IL PUNTO Le notizie di LiberaUscita Marzo 2006 - N° 22 SOMMARIO LE LETTERE DI AUGIAS 296 - Il chador in Turchia e il crocifisso in Italia 297 - Lei è sempre contro la chiesa 298 - Perché comprerò il kit dell'eutanasia 299 - Ho preso il kit dell´eutanasia 300 - Le religioni restino fuori da scuola 301 - Disumana é l'eutanasia o chi la vieta? ARTICOLI E LIBRI 302 - Il confronto di fedi e i doveri della tivù – di Gad Lerner 303 - Gesù non era né cattolico né protestante - di E. Drewermann 304 - Il Papa: l’embrione è come un adulto – DI Orazio La Rocca 305 - Veronesi:fate testamento biologico,sarò il garante–di Pappagallo 306 - Oltre il voto - di Gian Enrico Rusconi 307 - Valdesi: eutanasia non è attentato alla vita umana 308 - Credere e curare – libro di Ignazio Marino TRASMISSIONI RADIO E TV 309 – Radio: le leggi di dio e le leggi degli uomini 310 - TV: dibattito sul testamento biologico 311 - TV: la fine è il mio inizio 312 - TV: Olanda, eutanasia infantile e nazismo NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE 313 - Dov’è finita la laicità dello stato? – di Giampietro Sestini 314 - Giovanardi: l’Olanda è nazista – dibattito nel gruppo yahoo NOTIZIE DALL’ESTERO 315 – Notizie dal mondo: libro italiano sul testamento biologico 316 - Oregon – il suicidio medicalmente assistito e la “license to die” 317 – Australia – dibattito sulla “license to die” 318 - Great Britain – la chiesa cattolica contro il suicidio assistito 319 - Francia - assolta definitivamente la mamma di Vincent Humbert PER SORRIDERE...... 320 - Le vignette di Staino – Ruini e le elezioni LiberaUscita Associazione per la depenalizzazione dell’eutanasia Sede: via Genova 24, 00184 Roma Tel. 0647823807 – 0647885980 – fax 0648931008 Sito web: www.liberauscita.it - email:[email protected] 296 - IL CHADOR IN TURCHIA E IL CROCIFISSO IN ITALIA – DI CORRADO AUGIAS Da: la Repubblica di sabato 25 febbraio 2006 Caro Augias, mi riferisco alla lettera dell'avv. Vincenzo Villani da Modena, che si spertica in lodi riguardo alla laicità dello Stato turco, ammirevole modello di democrazia da imitare. Non sono d'accordo. Quando si parla della «civile» Turchia non bisogna trascurare di ricordare le migliaia di rapporti delle associazioni non governative (Amnesty in testa) sulla situazione delle carceri, sulle limitazioni della libertà di stampa e sulle intimidazioni a giornalisti e intellettuali (vedi il recente caso Pamuk), sulle discriminazioni e sulla repressione del dissenso, oltrechè delle minoranze etniche e religiose. Inoltre un genocidio ricordato in tutto il mondo civile (quello di un milione e mezzo di armeni nel 1915) aspetta ancora il suo legittimo riconoscimento da parte delle istituzioni turche, che al riguardo compiono tuttora un'incredibile opera di disinformazione che raggiunge e certamente supera in efficacia il negazionismo storico sull'Olocausto. Non credo che un paese repressivo, accecato dal nazionalismo, immemore di sé al punto di negare l'evidenza della propria storia recente, un paese le cui istituzioni e la cui società civile sono sottoposte alla più stretta sorveglianza da parte dei militari possa essere considerato una democrazia, solo perché «laico» (ma quanto sinceramente?) e perché «conviene» dal punto di vista strategico ed economico. Non esistono democrazie in libertà vigilata. Riccardo Giagni Roma Risponde Augias La lettera è puntuale, il dissenso correttamente motivato. L'obiettivo però è sbagliato. L'avvocato Villani non difendeva la 'democrazia' turca, tanto meno la indicava a modello. Né l'ho fatto io nella mia risposta. L'avvocato si limitava ad indicare il caso esemplare di una studentessa che, ritenendosi lesa nella sua libertà dal divieto di portare il 'chador o foulard' islamico in classe, aveva fatto ricorso in tribunale perdendo la causa in due successivi gradi di giudizio. Avendo fatto ulteriore ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo, vedeva per la terza volta rigettata la sua richiesta. . Il signor Giagni non negherà che questa storia è stupefacente. Tanto più lo è riguardando un paese ancora sotto attento esame delle autorità europee per quanto riguarda il livello e la tenuta della sua democrazia. Dirò di più. Se invece della Turchia si fosse trattato, faccio per dire, della Svezia, lo stupore sarebbe stato minore. Proprio perché si tratta della Turchia il caso diventa invece esemplare se confrontato con l'ipocrita sentenza, degna del molieriano Tartufo, del nostro Consiglio di Stato. Il crocifisso simbolo di laicità è una motivazione inammissibile da qualunque parte la si guardi, offensiva per cattolici e non cattolici. Della sentenza europea mi ha interessato in modo particolare il passo della motivazione dove si ricorda che l'articolo 9 che tutela la libertà di pensiero, di coscienza e di religione, pur rappresentando uno dei fondamenti della 'società democratica', può essere limitato nel caso «in cui diverse religioni coesistano all'interno di una stessa popolazione... al fine di conciliare gli interessi dei diversi gruppi e di assicurare il rispetto delle convinzioni di ciascuno». Temo che della brutta decisione del nostro Consiglio di Stato dovremo tornare a parlare, purtroppo. 297 - LEI E’ SEMPRE CONTRO LA CHIESA – DI CORRADO AUGIAS da: la Repubblica di giovedì 9 marzo 2006 Ho notato che lei prende spunto dalle lettere ma poi parte per la tangente con gli argomenti che la interessano, in genere intemerate contro la Chiesa e contro il presidente Berlusconi. 2 Giorni fa al lettore che lamentava l'eccessiva presenza in Tv del presidente, lei si è messo a trattare senza alcun nesso l'ignoranza del capo del Governo. Lei ci tiene a mostrarsi colto ma non lo è. Lei possiede quel bagaglio minimo di conoscenze che le permette di fare il mestiere di 'opinionista' mentre non ha quella che è servita aII'on. Berlusconi per fare l'imprenditore. Lei è un acculturato, non è un colto. Non fa che citare le sue erudite letture ma non ha idee e supplisce a questa povertà di pensiero infilando nelle sue risposte frasi desunte da testi altrui. . Le idee non le citazioni fanno la cultura, caro dottore. Quanto poi alla sparata antiberlusconiana del "Paolo di Tarso filosofo greco", se lei fosse imparziale avrebbe cominciato rimbrottando l'on. Bertinotti che chiama Paolo di Tarso nientemeno che San Paolo apostolo, uno dei pilastri della chiesa cattolica. San Paolo di Tarso è San Paolo per tutti, ma all'on. Bertinotti si sporcava la bocca a chiamarlo santo. Un ateo marxista non può citare un santo dato che per un marxista ateo la religione è "l'oppio dei popoli". Anna M. Zandri Poma - Firenze Risponde Augias Questa lettera è risentita e mi dispiace di causare un tale cattivo umore. Non ho nulla contro la Chiesa cattolica che rispetto come ogni altra chiesa e fede. Se la Chiesa o i suoi fedeli fossero minacciati non esiterei a battermi per loro. Non tollero però che la Chiesa si mescoli alla vita politica del paese che la ospita. Ho trovato indelicato che il papa si sia fatto fotografare con il presidente del senato Pera. Ancora più indelicato sarebbe stato ricevere il presidente del Consiglio a pochi giorni dal voto. Bene quindi che almeno questa gaffe sia stata evitata. Il mensile "Vita Pastorale», edito dai Paolini, diffuso nel clero, ha scritto nel suo ultimo editoriale che il Polo «ha elevato a sistema la corruzione e il furto. Basta vedere alcune leggi fatte per salvare alcuni personaggi e soprattutto pensare ai condoni: che cosa sono se non la legalizzazione dell'illegalità e dèll'evasione fiscale?». Anche questo è un gesto indelicato. Il clero che si mescola alla politica è cosa da paese islamico o da medioevo. Appartiene a un altro luogo o a un altro tempo. Quanto a me non so se sono colto o acculturato, seguo le novità librarie, ho buona memoria di ciò che leggo, segnalo libri che mi paiono meritevoli. Credo di svolgere un servizio per i lettori. Ne approfitti anche lei signora Zandri Poma. Che altro dire? Detesto il modo di esprimersi del presidente del Consiglio, è vero. Quell'eloquio rotondo, inutilmente pomposo, da azzeccagarbugli, un po' mi fa ridere un po' m'infastidisce. Tra l'altro il lettore Giuseppe Pacileo mi faceva notare che secondo il diritto canonico i divorziati sono scomunicati latae sententiae, cioè automaticamente; e qualora contraggano nuove nozze civili sono additati come pubblici concubini. Perché il papa riceve i presidenti del Consiglio e della Camera che si trovano in questa penosissima (per la Chiesa) posizione? Misteri della fede, cara signora. O forse no, misteri della politica. 298 - PERCHE’ COMPRERO’ IL KIT DELL'EUTANASIA – DI CORRADO AUGIAS Intervista di Sandra Petrignani – da: Panorama n. 11 del 16 marzo 2006 Ne ha parlato nella sua trasmissione, Le storie (in onda dal lunedì al venerdì su Raitre alle 12.45): Corrado Augias è pronto a farsi comprare il kit della «buona morte» che nelle farmacie dei Paesi Bassi può essere acquistato liberamente, anche se «soltanto da medici che si impegnino a fame un uso proprio». Detto, fatto. L'acquisto, che a molti fa drizzare i capelli in testa, mette in gioco problemi di coscienza di enorme portata. Appare come una riabilitazione dei suicidi, fa tremare chi gli vuole bene. Perché, Augias, una decisione così radicale alla sua età? Settant'anni oggi non pesano poi tanto a chi, come lei, li porta bene ed è in buona salute. 3 L'idea di essere privato della libertà di morire è più forte di altre considerazioni. Credo sia giusto che ognuno decida da sé su come morire. È un argomento molto delicato. È la decisione più grave che un uomo possa prendere. Cosa c'è dentro il kit? Liquidi diversi che combinati formano la dose per un'iniezione letale. Ma prima ci si inietta una specie di anestesia, così il trapasso avviene dolcemente. Bisogna essere in grado di farsela da soli per non coinvolgere altre persone. O trovare una persona di grandissima generosità, un buon samaritano. Persone che rischiano di essere giudicate assassine. La legislazione va avanti. In Belgio e nei Paesi Bassi non si viene perseguiti per una cosa del genere e in Francia c'è già stata una sentenza favorevole. In Italia esiste un'associazione per la depenalizzazione dell'eutanasia, si chiama LiberaUscita. Lei è iscritto? No. Voglio fare da me. Ma la trovo meritevole. Ho amici che ci si sono iscritti. Perché non le basta firmare un testamento biologico? Non è la morte che si teme, è il passaggio. Si tramanda che Giulio Cesare abbia detto la sera prima di essere assassinato: «La morte migliore è quella improvvisa». Ma chi ci garantisce che l'avremo? Gli scenari che oggi ci si prospettano sono francamente ripugnanti, anche senza pensare all'accanimento terapeutico. Una massa di vecchi ormai incapaci di intendere e di volere, che sbavano, se la fanno addosso, pesano su figli e nipoti in modo insostenibile. Cosa resta di umano in questo? Ma per carità! Questo kit contiene medicinali, è soggetto a scadenza?(il kit contiene una siringa, anestetico e farmaci che, combinati, risultano letali. Nota dell’articolista). Sì, e in un certo senso è un'arma impropria, bisogna fare attenzione che non cada in mani sbagliate, tenerlo fuori dalla portata dei bambini. È ovvio. Ma ha un valore anche simbolico, oltre che pratico. È la versione moderna dell'antica «virtù romana», quel gettarsi sulla propria spada quando si sentiva arrivare la fine. Un atteggiamento professionale, se vogliamo. Naturalmente mi auguro di ricomprarlo molte volte il mio kit. Un'ultima domanda: è caro? Un'ottantina di euro. 299 - HO PRESO IL KIT DELL´EUTANASIA - DI CORRADO AUGIAS Il giornalista racconta perché sceglie "la buona morte": voglio restare padrone di me da: la Repubblica (prima pagina) di venerdì 10 marzo 2006 Caro direttore, qualche giorno fa nel mio programma Le Storie su Raitre ho dato la notizia che sto per acquistare il kit della "buona morte" in vendita a Bruxelles e credo anche in Olanda. Il prezzo è contenuto, meno di cento euro, possono comprarlo i medici sotto la loro responsabilità per un uso professionale deontologicamente appropriato. Come sai, sono stato a Bruxelles cinque anni e conservo parecchie conoscenze. Vedo ora che la notizia ha avuto qualche eco e credo di dover spiegare meglio che cosa intendessi e le ragioni di questa scelta indubbiamente grave. Prima però di scrivere devo fare una doppia premessa. So bene che l´eutanasia, comunque motivata, è nel nostro paese un reato. Sono anche consapevole che non solo nel paese ma nella stessa comunità di Repubblica coesistono sull´argomento sensibilità diverse. D´altronde si tratta della decisione più grave che un essere umano possa essere chiamato a prendere e dunque dubbi personali, conflitti di tipo religioso, tentazioni di opposta natura, sono giustificati e più che comprensibili. Perché, dunque? Recenti esperienze che non esito a definire tragiche di persone a me vicine mi hanno messo a contatto diretto con l´infamia di una morte troppo a lungo rimandata. In quel povero corpo straziato nulla era più rimasto di umano, se per umanità intendiamo il controllo di sé, la consapevolezza del proprio essere, la possibilità di comunicare con i nostri simili, quell´attività cerebrale, anche minima, che sola ci distingue dagli altri esseri viventi. La povera creatura aveva di tanto in tanto intermittenti pause di 4 lucidità durante le quali capiva il baratro nel quale era precipitata e piangeva dirottamente, in silenzio, senza singhiozzi. Ho immaginato che potendo ci avrebbe chiesto perché non interrompevamo il suo strazio, quale ferocia, quale viltà ci impedisse di farlo. Aveva ragione Epicuro quando esortava a non temere la morte perché, scriveva: «Quando c´è lei non ci sei tu, quando ci sei tu non c´è lei». Infatti non è della morte che dobbiamo preoccuparci, una condizione inevitabile la sola certezza che abbiamo; l´abbandono della vita, lì s´annida il problema. Non inquieta l´oltretomba, l´Ade, il Purgatorio o comunque si voglia immaginare (sperare) un´esistenza oltre la morte, la questione è la soglia, la linea di confine che separa questo da quello e che può diventare intollerabile e spaventosa. Caro direttore, per farla breve, vorrei essere sicuro di poter morire con dignità. Si racconta che la sera prima delle fatali idi di marzo, Cesare fosse andato a cena da Decimo Albino. A un certo punto il padrone di casa gli chiese con aria di sfida: «Qual è per te la morte migliore, Cesare?». Nel gelo improvviso della sala si udì la voce di Cesare, ferma, pacata, già lontana: «Non vorrei una morte lenta. La morte migliore è la meno attesa». C´è nel suicidio consapevole responsabilmente esercitato (perché anche il suicidio può diventare una futilità) una traccia della virtù romana antica. Il desiderio di restare padroni di sé, di congedarsi dalla vita senza doversi vergognare 300 - LE RELIGIONI RESTINO FUORI DA SCUOLA – DI CORRADO AUGIAS da: la Repubblica di mercoledì 22 marzo 2006 Caro Augias, alte gerarchie ecclesiastiche si sono pronunciate per «inserire» la religione islamica nelle scuole. L'intervento mi sembra inopportuno e di propaganda per una presunta «apertura» della Chiesa cattolica ad altre religioni. E' infatti noto che l'insegnamento della religione cattolica è facoltativo e, nel caso un allievo «non si avvalga», è possibile scegliere attività alternative. Peccato che in pratica ciò non avvenga quasi mai perché le scuole non hanno, oggi, i denari da destinare a tali attività. Mio figlio, ad esempio, viene «inserito» (meglio, parcheggiato) in una classe diversa dalla propria. Ci sono poi diverse altre difficoltà che non sto qui a dire comprese le pressioni dei docenti di religione affinché allievi e famiglie abbiano vita difficile se scelgono di «non avvalersi». In questo quadro di mancanza di risorse perfino per le fotocopie o per la carta igienica, è praticabile la strada di inserire nei piani di studi - seppur a titolo facoltativo - l'insegnamento di una diversa religione? O non si tratta piuttosto di un'operazione propagandistica per apparire tolleranti? Quale brutto esempio per i nostri giovani che avrebbero bisogno di un insegnamento veramente laico, aperto, via maestra alla reciproca conoscenza. M. Cristina Caracciolo, docente cattolica - c. caracciolo@tjn. it Risponde Augias Riassumo: una delle prime richieste avanzate al ministro dell'Interno Pisanu dal nuovo organismo della consulta islamica. è stata l'introduzione di un 'ora di islamistica nelle scuole. Il cardinale Martino (presiede il pontificio consiglio Giustizia e Pace) s'è detto favorevole all'insegnamento del Corano per gli studenti musulmani che frequentano le scuole statali. Contrario il cardinale di Milano Tettamanzi e, per ragioni sbagliate, il presidente del Senato Marcello Pera. Perché definisco sbagliate le sue ragioni? L'ex 'popperiano', ora convertito al fanatismo religioso, ne ha fatto una questione d’identità. Il modo corretto per affrontare un argomento così difficile sarebbe stato un altro. Se alla religione cattolica per i cattolici, affiancheremo la musulmana per i musulmani e poi chissà il buddismo per i buddisti eccetera, è chiaro che andremo incontro con gli anni ad una serie di ghetti più o meno grandi nei quali ognuno coltiverà la propria 'identità' 5 conoscendo poco e male ogni altra 'identità'; premessa certa di incomprensioni e scontri dal momento che i musulmani oggi superano il milione e sono in crescita., La soluzione vera, liberale, aperta verso la pace sociale, sarebbe abolire l'ora di religione quale che sia sostituendola con un insegnamento di etica valido per tutti, compresa l'etica civile di cui avremmo molto bisogno, come ogni giorno si vede. A chi pensasse che si tratta del solito suggerimento 'laicista' consiglio la lettura della bella intervista che Giacomo Galeazzi ha fatto (La Stampa 9.3 u. s.) a Vittorio Messori. Scrittore cattolico, Messori non s'è mai segnalato per particolari aperture. Eppure ha detto: “A togliere i crocifissi dai luoghi pubblici e il finto insegnamento della nostra dottrina nelle scuole dovremmo essere proprio noi cattolici, lo Stato lasci che ogni confessione si attrezzi come vuole, ma a spese sue”. L'ora di religione è un relitto concordatario, abolirla sarebbe un gesto di apertura e di coraggio. 301 - DISUMANA E’ L'EUTANASIA O CHI LA VIETA? da: la Repubblica di sabato 25 marzo 2006 Caro Augias, se l'eutanasia fosse consentita, vivrei con gioia i nuovi spazi di vita che mi sono concessi dalle terapie oncologiche, senza la minaccia di poter essere un giorno costretta alla tortura terminale da istituzioni senza cuore. Tutti questi pii legislatori aggiungono ai dolori lancinanti delle povere larve umane che lei ha descritto anche l'incubo di far condannare per omicidio chi li amasse tanto da accoglierne la richiesta di aiuto. Ma perché uccidere, se ci sono modi per alleviare il dolore? Sì, ma in alcuni casi non funzionano. E se fossi io uno di quei casi? Allora bisogna incoraggiare la ricerca, non la soppressione della vita. E mentre la ricerca tarda a dare i suoi frutti, per me che fate? La vita, la vita, questa parola in bocca ai moralisti ha qualcosa di macabro. Passi per le leggi dello Stato, spesso ahimè grossolane. Ma quelle della Chiesa, che dovrebbero essere il riflesso dell'amore di Dio? Lei ha scritto di non avere angosce su l'aldilà. Molti malati, debilitati, però ne hanno. E se fossero vere tutte quelle cose terribili, l'inferno, la pena eterna? Così ci fanno sentire incastrati tra due torture, quella della malattia e quella eterna. Al massimo ci tengono nell'infantile condizione di sperare che Dio non ci consideri responsabili. Mentre io desidero veder serenamente riconosciuto il mio diritto a una transizione tranquilla verso l'eternità. Da una Chiesa che sia veramente una madre. Ilaria Caputi - [email protected] Risponde Augias Poche settimane fa in Francia, il tribunale di Boulogne-sur mer ha assolto Marie Humbert rea d'aver ucciso suo figlio Vincent con l'aiuto di un medico. Prima della sentenza, già il pubblico ministero Gérald Lesigne aveva chiesto il proscioglimento. La storia è questa: il 24 settembre 2000, Vincent, 19 anni, era stato vittima di un incidente stradale che lo aveva ridotto in coma, tetraplegico, muto E quasi cieco. Dopo nove mesi si è svegliato lucido dal coma. La madre riusciva a comunicare con lui utilizzando l'unico organo che Vincent poteva controllare: il pollice destro. La donna gli ripeteva una per una le lettere dell'alfabeto, Vincent la bloccava premendo il dito su quella voluta. In questo modo si formavano parole, pensieri, bisogni. Il giovane, dicevano i medici, non uscirà mai da questo stato, il suo organismo è forte, camperà così, povero relitto, fino a tarda età. Nel dicembre 2002 Vincent 'scrive' al presidente Chirac: "Lei ha il diritto di graziare, io le chiedo il diritto di morire». Il capo dello Stato, commosso, riceve la madre all'Eliseo, l'abbraccia, le dice che non può autorizzare l'eutanasia perché la legge non glielo permette. 6 Nel settembre 2003, tre anni dopo l'incidente, Marie mette nella flebo del figlio un barbiturico che provoca un coma profondo. Due giorni dopo, Frédéric Chaussoy, primario rianimatore, stacca la macchina che tiene in vita il giovane. Quando si rende conto che il poveretto sta lentamente soffocando, gli pratica un'iniezione letale per evitargli l'ultima sofferenza. Il primario rivendica l’eticità della sua decisione, l'ordine dei medici approva il suo gesto, i françesi hanno applaudito l'assoluzione. Ci sono uomini crudeli che continuano a rifiutare l'eutanasia anche in casi disperati come questo in nome di un astratto e disumano principio. Nota: sul tema vedi il nostro messaggio n. 319 riportato in fondo a questo notiziario. 302 - IL CONFRONTO DI FEDI E I DOVERI DELLA TIVU’ – DI GAD LERNER Da: la Repubblica di sabato 25 febbraio 2006 Faccio di mestiere il giornalista televisivo. Conduco una trasmissione intitolata "l'Infedele" in cui ospito diversi punti di vista sulla realtà. L'altra sera una docente di sociologia dell'università privata milanese Iulm, la professoressa Rosa. Alberoni, si è chiesta (in diretta) dove andremmo a finire se in Italia lasciassimo fare gli islamici, visto che "gli islamici hanno l'harem". Fermiamoci un attimo. Poche sere prima, su un'altra rete privata, l’ex ministro Roberto Calderoli si è riferito in questi termini alla giornalista palestinese-israeliana Rula Jebreal: "Come diceva, mi spiace non so il nome della signora.., quella abbronzata, insomma". Nessuna reazione in studio. Solo dopo la pubblicità, trascorso parecchio tempo, è uno degli ospiti a denunciare 'quel riferimento sprezzante al colore della pelle altrui. Interviene il conduttore: "Ecco la prova che siamo in democrazia, lei può dare del razzista a un ministro". Come è noto, il ministro in questione non chiederà scusa, sostenendo al contrario di avere reagito a un'offesa (fuori onda, da nessuno udita) della colpevole Jebreal. Altro episodio. Sulla principale rete pubblica il medesimo Calderoli, intervistato (in registrata) dal direttore del telegiornale, si slaccia la camicia lasciando intravedere delle vignette. Si sente il giornalista esclamare: "Grazie, grazie, dunque lei non si è pentito". E passa oltre introducendo una domanda di politica interna. In seguito il direttore del Tg1 argomenterà a sua discolpa che nei tre giorni successivi nessuno in Italia sembra avere nulla a che ridire su tale esibizione. E' vero. In effetti l'assuefazione al linguaggio e alla gestualità del disprezzo ha fatto passi da gigante nel nostro dibattito pubblico. Il tempo di guerra secerne cattiva informazione. Chi ne volesse prendere le distanze subirà nell'ordine le seguenti tre accuse: censore; poco spiritoso; funzionario della dittatura del "politically correct". Sembrerebbe dunque che anche le infamie, in specie se profferite da un ministro della Repubblica, debbano essere trasmesse con notarile solerzia da chi esercita la professione giornalistica. Mi sbaglierò ma ho un'idea diversa del mio mestiere e delle mie responsabilità. L'altra sera, quando la professoressa Alberoni ha sostenuto che "gli islamici hanno l'harem" l'ho interrotta dicendo: "Qui non facciamo cattiva informazione, gli harem non esistono più neanche in Turchia. Sono desolato per i suoi studenti. Lei ha detto una cretinata e mi permetto di sottolinearla". Ho il difetto di essere brusco e me ne rammarico. Ma di questi tempi ritengo doveroso evitare che la televisione sparga falsità velenose in una materia delicata come il confronto con le altre fedi e la nostra difficile convivenza con le comunità immigrate. Soprattutto ritengo che un giornalista non debba mai concedere il viatico alla diffusione di falsità palesi - presentate magari sotto la veste della metafora, del paradosso, o peggio dell’ovvietà - contribuendo alla formazione di luoghi comuni tali da risultare offensivi. Atti cioè a fomentare contrapposizioni pericolose. So che “Striscia la notizia" si è divertita a ritrasmettere quello scontro in forma di siparietto antifemminista. Si sa, tutto fa spettacolo in tv. Sul “Foglio", poi, ho ricevuto una lezione di 7 bon ton televisivo da Giuliano Ferrara, notoriamente un damerino con i suoi ospiti. Stavolta l'accusa non era quella abituale di eccesso di "politically correct", ma al contrario di maleducazione. Guai se noialtri noiosi paladini del “politically correct" osiamo alzare la voce contro i suoi coraggiosi demolitori, perché a loro, e solo a loro, spetta il sacro diritto all'invettiva! Quella specie di licenza poetica grazie a cui ci si sente autorizzati a ridicolizzare l'interlocutore e a spararle grosse, tanto, si sa, il lettore non è mica scemo, si diverte e apprezza... E' appena il caso di notare che pochi giorni prima lo stesso "Foglio" aveva stroncato il libro "La cacciata di Cristo" della professoressa Alberoni con argomenti del genere: “Valori pret a porter. Relativismus e nichilismus spiegati alla colf di Marcello Pera". Loro possono, noi no. Si badi che un analogo paternalismo di matrice antifemminista viene spesso adoperato da prestigiosi intellettuali maschi nostrani nei confronti dell'opera omnia di Oriana Fallaci, la grande scrittrice che adesso vorrebbe tenerci in ansia con la promessa di una sua caricatura di Maometto circondato da mogli e concubine. L'argomento proposto sottovoce è sempre quello, implicito ma evidente nella citata stroncatura di Rosa Alberoni: trattasi di tipica scrittura femminile, come tale va accolta nella sua sostanza e relativizzata senza lasciarsi distrarre dalle iperboli fiorite. Sbaglierò, ma sia nei confronti di Oriana Fallaci sia nei confronti di Rosa Alberoni risulta assai più rispettosa la nostra critica puntuale che non la pelosa accondiscendenza dei complici maschietti. Forse il problema è proprio quello proposto a sua discolpa da Mimun: nessuno pare scandalizzarsi più di fronte alle bestialità profuse a man bassa, anche da una televisione irresponsabile che trasmette e se ne lava le mani. Dovrò chiedere scusa per essermi permesso di reagire? E' più giusto aspettare che ad offendersi siano solo i musulmani, e che magari in loro nome reagiscano gli imprenditori fondamentalisti dello scontro di civiltà? Mi spiace ma continuo a pensare che il giornalista debba contribuire alla formazione di uno spirito critico, non rassegnarsi alla sotto cultura del "noi" e "loro". 303 – GESU’ NON ERA NE’ CATTOLICO NE’ PROTESTANTE - DI E. DREWERMANN Da: www.adistaonline.it - notiziario del 27.02.2006 "Non può esistere cristianesimo senza la libertà individuale", mentre la Chiesa di oggi sembra volere dal cattolico "superstizione, alienazione, arrendevolezza, dipendenza". Lo afferma in una lunga intervista al quindicinale tedesco di informazione religiosa PublikForum (n. 2/2006) il teologo tedesco Eugen Drewermann, scrittore e psicoterapeuta, che lo scorso dicembre, nel corso di un'intervista televisiva, annunciò di aver abbandonato la Chiesa cattolica. Drewermann, che ha elaborato la sua teologia a partire dalla psicologia del profondo, è stato stato sospeso dall'insegnamento di Storia della Religione e Dogmatica presso la Facoltà cattolica dell'Università di Paderborn e dalla predicazione nel 1991, quindi è stato sospeso a divinis, nel 1992, dal vescovo di Paderborn. La sua colpa: quella di aver criticato il mancato impiego, da parte della Chiesa, dell'esegesi moderna, che tende ad attribuire un valore meno storico e più simbolico alle narrazioni bibliche, e di difendere posizioni lontane da quelle del magistero in merito a celibato sacerdotale, aborto, ordinazione delle donne e morale sessuale. Ha proseguito tuttavia la sua attività di psicoterapeuta e di docente di Sociologia e Antropologia culturale presso la stessa Università. È autore di oltre 70 libri, tra cui il notissimo "Funzionari di Dio. Psicogramma di un ideale", sulla formazione e sulle "funzioni" sacerdotali alla luce della psicologia del profondo. Pubblichiamo di seguito l'intervista. (traduzione dal tedesco di ludovica eugenio) Publik-Forum: Quali sono stati i motivi principali della sua uscita dalla Chiesa cattolica? Drewermann: Da quindici anni non potevo più insegnare, né esercitare il mio ministero sacerdotale. Avrei potuto ricevere un sacramento soltanto se avessi ritrattato ciò che per 8 me è importante e l'avessi riconosciuto pubblicamente come peccato contro la retta dottrina. Ma ciò che agli occhi della Chiesa costituisce un peccato, per me è un requisito principale: tradurre il messaggio di Gesù in modo tale che entri in contatto con il disagio spirituale delle persone, che limiti gli aspetti disumani presenti nella vita pubblica e che operi a vantaggio del dialogo con le culture. Per me sono centrali anche il mantenimento della pace, la difesa dell'ambiente e degli animali. Il pacifismo, il vegetarianesimo e una relativizzazione dei diritti dell'Homo sapiens rispetto alla sopravvivenza degli animali non sono mai stati presi sul serio dalla Chiesa. Su nessuno di questi punti ho mai sentito la Chiesa cattolica realmente aperta al dialogo. PF: Con le sue richieste lei ha battuto la testa contro un muro? D: È grave la schizofrenia che il dogma ecclesiale provoca consapevolmente: che l'interpretazione della Bibbia e dei contenuti della fede cristiana non deve essere fatta a livello simbolico ma soltanto ideologico, nel senso di dogmi oggettivi o di fatti storici. L'illuminismo filosofico del XVIII secolo non ha ancora raggiunto fino ad oggi questa Chiesa, e nemmeno l'illuminismo psicologico. Solo sotto il pontificato di Giovanni Paolo II in Vaticano hanno avuto luogo 30.000 esorcismi. Come si può leggere il messaggio di Gesù in modo terapeutico, se la psicologia delle persone diventa una demonologia della carne? Così non si rende giustizia alla Bibbia e alla fede. Così resta soltanto una scelta: o credere in modo ingenuo e conforme al sistema, o scivolare in modo illuminato nell'incredulità. La sintesi di fede e pensiero che vivo come vincolante a partire dal messaggio di Gesù, e che dà forma a tutto il mio pensiero teologico, la vedo fondamentalmente tradita dalla Chiesa cattolica. Il filosofo Hegel diceva in proposito: Il cattolicesimo fa di Dio una cosa, possiede lo Spirito in modo non spirituale. È così! PF: Lei è rimasto a lungo nella Chiesa. D: Formalmente sono stato anche questi quindici anni membro della Chiesa grazie alle persone che soffrono in questa Chiesa e per questa Chiesa. Sono stato dentro la Chiesa contro di essa. Ma non può vivere a lungo la propria fede chi sa che verrà condannato da questo sistema Chiesa. Non sono mai partito dall'idea che la Chiesa fosse riformabile, altrimenti avrei sperato che ci fosse uno spazio di tolleranza, in cui le persone potessero vivere con le loro difficoltà. PF: Questo significa che lei non è solo rassegnato, ma che si sente essenzialmente fallito in questa Chiesa? D: Ho sempre pensato che le richieste di Gesù si trovino in un rapporto grottesco rispetto al comportamento della Chiesa romana; che è un tradimento sostanziale il fatto che la questione di cosa sia la verità religiosa non venga messa in relazione con la vita delle persone, ma con il potere di preti, vescovi e cardinali. È un errore totale delegare la soggettività, che appartiene alla fede, semplicemente alla conformità oggettiva a determinate formule e riti della Chiesa. Dal punto di vista di Gesù, che cosa sarebbe tanto grave da provocare un fallimento? Tradire se stessi, la propria verità - Dio - è infinitamente più grave che non essere all'esterno vittoriosi. Il nostro compito è assumere la responsabilità per se stessi; ciò che esula da questo è nelle mani di Dio. PF: Si sente abbandonato dalle altre teologhe e dai teologi che hanno apprezzato o approvato il suo pensiero? D: In realtà questo non è stato un mio problema. Però della questione di Gesù non si può fare un motivo per dosare cattedre di insegnamento ecclesiali o statali retribuite, o posti di potere. La questione della vita non può essere ridotta a questioni di dottrina. È una totale deviazione. La dottrina diventa più importante della questione di come vivere. Gesù non ha voluto redigere alcuna nuova dogmatica, ma cambiare la nostra vita. Perciò io non sono mai stato "professore" di teologia. "Docente privato" era ancora ancora tollerabile. La teologia accademica si è tanto allontanata dal messaggio profetico di Gesù quanto la Chiesa a cui presta il suo servizio. PF: Lei ora è un teologo più libero? 9 D: Lo sono sempre stato. Ma ora non voglio spiegare più questo sistema inumano in modo umano. Qui si vuole la superstizione, l'alienazione, l'arrendevolezza, la dipendenza. Ma la questione fondamentale non è: che cosa vuole il papa? La domanda fondamentale è che persone siamo e come ci trattiamo a vicenda. PF: E se ora la si accusa di un individualismo occulto e di aver rifiutato la sua comunità di fede? D: Penso che la comunità cominci nell'incontro con una persona reale e non con rappresentanti di interessi che scambiano Dio in modo arcaico con lo "spirito" o il demone del proprio gruppo di riferimento. Io ho sofferto molto nella Chiesa cattolica per il fatto che non fosse possibile parlare di persona con diversi rappresentanti ecclesiastici. I vincoli ideologici erano più importanti della testimonianza personale. In primo piano vi era sempre la questione del controllo. Per spiegare il Natale, bisogna credere per forza che Maria fosse biologicamente vergine? Io non credo! Si nega forse la resurrezione se si afferma che non è necessario credere in una tomba di Gesù fisicamente vuota? Io non credo! La Chiesa invece, ritenendo il contrario, riduce il messaggio a fatti storici nei quali la fede nel suo complesso in sostanza diventa insignificante. In questo, le immagini della Bibbia e i riti del cristianesimo hanno indubbiamente un notevole potere di attrarre e riunire persone. Ciò può avvenire soltanto nella libertà, nella consapevolezza della potenza significativa di questo simbolo, ma lontano da ogni tentativo di cristallizzazione vincolante di Dio in termini umani. Abbiamo bisogno di segni ma Dio è il punto di riferimento di tutto, e se non parla prima al cuore dell'individuo - come nella mistica - non vi è alcuna vera comunità. PF: Ciò significa che per lei la cosa fondamentale è l'incontro quotidiano e che lei ritiene la Chiesa superflua? D: La parabola di Gesù del Buon samaritano dice solo una cosa: segui il tuo cuore, che ti insegna ad avere compassione verso la persona in difficoltà. E smettila di correre dietro al prete che ti porta solo nel tempio. Dio non vive lì! La convinzione che Gesù abbia fondato una Chiesa è grottesca. PF: Che cosa dice lei a quanti vogliono riformare la Chiesa - come il movimento della Chiesa-popolo o l'Iniziativa Chiesa dal basso, per esempio - e che per questo hanno contato anche su di lei? D: C'è stata solo una Riforma, quella del 1517. Tre anni dopo, il riformatore Lutero si recò alla Dieta di Worms e dichiarò: io sto qui come persona, e dico quello che vedo, penso, sento e credo. Punto! Così iniziano le riforme. Ma non organizzando maggioranze. Non vi è alcun cristianesimo senza la libertà della vita individuale! I movimenti di riforma, in tutto il tempo in cui sono esistiti, hanno mai raggiunto l'orecchio di chi volevano cambiare? No. Il mio problema è: nessuno può aspettare che un'autorità romana gli consenta o meno di vivere la sua vita. Che uno si debba separare o no o che sposi un'altra donna non può dipendere dalla capacità di comprensione di Roma. Deve saperlo da sé. PF: Molti agiscono già così, ma restano nella Chiesa. D: Questo accade a causa di un doppio standard. Ho comprensione per chi per esempio fa la comunione anche se ufficialmente non potrebbe. Ma per me non poteva essere una soluzione, perché ero un personaggio pubblico di questa Chiesa. In qualche modo dovevo prendere sul serio questo sistema Chiesa. L'ultima iniziativa, quella di uscire dalla Chiesa, è stata, se vuole, una notifica di pensionamento. Per ricevere la mia miserabile pensione, ho dovuto sottoscrivere una dichiarazione, in cui affermavo che non avrei mai più esercitato il mio sacerdozio. E così io adesso non dovrò mai più rappresentare ciò in cui non mi sento più rappresentato. Vorrei questa libertà per ciascuno. PF: La Chiesa evangelica non costituisce un'alternativa per lei? D: La Chiesa evangelica afferma molte cose che per me sono essenziali: sottolinea la libertà degli individui e ha trovato il modo giusto di leggere la Bibbia. E, soprattutto, conosce l'assoluta necessità della grazia per tutte le questioni di morale e di giustizia. Ma, come tutti sanno, Gesù non era né cattolico né protestante. È tanto semplice essere membri di una istituzione; ma diventare cristiani è qualcos'altro. 10 PF: Come vede i suoi progetti per il futuro? D: Continuerò a svolgere la mia attività di direttore spirituale libero, inoltre scriverò altri libri, in cui renderò conto delle mie esperienze e terrò conferenze. In estate uscirà un ponderoso volume sul rapporto tra neurologia e teologia. PF: E la sua situazione finanziaria? D: Per fortuna i libri mi fruttano abbastanza, quindi posso continuare a svolgere gratuitamente i colloqui di consulenza. PF: In una frase, il suo stato d'animo attuale… D: Mi sento bene e sono grato. 304 - IL PAPA: L’EMBRIONE E’ COME UN ADULTO – DI ORAZIO LA ROCCA da: la Repubblica di martedì 28 febbraio 2006 «Agli occhi di Dio non c´è nessuna differenza tra l´embrione, il bimbo appena nato, l´adulto o l´anziano. Tutta la vita, fin dal suo primo concepimento, è opera divina, per cui a nessuno è lecito manipolarla, farne oggetto di ricerca senza limiti, a partire proprio dalle cellule embrionali, l´originario nucleo della persona umana sul quale si è posato il soffio del Signore. Per cui chi come gli scienziati lavora su queste tematiche dovrebbe percepire che sfiora anche quasi la mano di Dio». Nuovo fermo intervento di Papa Ratzinger in difesa dell´embrione umano, sul quale da ieri scienziati di tutto il mondo si stanno confrontando in Vaticano, al congresso «L´embrione umano nella fase del preimpianto» organizzato dalla Pontificia Accademia della Vita. Al dibattito avviato nell´aula del Sinodo ieri il Pontefice ha aggiunto una prolusione tutta tesa a delineare l´embrione come il primo vero stadio della vita umana, il primo nucleo molecolare che, «per volontà di Dio», appena concepito è dotato di carattere «sacro e inviolabile». Non è la prima volta che Benedetto XVI parla di embrione, vita nascente e di difesa della dignità umana. L´8 gennaio scorso nella Cappella Sistina, amministrando per la prima volta il battesimo a dieci neonati, aveva detto «no alla cultura della morte» che minaccia l´uomo durante tutta la sua vita, anche quando è stato appena concepito. Il 28 dicembre scorso, nell´udienza pubblica dell´anno, aveva parlato dello «sguardo amorevole di Dio che si posa sulla creatura umana fin dal primo concepimento, facendone pienamente un essere umano». Ieri davanti a una platea di scienziati, medici e ricercatori, si è spinto a delineare una sorta di limite ideale invalicabile prima del quale la ricerca deve fermarsi perché andrebbe a sfiorare «il mistero divino». «L´amore di Dio - ha infatti spiegato il Pontefice - non fa differenza tra il neo concepito ancora nel grembo di sua madre e il bambino, o il giovane o l´uomo maturo o l´anziano. Non fa differenza perché in ognuno di essi, vede l´impronta della propria immagine e somiglianza. Non fa differenza perché in tutti ravvisa il volto del suo Figlio Unigenito... «. «Questo amore sconfinato e quasi incomprensibile di Dio per l´uomo rivela fino a che punto - secondo Ratzinger - la persona umana sia degna di essere amata indipendentemente da qualsiasi altra considerazione, intelligenza, bellezza, salute, giovinezza, integrità... ». «Per questo il magistero della Chiesa - avverte ancora il Pontefice - ha costantemente proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana dal suo concepimento fino alla fine naturale». Quanto agli scienziati impegnati a studiare l´origine della vita umana, Ratzinger si dice convinto che «difficilmente riusciranno a decifrarlo del tutto» perché «l´uomo resterà sempre un enigma profondo e impenetrabile». In realtà conclude il Papa - «chi ama la verità dovrebbe percepire che la ricerca su temi così alti pone nella condizione di vedere e di toccare quasi la mano di Dio». Da qui l´invito ai ricercatori «a scoprire durante i loro studi che nella bellezza delle creature c´è riflesso il Creatore». Commento. Non sappiamo se agli occhi di Dio non ci sia nessuna differenza tra l´embrione, il bimbo appena nato, l´adulto o l´anziano. Anzi: non sappiamo nemmeno se Dio esiste. E anche se esistesse, non sappiamo cosa pensa. Non sappiamo come faccia Papa Ratzinger a conoscere i pensieri di Dio e nel mentre stesso dichiari che l´uomo 11 resterà sempre un enigma profondo e impenetrabile. Non sappiamo perchè altri autorevoli interpreti del pensiero di Dio, forse più autorevoli di Papa Ratzinger (Sant’Agostino, “dottore della Chiesa”) la pensino in modo diverso. Una cosa sappiamo di certo, ammesso che si possa essere certi di qualcosa: l’embrione NON E’ una persona. Certamente l’embrione è vita, come vita sono il feto, l’ovulo, lo spermatozoo, gli animali, le piante e forse i minerali, ma NON E’ un essere umano, una persona. E il “diritto” nasce e serve per regolare i rapporti fra le PERSONE, credenti e non credenti.(gps) 305 - VERONESI: FATE TESTAMENTO BIOLOGICO, SARO’ IL GARANTE di: Mario Pappagallo - da: il Corriere della Sera - mercoledì 1 marzo 2006 Provocazione di Umberto Veronesi. L'oncologo ed ex ministro della Sanità offre, presso la sua Fondazione, un registro per depositare il proprio testamento biologico. «La decisione a proposito di un possibile accanimento terapeutico spetta al malato quando ancora può prenderla», ricorda Veronesi. Dalla sua parte almeno una decina di giuristi. Veronesi: apro un registro delle ultime volontà, con un gruppo di giuristi. L'istituzione di un registro per chi vuole fare testamento biologico presso la «Fondazione Umberto Veronesi» (www. Fondazione veronesi.it). Il gruppo di giuristi che fanno parte della Fondazione, 10 dei quali oggi a Roma, saranno garanti della volontà di chi, nel pieno delle facoltà mentali, sottoscrive un documento in cui è chiara la scelta riguardo a un eventuale accanimento terapeutico. Insomma la decisione non può e non deve essere dei medici bensì del malato stesso. Libera, e presa quando la coscienza ancora lo consente. Ed è un medico a lanciare la provocazione in un Paese che, nonostante un dibattuto documento espresso dal Comitato nazionale di bioetica (Cnb) e tre proposte di legge «insabbiate» in Parlamento, non ha ancora varato norme al riguardo. Il medico provocatore è Umberto Veronesi: «Io, il testamento biologico l'ho fatto e l'ho affidato a una persona di mia fiducia. La mia paura non è la morte, ma la perdita delle facoltà mentali, della mia coscienza. Dovesse accadere, già da ora ho deciso liberamente che non voglio accanimenti terapeutici». IL DIRITTO — Umberto Veronesi rivendica il diritto di autodeterminazione in Italia e rilancia il dibattito sul «testamento biologico, o di vita» con una tavola rotonda (oggi a Roma, alle 13, presso la Cassa Forense) coordinata da Maurizio De Tilla, a cui partecipano alcuni giuristi esperti in materia (Guido Alpa, Luigi Balestra, Giovanni Bonilini, Lorenzo D'Avack, Rossana Cecchi, Gilda Ferrando, Salvatore Patti, Pietro Rescigno, Michele Sesta, Diana Vincenti Amato), il cardinale Ersilio Tonini e monsignor Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede all'Onu. «Non dobbiamo aspettare la prossima Eluana Englaro o un'altra Terry Schiavo per riaprire il dialogo sull'accanimento terapeutico — dice Veronesi —. Sfugge al legislatore che oggi il prolungamento o accorciamento della vita non sono valori in sé, ma lo sono in quanto assecondano il progetto di vita di ognuno di noi. La maggior parte dei malati, e una percentuale sempre più alta di popolazione sana, è favorevole al principio dell'autodeterminazione e della parità, in termini di diritti/doveri, con il mondo medico sanitario. Il paternalismo è superato in tutti i modelli sociali e negli ultimi anni lo stesso è avvenuto nel rapporto medico-paziente. Di fronte ad una medicina che estende sempre più le sue capacità tecniche, la gente sente il bisogno di riappropriarsi delle scelte che riguardano la propria esistenza, e la sua qualità, in ogni fase, compresa quella finale». IL CONSENSO — Il percorso è iniziato con l'introduzione dell'obbligo del consenso informato alle cure ed ha come tappa naturale il principio delle volontà anticipate da applicare quando, per motivi gravi di salute, non è possibile farle valere di persona. «Certo è un principio di responsabilità della vita — continua l'oncologo milanese — che pare in contrasto con quello della sacralità della vita (Dio ci dà la vita e Dio ce la toglie). Forse questo è il grande dilemma. Che però non deve arenare l'iter legislativo, negando un principio che non è in discussione perché si basa sul diritto alla salute e alla libertà personale riconosciuti dalla Costituzione». 12 Il testamento biologico non va però confuso con l'eutanasia, che è invece la richiesta esplicita e cosciente del malato di porre fine alla propria esistenza, quando questa sia diventata insopportabile. «Io mi batto anche per l'eutanasia — incalza Veronesi —. Ma una cosa per volta. Il testamento di vita vuole colmare la frattura della sopravvenuta incapacità dell'individuo di fare scelte coscienti ed è dunque uno strumento dell'autonomia dei malati. Nel nostro Paese non esiste una normativa, anche se in linea di principio le volontà anticipate possono essere considerate valide nel nostro ordinamento e tenute in considerazione dai medici». LA LEGGE — In realtà manca una legge che obblighi a seguire il testamento biologico come negli Stati Uniti e in diversi paesi del Nord Europa (Olanda, Belgio, Danimarca, Germania). E in una situazione di vuoto normativo il tutto è affidato alla discrezionalità del medico, che a sua volta non è tutelato. «Nei Paesi dove la normativa c'è — conclude Veronesi — l'adesione della popolazione è forte. Negli Stati Uniti, i primi a regolamentare il living will ( Natural death act in California, nel 1976), si parla del 15% della popolazione. In Germania, dove la legislazione è recente siamo già all'8-10%». E gli italiani come si comporterebbero? Difficile fare previsioni, ma vale la pena ricordare un recente sondaggio Eurispes sull'eutanasia (scelta ben più controversa): tra i cattolici 38% favorevoli e 48% contrari, tra i non cattolici 69% favorevoli e 18,6% contrari. Indecisi il 12%. 306 - OLTRE IL VOTO - DI GIAN ENRICO RUSCONI da: La Stampa di martedì 21 marzo 2006 Ben mirato è il messaggio che la Cei manda - tramite le parole del cardinale Ruini - alla politica italiana. E' un catalogo di valori, di raccomandazioni e di rivendicazioni che guarda oltre l'esito ella consultazione. Chiunque vinca, dovrà tenerne conto. La Cei non fa distinzioni tra le parti. Ma il suo catalogo è di fatto un potente discriminatore. Sin da ora. Naturalmente sarebbe stato ingenuo o sciocco attendersi un qualche, sia pur tenue o implicito, segnale di parte. Nonostante uno schieramento (di centro-destra) sia disposto a seguire alla lettera le indicazioni della gerarchia e l'altro (di centro-sinistra) abbia un atteggiamento più critico e problematico. Ma nel documento di Ruini non c'è parola di rammarico per il drammatico approfondirsi del solco tra gli schieramenti e le forze di ispirazione cristiana e moderata, la cui convergenza mesi fa - in occasione del referendum - aveva dato alla testa a qualche nostalgico del grande centro di ispirazione cristiana. C'è la preoccupazione per il deterioramento del clima politico di questi giorni, ma si trattiene dal denunciare la possibile degenerazione di un confronto politico mediatico-populistico che altererebbe le regole stesse della democrazia. La Chiesa non entra nel merito dei meccanismi politici? Non è esattamente così. Proprio il documento Cei infatti si esprime direttamente e polemicamente sulle regole democratiche quando critica le legittime iniziative delle amministrazioni regionali a favore dei Pacs. E mette in guardia in modo quasi intimidatorio circa la loro trasposizione a livello di politica nazionale. Questo non è accettabile. Lo ripetiamo sino alla noia: la Chiesa ha tutto il diritto di esporre e promuovere le sue tesi. Nessuno la ostacola nel discorso pubblico. Ma quando entra in gioco la deliberazione politica - a qualunque livello - la Chiesa deve accettare con rispetto - non semplicemente tollerare - le procedure attraverso cui i cittadini e i loro legittimi rappresentanti prendono decisioni dissonanti dalla sua dottrina. Questo non è un dettaglio secondario. O una questione di stile. E' la sostanza stessa del riconoscimento della laicità dello Stato su cui si stanno versando fiumi di inchiostro. E' facile immaginare quali saranno le reazioni del centro-destra che dal documento trarrà un po' di ossigeno in questi giorni asfissianti. Nel campo del centro-sinistra sarebbe bello, ma ahimè improbabile, che il suo leader facesse sentire la sua voce che rispettosamente rivendica la priorità del criterio laico nella definizione delle norme di convivenza tra credenti, non credenti e diversamente credenti. 13 307 - VALDESI: EUTANASIA NON E' ATTENTATO ALLA VITA UMANA Dall’agenzia ASCA di martedì 21 marzo ''L'eutanasia non e' un attentato alla vita umana, ma una norma che vuole indicare come si può morire con dignità. Ci batteremo perché venga introdotta in Italia“. In seguito alle dichiarazioni in merito del ministro Giovanardi sulla legislazione olandese, il professor Sergio Rostagno, coordinatore della ''Commissione Bioetica'' della Tavola Valdese, precisa che la legge olandese è stata letta e commentata dai valdesi e metodisti a suo tempo: ''Ci è sembrata buona perchè regolamenta una procedura che ha certo i suoi limiti, ma diventa inevitabile in certi casi ben definiti”. Rostagno ha colto l'occasione per fare una riflessione anche su come si è svolto l'incidente diplomatico tra Italia e Olanda: ''Dall'episodio si può trarre un insegnamento per tutti. Dobbiamo imparare a discutere senza necessariamente demonizzare l'avversario. La discussione civile tra opinioni diverse, nel campo dell'eutanasia, come in altri campi, può svolgersi senza che l'avversario sia bollato da etichette infamanti. Purtroppo quotidianamente vediamo il contrario. Non esiste l'Altro, con opinioni diverse dalle mie, esiste solo il nemico che bisogna dipingere come demone perverso. Non esistono due idee, esiste la mia idea e il nulla, la negazione, l'abisso''. La posizione del gruppo di lavoro sui problemi etici posti dalla scienza della Tavola Valdese, detta ''Commissione Bioetica”, in merito all'eutanasia e al suicidio assistito è nota da tempo. Esiste un documento di studio a proposito pubblicato nel 1998, consultabile sul sito della chiesa valdese. 308 - CREDERE E CURARE – LIBRO DI IGNAZIO MARINO Nella mattinata di sabato 18 marzo 2006 si è tenuta presso l’ospedale S. Giacomo la presentazione del libro di Ignazio Marino, “Credere e curare”, edizioni Einaudi, euro 8,00. Ritengo importante dare questa comunicazione perché siamo di fronte ad un raro caso di medico chirurgo di fama mondiale, di fede cattolica ma aperto ad idee progressiste. Il prof. Marino, che ho conosciuto personalmente anni fa e della cui serietà non ho dubbi, ha dedicato la sua vita al trapianto di fegato. Dopo essersi laureato all’Università Cattolica di Roma, si è trasferito a Pittsburg, dove ha lavorato con il prof. Starlz, numero uno in questo campo. E’ diventato a sua volta direttore dell’Istituto. Ha aperto a Palermo un polo per i trapianti d’organo essendo ministro per la salute Rosy Bindi. Oggi ha deciso di tornare in Italia e dare un proprio contributo fattivo candidandosi come numero due nella lista dei DS per il Senato. Vi consiglio di leggere il libro in modo da farvi un’idea di come le posizioni riguardo a temi importanti quali l’organizzazione della sanità, la ricerca su embrioni congelati, il testamento biologico e l’eutanasia siano straordinariamente in linea con un approccio laico. Nel caso vi troviate d’accordo con me, diffondete il libro ove possibile. Ritengo che egli possa costituire in futuro un buon punto di incontro tra mondo laico e mondo cattolico e che, anche grazie alla enorme esperienza maturata, possa apportare elementi di modernità al nostro sistema sanitario. (a cura di Rossana Cecchi) 309 – RADIO: LE LEGGI DI DIO E LE LEGGI DEGLI UOMINI Venerdì mattina, 3 marzo, su radio Radicale è andata in onda una puntata di “Sinai – le leggi di Dio e le leggi degli uomini”. Argomento: il testamento biologico, diventato d’attualità dopo l’iniziativa della Fondazione Veronesi di istituire il “registro delle ultime volontà”. Hanno partecipato al confronto: il cardinale Ersilio Tonini, il prof. Francesco D’Agostino, presidente del Comitato nazionale di bioetica, e l’avv. Maurizio De Tilla, presidente della Cassa Forense che ha organizzato la presentazione del libro “Testamento biologico – Riflessioni di dieci giuristi”, presentazione della quale abbiamo riferito con apposito comunicato. Premesso che tutti gli intervistati erano d’accordo sul principio di legalizzare il 14 testamento biologico, nel senso di equiparare le dichiarazioni anticipate di volontà a quelle espresse in vita, le divergenze sono emerse sul concetto di “accanimento terapeutico”. Secondo il cardinale e il prof. D’Agostino, l’idratazione e l’alimentazione forzata NON SONO da considerare una TERAPIA, e quindi la loro interruzione è da considerarsi come una forma di eutanasia, alla quale sono nettamente contrari. Le argomentazioni portate a sostegno di tale tesi sono le seguenti: - idratazione e alimentazione costituiscono una naturale necessità dell’essere umano, talché i neonati vengono nutriti dai genitori perchè da soli non potrebbero farlo. Argomento inconferente, in quanto il neonato VUOLE essere nutrito, ed infatti piange e protesta quando ha fame. La persona che ha lasciato scritto espressamente di rifiutare – in determinate circostanze - l’alimentazione e l’idratazione forzata NON VUOLE essere nutrita; - la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata provoca una morte orrenda, per fame, come è avvenuto per il caso Terry Schiavo. Volutamente si ignora che: 1) OGNI CASO DI SOSPENSIONE DI TERAPIE NON COMPORTA UNA MORTE IMMEDIATA ma ha bisogno di tempi variabili a seconda della malattia e della resistenza fisica della persona; 2) l’idratazione e l’alimentazione forzata si praticano generalmente nei casi di stato vegetativo permanente, ossia quando i centri nervosi della persona sono ormai azzerati e quindi la persona non può provare alcun dolore; 3) esiste un modo più umano rispetto alla interruzione dell’alimentazione: una iniezione letale. Ma questa soluzione, anche se voluta fortemente dalla persona interessata quando era capace di intendere e volere, è respinta pregiudizialmente dal cardinale e dal professore in quanto sarebbe (come infatti la è) una forma di eutanasia. E l’eutanasia, checché ne pensino i cittadini italiani, è un reato punito dalla legge. Ma appunto per questo la vogliamo cambiare. Anche se è una legge di Dio. 310 – TV : DIBATTITO SUL TESTAMENTO BIOLOGICO Il 14 marzo 2006, alle ore 17.30, sulla rete TV Roma uno, è andata in onda una trasmissione dedicata al tema del testamento biologico. Hanno partecipato la nostra socia e consulente scientifica prof. Rossana Cecchi, medico legale, la dott. Aida Matarazzo, psicologa, Don Mario, parroco, dott. Annunziata Commoretto, dottoranda di ricerca in bioetica. Nel corso dei trenta minuti disponibili, la prof. Cecchi ha illustrato il significato del termine testamento biologico come il mezzo attraverso il quale il paziente in stato di incoscienza può dissentire da trattamenti ai quali avrebbe potuto dissentire nel caso fosse stato in grado di parlare al momento dell’espressione del proprio dissenso. Ha chiarito che va considerato un atto legale in quanto si possono esprimere le proprie volontà soltanto verso atti medici legittimi. Ha spiegato che alla base c’è la centralità del diritto del paziente a consentire o meno ad un trattamento medico, sancito dalla Costituzione italiana e che, pertanto, una legge sul consenso spingerebbe i medici a curare maggiormente l’aspetto dell’obbligo dell’informazione circa la patologia sofferta e a rispettare il parere del paziente. Alla domanda provocatoria circa il legame tra testamento biologico ed eutanasia ha affermato che il primo va tenuto distinto dalla seconda fin quando l’eutanasia non sarà più considerata un reato. Don Mario non si è pronunciato contro il testamento biologico in linea di principio, ma ha espresso riserve circa la reale informazione da parte dei medici ai pazienti, che vengono spesso lasciati all’oscuro di quanto gli viene fatto e firmano un consenso frettoloso e poco comprensibile. Ha sottolineato che la centralità è quella della dignità e del valore della persona, e che la società deve darsi regole precise. La dott. Matarazzo ha evidenziato come da un punto di vista psicanalitico ci sia una negazione della morte da parte di ognuno e che l’idea di fondo che abbiamo tutti è quella 15 di non morire mai. Nessuno è spettatore della propria morte ma solo di quella altrui e questo crea difficoltà nell’accettarla. La dott. Commoretto ritiene che si debba avere un approccio razionale al problema e che si debba decidere secondo quanto è più benefico per il paziente. Il dibattito è stato tenuto vivo dagli interventi della prof. Cecchi, stimolata dalle provocazioni di don Mario, che rappresentavano ovviamente le parti protagoniste in gioco: il tecnico e la religione. Rossana ha sottolineato che i concetti di accanimento terapeutico e qualità della vita sono sorti proprio a seguito dei progressi della medicina che, se da una parte portano certamente a traguardi straordinari, dall’altra producono della aberrazioni di cui ci si deve assumere la responsabilità. Don Mario ha puntato molto sul problema del rapporto tra medico e paziente evocandone i lati deboli. Interessante è stato il commento finale sul significato della morte: all’affermazione della Cecchi che la morte è come la vita in quanto ne rappresenta il momento finale, e che lei vorrebbe arrivarci nel modo più fisiologico possibile e non attaccata a respiratori o altre macchine, don Mario (purtroppo fuori audio) ha risposto “ma questa è poesia!”. Noi diciamo: ma quale poesia, questa è realtà! Ed è un rischio che è giusto che ciascuno abbia il diritto di evitare. La domanda che rimane è sempre la stessa: perché la Chiesa è così contraria ad una morte “cristiana”? Le risposte potrebbero essere molteplici, la più frequente è che il testamento biologico pone a rischio di scivolamenti verso la legalizzazione di situazioni francamente contrarie al suo spirito, ma noi riteniamo che ciò sia insito in tutte le leggi (vedi la legge 40 che impedisce ai malati di AIDS di ricorrere al lavaggio dello sperma – che lo rende privo di infezione - e successiva inoculazione negli ovociti della compagna, soltanto perché non si tratta di un caso di sterilità!). L’importante è che la legge sia concepita in modo giusto e che venga fatta rispettare. 311 – TV : LA FINE E’ IL MIO INIZIO Il programma di Gad Lerner “L’infedele”, andato in onda mercoledì 15 marzo alle ore 21:30, è stata dedicata al “fenomeno Terzani” e al suo libro postumo “la fine è il mio inizio”, che racconta la ricerca di una buona morte e di un nuovo dialogo padri-figli. Hanno partecipato alla trasmissione: Folco Terzani, il priore del monastero di Bose, padre Enzo Bianchi, i filosofi Emanuele Severino, Giulio Giorello, Romano Madera; l'esperta di cure palliative Francesca Florani e lo studioso di buddismo Ugo Leonzio. Questo è il commento di Piero Welby tratto da “notizie radicali” (www.radicali.it). O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo pungiglione? (San Paolo, Corinzi I, 15, 55) L’Infedele si appalesa su La7 sotto le spoglie levantine di Gad Lerner. Bernardo di Chiaravalle lo avrebbe accoppato magno cum gaudio perché, il sant’uomo, teorizzava che l'uccisione di un infedele non deve essere considerata come un omicidio (vietato dal V Comandamento), ma come un "malicidio", ovvero come l'estirpazione di un male. Il pagano da sopprimere doveva essere eliminato in quanto portatore di un Male assoluto e irredimibile. Bernardo, doctor mellifluus , è morto e sepolto da qualche anno e Lerner, l’infedele, può tranquillamente deliziarci con una puntata dedicata alla Morte. Sì, proprio la comare secca che abbiamo relegato negli ospedali dietro a un paravento, o nei dimenticatoi dei cronicari, o nell’asetticità plastificata degli hospice. Quando accade che una nazione europea, come l’Olanda, decida di portare alla luce ciò che altrove è sepolto sotto la comoda coltre dell’ipocrisia, c’è sempre un Giovanardi che, credendosi un Bernardo di Chiaravalle redivivo, estirpa il male accusando “gli infedeli” di neonazionalsocialismo. La morte di cui si parla è, come sempre, la morte degli altri perché i morti, per scelta o per “mancanza di campo” non parlano. A parlare della morte di Tiziano Terzani si avvicendano, tra gli altri, Emanuele Severino, Giulio Giorello, Enzo Bianchi. Se siete tra i fortunati che 16 hanno assistito al dibattito avrete senz’altro provato l’estenuante dolcezza di una vita che si spegne conservando nello sguardo l’andare eterno di una natura che non conosce il nulla. Se la vostra sensibilità vi avesse sospinti tra le braccia rassicuranti di un Dio creatore avrete senz’altro provato l’inebriante promessa dell’eternità. Se è la vita e la vitalità il vostro hortus conclusus avrete senz’altro esperito l’assurdità di un rifiuto infantile. Se siete tra quelli che non hanno avuto la fortuna di assistere al dibattito peggio per voi, per la legge del contrappasso dantesco beccatevi Giovanardi e il suo nazionalsocialismo da sagrestia bellica. 312 – TV : OLANDA, EUTANASIA INFANTILE E NAZISMO Mercoledì 22 marzo sul canale LA7 è andata in onda una puntata di "Otto e mezzo" sul tema: l'Olanda e l'eutanasia, condotta da Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni. In studio il ministro UDC Carlo Giovanardi, il segretario del Partito radicale Daniele Capezzone ed il giornalista de "il Foglio" Giulio Meotti. In collegamento video la europarlamentare olandese Sophie In't Veld. Meotti nella sua introduzione ha fatto alcune affermazioni discutibili: la "spina bifida" è malattia che "consente di vivere a lungo", senza precisare come, ogni anno 600 bambini si trovano in stato di possibile eutanasia, circa 80-100 bambini l’anno sono "uccisi dai medici olandesi", il 20% delle eutanasie infantili sono praticate dal medico SENZA il consenso dei genitori, e così via. Daniele Capezzone ha messo in guardia dagli "stereotipi facili", ossia definire sbrigativamente "uccisioni" alcune decisioni drammatiche assunte di comune accordo fra genitori e medici ed autorizzate dal magistrato per abbreviare le sofferenze di bambini che sarebbero morti fra orrende sofferenze. Ferrara ha quindi chiesto a Sophie In't Veld se in Olanda si pratica l'eugenetica. Sophie, la quale parla correttamente l'italiano, ha respinto decisamente l'insinuazione di Ferrara, asserendo che in Olanda si svolge un profondo e serio dibattito democratico sull'argomento, finalizzato a trovare una soluzione per alcuni eccezionali casi di bambini condannati a morte certa ed a sofferenze non lenibili. Sophie ha precisato che nel periodo di sperimentazione a Groningen i bambini sottoposti all'eutanasia sono stati in media 15 l’anno. Ferrara è tornato sull'argomento eugenetica facendo riferimento ad un libro di bioetica di Gilberto Cortellini, del partito radicale, nel quale si sosterrebbe l'opportunità delle pratiche eugenetiche, sottintendendo così che la sinistra è favorevole all'eugenetica (e quindi alle teorie naziste). Infatti Capezzone ha subito protestato vivacemente, chiedendo a Ferrara se intende tacciare Cortellini di nazismo. Ne è nato un piccolo alterco fra i due, e Ferrara lo ha invitato ad andarsene. Sophie ha risposto che tirare in ballo l'eugenetica, prassi nazista che prevedeva la soppressione dei neonati finanche in base al colore degli occhi, è un modo per demonizzare quanto sta avvenendo in un paese civile come l'Olanda. Ferrara ha replicato che "ancora non siamo a questo punto, salvo che per la fecondazione assistita", alludendo forse all'accusa rivolta dalla Chiesa e dagli "atei devoti" a quanti ricorrono alla fecondazione assistita e vorrebbero "scegliere" un embrione non affetto da tare ereditarie. Ritanna Armeni ha tentato di spostare il dibattito sul tema della trasmissione, ossia se esistono casi e momenti eccezionali nei quali ci si deve interrogare se è bene e giusto far continuare a soffrire una persona, indipendentemente se adulto o bambino. Giovanardi ha subito obiettato che le pratiche "compassionevoli" sono state introdotte nel 1939 da Hitler per motivare la selezione ariana. Dalla "compassione" si passa facilmente (per la nota teoria del piano inclinato) alla eliminazione per futili motivi. Nel caso dei bambini, si eliminerebbero non soltanto quelli con una settimana di speranza di vita, ma anche quelli "sordomuti, ciechi, con spina bifida, talassemici" SENZA neanche sentire il 17 parere dei genitori. Per cui ribadisce la sua assoluta opposizione all'eutanasia, che considera CONTRARIA ALLA DIGNITA' UMANA, dimenticando così che la dignità è personale di ogni individuo, e scaturisce dal principio della "autodeterminazione", affermato a parole dalla stessa Chiesa cattolica e negato continuamente nei fatti. Inoltra, a suo parere, l'eutanasia preclude la possibilità del recupero da parte del malato. Sophie ha respinto tale ipotesi, in quanto si può ricorrere all'eutanasia SOLTANTO in presenza di situazioni irreversibili e irrecuperabili, ed ha augurato a tutti di non trovarsi mai in tali situazioni. Ferrara a questo punto ha rispolverato il libro di Cortellini, attribuendo implicitamente alla sinistra l'obiettivo di "cambiare il mondo attraverso l'eugenetica". Giulio Meotti ha insinuato che in Olanda i casi di eutanasia infantile siano molti di più di quelli citati da Sophie, in quanto esistono molti casi clandestini. Capezzone lo ha interrotto, smentendolo in quanto citava dati ANTERIORI all'esperimento sui bambini e attirandosi la reazione violenta di Ferrara, il quale lo ha definito CIALTRONE e ROMPICOGLIONI. Fortunatamente Capezzone non ha abboccato alla provocazione ed è rimasto al suo posto. Dopo l'interruzione pubblicitaria, il clima si è calmato. Giovanardi di è dichiarato FIERO delle sue idee e DISPIACIUTO per gli attacchi che ha subìto. Ha ricordato che l'eutanasia in Olanda si applica anche a bambini che non sono destinati a morire entro una settimana. Ritanna Armeni allora gli ha chiesto se in tali casi sarebbe favorevole. Giovanardi ha eluso la domanda affermando che allora non ne varrebbe la pena. Quindi ha aggiunto che se lui afferma che la pena di morte è incivile, gli Stati Uniti non si ritengono offesi. Analogamente l'Olanda non dovrebbe ritenersi offesa. Sophie ha confutato tutte le asserzioni di Giovanardi, che non sono basate sulla realtà ma su affermazioni retoriche. Al termine Ferrara ha chiesto a Sophie se la legislazione olandese ammette l'obiezione di coscienza. La risposta è stata: certamente. A seguito della trasmissione, come associazione abbiamo inviato a Sophie In’t Veld un messaggio per ringraziarla della sua testimonianza. Chi volesse aggiungere il suo personale pensiero può scriverle a “[email protected]”. 313 - DOV’E’ FINITA LA LAICITA’ DELLO STATO? – DI GIAMPIETRO SESTINI Roma, 10 marzo 2006 Sin dalla presa di posizione della Conferenza Episcopale Italiana circa l'astensione dal voto in occasione del referendum sulla fecondazione assistita avevamo denunciato i pericoli che sarebbero derivati dalla commistione della sfera religiosa con quella politica. Da allora, i pericoli sono divenuti sempre più attuali, ed in questo scorcio di campagna elettorale sono diventati una spiacevole realtà. Sull'onda del risultato delle elezioni americane, influenzate dal movimento teo-con, la Chiesa ha aumentato la sua pressione sulla politica e la politica ha ceduto alle pressioni della Chiesa. Abbiamo così assistito, per la prima volta nella storia dello Stato Italiano, che il coordinatore nazionale del maggior partito italiano - partito del Presidente del Consiglio Sandro Bondi, abbia inviato ai 25.000 parroci italiani una brochure "dove sono elencati tutti i provvedimenti in favore della Chiesa promossi in questi anni dalla maggioranza di centrodestra, fra cui la legge per la regolarizzazione degli insegnanti di religione, la legge per gli oratori, l'abolizione dell'Ici per gli enti ecclesiastici e non profit, la battaglia per il riferimento alle radici cristiane dell'Europa e la difesa del crocifisso nelle scuole". Particolare enfasi è riservata alla legge sulla procreazione assistita "approvata dal governo", scrive Bondi, "e che la sinistra ha cercato di abrogare per mezzo di un referendum. La famiglia, cuore dell'attuale e fecondo lavoro pastorale di Benedetto XVI, e costante premura dell'indimenticabile Giovanni Paolo II, ha guidato la nostra politica facendoci scoprire sentieri nuovi e oggi ancor più fecondi per la società italiana". 18 L'iniziativa è stata talmente fuori luogo che alcuni parroci ed anche un vescovo hanno ritenuto di dover rispondere. Scrive don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano (L'Aquila). Signor Bondi, sono abituato a dare alle parole il loro peso per cui a chiamarla "onorevole" dovrei coartare la mia coscienza. Ho ricevuto l'inverecondo opuscolo che lei, immagino, ha inviato a tutte le parrocchie d'Italia. Glielo restituisco senza nemmeno sfogliarlo e le ricordo che le parrocchie non sono discariche di rifiuti né postriboli nei quali si possa fare opera di meretricio. Abbiamo una nostra dignità, noi sacerdoti, e non siamo usi a svendere per un piatto di fagioli il nostro patrimonio religioso, culturale, sociale ed umanistico che voi in cinque anni di malgoverno avete dilapidato. Avete fatto razzia di tutto. Avete dissestato la finanza pubblica, avete ridotto alla fame gli enti locali da una parte e foraggiato, dall'altra, gli enti ecclesiastici cercando di comprarvi il nostro silenzio se non addirittura la nostra compiacenza. Avete popolato il Parlamento di manigoldi, ladri e truffatori. Di 23 parlamentari condannati in via definitiva più della metà (13 per la precisione) fanno parte del vostro gruppo. Avete fornicato con il razzismo della Lega e con il fascismo di Rauti. Con voi i ricchi sono diventati più ricchi ed i poveri più poveri. Il vostro "Capo" in cinque anni ha quadruplicato il suo patrimonio, mentre le aziende del Paese andavano in crisi. Solo l'elettromeccanica, nell'ultimo quadrimestre del 2005, ha perso il 7,1% del suo fatturato. I nostri pensionati, da qualche anno in qua, non solo non riescono più ad accantonare un soldo, ma hanno incominciato a rosicchiare il loro già risicati risparmi. Avete speso energie e sedute-fiume in Parlamento per difendere a denti stretti le "vostre" libertà mentre il Paese rotolava al 41° posto quanto a libertà di stampa e pluralismo di informazione, dopo l'Angola. Avete mercificato i lavoratori e ipostatizzato le merci. Si tenga pure, signor Bondi, la sua presunzione di coerenza con la "dottrina sociale della Chiesa". Noi preti vogliamo tenerci cara la libertà di lotta e di contestazione contro la deriva liberista e populista della vostra coalizione". Ieri il vescovo Tommaso Valentinetti, presidente nazionale di Pax Christi, ha rincarato la dose con una lettera aperta allo stesso Bondi dall'esplicito titolo "Lasciateci liberi nella nostra intelligenza". Oggi il sottosegretario alla Difesa, Rosario Giorgio Costa di "Forza Italia", lungi dal criticare l'intromissione di Bondi nell'ambito ecclesiastico, ha bollato il vescovo di essere "un comunista", asserendo che nell'opuscolo di Bondi "Sta scritto tutto quello che si è fatto. Si è votata la legge sulla bioetica per come ha detto il cardinale Ruini, si sono fatti i reclutamenti degli insegnanti di religione per come vuole la Conferenza Episcopale Italiana, si sono fatti i provvedimenti che vanno nella direzione del volontariato, si conferma la volontà di votare per l'otto per mille e così via..". Il sottosegretario ha concluso il suo comunicato (ASCA-101558 MAR 06) con un consiglio a mons. Valentinetti: "Se questo signore si dispiace proprio tanto, non legga questo opuscolo e se ne faccia uno per conto suo". Considerato che Forza Italia è il partito che vorrebbe rappresentare la laicità nella attuale maggioranza, l'iniziativa del suo coordinatore nazionale e la conferma da parte di un suo rappresentante nel Governo costituiscono il "de profundis" della laicità della Repubblica italiana. Non siamo una organizzazione partitica nè politica, ma dobbiamo prendere atto che se vogliamo mantenere viva la speranza di legalizzare il testamento biologico e depenalizzare l'eutanasia non possiamo che augurarci una maggioranza diversa per una politica migliore. 314 - GIOVANARDI: L’OLANDA E’ NAZISTA – DIBATTITO NEL GRUPPO YAHOO Da: [email protected] Data: Sun, 19 Mar 2006 - 16:12 19 Oggetto: Giovanardi: l’Olanda è nazista Riportiamo qui sotto la vergognosa dichiarazione rilasciata a "radio anch'io" dell'on.le Carlo Giovanardi - Ministro del Governo Berlusconi - che ha accusato l'Olanda di nazismo per la nota posizione sull'eutanasia. La dichiarazione di Giovanardi ha innescato un incidente diplomatico: il Governo olandese ha convocato il nostro ambasciatore per avere spiegazioni ed il premier olandese ha definito il comportamento di Giovanardi "scandaloso e inaccettabile". La vicenda ha fatto il giro del mondo, come dimostra la successiva new della Federazione mondiale. Tutto ciò conferma, se avevamo qualche dubbio, che se alle prossime elezioni vincesse l'attuale maggioranza politica potremmo scordarci per altri cinque anni non solo la depenalizzazione dell'eutanasia ma anche ogni recupero della laicità perduta dal nostro Paese. Le dichiarazioni del ministro Giovanardi «La legislazione nazista e le idee di Hitler in Europa stanno riemergendo, per esempio in Olanda, attraverso l'eutanasia e il dibattito su come si possono uccidere i bambini affetti da patologie. Da noi un bambino malato viene curato, in Olanda invece viene ucciso». Lo ha dichiarato giovedì mattina 16 marzo a «Radio anch'io» il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi. Il ministro ha parlato di «selezione eugenetica, che parte sin dall'inizio eliminando quelli down, quelli thalassemici o quelli che, già venuti al mondo, non hanno la dignità di vivere perché non sono perfetti. Se poi l'applichiamo anche agli anziani, questo è nazismo». Venerdì è arrivata la risposta olandese: l'ambasciatore italiano in Olanda è stato chiamato al ministero degli Esteri all'Aia per «chiedere spiegazioni» sulle dichiarazioni di Giovanardi. L'ambasciatore italiano, Mario Brando Pensa, ha risposto che le parole del ministro non rappresentano la politica dell'intero governo. Ma per l'Olanda il caso non è finito qui. Infatti il primo ministro Jan Balkenende ha annunciato di voler affrontare l'argomento direttamente con Berlusconi al vertice europeo della settimana prossima. «È un comportamento scandaloso e inaccettabile. Non ci si comporta così fra noi in Europa», ha commentato Balkenende. «Ho diritto di dire quello che penso. Non mi devo scusare», ha replicato Giovanardi alla notizia del richiamo dell'ambasciatore italiano. «Ho citato opinioni di medici olandesi che teorizzano l'uccisione di bambini fino a 12 anni se affetti da patologie che li costringerebbero a vivere una vita non degna. In un'Europa così ho difficoltà a riconoscermi perché si stravolge il messaggio cristiano di dignità e di diritto alla vita per tutti». Il segretario dei radicali, Daniele Capezzone, ospite della trasmissione di giovedì, aveva messo in guardia Giovanardi di far rischiare all'Italia un incidente diplomatico. Capezzone aveva replicato che nel caso di minori la legislazione olandese sull'eutanasia riguarda solo «bambini con malattie terribili, sofferenze cerebrali disumane, nei casi in cui i genitori siano d'accordo e ben tre consigli medici che danno l'avallo». Nel pomeriggio di giovedì, mancando le scuse di Giovanardi al governo e al popolo olandese, Capezzone aveva chiesto le dimissioni del ministro, poi reiterate venerdì sera. Il messaggio della Federazione mondiale per il diritto di morire From: [email protected] Data: 17 March 2006 AMSTERDAM - An Italian minister has launched an outspoken attack on legalised euthanasia in the Netherlands."Nazi legislation and Hitler's ideas are re-emerging in Europe via Dutch euthanasia laws and the debate on how to kill ill children," Parliamentary Affairs Minister Carlo Giovanardi said on an Italian radio programme on Friday. He likened the Dutch legislation to Nazi laws and said it is "eugenics" to debate killing children "who are ill or have Down Syndrome". "We could just as easily apply this to senior citizens," Giovanardi said. Giovanardi is a member of the centre-right Christian Democrat party in Italy. 20 Dutch Prime Minister Jan Peter Balkenende, also a Christian Democrat, expressed outrage at the Italian's remarks on Friday.Balkenende said he would raise the issue with Italian Prime Minister Silvio Berlusconi at an EU meeting next week. Dutch Foreign Minister Ben Bot said he would talk to the Italian ambassador. Daniele Capezzone, a leader of the secular 'La Rosa nel Pugno' (Rose in the Fist) party federation also featured in the radio programme and he called on the Christian Democrat to apologise to the Netherlands. Giovanardi refused and repeated his remarks. Giovanardi and Capezzone were taking part in a radio debate on ethics and the separation of church and state. Capezzone's party supports legislating for euthanasia. Da: [email protected] Data: Sun, 19 Mar 2006 - 17:27 Oggetto: Giovanardi: l’Olanda è nazista Vergognoso davvero. Non vi sono altre parole per definire l'intervento di Giovanardi. Del resto in sintonia con altre precedenti prese di posizione ed in linea con l'impostazione del governo di cui fa parte e che non a caso è stato chiamato in causa dallo stesso Giovanardi nelle successive dichiarazioni a profferita discolpa. La sola eventualità che persone di tal fatta possano essere confermate alla guida dell'Italia per la prossima legislatura, dovrebbe indurre ciascuno di noi a porre in essere - secondo capacità e possibilità - ogni iniziativa intesa a scongiurare l'evento. Ciao a tutti. Da: [email protected] Data: Sun, 19 Mar 2006 - 19:17 Oggetto: Giovanardi: l'Olanda è nazista Dall'ANSA di oggi sugli sproloqui di Giovanardi, Casini, e company: VERONESI, POVERA OLANDA CHE HA SOFFERTO NAZISMO ''Povera Olanda, e' quella che ha sofferto piu' di ogni altro l'imposizione nazista, quindi siamo lontani mille chilometri. Non ho capito cosa significassero quelle accuse''. Lo ha detto il professor Umberto Veronesi, commentando le dichiarazioni del ministro Carlo Giovanardi, secondo il quale ''la legislazione nazista e le idee di Hitler in Europa stanno riemergendo come ad esempio in Olanda attraverso l'eutanasia e il dibattito su come si possono uccidere i bambini affetti da patologie''. ''Io - ha spiegato Veronesi, che sulla questione ha scritto un libro e ha lanciato un appello ho posto il problema. Non e' che abbia soluzioni in tasca. Non ho detto che si debba fare o che non si debba fare. Pero' e' giusto parlarne perche' non dobbiamo fingere che non esista il problema del malato terminale''. Da: [email protected] Data: Sun, 19 Mar 2006 - 19:25 Oggetto: Giovanardi: l'Olanda è nazista quando si pensa al Ministro Giovanardi non si fa fatica ad immaginarsi il difficile percorso dell'individuo "imbecille" (non nel senso prosaico ma nel senso etimologico=in/mbaculus=senza bastone. cfr G. Semerano. Le origini della cultura europea. Olschki MCMXCIV-Rist.MMII. Vol.II pag.433) lungo il difficile e tortuoso sentiero dell'intelligenza: tutti abbiamo bisogno di un "bastone" ( ad esempio la cultura) che ci sorregga in questo cammino. lui no. non ne sente il bisogno. e i risultati si vedono, si sentono e purtroppo, come nazione, si sopportano. d'altra parte il parlare di semplice "imbecillità" (sempre nel senso di prima) a proposito di un ministro della Repubblica quindi di una persona che, oltre ad avere precisi doveri,come essere raziocinante, di rispetto della verità, ha precisi obblighi legati al suo ruolo istituzionale di rappresentanza, mi pare riduttivo. il ministro della repubblica non può arrogarsi il diritto di criticare leggi di uno stato, tra parentesi facente parte dello stesso organismo sovranazionale, in termini gravemente offensivi e lesivi della verità storica. se parlasse solo da privato cittadino, sarebbe un caso alla calderoli, limitato dalla casualità delle patologie umane; ma quando parla essendo Ministro coinvolge tutti gli appartenenti alla nazione nelle sue affermazioni: quindi ha il 21 dovere istituzionale di essere oltremodo accorto nelle affermazioni. gli ultimi esempi dati dal governo italiano, come nel caso "calderoli", non sono in questo senso rassicuranti. Bene fa il governo olandese a chiedere conto al nostro governo di certe affermazioni gratuitamente offensive e stupidamente ignoranti; citare , tanto per farsi una medaglia del proprio prono clericalismo, il programma T4 e paragonarlo con la legge olandese dell'eutanasia nei confronti dei minori è semplicemente stravolgere la discussione e dare sfoggio di ignoranza, quanto meno della legge olandese; dire poi che si citano soltanto posizioni di medici e cittadini olandesi non vuole dire nulla: purtroppo l'ottundimento e l'estremismo dialettico di certo clericalismo non è appannaggio soltanto dell'italia o dei neo/teocons statunitensi. già il defunto papa aveva paragonato l'aborto all'Olocausto: con effetto orripilante per tutto il mondo civile (ho detto civile, non laico nè laicista). quando poi chi parla di leggi di stampo nazista è un personaggio che evidentemente non sa nemmeno che negli ultimi cinque anni ha rappresentato l'unico esempio al mondo di alleanza politica ed istituzionale con un residuato bellico della repubblichina di salò; e nell' attuale campagna elettorale è alleato non con il tanto vituperato Caruso, ma con personaggi che liberamente sfilano per Milano all'ombra di croci celtiche e rune inneggiando, a braccia tese, al duce del fascismo e violando esplicitamente tre leggi dello Stato (la disposizione transitoria della Costituzione, la legge Scelba e la legge Mancino) si raggiunge il massimo della falsità ontologica o della schizofrenia paranoica ( DSM-4-TR pgg 326 e segg). Ma non è il caso, visto che si parla del Ministro Giovanardi, di tirarla tanto per le lunghe: l'unico insegnamento che si può trarre da questo tristissimo episodio è che non bisogna mai riempirsi la bocca con cose che non si conoscono. saluti. giuliano degli antoni Da: [email protected] Data: Sun, 19 Mar 2006 - 18:49 Oggetto: Giovanardi: l 'Olanda è nazista Non c'è molto da vergognarsi. Bisogna prendere atto che questo è un paese non solo arretrato, ma costantemente arretrante. E' un processo iniziato con la fine della libertà comunale, l'avvento delle Signorie (sarà mica un caso che queste autentiche becchine della libertà comunale - i Gonzaga, i Medici, gli Estensi, i Montefeltro - siano ancora sugli altari, soprattutto là, come in Toscana, dove domina la cosiddetta sinistra, ma in realtà una destra peggiore di quella ufficiale che almeno non si maschera), la dominazione spagnola e, soprattutto, con la Controriforma (coi corollari dell'Indice e dell'Inquisizione). Quel processo durato mezzo millennio è poi alla fine culminato col fascismo. Ci siamo illusi che il momento resistenziale e costituzionale - ambedue voluti e sostenuti da una strettissima minoranza (nell'ordine del "per mille", non del "per cento") di un popolo che era nella sua stragrande maggioranza ed è ancora profondamente fascista - avrebbe cambiato le cose. Un illusione durata pochissimi anni durante i quali è stato prodotto il meglio dell'ultimo nostro mezzo millennio: il miracolo economico, la lira che prende l'oscar mondiale delle monete, la cultura (Pavese, Pasolini, Calvino ... ma quando mai ne sorgeranno più di simili?), il cinema (dopo 50 anni fa ancora scuola). Invece quella spinta propulsiva, per dirla con Enrico Berlinguer, ormai si è esaurita e non vogliamo prenderne atto. La Resistenza è ormai una bandiera sbiadita e per i più perfino noiosa, se non addirittura ripugnate. La costituzione è in balia dei venti (e non datene la colpa alla destra ufficiale, perché è la sinistra, quella formale di D'Alema soprattutto, che per prima vi ha messo mano). Questo era, è e sarà un paese soprattutto fascista. Bisogna prenderne atto, farsene una ragione. Ponetevi nei panni di un Olandese che ha sentito Giovanardi. Non può che pensare alla nostra cultura negli stessi termini con cui noi pensiamo a quella musulmana quando sentiamo teorizzare e giustificare la repressione delle donne. Ed ha ragione da vendere, il nostro Olandese. 22 Prendiamone atto e chi può se ne vada da questo Paese. L'errore peggiore sarebbe (come fa la base della sinistra, in perfetta buona fede) dare la colpa di ciò che succede al governo (nel senso che si cambia governo e tutto va a posto). Il governo non ha alcuna colpa, la colpa è tutta del popolo, il governo (anche il fascismo di Mussolini) non è una causa, ma un effetto della situazione e della cultura corrente. Dal dopoguerra, dopo il momento resistenziale e costituzionale, i governi non hanno fatto che peggiorare, ossia non hanno fatto che tendere a quel fascismo che ci è congeniale. Il primo governo di (si fa per dire) sinistra del paese, durato quasi 8 anni (dal dopo Tangentopoli al 2001) è stato peggiore (più di destra) dei già destrorsi governi democristiani (che io personalmente ho cominciato, purtroppo, a rimpiangere), quello di Berlusconi è stato peggio ancora e non fatevi illusioni: il prossimo governo, che sia di Berlusconi o di Prodi, sarà peggio ancora (ovviamente nel senso che le cose continueranno comunque a peggiorare, sia sul piano economico che culturale sociale ecc.). Non facciamoci illusioni: anche dietro la facciata di "sinistra" si nasconde il fascismo di sempre: basti pensare a come sia a destra che a sinistra, si guardi a Berlusconi o a Prodi o a D'Alema come a quello che ci può trarre fuori dalla merda, all'unto del signore, all'uomo della provvidenza. Siamo sempre i soliti. Disse Kennedy al popolo americano: NON CHIEDETEVI COSA IL GOVERNO PUO' FARE PER VOI, MA CHIEDETEVI COSA VOI POTETE FARE PER LA NAZIONE. disse Rousseau: NON ABBIAMO BISOGNO DI BUONI POLITICI, MA DI BUONI CITTADINI. Disse Brecht: BEATO QUEL POPOLO CHE NON HA BISOGNO D'EROI. Mauro Aurigi Da: [email protected] Data: Sun, 19 Mar 2006 - 19:35 Oggetto: Giovanardi: l 'Olanda è nazista (scrive Marco Aurigi) : >...dove domina la cosiddetta sinistra, ma in realtà una destra ....> quando ero bambino (tanti, tanti anni fa) i maestri di scuola ai bambini che avevano difficoltà a scrivere con la destra,e preferivano la sinistra, per ricordare quale fosse la destra , erano usi mettere uno straccetto legato al braccio destro. così i piccoli avevano, secondo loro, facilità a distinguere la destra dalla sinistra. evidentemente il suo maestro delle elementari non la pensava così. saluti. giuliano degli antoni Da: [email protected] Data: Mon, 20 Mar 2006 19:50 Oggetto: Giovanardi: l'Olanda è nazista Caro Giuliano, e voi tutti, sarebbe banale dire che oggi quelli sono metodi antieducativi e superati: scrivere con la sinistra è altrettanto 'normale' che farlo con la destra. Ma destra e sinistra non sono uguali: il discorso di Mauro Aurigi è abbastanza articolato, ma su un argomento sicuramente possiamo essere tutti d'accordo: i 'salvatori della patria' non esistono. La prospettiva, visto che viene citato Calvino, è propria calviniana: la sfida al labirinto, consapevoli che il suo superamento non sarà altro che l'ingresso in un altro labirinto. Cmq, al di là di varie ragioni (e sono davvero tante!!!), quale coalizione, nonostante rutelli e mastella, può imbastire un discorso LAICO senza buttiglionismi e bondismi? Cordiali saluti vitale Da: [email protected] Data: martedì 21 marzo 2006 19.34 Oggetto: Giovanardi: l'Olanda è nazista Ma noi cittadini italiani che non vogliamo neanche vergognarci troppo delle affermazioni dei ns ministri, non possiamo organizzare una qualche forma democratica di risposta (proporrei di inondare di lettere sia il ministro che il governo olandese)? 23 Può "liberauscita" esserne promotore? Claudia Contratto Da: [email protected] Data: Friday, March 24, 2006 12:43 PM Oggetto: L'Olanda e il nazismo E così tutto finisce a tarallucci e vino: la classica commedia all'Italiana. Un Ministro della Repubblica Italiana paragona la civilissima Olanda al nazismo? Inezie. il Presidente del Consiglio italiano rassicura il collega olandese che chiede giustamente spiegazioni: il Ministro Giovanardi ha parlato a titolo personale. Come se fosse possibile sdoppiarsi: se Giovanardi vuole essere libero di esprimersi senza impegnare il Governo di cui fa parte, poteva fare a meno di candidarsi - prima - ed accettare - poi - tale incarico. Non solo, ma il Ministro raddoppia la dose: si rifiuta di chiedere scusa e conferma in televisione e sulla stampa il suo giudizio. Il Presidente della Camera e leader del suo partito, Casini, non condivide - bontà sua - l'accusa di nazismo ma coglie l'occasione per dichiararsi assolutamente contrario all'eutanasia, e non soltanto quella dei bambini. Gli altri partiti della maggioranza, AN e Lega, non sono da meno. Non ci resta che sperare che il 9 e 10 aprile il vento cambi. Giampietro Sestini PS. Allego una "news" inviata dalla Federazione mondiale per il diritto a morire con dignità a tutte le associazioni che ne fanno parte. From: [email protected] Subject: Dutch won't react to Italian minister's bluster Date: Thu, 23 Mar 2006 12:00 THE HAGUE, 23/03/06 - Prime Minister Jan Peter Balkenende will after all not be holding a separate meeting with the Italian Prime Minister Silvio Berlusconi about the comparison an Italian minister made between Dutch laws and Nazi practices. Balkenende was to have a special meeting with Berlusconi at the European summit held today and tomorrow, but has decided against this. He will accept Berlusconi's statement that the Italian minister Carlo Giovanardi spoke in a personal capacity. Giovanardi compared the Dutch euthanasia policy with Nazi practices in a radio programme last week. Foreign Minister Ben Bot immediately summoned the Italian ambassador in The Hague. Giovanardi refuses to apologise. But Balkenende said in the Lower House yesterday that it would be unwise to keep bringing up the matter endlessly. "We must avoid putting this minister constantly in the limelight". Foreign Minister Bot added that Giovanardi was an "insignificant politician who is now in the papers every day. Deescalation is the better choice." Da: franco.toscani1 <[email protected]> Inviato: venerdì 24 marzo 2006 13.26.31 A: "Associazione Libera uscita" <[email protected]> Oggetto: Re: L'Olanda e il nazismo Speriamo, ma non facciamoci troppe illusioni! FT 315 – NOTIZIE DAL MONDO : LIBRO ITALIANO SUL TESTAMENTO BIOLOGICO Si riporta qui sotto la notizia diramata a tutte le associazioni del mondo dalla Federazione Mondiale per il diritto di morire con dignità (WFRTD societies). La notizia, da noi fornita, riguarda la pubblicazione in Italia del libro "il testamento biologico", stampato dal "Sole 24 ore" e curato dalla Fondazione Veronesi. Come abbiamo a suo tempo informato, il libro ospita le riflessioni di dieci giuristi, fra cui la nostra consulente scientifica dott.ssa Rossana Cecchi, ed è reperibile ancora per pochi giorni in tutte le edicole d'Italia al costo di soli 3 euro. Alla nostra Rossana rivolgiamo, di nuovo, i nostri complimenti e ringraziamenti. Al prof. Veronesi, nostro socio onorario, la nostra ammirazione e riconoscenza per la 24 coerenza e la professionalità di una vita dedicata alla ricerca e alla dedizione verso il malato. Da: [email protected] Data: Sat, 25 Feb 2006 14:34:35 Oggetto: New book on ethics in Italy The most important economics Italian newspaper, Il Sole 24 Ore, published a book on the living will (Il testamento biologico. Riflessioni di dieci giuristi). This is an important event for Italy because, as well known, although this problem has been just studied by the national committee on bioethics (Comitato Nazionale di Bioetica) in 2003, nothing did change e no public discussion did arise. This volume contains the opinions of ten important Italian personalities that deal with ethical questions: Salvatore Patti, Pietro Rescigno, Guido Alpa, Lorenzo D'Avack, Luigi Balestra, Rossana Cecchi, Gilda Ferrando, Michele Sesta, Diana Vincenti Amato e Giovanni Bonilini. The preface was written by Umberto Veronesi and the introduction by Maurizio de Tilla. Prof.Umberto Veronesi is honorary member of our Association and Dr. Rossana Cecchi is our scientifical expert. The authors bring to the discussion different points of view, without the influence of religious belonging or moral conditioning. The book which contains 200 pages and will be sold by newpaper kiosks for one month and this will allow all people interested in the argument to buy it with only 3 Euros. We believe that this is an important step forward in our fight for the right of people to decide how to finish its own life when it become unworthy. Giampietro Sestini, Secretary of LiberaUscita - Italy – www.liberauscita.it 316 - OREGON – IL SUICIDIO MEDICALMENTE ASSISTITO E LA “LICENSE TO DIE” Nell’Oregon si sta svolgendo un interessante dibattito sull’assistenza al suicidio e sulla cosidetta “license to die”. La nostra Maria Di Chio ha raccolto e tradotto le notizie più interessanti, che sono qui riportate. W. Mc Call, dell’Associated Press Writer, ha citato questi dati dal rapporto 2005 sul suicidio assistito in Oregon: 38 persone hanno chiesto l’assistenza al suicidio o PSA (37 nel 2004). La percentuale di quest’anno conferma che i suicidi assistiti rappresentano una piccolissima parte dei 31.000 decessi, che avvengono in media ogni anno in Oregon ( 246 da quando la legge è entrata in vigore). L’età media è di 70 anni. Cause principali della richiesta di suicidio assistito sono: la perdita di controllo sul proprio corpo, la crescente incapacità di partecipare ad attività che rendono piacevole la vita e la perdita di dignità. La maggior parte sono malati di cancro, gli altri quasi tutti affetti dal morbo di Lou Gehrig e di AIDS. Derek Humphry informa che “Il rapporto per il 2005 del Dipartimento dell’Oregon per gli Human Services descrive il ruolo che i medici effettivamente svolgono nell’assistenza al suicidio ai malati terminali (PSA). Mentre nei primi tre anni di applicazione della legge i medici restavano accanto al morente in metà circa dei casi, nel 2005 la loro presenza si è ridotta a circa il 25% dei casi.” Secondo Derek Humphry, il medico che prescrive il farmaco letale dovrebbe restare accanto al morente per garantire che tutto proceda nel modo appropriato. Questo intervento di D. Humphry ha suscitato molte risposte, che cercavano di dare una spiegazione a questa assenza dei medici, alcune favorevoli, altre contrarie. G. Delury risponde così a D. Humphry: “ Penso che fra le altre ragioni per le quali i medici non sono presenti, ci sia anche il fatto che il paziente e/o la famiglia non vogliono il medico intorno. “Suicidio medicalmente assistito” è un nome non appropriato. Il medico non fa altro che scrivere una ricetta, non fa assistenza. Io, personalmente, preferirei che, a parte la prescrizione, i professionisti fossero del tutto fuori della faccenda: nessuna valutazione psicologica, nessun parere di un secondo medico. Sono favorevole ad un sistema in cui una persona, qualche anno prima, ancora in buona salute, ottenga dallo Stato una 25 “license” (autorizzazione, licenza, permesso?) a morire e, dopo un rinnovo, 2 o 3 anni più tardi, possa usare l’autorizzazione per ottenere una ricetta appropriata da un medico. Successivi rinnovi dell’autorizzazione dovrebbero essere richiesti ogni 3 o più anni.” Questa proposta ha ottenuto molti consensi e probabilmente verrà messa all’ordine del giorno al prossimo convegno della World Federation a Toronto, anche perché in Canada, 12 anni fa, c’era stata una proposta di legge molto simile. Commento: Come Sestini, anch’io, che per di più sono contraria ad una medicalizzazione dell’eutanasia e ad un intervento diretto dello Stato, trovo questa proposta interessante e meritevole di essere discussa fra noi. (mdc). 317 – AUSTRALIA – DIBATTITO SULLA “LICENSE TO DIE” L. Cracknell ritiene che la “license to die” serve soprattutto per esprimere ripetutamente e costantemente la volontà di morire. In alternativa alle direttive anticipate, lascerebbe un controllo maggiore alla persona che vuole morire, perché non si deve aspettare fino al momento di essere incompetenti, alla mercé di altri che possono o non possono onorare le nostre direttive anticipate. G. Delury, autore della proposta, a sua volta, dichiara che non è facile morire quando e come si vuole, sia perché le persone non sono capaci di suicidarsi, sia perché non è facile procurarsi i mezzi per morire con dignità. Se ci fosse stata l’autorizzazione a New York nel 1995, sua moglie sarebbe morta meglio, fra i suoi familiari e lui non sarebbe finito in carcere per assistenza al suicidio. Secondo un’altra persona, l’autorizzazione potrebbe essere una tattica per diminuire le paure di chi teme l’affermarsi del diritto di altri di ordinare che devi morire. Potrebbe essere il primo passo nel lungo cammino verso la conquista del pieno diritto a morire, dato che in moltissimi casi il cambiamento può avvenire solo attraverso un processo graduale. Inoltre l’autorizzazione potrebbe incoraggiare le persone ad esercitare il nostro ultimo diritto umano e dare una protezione legale a chi eventualmente abbia dato assistenza nel morire ad una persona provvista di autorizzazione. (mdc) 318 - GREAT BRITAIN – LA CHIESA CATTOLICA CONTRO IL SUICIDIO ASSISTITO Da “The Daily Telegraph” del 20 marzo 2006. La Chiesa cattolica britannica questa settimana deve lanciare una campagna politica, che si presenta come la più importante mai fatta, quella per prevenire la legalizzazione del suicidio assistito da parte del Parlamento. Come prima mossa di attacco i vescovi manderanno mezzo milione di volantini e DVD ad ogni parrocchia in Inghilterra e Galles. La campagna è guidata dall’arcivescovo di Cardiff, che ha detto: “ E’ bene che i vescovi diano istruzioni, ma noi abbiamo bisogno di tutti i comuni cattolici , perché dicano ai Lords e ai membri del Parlamento che non vogliamo questa legge.” La proposta di legge di Lord Joffe tornerà ai Lords a maggio. Un sondaggio di opinione del Daily Telegraph , eseguito l’altr’anno, ha mostrato che l’87% della gente sarebbe favorevole alla proposta. Tuttavia le legge è fortemente osteggiata dalla Chiesa e altri gruppi, compresa la Care Not Killing alliance, un’organizzazione che ne riunisce molte altre minori. I vescovi spingeranno i cattolici ad unirsi agli altri gruppi. L’arcivescovo di Cardiff spiegherà in una lettera ai parroci che il proposito dell’alleanza è di promuovere cure palliative migliori e più diffuse e di opporsi alle iniziative per introdurre l’eutanasia e il suicidio assistito. I vescovi hanno incoraggiato i cattolici a sostenere il loro operato in ogni modo, anche con contributi in denaro, hanno sollecitato chiunque si occupi di cura dei morenti, di disabilità e di altri problemi legati alla vita a diventare un punto di collegamento per l’alleanza in ogni parrocchia e infine hanno invitato i parroci ad organizzare incontri per mobilitare i credenti. Anche la Chiesa d’Inghilterra fa pressione sui suoi membri per fare lobby contro il progetto di legge. I vescovi anglicani, dal canto loro, sono pienamente d’accordo con la Chiesa cattolica per una campagna mirante a prevenire la legalizzazione del suicidio assistito. Queste le 26 motivazioni: la legge colpisce al cuore la società, danneggia i rapporti fra medico e paziente e fra i familiari stessi, perché induce una pressione psicologica sui malati e sulle famiglie, e diventa il primo passo verso l’eutanasia. Inoltre la legge si basa sul convincimento che l’esercizio dell’autonomia e la libertà di scelta siano i più alti beni morali, mentre essi sono una base ben fragile su cui organizzare la società. La legge vuole uccidere invece di curare, invece di intensificare le cure palliative. Essa implica che le vite di alcune persone sono meno degne e hanno minor valore di altre. Commento: Mi sembra molto interessante questa notizia, non è quindi solo la Chiesa italiana ad intervenire per ostacolare leggi che ritiene offensive dei diritti umani. In Inghilterra, come vedete, si agisce in modo pesante, ma, per lo meno da quello che ho letto io, nessuno protesta in nome della laicità dello Stato. (mdc) 319 - FRANCIA - ASSOLTA DEFINITIVAMENTE LA MAMMA DI VINCENT HUMBERT di: Giampiero Martinotti – da: la Repubblica di martedì 28 febbraio 2006 PARIGI - Sono stati prosciolti come chiedeva la pietà umana: la giustizia francese ha scritto la parola fine alla drammatica storia di una madre che ha praticato l´eutanasia sul figlio tetraplegico. Accettando la richiesta del pubblico ministero, il giudice istruttore di Boulogne-sur-mer, Anne Morvant, ha deciso di non perseguire la madre di Vincent Humbert, che ha voluto metter fine alla vita del figlio, e all´anestesista che l´ha aiutata. Un caso fuori dalla norma, che non rimette in discussione l´atteggiamento contrario all´eutanasia attiva, ma che tiene conto delle circostanze eccezionali di un caso che aveva commosso tutto il paese. Riepiloghiamo i fatti. Vincent ha un gravissimo incidente d´auto a 19 anni. Dopo molti mesi di coma si sveglia: è tretraplegico, muto e quasi cieco. Riesce solo a comunicare con la madre: la donna gli elenca le lettere dell´alfabeto, lui con il pollice, l´unico dito che riesce a muovere, le dà un segnale e forma così della parole, poi una frase. Il ragazzo, in condizioni disperate, le chiede di morire. Scrive a Jacques Chirac: "Lei ha il diritto di graziare. Io le chiedo il diritto di morire". Il presidente della Repubblica è commosso, riceve la madre, ma risponde negativamente: non può autorizzare la morte di nessuno. Esce un libro, tutta la Francia conosce la tragedia. Allora è Marie Humbert ad assumersi il compito di terribile di mettere fine alla vita del figlio, tre anni dopo l´incidente. Si procura un barbiturico e glielo inietta. Il ragazzo entra in coma profondo, ma non muore. L´anestesista, Fréderic Chaussoy, stacca la spina del respiratore, guarda il ragazzo: soffre. Decide di praticargli un´iniezione letale. Un caso tragico, unico. La madre resta solo quarantott’ore in stato di fermo e difende il medico. Il dottor Chaussoy è assolto dall´Ordine dei medici, secondo cui il suo comportamento è stato conforme al suo dovere di medico. La giustizia segue la sua strada: Marie Humbert e Fréderic Chaussoy rischiano la corte d´assise. Il Pm chiede il proscioglimento, pur ammettendo che il gesto è punito dalla legge. Il giudice istruttore è d´accordo. Il magistrato riconosce che i fatti sono stati commessi «sotto l´influenza di una costrizione che li esonera da qualsiasi responsabilità penale». Il giudice avrebbe inoltre sottolineato la pressione emotiva, affettiva e mediatica. La signora Humbert ha detto che avrebbe preferito un processo in corte d´assise per caldeggiare la causa dell´eutanasia, il dottor Chaussoy si è detto sollevato, la Francia applaude una sentenza di buonsenso. Commento: in Francia (Stato dell’Unione Europea come l’Italia) l’Ordine dei medici ha assolto il dottor Chaussoy per aver staccato la spina del respiratore a Vincent Humbert e per avergli praticato un’iniezione letale. In Francia (Stato dell’Unione Europea come l’Italia) il Pubblico Ministero ha chiesto il proscioglimento della mamma di Vincent e del dottor Chaussoy anche se il fatto “è punito dalla legge”. In Francia (Stato dell’Unione Europea come l’Italia) il magistrato ha accolto la richiesta del PM in quanto gli imputati sono stati costretti ad agire da una “pressione emotiva, affettiva e mediatica”. Domanda: perchè non può accadere la stessa cosa anche in Italia (Stato dell’Unione Europea come la Francia)? 27 Anche in Italia esistono casi come quello di Vincent Humbert (vedi Eluana Englaro), anche in Italia esiste la pressione “emotiva e affettiva” sui medici curanti ed i pazienti, eppure nè l’Ordine dei medici nè la magistratura osano assolvere chi per pietà ed amore si sente costretto a porre fine ad una vita. Addirittura si condanna a 18 mesi (per evitare l’oltraggio della galera) una figlia soltanto per aver prenotato il taxi con il quale la madre aveva deciso di recarsi a morire in Svizzera (è il caso di Paola). Risposta alla domanda: in Italia, a differenza della Francia, non esiste ancora una “pressione mediatica”. Mi viene un dubbio: che sia per non urtare la Chiesa? Giampietro Sestini. 320 - LE VIGNETTE DI STAINO – RUINI E LE ELEZIONI 28