1 2012…e PLATA sia Sevilla – Astorga - Cruz de Hierro – Ponferrada 2 3 Prologo 22 marzo 2012 (dal sito www.pellegrinipersempre.it) In certi periodi di sconforto può accadere, per ragioni diverse, di perdere la gioia di vivere, l'entusiasmo, e vedere davanti a se il mondo come una ristagnante palude. Sedersi e lasciarsi andare è una forte tentazione. Non desiderare più nulla, non avere la forza per cambiare, sentirsi soli in mezzo agli altri, perdere la capacità di amare e nello stesso tempo sentire un disperato bisogno di affetto. Con il tempo certi condizionamenti possono diventare ossessioni e paventare un futuro pieno di paure e di incertezze. Per salvarci da questo stato dobbiamo crearci un sogno che ci permetta di far rinascere l'entusiasmo, acquisire nuovo vigore, ritrovare serenità. Noi pellegrini siamo dei privilegiati perché questo sogno l’abbiamo sperimentato sulla strada: sappiamo che si può contare su se stessi, che quello che serve ci viene donato senza che ci affanniamo, che le cose cambiano continuamente e che non ha senso affezionarsi troppo a nessuna dimora, a nessun paesaggio, a nessuna percezione o peggio, crogiolarsi nell’auto compatimento, perché tutto si avvicenda incessantemente e noi non possiamo fermare questo fluire. Sappiamo si possa essere felici: le cose finiscono ma ne arrivano altre, sempre. C'è una grande Presenza che abbraccia teneramente i pellegrini, che non si scompone davanti agli scoraggiamenti, alle nostre irritazioni ma che lenisce i dolori, sostiene nella prova, incoraggia e che saluta i nostri momenti di entusiasmo ed energia con pari entusiasmo ….e io, ogni volta, l'ho sentita più vicina lungo la strada. Certo, mi si dirà “non è necessario andare lontano per ritrovare se stessi e Dio”, ….ma certamente l’esercizio aiuta la ricerca. Il pellegrino è una persona che cerca, è un uomo che ha e pone domande più che risposte certe. Il pellegrino si allontana da casa, decide un distacco e una partenza; è l'uomo che si mette in movimento, che cammina. Non si siede sulla vita così come è, ma cambia prospettiva, immagina soluzioni, inventa itinerari nuovi per trovare quello che sta cercando e la ricerca che lo abita. C’è una strada lunga nel mio cuore. Una di quelle con il fondo bianco che scorrono tra due ali verdi di campi macchiati di rosso. Una che si perde all’orizzonte, là dove l’azzurro del cielo va a baciare la terra. Un nastro gros-grein che si arriccia ad ogni piega su un flessuoso tessuto color ocra. Una strada pregna di assordante Silenzio, abitata dalla Solitudine, inondata dal Sole. Ne ho percorse di strade così, ma il desiderio è sempre inappagabile; quasi una necessità. Il richiamo riprende a pochi mesi dal ritorno del precedente Cammino, decanta tra il ricordo dell’estate passata e si congela nel 4 freddo invernale per farsi strada, piano piano, ai primi tepori primaverili. Ogni pellegrino ha un suo immaginario ruolino di marcia scandito da tempi e mete da raggiungere. Nel mio, in fondo alla lista sta Gerusalemme, da casa. “Ci sarà spazio quando sarà terminato il tempo del lavoro”, mi sono sempre detto. Immediatamente prima si colloca la Ruta de la Plata, impegnativa per l’entità dei giorni necessari e le condizioni climatiche del periodo estivo. Altra opzione da “jubilato”. “Dopo tutto manca poco”….almeno credevo così fosse! Recentemente è arrivato chi ha pensato bene di cambiare le carte in tavola. “Al lavoro ci devi rimanere più a lungo”: te lo chiede l’Italia, l’Europa, lo spred, ecc,ecc. Come si fa a rimanere insensibili quando pare che il destino del mondo dipenda da te? Vorrà dire che fra sette anni acquisterò un carrix per metterci pannoloni, medicine, semolino e con andatura barcollante mi dirigerò verso Santiago o il Santo Sepolcro chiedendo la grazia di essere liberato dal tremore senile. Nel frattempo, colmo d’indignazione (sentimento attualmente molto diffuso), non posso far altro che cercare di riprendermi in mano l’esistenza espropriata per viverla da attore protagonista. Intraprendere ora ciò che mi ero riproposto di fare “dopo” è il mio modo di dire “Pensavate di avermi fregato…!!.” Ed allora: Plata sia! Sarà il cammino delle tre “S”: Silenzio, Solitudine, Sole. Inizio il 24 luglio da Siviglia, dove arrivo, arrivo. D’altro canto, oramai l’ho imparato, quando si giunge a Santiago il Cammino finisce ma non si compie. In attesa mi emoziono con i diari del Fly e di Angeloscano e Sogno cullato dai versi di Hesse: Sole, brilla adesso dentro al cuore, vento, porta via da me fatiche e cure! Gioia più profonda non conosco sulla terra, che l'essere per via nell'ampia vastità. Verso la pianura inizio il mio cammino, sole mi fiammeggi, acqua mi rinfreschi; per sentire la vita della nostra terra apro tutti i sensi in festa. Mi mostrerà ogni giorno nuovo, fratelli nuovi e nuovi amici finché senza dolore ogni forza loderò, e di ogni stella sarò ospite e amico. (da “La felicità”, versi e pensieri) Anzi, delle 4 “S”. Ermanno 5 21 luglio 2012 (dal sito www.pellegrinipersempre.it) Ci siamo. lunedì sera, dopo il lavoro, chiudo lo zaino e martedì mattina alle 8 sono a Sivilla per dare corpo attraverso il pellegrinaggio alla quarta “S”: la Speranza (Fly, ci avevi azzeccato!). Speranza che sempre deve accompagnare l’incedere verso la Meta. Speranza in un cambiamento interiore che si rifletta poi nella vita quotidiana; Speranza che le cose cambino nonostante la mia manifesta incapacità ad affrontarle; Speranza di farcela fisicamente. Ho la cosa più importante della mia vita da portare alla Cruz de Hierro: è poco più grande di un francobollo ma è anche un pesante fardello. La mia forza è in Colui che il Calvario lo ha risalito sotto il peso della croce. Mi unirò idealmente alla moltitudine che nei secoli, giungendo al monte Irago, qui vi ha deposto il proprio peso e la propria pietra per poi proseguire più leggera e libera verso il Portico della Gloria. Io non potrò andare oltre, non giungerò ad abbracciare il Santo, ma sono sicuro che “il servitore” non se la prenderà per la mancata intermediazione con il Principale. Sono certo: sarà un Cammino di liberazione. L’avvicinamento alla partenza è stato come al solito problematico, come lo è la vita d’altronde. A ciò si sono aggiunti i dubbi classici di chi affronta per la prima volta un percorso sul quale si favoleggia molto: calore, solitudine, lunghezza delle tappe, ospitalità precarie. Mi sono venuti in soccorso i consigli (letti, ricevuti, sussurrati all’orecchio) di tanti amici che ringrazio anticipatamente non tanto per avermeli fugati quanto per la testimonianza che si può fare. Mi sarò rivisto almeno 20 volte questo video http://www.youtube.com/watch?v=Uc58l2eDYKY la cui colonna sonora mi farà compagnia sulla strada. Ve lo ricordate l’avvocato (Badia 2007)? Ecco, adesso so che a qualcosa serviranno pure i diari che scrivo al ritorno. L’incertezza sulla partenza si è affacciata in questi ultimi dieci giorni: gastroenterite virale. Ma non è forse lo spettro che aleggia su ogni pellegrino in marcia ed il motivo per il quale ci portiamo dietro il miracoloso Imodium? A me è venuta a casa per cui per quest’anno ho già dato in termini di antibiotici e debilitazione. Ora sono sano come un pesce (speriamo di non essere lessato sulla Via), per cui si va. Per scaramanzia ho acquistato il ritorno per il giorno 23 agosto. Ci si sente al rientro. Buon Cammino a chi è già sulla strada (Liam, i sogni non devono mai morire!) ed a coloro che si apprestano alla partenza in questo mese. Paolo mi precede di dieci giorni, Manu91 verrà tra altri dieci (Daniele, secondo previsioni dovrei essere a Granja attorno al 15). Ma ci pensate che facciamo tutti parte di questo fiume inarrestabile che è il Cammino e la Vita? Dove ora sta la Cruz de Hierro, in A.C. sorgeva un tempio pagano dedicato a Mercurio (ne sai qualcosa Valmor13?). A proposito, Valerio, alla ministra non ho mandato una cartolina ma un V………….di stampo grillino. A risentirci Ermanno 6 2012…e Plata sia. Se si desidera raccogliere informazioni sul quarto fra i più frequentati Cammini per Santiago si deve iniziare consultando il sito italiano http://compostela.pellegrinando.it/sezioni.php?seid=1846 e lo spagnolo http://www.godesalco.com/camino/plata utili per scoprirne le origini e farsi un’idea di cosa ci aspetta. Subito si vedrà che il Cammino della Plata verso Santiago ricalca in buona parte la millenaria via romana Ab Emerita Asturicam fino alla città di Granja de Moreruela dove, piegando a ovest e abbandonandola, passando per Puebla de Sanabria e Orense (Camino Sanabres) si può giungere a Santiago, mentre proseguendo diritti sull’antica via romana si va ad Astorga (Asturicam), sul Cammino Francese e, volendo si giunge a Guijon sulla costa nord. Io ho scelto la seconda opzione per finire il mio pellegrinaggio alla Cruz de Hierro (final de Camino) e in seguito scendere a Ponferrada per il ritorno. Non si inizia un Cammino senza Credenziale per cui si può richiedere quella italiana alla Confraternita di Perugia www.confraternitadisanjacopo.it/Credenziale/indexcredenziale.htm oppure, se si desidera quella spagnola, farsela spedire a casa dalla Asociación de Amigos del Camino de Santiago Via de la Plata ( www.viaplata.org - email: [email protected]) o ancora, una volta a Sevilla, ritirarla andando alla sede della AACS in Calle Castilla, 82 (è sul percorso per uscire dalla città), (lunedì-sabato: dalle 18 alle 20 e mercoledì dalle 10 alle 12 (da novembre a marzo) o dalle 19 alle 21 (da aprile o ottobre). Chiuso i festivi. Alla Cattedrale di Siviglia non consegnano la Credencial ma all’ingresso della Capilla Real, mettono il sello. Non viene consegnata nemmeno all’Ufficio del Turismo. Le tappe si possono pianificare con www.godesalco.com/plan e successivamente vederne i dettagli con http://caminodesantiago.consumer.es/los-caminos-de-santiago/via-de-la-plata/ . Attualmente questo è il sito più attendibile ed aggiornato per quanto riguarda la descrizione del percorso e le informazioni sui punti di sosta. Consiglio comunque di informarsi prima di partire perché, ad esempio, nel corso del 2012 gli albergue della catena Alba Plata (importanti siti dove pernottare) rimangono aperti solo da metà febbraio a metà dicembre. I responsabili delle varie strutture mi hanno riferito che non è per niente scontato che lo siano anche nel 2013. La convenzione è rinnovata anno per anno e le condizioni possono cambiare. La Ruta de la Plata si caratterizza per le sue peculiarità paesaggistiche davvero uniche: si possono percorrere molti km attraverso enormi distese senza incontrare persone, case, ed a volte….alberi. Per questo ritengo che sia necessario, oltre che un minimo di preparazione fisica, anche un buon equilibrio psicologico ed una profonda motivazione di fondo per affrontare la monotonia di certi rettilinei e la solitudine di molte giornate. Questo percorso non è molto frequentato: nel 2011 sono stati circa 8000 i pellegrini (circa un ventesimo di 7 quelli che percorrono il Francese) giunti a Santiago e solo 2300 quelli che hanno iniziato da Sivilla. Più del 30% erano ciclisti e il 90% l’ha percorso in primavera e autunno. Questo spiega perché, quest’estate, durante tutti i 700 e più km della Ruta fino ad Astorga non ho incontrato più di cinque pellegrini. Le notevoli distanze tra un’albergue e l’altro, la mancanza di fonti (con conseguente carico di acqua da portarsi appresso, le elevate temperature riscontrate (anche 45/47°C nel pomeriggio) sconsigliano le partenze nei mesi di giugno/luglio/agosto. In primavera credo si potrebbe godere di una natura rigogliosa mentre in estate è tutto secco e riarso. L’inverno, d’altro canto, è estremamente rigido (specialmente in Estremadura), i corsi d’acqua con qualche problema di guado, “barros” ovunque. Ma ci sono pure gli aspetti positivi di un Cammino fuori stagione (come lo è la Plata in estate) : non avere l’assillo del posto letto, l’estrema considerazione e disponibilità degli hospitaleri, la solidarietà e il profondo rapporto che si crea tra i pochi pellegrini presenti. Se si ricerca silenzio e solitudine, questa è la stagione e il Cammino ideale. Per me lo è stato e l’overdose di “intimismo” mi ha fatto apprezzare, nei giorni successivi, anche ciò che non amo molto: il caos del Camino Francese, da Astorga a Ponferrada. Tutte le cose belle finiscono, e al termine, come al solito, redigo un prospetto con le informazioni raccolte prima della partenza e quelle verificate lungo il Cammino a uso e consumo di chi verrà dopo. Quest’anno, ogni giorno, obbligato a partire presto per sfuggire alla calura, con interminabili pomeriggi da trascorrere al riparo di quattro mura, non ho trovato di meglio che riempirli con tante parole. C’è chi le sa scegliere bene, è bravissimo a metterle in fila e le usa con cognizione di causa. Ecco, io sono manchevole in tutto ciò, per cui, caro Pellegrino, se sei alla ricerca d’informazioni e non vuoi tediarti nel leggere facezie varie, salta a piè pari il capoverso “diario”, fai “copia e incolla” solo della parte riguardante le notizie sulle varie tappe e…BUON CAMINO. PS: non preoccuparti, non verrò mai a saperlo ed il mio amor proprio non ne soffrirà! 8 N – negozio alimentari B – bar R – ristorante M-albergue pubblico P-albergue privato ostello della gioventù T-albergue turistico Alba Plata C-camping H– hostal, hotel, casa rural- ACaccoglienza FR- fuori cammino OT: ufficio turistico. prefisso telefonico per Spagna: 0034 (le valutazioni sono di Erosky) A- Le parti in grassetto sono state verificate nel corso di questo Cammino. Le parti in rosso sono aggiunte o modifiche a guide e prospetti pubblicati fino alla data del 23 agosto 2012 giorno 24-07 Mar Orio al Serio ore 06,05 – Siviglia ore 08,35 by Rayanair. Autobus aeroporto1 Puerta de Jerez ogni 30’, costo 2,40 euro a bordo. Diario Sevilla ore 9: 25°C. Quando l’indicazione della temperatura lampeggia sul display dell’aeroporto, non credo ai miei occhi. Avevo trascorso giorni a rimuginare su quanto mi avevano paventato parenti e amici sulle temperature da bagno turco dell’invivibile Sevilla estiva (tanto che mi sentivo già accaldato nonostante gli assurdi quindici gradi di un climatizzatore Ryanair guasto) mentre ora il rassicurante termometro mi offre la possibilità di dare corpo al piccolo programma turistico che mi ero preparato per la giornata odierna. Non che abbia grandi velleità culturali ma avere un’intera giornata a disposizione prima del Grande Inizio mi aveva indotto a scegliere alcune mete da visitare, non in ordine d’importanza ma di gradimento personale e, andando a piedi, come si suol dire, di strada per l’ostello. Quindi dopo aver recuperato lo zaino, il primo autobus disponibile mi conduce fino in città. Il tour inizia da un set cinematografico. Da cultore del genere fantascienza non potevo omettere una visita alla Plaza de España utilizzata come scenario nei film della saga “Guerre stellari”: la piazza rappresenta un palazzo nella città di Theed nel pianeta Naboo. Mi colpisce la vastità (200 mt di diametro), la forma a semicerchio, la simmetria delle colonne, il canale, i ponti, le decorazioni con azulejos. La percorro in lungo ed in largo ma meglio non indugiare troppo altrimenti ancora un poco e vedo passare Skywalker e Obi-Wan Kenobi. Mi reco a visitare due altri luoghi che mi hanno sempre intrigato: la statua del Cid Campeador, figura leggendaria della Reconquista e il maestoso edificio nella Manifattura Tabacchi, ora sede dell’Università ma nel mio immaginario i luoghi della sigaraia Carmen. E me ne sto ad occhi chiusi mentre dall’MP3 escono le note dell’Overture http://www.youtube.com/watch?v=PQI5LtRtrb0 e dell’Habanera di Bizet http://www.youtube.com/watch?v=8w9yJdkeryI . Seguendo il corso del fiume transito accanto alla Torre de Oro, nel quindicesimo secolo forziere della Spagna coloniale e ora Museo Navale. Con la Giralda è il simbolo della città. La storia della Torre 9 de Oro racconta che il terribile terremoto di Lisbona della meta del settecento ne lesionò la struttura e solo grazie alla forte opposizione dei sivigliani non fu demolita, anzi, consolidata e ampliata. Sevilla ore 12: 34°C. Una pausa e un panino nei Giardini di Cristina prima di arrivare all’imponente Cattedrale (la terza al mondo come volume, la prima in stile gotico) dove, in una cappella laterale mi faccio apporre da un sorvegliante il primo sello di questo pellegrinaggio. Alta ben 101 metri la torre della Giralda sovrasta la Cattedrale ed è il punto di riferimento di tutta la città. Sorta come minareto della moschea moresca, dopo la Reconquista fu condizionata e innalzata ad opera dei Re cattolici come torre campanaria della Cattedrale. La sfera ramata che la sovrastava fu sostituita con il Girardillo, una statua in metallo, alta 4 metri e dal peso di 15 quintali che rappresentante la Fede; enorme banderuola che poteva girare secondo la direzione del vento. Mi piace questa convivenza tra architetture diverse racchiusa in pochi metri, simboli di culture così apparentemente distanti e inconciliabili, come a dire che è possibile un futuro insieme. E la Sevilla architettonica è tutta un miscuglio di gotico, barocco, mudejar rinascimentale. Sevilla ore 14: 37°C. Considerata la temperatura è’ il momento della visita agli Alcázares Reales (ingresso 8,5 euro, ma ne vale la pena!) in cerca di un po’ di refrigerio tra fontane, palme e padiglioni. Spettacolari i patii e le stanze dell’ingresso di fattura araba. E’ un susseguirsi di locali dove gli stili moresco, mudejar e gotico si uniscono e sovrappongono in un continium gradevolissimo. Azulejos, maioliche, stucchi, marmi, bifore, soffitti a cassettoni rinascimentali, cupole dorate. E’ un miscuglio di stili e un trionfo di colori. Il Patio de las Doncellas ne è il fulcro. Secondo la leggenda è il luogo dove venivano riunite le 100 vergini che i mori richiedevano come tributo ai regni cristiani spagnoli. Un altro salone con una storia curiosa si trova nei Bagni di donna Maria de Padilla: si racconta che qui Maria Padilla si sfigurò con l'olio bollente per resistere alle avances del re Pietro il Crudele, che voleva sedurla dopo averne ucciso il marito. Maria decise poi di diventare suora e trasferirsi in convento, e divenne simbolo di purezza per la cultura cristiana del luogo. Si sta bene negli ombrosi giardini con i pavoni che ti vengono accanto dispiegando la loro ruota e laghetti nascosti in grotte, e fontane che formano straordinari giochi d'acqua, e la quiete e il silenzio sol rotto dal vociare di qualche bambino sfuggito al controllo dei genitori Ma non sono qui per oziare…. si deve andare C’è da raggiungere l’ostello. Sevilla ore 17: 40°C. Sono solo due km sul lungofiume ma è una sauna. Grondo sudore stando fermo all’ombra dei platani. Capisco cosa significa acclimatarsi. Raggiungo il Ponte Isabell II e attraverso il Guadalquivir e sono nel caratteristico quartiere di Triana. Nonostante il quartiere sia centro città le strette viuzze sono deserte, sembra quasi disabitato se non fosse per i suoni che giungono dall’interno delle case. L’ingresso dell’ostello Triana Bachpakers è simile a molte tante altre porte che si affacciano sulla via. L’interno è quello di una caratteristica abitazione andalusa: azulejos alle pareti, aria condizionata, zona relax. Si sviluppa su tre piani con terrazza panoramica, cucina e bagni in comune. Ne approfitto subito per una doccia rinfrancante. Alle diciannove provo a riuscire per far spesa per l’indomani ma è come fare una seconda doccia. Stessa storia alle ventuno quando ci riprovo per la cena fermandomi presso l’unico locale che, impietosito, apre la cucina anticipatamente per me. Ma quando cala Ste temperatura? Beh, i 10 sivigliani lo sanno bene tant’è che solo dopo le ventidue il lungofiume del quartiere, costellato di locali e chioschi improvvisati, inizia timidamente ad animarsi con coloro che sorseggiano aperitivi e consumano tapas. La cena per loro può ancora attendere: la notte è lunga! Per me invece è l’ora della ritirata: domani si farà sul serio. Ho chiamato Paolo: sta avanti sulla Plata di circa dieci giorni. E’ a Merida e mi dice che, tranne un austriaco con cui cammina, non ci sono pellegrini in giro…solo qualche ciclista. Si annuncia un Cammino molto solitario. Vediamo di metterlo a frutto! Ancora un consiglio: non andate a cenare alla trattoria “Via de la Plata”, sul lungofiume, perché nonostante il nome di buon auspicio il menù del dia fa schifo e i 13 euro, per qualità e quantità, un furto. 11 Giorn o2 25-07 mer 1^ TAPPA Sevilla – Guillena km 23 Tappa pianeggiante, si attraversano campi coltivati. Si parte dalla cattedrale e si va verso nord. Vedere mappa allegata per percorso fino al ponte sul Quadalquivir. Possibilità di seguire il percorso lungo il fiume o in alternativa di passare da Camas. Prima di Santiponce i cammini si riuniscono. Km Km Km percor px da si alber locali g 0 0 0 località rifugio, indicazioni varie SIVIGLIA *P, albergue privato TRIANA BACKPAKERS, 50 posti, cucina, 12 euro *N/B/R con colazione, internet gratis, tel. 0046.954459960, calle Rodrigo de *vari H Triana,69 – E.mail: [email protected] . Oltre il fiume a 1,5 km (Benedizione del dalla cattedrale, 400 mt dal Cammino. Disponibile credenziale a 2 euro pellegrino in oppure si può prendere la credenziale ed aggiornamenti sul percorso, Cattedrale alla presso l’adiacente Associazione amici del Cammino AACS, tel Messa delle 696600602, calle Castilla, 82. Il Triana Backpackers con la bella 8,30) stagione é quasi sempre pieno e quindi si consiglia di prenotare con anticipo (www.trianabackpackers.com/inicio); OTTIMO. *P, hospederia convento Santa Rosalia, 15/20 euro con credenziale,calle cardenal Spinola 8. Prenotazione obbligatoria. Ricezione ore 9-13 e 16-20,30Tel 954383209 – 682313072 – E.mail: [email protected] 12 *A albergue juvenil, 300 posti, 18,50 euro, calle Isaac Peral 2, a due km dal centro, bus n° 34 o n° 6, Prenotazione obbligatoria tel 0046.955056500902510000, pellegrini ammessi anche senza tessera, calle Isaac Peral 2. Disponibile credenziale a 2 euro. *H Pensione Vergara, 18 euro, tel 954215668,calle Ximenez de Enciso 11, nel barrio Santa Cruz, vicino alla cattedrale Y los Reales Alcazares * Taberna Miami” Triana Casco Antiguo,in calle Jacinto,21. Tel 954 34 08 43. Il pernotto costa 12 euro con la colazione che ci si prepara da soli. Internet gratis OT: avenida de la Costitucion 21\b tel. 954221404 5,4 5 5,4 CAMAS -si parte da Calle de la Vinuesa, di fronte allo spigolo ovest della Cattedrale: nell’angolo della via c’è una mattonella con la conchiglia. Si costeggia la Plaza de Toros e si raggiunge il lungofiume (transitando per le vie Jimios, Saragoza, Ferdinando e Isabella fino al ponte). Lo si segue a dx fino a incontrare il ponte di Triana (Isabel II) che si attraversa immettendosi nell’omonimo quartiere (coloro che provengono dal TRIANA BACKPAKERS raggiungono in breve il ponte Isabel II). Si gira subito a dx alla calle San Jorge e subito in calle Castilla. Qui si seguono le frecce gialle che portano ad attraversare alcune strade, un piazzale e infine un altro ponte sul Guadalquivir. Al termine una freccia indica di proseguire per Camas; un’altra manda a dx a seguire il percorso del fiume. Si segue quest’ultima. Si segue una pista di terra, rettilinea, fra campi coltivati. Dopo circa 2 km, all’altezza della fattoria Cortijo de Gambogaz (km 5,5), si lascia il fiume e si prende a sx (attenti alle frecce, NON seguire quelle che mandano diritti nel nulla!). Si passa sotto la A6. La strada diventa asfaltata. Si vede il Monastero di S. Isidoro. Si costeggia un impianto sportivo. Il campanile del Monastero di Santiponce, davanti a noi, ci guida fino a Santiponce (10 km). Se invece si passa da Camas, arrivati di fronte alla chiesa far caso alla strada sulla sx: una concha in bronzo indica la strada per Santiponce. Si supera una zona industriale con varie rotatorie e si arriva a Santiponce da dietro la chiesa, che rimane a sx. Si prosegue poi a dx seguendo le indicazioni per Italica. *H *Chiedere alla Policia local per il polideportivo 13 10 4,6 4,6 23 13,0 13 SANTIPONCE * H: Casa rural “Casa Carmen” tel 955996637 *H -si segue la via principale che raggiunge, appena passato il paese, la zona archeologica della città romana di Italica. Sosta al Mirador per fotografare il Teatro romano, zona con fonti d’acqua. Visitare Italica (11,5 km) (ingresso gratuito per pellegrini, apertura ore 9,00). Si percorre un tratto di strada (A8078) trafficata fino a raggiungere un grande incrocio che si attraversa (è la N630 e poi si passa sotto l’autovia A66) in direzione La Algaba (grande cartello illustrativo della Via). In fondo si vede un boschetto di pioppi, che occorre raggiungere. A dx c’è un vecchio ponte con un cartello che vieta il transito. Si imbocca a sx (km 13,2) una strada bianca rettilinea, tra la A66 e il fiume, che per 4 km attraversa coltivazioni. Si attraversa un ruscello (km 17,1): se è piovuto va guadato. La seguiamo per oltre due ore sino a che si immette in un’altra strada traversa. Davanti a noi s’intravede Guillena; verrebbe da andare a sx, seguendo la carrettiera A406 che in fondo è ben visibile e che conduce a Guillema. Invece si deve andare a dx per un tratto e poi a sx lungo una stradina che segue alcuni campi e attraversa un torrente. E l’arroyo del Rivera de Huelva, che in estate è asciutto ma se si allaga la via(non ci sono pietroni per l’attraversamento ed è molto fondo con acqua putrida) lo si può superare ritornando per 200 mt sui propri passi e prendendo a dx, dove ora c’è un piccolo sentiero, e proseguire dritto fino a che non si incontra la Statale. Quindi voltare nuovamente a dx camminando lungo la strada asfaltata (in pratica stiamo camminando paralleli al sentiero tagliato dall’arroyo) per tre km circa. Al distributore di benzina andare ancora a destra. Guillena da lì dista un chilometro), risale attraverso aranceti ed entra in Guillena. All’ingresso del paese c’è un cimitero. Si segue la strada sino ad arrivare nella piazzetta centrale con panchine e pergolati di bounganvillea. Fare attenzione all’entrata in paese a Guillena, perché le indicazioni non sono chiare: proseguire dritto scendendo al letto del fiumiciattolo e risalire sulla sponda opposta. GUILLENA *M, 20 posti, cucina con solo microonde, aria condizionata, 10 euro, *B\N orario 14-21, NUOVO 2011, Avenida de la Vega, alla fine del paese 14 presso polideportivo, sopra il bar dove si può cenare a 8 euro (gestori simpatici), hospitalera Jaqueline tel 0034.672373099, oppure Veronica. BUONO, ACCOGLIENTE. *H, HR Frances, 21 euro, tel0034.9557856177, in centro. -dal polideportivo si va a dx per la avenida de la Vega. 400 mt, dopo prendere a dx per passare sopra al rio Rivera (in estate se asciutto si può scendere nel letto del fiume). Si continua su una strada polverosa di campagna tra coltivazioni e modeste casette risalendo alla A-460. La si attraversa verso il poligono industriale e tramite le vie Diprasa e Carpinteira prendiamo, fra le fabbriche TALLERES e ZAMBRANA, la Via Pecuaria Canada Real de las Islas (3 km). In alternativa, da Guillena si può anche seguire la carretera ed alla prima rotonda girare a sx (via Diprasa), poi dx e sx prendendo una stradina bianca). 15 Diario Ieri sera ostello zeppo di ragazzi francesi. Ogni mondo è paese. Fanno lo stesso chiasso dei nostri. Tutti fino all’una. L’ultimo è andato a letto alle tre mentre i tre giovani inglesi con cui ero in camera sono rientrati alle cinque facendo, se possibile, più baccano dei francesi. Tanto vale alzarsi. La colazione è compresa nel prezzo ed è a disposizione in cucina. Faccio con comodo e alle 6,30 sono pronto alla partenza. Come esco ricevo da un passante il primo “Buon Camino, peregrino” di quest’anno. Buon segno! Butto un occhio al termometro della farmacia che incontro per ritornare al Ponte Isabelle II e segna 26°C. Se tanto mi da tanto e sono solo le sette, mi auguro solo di terminare la tappa prima delle 14. Mantenendo il ponte sulla dx proseguo per calle S. Jorge che diventa subito calle Castilla e, seguendo le indicazioni in mio possesso, proseguo fino al secondo ponte sul canale. Percorso comunque ben segnalizzato con frecce gialle sui segnali stradali, sulle piante o per terra. Oltre il canale prendo subito a dx lungo uno sterrato che lo costeggia. Lo seguo e trovo un po’ di difficoltà solo poco oltre la fattoria Cortijo de Gambaz dove due frecce contraddittorie sullo stesso albero mi mettono in crisi. La direzione giusta è quella verso sx per poi transitare per un tunnel sotto l’autopista e giungere al monastero di S. Isidro e successivamente a Santiponce. Subito dopo raggiungo la zona archeologica di Italica ma non è ancora accessibile perché apre alle nove. Pervaso dal sacro fuoco del raggiungimento della meta (nella prima tappa è molto forte!) e da un po’ di nazional-snobismo, decido di proseguire. Da quel che intravedo dall’esterno e per le informazioni raccolte ho la sensazione di non aver comunque perso molto. Pochi minuti e raggiungo il primo dei luoghi che mi hanno affascinato durante la fase di preparazione. Si tratta dell’inizio di un’ampia sterrata che si perde all’orizzonte, diritta come un fuso, lunga almeno 10 kilometri, attraversa brulle distese di stoppie segno inequivocabile di una passata lussureggiante stagione di verdi e biondeggianti campi di granoturco. Ah, come avrei voluto essere qui, allora!!. Me l’ero immaginata come il Riff nell’oceano verde, la scopro come una cicatrice sull’epidermide consumata dal 16 sole. Né persone, né case, né alberi. Solitaria all’orizzonte una torre, forse un acquedotto, funge da mirino per il proseguo del Cammino. Qui mi sento veramente pellegrino. Solo io e la strada ... e queste note http://www.youtube.com/watch?v=BHZJSJoYSDg di sottofondo. Nessuna alternativa, nessuna facile scorciatoia, nemmeno la rassicurante presenza di un ricovero intermedio. Calpesto questa strada polverosa sotto un sole che si fa sempre più a picco. La strada segue l’andamento ondulatorio del terreno: sul fondo della depressione il senso di isolamento è completo e l’orizzonte è dato dal profilo del vallo successivo. I piedi procedono in linea retta, la mente va altrove, per sentieri suoi, a volte anche ardui, faticosi. Quando sopraggiunge la stanchezza del girovagare, si rifugia nell’innocente gioco di cercare di individuare in cosa consistono quei puntini neri all’orizzonte: in che direzione procedono? saranno pellegrini? a piedi o in bicicletta? Il più delle volte si materializzano semplici biker che utilizzano la sterrata per una sgambata fuori porta. Incontro un solo appiedato…ma non un pellegrino. Un pastore che con il suo cane accudisce alle capre che, in un campo vicino, fanno tabula rasa di quanto ancora commestibile. Nella mia fantasia e fino a poco prima del rendezvous, erano una madre con bambina un po’ vivace. (anche a causa forse di qualche decimo che si è perso … verificherò a casa!). Non c’è neppure bisogno di chiedere quanto manca a Guillena; una volta raggiunta la torre la si vede laggiù, quasi a portata di mano. Ma come avrò modo di imparare nei giorni seguenti non sempre è oro quello che luccica, come d’altra parte le distanze da coprire non sempre sono una semplice retta tra A e B. C’è da passare l’arroyo de Huelva. In questa stagione bisogna usare tutta la fantasia di questo mondo per chiamarlo rio e se mi fossi anche solo bagnato le suole delle scarpe mi sarei dato del pirla. Ma sembra che in primavera sia invalicabile e si debba fare una leggera deviazione. Nella piazza del paese il termometro segna 37°C. Alle tredici sono davanti all’albergue. Sulla porta chiusa un cartello invita, dopo le quattordici, a chiamare un numero di telefono. Attendo pazientemente accovacciato all’ombra oggetto della curiosità di quanti vanno e vengono dalla piscina comunale alla quale l’Albergue è annesso. Un signore che esce dal polideportivo chiama per me l’hospitalera assicurandomi l’arrivo a breve. In realtà solo alle quattordici gli addetti al bar della piscina aprono l’esercizio e l’albergue. Molto gentili mi spiegano regole e modalità di godimento della struttura. Dopo essermi sistemato scendo al bar per mangiare qualcosa. Poco dopo arriva Veronica (con il suo bambino ancora in grembo), l’hospitalera che sostituisce la mitica Jaqueline tuttora in vacanza. Molto simpatica e disponibile parliamo a lungo della Via e dei pochissimi pellegrini che la percorrono in estate. Dopo Paolo, transitato da qui il 14, solo un austriaco il 15, uno spagnolo il 21, due belgi il 23 ed un tedesco ieri. Considerando che questo è un posto tappa quasi obbligato (il prossimo tra altri 20km) credo proprio che non ci sarà possibilità di incontri. Forse qualche meteora ciclista. Da Veronica vengo a sapere che più tardi ci sarà un funerale: buona occasione per una S. Messa. L’albergue è nuovo, bello e ben tenuto. Ha un indispensabile condizionatore che lo rende fruibile e senza il quale, esposto com’è al sole, sarebbe invivibile. Dopo la doccia, il riposo. Nel pomeriggio inoltrato si alterna un altro hospitalero (di cui non ricordo il nome) e, sorpresa, si tratta della stessa persona che ha telefonato per me al mio arrivo. Va e viene in continuazione ma ci accordiamo per la chiave in modo che possa andare in paese per la S. Messa. La funzione funebre è molto partecipata: chissà se il defunto era una personalità del luogo oppure più semplicemente un uomo buono benvoluto da tutti. La chiesa è afosa, inondata dal sole, strapiena di donne, ognuna con il proprio ventaglio che agita 17 velocemente alla vana ricerca di un po’ di refrigerio. Tutti gli uomini (ma proprio tutti) sono all’esterno della chiesa. Consuetudine o opportunismo? Al termine della funzione entrano e si pongono tutti in coda per porgere le condoglianze ai parenti in prima fila. Un gran bazar: coppie che si richiamano a gran voce e si ricongiungono per il mesto rituale, senoras che possono finalmente e calorosamente salutarsi da un banco all’altro, bimbi che scorazzano dall’ingresso alla bara. Sola, dimenticata, paziente…attende. Trascorre un’ora prima che la salma possa finalmente partire per il cimitero. Mai visto! Ritorno all’albergue e ceno al bar del polideportivo: bene e per 7 euro. Altre due chiacchiere con l’hospitalero e poco prima della chiusura arriva Hans. La storia di Hans L’hospitalero è contento che sia arrivato un secondo ospite (“l’albergue è povero”, mi diceva) e me lo presenta come “Hans, de Allemania, ciclista”, lo registra, raccoglie la quota e ci augura la buona notte. Giovane, grande e grosso, con una mountain-bike proporzionata, dalle ruote enormi e carica all’inverosimile, ha poco degli atletici ciclisti che oggi mi hanno sfilato sullla Via. Ha iniziato stamane da Sevilla ma in tutta la giornata ha percorso solamente 24 km (degli 80 previsti) a causa delle numerose forature, del peso del bagaglio e della cattiva distribuzione dello stesso. Si tratta della prima esperienza in bicicletta ed è assolutamente sprovveduto su cosa significhi muoversi su due ruote e su lunghe tratte. Mentre smonta le sacche mi racconta che è di Dortmund e che ha appena terminato l’Erasmus proprio a Sevilla. Negli ultimi sei mesi a causa delle agitazioni studentesche degli “indignados” a cui ha partecipato (e delle nottate trascorse nei pub) il percorso universitario non ha reso molto per cui il padre, industriale nel campo dell’elettronica, l’ha richiamato ai propri doveri: ad ottobre per Hans ci sarà un’università tedesca ed un lavoro nell’azienda famigliare. Come dire: la pacchia è finita!! Hans sa bene che le cose cambieranno perciò, per concedersi un’ultima “mattata”, ha pensato bene di ritardare al massimo il rientro in patria facendolo lentamente e in sintonia con i ritmi fino a qui sostenuti: una tranquilla biciclettata verso nord. Quante volte gli amici gli avranno parlato di una Via che parte proprio da sotto casa, taglia la Spagna in due e con altri nomi conduce fino a Irun? Poi sarà stato colto dal fascino di pedalare lungo la costa atlantica della Francia battendo i lunghi litorali della Normandia e salendo in cima alle alte scogliere di Calais, richiamato da Mont Sant-Michel e Dunkerque. Si sarà detto che poi, da lì, sarà uno scherzo, attraverso il Belgio, arrivare a Dortmund. D’altra parte sono “solo” tremila e più kilometri, diviso 80. Ai primi di ottobre sarò a casa. Da buon tedesco ha fatto una lista delle cose necessarie: bicicletta, ricambi, borse, sacco a pelo, fornellino e tutto il necessario per il perfetto backpacker . E’ entrato in un negozio e con la carta di credito di papà ed ha acquistato il tutto. Stamane, di buon ora (secondo lui…ma per noi le 10, ora di Greenwich!), salutati gli amici, si è messo per strada incappando, già ad inizio sterrato, nella prima foratura della giornata a cui ne sono seguite altre due esaurendo così il kit in dotazione. Poi non è rimasto che camminare e spingere “il cavallo a due ruote” e il suo carico. Mentre parliamo divide i bagagli: da una parte quello che porterà con se, dall’altra ciò che spedirà a casa con il Correos. Dice che domani dovrà recarsi nel locale negozio di “velocipedo” per cercare di permutare la pesante bicicletta con qualcosa di più leggero e dotarsi di un numero di ricambi adeguato. 18 Nel frattempo ha quasi completamente smontato tutto ciò che era possibile ridurre e procede alla pulizia dei pezzi. Il clima è da “la festa è finita” ma “godiamoci fino alla fine i giorni restanti”. Mi viene da pensare a quanti giovani italiani, spagnoli, irlandesi, portoghesi, greci davanti alla prospettiva di un lavoro si precipiterebbero in aereo pur di accaparrarselo. Oggi a molti di loro non rimane che un pellegrinaggio di intercessione nella speranza di ottenerne uno! Anche precario. Mi chiede se gli servirà la tenda sul Norte. Con sadica rivalsa, e forte della mia millantata esperienza nel campo, certifico che è “indispensabile”. A mio modo ho rallentato la corsa dell’Europa di serie “A”. Non si pensi che sono invidioso per l’età, il fisico, la tecnologica bicicletta, la bella vita, le quattro lingue parlate, la fidanzata italiana, ecc,ecc…è che non posso sopportare che un NON pellegrino occupi un posto in un albergue per pellegrini (e non ha importanza se ce ne sono 19 liberi). La Germania piglia-tutto proprio non mi piace. Lo lascio alle prese della ricerca di una brugola che non si trova più (e che avevo visto rotolare sotto il divano) e vado a dormire. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trova nulla. FARE SCORTA D’ACQUA E CIBO 19 Giorno 3 26-07 gio 2^ TAPPA Guillena - Castilblanco de los Arroyos km 19 All’inizio si sale leggermente in campagna e zona industriale di Guillena (300 mt di dislivello), poi facile, piatta e piacevole tra uliveti. Poi pascoli con querce. Si arriva alla meta su strada asfaltata. Durante il percorso non si incontrano paesi o fontane. Poche frecce gialle. NON prendere acqua dai pozzi segnalati Km Km Km perco px da rsi alber locali g 26 3 37 11 località rifugio, indicazioni varie Incrocio zona artigianale -la Canada si inoltra decisamente in campagna. Si cammina tra oliveti ed aranceti in dolce ma continua salita. Un cancello(7 km). (da aprire e richiudere) segna l’inizio di un pascolo con rade querce ( è l’inizio de la Sierra del Norte e l’itinerario coincide con il Cortijo del Chaparral). Poi le querce lasciano spazio a macchie di arbusti. La strada si immette in un’altra strada bianca che si segue a dx per 1 km, finchè si incrocia una strada asfaltata A8002 (13,5 km). -qui c’è un miliario con l’iscrizione Camino de Santiago-Via de la Plata. Si imbocca la strada A-8002 verso sx, e si prosegue sul ciglio, in leggera salita, per 1 km. Successivamente, sul lato dx, la strada è costeggiata da un Stada asfaltata 20 42 19 5 sentiero in sicurezza. Si arriva alla urbanizzazione di La Colina e S. Benito Abad. Subito dopo si raggiunge Castilblanco. Se si desidera andare all’albergue proseguire sulla strada fino alla gasolineria. CASTILBLANCO *M, 28 posti, 5 euro, cucina molto basica, terrazza, 1 camerata+2 DE LOS ARROYOS docce, No aria condizionata, Tel. 0034.955735367. via A. *B\N Machado,19 - al polivalente dietro alla gasolineria (chiedere le *H chiavi a Marta (io l’ho trovato aperto) che passa la sera per il sello, no hospitalero fisso.) *di fronte al polivalente possibilità di cena a 9 euro (quello senza il patio). Minimarket vicino. Chiude alle 23. BUONO (per me un po’ dismesso) *Hotel Castillo Blanco tel. 955734523, singola a 30 euro, doppia 40 euro *OT aperta dalle 10 alle 14. *Camere private sulla via principale, dopo la chiesa. Niente insegne, chiedere della sig.Salvadora -si riparte scendendo dall’avenida A. Machado verso la carretera. All’uscita dal paese si prende la SE-185 in direzione Almaden (1 km) 21 Diario Sono solo circa 20 km. Non c’è fretta. Sveglia alle sette e partenza alle otto. Temperatura sui 25°C. Nessun problema per i segnali se non all’inizio del Cortijo del Chaparal dove spariscono ma basta rimanere sul tracciato più grande per ritrovarli più avanti. Le piogge primaverili hanno scavato il fondo di alcuni tratti del sentiero per cui si deve saltellare da una parte all’altra. Credo sia un tratto molto impegnativo per i ciclisti come d’altra parte il tratto seguente molto pietroso. In uscita dalla Sierra del Norte m’immetto su una strada asfaltata che però si può by-passare percorrendo un sentiero parallelo alla stessa. Arrivo a Castilblanco alle tredici con 32°C. L’albergue per pellegrini è del 2001, attiguo al consultorio, sempre aperto, e mostra i segni del tempo ma è accettabile. La mancanza di un hospitalero fisso si fa sentire. Non c’è aria condizionata ma oscurando tutte le finestre e tenendo aperte le due porte che danno sulle ampie terrazze riesco a creare un buon microclima. Come ieri, al termine della tappa inizio a bere molta acqua. I due\tre litri che mi porto appresso durante la marcia non sono sufficienti a compensare i liquidi espulsi con il sudore e il corpo reclama il giusto riequilibrio. Subito un litro e mezzo se ne va per calmare l’arsura e fino a sera è un continuo introdurre liquidi: acqua, the, succo di frutta; qualunque cosa fresca mi capiti sottomano. Ho l’accortezza, appena arrivato, di mettere in frigorifero un paio di bottiglie di acqua in modo da disporne durante il pomeriggio. Se poi nel pueblo c’è una tienda il reparto bebidas fria è il primo che visito e un altro paio di bottiglie fanno compagnia alle prime nel frigorifero. Così sono a posto fino all’indomani. Verso sera arrivano due giovani ciclisti fiamminghi che hanno iniziato stamane da Sevilla. Ogni due\tre tappe vengono ospitati nel camper dei genitori che li seguono lungo il percorso. Terrorizzati dall’ipotesi del furto delle biciclette le portano direttamente in camerata (l’hospitalera non è passata) e non paghi chiudono porte e finestre trasformando l’albergue in un piccolo forno. Nel cuore della notte, ancora sveglio, boccheggiante e in preda ad un’implacabile sete, andrò a dormire in terrazza. 22 Per la cronaca, non ho visto transitare Hans. Peccato, avrei voluto vederlo alle prese con le difficoltà dello sterrato. Ma molto probabilmente ha optato per tutta statale oppure ha rivisto i suoi piani. “Mi è semblato di vedele un gatto” Non c’è bisogno che mi si ricordi quanti anni ho e che è tempo di finirla con i giochi da bambini (come se fosse così grave esserlo ancora!) ma questo refren del canarino Titti rivolto al gatto Silvestro mi è frullato in testa per tutta la mattinata. Dopo aver abbandonato il tratto campestre, dove era possibile distrarsi ammirando la particolare forma di un albero o la corsa dei conigli selvatici che attraversano il sentiero ignari del volteggiare interessato dei rapaci alti nel cielo, ed essermi immesso sulla strada asfaltata che conduce a Castilblanco, è facile che la mente vada là dove il dente duole. Mi avevano colpito le parole di Veronica: “Peregrinos in verano? Nada de nada”. Bhe, mi sono detto, magari alcuni non transitano dagli albergue municipali, forse altri iniziano da una località intermedia, qualcuno fa solo una tappa per deportivo; chissà magari ho l’opportunità di incontrarne qualcuno. La speranza alimenta la fantasia ma seppur la vista si acuisca non scorgo nulla nelle due direzioni. Mi sembra di essere Akab alla ricerca della balena bianca, solo che qui le onde sono causate dal calore dell’asfalto che genera volute di aria calda che si innalzano verso l’alto. Sembra di stare nell’assolata pianura padana in un pomeriggio estivo quando tutto è immobile e l’orizzonte indefinito, fluttuante. Il silenzio e la pace sono eguali. Da quando hanno realizzato la A 66 (Autopista) tutto il traffico vi è stato dirottato e la N 630 ora non è più che una strada di servizio tra pueblo e pueblo. Fa più rumore il frinire delle cicale che il rombo degli occasionali veicoli. Nell’immobilità del medio dia mi sento tanto capitano Drogo, solo che i miei agognati tartari hanno uno zaino e due bastoni. Più volte ho scorto davanti a me un puntino, difficile capire se immobile o in movimento. Solo il tempo può confermarmi se procede nella stessa direzione o in senso opposto. A volte sparisce in un avvallamento del terreno e allo sconforto fa seguito il rinnovato interesse quando riappare sulla sommità del dosso. Accelerare per avvicinarsi? Come si possono colmare distanze così ragguardevoli? Solo sperare in un’eventuale sosta del camminante! Rallenta, forse indeciso sulla via da seguire. La sagoma diventa una figura: un uomo che procede con passo appesantito dal fardello che reca sulle spalle. Uno zaino? Una gerla? Un covone di fieno?. Accelero e ne identifico i colori, vivaci come lo sono quelli dell’attrezzatura sportiva: uno zaino. Ancora più veloce e mi sembra di scorgere il bastone su cui si sorregge. Passa da un lato all’altro della strada come se fosse alla ricerca della giusta via. Perché non mi attendi? Magari in due potremmo procedere meglio, sicuri e in compagnia. Castilblanco è ormai prossimo; insieme potremmo giungere all’albergue. Una salita, molte curve, l’ennesima…e a seguire un solitario rettilineo. Dove sei finito hombre? Che direzione hai preso? Qualunque sia è quella sbagliata, quella che non conduce all’incontro. All’albergue vi giungo da solo, e a sera così sono rimasto. Eppure “mi è semblato di vedere una mochilla”. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trova nulla. FARE SCORTA D’ACQUA E CIBO. 23 Giorno 4 27-07 ven 3^ TAPPA Castilblanco de los Arroyos - Almadén de la Plata km 29,5 Prima metà su asfalto, dolci e continui saliscendi, margine di un metro per pedoni e poco traffico ma veloce. Seconda parte nel parco del Berrocal iniziando su stradina asfaltata in discesa fino ad un doppio ponte. Nel finale breve e secca salita al Cerro Calvario ed altrettanta discesa. Km Km Km perco px da rsi alber locali g 46 4 47 1 53 6 56,5 3,5 58,5 2 1,5 63,5 3,5 località rifugio, indicazioni varie LA ZARZUELA -dopo 1,5 km superiamo la urbanizzazione Las Minas y Sierra Norte (2,7 km). Dopo un paio d’ore di cammino si transita accanto alla fattoria EL RODEO Yerbabuena. Sempre sulla SE-185,dopo il km 14, si incontra un’antenna EL TINAJAR CASTIJO DEL CAMPO- televisiva. Un km più avanti lasciamo la strada per entrare nel parco del ripetitori e antenna Berrocal 16,5 km). Parco EL BARROCAL -1,5 km dopo l’ingresso c’è la casa del del guardaparco con torri di Casa forestale avvistamento ed a seguire un punto panoramico; poi la pista di servizio del parco serpeggia per un’ora. Successivamente, nei pressi dei ruderi di un ricovero per animali, ad un ponticello ed ad un moderno miliarino, si deve deviare a sx (22,2 km) su pista di terra ponticelli -seguiamo la pista in salita, tra radi pini e molta sterpaglia, fino al 24 64,5 1 cancello 67,5 3 cancello 70,0 2,5 Cerro del Calvario 71,5 29,5 1,5 ALMADEN DELLA PLATA *N\B termine della recinzione della tenuta agricola (25,3 km) -si raggiunge un altro bivio (prendere a dx) e poi un cancello, sempre camminando in salita -la strada diventa sentiero e si inoltra in una bella valletta; poi inizia a salire leggermente, gradatamente su stretto sentiero. Con salita dura, seppur breve (1,5 km per 130 mt di dislivello), si raggiunge il Cerro del Calvario(27,5 km), con bella ed ampia vista panoramica sul parco e sulla valle successiva. -con rapida discesa, con fondo in parte sconnesso e sassoso, si raggiunge Almaden(29,3 km):. L’albergue sta nella parte alta (ed opposta all’entrata) del paese. All’ingresso del paese prendere a sx, salire e poi a dx. Occorre chiedere dato che non ci sono indicazioni( è dietro al Consultorio). *A, albergue juvenil, Calle Cervantes, 16 posti destinati ai pellegrini, non è possibile prenotare, 5 euro, 2 piani, cucina, ampie docce, distributori bevande e frutta secca, No orario, avvisare TASSATIVAMENTE la signora Manuela Nunez dell’arrivo tel 0034.954735082 (abita anche lei in calle Puerto de la Cruz, al n° 22) oppure sig.ra NURIA (estate) tel. 0034.616351735 BUONO *H, Hostal Casa del RELOJ, 6 posti, 10 euro + 2 colazione, cucina, orario 11-22, nuovo 2010, aperta marzo,aprile, maggio. In estate chiedere. Plaza del Reloj, tel 0034.625077039 - tel Luis 0034.622175519. BUONO *H, Hotel Camino de la Plata, camere a 30 euro, tel 0034.954735043 *HBR, Casa Concha, calle de la Cruz,8 - camere a 15/20 euro, aria condizionata,. Tel 954735043. Cena a 8 euro Il Bar Marcelino apre presto al mattino per la colazione. Vari ristoranti con menù del dia -PERCORSO CAMPESTRE: si riparte da Almaden seguendo le frecce gialle tra le vie del paese con direzione plaza de Toros. Di fronte c’è il Cerro de los Covachas e camminiamo tra pannelli solari. Poi in discesa fino al primo di molti cancelli che troveremo nel tratto fino a El Real. Si arriva alla casa 25 fortificata chiamata La Postura (2,5 km). Più avanti si supera l’arroyo Vibora (3,8 km) a poche centinaia di mt dalla strada che porta a El Real. (Se ha piovuto rimanere sulla strada) Proseguiamo in leggera salita a fianco del canale. Dopo la prima ora di marcia l’altimetria si stabilizza per 2,5 km nell’attraversamento della finca de Arroyo Mateos (animali liberi al pascolo) Una forte discesa ci fa attraversare l’arroyo (7, 5 km). Poi si risale e dopo alcune centinaia di mt si arriva ad un cartello informativo sul cammino vecchio di Almadén o de Los Bonales (Km 9). Proseguiamo in decisa salita seguendo paralleli alla linea dell’alta tensione. Una discesa difficile ed un cancello ci fa uscire dalla finca. Seguono 4 km praticamente piatti se ci eccettua nel finale una salita in prossimità della dehesa de Robles, poco prima di El Real de la Jara. In alternativa al percorso campestre si può arrivare ad El Real de la Jara su strada asfaltata. 26 Diario Penso di aver dormito qualche ora quando la temperatura si è abbassata, verso mattina. Ora ci sono 22°C. Partenza alle 7 mentre albeggia. Prima prova sui 30 km. Favorito da un cielo nuvoloso procedo spedito sulla solitaria SE-185 che conduce all’ingresso del parco del Barrocal. Alle 10,30 mi sono già sciroppato 17 km d’asfalto giusto in tempo per evitare la tortura dell’implacabile sole ora riapparso. Pausa per una seconda colazione ai piedi delle giare che ne delimitano l’accesso. Incivili pellegrini hanno ridotto a un letamaio la guardiola d’ingresso. Cosa è il peso di una lattina vuota da trasportare fino al prossimo cassonetto al confronto del degrado che causa all’ambiente, e oserei dire alla sacralità della Via? Ma questi non sono Pellegrini (con la P maiuscola) e neppure cittadini, sono solo individui asociali che non nutrono nessun rispetto verso la natura e i propri simili. Ci vogliono un paio d’ore per attraversare il parco su percorso tranquillo, facilmente identificabile, con un paio di secche salite. Incontro due guadi, ora a secco. Le grandi pietre poste per l’attraversamento fanno pensare che nella stagione delle piogge l’operazione sia un’avventura nell’avventura. La salita al Cerro del Calvario è intensa ma breve. Paradossalmente più facile per i camminanti che per i ciclisti. Il Cerro li costringe alla collaborazione. Mentre lo affronto ne sopraggiungono due. Singolarmente, pur appiedati e con bicicletta al fianco, non riescono a salire. Solo insieme, e trasportando una bicicletta alla volta, guadagnano la cima. La discesa, con molta pendenza e con fondo pietroso è altrettanto difficoltosa e li costringe a farla da “camminanti”. Quando dalla sommità del Cerro ho vista dell’immensità del luogo attraversato mi chiedo come possano sentirsi quelle persone che hanno lasciato lordure al loro passaggio. Ma forse questi non sanno gioire delle bellezze della natura e magari si rammaricano per l’assenza di un fast-food a centro parco. Alle quattordici sono a fine tappa. Qualche difficoltà a rintracciare l’albergue perché le frecce spariscono tra le case, il paese è esteso e nessuno sa dove sia. Mi viene in aiuto un anziano avventore del bar nel quale sosto per un panino: l’albergue è sul retro del Consultorio e m’indica la strada. E’ aperto (nel senso che la porta è chiusa con dello spago) ma, memore delle informazioni ricevute, avviso telefonicamente dell’arrivo. Posso accedervi. L’incaricata passerà verso sera per la registrazione, sello e quota. L’albergue è bello, ben tenuto, spazioso e, soprattutto, fresco. Nel pomeriggio la temperatura esterna aumenta di molto e non invoglia di certo a 27 una visita turistica del paese. Esco solo per cena, gli acquisti di cibo per l’indomani e una passeggiata per individuare l’uscita dal paese. Al ritorno trovo in albergue uno spagnolo: Salvadores di Murcia, camminante infaticabile (proviene direttamente da Guillena, circa 50 km) di molti Cammini ma che li spezzetta in più trance da 4-5 giorni. Per domani prospetta di raggiungere Fuente de Cantos, quasi 60 km! Parliamo un po’ ma poi vado a dormire perché i miei 37 di domani sono già, per me, fonte di preoccupazione sia per la distanza, oltre le mie corde, sia per il temuto calore. Quello che non c’è. Non c’è reportage fotografico di pellegrini sulla Plata che si rispetti che non li ritragga mentre grufolando si rotolano beati nel fango, saltellano allegramente da una roccia all’altra, stanno immobili come statue all’ombra delle querce placidamente adagiati nella polvere che diventa nuvola ogni qual volta la coda si agita per allontanare i numerosi e fastidiosi mosquitos. Sto parlando di maiali, capre, cavalli, mucche e tori che tutte le guide danno come immancabile presenza e particolare caratteristica dell’Andalusia agreste. Ebbene, attraversando il parco non ne ho visto un solo esemplare, né libero al pascolo né nei recinti. Nonostante ci siano le recinzioni, i ricoveri per animali pure, tanti i cancelli da aprire e richiudere tra una proprietà e l’altra (con tanto di cartello “Ganado suelto”); tanti indizi ma nessun protagonista principale. Mi sarei accontentato anche solo di un asinello, una pecora…che so…qualche gallina, due tortore… Non che pretendessi la vista del primo ganado bravo della Plata al secondo giorno di Cammino ma…nada de nada. Evidenti i segni della loro presenza (occhio a dove mettete i piedi!) ma tutti gli animali sono spariti nel nulla. E’ possibile che i maiali, vista la loro importanza nella scala alimentare andalusa, consci del loro privilegio, abbiano assunto il potere nella governance animalesca ordinando a tutti il “rompete le righe” rendendone assai difficile la cattura da parte degli allevatori in queste vastissime fincas? Oppure che qualche coscienzioso andaluso abbia voluto sottrarli alla calura estiva per condurli a trascorrere una vacanza in quota come d’uso dalle nostre parti portando le mucche all’alpeggio? Le Canade che calpestiamo non servono forse a questo scopo? Cosa s’inventa la nostra mente per giustificare i nostri comportamenti! Con molta probabilità, il maialino ritratto in primavera, io oggi l’ho involontariamente incontrato quando a fine tappa ho chiesto un bocadillos jamon e queso. Hanno ragione le guide quando affermano: “…da oggi farete la conoscenza con i famosi Pata Negra”. Un incontro molto, ma molto ravvicinato. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani, tranne ad El Real, ed al 25° kilometro, non si trovano ne negozi ne bar. 28 Giorno 5 28-07 sab 4^ TAPPA Almadén de la Plata - El Real de la Jara - Monesterio km 37 E’ possibile dividere questa tappa fermandosi a El Real de Jara (fino qui un continuo saliscendi). In partenza si attraversa la riserva di caccia Arroyo Mateos, in passato chiusa ai pellegrini MA ORA (dal 2011) AGIBILE. Dopo la chiesa di El Real, nella parte alta del paese, il Cammino segue una via pecuaria o Canada che dopo poco scende ad un ruscello che segna il confine con l’Estremadura. Da qui iniziano i cubi di pietra come segna-cammino. Fino all’Ermita di S. Isidro il Cammino è piacevole e rilassante tra querce con continui leggeri saliscendi. Subito dopo il Cammino attraversa l’autovia della Plata (attenzione alle frecce gialle) e segue poi per un tratto la vecchia N-630. Nell’ultimo tratto devia su una strada locale pressoché deserta in leggera salita. Ultimo tratto breve ma faticoso. Km Km Km perco px da rsi alber locali g 87,5 16 16 località rifugio, indicazioni varie EL REAL DE LA JARA *N\B *M, “El Realegio”, 32 posti, 10 euro, cucina, solo microonde, No orario, in calle Picasso all’ingresso del paese. Chiavi presso OT (calle Parroco Antonio Rosedo 2, lun\ven—sab\dom telefonare prima) o se chiuso presso la biglietteria della piscina del polideportivo, tel 0034.954733007. BUONO *P, albergue “Alojamento del peregrino”, 12 posti, 10 euro con lenzuola, cucina, NO orario, nuovo 2011, pulito, Rocio e Antonio molto gentili, tel 0034.654862553, calle Picasso 17. BUONO. 29 *H, Casa privata Rural Molina, 20 euro la doppia, calle Real 70, tel 0034.954733910\44- tel 0034.954733053 e 607742350 92,5 5 94 1,5 98 4 105 7 107 2 108,5 21 1,5 -Chi decide di proseguire per altri 20 km, prende a dx verso la chiesa e prosegue per la calle San Bartolomè. Dopo un km attraversiamo l’ arroyo de la Víbora (Km 15,7). A dx le rovine del castillo de las Torres. Dehesa El Romeral -e si lascia l’Andalusia per l’ Estremadura. Strada piacevole e rilassante con lunghi rettilinei. Dehesa La Mimbre -Si va verso la finca Vistahermosa e si prosegue per altri 4,5 km e successivamente, senza altri riferimenti, si va ad incrociare la carretera EX103, vicino alla futurista ermita de San Isidro (km 25,5). Ermita S. Isidro -dopo l’ermita si entra nella rotonda di accesso all’Autovia. Qui ora è stato N\B aperto un distributore Repsol, dove è possibile acquistare bevande e cibo. Prendiamo a sx e 200 mt dopo troviamo la N-630. Proseguiamo a dx su di essa in direzione Monesterio e poco oltre imbocchiamo un cammino tra eucalipti a dx della Nazionale che termina riprendendola. Proseguiamo sulla N630 per 1 km lasciandola poi per la sx verso il Camping Tentudia (29,5 km). Bivio camping Sommità del colle -in cima al colle si vede Monesterio che si raggiunge scendendo un poco e, dopo un’area pic-nic, in fondo, imboccando la strada principale che conduce indiscesa al paese. MONESTERIO *M, Albergue parrocchiale de S. Pedro, Don Miguel Angel Garcia *N\B Encinas + volontari, 12 posti, 10 euro, ottima cucina completa di tutto, chiude ore 22, nuovo agosto 2011, Avenida de Estremadura 218, tel 0034.924516097. Danno foglio informazioni per successive accoglienze. OTTIMO. Molti pareri favorevoli. *P, La Castua, 25\30 euro compreso cena, jacuzzi, lavanderia, tel 0034.639728958 *H, hostal Puerta del Sol, 15 euro(stanza con bagno e tv), prima della fine del paese, a dx. *H, hostal Estremadura, 10 euro (prezzo per pellegrini), si può anche cenare 30 ottimamente, Avenida Estremadura 103, in fondo al paese. assolutamente Tel per prenotare. 0034.924516502-606565537 *H, hostal El Pilar, in centro, aria condizionata, 24 euro. Tel 0034.924516756924517299-656876475 *H, Hostal Rinconcillo, 15 euro con colazione. Tel 0034.924517001615305132 *H, Hotel Moya, singola con bagno a 18 euro con colazione. Cena 8 euro. Tel 924516136 cell 637766793 - all’OT farsi dare l’opuscolo e le informazioni su gli albergue della catena Alba Plata attualmente aperti -si esce da Monasterio sulla N-630, fiancheggiando a sx il campo sportivo; al termine del campo si imbocca a sx una stradina (attenzione alla freccia, un po’ nascosta) che scende e si inoltra subito in campagna tra muri di pietra. Il corso dell’arroyo de la Dehesa, alla ns sx, ci farà compagnia per un bel tratto. Dopo 3 km dall’inizio attraversiamo l’arroyo su una passerella e transitiamo su pista tra due muretti a secco fino alla carretera BA-V-1668 (5,7 km) 31 Diario Niente da fare. Dopo le tredici, con il sole a picco e il termometro sopra i 35°C, è tutta un’altra storia. Si fa una fatica boia. La giornata non era iniziata male. Salvadores parte una decina di minuti prima di me, alle 6,30. Mi sono guardato bene dal chiedergli di camminare insieme poiché va a una velocità doppia della mia…e non credo si permetta numerose soste. Voglio godermi pian piano questa zona tra Andalusia ed Estremadura coperta da grandi estensioni di terreno boschivo da pascolo (dehesa), ogni contorta quercia, ogni rossastra sugheraia e, chissà, magari imbattermi nei famosi suini neri. Inoltre non disdegno di fare, magari dopo 16 km di solitaria campagna, se capita un incontro occasionale, due chiacchiere. Come nei giardini pubblici di El Real de la Jara. Transitando, la mia attenzione è attratta da uno zaino appoggiato su una panchina. Nessuno attorno. Solo avvicinandomi ne scorgo il proprietario che si sta lavando alla fonte. Incuriosito approfitto del tavolo e dell’acqua per una seconda colazione. Pedro, spagnolo di Bilbao, sta facendo hiking percorrendo la Sierra Morena. La tappa odierna del Camino di Santiago lungo la Ruta de la Plata corrisponde, in senso contrario, al suo quinto giorno sul GR-48. Si informa sul tratto che ho appena percorso con particolare attenzione riguardo alla presenza di cani. Mi racconta che due giorni fa, durante il bivacco all’aperto, ha avuto una brutta disavventura con un branco che probabilmente puntavano al suo cibo. Mi mostra ciò che l’ha tratto d’impaccio: un apparecchio generatore di ultrasuoni, non percettibili dall’orecchio umano ma insopportabili per i cani. Questo strumento è vietato in Europa ma lui l’ha acquistato anni fa in Turchia durante un trekking dove, mi dice, incontri di questo tipo sono frequentissimi. Lo rassicuro: sono transitato nelle vicinanze di una fazenda ma i cani a guardia, probabilmente avvezzi al passaggio dei pellegrini, si sono avvicinati, mi hanno annusato e se ne sono tornati tranquilli all’ombra di una maestosa quercia. Ci salutiamo (senza augurarci “ in bocca al lupo” dato che non mi sembra proprio il caso!) e subito dopo vengo “abbordato” da un signore anziano che smaniava dalla voglia di raccontarmi che una decina di anni fa pure lui è stato a Santiago (con il pullman) ma che ora, a causa delle malattie, non può più affrontare un viaggio. E via con l’elenco degli acciacchi. 32 Distratto arrivo fino alla fine del paese (la meta del mio accompagnatore era l’Hogar del Pensionista!) e ora devo risalire fino alla chiesa dove c’è il proseguo del Cammino. Poco oltre c’è il rio Vibora (in secca) che delimita il confine tra Andalusia ed Estremadura. Durante la preparazione del Cammino avevo visto in internet immagini del guado con l’acqua che arrivava fino alla cintola dei pellegrini. Ora, meno drammaticamente ma altrettanto prosaicamente scendo nel letto dell’arroyo e risalgo verso i ruderi del Castillo de las Torres (nel secolo XII presidio di confine tra Islam e Cristianità tenuto dai monaci guerrieri dell’Ordine di Santiago) che sorveglia, come nel passato, il passaggio dei pellegrini. La strada seguente è bianca, larga, solitaria, ma completamente soleggiata….e sono già le 13. Mancano ancora 13 km al fine tappa e fa molto caldo. Mi sono attardato troppo ad El Real. Ai lati della strada rade querce sotto le cui fronde stanno ammassate mucche al pascolo. Altre vagano nei campi sotto il sole. Capita che una si avvicini al raggruppamento e con insistenza faccia sloggiare una compagna che beneficiava dell’ombra. Mi ricorda il gioco delle sedie che facevamo da bambini quando con la corsa ci disputavamo i posti disponibili, sempre inferiori al nostro numero. Giacché di ombra oggi ve né poca gioco anch’io con le mucche e mi conquisto un posto sloggiandone un quartetto. Un frutto, un po’ d’acqua (ormai calda), un minimo di refrigerio. Ma poi la strada chiama e devo proseguire. Il pensiero di avere ancora tanta strada da percorrere con il caldo che si fa sempre più asfissiante m’induce a bere frequentemente e a sostare sotto ogni filo d’ombra, anche quando a crearla è un esile arbusto o un basso muretto a secco. Pensavo tra me che all’eremita di S. Isidro (con area di sosta) avrei trovato refrigerio ma quando ci arrivo scopro che la cappella è un cubo di cemento e l’area pic nic è dismessa, invasa dalle sterpaglie e….recintata. Mi viene in soccorso, poco più avanti dove la pista s’immette su una strada asfaltata, una piccola oasi d’ombra creata da alcuni alberi all’interno di una proprietà privata. Mi stendo a terra, sul cemento, ma all’ombra. Ecco, solo tre giorni sulla Plata e inizio a capire cosa significhi marciare continuamente sotto il sole. Io che generalmente ho poca sudorazione, che un litro di acqua mi basta per un’intera giornata, che mi so adattare al clima, scopro improvvisamente che i due litri di acqua che mi sono portato appresso sono terminati, sono fradicio di sudore e la mia temperatura corporea è più alta del solito. Sono forse questi i sintomi di 33 un’insolazione? E devo coprire ancora 10 km. Quando mi riprendo un poco mi rimetto in marcia su una pista che corre parallela alla strada asfaltata. Qualche centinaio di metri e arrivo a uno svincolo autostradale. Sorpresa delle sorprese: hanno realizzato un grande centro commerciale tra N630 e A66 e a bordo strada sta un distributore di benzina con annesso bar. Ne approfitto per bere (a dismisura) e fare il pieno di acqua. Nonostante la sosta per percorrere i restanti 10 km impiego 4 ore. La salita al Puerto de la Cruz: un calvario. Decisamente non sono per le lunghe distanze e in condizioni difficili. Questo è un problema dato che quando ho programmato le tappe ben 10 contemplano distanze superiori ai 30 km. Vista l’esperienza odierna credo sia necessario anticipare l’orario di partenza. Dalla cima del colle (faccio l’ultima sosta nell’area pic-nic) si vede Monesterio e con fatica raggiungo il centro e l’albergue. Vi ritrovo Salvadores (dal che ne deduco che ha cambiato programma) e Wolfang di Colonia (credo sia “lo zaino” intravisto ieri: è dello stesso colore!). Quando ci si tranquillizza è bene ritornare a pensare positivo per cui le cose buone di oggi sono state: a) sono arrivato alla fine; b) odio i centri commerciali ma benedico chi ha pensato di aprirne uno 10 km prima di Monesterio; c) la bonaria espressione della cassiera del distributore: “Caballeros, tu es locos!”; d) l’ottima accoglienza all’albergue parroquial da parte dell’hospitalero per poi scoprire, alle 21 alla celebrazione della S. Messa, che era il parroco; e) la premurosa senora seduta davanti a me a Messa che con un ampio ventaglio multicolore faceva aria al marito. La ringrazio per le folate che mi arrivavano; f) ho scoperto dove erano finiti tutti i suini dell’Andalusia: in sostanza tra Almaden ed El Real è un allevamento unico. Monesterio è la capitale spagnola del trattamento del Cerdo Iberico tra cui spicca il famoso Jamon de Bellota . Dal produttore al consumatore. Che fosse un’importante mansio romana di accesso al granaio dell’impero lo testimonia una piccola lapide proprio di fronte all’albergue, quasi invisibile sommersa com’è da truculente gigantografie murali di porchette e prosciutti stagionati. g) domani Salvadores andrà fino a Zafra (48 km, per cui non lo rivedrò più) mentre il tedesco ha in programma Fuente de Cantos. Ci si vede quasi certamente lì. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA D’ACQUA e cibo. 34 Giorno 6 29-07 dom 5^ TAPPA Monesterio – Fuente de Cantos km 22 Da Monesterio si cammina molto piacevolmente su strada di campagna che scende tra pascoli e querce. Aprire e chiudere cancelli tra mucche al pascolo e prestare attenzione a segnali ambigui. Seguire sempre nell’ordine: frecce gialle (tranne appena fuori Monesterio!!), monoliti grigi con piastrella gialla, monoliti grigi con piastrella verde. Ultimo tratto su strada bianca fra seminativi, camminando sul crinale di dolci colline. Km Km Km perco px da rsi alber locali g 114 5,5 119 5 3,3 località rifugio, indicazioni varie Incrocio con -la si attraversa e proseguiamo diritto su pista di terra verso una zona strada asfaltata conosciuta come chaparral del Hospital. Si prosegue passando da pascoli a coltivazioni fino al km 10 nel luogo conosciuto come El Cerrillo. Si attraversano numerosi cancelli. Altro incrocio Si prosegue in leggera discesa e successivamente girando in direzione nord-est con strada attraversando il letto dell’arroyo Bodion (13,3 km). asfaltata Arroyo del -Da questo punto si inizia a salire fino ad un pascolo conosciuto come Dehesa 35 123,5 1,2 128 4,5 130,5 22 2,5 Bodion del Campo. Cancello con -In leggera discesa transitiamo accanto alla Villa Camino de Santiago (17,4 km) doppio segnale con ceramiche che indicano la distanza da Sevilla e Santiago. Nei restanti quattro km si prosegue a fianco (sta alla ns dx) della N-630 fino ad attraversare la EX-202. carretera -si prende a sx e, ancora con qualche su e giù e con una salitella finale, si arriva a Fuente. FUENTE DE *T,Alba Plata nel Convento di Zubaran, calle Fraile, all’estremità in CANTOS uscita dal paese a sx, 31 posti, 10 euro +2 per colazione, cucina (molto *N\B basica), No orari, condizionatore, chiamare prima, chiuso LUNEDi’ e Tutti i servizi MARTEDI’, hospitaleri Carmen e Manolo. Tfno: 0034.924500397, non accettano prenotazioni e non si può cenare, tel 0034.618751898, altri tel. 605192181- tel 665962628. BELLO E BUONO –. OT tel. 912 688 789 *Casa Vicenta,Calle Real 33, tel 924500852 *Aparthotel El Zaguan dela Plata, 18 posti in centro paese, 15 euro compreso desayuno, cucina, lavadora, internet, parking bici, piscina. Possibile prenotare. tel. 678277716 -Dall’albergue si attraversa tutto il paese nel lato lungo e si raggiunge la strada BA-069. La si attraversa e si prende a sx una pista bianca che conduce, tra vigneti, fino a Calzadilla.Poche frecce e pochi cubi di pietra….ma sono tutti rettilinei… 36 Diario L’itinerario corretto della tappa odierna me lo sono fatto raccontare da Wolfang durante il lungo pomeriggio trascorso nello splendido albergue del convento di Zubaran. Stamane, appena uscito dal paese, non mi sono accorto di una segnalazione a sx per cui ho proseguito diritto ed ho imboccato la N 630. Quando me ne sono reso conto era troppo tardi per porvi rimedio. Tutta la N 630 fila fra due recinzoni. Pascoli e terreni agricoli sia a sx sia a dx, e poco più in la l’Autopista A66. Impossibile, fino a circa 4 m dall’arrivo, riguadagnare il Cammino. Non che per me sia un problema camminare su asfalto, tanto più che essendo domenica la strada è completamente deserta e procedo in sicurezza sull’ampio margine, ma mi scoccia essere stato tratto in inganno da una segnaletica posta male. Mi raccomando: fuori Monesterio, prendere subito a sx in discesa, come indicato dal cubo. Ignorare la freccia gialla posta a lato del cubo che indica di proseguire sulla traccia di sentiero a fianco del guard-rail altrimenti non rimane che camminare per 18 km a bordo strada senza nessun particolare interesse per ciò che mi circonda se non la meraviglia di vedere, fino a che la vista lo permette, il nastro d’asfalto che si snoda sul terreno brullo seguendone né ondulazioni. Il primo sole colora il terreno di rosa. Mi riscopro piccolo in questo spazio immenso. E’ una sensazione piacevole che mi fa sentire in sintonia con l’ambiente circostante. Piccoli lo sono anche i lontani animali al pascolo. Non un’abitazione a vista d’occhio. Sembra di stare nella copertina dell’album “La strada” dei Modena City Ramblers http://www.youtube.com/watch?v=cFX0bVLR574 Stranamente non penso ai lati negativi dell’isolamento (tipo: Se sto male? Se ho bisogno d’aiuto? Chi può darmene?) ma provo piacere assaporando questa nuova sensazione di assoluta libertà. Potrei fare qualsiasi cosa (gridare, cantare, ballare) senza il pericolo di essere giudicato per le mie azioni. Uscire dagli schemi, permettersi cose che nella cosiddetta normalità mi sono precluse è appagante e liberatorio. Poi sopraggiunge un’auto che strombazza a più non posso. Che non abbia gradito i miei passi di danza? O forse non sono intonato? Alzo il braccio e ricambio il saluto ma è già scivolata via,… la in fondo, un puntino bianco sulla pista nera. Solo rimane un orso ballerino che va verso nord. A Fuente de Cantos cerco l’ex convento dei frati francescani, ora Albergue. È’ il primo di undici accoglienze disseminate in Estremadura e facente parte della catena Alba Plata. Si tratta di hostal turistici (aperti a tutti) a prezzi particolari e modici (dai 10 ai 37 15 euro, con colazione) per i pellegrini. La gestione è affidata a privati tramite una convenzione con la Xunta che viene rinnovata annualmente. All’inizio di quest’anno ci sono stati problemi a causa della mancanza di fondi ma fortunatamente è stato trovato un accordo che ne ha permessa la riapertura a metà febbraio. L’eventuale inagibilità di queste accoglienze complicherebbe non poco la vita ai pellegrini costringendoli a tappe ancora più lunghe o a deviazioni dal percorso per trovare una sistemazione per la notte dato che in alcuni paesi rappresentano l’unica opportunità di alloggio. Sono vitali per la fruizione della Via per cui è auspicabile che nel futuro non vengano mai a mancare. Sono preziosi e belli. Generalmente si tratta di edifici storici recentemente ristrutturati e arredati con gusto e funzionalità per cui la qualità è alta, sicuramente superiore alla stragrande maggioranza delle comuni accoglienze che si trovano sul Cammino Francese. In ogni caso sono l’opportunità più economica della regione. Carmen e Manolo, addetti all’accoglienza, sono gentili e premurosi e forniscono una serie di utili informazioni anche sulle successive possibilità di alloggio. Mi accompagnano in camera (a due letti) dove Wolfang già si sta sistemando e dopo che ci siamo rimessi presentabili usciamo insieme per mangiare qualcosa. Il paese, classico andaluso con basse case di colore bianco, nelle prime ore pomeridiane è spopolato e silenzioso. Il bianco cangiante è quasi accecante, la temperatura proibitiva per intraprendere qualsiasi attività. Comprendo il perché della siesta: che altro si può fare in queste ore se non starsene rintanati tra spesse mura o sotto il cono d’aria di un condizionatore? Nell’unico bar aperto (forse è anche l’unico del paese) mangiamo qualcosa…e beviamo molto. Wolfang va a cerveza. Una quantità industriale. Ha scoperto la CruzCampo e, sornione, poiché la pubblicità sui cartelloni recita che “CruzCampo fa bene al sur”, sostiene di voler dare il suo sostanzioso contributo al miglioramento dell’economia rurale di questa parte della Spagna. Quando ce ne andiamo, per timore di rimanere a secco, ne porta con se un cartone intero. Io, da astemio, vado ad acqua e ne metto un paio di bottiglie nel frigorifero dell’albergue. Non ho mai apprezzato tanto la presenza di questo elettrodomestico come da tre giorni a questa parte. Il frizer permette anche di congelare una bottiglia d’acqua (grazie del consiglio, Matte!) per l’indomani nella speranza che rimanga fresca più a lungo durante le ore di cammino. In albergue, poiché siamo gli unici ospiti, solo la camera è stata condizionata per cui ci rifugiamo lì. Wolfang è di Colonia ed è alla sua prima esperienza di Cammino. O meglio, ci ha provato lo scorso anno ma al termine della prima tappa Sevilla- Guillena si è ritrovato con i piedi letteralmente devastati ed ha subito abbandonato. Quest’anno ci riprova (con scarpe e calze nuove) e conta di arrivare fino a Merida da dove rientrerà a casa per poi proseguire l’anno prossimo per un altro tratto. Più tardi la birra fa effetto e gli concilia il sonno e allora ne approfitto per mettere giù due righe. A sera vado a cena da solo dato che gli effluvi dell’alcool non sono ancora stati smaltiti. Al ritorno lo trovo alle prese con un’improponibile cena a base di sardine, pane tostato e marmellata…e l’immancabile CruzCampo da un litro (chissà dove se l’è procurata). Cerchiamo di accordarci sulla tappa di domani. L’albergue Alba Plata di Zafra è chiuso il lunedì ma io desidero arrivare almeno lì, mentre lui punta su una tranquilla camminata solo fino a Puebla de Sancho Perez. Vorrà dire che ci rivedremo martedì a Villafranca de los Barros, sosta obbligata per entrambi. 38 Giorno 7 30-07 lun 6^ TAPPA Fuente de Cantos - Zafra km 24,2 Da Fuente a Calzadilla si cammina su strada bianca, abbastanza noiosa, tra seminativi. Sino a Zafra si cammina in leggerissimi saliscendi per campi coltivati. Si entra in città seguendo la linea ferroviaria e la si attraversa in tutta la lunghezza. Km Km Km perco px da rsi alber locali g 137 6,5 6,5 - - località rifugio, indicazioni varie CALZADILLA DE LOS BARROS *B\N *H, hostal Rodriguez, 21 posti, sulla carretera National, 15 euro la singola, tel 0034.924.58.47.01 - 0034.924584745 *B, hogar del Pensionista, plaza de Espana, si affittano stanze a pellegrini (da verificare) -le frecce conducono oltre il paese e non fanno passare per la chiesa del Salvador che però merita una visita. Si prosegue verso Puebla, guadando alcuni rii,tra cui il rio Rivera Atarja (9,2 km). 200 mt dopo il rio giriamo bruscamente a sx prendendo direzione nord-ovest. Seguono 9 km in linea retta tra vigneti fino a Puebla. CALZADILLA *A, Albergue Juvenil de Calzadilla de los Barros, 45 posti, 6 euro, No cucina, DE LOS chiavi al Municipio (lun\ven 9-15 e lun\gio 18-20 o all’Hogar del pensionista??? 39 BARROS (albergue) - 140 3 144,5 4,5 148,5 4,0 150,1 13,1 1,6 (sab\dom ma con difficoltà a reperire le chiavi fuori orario e sab-dom)-Tfno: 0034.924 584 745. L’albergue si trova nel parco comunale. Problemi con l'acqua?? Ha il difetto di essere a 1,7 km dal paese, all’Ermita de San Isidro, FUORI CAMMINO per cui sono + 3,5 km. Telefonare sempre prima perché a volte occupato da gruppi. BUONO Ritorno a -se si è dormito all’albergue si rientra in paese per riconsegnare le chiavi all’ Calzadilla Ayuntamiento. Si cammina su stradina di campagna lungo campi coltivati; per pochi metri si esce a toccare la carretera nacional N 630. Si vede sulla sx un lago artificiale Carrettera 630 -si attraversa una strada asfaltata (e subito dopo un bel punto sosta all’ombra). Strada -segue lungo tratto di Canada molto polverosa. asfaltata -si entra in Puebla attraversando i binari del treno( 18,5 km) e la carretera per Medina PUEBLA DE *T, Alba Plata, presso Ermita di NS Signora de Belen (occorre deviare un poco SANCHO dal cammino, 1,3 km dal centro), 18 posti + suelo, 12 euro (con colazione), No PEREZ orario, Tfno 0034.638284988, hospitalero Antonio calle La Fuente, tel 0034.628716280-606342001-. BUONO – sempre aperto, NO giorni di chiusura. teléfono Ayuntamiento 924575209 *Hostal el Monte, calle S. Antonio, tel 924575581, doppia 36 euro. _si attraversa la cittadina da nord a sud e la si lascia attraversando nuovamente la carretera ed un ponte sopra le varie vie. Si incontra una serie di binari. Siamo in prossimità della stazione ferroviaria (22,6 km) di Zafra. Si piega a sx (non ci sono frecce o indicazioni) camminando lungo i binari sino a che, sulla dx, si vedono gli edifici della vecchia e nuova stazione. Passiamo di fianco ad un edificio in mattoni con la scritta ZH 1917. Si attraversano i binari e si abbandona l’area della stazione uscendo a dx sulla interminabile Avenida de la Estacion che si percorre tutta verso il centro città. Da qui si va al Parco de la Paz che attraversiamo verso la Plaza de l’Alcazar e proseguiamo diritto per la calle Lopez Asme e poi a dx per calle Ancha dove sta l’albergue (24,6 km). 40 154,7 4,6 4,6 ZAFRA *N\B *H, hotel "Las Palmeras", tel. 924.552.208, Plaza Grande, in centro: singola 18 € con bagno. Menù del dia: 10 euro (OTTIMO) *T, Alba Plata, presso ex convento S. Francesco, 22 posti, 12 euro (con colazione), cucina, No orario, calle Ancha 1, tfno 0034.924550929 Javier e Hector,altri tel 0034.924029817 – 675947913 – tel 0034.618751894 –BUONO – CHIUSO LUNEDì E MARTEDì- OT, Plaza de Espana, 8 - tel. 924551036. *Vari Hotel da 22 euro in su. L’elenco lo si trova esposto all’esterno dell’OT appena usciti dal parco de la Paz in arrivo a Zafra. -ripartendo dall’albergue si segue calle Ancha e di fronte calle San Francisco. Si passa accanto alla Torre di San Francisco e si prende un cammino che sale verso la Sierra de S. Cristobal. In lontananza si vede un’alta torre ottagonale in cemento. Dobbiamo passarvi accanto su una stradina bianca e polverosa che sale sul colle con un tratto faticoso ma breve. 41 Diario Tempo fa mi hanno regalato un piccolo gadget: un ciondolo con una bussola, di quelle base, da quattro soldi, giusto i punti cardinali. Mi capita a volte di consultarla quando il sole non mi aiuta oppure se ho la sensazione di non andare nella direzione giusta. Pochi grammi da portarsi appresso ma oggi completamente inutile perché dopo la partenza, infilata la prima lunga Canada che conduce a Calzadilla ne è seguita un’altra ancora più lunga che arriva a Puebla. Basta andare sempre diritto. C’è chi dice che sia noioso procedere così…io lo trovo incredibilmente, magistralmente, superlativamente appagante. Che si chiede ad un Cammino? Forse la fatica? L’avventura? Io desidero solo che si creino le condizioni per cui il mio spirito possa camminare libero. Se l’andare è impegnativo (salite, terreno sconnesso, ecc) la mente deve necessariamente accompagnare l’esercizio fisico, se c’è un ostacolo da superare, un guado, un ponte, condizioni meteo avverse, è necessario dedicare energie fisiche e psichiche per fronteggiarlo; ma se ciò che ti si para davanti è un lungo rettilineo, pianeggiante, in terra battuta, tra due muretti a secco, l’incedere è sicuro e tranquillo e la mente può andare per sentieri suoi. Le Canade, oltre alla transumanza, per i moderni pellegrini servono anche a questo: lasciar viaggiare i pensieri. Tra Fuentes e Calzadilla numerosi appezzamenti a fianco della pista sono coltivati a vite. Lunghissimi filari di un vitigno basso, con tralci a soli 50 cm dal suolo. All’interno di un campo noto un’autobotte condotta da un contadino seguito da un altro appiedato che innaffia piantina per piantina. Quando transitano in prossimità della recinzione chiedo lumi su tale dispendiosa operazione mi viene spiegato che l’acqua è costosa e l’innaffiatura a pioggia sarebbe uno spreco a causa della natura argillosa del terreno. Tanta fatica per ottenere un vino che, a detta di chi ne sa, non è un granché ma che la dice lunga sul difficile rapporto uomo/natura esistente da queste parti. Oltre Calzadilla diparte un’assolata Canada con ai lati un terreno brullo e incolto, dove, a macchia di leopardo, pascolano numerose greggi di pecore sorvegliate da cani che si affannano nel tentativo di tenerle compatte. A volte il pastore che le accudisce sosta in prossimità del gregge, altre sta sulla più agevole pista e lascia fare tutto il lavoro ai suoi aiutanti a quattro zampe. Per il pellegrino in 42 transito la cosa si complica un poco quando la sede della Canada è invasa da un considerevole numero di animali. Tra pecore che sospingono e cani che abbaiano all’intruso, non è molto agevole superare l’ostacolo. Un incontro in particolare è stato piuttosto movimentato. Superato un dosso vedo nella spianata sottostante un grosso gregge sparso nel campo alla mia sinistra. In questo tratto non ci sono recinzioni e la mia apparizione richiama l’attenzione di un mastino a guardia, piuttosto grosso, che subito si precipita nella mia direzione abbaiando a più non posso seguito da altri due, ma di stazza inferiore. Il pastore, seduto su un masso a bordo pista e intento nella lettura, suppongo non si sia accorto del mio arrivo e non li degna di uno sguardo. Cento metri sono pochi quando si è colti alla sprovvista e il pericolo ti viene incontro velocemente, neppure il tempo di riflettere, solo l’istinto di immobilizzarsi e nascondere i bastoncini dietro il corpo. Un amico mi aveva detto che i cani interpretano la presenza di un bastone tra le mani come una minaccia per cui quando mi arrivano vicino e iniziano a girarmi tutto attorno pure io faccio la trottola. Non credo di aver gridato per attirare l’attenzione e non so per quanto tempo ho girato su me stesso (infinito per me!) ma il fischio del pastore che richiama i cani giunge liberatorio. Penso di diglierne quattro appena lo raggiungo ma mi viene incontro alzando le spalle ed allargando le braccia in segno di scusa. Noto che ha degli auricolari e infatti mi spiega che, ascoltando musica, non aveva notato ciò che stava accadendo. Quello della pastorizia deve essere un lavoro piuttosto solitario, duro, faticoso; comprensibile che ci cerchi di alleviarlo con la lettura e con la musica. Svanita la rabbia ci scambiamo una stretta di mano. Vasco, questo il suo nome, studente universitario di Badajoz, durante l’estate svolge questo lavoro per mantenersi agli studi. L’Estremadura è la regione più povera e meno popolosa della Spagna (un milione di abitanti per un territorio grande come Lombardia e Veneto messi insieme) e si fa ciò che si può. Come accudire, per due mesi, ad un gregge lungo la via pecuaria. Il confronto con Hans è immediato. Mi racconta la sua giornata che inizia alle quattro con la mungitura delle capre e termina in un sacco a pelo nel retro di un furgone. Sessanta giorni sotto un cielo azzurro dove splende un sole, implacabile d’estate, che tutti i giorni, ogni giorno, si rifiuta di morire, colorando tramonti lunghi, vasti, sempre diversi, impressionanti e incredibili; e di notte quello stesso cielo offre lo spettacolo silenzioso di un mare di stelle splendenti. Ma la poesia non sfama. Mi dice che vede il proprio futuro solo da emigrante come lo furono nel passato figli celebri di questa terra: Cortes, Pizzarro…. e metà dell’equipaggio di Colombo. Il nome stesso di questa regione dice di una terra estrema, periferica, isolata, nel passato zona di confine tra i Regni cattolici del nord e i califfati arabi del sud, dura per le condizioni di vita, di clima, di abbandono. Ci salutiamo con un !buena suerte. Sempre diritto e seguendo le frecce gialle arrivo a Puebla che è quasi un tutt’uno con Zafra poiché l’estensione dello scalo ferroviario della cittadina ne lambisce i confini territoriali. Transito attraverso tutto lo scalo attraversando di continuo i binari, e in mancanza di frecce, avendo come punto di riferimento un alto caseggiato di mattoni rossi, raggiungo la piccola stazione. In effetti, Zafra fa capoluogo non certamente per il numero di abitanti (15000) né per l’economia ma solo perché è il centro più grande nel raggio di molti kilometri. Dalla stazione percorro i 2 km dell’Avenida verso il centro. Mi rendo conto di quanto Zafra sia una città nel nulla. Da questa via principale partono delle laterali che finiscono “fuori”. Non come da noi che “vanno in periferia” e poi altre ancora che si diramano 43 nei quartieri, nella zona commerciale, artigianale o industriale. No, qui terminano proprio nel “nulla”; l’asfalto a un certo punto, dopo poche centinai di metri, diventa ghiaia e poi terra battuta e poi polvere. E tutto intorno è ocra e rosso. L’Avenida immette nel Parco de la Paz che attraverso completamente. In uscita, sulla sinistra, dall’altro lato della piazza sta l’Ufficio del Turismo. Sapendo che l’albergue Alba Plata è chiuso di lunedì, consulto la lista degli hostal della cittadina che si trova esposta sulla porta. Individuo il più economico e mi ci reco. Scelta azzeccata. L’hostal Las Palmerias è collocato nella bella e centrale Plaza Grande, la stanza con bagno è climatizzata e si può pranzare nel ristorante. Un pomeriggio rilassante. A conferma che le risorse idriche e l’energia da queste parti sono un problema, nella camera è appeso un cartello che invita gli ospiti a non abusare dell’acqua della doccia, a spegnere le luci quando non necessario, a utilizzare il condizionatore con parsimonia. Alcuni dicono che gli estremegni sono un popolo scontroso, introverso, rude, diffidente. Io credo che siano “essenziali” perché è la terra in cui vivono che gli e lo chiede. Fino ad ora ho incontrato pastori che hanno risposto al saluto, hospitaleri gentili e persone sempre disponibili a fornire informazioni. Verso sera esco per un giro turistico e in seguito ceno all’aperto nella frequentatissima e vivace piazza antistante all’hostal. Quando cala la sera, le luci, le palme, gli androni e le finestre illuminate che si affacciano su di essa, creano un’atmosfera molto “calda”(… non solo per la temperatura) e piacevole che è difficile abbandonare. In camera, la musica proveniente dalla piazza accompagna il mio sonno. 44 Giorno 8 31-07 mar 7^ TAPPA Zafra – Villafranca de los Barros km 19 Da Zafra, per una strada polverosa, si sale ad un colle scendendo poi a Los Santos de Maimona. Di qui si va per campi coltivati all’inizio, poi per pascoli ed incolti, fino ad incrociare la carretera e l’Autovia de la Plata. Poi per uno stradone di campagna, fra uliveti e vigneti, si giunge a Villafranca. Km Km Km perco px da rsi alber locali g località rifugio, indicazioni varie colle 158,1 3,4 3,4 dalla sommità del colle si vede Los Santos de Maimona che si raggiunge in pochi minuti. Se ci si vuole fermare al Municipale di Los Santos de Maimona NON prendere la deviazione che è indicata per l’albergue PRIMA del paese ma andare prima a ritirare le chiavi in paese. LOS SANTOS -si entra in paese per calle Zafra e si continua fino alla piazza de Espana. Si DE MAIMONA trovano Municipio e chiesa de N.Senora de los Angeles.La aggiriamo sulla sx per *N\B passare di fianco al suo portale (3,9 km). *M, Albergue Municipal, FR 1,5 km, sierra de San Cristobal, 40 posti, 3 euro, cucina, No orario, SEMPRE APERTO, NO GIORNI DI CHIUSURA. chiavi all’OT tel 0034.924544801 - tel 634905944 (Plaza Espana,lun\ven dalle 10 alle 14, sab\dom Policia Local tel 924544294), SUFFICIENTE * H Hostal Rosa *H Hostal Sanse 2 tel 924544210 Si seguono le frecce per attraversare la carretera EX-364 e le ultime case del pueblo. Si prosegue oltre il paese scendendo sulla parte bassa e transitando sul ponte de la Riviera de Robledillo (5 km) quindi si prende a dx una stradina di campagna che, all’inizio, attraversa campi coltivati e poi si trasforma in canada. Si percorre un lungo tratto dove si voleva costruire una raffineria. Si arriva al bivio (12,2 km) per Almazara. 45 166,5 8,4 8,4 179,5 7,2 7,2 Bivio per Alzamara L’Albergue turistico Via de la Plata “La Alzamara (un antico frantoio in aperta campagna, senza servizi) è stato ORA DEFINITIVAMENTE CHIUSO si prosegue fino all’incrocio con il camino de Ribera del Fresno o de los Moros. Prendiamo a dx attraversando binari e N-630. Camminiamo a bordo carretera per 100 mt passando sotto il ponte della autovia e subito dopo la abbandoniamo per un cammino a dx, Successivamente a sx e sempre diritto per 4 km fino a Villafranca (19 km). VILLAFRANC * P, Albergue “Tierra de Barros” Calle Nueva 35-b – 10 posti, 10 euro,A DE LOS tel 665261758, Pablo, NUOVO 2012. Tipica casa etremena, ristrutturata, BARROS con tutto quanto necessita per il pellegrino. OTTIMO *N\B *P, Casa Rural Perin, 12 posti, 18 euro, cucina, si può cenare, calle Carrillo Arenas 40. Tel 0034.646179914 – 0034924523356 Isabel, Prenotare prima. (Ottimo,molto accogliente) *P, Albergue privato El Carmen, nuovo 2012, calle Carmen 26, 12 posti, cucina, 12 euro+2 per colazione, orario 10-23, tel 665962628 (Maria Josè) oppure 691537283 (Filo) *H VARI, hotel "Diana" (924.520.502) sulla N-630, hotel "Romero" (924.525.408) e gli hostales "La Marina" e "La Plata". *H, Pension Los Amigos, 2 camere, 12 euro, calle Arias Montano 39, niente sul portone, segnalata igiene precaria.tel 670493276 Pension de Esperanza “La Cubana” molto sporco, da evitare -usciamo da Villafranca per calle Santa Joaquina, Plaza Corazon de Jesus e Calle Calvario per arrivare all’Ermita de la Coronada. Prendiamo a sx calle S. Ignacio con l’Istiyuto Melendez Valdè. 700 mt dopo attraversiamo la carretera BA-6004. Proseguiamo e la terra diventa sempre più rossa fino al campo publico El Chaparral (4,7 km) dove abbandoniamo l’ampia pista per un sentiero più stretto tra le viti. Dopo altri 3,5 km prendiamo a sx una strada più larga che conduce all’arroyo del Bonhabal (9,6 km). Poi sempre diritto per quasi un’ora verso l’incrocio con la carretera BA-013 (13,9 km) che conduce a Almendralejo. 46 Diario Oggi ho camminato lungo il tratto che negli anni scorsi è stato teatro di molte contestazioni tra chi voleva costruire una raffineria e chi marciava in difesa della natura e del Camino de Santiago. Oggi ho pensato a Yesa sull’Aragonese, al Nunca mais di Muxia, ai tratti di Camino devastati dalla costruzione delle Autovie e dai Poligono industrial. Ho visto questo immenso territorio costellato da distese di viti, contorti ulivi, querce secolari, alberi da frutto. Ho visto gente arare, battere il terreno, potare gli alberi, innaffiare con cura pianta per pianta. Ho udito il frinire delle cicale, tanto assordante da superare in decibel la musica dell’MP3. Ho raccolto una foglia di salvia con cui mi sono deterso i denti e ne ho gustato il sapore pieno. Ho toccato l’impercettibile velo di polvere che ancora non si è amalgamato con il sudore. Sensazioni ed emozioni intense che non possono andar perse. Poi mi sono ricordato di Vasco e della “povera” Estremadura e allora comprendo come per tanti l’industrializzazione sia sinonimo di benessere, e la devastazione di un territorio il necessario scotto da pagare. Ma ci deve essere un modo per coniugare futuro e sostenibilità! Sosto a lungo presso il bivio per l’Alzamara, affascinato da questo luogo. Poche cose: un cippo che indica la deviazione, dei ruderi avvolti dalla vegetazione, radi ulivi. Sarà la storia che lo circonda, sarà il sole battente, la stanchezza, il monotono canto delle cicale, o forse la pace che avvolge il tutto, ma all’ombra di un ulivo mi lascio avvolgere da quel torpore che è preludio al sonno. Non ne esco neppure quando passa Wolfang. Ci salutiamo ma lo lascio proseguire…ci rivedremo a Villafranca. Sono rimasto così almeno per un paio d’ore, sospeso tra dormiveglia e pensieri cullato da http://www.youtube.com/watch?v=A3yCcXgbKrE&feature=related. Si è fatto tardi…bisogna andare. Poco prima dell’ingresso in Villafranca ritrovo il tedesco. Anche Lui deve essersi concesso una lunga sosta. Decidiamo di andare insieme all’albergue El Carmen che avevamo scelto un paio di giorni fa a Fuente de Cantos nel caso non ci fossimo rivisti. Nella piazza del paese, mentre cerchiamo di orientarci, siamo avvicinati da un ragazzo, Pablo, che ci offre ospitalità nel suo nuovo albergue. Pellegrino per due volte sulla Plata, ha ristrutturato con le sue mani e convertito a ostello la casa paterna ricevuta in eredità, sia per ottenerne una fonte di 47 reddito che per amore del Cammino. Laureato in biologia, come tutti i giovani di questi tempi, si arrabatta come può per sbancare il lunario: alcune ore d’insegnamento, lezioni private e…i pellegrini. Incanta l’entusiasmo con cui parla di questa nuova avventura (sapete, quella luce particolare negli occhi che ci accomuna!) e di quante speranze riponga in quest’iniziativa. Già ci sono due albergue in Villafranca (lo storico “Perin” e “El Carmen” aperto nel 2011) ma questo sembra non rappresentare un problema per Lui perché ha dalla sua l’esuberanza dei giovani e l’incoscenza dell’inizio. E’ aperto da una sola settimana e ci chiama già con orgoglio i pellegrini n° 6 e 7. Contagiati da tanto fervore, ci lasciamo convincere e lo seguiamo verso l’albergue. Veramente ottimo, spazioso, funzionale, fresco, con tutto ciò che serve al pellegrino, compreso un ombreggiato patio (lavatoio e fili per stendere, utile come ricovero per le biciclette) e un’ampia terrazza solarium. Pablo mette a disposizione tutto quanto, compreso condizionatore, televisione cucina super - attrezzata e …frigorifero pieno. Si offre anche di andare in comune in vece nostra per sellare le credenziali. Non c’è bisogno che sprechi altre parole per sostenere la sua iniziativa se non dire che il suo motto potrebbe essere “Mi casa es tu casa”. Forse è meglio un nuovo amabile albergue che una pestilenziale raffineria. Grazie Pablo. Verso sera con Wolfang andiamo a far spesa. Gli ho promesso pasta italiana. Come cuoco sono una schiappa, ma si fa presto ad avere un successone con chi si ciba di sardine e marmellata (insieme) tant'è che ne prende doppia razione e quella avanzata la mangerà l’indomani a colazione. Al termine facciamo due passi per smaltire l’abbuffata e poi ci ritiriamo ognuno nella propria camera per non disturbarci con il reciproco russare, lusso che possiamo permetterci dato che siamo gli unici ospiti. Domani cammineremo insieme fino a Merida. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trova ne negozi né bar. FARE SCORTA D’ACQUA e cibo. 48 Giorno 9 01-08 mer 8^ TAPPA Villafranca de los Barros - Torremejia km 26 Da Villafranca fino a Torremejia la tappa è completamente pianeggiante e si svolge su uno stradone di campagna che fiancheggia campi coltivati, in prevalenza viti ed olivi. Lunghissimi rettilinei, assenza assoluta di alberi. A Torremejia non ci sono motivi di interesse. Km Km Km perco px da rsi alber locali g 195 15,5 ?? 3,5 località Bivio per Amendralejo rifugio, indicazioni varie Da qui per Almendralejo sono circa 3,5 km passando sopra il ponte dell’autostrada. Se non per emergenza non è necessario andarci. Se si prosegue diritti per Torremejia ci aspettano all’incirca altri 13 km. Proseguendosulla Canada si incrocia una seconda carrettiera per Almendralejo e si prosegue diritto per i soliti rettilinei incrociando le deviazioni per Los Molineros, San Simon e La Zarza, si superano i binari del treno (occhio!mancanza di segnali) salendo su un cavalcavia, fino ad arrivare, finalmente, a Torremejia. ALMENDRALEJO Si dice ci sia accoglienza parrocchiale e stanno per aprire un Albergue Juvenil, e DIVERSI HOSTAL A CIFRE RAGIONEVOLI: Pension Rosa, tel 924660698, Avenid S. Antonio,33 49 3,5 207,5 28 12,5 Ritorno da Almendralejo Si ripercorrono a ritroso i 3,5 km dell’andata fuori percorso. Ad Almendralejo si prende, verso est, la carretera per Alange che riporta sulla pista lasciata ieri. TORREMEJIA *T, Albergue turistico Via de la Plata, 18 posti, 10 euro, NO colazione, cucina quasi inagibile, apre alle 12, Palacio de los Lastra, calle Grande, tel 0034.924340339. – tfno 924340407 hospitalero Fermin\Pedro, CHIUSO LUNEDì e MARTEDì. OTTIMO *P, Albergue Rojo Plata, con ristorante, 25 posti, 12 euro con colazione oppure 20 euro compresa cena, aria condizionata a pagamento. No cucina, no lavadora. No orario, tfno 658854372 Justa Maria Montano, Calle Jose de Espronceda 23, Prenotare assolutamente. (altro tel. 924 341 051.) Dispongono di altri locali in altro luogo. Vi accompagnano in auto e vi riprendono al mattino seguente. *H, hostal Milenium, camere a 36 euro, all’uscita dal paese, tel 0034924340284 oppure 0034.924340207 -Si esce dal paese sulla Calzada Romana, ma dopo pochi metri si gira a sinistra verso il serbatoio dell‘acquedotto e la strada nazionale N-630. Senza attraversarla , prendiamo per il sentiero a destra . Dopo pochi chilometri incontriamo la linea ferroviaria , passata la quale , non abbiamo alternative all’asfalto , che seguiamo per un po’. Dopo un ampia curva , vediamo sulla destra degli eucalipti. E’ proprio in questo punto che lasciamo l’asfalto e prendiamo un sentiero sulla destra , che non abbandoneremo fino al fiume Guardiana. Seguiamo quindi il fiume il cui corso ci porta direttamente in città. 50 Diario “Lunga e diritta correva la strada…….. Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire….” la musica e le parole di Guccini http://www.youtube.com/watch?v=IckLT3H59Lc&feature=related mi accompagnano durante questa camminata più di un tedesco che (se è possibile), si esprime in uno spagnolo ancor più pessimo del mio inglese. Nel mio immaginario ho sempre creduto che strade così diritte, lunghe e solitarie esistessero solo in luoghi particolari (Stati Uniti, America Latina) dove l’immensità del territorio le contempla. Ma oggi mi sono ricreduto: tra Villafranca de los Barros e Torremejia ho percorso interminabili rettilinei che sembrano concludersi all’orizzonte ma una volta raggiunto proseguono nuovamente fino a dove può spaziare la vista. E’ un nastro di terra rossa tra un oceano verde di filari di basse viti che ancora non mostrano il frutto violaceo dell’età matura. Si alternano a contorti ulivi non sufficientemente alti per proiettare la propria ombra sulla pista assolata. Non un fresco riparo, non un masso su cui riposare, non un amico con cui parlare. Soli, come si è sulla strada della vita, ma felici, perché questa, in terra battuta, scorre liscia e non presenta ostacoli. Il calore, la monotonia, la noia, non sono che trascurabili piccoli fastidi se rapportati al difficile mestiere di vivere. Poi parte http://www.youtube.com/watch?v=SYByU2SZIiM e l’orizzonte sembra un poco più vicino. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA D’ACQUA e cibo. 51 Giorno 10 02-08 gio 9^ TAPPA Torremejia - Merida km 16 Tappa pianeggiante. In alternativa si può fare tutta N-630 e fare in fretta. Per l’ingresso in Merida si percorre il lungofiume camminado nel bellissimo parco sulla Guadiana sino al ponte romano che si attraversa. Al di là si svolta a sx proseguendo sul lungofiume opposto. Poco dopo aver attraversato l’accesso al ponte, sempre sul lungofiume, si trova l’albergue. Km Km Km perco px da rsi alber locali g località rifugio, indicazioni varie - Si entra a Merida (vedi mappa allegata) in una zona industriale fatiscente; ci si immette in una strada principale sotto l’arcata di un ponte moderno, ma a circa 500 m sulla dx si intravede già il ponte romano, da raggiungere. L’alberge Molino de Pan caliente di Merida è quasi obbligato (si passa il ponte romano, si va a sx e si supera anche il ponte moderno di Calatrava, dopo 500 52 m c’è l’albergue), in alternativa ci sono solo hostal; 223,5 16 16 MERIDA *T, Albergue per pellegrini “El Mulino de Pan caliente”, 18 posti N\B (camerone) senza condizionatore, piuttosto caldo, 6 euro, piccola Tutti i servizi cucina (quasi inagibile), lavatrice, apertura 10,00-14,00 e 17-22,00, visitare: ponte, tel. 0034.924312309- tfno 646216341 hospitalero Valentin arco di Traiano, *H, possibilità di alloggiare all'Hostal Senero, prezzo da verificare (27-42??), anfiteatro, teatro calle Holguin 12,vicino al Ponte di Lusitana, tel 924317207 romano, tempio di *H, Anas, Avda Reina Sofia 9, singola circa 28 euro, tel 924311113 Diana, Museo *H, Hostal Abadias, calle Ronda de los Emeritos, singola circa 33 euro, tel nazionale 924313326 - dall’albergue si prende a sx l’Avenida Josè Fernandez Lopez fino ad arrivare ad una prima rotonda. Giriamo a dx e poco dopo a sx passando sull’altro lato della ferrovia. Proseguiamo diriti verso l’acquedotto de los Milagros e prima di raggiungerlo giriamo a sx prendendo l’Avenida del Lago che ci condurrà fuori Merida con una ciclabile che corre parallela ed in leggera salita fino all’embalse de Prosperina. 53 Diario Tutti dicono che questa è una tappa orrenda, brutta e insignificante…e hanno ragione. Sembra che non ci sia una ragione per percorrere 16 km tra N 630 e un sentiero che vi corre parallelo. Molti si affidano a un autobus per sbrigare velocemente la pratica dell’avvicinamento e avere più tempo per visitare la città. Ma il pellegrino sa che non esiste nulla d’inutile e tutto fa parte del tutto. Per cui: turato il naso, chiusi gli occhi, armato di MP3 http://www.youtube.com/watch?v=Seer9yNszz8 ,dopo 3 ore entro con Wolfang a Merida attraversando l’imponente ponte romano. Chi vuole fare un po’ di turismo trova pane per i propri denti. Io ho preferito trascorrere il pomeriggio in compagnia di Valentin, l’hospitalero che dal 2003 (tranne una breve pausa) gestisce l’albergue El Mulino de Pan caliente ascoltando le sue storie che narrano di mitici pellegrinaggi, caratteristici personaggi del Cammino e pellegrini particolari e, meno prosaicamente, di cimici e dei problemi dell’associazione che ha in gestione l’albergue. Mentre parliamo, arriva una ragazza che esibisce un pacco di credenziali, sbircia nella camerata e chiede quanti pellegrini\ciclisti può ospitare. Valentin, “scafato” hospitalero comprende subito l’antifona e risponde” Tutti quelli che ci stanno se arrivano a piedi o in bicicletta”. Avevo già sentito parlare nei giorni scorsi da altri hospitaleri di questo gruppo di pseudo pellegrini polacchi in autobus che cercano di sfruttare le ospitalità riservate ai pellegrini per usufruire di una vacanza a basso costo. Certo è che cinquanta pellegrini a piedi o in bicicletta non passano inosservati ed io fino ad ora per strada non ho visto nessuno. Lasciamo in custodia lo zaino e giriamo per la città passando per l’Arco di Traiano e il tempio di Diana e finendo con uno spuntino nella via centrale. Pomeriggio di descanso totale, non all’interno dell’albergue (che delle caratteristiche dell’antico forno ha mantenuto la temperatura!) ma sui prati dell’adiacente parco in riva alla Guadiana. In serata il termometro segna 35°C e tutti sono contenti che la temperatura si sia abbassata. Domani mi attende una tappa molto lunga fino ad Alcuescar che si protrarrà necessariamente nel pomeriggio. Speriamo bene. Wolfang ritorna a casa e rimarrò di nuovo solo. Veramente solo non sono: mi fanno compagnia due grosse ampollas sotto le piante dei piedi. Per me sono una novità assoluta: in tanti anni non ne ho mai sofferto. Credo che la colpa 54 sia da addebitare all’eccessivo surriscaldamento delle estremità dovuto al gran caldo. Questa sera le ho trattate sperando che non mi facciano soffrire come oggi. Sulle magliette in vendita a Santiago si trova scritto: “NO GLORY SIN DOLOR”, ma ne farei volentieri a meno. Prima di calarmi nella fornace del forno (cioè mettermi a letto) vado a fare una passeggiata per vedere l’acquedotto romano de los Milagros ed individuare il percorso in uscita dalla città per l’indomani. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA D’ACQUA e cibo. 55 Giorno 11 03-08 ven 10^ TAPPA Mérida – Alcuéscar km 39 Si sale dalla pianura di Merida ad Alcuescar, posta su un altopiano, salendo decisamente di quota. La tappa è piacevole ma impegnativa. Usciti da Merida la prima parte si svolge su carrettiera abbastanza trafficata, poi sempre meno, e infine si cammina per due terzi della tappa su stradine di campagna molto solitarie. Fino ad Aljucen non è faticoso, dopo, l’attraversamento del Parco del Cornalvo (21 km) è il tratto più duro (alcune corte e secche salite) e solitario di tutto il Cammino. Km Km Km perco px da rsi alber locali g località rifugio, indicazioni varie 56 229,5 6 234 5 238 4 241 259 18 3 18 Embalse Di Proserpina -Si bordeggia per un tratto il lago, tra bar e case di vacanza. Alla fine, oltre la diga (mancano frecce ed indicazione) proseguiamo ancora su strada asfaltata, stretta e poco trafficata (mancano segni), in leggera salita, per circa quattro chilometri, quindi sulla sinistra (c’è un cubo) prenderemo un sentiero che ci condurrà a Carrascalejo. sentiero -il sentiero ora sale decisamente sino ad un colle; poi spiana e diventa strada di campagna, arrivando al Carrascalejo, senza servizi, tranne una fonte El Carrascalejo -ora si cammina tra seminativi e vigneti, giungendo in breve e con saliscendi, passato un tunnel sotto l’autostrada e la Cruz de Santiago, ad Aljucen. ALJUCEN *P, “Annalena” 17 posti, 10 euro, 10 euro per cenare, ma sembra NON più nel *N\B 2012. In alternativa procurare cibo nei bar-ristoranti della zona dell’Embalse di Proserpina), no condizionatore, arrivi 11-20, calle S. Andreas tel 0034.616515195 Anna e Elena – altro tel. 696958443. SUFFICIENTE *Atri hospedaje. Possibilità di accesso alle Terme “Aqua Libera” a prezzo modico (sconto 50%), possibilità massaggi. colle -si esce dal paese lungo l’Avenida de Estremadura sino ad oltrepassare un ponte sul rio Aljucen; prima della gasolineria (ultimo posto per rifornirsi di acqua, poi 20 km senza nulla) si prende a dx infilandosi in una solitaria e silenziosa valletta di pascoli e querce (segni sugli alberi). Siamo nel Parque Natural de Cornalvo. A destra si ha il rio Aljucen e si passa una croce metallica ed un miliare di colore giallo. Si riprende a salire. Si passano cancelli ed è facile incontrare mucche e pecore. Il cammino tente a spianare trasformandosi in una larghissima canada. Si giunge ad una croce di pietra (Cruz de San Juan) e si prosegue (in salita, tratto con molte pietre) in direzione di una sella che chiude l’orizzonte e sulla quale dovremo salire (faticoso). Qua e là si nota qualche casa di contadini e pastori. -arrivati in cima (ignorare altre indicazioni) si prosegue diritto lungo uno stradello molto sconnesso per giungere alla fine sulla carretera (seguire frecce con “A”), dove si trova la Casa de los Esclavos de Maria, che è l’albergue quasi obbligato di Alcuescar. Il paesino rimane tutto sulla dx e non viene mai 57 262 21 3 ALCUESCAR *B\N attraversato. *AC, albergue per pellegrini “Casa della misericordia de Los Esclavos de Maria y de los Probes, 24 posti, donativo, orario 16,30- 21,00 (tassativi), cena comunitaria, ottima accoglienza con hospitalero Angel, tel 0034.927120024. OTTIMO *H, Hostal Canuto, singola 20 euro, tel 927384197 -di fronte alla casa c’è un bar, che apre alla mattina presto. Si riparte per il tratto chiamato Camino di San Blas che passa di fianco al Polideportivo e sale a sx, e dopo 1 km, al campo di calcio, si svolta a sx inoltrandoci subito su una stradina di campagna (Camino Vejo del Norte che attraversa due volte, a 2,2 km e 7,8 km, il rio Ayuela su ponti medioevali). Fiancheggiando la carretera si arriva a Casas de Antonio. 58 Diario Se non si riduce la tappa a soli 16 km fermandosi ad Aljucen ma si prosegue fino ad Alcuescar, il tutto diventa una signora tappa da 37, c’è chi dice 39 kilometri. Io non li ho contati: Quando superano i 30 mi riesce difficile capire quanti sono, specialmente se mancano i punti di riferimento. E nel Parco del Cornalvo non ce ne sono. Lo scoramento arriva facile quando dopo ogni salitella speri che sia l’ultima e che lo sguardo intercetti all’orizzonte i tetti delle case del pueblo. Cosa che avviene solo verso la fine dopo un “salitone”. Niente d’impegnativo solo che sono le tre del pomeriggio e ci sono 43°C. Scollinando vedo sulla destra il paese ma seguendo le indicazioni che ho e scendendo diritto, in mezz’ora arrivo alla Casa della Misericordia dei Servi di Maria. Con Monesterio e Fonterroble formano il trio di accoglienze di matrice cristiana della Ruta. Attendo fuori qualche minuto, seduto all’ombra, l’orario di apertura suscitando l’interesse degli ospiti della struttura. Angel, l’hospitalero mi accoglie calorosamente, mi assegna una stanzetta singola e mi spiega il funzionamento e le regole dell’albergue situato all’interno della residenza dei religiosi . Gli orari sono molto rigidi (rientro tassativo entro le 21,00, orario dettato dal ciclo di vita dei religiosi) ma per me non sono un problema, anzi. Opto per la cena comune e approfitto di una celebrazione che si terrà nella cappella. Oggi si commemorano tutti i defunti che sono stati ospiti della Casa che da più di 50 anni si occupa dei più bisognosi in questa parte della Spagna rurale. Angel mi racconta che nel corso degli anni è stata orfanatrofio, poi ospizio, e ora si prende cura di disabili psichici e fisici. Senza sussidi statali, sempre contando solo sulla generosità delle persone. Come quella del magnate americano che, accolto come pellegrino nel 1994 e colpito da tanta generosità nella povertà, da allora torna tre volte all’anno per prestare servizio come lavandero. Lui stesso fa l’hospitalero da diversi anni e per diversi mesi l’anno si occupa di risistemare la nutrita biblioteca. Angel è un pellegrino di lungo corso. Il suo primo Cammino risale al 1986 quando ancora il pellegrinaggio a Compostela stava risollevandosi dall’oblio in cui era caduto. Solo nel 1989 con la I^ giornata Mondiale della Gioventù ideata da Giovanni Paolo II, Santiago e il suo Cammino ritorneranno in auge. Angel di storie da raccontare ne ha molte sul mondo pellegrino e trascorriamo insieme quello che rimane del giorno. La decina di ciclisti che man mano arrivano e sono accolti si comportano da estranei: non uno a Messa, nessuno alla cena comunitaria. Ceniamo insieme, Angel ed io che, come un fiume in piena e senza bisogno di nessuna sollecitazione, mi racconta di pellegrini, di associazioni, 59 di finanziamenti. Chiacchieriamo a lungo (anche oltre l’orario di chiusura) sui gradini d’ingresso in attesa del rientro di quei “pellegrini ciclisti” che hanno preferito cenare al ristorante. Niente scuse per il ritardo. I rimbrotti di Angel cadono nel vuoto. Vuoto che c’è in chi crede che tutto sia dovuto. Alcune curiose annotazioni sulla tappa odierna: 1)L’Embalse di Proserpina è il più grande bacino artificiale realizzato da Augusto per dare acqua alla città di Merida. Con gli 800 mt di acquedotto, per l’epoca, rappresentava un miracolo (da cui Milagros) Ancora oggi assolve lo scopo. 2)Il piccolo pueblo di El Carrascalejo colpisce per la cura dell’arredo urbano e la maestosità della chiesa della Consolazione in contrasto con la desolazione del territorio circostante. 3)La Cruz de San Juan è comunemente chiamata “la Cruz del nino muerto” perché la leggenda vuole che sia stata eretta in memoria di un bambino sbranato dai lupi. 60 Giorno 12 04-08 sab 11^ TAPPA Alcuéscar – Caceres km 39,5 Eventuale alternativa di suddivisione in 6 tappe fino a Banos. Tappa tutta pianeggiante fino a Valdesalor. Si attraversano zone coltivate e pascoli, ed anche terreni incolti. Breve salita dopo Vadesalor (Puerto de las Camelas ) e salita in arrivo a Caceres. Km Km Km perco px da rsi alber locali g località rifugio, indicazioni varie 61 271 9 278,5 7,5 283,5 5 289,5 27,5 6 294 4,5 Casas de Don -Il paese non offre servizi, ma solo una fontana all’uscita dal paese.Fuori da Antonio Casas un motel ed un night club( si va in direzione della Cappella della Virgen del Pilar). Il cammino per un tratto corre parallelo alla carretera 630. Si incontrano diversi miliari, XXVII, XXVIII Correo, ed alcuni tratti della calzada romana (con ponte su Arrojo Santiago)). Poi il cammino si inoltra nella campagna per uno stradone. Si arriva all’altezza di Aldea del Cano (miliaro XXX), ma per arrivare al paese, girando a dx se si pernotta lì, occorre fare una deviazione di 500 metri. Aldea del Cano *M, albergue per pellegrini “Miliario del Verdinal”, 4+4 posti, 3 euro, cucina, No *B orario, chiavi al ristorante Las Vegas di fronte, tel 0034.927383002. NORMALE vari servizi *H, casa rural Via de la Plata, Plaza Mayor, singola 30 euro, vcino alla chiesa, tel 666431420 - dopo 500 mt attraversiamo la CC-71 e dopo 1 km si passa sotto l’autovia. Poi guado arrojo del Molinillo su pietre, miliario XXXII,saliscendi fino all’aeroporto abbandonato (si può passare nonostante i cartelli di divieto) Aeroporto La e sempre per pascoli (si passa un ponte medioevale sul rio Salor) si arriva a Cervera Valdesalor su ultimo rettilineo di 1 km VALDESALOR *M, “Refugio de Valdesalor”, spogliatoi del polideportivo, 10 posti materassi a *N\B terra, gratuito, aperto 9-14 e 16-21, tel 0034.927129711. chiavi in municipio dal lun\ven, dalle 16 alle 21. Problemi per la chiave nei festivi. Piscina comunale di fronte. INSUFFICIENTE *P, La signora Belen affitta camere a 12 euro. Telefono 647545789 -Da questa cittadina, il percorso prosegue lungo la strada nazionale N-630 fino al distributore, dove si passa al lato destro della strada e si prende il primo sentiero, seguendo la freccia dipinta su un palo. Dopo 1 km circa, alla biforcazione successiva si resta a destra per passare sopra l'autostrada e raggiungere, su fondo sassoso, il Puerto de las Camelas Colle -dal Puerto de las Camelas ( in lontananza si vede Caceres), lasciamo l’asfalto (Puerto de las per tagliare direttamente in direzione del centro storico di Caceres passando per Camelas) l’ermita dell Espiritu Santo. Dopo 3 km entriamo in Cáceres per la Calle Océano 62 301,5 12 7,5 CACERES *N\B Tutti i servizi Atlántico (ne serviranno altri 4 per arrivare in centro), e successivamente attraversiamo la EX - 206 e proseguiamo per la lunga Ronda de San Francisco (si passa vicino all’ospedale “Audiencia Provincial y el Hospital San Pedro de Alcántara”). Senza frecce si arriva fino a la Plaza de San Francisco e la porta della città (vedi mappa allegata). Caceres è arroccata su una collina e le sue strade hanno una notevole pendenza. Una alternativa è salire per le vie San Ildefonso, Plaza Santa Clara, Puerta de Mérida e scendere per Adarve del Padre Rosalío e la Adarve Santa Ana per passare sotto all’ Arco de la Estrella e accedere a la Plaza Mayor. *T, albergue turistico “Las Veletas”, 40 posti, 15 euro + 3 euro colazione, orario 7-24, tel 0034.927211210 Juani, rua General Margallo 36. DISCRETO ed ANONIMO. *P, Appartamento turistico, 6 posti, 15 euro, cucina e lavatrice, a disposizione dei pellegrini in calle Rio Tajo 25, facile da trovare all’ingresso in città, bellissimo *AJ, prenotare, albergue Municipal Ciudad de Caceres, 65 posti, 16 euro + 2 colazione, mp 23 euro, pc 28 euro, NO orario, tfno 0034.927102001 – 0034.670360552 - 927249768, Avenida de la Universidad, in centro vicino Plaza Mayor. NORMALE *H, Pension Carretero, nella Plaza Mayor, di fronte al centro storico, tel 0034.927247482, *H Pension Cesar, doppia 30 euro, rua General Margallo 61, tel 927220209 *H Hotel Quazeres *H, Hostal LA RIBERA DEL MARCO , ronda de S. Francisco, 15 euro la singola. -Se si è alloggito all’AJ si esce da Caceres prendendo per le vie Gabriel y Galán, Plaza del Duque e girando a sx per via General Margallo dove c’è una freccia gialla sulla facciata dell’albergo Las Veletas per poi arrivare alla Plaza de Toros e seguendo poi i cartelli stradali per Casar. Il cammino si svolge lungo la carretera CC-38 ( 2,7 km). Bisogna affrontare lunghissimi rettilinei su un percorso assolato, senza alcuna attrattiva, facendo attenzione alla auto che sfrecciano velocissime. Il primo tratto è in discesa, poi si va in pianura. L’unico riferimento, 63 a 3\4 del percorso, è il sottopasso dell’autostrada. In alternativa, dopo circa 1 km della CC38, si può prendere un sentiero sulla sx che corre parallelo alla carretera. E’ più lungo di circa 1 km. All’ingresso di Casar giardini con fontane. 64 Diario Bis da circa 40 km. Se al mattino mi sento pimpante e la temperatura lo consente riesco a viaggiare veloce. Dopo una seconda colazione ad Aldea del Cano proseguo con lo stesso ritmo fino a Valdesalor. Lungo la via ponti e miliarios raccontano di quando da qui transitavano le legioni romane. Questo pueblo di recente costruzione è il fine tappa pronosticato ieri. Ma sono solo le tredici ed il leggero venticello che mi ha accompagnato per tutta la mattinata regge ancora. Il termometro segna solo 35°C. Il paventato nuovo albergue è ancora là da venire. L’idea di rimanere mezza giornata adagiato su un materassino in un angusto e scomodo spogliatoio di una palestra non mi alletta. Per cui…via verso Caceres. La pista è polverosa e assolata e, anche se leggera, la salita si fa sentire, in special modo l’ultima in ingresso città. Ad ogni modo alle sedici sono in Plaza Mayor. Trovo con facilità L’albergue turistico Las Veletas, appena sotto la piazza. Scomodo l’indolente addetto alla reception dalla sua posizione orizzontale davanti alla TV (ci sono le Olimpiadi) mentre fa la siesta e mi viene assegnato un letto in una stanza da sei ma sono solo ed è come avere una suite. Dopo una doccia ristoratrice non indugio a lungo perché ho ancora diverse incombenze da assolvere: visitare la città, acquistare cibo per l’indomani, recarmi a Messa e cenare. Quando scendo per stendere il bucato e uscire il receptionist sta sempre “siestando” e risponde alle domande e mi da indicazioni senza distogliere lo sguardo dalla TV. Un problema che mi si presenta è l’assoluta mancanza di negozi di alimentari all’interno della cerchia muraria. Il sabato pomeriggio, d’estate, i negozi di alimentari usano chiudere (tranne i grandi market) Mi segnalano una tienda non molto lontano. In effetti non è distante in linea d’aria ma è ai piedi del colle su cui si erge Caceres. Ed è chiusa. Discesa, risalita, discesa e nuovamente risalita, circumnavigazione del colle nella parte residenziale della città alla ricerca di un improbabile negozio aperto. Su e giù dopo i km odierni non è per niente piacevole. Mi salvano gli onnipresenti e stacanovisti cinesi con un incredibile bazar. Anche qui conoscono una sola parola: lavoro. Sarà uno stereotipo ma a volte non si sbaglia! Era indispensabile fare provviste per domani perché per Casar ci transiterò molto presto. Riporto la spesa nell’albergue e ritrovo l’addetto in simbiosi con il divano e la TV. 65 Passeggiare per il centro storico di Caceres è come immergersi nelle atmosfere medioevali e rinascimentali di molte città italiane. Mi ricorda Viterbo. L’ho trovata molto più fascinosa di Merida. Non che abbia approfondito la conoscenza di entrambe….solo come atmosfera…esaltata poi all’imbrunire da un sapiente gioco di luci. Un simpatico siparietto alla cattedrale dove all’ingresso campeggia un cartello “Un euro para introducir”. Dico che voglio solo entrare a pregare. Il custode, cieco (o per lo meno porta un appariscente paio di occhiali con montatura nera), mi conferma “Un euro”. Faccio presente che non si paga per pregare. E Lui: “La iglesia se incuentra in restauracion”. Un euro”. Ancora più incuriosito, insisto: “ Ma allora, perché un euro?” “Para subir a la torre”. “Ma io non voglio salire alla torre, voglio solo entrare a pregare”. Risposta secca: “Un euro”. Cerco di rimanere serio ma più che rabbia mi assale un’ irresistibile voglia di mettermi a ridere. Mi sembra di stare sul set di Ricomincio da tre: “Chi siete! Dove andate! Quanti siete! Un fiorino!”. Chiedo dove posso trovare un’altra chiesa per la S. Messa prefestiva, ma non sa indicarmela. Curioso! Tale e quale il doganiere della coppia Benigni+Troisi. Me la trovo da solo seguendo sulla via principale un gruppo di persone particolarmente agghindate. Vista l’ora non vanno certamente a teatro….molto più probabilmente (visto il fiore all’occhiello) a una boda. Infatti, raggiunta la chiesa, mi mescolo agli invitati e assisto alla cerimonia. La settimana scorsa un funerale…ieri un suffragio….oggi un matrimonio: ma Messe normali non se ne celebrano più nella cattolicissima Spagna? A sera, solo, affamato e stanchissimo mi concedo una cena tipica estremena in uno dei molti ristoranti all’aperto che si affacciano sulla piazza centrale. Non vincolato dall’orario di rientro me ne sto a rimirare il paseo dei turisti e a smaltire nella frescura serale il calore accumulato oggi. Quando rientro, è bello sapere che ci sono delle cose che non cambiano mai con il passare del tempo: dal divano emerge la folta capigliatura dell’addetto alla reception che sta imperterrito davanti alla TV, godendosi lo spettacolo delle Olimpiadi e incurante di chi viene e chi va. Tutto il nostro rapporto si è limitato a un “ Esta es la llave, 15 euros”. Imperituro, come lo sono i monumenti della sua città. Sono l’unico ospite. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani, tranne a Casar, non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA D’ACQUA e cibo. Nulla fino all’embalse 66 Giorno 13 05-08 dom 12^ TAPPA Cáceres – Embalse de Alcantara Sino a Casar de Caceres si cammina su carretera, priva di marciapiedi, nessun riparo dal sole, rettilinei lunghissimi. Dopo Casar de Caceres si cammina piacevolmente sul filo di colline, in saliscendi continui. In prossimità dell’embalse il cammino si immette sulla carretera 630 Km Km Km località rifugio, indicazioni varie km 34 67 perco px da rsi alber locali g 313,5 12 12 327,5 14 330,4 4,9 334 2,6 335,5 22 0,6 CASAR DE CACERES *N\B Tutti I servizi *M, albergue per pellegrini, comunale, 18 posti, gratuito, cucina, un poco abbandonato, chiavi al comune o al ristorante Majuca tfno 927290002 – 927291118 – 9272918 (alternativa se tel errato) (ristorante Majuca) in Plaza de Espana, altro tel 0034.609164048 (occhio alla campana orologio!), NORMALE *Hostal Las Encinas, sulla N630, km 543, vicino al Poligono di El Casar, singola 26 euro, doppia 38 euro, tel 927291260 - si lascia Casar per calles Larga Alta e Larga Baja passando a sx dell’ermita de Santiago per seguire la pista fino al Chozo. Poi al capanno informativo si va a dx per 7 km sul piano, tra muri di pietra (assenza di frecce). Si attraversa un paesaggio molto brullo e quasi lunare. Dopo molto si passa a fianco della finca La Higuera. Poi molti miliari e vari cancelli. Si giuge quindi ad una casa rurale sul culmine del colle con vista dell’embalse. Casa con vista -dopo la casa il cammino scende svolgendosi parallelamente alla carretera lago sottostante ma DOPO CIRCA 1 KM, RECENTI LAVORI PER L’AVE HANNO MODIFICATO IL CAMMINO CON ALCUNI DESVII BEN SEGNALATI MA ASSURDI, COMUNQUE DA SEGUIRE PERCHE’ L’ORTOGRAFIA DEL TERRENO NON PERMETTE TAGLI. Successivamente si scende alla N-630 CHE SI IMBOCCA VERSO DX (non farsi ingannare dall’indicazione “GARROVILLAS DE ALCONETAR” perché si riferisce al pueblo e NON all’albergue). Si prosegue su carretera (o in alternativa su sentiero parallelo con continui saliscendi che intersecano la N630) e si attraversa il ponte sul rio Alimonte. Rio Almonte -si oltrepassa la stazione ferroviaria e si attraversa infine il ponte sul rio Tajo. Rio Tajo Si prosegue lasciando a sx l’ingresso del club nautico per giungere al bivio albergue Alcantara\Caneveral Bivio per Si devia a sx. Se si pernotta ad Alcantara l’albergue si trova a circa 600 mt dal l’embalse bivio Embalse de *T, Alba Plata, “Garrovillas de Alconetar”, 600 mt fuori Cammino, 26 ALCANTARA posti, 15 euro con colazione e lavaggio vestiti, possibile cena con piatti 68 pronti da scaldare al microonde (cari!), apre alle 12, Telef. prima per sapere se aperto 0034.659355436 - 680631543 e chiedere di Patrizia (abita nella casa sotto,sulla riva dell’embalse), altri tel 0034.927476034 - TRASCURATO. *La pensione Lindamar (sul bacino, poco prima dell’albergue) è stata definitivamente chiusa. - Dopo l’Embalse fino a Cañaveral è assolutamente consigliato seguire la Nazionale 630 (attenzione, molte curve e traffico veloce!) perchè causa lavori per l’AVE, il sentiero pietroso sulla dx della carretera è più volte interrotto e più avanti i segni portano nel nulla; questo sino a Cañaveral, poi non c'è problema (grazie Fly!). -Ripartenza per sentiero pietroso: dall’Albergue si ritorna sulla N630, la si attraversa e si imbocca il sentiero a dx che sale con qualche tornante sulla collina sovrastante. Bella vista sull’embalse. La strada continua a salire a lungo, con meno pendenza, in un paesaggio aspro, brullo, sassoso. Si comincia a vedere Canaveral ma la strada per arrivarci è molto tortuosa. Si incontra un bivio: se vogliamo proseguire senza passare da Canaveral seguiamo le indicazioni di frecce e monoliti e prendiamo a dx la calzada romana (OCCHIO perché NON si troverà nulla fino a GRIMALDO, …ammesso che l’unico bar sia aperto!). Altrimenti per andare a Canaveral dobbiamo prendere a sx scendendo rapidamente fino al fiume, attraversare il ponte di San Benito e risalire faticosamente alla strada bassa di Canaveral. 500 mt dopo c’è una fonte a cui dissetarsi. Occorre attraversare tutto il paese fino alla fine, perché l’albergue è situato in alto, vicino all’hostal. 69 Diario Mi sa che pago questi tre giorni di lunghe tappe. Stamani ho due pezzi di legno al posto delle gambe, ed anche oggi non si scherza in fatto di kilometri. Parto con il buio per evitare l’assolato tratto fino a Casar. Quando ci transito c’è ancora tutto chiuso. E’ domenica e le uniche persone in giro sono dei ragazzi che, armati di teli da bagno e borse da spiaggia si recano a prendere un bus che li condurrà al mare (chissà qual è la costa più vicina?) per una giornata di svago. Oltre Casar la strada diventa pista polverosa e ritorna solitaria. Salgo fino al Chozo (foto). Quando durante il lungo inverno preparavo il pellegrinaggio, la fotografia di quest’ ovile ristrutturato campeggiava come desktop sul computer al lavoro. Avevo assunto ad icona del Cammino questa immagine non tanto per il soggetto quanto per i colori che l’ignoto autore era riuscito a fissare, non so se all’alba o al tramonto, suscitando in me il desiderio di calarmi in quest’ambiente. Paesaggio brullo, la netta linea dell’orizzonte tra un cielo scuro venato di riflessi carmini e una terra di un caldo colore rosso ramato. Irresistibile. Dovevo andarci. Ora è giorno fatto e non c’è la magia creata dell’insolita luce ma la vista del corral, che si staglia all’orizzonte alla fine di una leggera salita, mi emoziona non poco. Di seguito la lunga canada viaggia sul crinale e la vista spazia in tutte le direzioni su terreni incolti punteggiati da massi erratici e vasti pascoli delimitati da muretti a secco. Mi fermo al riparo dell’unico, solitario, provvidenziale, alberello per mangiare qualcosa e far respirare i piedi. Le ampollas si sono moltiplicate e le pre-esistenti hanno assunto una preoccupante colorazione violacea. Quando rimetto le scarpe e mi riavvio sento il loro grido di protesta. Tutto intorno il silenzio, sol rotto a volte dal richiamo lanciato da qualche rapace che volteggia alto. Ogni tanto, perso nella vastità di un terreno, sta un toro, eretto, immobile. Sagoma buona per la pubblicità. Nella calda e secca giornata non un alito di vento o un riparo che crei un po’ d’ombra. E i miei piedi chiedono pietà. L’avanzare è scandito da miliari erosi dal tempo. L’ambiente è quasi alieno: prima il bestiame e poi le pecore e infine le capre hanno fatto tabula rasa di tutto quanto commestibile lasciando sul terreno i loro escrementi come segno del loro passaggio. E’ difficile immaginare queste colline ricoperte da un verde manto primaverile. All’interno di alcuni appezzamenti spuntano dal suolo monconi di tubi da venti centimetri che circoscrivono un’esile piantina che aspira a divenire un 70 albero: è il tentativo dell’uomo di ricostruire quanto perduto o distrutto. Lo spettro della desertificazione tanto vagheggiata dagli ambientalisti qui è realtà. Lungo la Via arbusti scheletrici e tronchi carbonizzati, segno inequivocabile d’incendi recenti, disegnano attuali inquietanti geometrie e delineano futuri preoccupanti scenari. Finalmente raggiungo la sospirata “casa vista lago” collocata sul culmine dell’ennesima collina. Ovviamente chiusa e disabitata. Niente acqua né informazioni e ciò che s’intravede del sottostante bacino fa pensare a numerosi bracci che s’insinuano tra le basse colline. Inizia da qui l’assurdo ma inevitabile percorso caratterizzato da una serie innumerevole di desvio provisional a causa dei lavori per l’AVE. Cammino (si fa per dire…sarebbe meglio dire saltello dato che soffro ogni volta che appoggio i piedi) a lungo tra due recinzioni arancio, su e giù per colline, all’interno del cantiere, fino a giungere sulla N 630 che condurrà al bacino. Fortunatamente essendo domenica, mi risparmio almeno i quintali di polvere sollevati dai mezzi meccanici. L’assoluta mancanza d’indicazioni in questo punto mi mette in crisi e risolvo solo grazie al sopraggiungere di una macchina in servizio di sorveglianza al cantiere e all’aiuto del vigilantes che m’indirizza sulla giusta Via. Proseguo sull’asfalto nella speranza (vana) di sentire meno dolore ai piedi. Il raggiungimento dei punti intermedi (rio Almonte, stazione ferroviaria, rio Tajo, club nautico) e del traguardo finale mai fu più agognato. L’unico TIR della giornata transita proprio mentre percorro il viadotto che scavalca il rio Tajo e lo spostamento d’aria rigonfia il telo che utilizzo come parasole facendolo volare via. Dal parapetto rimango a osservarlo mentre plana, 50 metri sotto, tra le acque del fiume. Ora ho un problema in più. Quando lascio l’asfalto per la deviazione all’albergue ho un solo desiderio: poter liberarmi al più presto dagli scarponcini che sono divenuti un moderno strumento di tortura. L’Albergue è chiuso ma chiamo il numero di telefono affisso alla porta. Patrizia, l’hospitalera, arriverà presto. Le scarpe finiscono in un angolo ed io mi riposo all’ombra della costruzione. Durante l’attesa l’inaspettato arrivo di Manolo, spagnolo di Carmona (Sevilla), guardia civil. Per lui è il primo giorno di cammino. Ha ripreso da Caceres il Cammino interrotto lì lo scorso anno a causa dei piedi devastati dall’impiego di calzature nuove. Conta, per quest’anno, di arrivare a Salamanca…poi si vedrà. Ed arriva anche l’hospitalera che ci registra, assegna il posto, fa il bucato in lavatrice (ne approfitto e lavo tutto il possibile) e più tardi ci fornirà dei piatti precotti come cena. L’albergue “Garrovillas de Alconetar” della catena Alba Plata si affaccia sul bacino da una posizione dominante che ne favorisce la visuale. L’architettura in stile avveniristico ed i materiali (cemento e vetro) stridono un poco con il contesto locale….ma è questione di gusti. E’ del 2008, funzionale, capiente, moderno ed è il più tecnologico fin qui incontrato. Peccato mostri già i primi segni di degrado: pareti macchiate, sanitari non manutentati, porte bloccate. Patrizia che l’ha in gestione mi conferma che è utilizzato solo da pellegrini. Che turismo può esserci all’Embalse? Perciò la struttura è sotto utilizzata e il mantenimento costa. Potrebbe essere impiegata per scolaresche, gruppi, ritiri, feste. Per ora è una classica “cattedrale nel deserto”. Come da noi. E per com’è mantenuta, purtroppo è destinata a degradarsi velocemente o peggio, chiudere. Certo è che se non ci fosse questa possibilità di accoglienza sarebbe un vero problema per i pellegrini della Plata. L’albergue, per l’hospitalera Patrizia, è una fonte di guadagno certa. Isolato com’è, lontano da qualsiasi servizio può permettersi di praticare prezzi da rifugio da alta montagna: sei euro una porzione di lasagne da riscaldare al microonde, tre una bottiglia di acqua, 71 due un caffè. Per il pellegrino un tributo “pesante” ma speriamo sia un investimento per il futuro. Manolo, che istituzionalmente rappresenta l’autorità, promette segnalazioni e proteste agli organi competenti. Sulla colazione che Patrizia mette a disposizione per l’indomani meglio stendere un pietoso velo. Poi se ne va e rimaniamo soli. Ora devo prendermi cura dei piedi: li metto in ammollo con acqua e sale, sopportando stoicamente il bruciore sulle parti “vive”, al fine di evitare l’insorgenza di infezioni. Poi tratto le ampollas con ago e filo, svuotandole completamente e disinfettando dove possibile. Tintura di iodio e Betadine completano l’opera. Fascio il tutto…e speriamo che domani facciano il loro dovere. Viste le condizioni dei miei piedi e l’affaticamento derivante dalla sua prima tappa tosta, con Manolo, concordiamo una tappa breve con l’intenzione di ritrovarci per l’indomani a Grimaldo. da Ermetismo » 05/08/2012 a www.pellegrinipersempre.it Non sono riuscito a resistere all'attrazione di questa postazione internet nell'albergue dell'Embalse di Alcantara solo per farvi sapere che sono ancora vivo. Si' perche' con le temperature che si raggiungono e' un attimo accorgersi che non lo si e' piu'. Il sole pomeridiano gioca brutti scherzi: la sudorazione va a mille, inizi a vedere zaini che ti precedono (quando sai perfettamente che non c'e' nessuno in giro), un capogiro, il bisogno disperato di un filo d'ombra (anche quella che puo' dare un segnale stradale). Parto presto al mattino ma sono una lumaca e quando la tappa e' oltre i 30-35 km, dopo le 13-14 e' inevitabile arrostire a fuoco lento. Bere molto? In vita mia non ho mai bevuto cosi' tanto. Tre litri appresso e quando arrivo non smetto fino a che riparto (notte compresa). Credo di bere anche 10-12 litri al giorno che espello da tutti i pori (anche stando fermo). Piu' di cosi' annego. E' il dodicesimo giorno di Cammino e fino ad ora ho incontrato un solo pellegrino a pie': Wolfang di Colonia a Monasterio ma a Merida ha lasciato. C'e' da aggiungere una rapida apparizione di uno spagnolo " corridore" da 50 e passa km al giorno. Per il resto solo soletto come quei pochi arbusti che riescono a sopravvivere in questo paesaggio quasi alieno. E chi c'e' stato in luglio-agosto sa di cosa parlo. E' incredibile che in primavera, mi dicono, sia tutto cosi' lussureggiante. Il vantaggio e' che non devo guadare rii, di contro la polvere mi entra ovunque. Se cercavo un Cammino solitario l'ho trovato, certo e' che mette a dura prova la volonta' di proseguire. La tentazione di fare un salto di 10 giorni ed accodarmi a Paolo e' forte. Ci sono anche dei vantaggi tra cui quello di non preoccuparsi per il posto letto e di trascorrere le serate con alcuni hospitaleri (tra tutti Valentin di Merida e Angel di Alcuscar che di storie da raccontare ne hanno a bizzeffe...ed io vado matto per i racconti). Nel tratto fino a qui percorso ci sono degli aggiornamenti sugli albrgue Alba Plata e alcune varianti di via che ora non posso dettagliare ma al ritorno vedro' di raccogliere e in anteprima far avere a Manu91 che mi seguira'. Ora smetto, non perche' qualcuno reclami la tastiera (il gatto non credo sappia scrivere), solo perche' internet deve essere una parentesi non invadente. 72 Alla prossima Ermanno Trascorriamo la serata all’aperto davanti all’albergue osservando la luce affievolirsi e le prime ombre calare sull’invaso. Il livello dell’acqua è molto basso segno inequivocabile di un’estate molto calda e di una primavera avara di piogge. Un gregge va all’abbeverata condotto da un moderno pastore in fuoristrada. Poi, quando tutto è avvolto dalle tenebre ed il silenzio regna sovrano, i fari dell’auto riguadagnano la strada che corre alta sull’invaso segno che le pecore vanno a dormire. E noi…pure. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani si trovano bar a Canaveral (ma si deve entrare in paese) e a Grimaldo (ma bisogna andarci apposta). FARE SCORTA D’ACQUA e cibo. ATTENZIONE: DA GRIMALDO A GALISTEO LA FINCA LARIOS\VALPARAISO è ANCORA CHIUSA (ad AGOSTO 2012) E SI DEVE DEVIARE (CI SONO FRECCE) PER RIOLOBOS e successivamente per Galisteo su asfalto 73 Giorno 14 06-08 lun 13^ TAPPA Embalse de Alcantara – Galisteo km 45 Riolobos ) ( con deviazione per Si riprende il Cammino all’altezza della deviazione a sx per l’albergue sull’Embalse, prendendo a dx su una strada sassosa in continua salita che risale la valle in un paesaggio aspro, sassoso, selvaggio. Non ci sono quasi più alberi ma solo arbusti. Ormai in vista del paese di Canaveral occorre scendere al fiume e risalire. Da Grimaldo a Galisteo si cammina fra pascoli e boschi di querce, in un ambiente solitario. 74 Km Km Km perco px da rsi alber locali g 347,5 12 12 356,5 9 9 località rifugio, indicazioni varie CANAVERAL *N\B *H, Hostal Malaga (gestisce anche l’albergue), singola 20 euro, 30 la doppia, cena 10 euro, tel 0034.927300067 *M, comunale per pellegrini, 7 posti, donativo, appartamento in pessime condizioni, sporco, alla fine del paese in calle Gabriel y Galan n°3 secondo piano, chiavi all’Hostal Malaga, tel 0034.927300006 (comune)-0034.927300067 (hostal Malaga) INCIVILE- ATTUALMENTE (AGOSTO 2012), CHIUSO ED IN RESTAURO. I proprietari dell’hostal Malaga dicono che non c’è più!! *H, Posada La Campana C/le Real,21 Piazza del Municipio tel 616569434 – 927300034 - si esce da Canaveral su N-630, si lascia a dx una rotonda (che porta alla stazione) e si prosegue fino al km 508. A sx c’è l’ermita di S. Cristobal (1,8 kn). Proseguiamo di fronte su pista, vicino ad una casa e una cava, lasciando la N630. Ha inizio la parte più dura, ma breve, della salita al Puerto de los Castanos. In cima c’è un viottolo asfaltato segnato con frecce:si può scendere anche da qui oppure transitare davanti all’Hotel Puerto de los Castanos. Si può proseguire fino alla strada per Holguera senza transitare da Grimaldo oppure, nel bosco, deviare a dx (1 km in più) per passare da Grimaldo. In questo caso si raggiunge la strada, si fa il sottopasso dell’autovia e si piega a sx. Poco dopo c’è il paese di Grimaldo GRIMALDO *M, FR 1 km, piccolo albergue per pellegrini, 15 posti, donativo, in condizioni *B pessime all’ingresso del paese vicino al bar Grimaldo (anche per le chiavi Adela Niente servizi dalle 7 alle 23 oppure ,se chiuso, Faustina al n° 8) dove si deve cenare perché non c’è altro. Tel 645125102 OPPURE nuovo numero 0034 927300075. Altri Tfno 927300460 - 0034.927300605. TRASCURATO -in uscita dal paese si prosegue sulla strada. Fare attenzione perché dopo 75 qualche centinaio di metri una piccola freccia manda su una strada a sx che si percorre sino a ritrovare a dx il cammino lasciato. Chi invece ha proseguito senza andare a Grimaldo, incrocia la strada per Holguera e prosegue a nord (si prende cancello sulla dx, ed a sx, tra la rete, si vede una piccola palude, attualmente completamente secca! (sono due ore da Grimaldo)) Si cammina su fondo pietroso e molto faticoso fra bellissimi pascoli e querce, attraversando numerosi cancelli, incontrando molte mucche al pascolo. Si attraversa infine il letto largo di un ruscello (Arroyo del Boqueró ) e si incontra una carretera che conduce a Riolobos. QUI FARE ATTENZIONE AL CAMMINO INTERDETTO. 369 11,5 Carrettera per -descrizione percorso antico: da Grimaldo si prosegue brevemente per la Riolobos carretera e poi si gira a sx su una strada bianca. Si incontra un embalse. Si prosegue fino a Galisteo, che si nota da lontano perché arroccata su una collina ed è protetta da una muraglia. Se si ha fretta di arrivare a Carcaboso si può evitare la salita a Galisteo. ATTENZIONE: DA GRIMALDO A GALISTEO LA FINCA LARIOS\VALPARAISO è CHIUSA E SI DEVE DEVIARE (CI SONO FRECCE) PER RIOLOBOS (segnato da los Amigos del Camino de Santiago de Sivilla, attualmente provvisorio, poi si vedrà se la vertenza con il proprietario verrà risolta (ANCORA IN CORSO AD AGOSTO 2012) 380,5 24 12,5 GALISTEO *N\B -tracciato alternativo: all’incrocio con la carretera si prende a sx verso Riolobos che si trova a 3,2 km. Raggiunto il paese (c’è un BAR nella piazza principale ed una CASA RURAL (costo 25 euro\notte) si prosegue sempre su carretera per altri 8,9 km fino a Galisteo. Questo percorso è più lungo di quello antico di ben 4,3 km ed è tutto su asfalto. *M, 13 posti, 10 euro con savana e colazione, No cucina, solo micronde, aria condizionata, nuovo 2011, calle Vina Egidio, dietro al bar Los Emigrantes. (chiamare Sandra quando si arriva, tel. 0034.665270182 o Juanan tel 0034.664250425, sono i gestori della piscina) oppure tel 76 0034.927452002 (Ayto). BUONO *H, bar “Los Emigrantes”, sulla carretera, camere a 23 euro,ottimo, possibile cena. Tel 927452074 - 627504692 *H, Hotel Medina Ghaliayah, tel 927452287- altro 927452406 *P, Albergue municipal Alba Plata de San Gil. FR 3 km. informazioni a Ayto. de San Gil, tel 927452306. CHIUSO LUNEDì E MARTEDì *P, albergue “El Trillo” (CHIUSO DEFINITIVAMENTE NEL 2012) -dopo il ponte medioevale trascurare indicazioni ambigue ma camminare su strada asfaltata, poco trafficata, passando sotto l’autovia e tenendo il fiume a dx, che porta prima a Aldehuela del Jerte e poi a Carcaboso 77 Diario L’ultimo kilometro. Ora so che 45 li posso fare. So anche che è da stupidi ridursi con i piedi piagati, i muscoli tirati e le ossa rotte. Ma non avevo alternative. Il programma odierno era semplice semplice: raggiungere il prossimo albergue di Grimaldo distante ventuno kilometri. Quando parto Manolo dorme ancora. Scelgo di arrivare a Canaveral lungo la deserta N630 evitando il sentiero che so essere pietroso, con numerosi saliscendi e, mi dicono, interrotto dai cantieri dell’AVE. Tutto sommato camminare su una superficie dura ma regolare è sopportabile e la fame mi stimola a fare presto (le fette di pane ammuffito, la marmellata che ha conosciuto molti clienti, e il caffè d’orzo solubile proprio non sono riuscito ad ingurgitarli, supplendo momentaneamente con la mia bustina di the). A Canaveral, rinfrancato da un’abbondante colazione a base di churros e cioccolata calda, sono quasi tentato di riprendere il cammino storico che porta a salire al Puerto de los Castanos, ma alla fine non rischio di complicarmi la vita e proseguo sulla nazionale. A tratti, prima e dopo il Puerto, il sentiero è visibile dalla strada. Seguendo le indicazioni del desvio arrivo a Grimaldo. Un bar (oggi chiuso), l’albergue (chiuso pure lui) e quattro (proprio quattro!) case. Ovviamente nessun altro servizio. Mi siedo a riposare ai tavolini esterni pensando a cosa fare e dopo una decina di minuti arriva Manolo che dice di avermi seguito per lunghi tratti, pure lui sconcertato dalla novità. Ci raggiunge anche un anziano del posto che non si lascia sfuggire la possibilità di fare quattro chiacchiere. Veniamo così a sapere che la senora del bar che gestisce l’albergue sta in vacaciones. Certo, per il numero di pellegrini che transitano sulla Plata in verano, questo è il periodo migliore per concedersi una vacanza!. Magari un avviso esposto all’Embalse o all’hostal Malaga avrebbe aiutato! Non c’è molto da discutere sul da farsi: anche se sono già le undici non rimane che proseguire per il successivo albergue di Galisteo. Altri ventiquattro kilometri perché, come ci conferma l’anziano, il proprietario della finca Valparaiso, ha negato il passaggio ai pellegrini e il percorso alternativo segnato dagli Amici del Cammino allunga di cinque kilometri la tratta. 78 Gentilmente ci permette di riempire le borracce d’acqua e come cibo vedremo di far bastare per l’intera giornata quello che è rimasto in fondo allo zaino. Il rassicurante “Vamos , que te miro” di Manolo da il là a questo imprevisto impegno fuori programma. Spero che San Paracetamolo e San Bufren facciano il loro miracolo, mentre Santa Betadine si occupi dei miei piedi. Andiamo, ognuno con il suo passo, lungo questa landa disabitata e desolata. A volte uno attende l’altro all’ombra degli sporadici alberi. Una sosta più lunga per consumare quello che abbiamo di scorta: un tubo di biscotti, due gallette, una banana, una manciata di frutta secca. Questo continuo tira e molla e la musica dell’MP3 con i classici di Morricone http://www.youtube.com/watch?v=pLXyVwaC5qU&list=AL94UKMTqg-9AYGNJc_UpyERlaiFgX1OwW&index=2&feature=plcp mi aiutano a distogliere un po’ l’attenzione dai dolori ai piedi. Giunti alla deviazione per Riolobos sappiamo che siamo a circa metà strada. Quando il paese appare, abbagliante di bianco, scopriamo anche che ha un bar. Sosta obbligata per cibo e acqua. Alla ripartenza è tutto asfalto e calore che sale alto. Manolo mi racconta di se, del suo lavoro, degli anni trascorsi nei paesi baschi alle prese con l’ETA o prima ancora, quando stava in Marina, nei territori del cosiddetto Sahara spagnolo. Ma ormai sono cotto e anelo solo ad arrivare al più presto. A due kilometri dal traguardo lo spagnolo allunga e mi lascia in surplace sulla salita al pueblo. Si ferma ad aspettarmi ma lo rassicuro: ”Vai avanti, … che poi arrivo”. Un’ora per chiudere l’ultimo kilometro. Il caldo, l’asfalto, la stanchezza, la sete, il dolore hanno consumato tutte le mie energie. E’ sempre l’ultimo il più difficile. E’ il momento delle scelte: Chiedo aiuto? Ce la posso fare? Faccio l’autostop? Poi quel maledetto senso del dovere prevale. Dopo mi inc…zo da morire quando penso che bastava alzare la mano. Fossi capace almeno una volta di dire: “Adesso basta!” All’inizio paese Il primo bar che incontro è mio. Un litro e mezzo d’acqua, una bibita, un gelato come premio. In albergue ritrovo Manolo; preoccupato si chiedeva dove fossi finito e per poco non organizzava squadre di ricerca con l’hospitalera e i cinque ciclisti presenti. Ora sono talmente stanco che non ho neppure la forza di pensare alla cena o di andare a gettare uno sguardo al paese dalle invitanti mura. Devo solo curarmi i piedi e appoggiarli su qualcosa di morbido Più tardi arriva qualche altro ciclista….ma non c’è dialogo…vanno ad una velocità diversa. Ecco, questo è tutto per oggi…. quasi mi duole il polso nello scrivere. 79 Giorno 15 07-08 mer 14^ TAPPA Galisteo –Carcaboso km 11 Tappa corta a causa dei problemi ai piedi. Fino a Carcaboso si cammina su strada asfaltata con poco traffico e senza dislivelli significativi. Km Km Km perco px da rsi alber locali g 386,5 6 391,5 11 5 località rifugio, indicazioni varie Aldehuela del -e poi a Carcaboso Jerte CARCABOSO *T, albergue turistico Los Miliarios, 24 posti, 12 euro con colazione, *N\B cucina, Internet gratis, nuovo 2011, tfno Maria del Mar, parla italiano, 0034.676477341 – 0034.927402406 – 0034.927402002 (municipio) sede del centro de Interpretation della Plata. OTTIMO *P, “albergue turistico de peregrinos “Senora Elena” presso bar “Ruta de la Plata\Pacense”, 11 posti, 11 euro con colazione. NO cucina, microonde, Nuovo 2011, Incaricato: Francisco, Tel 0034.927402075 – 0034.659774580, carretera de Plasencia, in ingresso paese. *P, bar\ristorante “Ciudad Caparra”, 19 euro, tel 0034.927402444 – 927402032- ULTIMO PUNTO PER CIBO ED ACQUA -usciti dall’albergue si torna (freccia in Plaza de Espagna) indietro a dx per qualche decina di metri e poi si imbocca calle Pozo e poi una stradina a sx. All’inizio si cammina tra campi coltivati, poi riprendono il sopravvento i pascoli e le querce. 80 Diario Non sono stato capace di dire “Basta!” ma ci ha pensato il mio fisico ad impormi lo STOP. Sceso dal letto e messo i piedi a terra ho capito subito che non era come le altre mattine quando, una volta calzate le scarpe e mossi i primi passi, il dolore si attenuava fino a sparire e poi potevo camminare come al solito fino alla meta prevista. Stamane NO! Non riuscivo dal dolore intenso e prolungato ad appoggiarmi sulle piante dei piedi. Nei Cammini precedenti avevo avuto sì qualche vescica, qualche acciacco, ma mai niente di così devastante come ora. Stesse tecniche, stessi materiali, di diverso solo il fattore caldo. Manolo mi sta aspettando. Così, calzati i sandali ed imbottito con della gommapiuma le parti più dolorose, sorreggendomi sui bastoncini, e facendo innumerevoli soste, ho percorso a passo di lumaca gli 11 kilometri fino a Carcaboso dove, al Centro de Salud, mi hanno medicato e consigliato il “fermo un giro”. All’inizio ci avevo provato. Mi dispiaceva perdere la compagnia dello spagnolo, ma non c’era nient’altro da fare. Ci siamo salutati sul ponte romano appena fuori Galisteo. Sarà difficile rivedersi…ma chissà, sul Cammino tutto è possibile. Ho impiegato tutta la mattinata per coprire il tratto fino a Carcaboso. Al Centro de Salud, una generosa ragazza in sala d’attesa si prodiga per informarsi e indicarmi a quale ambulatorio devo accedere. L’infermiera chiama il medico che, dopo aver visionato il tutto, le da disposizioni. Per una buona mezz’ora i miei piedi sono stati nelle sue mani. Trattamento completo, compreso applicazione di antibiotico e disposizioni per i giorni seguenti: riposo, cambio frequente della medicazione, antibiotico, visita al successivo Centro de Salud. Ora ho due bei gambaletti garzati. Non che sia cambiato molto l’aspetto estetico: prima erano bianchi per la mancata abbronzatura. All’atto di congedarmi mi riforniscono di quanto necessario per le successive medicazioni. Veramente gentili e disponibili. E non mi hanno neppure chiesto la tessera sanitaria. Sulla strada verso l’albergue approfitto di un supermercato per acquistare il necessario: il programma odierno è starsene tutto il giorno in posizione orizzontale. Ora sto all’albergue municipale El Miliarios, veramente molto bello, grande, pulito e con tutto ciò che un pellegrino può desiderare (a parte la compagnia). Maria del Mar, hospitalera molto disponibile, simpatica e graziosa, parla correttamente italiano per cui non devo neppure sforzarmi con il mio stentato spagnolo. Mi da informazioni per le tappe successive e mi assegna per oggi, l’incarico di “hospitalero supplente” nel caso si facesse vivo qualche altro pellegrino. 81 Il pomeriggio trascorre leggendo: per fortuna mi ero portato appresso un libro che per 400 km avevo inutilmente scorrazzato. Oggi è determinante per vincere la noia. Esco una sola volta per ritirare la biancheria stesa un’ora prima. Il termometro segna 43 gradi. Sulla ringhiera, a mò di tegamino, potrei friggerci due uova. Quali sono le calzature che possono impedire ai piedi di ridursi allo stesso modo? Ho fatto spesa, ho cucinato, ho riposato; insomma una giornata di recupero che fa pari con quella doppia fatica di ieri nella speranza che tutto si risolva. C’è chi dice che sono noiosi, tristi e disfattisti i diari che non fanno altro che parlare di ampollas, tendiniti e dolori vari. Ma il Cammino è anche questo e non si può prescindere, se capita, dalle cose negative. Certo, ci sono anche gli eventi positivi, come la signora del supermercato che, senza chiedergli nulla, mi regala dei sacchetti di plastica per avvolgermi i piedi durante la doccia così da non bagnare le fasciature. Chissà, forse ha avuto un figlio con un arto ingessato, oppure è avvezza che i pellegrini (quelli messi male) gli e li chiedano, oppure è solo attenzione, disponibilità, spirito materno (e sì che ho la barba bianca!). A sera arrivano tre ciclisti spagnoli. Avevo voglia di fare due chiacchiere…ma per loro sono invisibile! Ste benedetti ciclisti… Vado a dormire; rimando a domani mattina ogni decisione sul da farsi. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA D’ACQUA e cibo. 82 Giorno 16 08-08 mer Km Km Km perc px da orsi albe local rg i 15^ TAPPA località Percorso estremamente solitario. Da Carcaboso alla strada asfaltata sono circa 4 ore di Cammino senza incontrare nessuno (tranne molti tori al di là dei muretti a secco (ed anche al di qua!) e nessuna abitazione. Carcaboso - Oliva de Plasencia km 21,6 rifugio, indicazioni varie - Da Carcaboso, la stradina, dopo circa un’ora di cammino, conduce ad un trivio con pannello informativo”Ponte de Grunea” ma ci sono anche molti segnali contradditori: le frecce mandano a dx, il cubo indica diritto ma SI DEVE prendere a sx salendo fino ad un primo cancello. Qui c’è una freccia gialla dipinta sul cancello ed un cubo che indica LA GIUSTA DIREZIONE. Il cammino prosegue su crinale per molto tempo con animali al pascolo sia a sx che a dx ma senza nessuna azienda agricola o persone a cui chiedere. Successivamente si attraversano numerosi cancelli. Su questo tratto non ci sono molte frecce e quelle esistenti sono molto vecchie per cui poco visibili (fare 83 attenzione quando si transita in terreno aperto: le frecce sono poche e le diramazioni molte: seguire sempre il tracciato più evidente). Prima di arrivare in falsopiano si affronta qualche piccolo strappo. Si incrocia infine una strada asfaltata. 406, 5 15 (strada asfaltata) A Venta Quemada si devia a dx, seguendo la strada asfaltata fino ad Oliva de Venta Quemada Plasencia(se è il fine tappa sono 6,6 km fuori percorso) (nessun servizio) -Se si va oltre, verso l’Arco, si attraversa la strada asfaltata e si prende la Cañada Real de la Plata e dopo 2 h di marcia tra muretti si giunge all’Arco che appare all’improvviso. Scavi visitabili liberamente. 413 21, 6,6 OLIVA DE *T, Alba Plata, calle Real, 2, 15 posti, 15 euro con colazione, possibile ,1 6 PLASENCIA cena 9 euro, No orario, chiedere per panini x il giorno dopo, tfno 927454775 – Si può chiamare Monica/Carlos 0034.647401877 ed accordarsi per farsi venire a prendere a Venta Quemada o Caparra ed essere riportati lì il giorno successivo (costo a\r, 5 euro a persona). OTTIMO 84 Diario “A da passà la buriana”. Così si può sintetizzare la mia filosofia odierna. Con molta calma (anche perché non potevo fare diversamente), in otto ore, ho percorso i 21 km da Carcaboso a Oliva de Plasencia. Lentamente, veramente passo dopo passo, cercando il lato migliore del sentiero, pulito, morbido. Sulle note di Vangelis http://www.youtube.com/watch?v=BxjX_jn_0gA pareva che pure io andassi al rallenty. Potrei fare l’elegia dell’andare più piano del piano, ma quando non te la godi perché senti dolore ogni volta che calpesti un sassolino non è proprio il caso. E allora spazio alle cose positive di oggi: Appena fuori Carcaboso a un trivio non so dove proseguire perché due delle direzioni sono segnate con un segnale jacobeo diverso e in giro non c’è nessuno a cui chiedere. Rimango interdetto (il nord è a sx, verso la diramazione non segnata) ed anche le indicazioni in mio possesso non sono molto chiare in proposito. Mentre valuto, arrivano i tre ciclisti che hanno dormito a Carcaboso e consultando la loro mappa sentenziano che si deve andare diritto. Rinfrancato, li seguo per un centinaio di metri ma da come si sviluppa il percorso non sono molto convinto della loro scelta e ritorno sui miei passi. Al trivio ci rimugino un po’ su e poi riprendo la stessa direzione. Un fischio richiama la mia attenzione. Un contadino motorizzato mi raggiunge e m’indirizza sulla giusta via (quella non segnalizzata). Mi dice che nessuno ha ancora provveduto a cancellare le frecce gialle che mandavano a dx su un vecchio desvio mentre coloro che hanno posto i cubi con l’effige dell’Arco di Caparra hanno segnalizzato il percorso per i ciclisti. Nessuno ha messo una freccia gialla a sx per i camminanti. Grazie angelo! - Quando il Fly diceva “attento ai tori” pensavo alla solita esagerazione e non avrei mai pensato di passare addirittura attraverso una mandria di quelli veri, ganado bravos, neri, con le corna appuntite, proprio come quelli della corrida. Ecco, in quei cinque minuti non ho sentito neppure più il dolore ai piedi. Però sono belli, fieri…e sbuffano. Ostentando indifferenza ci sono passato accanto fiducioso che le nozioni apprese su “Conoscere” fossero vere: ”I tori ci vedono poco ed hanno un campo visivo molto limitato. Per richiamarne l’attenzione, il toreador nella corrida, deve avvicinarsi e sventolare a breve distanza la muleta rossa”. A scanso di equivoci oggi mi sono messo tutto in nero! Indenne! - Al bivio di Venta Quemada telefono a Monica per usufruire del servizio di “prelevamento pellegrini” ma mi dice che è a Plasencia e farà ritorno solo fra un paio d’ore. Ci si vede 85 all’albergue è il suo laconico commiato. Riposo e mangio qualcosa seduto su un masso a bordo strada pensando ai kilometri che mi attendono su asfalto e sotto il sole. Giusto il tempo di un panino e si ferma un’auto: “Necesita ajuda?”. Come no! Manuel e suo figlio sono di Madrid e trascorrono le vacanze nella casa materna della moglie. Non sono il primo pellegrino che scorazzano fino a Oliva. Grazie angeli. - A Oliva de Plasencia, seduto su una panchina nella piazzetta antistante all’albergue attendo l’arrivo dell’hospitalera Monica. Mi raggiunge un anziano signore che s’informa da dove provengo, mi chiede se ho bisogno di qualcosa, rientra in casa e se ne riesce con una lattina di birra ghiacciata. Peccato sia astemio. Grazie ugualmente buon samaritano! - L’albergue è in una vecchia casa ristrutturata, dalle spesse pareti, con travi a vista, molto fresca, che fa già presagire che sono quasi alla fine dell’Estremadura. Infatti dal Puerto de Bejar sarà Castilla e Leon, con un po’ di montagne e altopiani, che equivale a dire temperature più umane. Speriamo! - I miei piedi hanno apprezzato molto questi due giorni di tregua e di cure e non piangono più (nel senso che non si è riformato liquido nelle vesciche). Ora l’aspetto richiama più una crosta di formaggio fuso che le due uova al tegamino precedenti (orribile similitudine!!). Monica, poiché sono solo, per preservare gli altri locali, mi assegna la camera a pianterreno: letto matrimoniale e bagno annesso. Che si può desiderare di più? Verso sera esco per fare spesa e cenare. L’unico negozio di alimentari è chiuso; in estate apre solo il mattino. Mi fermo a parlare con una famiglia che al volgere della giornata, seduta fuori di casa, cerca un po’ di refrigerio. Mi dicono che già si sente il fresco, infatti oggi ci sono stati “solo” 39 gradi. In queste strette viuzze del paese ogni abitazione ha accanto all’uscio una panchina dove le persone la sera si siedono per fare quattro chiacchiere. Allora la via diventa il salotto del pueblo e il vociare e i giochi dei bambini proseguono fino a notte fonda. Mi fanno notare che sia le panchine che le architravi delle porte sono blocchi di marmo provenienti da insediamenti romani sparsi nella campagna. Si raccontano storie seduti sulla storia. Siamo o non siamo vicino all’antica città di Caparra? Non mancano di darmi consigli sul percorso di domani: uno schizzo mi aiuterà a tagliare la campagna verso l’Arco. Per la cena dovrò arrangiarmi presso l’unico bar aperto alla fine del paese. Che aveva a disposizione un unico piatto. Non so cos’era quella cosa che ho mangiato. So solo che era molto piccante e due litri d’acqua non sono bastati a mitigare la sete che mi ha messo addosso. In compenso mi hanno preparato un paio di panini con Jamon per l’indomani. Altri due litri d’acqua per la notte e sono a posto. Le previsioni del tempo danno per domani 43°C. Alla faccia del fresco. Forse c’è un ospite in albergue: calze e maglietta stese ad asciugare lo fanno supporre ma al piano superiore la luce è spenta e tutto è silenzioso. Mi sa che dorme già. Rispettiamo il riposo. Vedremo domani. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA D’ACQUA e cibo. Niente bar, negozi o fontane fino a Aldanueva 86 Giorno 17 09-08 gio 16^ TAPPA Oliva de Plasencia - Banos de Montemayor km 36 Tutta pianura fino a 8 km prima di Aldeanueva quando la strada va in salita e prosegue su strada asfaltata (N 630); poi sempre in salita fino a Banos de Montemayor. Km Km Km perco px da rsi alber locali g località rifugio, indicazioni varie Da Oliva de Nel 2012 è stato segnato il tratto dal Hostal Turistico di Oliva de 87 Plasencia..a... 421,1 6-8 2^ opzione 426,6 Plasencia fino all’Arco di Caparra. Chiedere a Monica una piantina del percorso. In ogni caso: dall’Albergue si ritorna sulla strada percorsa ieri in arrivo e si procede in senso contrario fino all’altezza di una pista a dx con le indicazioni per Finca de Los Baldios. Dopo circa 30 mt, si prende a sx, all’altezza della Finca de los Baldios, una pista con indicazione Caparra. Si procede diritti per circa 6 km fino ad un bivio. Si prende a dx e ci si ritrova sul Cammino che proviene da Venta Quemada. Si gira a dx e poco dopo si intravede e si giunge all’Arco di Caparra. Arco di Caparra Pausa al Centro d’Interpretazione (Museo),IL SITO ARCHEOLOGICO E’ CHIUSO IN ESTATE DALLE 14 ALLE 17 ED IN INVERNO DALLE 14 ALLE 16. Ci sono distributori di bevande e caffè (ATTENZIONE:FUNZIONANO SOLO CON MONETA), toilettes a 200 m salendo a dx partendo dall'Arco – NESSUN ALBERGUE O HOSTAL. I 6 km indicati sono la distanza dell’Arco da Venta Quemada. Se si proviene da Oliva de Plasencia i km per arrivare all’Arco sono circa 8 -lasciato l’Arco, per un’ora e mezza si cammina per sentieri e stradine fra pascoli, poi si finisce su una strada asfaltata (di servizio Ambroz) assolutamente senza traffico. Si procede sempre diritto( con assenza di frecce) su questra carretera o sul sentiero alla dx che corre parallelo. Più a dx, sempre parallela, sta la N 630. Dopo circa 7 km dall’Arco si trova la deviazione per l’Hostal Asturias. Deviazione per Delle frecce dipinte per terra mandano a dx per l’hostal Asturias ( a l’Hostal Asturias circa 2 km FR) su una ctra (con un pannello “senso vietato salvo vecinos” ed a 50m un cartello “limite velocità 40 Km/h”). Si raggiunge l’Hostal Asturias dopo 20 minuti, sulla N630 al km 488 ( 15\18 euro camera con bagno, doppia 31 euro, tel 0034.927477057, con possibile menù del dia). Avvisare prima. Ritorno sul Se si è alloggiati all’hostal Asturias, il mattino successivo si ripercorrono a Cammino ritroso i 2 km per riguadagnare il Cammino. -La strada di servizio Ambroz confluisce su un’altra strada che si 88 imbocca a dx, poi si prende subito a sx, lungo una strada secondaria che passa sotto i viadotti dell’autostrada ed il Cammino viene spostato sulla dx della N 630. Per un po’ il Cammino va parallelo alla N 630 fino all’ indicazione per un bar a 200 m sulla carretera. Sosta quasi obbligata. Qui consigliano di proseguire su carretera perché il nuovo Cammino, recentemente segnato, conduce ad un Alto per poi ridiscendere con molti giro in giro, per un totale di 11 km fino ad Aldeanueva. Proseguendo sulla N 630, superata una rotonda, i km fino ad Aldeanueva sono solo 5. In corrispondenza al cartello d’ingresso nel paese, a dx si vede un monolito giallo: lì sbuca il cammino abbandonato prima del bar. In sintesi, chi vuole passare per il bar e ritornare comunque al sentiero sappia che sbuca esattamente in questo punto; la salita per carretera è tenue e quasi non si sente. Il Cammino entra direttamente ad Aldeanueva e passa davanti all’albergue (agosto 2012: altri pellegrini hanno detto molto trascurato, senza raccolta del donativo, non ci sono cassette e nessuno viene a chiedere) e senza possibilità di avere il timbro (bisogna chiederlo all’ayuntamiento, il mattino dopo). Si può allora andare a cenare ad esempio a Casa Sebas (menu abbondante a 9 euro) e farsi fare anche il timbro. 431,6 436,6 10 26 5 bar ALDANUEVA DEL *M, 10 posti, NO cucina,donativo, chiavi al municipio o bar Union,sulla calle CAMINO principale di Las Olivas. Incaricata: Balbina che vive a fianco, In pessime *B\N condizioni. Tel 0034.927484048 (municipio). TRASCURATO * Presso il bar Sebas (in centro al paese, sulla N630 a sx, esiste un servizio di recupero pellegrini diretti a Banos de Montemayor e che necessitano di un trasporto. Viene effettuato giornalmente alle ore 16,15 (escluso la domenica), su richiesta chiamando il numero 679228208 *H diversi Hospedaje -si attraversa tutto il paese e si prosegue su strada asfaltata, la carretera nacional 630, qui poco trafficata per la concorrenza della nuova autostrada. In 89 446,6 10 10 perenne ma soave salita si arriva a Banos BANOS DE *T, albergue Alba Plata, 12 posti, 10 euro, cucina, apre ore 16,30 MONTEMAJOR (dalle 12 alle 14 si possono lasciare gli zaini), nuovo 2011 nella parte *N\B alta del pueblo, vicino all'OT, responsabile Jose Vicente Blanco, tel Tutti i servizi 0034.923020328 – 679228208 – tfno 927488048, Prenotare con anticipo, città turistica\termale, calle Castanar 40. OTTIMO. DICONO:IN PRIMAVERA SEMPRE PIENO! *H, Pension “Don Diego”, 8 posti, 20 euro la doppia, Avenida de las termas, 69, tel 923428125 *H, hotel Martin, 33 euro *P, Miss Alicia dispone di camere. Vicino all'Ayuntamiento - si esce dal paese dalla zona alta, salendo in rettilineo, una molto ripida calzada che porta a riprendere la carretera N 630 (1,2 km) che si percorre per un poco ed a raggiungere la sommità del colle dove termina l’Extremadura ed ha inizio la Castilla. 90 Diario Gli indumenti stesi erano di Bernardo, spagnolo, pellegrino a piedi, giunto ieri sera mentre ero a cena e che già era a letto al mio rientro. Quando mi alzo è nella sala comune e si sta medicando i piedi. Mi racconta che è partito da casa venerdì 27 e i primi due giorni , entusiasta e risoluto, ha fatto tappe da 42 e 45 km con il risultato di massacrarsi i piedi. Se le mie piante sembrano due uova al tegamino, le sue, sempre per rimanere in tema culinario, richiamano le melanzane alla parmigiana. E quando si mette eretto e con cauti passettini si reca in cucina per preparare la colazione capisco quanto dolore possa provare. Ieri sera con Monica si è accordato, interpretando anche la mia non manifestata volontà, per il trasporto in auto fino a Caparra. Ormai è fatta e considerando lo stato anche dei miei di piedi, acconsento e ne approfitto. Monica ha spirito imprenditoriale: ogni mattina deve recarsi nei pressi dell’Arco per accudire ai propri cavalli per cui il trasporto a pagamento dei pellegrini è un introito in più. In coche fuoristrada i sette km di distanza si percorrono in pochi minuti e quando albeggia siamo sotto l’Arco. Suggestivo. Nel silenzio del primo mattino immagino lo scalpiccio dei calzari romani sulla Via XXXII e il risuonare delle clarine al passaggio delle centurie. Dopo le foto di rito ci incamminiamo sul sentiero che da lì diparte e conduce alla carretera di servizio dell’Ambroz. La storia alle spalle, il futuro d’innanzi. In realtà, più che Pelizza da Volpedo ricordiamo il Bruegel della Corte dei miracoli. Parliamo un po’. Bernardo è un tassista di Sevilla, separato, con due figlie grandi. Siamo quasi coetanei ed è al suo primo Cammino. Ha sentito il bisogno di evadere dallo stress cittadino e di disintossicarsi dallo strumento del suo lavoro. Dopo aver scorrazzato pellegrini da una parte all’altra della città, ora è il suo turno di andare a spasso por campos. Capisco al volo che non è l’unica motivazione ma il rispetto dell’altrui sensibilità impone di non approfondire l’argomento. Se mai cammineremo insieme nei prossimi giorni, se ci sarà occasione e se lo riterrà opportuno, avremo modo di parlarne. Non è molto ciarliero, non capisco se per riservatezza o perché concentra tutta l’attenzione su dove posare i piedi, in ogni caso decido che non è il caso di insistere e ci diamo appuntamento più avanti, lungo la strada, ad Aldanueva. 91 L’Ambroz è un rio che fornisce l’acqua per l’irrigazione di questa valle rendendola molto più fertile della terra fino a qui incontrata. L’ennesimo cancello da accesso alla strada asfaltata che mi condurrà fino quasi fino ad Aldanueva. Lungo questa strada privata uno spiacevole incontro: sull’asfalto giace una volpe morta che ha fatto le spese dell’alta velocità con cui le rarissime auto la percorrono. I tratti di rettilineo invogliano a pigiare il pedale nonostante il divieto sia a non superare i 40 km orari. Meglio procedere sulla più sicura traccia di sentiero che a dx corre parallela al nastro d’asfalto. Più tardi raggiungo un’altra strada asfaltata che conduce alla N 630. Finalmente ho la possibilità di una sosta più lunga presso il bar situato nei pressi dello svincolo. Dalle informazioni che raccolgo, preferisco il proseguimento sulla N 630 anche per arrivare in tempo prima che il Centro de Salud chiuda. Qui sono molto gentili e, come a Carcaboso, mi visitano, medicano e mi riforniscono di antibiotico e garze per i giorni successivi. Mi fermo nel centrale bar Sebas per acquistare dell’acqua e faccio un incontro molto particolare. Una senora, attratta dalle abbondanti fasciature ai piedi, mi chiede se sono ampollas e mi suggerisce un rimedio infallibile: “ Devi andare in farmacia e chiedere “Compressa”. Credendo si tratti di un farmaco in pastiglie ne chiedo il nome ma Lei si stupisce: “Basta dire “Compressa”!. Ovviamente non capisco ma, ringraziandola, accondiscendo per cortesia. Tra me e me penso di avere già tutto il necessario per curarmi per cui decido di soprassedere e di fare uno spuntino e una lunga sosta negli ombrosi giardini pubblici prima di affrontare i dieci km in salita e sotto il sole fino a Banos. Dopo mezz’ora passa Bernardo che prosegue, paonazzo e claudicante, senza fermarsi. Dice che l’albergue del pueblo è sucio per cui va avanti. Ci si vede a Banos. Mangio qualcosa e mi stendo sulla panchina. Sono assopito da poco quando sono scosso dalla signora incontrata prima nel bar che mi porge una borsina di plastica. Contiene una bottiglia di acqua minerale freschissima e una confezione di compressa. Solo ora comprendo che si tratta di assorbenti igienici…e non di pastiglie. L’uso improprio da parte dei camminatori consiste nell’inserirli nella calzatura tra pianta dolorante e suola a mo di morbido sottopiede per attutire l’impatto col suolo. Probabilmente la senora mi aveva tenuto d’occhio per verificare se mi attenevo ai suoi consigli e, visto che li avevo disattesi, ha pensato bene di provvedere Lei stessa. Dato che non accetta denaro, come ringraziare tanta premura se non con un bacio! Grazie Nina. Conoscevo questo “trucchetto” ma l’avevo completamente dimenticato. In effetti, alla ripartenza, sembra di camminare sul velluto anche se poi i 10 km e i 40°C sull’asfalto rovente sono in ogni caso durissimi. A Banos de Montemajor l’albergue è collocato nella parte alta del paese e appartiene alla catena Alba Plata ed è anche sede del Centro di Interpretazione della Via. Ottimo, moderno, funzionale. La cucina non è però agibile per cui usciamo a cena in compagnia di un terzo pellegrino spagnolo che da qui inizia il suo cammino. La cittadina è turistica\termale e ci sono vari hostal, hotel e ristoranti. Prima di coricarci divido con Bernardo le Compressa ricevute in regalo: mi sa che Lui ne ha più bisogno di me! I miei piedi vanno molto meglio: non si sono riformate altre ampollas. 92 Giorno 18 10-08 ven 17^ TAPPA Banos de Montemayor – Fuenterroble de Salvatierra Si sale fino alla sommità del colle. Poi il paesaggio cambia radicalmente e ci ritroviamo in un ambiente “prealpino”: boschi di castagno, prati, erba verde fitta, torrenti pieni d’acqua, aria frizzante. Sempre in leggera salita. Km Km Km perco px da rsi albe locali rg località rifugio, indicazioni varie km 33 93 447,6 450,8 1,5 3,2 454,2 459,7 9,3 1,7 colle - si imbocca una bellissima strada bianca che si inoltra nel bosco: castagni, prati fioriti, ruscelli con molta acqua. Si passa in prossimità di Puerto de Bejar (dove la strada spiana). Per andare in paese si deve fare una deviazione.. Puerto de Bejar - *M, 12 posti, di fronte a Meson Adriano, tel 0034.923414288 Penacaballera *P, albergue privato Caliga, 38 posti, 15 euro con sabanas, incaricato: Manolo e Carlos, a Penacaballera ad 1 km FR, in località Colona S. Miguel, tel 0034.649758506 – 629123405 – altro tel. 923414212 - BUONO 3,8 Ponte Malena 5,5 CALZADA DE BEJAR *B - dopo la gasolinera, si va a sx, si passa sotto autostrada, si scende ripidi fino al -passato il ponte romano che attraversa il rio Cuerpo de Hombre, la strada sale, ma non ripidamente, sempre in un ambiente piacevole. Si incontrano alcune case di campagna, mucche e tori al pascolo. Sempre salita fino a Calzada *P, albergue privato “Alba e Soraya”, 28 posti, 10 euro (15 euro singola), No orario, cucina esterna, possibile cena 9 euro e colazione 3 euro avvisando per tempo, mezza pensione 18 euro, nuovo, bello, Manuela vive a lato della chiesa, gestori simpatici, prima casa del paese. Tel 0034.646410643- altro tel. 0034.923416505 – OTTIMO *P, “albergue de peregrinos Barro Colorao”, 6 posti, 15 euro con colazione e sabanas, cucina,orario 8,30-23, si trova su Antigua Carretera CV-186 ( ora DSA-280 ) Valdelacasa a Béjar por Navalmoral, Km. 14,00. A 3,5 Km del centro de Béjar. Contatto: Enrique tel 0034.923411720 – 626547279 - Per Béjar non passa direttamente la Vía de la Plata per cui si deve deviare dopo Calzada de Béjar per la carretera SA-220. In totale sono circa 3,5 km extra. Se si chiama il proprietario viene a prelevarvi all’incrocio con la SA-220 e vi riporta lì il giorno seguente. Costo del trasporto: 3 euro a persona. NON VALUTATO -In uscita da Calzada si prende a sx il cammino sotto i tralicci dell'alta tensione e dopo 2h30 di marcia si arriva a Valverde, paese quasi disabitato con curiosa statua di Santiago dopo il bar. 94 468,7 472,2 9 3,5 476,2 484,2 9 3,5 4 8 4 VALVERDE DE LA *P, nuovo albergue Nenufar, umido, 12 posti, 6 euro, No cucina, microonde, CASA No orario, chiedere sig. Sigi, tel 0034.680119824 – tfno 648401608 - altro tel. *B 0034.649578821–NON VALUTATO -si percorre una strada asfaltata che, salendo leggermente, porta a Valdelacasa Valdelacasa *B - si prosegue su strada bianca, polverosa e sassosa, in mezzo a bei boschi e pascoli, fino ad arrivare sul colmo della collina Colle(1000 mt di -da cui si scende leggermente e, attraversando seminativi si giunge a H) Fuenterroble. FUENTERROBLE *AC, casa parrocchiale di Don Blas, (dall'altra parte del pueblo) 70 DE posti, donativo, offre cena comunitaria e colazione oppure, se in molti, SALVATIERRA andare al bar con menù, No orario, hospitaleri, accogliente da non *N\B mancare. tfno 0034.923151083 OTTIMO *visitare chiesa di S. Marta e sculture in legno -all’uscita dal paese sulla DSA-230, dopo un 1,3 km di asfalto, girare a dx per immettersi sulla Canada Real, una larga pista che corre perfettamente rettilinea a tagliare un vasto altipiano. Sullo sfondo si vede il Pico della Deuna verso il quale ci stiamo dirigendo. La strada rettilinea si interrompe bruscamente con una doppia curva con segnalazioni per cammino alternativo 95 Diario Facciamo colazione tutti insieme condividendo ognuno quello che ha. Fuori è ancora buio per cui iniziamo insieme la tappa sfruttando la mia torcia e inerpicandoci, dopo le ultime case del pueblo, su un’impegnativa mulattiera lastricata che sale verso il passo. Bernardo con i piedi martoriati e lo spagnolo notevolmente sovrappeso, salgono con un ritmo lentissimo (anche per me che non amo le salite) e ben presto, per non spezzarmi le gambe, procedo senza fermarmi ogni tre passi distanziandoli progressivamente. Il sentiero a volte interseca la strada asfaltata per poi rituffarsi nella selva. Il paesaggio è totalmente diverso da quello attraversato ieri: stamane l’ambiente è umido, verdeggiante, quasi montano. L’ascensione al Puerto de Bejar chiude con l’Estremadura e si affaccia sulla Castilla e Leon. Giunto al passo, cui si accede per strada asfaltata, proseguo per una pianeggiante e bianca pista che s’inoltra nuovamente nel bosco e poi scende rapidamente verso il sottostante rio. Faccio sosta al Ponte Malena per arieggiare un poco i piedi giacché ieri l’espediente ha funzionato alla grande. Qui sono raggiunto da un piccolo gruppo di ciclisti. E’ un padre con i suoi quattro figli e il loro cane che stanno facendo una piccola esperienza di Cammino fino a Fuenterroble e domani ritorno al Puerto. Il padre, pellegrino a Santiago lo scorso anno, cerca con questa due giorni, di far respirare loro un poco di “aria” di Cammino. Il luogo scelto come destinazione è senza dubbio molto indicato. Fuenterroble de Savatierra è considerato uno dei luoghi simbolo della Via de la Plata, dove l’accoglienza e lo spirito pellegrino stanno di casa. Per tutto il giorno ci incontreremo diverse volte perché il loro ritmo è quasi da camminanti. Veramente molto bello vedere questi ragazzini procedere insieme oppure aspettarsi dietro una curva o ancora sedersi uno accanto all’altro a riposare. E il padre (ed anche il bel pastore tedesco) vegliare su di loro senza mai una volta aver bisogno di richiamarli all’ordine ma anzi, adeguandosi ai loro ritmi. Una bella testimonianza famigliare. Quando transito da Calzada de Bejar una signora mi viene incontro identificandomi come italiano. Di primo acchito rimango stupito: non porto segni distintivi che mi qualifichino. L’ho scritto in faccia? L’arcano subito si svela. E’ Manuela, l’hospitalera dell’albergue “Alba e Soraya” che ieri ha ospitato Manolo, il quale gli ha raccontato dell’italiano che seguiva. E vista la scarsa affluenza estiva sulla Via è stato facile andare a colpo sicuro. Mi racconta che l’amico spagnolo non contava più di rivedermi mentre Lei sosteneva che gli italiani sono tosti e prima di Salamanca ci saremmo ricongiunti. Inorgoglito sono contento di sapere che la sua 96 destinazione odierna è Fonterroble per cui questa sera ci rivedremo. A Valverde, dove mi sono fermato per pranzo, vengo raggiunto da Bernardo. L’altro spagnolo, esausto, si è fermato a Calzada de Bejar dove pernotterà. Bernardo dice che se avesse sprecato meno fiato a parlare ne avrebbe avuto almeno per arrivare fin qui. Il tassista sivigliano mi piace: è tenace, parla poco ed è sincero. Riprendiamo insieme e fino alla sommità del colle usufruiamo dell’ombra creata dalla vegetazione. Oltre, il paesaggio, torna a essere quello solito: ampi terreni a pascolo o seminativi a perdita d’occhio da entrambi i lati della pista…e il sole a cuocere la testa. A Fuenterroble ritrovo Manolo (incredulo!) ma soprattutto un luogo accogliente e speciale…e tante persone. In realtà i pellegrini veri e propri siamo solo noi tre e la famiglia ciclista ma negli ambienti dell’albergue ci stazionano altre persone per i più svariati motivi. C’è l’hospitalera belga che accoglie; Manuel, un ragazzo di Salamanca che quando vuole e può, trova qui un rifugio tranquillo in cambio del servizio in cucina; due giovanissime ragazze polacche che dopo l’esperienza dello scorso anno alla GMG di Madrid, seguita da un periodo a Fuenterroble, hanno deciso di ripetere l’esperienza come servizio volontario ai pellegrini. Poi c’è un pellegrino tedesco che è fermo da diversi giorni in attesa di guarire da una frattura al braccio. Altre persone sono alloggiate nei locali del rifugio senza un apparente motivo, segno inequivocabile dell’accoglienza offerta da Don Blas, o come lo chiamano qui, il Cura Blas. La sua fama, riconosciuta da tutti i pellegrini, spagnoli e non, è giunta anche in Italia quando nel 2009 ha pellegrinato da Assisi a Roma con una carovana composta di carri trainati da muli e con un seguito di 250 persone. Nel 2011 ha ripetuto l’esperienza in Norvegia sul Cammino di Olaf e ora ha in programma Chestokowa per il 2013. Colloquiando con Lui s’intuisce subito la forte personalità, il carisma e l’ascendente che esercita su molti. Dopo la S. Messa (partecipata) è la volta della cena comunitaria: una spaghettata superba per venticinque persone. Ma dove erano nascoste tutte quante? Al termine ci si attarda nel patio a parlare perché pare che qui l’attenzione sia più per l’uomo che per il pellegrino. Ora capisco perché non si può percorrere la Via della Plata senza fermarsi a Fuenterroble. Quando, molto tardi, vado a letto lo faccio nel buio più assoluto per non disturbare i ragazzini che riposano già da un paio d’ore, felice finalmente di aver trovato un luogo veramente pellegrino. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trovano ne negozi ne bar. FARE SCORTA D’ACQUA e cibo. 97 Giorno 19 11-08 sab 18^ TAPPA Fuenterroble de Salvatierra - San Pedro de Rozados km 29,5 Tappa piacevole e non molto impegnativa. Si percorre all’inizio un altopiano perfettamente pianeggiante, un unico g rande pascolo. Si sale poi alla maggiore elevazione del Cammino, il Pico della Duena, che regala amplissimi panorami. La salita non è eccessivamente impegnativa. Si scende rapidamente dal Pico e si percorre un altro altopiano, con leggere ondulazioni. Alla fine, nascosto dietro una collinetta, sta San Pedro de Rozados. Non ci sono paesi lungo il cammino. Km Km Km perco px da rsi alber locali g 492,6 8 località rifugio, indicazioni varie Doppia curva - si sale fino al PICO DE LA DUEÑA tra varie piste, lungo muretti con croci in legno e parte finale in stretto sentiero. In cima la Cruz de Santiago e le pale eoliche. -E’ possibile evitare di salire al Pico de Duena risparmiando 100 mt di dislivello. Alla doppia curva rimanere alla sx del Pico (indicato per ciclisti), lungo la strada che va a Navarredonda de Salvatierra a Frades de la Sierra; il percorso ha quasi la stessa lunghezza (+1,5 km), è senza frecce e costituisce una variante bassa, a circa 1100 m di altitudine. Da Frades de la Sierra si tiene la carretera, sulla quale sbuca il cammino che discende dal Pico. 98 501,1 7,5 507 6,9 514,1 29,5 7,1 Pico de la Duena -si scende rapidamente fino a riprendere una strada asfaltata. Passare ponte de Los Mendigos. Ai lati della strada pascoli con querce, poi seminativi. Si prosegue indifferentemente su asfalto o su sentierino parallelo alla solitaria carretera fatta di interminabili rettilinei con leggere ondulazioni. Calzadilla del ATTENZIONE: contrariamente a quanto segnalato su guide o prospetti in Mendigos questa località NON esiste un bar. Niente case né persone. Da paranoia! Poche segnalazioni. In cima all’ennesima ondulazione, a sx, si prende sentiero che va a San Pedro de Rozados. Alla fine, nascosto dietro una collinetta, appare San Pedro. In ogni caso la carretera conduce al paese. SAN PEDRO DE *P, “El Miliario”, 8 posti, 10 euro, apre ore 13, NO cucina, microonde, ROZADOS calle Rosario 14, Raúl e Nuria tel 0034.636208086 - 600.898.909 o *B\N 923.344.401. SUFFICIENTE *H, Casa rural “VII Carreras”, 7 camere, 20 euro singola e 35 doppia con colazione, 10 euro cena, tel 0034.923344075, Mari Carmen -si esce dal paese e si prende una strada in direzione est: attenzione ai segni. Al termine del rettilineo il cammino prosegue su una strada bianca che scende e porta con modesti saliscendi fino a Morille 99 Diario A Fuenterroble fare comunità è importante per cui l’orario della colazione è fisso per tutti e stabilito alle 7,00. Attorno al tavolo gli hospitaleri, i pellegrini camminanti (noi tre) e la famiglia ciclista che ritorna a casa. Iniziamo insieme ma ben presto ognuno procede con il proprio passo: Manolo avanti come un razzo, io nel mezzo e Bernardo nelle retrovie trascinandosi i piedi. La sierra che si attraversa puntando al Pico de la Duena (massima altezza della Via) è un immenso altopiano e la vista spazia a 360°. La Canada che lo attraversa è una ferita bianca nell’ocra dominante. Manolo e Bernardo “puntini” colorati che appaiono e scompaiono secondo gli avvallamenti del terreno. Ieri sera si parlava di un’alternativa di percorso ideata per i ciclisti che non sale al Pico ma lo aggira rimanendo pianeggiante. Loro si erano pronunciati per l’ascesa (uno spagnolo non si tira mai indietro davanti alle difficoltà!! Afferma Manolo) mentre io pensavo di allungare la tappa stando basso (secondo loro classico opportunismo italiano!). Quando arrivo al bivio, lo confesso, un poco piccato nell’orgoglio, decido per l’ascesa al Pico de la Duena dove dovrei ricongiungermi con Manolo. In realtà niente di eccezionale però pur sempre una faticosa salita scandita da enormi croci di legno poste a mo di Via Crucis. Alla croce di vetta, collocata da Don Blas, Manolo non c’è. Dalla cima una bella panoramica verso nord, sulla Castilla e Leon che mi aspetta nei prossimi giorni. Mi concedo una lunga sosta all’ombra di frondosi alberi per consumare una seconda colazione e per attendere l’arrivo di Bernardo. Dopo un’ora d’inutile attesa decido per la ripartenza. La discesa è molto ripida e difficoltosa per il fondo pietroso, che però rapidamente interseca una solitaria strada asfaltata che a sua volta, pianeggiante e serpeggiante, conduce fuori dai boschi. Improvvisamente la situazione cambia radicalmente: la strada diviene un diritto nero nastro d’asfalto con molte ondulazioni che si snoda attraverso un paesaggio incredibile composto a destra e a sinistra da immensi campi di stoppie ingiallite. Osservate dall’aereo queste vastità esercitano un certo fascino, quando ci sei dentro un po’ di angoscia ti assale. Nessuna auto, persona o animale nel raggio di molti kilometri. Niente possibilità di rifornirsi d’acqua. E il sole, ritornato implacabile a battere sulla 100 testa. La carretera sale al culmine di una collina per poi repentinamente precipitare verso un ponte su un arroyo che forse in primavera è carico di acqua ma ora è solo un’arida e polverosa depressione del terreno. Sono ore che cammino: Calzadilla del Mendigos è forse questa fazenda disabitata e tutta sbarrata? Non un’insegna, un segnale, solo alcune lettere sbiadite e indecifrabili sul muro di cinta. E poi nuovamente la strada risale…e così via…molte volte. Spero sempre che la successiva sia l’ultima ascesa ma vedo là in fondo perdersi all’orizzonte altri dossi dell’interminabile rettilineo. Forse, oltre l’ultimo, mi auguro, sta San Pedro de Rozados. Vado a scovare tra gli appunti qualche riferimento che possa darmi la certezza del punto in cui mi trovo. Non dell’esattezza del percorso (per quello ci pensano le seppur rare frecce gialle del sentiero che a volte corre parallelo alla carretera) ma della distanza che ancora manca alla meta. Ormai le soste (per cambiare le calze…l’esperienza insegna!) sono ripetute e il conto delle ore camminate si è perso. Ma perché non vedo davanti a me il “puntino” di Manolo o alle spalle il “puntino” Bernardo? Le ore pomeridiane sono quelle più assolate dove il riverbero della luce è accecante e mi fa lacrimare gli occhi e il calore si fa sentire nelle scarpe che fanno ciach-ciach, sia per il sudore che per l’asfalto appiccicaticcio, e lungo i polpacci che non si raffreddano mai. L’aria calda inaridisce la gola e i sorsi di un’acqua ormai imbevibile nonostante l’aggiunta di the liofilizzato a poco servono se non come placebo all’ansia che mi assale. Dove sono? Quanto manca? Come mai non transita neppure un’auto? Dove conduce questa strada? E se le frecce non fossero quelle giuste? Metto musica nelle orecchie per distrarmi da quello che sta nascendo dentro. Classica http://www.youtube.com/watch?v=YVpl-RNzdE4 http://www.youtube.com/watch?v=svpZ_3pJDms , http://www.youtube.com/watch?v=tpYm7ApfX90 per tranquillizzarmi. E termino la scorta d’acqua. Un’auto sfreccia veloce. Mi sbraccio a bordo strada per richiamarne l’attenzione ma non si arresta. La guardo sconsolato allontanarsi risalendo fino al culmine dell’ennesima collina. Prima di scomparire l’accensione delle luci posteriori mi riempie di speranza: uno STOP, forse una curva, forse il pueblo. Riprendo vigore e quando finalmente un segnale stradale annuncia una curva a sinistra mi sovviene di aver letto da qualche parte che San Pedro de Rozados non si vede fino a che ci si arriva. In cima alla collina, dove la strada descrive un’ampia curva, diparte un sentiero con indicazione “A a 2 km” (che sta per Albergue) che taglia alcuni campi e scende a San Pedro adagiato in una depressione. Il paese è deserto e silenzioso come un villaggio fantasma mentre il bar\ristorante\hostal “VII Carreras” dove mi rigenero con un bocadillo e acqua a fiumi, è molto frequentato. Dalla sala pranzo proviene un chiassoso vociare perché è in corso un banchetto (probabilmente la metà del paese è a tavola e l’altra è in piscina). Mi informo per l’alloggio ma hanno disponibili solo camere matrimoniali. Mi indicano la via parallela dove sta l’Albergue. In effetti trovo una nuova costruzione con tanto di insegna “ALBERGUE” ma è chiuso. Chiamo i recapiti telefonici che ho ma non risponde nessuno. Rimango a lungo in attesa di qualche passante ma alla fine sono costretto a suonare a un’abitazione. Mi dicono che questo nuovo Albergue “Mari Carmen” di proprietà della Casa Rural VII Carreras, che ha funzionato solo per qualche mese, ora è chiuso per “avaria” e per alloggiare si deve andare o al vecchio “El Miliario” nella via parallela o all’hostal. Ne avevo da aspettare!! Giornata negativa quella odierna! Ma almeno ritrovo Manolo! Il Miliario è collocato in una piccola abitazione. Tutto è mignon: le camere, i letti, il bagno e la doccia, un piccolo tavolino e un gatto accoccolato tra le coperte che entra ed esce come vuole. Non certamente il massimo dell’igiene. Sarei tentato di andare all’hostal ma Manolo e Bernardo (che nel frattempo è arrivato ed ha portato una ventata di allegria) mi convincono a rimanere in 101 compagnia. Non me ne pento perché quella odierna sarà la serata più divertente di tutto il Cammino, tra frizzi e lazzi fino all’epilogo notturno del letto che cede sotto il peso di un possente ciclista spagnolo. Ma oggi, dove erano finiti i miei due compagni di Cammino? Semplice!! Nessuno dei due è salito al Pico de la Duena!! Manolo ha volutamente seguito le indicazioni per i ciclisti rimangiandosi tutte le velleità da purista del Cammino nel tentativo di terminare al più presto la tappa. Bernardo invece manco si è accorto di aver imboccato la direzione “sbagliata” per cui si è ritrovato a Pedrosillo de los Aires, completamente fuori percorso. Naturalmente racconta di mirabolanti avventure alle prese con cani aggressivi e gentili fanciulle nonché l’immancabile cantinero che gli offre un giro gratis tra i suoi distillati. Nella realtà sono stato l’unico ingenuo fedele al percorso ad arrancare in salita. Ma non dovevo essere io il rappresentante massimo dell’opportunismo italico? Che sia un vizio che non conosce confini? 102 Giorno 20 12-08 dom 19^ TAPPA San Pedro de Rozados - Salamanca km 25 Si cammina su morbide ondulazioni, tra colline coltivate e grano. Fra Morille e Miranda de Azan si attraversa una zona di pascolo con stupende grosse querce. Salamanca si vede da lontano: sembra vicina ma è un’illusione. La città è bellissima, ariosa, luminosa. Vale la pena di ritagliarsi mezza giornata per la visita. Km Km Km perco px da rsi alber locali g 518,6 4,5 4,5 529,1 10,5 località MORILLE *B rifugio, indicazioni varie *M, piccolo albergue per pellegrini “A Picota”, 6 posti, 6 euro, tel 699 179 786 (Isabelle), NO cucina, calle Larga, pranzo e cena al bar “De Isa”. – altro tel. 923.34.40.18 / 923.34.42.38 . NON VALUTATO -dopo il paese, su strata polverosa, riprendono i pascoli con bellissime grandi querce. Si passano alcuni cancelli: all’interno dei recinti mucche e tori al pascolo. Al termine riprendono i seminativi. Ai piedi di una salita si giunge ad un bivio: si prende a sx verso Miranda de Azan (per raggiungere Salamanca in modo veloce e dedicare tempo alla visita), oppure diritti per il belvedere (per gustarne il panorama). MIRANDA DE -se si prende a sx con l’indicazione di un albergue si entra rapidamente (400 mt) 103 AZAN B\N 533,1 4 538,1 20,5 6 in un quartiere periferico di Salamanca, che rimane tutta sulla dx e ancora invisibile. Attraversato il quartiere, sempre in rettilineo si arriva ad una pista ciclabile con asfalto e si rivede Salamanca; la pista è da seguire in rettilineo, poi un’interruzione devia a dx in un sentiero e fa passare sotto i viadotti dell’autostrada. Si ritrova infine la pista ciclabile, che fa arrivare, dopo una svolta a dx, direttamente al ponte romano. -se si prosegue diritti si sale fra roccette fino al culmine dell’Alto. belvedere -bel panorama! Si vede Salamanca su cui svettano le torri della Cattedrale. Saranno nei px km i nostri punti di riferimento. Scendiamo passando attraverso colline incolte sino a raggiungere l’autostrada che si attraversa con un sottopasso. Si incrociano altre strade. Siamo ormai nella periferia. Ci sono poche frecce, nel caso di dubbio chiedere come arrivare al ponte romano, che alla fine si attraversa entrando nel centro storico. Si sale seguendo le indicazioni per la Cattedrale. Qui giunti la si aggira sul lato dx per arrivare all’albergue (chiedere dei Giardini de Calixto e Melibea). SALAMANCA *M, albergue per pellegrini “Casa de la Calera”,16 posti, donativo, NO cucina, microonde, ristrutturato, confortevole, gestito da associazione, con hospitalero che fornisce informazioni, tel 0034.652921185. apre dalle 12 alle 13 per lasciare gli zaini. Apertura per accoglienza dalle 16 alle 22. Si trova a lato Cattedrale nella piazzetta di accesso all’Huerto de Calixto e Melibea. Conche sul selciato, seguire la “A”, ma meglio chiedere. Si può stare una sola notte. OTTIMO *A albergue juvenil Lazarillo de Tormes, 150 posti, 19 euro con colazione, pensione completa 30 euro > 26 anni, sempre aperto, ristrutturato 2011, prima del fiume, accetta anche per più notti, vicino al rifugio municipale, molto bello, tel 923194249 –ci si arriva con autobus n° 1-5-8-11. altro tel. 0034.620272643. SENZA VALUTAZIONE *A albergue juvenil Salamanca, calle Escoto 13\15, tel 0034.923269141 *T, albergue turistico Revolutum Hostel, 19 euro con colazione, tel 0034.923217656 vicino a Plaza Mayor 104 -si ritorna davanti alla Cattadrale e si prosegue sino a Plaza Mayor che si attraversa. Di qui diritti lungo Calle Zamora e poi Paseo Torres Villaroel. Si esce dal centro passando diversi incroci e si prosegue, pressoché in rettilineo, imboccando e seguendo la N-630. Si esce dalla città in direzione nord (Zamora). All’inizio larghi marciapiedi. Passato lo stadio (che si trova sul lato dx) siamo fuori della città. Si oltrepassa una grande rotonda sovrastata dalla via di circonvallazione di Salamanca. Si imbocca una strada che ci porta a Aldeaseca 105 Diario Ieri sera siamo stati a cena al bar della piscina insieme con un ciclista di Gijon che fa la Plata al contrario e dotato di un’insaziabile appetito. Al termine, sulla tavola, non è rimasto neppure un grissino. Prima di andare a letto ci siamo accertati che il gatto, vero hospitalero dell’albergue, fosse fuori. Bernardo, sapendo della mia fobia, perlustra ogni angolo: sotto i letti, negli armadi, nel microonde, suscitando l’ilarità di tutti. Nonostante questo, al risveglio, mi trovo il felino accoccolato in fondo al letto: ma da dove è entrato?. Per concludere l’opera non c’è erogazione d’acqua. Dai rubinetti esce solo un sordo rumore. Stamane niente toilette e colazione. Usciamo confidando che il bar sia aperto ma nulla da fare. Anche la fonte del pueblo è a secco (o forse inutilizzata tant’è che manca pure lo scarico). Mi sa che in questo pueblo l’acqua è razionata! Meglio che ci incamminiamo verso Morille, piccolo pueblo ma molto decantato, per albergue e ospitalità, dal pellegrino tedesco di Fuenterroble. In effetti, a 5 km una bella fonte in piccolo giardinetto ci permette di rinfrescarci e fare il pieno d’acqua. Ripartiamo alla spicciolata, nel solito ordine, dandoci appuntamento a Salamanca. Tappa tranquilla tra pascoli e vecchie querce fino a che si scollina e si vede la città in lontananza. Spettacolo magnifico: in fondo, oltre la gialla monocromatica distesa immensa di stoppie, si erge in lontananza la città, color rosso mattone, dalla caratteristica sky-line dovuta alle torri della cattedrale. Penso all’oceano primaverile verde e oro delle messi ondeggianti al vento lungo i declivi di questi avvallamenti e subito sopraggiunge l’immagine finale del “Gladiatore”. Mando sull’MP3 http://www.youtube.com/watch?v=6PcR1B2kfPY e http://www.youtube.com/watch?v=IjkzY4XZxYs e conosco da vicino lo status di pace assoluta. Raggiunto Manolo sostiamo a lungo all’ombra di una quercia, in attesa di Bernardo e a rimirare il paesaggio da cartolina e l’inedito, per me cittadino, rapporto spaziotemporale. Ci vorranno altre due ore di cammino per attraversare la distesa e giungere a un successivo belvedere sulla città. Ed altre 1,5 ore per raggiungerla definitivamente. Ecco, questa è l’originalità della Plata: 3,5 ore di cammino, più di 16 km per raggiungere un obiettivo che pare lì a portata di mano ma così non è. Quanto siamo piccoli e fragili!! Laggiù, tra campi e viottoli, puntini colorati si muovono come minuscoli insetti che si agitano in prossimità del formicaio. Nel mio procedere li incontro: veloci ciclisti che non ti degnano neppure di un saluto, atleti della domenica, uguali a tutti quelli di ogni altra città. Storia diversa con Manolo. Ogni volta che ci raggiungiamo ci chiediamo dove sia Bernardo. E Lui ripete sempre il solito refren:”? Bernardo donde esta!”, alza gli occhi al cielo, vede dove volteggia “el guitre” e sentenzia: “Bernardo està allì” E giù una risata. Ci si diverte con poco 106 sulla Plata. Sul belvedere della città attendiamo a lungo l’arrivo di Bernardo dopo averlo individuato dall’andatura caracollante nella sconfinata prateria alle nostre spalle. Foto di rito tra le roccette del balcone panoramico con l’ausilio di un giovane ciclista. Poi scendiamo insieme verso la città transitando sul lungo ponte romano d’ingresso e poi tra le viuzze alla ricerca dell’albergue. Individuato in prossimità della Cattedrale e dato che apre alle sedici nel frattempo andiamo a pranzare in un locale all’aperto sulla via principale e a riposare negli adiacenti giardini Calixto e Melibea. L’albergue La Calera è ottimo, funzionale, centrale. L’ attempato hospitalero francese Pierre, diciamo alquanto “loquace”, procrastina a dismisura la meritata doccia rinfrancante. Poi a seguire visita della città, spesa per la cena e ricerca e recupero di Bernardo che si era attardato e perso davanti a una vetrina. Cena in comune in albergue e saluti a Manolo. Domani tornerà a casa con il proposito di riprendere da qui il prossimo anno. Discreto, composto (come lo è un poliziotto!) è stato un piacevole compagno di viaggio nei pochi giorni condivisi. Con Bernardo concordo di ritrovarci l’indomani a El Cubo. Ha delle commissioni da sbrigare e non può lasciare la città di buon ora. Ci si vede là. ATTENZIONE: Lungo il cammino di domani non si trova ne negozi né bar. FARE SCORTA D’ACQUA e cibo. 107 Giorno 21 13-08 lun 20^ TAPPA Salamanca – El cubo de la tierra del vino km 35+3 La tappa è quasi completamente pianeggiante. Non è molto gradevole perché si cammina in gran parte a margine della carretera N 630. Il paesaggio inoltre è abbastanza monotono: si attraversano enormi distese di campi e cereali. Solo nella parte finale si vede qualche boschetto. Fra Calzada e El Cubo il sentiero costeggia la recentissima Autovia della Plata ed è evidenziato da coppie di paletti bianchi messi a intervalli regolari. Km Km Km perco px da rsi alber locali g 544,3 6,2 549,2 4,9 564,2 15,2 4,1 località rifugio, indicazioni varie ALDEASECA DE -dalla chiesa si gira a sx su calle de la Iglesia e poi ancora a dx uscendo dal ALMUNA *B paese su una strada bianca. Fare attenzione perchè i segni gialli sono pochi e non molto visibili. Senza incontrare un albero, ma attraversando alcuni incroci, arriviamo a Castellanos CASTELLANOS -procediamo con il medesimo monotono paesaggio sino a Calzada DE VILLIQUERA CALZADA DE *M, albergue per pellegrini, 8 posti, 6 euro\donativo minimo 3 euro, cucina, 108 584 19,8 19,8 VALDUNCIEL *B\N orario:chiamare quando si arriva,vicino biblioteca, calle la Cilla 21, per chiavi tel 0034.923310016 (biblioteca) lun\ven 10,30-13,30 e 17,30-20, dalle 13,3017,30 tel a Maria Garcia 0034.665453315. sab\dom contattare Carmen Pedraz – 0034.923310024 (municipio), tel 678642690 (alcade). BUONO *H, Hostal ristorante “El Pozo”, singola 25 euro, tel 0034.923310152 oppure 0034.696031164, calle La Laguna. -si sbuca a fianco della nuova Autovia. Due opzioni per il proseguo: 1)Qui iniziano le varianti su sentiero che allungano di circa 3 km. Si fiancheggia per poco l’autovia, poi si nota una segnalazione caratteristica e regolare: due paletti bianchi con due flechas. Si passa sotto un viadotto dell’autovia e, con un’inversione a U, si torna sulla carretera; pochi km dopo c’è un’indicazione sia per proseguire su carretera sia per fare un’altra inversione a U e passare ancora sotto l’autostrada. E’ il tratto nuovo su sentiero e rimane sempre oltre l’autovia; infatti si intravede, durante tutto il tragitto successivo, la segnalazione caratteristica dei due paletti e si suppone che sopra vi siano le flechas. 2)Io, poco oltre Calzada, ho proseguito su carretera (per circa 15 km) fino a El Cubo perché ogni successivo tentativo di riprendere il sentiero vecchio (a dx dopo la pesa) oppure oltre (a sx dopo il carcere), non è stato possibile perchè incolto o termina nel nulla. Dopo ore di interminabile carretera tra terreno brullo e Autovia a fianco, prima di un’ampia curva il paesaggio diventa più dolce, con un pantano sulla dx; si arriva all’indicazione del cambio di provincia e, subito dopo, una curva a sx conduce al ponte sull’autovia, quindi al bivio dove si prende la direzione per El Cubo. Qui sbuca il nuovo percorso su sentiero. EL CUBO DE LA TIERRA DEL VINO *B\N *M, 16 posti, 8 euro, cucina, apre alle 12,30, l’hospitalero Alvaro passa nel pomeriggio tel 0034. 670848602 oppure 0034.980577301, nelle vecchie scuole alla fine del paese, calle Eras de Arriba. BUONO *P, Torre de Sabre, 11 posti, 15 euro a persona, tel, 633424321 - 697759418 * Si cena a El Charro con menù del dia 109 -si esce dal paese attraversando un ponte e deviando subito dopo su una stradina che costeggia la ferrovia: a sx coltivazioni ed a dx radi boschi di querce. Si giunge ad una doppia curva a Z Diario E’ ancora buio quando mi alzo. La notte non è stata per nulla piacevole. Stanza piccola e un’unica altrettanto piccola finestra parzialmente apribile perché costretta fra le testate dei letti a castello. Morale: un caldo insopportabile che non mi ha permesso di chiudere occhio. Solo verso mattina scendo e mi appisolo sul divano della zona comune. Mi sveglia Manolo che si è alzato per salutarmi un’ultima volta. Faccio colazione cercando di non svegliare (e calpestare) due persone che, forse giunte molto tardi, dormono a terra avvolte nel sacco letto. Ieri avevo individuato il proseguimento del Cammino per cui non ho difficoltà a uscire dalla città. Il selciato di Plaza Mayor luccica della pulizia notturna e i lampioni vi si riflettono ovattando la luce che avvolge gli edifici circostanti in una magica atmosfera quasi fiabesca. Oltre è la solita periferia industriale che rompe il magico incantesimo e riporta alla realtà fatta di rotonde e svincoli, sottopassi e vie ferrate. Da Salamanca al Cubo per carretera N 630 sono 35 km di asfalto diritti come un fuso, paralleli all’Autovia della Plata. Per il Cammino originale i kilometri sono trentotto perché il sentiero serpeggia tra le due veicolari. Ho percorso a tratti il Cammino (fino a Calzada de Valdunciel) e a volte la Nazionale. Spesso il tracciato originale è invaso dalla maleza segno inequivocabile che non sono poi molti quelli che lo percorrono. In effetti, anche ieri Pierre lo sosteneva: molti pellegrini fanno in bus il tratto dei 60 km che separano Salamanca da Zamora. Per quel che mi riguarda anche se monotono e noioso si chiama pur sempre Via de la Plata! Ormai ho riposto ogni speranza di trovare per strada qualche pellegrino: Bernardo va troppo piano e nonostante le numerose soste odierne non lo vedo mai apparire dietro di me all’orizzonte. Le possibilità di trovare qualcun altro sono pari a quelle del famoso ago nel pagliaio. La giornata se ne va via così: tranquilla, solitaria, monotona. Appena entrato a El Cubo mi fermo ad un bar per un bocadillo. Ci rimango a lungo senza nessuna fretta di andare alla ricerca dell’albergue, ceto come sono di non avere difficoltà a 110 trovare posto. Dopo un’ora arriva una coppia di pellegrini: marito e moglie di Barcellona che hanno iniziato a Salamanca e, come me saliranno verso il Francese per arrivare a Santiago. Dopo un’altra ora arriva anche Bernardo, affamato e assetato e gli faccio compagnia durante il pranzo. Quando finalmente andiamo all’albergue con grande sorpresa troviamo un considerevole numero (una quindicina) di pellegrini, per lo più ciclisti ma anche due amici madrileni che ieri erano stati all’albergue di Pierre per il sello alla credenziale. L’albergue ha sede nelle vecchie scuole del paese, di fianco al Velatorio. Verso sera passa l’hospitalero Alvaro per quota e sello. Ci allieta con un divertente aneddoto sull’albergue capitato alcuni mesi prima. Premessa: albergue e Velatorio (l’equivalente della nostra camera mortuaria) sono nello stesso edificio e le porte, identiche, una di fianco all’altra. Nel marzo scorso, a tarda ora, in una serata particolarmente nebbiosa, un pellegrino tedesco telefona ad Alvaro per chiedere l’accesso al rifugio. L’hospitalero né da l’avvallo: “Entra pure, la porta è aperta”. Il tedesco, a causa del buio, della nebbia o della stanchezza sbaglia porta ed entra nel Velatorio. Non c’è modo di sapere se mai si sia chiesto del perché l’ambiente fosse così spoglio e mancante dell’essenziale (pure i letti!) ma non trovando di meglio si corica sul baldacchino centrale e si addormenta. Al mattino seguente, grande è la sorpresa per gli addetti alle pompe funebri, che recano una cassa con la salma di un defunto del paese e trovano il posto occupato. Da parte sua, il pellegrino, si sveglia di soprassalto all’apertura della porta e vede quattro uomini neri sorreggere una cassa da morto, per cui, afferrato lo zaino, si dà a una precipitosa fuga, temendo di essere Lui il cliente designato. Non so quante volte Alvaro abbia già raccontato questa storia ma credo molte volte dato che, riprendendola più tardi per i ciclisti assenti, la condisce con nuovi particolari a beneficio di fragorose risate. Verso sera, con i due ragazzi madrileni, approfittiamo dell’intraprendenza di Bernardo per andare alla ricerca di una tienda che individua dopo tre campanelli suonati e si fa aprire solo per noi. Cena e cibo per domani saranno assicurati. Possiamo così trascorrere la serata a “ciacolare” davanti all’albergue 111 Giorno 22 14-08 mar 21^ TAPPA El cubo de la tierra del vino - Zamora km 30,5 Tappa più piacevole della precedente: il paesaggio, se pure abbastanza simile, è comunque più mosso e non c’è più la presenza della carretera N 630. Nella prima parte si segue il corso della ferrovia attraversando piacevoli boschetti. Poi un lungo rettilineo ci porta ad attraversare campi fino a Villanueva, perdendo progressivamente quota. Poi continue mesetas fino a Zamora. La città si vede da lontano: sembra a due passi ma è ancora lontana, attenzione alle suggestioni!. L’accesso alla città è gradevole e rapido. Km Km Km perco px da rsi alber locali g 589 5 596,7 12,7 7,7 località rifugio, indicazioni varie Doppia curva -all’altezza di una doppia curva la ferrovia continua a dx; noi seguiamo invece a sx aZ percorrendo in leggera salita un rettilineo di oltre 2 km fra coltivazioni di cereali. Al termine si piega a dx. Di qui fino a Villanueva si cammina in dolci saliscendi, con prevalenza di discese, fra grandi campi di cereali. VILLANUOVA *M, per pellegrini, 10 posti, 6 euro, NO cucina, forno a microonde, ma senza DEL CAMPEAN stoviglie (2011), chiavi da Isidora Hernandez calle Oriente,2 vicino piazza del *B comune, nella casa gialla oppure al bar Via de la Plata, tfno 0034. 980560017, NO negozi calle Callejon del Senor 4, Attenzione: c’è il Municipale ed il privato. BUONO *P, albergue\bar “Via della Plata”, 23 posti, 6 euro camerata e 10 euro camera, 112 NO cucina, cena per 9 euro. Orario: 11-23, David e Nieves, Tel 0034.980560028 – 0034.630980967 - Calle Calzada 8. SENZA VALUTAZIONE 598,4 1,7 603,1 4,7 609,7 6,6 614,5 17,8 4,8 -di qui a Zamora sono quasi 18 km senza paesi e case: tenerne conto. Dopo il paese il paesaggio non cambia Doppia curva -dopo una doppia curva si sale su un colle. Camminando notiamo a sx San Marcial aZ e poi Tardobispo, ma non vi passiamo. A dx vediamo El Perdigon ed Entrala, ed anche questi non li tocchiamo. Sommità del -sull’ultimo colle si attraversa una stradina asfaltata e poi, prima di scendere, colle vediamo in fondo Zamora. Scendiamo nella valle e la percorriamo a lungo, senza incontrare un albero Attraversame -quando attraversiamo una carretera (poco prima siamo passati accanto alla nto carretera ferrovia) siamo all’altezza di una piccola zona industriale. Proseguiamo ancora per la campagna. Poco prima della città s’incontra un punto circolare in cui confluiscono tre strade (segnate da tre grandi pietre disposte a cerchio con un pozzo dei desideri al centro), una è appunto la Via de la Plata. L’angolo, sebbene al sole, è gradevole, grazie alle frasi sui temi della fratellanza e dell’amore) e poi iniziano i segni della città (incroci, strade asfaltate, case) ormai prossima. Ingresso in città ben segnato con frecce. Passiamo accanto ad una bella chiesa ed arriviamo sul lungofiume che percorriamo fino al ponte. Lo attraversiamo e, traversata la strada, saliamo nel centro storico. L’albergue è a poche decine di mt, sul nostro percorso. ZAMORA *M, splendido albergue extralusso per pellegrini, 36 posti, donativo, *N\B preparano colazione dopo le 7, bella cucina attrezzata, lavanderia, Tutti i servizi terrazza, camere un po’ stretti. orario 13-22, con presenza hospitaleri volontari tel 0034.980537104 oppure tel 0034.980509427 (albergue), nel centro storico, calle Cuesta de S. Cipriano 2, accanto alla omonima chiesa. OTTIMO *A, albergue juvenil “Donna Urraca” tel 0034.980512671, calle Villalpando 7, di fianco chiesa S. Lazaro 113 -dall’Albergue raggiungiamo Plaza Mayor, imbocchiamo la Calle Costanilla, seguiamo poi calle de la Feruia e quindi, passata una rotonda, calle Puebla de Sanabria, Cuesta e la Morana e Avenida de Galicia che ci porta fuori città e fino a Roales su ampi marciapiedi. Questa strada coincide con il tracciato della carretera N-630 che sarà nostro riferimento in tutta la giornata. Diario Dopo colazione, avvolto ancora nelle tenebre, inizio la tappa con Bernardo e i ragazzi di Madrid, ricercando con le torce le frecce indicatrici. Rimaniamo insieme per un ora fino ai primi bagliori dell’alba poi ognuno prosegue con il proprio passo. Lungo tutto il percorso, solitario se si accentua il grazioso pueblo di Villanuova, ci supereremo a vicenda numerose volte. Mi accompagno per lunghi tratti anche con la coppia catalana, in curioso abbigliamento dandy e che cammina all’ombra di due grandi ombrelli suscitando l’incontenibile ilarità di Bernardo che, ogni volta al loro passaggio, mima l’atteggiamento di chi scruta il cielo alla ricerca di una nuvola. A onor del vero, negli ultimi 20 km un po’ di ombra non sarebbe dispiaciuta neppure al sottoscritto. Ormai le temperature “africane” dell’Estremadura sono solo un ricordo ma il sole picchia duro anche su queste mesetas salamantine e della provincia di Zamora. Fa sorridere in piena mesetas, a un bivio, trovare un cartello con l’indicazione a sx di un fantomatico BAR quando tutt’intorno a perdita d’occhio non ci sono altro che stoppie e campi di girasole. L’unica ombra sotto cui riposare è quella creata da tre stele che si ergono solitarie nella pianura: rappresentano l’unione di tre Vie e punto d’incontro delle tre religioni monoteiste: islamismo, ebraismo, cristianesimo. Giusto il tempo di consumare un po’ di cibo ma urge andare per arrivare il prima possibile. Nella vasta pianura incontro un falconiere. Non avevo mai visto da vicino un esemplare di falco pellegrino e neppure come funziona la caccia. Ne ha fatto le spese un coniglio selvatico che il falco ha riportato tra gli artigli al suo padrone. Alle quindici sono già allo stupendo albergue della città. Calorosa accoglienza con offerta di limonata freschissima. Con gli hospitaleri ci 114 scambiamo impressioni su questa Via nel periodo estivo. Per loro è l’ultimo giorno di servizio; da domani una coppia italiana occuperà il loro posto. Peccato, per un giorno ho perso l’opportunità di ritornare a parlare italiano! Mi spiegano il funzionamento dell’albergue e mi sistemo. Numerose persone presenti (la maggior parte ciclisti) provenienti anche da altri Cammini (del Levante, del SurEste) e alcuni camminatori fermi per acciacchi vari. Un ragazzo australiano mostra due piedi totalmente distrutti dalle vesciche (mai visto una cosa simile) che gli impediscono quasi di appoggiarli al suolo. Durante la serata l’hospitalero gli applicherà un rimedio per me nuovo: sottili fette di patata cruda messa a contatto della pelle e piedi avvolti in bendaggio stretto e in seguito ricoperto con uno strato di pellicola trasparente (tipo Domopak). Ha poi chiuso ermeticamente ogni piede in una borsina di plastica con la raccomandazione di lasciarli così fino a domani mattina. Sono curioso di vedere il risultato di “due piedi al cartoccio”. Fortunatamente io non ne ho più bisogno. Dopo Oliva de Plasencia ho imparato la lezione: prevenzione! Fermarsi ogni due ore, scalzarsi, arieggiare per raffreddare le estremità, sostituire i calzini. Per fronteggiare il calore di questa Via avrei dovuto far così fin dalla prima tappa. Nel frattempo arriva anche un giovane pellegrino spagnolo che avevo conosciuto ieri a El Cubo, dal nome impronunciabile e dall’intercalare stretto, incomprensibile, che per me diventa “Alicante”, città da cui proviene. Di seguito giunge anche Bernardo talmente affaticato che va subito a riposare. Gli prometto che al risveglio troverà la cena pronta. Vado a dare un’occhiata alla città cercando nel frattempo una chiesa aperta per lo Spirito e un alimentari per il corpo. Seduti a un bar della centrale piazza ritrovo i ragazzi madrileni con cui mi soffermo a commentare la tappa odierna. Hanno anche individuato una chiesa dove si celebra la messa prefestiva per cui ne approfitto e vado con loro. All’uscita estendo loro l’invito per la cena comune e dopo aver fatto spesa ritorno all’albergue per mettermi alla prova come cuoco. La cucina è ben attrezzata e stranamente poco frequentata dagli altri ospiti per cui ho tutto a disposizione. Mentre sono intento ai fornelli mi sento chiamare alle spalle. Sulla porta Alex e Romina, due amici di vecchia data, pellegrini di molte Vie e infaticabili promotori della cultura del camminare. Con mia grande sorpresa scopro che sono loro due i nuovi hospitaleri italiani. Sono giunti fin qui da nord, con un piccolo Cammino di qualche giorno…giusto per entrare in clima. Quanto è piccolo il mondo! Apprendo che, sapendo che ero impegnato sulla Plata e conoscendo il giorno di partenza, contavano di ritrovarmi sulla Via. Il piacere è duplice e rimaniamo a lungo a parlare…tra un soffritto, una mescolata al sugo, l’acqua che bolle. Il tempo trascorre inesorabile e la cena è pronta; Bernardo, i madrileni e pure Alicante, per cui servo in tavola mentre Alex e Romina si dedicano al nuovo impegno ricevendo le consegne dagli hospitaleri uscenti con i quali poi andranno a cena. Direi che la mia cena sia stata alquanto gradita: tutti hanno fatto il bis e altri ospiti, forse richiamati dall’aroma che saliva ai piani alti, hanno letteralmente “spolverato” quanto “rischiava” di avanzare. Come si suol dire: conosco i miei polli. Avevo “esagerato” con un kilo e mezzo di pasta e un sugo “muy rico” ma ormai l’esperienza insegna. Alle ventidue tutti in terrazza per il saluto da parte dei vecchi hospitaleri e l’ingresso dei nuovi con simpatico e divertente momento comunitario. Alle ventitre, prima di andare a letto scendo in cucina per vedere se è tutto in ordine e, grande soddisfazione, trovo la ragazza australiana (compagna di quello con i piedi malmessi) che si sta riscaldando il piatto di pasta residua che avevo posto in frigorifero. Nulla va perduto sul Cammino, anzi, si può proprio affermare che il Cammino alimenta…in tutti i sensi. 115 Giorno 23 15-08 mer 22^ TAPPA Zamora – Montamarta km 18,5 Tappa quasi completamente pianeggiante e noiosa fino a Montamarta. Si svolge nella parte iniziale lungo la carretera N 630 e poi su strade di campagna che la fiancheggiano. Lunghissimi rettilinei. Si cammina fra campi di grano all’infinito senza incontrare un’albero. Km Km Km perco px da rsi alber locali g 620 6,5 località ROALES DEL PLAN rifugio, indicazioni varie *M, Refugio, gratuito, in un capannone sulla N-630, non ci sono letti ma un tavolato in legno. buono come alloggio di emergenza. Chiavi fuori orario da sig.ra Perfecta Cesma 0034.675094879 (abita nella piazza della chiesa),oppure municipio dalle 9-15. Tel 0034.980538670 –BASICO * CURIOSITA’: all’ingresso del paese, sulla dx, in un giardino privato, il proprietario ha ricostruito in gesso a grandezza naturale, pellegrini e figure mitologiche. Molto cordiale e disponibile con i pellegrini “veri”. -attraversiamo il paese in linea retta e ne usciamo su strade bianche tenendosi a qualche centinaio di metri dalla N-630, che teniamo sempre a 116 632 18,5 12 vista sulla dx. Agosto 2012: A circa 6 km da Roales, i cantieri per l’Ave hanno ripetutamente interrotto lo storico cammino. In prossimità della costruzione di un primo viadotto un desvio manda a sx allungando di molto il Cammino. Si consiglia di raggiungere la carretera sulla dx attraverso il campo e di percorrerla fino all’albergue che si trova sulla N630 a circa 1 km prima di Montamarta. Se non ci si ferma all’albergue seguire le indicazioni del desvio. MONTAMARTA *M, 20 posti, 4 euro, cucina basica, microonde, NO orario, hospitalero *N\B comunale Manuel Esteban viene la sera, in paese locali per cenare, tel 0034.980550112 - 685104807 si trova all’ingresso del paese sulla N630 al km 261. SUFFICIENTE *Casa rural “La casa del sastre”, doppia 40 euro. -Considerato l’orario di partenza e le informazioni ricevute sui vari desvii a causa dei cantieri per l’AVE ho percorso la N 630 fino a Riego del Camino -oppure: lasciamo il paese passando accanto alla chiesa di San Miguel Arcangel. Sulla piazza c’è anche una scultura dedicata al Zangarron, una antica maschera. ATTENZIONE: nel 2011 le vecchie strade sterrate che scendevano nell’embalse sono diventate impraticabili. Di conseguenza dobbiamo percorrere la N-630 sino al ponte sull’embalse. Dopo il ponte si trovano le frecce gialle a sx dell’Ermita de la Virgen de Castillo e risaliamo su uno sterrato che prosegue rettilineo e parallelo a 200 mt dalla carretera 630. Al termine (dopo 5,1 km dall’albergue di Montamarta) pieghiamo a dx ed andiamo ad incontrarla. 117 Diario Stamane la cucina dell’albergue è molto affollata. Complice l’orario “normale” per la colazione comunitaria e il malo tiempo che trattiene tutti all’interno dell’albergue. Infatti, novità assoluta per la Plata estiva, questa mattina piove. E’ un evento dopo tre settimane di assenza completa di nuvole. Che le abbiano richiamate i pellegrini catalani con i loro ombrelli aperti sotto il sole? Io avrei un po’ di fretta poiché vorrei arrivare fino a Riego del Camino. Alex e Romina, nel loro primo giorno da hospitaleri, hanno preparato la colazione e ora si fermano a consumarla e tra una parola e l’altra il tempo trascorre velocemente. Ma non rinuncerei mai alla condivisione in cambio di qualche km in più! Accanto a me l’australiano, sotto i miei occhi, si toglie tutte le bende e miracolosamente i suoi piedi si presentano completamente asciutti, esenti da pus ed anche la pelle ha assunto una colorazione tendente al rosa. Le zone violacee sono ora circoscritte e la carne viva pare indurita. Credo che l’amido contenuto nelle patate assorba i liquidi e svolga azione antinfiammatoria. Lo terrò presente per il futuro. Bernardo, i madrileni e il terzo giovane spagnolo, ieri sera, si erano accordati per una partenza tranquilla: solo 23 km per arrivare a Granja de Moreruela, al bivio del Sanabrese. Sono ormai le 8,30 quando, salutati gli amici hospitaleri, indossato il poncho esco per iniziare la tappa. Sull’uscio, in attesa che spiova, anche gli amici spagnoli. Il cielo è grigio e scuro. Nessuna tregua all’orizzonte per cui ci buttiamo tutti sotto l’acqua a catinelle, sfidando il vento traverso che la fa entrare ovunque e…… gli incredibili 12° del termometro della farmacia. Oltre la città si va piano perché la polvere si è trasformata in fango e appesantisce ogni passo. Nonostante l’acqua si chiacchiera e si marcia senza impegno perché la loro destinazione è relativamente vicina. In più ci fermiamo a lungo a Roales del Plan richiamati dal proprietario di un giardino che ha realizzato curiose statue di gesso ad altezza naturale raffiguranti pellegrini, santi, figure mitologiche, personaggi storici tutti accumunati dalla Via, tracciata sul terreno, che stanno percorrendo. Una bizzarra performance!! Continua a piovere e quando la Canada si interrompe per i lavori dell’AVE il desvio indicato è un pantano incredibile. Allora, forte delle indicazioni ricevute ieri da Alex che l’ha percorso al contrario, guido i miei compagni attraverso un campo che da accesso alla N 630, forse meno sicura, ma più praticabile. Inoltre i miei compagni, visto il cielo denso di nuvole e la situazione del terreno hanno deciso di fermarsi a Montamarta per cui l’albergue è accessibile direttamente dalla Nazionale. 118 Io facevo conto di andare oltre ma le loro insistenze per farmi rimanere, l’idea di ritornare a essere solo, le condizioni del tempo e l’ora tarda mi convincono a fermarmi. Trascorrerò l’ultima giornata insieme e poi via, verso il rash finale di questo Cammino che sarà ancora solitario per qualche giorno prima di gettarmi nel fiume di pellegrini che va verso Santiago lungo il Francese. Dopo una doccia salutare raggiungiamo il paese per pranzare ma essendo Ferragosto troviamo un unico ristorante aperto dove tra l’altro è in corso il banchetto per una Prima Comunione. Dopo molta insistenza otteniamo che sia aggiunto un tavolo in un angolo e trascorriamo così dei bei momenti in cordiale compagnia. Il tempo è volto al bello: un vento sostenuto ha sospinto via le nubi ed è riapparso il sole. Facciamo ritorno all’albergue per una siesta. Ci attende Manuel, l’hospitalero per la registrazione e la riscossione della quota. Ci racconta del grave incidente capitato ieri. È interpellato telefonicamente da un gruppo di polacchi che chiedono ospitalità. Quando arriva all’albergue trova ad attenderlo un pullman con cinquantadue turisti (dicono di essere pellegrini???) polacchi che in autogestione chiedono di occupare la struttura. Ovviamente non lo concede perché contrario a tutte le regole di accesso. A causa dell’insistenza è costretto a richiedere l’intervento della Guardia Civil. Ovviamente per chi è deputato al mantenimento dell’ordine pubblico la presenza di un considerevole gruppo rappresenta un problema per cui mediano con Manuel per ospitarne nella struttura il numero massimo consentito. Gli altri verranno condotti in altro sito. Per fortuna che tutto si è svolto con l’avvallo delle autorità perché, durante l’operazione di ricovero dell’automezzo, a causa di una manovra errata, uno dei due autisti rimane schiacciato (gravemente ferito) tra il pullman e il cancello. Prontamente soccorso viene ricoverato in ospedale. In fretta e furia spariscono pullman, autista illeso e turisti. Si verrà poi a sapere che il conducente ricoverato è stato abbandonato in ospedale senza soldi né documenti e che è consuetudine in Polonia servirsi per il trasporto in tour turistici europei di aziende e personale rumeni, senza garanzie alcuna per abbattere i costi. Perché ho raccontato questo episodio? Perché noi pellegrini, a volte immersi nell’atmosfera del Cammino, abbiamo dell’hospitalero la considerazione come di colui che deve soddisfare i nostri bisogni primari o, nella migliore delle ipotesi, come un “buon samaritano” che per spirito caritatevole provvede ai suoi simili. In realtà è un uomo impegnato nel difficile compito di relazionarsi con i suoi simili e, per questo, costretto quotidianamente a prendere decisioni. A volte anche pesanti, di responsabilità. Dietro alla normalità dell’accoglienza in un albergue, dietro al cibo consumato, alle cure ricevute dopo una giornata di Cammino ci stanno Associazioni, uomini e donne generose, altruiste, che si assumono responsabilità. A loro va il nostro rispetto, collaborazione e gratitudine. Giornata di descanso totale in questo modesto albergue ai margini del paese in una giornata festiva con bar e tienda chiusi. Sembra tempo buttato, inutile, Ma nell’economia del Cammino, ricevere le confidenze di Bernardo, i sogni condivisi dai madrileni, la commozione di Alicante per i tre figli (di cui porta tatuato il nome su un polpaccio) che non vede da tre anni dopo la separazione, questo tempo, vale oro perché pregno di umanità. E la persona è l’unica cosa che conta. Verso sera c’è aria di grandi manovre: mi sa che gli spagnoli vogliono organizzare una cena comune ma c’è lo scoglio della chiusura totale. Per Bernardo non è un problema. Si torna tutti al ristorante per chiedere informazioni e, di rimando in rimando, ottiene l’indirizzo della proprietaria dell’unica tienda. La povera senora, constatata la dialettica del taxista sevillano, per riacquistare 119 tranquillità, non poteva che esaudire i nostri desideri e aprire il negozio. Con la spesa fatta e le capacità culinarie dell’ingegnere madrileno (è emerso che nei fine settimana fa il cuoco nel ristorante dei genitori) ne esce un’ottima e abbondante cena conclusiva di queste brevi ma intense giornate. Prima di andare a letto ci si saluta calorosamente dato che la sveglia per domani mattina sarà per me molto anticipata. 120 Giorno 24 16-08 mer 23^ TAPPA Montamarta – Barcial del Barco km 38,7 Poco dopo Montamarta un bivio permette, per chi va verso il Sanabrese, di “tagliare l’angolo” percorrendo una trafficata e senza banchine pedonabili N 630. I cantieri per l’AVE hanno sconvolto alcuni tratti del Cammino fino a Riego. Ci sono deviazioni da seguire attentamente. Km Km Km perco px da rsi alb. locali 637,6 5,6 località rifugio, indicazioni varie carrettera -Tutti i lavori in corso fanno propendere per continuare a procedere su N630: da prima del lago si potrebbe rimanere su carretera e questo vale anche per il tratto successivo. -oppure: attraversata la carretera percorriamo una stradina che dopo 1 km ci riporta di nuovo ad attraversarla ed a arrivare quindi ai bordi del bacino. Il percorso qui dipende dalle condizioni dl terreno. Se c’è poca acqua e terreno asciutto si può scendere e camminare per un tratto lungo il fiume. Diversamente è meglio evitare di scendere tenendosi alti sulla dx. Ci sono comunque sentierini che ci guidano e, qua e là sulle pietre ci sono frecce gialle. Il percorso è piacevole. 121 643,7 649,1 655,3 22,2 6,1 4,3 6,2 Rientriamo per un tratto sulla carretera per utilizzare il ponte che supera un fiumiciattolo e, dopo circa 1 km dal lago, scendiamo di nuovo nell’embalse. Passiamo accanto alle rovine di Castrotarafe ed infine usciamo dall’embalse percorrendo ancora un tratto di pianura e rientrando sulla carretera all’altezza di un distributore di benzina (con distributore di caffè) e subito dopo arriviamo a Fontanilla FONTANILLA * M, Albergue con 6 posti, donativo, no cucina, tel 980555620 sig Agustín Ruiz DE CASTRO Alonso, sulla N630. (niente servizi). -Ho proseguito sulla N 630. RIEGO DEL CAMMINO *B\N -Oppure: abbandonare la N 630 inoltrandosi su strade bianche che ne corrono a breve distanza, allungando di poco il percorso ma tenendosi lontani dal traffico. Attenzione però agli incroci: se si sbaglia è poi problematico recuperare. Rientrare sulla carretera per arrivare a Riego *M, per peregrinos, 15 posti, donativo, 4 euro, NO cucina, NO orario, avvisare se si arriva tardi, chiavi dalla sig. Dorita Alonso al n°3 di calle Espana, cassetta della posta gialla, si cena e colazione ore 7,00 al bar PEPE (l’albergue è al n°32), tel 0034.980593570 – 675700311. OTTIMO -da qui ho ripreso il Cammino abbandonando la carretera e prendendo uno sterrato sulla sx che, dopo un zig-zag iniziale, si trasforma in due lunghissimi rettilinei che portano diritti a Granja de Moreruela GRANJA DE *M, 10 posti, 5 euro, 9 per cenare nel bar adiacente Teleclub (anche per le chiavi) MORERUELA tel 0034.980587183, pulito, incaricata: Teresa Cavero che vive in calle Rodriguez *N\B Joaquin 9, tel 0034.980587005 (municipio) Si trova ad inizio paese in Avenida Angel de la Vega 2. Piccolo supermercato vicino alla chiesa. OTTIMO *H Hostal Oviedo, doppia 30 euro, a tre km dal paese A fianco della chiesa si trova il BIVIO dei due Cammini: -Per il Camino Sanabrese: si lascia Granja seguendo la carretera 630 fino alla chiesa. Qui il Cammino si divide: giriamo a sx e proseguiamo diritti seguendo le 122 658,8 2,9 Km Km Km perc px da orsi albg locali 663,4 5,6 BIVIO indicazioni. Presto ci ritroviamo su un rettilineo sterrato. Per passare dal Monastero de Morerula si torna indietro per 300 mt e imbrocchiamo a dx una strada quasi rettilinea che in 3 km conduce al Monastero. Per immettersi sul Cammino si torna indietro sino al precedente incrocio e si svolta a sx; dopo 400 mt si arriva ad un incrocio, si attraversa e si sale diritti (NO strada a sx) sino ad incrociare il cammino 600 mt dopo. Cominciamo a salire per collinette popolate di querce. Infine scolliniamo scendendo sulla carretera ZA-123 e raggiungendo poco dopo il ponte sul rio Esla. -Per il proseguo della Via de la Plata verso ASTORGA: Passiamo sulla dx della chiesa e prendiamo per calle San Juan y las Bodegas fino ad uscire su una pista che seguiamo per 150 mt verso un’antenna. Attenzione: tratto mal segnalato. Noi dobbiamo prendere a dx, tornare indietro per alcuni mt e girare a sx. Basta seguire la N-630 che ritroveremo 300 mt dopo alla ns dx. Si prende una pista larga e diritta per 2 km fino alla strada (ZA 123) per Tabara. Poi girare a dx dirigendosi verso la N-630. 100 mt dopo si prende un cammino a sx (prima della N630 e parallelo ad essa) che porta a Santovenia del Esla, transitando vicino alla Cooperativa Tera - Esla - Órbigo. località rifugio, indicazioni varie SANTOVENIA -La località si attraversa sulla strada N630. Dopo iglesia de Nuestra Señora del Del’ ESLA Tovar incontriamo alla ns dx una singolare fonte a tre bocche. Dietro la fonte si prende un cammino che porta, passando sopra l’arroyo de Prado Ramiro ed una *N\B corta salita fino al cimitero situato ai bordi della N-630. Per 600 mt si procede su sentiero che fiancheggia la 630. Seguono vari passaggi da un lato all’altro della 123 carretera fino a Villaveza del Agua. 668,9 671, 4 5,5 16,5 2,5 VILLAVEZA DE AGUA *B\N BARCIAL DEL BARCO *N\B -Si attraversa la cittadina sulla nazionale e 150 mt prima del cartello di fine paese si prende una pista a sx che ci conduce direttamente a Barcial del Barco, dove c’è la iglesia de Santa Marina *P, Albergue Las Eras, 14 posti, 8 euro, dormire+cena+colazione: 17 euro, orario 12-24, chiedere al bar Borox a 50 mt, Paco e Bego, nuovo 2011, tfno 0034.980640073 – 980640073. OTTIMO -Si lascia il paese sulla N630 raggiungendo il silos in uscita sulla seconda passerella sul canale. Direzione per il cimitero. Alla ferrovia due alternative: la prima, più lunga di 4,6 km, è seguire le frecce che ci invitano ad attraversare la ferrovia, passare vicino al cimitero, attraversare la N-630 e proseguire per strada e piste fino al paese di Villanueva. La seconda è seguire il camino antico, cioè la via del treno, attualmente ricoperta di sterpaglie. 124 Diario La spesa di ieri sera mi permette di fare un’abbondante colazione prima di partire e di essere autonomo almeno per tre ore. E in tre ore di strada se ne fa tanta. E’ buio pesto e scelgo di iniziare sulla N 630. Le informazioni di cui dispongo mi mettono in guardia dal praticare pista e sentieri che scendono all’embalse per cui rimango sulla Nazionale fino a Riego. Vista l’ora il traffico è in pratica inesistente e il margine della carretera è pedonabile. La lampada frontale e le strisce catarifrangenti mi mettono in sicurezza. Giunto a Riego albeggia e in uscita dal paese non ho difficoltà a individuare la deviazione per lo sterrato che, sempre parallelo alla Nazionale, mi condurrà fino a Granja de Moreruela. In avvicinamento al pueblo che si staglia alto su una formazione rocciosa ne riconosco lo sky-line da un’immagine che ho sul desktop del computer di casa. Mi piaceva e l’ho messa senza sapere a cosa si riferisse. Sorpresa! Vado a fare colazione al bar dell’albergue, anche per dare un’occhiata a cosa mi riserverà il luogo di partenza del Cammino del prossimo anno.. Al di la della strada sta la chiesa di San Juan Bautista e sul retro il famoso bivio dei due cammini: a destra si prosegue sulla Plata mentre a sinistra ha inizio il Sanabrese. Mi fermo un poco a parlare con una coppia di pellegrini ciclisti spagnoli che lo scorso anno hanno percorso la Francigena esaltandone le bellezze artistiche e paesaggistiche ma delusi per il sistema delle accoglienze. Come dargli torto! Alla ripartenza loro vanno sul Sanabrese ed io verso Astorga. Ritorno a essere l’unico pellegrino camminante nel raggio di 100 kilometri. Fortunatamente, anche se scarsamente frequentato, il percorso è sufficientemente segnalizzato (tranne che in due occasioni che illustro): 1) Dopo l’incrocio con la ZA 123 le frecce si perdono in un boschetto ma è facile intuire la direzione dirigendosi verso la N630 e intercettando una sterrata di servizio alla linea elettrica prendendola verso nord; 2) in uscita da Santovenia è opportuno rimanere sulla N630 (non andare a dx, il sentiero sparisce in un campo) fino a oltre il cimitero dove si riprendono le frecce. La galoppata odierna si conclude a Bercial del Barco, all’albergue privato Las Eras, di proprietà dei gestori del bar Borox. Un gran bell’albergue! Paco e sua moglie molto gentili e premurosi. Mi preparano un pranzo (anche se non è più orario) ottimo e abbondante. Nelle ore seguenti riposo, scrivo un po’ di diario e vado a dare un’occhiata all’unica attrazione dl luogo: l’Iglesia de Santa Marina. A sera, Paco, che ha collaborato a segnare il nuovo percorso verso Benavente mi da molte informazioni e mi fornisce la colazione per l’indomani. 125 Giorno 25 17-08 ven Km Km Km perco px da rsi alber locali g 672,1 0,7 24^ TAPPA località Barcial del Barco - La Bazena km 50 rifugio, indicazioni varie Vias del tren -L’opzione “percorso antico” illustrata da alcune guide, lungo la dismessa via del treno, è ormai non è più percorribile perché ricoperta da sterpaglie. Attenzione: è possibile perdersi. . Da Bercial a Benavente si può scegliere se rimanere su asfalto (N630 trafficatissima) o seguire l’itinerario alternativo proposto da Paco del Bar Borox (consegna mappa) che sfrutta parti dell’ex via ferrata fino a 126 Villanueva e successivamente per strada comunale fino a Benavente. 674,9 2,8 675,1 0,2 676,9 1,8 680,4 9 3,5 Ultimo puente ferrocarril rio Esla VILLANUEVA DE AZOAGUE *B -All’ultimo una freccia fa lasciare la via ferrata per una pista che porta a Villanueva de Azoague. -Lascio Villanueva in linea retta fino a prendere la carretera ZA-P-2545 tenendo come riferimento la vistosa torre de la Azucarera Ebro e 700 mt dopo arrivo ad inizio Benavente. -Se si ha intenzione di fermarsi a Benavente si percorre tutta la Carretera dell’Estacion diritta verso nord. Si passa il castello, seguendo verso l’antica stazione dei treni ed il Parco La Pradera dove è ubicato l’albergue. -Villanueva è quasi un quartiere di Benavente BENAVENTE *M, 12 posti, donativo, gestito da dipendenti comunali, riaperto agosto 2010, *N\B normalmente chiuso, apre dopo le 16,30, chiavi da OT in centro ( a ben 2 km Dopo quasi dall’albergue che bisogna rifare poi per restituire le chiavi): tfno 0034.980634211 700 km o policia local: 0034.980631349. TRASCURATO si abbandona *H : Hostal Raul , Calle Rancha, 11, tel 80631042 la N-630 *H : Hostal Restaurante Paraiso, C/. Obispo Regueras, 64, tel 980 63 33 81 *OT: 0034.980634211 -100 mt prima della rotonda di ingresso al paese prendo per un cammino che mi fa passare sotto la N-525. Arrivo così alla calle Carretera de la Estación dove non ci sono frecce. Sono sul lato sx del paese. Per andare oltre Benavente senza entrare in città percorro la Carretera de la Estacion fino ad intersecare la successiva Carretera de Alcubilla che imbocco a sx in direzione per Manganeses de la Polverosa e passo accanto ad una gasolinera di nome “Camino de Santiago” e poi sotto il ponte della ferrovia. -L’uscita da Benavente non è molto segnalizzata. Se si riparte direttamente dall’albergue dobbiamo continuare per la carretera dell’Estacion, girare a sx per la 127 684,2 3,8 685,7 1,5 687,9 7,5 2,2 696,4 8,5 698,9 2,5 698 0,1 calle Augustin Vazquez e di nuovo a sx verso la calle Donantes de Sangrey e successivamente la carretera de Alcubilla. Se invece si riprende dalla iglesia de Santa María del Azogue sii prende calle de los Herreros per poi girare a sx per la calle Cañada de la Vizana, che finisce in discesa per unirsi alla calle Donantes de Sangre che sale sulla ZA-P-1511, conosciuta come carretera de Alcubilla che ci porta verso Manganeses de la Polvorosa. Sottopasso e dopo circa 1,5 km lascio la strada Uscita dalla -200 mt dopo il punto kilometrico 4 lascio la carretera (cartello di “Coto carrettera Privado de Caza” con dipianta una freccia gialla) prendendo a dx una pista in salita che dopo 300 mt si riunisce con la via ferrata. La attraverso e procedo in parallelo con la via ferrata che rimane a sx e riattraverso nuovamente i binari dopo un km. Sono su una calzada romana che con un tunnel passa sotto l’Autopista. Si vede Villabrazaro. VILLABRAZAR *M, 22 posti, gratuito, NO orario, No cucina, vicino alla Casa de Cultura, calle O Majuelos, incaricato: Angel Alonso ed Eva tel 0034.980642630, chiavi al bar Real *B\N dove si può cenare. Telefonare prima. BUONO -Entro nel pueblo, supero un bar posto su una larga strada, arrivo fino ad un incrocio e proseguo diritto. Supero un arroyo. Transito su una strada comunale con asfalto molto deteriorato e senza traffico che seguo per 8 km (a metà c’è un bel ponte) fino a Maire de Castroponce MAIRE DE -All’entrata del paese notiamo a lato della carretera una serie di caverne-cantine. CASTROPONC All’uscita dal pueblo prendo la carretera che si dirige verso il ponte de la Vizana E *N PUENTE DE LA -Oltre il ponte sul rio Orbigo (confine Zamora\Leon) proseguo diritto su VIZAGA carretera LE-114 per Alija del Infantado. -Dopo il ponte c’è un bar RIO ORBIGO -Prima si passa a fianco de la Bodega de Ozaniego (dove è situato l’albergue) e poi le prime case di Alija. Pueblo molto lungo da attraversare sulla LE-114. Per arrivare all’albergue si deve girare a sx come indicato, e salire su calle de El Pinar. 128 701,5 14,6 3,5 704,5 3 709,8 5,3 715,6 5,8 717,7 2,1 722 20,5 4,3 ALIJA DEL *P, albergue de Alija del Infantado, 11 posti, 8 euro, orario 12-16 e 19-22,No INFANTADO cucina, chiave in cambio credenziale, inizio paese a sx, 1 km dal centro a El *N\B Bodegon de Ozaniego, chiuso il martedì, eventualmente chiamare prima, tel 0034.987667911 Alonso. TRASCURATO -Per proseguire attraverso il lungo paese sempre sulla LE-114 fino al Crucero de la Nora; -Se si è alloggiato all’albergue, per lasciare il pueblo scendere sulla calle Real, e prendere la LE-114, la stessa di ingresso. Dopo 2,5 km, al crucero La Nora, tengo la dx. Cruce la Nora -Avanti 100 mt, fino al ponte sul rio Jamuz e subito dopo giro a sx per la del rio pista che va parallela al rio (alla mia sx) e che per 11 km mi accompagnerà. Quaranta minuti dopo vedo alla mia sx Genestacio (3 km, ma non ci passo). Segue Quintana Quintana del -e Villanueva de Jamuz. Dopo 2 km da questa località la pista termina . Marco *N Fine de pista -obbligandomi ad aggirare una fila di piante ed a continuare di fronte per un evidente sentiero marcato dal continuo passaggio dei pellegrini fino a Santa Elena de Januz. Qui, invece di attraversare un ponte sul rio ed arrivare al pueblo, giro a dx per una pista e dopo 200 mt prendo a sx dove è situata una piccola rotatoria. Risalgo sulla LE 114 e all’uscita da Santa Elena proseguo per altri 3 km fino a La Baneza. Santa Elana -La Asociación de Amigos del Camino de Santiago / Vía de la Plata "Monte Urba" de Januz de la Bañeza ha ben segnalato l’ingresso in Bazena. Si deve prendere il bivio segnato come “La Bañeza Sur”, passare sopra la ferrovia , percorrere calle Santa Elena e girare a sx per calle San Julián e poi a dx per la calle San Roque. Si arriva così albergue (Se si perdono i segnali si deve tenere come riferimento la Plaza mayor e la Iglesia de Santa María de la Bañeza). LA BANEZA *M, Albergue in gestione a AACS, 36 posti, 4 euro, No orario, Cucina *N\B basica e microonde, tel 0034.987640992 (D. Arturo) parroco de El Salvador\ 0034.087655504, NO hospitaleri, incaricata: Mari Miranda per 129 la chiave, vive al n° 20 di fronte all’albergue in calle Belo Horizonte oppure Flor, la vicina. BUONO *Pension “El industrial” calle Ramon y Cajal,12. Doppia 20 euro, tel 987641042 *Hostal “Astur”, calle Astorga,9, doppia 40 euro, tel 987640415 *Hospederia Via de la Plata, calle Juan de Mansilla,18 singola 30\36 euro, tel 987643054 -L’uscita dal paese, partendo dall’albergue, è stata ben segnalizzata. Si va dalla calle Santa Lucía a la plaza de la Asunción per continuare di fronte per la calle Lope de Vega. Si attraversa una carretera e si va diritti per la calle Salvador lasciando a dx la chiesa románica. Poi si gira a dx per la calle Vía de la Plata e 50 mt dopo per la calle Marcos de Segovia (direzioneVillalís) per attraversare i binari. Proseguiamo sulla strada fino al cartello di fine paese e la abbandoniamo girando a dx su pista asfaltata e successivamente di terra fino al rio Duerna che attraversiamo sul ponte di ferro della antica ferrovia Plasencia\Astorga. 130 Diario Ieri sera ho sbagliato a impostare l’orario per la sveglia e quando stamane è suonata non ho badato all’ora indicata. Come il solito ho preparato e consumato la colazione, ho affardellato lo zaino e mi sono tirato l’uscio alle spalle. Solo alla luce del lampione esterno scruto l’orario e mi accorgo che sono appena le cinque! La porta è ormai chiusa, pronto lo sono, mi sento riposato e in forma, per cui non rimane che andare. Col senno di poi l’imprevisto ha giocato a favore dato che questa partenza largamente anticipata mi ha permesso di sfruttare al massimo la giornata e di compiere quella che per me è un’impresa: 50 km in un giorno. Paco, del bar Borox, ieri mi aveva dato la mappa dell’itinerario adesso percorribile fino a Benavente per cui non ho bisogno d’altro per le prossime due ore. La lampada frontale che ho acquistato quest’anno fa il suo egregio dovere anche in questo caso dove la visibilità è zero a causa del cielo nuvoloso che occlude la luna. A Benavente tiro diritto, lambendo la cittadina e puntando direttamente su Villabrazaro. I tratti di strada asfaltata, senza auto e ben visibili, mi permettono di procedere velocemente e quando fa luce ho già coperto la bellezza di 16 km. Sosta al bar per un caffè con leche e poi di nuovo in marcia. Si fa strada l’idea che potrei arrivare ben oltre la meta prevista per oggi (Alija del Infantado). Al Puente de la Vizana un incontro inaspettato con la coppia catalana (quelli con il paraagua). Fa sempre piacere rincontrarsi sulla via, specialmente su questo solitario itinerario. Ieri hanno dormito all’albergue di Benavente e ne dicono peste e corna. Oggi si fermeranno ad Alija. Camminiamo un poco insieme ma poi li saluto. Ci rivedremo ancora perché anche loro proseguiranno poi sul Francese fino a Santiago. Ad Alija faccio il pieno d’acqua presso un bar dove mangio anche una tortilla. Sono pronto per altri 20 km. Mi preoccupa un po’ il sole ma un leggero venticello ne mitiga un po’ gli effetti e poi so che mi aspetta un percorso abbastanza riparato. In effetti, dopo il cruce della Nora abbandono l’asfalto e seguo una pista lungo il rio che gode di abbondante ombreggiatura. Anche se molto lunga (mi fermo molte volte per la solita operazione ai piedi)ma supportato dalla compagnia e da il ritmo che mi scandisce l’MP3 http://www.youtube.com/watch?v=0OvC737fqYY, http://www.youtube.com/watch?v=JfUz2BZa7UY 131 http://www.youtube.com/watch?v=APw2zjQfUB4 http://www.youtube.com/watch?v=dWkh2dY5RpI http://www.youtube.com/watch?v=TLndt6g3mIU , porto a compimento questa galoppata che mi riduce di un giorno la permanenza su questa “terra di nessuno”. Non che le persone incontrate su questo tratto non siano ospitali. Tutt’altro si sono rivelate molto cordiali e disponibili solo che sento il bisogno di condivisione con altri pellegrini. L’albergue è un’ex canonica, forse più destinata ad attività parrocchiali che a Ostello. Nel prossimo inverno subirà una ristrutturazione ma questa sera, stanco come sono, va bene anche così. La signora che abita di fronte mi registra e m’indica dove sta un supermercato. Non ho intenzione di cercare un ristorante perché la cittadina è in fermento per un evento sportivo e acquisto qualcosa da mangiare freddo. La cucina c’è…ma è meglio non usufruirne. Scambio due parole con due ciclisti spagnoli che però non si trattengono. Alle 22 crollo. 132 Giorn 18-08 dom o 26 25^ TAPPA La Baneza – Astorga km 24,2 La buona segnalazione di questa tappa ed il profilo altimetrico rendono la tappa piacevole tra vegetazione mediterranea, sendas, caminos, pistas de concentración, carreteras e resti delle calzade che un giorno furono le Vie romane número IX, XXIII, XXIV e XXVI Km Km Km perco px da rsi alber locali g 723,4 2,4 località rifugio, indicazioni varie Puente del ferrocarril rio Tuerto Palacios de Vaduema -100 mt dopo il ponte girare a sx per un cammino che conduce a passare sotto la A-6. Si gira poi a sx e poi a dx, proseguendo diritto fino a Palacios de Valduerna -Si attraversa il pueblo passando sulla via principale accanto alla chiesa, municipio, ed uscendo verso il cimitero. Qui si prende a dx un’ampia pista tra alberi che ci accompagnerà per i px 6 km che poi sbocca su la N-VI. -Dopo questo tratto prendiamo una strada comunale a dx che seguiremo per 500 mt. Dopo essere passati su un arroyo la lasciamo prendendo a sx un’altra pista che passa vicino ad una discarica. Si può vedere e sentire il traffico della A-6. Ci passiamo sotto -ed arriviamo, 400 mt dopo, alla N-VI. Attraversiamo l’incrocio e prendiamo per la Estación de Valderey y Nistal. A 150 mt dobbiamo lasciare questa carretera e girare a sx per un cammino che passa di fianco ad una azienda e che conduce direttamente al ponte romano di Valimbre (ultima vestigia romana prima di Astorga) sopra il río Turienzo. 727 3,6 733,7 6,7 Carretera comarcal 737,5 3,8 Sottopaso autovia 133 739,2 1,7 741,5 2,3 745,2 24,2 3,7 Ponte romano -Oltre il ponte abbiamo due alternative. Noi seguiremo la più corta, che rio Turienzo prosegue di fronte ed arriva ad un capannone agricolo. Proseguiamo diritti per 700 mt su senda fino ad attraversare la ferrovia. Riprendiamo la carretera per entrare in Celada de la Vega., . Celada de la -All’uscita del pueblo NUOVO percorso segnalizzato che evita la Vega carretera. ASTORGA -All’ingresso in città prendiamo per calle San Roque, saliamo una scalinata con *N\B forte pendenza e prendiamo per la calle La Bañeza verso la plaza de España, dove si trova il municipio. Siamo nel centro di Asturica Augusta. Gli albergue si trovano tutti dall’altra parte della città, sul Cammino Francese *Albergue de peregrinos Siervas de Maria, Amigos del Camino de Astorga, 154 posti, 5 euro, cucina,orario 10,30-23, tel 0034.987616034 – 618271773, Plaza S. Francisco 3, BUONO *P, Albergue de peregrinos San Javier, 95 posti, 8 euro, cucina e microonde, orario 10,30-22,30, Javier, tel 0034.987618532, calle Porteria 6, BUONO * P, Albergue Camino y Via, 22 posti, 6 euro + 3 euro colazione, Cucina, hospitalera coreana, prima di entrare in Astorga, dopo la passerella sui binari. 134 Diario I due ciclisti spagnoli arrivati ieri sera, dopo una doccia, erano usciti per la fiesta del pueblo. Da tre giorni è in corso un motoraduno, con tanto di gare per le vie cittadine che richiama molto pubblico (con conseguente birra a fiumi). Al ritorno hanno pensato bene di serrare a chiave il cancello d’ingresso al cortile dell’albergue così stamane, dopo essermi richiuso alle spalle la porta dell’albergue sono rimasto ingabbiato nel cortile. Ho dovuto gettare lo zaino oltre la cancellata e, con non poca fatica scavalcarla causandomi anche un leggero taglio al polpaccio. Fortunatamente mi sono venuti in aiuto due passanti molto mattinieri e forse molto brilli dato che non si sono neppure chiesti il perché dell’inconsueta operazione. Appena oltre La Baneza il territorio cambia radicalmente, Stop agli spazi infiniti, ai terreni incolti, al prevalente color giallo. Qui si succedono campi coltivati, ben irrigati a pioggia, basse colline chiudono la vista e il clima è finalmente e sicuramente più mitigato, Si capisce che mi sto avvicinando ai contrafforti montuosi della Cordigliera Cantarbica. E’ un tratto splendido. Deve esserci anche molta selvaggina perché si sentono ripetuti colpi di fucile provenire dalla boscaglia attraversata dalla pista. Mi spaventa non poco un tramestio tra la vegetazione e la comparsa improvvisa sul sentiero di un cane, probabilmente impegnato nella battuta. Costatato che non ho le sembianze della preda si disinteressa e mi lascia transitare. In prossimità di Celada de la Vega incontro una signora impegnata con il figliolo nella passeggiata quotidiana. Nota la coccarda tricolore e mi saluta in italiano. E’ un’emigrante con colleghi di lavoro italiani da cui ha appreso la lingua. Si stupisce della mia provenienza e ne vuole sapere di più. Parliamo a lungo procedendo verso il piccolo paese. Vengo a sapere che con il marito ha lavorato a lungo in Belgio nel campo della ristorazione ma ora, a causa della crisi hanno perso entrambi il lavoro. Sono rientrati in patria, nella speranza di trovare un impiego ma 135 principalmente perché qui Lei possiede la casa natia ricevuta in eredità dalla madre e attratta dal costo della vita inferiore. Ma dopo sei mesi ritiene che non sia stata la scelta giusta e medita di ritornare all’estero. Dio, come sono fortunato! E qualche volta mi lamento pure! Giunti nel piccolo pueblo mi mostra la sua casa, si attarda per presentarmi la vicina, e vuole assolutamente che entri a prendere qualcosa. Capisco subito quando una persona è determinata e il rifiuto sarebbe scortesia. Fortunatamente mi offre una bibita (se aveva solo vino ero nei guai poiché sono astemio). Di seguito giunge anche la vicina con una torta: assaggio obbligatorio. Rimango sempre piacevolmente sorpreso da queste manifestazioni di accoglienza. Dicono di come dovrebbero essere i rapporti tra le persone: semplici, schietti, gratuiti. Su questo tratto di Cammino, ancora poco frequentato, sono possibili questi incontri “veri”. Tra qualche tempo, quando anche questo percorso sarà inflazionato dai numerosi passaggi, il pellegrino arriverà a essere, come lo è ormai sul Francese, un articolo di arredo urbano. Quando ci salutiamo, Amalia, m’indica il nuovo proseguo del Cammino in alternativa alla trafficata N-VI. Più lungo ma sicuro. Raggiunta Astorga da sud prosegue oltre il centro per raggiungere il collaudato albergue Municipale. Mi devo fare largo con difficoltà tra l’affollamento ai bordi delle strade. Astorga è in festa per non so quale santo e per le vie sfila un corteo in maschera compreso legionari romani e streghe. I bambini, mascherati da diavoli prendono a scopate i malcapitati passanti. Una bella botta di vita dopo ventiquattro giorni di assoluta calma! L’albergue de peregrinos Siervas de Maria è bello, pulito, ben organizzato: si nota la presenza di un nutrito numero di hospitaleri. Colpisce anche il gran numero di presenze. I 154 posti vanno presto esauriti. Scendo dopo la doccia e alle quattordici espongono già il tutto esaurito. Per la prima volta benedico l’assolata e solitaria Plata che mi ha risparmiato la corsa al posto letto. Sono un poco disorientato tra questi pellegrini vocianti nelle zone comuni e l’affollamento della cucina. Rinuncio da subito a cucinare e per il pasto serale acquisto del cibo che non ne necessita. Tutti conoscono tutti. 500 km di Via hanno favorito la creazione di rapporti d’amicizia e i numerosi capannelli attorno ai tavoli ne sono lo specchio. Mi sento un pesce fuor d’acqua e questa manifesta estraneità accentua ancor più la differenza tra i due Cammini. Ormai sono qui, sulla via di pellegrinaggio più attrezzata d’Europa, e le preoccupazioni per i bisogni primari non hanno più ragione di esistere. Da domani solo relax e cibo per l’anima verso la Cruz de Hierro! 136 Giorno 27-2829-30 Km Km Km perco px da rsi alber locali g 19-20-21-22\08 lunmar-mer-giov località 26-27-2829^tappa Astorga - El Ganso - Foncebadon – El Acebo Ponferrada km 53,3 rifugio, indicazioni varie 4,7 Ermita Ecce *P, Albergue a 150 mt dalla strada per Valdeviejas. Inaugurato 2010, 5 euro Homo Murias de *P, Albergue Las Águedas, 8 euro (+ 3,00 lenzuola), C/ Camino de Santiago,52 Recivaldo Tel: 987691234 / 636067840 754,7 4,8 Santa Catalina de Somoza 758,9 4,2 El Ganso *M, Albergue de Murias de Rechivaldo, Carretera Santa Colomba, 20 posti, 4 euro Tel: 987 69 11 *M, Albergue Municipal, calle del Jardin, tel 655803706, 7 posti, 3 euro, cucina *P, Albergue Hosteria Don Alvaro, 30 posti, 8 euro, no cucina Calle de la Magdalena,1, tel 987053990 – 616155651, *P, Albergue hospedaria San Blas, 24 posti, no cucina, 5 euro, servizio cena e colazione= 35 euro) tel 987691411, *P, Albergue e Centro del turismo rural El Caminante, 16 posti, 6 euro, tel 987691098, Albergue Gabino, tel 660912823, 30 posti, cucina, 8 euro compresa colazione 749,9 Castrillo de los Polvazares 137 Diario Tutti vanno a Rabanal del Camino perché così dicono quasi tutte le guide. Io ho tempo. L’albergue Gabino ad El Ganso si affaccia proprio sulla via dove transita il Camino. Nel 2006 non c’era. A ridosso due case diroccate: una senza tetto, invasa dalla vegetazione, da cui fanno capolino i rami di un albero. Dall’ingresso pare poco più di una rimessa ma all’interno, oltre il primo locale con travi a vista, è stata costruita una nuova struttura che sovrasta le abitazioni adiacenti spiccando tra loro come un pellegrino tra i bagnanti. Naturalmente funzionalmente arredata e fornita di tutti i servizi che soddisfano le necessità dei pellegrini. E anche di più. Sul Francese è così: tutto è condizionato dalle loro esigenze e rispondente anche a quelle che necessità primarie non sono. La fortuna di un albergue la fa anche la distanza che c’è tra un letto e l’altro e se c’è la possibilità di scegliere per la colazione fra latte, caffè e the. Anche i due assolati lunghi rettilinei che da Astorga conducono qui, tra qualche anno, avranno la loro bella ombra grazie agli alberelli piantati regolarmente a venti metri di distanza l’uno dall’altro, sul lato sinistro del sentiero per impedire l’abbronzatura sinistroide del pellegrino. Quante cose sono cambiate in soli sei anni. Potenza del business! Resiste solo il bar Cowboy, dalle caratteristiche fattezze western la cui notorietà è legata più all’improbabilità di un saloon in terra galiziana che alla qualità del suo servizio. Ora la concorrenza l’ha sull’uscio di casa: di fianco ha aperto un bar\ristorante, senza insegna ma con la sagoma in cartone di un inequivocabile paffuto cuoco. El Ganso ha trentasei abitanti: diciotto per ogni ristorante. 138 Km Km px Km da percorsi alberg locali 765,8 6,9 località rifugio, indicazioni varie *P, Albergue La Senda (ex El Tesín) Dirección: C/ Real Tel: 650952721696819060. 34 posti, cucina, 5-7 euro, Propiedad: Privado *P, Albergue Nuestra Señora del Pilar ,72 posti, cucina, 5 euro, Plaza de Jerónimo Morán Alonso, Privado Tel: 98763 1621 / 616089942 *M, Albergue Municipal Rabanal, 34 posti, cucina, 4 euro, Plaza de Jerónimo Morán Alonso Tel: 987 631 687, *P, Albergue Gaucelmo, , 46 posti, cucina, donativo, C/ Calvario, 4 Tel: 987691901 Propietà: Obispado Astorga Foncebadón *P, Albergue parroquial Domus Dei Dirección: C/ Real (attaccato alla iglesia) 18 posti (+12 a terra), cucina,Hospitaleri, cena comunitaria e colazione, donativo *P, Albergue Monte Irago, 35 posti cucina ma con servizio di cena, 7 euro e colazione, 3 euro,Tel: 695452950 *P, Albergue Convento de Foncebadón, 6 euro, 30 posti, no cucina, servizio di cena e colazione, 7 euro, Tel: 658974818 *P, Albergue La Cruz de Fierro , 40 posti, cucina, 7 euro, calle Real, Tel: 987691093, 665258169 Rabanal Rabanal del Camino 771,5 5,7 Diario Quando si dice che il Cammino Francese è molto assistito si fa riferimento alla presenza delle numerose frecce indicatrici, agli albergue a distanza ravvicinata, agli innumerevoli bar disseminati sul percorso. Adesso ci sono pure le panchine! Lungo la salita a Foncebadon ne ho contate ben 25, una ogni 500 metri. In concreto qui il Cammino è una passeggiata. E siamo ancora a ben 250 kilometri da Santiago. Dieci anni fa si diceva che il tratto massificato fossero gli ultimi 100 kilometri. Cosa c’è ora oltre Sarria? Le giostre? I venditori di palloncini? Una Beuty-farm? A quando la funicolare per il Cebreiro? A ragione inorridiscono coloro che il Cammino l’hanno percorso 20-25 anni fa. 139 Io credo che lo Spirito del Cammino sia sempre presente solo che ora sia molto più difficile lasciarsene pervadere se lo zaino te lo trasporta il taxi, se ogni bar è una cerveza e se a Samos ci vai con il bus-navetta. Fortunatamente sopravvive in alcuni luoghi disseminati sul percorso, (come nel passato le medioevali chiese-faro o i rintocchi delle campane che all’imbrunire indicavano la via ai pellegrini smarriti) per ricordare al viandante che non si tratta né di una scampagnata né di un lungo trekking ma di un pellegrinaggio, un viaggio dell’anima. E’ il caso dell’albergue parroquial di Foncebadon. Merito di Fernando ed Elisa, ottimi hospitaleri nell’accoglienza e nell’animazione, ma anche di tutti quelli che si alternano ogni quindici giorni nel servizio ai pellegrini. L’essenzialità, la sobrietà, il senso comunitario, la condivisione i punti di forza. Chi ci transita senza accorgersene mi ricorda tanto Gagarin quando al ritorno dal primo viaggio orbitale a chi gli chiedeva se credeva in Dio rispose “Sono stato nello spazio, ma non ho visto né Dio, né angeli”. Alcuni, a proposito dell’albergue, li ho sentiti commentare “Pittoresco, molto pittoresco” come se si trattasse di una rappresentazione a beneficio di turisti paganti. Mi ci sono fermato perché ho sentito parlare in italiano tra coloro che ne attendevano l’apertura e in men che non si dica altri hanno seguito il mio esempio. In serata erano presenti venticinque italiani su trenta ospiti. Una vera overdose patriottica dopo l’astinenza durata venticinque giorni. Una piacevole, variegata e composta compagnia, esente dagli eccessi per i quali siamo famosi. Km Km px Km da località rifugio, indicazioni varie 140 percorsi alberg locali 772,8 1,3 775,6 782,5 2,8 6,9 Cruz de Hierro Manjarín El Acebo *P, Refugio (Thomas) , 35 posti, cucina, donativo *M, Albergue Parroquial Apostol Santiago, (vicino chiesa), 23 posti,cucina ma con cena e colazione comunitari, donativo *P, Albergue Mesan El Acebo tel 987695074, 23 posti, 5 euro, 20 in doppia, 30 in tripla *P, Albergue La Taberna de Josè, tel 987695074, 7 posti, 5 euro Diario Quando trenta persone dormono una a fianco dell’altra in due piccole stanze trasformate in un accampamento con zaini e indumenti ovunque, è sufficiente che due si alzino perché, come un domino umano, anche le altre facciano altrettanto. La colazione è prevista comunitaria per cui tutti ci si ritrova attorno alla grande tavolata di ieri sera. Poi alla spicciolata ognuno riprende il Cammino. Ho lasciato che quasi tutti partissero prima di me in modo che andassero oltre la Cruz de Hierro. Quelli provenienti da Rabanal non vi sarebbero giunti prima di altre due ore. Poi sono salito. Ero lì quando il sole ha fatto filtrare i primi raggi tra le fronde del bosco alle mie spalle allungando le ombre sulla piana quasi deserta. Una ragazza dalle lunghe chiome, gambe incrociate,posizione yoga, sta seduta davanti alla defilata cappella dedicata all’Apostolo Santiago. Il monticciolo di pietre accatastate dai pellegrini racconta dell’umanità che vi è transitata: gesto scaramantico, ispirato a devozione, modaiolo. Chi può giudicare? Il palo svettante verso il cielo, alla cui sommità sta una copia della Croce di ferro ci dice della sacralità del luogo. Per i Celti, i cristiani nei secoli, i pellegrini di oggi. Dice a me che la Vita, come il Cammino, è fatta di lunghe tappe a volte piacevoli, altre noiose. Faticose, ma anche gratificanti. Di sole 141 che facilità il procedere ma anche che disidrata. Mi rammenta ovvietà che la routine annebbia: si riposa nelle discese solo se prima si è faticato a salire, nessun uomo è un’isola. Mi indica come cruceros la strada, come simbolo, la meta. Ho atteso che non ci fosse nessuno. Poi sono salito sul piccolo\grande cumulo di pietre fino ad abbracciare il palo di legno. In uno dei tanti anfratti vi ho inserito il “mio peso” e ne ho richiuso accuratamente l’apertura affinché lì possa rimanere a lungo. Poi sono sceso e sono andato a sdraiarmi di fianco alla cappella e così sono rimasto perché questo è il termine del mio pellegrinaggio, come fosse la Cattedrale, Plaza Obradorio e il suo colonnato. Nel pomeriggio un caffè da Thomas, l’ultimo dei Templari e poi la discesa verso i tetti d’ardesia di El Acebo. A ogni curva un ricordo del 2006, come una pugnalata. All’albergue Apostol Santiago la riprova che sono sempre le persone che fanno la differenza e non è sufficiente l’etichetta Parroquial. Km percorsi Km px alberg Km da locali località 786,2 3,7 Riego de Ambrós 790,5 4,3 Molinaseca 794,9 798,5 4,4 3,6 rifugio, indicazioni varie *P, Albergue de Riego de Ambros, tel 987695190-696482873, 30 posti, 5 euro *M, Albergue de peregrinos de Molinaseca 44 posti, 5 euro,Avenida Fraga Iribarne, Tel: 987453077 *P, Albergue Santa Marina, 56 posti, 7 euro, Avenida Fraga Iribarne, 987453077 / 615302390 Campo Ponferrada Albergue de peregrinos San Nicolás de Flüe. Dirección: Calle de la Loma Tel: 987 41 33 81 Propiedad: Parroquia de Nuestra Señora de la Encina, 174 posti, cucina affollatissima, donativo 142 Diario Ormai non c’è più storia. Con la testa sono fuori dal Cammino. Solo Molinasecca con il ponte medioevale sul rio Meruelo mi regala qualche emozione. Mi rifaccio nel pomeriggio quando nel grande albergue municipale, nella bagarre di molti pellegrini, incontro Veronica, conterranea e amica del sito. Oppure dialogo e mi confronto con Barbara, hospitalera italiana, impegnata nella rivitalizzazione della Francigena. E ancora, tra i frati francescani che fanno accoglienza ritrovo Padre Giuseppe, nel passato in comunità a Brescia. Giovedì 23 agosto: Il bus Alsa delle 9,30 da Ponferrada a Madrid in due ore mi riporta indietro di una settimana a Benavente. Altri tempi, altre modalità. L’andare lento permette di vedere cose che da un finestrino dell’auto neppure ci s’immagina, di provare sensazioni che nessun’altra circostanza può regalare. La scontata aria condizionata del bus è cosa diversa dal refrigerio che dà l’ombra dell’unico albero nel raggio di dieci kilometri. Com’è monotono e triste tornare velocemente verso sud. Ormai non c’è più storia. 143 Giorno 30 giovedì 23/08/12 RITORNO Ponferrada-Aereoporto Madrid T4 con bus ALSA (circa 30 euro) 9,30 – 15,30 + trasferimento da T4 a T1 con navetta interna gratuita. Volo Madrid T1 – Orio al Serio ore 18,20 – 20,35 Fonti: Km: PELLEGRINANDO\GODESALCO - Cartine:GODESALCO - Informazioni:descrittivi di F. Vandoni, GONZE, www.pellegrinando.it, guide di R. Latini e L. Callegari, www.pellegrinipersempre.it – Info Albergue: EROSKY. Aggiornato al 23-08-12 CANZONE DI VIAGGIO Ardesi Ermanno Via Passere,6 25020 Flero (BS) Tel. 030.3581523 [email protected] 144 145