Premessa Si impara da piccoli a diventare grandi Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano) Antoine de Saint Exupéry Non ci si ricorda, ad esempio, che tutto quello che sappiamo e sappiamo fare l’abbiamo imparato da piccoli: i gesti della vita quotidiana, quelli banali che ci permettono di vivere e di entrare in relazione con gli altri sono stati appresi in quel periodo della nostra vita di cui non abbiamo memoria. Ci rimane solo una sensazione di pacata serenità o fastidio: questo dipende da chi ci ha accompagnato in quei gesti; se ha usato maniere brusche e sbrigative oppure ha seguito l’apprendimento con pazienza lasciandoci il tempo necessario. Ancora oggi molte persone adulte si lamentano, sopportano le incombenze quotidiane eseguendole di malavoglia, lagnandosi perché costrette da necessità. Gli insegnanti hanno maturato la convinzione che la loro professionalità si esercita soprattutto nella elaborazione di progetti, nella conduzione di sperimentazioni, nell’ideazione di attività sempre nuove e creative. In realtà la maggior parte dell’attività quotidiana è curvata sulle piccole azioni quotidiane la cui esecuzione corretta rende il bambino realmente autonomo: il tempo per queste cose non è tempo perso. Significa preparare il bambino ad una reale padronanza di se stesso che sarà la base, negli anni successivi, per operare sulla realtà e per vivere una vita di relazione soddisfacente senza avere la necessità di un supporto costante. Successivamente si potrà poi costruire un’attività ritenuta più nobile riguardante la conoscenza della realtà, la relazione con gli altri, la dimensione etica ed estetica. Ma la pazienza che occorre per condurre il bambino ad apprendere i piccoli gesti della quotidianità può esercitarsi solo per mezzo di un atteggiamento di accoglienza. È questa 02 una caratteristica che contraddistingue la figura di chi educa come qualità personale, raffinata poi dalle occasioni di formazione; la routine quotidiana tuttavia copre spesso le buone intenzioni e quando, ad esempio, si devono inserire bambini nuovi ci si trova immersi in procedure standardizzate in completo abbandono alla consuetudine. Solo la costante riflessione sull’agire di ogni giorno impedisce l’invecchiamento delle proposte didattiche e soprattutto tiene vivo quell’atteggiamento alla disponibilità che rende efficace l’azione educativa e gratificante la professione dell’insegnante. Rifugiarsi dietro un’esperienza riempita solo di anni e trascinarla fino ad un’età pensionabile sempre più lontana, deprime la qualità della vita oltre che quella della professione. La scuola che funziona è la scuola del benessere dove bambini e insegnanti stanno bene, dove si vive in semplicità e in maniera sobria, dove si apprezzano e si fanno apprezzare le piccole cose di ogni giorno, dove ci si meraviglia ancora delle cose banali. Una scuola che funziona così offre la possibilità ad un bambino di diventare un adulto come Robert Fulghum: egli crebbe nella convinzione di aver imparato alla scuola dell’infanzia “tutto quello che serve sapere”. Tutto quello che mi serve sapere La massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere, cosa fare e in che modo comportarmi l’ho imparata all’asilo. La saggezza non si trova al vertice della montagna degli studi superiori, bensì nei castelli di sabbia del giardino dell’infanzia. Queste sono le cose che ho appreso: Dividere tutto con gli altri. Giocare correttamente. Non fare male alla gente. Rimettere le cose al posto. Sistemare il disordine. Non prendere ciò che non è mio. Dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno. Lavarmi le mani prima di mangiare. I biscotti caldi e il latte freddo fanno bene. Condurre una vita equilibrata: imparare qualcosa, pensare un po’ e disegnare, dipingere, cantare, ballare, suonare e lavorare un tanto al giorno. Fare un riposino ogni pomeriggio. Nel mondo, badare al traffico, tenere per mano e stare vicino agli altri. Essere consapevole del meraviglioso. Ricordare il seme nel vaso: le radici scendono, la pianta sale e nessuno sa veramente come e perché, ma tutti noi siamo così. I pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi e persino il seme nel suo recipiente: tutti muoiono e noi pure. Non dimenticare, infine, la prima parola che ho imparato, la più importante di tutte: GUARDARE. Tutto quello che mi serve sapere sta lì, da qualche parte: le regole Auree, l’amore, l’igiene alimentare, l’ecologia, la politica e il vivere assennatamente. Basta scegliere uno qualsiasi tra questi precetti, elaborarlo in termini adulti e sofisticati e applicarlo alla famiglia, al lavoro, al governo, o al mondo in generale, e si dimostrerà vero, chiaro e incrollabile. Pensate a come il mondo sarebbe migliore se noi tutti , l’intera umanità prendessimo latte e biscotti ogni pomeriggio alle tre e ci mettessimo poi sotto le coperte per un pisolino, o se tutti i governi si attenessero al principio basilare di rimettere ogni cosa dove l’hanno trovata e di ripulire il proprio disordine. Rimane sempre vero, a qualsiasi età, che quando si esce nel mondo è meglio tenersi per mano e rimanere uniti. Da bambini Di Robert Fulghum (“101 buoni motivi per essere un bambino” Beatrice Masini) I grandi dicono sempre: “Beato te, che sei ancora un bambino!” I grandi non hanno sempre ragione. Ma in questo caso sì. Perché ci sono un sacco di buoni motivi per essere un bambino. … Da bambini si possono fare un sacco di cose che da grandi è più difficile fare: un po’perché non si ha più tempo, un po’perché non si è più della misura giusta, un po’perché ci si è dimenticati com’era bello e come si faceva. E quando ci si ricorda Si scopre che non si ha più tempo E non si è più della misura giusta. Da bambini Si possono anche dire un sacco di cose che da grandi non si dicono. … Da bambini Si possono sognare un sacco di cose: di diventare astronauta, ballerina, casellante dell’autostrada, pompiere, fioraio, gelataio. Poi si finisce per diventare impiegato, giornalista, ragioniere, insegnate, guidatore di autobus. E ci si stufa un po’ Ma ormai è troppo tardi, non si può più tornare indietro, non si può più essere bambini e sognare che tutto ma proprio tutto è possibile. Perché da bambini è proprio così. Dalla parte dei bambini Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato «Storie vissute della natura», vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale. Eccovi la copia del disegno. C’era scritto: «I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede». Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Il mio disegno numero uno. Era cosi: Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: «Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?» II mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinchè vedessero chiaramente che cos’era. disegnai l’interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi. Il mio disegno numero due si presentava cosi: Questa volta mi risposero di lasciare da parte i boa, sia di fuori che di dentro, e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica e alla grammatica. Fu cosi che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore. Il fallimento del mio disegno numero uno e del mio disegno numero due mi aveva disanimato. I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta. Allora scelsi un’altra professione e imparai a pilotare gli aeroplani. Ho volato un po’sopra tutto il mondo: e veramente la geografia mi è stata molto utile. A colpo d’occhio posso distinguere la Cina dall’Arizona, e se uno si perde nella notte, questa sapienza è di grande aiuto (Il Piccolo Principe) 04 01 Conquistare l’autonomia “Nulla è banale … il banale non esiste” La conquista dell’autonomia acquista un duplice significato: da una parte si osserva che “il bambino vive l’esperienza con tonalità affettivamente forti e contrastanti. Fiducia, paura, sicurezza e insicurezza, ribellione e dipendenza, immagine positiva e negativa di sé, si alternano nel suo mondo interiore. Nella prima infanzia si “gioca” la possibilità di costruire e rafforzare l’immagine positiva di sé e la fiducia nelle proprie capacità. Per questo il bambino necessita di un ambiente nel quale constatare, percepire e vivere l’accettazione e la stima nei suoi confronti, il rispetto e l’amore per quello che è, per come si esprime, si manifesta comunica. (dal Progetto Educativo) Dall’altra parte l’autonomia si manifesta nell’acquisizione di tutte quelle abilità che permettono di vivere e gestire l’ambiente circostante. Il motto “aiutami a fare da solo” dovrebbe essere la guida per ogni educatore. 1.1 L’ambiente Il primo passo necessario per lavorare per l’infanzia è la creazione di un ambiente adatto ai bisogni del Bambino. La creazione di un ambiente è il riconoscimento pratico e reale dei bisogni fondamentali della vita del bambino che essendo diversa da quella dell’adulto richiede, per svolgersi normalmente, un ambiente sociale diverso. È dunque la creazione di un mondo nuovo fatto per l’uomo nel periodo del suo sviluppo. Nella sua essenza l’ambiente del bambino deve essere un mezzo di vita dove egli può trovare i motivi di attività necessari al proprio completo sviluppo, primeggiare e dirigere le proprie azioni aiutato dall’insegnante. Caratteristiche dell’ambiente L’ambiente deve avere i seguenti caratteri: 1) - Proporzionato al bambino 2)- Limitato 3)- Semplice 4)- Denunciatore dell’errore 5)- Lavabile 6)- Attraente 7)- Calmo per ordine 8)- Eccitante per il movimento La bellezza, la lucentezza, la libertà dell’ambiente rappresentano uno stimolo all’azione. 1.2. Il movimento Nel processo dell’educazione il movimento è importante. L’organizzazione dei movimenti è una chiave per la costruzione della personalità, la quale trova il suo alimento nell’azione pratica. Nella famiglia come nella scuola, non solo non si considera il movimento come un fattore essenziale allo sviluppo mentale del bambino, ma si cerca di negarlo. Il Bambino deve trovare la possibilità di agire nell’ambiente in cui vive ed il compito pratico dell’educatore è di preparare un ambiente ricco di motivi di attività lasciando il Bambino libero nella scelta delle proprie azioni. Questo è il primo, indispensabile inizio di una educazione libera, attiva, spontanea L’educazione dei movimenti Nella scuola devono essere offerti al bambino un insieme di attività che rappresentano unità di pensiero ed azione e sono alla base della formazione della personalità. 06 Primi motivi di attività Gli esercizi di vita pratica, gli esercizi sulle formalità dei rapporti sociali, il controllo raffinato dei movimenti invitano il bambino ad agire con un apparente scopo esterno. Il bambino agisce per uno scopo esterno inizialmente, ma appena incomincia a lavorare, si risveglia in lui un’attività che ha un altro scopo: uno scopo interiore. Mai l’adulto deve interrompere il bambino nel suo ciclo di lavoro, mai l’adulto deve intervenire mentre il bambino sta agendo. La cura prima dell’insegnante deve essere di preparare l’ambiente con il massimo amore, ogni dettaglio deve essere curato, tutti gli oggetti devono essere proporzionati al bambino, tutti gli utensili che occorrono per un medesimo lavoro si dovrebbero mettere insieme in un cestino o in un vassoio, affinché il bambino, cercandoli e trovandoli a portata di mano, nulla perda del suo entusiasmo. Dopo l’uso tutto si riordina e si rimette a posto. L’insegnante deve indicare con esattezza, deve muoversi con lentezza e precisione, ma senza esagerazioni, deve analizzare i propri movimenti, deve con una sola espressione dare delle guide utili all’attività del bambino, ma non deve imporre nulla. Se sbaglia, lei non lo corregge. Nella ‘scuola dell’infanzia i primi giorni sono particolari, sarebbe meglio che ci fosse poco materiale esposto, perché l’insegnante deve guidare il bambino al controllo dei propri movimenti e al rispetto dell’ambiente. Inizierà insegnando a muoversi in silenzio, a prendere e a spostare le seggioline, i tavoli senza far rumore, ad alzarsi e a sedersi con movimenti lenti e curati, a spogliarsi, a rivestirsi, ecc... Questi sono i primi esercizi di movimento che si eseguono con tutti i bambini che giungono a scuola in età diversa. Il più grande aiuta il più piccolo, osserva quello che fa. Ricordare Tutto il materiale e i giochi devono essere sempre in ordine. Ogni materiale necessario ad un esercizio deve essere riunito insieme. Presentare con minuziosità e solennità ogni gioco e/o attività e spiegarne sempre l’uso. Il lavoro una volta cominciato deve essere portato a termine. Non si lascia un lavoro se non è finito Attività di movimento nell’ambiente: cura dell’ambiente Nell’ambiente preparato, all’inizio dell’anno scolastico, l’insegnante propone attività di movimento per orientare il bambino nell’ambiente nuovo, insegnandogli l’uso delle cose che lo circondano e che sono a sua disposizione. Queste attività presentano esercizi che possono essere: di gruppo o individuali. camminare e correre: camminare e correre in un ambiente vuoto, camminare e correre in un ambiente arredato. alzarsi e sedersi: alzarsi e sedersi da una sedia, alzarsi e sedersi da una sedia posta davanti ad un tavolino. trasportare e riporre: trasportare seggiole, trasportare tavolini, tavoli, panchetti, trasportare panieri con frutta, ceste con biancheria, piatti, tazze, bicchieri, brocche, ecc. riporre oggetti nella credenza, porre vestiti sugli attaccapanni, porre cappelli e berretti su appositi sostegni, appendere straccetti ecc. aprire e chiudere: aprire e chiudere porte e finestre con chiavi, con lucchetti, catenacci, ecc. aprire e chiudere cassetti, scatole, sportelli... piegare tovaglie, tovaglioli, asciugamani, fazzoletti, nastri, cenci di pulizia … appendere: appendere straccini. versare: versare sabbia, riso, acqua. lavare e asciugare: lavare ed asciugare il piano di un tavolo, una seggiola, un panchetto. lavare ed asciugare piatti e bicchieri, ecc. lavare i pavimenti, gli straccetti, i grembiulini della classe. stirare: stirare tovaglioli, fazzoletti, straccetti, nastri, ecc... spolverare: spolverare con straccetti, spolverare con piumini. tagliare: il gambo dei fiori, tagliare foglie secche, tagliare carte colorate, ritagli in carta per fare sottocoppe e sottopiatti, ritagliare figure geometriche, tagliare legumi, patate, carote, frutta, ecc. lucidare: lucidare con cera pavimenti, linoleum, ecc. lucidare con sidol piccoli oggetti di metallo, di rame, maniglie di ottone... accendere e spegnere: accendere e spegnere un fiammifero, accendere e spegnere una candela. apparecchiare: apparecchiare una tavola in vari modi. lavori in cucina: sbucciare legumi, lavare carote, insalata, pomodori, macinare grani (caffè) lavori in giardino: rastrellare, innaffiare, tagliare le piante inutili, tagliare le foglie secche, spazzare le foglie cadute, mettere al riparo del freddo, seminare, trapiantare, cogliere fiori, raccogliere frutta,legumi, ortaggi, ecc. dare il becchime ai polli, ai conigli, ai piccioni, ecc. 1.3. Cura della persona • lavarsi le mani, i denti • pettinarsi • abbottonarsi, sbottonarsi • vestirsi, spogliarsi • spazzolare i vestiti • pulire le scarpe • usare correttamente il fazzoletto • sedersi ed alzarsi correttamente • stare correttamente a tavola 1.4. Rapporti sociali 08 Il bambino, per la sua formazione, ha necessità di arricchire il mondo delle sue esperienze e di stabilire dei rapporti sociali con le persone che gli sono vicine. La conoscenza di alcune regole va intesa come crescente consapevolezza nello svolgimento delle proprie attitudini e consapevolezza del proprio IO in rapporto agli altri. Il bambino deve tener conto degli altri, stabilendo rapporti di: • Rispetto: dal rispetto può scaturire l’amore. L’amore che non si fonda sul rispetto per la personalità altrui, non è vero amore. Cercare di rendersi accetti e graditi a tutti. • Collaborazione: viviamo e lavoriamo insieme; le nostre azioni, anche le più semplici, le più sconosciute, hanno sempre risonanza sociale. Attività Salutare Ogni popolo ha il suo modo di salutare. In Italia ci sono diversi tipi di saluto: la stretta di mano più o meno calorosa, l’abbraccio ed il bacio con le persone più intime e più care, il buongiorno, la buona sera, la buonanotte, ecc. secondo le varie ore della giornata. Dicendo queste parole, secondo l’opportunità, si dà anche la mano; si guarda negli occhi la persona che ci sta davanti; ai coetanei si dice: ciao, arrivederci, addio, secondo i casi. Si devono insegnare ai bambini i diversi saluti, si deve offrire loro l’esempio pratico del salutare per primi e con gentilezza; poi si devono lasciare liberi i bambini, senza tormentarli con pressanti inviti. I bambini, dal nostro contegno e dal nostro esempio, devono imparare a trattare bene le persone, devono imparare a salutare e a comportarsi dignitosamente con tutti. Invitare ad entrare, cedere il passo Sono due buone norme che permettono al bambino di sentirsi padrone nel suo ambiente e di fare gli onori di casa a chi entra nella scuola dell’infanzia. I bambini che sono stati avviati alla vera libertà, perdono la timidezza, raggiungono una vera liberazione interiore. Sanno essere gentili, dignitosi e spigliati con gli adulti, ma anche tra di loro. Cedono il passo, afferrano e porgono gli oggetti con grazia; ma tutto ciò avviene con naturalezza quando non è frutto di imposizioni che vengono dall’esterno. Non presentarsi in disordine Il momento del pranzo La dignità umana consiglia di non presentarsi in disordine. L’esperienza ci dice quanto i bambini stiano volentieri davanti allo specchio per ordinarsi, per pettinarsi, per controllare in genere il loro abbigliamento. Anche a loro piace essere lindi, puliti, ordinati, belli. Sarebbe bello che bambini e bambine, che faranno i camerieri, mangiassero prima degli altri in modo da poter servire poi i compagni. Essi indossano grembiuli adatti e si presentano nella sala da pranzo ben pettinati e con le mani lavate. Intanto gli altri bambini avranno lasciato il loro lavoro e si saranno lavati le mani. I camerieri e le cameriere invitano i compagni e le compagne ad andare a tavola. Prima di sedersi ogni bambino aspetta che tutti gli altri siano arrivati e rimane in piedi al suo posto dietro la seggiolina. Quando tutti sono arrivati ci si siede insieme. Poi si serve il primo piatto.. Tutti prima di incominciare a mangiare aspettano che ogni bambino sia stato servito; intanto si mettono il tovagliolo che viene legato ai più piccoli. Anche l’acqua viene servita dai camerieri man mano che se ne ha bisogno. Quando è finito il primo, un cameriere ritira i cucchiai in un vassoio e l’altro toglie i piatti uno alla volta. Per le pietanze è bene che ogni bambino si serva da sé, però bisogna stabilire prima che cosa deve prendere e in quale quantità; chi è capace taglia da solo la carne, altrimenti viene aiutato dai camerieri o dalla maestra. Di solito si mettono i bambini piccoli insieme con i più grandi, in modo che possano essere aiutati da questi o serviti. Sul tavolino, si prepara la brocca con l’acqua. Quando tutti hanno finito, ognuno ripone il tovagliolo nella propria busta. Ci si alza da tavola e nella sala rimangono solo i camerieri che sparecchiano, togliendo prima le posate con un vassoio e poi le altre cose, una alla volta.(si può usare anche il carrello sia per apparecchiare che per sparecchiare) La tovaglia si ripiega poggiata sul tavolo stesso, dopo aver raccolto le briciole. Tutto va al proprio posto. Evitare di disturbare, non interrompere Per poter meglio convivere si deve evitare di disturbare: non interrompere il compagno e l’adulto che lavorano, parlano, ascoltano, ecc. Se da piccolo il bambino è arrivato a compiere questi esercizi di auto controllo, da adulto sarà una persona socievole, la cui compagnia sarà gradita e magari ricercata. Scusarsi 10 Ai bambini si cerca di far capire (anche con l’esempio) che, quando, anche involontariamente, si è offeso o irritato qualcuno, ci si deve scusare. Riconoscere i propri torti, chiedendo scusa, è un atto profondamente cristiano. Esercizio sul filo: un’attività montessoriana Il movimento deve essere considerato il fondamento stesso della vita di relazione. La persona che perfeziona il suo equilibrio tende ad andare sopra una stessa linea in un’unica direzione (esempio di ragazzi che camminano su assi, su muretti, su rotaie, sui bordi delle aiuole, dei marciapiedi). Nelle scuole Montessori è stato introdotto l’esercizio sul filo, ossia l’esercizio di camminare su una linea di forma ellittica tracciata o sul pavimento o sul tappeto. Dapprima è un solo bambino che cammina lungo il filo, poi vi sono più bambini e così possono venire proposte attività individuali e attività di gruppo. Una musica leggera può accompagnare l’esercizio. In un secondo tempo un gruppo di bambini cammina sul filo, cercando di mantenere sempre la stessa distanza e gli altri osservano. Attività: • Si dice al bambino di camminare sulla linea, mettendo i piedi uno vicino all’altro, facendo attenzione a non uscire dal tracciato. • Camminare senza guardare il filo. • Camminare tenendo in mano qualche cosa di facile da portare (una bandierina, un fiore, un nastro ecc.). L’attenzione è quindi spostata sui piedi e sulla mano. • Tenere in mano un bicchiere con del liquido colorato, senza lasciar cadere nessuna goccia in terra. • Tenere in mano un cucchiaino con una pallina. • Tenere in mano un filo abbastanza lungo alla cui estremità è fissato un peso che deve oscillare il meno possibile.. • Tenere in mano un campanello che non deve suonare. • Portare sulla testa un piccolo cuscino. Il silenzio: un’attività montessoriana 12 Il gioco del silenzio rappresenta l’inibizione di ogni movimento. L’inibizione dei movimenti è più difficile del controllo dei movimenti. Se i bambini possono inibire tutti i movimenti significa che hanno raggiunto un grande controllo. È più difficile non muoversi affatto che muoversi bene. Il silenzio rappresenta così una conquista. Che cosa si intende comunemente nelle scuole con la parola silenzio? Tutti i pensatori, i mistici hanno cercato il silenzio, perché predispone ad una attitudine interiore come un ambiente bello per luci, armonia di colori, suoni, può avere una grande influenza sul nostro spirito. Il silenzio ci dà la sorpresa di scoprire dentro di noi qualche cosa a cui non si era prestata attenzione; ci dà la possibilità e la gioia di ascoltare noi stessi. Il bambino, essere spirituale per eccellenza, ama il silenzio e ne sente il bisogno. Attività preparatoria: Si invitano i bambini a stare fermi, a non fare nessun rumore per cercare di sentire i rumori che ci circondano. Nella cessazione dei rumori vicini si percepiscono quelli lontani. • Cessazione dei rumori vicini • Scoperta dei rumori lontani • Percezione dei rumori minimi (il cadere della goccia,il ticchettio di un orologio ecc.) Si invitano poi i bambini a chiudere gli occhi per meglio sentire. Infine si domanda ai bambini se desiderano fare il gioco del silenzio. Gioco del silenzio Quando l’insegnante si accorge che i bambini sono capaci di stare fermi, di godere del silenzio che si crea intorno a loro, propone il gioco del silenzio. Qualche volta può preparare l’ambiente socchiudendo le imposte e creando così un’atmosfera meno luminosa e più raccolta. Dopo alcuni minuti di silenzio l’insegnante risponde chiamando con voce afona ogni bambino per nome. Il bambino chiamato esce silenziosamente dalla sezione. Ricordare Chiamare tutti i bambini (non ci guidi il comune concetto di premiare i buoni e di castigare i disturbatori, chiamando quelli per primi e questi per ultimi o addirittura trattenendoli). La parola incoraggiante dell’insegnante costituisce un aiuto dato a coloro i quali, proprio per la loro instabilità, lo stare perfettamente fermi comporta un costante ed impegnativo autocontrollo. Non usare il silenzio nei momenti di disordine (molte volte la maestra, capito il meraviglioso valore della parola “silenzio” la usa poi per indurre i bambini al silenzio. Se c’è qualche bambino che disturba, si deve invitarlo ad uscire prima di incominciare il gioco; il disturbatore che esce dall’aula non si castiga, lo si indirizza soltanto verso un’attività che lo può maggiormente interessare. 02 L’accoglienza del bambino e della sua famiglia nei servizi educativi 2.1. Il valore dell’accoglienza L’accoglienza del bambino e del genitore - al nido - alla scuola dell’infanzia Immaginiamo… “cosa vive un genitore quando si approccia ad un servizio educativo”? Quali sono le sue paure e le sue aspettative? • Ansia al pensiero di dover abbandonare/ lasciare il proprio figlio/a, preoccupazione di non riuscire a tollerare questo distacco, ambivalenza rispetto ad un possibile attaccamento del figlio ad altre figure…, paura generalizzata o specifica in relazione a qualche problematica del bambino (il bambino non mangia, non dorme, è irrequieto oppure è timido, non parla ancora ecc). • Il genitore è accompagnato, però, anche da pensieri positivi: speranza di trovare un “buon contesto di crescita” per il proprio bambino, delle brave figure adulte di riferimento che sappiano prendersi cura del proprio figlio; l’offerta al proprio bambino dell’opportunità di vivere esperienze significative per il proprio sviluppo psico-fisico, sperimentazione di nuovi rapporti con altri bambini, apprendimento delle regole e dei modelli organizzativi cui coordinarsi... Immaginiamo cosa vivono gli operatori di un servizio educativo ogni qual volta si preparano ad accogliere nuovi bambini e famiglie… ma questo lo sappiamo già, lo facciamo sempre, è una cosa che si ripete ogni anno. Sì, è vero ma come lo facciamo? Quanto riflettiamo su quello che abbiamo sempre fatto? Come analizziamo o individuiamo le cose che non hanno funzionato o che hanno rappresentato una criticità? 2.2. Prepararsi all’accoglienza iniziale: l’inserimento L’inserimento dei bambini richiede di essere preparato per tempo, richiede di porre attenzione a: • Le iniziative per favorire l’accoglienza • La documentazione per informare e dare notizie sul nostro servizio, su come siamo organizzati, quali sono i nostri principi ispiratori e su che cosa si fonda il nostro modello pedagogico. Le regole della scuola/nido, le modalità dell’inserimento… • L’allestimento degli spazi e la cura dell’ambiente in funzione dell’accoglienza non solo del bambino, ma anche del genitore. 2.3. Le iniziative per favorire l’accoglienza 16 Diamo sin dal primo approccio con il genitore, l’immagine del nostro servizio sin dal primo momento in cui il genitore arriva o per richiedere informazioni o per iscrivere il bambino al nostro servizio. Il genitore inizia a farsi l’idea del tipo di servizio analizzando il modo in cui viene accolto, da come vengono curate le modalità di passare le prime informazioni sul servizio, stesso sul tipo di attenzione che prestiamo alle sue domande o esigenze, dal luogo in cui lo accogliamo. Quindi non possiamo improvvisare, chi si occupa di questo deve preparare e pensare a tutto quello che serve per dare buona impressione del proprio servizio e della professionalità delle figure che vi operano. Dopo il momento delle iscrizioni si mettono in atto iniziative per i genitori e per i bambini per informare, conoscersi, favorire il primo approccio dei piccoli alla scuola/nido. I momenti devono essere necessariamente diversi e prevedere anche fasi esclusive per soli adulti e momenti in cui è coinvolto anche il bambino. Durante un‘assemblea generale, da tenersi nei mesi precedenti all’inizio della frequenza, sarà consegnata ad ogni famiglia una cartelletta contenente il nome del bambino e tutto il materiale e la documentazione necessaria che sarà presentata nel corso della serata. All’assemblea partecipa tutto il personale della scuola/nido, tutti dovranno far sentire la propria voce, non solo per la presentazione di sé, ma anche per illustrare a turno, parte della documentazione contenuta nella cartelletta. La coordinatrice apre l’assemblea presentandosi, annuncia gli argomenti che saranno discussi e conduce l’assemblea, coordinando gli interventi delle colleghe. I genitori vengono invitati ad intervenire… Se il gruppo è troppo numeroso è possibile formare più gruppi per raccogliere le domande ed i quesiti e dare risposte mirate, riportando nel grande gruppo i temi toccati. 2.4. La documentazione • Modello pedagogico • Principi ispiratori • Regolamento • Giornata tipo del bambino • L’orario delle insegnanti e le eventuali rotazioni • Scaletta dell’inserimento • Materiale occorrente per il bambino • Modulistica varia: autocertificazione, deleghe, privacy…. • Scheda per la presentazione del bambino e delle sue caratteristiche (da compilare prima dell’incontro con l’insegnante) • Il menù proposto al bambino e le diverse diete in funzione sia di allergie e intolleranze che di motivi culturali e religiosi. • mostrare un breve video realizzato l’anno precedente dove si vedono le attività più significative, i momenti della giornata e gli spazi utilizzati solitamente dai bambini. • Magari si possono leggere alcuni documenti insieme ed aiutare i genitori che trovano difficoltà nella compilazione. • Altro… 2.5. L’allestimento degli spazi in funzione dell’accoglienza del bambino e del genitore durante l’inserimento Gli spazi dei servizi educativi devono comunicare accoglienza a chi si appresta ad entrare: ingressi illuminati, meglio se da luce naturale, finestre, porte finestre. La coppia, genitore-bambino viene accolta dal personale ed accompagnata nella struttura… aspetto che rimanda all’attenzione per la tutela e la sicurezza dei bambini. Gli spazi interni al servizio sono predisposti e studiati per essere funzionali a sostenere l’intreccio di relazioni e incontro tra adulti e bambini, tra bambini e bambini, tra adulti e adulti. Il genitore deve sentirsi accolto, a suo agio nel contesto educativo, deve trovare arredi e angoli che favoriscano e rendano piacevole la sua permanenza nel servizio e che gli permettano di intrattenersi in modo adeguato senza intralciare. All’ingresso il genitore troverà piantane per appendere cappotti e giacche, poltroncine per sedersi e bacheche informative e depliant se disponibili. Durante i momenti dell’inserimento riceverà indicazioni dall’insegnante, sul luogo fisico ove collocarsi, per permettere al bambino di esplorare l’ambiente pur rimanendo in “contatto visivo” con la mamma. 2.6. L’inserimento del bambino La condivisione con la famiglia della finalità primaria, che è il ben-essere del bambino, rappresenta l’elemento di collegamento tra il personale educativo e le famiglie stesse, oltre che la spinta motivazionale alla collaborazione e all’alleanza educativa. L’inserimento rappresenta il momento dell’incontro tra i tre protagonisti attivi del servizio educativo: il bambino, il genitore e il personale educativo. Rappresenta altresì un’esperienza che richiede di essere affrontata con competenza professionale, capacità di osservazione e un approccio metodologico coerente in quanto per il bambino implica l’elaborazione del distacco dalla madre per orientarsi verso nuove figure di riferimento, le insegnanti e successivamente gli altri bambini. L’inserimento richiede: - gradualità nei tempi, - centralità del bambino e del genitore, - sensibilità: la capacità di cogliere i segnali del bambino, - pertinenza: la capacità di rispondere nella maniera più adeguata possibile alle richieste del bambino; - coerenza: la capacità di fornire risposte simili in circostanze simili 18 L’insegnante svolge un ruolo molto delicato rappresentando in questa fase l’anello di congiunzione tra la scuola, il bambino ed il genitore, la sua è una funzione di mediazione delle relazioni e del contesto spaziale del servizio. Lo spazio educativo, deve essere allestito con proposte che siano per il bambino “ semplici ma interessanti”, che facciano leva sul desiderio di esplorare e di fare. Gli spazi dovrebbero essere predisposti all’accoglienza di più persone rispetto al solito quindi senza tavolini, ma con seggioline o tappeti dove sedersi per ascoltare una storia, dove la classe “vecchia” accoglie il bambino nuovo. La compresenza del genitore nella fase iniziale permetterà al bambino di sentirsi protetto e sicuro, all’insegnante di conoscere il bambino grazie alla mediazione della madre. Nella scuola dell’infanzia l’inserimento potrebbe avvenire con queste modalità: 1- stabilire un ORARIO diverso per l’ingresso dei bambini nuovi; per esempio se i bambini “vecchi” hanno un ingresso dalle 8.30 alle 9,00, i bambini “nuovi” potrebbero entrare dalle 9,00 alle 9,30. Questo perché così meno gente affolla gli spazi adibiti all’accoglienza e il bambino nuovo si trova di fronte un ambiente più tranquillo. 2- COSA TROVANO i nuovi arrivati? Differenziamo gli ambienti: -IN SALONE: soggetti allegri, divertenti, spiritosi come animali, personaggi della fiabe etc. poi nastri colorati e palloncini…. - IN SEZIONE: spazi dedicati al gioco, tappeti morbidi sui quali sdraiarsi, sedersi, leggere, giochi a portata di mano. 3- COME DOVREBBERO ESSERE I TEMPI? Sicuramente lenti, l’inserimento è uno dei momenti più difficili e speciali dell’anno e può avere una durata variabile da bambino a bambino (sempre comunque contenuta in un certo limite di tempo !!!) È il tempo dei grandi giochi: dopo che i genitori se ne sono andati (la loro presenza diventa sempre minore con il passare dei giorni), nel salone si dispongono i bambini di 2 o più sezioni in cerchio così che si possano vedere tutti tra loro; una maestra a turno propone giochi di movimento, bans, canzoncine mimate etc. Questo momento può avere una durata variabile, ma di almeno 30 minuti. È il tempo dell’ascolto: nel piccolo gruppo della sezione la maestra può raccontare piccole storie, può, con l’aiuto dei bambini grandi, illustrare agli altri quello che hanno fatto l’anno precedente, si possono portare i bambini nel cortile o giardino per chi ne ha la possibilità, ad ascoltare i suoni del mondo… tutte quelle attività che distraggono momentaneamente il bambino dal pensiero del genitore che si è allontanato. È il momento della rassicurazione: dopo aver salutato insiemla mamma o il papà, dopo aver conosciuto il nuovo ambiente e quelli che saranno i nuovi amici, il bambino va rassicurato sul fatto che non è stato abbandonato a scuola, ma che di sicuro la sua mamma tornerà a prenderlo più tardi; sarebbe bello a questo proposito, avere un grande orologio con cui viene mostrato ai bambini dove saranno le lancette al momento dell’uscita. Questo è un momento indicato anche per un’altra simpatica ed utile attività: fotografare i bambini mentre piangono o mentre sono tristi ed anche quando fanno i primi sorrisi; utilizzare le prime foto dopo qualche mese per far vedere al bambino stesso come era nei primi giorni di asilo e come poi tutto si sia risolto per il meglio e la seconda foto invece, serve per essere mostrata ai genitori che spesso se ne vanno lasciando il figlio in lacrime (piangendo loro stessi a volte!!!) per mostrar loro che comunque non restano così tutto il tempo. È un modo per rasserenarli... Mi piacerebbe che non si arrivasse subito all’utilizzo del foglio bianco almeno durante il mese di settembre ma che si lavorasse per la realizzazione di altri momenti significativi e divertenti come: • creare un libretto con le foto della famiglia in vacanza dato che è un momento vissuto recentemente e attorno a questa attività stimolare il dialogo ed il racconto nei bambini grandi e medi; • visitare con i bambini l’intera scuola, tutti gli spazi che la compongono così da creare familiarità con l’ambiente e porre le basi per lo sviluppo dell’autonomia spaziale; • fare grandi giochi nello spazio esterno (se possibile) come il girotondo, la strega comanda color, la libera ferma, la cimberlina, etc. • lasciare il tempo di giocare con i giochi di sezione, la tombole, i chiodini, le costruzioni, i puzzle… • pasticciare meravigliosamente con materiali speciali come le tempere, gli acquerelli, le farine etc su grandi superfici, su grandi fogli appesi alle pareti che possono poi essere utilizzati come sfondi per le attività programmate durante l’anno (così si fa attenzione a non sprecare nulla!!!). 2.7. Cura della relazione con il genitore prima e durante l’inserimento Alcuni studi effettuati negli Stati Uniti, che hanno rilevato come i programmi educativi che mantenevano maggiore efficacia nel tempo, in termini di sviluppo intellettuale e di buon adattamento socio-emotivo dei bambini, fossero quelli in cui, fin dall’inizio, le famiglie erano accolte positivamente e attivamente coinvolte nel progetto e nell’intervento educativo (Beller 1979). Bisogna offrire tempi e luoghi “buoni per l’accoglienza e per la relazione”, ugualmente attenti sia ai bambini che agli adulti che li accompagnano. L’esperienza ci ha insegnato che non si tratta di inserire solo il bambino, ma che va inserito ed integrato, nel senso della migliore accoglienza possibile, anche il genitore, con le sue ansie e le sue ambivalenze. Nel momento dell’accoglienza alle famiglie, è importante ricordare che ognuno di noi ha bisogno e diritto di sentirsi unico ed irripetibile ed è compito dell’insegnante, della coordinatrice, di tutto il personale della scuola far sì che si respiri un’aria serena; questo si può raggiungere con il dialogo, raccontare al genitore in due parole qualcosa di bello che ha fatto il bambino a scuola. Grande attenzione deve essere posta alla modalità in cui viene effettuato il colloquio preliminare con il genitore, alla compilazione/lettura della scheda sulle caratteristiche del bambino, ai colloqui informali che avvengono durante l’inserimento. L’osservazione attenta da parte dell’insegnante permette di individuare o leggere le difficoltà del genitore e di modulare i colloqui e le informazioni, privilegiando con la madre alcuni aspetti piuttosto che altri, l’insegnante deve mettersi in autentico ascolto di ciò che il genitore porta in quanto primo conoscitore del bambino. Il colloquio ha lo scopo di far emergere: - Le prefigurazioni, - Le attese per sé e per il bambino, - Le letture e le interpretazioni di certi comportamenti, - Le risorse, - I problemi. Occorre dare parola alle ipotesi ed alle immagini formulate dai genitori. Durante gli inserimenti contemporanei di più bambini per le diverse sezioni, i genitori che si allontanano gradualmente dai bambini, nei primi due o tre giorni, verranno accompagnati dalla coordinatrice in una stanza dove verrà proposta loro una attività che li tenga occupati piacevolmente e li aiuti ad inserirsi nell’ambiente, cercando di accogliere e di rispondere il più possibile ai loro dubbi, rassicurandoli e consentendo loro di vivere il momento del distacco con minore tensione. Durante questi momenti viene offerto loro del the o del caffè, perché anche queste attenzioni aiutano i genitori a rilassarsi, a creare gruppo fra loro, scambiandosi informazioni rispetto al proprio figlio. 20 Nelle settimane successive all’inserimento rimane l’attenzione nei confronti del genitore. L’insegnante di riferimento si informa su quanto accade a casa e restituisce al genitore ciò che il bambino vive a scuola o al nido. Dopo 2/3 settimane dall’inserimento, programmare un colloquio con i genitori nuovi per verificare da entrambe le parti come “stiano andando le cose”, come stiano sia i genitori che i figli; le domande che possono guidare questo colloquio in linea di massima potrebbero essere: • dopo questo breve periodo che aspettative si sono create nei confronti della scuola? • quali sono i suggerimenti per riuscire ad entrare meglio in relazione con il bambino un po’ più problematico? • quali sono le proposte, idee che ad un genitore piacerebbe vedere realizzate nella scuola? 2.8. L’accoglienza di “ogni giorno” della coppia genitore-bambino Spazi, strumenti e modalità per favorirla. Il passaggio del bambino dal genitore all’educatrice/insegnante necessita di un determinato tono emotivo e di una professionalità adeguata alla particolarità del momento, in modo da permettere al bambino di vivere il distacco con la massima serenità e, agli adulti, di lasciare il figlio serenamente, con la tranquillità che deriva da un rapporto di fiducia e collaborazione reciproca con il personale del servizio educativo. Il distacco al mattino, tra il bambino ed il genitore, spesso è frettoloso, al pomeriggio il momento del ritiro è più tranquillo, i tempi sono maggiormente distesi. Per questo è importante curare lo spazio dedicato all’accoglienza ed al ritiro del bambino, strutturarlo in modo funzionale a favorire il distacco individuale e graduale del bambino dalla madre, ma anche il ricongiungimento. Lo spazio per l’accoglienza, soprattutto al nido dedicato al saluto ed alle coccole, deve essere individuato, possibilmente, limitrofo alla sezione, allestito con poltroncine oppure un divanetto, per permettere al genitore, se lo desidera, di sedersi e accompagnare con lo sguardo il bambino. Durante il distacco il bambino troverà nelle vicinanze materiali e proposte come tane cucù e giochi particolari, in grado di catturare il suo interesse e consentirgli di allontanarsi fisicamente e gradualmente dalla madre, mantenendo per un breve tempo il contatto visivo. In questo modo, il distacco sarà, seppur rapido, mediato dalla gradualità del contatto, prima fisico e successivamente solo visivo. 2.9. L’accoglienza del bambino dopo la malattia Particolare attenzione deve essere posta ai rientri dopo periodi di assenza molto lunghi del bambino. Durante l’assenza l’insegnante comunicherà con la famiglia informandosi del bambino, del suo stato di salute se è malato. Cercherà di mantenere aperto il canale scuola-casa. Al rientro, il bambino sarà accolto dall’insegnante e dai compagni in modo caloroso. Nel caso di assenza per malattia è opportuno chiedere al genitore gli aspetti a cui prestare maggiormente attenzione, sia di tipo alimentare che di altro genere. Se necessario, nel caso il genitore sia in ansia, il primo giorno a metà mattina, si concorderà tra il genitore e l’insegnante, una telefonata per conoscere le condizioni del bambino. I primi giorni si può concordare l’uscita anticipata dopo il pranzo, per permettere al bambino un rientro graduale. 03 Il ben fare: Attività in pillole Proposte,idee per attività divertenti Gruppo sezione La sabbionaia: con palette, rastrelli, secchielli, ... è una delle attività che rende i bambini attivi e creativi. Colori a dita sui tavoli: sui tavoli di sezione colorati, invitare i bambini a “sporcare” con disegni o solo con macchie di colore tutto lo spazio disponibile con la tempera bianca ... fotografare il risultato e poi,con spugna e acqua, … pulire tutto!!! Travestimenti o piccole rappresentazioni: oltre ad abbigliarsi in modo divertente, ci si dipinge anche il viso in modo strano, buffo, ma molto divertente (sono indicate anche le stesse tempere dato che sono atossiche e facilmente lavabili)… poi tutti in bagno a lavarsi il viso. Dipingiamo grandi lenzuola con la carta velina: con un grosso lenzuolo bagnato nell’aceto abbiamo a disposizione uno spazio dove i bambini butteranno i loro pezzi di carta e li schiacceranno successivamente con le mani… Raccolta di foglie secche: dopo aver raccolto le foglie d’autunno, le facciamo seccare. successivamente poi le romperemo in mille pezzi e le incolleremo sul foglio a seconda dell’attività che avremo deciso di svolgere... Attività con frutta e verdura varia: pigiare l’uva, far arrostire le castagne e poi mangiarle tutti insieme... Gruppo laboratorio Il giardinaggio: si può pensare di piantare una piantina già formata per abbellire il giardino, piantare i semi in un vaso ed aspettare che crescano (è un invito alla pazienza, alla cura, all’attesa). I bambini vengono messi a contatto con la terra, con l’acqua, un mondo con il quale,spesso, hanno perso il contatto. Da prendere in considerazione, dove possibile, un piccolo orto. Dipingere con il sale colorato Dipingere con la schiuma da barba: si stende sul foglio la schiuma, la si colora con pennelli e tempere, poi, con un dito o con una matita senza punta, si creano diversi soggetti. Provare a fare la pasta di sale impastata però dai bambini... È un modo per far intuire il concetto di quantità… Preparare piccole ricette da impastare, come biscotti o pizzette. Colorare carta da pacco a piedi nudi ballando sul colore Fare la macedonia Creare le “sfere di cristallo”: con carta da cucina o di giornale, si fanno delle strisce, si imbevono di acqua e colla e poi si stendono su un palloncino … fatto seccare il tutto, si buca il palloncino e si colora la sfera … AdasmFism Brescia Progetto annuale 2010/2011