Hans è immediato. Mi racconta la sua giornata che inizia alle quattro con
la mungitura delle capre e termina in un sacco a pelo nel retro di un furgone. Sessanta giorni sotto un cielo azzurro dove splende un
sole, implacabile d’estate, che tutti i giorni, ogni giorno, si rifiuta di morire, colorando tramonti lunghi, vasti, sempre diversi,
impressionanti e incredibili; e di notte quello stesso cielo offre lo spettacolo silenzioso di un mare di stelle splendenti. Ma la poesia
non sfama. Mi dice che vede il proprio futuro solo da emigrante come lo furono nel passato figli celebri di questa terra: Cortes,
Pizzarro…. e metà dell’equipaggio di Colombo. Il nome stesso di questa regione dice di una terra estrema, periferica, isolata, nel
passato zona di confine tra i Regni cattolici del nord e i califfati arabi del sud, dura per le condizioni di vita, di clima, di abbandono.
Ci salutiamo con un !buena suerte.
Sempre diritto e seguendo le frecce gialle arrivo a Puebla che è quasi un tutt’uno con Zafra poiché l’estensione dello scalo
ferroviario della cittadina ne lambisce i confini territoriali. Transito attraverso tutto lo scalo attraversando di continuo i binari, e in
mancanza di frecce, avendo come punto di riferimento un alto caseggiato di mattoni rossi, raggiungo la piccola stazione. In effetti,
Zafra fa capoluogo non certamente per il numero di abitanti (15000) né per l’economia ma solo perché è il centro più grande nel
raggio di molti kilometri.
Dalla stazione percorro i 2 km dell’Avenida verso il centro. Mi rendo conto di quanto Zafra sia una città nel nulla. Da questa via
principale partono delle laterali che finiscono “fuori”. Non come da noi che “vanno in periferia” e poi altre ancora che si diramano
43
nei quartieri, nella zona commerciale, artigianale o industriale. No, qui terminano proprio nel “nulla”; l’asfalto a un certo punto,
dopo poche centinai di metri, diventa ghiaia e poi terra battuta e poi polvere. E tutto intorno è ocra e rosso.
L’Avenida immette nel Parco de la Paz che attraverso completamente. In uscita, sulla sinistra, dall’altro lato della piazza sta l’Ufficio
del Turismo. Sapendo che l’albergue Alba Plata è chiuso di lunedì, consulto la lista degli hostal della cittadina che si trova esposta
sulla porta. Individuo il più economico e mi ci reco.
Scelta azzeccata. L’hostal Las Palmerias è collocato nella bella e centrale Plaza Grande, la stanza con bagno è climatizzata e si può
pranzare nel ristorante. Un pomeriggio rilassante. A conferma che le risorse idriche e l’energia da queste parti sono un problema,
nella camera è appeso un cartello che invita gli ospiti a non abusare dell’acqua della doccia, a spegnere le luci quando non
necessario, a utilizzare il condizionatore con parsimonia. Alcuni dicono che gli estremegni sono un popolo scontroso, introverso,
rude, diffidente. Io credo che siano “essenziali” perché è la terra in cui vivono che gli e lo chiede. Fino ad ora ho incontrato pastori
che hanno risposto al saluto, hospitaleri gentili e persone sempre disponibili a fornire informazioni.
Verso sera esco per un giro turistico e in seguito ceno all’aperto nella frequentatissima e vivace piazza antistante all’hostal. Quando
cala la sera, le luci, le palme, gli androni e le finestre illuminate che si affacciano su di essa, creano un’atmosfera molto “calda”(…
non solo per la temperatura) e piacevole che è difficile abbandonare. In camera, la musica proveniente dalla piazza accompagna il
mio sonno.
44
Giorno
8
31-07 mar
7^ TAPPA
Zafra – Villafranca de los Barros
km 19
Da Zafra, per una strada polverosa, si sale ad un colle scendendo poi a Los Santos de Maimona. Di qui si va
per campi coltivati all’inizio, poi per pascoli ed incolti, fino ad incrociare la carretera e l’Autovia de la Plata. Poi
per uno stradone di campagna, fra uliveti e vigneti, si giunge a Villafranca.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
località
rifugio, indicazioni varie
colle
158,1
3,4
3,4
dalla sommità del colle si vede Los Santos de Maimona che si raggiunge in pochi
minuti. Se ci si vuole fermare al Municipale di Los Santos de Maimona NON
prendere la deviazione che è indicata per l’albergue PRIMA del paese ma andare
prima a ritirare le chiavi in paese.
LOS SANTOS -si entra in paese per calle Zafra e si continua fino alla piazza de Espana. Si
DE MAIMONA trovano Municipio e chiesa de N.Senora de los Angeles.La aggiriamo sulla sx per
*N\B
passare di fianco al suo portale (3,9 km).
*M, Albergue Municipal, FR 1,5 km, sierra de San Cristobal, 40 posti, 3 euro,
cucina, No orario, SEMPRE APERTO, NO GIORNI DI CHIUSURA. chiavi all’OT tel
0034.924544801 - tel 634905944 (Plaza Espana,lun\ven dalle 10 alle 14,
sab\dom Policia Local tel 924544294), SUFFICIENTE
* H Hostal Rosa
*H Hostal Sanse 2 tel 924544210
Si seguono le frecce per attraversare la carretera EX-364 e le ultime case del
pueblo. Si prosegue oltre il paese scendendo sulla parte bassa e transitando sul
ponte de la Riviera de Robledillo (5 km) quindi si prende a dx una stradina di
campagna che, all’inizio, attraversa campi coltivati e poi si trasforma in canada.
Si percorre un lungo tratto dove si voleva costruire una raffineria. Si arriva al
bivio (12,2 km) per Almazara.
45
166,5
8,4
8,4
179,5 7,2
7,2
Bivio per
Alzamara
L’Albergue turistico Via de la Plata “La Alzamara (un antico frantoio in
aperta campagna, senza servizi) è stato ORA DEFINITIVAMENTE CHIUSO
si prosegue fino all’incrocio con il camino de Ribera del Fresno o de los Moros.
Prendiamo a dx attraversando binari e N-630. Camminiamo a bordo carretera per
100 mt passando sotto il ponte della autovia e subito dopo la abbandoniamo per
un cammino a dx, Successivamente a sx e sempre diritto per 4 km fino a
Villafranca (19 km).
VILLAFRANC * P, Albergue “Tierra de Barros” Calle Nueva 35-b – 10 posti, 10 euro,A DE LOS tel 665261758, Pablo, NUOVO 2012. Tipica casa etremena, ristrutturata,
BARROS
con tutto quanto necessita per il pellegrino. OTTIMO
*N\B
*P, Casa Rural Perin, 12 posti, 18 euro, cucina, si può cenare, calle Carrillo
Arenas 40. Tel 0034.646179914 – 0034924523356 Isabel, Prenotare prima.
(Ottimo,molto accogliente)
*P, Albergue privato El Carmen, nuovo 2012, calle Carmen 26, 12 posti, cucina,
12 euro+2 per colazione, orario 10-23, tel 665962628 (Maria Josè) oppure
691537283 (Filo)
*H VARI, hotel "Diana" (924.520.502) sulla N-630, hotel "Romero"
(924.525.408) e gli hostales "La Marina" e "La Plata".
*H, Pension Los Amigos, 2 camere, 12 euro, calle Arias Montano 39, niente sul
portone, segnalata igiene precaria.tel 670493276
Pension de Esperanza “La Cubana” molto sporco, da evitare
-usciamo da Villafranca per calle Santa Joaquina, Plaza Corazon de Jesus e Calle
Calvario per arrivare all’Ermita de la Coronada. Prendiamo a sx calle S. Ignacio
con l’Istiyuto Melendez Valdè. 700 mt dopo attraversiamo la carretera BA-6004.
Proseguiamo e la terra diventa sempre più rossa fino al campo publico El
Chaparral (4,7 km) dove abbandoniamo l’ampia pista per un sentiero più stretto
tra le viti. Dopo altri 3,5 km prendiamo a sx una strada più larga che conduce
all’arroyo del Bonhabal (9,6 km). Poi sempre diritto per quasi un’ora verso
l’incrocio con la carretera BA-013 (13,9 km) che conduce a Almendralejo.
46
Diario
Oggi ho camminato lungo il tratto che negli anni scorsi è stato teatro di molte contestazioni tra chi voleva costruire una raffineria e
chi marciava in difesa della natura e del Camino de Santiago. Oggi ho pensato a Yesa sull’Aragonese, al Nunca mais di Muxia, ai tratti
di Camino devastati dalla costruzione delle Autovie e dai Poligono
industrial.
Ho visto questo immenso territorio costellato da distese di viti,
contorti ulivi, querce secolari, alberi da frutto.
Ho visto gente arare, battere il terreno, potare gli alberi, innaffiare
con cura pianta per pianta.
Ho udito il frinire delle cicale, tanto assordante da superare in
decibel la musica dell’MP3.
Ho raccolto una foglia di salvia con cui mi sono deterso i denti e ne
ho gustato il sapore pieno.
Ho toccato l’impercettibile velo di polvere che ancora non si è
amalgamato con il sudore.
Sensazioni ed emozioni intense che non possono andar perse.
Poi mi sono ricordato di Vasco e della “povera” Estremadura e
allora comprendo come per tanti l’industrializzazione sia sinonimo
di benessere, e la devastazione di un territorio il necessario scotto
da pagare. Ma ci deve essere un modo per coniugare futuro e
sostenibilità!
Sosto a lungo presso il bivio per l’Alzamara, affascinato da questo
luogo. Poche cose: un cippo che indica la deviazione, dei ruderi
avvolti dalla vegetazione, radi ulivi. Sarà la storia che lo circonda,
sarà il sole battente, la stanchezza, il monotono canto delle cicale, o forse la pace che avvolge il tutto, ma all’ombra di un ulivo mi
lascio avvolgere da quel torpore che è preludio al sonno. Non ne esco neppure quando passa Wolfang. Ci salutiamo ma lo lascio
proseguire…ci rivedremo a Villafranca. Sono rimasto così almeno per un paio d’ore, sospeso tra dormiveglia e pensieri cullato da
http://www.youtube.com/watch?v=A3yCcXgbKrE&feature=related. Si è fatto tardi…bisogna andare. Poco prima dell’ingresso in
Villafranca ritrovo il tedesco. Anche Lui deve essersi concesso una lunga sosta. Decidiamo di andare insieme all’albergue El Carmen
che avevamo scelto un paio di giorni fa a Fuente de Cantos nel caso non ci fossimo rivisti. Nella piazza del paese, mentre cerchiamo
di orientarci, siamo avvicinati da un ragazzo, Pablo, che ci offre ospitalità nel suo nuovo albergue. Pellegrino per due volte sulla
Plata, ha ristrutturato con le sue mani e convertito a ostello la casa paterna ricevuta in eredità, sia per ottenerne una fonte di
47
reddito che per amore del Cammino. Laureato in biologia, come tutti i giovani di questi tempi, si arrabatta come può per sbancare il
lunario: alcune ore d’insegnamento, lezioni private e…i pellegrini. Incanta l’entusiasmo con cui parla di questa nuova avventura
(sapete, quella luce particolare negli occhi che ci accomuna!) e di quante speranze riponga in quest’iniziativa. Già ci sono due
albergue in Villafranca (lo storico “Perin” e “El Carmen” aperto nel 2011) ma questo sembra non rappresentare un problema per
Lui perché ha dalla sua l’esuberanza dei giovani e l’incoscenza dell’inizio. E’ aperto da una sola settimana e ci chiama già con
orgoglio i pellegrini n° 6 e 7. Contagiati da tanto fervore, ci lasciamo convincere e lo seguiamo verso l’albergue. Veramente ottimo,
spazioso, funzionale, fresco, con tutto ciò che serve al pellegrino, compreso un ombreggiato patio (lavatoio e fili per stendere, utile
come ricovero per le biciclette) e un’ampia terrazza solarium. Pablo mette a disposizione tutto quanto, compreso condizionatore,
televisione cucina super - attrezzata e …frigorifero pieno. Si offre anche di andare in comune in vece nostra per sellare le
credenziali. Non c’è bisogno che sprechi altre parole per sostenere la sua iniziativa se non dire che il suo motto potrebbe essere “Mi
casa es tu casa”. Forse è meglio un nuovo amabile albergue che una pestilenziale raffineria. Grazie Pablo. Verso sera con Wolfang
andiamo a far spesa. Gli ho promesso pasta italiana. Come cuoco sono una schiappa, ma si fa presto ad avere un successone con chi
si ciba di sardine e marmellata (insieme) tant'è che ne prende doppia razione e quella avanzata la mangerà l’indomani a colazione.
Al termine facciamo due passi per smaltire l’abbuffata e poi ci ritiriamo ognuno nella propria camera per non disturbarci con il
reciproco russare, lusso che possiamo permetterci dato che siamo gli unici ospiti. Domani cammineremo insieme fino a Merida.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trova ne negozi né bar. FARE SCORTA D’ACQUA e
cibo.
48
Giorno
9
01-08 mer
8^ TAPPA
Villafranca de los Barros - Torremejia
km 26
Da Villafranca fino a Torremejia la tappa è completamente pianeggiante e si svolge su uno stradone di
campagna che fiancheggia campi coltivati, in prevalenza viti ed olivi. Lunghissimi rettilinei, assenza assoluta di
alberi. A Torremejia non ci sono motivi di interesse.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
195
15,5
??
3,5
località
Bivio per
Amendralejo
rifugio, indicazioni varie
Da qui per Almendralejo sono circa 3,5 km passando sopra il ponte
dell’autostrada. Se non per emergenza non è necessario andarci. Se si
prosegue diritti per Torremejia ci aspettano all’incirca altri 13 km.
Proseguendosulla Canada si incrocia una seconda carrettiera per Almendralejo
e si prosegue diritto per i soliti rettilinei incrociando le deviazioni per Los
Molineros, San Simon e La Zarza, si superano i binari del treno
(occhio!mancanza di segnali) salendo su un cavalcavia, fino ad arrivare,
finalmente, a Torremejia.
ALMENDRALEJO Si dice ci sia accoglienza parrocchiale e stanno per aprire un Albergue Juvenil,
e DIVERSI HOSTAL A CIFRE RAGIONEVOLI: Pension Rosa, tel 924660698,
Avenid S. Antonio,33
49
3,5
207,5
28
12,5
Ritorno da
Almendralejo
Si ripercorrono a ritroso i 3,5 km dell’andata fuori percorso. Ad Almendralejo
si prende, verso est, la carretera per Alange che riporta sulla pista lasciata
ieri.
TORREMEJIA *T, Albergue turistico Via de la Plata, 18 posti, 10 euro, NO colazione,
cucina quasi inagibile, apre alle 12, Palacio de los Lastra, calle Grande,
tel 0034.924340339. – tfno 924340407 hospitalero Fermin\Pedro,
CHIUSO LUNEDì e MARTEDì. OTTIMO
*P, Albergue Rojo Plata, con ristorante, 25 posti, 12 euro con colazione
oppure 20 euro compresa cena, aria condizionata a pagamento. No cucina, no
lavadora. No orario, tfno 658854372 Justa Maria Montano, Calle Jose de
Espronceda 23, Prenotare assolutamente. (altro tel. 924 341 051.) Dispongono di altri
locali in altro luogo. Vi accompagnano in auto e vi riprendono al mattino seguente.
*H, hostal Milenium, camere a 36 euro, all’uscita dal paese, tel
0034924340284 oppure 0034.924340207
-Si esce dal paese sulla Calzada Romana, ma dopo pochi metri si gira a
sinistra verso il serbatoio dell‘acquedotto e la strada nazionale N-630. Senza
attraversarla , prendiamo per il sentiero a destra . Dopo pochi chilometri
incontriamo la linea ferroviaria , passata la quale , non abbiamo alternative
all’asfalto , che seguiamo per un po’. Dopo un ampia curva , vediamo sulla
destra degli eucalipti. E’ proprio in questo punto che lasciamo l’asfalto e
prendiamo un sentiero sulla destra , che non abbandoneremo fino al fiume
Guardiana. Seguiamo quindi il fiume il cui corso ci porta direttamente in città.
50
Diario
“Lunga e diritta correva la strada…….. Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire….” la musica e le
parole di Guccini http://www.youtube.com/watch?v=IckLT3H59Lc&feature=related mi accompagnano durante
questa camminata più di un tedesco che (se è possibile), si esprime in uno spagnolo ancor più pessimo del mio
inglese.
Nel mio immaginario ho sempre creduto che strade così
diritte, lunghe e solitarie esistessero solo in luoghi
particolari (Stati Uniti, America Latina) dove l’immensità
del territorio le contempla. Ma oggi mi sono ricreduto: tra
Villafranca de los Barros e Torremejia ho percorso
interminabili rettilinei che sembrano concludersi
all’orizzonte ma una volta raggiunto proseguono
nuovamente fino a dove può spaziare la vista. E’ un nastro
di terra rossa tra un oceano verde di filari di basse viti che
ancora non mostrano il frutto violaceo dell’età matura. Si
alternano a contorti ulivi non sufficientemente alti per
proiettare la propria ombra sulla pista assolata. Non un
fresco riparo, non un masso su cui riposare, non un amico
con cui parlare. Soli, come si è sulla strada della vita, ma
felici, perché questa, in terra battuta, scorre liscia e non
presenta ostacoli. Il calore, la monotonia, la noia, non sono
che trascurabili piccoli fastidi se rapportati al difficile
mestiere
di
vivere.
Poi
parte
http://www.youtube.com/watch?v=SYByU2SZIiM
e
l’orizzonte sembra un poco più vicino.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani
non si trovano ne negozi ne bar. FARE
SCORTA D’ACQUA e cibo.
51
Giorno
10
02-08 gio
9^ TAPPA
Torremejia - Merida
km 16
Tappa pianeggiante. In alternativa si può fare tutta N-630
e fare in fretta. Per l’ingresso in Merida si percorre il
lungofiume camminado nel bellissimo parco sulla
Guadiana sino al ponte romano che si attraversa. Al di là
si svolta a sx proseguendo sul lungofiume opposto. Poco
dopo aver attraversato l’accesso al ponte, sempre sul
lungofiume, si trova l’albergue.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
località
rifugio, indicazioni varie
- Si entra a Merida (vedi mappa allegata) in una zona industriale fatiscente;
ci si immette in una strada principale sotto l’arcata di un ponte moderno, ma
a circa 500 m sulla dx si intravede già il ponte romano, da raggiungere.
L’alberge Molino de Pan caliente di Merida è quasi obbligato (si passa il ponte
romano, si va a sx e si supera anche il ponte moderno di Calatrava, dopo 500
52
m c’è l’albergue), in alternativa ci sono solo hostal;
223,5
16
16
MERIDA
*T, Albergue per pellegrini “El Mulino de Pan caliente”, 18 posti
N\B
(camerone) senza condizionatore, piuttosto caldo, 6 euro, piccola
Tutti i servizi cucina (quasi inagibile), lavatrice, apertura 10,00-14,00 e 17-22,00,
visitare: ponte, tel. 0034.924312309- tfno 646216341 hospitalero Valentin
arco di Traiano, *H, possibilità di alloggiare all'Hostal Senero, prezzo da verificare (27-42??),
anfiteatro, teatro calle Holguin 12,vicino al Ponte di Lusitana, tel 924317207
romano, tempio di *H, Anas, Avda Reina Sofia 9, singola circa 28 euro, tel 924311113
Diana, Museo *H, Hostal Abadias, calle Ronda de los Emeritos, singola circa 33 euro, tel
nazionale
924313326
- dall’albergue si prende a sx l’Avenida Josè Fernandez Lopez fino ad arrivare
ad una prima rotonda. Giriamo a dx e poco dopo a sx passando sull’altro lato
della ferrovia. Proseguiamo diriti verso l’acquedotto de los Milagros e prima di
raggiungerlo giriamo a sx prendendo l’Avenida del Lago che ci condurrà fuori
Merida con una ciclabile che corre parallela ed in leggera salita fino
all’embalse de Prosperina.
53
Diario
Tutti dicono che questa è una tappa orrenda, brutta e
insignificante…e hanno ragione. Sembra che non ci sia una
ragione per percorrere 16 km tra N 630 e un sentiero che vi
corre parallelo.
Molti si affidano a un autobus per sbrigare velocemente la
pratica dell’avvicinamento e avere più tempo per visitare la
città. Ma il pellegrino sa che non esiste nulla d’inutile e tutto fa
parte del tutto.
Per cui: turato il naso, chiusi gli occhi, armato di MP3
http://www.youtube.com/watch?v=Seer9yNszz8 ,dopo 3 ore
entro con Wolfang a Merida attraversando l’imponente ponte
romano.
Chi vuole fare un po’ di turismo trova pane per i propri denti.
Io ho preferito trascorrere il pomeriggio in compagnia di
Valentin, l’hospitalero che dal 2003 (tranne una breve pausa)
gestisce l’albergue El Mulino de Pan caliente ascoltando le sue
storie che narrano di mitici pellegrinaggi, caratteristici
personaggi del Cammino e pellegrini particolari e, meno
prosaicamente, di cimici e dei problemi dell’associazione che
ha in gestione l’albergue.
Mentre parliamo, arriva una ragazza che esibisce un pacco di credenziali, sbircia nella camerata e chiede quanti pellegrini\ciclisti
può ospitare. Valentin, “scafato” hospitalero comprende subito l’antifona e risponde” Tutti quelli che ci stanno se arrivano a piedi o
in bicicletta”. Avevo già sentito parlare nei giorni scorsi da altri hospitaleri di questo gruppo di pseudo pellegrini polacchi in
autobus che cercano di sfruttare le ospitalità riservate ai pellegrini per usufruire di una vacanza a basso costo. Certo è che
cinquanta pellegrini a piedi o in bicicletta non passano inosservati ed io fino ad ora per strada non ho visto nessuno. Lasciamo in
custodia lo zaino e giriamo per la città passando per l’Arco di Traiano e il tempio di Diana e finendo con uno spuntino nella via
centrale. Pomeriggio di descanso totale, non all’interno dell’albergue (che delle caratteristiche dell’antico forno ha mantenuto la
temperatura!) ma sui prati dell’adiacente parco in riva alla Guadiana. In serata il termometro segna 35°C e tutti sono contenti che la
temperatura si sia abbassata. Domani mi attende una tappa molto lunga fino ad Alcuescar che si protrarrà necessariamente nel
pomeriggio. Speriamo bene. Wolfang ritorna a casa e rimarrò di nuovo solo. Veramente solo non sono: mi fanno compagnia due
grosse ampollas sotto le piante dei piedi. Per me sono una novità assoluta: in tanti anni non ne ho mai sofferto. Credo che la colpa
54
sia da addebitare all’eccessivo surriscaldamento delle estremità dovuto al gran caldo. Questa sera le ho trattate sperando che non
mi facciano soffrire come oggi. Sulle magliette in vendita a Santiago si trova scritto: “NO GLORY SIN DOLOR”, ma ne farei volentieri a
meno. Prima di calarmi nella fornace del forno (cioè mettermi a letto) vado a fare una passeggiata per vedere l’acquedotto romano
de los Milagros ed individuare il percorso in uscita dalla città per l’indomani.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA D’ACQUA
e cibo.
55
Giorno
11
03-08 ven
10^ TAPPA
Mérida – Alcuéscar
km 39
Si sale dalla pianura di Merida ad Alcuescar, posta su un
altopiano, salendo decisamente di quota. La tappa è
piacevole ma impegnativa. Usciti da Merida la prima parte
si svolge su carrettiera abbastanza trafficata, poi sempre
meno, e infine si cammina per due terzi della tappa su
stradine di campagna molto solitarie. Fino ad Aljucen non
è faticoso, dopo, l’attraversamento del Parco del Cornalvo
(21 km) è il tratto più duro (alcune corte e secche salite) e
solitario di tutto il Cammino.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
località
rifugio, indicazioni varie
56
229,5
6
234
5
238
4
241
259
18
3
18
Embalse Di
Proserpina
-Si bordeggia per un tratto il lago, tra bar e case di vacanza. Alla fine, oltre la
diga (mancano frecce ed indicazione) proseguiamo ancora su strada asfaltata,
stretta e poco trafficata (mancano segni), in leggera salita, per circa quattro
chilometri, quindi sulla sinistra (c’è un cubo) prenderemo un sentiero che ci
condurrà a Carrascalejo.
sentiero
-il sentiero ora sale decisamente sino ad un colle; poi spiana e diventa strada di
campagna, arrivando al Carrascalejo, senza servizi, tranne una fonte
El Carrascalejo -ora si cammina tra seminativi e vigneti, giungendo in breve e con saliscendi,
passato un tunnel sotto l’autostrada e la Cruz de Santiago, ad Aljucen.
ALJUCEN
*P, “Annalena” 17 posti, 10 euro, 10 euro per cenare, ma sembra NON più nel
*N\B
2012. In alternativa procurare cibo nei bar-ristoranti della zona dell’Embalse di
Proserpina), no condizionatore, arrivi 11-20, calle S. Andreas tel
0034.616515195 Anna e Elena – altro tel. 696958443. SUFFICIENTE
*Atri hospedaje. Possibilità di accesso alle Terme “Aqua Libera” a prezzo
modico (sconto 50%), possibilità massaggi.
colle
-si esce dal paese lungo l’Avenida de Estremadura sino ad oltrepassare un
ponte sul rio Aljucen; prima della gasolineria (ultimo posto per rifornirsi di
acqua, poi 20 km senza nulla) si prende a dx infilandosi in una solitaria e
silenziosa valletta di pascoli e querce (segni sugli alberi). Siamo nel Parque
Natural de Cornalvo. A destra si ha il rio Aljucen e si passa una croce metallica
ed un miliare di colore giallo. Si riprende a salire. Si passano cancelli ed è facile
incontrare mucche e pecore. Il cammino tente a spianare trasformandosi in una
larghissima canada. Si giunge ad una croce di pietra (Cruz de San Juan) e si
prosegue (in salita, tratto con molte pietre) in direzione di una sella che chiude
l’orizzonte e sulla quale dovremo salire (faticoso). Qua e là si nota qualche casa
di contadini e pastori.
-arrivati in cima (ignorare altre indicazioni) si prosegue diritto lungo uno
stradello molto sconnesso per giungere alla fine sulla carretera (seguire frecce
con “A”), dove si trova la Casa de los Esclavos de Maria, che è l’albergue quasi
obbligato di Alcuescar. Il paesino rimane tutto sulla dx e non viene mai
57
262
21
3
ALCUESCAR
*B\N
attraversato.
*AC, albergue per pellegrini “Casa della misericordia de Los Esclavos
de Maria y de los Probes, 24 posti, donativo, orario 16,30- 21,00
(tassativi), cena comunitaria, ottima accoglienza
con hospitalero
Angel, tel 0034.927120024. OTTIMO
*H, Hostal Canuto, singola 20 euro, tel 927384197
-di fronte alla casa c’è un bar, che apre alla mattina presto.
Si riparte per il tratto chiamato Camino di San Blas che passa di fianco al
Polideportivo e sale a sx, e dopo 1 km, al campo di calcio, si svolta a sx
inoltrandoci subito su una stradina di campagna (Camino Vejo del Norte che
attraversa due volte, a 2,2 km e 7,8 km, il rio Ayuela su ponti medioevali).
Fiancheggiando la carretera si arriva a Casas de Antonio.
58
Diario
Se non si riduce la tappa a soli 16 km fermandosi ad Aljucen ma
si prosegue fino ad Alcuescar, il tutto diventa una signora tappa
da 37, c’è chi dice 39 kilometri. Io non li ho contati: Quando
superano i 30 mi riesce difficile capire quanti sono, specialmente
se mancano i punti di riferimento. E nel Parco del Cornalvo non
ce ne sono. Lo scoramento arriva facile quando dopo ogni
salitella speri che sia l’ultima e che lo sguardo intercetti
all’orizzonte i tetti delle case del pueblo. Cosa che avviene solo
verso la fine dopo un “salitone”. Niente d’impegnativo solo che
sono le tre del pomeriggio e ci sono 43°C. Scollinando vedo sulla
destra il paese ma seguendo le indicazioni che ho e scendendo
diritto, in mezz’ora arrivo alla Casa della Misericordia dei Servi di
Maria. Con Monesterio e Fonterroble formano il trio di
accoglienze di matrice cristiana della Ruta. Attendo fuori qualche
minuto, seduto all’ombra, l’orario di apertura suscitando
l’interesse degli ospiti della struttura. Angel, l’hospitalero mi
accoglie calorosamente, mi assegna una stanzetta singola e mi
spiega il funzionamento e le regole dell’albergue situato
all’interno della residenza dei religiosi . Gli orari sono molto
rigidi (rientro tassativo entro le 21,00, orario dettato dal ciclo di vita dei religiosi) ma per me non sono un problema, anzi. Opto per
la cena comune e approfitto di una celebrazione che si terrà nella cappella. Oggi si commemorano tutti i defunti che sono stati ospiti
della Casa che da più di 50 anni si occupa dei più bisognosi in questa parte della Spagna rurale. Angel mi racconta che nel corso
degli anni è stata orfanatrofio, poi ospizio, e ora si prende cura di disabili psichici e fisici. Senza sussidi statali, sempre contando
solo sulla generosità delle persone. Come quella del magnate americano che, accolto come pellegrino nel 1994 e colpito da tanta
generosità nella povertà, da allora torna tre volte all’anno per prestare servizio come lavandero. Lui stesso fa l’hospitalero da
diversi anni e per diversi mesi l’anno si occupa di risistemare la nutrita biblioteca. Angel è un pellegrino di lungo corso. Il suo primo
Cammino risale al 1986 quando ancora il pellegrinaggio a Compostela stava risollevandosi dall’oblio in cui era caduto. Solo nel
1989 con la I^ giornata Mondiale della Gioventù ideata da Giovanni Paolo II, Santiago e il suo Cammino ritorneranno in auge. Angel
di storie da raccontare ne ha molte sul mondo pellegrino e trascorriamo insieme quello che rimane del giorno. La decina di ciclisti
che man mano arrivano e sono accolti si comportano da estranei: non uno a Messa, nessuno alla cena comunitaria. Ceniamo
insieme, Angel ed io che, come un fiume in piena e senza bisogno di nessuna sollecitazione, mi racconta di pellegrini, di associazioni,
59
di finanziamenti. Chiacchieriamo a lungo (anche oltre l’orario di chiusura) sui gradini d’ingresso in attesa del rientro di quei
“pellegrini ciclisti” che hanno preferito cenare al ristorante. Niente scuse per il ritardo. I rimbrotti di Angel cadono nel vuoto. Vuoto
che c’è in chi crede che tutto sia dovuto.
Alcune curiose annotazioni sulla tappa odierna:
1)L’Embalse di Proserpina è il più grande bacino artificiale realizzato da Augusto per dare acqua alla città di Merida. Con gli 800 mt
di acquedotto, per l’epoca, rappresentava un miracolo (da cui Milagros) Ancora oggi assolve lo scopo.
2)Il piccolo pueblo di El Carrascalejo colpisce per la cura dell’arredo urbano e la maestosità della chiesa della Consolazione in
contrasto con la desolazione del territorio circostante.
3)La Cruz de San Juan è comunemente chiamata “la Cruz del nino muerto” perché la leggenda vuole che sia stata eretta in memoria
di un bambino sbranato dai lupi.
60
Giorno
12
04-08 sab
11^
TAPPA
Alcuéscar – Caceres
km 39,5
Eventuale alternativa di suddivisione in 6 tappe fino a Banos. Tappa tutta pianeggiante fino a Valdesalor. Si
attraversano zone coltivate e pascoli, ed anche terreni incolti. Breve salita dopo Vadesalor (Puerto de las
Camelas ) e salita in arrivo a Caceres.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
località
rifugio, indicazioni varie
61
271
9
278,5
7,5
283,5
5
289,5 27,5
6
294
4,5
Casas de Don -Il paese non offre servizi, ma solo una fontana all’uscita dal paese.Fuori da
Antonio
Casas un motel ed un night club( si va in direzione della Cappella della Virgen del
Pilar). Il cammino per un tratto corre parallelo alla carretera 630. Si incontrano
diversi miliari, XXVII, XXVIII Correo, ed alcuni tratti della calzada romana (con
ponte su Arrojo Santiago)). Poi il cammino si inoltra nella campagna per uno
stradone. Si arriva all’altezza di Aldea del Cano (miliaro XXX), ma per arrivare al
paese, girando a dx se si pernotta lì, occorre fare una deviazione di 500 metri.
Aldea del Cano *M, albergue per pellegrini “Miliario del Verdinal”, 4+4 posti, 3 euro, cucina, No
*B
orario, chiavi al ristorante Las Vegas di fronte, tel 0034.927383002. NORMALE
vari servizi
*H, casa rural Via de la Plata, Plaza Mayor, singola 30 euro, vcino alla chiesa, tel
666431420
- dopo 500 mt attraversiamo la CC-71 e dopo 1 km si passa sotto l’autovia. Poi
guado arrojo del Molinillo su pietre, miliario XXXII,saliscendi fino all’aeroporto
abbandonato (si può passare nonostante i cartelli di divieto)
Aeroporto La e sempre per pascoli (si passa un ponte medioevale sul rio Salor) si arriva a
Cervera
Valdesalor su ultimo rettilineo di 1 km
VALDESALOR *M, “Refugio de Valdesalor”, spogliatoi del polideportivo, 10 posti materassi a
*N\B
terra, gratuito, aperto 9-14 e 16-21, tel 0034.927129711. chiavi in municipio dal
lun\ven, dalle 16 alle 21. Problemi per la chiave nei festivi. Piscina comunale di
fronte. INSUFFICIENTE
*P, La signora Belen affitta camere a 12 euro. Telefono 647545789
-Da questa cittadina, il percorso prosegue lungo la strada nazionale N-630 fino al
distributore, dove si passa al lato destro della strada e si prende il primo sentiero,
seguendo la freccia dipinta su un palo. Dopo 1 km circa, alla biforcazione
successiva si resta a destra per passare sopra l'autostrada e raggiungere, su
fondo sassoso, il Puerto de las Camelas
Colle
-dal Puerto de las Camelas ( in lontananza si vede Caceres), lasciamo l’asfalto
(Puerto de las per tagliare direttamente in direzione del centro storico di Caceres passando per
Camelas)
l’ermita dell Espiritu Santo. Dopo 3 km entriamo in Cáceres per la Calle Océano
62
301,5
12
7,5
CACERES
*N\B
Tutti i servizi
Atlántico (ne serviranno altri 4 per arrivare in centro), e successivamente
attraversiamo la EX - 206 e proseguiamo per la lunga Ronda de San Francisco (si
passa vicino all’ospedale “Audiencia Provincial y el Hospital San Pedro de
Alcántara”). Senza frecce si arriva fino a la Plaza de San Francisco e la porta della
città (vedi mappa allegata). Caceres è arroccata su una collina e le sue strade
hanno una notevole pendenza. Una alternativa è salire per le vie San Ildefonso,
Plaza Santa Clara, Puerta de Mérida e scendere per Adarve del Padre Rosalío e la
Adarve Santa Ana per passare sotto all’ Arco de la Estrella e accedere a la Plaza
Mayor.
*T, albergue turistico “Las Veletas”, 40 posti, 15 euro + 3 euro
colazione, orario 7-24, tel 0034.927211210 Juani, rua General Margallo
36. DISCRETO ed ANONIMO.
*P, Appartamento turistico, 6 posti, 15 euro, cucina e lavatrice, a disposizione
dei pellegrini in calle Rio Tajo 25, facile da trovare all’ingresso in città, bellissimo
*AJ, prenotare, albergue Municipal Ciudad de Caceres, 65 posti, 16 euro + 2
colazione, mp 23 euro, pc 28 euro, NO orario, tfno 0034.927102001 –
0034.670360552 - 927249768, Avenida de la Universidad, in centro vicino Plaza
Mayor. NORMALE
*H, Pension Carretero, nella Plaza Mayor, di fronte al centro storico, tel
0034.927247482,
*H Pension Cesar, doppia 30 euro, rua General Margallo 61, tel 927220209
*H Hotel Quazeres
*H, Hostal LA RIBERA DEL MARCO , ronda de S. Francisco, 15 euro la singola.
-Se si è alloggito all’AJ si esce da Caceres prendendo per le vie Gabriel y Galán,
Plaza del Duque e girando a sx per via General Margallo dove c’è una freccia
gialla sulla facciata dell’albergo Las Veletas per poi arrivare alla Plaza de Toros e
seguendo poi i cartelli stradali per Casar. Il cammino si svolge lungo la carretera
CC-38 ( 2,7 km). Bisogna affrontare lunghissimi rettilinei su un percorso
assolato, senza alcuna attrattiva, facendo attenzione alla auto che sfrecciano
velocissime. Il primo tratto è in discesa, poi si va in pianura. L’unico riferimento,
63
a 3\4 del percorso, è il sottopasso dell’autostrada. In alternativa, dopo circa 1 km
della CC38, si può prendere un sentiero sulla sx che corre parallelo alla carretera.
E’ più lungo di circa 1 km.
All’ingresso di Casar giardini con fontane.
64
Diario
Bis da circa 40 km. Se al mattino mi sento pimpante e la
temperatura lo consente riesco a viaggiare veloce. Dopo una
seconda colazione ad Aldea del Cano proseguo con lo stesso
ritmo fino a Valdesalor. Lungo la via ponti e miliarios
raccontano di quando da qui transitavano le legioni romane.
Questo pueblo di recente costruzione è il fine tappa
pronosticato ieri. Ma sono solo le tredici ed il leggero venticello
che mi ha accompagnato per tutta la mattinata regge ancora. Il
termometro segna solo 35°C. Il paventato nuovo albergue è
ancora là da venire. L’idea di rimanere mezza giornata adagiato
su un materassino in un angusto e scomodo spogliatoio di una
palestra non mi alletta. Per cui…via verso Caceres. La pista è
polverosa e assolata e, anche se leggera, la salita si fa sentire, in
special modo l’ultima in ingresso città. Ad ogni modo alle sedici
sono in Plaza Mayor. Trovo con facilità L’albergue turistico Las
Veletas, appena sotto la piazza. Scomodo l’indolente addetto
alla reception
dalla sua posizione orizzontale davanti alla TV (ci sono le
Olimpiadi) mentre fa la siesta e mi viene assegnato un letto in
una stanza da sei ma sono solo ed è come avere una suite. Dopo una doccia ristoratrice non indugio a lungo perché ho ancora
diverse incombenze da assolvere: visitare la città, acquistare cibo per l’indomani, recarmi a Messa e cenare. Quando scendo per
stendere il bucato e uscire il receptionist sta sempre “siestando” e risponde alle domande e mi da indicazioni senza distogliere lo
sguardo dalla TV.
Un problema che mi si presenta è l’assoluta mancanza di negozi di alimentari all’interno della cerchia muraria. Il sabato pomeriggio,
d’estate, i negozi di alimentari usano chiudere (tranne i grandi market) Mi segnalano una tienda non molto lontano. In effetti non è
distante in linea d’aria ma è ai piedi del colle su cui si erge Caceres. Ed è chiusa. Discesa, risalita, discesa e nuovamente risalita,
circumnavigazione del colle nella parte residenziale della città alla ricerca di un improbabile negozio aperto. Su e giù dopo i km
odierni non è per niente piacevole. Mi salvano gli onnipresenti e stacanovisti cinesi con un incredibile bazar. Anche qui conoscono
una sola parola: lavoro. Sarà uno stereotipo ma a volte non si sbaglia! Era indispensabile fare provviste per domani perché per
Casar ci transiterò molto presto. Riporto la spesa nell’albergue e ritrovo l’addetto in simbiosi con il divano e la TV.
65
Passeggiare per il centro storico di Caceres è come immergersi nelle atmosfere medioevali e rinascimentali di molte città italiane.
Mi ricorda Viterbo. L’ho trovata molto più fascinosa di Merida. Non che abbia approfondito la conoscenza di entrambe….solo come
atmosfera…esaltata poi all’imbrunire da un sapiente gioco di luci.
Un simpatico siparietto alla cattedrale dove all’ingresso campeggia un cartello “Un euro para introducir”. Dico che voglio solo
entrare a pregare.
Il custode, cieco (o per lo meno porta un appariscente paio di occhiali con montatura nera), mi conferma “Un euro”. Faccio presente
che non si paga per pregare.
E Lui: “La iglesia se incuentra in restauracion”. Un euro”.
Ancora più incuriosito, insisto: “ Ma allora, perché un euro?”
“Para subir a la torre”.
“Ma io non voglio salire alla torre, voglio solo entrare a pregare”. Risposta secca: “Un euro”.
Cerco di rimanere serio ma più che rabbia mi assale un’ irresistibile voglia di mettermi a ridere. Mi sembra di stare sul set di
Ricomincio da tre: “Chi siete! Dove andate! Quanti siete! Un fiorino!”. Chiedo dove posso trovare un’altra chiesa per la S. Messa
prefestiva, ma non sa indicarmela. Curioso! Tale e quale il doganiere della coppia Benigni+Troisi.
Me la trovo da solo seguendo sulla via principale un gruppo di persone particolarmente agghindate. Vista l’ora non vanno
certamente a teatro….molto più probabilmente (visto il fiore all’occhiello) a una boda. Infatti, raggiunta la chiesa, mi mescolo agli
invitati e assisto alla cerimonia.
La settimana scorsa un funerale…ieri un suffragio….oggi un matrimonio: ma Messe normali non se ne celebrano più nella
cattolicissima Spagna?
A sera, solo, affamato e stanchissimo mi concedo una cena tipica estremena in uno dei molti ristoranti all’aperto che si affacciano
sulla piazza centrale. Non vincolato dall’orario di rientro me ne sto a rimirare il paseo dei turisti e a smaltire nella frescura serale il
calore accumulato oggi.
Quando rientro, è bello sapere che ci sono delle cose che non cambiano mai con il passare del tempo: dal divano emerge la folta
capigliatura dell’addetto alla reception che sta imperterrito davanti alla TV, godendosi lo spettacolo delle Olimpiadi e incurante di
chi viene e chi va. Tutto il nostro rapporto si è limitato a un “ Esta es la llave, 15 euros”. Imperituro, come lo sono i monumenti della
sua città. Sono l’unico ospite.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani, tranne a Casar, non si trovano ne negozi ne bar. FARE
SCORTA D’ACQUA e cibo. Nulla fino all’embalse
66
Giorno
13
05-08 dom
12^ TAPPA
Cáceres – Embalse de Alcantara
Sino a Casar de Caceres si cammina su
carretera, priva di marciapiedi, nessun riparo
dal sole, rettilinei lunghissimi. Dopo Casar de
Caceres si cammina piacevolmente sul filo di
colline, in saliscendi continui. In prossimità
dell’embalse il cammino si immette sulla
carretera 630
Km
Km
Km
località
rifugio, indicazioni varie
km 34
67
perco px
da
rsi alber locali
g
313,5 12
12
327,5
14
330,4
4,9
334
2,6
335,5
22
0,6
CASAR DE
CACERES
*N\B
Tutti I servizi
*M, albergue per pellegrini, comunale, 18 posti, gratuito, cucina, un poco
abbandonato, chiavi al comune o al ristorante Majuca tfno 927290002 –
927291118 – 9272918 (alternativa se tel errato) (ristorante Majuca) in Plaza de
Espana, altro tel 0034.609164048 (occhio alla campana orologio!), NORMALE
*Hostal Las Encinas, sulla N630, km 543, vicino al Poligono di El Casar, singola
26 euro, doppia 38 euro, tel 927291260
- si lascia Casar per calles Larga Alta e Larga Baja passando a sx dell’ermita de
Santiago per seguire la pista fino al Chozo. Poi al capanno informativo si va a dx
per 7 km sul piano, tra muri di pietra (assenza di frecce). Si attraversa un
paesaggio molto brullo e quasi lunare. Dopo molto si passa a fianco della finca La
Higuera. Poi molti miliari e vari cancelli. Si giuge quindi ad una casa rurale sul
culmine del colle con vista dell’embalse.
Casa con vista -dopo la casa il cammino scende svolgendosi parallelamente alla carretera
lago
sottostante ma DOPO CIRCA 1 KM, RECENTI LAVORI PER L’AVE HANNO
MODIFICATO IL CAMMINO CON ALCUNI DESVII BEN SEGNALATI MA ASSURDI,
COMUNQUE DA SEGUIRE PERCHE’ L’ORTOGRAFIA DEL TERRENO NON PERMETTE
TAGLI. Successivamente si scende alla N-630 CHE SI IMBOCCA VERSO DX (non
farsi ingannare dall’indicazione “GARROVILLAS DE ALCONETAR” perché si
riferisce al pueblo e NON all’albergue). Si prosegue su carretera (o in alternativa
su sentiero parallelo con continui saliscendi che intersecano la N630) e si
attraversa il ponte sul rio Alimonte.
Rio Almonte -si oltrepassa la stazione ferroviaria e si attraversa infine il ponte sul rio Tajo.
Rio Tajo
Si prosegue lasciando a sx l’ingresso del club nautico per giungere al bivio
albergue Alcantara\Caneveral
Bivio per
Si devia a sx. Se si pernotta ad Alcantara l’albergue si trova a circa 600 mt dal
l’embalse
bivio
Embalse de *T, Alba Plata, “Garrovillas de Alconetar”, 600 mt fuori Cammino, 26
ALCANTARA posti, 15 euro con colazione e lavaggio vestiti, possibile cena con piatti
68
pronti da scaldare al microonde (cari!), apre alle 12, Telef. prima per
sapere se aperto 0034.659355436 - 680631543 e chiedere di Patrizia
(abita nella casa sotto,sulla riva dell’embalse), altri tel 0034.927476034
- TRASCURATO.
*La pensione Lindamar (sul bacino, poco prima dell’albergue) è stata
definitivamente chiusa.
- Dopo l’Embalse fino a Cañaveral è assolutamente consigliato seguire la
Nazionale 630 (attenzione, molte curve e traffico veloce!) perchè causa
lavori per l’AVE, il sentiero pietroso sulla dx della carretera è più volte
interrotto e più avanti i segni portano nel nulla; questo sino a Cañaveral,
poi non c'è problema (grazie Fly!).
-Ripartenza per sentiero pietroso: dall’Albergue si ritorna sulla N630, la si
attraversa e si imbocca il sentiero a dx che sale con qualche tornante sulla collina
sovrastante. Bella vista sull’embalse. La strada continua a salire a lungo, con
meno pendenza, in un paesaggio aspro, brullo, sassoso. Si comincia a vedere
Canaveral ma la strada per arrivarci è molto tortuosa. Si incontra un bivio: se
vogliamo proseguire senza passare da Canaveral seguiamo le indicazioni di frecce
e monoliti e prendiamo a dx la calzada romana (OCCHIO perché NON si troverà
nulla fino a GRIMALDO, …ammesso che l’unico bar sia aperto!). Altrimenti per
andare a Canaveral dobbiamo prendere a sx scendendo rapidamente fino al
fiume, attraversare il ponte di San Benito e risalire faticosamente alla strada
bassa di Canaveral. 500 mt dopo c’è una fonte a cui dissetarsi. Occorre
attraversare tutto il paese fino alla fine, perché l’albergue è situato in alto, vicino
all’hostal.
69
Diario
Mi sa che pago questi tre giorni di lunghe tappe. Stamani ho
due pezzi di legno al posto delle gambe, ed anche oggi non si
scherza in fatto di kilometri. Parto con il buio per evitare
l’assolato tratto fino a Casar.
Quando ci transito c’è ancora tutto chiuso. E’ domenica e le
uniche persone in giro sono dei ragazzi che, armati di teli da
bagno e borse da spiaggia si recano a prendere un bus che li
condurrà al mare (chissà qual è la costa più vicina?) per una
giornata di svago.
Oltre Casar la strada diventa pista polverosa e ritorna
solitaria. Salgo fino al Chozo (foto). Quando durante il lungo
inverno preparavo il pellegrinaggio, la fotografia di quest’
ovile ristrutturato campeggiava come desktop sul computer al
lavoro. Avevo assunto ad icona del Cammino questa immagine
non tanto per il soggetto quanto per i colori che l’ignoto
autore era riuscito a fissare, non so se all’alba o al tramonto,
suscitando in me il desiderio di calarmi in quest’ambiente.
Paesaggio brullo, la netta linea dell’orizzonte tra un cielo
scuro venato di riflessi carmini e una terra di un caldo colore
rosso ramato. Irresistibile. Dovevo andarci.
Ora è giorno fatto e non c’è la magia creata dell’insolita luce ma la vista del corral, che si staglia all’orizzonte alla fine di una leggera
salita, mi emoziona non poco. Di seguito la lunga canada viaggia sul crinale e la vista spazia in tutte le direzioni su terreni incolti
punteggiati da massi erratici e vasti pascoli delimitati da muretti a secco. Mi fermo al riparo dell’unico, solitario, provvidenziale,
alberello per mangiare qualcosa e far respirare i piedi. Le ampollas si sono moltiplicate e le pre-esistenti hanno assunto una
preoccupante colorazione violacea. Quando rimetto le scarpe e mi riavvio sento il loro grido di protesta. Tutto intorno il silenzio,
sol rotto a volte dal richiamo lanciato da qualche rapace che volteggia alto. Ogni tanto, perso nella vastità di un terreno, sta un toro,
eretto, immobile. Sagoma buona per la pubblicità. Nella calda e secca giornata non un alito di vento o un riparo che crei un po’
d’ombra. E i miei piedi chiedono pietà. L’avanzare è scandito da miliari erosi dal tempo. L’ambiente è quasi alieno: prima il bestiame
e poi le pecore e infine le capre hanno fatto tabula rasa di tutto quanto commestibile lasciando sul terreno i loro escrementi come
segno del loro passaggio. E’ difficile immaginare queste colline ricoperte da un verde manto primaverile. All’interno di alcuni
appezzamenti spuntano dal suolo monconi di tubi da venti centimetri che circoscrivono un’esile piantina che aspira a divenire un
70
albero: è il tentativo dell’uomo di ricostruire quanto perduto o distrutto. Lo spettro della desertificazione tanto vagheggiata dagli
ambientalisti qui è realtà. Lungo la Via arbusti scheletrici e tronchi carbonizzati, segno inequivocabile d’incendi recenti, disegnano
attuali inquietanti geometrie e delineano futuri preoccupanti scenari. Finalmente raggiungo la sospirata “casa vista lago” collocata
sul culmine dell’ennesima collina.
Ovviamente chiusa e disabitata. Niente acqua né informazioni e ciò che s’intravede del sottostante bacino fa pensare a numerosi
bracci che s’insinuano tra le basse colline. Inizia da qui l’assurdo ma inevitabile percorso caratterizzato da una serie innumerevole
di desvio provisional a causa dei lavori per l’AVE. Cammino (si fa per dire…sarebbe meglio dire saltello dato che soffro ogni volta che
appoggio i piedi) a lungo tra due recinzioni arancio, su e giù per colline, all’interno del cantiere, fino a giungere sulla N 630 che
condurrà al bacino. Fortunatamente essendo domenica, mi risparmio almeno i quintali di polvere sollevati dai mezzi meccanici.
L’assoluta mancanza d’indicazioni in questo punto mi mette in crisi e risolvo solo grazie al sopraggiungere di una macchina in
servizio di sorveglianza al cantiere e all’aiuto del vigilantes che m’indirizza sulla giusta Via. Proseguo sull’asfalto nella speranza
(vana) di sentire meno dolore ai piedi. Il raggiungimento dei punti intermedi (rio Almonte, stazione ferroviaria, rio Tajo, club
nautico) e del traguardo finale mai fu più agognato. L’unico TIR della giornata transita proprio mentre percorro il viadotto che
scavalca il rio Tajo e lo spostamento d’aria rigonfia il telo che utilizzo come parasole facendolo volare via. Dal parapetto rimango a
osservarlo mentre plana, 50 metri sotto, tra le acque del fiume. Ora ho un problema in più. Quando lascio l’asfalto per la deviazione
all’albergue ho un solo desiderio: poter liberarmi al più presto dagli scarponcini che sono divenuti un moderno strumento di
tortura. L’Albergue è chiuso ma chiamo il numero di telefono affisso alla porta. Patrizia, l’hospitalera, arriverà presto. Le scarpe
finiscono in un angolo ed io mi riposo all’ombra della costruzione. Durante l’attesa l’inaspettato arrivo di Manolo, spagnolo di
Carmona (Sevilla), guardia civil. Per lui è il primo giorno di cammino. Ha ripreso da Caceres il Cammino interrotto lì lo scorso anno
a causa dei piedi devastati dall’impiego di calzature nuove. Conta, per quest’anno, di arrivare a Salamanca…poi si vedrà. Ed arriva
anche l’hospitalera che ci registra, assegna il posto, fa il bucato in lavatrice (ne approfitto e lavo tutto il possibile) e più tardi ci
fornirà dei piatti precotti come cena.
L’albergue “Garrovillas de Alconetar” della catena Alba Plata si affaccia sul bacino da una posizione dominante che ne favorisce la
visuale. L’architettura in stile avveniristico ed i materiali (cemento e vetro) stridono un poco con il contesto locale….ma è questione
di gusti. E’ del 2008, funzionale, capiente, moderno ed è il più tecnologico fin qui incontrato. Peccato mostri già i primi segni di
degrado: pareti macchiate, sanitari non manutentati, porte bloccate. Patrizia che l’ha in gestione mi conferma che è utilizzato solo
da pellegrini. Che turismo può esserci all’Embalse? Perciò la struttura è sotto utilizzata e il mantenimento costa. Potrebbe essere
impiegata per scolaresche, gruppi, ritiri, feste. Per ora è una classica “cattedrale nel deserto”. Come da noi. E per com’è mantenuta,
purtroppo è destinata a degradarsi velocemente o peggio, chiudere. Certo è che se non ci fosse questa possibilità di accoglienza
sarebbe un vero problema per i pellegrini della Plata.
L’albergue, per l’hospitalera Patrizia, è una fonte di guadagno certa. Isolato com’è, lontano da qualsiasi servizio può permettersi di
praticare prezzi da rifugio da alta montagna: sei euro una porzione di lasagne da riscaldare al microonde, tre una bottiglia di acqua,
71
due un caffè. Per il pellegrino un tributo “pesante” ma speriamo sia un investimento per il futuro. Manolo, che istituzionalmente
rappresenta l’autorità, promette segnalazioni e proteste agli organi competenti. Sulla colazione che Patrizia mette a disposizione
per l’indomani meglio stendere un pietoso velo. Poi se ne va e rimaniamo soli. Ora devo prendermi cura dei piedi: li metto in
ammollo con acqua e sale, sopportando stoicamente il bruciore sulle parti “vive”, al fine di evitare l’insorgenza di infezioni. Poi
tratto le ampollas con ago e filo, svuotandole completamente e disinfettando dove possibile. Tintura di iodio e Betadine completano
l’opera. Fascio il tutto…e speriamo che domani facciano il loro dovere.
Viste le condizioni dei miei piedi e l’affaticamento derivante dalla sua prima tappa tosta, con Manolo, concordiamo una tappa breve
con l’intenzione di ritrovarci per l’indomani a Grimaldo.
da Ermetismo » 05/08/2012 a www.pellegrinipersempre.it
Non sono riuscito a resistere all'attrazione di questa postazione internet nell'albergue dell'Embalse di Alcantara solo per farvi sapere
che sono ancora vivo. Si' perche' con le temperature che si raggiungono e' un attimo accorgersi che non lo si e' piu'. Il sole pomeridiano
gioca brutti scherzi: la sudorazione va a mille, inizi a vedere zaini che ti precedono (quando sai perfettamente che non c'e' nessuno in
giro), un capogiro, il bisogno disperato di un filo d'ombra (anche quella che puo' dare un segnale stradale). Parto presto al mattino ma
sono una lumaca e quando la tappa e' oltre i 30-35 km, dopo le 13-14 e' inevitabile arrostire a fuoco lento. Bere molto? In vita mia non
ho mai bevuto cosi' tanto. Tre litri appresso e quando arrivo non smetto fino a che riparto (notte compresa). Credo di bere anche 10-12
litri al giorno che espello da tutti i pori (anche stando fermo). Piu' di cosi' annego.
E' il dodicesimo giorno di Cammino e fino ad ora ho incontrato un solo pellegrino a pie': Wolfang di Colonia a Monasterio ma a Merida
ha lasciato. C'e' da aggiungere una rapida apparizione di uno spagnolo " corridore" da 50 e passa km al giorno. Per il resto solo soletto
come quei pochi arbusti che riescono a sopravvivere in questo paesaggio quasi alieno. E chi c'e' stato in luglio-agosto sa di cosa parlo.
E' incredibile che in primavera, mi dicono, sia tutto cosi' lussureggiante. Il vantaggio e' che non devo guadare rii, di contro la polvere
mi entra ovunque.
Se cercavo un Cammino solitario l'ho trovato, certo e' che mette a dura prova la volonta' di proseguire. La tentazione di fare un salto di
10 giorni ed accodarmi a Paolo e' forte. Ci sono anche dei vantaggi tra cui quello di non preoccuparsi per il posto letto e di trascorrere
le serate con alcuni hospitaleri (tra tutti Valentin di Merida e Angel di Alcuscar che di storie da raccontare ne hanno a bizzeffe...ed io
vado matto per i racconti).
Nel tratto fino a qui percorso ci sono degli aggiornamenti sugli albrgue Alba Plata e alcune varianti di via che ora non posso
dettagliare ma al ritorno vedro' di raccogliere e in anteprima far avere a Manu91 che mi seguira'.
Ora smetto, non perche' qualcuno reclami la tastiera (il gatto non credo sappia scrivere), solo perche' internet deve essere una
parentesi non invadente.
72
Alla prossima
Ermanno
Trascorriamo la serata all’aperto davanti all’albergue osservando la luce affievolirsi e le prime ombre calare sull’invaso. Il livello
dell’acqua è molto basso segno inequivocabile di un’estate molto calda e di una primavera avara di piogge. Un gregge va
all’abbeverata condotto da un moderno pastore in fuoristrada. Poi, quando tutto è avvolto dalle tenebre ed il silenzio regna
sovrano, i fari dell’auto riguadagnano la strada che corre alta sull’invaso segno che le pecore vanno a dormire. E noi…pure.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani si trovano bar a Canaveral (ma si deve entrare in paese)
e a Grimaldo (ma bisogna andarci apposta). FARE SCORTA D’ACQUA e cibo. ATTENZIONE: DA
GRIMALDO A GALISTEO LA FINCA LARIOS\VALPARAISO è ANCORA CHIUSA (ad AGOSTO 2012) E
SI DEVE DEVIARE (CI SONO FRECCE) PER RIOLOBOS e successivamente per Galisteo su asfalto
73
Giorno
14
06-08 lun
13^
TAPPA
Embalse de Alcantara
– Galisteo km 45
Riolobos )
( con deviazione per
Si riprende il Cammino all’altezza
della deviazione a sx per l’albergue
sull’Embalse, prendendo a dx su una
strada sassosa in continua salita che
risale la valle in un paesaggio aspro,
sassoso, selvaggio. Non ci sono
quasi più alberi ma solo arbusti.
Ormai in vista del paese di Canaveral occorre
scendere al fiume e risalire. Da Grimaldo a
Galisteo si cammina fra pascoli e boschi di querce,
in un ambiente solitario.
74
Km Km Km
perco
px
da
rsi alber locali
g
347,5 12
12
356,5
9
9
località
rifugio, indicazioni varie
CANAVERAL
*N\B
*H, Hostal Malaga (gestisce anche l’albergue), singola 20 euro, 30 la doppia,
cena 10 euro, tel 0034.927300067
*M, comunale per pellegrini, 7 posti, donativo, appartamento in pessime
condizioni, sporco, alla fine del paese in calle Gabriel y Galan n°3 secondo piano,
chiavi all’Hostal Malaga, tel 0034.927300006 (comune)-0034.927300067 (hostal
Malaga) INCIVILE- ATTUALMENTE (AGOSTO 2012), CHIUSO ED IN RESTAURO. I
proprietari dell’hostal Malaga dicono che non c’è più!!
*H, Posada La Campana C/le Real,21 Piazza del Municipio tel 616569434 –
927300034
- si esce da Canaveral su N-630, si lascia a dx una rotonda (che porta alla
stazione) e si prosegue fino al km 508. A sx c’è l’ermita di S. Cristobal (1,8 kn).
Proseguiamo di fronte su pista, vicino ad una casa e una cava, lasciando la N630. Ha inizio la parte più dura, ma breve, della salita al Puerto de los Castanos.
In cima c’è un viottolo asfaltato segnato con frecce:si può scendere anche da qui
oppure transitare davanti all’Hotel Puerto de los Castanos. Si può proseguire fino
alla strada per Holguera senza transitare da Grimaldo oppure, nel bosco, deviare
a dx (1 km in più) per passare da Grimaldo. In questo caso si raggiunge la
strada, si fa il sottopasso dell’autovia e si piega a sx. Poco dopo c’è il paese di
Grimaldo
GRIMALDO *M, FR 1 km, piccolo albergue per pellegrini, 15 posti, donativo, in condizioni
*B
pessime all’ingresso del paese vicino al bar Grimaldo (anche per le chiavi Adela
Niente servizi dalle 7 alle 23 oppure ,se chiuso, Faustina al n° 8) dove si deve cenare perché
non c’è altro. Tel 645125102 OPPURE nuovo numero 0034 927300075. Altri Tfno
927300460 - 0034.927300605. TRASCURATO
-in uscita dal paese si prosegue sulla strada. Fare attenzione perché dopo
75
qualche centinaio di metri una piccola freccia manda su una strada a sx che si
percorre sino a ritrovare a dx il cammino lasciato. Chi invece ha proseguito
senza andare a Grimaldo, incrocia la strada per Holguera e prosegue a nord (si
prende cancello sulla dx, ed a sx, tra la rete, si vede una piccola palude,
attualmente completamente secca! (sono due ore da Grimaldo)) Si cammina su
fondo pietroso e molto faticoso fra bellissimi pascoli e querce, attraversando
numerosi cancelli, incontrando molte mucche al pascolo. Si attraversa infine il
letto largo di un ruscello (Arroyo del Boqueró ) e si incontra una carretera che
conduce a Riolobos. QUI FARE ATTENZIONE AL CAMMINO INTERDETTO.
369
11,5
Carrettera per -descrizione percorso antico: da Grimaldo si prosegue brevemente per la
Riolobos
carretera e poi si gira a sx su una strada bianca. Si incontra un embalse. Si
prosegue fino a Galisteo, che si nota da lontano perché arroccata su una collina
ed è protetta da una muraglia. Se si ha fretta di arrivare a Carcaboso si può
evitare la salita a Galisteo.
ATTENZIONE:
DA
GRIMALDO
A
GALISTEO
LA
FINCA
LARIOS\VALPARAISO è CHIUSA E SI DEVE DEVIARE (CI SONO FRECCE)
PER RIOLOBOS (segnato da los Amigos del Camino de Santiago de
Sivilla, attualmente provvisorio, poi si vedrà se la vertenza con il
proprietario verrà risolta (ANCORA IN CORSO AD AGOSTO 2012)
380,5
24
12,5
GALISTEO
*N\B
-tracciato alternativo: all’incrocio con la carretera si prende a sx verso
Riolobos che si trova a 3,2 km. Raggiunto il paese (c’è un BAR nella
piazza principale ed una CASA RURAL (costo 25 euro\notte) si prosegue
sempre su carretera per altri 8,9 km fino a Galisteo. Questo percorso è
più lungo di quello antico di ben 4,3 km ed è tutto su asfalto.
*M, 13 posti, 10 euro con savana e colazione, No cucina, solo micronde,
aria condizionata, nuovo 2011, calle Vina Egidio, dietro al bar Los
Emigrantes. (chiamare Sandra quando si arriva, tel. 0034.665270182 o
Juanan tel 0034.664250425, sono i gestori della piscina) oppure tel
76
0034.927452002 (Ayto). BUONO
*H, bar “Los Emigrantes”, sulla carretera, camere a 23 euro,ottimo, possibile
cena. Tel 927452074 - 627504692
*H, Hotel Medina Ghaliayah, tel 927452287- altro 927452406
*P, Albergue municipal Alba Plata de San Gil. FR 3 km. informazioni a Ayto. de
San Gil, tel 927452306. CHIUSO LUNEDì E MARTEDì
*P, albergue “El Trillo” (CHIUSO DEFINITIVAMENTE NEL 2012)
-dopo il ponte medioevale trascurare indicazioni ambigue ma camminare su
strada asfaltata, poco trafficata, passando sotto l’autovia e tenendo il fiume a dx,
che porta prima a Aldehuela del Jerte e poi a Carcaboso
77
Diario
L’ultimo kilometro.
Ora so che 45 li posso fare. So anche che è da stupidi
ridursi con i piedi piagati, i muscoli tirati e le ossa rotte. Ma
non avevo alternative.
Il programma odierno era semplice semplice: raggiungere
il prossimo albergue di Grimaldo distante ventuno
kilometri. Quando parto Manolo dorme ancora. Scelgo di
arrivare a Canaveral lungo la deserta N630 evitando il
sentiero che so essere pietroso, con numerosi saliscendi e,
mi dicono, interrotto dai cantieri dell’AVE. Tutto sommato
camminare su una superficie dura ma regolare è
sopportabile e la fame mi stimola a fare presto (le fette di
pane ammuffito, la marmellata che ha conosciuto molti
clienti, e il caffè d’orzo solubile proprio non sono riuscito
ad ingurgitarli, supplendo momentaneamente con la mia
bustina di the). A Canaveral, rinfrancato da un’abbondante
colazione a base di churros e cioccolata calda, sono quasi
tentato di riprendere il cammino storico che porta a salire
al Puerto de los Castanos, ma alla fine non rischio di
complicarmi la vita e proseguo sulla nazionale. A tratti, prima e dopo il Puerto, il sentiero è visibile dalla strada. Seguendo le
indicazioni del desvio arrivo a Grimaldo. Un bar (oggi chiuso), l’albergue (chiuso pure lui) e quattro (proprio quattro!) case.
Ovviamente nessun altro servizio. Mi siedo a riposare ai tavolini esterni pensando a cosa fare e dopo una decina di minuti arriva
Manolo che dice di avermi seguito per lunghi tratti, pure lui sconcertato dalla novità. Ci raggiunge anche un anziano del posto che
non si lascia sfuggire la possibilità di fare quattro chiacchiere. Veniamo così a sapere che la senora del bar che gestisce l’albergue sta
in vacaciones. Certo, per il numero di pellegrini che transitano sulla Plata in verano, questo è il periodo migliore per concedersi una
vacanza!. Magari un avviso esposto all’Embalse o all’hostal Malaga avrebbe aiutato!
Non c’è molto da discutere sul da farsi: anche se sono già le undici non rimane che proseguire per il successivo albergue di Galisteo.
Altri ventiquattro kilometri perché, come ci conferma l’anziano, il proprietario della finca Valparaiso, ha negato il passaggio ai
pellegrini e il percorso alternativo segnato dagli Amici del Cammino allunga di cinque kilometri la tratta.
78
Gentilmente ci permette di riempire le borracce d’acqua e come cibo vedremo di far bastare per l’intera giornata quello che è
rimasto in fondo allo zaino. Il rassicurante “Vamos , que te miro” di Manolo da il là a questo imprevisto impegno fuori programma.
Spero che San Paracetamolo e San Bufren facciano il loro miracolo, mentre Santa Betadine si occupi dei miei piedi.
Andiamo, ognuno con il suo passo, lungo questa landa disabitata e desolata. A volte uno attende l’altro all’ombra degli sporadici
alberi. Una sosta più lunga per consumare quello che abbiamo di scorta: un tubo di biscotti, due gallette, una banana, una manciata
di frutta secca. Questo continuo tira e molla e la musica dell’MP3 con i classici di Morricone
http://www.youtube.com/watch?v=pLXyVwaC5qU&list=AL94UKMTqg-9AYGNJc_UpyERlaiFgX1OwW&index=2&feature=plcp mi
aiutano a distogliere un po’ l’attenzione dai dolori ai piedi. Giunti alla deviazione per Riolobos sappiamo che siamo a circa metà
strada. Quando il paese appare, abbagliante di bianco, scopriamo anche che ha un bar. Sosta obbligata per cibo e acqua. Alla
ripartenza è tutto asfalto e calore che sale alto. Manolo mi racconta di se, del suo lavoro, degli anni trascorsi nei paesi baschi alle
prese con l’ETA o prima ancora, quando stava in Marina, nei territori del cosiddetto Sahara spagnolo. Ma ormai sono cotto e anelo
solo ad arrivare al più presto. A due kilometri dal traguardo lo spagnolo allunga e mi lascia in surplace sulla salita al pueblo. Si
ferma ad aspettarmi ma lo rassicuro: ”Vai avanti, … che poi arrivo”.
Un’ora per chiudere l’ultimo kilometro. Il caldo, l’asfalto, la stanchezza, la sete, il dolore hanno consumato tutte le mie energie.
E’ sempre l’ultimo il più difficile. E’ il momento delle scelte: Chiedo aiuto? Ce la posso fare? Faccio l’autostop?
Poi quel maledetto senso del dovere prevale. Dopo mi inc…zo da morire quando penso che bastava alzare la mano. Fossi capace
almeno una volta di dire: “Adesso basta!”
All’inizio paese Il primo bar che incontro è mio. Un litro e mezzo d’acqua, una bibita, un gelato come premio.
In albergue ritrovo Manolo; preoccupato si chiedeva dove fossi finito e per poco non organizzava squadre di ricerca con
l’hospitalera e i cinque ciclisti presenti.
Ora sono talmente stanco che non ho neppure la forza di pensare alla cena o di andare a gettare uno sguardo al paese dalle invitanti
mura. Devo solo curarmi i piedi e appoggiarli su qualcosa di morbido
Più tardi arriva qualche altro ciclista….ma non c’è dialogo…vanno ad una velocità diversa.
Ecco, questo è tutto per oggi…. quasi mi duole il polso nello scrivere.
79
Giorno
15
07-08 mer
14^
TAPPA
Galisteo –Carcaboso
km
11
Tappa corta a causa dei problemi ai piedi. Fino a Carcaboso si cammina su strada asfaltata con poco traffico e
senza dislivelli significativi.
Km Km Km
perco
px
da
rsi alber locali
g
386,5
6
391,5
11
5
località
rifugio, indicazioni varie
Aldehuela del -e poi a Carcaboso
Jerte
CARCABOSO *T, albergue turistico Los Miliarios, 24 posti, 12 euro con colazione,
*N\B
cucina, Internet gratis, nuovo 2011, tfno Maria del Mar, parla italiano,
0034.676477341 – 0034.927402406 – 0034.927402002 (municipio)
sede del centro de Interpretation della Plata. OTTIMO
*P, “albergue turistico de peregrinos “Senora Elena” presso bar “Ruta de la
Plata\Pacense”, 11 posti, 11 euro con colazione. NO cucina, microonde, Nuovo
2011, Incaricato: Francisco, Tel 0034.927402075 – 0034.659774580, carretera
de Plasencia, in ingresso paese.
*P, bar\ristorante “Ciudad Caparra”, 19 euro, tel 0034.927402444 –
927402032- ULTIMO PUNTO PER CIBO ED ACQUA
-usciti dall’albergue si torna (freccia in Plaza de Espagna) indietro a dx per
qualche decina di metri e poi si imbocca calle Pozo e poi una stradina a sx.
All’inizio si cammina tra campi coltivati, poi riprendono il sopravvento i pascoli
e le querce.
80
Diario
Non sono stato capace di dire “Basta!” ma ci ha pensato il mio
fisico ad impormi lo STOP. Sceso dal letto e messo i piedi a
terra ho capito subito che non era come le altre mattine
quando, una volta calzate le scarpe e mossi i primi passi, il
dolore si attenuava fino a sparire e poi potevo camminare
come al solito fino alla meta prevista. Stamane NO! Non
riuscivo dal dolore intenso e prolungato ad appoggiarmi sulle
piante dei piedi. Nei Cammini precedenti avevo avuto sì
qualche vescica, qualche acciacco, ma mai niente di così
devastante come ora. Stesse tecniche, stessi materiali, di
diverso solo il fattore caldo. Manolo mi sta aspettando. Così,
calzati i sandali ed imbottito con della gommapiuma le parti
più dolorose, sorreggendomi sui bastoncini, e facendo
innumerevoli soste, ho percorso a passo di lumaca gli 11
kilometri fino a Carcaboso dove, al Centro de Salud, mi hanno
medicato e consigliato il “fermo un giro”.
All’inizio ci avevo provato. Mi dispiaceva perdere la compagnia
dello spagnolo, ma non c’era nient’altro da fare. Ci siamo
salutati sul ponte romano appena fuori Galisteo. Sarà difficile rivedersi…ma chissà, sul Cammino tutto è possibile.
Ho impiegato tutta la mattinata per coprire il tratto fino a Carcaboso. Al Centro de Salud, una generosa ragazza in sala d’attesa si
prodiga per informarsi e indicarmi a quale ambulatorio devo accedere. L’infermiera chiama il medico che, dopo aver visionato il
tutto, le da disposizioni. Per una buona mezz’ora i miei piedi sono stati nelle sue mani. Trattamento completo, compreso
applicazione di antibiotico e disposizioni per i giorni seguenti: riposo, cambio frequente della medicazione, antibiotico, visita al
successivo Centro de Salud. Ora ho due bei gambaletti garzati. Non che sia cambiato molto l’aspetto estetico: prima erano bianchi
per la mancata abbronzatura. All’atto di congedarmi mi riforniscono di quanto necessario per le successive medicazioni. Veramente
gentili e disponibili. E non mi hanno neppure chiesto la tessera sanitaria. Sulla strada verso l’albergue approfitto di un
supermercato per acquistare il necessario: il programma odierno è starsene tutto il giorno in posizione orizzontale. Ora sto
all’albergue municipale El Miliarios, veramente molto bello, grande, pulito e con tutto ciò che un pellegrino può desiderare (a parte
la compagnia). Maria del Mar, hospitalera molto disponibile, simpatica e graziosa, parla correttamente italiano per cui non devo
neppure sforzarmi con il mio stentato spagnolo. Mi da informazioni per le tappe successive e mi assegna per oggi, l’incarico di
“hospitalero supplente” nel caso si facesse vivo qualche altro pellegrino.
81
Il pomeriggio trascorre leggendo: per fortuna mi ero portato appresso un libro che per 400 km avevo inutilmente scorrazzato. Oggi
è determinante per vincere la noia. Esco una sola volta per ritirare la biancheria stesa un’ora prima. Il termometro segna 43 gradi.
Sulla ringhiera, a mò di tegamino, potrei friggerci due uova. Quali sono le calzature che possono impedire ai piedi di ridursi allo
stesso modo? Ho fatto spesa, ho cucinato, ho riposato; insomma una giornata di recupero che fa pari con quella doppia fatica di ieri
nella speranza che tutto si risolva. C’è chi dice che sono noiosi, tristi e disfattisti i diari che non fanno altro che parlare di ampollas,
tendiniti e dolori vari. Ma il Cammino è anche questo e non si può prescindere, se capita, dalle cose negative. Certo, ci sono anche gli
eventi positivi, come la signora del supermercato che, senza chiedergli nulla, mi regala dei sacchetti di plastica per avvolgermi i
piedi durante la doccia così da non bagnare le fasciature. Chissà, forse ha avuto un figlio con un arto ingessato, oppure è avvezza che
i pellegrini (quelli messi male) gli e li chiedano, oppure è solo attenzione, disponibilità, spirito materno (e sì che ho la barba
bianca!). A sera arrivano tre ciclisti spagnoli. Avevo voglia di fare due chiacchiere…ma per loro sono invisibile! Ste benedetti
ciclisti…
Vado a dormire; rimando a domani mattina ogni decisione sul da farsi.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA D’ACQUA
e cibo.
82
Giorno
16
08-08 mer
Km Km Km
perc px
da
orsi albe local
rg
i
15^
TAPPA
località
Percorso estremamente
solitario.
Da Carcaboso alla strada
asfaltata sono circa 4 ore di
Cammino senza incontrare
nessuno (tranne molti tori
al di là dei muretti a secco
(ed anche al di qua!) e
nessuna abitazione.
Carcaboso - Oliva de Plasencia
km
21,6
rifugio, indicazioni varie
- Da Carcaboso, la stradina, dopo circa un’ora di cammino, conduce
ad un trivio con pannello informativo”Ponte de Grunea” ma ci sono
anche molti segnali contradditori: le frecce mandano a dx, il cubo
indica diritto ma SI DEVE prendere a sx salendo fino ad un primo
cancello. Qui c’è una freccia gialla dipinta sul cancello ed un cubo che
indica LA GIUSTA DIREZIONE. Il cammino prosegue su crinale per
molto tempo con animali al pascolo sia a sx che a dx ma senza
nessuna azienda agricola o persone a cui chiedere. Successivamente
si attraversano numerosi cancelli. Su questo tratto non ci sono molte
frecce e quelle esistenti sono molto vecchie per cui poco visibili (fare
83
attenzione quando si transita in terreno aperto: le frecce sono poche
e le diramazioni molte: seguire sempre il tracciato più evidente).
Prima di arrivare in falsopiano si affronta qualche piccolo strappo. Si
incrocia infine una strada asfaltata.
406,
5
15 (strada asfaltata) A Venta Quemada si devia a dx, seguendo la strada asfaltata fino ad Oliva de
Venta Quemada Plasencia(se è il fine tappa sono 6,6 km fuori percorso)
(nessun servizio) -Se si va oltre, verso l’Arco, si attraversa la strada asfaltata e si prende la
Cañada Real de la Plata e dopo 2 h di marcia tra muretti si giunge all’Arco
che appare all’improvviso. Scavi visitabili liberamente.
413 21, 6,6
OLIVA DE
*T, Alba Plata, calle Real, 2, 15 posti, 15 euro con colazione, possibile
,1
6
PLASENCIA cena 9 euro, No orario, chiedere per panini x il giorno dopo, tfno
927454775 – Si può chiamare Monica/Carlos 0034.647401877 ed
accordarsi per farsi venire a prendere a Venta Quemada o Caparra ed
essere riportati lì il giorno successivo (costo a\r, 5 euro a persona).
OTTIMO
84
Diario
“A da passà la buriana”. Così si può sintetizzare la mia filosofia odierna. Con molta calma (anche perché non potevo fare
diversamente), in otto ore, ho percorso i 21 km da Carcaboso a Oliva de Plasencia. Lentamente, veramente passo dopo passo,
cercando il lato migliore del sentiero, pulito, morbido. Sulle note di Vangelis http://www.youtube.com/watch?v=BxjX_jn_0gA
pareva che pure io andassi al rallenty. Potrei fare l’elegia dell’andare più piano del piano, ma quando non te la godi perché senti
dolore ogni volta che calpesti un sassolino non è proprio il caso. E allora spazio alle cose positive di oggi:
Appena fuori Carcaboso a un trivio non so dove proseguire perché due delle direzioni sono segnate con un segnale jacobeo diverso
e in giro non c’è nessuno a cui chiedere. Rimango interdetto (il nord è a sx, verso la diramazione non segnata) ed anche le
indicazioni in mio possesso non sono molto chiare in proposito. Mentre valuto, arrivano i tre ciclisti che hanno dormito a Carcaboso
e consultando la loro mappa sentenziano che si deve andare diritto. Rinfrancato, li seguo per un centinaio di metri ma da come si
sviluppa il percorso non sono molto convinto della loro scelta e ritorno sui miei passi. Al trivio ci rimugino un po’ su e poi riprendo
la stessa direzione. Un fischio richiama la mia attenzione. Un contadino motorizzato mi raggiunge e m’indirizza sulla giusta via
(quella non segnalizzata). Mi dice che nessuno ha ancora provveduto a cancellare le frecce gialle che mandavano a dx su un vecchio
desvio mentre coloro che hanno posto i cubi con l’effige
dell’Arco di Caparra hanno segnalizzato il percorso per i
ciclisti. Nessuno ha messo una freccia gialla a sx per i
camminanti. Grazie angelo!
- Quando il Fly diceva “attento ai tori” pensavo alla solita
esagerazione e non avrei mai pensato di passare addirittura
attraverso una mandria di quelli veri, ganado bravos, neri, con
le corna appuntite, proprio come quelli della corrida. Ecco, in
quei cinque minuti non ho sentito neppure più il dolore ai
piedi. Però sono belli, fieri…e sbuffano. Ostentando
indifferenza ci sono passato accanto fiducioso che le nozioni
apprese su “Conoscere” fossero vere: ”I tori ci vedono poco ed
hanno un campo visivo molto limitato. Per richiamarne
l’attenzione, il toreador nella corrida, deve avvicinarsi e
sventolare a breve distanza la muleta rossa”. A scanso di
equivoci oggi mi sono messo tutto in nero! Indenne!
- Al bivio di Venta Quemada telefono a Monica per usufruire
del servizio di “prelevamento pellegrini” ma mi dice che è a
Plasencia e farà ritorno solo fra un paio d’ore. Ci si vede
85
all’albergue è il suo laconico commiato. Riposo e mangio qualcosa seduto su un masso a bordo strada pensando ai kilometri che mi
attendono su asfalto e sotto il sole. Giusto il tempo di un panino e si ferma un’auto: “Necesita ajuda?”. Come no! Manuel e suo figlio
sono di Madrid e trascorrono le vacanze nella casa materna della moglie. Non sono il primo pellegrino che scorazzano fino a Oliva.
Grazie angeli.
- A Oliva de Plasencia, seduto su una panchina nella piazzetta antistante all’albergue attendo l’arrivo dell’hospitalera Monica. Mi
raggiunge un anziano signore che s’informa da dove provengo, mi chiede se ho bisogno di qualcosa, rientra in casa e se ne riesce
con una lattina di birra ghiacciata. Peccato sia astemio. Grazie ugualmente buon samaritano!
- L’albergue è in una vecchia casa ristrutturata, dalle spesse pareti, con travi a vista, molto fresca, che fa già presagire che sono quasi
alla fine dell’Estremadura. Infatti dal Puerto de Bejar sarà Castilla e Leon, con un po’ di montagne e altopiani, che equivale a dire
temperature più umane. Speriamo!
- I miei piedi hanno apprezzato molto questi due giorni di tregua e di cure e non piangono più (nel senso che non si è riformato
liquido nelle vesciche). Ora l’aspetto richiama più una crosta di formaggio fuso che le due uova al tegamino precedenti (orribile
similitudine!!).
Monica, poiché sono solo, per preservare gli altri locali, mi assegna la camera a pianterreno: letto matrimoniale e bagno annesso.
Che si può desiderare di più?
Verso sera esco per fare spesa e cenare. L’unico negozio di alimentari è chiuso; in estate apre solo il mattino. Mi fermo a parlare con
una famiglia che al volgere della giornata, seduta fuori di casa, cerca un po’ di refrigerio. Mi dicono che già si sente il fresco, infatti
oggi ci sono stati “solo” 39 gradi. In queste strette viuzze del paese ogni abitazione ha accanto all’uscio una panchina dove le
persone la sera si siedono per fare quattro chiacchiere. Allora la via diventa il salotto del pueblo e il vociare e i giochi dei bambini
proseguono fino a notte fonda. Mi fanno notare che sia le panchine che le architravi delle porte sono blocchi di marmo provenienti
da insediamenti romani sparsi nella campagna. Si raccontano storie seduti sulla storia. Siamo o non siamo vicino all’antica città di
Caparra? Non mancano di darmi consigli sul percorso di domani: uno schizzo mi aiuterà a tagliare la campagna verso l’Arco. Per la
cena dovrò arrangiarmi presso l’unico bar aperto alla fine del paese. Che aveva a disposizione un unico piatto.
Non so cos’era quella cosa che ho mangiato. So solo che era molto piccante e due litri d’acqua non sono bastati a mitigare la sete che
mi ha messo addosso. In compenso mi hanno preparato un paio di panini con Jamon per l’indomani. Altri due litri d’acqua per la
notte e sono a posto.
Le previsioni del tempo danno per domani 43°C. Alla faccia del fresco.
Forse c’è un ospite in albergue: calze e maglietta stese ad asciugare lo fanno supporre ma al piano superiore la luce è spenta e tutto
è silenzioso. Mi sa che dorme già. Rispettiamo il riposo. Vedremo domani.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA D’ACQUA
e cibo. Niente bar, negozi o fontane fino a Aldanueva
86
Giorno
17
09-08 gio
16^
TAPPA
Oliva de Plasencia
- Banos de Montemayor
km
36
Tutta pianura fino a 8 km prima di Aldeanueva quando la strada va in salita e prosegue su strada asfaltata (N
630); poi sempre in salita fino a Banos de Montemayor.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
località
rifugio, indicazioni varie
Da Oliva de
Nel 2012 è stato segnato il tratto dal Hostal Turistico di Oliva de
87
Plasencia..a...
421,1
6-8
2^ opzione
426,6
Plasencia fino all’Arco di Caparra. Chiedere a Monica una piantina del
percorso. In ogni caso: dall’Albergue si ritorna sulla strada percorsa
ieri in arrivo e si procede in senso contrario fino all’altezza di una
pista a dx con le indicazioni per Finca de Los Baldios. Dopo circa 30
mt, si prende a sx, all’altezza della Finca de los Baldios, una pista con
indicazione Caparra. Si procede diritti per circa 6 km fino ad un bivio.
Si prende a dx e ci si ritrova sul Cammino che proviene da Venta
Quemada. Si gira a dx e poco dopo si intravede e si giunge all’Arco di
Caparra.
Arco di Caparra Pausa al Centro d’Interpretazione (Museo),IL SITO ARCHEOLOGICO E’
CHIUSO IN ESTATE DALLE 14 ALLE 17 ED IN INVERNO DALLE 14 ALLE
16. Ci sono distributori di bevande e caffè (ATTENZIONE:FUNZIONANO
SOLO CON MONETA), toilettes a 200 m salendo a dx partendo dall'Arco
– NESSUN ALBERGUE O HOSTAL.
I 6 km indicati sono la distanza dell’Arco da Venta Quemada. Se si
proviene da Oliva de Plasencia i km per arrivare all’Arco sono circa 8
-lasciato l’Arco, per un’ora e mezza si cammina per sentieri e stradine
fra pascoli, poi si finisce su una strada asfaltata (di servizio Ambroz)
assolutamente senza traffico. Si procede sempre diritto( con assenza
di frecce) su questra carretera o sul sentiero alla dx che corre
parallelo. Più a dx, sempre parallela, sta la N 630. Dopo circa 7 km
dall’Arco si trova la deviazione per l’Hostal Asturias.
Deviazione per Delle frecce dipinte per terra mandano a dx per l’hostal Asturias ( a
l’Hostal Asturias circa 2 km FR) su una ctra (con un pannello “senso vietato salvo
vecinos” ed a 50m un cartello “limite velocità 40 Km/h”). Si raggiunge
l’Hostal Asturias dopo 20 minuti, sulla N630 al km 488 ( 15\18 euro
camera con bagno, doppia 31 euro, tel 0034.927477057, con possibile
menù del dia). Avvisare prima.
Ritorno sul
Se si è alloggiati all’hostal Asturias, il mattino successivo si ripercorrono a
Cammino
ritroso i 2 km per riguadagnare il Cammino.
-La strada di servizio Ambroz confluisce su un’altra strada che si
88
imbocca a dx, poi si prende subito a sx, lungo una strada secondaria
che passa sotto i viadotti dell’autostrada ed il Cammino viene spostato
sulla dx della N 630. Per un po’ il Cammino va parallelo alla N 630 fino
all’ indicazione per un bar a 200 m sulla carretera. Sosta quasi
obbligata. Qui consigliano di proseguire su carretera perché il nuovo
Cammino, recentemente segnato, conduce ad un Alto per poi
ridiscendere con molti giro in giro, per un totale di 11 km fino ad
Aldeanueva. Proseguendo sulla N 630, superata una rotonda, i km fino
ad Aldeanueva sono solo 5. In corrispondenza al cartello d’ingresso
nel paese, a dx si vede un monolito giallo: lì sbuca il cammino
abbandonato prima del bar. In sintesi, chi vuole passare per il bar e
ritornare comunque al sentiero sappia che sbuca esattamente in
questo punto; la salita per carretera è tenue e quasi non si sente. Il
Cammino entra direttamente ad Aldeanueva e passa davanti
all’albergue (agosto 2012: altri pellegrini hanno detto molto
trascurato, senza raccolta del donativo, non ci sono cassette e
nessuno viene a chiedere) e senza possibilità di avere il timbro
(bisogna chiederlo all’ayuntamiento, il mattino dopo). Si può allora
andare a cenare ad esempio a Casa Sebas (menu abbondante a 9
euro) e farsi fare anche il timbro.
431,6
436,6
10
26
5
bar
ALDANUEVA DEL *M, 10 posti, NO cucina,donativo, chiavi al municipio o bar Union,sulla calle
CAMINO
principale di Las Olivas. Incaricata: Balbina che vive a fianco, In pessime
*B\N
condizioni. Tel 0034.927484048 (municipio). TRASCURATO
* Presso il bar Sebas (in centro al paese, sulla N630 a sx, esiste un servizio di
recupero pellegrini diretti a Banos de Montemayor e che necessitano di un
trasporto. Viene effettuato giornalmente alle ore 16,15 (escluso la domenica),
su richiesta chiamando il numero 679228208
*H diversi Hospedaje
-si attraversa tutto il paese e si prosegue su strada asfaltata, la carretera
nacional 630, qui poco trafficata per la concorrenza della nuova autostrada. In
89
446,6
10
10
perenne ma soave salita si arriva a Banos
BANOS DE
*T, albergue Alba Plata, 12 posti, 10 euro, cucina, apre ore 16,30
MONTEMAJOR (dalle 12 alle 14 si possono lasciare gli zaini), nuovo 2011 nella parte
*N\B
alta del pueblo, vicino all'OT, responsabile Jose Vicente Blanco, tel
Tutti i servizi 0034.923020328 – 679228208 – tfno 927488048, Prenotare con
anticipo, città turistica\termale, calle Castanar 40. OTTIMO.
DICONO:IN PRIMAVERA SEMPRE PIENO!
*H, Pension “Don Diego”, 8 posti, 20 euro la doppia, Avenida de las termas,
69, tel 923428125
*H, hotel Martin, 33 euro
*P, Miss Alicia dispone di camere. Vicino all'Ayuntamiento
- si esce dal paese dalla zona alta, salendo in rettilineo, una molto
ripida calzada che porta a riprendere la carretera N 630 (1,2 km) che
si percorre per un poco ed a raggiungere la sommità del colle dove
termina l’Extremadura ed ha inizio la Castilla.
90
Diario
Gli indumenti stesi erano di Bernardo, spagnolo, pellegrino a piedi, giunto ieri sera mentre ero a cena e che già era a letto al mio
rientro.
Quando mi alzo è nella sala comune e si sta medicando i piedi. Mi racconta che è partito da casa venerdì 27 e i primi due giorni ,
entusiasta e risoluto, ha fatto tappe da 42 e 45 km con il risultato di massacrarsi i piedi. Se le mie piante sembrano due uova al
tegamino, le sue, sempre per rimanere in tema culinario, richiamano le
melanzane alla parmigiana. E quando si mette eretto e con cauti passettini si
reca in cucina per preparare la colazione capisco quanto dolore possa provare.
Ieri sera con Monica si è accordato, interpretando anche la mia non
manifestata volontà, per il trasporto in auto fino a Caparra. Ormai è fatta e
considerando lo stato anche dei miei di piedi, acconsento e ne approfitto.
Monica ha spirito imprenditoriale: ogni mattina deve recarsi nei pressi
dell’Arco per accudire ai propri cavalli per cui il trasporto a pagamento dei
pellegrini è un introito in più. In coche fuoristrada i sette km di distanza si
percorrono in pochi minuti e quando albeggia siamo sotto l’Arco. Suggestivo.
Nel silenzio del primo mattino immagino lo scalpiccio dei calzari romani sulla
Via XXXII e il risuonare delle clarine al passaggio delle centurie.
Dopo le foto di rito ci incamminiamo sul sentiero che da lì diparte e conduce
alla carretera di servizio dell’Ambroz. La storia alle spalle, il futuro d’innanzi.
In realtà, più che Pelizza da Volpedo ricordiamo il Bruegel della Corte dei
miracoli. Parliamo un po’. Bernardo è un tassista di Sevilla, separato, con due
figlie grandi. Siamo quasi coetanei ed è al suo primo Cammino. Ha sentito il
bisogno di evadere dallo stress cittadino e di disintossicarsi dallo strumento
del suo lavoro. Dopo aver scorrazzato pellegrini da una parte all’altra della
città, ora è il suo turno di andare a spasso por campos. Capisco al volo che non
è l’unica motivazione ma il rispetto dell’altrui sensibilità impone di non
approfondire l’argomento. Se mai cammineremo insieme nei prossimi giorni,
se ci sarà occasione e se lo riterrà opportuno, avremo modo di parlarne. Non è
molto ciarliero, non capisco se per riservatezza o perché concentra tutta
l’attenzione su dove posare i piedi, in ogni caso decido che non è il caso di
insistere e ci diamo appuntamento più avanti, lungo la strada, ad Aldanueva.
91
L’Ambroz è un rio che fornisce l’acqua per l’irrigazione di questa valle rendendola molto più fertile della terra fino a qui incontrata.
L’ennesimo cancello da accesso alla strada asfaltata che mi condurrà fino quasi fino ad Aldanueva. Lungo questa strada privata uno
spiacevole incontro: sull’asfalto giace una volpe morta che ha fatto le spese dell’alta velocità con cui le rarissime auto la percorrono.
I tratti di rettilineo invogliano a pigiare il pedale nonostante il divieto sia a non superare i 40 km orari. Meglio procedere sulla più
sicura traccia di sentiero che a dx corre parallela al nastro d’asfalto. Più tardi raggiungo un’altra strada asfaltata che conduce alla N
630. Finalmente ho la possibilità di una sosta più lunga presso il bar situato nei pressi dello svincolo. Dalle informazioni che
raccolgo, preferisco il proseguimento sulla N 630 anche per arrivare in tempo prima che il Centro de Salud chiuda. Qui sono molto
gentili e, come a Carcaboso, mi visitano, medicano e mi riforniscono di antibiotico e garze per i giorni successivi. Mi fermo nel
centrale bar Sebas per acquistare dell’acqua e faccio un incontro molto particolare. Una senora, attratta dalle abbondanti fasciature
ai piedi, mi chiede se sono ampollas e mi suggerisce un rimedio infallibile: “ Devi andare in farmacia e chiedere “Compressa”.
Credendo si tratti di un farmaco in pastiglie ne chiedo il nome ma Lei si stupisce: “Basta dire “Compressa”!. Ovviamente non capisco
ma, ringraziandola, accondiscendo per cortesia. Tra me e me penso di avere già tutto il necessario per curarmi per cui decido di
soprassedere e di fare uno spuntino e una lunga sosta negli ombrosi giardini pubblici prima di affrontare i dieci km in salita e sotto
il sole fino a Banos. Dopo mezz’ora passa Bernardo che prosegue, paonazzo e claudicante, senza fermarsi. Dice che l’albergue del
pueblo è sucio per cui va avanti. Ci si vede a Banos. Mangio qualcosa e mi stendo sulla panchina. Sono assopito da poco quando sono
scosso dalla signora incontrata prima nel bar che mi porge una borsina di plastica. Contiene una bottiglia di acqua minerale
freschissima e una confezione di compressa. Solo ora comprendo che si tratta di assorbenti igienici…e non di pastiglie. L’uso
improprio da parte dei camminatori consiste nell’inserirli nella calzatura tra pianta dolorante e suola a mo di morbido sottopiede
per attutire l’impatto col suolo. Probabilmente la senora mi aveva tenuto d’occhio per verificare se mi attenevo ai suoi consigli e,
visto che li avevo disattesi, ha pensato bene di provvedere Lei stessa. Dato che non accetta denaro, come ringraziare tanta premura
se non con un bacio! Grazie Nina.
Conoscevo questo “trucchetto” ma l’avevo completamente dimenticato. In effetti, alla ripartenza, sembra di camminare sul velluto
anche se poi i 10 km e i 40°C sull’asfalto rovente sono in ogni caso durissimi.
A Banos de Montemajor l’albergue è collocato nella parte alta del paese e appartiene alla catena Alba Plata ed è anche sede del
Centro di Interpretazione della Via. Ottimo, moderno, funzionale. La cucina non è però agibile per cui usciamo a cena in compagnia
di un terzo pellegrino spagnolo che da qui inizia il suo cammino. La cittadina è turistica\termale e ci sono vari hostal, hotel e
ristoranti.
Prima di coricarci divido con Bernardo le Compressa ricevute in regalo: mi sa che Lui ne ha più bisogno di me! I miei piedi vanno
molto meglio: non si sono riformate altre ampollas.
92
Giorno
18
10-08 ven
17^
TAPPA
Banos de Montemayor – Fuenterroble de Salvatierra
Si sale fino alla sommità del colle. Poi il paesaggio
cambia radicalmente e ci ritroviamo in un ambiente
“prealpino”: boschi di castagno, prati, erba verde fitta,
torrenti pieni d’acqua, aria frizzante. Sempre in
leggera salita.
Km Km Km
perco px
da
rsi albe locali
rg
località
rifugio, indicazioni varie
km 33
93
447,6
450,8
1,5
3,2
454,2
459,7
9,3
1,7
colle
- si imbocca una bellissima strada bianca che si inoltra nel bosco: castagni,
prati fioriti, ruscelli con molta acqua. Si passa in prossimità di Puerto de Bejar
(dove la strada spiana). Per andare in paese si deve fare una deviazione..
Puerto de Bejar - *M, 12 posti, di fronte a Meson Adriano, tel 0034.923414288
Penacaballera *P, albergue privato Caliga, 38 posti, 15 euro con sabanas, incaricato: Manolo
e Carlos, a Penacaballera ad 1 km FR, in località Colona S. Miguel, tel
0034.649758506 – 629123405 – altro tel. 923414212 - BUONO
3,8
Ponte Malena
5,5
CALZADA DE
BEJAR
*B
- dopo la gasolinera, si va a sx, si passa sotto autostrada, si scende ripidi fino
al
-passato il ponte romano che attraversa il rio Cuerpo de Hombre, la strada
sale, ma non ripidamente, sempre in un ambiente piacevole. Si incontrano
alcune case di campagna, mucche e tori al pascolo. Sempre salita fino a
Calzada
*P, albergue privato “Alba e Soraya”, 28 posti, 10 euro (15 euro singola), No
orario, cucina esterna, possibile cena 9 euro e colazione 3 euro avvisando per
tempo, mezza pensione 18 euro, nuovo, bello, Manuela vive a lato della chiesa,
gestori simpatici, prima casa del paese. Tel 0034.646410643- altro tel.
0034.923416505 – OTTIMO
*P, “albergue de peregrinos Barro Colorao”, 6 posti, 15 euro con colazione e
sabanas, cucina,orario 8,30-23, si trova su Antigua Carretera CV-186 ( ora
DSA-280 ) Valdelacasa a Béjar por Navalmoral, Km. 14,00. A 3,5 Km del centro
de Béjar. Contatto: Enrique tel 0034.923411720 – 626547279 - Per Béjar non
passa direttamente la Vía de la Plata per cui si deve deviare dopo Calzada de
Béjar per la carretera SA-220. In totale sono circa 3,5 km extra. Se si chiama il
proprietario viene a prelevarvi all’incrocio con la SA-220 e vi riporta lì il giorno
seguente. Costo del trasporto: 3 euro a persona. NON VALUTATO
-In uscita da Calzada si prende a sx il cammino sotto i tralicci dell'alta
tensione e dopo 2h30 di marcia si arriva a Valverde, paese quasi
disabitato con curiosa statua di Santiago dopo il bar.
94
468,7
472,2
9
3,5
476,2
484,2
9
3,5
4
8
4
VALVERDE DE LA *P, nuovo albergue Nenufar, umido, 12 posti, 6 euro, No cucina, microonde,
CASA
No orario, chiedere sig. Sigi, tel 0034.680119824 – tfno 648401608 - altro tel.
*B
0034.649578821–NON VALUTATO
-si percorre una strada asfaltata che, salendo leggermente, porta a Valdelacasa
Valdelacasa *B - si prosegue su strada bianca, polverosa e sassosa, in mezzo a bei boschi e
pascoli, fino ad arrivare sul colmo della collina
Colle(1000 mt di -da cui si scende leggermente e, attraversando seminativi si giunge a
H)
Fuenterroble.
FUENTERROBLE *AC, casa parrocchiale di Don Blas, (dall'altra parte del pueblo) 70
DE
posti, donativo, offre cena comunitaria e colazione oppure, se in molti,
SALVATIERRA andare al bar con menù, No orario, hospitaleri, accogliente da non
*N\B
mancare. tfno 0034.923151083 OTTIMO
*visitare chiesa di S. Marta e sculture in legno
-all’uscita dal paese sulla DSA-230, dopo un 1,3 km di asfalto, girare a dx per
immettersi sulla Canada Real, una larga pista che corre perfettamente rettilinea
a tagliare un vasto altipiano. Sullo sfondo si vede il Pico della Deuna verso il
quale ci stiamo dirigendo. La strada rettilinea si interrompe bruscamente con
una doppia curva con segnalazioni per cammino alternativo
95
Diario
Facciamo colazione tutti insieme condividendo ognuno quello che
ha. Fuori è ancora buio per cui iniziamo insieme la tappa
sfruttando la mia torcia e inerpicandoci, dopo le ultime case del
pueblo, su un’impegnativa mulattiera lastricata che sale verso il
passo. Bernardo con i piedi martoriati e lo spagnolo notevolmente
sovrappeso, salgono con un ritmo lentissimo (anche per me che
non amo le salite) e ben presto, per non spezzarmi le gambe,
procedo senza fermarmi ogni tre passi distanziandoli
progressivamente. Il sentiero a volte interseca la strada asfaltata
per poi rituffarsi nella selva. Il paesaggio è totalmente diverso da
quello attraversato ieri: stamane l’ambiente è umido, verdeggiante,
quasi montano. L’ascensione al Puerto de Bejar chiude con
l’Estremadura e si affaccia sulla Castilla e Leon. Giunto al passo, cui
si accede per strada asfaltata, proseguo per una pianeggiante e
bianca pista che s’inoltra nuovamente nel bosco e poi scende
rapidamente verso il sottostante rio. Faccio sosta al Ponte Malena
per arieggiare un poco i piedi giacché ieri l’espediente ha
funzionato alla grande. Qui sono raggiunto da un piccolo gruppo di
ciclisti. E’ un padre con i suoi quattro figli e il loro cane che stanno facendo una piccola esperienza di Cammino fino a Fuenterroble e
domani ritorno al Puerto. Il padre, pellegrino a Santiago lo scorso anno, cerca con questa due giorni, di far respirare loro un poco di
“aria” di Cammino. Il luogo scelto come destinazione è senza dubbio molto indicato. Fuenterroble de Savatierra è considerato uno
dei luoghi simbolo della Via de la Plata, dove l’accoglienza e lo spirito pellegrino stanno di casa. Per tutto il giorno ci incontreremo
diverse volte perché il loro ritmo è quasi da camminanti. Veramente molto bello vedere questi ragazzini procedere insieme oppure
aspettarsi dietro una curva o ancora sedersi uno accanto all’altro a riposare. E il padre (ed anche il bel pastore tedesco) vegliare su
di loro senza mai una volta aver bisogno di richiamarli all’ordine ma anzi, adeguandosi ai loro ritmi. Una bella testimonianza
famigliare.
Quando transito da Calzada de Bejar una signora mi viene incontro identificandomi come italiano. Di primo acchito rimango
stupito: non porto segni distintivi che mi qualifichino. L’ho scritto in faccia? L’arcano subito si svela. E’ Manuela, l’hospitalera
dell’albergue “Alba e Soraya” che ieri ha ospitato Manolo, il quale gli ha raccontato dell’italiano che seguiva. E vista la scarsa
affluenza estiva sulla Via è stato facile andare a colpo sicuro. Mi racconta che l’amico spagnolo non contava più di rivedermi mentre
Lei sosteneva che gli italiani sono tosti e prima di Salamanca ci saremmo ricongiunti. Inorgoglito sono contento di sapere che la sua
96
destinazione odierna è Fonterroble per cui questa sera ci rivedremo. A Valverde, dove mi sono fermato per pranzo, vengo raggiunto
da Bernardo. L’altro spagnolo, esausto, si è fermato a Calzada de Bejar dove pernotterà. Bernardo dice che se avesse sprecato meno
fiato a parlare ne avrebbe avuto almeno per arrivare fin qui. Il tassista sivigliano mi piace: è tenace, parla poco ed è sincero.
Riprendiamo insieme e fino alla sommità del colle usufruiamo dell’ombra creata dalla vegetazione. Oltre, il paesaggio, torna a
essere quello solito: ampi terreni a pascolo o seminativi a perdita d’occhio da entrambi i lati della pista…e il sole a cuocere la testa.
A Fuenterroble ritrovo Manolo (incredulo!) ma soprattutto un luogo accogliente e speciale…e tante persone. In realtà i pellegrini
veri e propri siamo solo noi tre e la famiglia ciclista ma negli ambienti dell’albergue ci stazionano altre persone per i più svariati
motivi. C’è l’hospitalera belga che accoglie; Manuel, un ragazzo di Salamanca che quando vuole e può, trova qui un rifugio tranquillo
in cambio del servizio in cucina; due giovanissime ragazze polacche che dopo l’esperienza dello scorso anno alla GMG di Madrid,
seguita da un periodo a Fuenterroble, hanno deciso di ripetere l’esperienza come servizio volontario ai pellegrini. Poi c’è un
pellegrino tedesco che è fermo da diversi giorni in attesa di guarire da una frattura al braccio. Altre persone sono alloggiate nei
locali del rifugio senza un apparente motivo, segno inequivocabile dell’accoglienza offerta da Don Blas, o come lo chiamano qui, il
Cura Blas. La sua fama, riconosciuta da tutti i pellegrini, spagnoli e non, è giunta anche in Italia quando nel 2009 ha pellegrinato da
Assisi a Roma con una carovana composta di carri trainati da muli e con un seguito di 250 persone. Nel 2011 ha ripetuto
l’esperienza in Norvegia sul Cammino di Olaf e ora ha in programma Chestokowa per il 2013. Colloquiando con Lui s’intuisce subito
la forte personalità, il carisma e l’ascendente che esercita su molti. Dopo la S. Messa (partecipata) è la volta della cena comunitaria:
una spaghettata superba per venticinque persone. Ma dove erano nascoste tutte quante?
Al termine ci si attarda nel patio a parlare perché pare che qui l’attenzione sia più per l’uomo che per il pellegrino. Ora capisco
perché non si può percorrere la Via della Plata senza fermarsi a Fuenterroble. Quando, molto tardi, vado a letto lo faccio nel buio
più assoluto per non disturbare i ragazzini che riposano già da un paio d’ore, felice finalmente di aver trovato un luogo veramente
pellegrino. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA
D’ACQUA e cibo.
97
Giorno
19
11-08 sab
18^
TAPPA
Fuenterroble de Salvatierra
- San Pedro de Rozados
km 29,5
Tappa piacevole e non molto impegnativa. Si percorre all’inizio un altopiano perfettamente pianeggiante, un
unico g
rande pascolo. Si sale poi alla maggiore elevazione del Cammino, il Pico della Duena, che regala amplissimi
panorami. La salita non è eccessivamente impegnativa. Si scende rapidamente dal Pico e si percorre un altro
altopiano, con leggere ondulazioni. Alla fine, nascosto dietro una collinetta, sta San Pedro de Rozados. Non ci
sono paesi lungo il cammino.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
492,6
8
località
rifugio, indicazioni varie
Doppia curva
- si sale fino al PICO DE LA DUEÑA tra varie piste, lungo muretti con croci in
legno e parte finale in stretto sentiero. In cima la Cruz de Santiago e le pale
eoliche.
-E’ possibile evitare di salire al Pico de Duena risparmiando 100 mt di dislivello.
Alla doppia curva rimanere alla sx del Pico (indicato per ciclisti), lungo la
strada che va a Navarredonda de Salvatierra a Frades de la Sierra; il percorso
ha quasi la stessa lunghezza (+1,5 km), è senza frecce e costituisce una
variante bassa, a circa 1100 m di altitudine. Da Frades de la Sierra si tiene la
carretera, sulla quale sbuca il cammino che discende dal Pico.
98
501,1
7,5
507
6,9
514,1 29,5
7,1
Pico de la Duena -si scende rapidamente fino a riprendere una strada asfaltata. Passare ponte de
Los Mendigos. Ai lati della strada pascoli con querce, poi seminativi. Si prosegue
indifferentemente su asfalto o su sentierino parallelo alla solitaria carretera fatta
di interminabili rettilinei con leggere ondulazioni.
Calzadilla del ATTENZIONE: contrariamente a quanto segnalato su guide o prospetti in
Mendigos
questa località NON esiste un bar.
Niente case né persone. Da paranoia! Poche segnalazioni. In cima all’ennesima
ondulazione, a sx, si prende sentiero che va a San Pedro de Rozados. Alla fine,
nascosto dietro una collinetta, appare San Pedro. In ogni caso la carretera
conduce al paese.
SAN PEDRO DE *P, “El Miliario”, 8 posti, 10 euro, apre ore 13, NO cucina, microonde,
ROZADOS
calle Rosario 14, Raúl e Nuria tel 0034.636208086 - 600.898.909 o
*B\N
923.344.401. SUFFICIENTE
*H, Casa rural “VII Carreras”, 7 camere, 20 euro singola e 35 doppia con
colazione, 10 euro cena, tel 0034.923344075, Mari Carmen
-si esce dal paese e si prende una strada in direzione est: attenzione ai segni. Al
termine del rettilineo il cammino prosegue su una strada bianca che scende e
porta con modesti saliscendi fino a Morille
99
Diario
A Fuenterroble fare comunità è importante per cui l’orario
della colazione è fisso per tutti e stabilito alle 7,00. Attorno al
tavolo gli hospitaleri, i pellegrini camminanti (noi tre) e la
famiglia ciclista che ritorna a casa. Iniziamo insieme ma ben
presto ognuno procede con il proprio passo: Manolo avanti
come un razzo, io nel mezzo e Bernardo nelle retrovie
trascinandosi i piedi. La sierra che si attraversa puntando al
Pico de la Duena (massima altezza della Via) è un immenso
altopiano e la vista spazia a 360°. La Canada che lo attraversa è
una ferita bianca nell’ocra dominante. Manolo e Bernardo
“puntini” colorati che appaiono e scompaiono secondo gli
avvallamenti del terreno. Ieri sera si parlava di un’alternativa
di percorso ideata per i ciclisti che non sale al Pico ma lo aggira
rimanendo pianeggiante. Loro si erano pronunciati per
l’ascesa (uno spagnolo non si tira mai indietro davanti alle
difficoltà!! Afferma Manolo) mentre io pensavo di allungare la
tappa stando basso (secondo loro classico opportunismo
italiano!).
Quando arrivo al bivio, lo confesso, un poco piccato
nell’orgoglio, decido per l’ascesa al Pico de la Duena dove
dovrei ricongiungermi con Manolo. In realtà niente di
eccezionale però pur sempre una faticosa salita scandita da
enormi croci di legno poste a mo di Via Crucis. Alla croce di
vetta, collocata da Don Blas, Manolo non c’è. Dalla cima una bella panoramica verso nord, sulla Castilla e Leon che mi aspetta nei
prossimi giorni. Mi concedo una lunga sosta all’ombra di frondosi alberi per consumare una seconda colazione e per attendere
l’arrivo di Bernardo. Dopo un’ora d’inutile attesa decido per la ripartenza. La discesa è molto ripida e difficoltosa per il fondo
pietroso, che però rapidamente interseca una solitaria strada asfaltata che a sua volta, pianeggiante e serpeggiante, conduce fuori
dai boschi. Improvvisamente la situazione cambia radicalmente: la strada diviene un diritto nero nastro d’asfalto con molte
ondulazioni che si snoda attraverso un paesaggio incredibile composto a destra e a sinistra da immensi campi di stoppie ingiallite.
Osservate dall’aereo queste vastità esercitano un certo fascino, quando ci sei dentro un po’ di angoscia ti assale. Nessuna auto,
persona o animale nel raggio di molti kilometri. Niente possibilità di rifornirsi d’acqua. E il sole, ritornato implacabile a battere sulla
100
testa. La carretera sale al culmine di una collina per poi repentinamente precipitare verso un ponte su un arroyo che forse in
primavera è carico di acqua ma ora è solo un’arida e polverosa depressione del terreno. Sono ore che cammino: Calzadilla del
Mendigos è forse questa fazenda disabitata e tutta sbarrata? Non un’insegna, un segnale, solo alcune lettere sbiadite e indecifrabili
sul muro di cinta. E poi nuovamente la strada risale…e così via…molte volte. Spero sempre che la successiva sia l’ultima ascesa ma
vedo là in fondo perdersi all’orizzonte altri dossi dell’interminabile rettilineo. Forse, oltre l’ultimo, mi auguro, sta San Pedro de
Rozados. Vado a scovare tra gli appunti qualche riferimento che possa darmi la certezza del punto in cui mi trovo. Non
dell’esattezza del percorso (per quello ci pensano le seppur rare frecce gialle del sentiero che a volte corre parallelo alla carretera)
ma della distanza che ancora manca alla meta. Ormai le soste (per cambiare le calze…l’esperienza insegna!) sono ripetute e il conto
delle ore camminate si è perso. Ma perché non vedo davanti a me il “puntino” di Manolo o alle spalle il “puntino” Bernardo? Le ore
pomeridiane sono quelle più assolate dove il riverbero della luce è accecante e mi fa lacrimare gli occhi e il calore si fa sentire nelle
scarpe che fanno ciach-ciach, sia per il sudore che per l’asfalto appiccicaticcio, e lungo i polpacci che non si raffreddano mai. L’aria
calda inaridisce la gola e i sorsi di un’acqua ormai imbevibile nonostante l’aggiunta di the liofilizzato a poco servono se non come
placebo all’ansia che mi assale. Dove sono? Quanto manca? Come mai non transita neppure un’auto? Dove conduce questa strada? E
se le frecce non fossero quelle giuste? Metto musica nelle orecchie per distrarmi da quello che sta nascendo dentro. Classica
http://www.youtube.com/watch?v=YVpl-RNzdE4
http://www.youtube.com/watch?v=svpZ_3pJDms
,
http://www.youtube.com/watch?v=tpYm7ApfX90 per tranquillizzarmi. E termino la scorta d’acqua. Un’auto sfreccia veloce. Mi
sbraccio a bordo strada per richiamarne l’attenzione ma non si arresta. La guardo sconsolato allontanarsi risalendo fino al culmine
dell’ennesima collina. Prima di scomparire l’accensione delle luci posteriori mi riempie di speranza: uno STOP, forse una curva,
forse il pueblo. Riprendo vigore e quando finalmente un segnale stradale annuncia una curva a sinistra mi sovviene di aver letto da
qualche parte che San Pedro de Rozados non si vede fino a che ci si arriva. In cima alla collina, dove la strada descrive un’ampia
curva, diparte un sentiero con indicazione “A a 2 km” (che sta per Albergue) che taglia alcuni campi e scende a San Pedro adagiato
in una depressione. Il paese è deserto e silenzioso come un villaggio fantasma mentre il bar\ristorante\hostal “VII Carreras” dove
mi rigenero con un bocadillo e acqua a fiumi, è molto frequentato. Dalla sala pranzo proviene un chiassoso vociare perché è in corso
un banchetto (probabilmente la metà del paese è a tavola e l’altra è in piscina). Mi informo per l’alloggio ma hanno disponibili solo
camere matrimoniali. Mi indicano la via parallela dove sta l’Albergue. In effetti trovo una nuova costruzione con tanto di insegna
“ALBERGUE” ma è chiuso. Chiamo i recapiti telefonici che ho ma non risponde nessuno. Rimango a lungo in attesa di qualche
passante ma alla fine sono costretto a suonare a un’abitazione. Mi dicono che questo nuovo Albergue “Mari Carmen” di proprietà
della Casa Rural VII Carreras, che ha funzionato solo per qualche mese, ora è chiuso per “avaria” e per alloggiare si deve andare o al
vecchio “El Miliario” nella via parallela o all’hostal. Ne avevo da aspettare!! Giornata negativa quella odierna! Ma almeno ritrovo
Manolo! Il Miliario è collocato in una piccola abitazione. Tutto è mignon: le camere, i letti, il bagno e la doccia, un piccolo tavolino e
un gatto accoccolato tra le coperte che entra ed esce come vuole. Non certamente il massimo dell’igiene. Sarei tentato di andare
all’hostal ma Manolo e Bernardo (che nel frattempo è arrivato ed ha portato una ventata di allegria) mi convincono a rimanere in
101
compagnia. Non me ne pento perché quella odierna sarà la serata più divertente di tutto il Cammino, tra frizzi e lazzi fino all’epilogo
notturno del letto che cede sotto il peso di un possente ciclista spagnolo.
Ma oggi, dove erano finiti i miei due compagni di Cammino? Semplice!! Nessuno dei due è salito al Pico de la Duena!! Manolo ha
volutamente seguito le indicazioni per i ciclisti rimangiandosi tutte le velleità da purista del Cammino nel tentativo di terminare al
più presto la tappa. Bernardo invece manco si è accorto di aver imboccato la direzione “sbagliata” per cui si è ritrovato a Pedrosillo
de los Aires, completamente fuori percorso. Naturalmente racconta di mirabolanti avventure alle prese con cani aggressivi e gentili
fanciulle nonché l’immancabile cantinero che gli offre un giro gratis tra i suoi distillati. Nella realtà sono stato l’unico ingenuo fedele
al percorso ad arrancare in salita. Ma non dovevo essere io il rappresentante massimo dell’opportunismo italico? Che sia un vizio
che non conosce confini?
102
Giorno
20
12-08 dom
19^
TAPPA
San Pedro de Rozados
- Salamanca km 25
Si cammina su morbide ondulazioni, tra colline coltivate e
grano. Fra Morille e Miranda de Azan si attraversa una zona
di pascolo con stupende grosse querce. Salamanca si vede
da lontano: sembra vicina ma è un’illusione. La città è
bellissima, ariosa, luminosa. Vale la pena di ritagliarsi mezza
giornata per la visita.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
518,6 4,5
4,5
529,1
10,5
località
MORILLE
*B
rifugio, indicazioni varie
*M, piccolo albergue per pellegrini “A Picota”, 6 posti, 6 euro, tel 699 179 786
(Isabelle), NO cucina, calle Larga, pranzo e cena al bar “De Isa”. – altro tel.
923.34.40.18 / 923.34.42.38 . NON VALUTATO
-dopo il paese, su strata polverosa, riprendono i pascoli con bellissime grandi
querce. Si passano alcuni cancelli: all’interno dei recinti mucche e tori al pascolo.
Al termine riprendono i seminativi.
Ai piedi di una salita si giunge ad un bivio: si prende a sx verso Miranda de Azan
(per raggiungere Salamanca in modo veloce e dedicare tempo alla visita), oppure
diritti per il belvedere (per gustarne il panorama).
MIRANDA DE -se si prende a sx con l’indicazione di un albergue si entra rapidamente (400 mt)
103
AZAN
B\N
533,1
4
538,1 20,5
6
in un quartiere periferico di Salamanca, che rimane tutta sulla dx e ancora
invisibile. Attraversato il quartiere, sempre in rettilineo si arriva ad una pista
ciclabile con asfalto e si rivede Salamanca; la pista è da seguire in rettilineo, poi
un’interruzione devia a dx in un sentiero e fa passare sotto i viadotti
dell’autostrada.
Si ritrova infine la pista ciclabile, che fa arrivare, dopo una svolta a dx,
direttamente al ponte romano.
-se si prosegue diritti si sale fra roccette fino al culmine dell’Alto.
belvedere -bel panorama! Si vede Salamanca su cui svettano le torri della Cattedrale.
Saranno nei px km i nostri punti di riferimento. Scendiamo passando attraverso
colline incolte sino a raggiungere l’autostrada che si attraversa con un sottopasso.
Si incrociano altre strade. Siamo ormai nella periferia. Ci sono poche frecce, nel
caso di dubbio chiedere come arrivare al ponte romano, che alla fine si attraversa
entrando nel centro storico. Si sale seguendo le indicazioni per la Cattedrale. Qui
giunti la si aggira sul lato dx per arrivare all’albergue (chiedere dei Giardini de
Calixto e Melibea).
SALAMANCA *M, albergue per pellegrini “Casa de la Calera”,16 posti, donativo, NO
cucina, microonde, ristrutturato, confortevole, gestito da associazione,
con hospitalero che fornisce informazioni, tel 0034.652921185. apre
dalle 12 alle 13 per lasciare gli zaini. Apertura per accoglienza dalle 16
alle 22. Si trova a lato Cattedrale nella piazzetta di accesso all’Huerto de
Calixto e Melibea. Conche sul selciato, seguire la “A”, ma meglio chiedere.
Si può stare una sola notte. OTTIMO
*A albergue juvenil Lazarillo de Tormes, 150 posti, 19 euro con colazione,
pensione completa 30 euro > 26 anni, sempre aperto, ristrutturato 2011, prima
del fiume, accetta anche per più notti, vicino al rifugio municipale, molto bello, tel
923194249 –ci si arriva con autobus n° 1-5-8-11. altro tel. 0034.620272643.
SENZA VALUTAZIONE
*A albergue juvenil Salamanca, calle Escoto 13\15, tel 0034.923269141
*T, albergue turistico Revolutum Hostel, 19 euro con colazione, tel
0034.923217656 vicino a Plaza Mayor
104
-si ritorna davanti alla Cattadrale e si prosegue sino a Plaza Mayor che si
attraversa. Di qui diritti lungo Calle Zamora e poi Paseo Torres Villaroel. Si esce
dal centro passando diversi incroci e si prosegue, pressoché in rettilineo,
imboccando e seguendo la N-630. Si esce dalla città in direzione nord (Zamora).
All’inizio larghi marciapiedi. Passato lo stadio (che si trova sul lato dx) siamo fuori
della città. Si oltrepassa una grande rotonda sovrastata dalla via di
circonvallazione di Salamanca. Si imbocca una strada che ci porta a Aldeaseca
105
Diario
Ieri sera siamo stati a cena al bar della piscina insieme con un
ciclista di Gijon che fa la Plata al contrario e dotato di un’insaziabile
appetito. Al termine, sulla tavola, non è rimasto neppure un grissino.
Prima di andare a letto ci siamo accertati che il gatto, vero
hospitalero dell’albergue, fosse fuori. Bernardo, sapendo della mia
fobia, perlustra ogni angolo: sotto i letti, negli armadi, nel
microonde, suscitando l’ilarità di tutti. Nonostante questo, al
risveglio, mi trovo il felino accoccolato in fondo al letto: ma da dove
è entrato?. Per concludere l’opera non c’è erogazione d’acqua. Dai
rubinetti esce solo un sordo rumore. Stamane niente toilette e
colazione. Usciamo confidando che il bar sia aperto ma nulla da fare.
Anche la fonte del pueblo è a secco (o forse inutilizzata tant’è che
manca pure lo scarico). Mi sa che in questo pueblo l’acqua è
razionata! Meglio che ci incamminiamo verso Morille, piccolo pueblo
ma molto decantato, per albergue e ospitalità, dal pellegrino tedesco
di Fuenterroble. In effetti, a 5 km una bella fonte in piccolo
giardinetto ci permette di rinfrescarci e fare il pieno d’acqua.
Ripartiamo alla spicciolata, nel solito ordine, dandoci appuntamento a Salamanca. Tappa tranquilla tra pascoli e vecchie querce fino
a che si scollina e si vede la città in lontananza. Spettacolo magnifico: in fondo, oltre la gialla monocromatica distesa immensa di
stoppie, si erge in lontananza la città, color rosso mattone, dalla caratteristica sky-line dovuta alle torri della cattedrale. Penso
all’oceano primaverile verde e oro delle messi ondeggianti al vento lungo i declivi di questi avvallamenti e subito sopraggiunge
l’immagine
finale
del
“Gladiatore”.
Mando
sull’MP3
http://www.youtube.com/watch?v=6PcR1B2kfPY
e
http://www.youtube.com/watch?v=IjkzY4XZxYs e conosco da vicino lo status di pace assoluta. Raggiunto Manolo sostiamo a lungo
all’ombra di una quercia, in attesa di Bernardo e a rimirare il paesaggio da cartolina e l’inedito, per me cittadino, rapporto spaziotemporale. Ci vorranno altre due ore di cammino per attraversare la distesa e giungere a un successivo belvedere sulla città. Ed
altre 1,5 ore per raggiungerla definitivamente. Ecco, questa è l’originalità della Plata: 3,5 ore di cammino, più di 16 km per
raggiungere un obiettivo che pare lì a portata di mano ma così non è. Quanto siamo piccoli e fragili!! Laggiù, tra campi e viottoli,
puntini colorati si muovono come minuscoli insetti che si agitano in prossimità del formicaio. Nel mio procedere li incontro: veloci
ciclisti che non ti degnano neppure di un saluto, atleti della domenica, uguali a tutti quelli di ogni altra città. Storia diversa con
Manolo. Ogni volta che ci raggiungiamo ci chiediamo dove sia Bernardo. E Lui ripete sempre il solito refren:”? Bernardo donde
esta!”, alza gli occhi al cielo, vede dove volteggia “el guitre” e sentenzia: “Bernardo està allì” E giù una risata. Ci si diverte con poco
106
sulla Plata. Sul belvedere della città attendiamo a lungo l’arrivo di Bernardo dopo averlo individuato dall’andatura caracollante
nella sconfinata prateria alle nostre spalle. Foto di rito tra le roccette del balcone panoramico con l’ausilio di un giovane ciclista. Poi
scendiamo insieme verso la città transitando sul lungo ponte romano d’ingresso e poi tra le viuzze alla ricerca dell’albergue.
Individuato in prossimità della Cattedrale e dato che apre alle sedici nel frattempo andiamo a pranzare in un locale all’aperto sulla
via principale e a riposare negli adiacenti giardini Calixto e Melibea. L’albergue La Calera è ottimo, funzionale, centrale. L’ attempato
hospitalero francese Pierre, diciamo alquanto “loquace”, procrastina a dismisura la meritata doccia rinfrancante. Poi a seguire visita
della città, spesa per la cena e ricerca e recupero di Bernardo che si era attardato e perso davanti a una vetrina. Cena in comune in
albergue e saluti a Manolo. Domani tornerà a casa con il proposito di riprendere da qui il prossimo anno. Discreto, composto (come
lo è un poliziotto!) è stato un piacevole compagno di viaggio nei pochi giorni condivisi. Con Bernardo concordo di ritrovarci
l’indomani a El Cubo. Ha delle commissioni da sbrigare e non può lasciare la città di buon ora. Ci si vede là.
ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trova ne negozi né bar. FARE SCORTA D’ACQUA e
cibo.
107
Giorno
21
13-08 lun
20^
TAPPA
Salamanca – El cubo de la tierra del vino km
35+3
La tappa è quasi completamente pianeggiante. Non è molto
gradevole perché si cammina in gran parte a margine della
carretera N 630. Il paesaggio inoltre è abbastanza monotono: si
attraversano enormi distese di campi e cereali. Solo nella parte
finale si vede qualche boschetto. Fra Calzada e El Cubo il
sentiero costeggia la recentissima Autovia della Plata ed è
evidenziato da coppie di paletti bianchi messi a intervalli
regolari.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
544,3
6,2
549,2
4,9
564,2 15,2
4,1
località
rifugio, indicazioni varie
ALDEASECA DE -dalla chiesa si gira a sx su calle de la Iglesia e poi ancora a dx uscendo dal
ALMUNA *B paese su una strada bianca. Fare attenzione perchè i segni gialli sono pochi e
non molto visibili. Senza incontrare un albero, ma attraversando alcuni incroci,
arriviamo a Castellanos
CASTELLANOS -procediamo con il medesimo monotono paesaggio sino a Calzada
DE VILLIQUERA
CALZADA DE *M, albergue per pellegrini, 8 posti, 6 euro\donativo minimo 3 euro, cucina,
108
584
19,8 19,8
VALDUNCIEL
*B\N
orario:chiamare quando si arriva,vicino biblioteca, calle la Cilla 21, per chiavi
tel 0034.923310016 (biblioteca) lun\ven 10,30-13,30 e 17,30-20, dalle 13,3017,30 tel a Maria Garcia 0034.665453315. sab\dom contattare Carmen Pedraz
– 0034.923310024 (municipio), tel 678642690 (alcade). BUONO
*H, Hostal ristorante “El Pozo”, singola 25 euro, tel 0034.923310152 oppure
0034.696031164, calle La Laguna.
-si sbuca a fianco della nuova Autovia. Due opzioni per il proseguo:
1)Qui iniziano le varianti su sentiero che allungano di circa 3 km. Si
fiancheggia per poco l’autovia, poi si nota una segnalazione caratteristica e
regolare: due paletti bianchi con due flechas. Si passa sotto un viadotto
dell’autovia e, con un’inversione a U, si torna sulla carretera; pochi km dopo
c’è un’indicazione sia per proseguire su carretera sia per fare un’altra
inversione a U e passare ancora sotto l’autostrada. E’ il tratto nuovo su
sentiero e rimane sempre oltre l’autovia; infatti si intravede, durante tutto il
tragitto successivo, la segnalazione caratteristica dei due paletti e si suppone
che sopra vi siano le flechas.
2)Io, poco oltre Calzada, ho proseguito su carretera (per circa 15 km) fino a El
Cubo perché ogni successivo tentativo di riprendere il sentiero vecchio (a dx
dopo la pesa) oppure oltre (a sx dopo il carcere), non è stato possibile perchè
incolto o termina nel nulla. Dopo ore di interminabile carretera tra terreno
brullo e Autovia a fianco, prima di un’ampia curva il paesaggio diventa più
dolce, con un pantano sulla dx; si arriva all’indicazione del cambio di provincia
e, subito dopo, una curva a sx conduce al ponte sull’autovia, quindi al bivio
dove si prende la direzione per El Cubo. Qui sbuca il nuovo percorso su
sentiero.
EL CUBO DE LA
TIERRA DEL
VINO
*B\N
*M, 16 posti, 8 euro, cucina, apre alle 12,30, l’hospitalero Alvaro
passa nel pomeriggio tel 0034. 670848602 oppure 0034.980577301,
nelle vecchie scuole alla fine del paese, calle Eras de Arriba. BUONO
*P, Torre de Sabre, 11 posti, 15 euro a persona, tel, 633424321 - 697759418
* Si cena a El Charro con menù del dia
109
-si esce dal paese attraversando un ponte e deviando subito dopo su una
stradina che costeggia la ferrovia: a sx coltivazioni ed a dx radi boschi di
querce. Si giunge ad una doppia curva a Z
Diario
E’ ancora buio quando mi alzo. La notte non è stata per nulla piacevole.
Stanza piccola e un’unica altrettanto piccola finestra parzialmente
apribile perché costretta fra le testate dei letti a castello. Morale: un
caldo insopportabile che non mi ha permesso di chiudere occhio. Solo
verso mattina scendo e mi appisolo sul divano della zona comune. Mi
sveglia Manolo che si è alzato per salutarmi un’ultima volta. Faccio
colazione cercando di non svegliare (e calpestare) due persone che, forse
giunte molto tardi, dormono a terra avvolte nel sacco letto. Ieri avevo
individuato il proseguimento del Cammino per cui non ho difficoltà a
uscire dalla città. Il selciato di Plaza Mayor luccica della pulizia notturna
e i lampioni vi si riflettono ovattando la luce che avvolge gli edifici
circostanti in una magica atmosfera quasi fiabesca. Oltre è la solita
periferia industriale che rompe il magico incantesimo e riporta alla realtà
fatta di rotonde e svincoli, sottopassi e vie ferrate. Da Salamanca al Cubo
per carretera N 630 sono 35 km di asfalto diritti come un fuso, paralleli
all’Autovia della Plata. Per il Cammino originale i kilometri sono
trentotto perché il sentiero serpeggia tra le due veicolari. Ho percorso a
tratti il Cammino (fino a Calzada de Valdunciel) e a volte la Nazionale.
Spesso il tracciato originale è invaso dalla maleza segno inequivocabile
che non sono poi molti quelli che lo percorrono. In effetti, anche ieri
Pierre lo sosteneva: molti pellegrini fanno in bus il tratto dei 60 km che
separano Salamanca da Zamora. Per quel che mi riguarda anche se monotono e noioso si chiama pur sempre Via de la Plata! Ormai
ho riposto ogni speranza di trovare per strada qualche pellegrino: Bernardo va troppo piano e nonostante le numerose soste
odierne non lo vedo mai apparire dietro di me all’orizzonte. Le possibilità di trovare qualcun altro sono pari a quelle del famoso ago
nel pagliaio. La giornata se ne va via così: tranquilla, solitaria, monotona. Appena entrato a El Cubo mi fermo ad un bar per un
bocadillo. Ci rimango a lungo senza nessuna fretta di andare alla ricerca dell’albergue, ceto come sono di non avere difficoltà a
110
trovare posto. Dopo un’ora arriva una coppia di pellegrini: marito e moglie di Barcellona che hanno iniziato a Salamanca e, come me
saliranno verso il Francese per arrivare a Santiago. Dopo un’altra ora arriva anche Bernardo, affamato e assetato e gli faccio
compagnia durante il pranzo. Quando finalmente andiamo all’albergue con grande sorpresa troviamo un considerevole numero
(una quindicina) di pellegrini, per lo più ciclisti ma anche due amici madrileni che ieri erano stati all’albergue di Pierre per il sello
alla credenziale. L’albergue ha sede nelle vecchie scuole del paese, di fianco al Velatorio. Verso sera passa l’hospitalero Alvaro per
quota e sello. Ci allieta con un divertente aneddoto sull’albergue capitato alcuni mesi prima. Premessa: albergue e Velatorio
(l’equivalente della nostra camera mortuaria) sono nello stesso edificio e le porte, identiche, una di fianco all’altra. Nel marzo
scorso, a tarda ora, in una serata particolarmente nebbiosa, un pellegrino tedesco telefona ad Alvaro per chiedere l’accesso al
rifugio. L’hospitalero né da l’avvallo: “Entra pure, la porta è aperta”. Il tedesco, a causa del buio, della nebbia o della stanchezza
sbaglia porta ed entra nel Velatorio. Non c’è modo di sapere se mai si sia chiesto del perché l’ambiente fosse così spoglio e
mancante dell’essenziale (pure i letti!) ma non trovando di meglio si corica sul baldacchino centrale e si addormenta. Al mattino
seguente, grande è la sorpresa per gli addetti alle pompe funebri, che recano una cassa con la salma di un defunto del paese e
trovano il posto occupato. Da parte sua, il pellegrino, si sveglia di soprassalto all’apertura della porta e vede quattro uomini neri
sorreggere una cassa da morto, per cui, afferrato lo zaino, si dà a una precipitosa fuga, temendo di essere Lui il cliente designato.
Non so quante volte Alvaro abbia già raccontato questa storia ma credo molte volte dato che, riprendendola più tardi per i ciclisti
assenti, la condisce con nuovi particolari a beneficio di fragorose risate. Verso sera, con i due ragazzi madrileni, approfittiamo
dell’intraprendenza di Bernardo per andare alla ricerca di una tienda che individua dopo tre campanelli suonati e si fa aprire solo
per noi. Cena e cibo per domani saranno assicurati. Possiamo così trascorrere la serata a “ciacolare” davanti all’albergue
111
Giorno
22
14-08 mar
21^
TAPPA
El cubo de la tierra del vino
- Zamora
km 30,5
Tappa più piacevole della precedente: il paesaggio, se pure
abbastanza simile, è comunque più mosso e non c’è più la
presenza della carretera N 630. Nella prima parte si segue il
corso della ferrovia attraversando piacevoli boschetti. Poi un
lungo rettilineo ci porta ad attraversare campi fino a Villanueva, perdendo progressivamente quota. Poi
continue mesetas fino a Zamora. La città si vede da lontano: sembra a due passi ma è ancora lontana,
attenzione alle suggestioni!. L’accesso alla città è gradevole e rapido.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
589
5
596,7 12,7
7,7
località
rifugio, indicazioni varie
Doppia curva -all’altezza di una doppia curva la ferrovia continua a dx; noi seguiamo invece a sx
aZ
percorrendo in leggera salita un rettilineo di oltre 2 km fra coltivazioni di cereali.
Al termine si piega a dx. Di qui fino a Villanueva si cammina in dolci saliscendi,
con prevalenza di discese, fra grandi campi di cereali.
VILLANUOVA *M, per pellegrini, 10 posti, 6 euro, NO cucina, forno a microonde, ma senza
DEL CAMPEAN stoviglie (2011), chiavi da Isidora Hernandez calle Oriente,2 vicino piazza del
*B
comune, nella casa gialla oppure al bar Via de la Plata, tfno 0034. 980560017,
NO negozi calle Callejon del Senor 4, Attenzione: c’è il Municipale ed il privato. BUONO
*P, albergue\bar “Via della Plata”, 23 posti, 6 euro camerata e 10 euro camera,
112
NO cucina, cena per 9 euro. Orario: 11-23, David e Nieves, Tel 0034.980560028
– 0034.630980967 - Calle Calzada 8. SENZA VALUTAZIONE
598,4
1,7
603,1
4,7
609,7
6,6
614,5 17,8
4,8
-di qui a Zamora sono quasi 18 km senza paesi e case: tenerne conto.
Dopo il paese il paesaggio non cambia
Doppia curva -dopo una doppia curva si sale su un colle. Camminando notiamo a sx San Marcial
aZ
e poi Tardobispo, ma non vi passiamo. A dx vediamo El Perdigon ed Entrala, ed
anche questi non li tocchiamo.
Sommità del -sull’ultimo colle si attraversa una stradina asfaltata e poi, prima di scendere,
colle
vediamo in fondo Zamora. Scendiamo nella valle e la percorriamo a lungo, senza
incontrare un albero
Attraversame -quando attraversiamo una carretera (poco prima siamo passati accanto alla
nto carretera ferrovia) siamo all’altezza di una piccola zona industriale. Proseguiamo ancora per
la campagna. Poco prima della città s’incontra un punto circolare in cui
confluiscono tre strade (segnate da tre grandi pietre disposte a cerchio con un
pozzo dei desideri al centro), una è appunto la Via de la Plata. L’angolo, sebbene
al sole, è gradevole, grazie alle frasi sui temi della fratellanza e dell’amore) e poi
iniziano i segni della città (incroci, strade asfaltate, case) ormai prossima.
Ingresso in città ben segnato con frecce. Passiamo accanto ad una bella chiesa ed
arriviamo sul lungofiume che percorriamo fino al ponte. Lo attraversiamo e,
traversata la strada, saliamo nel centro storico. L’albergue è a poche decine di mt,
sul nostro percorso.
ZAMORA *M, splendido albergue extralusso per pellegrini, 36 posti, donativo,
*N\B
preparano colazione dopo le 7, bella cucina attrezzata, lavanderia,
Tutti i servizi terrazza, camere un po’ stretti. orario 13-22, con presenza hospitaleri
volontari tel 0034.980537104 oppure tel 0034.980509427 (albergue), nel
centro storico, calle Cuesta de S. Cipriano 2, accanto alla omonima chiesa.
OTTIMO
*A, albergue juvenil “Donna Urraca” tel 0034.980512671, calle Villalpando 7, di
fianco chiesa S. Lazaro
113
-dall’Albergue raggiungiamo Plaza Mayor, imbocchiamo la Calle Costanilla,
seguiamo poi calle de la Feruia e quindi, passata una rotonda, calle Puebla de
Sanabria, Cuesta e la Morana e Avenida de Galicia che ci porta fuori città e fino a
Roales su ampi marciapiedi. Questa strada coincide con il tracciato della carretera
N-630 che sarà nostro riferimento in tutta la giornata.
Diario
Dopo colazione, avvolto ancora nelle tenebre, inizio la tappa con Bernardo e i
ragazzi di Madrid, ricercando con le torce le frecce indicatrici. Rimaniamo
insieme per un ora fino ai primi bagliori dell’alba poi ognuno prosegue con il
proprio passo. Lungo tutto il percorso, solitario se si accentua il grazioso
pueblo di Villanuova, ci supereremo a vicenda numerose volte. Mi
accompagno per lunghi tratti anche con la coppia catalana, in curioso
abbigliamento dandy e che cammina all’ombra di due grandi ombrelli
suscitando l’incontenibile ilarità di Bernardo che, ogni volta al loro passaggio,
mima l’atteggiamento di chi scruta il cielo alla ricerca di una nuvola. A onor
del vero, negli ultimi 20 km un po’ di ombra non sarebbe dispiaciuta neppure
al sottoscritto. Ormai le temperature “africane” dell’Estremadura sono solo
un ricordo ma il sole picchia duro anche su queste mesetas salamantine e
della provincia di Zamora. Fa sorridere in piena mesetas, a un bivio, trovare
un cartello con l’indicazione a sx di un fantomatico BAR quando tutt’intorno a
perdita d’occhio non ci sono altro che stoppie e campi di girasole. L’unica
ombra sotto cui riposare è quella creata da tre stele che si ergono solitarie
nella pianura: rappresentano l’unione di tre Vie e punto d’incontro delle tre
religioni monoteiste: islamismo, ebraismo, cristianesimo. Giusto il tempo di
consumare un po’ di cibo ma urge andare per arrivare il prima possibile.
Nella vasta pianura incontro un falconiere. Non avevo mai visto da vicino un
esemplare di falco pellegrino e neppure come funziona la caccia. Ne ha fatto
le spese un coniglio selvatico che il falco ha riportato tra gli artigli al suo
padrone. Alle quindici sono già allo stupendo albergue della città. Calorosa
accoglienza con offerta di limonata freschissima. Con gli hospitaleri ci
114
scambiamo impressioni su questa Via nel periodo estivo. Per loro è l’ultimo giorno di servizio; da domani una coppia italiana
occuperà il loro posto. Peccato, per un giorno ho perso l’opportunità di ritornare a parlare italiano! Mi spiegano il funzionamento
dell’albergue e mi sistemo. Numerose persone presenti (la maggior parte ciclisti) provenienti anche da altri Cammini (del Levante,
del SurEste) e alcuni camminatori fermi per acciacchi vari. Un ragazzo australiano mostra due piedi totalmente distrutti dalle
vesciche (mai visto una cosa simile) che gli impediscono quasi di appoggiarli al suolo. Durante la serata l’hospitalero gli applicherà
un rimedio per me nuovo: sottili fette di patata cruda messa a contatto della pelle e piedi avvolti in bendaggio stretto e in seguito
ricoperto con uno strato di pellicola trasparente (tipo Domopak). Ha poi chiuso ermeticamente ogni piede in una borsina di plastica
con la raccomandazione di lasciarli così fino a domani mattina. Sono curioso di vedere il risultato di “due piedi al cartoccio”.
Fortunatamente io non ne ho più bisogno. Dopo Oliva de Plasencia ho imparato la lezione: prevenzione! Fermarsi ogni due ore,
scalzarsi, arieggiare per raffreddare le estremità, sostituire i calzini. Per fronteggiare il calore di questa Via avrei dovuto far così fin
dalla prima tappa.
Nel frattempo arriva anche un giovane pellegrino spagnolo che avevo conosciuto ieri a El Cubo, dal nome impronunciabile e
dall’intercalare stretto, incomprensibile, che per me diventa “Alicante”, città da cui proviene. Di seguito giunge anche Bernardo
talmente affaticato che va subito a riposare. Gli prometto che al risveglio troverà la cena pronta. Vado a dare un’occhiata alla città
cercando nel frattempo una chiesa aperta per lo Spirito e un alimentari per il corpo. Seduti a un bar della centrale piazza ritrovo i
ragazzi madrileni con cui mi soffermo a commentare la tappa odierna. Hanno anche individuato una chiesa dove si celebra la messa
prefestiva per cui ne approfitto e vado con loro. All’uscita estendo loro l’invito per la cena comune e dopo aver fatto spesa ritorno
all’albergue per mettermi alla prova come cuoco. La cucina è ben attrezzata e stranamente poco frequentata dagli altri ospiti per cui
ho tutto a disposizione. Mentre sono intento ai fornelli mi sento chiamare alle spalle. Sulla porta Alex e Romina, due amici di vecchia
data, pellegrini di molte Vie e infaticabili promotori della cultura del camminare. Con mia grande sorpresa scopro che sono loro due
i nuovi hospitaleri italiani. Sono giunti fin qui da nord, con un piccolo Cammino di qualche giorno…giusto per entrare in clima.
Quanto è piccolo il mondo! Apprendo che, sapendo che ero impegnato sulla Plata e conoscendo il giorno di partenza, contavano di
ritrovarmi sulla Via. Il piacere è duplice e rimaniamo a lungo a parlare…tra un soffritto, una mescolata al sugo, l’acqua che bolle. Il
tempo trascorre inesorabile e la cena è pronta; Bernardo, i madrileni e pure Alicante, per cui servo in tavola mentre Alex e Romina
si dedicano al nuovo impegno ricevendo le consegne dagli hospitaleri uscenti con i quali poi andranno a cena. Direi che la mia cena
sia stata alquanto gradita: tutti hanno fatto il bis e altri ospiti, forse richiamati dall’aroma che saliva ai piani alti, hanno
letteralmente “spolverato” quanto “rischiava” di avanzare. Come si suol dire: conosco i miei polli. Avevo “esagerato” con un kilo e
mezzo di pasta e un sugo “muy rico” ma ormai l’esperienza insegna.
Alle ventidue tutti in terrazza per il saluto da parte dei vecchi hospitaleri e l’ingresso dei nuovi con simpatico e divertente momento
comunitario. Alle ventitre, prima di andare a letto scendo in cucina per vedere se è tutto in ordine e, grande soddisfazione, trovo la
ragazza australiana (compagna di quello con i piedi malmessi) che si sta riscaldando il piatto di pasta residua che avevo posto in
frigorifero. Nulla va perduto sul Cammino, anzi, si può proprio affermare che il Cammino alimenta…in tutti i sensi.
115
Giorno
23
15-08 mer
22^
TAPPA
Zamora – Montamarta km 18,5
Tappa quasi completamente pianeggiante e noiosa fino a
Montamarta. Si svolge nella parte iniziale lungo la carretera N
630 e poi su strade di campagna che la fiancheggiano.
Lunghissimi rettilinei. Si cammina fra campi di grano all’infinito
senza incontrare un’albero.
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
620
6,5
località
ROALES DEL
PLAN
rifugio, indicazioni varie
*M, Refugio, gratuito, in un capannone sulla N-630, non ci sono letti ma un
tavolato in legno. buono come alloggio di emergenza. Chiavi fuori orario da
sig.ra Perfecta Cesma 0034.675094879 (abita nella piazza della
chiesa),oppure municipio dalle 9-15. Tel 0034.980538670 –BASICO
* CURIOSITA’: all’ingresso del paese, sulla dx, in un giardino privato, il
proprietario ha ricostruito in gesso a grandezza naturale, pellegrini e figure
mitologiche. Molto cordiale e disponibile con i pellegrini “veri”.
-attraversiamo il paese in linea retta e ne usciamo su strade bianche
tenendosi a qualche centinaio di metri dalla N-630, che teniamo sempre a
116
632
18,5
12
vista sulla dx. Agosto 2012: A circa 6 km da Roales, i cantieri per l’Ave hanno
ripetutamente interrotto lo storico cammino. In prossimità della costruzione di
un primo viadotto un desvio manda a sx allungando di molto il Cammino. Si
consiglia di raggiungere la carretera sulla dx attraverso il campo e di
percorrerla fino all’albergue che si trova sulla N630 a circa 1 km prima di
Montamarta. Se non ci si ferma all’albergue seguire le indicazioni del desvio.
MONTAMARTA *M, 20 posti, 4 euro, cucina basica, microonde, NO orario, hospitalero
*N\B
comunale Manuel Esteban viene la sera, in paese locali per cenare, tel
0034.980550112 - 685104807 si trova all’ingresso del paese sulla
N630 al km 261. SUFFICIENTE
*Casa rural “La casa del sastre”, doppia 40 euro.
-Considerato l’orario di partenza e le informazioni ricevute sui vari
desvii a causa dei cantieri per l’AVE ho percorso la N 630 fino a Riego
del Camino
-oppure: lasciamo il paese passando accanto alla chiesa di San Miguel
Arcangel. Sulla piazza c’è anche una scultura dedicata al Zangarron, una
antica maschera. ATTENZIONE: nel 2011 le vecchie strade sterrate che
scendevano nell’embalse sono diventate impraticabili. Di conseguenza
dobbiamo percorrere la N-630 sino al ponte sull’embalse. Dopo il ponte si
trovano le frecce gialle a sx dell’Ermita de la Virgen de Castillo e risaliamo su
uno sterrato che prosegue rettilineo e parallelo a 200 mt dalla carretera 630.
Al termine (dopo 5,1 km dall’albergue di Montamarta) pieghiamo a dx ed
andiamo ad incontrarla.
117
Diario
Stamane la cucina dell’albergue è molto affollata. Complice l’orario
“normale” per la colazione comunitaria e il malo tiempo che
trattiene tutti all’interno dell’albergue. Infatti, novità assoluta per la
Plata estiva, questa mattina piove. E’ un evento dopo tre settimane
di assenza completa di nuvole. Che le abbiano richiamate i pellegrini
catalani con i loro ombrelli aperti sotto il sole?
Io avrei un po’ di fretta poiché vorrei arrivare fino a Riego del
Camino. Alex e Romina, nel loro primo giorno da hospitaleri, hanno
preparato la colazione e ora si fermano a consumarla e tra una
parola e l’altra il tempo trascorre velocemente. Ma non rinuncerei
mai alla condivisione in cambio di qualche km in più! Accanto a me
l’australiano, sotto i miei occhi, si toglie tutte le bende e
miracolosamente i suoi piedi si presentano completamente asciutti,
esenti da pus ed anche la pelle ha assunto una colorazione tendente
al rosa. Le zone violacee sono ora circoscritte e la carne viva pare
indurita. Credo che l’amido contenuto nelle patate assorba i liquidi e
svolga azione antinfiammatoria. Lo terrò presente per il futuro.
Bernardo, i madrileni e il terzo giovane spagnolo, ieri sera, si erano accordati per una partenza tranquilla: solo 23 km per arrivare a
Granja de Moreruela, al bivio del Sanabrese.
Sono ormai le 8,30 quando, salutati gli amici hospitaleri, indossato il poncho esco per iniziare la tappa. Sull’uscio, in attesa che
spiova, anche gli amici spagnoli. Il cielo è grigio e scuro. Nessuna tregua all’orizzonte per cui ci buttiamo tutti sotto l’acqua a
catinelle, sfidando il vento traverso che la fa entrare ovunque e…… gli incredibili 12° del termometro della farmacia. Oltre la città si
va piano perché la polvere si è trasformata in fango e appesantisce ogni passo. Nonostante l’acqua si chiacchiera e si marcia senza
impegno perché la loro destinazione è relativamente vicina. In più ci fermiamo a lungo a Roales del Plan richiamati dal proprietario
di un giardino che ha realizzato curiose statue di gesso ad altezza naturale raffiguranti pellegrini, santi, figure mitologiche,
personaggi storici tutti accumunati dalla Via, tracciata sul terreno, che stanno percorrendo. Una bizzarra performance!!
Continua a piovere e quando la Canada si interrompe per i lavori dell’AVE il desvio indicato è un pantano incredibile. Allora, forte
delle indicazioni ricevute ieri da Alex che l’ha percorso al contrario, guido i miei compagni attraverso un campo che da accesso alla
N 630, forse meno sicura, ma più praticabile. Inoltre i miei compagni, visto il cielo denso di nuvole e la situazione del terreno hanno
deciso di fermarsi a Montamarta per cui l’albergue è accessibile direttamente dalla Nazionale.
118
Io facevo conto di andare oltre ma le loro insistenze per farmi rimanere, l’idea di ritornare a essere solo, le condizioni del tempo e
l’ora tarda mi convincono a fermarmi. Trascorrerò l’ultima giornata insieme e poi via, verso il rash finale di questo Cammino che
sarà ancora solitario per qualche giorno prima di gettarmi nel fiume di pellegrini che va verso Santiago lungo il Francese.
Dopo una doccia salutare raggiungiamo il paese per pranzare ma essendo Ferragosto troviamo un unico ristorante aperto dove tra
l’altro è in corso il banchetto per una Prima Comunione. Dopo molta insistenza otteniamo che sia aggiunto un tavolo in un angolo e
trascorriamo così dei bei momenti in cordiale compagnia. Il tempo è volto al bello: un vento sostenuto ha sospinto via le nubi ed è
riapparso il sole. Facciamo ritorno all’albergue per una siesta. Ci attende Manuel, l’hospitalero per la registrazione e la riscossione
della quota. Ci racconta del grave incidente capitato ieri. È interpellato telefonicamente da un gruppo di polacchi che chiedono
ospitalità. Quando arriva all’albergue trova ad attenderlo un pullman con cinquantadue turisti (dicono di essere pellegrini???)
polacchi che in autogestione chiedono di occupare la struttura. Ovviamente non lo concede perché contrario a tutte le regole di
accesso. A causa dell’insistenza è costretto a richiedere l’intervento della Guardia Civil. Ovviamente per chi è deputato al
mantenimento dell’ordine pubblico la presenza di un considerevole gruppo rappresenta un problema per cui mediano con Manuel
per ospitarne nella struttura il numero massimo consentito. Gli altri verranno condotti in altro sito. Per fortuna che tutto si è svolto
con l’avvallo delle autorità perché, durante l’operazione di ricovero dell’automezzo, a causa di una manovra errata, uno dei due
autisti rimane schiacciato (gravemente ferito) tra il pullman e il cancello. Prontamente soccorso viene ricoverato in ospedale. In
fretta e furia spariscono pullman, autista illeso e turisti. Si verrà poi a sapere che il conducente ricoverato è stato abbandonato in
ospedale senza soldi né documenti e che è consuetudine in Polonia servirsi per il trasporto in tour turistici europei di aziende e
personale rumeni, senza garanzie alcuna per abbattere i costi.
Perché ho raccontato questo episodio? Perché noi pellegrini, a volte immersi nell’atmosfera del Cammino, abbiamo dell’hospitalero
la considerazione come di colui che deve soddisfare i nostri bisogni primari o, nella migliore delle ipotesi, come un “buon
samaritano” che per spirito caritatevole provvede ai suoi simili. In realtà è un uomo impegnato nel difficile compito di relazionarsi
con i suoi simili e, per questo, costretto quotidianamente a prendere decisioni. A volte anche pesanti, di responsabilità. Dietro alla
normalità dell’accoglienza in un albergue, dietro al cibo consumato, alle cure ricevute dopo una giornata di Cammino ci stanno
Associazioni, uomini e donne generose, altruiste, che si assumono responsabilità. A loro va il nostro rispetto, collaborazione e
gratitudine.
Giornata di descanso totale in questo modesto albergue ai margini del paese in una giornata festiva con bar e tienda chiusi. Sembra
tempo buttato, inutile, Ma nell’economia del Cammino, ricevere le confidenze di Bernardo, i sogni condivisi dai madrileni, la
commozione di Alicante per i tre figli (di cui porta tatuato il nome su un polpaccio) che non vede da tre anni dopo la separazione,
questo tempo, vale oro perché pregno di umanità. E la persona è l’unica cosa che conta.
Verso sera c’è aria di grandi manovre: mi sa che gli spagnoli vogliono organizzare una cena comune ma c’è lo scoglio della chiusura
totale. Per Bernardo non è un problema. Si torna tutti al ristorante per chiedere informazioni e, di rimando in rimando, ottiene
l’indirizzo della proprietaria dell’unica tienda. La povera senora, constatata la dialettica del taxista sevillano, per riacquistare
119
tranquillità, non poteva che esaudire i nostri desideri e aprire il negozio. Con la spesa fatta e le capacità culinarie dell’ingegnere
madrileno (è emerso che nei fine settimana fa il cuoco nel ristorante dei genitori) ne esce un’ottima e abbondante cena conclusiva
di queste brevi ma intense giornate.
Prima di andare a letto ci si saluta calorosamente dato che la sveglia per domani mattina sarà per me molto anticipata.
120
Giorno
24
16-08 mer
23^
TAPPA
Montamarta – Barcial del Barco km 38,7
Poco dopo Montamarta un bivio permette, per chi va verso
il Sanabrese, di “tagliare l’angolo” percorrendo una
trafficata e senza banchine pedonabili N 630. I cantieri per
l’AVE hanno sconvolto alcuni tratti del Cammino fino a
Riego. Ci sono deviazioni da seguire attentamente.
Km
Km Km
perco px
da
rsi
alb. locali
637,6
5,6
località
rifugio, indicazioni varie
carrettera
-Tutti i lavori in corso fanno propendere per continuare a procedere su N630: da prima del lago si potrebbe rimanere su carretera e questo vale
anche per il tratto successivo.
-oppure: attraversata la carretera percorriamo una stradina che dopo 1 km ci
riporta di nuovo ad attraversarla ed a arrivare quindi ai bordi del bacino. Il
percorso qui dipende dalle condizioni dl terreno. Se c’è poca acqua e terreno
asciutto si può scendere e camminare per un tratto lungo il fiume. Diversamente è
meglio evitare di scendere tenendosi alti sulla dx. Ci sono comunque sentierini che
ci guidano e, qua e là sulle pietre ci sono frecce gialle. Il percorso è piacevole.
121
643,7
649,1
655,3 22,2
6,1
4,3
6,2
Rientriamo per un tratto sulla carretera per utilizzare il ponte che supera un
fiumiciattolo e, dopo circa 1 km dal lago, scendiamo di nuovo nell’embalse.
Passiamo accanto alle rovine di Castrotarafe ed infine usciamo dall’embalse
percorrendo ancora un tratto di pianura e rientrando sulla carretera all’altezza di
un distributore di benzina (con distributore di caffè) e subito dopo arriviamo a
Fontanilla
FONTANILLA * M, Albergue con 6 posti, donativo, no cucina, tel 980555620 sig Agustín Ruiz
DE CASTRO Alonso, sulla N630.
(niente
servizi).
-Ho proseguito sulla N 630.
RIEGO DEL
CAMMINO
*B\N
-Oppure: abbandonare la N 630 inoltrandosi su strade bianche che ne corrono a
breve distanza, allungando di poco il percorso ma tenendosi lontani dal traffico.
Attenzione però agli incroci: se si sbaglia è poi problematico recuperare. Rientrare
sulla carretera per arrivare a Riego
*M, per peregrinos, 15 posti, donativo, 4 euro, NO cucina, NO orario, avvisare se
si arriva tardi, chiavi dalla sig. Dorita Alonso al n°3 di calle Espana, cassetta della
posta gialla, si cena e colazione ore 7,00 al bar PEPE (l’albergue è al n°32), tel
0034.980593570 – 675700311. OTTIMO
-da qui ho ripreso il Cammino abbandonando la carretera e prendendo
uno sterrato sulla sx che, dopo un zig-zag iniziale, si trasforma in due
lunghissimi rettilinei che portano diritti a Granja de Moreruela
GRANJA DE *M, 10 posti, 5 euro, 9 per cenare nel bar adiacente Teleclub (anche per le chiavi)
MORERUELA tel 0034.980587183, pulito, incaricata: Teresa Cavero che vive in calle Rodriguez
*N\B
Joaquin 9, tel 0034.980587005 (municipio) Si trova ad inizio paese in Avenida
Angel de la Vega 2. Piccolo supermercato vicino alla chiesa. OTTIMO
*H Hostal Oviedo, doppia 30 euro, a tre km dal paese
A fianco della chiesa si trova il BIVIO dei due Cammini:
-Per il Camino Sanabrese: si lascia Granja seguendo la carretera 630 fino alla
chiesa. Qui il Cammino si divide: giriamo a sx e proseguiamo diritti seguendo le
122
658,8
2,9
Km
Km
Km
perc px
da
orsi albg locali
663,4
5,6
BIVIO
indicazioni. Presto ci ritroviamo su un rettilineo sterrato. Per passare dal
Monastero de Morerula si torna indietro per 300 mt e imbrocchiamo a dx una
strada quasi rettilinea che in 3 km conduce al Monastero. Per immettersi sul
Cammino si torna indietro sino al precedente incrocio e si svolta a sx; dopo 400
mt si arriva ad un incrocio, si attraversa e si sale diritti (NO strada a sx) sino ad
incrociare il cammino 600 mt dopo. Cominciamo a salire per collinette popolate di
querce. Infine scolliniamo scendendo sulla carretera ZA-123 e raggiungendo poco
dopo il ponte sul rio Esla.
-Per il proseguo della Via de la Plata verso ASTORGA: Passiamo sulla dx
della chiesa e prendiamo per calle San Juan y las Bodegas fino ad uscire su una
pista che seguiamo per 150 mt verso un’antenna. Attenzione: tratto mal
segnalato. Noi dobbiamo prendere a dx, tornare indietro per alcuni mt e girare a
sx. Basta seguire la N-630 che ritroveremo 300 mt dopo alla ns dx. Si prende una
pista larga e diritta per 2 km fino alla strada (ZA 123) per Tabara. Poi girare a dx
dirigendosi verso la N-630. 100 mt dopo si prende un cammino a sx (prima della
N630 e parallelo ad essa) che porta a Santovenia del Esla, transitando vicino alla
Cooperativa Tera - Esla - Órbigo.
località
rifugio, indicazioni varie
SANTOVENIA -La località si attraversa sulla strada N630. Dopo iglesia de Nuestra Señora del
Del’ ESLA Tovar incontriamo alla ns dx una singolare fonte a tre bocche. Dietro la fonte si
prende un cammino che porta, passando sopra l’arroyo de Prado Ramiro ed una
*N\B
corta salita fino al cimitero situato ai bordi della N-630. Per 600 mt si procede su
sentiero che fiancheggia la 630. Seguono vari passaggi da un lato all’altro della
123
carretera fino a Villaveza del Agua.
668,9
671,
4
5,5
16,5
2,5
VILLAVEZA
DE AGUA
*B\N
BARCIAL
DEL BARCO
*N\B
-Si attraversa la cittadina sulla nazionale e 150 mt prima del cartello di fine paese
si prende una pista a sx che ci conduce direttamente a Barcial del Barco, dove c’è
la iglesia de Santa Marina
*P, Albergue Las Eras, 14 posti, 8 euro, dormire+cena+colazione: 17
euro, orario 12-24, chiedere al bar Borox a 50 mt, Paco e Bego, nuovo
2011, tfno 0034.980640073 – 980640073. OTTIMO
-Si lascia il paese sulla N630 raggiungendo il silos in uscita sulla seconda
passerella sul canale. Direzione per il cimitero. Alla ferrovia due alternative: la
prima, più lunga di 4,6 km, è seguire le frecce che ci invitano ad
attraversare la ferrovia, passare vicino al cimitero, attraversare la N-630
e proseguire per strada e piste fino al paese di Villanueva.
La seconda è seguire il camino antico, cioè la via del treno, attualmente ricoperta
di sterpaglie.
124
Diario
La spesa di ieri sera mi permette di fare un’abbondante colazione prima di partire e di essere autonomo almeno per tre ore. E in tre
ore di strada se ne fa tanta. E’ buio pesto e scelgo di iniziare sulla N 630. Le informazioni di cui dispongo mi mettono in guardia dal
praticare pista e sentieri che scendono all’embalse per cui rimango sulla Nazionale fino a Riego. Vista l’ora il traffico è in pratica
inesistente e il margine della carretera è pedonabile.
La lampada frontale e le strisce catarifrangenti mi mettono in sicurezza. Giunto a Riego albeggia e in uscita dal paese non ho
difficoltà a individuare la deviazione per lo sterrato che, sempre parallelo alla Nazionale, mi condurrà fino a Granja de Moreruela.
In avvicinamento al pueblo che si staglia alto su una formazione rocciosa
ne riconosco lo sky-line da un’immagine che ho sul desktop del computer
di casa. Mi piaceva e l’ho messa senza sapere a cosa si riferisse. Sorpresa!
Vado a fare colazione al bar dell’albergue, anche per dare un’occhiata a
cosa mi riserverà il luogo di partenza del Cammino del prossimo anno.. Al
di la della strada sta la chiesa di San Juan Bautista e sul retro il famoso
bivio dei due cammini: a destra si prosegue sulla Plata mentre a sinistra
ha inizio il Sanabrese. Mi fermo un poco a parlare con una coppia di
pellegrini ciclisti spagnoli che lo scorso anno hanno percorso la
Francigena esaltandone le bellezze artistiche e paesaggistiche ma delusi
per il sistema delle accoglienze. Come dargli torto! Alla ripartenza loro
vanno sul Sanabrese ed io verso Astorga. Ritorno a essere l’unico
pellegrino camminante nel raggio di 100 kilometri. Fortunatamente,
anche se scarsamente frequentato, il percorso è sufficientemente
segnalizzato (tranne che in due occasioni che illustro): 1) Dopo l’incrocio
con la ZA 123 le frecce si perdono in un boschetto ma è facile intuire la
direzione dirigendosi verso la N630 e intercettando una sterrata di
servizio alla linea elettrica prendendola verso nord; 2) in uscita da
Santovenia è opportuno rimanere sulla N630 (non andare a dx, il sentiero
sparisce in un campo) fino a oltre il cimitero dove si riprendono le frecce. La galoppata odierna si conclude a Bercial del Barco,
all’albergue privato Las Eras, di proprietà dei gestori del bar Borox. Un gran bell’albergue! Paco e sua moglie molto gentili e
premurosi. Mi preparano un pranzo (anche se non è più orario) ottimo e abbondante. Nelle ore seguenti riposo, scrivo un po’ di
diario e vado a dare un’occhiata all’unica attrazione dl luogo: l’Iglesia de Santa Marina.
A sera, Paco, che ha collaborato a segnare il nuovo percorso verso Benavente mi da molte informazioni e mi fornisce la colazione
per l’indomani.
125
Giorno
25
17-08 ven
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
672,1
0,7
24^
TAPPA
località
Barcial del Barco
- La Bazena
km 50
rifugio, indicazioni varie
Vias del tren -L’opzione “percorso antico” illustrata da alcune guide, lungo la dismessa
via del treno, è ormai non è più percorribile perché ricoperta da
sterpaglie. Attenzione: è possibile perdersi.
. Da Bercial a Benavente si può scegliere se rimanere su asfalto (N630
trafficatissima) o seguire l’itinerario alternativo proposto da Paco del Bar
Borox (consegna mappa) che sfrutta parti dell’ex via ferrata fino a
126
Villanueva e successivamente per strada comunale fino a Benavente.
674,9
2,8
675,1
0,2
676,9
1,8
680,4
9
3,5
Ultimo puente
ferrocarril
rio Esla
VILLANUEVA
DE AZOAGUE
*B
-All’ultimo una freccia fa lasciare la via ferrata per una pista che porta a
Villanueva de Azoague.
-Lascio Villanueva in linea retta fino a prendere la carretera ZA-P-2545
tenendo come riferimento la vistosa torre de la Azucarera Ebro e 700 mt
dopo arrivo ad inizio Benavente.
-Se si ha intenzione di fermarsi a Benavente si percorre tutta la Carretera
dell’Estacion diritta verso nord. Si passa il castello, seguendo verso l’antica
stazione dei treni ed il Parco La Pradera dove è ubicato l’albergue.
-Villanueva è quasi un quartiere di Benavente
BENAVENTE *M, 12 posti, donativo, gestito da dipendenti comunali, riaperto agosto 2010,
*N\B
normalmente chiuso, apre dopo le 16,30, chiavi da OT in centro ( a ben 2 km
Dopo quasi dall’albergue che bisogna rifare poi per restituire le chiavi): tfno 0034.980634211
700 km
o policia local: 0034.980631349. TRASCURATO
si abbandona *H : Hostal Raul , Calle Rancha, 11, tel 80631042
la N-630
*H : Hostal Restaurante Paraiso, C/. Obispo Regueras, 64, tel 980 63 33 81
*OT: 0034.980634211
-100 mt prima della rotonda di ingresso al paese prendo per un cammino
che mi fa passare sotto la N-525. Arrivo così alla calle Carretera de la
Estación dove non ci sono frecce. Sono sul lato sx del paese. Per andare
oltre Benavente senza entrare in città percorro la Carretera de la Estacion
fino ad intersecare la successiva Carretera de Alcubilla che imbocco a sx
in direzione per Manganeses de la Polverosa e passo accanto ad una
gasolinera di nome “Camino de Santiago” e poi sotto il ponte della
ferrovia.
-L’uscita da Benavente non è molto segnalizzata. Se si riparte direttamente
dall’albergue dobbiamo continuare per la carretera dell’Estacion, girare a sx per la
127
684,2
3,8
685,7
1,5
687,9
7,5
2,2
696,4
8,5
698,9
2,5
698
0,1
calle Augustin Vazquez e di nuovo a sx verso la calle Donantes de Sangrey e
successivamente la carretera de Alcubilla. Se invece si riprende dalla iglesia de
Santa María del Azogue sii prende calle de los Herreros per poi girare a sx per la
calle Cañada de la Vizana, che finisce in discesa per unirsi alla calle Donantes de
Sangre che sale sulla ZA-P-1511, conosciuta come carretera de Alcubilla che ci
porta verso Manganeses de la Polvorosa.
Sottopasso e dopo circa 1,5 km lascio la strada
Uscita dalla -200 mt dopo il punto kilometrico 4 lascio la carretera (cartello di “Coto
carrettera Privado de Caza” con dipianta una freccia gialla) prendendo a dx una
pista in salita che dopo 300 mt si riunisce con la via ferrata. La attraverso
e procedo in parallelo con la via ferrata che rimane a sx e riattraverso
nuovamente i binari dopo un km. Sono su una calzada romana che con un
tunnel passa sotto l’Autopista. Si vede Villabrazaro.
VILLABRAZAR *M, 22 posti, gratuito, NO orario, No cucina, vicino alla Casa de Cultura, calle
O
Majuelos, incaricato: Angel Alonso ed Eva tel 0034.980642630, chiavi al bar Real
*B\N
dove si può cenare. Telefonare prima. BUONO
-Entro nel pueblo, supero un bar posto su una larga strada, arrivo fino ad
un incrocio e proseguo diritto. Supero un arroyo. Transito su una strada
comunale con asfalto molto deteriorato e senza traffico che seguo per 8
km (a metà c’è un bel ponte) fino a Maire de Castroponce
MAIRE DE -All’entrata del paese notiamo a lato della carretera una serie di caverne-cantine.
CASTROPONC All’uscita dal pueblo prendo la carretera che si dirige verso il ponte de la
Vizana
E
*N
PUENTE DE LA -Oltre il ponte sul rio Orbigo (confine Zamora\Leon) proseguo diritto su
VIZAGA
carretera LE-114 per Alija del Infantado.
-Dopo il ponte c’è un bar
RIO ORBIGO -Prima si passa a fianco de la Bodega de Ozaniego (dove è situato l’albergue) e
poi le prime case di Alija. Pueblo molto lungo da attraversare sulla LE-114. Per
arrivare all’albergue si deve girare a sx come indicato, e salire su calle de El Pinar.
128
701,5 14,6
3,5
704,5
3
709,8
5,3
715,6
5,8
717,7
2,1
722
20,5
4,3
ALIJA DEL *P, albergue de Alija del Infantado, 11 posti, 8 euro, orario 12-16 e 19-22,No
INFANTADO cucina, chiave in cambio credenziale, inizio paese a sx, 1 km dal centro a El
*N\B
Bodegon de Ozaniego, chiuso il martedì, eventualmente chiamare prima, tel
0034.987667911 Alonso. TRASCURATO
-Per proseguire attraverso il lungo paese sempre sulla LE-114 fino al
Crucero de la Nora;
-Se si è alloggiato all’albergue, per lasciare il pueblo scendere sulla calle Real, e
prendere la LE-114, la stessa di ingresso. Dopo 2,5 km, al crucero La Nora,
tengo la dx.
Cruce la Nora -Avanti 100 mt, fino al ponte sul rio Jamuz e subito dopo giro a sx per la
del rio
pista che va parallela al rio (alla mia sx) e che per 11 km mi
accompagnerà. Quaranta minuti dopo vedo alla mia sx Genestacio (3 km,
ma non ci passo). Segue Quintana
Quintana del -e Villanueva de Jamuz. Dopo 2 km da questa località la pista termina .
Marco
*N
Fine de pista -obbligandomi ad aggirare una fila di piante ed a continuare di fronte per
un evidente sentiero marcato dal continuo passaggio dei pellegrini fino a
Santa Elena de Januz. Qui, invece di attraversare un ponte sul rio ed
arrivare al pueblo, giro a dx per una pista e dopo 200 mt prendo a sx dove
è situata una piccola rotatoria. Risalgo sulla LE 114 e all’uscita da Santa
Elena proseguo per altri 3 km fino a La Baneza.
Santa Elana -La Asociación de Amigos del Camino de Santiago / Vía de la Plata "Monte Urba"
de Januz
de la Bañeza ha ben segnalato l’ingresso in Bazena. Si deve prendere il bivio
segnato come “La Bañeza Sur”, passare sopra la ferrovia , percorrere calle Santa
Elena e girare a sx per calle San Julián e poi a dx per la calle San Roque. Si arriva
così albergue (Se si perdono i segnali si deve tenere come riferimento la Plaza
mayor e la Iglesia de Santa María de la Bañeza).
LA BANEZA *M, Albergue in gestione a AACS, 36 posti, 4 euro, No orario, Cucina
*N\B
basica e microonde, tel 0034.987640992 (D. Arturo) parroco de El
Salvador\ 0034.087655504, NO hospitaleri, incaricata: Mari Miranda per
129
la chiave, vive al n° 20 di fronte all’albergue in calle Belo Horizonte
oppure Flor, la vicina. BUONO
*Pension “El industrial” calle Ramon y Cajal,12. Doppia 20 euro, tel 987641042
*Hostal “Astur”, calle Astorga,9, doppia 40 euro, tel 987640415
*Hospederia Via de la Plata, calle Juan de Mansilla,18 singola 30\36 euro, tel
987643054
-L’uscita dal paese, partendo dall’albergue, è stata ben segnalizzata. Si va dalla
calle Santa Lucía a la plaza de la Asunción per continuare di fronte per la calle
Lope de Vega. Si attraversa una carretera e si va diritti per la calle Salvador
lasciando a dx la chiesa románica. Poi si gira a dx per la calle Vía de la Plata e 50
mt dopo per la calle Marcos de Segovia (direzioneVillalís) per attraversare i binari.
Proseguiamo sulla strada fino al cartello di fine paese e la abbandoniamo girando a
dx su pista asfaltata e successivamente di terra fino al rio Duerna che
attraversiamo sul ponte di ferro della antica ferrovia Plasencia\Astorga.
130
Diario
Ieri sera ho sbagliato a impostare l’orario per la sveglia e quando stamane è suonata non ho badato all’ora indicata. Come il solito
ho preparato e consumato la colazione, ho affardellato lo zaino e mi sono tirato l’uscio alle spalle. Solo alla luce del lampione
esterno scruto l’orario e mi accorgo che sono appena le cinque! La porta è ormai chiusa, pronto lo sono, mi sento riposato e in
forma, per cui non rimane che andare. Col senno di poi l’imprevisto ha giocato a favore dato che questa partenza largamente
anticipata mi ha permesso di sfruttare al massimo la giornata e di compiere quella che per me è un’impresa: 50 km in un giorno.
Paco, del bar Borox, ieri mi aveva dato la mappa dell’itinerario adesso percorribile fino a Benavente per cui non ho bisogno d’altro
per le prossime due ore. La lampada frontale che ho acquistato quest’anno fa il suo egregio dovere anche in questo caso dove la
visibilità è zero a causa del cielo nuvoloso che occlude la luna.
A Benavente tiro diritto, lambendo la cittadina e
puntando direttamente su Villabrazaro. I tratti di strada
asfaltata, senza auto e ben visibili, mi permettono di
procedere velocemente e quando fa luce ho già coperto la
bellezza di 16 km. Sosta al bar per un caffè con leche e poi
di nuovo in marcia. Si fa strada l’idea che potrei arrivare
ben oltre la meta prevista per oggi (Alija del Infantado). Al
Puente de la Vizana un incontro inaspettato con la coppia
catalana (quelli con il paraagua). Fa sempre piacere
rincontrarsi sulla via, specialmente su questo solitario
itinerario. Ieri hanno dormito all’albergue di Benavente e
ne dicono peste e corna. Oggi si fermeranno ad Alija.
Camminiamo un poco insieme ma poi li saluto. Ci
rivedremo ancora perché anche loro proseguiranno poi
sul Francese fino a Santiago. Ad Alija faccio il pieno
d’acqua presso un bar dove mangio anche una tortilla.
Sono pronto per altri 20 km. Mi preoccupa un po’ il sole
ma un leggero venticello ne mitiga un po’ gli effetti e poi
so che mi aspetta un percorso abbastanza riparato. In
effetti, dopo il cruce della Nora abbandono l’asfalto e
seguo una pista lungo il rio che gode di abbondante ombreggiatura. Anche se molto lunga (mi fermo molte volte per la solita
operazione
ai
piedi)ma
supportato
dalla
compagnia
e
da
il
ritmo
che
mi
scandisce
l’MP3
http://www.youtube.com/watch?v=0OvC737fqYY,
http://www.youtube.com/watch?v=JfUz2BZa7UY
131
http://www.youtube.com/watch?v=APw2zjQfUB4
http://www.youtube.com/watch?v=dWkh2dY5RpI
http://www.youtube.com/watch?v=TLndt6g3mIU ,
porto a compimento questa galoppata che mi riduce di un giorno la
permanenza su questa “terra di nessuno”. Non che le persone incontrate su questo tratto non siano ospitali. Tutt’altro si sono
rivelate molto cordiali e disponibili solo che sento il bisogno di condivisione con altri pellegrini.
L’albergue è un’ex canonica, forse più destinata ad attività parrocchiali che a Ostello. Nel prossimo inverno subirà una
ristrutturazione ma questa sera, stanco come sono, va bene anche così. La signora che abita di fronte mi registra e m’indica dove sta
un supermercato. Non ho intenzione di cercare un ristorante perché la cittadina è in fermento per un evento sportivo e acquisto
qualcosa da mangiare freddo. La cucina c’è…ma è meglio non usufruirne. Scambio due parole con due ciclisti spagnoli che però non
si trattengono.
Alle 22 crollo.
132
Giorn 18-08 dom
o 26
25^
TAPPA
La Baneza – Astorga
km 24,2
La buona segnalazione di questa tappa ed il profilo altimetrico rendono la tappa piacevole tra vegetazione
mediterranea, sendas, caminos, pistas de concentración, carreteras e resti delle calzade che un giorno furono
le Vie romane número IX, XXIII, XXIV e XXVI
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
723,4
2,4
località
rifugio, indicazioni varie
Puente del
ferrocarril rio
Tuerto
Palacios de
Vaduema
-100 mt dopo il ponte girare a sx per un cammino che conduce a passare sotto
la A-6. Si gira poi a sx e poi a dx, proseguendo diritto fino a Palacios de
Valduerna
-Si attraversa il pueblo passando sulla via principale accanto alla chiesa,
municipio, ed uscendo verso il cimitero. Qui si prende a dx un’ampia pista tra
alberi che ci accompagnerà per i px 6 km che poi sbocca su la N-VI.
-Dopo questo tratto prendiamo una strada comunale a dx che seguiremo per
500 mt. Dopo essere passati su un arroyo la lasciamo prendendo a sx un’altra
pista che passa vicino ad una discarica. Si può vedere e sentire il traffico della
A-6. Ci passiamo sotto
-ed arriviamo, 400 mt dopo, alla N-VI. Attraversiamo l’incrocio e prendiamo per
la Estación de Valderey y Nistal. A 150 mt dobbiamo lasciare questa carretera e
girare a sx per un cammino che passa di fianco ad una azienda e che conduce
direttamente al ponte romano di Valimbre (ultima vestigia romana prima di
Astorga) sopra il río Turienzo.
727
3,6
733,7
6,7
Carretera
comarcal
737,5
3,8
Sottopaso
autovia
133
739,2
1,7
741,5
2,3
745,2 24,2
3,7
Ponte romano -Oltre il ponte abbiamo due alternative. Noi seguiremo la più corta, che
rio Turienzo prosegue di fronte ed arriva ad un capannone agricolo. Proseguiamo diritti per
700 mt su senda fino ad attraversare la ferrovia. Riprendiamo la carretera per
entrare in Celada de la Vega., .
Celada de la -All’uscita del pueblo NUOVO percorso segnalizzato che evita la
Vega
carretera.
ASTORGA
-All’ingresso in città prendiamo per calle San Roque, saliamo una scalinata con
*N\B
forte pendenza e prendiamo per la calle La Bañeza verso la plaza de España,
dove si trova il municipio. Siamo nel centro di Asturica Augusta. Gli albergue si
trovano tutti dall’altra parte della città, sul Cammino Francese
*Albergue de peregrinos Siervas de Maria, Amigos del Camino de
Astorga, 154 posti, 5 euro,
cucina,orario 10,30-23,
tel
0034.987616034 – 618271773, Plaza S. Francisco 3, BUONO
*P, Albergue de peregrinos San Javier, 95 posti, 8 euro, cucina e microonde,
orario 10,30-22,30, Javier, tel 0034.987618532, calle Porteria 6, BUONO
* P, Albergue Camino y Via, 22 posti, 6 euro + 3 euro colazione, Cucina,
hospitalera coreana, prima di entrare in Astorga, dopo la passerella sui binari.
134
Diario
I due ciclisti spagnoli arrivati ieri sera, dopo una doccia, erano usciti per la fiesta del pueblo.
Da tre giorni è in corso un motoraduno, con tanto di gare per le vie cittadine che richiama molto pubblico (con
conseguente birra a fiumi).
Al ritorno hanno pensato bene di serrare a chiave il cancello d’ingresso al cortile dell’albergue così stamane,
dopo essermi richiuso alle spalle la porta dell’albergue sono rimasto ingabbiato nel cortile.
Ho dovuto gettare lo zaino oltre la cancellata e, con non poca fatica scavalcarla causandomi anche un leggero
taglio al polpaccio.
Fortunatamente mi sono venuti in aiuto due passanti
molto mattinieri e forse molto brilli dato che non si
sono neppure chiesti il perché dell’inconsueta
operazione. Appena oltre La Baneza il territorio
cambia radicalmente, Stop agli spazi infiniti, ai
terreni incolti, al prevalente color giallo. Qui si
succedono campi coltivati, ben irrigati a pioggia,
basse colline chiudono la vista e il clima è finalmente
e sicuramente più mitigato, Si capisce che mi sto
avvicinando ai contrafforti montuosi della Cordigliera
Cantarbica. E’ un tratto splendido. Deve esserci
anche molta selvaggina perché si sentono ripetuti
colpi di fucile provenire dalla boscaglia attraversata
dalla pista. Mi spaventa non poco un tramestio tra la
vegetazione e la comparsa improvvisa sul sentiero di
un cane, probabilmente impegnato nella battuta.
Costatato che non ho le sembianze della preda si
disinteressa e mi lascia transitare. In prossimità di
Celada de la Vega incontro una signora impegnata con il figliolo nella passeggiata quotidiana. Nota la coccarda
tricolore e mi saluta in italiano. E’ un’emigrante con colleghi di lavoro italiani da cui ha appreso la lingua. Si
stupisce della mia provenienza e ne vuole sapere di più. Parliamo a lungo procedendo verso il piccolo paese.
Vengo a sapere che con il marito ha lavorato a lungo in Belgio nel campo della ristorazione ma ora, a causa
della crisi hanno perso entrambi il lavoro. Sono rientrati in patria, nella speranza di trovare un impiego ma
135
principalmente perché qui Lei possiede la casa natia ricevuta in eredità dalla madre e attratta dal costo della
vita inferiore. Ma dopo sei mesi ritiene che non sia stata la scelta giusta e medita di ritornare all’estero. Dio,
come sono fortunato! E qualche volta mi lamento pure!
Giunti nel piccolo pueblo mi mostra la sua casa, si attarda per presentarmi la vicina, e vuole assolutamente
che entri a prendere qualcosa. Capisco subito quando una persona è determinata e il rifiuto sarebbe scortesia.
Fortunatamente mi offre una bibita (se aveva solo vino ero nei guai poiché sono astemio). Di seguito giunge
anche la vicina con una torta: assaggio obbligatorio. Rimango sempre piacevolmente sorpreso da queste
manifestazioni di accoglienza. Dicono di come dovrebbero essere i rapporti tra le persone: semplici, schietti,
gratuiti. Su questo tratto di Cammino, ancora poco frequentato, sono possibili questi incontri “veri”. Tra
qualche tempo, quando anche questo percorso sarà inflazionato dai numerosi passaggi, il pellegrino arriverà a
essere, come lo è ormai sul Francese, un articolo di arredo urbano. Quando ci salutiamo, Amalia, m’indica il
nuovo proseguo del Cammino in alternativa alla trafficata N-VI. Più lungo ma sicuro. Raggiunta Astorga da sud
prosegue oltre il centro per raggiungere il collaudato albergue Municipale. Mi devo fare largo con difficoltà tra
l’affollamento ai bordi delle strade. Astorga è in festa per non so quale santo e per le vie sfila un corteo in
maschera compreso legionari romani e streghe. I bambini, mascherati da diavoli prendono a scopate i
malcapitati passanti. Una bella botta di vita dopo ventiquattro giorni di assoluta calma! L’albergue de
peregrinos Siervas de Maria è bello, pulito, ben organizzato: si nota la presenza di un nutrito numero di
hospitaleri. Colpisce anche il gran numero di presenze. I 154 posti vanno presto esauriti. Scendo dopo la
doccia e alle quattordici espongono già il tutto esaurito. Per la prima volta benedico l’assolata e solitaria Plata
che mi ha risparmiato la corsa al posto letto. Sono un poco disorientato tra questi pellegrini vocianti nelle zone
comuni e l’affollamento della cucina. Rinuncio da subito a cucinare e per il pasto serale acquisto del cibo che
non ne necessita. Tutti conoscono tutti. 500 km di Via hanno favorito la creazione di rapporti d’amicizia e i
numerosi capannelli attorno ai tavoli ne sono lo specchio. Mi sento un pesce fuor d’acqua e questa manifesta
estraneità accentua ancor più la differenza tra i due Cammini.
Ormai sono qui, sulla via di pellegrinaggio più attrezzata d’Europa, e le preoccupazioni per i bisogni primari
non hanno più ragione di esistere. Da domani solo relax e cibo per l’anima verso la Cruz de Hierro!
136
Giorno 27-2829-30
Km
Km Km
perco px
da
rsi alber locali
g
19-20-21-22\08 lunmar-mer-giov
località
26-27-2829^tappa
Astorga - El Ganso - Foncebadon – El Acebo Ponferrada km 53,3
rifugio, indicazioni varie
4,7
Ermita Ecce *P, Albergue a 150 mt dalla strada per Valdeviejas. Inaugurato 2010, 5 euro
Homo
Murias de *P, Albergue Las Águedas, 8 euro (+ 3,00 lenzuola), C/ Camino de Santiago,52 Recivaldo Tel: 987691234 / 636067840
754,7
4,8
Santa
Catalina de
Somoza
758,9
4,2
El Ganso
*M, Albergue de Murias de Rechivaldo, Carretera Santa Colomba, 20 posti, 4 euro Tel: 987 69 11
*M, Albergue Municipal, calle del Jardin, tel 655803706, 7 posti, 3 euro, cucina
*P, Albergue Hosteria Don Alvaro, 30 posti, 8 euro, no cucina Calle de la
Magdalena,1, tel 987053990 – 616155651,
*P, Albergue hospedaria San Blas, 24 posti, no cucina, 5 euro, servizio cena e
colazione= 35 euro) tel 987691411,
*P, Albergue e Centro del turismo rural El Caminante, 16 posti, 6 euro, tel
987691098,
Albergue Gabino, tel 660912823, 30 posti, cucina, 8 euro compresa
colazione
749,9
Castrillo de
los
Polvazares
137
Diario
Tutti vanno a Rabanal del Camino perché così
dicono quasi tutte le guide. Io ho tempo.
L’albergue Gabino ad El Ganso si affaccia proprio
sulla via dove transita il Camino. Nel 2006 non
c’era. A ridosso due case diroccate: una senza
tetto, invasa dalla vegetazione, da cui fanno
capolino i rami di un albero. Dall’ingresso pare
poco più di una rimessa ma all’interno, oltre il
primo locale con travi a vista, è stata costruita
una nuova struttura che sovrasta le abitazioni
adiacenti spiccando tra loro come un pellegrino
tra i bagnanti. Naturalmente funzionalmente
arredata e fornita di tutti i servizi che soddisfano
le necessità dei pellegrini. E anche di più. Sul
Francese è così: tutto è condizionato dalle loro esigenze e rispondente anche a quelle che
necessità primarie non sono. La fortuna di un albergue la fa anche la distanza che c’è tra un letto
e l’altro e se c’è la possibilità di scegliere per la colazione fra latte, caffè e the. Anche i due
assolati lunghi rettilinei che da Astorga conducono qui, tra qualche anno, avranno la loro bella
ombra grazie agli alberelli piantati regolarmente a venti metri di distanza l’uno dall’altro, sul lato
sinistro del sentiero per impedire l’abbronzatura sinistroide del pellegrino. Quante cose sono
cambiate in soli sei anni. Potenza del business!
Resiste solo il bar Cowboy, dalle caratteristiche fattezze western la cui notorietà è legata più
all’improbabilità di un saloon in terra galiziana che alla qualità del suo servizio. Ora la
concorrenza l’ha sull’uscio di casa: di fianco ha aperto un bar\ristorante, senza insegna ma con
la sagoma in cartone di un inequivocabile paffuto cuoco. El Ganso ha trentasei abitanti: diciotto
per ogni ristorante.
138
Km
Km px Km da
percorsi alberg locali
765,8
6,9
località
rifugio, indicazioni varie
*P, Albergue La Senda (ex El Tesín) Dirección: C/ Real Tel: 650952721696819060. 34 posti, cucina, 5-7 euro, Propiedad: Privado
*P, Albergue Nuestra Señora del Pilar ,72 posti, cucina, 5 euro, Plaza de
Jerónimo Morán Alonso, Privado Tel: 98763 1621 / 616089942
*M, Albergue Municipal Rabanal, 34 posti, cucina, 4 euro, Plaza de Jerónimo
Morán Alonso Tel: 987 631 687,
*P, Albergue Gaucelmo, , 46 posti, cucina, donativo, C/ Calvario, 4 Tel:
987691901 Propietà: Obispado Astorga
Foncebadón *P, Albergue parroquial Domus Dei Dirección: C/ Real (attaccato alla
iglesia) 18 posti (+12 a terra), cucina,Hospitaleri, cena comunitaria e
colazione, donativo
*P, Albergue Monte Irago, 35 posti cucina ma con servizio di cena, 7 euro e
colazione, 3 euro,Tel: 695452950
*P, Albergue Convento de Foncebadón, 6 euro, 30 posti, no cucina, servizio di
cena e colazione, 7 euro, Tel: 658974818
*P, Albergue La Cruz de Fierro , 40 posti, cucina, 7 euro, calle Real, Tel:
987691093, 665258169
Rabanal Rabanal del
Camino
771,5
5,7
Diario
Quando si dice che il Cammino Francese è molto assistito si fa riferimento alla presenza delle numerose
frecce indicatrici, agli albergue a distanza ravvicinata, agli innumerevoli bar disseminati sul percorso. Adesso
ci sono pure le panchine! Lungo la salita a Foncebadon ne ho contate ben 25, una ogni 500 metri. In concreto
qui il Cammino è una passeggiata. E siamo ancora a ben 250 kilometri da Santiago. Dieci anni fa si diceva
che il tratto massificato fossero gli ultimi 100 kilometri. Cosa c’è ora oltre Sarria? Le giostre? I venditori di
palloncini? Una Beuty-farm?
A quando la funicolare per il Cebreiro?
A ragione inorridiscono coloro che il Cammino l’hanno percorso 20-25 anni fa.
139
Io credo che lo Spirito del Cammino sia sempre presente
solo che ora sia molto più difficile lasciarsene pervadere se
lo zaino te lo trasporta il taxi, se ogni bar è una cerveza e
se a Samos ci vai con il bus-navetta. Fortunatamente
sopravvive in alcuni luoghi disseminati sul percorso, (come
nel passato le medioevali chiese-faro o i rintocchi delle
campane che all’imbrunire indicavano la via ai pellegrini
smarriti) per ricordare al viandante che non si tratta né di
una scampagnata né di un lungo trekking ma di un
pellegrinaggio, un viaggio dell’anima. E’ il caso
dell’albergue parroquial di Foncebadon. Merito di Fernando
ed
Elisa,
ottimi
hospitaleri
nell’accoglienza
e
nell’animazione, ma anche di tutti quelli che si alternano
ogni quindici giorni nel servizio ai pellegrini. L’essenzialità,
la sobrietà, il senso comunitario, la condivisione i punti di
forza. Chi ci transita senza accorgersene mi ricorda tanto
Gagarin quando al ritorno dal primo viaggio orbitale a chi gli chiedeva se credeva in Dio rispose “Sono stato
nello spazio, ma non ho visto né Dio, né angeli”. Alcuni, a proposito dell’albergue, li ho sentiti commentare
“Pittoresco, molto pittoresco” come se si trattasse di una rappresentazione a beneficio di turisti paganti.
Mi ci sono fermato perché ho sentito parlare in italiano tra coloro che ne attendevano l’apertura e in men che
non si dica altri hanno seguito il mio esempio. In serata erano presenti venticinque italiani su trenta ospiti.
Una vera overdose patriottica dopo l’astinenza durata venticinque giorni. Una piacevole, variegata e
composta compagnia, esente dagli eccessi per i quali siamo famosi.
Km
Km px
Km da
località
rifugio, indicazioni varie
140
percorsi
alberg
locali
772,8
1,3
775,6
782,5
2,8
6,9
Cruz de
Hierro
Manjarín
El Acebo
*P, Refugio (Thomas) , 35 posti, cucina, donativo
*M, Albergue Parroquial Apostol Santiago, (vicino chiesa), 23
posti,cucina ma con cena e colazione comunitari, donativo
*P, Albergue Mesan El Acebo tel 987695074, 23 posti, 5 euro, 20 in
doppia, 30 in tripla
*P, Albergue La Taberna de Josè, tel 987695074, 7 posti, 5 euro
Diario
Quando trenta persone dormono una a fianco dell’altra in due piccole
stanze trasformate in un accampamento con zaini e indumenti
ovunque, è sufficiente che due si alzino perché, come un domino
umano, anche le altre facciano altrettanto. La colazione è prevista
comunitaria per cui tutti ci si ritrova attorno alla grande tavolata di ieri
sera. Poi alla spicciolata ognuno riprende il Cammino. Ho lasciato che
quasi tutti partissero prima di me in modo che andassero oltre la Cruz
de Hierro. Quelli provenienti da Rabanal non vi sarebbero giunti prima
di altre due ore. Poi sono salito.
Ero lì quando il sole ha fatto filtrare i primi raggi tra le fronde del
bosco alle mie spalle allungando le ombre sulla piana quasi deserta.
Una ragazza dalle lunghe chiome, gambe incrociate,posizione yoga,
sta seduta davanti alla defilata cappella dedicata all’Apostolo Santiago.
Il monticciolo di pietre accatastate dai pellegrini racconta dell’umanità
che vi è transitata: gesto scaramantico, ispirato a devozione,
modaiolo. Chi può giudicare? Il palo svettante verso il cielo, alla cui
sommità sta una copia della Croce di ferro ci dice della sacralità del
luogo. Per i Celti, i cristiani nei secoli, i pellegrini di oggi.
Dice a me che la Vita, come il Cammino, è fatta di lunghe tappe a
volte piacevoli, altre noiose. Faticose, ma anche gratificanti. Di sole
141
che facilità il procedere ma anche che disidrata. Mi rammenta ovvietà che la routine annebbia: si riposa nelle
discese solo se prima si è faticato a salire, nessun uomo è un’isola.
Mi indica come cruceros la strada, come simbolo, la meta.
Ho atteso che non ci fosse nessuno. Poi sono salito sul piccolo\grande cumulo di pietre fino ad abbracciare il
palo di legno. In uno dei tanti anfratti vi ho inserito il “mio peso” e ne ho richiuso accuratamente l’apertura
affinché lì possa rimanere a lungo. Poi sono sceso e sono andato a sdraiarmi di fianco alla cappella e così sono
rimasto perché questo è il termine del mio pellegrinaggio, come fosse la Cattedrale, Plaza Obradorio e il suo
colonnato.
Nel pomeriggio un caffè da Thomas, l’ultimo dei Templari e poi la discesa verso i tetti d’ardesia di El Acebo. A
ogni curva un ricordo del 2006, come una pugnalata.
All’albergue Apostol Santiago la riprova che sono sempre le persone che fanno la differenza e non è sufficiente
l’etichetta Parroquial.
Km
percorsi
Km px
alberg
Km da
locali
località
786,2
3,7
Riego de
Ambrós
790,5
4,3
Molinaseca
794,9
798,5
4,4
3,6
rifugio, indicazioni varie
*P, Albergue de Riego de Ambros, tel 987695190-696482873, 30
posti, 5 euro
*M, Albergue de peregrinos de Molinaseca 44 posti, 5 euro,Avenida
Fraga Iribarne, Tel: 987453077
*P, Albergue Santa Marina, 56 posti, 7 euro, Avenida Fraga Iribarne,
987453077 / 615302390
Campo
Ponferrada Albergue de peregrinos San Nicolás de Flüe. Dirección: Calle de
la Loma Tel: 987 41 33 81 Propiedad: Parroquia de Nuestra
Señora de la Encina, 174 posti, cucina affollatissima, donativo
142
Diario
Ormai non c’è più storia. Con la testa sono fuori dal
Cammino. Solo Molinasecca con il ponte medioevale
sul rio Meruelo mi regala qualche emozione. Mi
rifaccio nel pomeriggio quando nel grande albergue
municipale, nella bagarre di molti pellegrini,
incontro Veronica, conterranea e amica del sito.
Oppure dialogo e mi confronto con Barbara,
hospitalera italiana, impegnata nella rivitalizzazione
della Francigena. E ancora, tra i frati francescani
che fanno accoglienza ritrovo Padre Giuseppe, nel
passato in comunità a Brescia. Giovedì 23 agosto:
Il bus Alsa delle 9,30 da Ponferrada a Madrid in due
ore mi riporta indietro di una settimana a
Benavente. Altri tempi, altre modalità. L’andare
lento permette di vedere cose che da un finestrino
dell’auto neppure ci s’immagina, di provare
sensazioni
che nessun’altra circostanza può
regalare. La scontata aria condizionata del bus è
cosa diversa dal refrigerio che dà l’ombra dell’unico albero nel raggio di dieci kilometri.
Com’è monotono e triste tornare velocemente verso sud. Ormai non c’è più storia.
143
Giorno
30
giovedì
23/08/12
RITORNO
Ponferrada-Aereoporto Madrid T4 con bus ALSA (circa 30 euro) 9,30 –
15,30
+ trasferimento da T4 a T1 con navetta interna gratuita.
Volo Madrid T1 – Orio al Serio ore 18,20 – 20,35
Fonti:
Km: PELLEGRINANDO\GODESALCO - Cartine:GODESALCO - Informazioni:descrittivi di F. Vandoni, GONZE,
www.pellegrinando.it, guide di R. Latini e L. Callegari, www.pellegrinipersempre.it – Info Albergue: EROSKY.
Aggiornato al 23-08-12
CANZONE DI VIAGGIO
Ardesi Ermanno
Via Passere,6
25020 Flero (BS)
Tel. 030.3581523
[email protected]
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2012…e PLATA sia - Pellegrini per Sempre