Premessa
Si impara da piccoli
a diventare grandi
Tutti i grandi sono stati bambini una volta.
(Ma pochi di essi se ne ricordano)
Antoine de Saint Exupéry
Non ci si ricorda, ad esempio, che tutto quello che
sappiamo e sappiamo fare l’abbiamo imparato
da piccoli: i gesti della vita quotidiana, quelli
banali che ci permettono di vivere e di entrare in
relazione con gli altri sono stati appresi in quel
periodo della nostra vita di cui non abbiamo
memoria. Ci rimane solo una sensazione di
pacata serenità o fastidio: questo dipende da chi
ci ha accompagnato in quei gesti; se ha usato
maniere brusche e sbrigative oppure ha seguito
l’apprendimento con pazienza lasciandoci il
tempo necessario. Ancora oggi molte persone
adulte si lamentano, sopportano le incombenze
quotidiane eseguendole di malavoglia, lagnandosi
perché costrette da necessità.
Gli insegnanti hanno maturato la convinzione
che la loro professionalità si esercita soprattutto
nella elaborazione di progetti, nella conduzione di
sperimentazioni, nell’ideazione di attività sempre
nuove e creative. In realtà la maggior parte
dell’attività quotidiana è curvata sulle piccole
azioni quotidiane la cui esecuzione corretta
rende il bambino realmente autonomo: il tempo
per queste cose non è tempo perso. Significa
preparare il bambino ad una reale padronanza
di se stesso che sarà la base, negli anni successivi,
per operare sulla realtà e per vivere una vita
di relazione soddisfacente senza avere la
necessità di un supporto costante.
Successivamente si potrà poi costruire un’attività
ritenuta più nobile riguardante la conoscenza
della realtà, la relazione con gli altri, la
dimensione etica ed estetica.
Ma la pazienza che occorre per condurre il
bambino ad apprendere i piccoli gesti della
quotidianità può esercitarsi solo per mezzo
di un atteggiamento di accoglienza. È questa
02
una caratteristica che
contraddistingue la figura
di chi educa come qualità
personale, raffinata
poi dalle occasioni di
formazione; la routine
quotidiana tuttavia copre
spesso le buone intenzioni
e quando, ad esempio, si
devono inserire bambini
nuovi ci si trova immersi in
procedure standardizzate
in completo abbandono alla
consuetudine.
Solo la costante riflessione
sull’agire di ogni giorno
impedisce l’invecchiamento
delle proposte didattiche
e soprattutto tiene vivo
quell’atteggiamento alla
disponibilità che rende
efficace l’azione educativa
e gratificante la professione
dell’insegnante. Rifugiarsi
dietro un’esperienza riempita
solo di anni e trascinarla
fino ad un’età pensionabile
sempre più lontana, deprime
la qualità della vita oltre che
quella della professione.
La scuola che funziona è
la scuola del benessere
dove bambini e insegnanti
stanno bene, dove si vive
in semplicità e in maniera
sobria, dove si apprezzano e
si fanno apprezzare le piccole
cose di ogni giorno,
dove ci si meraviglia ancora
delle cose banali.
Una scuola che funziona
così offre la possibilità ad
un bambino di diventare
un adulto come Robert
Fulghum: egli crebbe nella
convinzione di aver imparato
alla scuola dell’infanzia “tutto
quello che serve sapere”.
Tutto quello che mi
serve sapere
La massima parte di ciò che veramente
mi serve sapere su come vivere,
cosa fare e in che modo comportarmi
l’ho imparata all’asilo.
La saggezza non si trova al vertice
della montagna degli studi superiori,
bensì nei castelli di sabbia del giardino
dell’infanzia. Queste sono le cose che
ho appreso:
Dividere tutto con gli altri.
Giocare correttamente.
Non fare male alla gente.
Rimettere le cose al posto.
Sistemare il disordine.
Non prendere ciò che non è mio.
Dire che mi dispiace quando faccio del
male a qualcuno.
Lavarmi le mani prima di mangiare.
I biscotti caldi e il latte freddo
fanno bene.
Condurre una vita equilibrata:
imparare qualcosa, pensare un po’
e disegnare, dipingere, cantare, ballare,
suonare e lavorare un tanto al giorno.
Fare un riposino ogni pomeriggio.
Nel mondo, badare al traffico, tenere
per mano e stare vicino agli altri.
Essere consapevole del meraviglioso.
Ricordare il seme nel vaso: le radici
scendono,
la pianta sale e nessuno sa veramente
come e perché, ma tutti noi siamo
così.
I pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi
e persino il seme nel suo recipiente:
tutti muoiono e noi pure.
Non dimenticare, infine,
la prima parola che ho
imparato,
la più importante di tutte:
GUARDARE.
Tutto quello che mi serve
sapere sta lì, da qualche
parte: le regole Auree,
l’amore,
l’igiene alimentare,
l’ecologia, la politica e il
vivere assennatamente.
Basta scegliere uno
qualsiasi tra questi
precetti,
elaborarlo in termini
adulti e sofisticati e
applicarlo alla famiglia,
al lavoro,
al governo, o al mondo in
generale, e si dimostrerà
vero, chiaro e incrollabile.
Pensate a come il mondo
sarebbe migliore se noi
tutti , l’intera umanità
prendessimo latte e biscotti
ogni pomeriggio alle tre e
ci mettessimo poi sotto le
coperte per un pisolino,
o se tutti i governi si
attenessero al principio
basilare di rimettere
ogni cosa dove l’hanno trovata e
di ripulire il proprio disordine.
Rimane sempre vero,
a qualsiasi età,
che quando si esce nel
mondo è meglio tenersi
per mano e rimanere
uniti.
Da bambini
Di Robert Fulghum
(“101 buoni motivi per essere un bambino” Beatrice Masini)
I grandi dicono sempre:
“Beato te, che sei ancora un bambino!”
I grandi non hanno sempre ragione.
Ma in questo caso sì.
Perché ci sono un sacco di buoni motivi
per essere un bambino.
…
Da bambini
si possono fare un sacco di cose
che da grandi è più difficile fare:
un po’perché non si ha più tempo,
un po’perché non si è più della misura giusta,
un po’perché ci si è dimenticati com’era bello
e come si faceva.
E quando ci si ricorda
Si scopre che non si ha più tempo
E non si è più della misura giusta.
Da bambini
Si possono anche dire un sacco di cose
che da grandi non si dicono.
…
Da bambini
Si possono sognare un sacco di cose:
di diventare astronauta,
ballerina,
casellante dell’autostrada,
pompiere, fioraio, gelataio.
Poi si finisce per diventare impiegato,
giornalista, ragioniere,
insegnate, guidatore di autobus.
E ci si stufa un po’
Ma ormai è troppo tardi,
non si può più tornare indietro,
non si può più essere bambini
e sognare che tutto
ma proprio tutto
è possibile.
Perché da bambini è proprio così.
Dalla parte dei bambini
Un tempo lontano, quando avevo sei
anni, in un libro sulle foreste primordiali,
intitolato «Storie vissute della natura»,
vidi un magnifico disegno. Rappresentava
un serpente boa nell’atto di inghiottire un
animale. Eccovi la copia del disegno.
C’era scritto: «I boa ingoiano la loro preda
tutta intera, senza masticarla. Dopo di che
non riescono più a muoversi e dormono
durante i sei mesi che la digestione richiede».
Meditai a lungo sulle avventure della jungla.
E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo
disegno. Il mio disegno numero uno. Era cosi:
Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi,
domandando se il disegno li spaventava.
Ma mi risposero: «Spaventare? Perché mai,
uno dovrebbe essere spaventato da un
cappello?» II mio disegno non era il disegno
di un cappello. Era il disegno di un boa che
digeriva un elefante. Affinchè vedessero
chiaramente che cos’era. disegnai l’interno
del boa. Bisogna sempre spiegargliele le
cose, ai grandi. Il mio disegno numero due si
presentava cosi:
Questa volta mi risposero di lasciare da parte
i boa, sia di fuori che di dentro, e di applicarmi
invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica
e alla grammatica. Fu cosi che a sei anni io
rinunziai a quella che avrebbe potuto essere
la mia gloriosa carriera di pittore. Il fallimento
del mio disegno numero uno e del mio
disegno numero due mi aveva disanimato.
I grandi non capiscono mai niente da soli e i
bambini si stancano a spiegargli tutto ogni
volta. Allora scelsi un’altra professione e
imparai a pilotare gli aeroplani. Ho volato
un po’sopra tutto il mondo: e veramente la
geografia mi è stata molto utile.
A colpo d’occhio posso distinguere la Cina
dall’Arizona, e se uno si perde nella notte,
questa sapienza è di grande aiuto
(Il Piccolo Principe)
04
01
Conquistare
l’autonomia
“Nulla è banale … il banale non esiste”
La conquista dell’autonomia acquista un
duplice significato: da una parte si osserva
che “il bambino vive l’esperienza con tonalità
affettivamente forti e contrastanti.
Fiducia, paura, sicurezza e insicurezza, ribellione e
dipendenza, immagine positiva e negativa di sé, si
alternano nel suo mondo interiore.
Nella prima infanzia si “gioca” la possibilità di
costruire e rafforzare l’immagine positiva di sé
e la fiducia nelle proprie capacità. Per questo
il bambino necessita di un ambiente nel quale
constatare, percepire e vivere l’accettazione e la
stima nei suoi confronti, il rispetto e l’amore per
quello che è, per come si esprime, si manifesta
comunica. (dal Progetto Educativo)
Dall’altra parte l’autonomia si manifesta
nell’acquisizione di tutte quelle abilità che
permettono di vivere e gestire l’ambiente
circostante. Il motto “aiutami a fare da solo”
dovrebbe essere la guida per ogni educatore.
1.1
L’ambiente
Il primo passo necessario per lavorare
per l’infanzia è la creazione di un ambiente adatto
ai bisogni del Bambino.
La creazione di un ambiente è il riconoscimento
pratico e reale dei bisogni fondamentali della
vita del bambino che essendo diversa da quella
dell’adulto richiede, per svolgersi normalmente,
un ambiente sociale diverso.
È dunque la creazione di un mondo nuovo fatto
per l’uomo nel periodo del suo sviluppo.
Nella sua essenza l’ambiente del bambino deve
essere un mezzo di vita dove egli può trovare i
motivi di attività necessari al proprio completo
sviluppo, primeggiare e dirigere le proprie azioni
aiutato dall’insegnante.
Caratteristiche dell’ambiente
L’ambiente deve avere i seguenti
caratteri:
1) - Proporzionato al bambino
2)- Limitato
3)- Semplice
4)- Denunciatore dell’errore
5)- Lavabile
6)- Attraente
7)- Calmo per ordine
8)- Eccitante per il movimento
La bellezza, la lucentezza, la libertà
dell’ambiente rappresentano uno stimolo
all’azione.
1.2.
Il movimento
Nel processo dell’educazione il
movimento è importante.
L’organizzazione dei movimenti è
una chiave per la costruzione della
personalità, la quale trova il suo alimento
nell’azione pratica. Nella famiglia come
nella scuola, non solo non si considera il
movimento come un fattore essenziale
allo sviluppo mentale del bambino, ma si
cerca di negarlo.
Il Bambino deve trovare la possibilità
di agire nell’ambiente in cui vive ed
il compito pratico dell’educatore è di
preparare un ambiente ricco di motivi di
attività lasciando il Bambino libero nella
scelta delle proprie azioni.
Questo è il primo, indispensabile inizio di
una educazione libera, attiva, spontanea
L’educazione dei movimenti
Nella scuola devono essere offerti al
bambino un insieme di attività che
rappresentano unità di pensiero ed azione
e sono alla base della formazione della
personalità.
06
Primi motivi di attività
Gli esercizi di vita pratica, gli esercizi sulle
formalità dei rapporti sociali,
il controllo raffinato dei movimenti
invitano il bambino ad agire con un
apparente scopo esterno.
Il bambino agisce per uno scopo esterno
inizialmente, ma appena incomincia
a lavorare, si risveglia in lui un’attività
che ha un altro scopo: uno scopo
interiore.
Mai l’adulto deve interrompere il bambino
nel suo ciclo di lavoro, mai l’adulto
deve intervenire mentre il bambino
sta agendo.
La cura prima dell’insegnante deve essere
di preparare l’ambiente con il massimo
amore, ogni dettaglio deve essere
curato, tutti gli oggetti devono essere
proporzionati al bambino, tutti gli utensili
che occorrono per un medesimo lavoro si
dovrebbero mettere insieme in un cestino
o in un vassoio, affinché il bambino,
cercandoli e trovandoli a portata di mano,
nulla perda del suo entusiasmo.
Dopo l’uso tutto si riordina
e si rimette a posto.
L’insegnante deve indicare con esattezza,
deve muoversi con lentezza e precisione,
ma senza esagerazioni, deve analizzare
i propri movimenti, deve con una
sola espressione dare delle guide utili
all’attività del bambino, ma non deve
imporre nulla.
Se sbaglia, lei non lo corregge.
Nella ‘scuola dell’infanzia i primi giorni
sono particolari, sarebbe meglio che ci
fosse poco materiale esposto, perché
l’insegnante deve guidare il bambino
al controllo dei propri movimenti e al
rispetto dell’ambiente.
Inizierà insegnando a muoversi in silenzio,
a prendere e a spostare le seggioline,
i tavoli senza far rumore, ad alzarsi
e a sedersi con movimenti lenti e curati,
a spogliarsi, a rivestirsi, ecc...
Questi sono i primi esercizi di movimento
che si eseguono con tutti i bambini che
giungono a scuola in età diversa.
Il più grande aiuta il più piccolo,
osserva quello che fa.
Ricordare
Tutto il materiale e i giochi devono essere sempre
in ordine.
Ogni materiale necessario ad un esercizio deve
essere riunito insieme.
Presentare con minuziosità e solennità ogni
gioco e/o attività e spiegarne sempre l’uso.
Il lavoro una volta cominciato deve essere
portato a termine.
Non si lascia un lavoro se non è finito
Attività di movimento nell’ambiente:
cura dell’ambiente
Nell’ambiente preparato, all’inizio dell’anno
scolastico, l’insegnante propone attività
di movimento per orientare il bambino nell’ambiente
nuovo, insegnandogli l’uso delle cose che lo
circondano e che sono a sua disposizione.
Queste attività presentano esercizi che possono
essere: di gruppo o individuali.
camminare e correre:
camminare e correre in un ambiente vuoto,
camminare e correre in un ambiente arredato.
alzarsi e sedersi:
alzarsi e sedersi da una sedia,
alzarsi e sedersi da una sedia posta davanti ad un
tavolino.
trasportare e riporre:
trasportare seggiole,
trasportare tavolini, tavoli, panchetti,
trasportare panieri con frutta, ceste con
biancheria, piatti, tazze, bicchieri, brocche, ecc.
riporre oggetti nella credenza,
porre vestiti sugli attaccapanni,
porre cappelli e berretti su appositi sostegni,
appendere straccetti ecc.
aprire e chiudere:
aprire e chiudere porte e finestre con chiavi,
con lucchetti, catenacci, ecc.
aprire e chiudere cassetti, scatole, sportelli...
piegare
tovaglie, tovaglioli, asciugamani, fazzoletti, nastri,
cenci di pulizia …
appendere:
appendere straccini.
versare:
versare sabbia, riso, acqua.
lavare e asciugare:
lavare ed asciugare il piano di un tavolo,
una seggiola, un panchetto.
lavare ed asciugare piatti e
bicchieri, ecc.
lavare i pavimenti, gli straccetti,
i grembiulini della classe.
stirare:
stirare tovaglioli, fazzoletti,
straccetti, nastri, ecc...
spolverare:
spolverare con straccetti,
spolverare con piumini.
tagliare:
il gambo dei fiori,
tagliare foglie secche,
tagliare carte colorate,
ritagli in carta per fare sottocoppe
e sottopiatti,
ritagliare figure geometriche,
tagliare legumi, patate, carote, frutta, ecc.
lucidare:
lucidare con cera pavimenti,
linoleum, ecc.
lucidare con sidol piccoli oggetti di metallo,
di rame, maniglie di ottone...
accendere e spegnere:
accendere e spegnere un fiammifero,
accendere e spegnere una candela.
apparecchiare:
apparecchiare una tavola in vari modi.
lavori in cucina:
sbucciare legumi,
lavare carote, insalata, pomodori,
macinare grani (caffè)
lavori in giardino:
rastrellare,
innaffiare,
tagliare le piante inutili,
tagliare le foglie secche,
spazzare le foglie cadute,
mettere al riparo del freddo,
seminare,
trapiantare,
cogliere fiori,
raccogliere frutta,legumi, ortaggi, ecc.
dare il becchime ai polli, ai conigli,
ai piccioni, ecc.
1.3.
Cura della persona
• lavarsi le mani, i denti
• pettinarsi
• abbottonarsi, sbottonarsi
• vestirsi, spogliarsi
• spazzolare i vestiti
• pulire le scarpe
• usare correttamente il fazzoletto
• sedersi ed alzarsi correttamente
• stare correttamente a tavola
1.4.
Rapporti sociali
08
Il bambino, per la sua formazione,
ha necessità di arricchire il mondo delle
sue esperienze e di stabilire dei rapporti
sociali con le persone che gli sono vicine.
La conoscenza di alcune regole va intesa come
crescente consapevolezza nello svolgimento
delle proprie attitudini e consapevolezza
del proprio IO in rapporto agli altri.
Il bambino deve tener conto degli altri,
stabilendo rapporti di:
• Rispetto: dal rispetto può scaturire l’amore.
L’amore che non si fonda sul rispetto per la
personalità altrui, non è vero amore.
Cercare di rendersi accetti e graditi a tutti.
• Collaborazione: viviamo e lavoriamo
insieme; le nostre azioni, anche le più
semplici, le più sconosciute, hanno
sempre risonanza sociale.
Attività
Salutare
Ogni popolo ha il suo modo di salutare.
In Italia ci sono diversi tipi di saluto: la stretta
di mano più o meno calorosa,
l’abbraccio ed il bacio con le persone più
intime e più care, il buongiorno, la buona
sera, la buonanotte, ecc. secondo le varie ore
della giornata.
Dicendo queste parole, secondo
l’opportunità, si dà anche la mano; si guarda
negli occhi la persona che ci sta davanti;
ai coetanei si dice: ciao, arrivederci, addio,
secondo i casi.
Si devono insegnare ai bambini i diversi
saluti, si deve offrire loro l’esempio pratico
del salutare per primi e con gentilezza; poi
si devono lasciare liberi i bambini, senza
tormentarli con pressanti inviti.
I bambini, dal nostro contegno e dal nostro
esempio, devono imparare a trattare bene
le persone, devono imparare a salutare e a
comportarsi dignitosamente con tutti.
Invitare ad entrare,
cedere il passo
Sono due buone norme che permettono
al bambino di sentirsi padrone nel suo
ambiente e di fare gli onori di casa
a chi entra nella scuola dell’infanzia.
I bambini che sono stati avviati
alla vera libertà,
perdono la timidezza, raggiungono
una vera liberazione interiore.
Sanno essere gentili, dignitosi e spigliati
con gli adulti, ma anche tra di loro.
Cedono il passo, afferrano e porgono gli
oggetti con grazia; ma tutto ciò avviene
con naturalezza quando non è frutto
di imposizioni che vengono dall’esterno.
Non presentarsi in disordine
Il momento del pranzo
La dignità umana consiglia di non
presentarsi in disordine.
L’esperienza ci dice quanto i bambini
stiano volentieri davanti allo specchio
per ordinarsi, per pettinarsi, per
controllare in genere
il loro abbigliamento.
Anche a loro piace essere lindi,
puliti, ordinati, belli.
Sarebbe bello che bambini e bambine, che faranno i camerieri, mangiassero prima degli altri
in modo da poter servire poi i compagni.
Essi indossano grembiuli adatti
e si presentano nella sala da pranzo ben pettinati
e con le mani lavate.
Intanto gli altri bambini avranno lasciato il loro
lavoro e si saranno lavati le mani.
I camerieri e le cameriere invitano i compagni e
le compagne ad andare a tavola.
Prima di sedersi ogni bambino aspetta che tutti
gli altri siano arrivati e rimane in piedi al suo posto dietro la seggiolina.
Quando tutti sono arrivati ci si siede insieme.
Poi si serve il primo piatto..
Tutti prima di incominciare a mangiare aspettano che ogni bambino sia stato servito; intanto
si mettono il tovagliolo che viene legato ai più
piccoli.
Anche l’acqua viene servita dai camerieri man
mano che se ne ha bisogno.
Quando è finito il primo, un cameriere ritira i
cucchiai in un vassoio e l’altro toglie i piatti uno
alla volta.
Per le pietanze è bene che ogni bambino si serva da sé, però bisogna stabilire prima che cosa
deve prendere e in quale quantità; chi è capace
taglia da solo la carne, altrimenti viene aiutato
dai camerieri o dalla maestra.
Di solito si mettono i bambini piccoli insieme con
i più grandi, in modo che possano essere aiutati
da questi o serviti.
Sul tavolino, si prepara la brocca con l’acqua.
Quando tutti hanno finito, ognuno ripone il tovagliolo nella propria busta.
Ci si alza da tavola e nella sala rimangono solo i
camerieri che sparecchiano, togliendo prima le
posate con un vassoio e poi le altre cose, una alla volta.(si può usare anche il carrello sia per apparecchiare che per sparecchiare)
La tovaglia si ripiega poggiata sul tavolo stesso,
dopo aver raccolto le briciole.
Tutto va al proprio posto.
Evitare di disturbare,
non interrompere
Per poter meglio convivere
si deve evitare di disturbare:
non interrompere il compagno
e l’adulto che lavorano, parlano,
ascoltano, ecc.
Se da piccolo il bambino è arrivato
a compiere questi esercizi di auto
controllo, da adulto sarà una persona
socievole, la cui compagnia sarà
gradita e magari ricercata.
Scusarsi
10
Ai bambini si cerca di far capire (anche
con l’esempio) che, quando, anche
involontariamente, si è offeso o irritato
qualcuno, ci si deve scusare. Riconoscere
i propri torti, chiedendo scusa, è un atto
profondamente cristiano.
Esercizio
sul filo:
un’attività
montessoriana
Il movimento deve essere
considerato il fondamento
stesso della vita di relazione.
La persona che perfeziona
il suo equilibrio tende
ad andare sopra una stessa
linea in un’unica direzione
(esempio di ragazzi che
camminano su assi,
su muretti, su rotaie,
sui bordi delle aiuole,
dei marciapiedi).
Nelle scuole Montessori
è stato introdotto l’esercizio
sul filo, ossia l’esercizio
di camminare su una linea
di forma ellittica tracciata
o sul pavimento o sul tappeto.
Dapprima è un solo bambino
che cammina lungo il filo,
poi vi sono più bambini
e così possono venire
proposte attività individuali
e attività di gruppo.
Una musica leggera può
accompagnare l’esercizio.
In un secondo tempo un
gruppo di bambini cammina
sul filo, cercando
di mantenere sempre la stessa
distanza e gli altri osservano.
Attività:
• Si dice al bambino
di camminare sulla linea,
mettendo i piedi
uno vicino all’altro,
facendo attenzione
a non uscire dal tracciato.
• Camminare senza guardare il filo.
• Camminare tenendo in mano
qualche cosa di facile da portare
(una bandierina, un fiore,
un nastro ecc.).
L’attenzione è quindi spostata
sui piedi e sulla mano.
• Tenere in mano un bicchiere
con del liquido colorato,
senza lasciar cadere nessuna goccia
in terra.
• Tenere in mano un cucchiaino
con una pallina.
• Tenere in mano un filo
abbastanza lungo alla cui estremità
è fissato un peso
che deve oscillare il meno possibile..
• Tenere in mano un campanello
che non deve suonare.
• Portare sulla testa un piccolo cuscino.
Il silenzio:
un’attività
montessoriana
12
Il gioco del silenzio
rappresenta l’inibizione
di ogni movimento.
L’inibizione dei movimenti
è più difficile del controllo
dei movimenti.
Se i bambini possono inibire
tutti i movimenti significa
che hanno raggiunto
un grande controllo.
È più difficile non muoversi
affatto che muoversi bene.
Il silenzio rappresenta così
una conquista.
Che cosa si intende
comunemente nelle scuole
con la parola silenzio?
Tutti i pensatori,
i mistici hanno cercato il
silenzio, perché predispone
ad una attitudine interiore
come un ambiente
bello per luci, armonia
di colori, suoni,
può avere una grande
influenza sul nostro spirito.
Il silenzio ci dà la sorpresa
di scoprire dentro di noi
qualche cosa a cui non si era
prestata attenzione;
ci dà la possibilità e la gioia
di ascoltare noi stessi.
Il bambino,
essere spirituale per
eccellenza, ama il silenzio
e ne sente il bisogno.
Attività preparatoria:
Si invitano i bambini a stare fermi,
a non fare nessun rumore per cercare di
sentire i rumori che ci circondano.
Nella cessazione dei rumori vicini si
percepiscono quelli lontani.
• Cessazione dei rumori vicini
• Scoperta dei rumori lontani
• Percezione dei rumori minimi (il cadere
della goccia,il ticchettio di un orologio ecc.)
Si invitano poi i bambini a chiudere gli occhi
per meglio sentire.
Infine si domanda ai bambini se desiderano
fare il gioco del silenzio.
Gioco del silenzio
Quando l’insegnante si accorge che
i bambini sono capaci di stare fermi,
di godere del silenzio che si crea intorno a
loro, propone il gioco del silenzio.
Qualche volta può preparare l’ambiente
socchiudendo le imposte e creando così
un’atmosfera meno luminosa e più raccolta.
Dopo alcuni minuti di silenzio l’insegnante
risponde chiamando con voce afona ogni
bambino per nome.
Il bambino chiamato esce silenziosamente
dalla sezione.
Ricordare
Chiamare tutti i bambini
(non ci guidi il comune
concetto di premiare
i buoni e di castigare i
disturbatori, chiamando
quelli per primi e questi
per ultimi o addirittura
trattenendoli).
La parola incoraggiante
dell’insegnante
costituisce un aiuto dato
a coloro i quali, proprio
per la loro instabilità,
lo stare perfettamente
fermi comporta un
costante ed impegnativo
autocontrollo.
Non usare il silenzio
nei momenti di disordine
(molte volte la maestra,
capito il meraviglioso
valore della parola
“silenzio” la usa poi
per indurre i bambini
al silenzio.
Se c’è qualche bambino
che disturba,
si deve invitarlo ad uscire
prima di incominciare
il gioco;
il disturbatore che esce
dall’aula non si castiga,
lo si indirizza soltanto
verso un’attività che
lo può maggiormente
interessare.
02
L’accoglienza
del bambino
e della sua famiglia
nei servizi educativi
2.1.
Il valore dell’accoglienza
L’accoglienza del bambino e del genitore
- al nido
- alla scuola dell’infanzia
Immaginiamo… “cosa vive un genitore
quando si approccia ad un servizio
educativo”? Quali sono le sue paure e le sue
aspettative?
• Ansia al pensiero di dover abbandonare/
lasciare il proprio figlio/a, preoccupazione
di non riuscire a tollerare questo distacco,
ambivalenza rispetto ad un possibile
attaccamento del figlio ad altre figure…,
paura generalizzata o specifica in relazione
a qualche problematica del bambino
(il bambino non mangia, non dorme, è
irrequieto oppure è timido, non parla ancora
ecc).
• Il genitore è accompagnato, però,
anche da pensieri positivi: speranza di
trovare un “buon contesto di crescita” per il
proprio bambino, delle brave figure adulte
di riferimento che sappiano prendersi
cura del proprio figlio; l’offerta al proprio
bambino dell’opportunità di vivere esperienze
significative per il proprio sviluppo psico-fisico,
sperimentazione di nuovi rapporti con altri
bambini, apprendimento
delle regole e dei modelli organizzativi cui
coordinarsi...
Immaginiamo cosa vivono gli operatori
di un servizio educativo ogni qual volta
si preparano ad accogliere nuovi
bambini e famiglie…
ma questo lo sappiamo già, lo facciamo sempre,
è una cosa che si ripete ogni anno.
Sì, è vero ma come lo facciamo?
Quanto riflettiamo su quello che
abbiamo sempre fatto?
Come analizziamo o individuiamo le
cose che non hanno funzionato o che
hanno rappresentato una criticità?
2.2.
Prepararsi all’accoglienza
iniziale: l’inserimento
L’inserimento dei bambini richiede di
essere preparato per tempo, richiede
di porre attenzione a:
• Le iniziative per favorire
l’accoglienza
• La documentazione per informare
e dare notizie sul nostro servizio,
su come siamo organizzati,
quali sono i nostri principi ispiratori
e su che cosa si fonda il nostro
modello pedagogico.
Le regole della scuola/nido,
le modalità dell’inserimento…
• L’allestimento degli spazi e la
cura dell’ambiente in funzione
dell’accoglienza non solo del bambino,
ma anche del genitore.
2.3.
Le iniziative per favorire
l’accoglienza
16
Diamo sin dal primo approccio
con il genitore, l’immagine del nostro
servizio sin dal primo momento in
cui il genitore arriva o per richiedere
informazioni o per iscrivere il bambino
al nostro servizio.
Il genitore inizia a farsi l’idea del tipo
di servizio analizzando il modo in
cui viene accolto, da come vengono
curate le modalità di passare le prime
informazioni sul servizio,
stesso sul tipo di attenzione che
prestiamo alle sue domande o esigenze,
dal luogo in cui lo accogliamo.
Quindi non possiamo improvvisare,
chi si occupa di questo deve preparare
e pensare a tutto quello che serve
per dare buona impressione
del proprio servizio e della
professionalità delle figure
che vi operano.
Dopo il momento delle iscrizioni
si mettono in atto iniziative per i
genitori e per i bambini per informare,
conoscersi, favorire il primo approccio
dei piccoli alla scuola/nido.
I momenti devono essere
necessariamente diversi e prevedere
anche fasi esclusive per soli adulti
e momenti in cui è coinvolto
anche il bambino.
Durante un‘assemblea generale,
da tenersi nei mesi precedenti
all’inizio della frequenza,
sarà consegnata ad ogni famiglia
una cartelletta contenente
il nome del bambino
e tutto il materiale
e la documentazione necessaria che
sarà presentata nel corso della serata.
All’assemblea partecipa tutto
il personale della scuola/nido,
tutti dovranno far sentire
la propria voce,
non solo per la presentazione di sé,
ma anche per illustrare a turno,
parte della documentazione
contenuta nella cartelletta.
La coordinatrice apre l’assemblea
presentandosi,
annuncia gli argomenti che saranno
discussi e conduce l’assemblea,
coordinando gli interventi
delle colleghe.
I genitori vengono invitati
ad intervenire…
Se il gruppo è troppo numeroso
è possibile formare più gruppi per
raccogliere le domande ed i quesiti e
dare risposte mirate,
riportando nel grande gruppo
i temi toccati.
2.4.
La documentazione
• Modello pedagogico
• Principi ispiratori
• Regolamento
• Giornata tipo del bambino
• L’orario delle insegnanti e le eventuali
rotazioni
• Scaletta dell’inserimento
• Materiale occorrente per il bambino
• Modulistica varia: autocertificazione,
deleghe, privacy….
• Scheda per la presentazione del bambino
e delle sue caratteristiche (da compilare
prima dell’incontro con l’insegnante)
• Il menù proposto al bambino e le diverse
diete in funzione sia di allergie e intolleranze
che di motivi culturali e religiosi.
• mostrare un breve video realizzato l’anno
precedente dove si vedono le attività più
significative, i momenti della giornata e gli
spazi utilizzati solitamente dai bambini.
• Magari si possono leggere alcuni documenti
insieme ed aiutare i genitori che trovano
difficoltà nella compilazione.
• Altro…
2.5.
L’allestimento degli spazi in
funzione dell’accoglienza del
bambino
e del genitore durante
l’inserimento
Gli spazi dei servizi educativi devono
comunicare accoglienza a chi si appresta
ad entrare: ingressi illuminati,
meglio se da luce naturale, finestre,
porte finestre. La coppia, genitore-bambino
viene accolta dal personale ed accompagnata
nella struttura… aspetto che rimanda
all’attenzione per la tutela e la sicurezza
dei bambini. Gli spazi interni al servizio sono
predisposti e studiati per essere funzionali
a sostenere l’intreccio di relazioni e incontro
tra adulti e bambini, tra bambini e bambini,
tra adulti e adulti.
Il genitore deve sentirsi accolto, a suo
agio nel contesto educativo, deve trovare
arredi e angoli che favoriscano e rendano
piacevole la sua permanenza nel servizio e
che gli permettano di intrattenersi in modo
adeguato senza intralciare.
All’ingresso il genitore troverà piantane per
appendere cappotti e giacche, poltroncine
per sedersi e bacheche informative e
depliant se disponibili. Durante i momenti
dell’inserimento riceverà indicazioni
dall’insegnante, sul luogo fisico ove collocarsi,
per permettere al bambino di esplorare
l’ambiente pur rimanendo in “contatto visivo”
con la mamma.
2.6.
L’inserimento del bambino
La condivisione con la famiglia della finalità
primaria, che è il ben-essere del bambino,
rappresenta l’elemento di collegamento tra il
personale educativo e le famiglie stesse,
oltre che la spinta motivazionale alla
collaborazione e all’alleanza educativa.
L’inserimento rappresenta il momento
dell’incontro tra i tre protagonisti attivi
del servizio educativo: il bambino, il genitore
e il personale educativo. Rappresenta
altresì un’esperienza che richiede di essere
affrontata con competenza professionale,
capacità di osservazione e un approccio
metodologico coerente in quanto per il
bambino implica l’elaborazione del distacco
dalla madre per orientarsi verso nuove figure
di riferimento,
le insegnanti e successivamente gli altri
bambini.
L’inserimento richiede:
- gradualità nei tempi,
- centralità del bambino e del genitore,
- sensibilità: la capacità di cogliere i segnali
del bambino,
- pertinenza: la capacità di rispondere nella
maniera più adeguata possibile alle richieste
del bambino;
- coerenza: la capacità di fornire risposte
simili in circostanze simili
18
L’insegnante svolge un ruolo molto
delicato rappresentando in questa
fase l’anello di congiunzione tra la
scuola, il bambino ed il genitore,
la sua è una funzione di mediazione
delle relazioni e del contesto spaziale
del servizio.
Lo spazio educativo,
deve essere allestito
con proposte che siano per il bambino
“ semplici ma interessanti”,
che facciano leva sul desiderio
di esplorare e di fare.
Gli spazi dovrebbero essere
predisposti all’accoglienza di più
persone rispetto al solito quindi senza
tavolini, ma con seggioline o tappeti
dove sedersi per ascoltare una storia,
dove la classe “vecchia” accoglie il
bambino nuovo.
La compresenza del genitore
nella fase iniziale permetterà al
bambino di sentirsi protetto e sicuro,
all’insegnante di conoscere il bambino
grazie alla mediazione della madre.
Nella scuola dell’infanzia l’inserimento
potrebbe avvenire con queste
modalità:
1- stabilire un ORARIO diverso per
l’ingresso dei bambini nuovi; per
esempio se i bambini “vecchi” hanno
un ingresso dalle 8.30 alle 9,00, i
bambini “nuovi” potrebbero entrare
dalle 9,00 alle 9,30. Questo perché
così meno gente affolla gli spazi
adibiti all’accoglienza e il bambino
nuovo si trova di fronte un ambiente
più tranquillo.
2- COSA TROVANO i nuovi arrivati?
Differenziamo gli ambienti:
-IN SALONE: soggetti allegri,
divertenti, spiritosi come animali,
personaggi della fiabe etc. poi nastri
colorati e palloncini….
- IN SEZIONE: spazi dedicati al gioco,
tappeti morbidi sui quali sdraiarsi,
sedersi, leggere,
giochi a portata di mano.
3- COME DOVREBBERO
ESSERE I TEMPI?
Sicuramente lenti, l’inserimento è
uno dei momenti più difficili e speciali
dell’anno e può avere una durata
variabile da bambino a bambino
(sempre comunque contenuta in un
certo limite di tempo !!!)
È il tempo dei grandi giochi:
dopo che i genitori se ne sono andati
(la loro presenza diventa sempre
minore con il passare dei giorni),
nel salone si dispongono i bambini
di 2 o più sezioni in cerchio così
che si possano vedere tutti tra loro;
una maestra a turno propone
giochi di movimento,
bans, canzoncine mimate etc.
Questo momento può avere
una durata variabile,
ma di almeno 30 minuti.
È il tempo dell’ascolto:
nel piccolo gruppo della sezione
la maestra può raccontare piccole
storie, può, con l’aiuto dei bambini
grandi, illustrare agli altri quello che
hanno fatto l’anno precedente, si
possono portare i bambini nel cortile
o giardino per chi ne ha la possibilità,
ad ascoltare i suoni del mondo…
tutte quelle attività che distraggono
momentaneamente il bambino
dal pensiero del genitore che si è
allontanato.
È il momento della rassicurazione:
dopo aver salutato insiemla mamma
o il papà, dopo aver conosciuto
il nuovo ambiente
e quelli che saranno i nuovi amici,
il bambino va rassicurato sul fatto che
non è stato abbandonato a scuola,
ma che di sicuro la sua mamma
tornerà a prenderlo più tardi;
sarebbe bello a questo proposito,
avere un grande orologio
con cui viene mostrato ai bambini
dove saranno le lancette al momento
dell’uscita.
Questo è un momento indicato anche
per un’altra simpatica ed utile attività:
fotografare i bambini mentre piangono
o mentre sono tristi ed anche quando
fanno i primi sorrisi;
utilizzare le prime foto dopo qualche mese
per far vedere al bambino stesso
come era nei primi giorni di asilo
e come poi tutto si sia risolto per il meglio
e la seconda foto invece,
serve per essere mostrata ai genitori che
spesso se ne vanno lasciando il figlio
in lacrime (piangendo loro stessi a volte!!!)
per mostrar loro che comunque non
restano così tutto il tempo.
È un modo per rasserenarli...
Mi piacerebbe che non si arrivasse subito
all’utilizzo del foglio bianco
almeno durante il mese di settembre
ma che si lavorasse per la realizzazione di altri
momenti significativi e divertenti come:
• creare un libretto con le foto
della famiglia in vacanza dato che è un
momento vissuto recentemente
e attorno a questa attività stimolare
il dialogo ed il racconto nei bambini
grandi e medi;
• visitare con i bambini l’intera scuola,
tutti gli spazi che la compongono
così da creare familiarità con l’ambiente
e porre le basi per lo sviluppo
dell’autonomia spaziale;
• fare grandi giochi nello spazio esterno
(se possibile) come il girotondo,
la strega comanda color, la libera ferma,
la cimberlina, etc.
• lasciare il tempo di giocare
con i giochi di sezione, la tombole,
i chiodini, le costruzioni, i puzzle…
• pasticciare meravigliosamente
con materiali speciali
come le tempere, gli acquerelli,
le farine etc su grandi superfici,
su grandi fogli appesi alle pareti
che possono poi essere utilizzati come sfondi
per le attività programmate
durante l’anno (così si fa attenzione
a non sprecare nulla!!!).
2.7.
Cura della relazione
con il genitore prima e durante
l’inserimento
Alcuni studi effettuati negli Stati Uniti,
che hanno rilevato come i programmi educativi
che mantenevano maggiore efficacia
nel tempo, in termini di sviluppo intellettuale e
di buon adattamento socio-emotivo
dei bambini, fossero quelli in cui, fin dall’inizio,
le famiglie erano accolte positivamente e
attivamente coinvolte nel progetto
e nell’intervento educativo (Beller 1979).
Bisogna offrire tempi e luoghi “buoni per
l’accoglienza e per la relazione”,
ugualmente attenti sia ai bambini che agli
adulti che li accompagnano.
L’esperienza ci ha insegnato che non si
tratta di inserire solo il bambino, ma che va
inserito ed integrato, nel senso della migliore
accoglienza possibile, anche il genitore,
con le sue ansie e le sue ambivalenze.
Nel momento dell’accoglienza alle famiglie,
è importante ricordare che ognuno di noi ha
bisogno e diritto di sentirsi unico
ed irripetibile
ed è compito dell’insegnante,
della coordinatrice,
di tutto il personale della scuola far sì
che si respiri un’aria serena;
questo si può raggiungere con il dialogo,
raccontare al genitore in due parole qualcosa
di bello che ha fatto il bambino a scuola.
Grande attenzione deve essere posta
alla modalità in cui viene effettuato
il colloquio preliminare con il genitore,
alla compilazione/lettura della scheda
sulle caratteristiche del bambino,
ai colloqui informali che avvengono
durante l’inserimento.
L’osservazione attenta da parte dell’insegnante
permette di individuare o leggere le difficoltà
del genitore e di modulare i colloqui
e le informazioni, privilegiando con la madre
alcuni aspetti piuttosto che altri,
l’insegnante deve mettersi in autentico
ascolto di ciò che il genitore porta
in quanto primo conoscitore del
bambino.
Il colloquio ha lo scopo di far
emergere:
- Le prefigurazioni,
- Le attese per sé e per il bambino,
- Le letture e le interpretazioni di certi
comportamenti,
- Le risorse,
- I problemi.
Occorre dare parola alle ipotesi ed alle
immagini formulate dai genitori.
Durante gli inserimenti
contemporanei di più bambini per le
diverse sezioni,
i genitori che si allontanano
gradualmente
dai bambini, nei primi due o tre giorni,
verranno accompagnati dalla
coordinatrice
in una stanza dove verrà proposta
loro una attività che li tenga occupati
piacevolmente e li aiuti ad inserirsi
nell’ambiente,
cercando di accogliere e di rispondere
il più possibile ai loro dubbi,
rassicurandoli e consentendo loro
di vivere il momento del distacco
con minore tensione.
Durante questi momenti
viene offerto loro del the o del caffè,
perché anche queste attenzioni
aiutano i genitori a rilassarsi,
a creare gruppo fra loro,
scambiandosi informazioni rispetto
al proprio figlio.
20
Nelle settimane successive
all’inserimento rimane l’attenzione nei
confronti del genitore.
L’insegnante di riferimento si informa
su quanto accade a casa
e restituisce al genitore ciò
che il bambino vive a scuola o al nido.
Dopo 2/3 settimane dall’inserimento,
programmare un colloquio
con i genitori nuovi per verificare
da entrambe le parti come “stiano
andando le cose”,
come stiano sia i genitori che i figli;
le domande che possono guidare
questo colloquio in linea di massima
potrebbero essere:
• dopo questo breve periodo che
aspettative si sono create nei
confronti della scuola?
• quali sono i suggerimenti per riuscire
ad entrare meglio in relazione con il
bambino un po’ più problematico?
• quali sono le proposte, idee che
ad un genitore piacerebbe vedere
realizzate nella scuola?
2.8.
L’accoglienza di “ogni giorno”
della coppia genitore-bambino
Spazi, strumenti e modalità
per favorirla.
Il passaggio del bambino dal genitore
all’educatrice/insegnante necessita
di un determinato tono emotivo
e di una professionalità adeguata
alla particolarità del momento,
in modo da permettere al bambino
di vivere il distacco con la massima
serenità e, agli adulti,
di lasciare il figlio serenamente,
con la tranquillità che deriva
da un rapporto di fiducia
e collaborazione reciproca con il
personale del servizio educativo.
Il distacco al mattino, tra il bambino
ed il genitore, spesso è frettoloso,
al pomeriggio il momento del ritiro
è più tranquillo, i tempi
sono maggiormente distesi.
Per questo è importante curare
lo spazio dedicato all’accoglienza
ed al ritiro del bambino,
strutturarlo in modo funzionale a
favorire il distacco individuale e
graduale del bambino dalla madre,
ma anche il ricongiungimento.
Lo spazio per l’accoglienza, soprattutto al
nido dedicato al saluto ed alle coccole,
deve essere individuato, possibilmente,
limitrofo alla sezione, allestito con
poltroncine oppure un divanetto,
per permettere al genitore,
se lo desidera, di sedersi e accompagnare
con lo sguardo il bambino.
Durante il distacco il bambino troverà
nelle vicinanze materiali e proposte come
tane cucù e giochi particolari,
in grado di catturare il suo interesse
e consentirgli di allontanarsi fisicamente
e gradualmente dalla madre, mantenendo
per un breve tempo il contatto visivo.
In questo modo, il distacco sarà,
seppur rapido, mediato dalla gradualità
del contatto, prima fisico
e successivamente solo visivo.
2.9.
L’accoglienza del bambino
dopo la malattia
Particolare attenzione deve essere posta
ai rientri dopo periodi di assenza molto lunghi
del bambino.
Durante l’assenza l’insegnante comunicherà
con la famiglia informandosi del bambino,
del suo stato di salute se è malato.
Cercherà di mantenere aperto
il canale scuola-casa.
Al rientro, il bambino sarà accolto
dall’insegnante e dai compagni
in modo caloroso.
Nel caso di assenza per malattia è opportuno
chiedere al genitore gli aspetti
a cui prestare maggiormente attenzione,
sia di tipo alimentare che di altro genere.
Se necessario, nel caso il genitore sia in ansia,
il primo giorno a metà mattina,
si concorderà tra il genitore e l’insegnante,
una telefonata per conoscere
le condizioni del bambino.
I primi giorni si può concordare l’uscita
anticipata dopo il pranzo, per permettere
al bambino un rientro graduale.
03
Il ben fare:
Attività in pillole
Proposte,idee per attività divertenti
Gruppo sezione
La sabbionaia: con palette, rastrelli,
secchielli, ... è una delle attività che
rende i bambini attivi e creativi.
Colori a dita sui tavoli: sui tavoli di
sezione colorati, invitare i bambini
a “sporcare” con disegni o solo con
macchie di colore tutto lo spazio
disponibile con la tempera bianca ...
fotografare il risultato e poi,con spugna
e acqua, … pulire tutto!!!
Travestimenti o piccole
rappresentazioni: oltre ad abbigliarsi
in modo divertente, ci si dipinge anche
il viso in modo strano, buffo, ma molto
divertente (sono indicate anche le
stesse tempere dato che sono atossiche
e facilmente lavabili)… poi tutti in
bagno a lavarsi il viso.
Dipingiamo grandi lenzuola con la carta
velina: con un grosso lenzuolo bagnato
nell’aceto abbiamo a disposizione uno
spazio dove i bambini butteranno i
loro pezzi di carta e li schiacceranno
successivamente con le mani…
Raccolta di foglie secche: dopo
aver raccolto le foglie d’autunno, le
facciamo seccare. successivamente
poi le romperemo in mille pezzi e
le incolleremo sul foglio a seconda
dell’attività che avremo deciso di
svolgere...
Attività con frutta e verdura varia:
pigiare l’uva, far arrostire le castagne e
poi mangiarle tutti insieme...
Gruppo laboratorio
Il giardinaggio: si può pensare di
piantare una piantina già formata per
abbellire il giardino, piantare i semi in
un vaso ed aspettare che crescano (è un
invito alla pazienza, alla cura, all’attesa).
I bambini vengono messi a contatto
con la terra, con l’acqua, un mondo con
il quale,spesso, hanno perso il contatto.
Da prendere in considerazione,
dove possibile, un piccolo orto.
Dipingere con il sale colorato
Dipingere con la schiuma da barba:
si stende sul foglio la schiuma,
la si colora con pennelli e tempere,
poi, con un dito o con una matita senza
punta, si creano diversi soggetti.
Provare a fare la pasta di sale
impastata però dai bambini...
È un modo per far intuire il concetto
di quantità…
Preparare piccole ricette da
impastare, come biscotti o pizzette.
Colorare carta da pacco a piedi nudi
ballando sul colore
Fare la macedonia
Creare le “sfere di cristallo”:
con carta da cucina o di giornale,
si fanno delle strisce,
si imbevono di acqua e colla
e poi si stendono su un palloncino
… fatto seccare il tutto, si buca il
palloncino e si colora la sfera …
AdasmFism Brescia Progetto annuale 2010/2011
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Si impara da piccoli a diventare grandi Premessa