NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VERBANIA Editoriale 2 Convocazione Assemblea annuale 3 ECM conclusa la fase sperimentale, al via le nuove regole 4 Dialogare... con i servizi infermieristici 6 Bambini speciali Opuscolo informativo sulla gestione della tracheotomia 10 Abstract di Tesi del corso di Laurea in Infermieristica 13 E’ lecito lavorare “a gratis”? 16 Abbiamo letto per voi... 18 Buona lettura... 20 Il Collegio informa 21 Segreteria 23 Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di Redazione: Consiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione: Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276 - e-mail: [email protected] - progetto grafico: Italgrafica NOVARA - Stampa: Italgrafica NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque ANNO XI - N. 4 - DICEMBRE 2009 L a fine di ogni anno per il Collegio rappresenta sempre un momento di riflessione rispetto agli obiettivi prefissati; in questo numero di dialogare si vuole concentrare l’attenzione sugli aspetti della formazione, recentemente discussi a Cernobbio, in modo particolare, sui possibili sviluppi futuri della formazione a distanza, che acquista maggior rilievo con l’obiettivo di facilitare il mantenimento delle competenze acquisite. Proprio per l’importanza che la formazione riveste per tutti gli operatori sanitari, grazie alla soddisfazione dimostrata dai colleghi, che hanno partecipato agli incontri organizzati dal Collegio e, per assolvere agli obiettivi prestabiliti, il Consiglio Direttivo progetterà nuovamente una successione di appuntamenti, a partire dai primi mesi dell’anno 2010. L’importanza dello specifico professionale si dimostra anche attraverso l’educazione sanitaria, rispondente alle esigenze di salute dei piccoli pazienti e delle loro madri, andando così a rappresentare un altro aspetto della formazione continua, del professionista, che prosegue anche dopo aver acquisito il titolo abilitante. Nelle pagine dedicate alle vostre esperienze, le Infermiere Pediatriche ne danno dimostrazione, attraverso la presentazione di un opuscolo divulgativo che guida le mamme nella gestione domiciliare del bambino con tracheotomia. Nel contempo, prosegue il nostro viaggio attraverso le Direzioni Infermieristiche con lo scopo di conoscere e valorizzare gli aspetti della dirigenza infermieristica, analizzando le difficoltà gestionali in un momento molto particolare e non facilissimo per la nostra professione. Sembra infatti, ma forse è solo un’impressione, che si stia facendo di tutto per non considerare gli infermieri come elemento portante del sistema sanitario nazionale, al pari di altre categorie professionali, in un’ottica collaborativa con l’unica finalità di salvaguardare il diritto alla salute dei nostri concittadini che si trovano ogni giorno ad affrontare la complessità del sistema. Infatti, come preannunciato nello scorso editoriale, si deve stare con gli occhi aperti e le orecchie ben tese, ma tutto ciò ancora non basta: la XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati ha richiesto una’memoria” sulle proposte di legge recanti “Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento”. Peccato che tale richiesta giunga proprio quando i lavori della Camera si sono conclusi! Peccato perché le risposte sono scolpite nel nostro Codice deontologico, basti leggere gli articoli 14, 35, 36, 37, 38, 39. Noi tutti siamo profondamente amareggiati, gli infermieri da sempre e quotidianamente accompagnano le persone nella fase e nel momento di fine vita ma, là dove più nulla o poco può la medicina, tanto ancora può l’assistenza infermieristica sia nei confronti del morente, sia nei confronti dei familiari. Questi temi saranno sviscerati in un Convegno che il Collegio organizzerà nella primavera del prossimo anno per dar voce e per riflettere su tematiche che riguardano la vita personale e professionale di tutti noi. Vi auguro un sincero e sereno Santo Natale! 2 La Presidente Antonella Arreni Collegio IPASVI Novara VCO Convocazione ASSEMBLEA ANNUALE in ottemperanza degli art. 23 e 24 del vigente D.P.R. 221/50, è convocata l’Assemblea ordinaria degli Iscritti al Collegio Interprovinciale IPASVI, in prima convocazione alle ore 15,30 di venerdì 05 marzo 2010 presso la sede del Collegio di Novara ed in via Biandrate 20/b SECONDA CONVOCAZIONE SABATO 6 MARZO 2010 ALLE ORE 14.00 Presso Hotel Europa - Corso Cavallotti 38 - Novara Ordine del Giorno: Approvazione verbale seduta anno 2009 Relazione annuale Presidente Relazione del Tesoriere Approvazione Conto Consuntivo 2009 e Bilancio di previsione 2010 Il Segretario F.to Luigi Binelli La Presidente F.to Antonella Arreni Chi non potesse partecipare all’Assemblea può delegare un/una Collega servendosi del modulo sottostante. Nessun iscritto può essere investito da più di due deleghe. …………………………………………………………………………………… Il/la sottoscritta ……………………………………………………………… delega il/la Collega………………………………………………………………, a rappresentarla/o nell’Assemblea ordinaria IPASVI del 6 marzo 2010. In fede Data………………………… Firma ………………………………… 3 Apostolo Maria - Consigliere Collegio IPASVI Novara VCO Giroldini Luciano - Consigliere Collegio IPASVI Novara VCO Zavaglio Andreina - Consigliere Collegio IPASVI Novara VCO ECM CONCLUSA LA FASE SPERIMENTALE, AL VIA LE NUOVE REGOLE Dopo un anno di silenzio e staticità, il 14-15 settembre a Cernobbio, si è tenuta la 1° Conferenza Nazionale sulla Formazione Continua in Medicina. La partecipazione a tale Conferenza da parte di due Consiglieri del nostro Collegio ci permette di informare su quanto è stato presentato in tema di acquisizione di CREDITI ECM e molto altro ancora. Ricordiamo che i crediti ECM, sono indicatori della quantità di formazione/apprendimento effettuato dagli operatori sanitari in occasione di attività legata alla formazione continua, sono assegnati dal Provider (organizzatore e produttore di eventi formativi ECM) secondo criteri uniformi indicati dalla Commissione Nazionale sulla base del tempo, della tipologia formativa e delle caratteristiche del programma. Naturalmente hanno valore su tutto il territorio nazionale. Il Provider deve trasmettere tempestivamente all’ente accreditante e al CO.Ge.A.P.S. (organismo nazionale deputato alla gestione delle anagrafiche nazionali e territoriali dei crediti attribuiti ai professionisti), i crediti assegnati ad ogni partecipante andando così a creare una banca dati che traccia il percorso di aggiornamento per il professionista sanitario. La quantità di crediti ECM da acquisire per il periodo 2008/2010 è di 150 sulla base di 50 (minimo 30, massimo 70) ogni anno. Per questo triennio possono essere considerati, nel calcolo dei 150, anche 60 crediti acquisiti negli anni precedenti. 4 Un aspetto rilevato alla Conferenza riguarda il dovere di acquisire crediti, non solo per il dipendente pubblico o privato ma anche per il libero professionista che si vedrà impegnato ad assolvere l’obbligo della formazione continua, essendo eguali le responsabilità deontologiche e giuridiche nei confronti del paziente attraverso la qualità delle prestazioni sanitarie erogate. A tal fine andranno definiti sistemi e incentivi e con riferimento agli obiettivi formativi, l’accordo Stato Regioni, prevede che “… per i liberi professionisti la funzione di programmazione e valutazione della Formazione Continua è svolta in modo esclusivo da apposite commissioni degli Ordini e dei Collegi Professionali che siano diretta espressione delle specifiche professioni o profili professionali coinvolti” L’accordo dunque indica in particolare tre possibili interventi in favore dei liberi professionisti: - Agevolazione sui costi con possibilità di detrazioni - Debito complessivo dei crediti diversamente individuato - Obiettivi formativi ad hoc La possibilità di prevedere una diversa individuazione del debito complessivo dei crediti per i liberi professionisti va intesa in termini di qualità e modalità di acquisizione degli stessi. Si ravvisa pertanto, la necessità per i liberi professionisti di: - acquisire il massimo della percentuale dei crediti con la formazione FAD (blended); - acquisire crediti tramite tipologie di eventi organizzati dagli Ordini, Collegi e Associazioni non solo su etica, deontologia e legislazione ma anche su specifici contenuti professionali, individuati dai professionisti. Come precedentemente indicato, il professionista è esonerato dall’obbligo di acquisizione di crediti formativi, per la durata del triennio in corso, qualora stia frequentando: - Un Dottorato di ricerca presso le università, strutture ospedaliere, centri di ricerca, per un periodo di svolgimento minimo di 150 ore; - Un Master, oppure un corso di perfezionamento, comunque denominato presso l’università, strutture ospedaliere, centri di ricerca, per un periodo di svolgimento minimo di 150 ore. Per quanto riguarda l’attività formativa transfrontaliera essa comprende le attività formative organizzate dalle regioni e provincie italiane prossime ad un confine con uno stato estero con il quale sono in corso, in materia sanitaria rapporti di reciproca collaborazione (accordi bilaterali, protocolli di intesa). Sembra concretizzarsi la possibilità di acquisire e quindi dare valore alle Pubblicazioni inserite su riviste estere con peso “significativo”: ad esempio pubblicazioni citate su ISI (Istitute for Scientific Information) e PubMed. Più spazio anche alla formazione a distanza, cui è stato riconosciuto il merito di poter coprire un’utenza sostanziosa, abbattendo i costi e distribuendo in modo omogeneo contenuti a fronte di metodologie formative universali. La tendenza attuale vista come nuova frontiera dell’aggiornamento professionale, è quella di utilizzare a pieno le potenzialità di internet e degli ambienti multimediali attraverso il sistema chiamato blended learning conosciuto come modalità di erogazione di percorsi formativi che integra e-learning e formazione d’aula. Questa combinazione utilizza strumenti diversi come la possibilità di avvicinare in un unico percorso formativo modalità online e formazione d’aula. Tuttavia ad oggi, nonostante le indicazioni, non ancora del tutto esplicitate, propendano verso la tipologia di formazione a distanza, non è ancora del tutto chiaro quanto debba essere la percentuale di crediti da acquisire con modalità on line. A conclusione dei lavori, è intervenuto il Dr. Gennaro Rocco (Vice-Presidente Nazionale IPASVI) sottolineando l’importanza dei Collegi, in qualità di vigilanti sull’esercizio della professione, a tutela e garanzia dei cittadini, oltre che garanti dell’appropriatezza della formazione. L’innovazione ed il miglioramento del sistema ECM, introdotto in Italia con l’art. 16 bis e segg. del D.Lgs 229 del 1999, deve essere considerato come attività educativa finalizzata al mantenimento, sviluppo ed incremento delle competenze e della performance degli operatori della Sanità, garantendo al cittadino un’assistenza sempre più qualificata. Posta Elettronica Certificata Con riferimento alla legge 28 gennaio 2009 n. 2 sulla “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale”, di particolare rilevanza per i Collegi, si legge al comma 7, la disposizione che viene riportata e che rende obbligatorio per i professionisti iscritti in albi l’attivazione di un indirizzo di posta elettronica certificata personale entro un anno dall’entrata in vigore del decreto, comunicandola al proprio Collegio. Al comma 7: I professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato comunicano ai rispettivi ordini o collegi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata …. Omissis…” La posta elettronica certificata (PEC) è un sistema di comunicazione simile alla posta elettronica standard che però in più ha caratteristiche di sicurezza e di certificazione della trasmissione. La PEC è quindi un nuovo sistema attraverso il quale è possibile inviare e-mail con valore legale equiparato ad una raccomandata con ricevuta di ritorno. Tale valenza naturalmente è valida solo se il mittente e il destinatario hanno caselle di posta elettronica certificata. Se una delle caselle coinvolte nella trasmissione non è una PEC vengono a mancare alcuni elementi della certezza della comunicazione. Infatti in questo caso non viene fornita la ricevuta di avvenuta consegna. Una volta inviato un messaggio tramite PEC ad un destinatario fornito di PEC il provider certificherà al mittente prova della consegna con data, ora e del contenuto del messaggio. La posta elettronica certificata (PEC) è in grado di superare le “debolezze” della posta elettronica e di poter essere utilizzata in qualsiasi contesto nel quale sia necessario avere prova opponibile dell’invio e della consegna di un determinato documento. La posta elettronica certificata si presenta come un’innovazione capace di generare enormi risparmi sul piano economico nei settori pubblici e privati e di semplificare i rapporti tra privati e tra costoro e la pubblica amministrazione. Utilizzando un parallelo con il mondo cartaceo, potremmo dire che la posta elettronica sta alla lettera ordinaria come la posta elettronica certificata sta alla raccomandata. “Per ulteriori informazioni rivolgersi al Collegio” 5 Dott. Gabriele Fasolini, Vice Presidente Collegio IPASVI di Novara e VCO DIALOGARE... CON I SERVIZI INFERMIERISTICI PRESENTAZIONE DEL SERVIZIO INFERMIERISTICO AZIENDA OSPEDALIERO - UNIVERSITARIA SAN GIOVANNI BATTISTA DI TORINO (MOLINETTE) L’intervista di questo numero è rivolta al Responsabile del Servizio Infermieristico Dott. Mario Paleologo,dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria San Giovanni Battista di Torino (Molinette) BREVE PRESENTAZIONE ITER FORMATIVO: Dirigente Sanitario dal 1-11-2008 ,dopo concorso secondo la normativa vigente. La sua esperienza in azienda inizia nel 1981 come Infermiere. Nei primi anni ha prestato servizio come infermiere in area chirurgica prima e in area critica poi con una parentesi anche presso il D.E.A.. Nel 1988 ha conseguito il titolo di coordinatore all’Ospedale Cottolengo; ha lavorato come coordinatore in area critica e poi successivamente in Neurochirurgia .Nel 1992-93 ha conseguito il titolo di I.I.D. a Milano. Già allora era affascinato dal Servizio Infermieristico già presente in azienda. Dal 1995 è stato assegnato al Servizio Infermieristico che allora era strutturato ancora come ufficio infermieristico. modificazioni) il riconoscimento di Azienda Ospedaliera per l’attività di riferimento e di alta specializzazione sanitaria. Questa Azienda è denominata Azienda Ospedaliero-Universitaria con sede legale in Corso Bramante n.88. Le principali sedi operative dell’Azienda sono costituite da: • Presidi Ospedalieri - Molinette , C.so Bramante n° 88/90, Torino - Dermatologico San Lazzaro, Via Cherasco n° 23, Torino - San Vito, Strada Comunale San Vito-Revigliasco n° 34, Torino - San Giovanni Antica Sede, Via Cavour n° 31 , Torino • Poliambulatori - Sede distaccata di Via Chiabrera n° 34, Torino - Sede distaccata di Via San Francesco da Paola n°31, Torino • Sedi Amministrative - Via Nizza 138 Torino (in locazione) - Istituto Rosmini 4 Torino (sede didattica, in locazione). 6 BREVE PRESENTAZIONE DELL’AZIENDA OSPEDALIERO – UNIVERSITARIA SAN GIOVANNI BATTISTA DI TORINO (MOLINETTE) L’Azienda Ospedaliero Universitaria S. Giovanni Battista di Torino è la struttura ospedaliera più grande del Piemonte. Dopo la seconda guerra mondiale l’ospedale “Molinette” riprese l’attività assumendo nel corso del tempo un’importanza sempre maggiore non solo in città ma anche in tutta la regione. L’assetto istituzionale attuale e il nome Azienda Ospedaliero Universitaria “San Giovanni Battista” di Torino è il frutto di una riorganizzazione istituzionale che ha investito tutta la Sanità attribuendo alle aziende ospedaliere autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica. L’Azienda, insieme ad altre sei in Piemonte, ha ottenuto dalla Regione (Legge Regionale 39 del 1994 e successive LA MISSIONE DELL’AZIENDA È CARATTERIZZATA DALLE SEGUENTI MACROFUNZIONI: - funzione assistenziale – l’Azienda è orientata sia alla gestione delle patologie ad alta complessità attraverso l’utilizzo di un approccio multidisciplinare ed il coinvolgimento di tutti gli operatori, sia alla definizione ed applicazione di modelli e linee guida per il miglioramento dei percorsi diagnostico terapeutici, garantendo la continuità nell’emergenza-urgenza delle prestazioni diagnostico-terapeutiche e delle prestazioni di supporto nell’ambito dell’eccellenza. - funzione didattica – l’Azienda è sede di tutti i livelli dell’organizzazione formativa, ovvero Corsi di Laurea in Professioni Sanitarie, Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea in Odontoiatria, Corso di Laurea in Biotecnologie in convenzione con il Politec- nico, Scuole di Specializzazione,Dottorati di Ricerca, Formazione continua degli operatori sanitari successiva all’abilitazione professionale, anche nell’ottica dell’adempimento dell’ Educazione Medica Continua prevista dal Ministero della Salute; - funzione di ricerca di base e clinica – L’Azienda realizza attività di ricerca volta a sviluppare procedure diagnostiche e terapeutiche innovative e a favorire il rapido trasferimento applicativo delle acquisizioni sperimentali. L’Azienda si propone di rafforzare il suo ruolo attraverso l’impegno costante a: - aumentare il grado di soddisfazione degli utenti e degli operatori e promuovere la qualità dell’assistenza - accrescere la posizione di eccellenza per il trattamento di tutte le patologie, ed in particolare per l’alta specialità, con particolare riferimento alle aree: a) delle emergenze cliniche complesse riferibili ad insufficienza acuta e cronica di uno o più organi, della medicina interna e specialistica con centri clinici di eccellenza, dei percorsi di emergenza con particolare attenzione alle patologie cardiovascolari, neurovascolari, nefrourologiche, broncopneumologiche e metaboliche; b) dei trapianti; c) dell’oncologia (con D.G.R. n° 33-5539 del 19-32007 è stato istituito, in via sperimentale, il Polo Oncologico di Torino); d) della chirurgia d’alta complessità clinico-tecnologica; - sviluppare la ricerca scientifica e le attività specialistiche e interdisciplinari a carattere spiccatamente innovativo; - favorire la sperimentazione di nuovi modelli didattici; - mettere a punto modalità gestionali atte a coniugare all’eccellenza delle prestazioni la razionalizzazione nell’uso delle risorse. Come si articola il servizio infermieristico dell’azienda ospedaliero – universitaria San Giovanni Gattista di Torino (Molinette)? Nel 1995 argomento principale in Azienda era la definizione dei Dipartimenti per gestire l’attività sanitaria aziendale.Il primo problema che il Dottor M. Paleologo ha dovuto affrontare nella nuova ottica aziendale Dipartimentale, è stata la definizione degli organici. Altro aspetto importante di allora era l’argomento valutazione che nonostante siano passati 14 anni non è arrivata ancora a regime. Negli anni 90 anche l’ufficio infermieristico ha subito una trasformazione di pari passo alla istituzione dei Dipartimenti. La prima cosa da dire è che allora come oggi l’ufficio infermieristico prima e il servizio infermieristico poi organicamente era ed è in line alla Direzione Sanitaria di Presidio. Oggi il Servizio è in line al Direttore Sanitario all’interno del Dipartimento di Direzione Sanitaria . Con l’Atto Aziendale del 2004 il Servizio Infermieristico è stato riconosciuto come struttura complessa del Dipartimento di Direzione Sanitaria. Il gruppo del SITRA ha subito una trasformazione anche come composizione di risorse umane. Se prima del 2004 il personale del Servizio Infermieristico , per la maggior parte , non era laureato ora lo è. Il Servizio Infermieristico si chiama SITRA dal 2004. Un problema organizzativo presente in questa Azienda ospedaliero-Universitaria è che il personale del comparto dipende gerarchicamente e funzionalmente dal Direttore del singolo Dipartimento e non dal SITRA. Il Servizio Infermieristico può governare il personale del comparto solo grazie una forte leadership che per fortuna è riconosciuta a tutti i livelli. Il S.I.T.R.A. inoltre si occupa delle seguenti macro attività: • definizione fabbisogno OSS in previsione di una riorganizzazione aziendale • collaborazione alla programmazione interna delle attività in sala operatoria ed integrazione degli OSS sperimentazione integrazione-OSS presso alcune S.C. di degenza in collaborazione con la S.C. OSRU • collaborazione con le varie SC coinvolte nella gestione operativa di accorpamento di SC di degenza e di Day Surgery • definizione dei livelli di autonomia dei pazienti per ogni struttura di degenza al fine di determinare il fabbisogno di personale • definizione, attivazione e gestione delle procedure previste nel Capitolato d’ appalto per il servizio delle prestazioni infermieristiche • gestione del budget relativo alle prestazioni aggiuntive • definizione, informazione e gestione del budget relativo allo straordinario • bilanciamento interdipartimentale delle risorse e collocazione delle stesse in base alle priorità aziendali • definizione e gestione delle procedure relative alla trasformazione del rapporto di lavoro a Part Time • controllo e valutazione delle richieste di nuovi centri di costo ai fini autorizzativi • gestione della procedura relativa all’attivazione dei provvedimenti disciplinari • definizione piano pronta disponibilità aziendale per il personale del comparto • definizione programmazione annuale per la copertura delle guardie festive dei TSRM • collaborazione alla definizione del Capitolato d’Appalto per le pulizie aziendali • definizione fabbisogno OSS in previsione di una riorganizzazione aziendale Quali sono le Funzioni Centrali della Direzione SITRA? Al fine di rendere omogenee le procedure sanitarie – organizzative, di uniformare I criteri di organizzazione e gestione complessiva, di mantenere l’unitarietà 7 del processo produttivo sanitario e garantire l’integrazione tra i dipartimenti , la Direzione della S.C. SITRA esercita le proprie funzioni e governa i relativi processi attraverso una articolazione organizzativa su due livelli: 1-il livello centrale che ha funzioni strategico programmatorie e si sviluppa sia sul piano professionale, sia sul piano dell’integrazione organizzativa 2-il livello dei dipartimenti che ha funzioni gestionali operative e si articola nelle strutture dipartimentali attraverso funzioni di coordinamento prevelantemente centrate sulla gestione del personale ed attività specifiche I Dirigenti infermieristici e tecnici della S.C. SITRA in relazione alle scelte di programmazione e pianificazione strategica a livello aziendale, concorrono per specifiche aree dipartimentali a garantire sia la supervisione relativa alla pianificazione, programmazione e coordinamento gestionale e professionale delle risorse umane, sia alla gestione diretta/indiretta delle procedure che comportano una presa di responsabilità anche nel garantire la risposta formale a problematiche relative a: Medicina del Lavoro, Fisica Sanitaria, Procedure disciplinari, segnalazioni URP, controllo di gestione, ufficio personale, O.S.R.U. Il decentramento ed il conseguente sviluppo organizzativo in senso dipartimentale comportano la necessità di mantenere il governo trasversale di alcune funzioni strategiche intra – interdipartimentali attraverso la definizione di funzioni specifiche dedicate ad osservatori operativamente attivati al fine di garantire il supporto alle decisioni su tematiche prioritarie (analisi/reporting e proposte di miglioramento). I referenti / coordinatori della S.C. SITRA di Dipartimento partecipano a pieno titolo alle attività di dipartimento assicurando, con autonomia organizzativa e gestionale, le funzioni di pianificazione, programmazione e controllo delle attività assistenziali e delle risorse professionali di competenza, collaborando con i diversi livelli di professionalità coinvolte, secondo le linee di indirizzo della S.C. SITRA e della programmazione del dipartimento. L’Organico del SITRA è composto da otto dirigenti Infermieri compresi il Responsabile . A tutti è stata assegnata una posizione organizzativa in base alla funzione centrale e trasversale. 8 Quali sono le Funzioni dei Coordinatori di Dipartimento? • assegnare le risorse alle S.C. e governare il processo di accoglimento ed inserimento dei neoassunti secondo le linee guida • rappresentare il personale infermieristico, tecnicosanitario, della riabilitazione e di supporto nel Comitato Direttivo di Dipartimento • convocare riunioni periodiche con i coordinatori infermieristici, tecnici-sanitari, della riabilitazione e di supporto anche per favorire la diffusione capillare delle informazioni relative all’area di competenza del SITRA e del Dipartimento • verificare i processi di assistenza e di ricerca, le attività e i comportamenti del personale infermieristico, tecnico-assistenziale, della riabilitazione e di supporto anche sotto il profilo deontologico, di concerto con il coordinatore delle S.c. afferenti ai Dipartimenti/Presidi • coadiuvare i coordinatori delle S.C. nell’espletamento delle loro funzioni gestionali, favorendo l’integrazione fra le stesse • verificare la stesura dei turni e collaborare con i coordinatori delle S.C. per la gestione delle sostituzioni/criticità in base ai modelli organizzativi di riferimento • partecipare al processo di budgeting secondo quanto stabilito dal Regolamento Aziendale e verificare la gestione dello stesso da parte dei coordinatori delle S.C. esclusivamente per le competenze attribuite • definire e partecipare allo sviluppo del sistema dei flussi informativi aziendali (es. sperimentazione nuovi modelli di turnistica) per le aree di competenza • monitorare, per quanto di competenza, i progetti definiti dal Direttore del Sitra e dal Direttore di Dipartimento, in coerenza con gli obiettivi aziendali • promuovere e partecipare all’individuazione dei bisogni formativi del personale, formulare proposte per l’aggiornamento e verificare la congruità delle richieste da inviare all’area OSRU • verificare la valutazione del periodo di prova del personale neoassunto e la valutazione permanente di tutto il personale secondo le schede predisposte dal SITRA e dall’ OSRU • valutare le richieste di mobilità, di modificazione del rapporto di lavoro e segnalare agli Uffici competenti i relativi profili orario e di indennità turno specifiche per area • monitorare gli episodi relativi alle richieste dei controlli per visite fiscali e gli esiti delle stesse • valutare e gestire le richieste di mobilità intra ed extra-dipartimento secondo i criteri stabiliti dal SITRA. I modelli assistenziali utilizzati dal personale infermieristico e la macro organizzazione presente all’interno dell’Azienda Grosso problema dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni Battista di Torino , sono i lunghi percorsi. Un Obiettivo dell’Azienda e del SITRA è la rivalutazione del Personale O.S.S. nel processo d’assistenza infermieristica, anche se in questo momento storico la maggior parte degli OSS, è utilizzato per far fronte al trasporto di materiale e d’assistiti tra un’Unità Operativa e l’altra. Vista la carenza infermieristica e l’obiettivo di contenimento della spesa da parte dell’Azienda, il SITRA è impegnato, in un progetto per l’inserimento della figura dell’OSS nel processo assistenziale. Prima di valutare la necessità della risorsa OSS , il SITRA valuterà a fondo il carico e la complessità assistenziale degli Infermieri in tutte le realtà. Oltre alla complessità assistenziale è stato fondamentale formare l’infermiere per utilizzare al meglio la figura di supporto dell’OSS. E’ un percorso lungo ma ha già dato dei buoni risultati in diverse realtà lavorative dell’Azienda. Infatti assieme agli infermieri durante la formazione sono già stati creati 100 protocolli per l’inserimento dell’OSS nelle diverse realtà lavorative. Grazie al progetto Regionale della Clinical Governance potrà essere messo in discussione il modello assistenziale infermieristico attuale , per la maggior parte di tipo funzionale , verso un modello assistenziale di tipo modulare che permetterà di prendere completamente in carico il paziente. Altro progetto a cui il SITRA sta lavorando è l’istituzione dell’infermiere case manager. La necessità dell’Infermiere case manager è nata dall’acquisizione da parte dell’Azienda dal primo giugno 2009 di una struttura da utilizzare per i pazienti sub-acuti che necessitano di continuità assistenziale. Il SITRA sta lavorando con i clinici per la definizione di tutti i Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali. Il SITRA sta utilizzando molte risorse per potenziare la centralità dell’Infermiere coordinatore di dipartimento , che è il collegamento tra il livello centrale e quello periferico. Il Dottor Paleologo rappresenta il comparto nel Collegio di Direzione . A livello aziendale lo strumento documentale utilizzato dagli infermieri è la cartella infermieristica che non è informatizzata e non è ancora strutturata secondo una teorica infermieristica di riferimento univoca. A livello Dipartimentale , la grossa novità, è il decentramento di molte attività gestionali di tipo tecnico amministrativo. Infatti, a livello di Dipartimento, le figure fulcro facenti parte dello staff Dipartimentale sono: - Il R.I.D. (responsabile infermieristico del Dipartimento) - Il R.A.D. (responsabile amministrativo del Dipartimento) - il R.I.F. (responsabile dei flussi informativi) Sono state decentrate le attività amministrative , le attività infermieristiche e le attività del controllo di gestione, cercando di dare al Dipartimento una propria autonomia. Altro modello organizzativo innovativo presente in Azienda è il modello delle Unit. Il primo istituito è quello della breast Unit dove la logica è quella per intensità di cura e aree omogenee. Il Dirigente SITRA incontra i R.I.D. una volta al mese per stabilire gli obiettivi comuni. A livello Dipartimentale non c’è uno strumento comune per il calcolo del carico di lavoro in base alla complessità assistenziale. L’ultimo studio per il calcolo dei carichi di lavoro è stato effettuato dall’attuale dirigente SITRA dr. M. Paleologo nel 1995 utilizzando il modello promosso dal CRESA che tramite una griglia permetteva di rilevare le attività svolte dal singolo operatore e il tempo necessario. Dallo studio era emerso che già nel 1995 c’era una mancanza infermieristica di circa 350 unità. L’organizzazione offre effettive possibilità di carriera per tutti? Il nuovo atto aziendale del 2008 ha definito meglio la posizione del SITRA e di conseguenza la possibilità del personale del comparto di avere una più corretta progressione verticale, esempi: - SITRA - R.I.D. - Coordinatori d’Unità Operative - Coordinatori d’Unit Quali sono, secondo lei, gli aspetti più urgenti da migliorare nell’Ospedale in cui Lavora? La situazione più urgente è quello di rivedere il modello organizzativo aziendale per il SITRA. Valorizzare il dirigente infermieristico che appartiene al SITRA, oltre al responsabile , che in questo momento non ha un contratto dirigenziale , ma solo una posizione organizzativa. Quindi rivedere il numero di posti a livello dirigenziale degli infermieri Laureati occupati al SITRA. Quali sono secondo lei gli aspetti che non cambierebbe nell’Ospedale in cui lavora? Un aspetto che va molto bene è la leadership che il gruppo infermieristico del SITRA è riuscito a costruire negli anni. Infatti, anche se l’atto aziendale e l’organigramma non permettono al SITRA una gestione diretta , la leadership costruita, di fatto, permette una gestione diretta del personale del comparto. 9 Germano Milena - Infermiera Pediatrica S.C. Neonatologia e Patologia Neonatale A.O.U. Maggiore della Carità di Novara BAMBINI SPECIALI - OPUSCOLO INFORMATIVO SULLA GESTIONE DELLA TRACHEOTOMIA OPUSCOLO INFORMATIVO SULLA GESTIONE DELLA TRACHEOTOMIA Realizzato da: Dott.ssa Germano Milena, Infermiera Pediatrica S.C. Neonatologia e Patologia Neonatale Dott.ssa Ferrero Federica, Direttore f.f. S.C. Neonatologie e Patologia Neonatale DESCRIZIONE DEL CONTESTO ASSISTENZIALE: Negli ultimi tre anni presso la Struttura Complessa di Neonatologia e Patologia Neonatale dell’ospedale “Maggiore della Carità” di Novara, in collaborazione con i chirurghi otorinolaringoiatri, sono stati eseguiti quattro interventi di tracheotomia su bambini di età compresa tra 1 e 4 mesi. Un quinto piccolo paziente segue il programma di follow-up presso il nostro reparto, nonostante l’intervento sia stato eseguito all’ospedale “Giannina Gaslini” di Genova. 10 PROBLEMA: L’indicazione principale all’intervento di tracheotomia è stata per tutti e 5 i bambini l’assistenza ventilatoria prolungata, sebbene le patologie da cui sono affetti siano differenti per ognuno di loro. Per accompagnare la famiglia nell’accettazione della nuova situazione venutasi a creare, è necessario sostenere il nucleo familiare nell’affrontare innanzitutto lo shock per la malattia del figlio. Genitori spaventati e confusi hanno grosse difficoltà a comprendere le informazioni sull’intervento e sulla gestione della cannula; i meccanismi di difesa che si instaurano, come negazione, senso di colpa e rabbia, non garantiscono la lucidità necessaria alla famiglia durante le spiegazioni fornite dagli operatori sanitari. Una volta giunti a casa, vengono assaliti da dubbi e domande e le informa- zioni ricevute si intrecciano con notizie scaricate da internet, non sempre del tutto corrette, confondendosi fino a creare un quadro distorto della situazione. Una valida comprensione permette, quindi, ai genitori di vivere più serenamente questa condizione che diventerà la loro normalità, e riacquistare più rapidamente il loro ruolo. Inoltre, la gestione in regime domiciliare si pone come valida alternativa a lunghe ospedalizzazioni, offrendo al bambino e alla sua famiglia notevoli vantaggi soprattutto sul piano psicologico e relazionale. Obiettivo principale dell’equipe medico-infermieristica è riconsegnare il bambino ai genitori per garantire al piccolo un normale sviluppo psicoemozionale. METODI: Requisiti fondamentali per un’efficace informazione sono senza dubbio la conoscenza e la competenza di tutto il personale sanitario presente in reparto ( infermieri, medici e specializzandi ): è quindi necessario che le informazioni rivolte ai genitori, le risposte alle loro domande e la gestione complessiva del bambino siano standardizzate e condivise da tutti. I genitori si informano, spesso ponendo la stessa domanda a più operatori, alla ricerca di sicurezza: risposte discordanti o cambiamenti, anche minimi, nella gestione del bambino possono trasmettere incoerenza, far perder loro la fiducia e minare l’alleanza terapeutica fondamentale per la salute globale del bambino. Non va dimenticata la particolare situazione emotiva di cui è vittima la famiglia: le reazioni alla malattia del figlio e i meccanismi di difesa che si instaurano variano soggettivamente anche in base al grado di fiducia riposto in ogni singolo operatore. Alcuni appaiono disinteressati alle condizioni cliniche del bambino ( estraniazione ), altri minimizzano la gravità della situazione ( negazione ), altri ancora appaiono disperati o si scagliano contro il personale aggredendolo ( rabbia ). La difficoltà nell’accettare la situazione rende inevitabile l’insorgere di sensi di colpa e, nei peggiori dei casi, reazioni depressive. Qualora i genitori abbiano già una scarsa autostima o una mancanza di fiducia nel proprio ruolo, può insorgere la paura di essere giudicati, in particolar modo durante l’addestramento alle procedure assistenziali. Il primo passo nell’assistenza infermieristica ad una famiglia ( ricordiamo che in ambito neonatale e/o pediatrico lavorare per il benessere del bambino significa inevitabilmente intervenire su tutto il nucleo familiare) è l’ascolto: è necessario individuare le debolezze e i punti di forza di ogni membro, rispettando i tempi di ognuno di loro. Le esperienze personali e familiari vissute precedentemente influenzano ogni reazione alla condizione di salute del bambino: la lunga degenza, cui sono sottoposti i piccoli tracheotomizzati, favorisce l’individuazione nell’infermiere di un punto di riferimento a cui confidare dubbi, emozioni e, in alcuni casi, anche condizioni economiche e rapporti interpersonali o di coppia. Queste informazioni possono permettere all’infermiere di interpretare i meccanismi di difesa dei genitori. Il passo successivo è comunicare ai genitori le informazioni inerenti alla tracheotomia: è consigliabile affrontare gli argomenti passo a passo e fornire loro solo gli elementi principali su anatomia e fisiologia della trachea, definizione ed indicazioni alla tracheotomia. Chiaramente il medico si occuperà di sottolineare anche i rischi e le complicanze pre- peri- e postintervento. Dislocazione e/o ostruzione della cannula, formazione di una falsa strada, decubito della cannula sulla parete tracheale, disidratazione delle vie aeree, infezioni e aumento delle secrezioni sono rischi cui il bambino potrà essere soggetto per tutta la durata della tracheotomizzazione e che quindi i genitori devono conoscere bene. Risulta quindi indispensabile che la famiglia sappia valutare eventuali alterazioni della frequenza respiratoria, segni d’agitazione, crepitii, stridore, cianosi e le caratteristiche di eventuali secrezioni ( quantità, colore, odore, consistenza, “tappi”). Nei giorni immediatamente successivi all’intervento, il personale medico ed infermieristico si occuperà della completa gestione del bambino, in modo da permettere una corretta stabilizzazione della ferita chirurgica e concedere ai genitori un graduale adattamento, soprattutto psicologico, alla nuova condizione. Trascorsi i primi giorni, madre e padre verranno addestrati alla gestione pratica della tracheotomia, istruiti a riconoscere i principali segni e sintomi di alterazioni respiratorie e preparati ad eseguire le essenziali manovre di rianimazione cardiopolmonare. Le fondamentali procedure sono: umidificazione delle vie aeree, aspirazione delle secrezioni, cura della stomia, sostituzione e fissaggio della cannula tracheale. Va ricordato che i genitori non hanno conoscenze mediche precedenti, quindi vanno rispettati i tempi di ognuno di loro senza forzarli ma lasciandoli liberi di eseguire le manovre da soli, soprattutto in previsione della dimissione e per garantire il raggiungimento di un’autonomia ideale. È necessario allontanarsi dalla camera per permettere loro di incontrare le normali difficoltà di gestione, ma avendo ancora la possibilità di chiedere aiuto o avere banali conferme di aver eseguito ogni cosa correttamente. Prima della dimissione il medico ed i genitori dovranno preoccuparsi di contattare l’ASL per la fornitura del materiale e delle apparecchiature necessari all’assistenza del bambino. La dimissione dall’ospedale potrà avvenire solo quando le condizioni cliniche saranno stabili e valide, non vi saranno infezioni in corso ed entrambi i genitori saranno assolutamente sicuri ed autonomi nella gestione complessiva del figlio. Nonostante per l’intera famiglia il ritorno a casa sia il momento più atteso, i genitori possono sentirsi sopraffati dall’incertezza sulle proprie capacità di attuare gli interventi necessari a mantenere un adeguato livello di salute del bambino: è una reazione assolutamente normale e, al fine di sostenere la famiglia, è stato realizzato l’opuscolo informativo “Bambini Speciali”. Si tratta di un piccolo manuale di rapida consultazione utile in tutte le fasi della tracheotomizzazione: 1. FASE PRE-OPERATORIA: definisce il termine tracheotomia e descrive anatomia e fisiologia della trachea, intervento chirurgico, rischi e complicanze ad esso collegati; 2. GESTIONE PRATICA DELLA CANNULA: illustra passo a passo e precisamente le quattro procedure principali, facilitando la comprensione con l’utilizzo di immagini. Questa parte può essere utile sia durante l’addestramento sia come punto di riferimento in caso di dubbi, anche dopo la dimissione; 3. DURANTE LA DEGENZA OSPEDALIERA: chiarisce le procedure eseguite dal personale medico-infermieristico e come i genitori verranno addestrati durante questo periodo; 4. DIMISSIONE: comunica quando e a quali condizioni il bambino potrà essere dimesso e quale materiale sarà necessario per la gestione domiciliare. Informa altresì sui diritti che tutelano il bambino e la sua famiglia ed indirizza i genitori nella fase burocratica presso ASL. Consiglia infine di rivolgersi all’ADI ( Assistenza Domiciliare Integrata ) per ricevere assistenza medico-infermieristica presso il domicilio; 5. TERMINOLOGIA MEDICA: riporta una breve legenda di esami strumentali e di laboratorio al fine di aiutare i genitori nella comprensione dei termini usati dal personale sanitario; 6. DOMANDE FREQUENTI: affronta gli argomenti che più interessano ai genitori, ovvero quelli inerenti alla qualità della vita: alimentazione, fonazione, fisioterapia e decannulazione. Inoltre, ricorda loro che il bambino tracheotomizzato può condurre una vita normale, rispettando semplicemente alcune regole. Naturalmente tutte le informazioni sono scritte con vocaboli semplici ed ogni espressione clinica è chiarita con definizioni comprensibili a chi non ha conoscenze mediche. 11 12 RISULTATI: Attualmente non abbiamo ancora dati sull’efficacia dell’opuscolo informativo, poiché in uso da maggio 2009. È stato comunque consegnato a tre delle famiglie da noi gestite in passato, le quali hanno comunicato un parere positivo, precisando tuttavia che, per quanto le notizie siano corrette, nella quotidianità la burocrazia risulta essere più lenta e tortuosa. Per quanto riguarda l’ultima paziente assistita non è stato possibile consegnare ai genitori il libretto, in quanto cittadini stranieri con scarsa comprensione della lingua italiana. È tuttavia in programma la traduzione in altre lingue, grazie alla stretta collaborazione con le mediatrici culturali. Al momento abbiamo constatato un forte interesse da parte dei colleghi, che utilizzano l’opuscolo come punto di riferimento nella gestione o per formare nuovi operatori sanitari. CONCLUSIONI: Questo piccolo libretto è stato pensato e realizzato per aiutare i genitori a comprendere e a gestire, dal punto di vista pratico, una tracheotomia. Ci auguriamo che, fornendo elementi chiari e precisi, acquisiranno in breve tempo sicurezza nell’assistenza del loro piccolo, in modo da non perdere il lato più piacevole dell’essere genitori. La cura migliore per un bambino è l’amore e le attenzioni devono essere centrate su di lui, non su di un ausilio che lo aiuterà probabilmente solo temporaneamente. Il nostro obiettivo finale è quindi esortare la famiglia a riacquistare, quindi, il proprio ruolo con sicurezza e serenità poiché non vi sono colpe ma solo la responsabilità di “qualcuno un po’ speciale” che ha bisogno dei suoi genitori, non perché siano stati addestrati nell’esecuzione di manovre particolari, ma fondamentalmente perché sono mamma e papà! BIBLIOGRAFIA: 1. AA. VV., Salute per tutti, l’enciclopedia medica della Fondazione Umberto Veronesi, RCS Quotidiani, Milano 2008 2. Badon P.; Cesaro S., Manuale di Nursing Pediatrico, C. E. Ambrosiana, Milano 2001 3. Bastianello S., Guida all’uso domiciliare delle cannule per tracheotomia, Fondazione Lu.V.I., 2008 4. Borinato F.; Pagnoni S., Gestione del paziente cannulato (sottoposto a laringectomia o a tracheotomia), pubblicazione sul sito internet “InfermieriOnLine”, 2004 5. Brivio A.; Lopopolo M. A.; Foà M., La fisioterapia respiratoria nelle immunodeficienze primitive, Quaderni sulle immunodeficienze primitive n. 8, AIP, Brescia 2006 6. Circolare INPS n.138/2001, Provvidenze a favore di genitori disabili gravi 7. Decreto Legislativo 29 aprile 1998, n. 124, Ridefinizione del sistema di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie e del regime delle esenzioni, a norma dell’articolo 59, comma 50, della L. 27 dicembre 1997, n. 449 8. Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della Legge 8 marzo 2000, n. 53 9. Decreto Ministeriale 329/99, Esenzione da ticket per bambini prematuri 10. Decreto Ministeriale 21 maggio 2001, n. 296, Regolamento di aggiornamento del decreto ministeriale 28 maggio 1999, n 329 recante norme di individuazione delle malattie croniche e invalidanti ai sensi dell’articolo 5, comma 1, lettera a) del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124 11. Ebel D., Vivere con una tracheotomia, Medela, Baar 2006 12. Engleman S. G.; Turnage-Carrier C., Tolerance of the Passy - Muir Speaking Valve in Infants and Children Less than 2 Years of Age, pubblicazione su “Pediatric Nursing”, vol. 23 N. 6 Novembre – Dicembre 1997 13. Fantoni A.; Ripamonti D., Tracheotomia in età pediatrica, pubblicazione su “Minerva Anestesiol” 2002; 68:433-42 14. Ferrari T., Ruolo del fisioterapista e del logopedista. Disostruzione bronchiale, vari tipi di cannula e weaning dalla cannula tracheostomica, 2007 15. Fiske E., Effective Strategies to Prepare Infants and Families for Home Tracheostomy Care, pubblicazione sul sito internet “tracheotomy. info”, 2006 16. Fontanot D., Atti del congresso Nazionale Aniarti: Intensività Assistenziale Responsabilità Infermieristica, Napoli 1998 17. Germano M.; Ferrero F.; Bona G., Atti del XIV Congresso Nazionale SIN: Il bambino tracheotomizzato Assistenza infermieristica e non solo.., Biomedia, Milano 2008 18. Germano M.; Ferrero F.; Bona G., Atti del 64° Congresso Nazionale SIP: Il bambino tracheotomizzato: il ruolo dell’infermiere nella crescita di una “particolare” famiglia, Edizioni Minerva Medica, Torino 2008 19. Huband S.; Trigg E., Nursing Pediatrico, line guida e procedure per l’ospedale e il territorio, Mc Graw Hill, Milano 2001 20. Legge 104/92, Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e I diritti delle persone handicappate 21. Legge 53/2000, Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città 22. Onofri D., Gestione del paziente tracheostomizzato, pubblicazione su “Dossier inFad”, Editore Zadig, anno 2, n. 24 2007 23. Ottonello G.; Bosticco D.; Franceschi A.; Gamba M.; Lampugnani E.; Moscatelli A.; Nahum L.; Penzo A.; Puncuh F.; Simonini A.; Sechi S.; Zimbelli M.; Tuo P., Educazione e formazione dei genitori care giver per il bambino in ventilazione meccanica domiciliare, pubblicazione su “Gaslini” Vol. 40 – N. 3 2008; 40:149-61 24. Ottonello G.; Costa M.; Tronconi D.; Zurlo A.; Silvestri G., Manuale di informazioni per i Genitori e per i Care Giver 25. Ottonello G.; Diana M. C.; Di Pietro P.; Tuo P., La ventilazione non invasiva nel bambino, pubblicazione su “ Dossier Pneumologia” n.7Settembre 2008 Candidato: Caputo Giuseppe Relatore: Dott.ssa Chiericato Annamaria ABSTRACT TESI DI LAUREA CDL INFERMIERISTICA A.A. 2007-2008 L’EDUCAZIONE PREOPERATORIA COME STRUMENTO FONDAMENTALE NELLA RIABILITAZIONE RESPIRATORIA POST INTERVENTO CARDIOCHIRURGICO: COMPETENZE, PRATICA INFERMIERISTICA E PROPOSTE DI MIGLIORAMENTO PROBLEMA Negli interventi di chirurgia toracica o di chirurgia addominale alta si verificano nel periodo post operatorio delle modificazioni della funzionalità respiratoria dovute principalmente a una diminuzione dei flussi e dei volumi aerei e al ristagno delle secrezioni nelle regioni polmonari declivi per insufficiente clearence tracheobronchiale. Essa si origina: dall’alterazione del surfactante ad opera degli anestetici e dall’alta concentrazione di ossigeno inalati e dalla mancanza di periodiche variazioni di postura oltre che dall’inefficacia della tosse. SCOPO DEL LAVORO L’ obiettivo della trattazione è quello di descrivere come venga affrontato in un reparto di Cardiochirurgia il problema riguardante le alterazioni della funzionalità respiratoria che si verificano dopo l’intervento cardiochirurgico e di illustrare come una corretta educazione pre operatoria sullo svolgimento di esercizi di ginnastica respiratoria, tecniche di respirazione e tecniche per tossire, consenta al paziente di partecipare attivamente al suo trattamento post operatorio e gli fornisca anche un aiuto psicologico in quanto ansia e stress per l’intervento possono essere ridotti permettendo al paziente di essere più consapevole e più partecipe dell’evento stesso.Inoltre si vuole illustrare e sottolineare l’importanza del coinvolgimento e dell’attività di controllo da parte dell’infermiere sia sull’allenamento pre operatorio agli esercizi, sia sull’effettiva esecuzione degli stessi nel periodo post operatorio. SVOLGIMENTO DEL LAVORO Il lavoro è sviluppato in due parti, la prima parte della tesi si apre con una breve presen- tazione del quadro clinico della patologia cardiovascolare e dei suoi fattori di rischio, e con la descrizione delle principali patologie che portano l’adulto ad intervento cardiochirurgico. Vengono poi illustrate le alterazioni della funzionalità respiratoria che si verificano nella fase post operatoria con la descrizione di cause e fattori predisponesti per la stessa. Nella seconda parte della tesi viene presentata l’indagine svolta in Cardiochirurgia, con essa si vogliono definire le competenze dell’infermiere nella gestione della complicanza respiratoria e la pratica infermieristica all’interno dell’unità operativa nonché quanto effettivamente l’educazione pre operatoria sia efficace. METODI E STRUMENTI È stata condotta una ricerca con una popolazione di pazienti sottoposti ad intervento cardiochirurgico. La popolazione in studio è totalmente costituita da soggetti adulti, sottoposti ad intervento in regime d’elezione. Sono stati esclusi i pazienti operati in regime d’emergenza per la difficoltà di effettuare un accertamento infermieristico pre operatorio e quindi di valutare in modo completo gli aspetti da indagare. Per la raccolta dei dati sono state realizzate schede strutturate, una per l’accertamento pre operatorio in cui è stato possibile raccogliere: qualità del respiro e relativi parametri, informazione del paziente sugli effetti dell’intervento sulla funzionalità polmonare, istruzione del paziente sull’esecuzione di esercizi respiratori, utilizzo di ausili e tecnica per tossire, informazioni sulla postura da adottare nei giorni di degenza post operatoria e mobiliz- 13 zazione precoce, una per l’accertamento post operatorio in cui si è rilevato lo stato emodinamico, i parametri respiratori, la presenza di secrezioni, la modalità di espettorazione, il livello di dolore, il grado di mobilità e autonomia e l’effettiva esecuzione degli esercizi. La raccolta dei dati si è svolta quotidianamente dal 9 Luglio 2007 al 29 Luglio 2007. 14 (Foto Cataldi Alberto) RISULTATI Sono stati presi in esame 25 pazienti, 13 affetti da patologia coronarica, 10 da valvulopatia e 1 da aneurisma dell’aorta ascendente e 1 da coronaropatia concomitante con valvulopatia. Per quanto riguarda le informazione pre operatorie solo 15 pazienti sul totale degli intervistati hanno risposto in modo positivo, i restanti 10 seppur intervistati il giorno precedente l’intervento chirurgico non avevano alcun tipo di conoscenze sulle tematiche prima descritte. Nella prima giornata post operatoria tutti i 25 pazienti dichiaravano una presenza abbondante di secrezioni. Le secrezioni diminuivano successivamente con l’esecuzione di esercizi respiratori e stimolazione corretta della tosse per i pazien- ti non fumatori, per i pazienti fumatori che eseguivano gli esercizi le secrezioni risultavano abbondanti anche dopo le prime giornate post operatorie. I pazienti che non praticavano alcun esercizio respiratorio hanno avuto presenza abbondante di secrezioni per circa 2-3 giornate post operatorie e talvolta ne dichiaravano ancora la presenza il giorno prima della dimissione o addirittura il giorno della dimissione stessa. Dei 15 pazienti addestrati ed educati nella fase preoperatoria 5 eseguivano gli esercizi autonomamente, gli altri 10 per mancanza di motivazione non ne praticavano nessuno o si limitavano ad eseguirli per mezz’ora nell’arco della giornata o solamente durante gli incontri con la fisioterapista. È stato osservato che il controllo infermieristico sull’esecuzione degli esercizi respiratori è scarso se non addirittura nullo forse per mancanza di un protocollo che introduca tale attività in quelle giornaliere. CONCLUSIONI Dalla ricerca è emerso che la figura professionale incaricata all’addestramento pre operatorio sugli esercizi respiratori è il fisioterapista che per motivi organizzativi può dedicare circa 10 minuti al giorno ad ogni paziente, nei giorni in cui è presente. Si è notato come la maggior parte dei pazienti svolga solo con essa, il trattamento riabilitativo post intervento. La presenza del fisioterapista in alcuni momenti della giornata non favorisce l’esercizio costante dei pazienti durante l’intero arco della giornata: gli esercizi con gli ausili, la respirazione profonda e la tosse devono infatti essere eseguiti molte volte per essere efficaci. D’altro canto si è visto che la figura dell’infermiere non è coinvolta in nessuno degli aspetti riguardanti il programma riabilitativo rispetto alla respirazione ma solo in quello della mobilizzazione pur essendo vicino al paziente nell’arco della giornata. Possiamo affermare che l’intervento educativo preoperatorio è efficace ma dovrebbe essere completo, cioè bisognerebbe istruire i pazienti anche sull’utilizzo degli ausili e farli esercitare fino al giorno dell’intervento con un adeguato controllo infermieristico. Occorre quindi, innanzitutto, sensibilizzare l’infermiere a questo tipo di attività magari con un protocollo operativo, e questo prevede che acquisisca competenza teoriche e pratiche inerenti la riabilitazione respiratoria post intervento ed in particolare sugli ausili ed il loro utilizzo mediante appositi corsi d’aggiornamento ed una collaborazione interdisciplinare con il fisioterapista in modo tale da consentirne autogestione da parte dell’utente nel post operatorio e una corretta preparazione all’intervento nei giorni in cui la fisioterapista non è presente. (Foto Cataldi Alberto) SPIROMETRIA INCENTIVA Ha lo scopo di ottenere una maggiore espansione alveolare. Può essere realizzata agendo sulla fase inspiratoria e/o sulla fase espiratoria Gli ausili che permettono di agire sulla fase inspiratoria sono: - gli incentivatori di volume (Coach,Voldyne, ecc.) - gli incentivatori di flusso (Triflow, Cliniflow ecc.) Gli incentivatori di volume sono apparecchi che richiedono al paziente atti respiratori profondi a glottide aperta e permettono di controllare visivamente i volumi mobilizzati e i flussi utilizzati. Gli incentivatori di flusso sono invece apparecchi che richiedono un’inspirazione molto rapida per cui sono sconsigliabili in quanto non facilitano la distribuzione dell’aria in quelle zone di parenchima che a motivo dell’ostruzione richiedono un tempo maggiore per essere ventilate. MODALITÀ DI ESECUZIONE DELL’ESERCIZIO Impugnare l’apparecchio e sostenere il tubo flessibile mantenendolo in posizione orizzontale, espirare normalmente e a seguire stringere le labbra saldamente al boccaglio, inspirare lentamente (3-5 secondi) per far salire lo stantuffo fino al target desiderato. Quando si inspira il disco giallo a destra dovrebbe portarsi al centro dello smile (Coach). A obiettivo raggiunto rimanere in apnea teleinspiratoria per 3-5 secondi, quando l’inspirazione è stata completata togliere il boccaglio dalla bocca ed espirare lentamente (3-5 secondi) lasciando cadere lo stantuffo sul fondo della sua sede. Eseguire l’esercizio per 5-6 volte l’ora. PRESSIONE ESTERNA POSITIVA (PEP) Oltre agli incentivatori propriamente detti (inspiratori), esistono altri ausili quali la PEP, la PEP Mask, il Flutter possono essere utilizzati per prevenire il precoce collabimento delle vie aeree, consentendo al polmone di svuotarsi maggiormente. La conseguenza di ciò è che, riducendo il volume del torace, si aumenta il ritorno elastico della parete nell’inspirazione successiva e quindi si facilita l’espansione polmonare. Inoltre verosimilmente l’incremento del tempo inspiratorio che si ottiene utilizzando un modulatore di flusso espiratorio è responsabile dell’aumento dei volumi polmonari. MODALITÀ DI ESECUZIONE Posizione del paziente: la procedura può essere eseguita in tutte le posizioni: seduto, supino, sui fianchi, in trendelemburg. Scelta della resistenza: è importante l’altezza dell’acqua contenuta nella bottiglia perché è questa che determina la resistenza, in genere si utilizzano nei soggetti post operati 10-20 cm d’acqua. Procedura: si chiede al paziente di inspirare attraverso il naso, di fare un’apnea inspiratoria di circa 3 secondi e di espirare attraverso il boccaglio (tenendo la bocca ben chiusa per evitare perdite d’aria) facendo gorgogliare l’acqua contenuta nella bottiglia. L’espirazione deve essere lenta, non forzata. Durata della seduta: la durata della seduta dipende dalle necessità e dalle condizioni del paziente. In linea di massima la durata va da un minimo di 20 minuti a un massimo di 45 minuti. Se il paziente è particolarmente affaticabile ad esempio in alcuni pazienti post operati, nei primissimi giorni dopo l’intervento le sedute saranno più brevi ma ravvicinate nel tempo: anche solo 5 minuti ogni ora. 15 Avvocato Prof. Dario Vladimiro Gamba E’ LECITO LAVORARE “A GRATIS”? 16 Nel panorama nazionale e locale dei servizi infermieristici, sovente al paziente errante capita di imbattersi in professionisti sanitari che dichiarano di elargire le prestazioni proprie della loro qualifica, senza remunerazione alcuna, presso strutture ed enti di variegata natura giuridica ed economica. Tale agire, poi, viene comunemente definito “volontariato”, con una accezione a-tecnica di un vocabolo che invece significa tutt’altro, come tra poco si dirà. Il fenomeno è ben più che residuale, tanto da ingenerare qualche perplessità (nei professionisti con un unico lavoro ed in quelli autonomi, nelle autorità fiscali e negli organismi rappresentativi della professione), sulla effettiva gratuità della prestazione e sulla tenuta deontologica di tale sistema di elargizione di servizi professionali, che finisce inevitabilmente per essere antagonistico rispetto a chi esercita professionalmente l’attività infermieristica e se ne assume i relativi costi ed oneri.Prima di analizzare la questione sotto il profilo giuridico e deontologico, occorre sancire una premessa per sfrondare un diffuso equivoco concettuale: in realtà non sempre il volontariato coincide con il lavorare “a gratis” tout court, ma richiede determinate modalità di esercizio in ben definite realtà istituzionali (Organismi internazionali accreditati, ONG, etc., secondo progetti specifici autorizzati e temporalmente definiti). Nello stesso modo, non necessariamente il volontariato comporta la mancata percezione di somme. Anzi, spesso sono previste per il sanitario-volontario numerose incentivazioni e “rimborsi spese” che ne compensino il maggiore disagio di esercizio. Pertanto si preferisce, per chiarezza di campo, denominare “attività-professionale-gratuita” e non “volontariato” ciò di cui stiamo parlando. Premesso quanto sopra, iniziamo con l’esaminare il rapporto tra l’attività professionale esterna e il vincolo d’esclusività che incombe ai pubblici dipendenti, i quali, a meno che non siano in part-time almeno al 50%, ai sensi dell’art. 53 del D.Lgs. 165/2001 non possono svolgere al di fuori del rapporto di lavoro alcuna attività retribuita per nessun genere di utenza (privati, strutture, etc.). Ma anche la stessa attività gratuita non può essere svolta del tutto liberamente nel pubblico impiego, in quanto essa presuppone sempre l’autorizzazione della Amministrazione di appartenenza, a seguito di verifica della assenza di cause di incompatibilità o conflitto di interessi. In altre parole, per chi è dipendente pubblico vige ancora il principio antico del “non avrai altro datore all’infuori di me”, che è scolpito - con dicitura solo formalmente meno drastica del tono biblico - al comma 1 dell’art. 98 della Costituzione: “I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”. Tale disposizione costituzionale è ripresa e sottolineata anche dal Codice di Comportamento dei Dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni di cui al D.M. 28 no- vembre 2000 (art. 2, comma 1), ove si ribadisce la preclusione per l’impiegato/infermiere del compimento di attività lavorative diverse da quelle svolte al servizio dell’Amministrazione. Si noti che sia la Costituzione che il Codice di Comportamento non fanno distinzione tra attività retribuita o gratuita del funzionario pubblico, in quanto la ratio del divieto è che ogni altra attività lavorativa, diversa dalla prestazione che egli è obbligato a compiere, e che con esse si cumuli, è idonea a distoglierlo dai doveri inerenti al proprio ufficio, e come tale rientra nel divieto. Si tratta, in altre parole, di un omaggio alla sacralità del lavoro svolto nell’interesse pubblico ed alla fedeltà del lavoratore pubblico a tale mission e contemporaneamente di un doveroso sacrificio alla libera iniziativa personale. L’assunto che il dipendente pubblico si “sciupi” operando all’esterno della P.A., anche se lavora gratuitamente, è poi recepito pure dalla contrattazione collettiva vigente, che, nel declinare il codice disciplinare, richiama in più punti concetti di dedizione e fedeltà (art. 11, CCNL 19/04/2004). Non solo, ma quando il CCNL parla di possibilità di svolgere “altra attività lavorativa e professionale, subordinata o autonoma” limita tale possibilità alla sola ipotesi in cui “la attività lavorativa non sia superiore al 50 % di quella a tempo pieno” (art 23 CCNL 7/04/99) . Anche qui, si noti, al di fuori di quell’unico accenno alla retribuzione della seconda attività che abbiamo visto all’art. 53 del D.Lgs. 165/2001 (retribuzione che viene requisita dalla amministrazione, se non autorizzata e poi scoperta!), non si fa alcun distinguo tra attività onerosa e gratuita: in fondo, ciò che si vuole non è tanto che il dipendente non si arricchisca, ma che non disperda le energie professionali al di fuori dell’Ente di appartenenza. Si veda, a quest’ultimo proposito, l’art. 60 del D.P.R. n. 3 /57, (tuttora vigente e sempre richiamato dalle norme successive), che dispone: “L’impiegato non può esercitare il commercio, l’industria, né alcuna professione o assumere impieghi alle dipendenze di privati o accettare cariche in società costituite a fine di lucro(…)”. Sta di fatto, dunque, che anche un lavoro gratuito reso fuori dalla ASL, se non veramente occasionale ed autorizzato dalla Azienda, potrebbe creare non pochi problemi all’intraprendente infermiere! Una volta stabilito che, per evitare guai in corso d’opera, è buona norma mettere al corrente l’Azienda di quanto si ha intenzione di fare all’esterno, resta il problema di che cosa si può fare. Certamente va chiarito che non risulta credibile una attività asseritamene gratuita, svolta da parte del professionista, per individui o enti che invece dalla stessa attività traggano profitto economico, non necessariamente diretto ma anche indiretto, come ad esempio un ritorno pubblicitario ed un incremento dell’immagine di mercato. L’inserimento di un infermiere “volontario” all’interno di una struttura sanitaria, per fare un altro esempio, verrebbe facilmente smascherato come un reale rapporto di lavoro subordinato di fatto (c.d. lavoro “sommerso”), con conseguenze devastanti sia per l’utilizzatore (inserimento coattivo sul libro paga, contestazione di intermediazione di manodopera se ci sono figure intermediarie, etc…) che per l’operatore, il quale dovrebbe giustificare il doppio lavoro nei confronti del datore principale o, se libero professionista, nei confronti del fisco e della cassa previdenza ENPAPI. Il problema si potrebbe porre in termini analoghi anche per gli infermieri in quiescenza, che successivamente al pensionamento operino regolarmente in strutture private soggiacendo alle direttive sanitarie dei preposti della struttura stessa e sottoponendosi ad orari di lavoro prestabiliti. Diversamente si può dire per quelle fattispecie in cui il professionista pensionato sporadicamente presti a titolo gratuito la propria attività, in modo realmente autonomo e per organismi che non traggono lucro dal suo servizio Attingendo ancora dalla casistica che offre la realtà, se si deve valutare il contributo sulle ambulanze di un infermiere “gratuito”, che venga computato nell’organico del servizio 118, il parere è assolutamente negativo, in quanto ciò costituirebbe senza dubbio un abuso da parte dell’Organizzazione: infatti, risulterebbero coartati gli indici di accreditamento del servizio stesso, mantenendosi, grazie ai volontari, una strutturazione di personale qualificato inferiore a quella minima necessaria. Senza contare una innumerevole serie di altri problemi, quali l’impossibilità di responsabilizzare disciplinarmente il “volontario”, la mancanza di copertura assicurativa in quanto non dipendente dell’ASL, etc… Oltre a quanto sopra rilevato ed a prescindere dai rapporti con la ASL di appartenenza (per chi ce l’ha), v’è un altro profilo di criticità del lavoro gratuito da parte di un professionista intellettuale, appartenente ad una delle cosiddette “categorie protette” dotate di un Albo professionale, quale appunto è l’infermiere. Infatti, quando il lavoro gratuito concerne tali particolari tipi di prestazioni, si può intravedere la possibile violazione di almeno due principi deontologici: 1) quello che impone prestigio e decoro nell’esercizio professionale e 2) quell’altro che condanna la concorrenza sleale nei confronti dei colleghi appartenenti alla stessa corporazione. Cerchiamo di capirci, partendo dalla considerazione che lo stesso codice civile, all’art. 2233, prevede, a proposito delle tariffe professionali, che “la misura del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera ed al decoro della professione”. Quindi, si può certamente dedurre che zero-compenso corrisponda di principio a zero-decoro! Ed in effetti, se la prestazione è realmente “professionale”, essa richiede un impegno serio, tempo quanto serve ed una personale presa di responsabilità giuridica e deontologica, tali da garantire l’eccellenza dell’azione e l’eventuale risarcimento economico in caso di danni: come può tutto ciò conciliarsi con la reale gratuità della prestazione? Inoltre, come può un paziente danneggiato chiedere i danni ed agire in giudizio a cuor sereno, contro chi non si è neppure fatto pagare per il lavoro svolto? E’ abbastanza evidente per di più – ed ecco la seconda violazione deontologica – che il lavoro professionale gratuito, prestato al di fuori del volontariato istituzionale accreditato, si presta a nascondere fenomeni di “captatio benevolentiae”, volta al reperimento di clientela, laddove sulla gratitudine del paziente economicamente graziato viene apposto (più o meno metaforicamente…) il biglietto da visita del proprio studio privato o della associazione professionale amica. E questo in barba al vero professionista “strutturato”, che non può fare pubblicità sanitaria e che non può utilizzare agenzie di affari per conquistare la clientela, ma solo esporre una targa di dimensioni e contenuti controllati e consegnare un biglietto da visita personalmente al potenziale cliente, nel corso di un colloquio professionale. Alla questione del “volontariato” infermieristico presta attenzione anche la norma deontologica. Infatti nelle Indicazioni Comportamentali per l’esercizio autonomo della professione, approvate con delibera del Comitato centrale della Federazione IPASVI n. 6 del 1 febbraio 2003, il supremo organismo deontologico sancisce che le uniche forme di volontariato gratuito che può svolgere l’infermiere sono quelle che rispondono a tutti e tre i seguenti requisiti: 1. in forma individuale, e quindi niente studi associati, cooperative o altre compagini organizzate; 2. puramente occasionale, vale a dire assai sporadicamente e non in modo sistematico; 3. a condizione che non si configurino situazioni di concorrenza sleale nei confronti dei liberi professionisti, come, per riprendere l’esempio di cui sopra, lo sviamento di clientela su professionisti “amici” o sul proprio studio privato, approfittando del primo contatto gratuito. Risulta quindi comprensibile che tutti gli organismi professionali, sia delle professioni sanitarie che delle altre (avvocati, geometri, etc… ), pur riconoscendo l’immenso valore del vero volontariato istituzionale, prestino invece molta attenzione ed esercitino un controllo diffuso sulla attività “gratuita” degli iscritti ai propri albi. E va detto che, in questa attività di controllo, gli Ordini e i Collegi professionali incrociano spesso sulla loro strada gli Uffici Disciplinari delle AA.SS.LL., il Fisco e l’Ispettorato del Lavoro…. Sarà un caso? 17 Cavagna Roberto - Infermiere, Assistente Sociale e Consigliere del Collegio ABBIAMO LETTO PER VOI... 18 Nonostante tutti i progressi in campo medico e chirurgico nei confronti dell’attività trapiantologica e l’aumento del numero dei trapianti, in particolare di rene, permangono profonde implicazioni psicologiche, esistenziali e sociali che colpiscono sia il paziente candidato al trapianto che la sua famiglia. Proprio per questo è stato organizzato uno studio qualitativo attraverso un’intervista semi strutturata con domande stimolo aperte avente come obiettivo principale l’esplorazione dell’esperienza, del vissuto e delle prospettive future dei pazienti sottoposti a trapianto renale da donatore non vivente nell’immediato post operatorio. L’indagine, avvenuta presso il Centro Trapianti Renali dell’Ospedale Civile Maggiore di Borgo Trento (Verona), ha previsto lo studio di un gruppo prospettico non randomizzato di soggetti sottoposti a trapianto renale da donatore non vivente nella fase compresa fra la quindicesima giornata del post operatorio e la dimissione. L’analisi delle interviste sembra confermare i risultati di precedenti ricerche (si veda Fallon et.al., 1997; Fisher et.al., 1998), le quali dimostravano la presenza del cosiddetto periodo di “luna di miele”, che dura dall’ammissione in ospedale ai primi mesi successivi all’intervento di trapianto, durante il quale i pazienti esprimono una visione molto positiva e considerano la cessazione della dialisi come “l’uscita da un incubo”. Tale visione ottimistica, caratterizzata dalla prospettiva di condurre una vita più “normale” possibile, porta in parte a sottovalutare le informazioni riguardanti il mantenimento del rene trapiantato e soprattutto la terapia farmacologia prescritta, per dare spazio a uno stato d’animo di grande entusiasmo e qualche volta di troppa euforia. Questo studio dovrebbe essere considerato come una reale occasione di sensibilizzazione del personale medico ed infermieristico nei confronti della necessità di individuare momenti di riflessione sugli aspetti legati al trapianto, visti dal punto di vista dei pazienti, e di promuovere spazi affinché il paziente possa esprimere le sue opinioni e le sue emozioni. Inoltre quanto emerso dai contenuti delle interviste può orientare l’operazionalizzazione delle variabili per studiare ulteriormente il fenomeno con un approccio descrittivo quantitativo, attraverso un’intervista che permetta una raccolta di dati più estesa, in un campione più ampio e in un disegno in grado di studiare in forma sistematica i bisogni delle persone sottoposte a trapianto. IL RUOLO DELLA DIREZIONE SANITARIA NELLA GESTIONE DEL RISCHIO DI INFEZIONE NELLA PRATICA CHIRURGICA Tratto dalla rivista “Giornale Italiano delle Infezioni Ospedaliere” La Direzione Sanitaria dell’Azienda Ospedaliera san Paolo di Milano ha condotto un interessante studio con lo scopo di valutare l’aderenza della struttura e degli aspetti organizzativi e comportamentali degli operatori alle misure di prevenzione perioperatorie suggerite dalla comunità scientifica internazionale, attraverso l’analisi dell’intero percorso del paziente in area chirurgica. La raccolta dei dati è avvenuta tramite due modalità: 1. la compilazione di apposite schede validate aventi lo scopo di rilevare i comportamenti del personale (una complessiva per il “gruppo operatorio” ed una dedicata per il personale di sala operatoria); 2. l’intervista al personale infermieristico addetto al controllo delle infezioni (ICI) ed ai coordinatori infermieristici di Unità Operative (U.O.) con lo scopo di rilevare le modalità di preparazione del paziente all’intervento e di medicazione delle ferite chirurgiche. I risultati ricavati hanno evidenziato come vi siano ampi margini di miglioramento organizzativi e comportamenti sui quali è possibile e soprattutto doveroso intervenire attraverso interventi specifici finalizzati al contenimento del rischio infettivo in ambito chirurgico. La Direzione Sanitaria ha il compito di coordinare la collaborazione di molteplici figure professionali, con l’obiettivo comune di gestire il rischio infettivo promovendo la qualità dell’assistenza e finalizzandola alla prevenzione delle infezioni del sito chirurgico (ISC). (Foto Cataldi Alberto) LE PAROLE DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO RENALE: STUDIO QUALITATIVO SU ESPERIENZA, VISSUTO E PROSPETTIVE DI CHI AFFRONTA L’INTERVENTO Tratto dalla rivista “Nursing oggi” Le cadute accidentali sono un fenomeno molto frequente tra i pazienti ospedalizzati, infatti si stima che il 90% sia classificabile come “cadute accidentali prevedibili”. Fra i diversi interventi preventivi è raccomandato lo sviluppo della sensibilità e della consapevolezza degli operatori circa i fattori di rischio e le potenziali strategie di prevenzione. Infatti il principale obiettivo di questo studio è di indagare se e in che misura gli infermieri siano consapevoli del fatto che ogni singola caduta costituisce un evento grave, con elevata prevedibilità e prevenibilità perseguibili mediante idonee strategie. La popolazione sottoposta a questa indagine (162 persone) è costituita dagli infermieri in servizio, presso un presidio di un’azienda sanitaria lombarda (posti letto 650; 2.233 unità dipendenti) da almeno un anno. Lo strumento individuato è un questionario predisposto “ad hoc”, costituito da 21 domande volte ad indagare la percezione dell’entità, della prevedibilità, dei fattori di rischio, delle strategie preventive, delle cause, delle cadute. Al questionario hanno risposto l’87,6% delle persone con: età media 31-40 anni nel 68% dei casi; esperienza professionale 11-15 anni nel 33,4% dei casi. Si è rilevato che il 59,5% degli infermieri non ritiene le cadute un evento rilevante nella propria realtà assistenziale, mentre il 40,5% ha una percezione corretta dell’entità del problema e di questi solo il 9,9% ha indicato la prevedibilità del fenomeno. Il 78% degli intervistati non conosce gli strumenti per la valutazione del rischio di caduta e l’82,3% non li utilizza nella pratica assistenziale, mentre nel 90% dei casi vi è consapevolezza della necessità di segnalare le cadute, indipendentemente dall’esito prodotto. Solo il 27,7% delle persone ha ricevuto formazione nell’ambito di programmi di formazione continua. Come è possibile notare dall’analisi dei dati emerge una realtà disomogenea di consapevolezza del fenomeno, che presenta importanti margini di miglioramento in tutte le aree analizzate quali la conoscenza della gravità, dell’entità, della prevedibilità e delle strategie preventive da attuare. Si può affermare che l’evento caduta non è percepito nella sua gravità, complessità e prevedibilità dalla maggioranza degli infermieri sottoposti ad indagine, quindi interventi di formazione continua e “training evidence based”, nonché l’attuazione di altri interventi preventivi appaiono raccomandabili. (Foto Cataldi Alberto) IL LIVELLO DI SENSIBILITA’ DEGLI INFERMIERI IN MERITO AL FENOMENO DELLE CADUTE DEI PAZIENTI IN OSPEDALE: UN’INDAGINE CONOSCITIVA Tratto dalla rivista “Scienze infermieristiche” IL COLLEGIO IPASVI DI NOVARA E VERBANIA INFORMA GLI ISCRITTI CHE GLI UFFICI RIMARRANNO CHIUSI DAL 24/12/2009 AL 05/01/2010 nei giorni 28 - 30 dicembre saremo aperti in orario d’ufficio La Segreteria 19 BUONA LETTURA... Se anche Voi avete letto un libro che vi è piaciuto in modo particolare e volete rendere partecipi altri colleghi, scriveteci, scriveteci e scriveteci… Recensione a cura di Portaluppi Viviana NOTTI DI GUARDIA NARETTO GIUSEPPE Casa Editrice: Sestante Pagine 128 Anno 2009 Euro 13,00 Giuseppe Naretto è anestesista rianimatore all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. “Notti di Guardia” è il suo primo romanzo. L’idea del romanzo, nasce da una telefonata che l’autore ha ricevuto , quando era ancora all’inizio del suo lavoro in ospedale. Una donna chiedeva notizie di un paziente. Il medico, in quel momento ha avuto la sensazione che quella Recensione a cura di Portaluppi Viviana PIU’ GRANDI DELL’AMORE DOMINIQUE LAPIERRE Casa Editrice: Mondadori Pagine 420 Anno 1995 Euro 8,80 20 E’ uno dei pochi libri che rileggo sempre con grande emozione. In questo romanzo, Lapierre unisce con grande sapienza, la cronaca della “peste del XX secolo” alla favola umana di Madre Teresa e delle sue Missionarie della Carità. donna non fosse una semplice conoscente, come si era presentata, ma una figura legata intimamente all’uomo ricoverato in reparto… Da questo spunto inizia la storia , con il ricovero in rianimazione di un imprenditore, vittima di uno strano incidente stradale. Il dottore – personaggio si trasforma in detective e si trova al centro di una matassa familiare intricata … una storia che ha come sfondo le sale operatorie , la terapia intensiva, luoghi misteriosi e chiusi dove i malati sono come prigionieri delle loro stesse cure, dove i rapporti umani si giocano con i familiari (disperati, atterriti, invadenti). Lo scopo del romanzo, come dichiarato dall’autore, è di raccontare un mondo che non è conosciuto, che fino a qualche anno fa rimaneva chiuso o raccontato sempre in maniera superficiale. Far capire che certe cose dette sulle rianimazioni non sono vere. Non esiste la voglia di sperimentare o sequestrare, di fare cose che non si sanno. Maggiore è la trasparenza e migliore è la relazione che si riesce a instaurare con chi si sta curando e con il suo mondo. “Se dopo la morte di un loro caro, i parenti ti dicono grazie, allora significa che il mio lavoro è servito a qualcosa”. Il suo personaggio ci riesce. E il paziente, lieto fine, si salva pure. Il romanzo narra la storia del virus dell’ HIV, attraverso le scoperte di Robert Gallo e Luc Montagnier che hanno isolato il virus e iniziato a studiarne possibili cure. La storia del virus si muove anche su un piano diverso da quello medico scientifico: il lato umano. Per amore di Dio, per amore degli uomini, per amore della scienza, Madre Teresa e le Missionarie della Carità sono in prima linea dove la sofferenza umana è più insopportabile e disperata, nei lebbrosari di Calcutta o tra i malati di AIDS del Greenwich Village. In particolare, si narra dell’apertura da parte della suora albanese di una casa di accoglienza per i malati nella ricca New York. E’ la storia del Dr. Gottlieb che avverte che la malattia senza nome dei suoi pazienti omosessuali dilagherà in una epidemia. Come il monaco libanese che, immobilizzato dalla paralisi, riesce a trasmettere forza e coraggio. Lapierre ci porta a momenti di profonda riflessione e grande fiducia nel mondo che, nonostante le prove più difficili, sa risollevarsi attraverso la fede e l’aiuto della scienza. A TUTTI GLI ISCRITTI IL COLLEGIO I.P.A.S.V.I. DI NOVARA/VERBANIA ORGANIZZA UN CORSO D’INGLESE SCIENTIFICO PER INFERMIERI (BASE LEVEL E INTERMEDIATE LEVEL) LE SEDI DEL CORSO SARANNO: SEDE DI NOVARA E SEDE DI VERBANIA COSTO DEI SINGOLI CORSI GRAZIE AD UNA CONVEZIONE CHE IL TUO COLLEGIO HA STIPULATO CON L’ISTITUTO FDE DI MANTOVA € 100 (CENTO) (per ciascun corso) IMPORTANTISSIMO, I CORSI SONO ACCREDITATI (ECM) CORSO BASE LEVEL: CREDITI FORMATIVI ECM N° 48 CORSO INTERMEDIATE LEVEL: CREDITI FORMATIVI ECM N° 48 Ogni corso ha una durata di 40 ore , con una frequenza di due incontri a settimana di due (2) ORE. N.B. SE SI RAGGIUNGE UN BUON NUMERO DI ISCRITTI , per favorire la frequenza anche dei turnisti, è prevista l’attivazione di un turno speculare del corso nella stessa giornata. Al termine del corso è possibile conseguire anche le 4 abilità linguistiche previste dal Common European Framework of Reference for Languages utili a livello accademico e professionale. Se sei interessata/o devi comunicare i tuoi dati al Collegio I.P.A.S.V.I. (nominativo, recapito telefonico e e-mail) entro e non oltre il 20-01-2010 p.v. 21 A CURA DEL GRUPPO FORMAZIONE Proposte formative del Collegio per il primo semestre 2010 Il gruppo di lavoro che si occupa di progettare eventi formativi organizzati dal Collegio, sta lavorando su alcune tematiche da svilupparsi nell’anno 2010. Le giornate di formazione, tutte accreditate ECM sono in fase di preparazione, tuttavia, siamo in grado di anticipare le aree di interesse ed alcune date; per il dettaglio dei programmi consultate il sito www.ipasvinovara.it quanto prima verranno inserite le brochure specifiche. Gli eventi proposti saranno come sempre gratuiti per gli iscritti all’Albo IPASVI di Novara e VCO; per infermieri iscritti ad altri Collegi IPASVI, il costo per evento è stabilito in euro 50,00 per giornata formativa. Evento formativo Date Luogo Modalità iscrizione La documentazione infermieristica 30 gennaio 2010 Novara Hotel Europa C.so Cavallotti 38 Tel. 0321/30237 (in orario di apertura) Partecipanti 50 20 febbraio 2010 Verbania Sede Collegio piazza A. Moro 5 Tel. 0321/30237 (in orario di apertura) dopo il 10 gennaio Partecipanti 40 Chi decide per la mia vita? Le direttive anticipate di trattamento: aspetti clinici, etici e legali 6 marzo 2010 Novara Hotel Europa C.so Cavallotti 38 Tel. 0321/30237 (in orario di apertura) dopo il 10 gennaio Partecipanti 100 Inglese scientifico In definizione secondo le adesioni pervenute Novara e/o Verbania Vedi pagina dedicata Solo per iscritti al Collegio IPASVI di Novara e VCO Etica delle relazioni, delle comunicazioni e del prendersi cura nella professione sanitaria In definizione Verbania e Novara In definizione Partecipanti 30 per edizione Il nuovo codice deontologico dell’infermiere: Guida per una pratica competente ed etica 22 Crediti ECM 8 7 In definizione 48 In definizione A cura della segreteria Amministrativa LA SEGRETERIA INFORMA La rivista “Dialogare” pubblica liberamente articoli, previa approvazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sotto la responsabilità dell’Autore o degli Autori, che devono dichiarare: cognome, nome, qualifica professionale, eventuale ente di appartenenza e recapiti postali e telefonici. Il contenuto non riflette necessariamente le opinioni del Comitato di Redazione e del Consiglio Direttivo. Quando il contenuto esprime oppure può coinvolgere la responsabilità di un Ente, oppure quando gli Autori parlano a suo nome, dovrà necessariamente essere fornita anche l’autorizzazione dei rispettivi responsabili. Le citazioni devono essere strettamente pertinenti e riferirsi a tutti gli Autori citati nel testo. I lavori possono pervenire attraverso l’indirizzo di posta elettronica, oppure in forma cartacea allegando file in formato elettronico. I materiali inviati non verranno restituiti, salvo espliciti accordi. Il Comitato di Redazione è interpellabile per qualsiasi chiarimento al numero telefonico del Collegio. Il Comitato di Redazione SEGRETERIA Sede di Novara Indirizzo: Via Biandrate, 20b Orari di segreteria: lunedì e mercoledì dalle ore 15:00 alle ore 17:00, venerdì e sabato dalle ore 10:00 alle ore 12:00 Recapiti: tel. 0321.30237 fax 0321.393276 e-mail: ipasvinovco@infinito.it; [email protected] Sede di Verbania Indirizzo: Piazza Aldo Moro, 5 Orari di segreteria: martedì dalle ore 15:00 alle ore 17:00 Recapiti: tel. 366.1544544 e-mail: ipasvinovco@infinito.it; [email protected] CAMBIO RESIDENZA È indispensabile comunicare tempestivamente ogni cambio di residenza con una delle seguenti modalità: – attraverso comunicazione scritta direttamente alla segreteria del Collegio – per posta, fax o e-mail. Coloro i quali cambiano provincia hanno facoltà di chiedere al Collegio della nuova residenza il trasferimento dell’iscrizione. SMARRIMENTO TESSERA In caso di smarrimento o furto della tessera di iscrizione al Collegio è necessario: – sporgere denuncia di smarrimento/furto alle autorità competenti (Questura, Carabinieri) – presentare al Collegio copia della denuncia e due foto tessera per avere il duplicato. CERTIFICATI DI ISCRIZIONE I certificati di iscrizione hanno validità di sei mesi (legge 15 maggio 1997 n. 127) e possono essere richiesti in segreteria con le seguenti modalità: – direttamente ed in tempo reale presso la segreteria – telefonicamente, fax o e-mail, indicando le generalità del richiedente. Nel caso in cui non sia l’interessato a ritirarlo, la persona incaricata deve essere munita di delega e fotocopia del documento di identità del richiedete il certificato. A richiesta il certificato può essere spedito per posta. Si ricorda che il certificato di iscrizione è un documento può essere autocertificato. LIBERA PROFESSIONE Chi esercita o intende intraprendere l’attività libero professionale deve darne comunicazione al Collegio. Si ricorda che l’attività libero professionale implica l’iscrizione alla Cassa di Previdenza ENPAPI. COLLOQUI È possibile avere un incontro con la Presidente o un membro del Consiglio Direttivo previo appuntamento telefonico. POLIZZA R.C. PROFESSIONALE È possibile sottoscrivere Polizza R.C. professionale: WILLIS/CARIGE Federazione Nazionale IPASVI, per il contratto e la relativa modulistica contattare la segreteria del Collegio. COMITATO DI REDAZIONE Arreni Antonella, Cavagna Roberto, Fasolini Gabriele, Giroldini Luciano, Portaluppi Viviana, Zavaglio Andreina. 23 Il Consiglio Direttivo e il Collegio dei Revisori dei Conti augurano Buone Feste a tutti i colleghi 24