IL PUNTO
Le notizie di LiberaUscita
Marzo 2006 - N° 22
SOMMARIO
LE LETTERE DI AUGIAS
296 - Il chador in Turchia e il crocifisso in Italia
297 - Lei è sempre contro la chiesa
298 - Perché comprerò il kit dell'eutanasia
299 - Ho preso il kit dell´eutanasia
300 - Le religioni restino fuori da scuola
301 - Disumana é l'eutanasia o chi la vieta?
ARTICOLI E LIBRI
302 - Il confronto di fedi e i doveri della tivù – di Gad Lerner
303 - Gesù non era né cattolico né protestante - di E. Drewermann
304 - Il Papa: l’embrione è come un adulto – DI Orazio La Rocca
305 - Veronesi:fate testamento biologico,sarò il garante–di Pappagallo
306 - Oltre il voto - di Gian Enrico Rusconi
307 - Valdesi: eutanasia non è attentato alla vita umana
308 - Credere e curare – libro di Ignazio Marino
TRASMISSIONI RADIO E TV
309 – Radio: le leggi di dio e le leggi degli uomini
310 - TV: dibattito sul testamento biologico
311 - TV: la fine è il mio inizio
312 - TV: Olanda, eutanasia infantile e nazismo
NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE
313 - Dov’è finita la laicità dello stato? – di Giampietro Sestini
314 - Giovanardi: l’Olanda è nazista – dibattito nel gruppo yahoo
NOTIZIE DALL’ESTERO
315 – Notizie dal mondo: libro italiano sul testamento biologico
316 - Oregon – il suicidio medicalmente assistito e la “license to die”
317 – Australia – dibattito sulla “license to die”
318 - Great Britain – la chiesa cattolica contro il suicidio assistito
319 - Francia - assolta definitivamente la mamma di Vincent Humbert
PER SORRIDERE......
320 - Le vignette di Staino – Ruini e le elezioni
LiberaUscita
Associazione per la depenalizzazione dell’eutanasia
Sede: via Genova 24, 00184 Roma
Tel. 0647823807 – 0647885980 – fax 0648931008
Sito web: www.liberauscita.it - email:[email protected]
296 - IL CHADOR IN TURCHIA E IL CROCIFISSO IN ITALIA – DI CORRADO AUGIAS
Da: la Repubblica di sabato 25 febbraio 2006
Caro Augias, mi riferisco alla lettera dell'avv. Vincenzo Villani da Modena, che si spertica in
lodi riguardo alla laicità dello Stato turco, ammirevole modello di democrazia da imitare.
Non sono d'accordo.
Quando si parla della «civile» Turchia non bisogna trascurare di ricordare le migliaia di
rapporti delle associazioni non governative (Amnesty in testa) sulla situazione delle carceri,
sulle limitazioni della libertà di stampa e sulle intimidazioni a giornalisti e intellettuali (vedi il
recente caso Pamuk), sulle discriminazioni e sulla repressione del dissenso, oltrechè delle
minoranze etniche e religiose.
Inoltre un genocidio ricordato in tutto il mondo civile (quello di un milione e mezzo di armeni
nel 1915) aspetta ancora il suo legittimo riconoscimento da parte delle istituzioni turche,
che al riguardo compiono tuttora un'incredibile opera di disinformazione che raggiunge e
certamente supera in efficacia il negazionismo storico sull'Olocausto.
Non credo che un paese repressivo, accecato dal nazionalismo, immemore di sé al punto
di negare l'evidenza della propria storia recente, un paese le cui istituzioni e la cui società
civile sono sottoposte alla più stretta sorveglianza da parte dei militari possa essere
considerato una democrazia, solo perché «laico» (ma quanto sinceramente?) e perché
«conviene» dal punto di vista strategico ed economico. Non esistono democrazie in libertà
vigilata.
Riccardo Giagni
Roma
Risponde Augias
La lettera è puntuale, il dissenso correttamente motivato. L'obiettivo però è sbagliato.
L'avvocato Villani non difendeva la 'democrazia' turca, tanto meno la indicava a modello.
Né l'ho fatto io nella mia risposta.
L'avvocato si limitava ad indicare il caso esemplare di una studentessa che, ritenendosi
lesa nella sua libertà dal divieto di portare il 'chador o foulard' islamico in classe, aveva
fatto ricorso in tribunale perdendo la causa in due successivi gradi di giudizio. Avendo fatto
ulteriore ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo, vedeva per la terza volta rigettata
la sua richiesta. .
Il signor Giagni non negherà che questa storia è stupefacente. Tanto più lo è riguardando
un paese ancora sotto attento esame delle autorità europee per quanto riguarda il livello e
la tenuta della sua democrazia.
Dirò di più. Se invece della Turchia si fosse trattato, faccio per dire, della Svezia, lo stupore
sarebbe stato minore. Proprio perché si tratta della Turchia il caso diventa invece
esemplare se confrontato con l'ipocrita sentenza, degna del molieriano Tartufo, del nostro
Consiglio di Stato. Il crocifisso simbolo di laicità è una motivazione inammissibile da
qualunque parte la si guardi, offensiva per cattolici e non cattolici.
Della sentenza europea mi ha interessato in modo particolare il passo della motivazione
dove si ricorda che l'articolo 9 che tutela la libertà di pensiero, di coscienza e di religione,
pur rappresentando uno dei fondamenti della 'società democratica', può essere limitato nel
caso «in cui diverse religioni coesistano all'interno di una stessa popolazione... al fine di
conciliare gli interessi dei diversi gruppi e di assicurare il rispetto delle convinzioni di
ciascuno».
Temo che della brutta decisione del nostro Consiglio di Stato dovremo tornare a parlare,
purtroppo.
297 - LEI E’ SEMPRE CONTRO LA CHIESA – DI CORRADO AUGIAS
da: la Repubblica di giovedì 9 marzo 2006
Ho notato che lei prende spunto dalle lettere ma poi parte per la tangente con gli argomenti
che la interessano, in genere intemerate contro la Chiesa e contro il presidente Berlusconi.
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Giorni fa al lettore che lamentava l'eccessiva presenza in Tv del presidente, lei si è messo
a trattare senza alcun nesso l'ignoranza del capo del Governo.
Lei ci tiene a mostrarsi colto ma non lo è. Lei possiede quel bagaglio minimo di
conoscenze che le permette di fare il mestiere di 'opinionista' mentre non ha quella che è
servita aII'on. Berlusconi per fare l'imprenditore. Lei è un acculturato, non è un colto. Non
fa che citare le sue erudite letture ma non ha idee e supplisce a questa povertà di pensiero
infilando nelle sue risposte frasi desunte da testi altrui.
.
Le idee non le citazioni fanno la cultura, caro dottore. Quanto poi alla sparata
antiberlusconiana del "Paolo di Tarso filosofo greco", se lei fosse imparziale avrebbe
cominciato rimbrottando l'on. Bertinotti che chiama Paolo di Tarso nientemeno che San
Paolo apostolo, uno dei pilastri della chiesa cattolica. San Paolo di Tarso è San Paolo per
tutti, ma all'on. Bertinotti si sporcava la bocca a chiamarlo santo.
Un ateo marxista non può citare un santo dato che per un marxista ateo la religione è
"l'oppio dei popoli".
Anna M. Zandri Poma - Firenze
Risponde Augias
Questa lettera è risentita e mi dispiace di causare un tale cattivo umore. Non ho nulla
contro la Chiesa cattolica che rispetto come ogni altra chiesa e fede. Se la Chiesa o i suoi
fedeli fossero minacciati non esiterei a battermi per loro.
Non tollero però che la Chiesa si mescoli alla vita politica del paese che la ospita. Ho
trovato indelicato che il papa si sia fatto fotografare con il presidente del senato Pera.
Ancora più indelicato sarebbe stato ricevere il presidente del Consiglio a pochi giorni dal
voto. Bene quindi che almeno questa gaffe sia stata evitata.
Il mensile "Vita Pastorale», edito dai Paolini, diffuso nel clero, ha scritto nel suo ultimo
editoriale che il Polo «ha elevato a sistema la corruzione e il furto. Basta vedere alcune
leggi fatte per salvare alcuni personaggi e soprattutto pensare ai condoni: che cosa sono
se non la legalizzazione dell'illegalità e dèll'evasione fiscale?». Anche questo è un gesto
indelicato.
Il clero che si mescola alla politica è cosa da paese islamico o da medioevo. Appartiene a
un altro luogo o a un altro tempo. Quanto a me non so se sono colto o acculturato, seguo
le novità librarie, ho buona memoria di ciò che leggo, segnalo libri che mi paiono meritevoli.
Credo di svolgere un servizio per i lettori. Ne approfitti anche lei signora Zandri Poma. Che
altro dire?
Detesto il modo di esprimersi del presidente del Consiglio, è vero. Quell'eloquio rotondo,
inutilmente pomposo, da azzeccagarbugli, un po' mi fa ridere un po' m'infastidisce. Tra
l'altro il lettore Giuseppe Pacileo mi faceva notare che secondo il diritto canonico i divorziati
sono scomunicati latae sententiae, cioè automaticamente; e qualora contraggano nuove
nozze civili sono additati come pubblici concubini. Perché il papa riceve i presidenti del
Consiglio e della Camera che si trovano in questa penosissima (per la Chiesa) posizione?
Misteri della fede, cara signora. O forse no, misteri della politica.
298 - PERCHE’ COMPRERO’ IL KIT DELL'EUTANASIA – DI CORRADO AUGIAS
Intervista di Sandra Petrignani – da: Panorama n. 11 del 16 marzo 2006
Ne ha parlato nella sua trasmissione, Le storie (in onda dal lunedì al venerdì su Raitre alle
12.45): Corrado Augias è pronto a farsi comprare il kit della «buona morte» che nelle
farmacie dei Paesi Bassi può essere acquistato liberamente, anche se «soltanto da medici
che si impegnino a fame un uso proprio». Detto, fatto. L'acquisto, che a molti fa drizzare i
capelli in testa, mette in gioco problemi di coscienza di enorme portata. Appare come una
riabilitazione dei suicidi, fa tremare chi gli vuole bene.
Perché, Augias, una decisione così radicale alla sua età? Settant'anni oggi non pesano poi
tanto a chi, come lei, li porta bene ed è in buona salute.
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L'idea di essere privato della libertà di morire è più forte di altre considerazioni. Credo sia
giusto che ognuno decida da sé su come morire. È un argomento molto delicato. È la
decisione più grave che un uomo possa prendere.
Cosa c'è dentro il kit?
Liquidi diversi che combinati formano la dose per un'iniezione letale. Ma prima ci si inietta
una specie di anestesia, così il trapasso avviene dolcemente.
Bisogna essere in grado di farsela da soli per non coinvolgere altre persone.
O trovare una persona di grandissima generosità, un buon samaritano.
Persone che rischiano di essere giudicate assassine.
La legislazione va avanti. In Belgio e nei Paesi Bassi non si viene perseguiti per una cosa
del genere e in Francia c'è già stata una sentenza favorevole.
In Italia esiste un'associazione per la depenalizzazione dell'eutanasia, si chiama
LiberaUscita. Lei è iscritto?
No. Voglio fare da me. Ma la trovo meritevole. Ho amici che ci si sono iscritti.
Perché non le basta firmare un testamento biologico?
Non è la morte che si teme, è il passaggio. Si tramanda che Giulio Cesare abbia detto la
sera prima di essere assassinato: «La morte migliore è quella improvvisa». Ma chi ci
garantisce che l'avremo? Gli scenari che oggi ci si prospettano sono francamente
ripugnanti, anche senza pensare all'accanimento terapeutico. Una massa di vecchi ormai
incapaci di intendere e di volere, che sbavano, se la fanno addosso, pesano su figli e nipoti
in modo insostenibile. Cosa resta di umano in questo? Ma per carità!
Questo kit contiene medicinali, è soggetto a scadenza?(il kit contiene una siringa,
anestetico e farmaci che, combinati, risultano letali. Nota dell’articolista).
Sì, e in un certo senso è un'arma impropria, bisogna fare attenzione che non cada in mani
sbagliate, tenerlo fuori dalla portata dei bambini. È ovvio. Ma ha un valore anche simbolico,
oltre che pratico. È la versione moderna dell'antica «virtù romana», quel gettarsi sulla
propria spada quando si sentiva arrivare la fine. Un atteggiamento professionale, se
vogliamo. Naturalmente mi auguro di ricomprarlo molte volte il mio kit.
Un'ultima domanda: è caro?
Un'ottantina di euro.
299 - HO PRESO IL KIT DELL´EUTANASIA - DI CORRADO AUGIAS
Il giornalista racconta perché sceglie "la buona morte": voglio restare padrone di me
da: la Repubblica (prima pagina) di venerdì 10 marzo 2006
Caro direttore, qualche giorno fa nel mio programma Le Storie su Raitre ho dato la notizia
che sto per acquistare il kit della "buona morte" in vendita a Bruxelles e credo anche in
Olanda. Il prezzo è contenuto, meno di cento euro, possono comprarlo i medici sotto la loro
responsabilità per un uso professionale deontologicamente appropriato. Come sai, sono
stato a Bruxelles cinque anni e conservo parecchie conoscenze. Vedo ora che la notizia ha
avuto qualche eco e credo di dover spiegare meglio che cosa intendessi e le ragioni di
questa scelta indubbiamente grave.
Prima però di scrivere devo fare una doppia premessa.
So bene che l´eutanasia, comunque motivata, è nel nostro paese un reato. Sono anche
consapevole che non solo nel paese ma nella stessa comunità di Repubblica coesistono
sull´argomento sensibilità diverse. D´altronde si tratta della decisione più grave che un
essere umano possa essere chiamato a prendere e dunque dubbi personali, conflitti di tipo
religioso, tentazioni di opposta natura, sono giustificati e più che comprensibili.
Perché, dunque? Recenti esperienze che non esito a definire tragiche di persone a me
vicine mi hanno messo a contatto diretto con l´infamia di una morte troppo a lungo
rimandata. In quel povero corpo straziato nulla era più rimasto di umano, se per umanità
intendiamo il controllo di sé, la consapevolezza del proprio essere, la possibilità di
comunicare con i nostri simili, quell´attività cerebrale, anche minima, che sola ci distingue
dagli altri esseri viventi. La povera creatura aveva di tanto in tanto intermittenti pause di
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lucidità durante le quali capiva il baratro nel quale era precipitata e piangeva dirottamente,
in silenzio, senza singhiozzi. Ho immaginato che potendo ci avrebbe chiesto perché non
interrompevamo il suo strazio, quale ferocia, quale viltà ci impedisse di farlo.
Aveva ragione Epicuro quando esortava a non temere la morte perché, scriveva: «Quando
c´è lei non ci sei tu, quando ci sei tu non c´è lei». Infatti non è della morte che dobbiamo
preoccuparci, una condizione inevitabile la sola certezza che abbiamo; l´abbandono della
vita, lì s´annida il problema. Non inquieta l´oltretomba, l´Ade, il Purgatorio o comunque si
voglia immaginare (sperare) un´esistenza oltre la morte, la questione è la soglia, la linea di
confine che separa questo da quello e che può diventare intollerabile e spaventosa.
Caro direttore, per farla breve, vorrei essere sicuro di poter morire con dignità. Si racconta
che la sera prima delle fatali idi di marzo, Cesare fosse andato a cena da Decimo Albino. A
un certo punto il padrone di casa gli chiese con aria di sfida: «Qual è per te la morte
migliore, Cesare?». Nel gelo improvviso della sala si udì la voce di Cesare, ferma, pacata,
già lontana: «Non vorrei una morte lenta. La morte migliore è la meno attesa».
C´è nel suicidio consapevole responsabilmente esercitato (perché anche il suicidio può
diventare una futilità) una traccia della virtù romana antica. Il desiderio di restare padroni di
sé, di congedarsi dalla vita senza doversi vergognare
300 - LE RELIGIONI RESTINO FUORI DA SCUOLA – DI CORRADO AUGIAS
da: la Repubblica di mercoledì 22 marzo 2006
Caro Augias, alte gerarchie ecclesiastiche si sono pronunciate per «inserire» la religione
islamica nelle scuole. L'intervento mi sembra inopportuno e di propaganda per una
presunta «apertura» della Chiesa cattolica ad altre religioni.
E' infatti noto che l'insegnamento della religione cattolica è facoltativo e, nel caso un allievo
«non si avvalga», è possibile scegliere attività alternative. Peccato che in pratica ciò non
avvenga quasi mai perché le scuole non hanno, oggi, i denari da destinare a tali attività.
Mio figlio, ad esempio, viene «inserito» (meglio, parcheggiato) in una classe diversa dalla
propria. Ci sono poi diverse altre difficoltà che non sto qui a dire comprese le pressioni dei
docenti di religione affinché allievi e famiglie abbiano vita difficile se scelgono di «non
avvalersi».
In questo quadro di mancanza di risorse perfino per le fotocopie o per la carta igienica, è
praticabile la strada di inserire nei piani di studi - seppur a titolo facoltativo - l'insegnamento
di una diversa religione? O non si tratta piuttosto di un'operazione propagandistica per
apparire tolleranti?
Quale brutto esempio per i nostri giovani che avrebbero bisogno di un insegnamento
veramente laico, aperto, via maestra alla reciproca conoscenza.
M. Cristina Caracciolo, docente cattolica - c. caracciolo@tjn. it
Risponde Augias
Riassumo: una delle prime richieste avanzate al ministro dell'Interno Pisanu dal nuovo
organismo della consulta islamica. è stata l'introduzione di un 'ora di islamistica nelle
scuole. Il cardinale Martino (presiede il pontificio consiglio Giustizia e Pace) s'è detto
favorevole all'insegnamento
del Corano per gli studenti musulmani che frequentano le scuole statali. Contrario il
cardinale di Milano Tettamanzi e, per ragioni sbagliate, il presidente del Senato Marcello
Pera.
Perché definisco sbagliate le sue ragioni? L'ex 'popperiano', ora convertito al fanatismo
religioso,
ne ha fatto una questione d’identità. Il modo corretto per affrontare un argomento così
difficile sarebbe stato un altro.
Se alla religione cattolica per i cattolici, affiancheremo la musulmana per i musulmani e poi
chissà il buddismo per i buddisti eccetera, è chiaro che andremo incontro con gli anni ad
una serie di ghetti più o meno grandi nei quali ognuno coltiverà la propria 'identità'
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conoscendo poco e male ogni altra 'identità'; premessa certa di incomprensioni e scontri
dal momento che i musulmani oggi superano il milione e sono in crescita.,
La soluzione vera, liberale, aperta verso la pace sociale, sarebbe abolire l'ora di religione
quale che sia sostituendola con un insegnamento di etica valido per tutti, compresa l'etica
civile di cui avremmo molto bisogno, come ogni giorno si vede. A chi pensasse che si tratta
del solito suggerimento 'laicista' consiglio la lettura della bella intervista che Giacomo
Galeazzi ha fatto (La Stampa 9.3 u. s.) a Vittorio Messori.
Scrittore cattolico, Messori non s'è mai segnalato per particolari aperture. Eppure ha detto:
“A togliere i crocifissi dai luoghi pubblici e il finto insegnamento della nostra dottrina nelle
scuole dovremmo essere proprio noi cattolici, lo Stato lasci che ogni confessione si attrezzi
come vuole, ma a spese sue”.
L'ora di religione è un relitto concordatario, abolirla sarebbe un gesto di apertura e di
coraggio.
301 - DISUMANA E’ L'EUTANASIA O CHI LA VIETA?
da: la Repubblica di sabato 25 marzo 2006
Caro Augias, se l'eutanasia fosse consentita, vivrei con gioia i nuovi spazi di vita che mi
sono concessi dalle terapie oncologiche, senza la minaccia di poter essere un giorno
costretta alla tortura terminale da istituzioni senza cuore.
Tutti questi pii legislatori aggiungono ai dolori lancinanti delle povere larve umane che lei
ha descritto anche l'incubo di far condannare per omicidio chi li amasse tanto da
accoglierne la richiesta di aiuto.
Ma perché uccidere, se ci sono modi per alleviare il dolore? Sì, ma in alcuni casi non
funzionano. E se fossi io uno di quei casi? Allora bisogna incoraggiare la ricerca, non la
soppressione della vita. E mentre la ricerca tarda a dare i suoi frutti, per me che fate? La
vita, la vita, questa parola in bocca ai moralisti ha qualcosa di macabro. Passi per le leggi
dello Stato, spesso ahimè grossolane.
Ma quelle della Chiesa, che dovrebbero essere il riflesso dell'amore di Dio? Lei ha scritto di
non avere angosce su l'aldilà. Molti malati, debilitati, però ne hanno. E se fossero vere tutte
quelle cose terribili, l'inferno, la pena eterna?
Così ci fanno sentire incastrati tra due torture, quella della malattia e quella eterna. Al
massimo ci tengono nell'infantile condizione di sperare che Dio non ci consideri
responsabili.
Mentre io desidero veder serenamente riconosciuto il mio diritto a una transizione tranquilla
verso l'eternità. Da una Chiesa che sia veramente una madre.
Ilaria Caputi - [email protected]
Risponde Augias
Poche settimane fa in Francia, il tribunale di Boulogne-sur mer ha assolto Marie Humbert
rea d'aver ucciso suo figlio Vincent con l'aiuto di un medico.
Prima della sentenza, già il pubblico ministero Gérald Lesigne aveva chiesto il
proscioglimento. La storia è questa: il 24 settembre 2000, Vincent, 19 anni, era stato
vittima di un incidente stradale che lo aveva ridotto in coma, tetraplegico, muto E quasi
cieco. Dopo nove mesi si è svegliato lucido dal coma. La madre riusciva a comunicare con
lui utilizzando l'unico organo che Vincent poteva controllare: il pollice destro. La donna gli
ripeteva una per una le lettere dell'alfabeto, Vincent la bloccava premendo il dito su quella
voluta. In questo modo si formavano parole, pensieri, bisogni. Il giovane, dicevano i medici,
non uscirà mai da questo stato, il suo organismo è forte, camperà così, povero relitto, fino
a tarda età.
Nel dicembre 2002 Vincent 'scrive' al presidente Chirac: "Lei ha il diritto di graziare, io le
chiedo il diritto di morire». Il capo dello Stato, commosso, riceve la madre all'Eliseo,
l'abbraccia, le dice che non può autorizzare l'eutanasia perché la legge non glielo
permette.
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Nel settembre 2003, tre anni dopo l'incidente, Marie mette nella flebo del figlio un
barbiturico che provoca un coma profondo. Due giorni dopo, Frédéric Chaussoy, primario
rianimatore, stacca la macchina che tiene in vita il giovane. Quando si rende conto che il
poveretto sta lentamente soffocando, gli pratica un'iniezione letale per evitargli l'ultima
sofferenza. Il primario rivendica l’eticità della sua decisione, l'ordine dei medici approva il
suo gesto, i françesi hanno applaudito l'assoluzione.
Ci sono uomini crudeli che continuano a rifiutare l'eutanasia anche in casi disperati come
questo in nome di un astratto e disumano principio.
Nota: sul tema vedi il nostro messaggio n. 319 riportato in fondo a questo notiziario.
302 - IL CONFRONTO DI FEDI E I DOVERI DELLA TIVU’ – DI GAD LERNER
Da: la Repubblica di sabato 25 febbraio 2006
Faccio di mestiere il giornalista televisivo. Conduco una trasmissione intitolata "l'Infedele"
in cui ospito diversi punti di vista sulla realtà. L'altra sera una docente di sociologia
dell'università privata milanese Iulm, la professoressa Rosa. Alberoni, si è chiesta (in
diretta) dove andremmo a finire se in Italia lasciassimo fare gli islamici, visto che "gli
islamici hanno l'harem".
Fermiamoci un attimo. Poche sere prima, su un'altra rete privata, l’ex ministro Roberto
Calderoli si è riferito in questi termini alla giornalista palestinese-israeliana Rula Jebreal:
"Come diceva, mi spiace non so il nome della signora.., quella abbronzata, insomma".
Nessuna reazione in studio. Solo dopo la pubblicità, trascorso parecchio tempo, è uno
degli ospiti a denunciare 'quel riferimento sprezzante al colore della pelle altrui. Interviene il
conduttore: "Ecco la prova che siamo in democrazia, lei può dare del razzista a un
ministro". Come è noto, il ministro in questione non chiederà scusa, sostenendo al
contrario di avere reagito a un'offesa (fuori onda, da nessuno udita) della colpevole
Jebreal.
Altro episodio. Sulla principale rete pubblica il medesimo Calderoli, intervistato (in
registrata) dal direttore del telegiornale, si slaccia la camicia lasciando intravedere delle
vignette. Si sente il giornalista esclamare: "Grazie, grazie, dunque lei non si è pentito". E
passa oltre introducendo una domanda di politica interna.
In seguito il direttore del Tg1 argomenterà a sua discolpa che nei tre giorni successivi
nessuno in Italia sembra avere nulla a che ridire su tale esibizione. E' vero.
In effetti l'assuefazione al linguaggio e alla gestualità del disprezzo ha fatto passi da
gigante nel nostro dibattito pubblico. Il tempo di guerra secerne cattiva informazione. Chi
ne volesse prendere le distanze subirà nell'ordine le seguenti tre accuse: censore; poco
spiritoso; funzionario della dittatura del "politically correct".
Sembrerebbe dunque che anche le infamie, in specie se profferite da un ministro della
Repubblica, debbano essere trasmesse con notarile solerzia da chi esercita la professione
giornalistica.
Mi sbaglierò ma ho un'idea diversa del mio mestiere e delle mie responsabilità. L'altra sera,
quando la professoressa Alberoni ha sostenuto che "gli islamici hanno l'harem" l'ho
interrotta dicendo: "Qui non facciamo cattiva informazione, gli harem non esistono più
neanche in Turchia. Sono desolato per i suoi studenti. Lei ha detto una cretinata e mi
permetto di sottolinearla".
Ho il difetto di essere brusco e me ne rammarico. Ma di questi tempi ritengo doveroso
evitare che la televisione sparga falsità velenose in una materia delicata come il confronto
con le altre fedi e la nostra difficile convivenza con le comunità immigrate.
Soprattutto ritengo che un giornalista non debba mai concedere il viatico alla diffusione di
falsità palesi - presentate magari sotto la veste della metafora, del paradosso, o peggio
dell’ovvietà - contribuendo alla formazione di luoghi comuni tali da risultare offensivi. Atti
cioè a fomentare contrapposizioni pericolose.
So che “Striscia la notizia" si è divertita a ritrasmettere quello scontro in forma di siparietto
antifemminista. Si sa, tutto fa spettacolo in tv. Sul “Foglio", poi, ho ricevuto una lezione di
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bon ton televisivo da Giuliano Ferrara, notoriamente un damerino con i suoi ospiti. Stavolta
l'accusa non era quella abituale di eccesso di "politically correct", ma al contrario di
maleducazione. Guai se noialtri noiosi paladini del “politically correct" osiamo alzare la
voce contro i suoi coraggiosi demolitori, perché a loro, e solo a loro, spetta il sacro diritto
all'invettiva! Quella specie di licenza poetica grazie a cui ci si sente autorizzati a
ridicolizzare l'interlocutore e a spararle grosse, tanto, si sa, il lettore non è mica scemo, si
diverte e apprezza...
E' appena il caso di notare che pochi giorni prima lo stesso "Foglio" aveva stroncato il libro
"La cacciata di Cristo" della professoressa Alberoni con argomenti del genere: “Valori pret
a porter. Relativismus e nichilismus spiegati alla colf di Marcello Pera". Loro possono, noi
no.
Si badi che un analogo paternalismo di matrice antifemminista viene spesso adoperato da
prestigiosi intellettuali maschi nostrani nei confronti dell'opera omnia di Oriana Fallaci, la
grande scrittrice che adesso vorrebbe tenerci in ansia con la promessa di una sua
caricatura di Maometto circondato da mogli e concubine. L'argomento proposto sottovoce
è sempre quello, implicito ma evidente nella citata stroncatura di Rosa Alberoni: trattasi di
tipica scrittura femminile, come tale va accolta nella sua sostanza e relativizzata senza
lasciarsi distrarre dalle iperboli fiorite.
Sbaglierò, ma sia nei confronti di Oriana Fallaci sia nei confronti di Rosa Alberoni risulta
assai più rispettosa la nostra critica puntuale che non la pelosa accondiscendenza dei
complici maschietti.
Forse il problema è proprio quello proposto a sua discolpa da Mimun: nessuno pare
scandalizzarsi più di fronte alle bestialità profuse a man bassa, anche da una televisione
irresponsabile che trasmette e se ne lava le mani.
Dovrò chiedere scusa per essermi permesso di reagire? E' più giusto aspettare che ad
offendersi siano solo i musulmani, e che magari in loro nome reagiscano gli imprenditori
fondamentalisti dello scontro di civiltà?
Mi spiace ma continuo a pensare che il giornalista debba contribuire alla formazione di uno
spirito critico, non rassegnarsi alla sotto cultura del "noi" e "loro".
303 – GESU’ NON ERA NE’ CATTOLICO NE’ PROTESTANTE - DI E. DREWERMANN
Da: www.adistaonline.it - notiziario del 27.02.2006
"Non può esistere cristianesimo senza la libertà individuale", mentre la Chiesa di oggi
sembra volere dal cattolico "superstizione, alienazione, arrendevolezza, dipendenza". Lo
afferma in una lunga intervista al quindicinale tedesco di informazione religiosa PublikForum (n. 2/2006) il teologo tedesco Eugen Drewermann, scrittore e psicoterapeuta, che lo
scorso dicembre, nel corso di un'intervista televisiva, annunciò di aver abbandonato la
Chiesa cattolica.
Drewermann, che ha elaborato la sua teologia a partire dalla psicologia del profondo, è
stato stato sospeso dall'insegnamento di Storia della Religione e Dogmatica presso la
Facoltà cattolica dell'Università di Paderborn e dalla predicazione nel 1991, quindi è stato
sospeso a divinis, nel 1992, dal vescovo di Paderborn. La sua colpa: quella di aver criticato
il mancato impiego, da parte della Chiesa, dell'esegesi moderna, che tende ad attribuire un
valore meno storico e più simbolico alle narrazioni bibliche, e di difendere posizioni lontane
da quelle del magistero in merito a celibato sacerdotale, aborto, ordinazione delle donne e
morale sessuale. Ha proseguito tuttavia la sua attività di psicoterapeuta e di docente di
Sociologia e Antropologia culturale presso la stessa Università. È autore di oltre 70 libri, tra
cui il notissimo "Funzionari di Dio. Psicogramma di un ideale", sulla formazione e sulle
"funzioni" sacerdotali alla luce della psicologia del profondo.
Pubblichiamo di seguito l'intervista. (traduzione dal tedesco di ludovica eugenio)
Publik-Forum: Quali sono stati i motivi principali della sua uscita dalla Chiesa cattolica?
Drewermann: Da quindici anni non potevo più insegnare, né esercitare il mio ministero
sacerdotale. Avrei potuto ricevere un sacramento soltanto se avessi ritrattato ciò che per
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me è importante e l'avessi riconosciuto pubblicamente come peccato contro la retta
dottrina. Ma ciò che agli occhi della Chiesa costituisce un peccato, per me è un requisito
principale: tradurre il messaggio di Gesù in modo tale che entri in contatto con il disagio
spirituale delle persone, che limiti gli aspetti disumani presenti nella vita pubblica e che
operi a vantaggio del dialogo con le culture. Per me sono centrali anche il mantenimento
della pace, la difesa dell'ambiente e degli animali. Il pacifismo, il vegetarianesimo e una
relativizzazione dei diritti dell'Homo sapiens rispetto alla sopravvivenza degli animali non
sono mai stati presi sul serio dalla Chiesa. Su nessuno di questi punti ho mai sentito la
Chiesa cattolica realmente aperta al dialogo.
PF: Con le sue richieste lei ha battuto la testa contro un muro?
D: È grave la schizofrenia che il dogma ecclesiale provoca consapevolmente: che
l'interpretazione della Bibbia e dei contenuti della fede cristiana non deve essere fatta a
livello simbolico ma soltanto ideologico, nel senso di dogmi oggettivi o di fatti storici.
L'illuminismo filosofico del XVIII secolo non ha ancora raggiunto fino ad oggi questa
Chiesa, e nemmeno l'illuminismo psicologico. Solo sotto il pontificato di Giovanni Paolo II in
Vaticano hanno avuto luogo 30.000 esorcismi. Come si può leggere il messaggio di Gesù
in modo terapeutico, se la psicologia delle persone diventa una demonologia della carne?
Così non si rende giustizia alla Bibbia e alla fede. Così resta soltanto una scelta: o credere
in modo ingenuo e conforme al sistema, o scivolare in modo illuminato nell'incredulità. La
sintesi di fede e pensiero che vivo come vincolante a partire dal messaggio di Gesù, e che
dà forma a tutto il mio pensiero teologico, la vedo fondamentalmente tradita dalla Chiesa
cattolica. Il filosofo Hegel diceva in proposito: Il cattolicesimo fa di Dio una cosa, possiede
lo Spirito in modo non spirituale. È così!
PF: Lei è rimasto a lungo nella Chiesa.
D: Formalmente sono stato anche questi quindici anni membro della Chiesa grazie alle
persone che soffrono in questa Chiesa e per questa Chiesa. Sono stato dentro la Chiesa
contro di essa. Ma non può vivere a lungo la propria fede chi sa che verrà condannato da
questo sistema Chiesa. Non sono mai partito dall'idea che la Chiesa fosse riformabile,
altrimenti avrei sperato che ci fosse uno spazio di tolleranza, in cui le persone potessero
vivere con le loro difficoltà.
PF: Questo significa che lei non è solo rassegnato, ma che si sente essenzialmente fallito
in questa Chiesa?
D: Ho sempre pensato che le richieste di Gesù si trovino in un rapporto grottesco rispetto
al comportamento della Chiesa romana; che è un tradimento sostanziale il fatto che la
questione di cosa sia la verità religiosa non venga messa in relazione con la vita delle
persone, ma con il potere di preti, vescovi e cardinali. È un errore totale delegare la
soggettività, che appartiene alla fede, semplicemente alla conformità oggettiva a
determinate formule e riti della Chiesa. Dal punto di vista di Gesù, che cosa sarebbe tanto
grave da provocare un fallimento? Tradire se stessi, la propria verità - Dio - è infinitamente
più grave che non essere all'esterno vittoriosi. Il nostro compito è assumere la
responsabilità per se stessi; ciò che esula da questo è nelle mani di Dio.
PF: Si sente abbandonato dalle altre teologhe e dai teologi che hanno apprezzato o
approvato il suo pensiero?
D: In realtà questo non è stato un mio problema. Però della questione di Gesù non si può
fare un motivo per dosare cattedre di insegnamento ecclesiali o statali retribuite, o posti di
potere. La questione della vita non può essere ridotta a questioni di dottrina. È una totale
deviazione. La dottrina diventa più importante della questione di come vivere. Gesù non ha
voluto redigere alcuna nuova dogmatica, ma cambiare la nostra vita. Perciò io non sono
mai stato "professore" di teologia. "Docente privato" era ancora ancora tollerabile. La
teologia accademica si è tanto allontanata dal messaggio profetico di Gesù quanto la
Chiesa a cui presta il suo servizio.
PF: Lei ora è un teologo più libero?
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D: Lo sono sempre stato. Ma ora non voglio spiegare più questo sistema inumano in modo
umano. Qui si vuole la superstizione, l'alienazione, l'arrendevolezza, la dipendenza. Ma la
questione fondamentale non è: che cosa vuole il papa? La domanda fondamentale è che
persone siamo e come ci trattiamo a vicenda.
PF: E se ora la si accusa di un individualismo occulto e di aver rifiutato la sua comunità di
fede?
D: Penso che la comunità cominci nell'incontro con una persona reale e non con
rappresentanti di interessi che scambiano Dio in modo arcaico con lo "spirito" o il demone
del proprio gruppo di riferimento. Io ho sofferto molto nella Chiesa cattolica per il fatto che
non fosse possibile parlare di persona con diversi rappresentanti ecclesiastici. I vincoli
ideologici erano più importanti della testimonianza personale. In primo piano vi era sempre
la questione del controllo. Per spiegare il Natale, bisogna credere per forza che Maria
fosse biologicamente vergine? Io non credo! Si nega forse la resurrezione se si afferma
che non è necessario credere in una tomba di Gesù fisicamente vuota? Io non credo! La
Chiesa invece, ritenendo il contrario, riduce il messaggio a fatti storici nei quali la fede nel
suo complesso in sostanza diventa insignificante. In questo, le immagini della Bibbia e i riti
del cristianesimo hanno indubbiamente un notevole potere di attrarre e riunire persone. Ciò
può avvenire soltanto nella libertà, nella consapevolezza della potenza significativa di
questo simbolo, ma lontano da ogni tentativo di cristallizzazione vincolante di Dio in termini
umani. Abbiamo bisogno di segni ma Dio è il punto di riferimento di tutto, e se non parla
prima al cuore dell'individuo - come nella mistica - non vi è alcuna vera comunità.
PF: Ciò significa che per lei la cosa fondamentale è l'incontro quotidiano e che lei ritiene la
Chiesa superflua?
D: La parabola di Gesù del Buon samaritano dice solo una cosa: segui il tuo cuore, che ti
insegna ad avere compassione verso la persona in difficoltà. E smettila di correre dietro al
prete che ti porta solo nel tempio. Dio non vive lì! La convinzione che Gesù abbia fondato
una Chiesa è grottesca.
PF: Che cosa dice lei a quanti vogliono riformare la Chiesa - come il movimento della
Chiesa-popolo o l'Iniziativa Chiesa dal basso, per esempio - e che per questo hanno
contato anche su di lei?
D: C'è stata solo una Riforma, quella del 1517. Tre anni dopo, il riformatore Lutero si recò
alla Dieta di Worms e dichiarò: io sto qui come persona, e dico quello che vedo, penso,
sento e credo. Punto! Così iniziano le riforme. Ma non organizzando maggioranze. Non vi
è alcun cristianesimo senza la libertà della vita individuale! I movimenti di riforma, in tutto il
tempo in cui sono esistiti, hanno mai raggiunto l'orecchio di chi volevano cambiare? No. Il
mio problema è: nessuno può aspettare che un'autorità romana gli consenta o meno di
vivere la sua vita. Che uno si debba separare o no o che sposi un'altra donna non può
dipendere dalla capacità di comprensione di Roma. Deve saperlo da sé.
PF: Molti agiscono già così, ma restano nella Chiesa.
D: Questo accade a causa di un doppio standard. Ho comprensione per chi per esempio fa
la comunione anche se ufficialmente non potrebbe. Ma per me non poteva essere una
soluzione, perché ero un personaggio pubblico di questa Chiesa. In qualche modo dovevo
prendere sul serio questo sistema Chiesa. L'ultima iniziativa, quella di uscire dalla Chiesa,
è stata, se vuole, una notifica di pensionamento. Per ricevere la mia miserabile pensione,
ho dovuto sottoscrivere una dichiarazione, in cui affermavo che non avrei mai più
esercitato il mio sacerdozio. E così io adesso non dovrò mai più rappresentare ciò in cui
non mi sento più rappresentato. Vorrei questa libertà per ciascuno.
PF: La Chiesa evangelica non costituisce un'alternativa per lei?
D: La Chiesa evangelica afferma molte cose che per me sono essenziali: sottolinea la
libertà degli individui e ha trovato il modo giusto di leggere la Bibbia. E, soprattutto,
conosce l'assoluta necessità della grazia per tutte le questioni di morale e di giustizia. Ma,
come tutti sanno, Gesù non era né cattolico né protestante. È tanto semplice essere
membri di una istituzione; ma diventare cristiani è qualcos'altro.
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PF: Come vede i suoi progetti per il futuro?
D: Continuerò a svolgere la mia attività di direttore spirituale libero, inoltre scriverò altri libri,
in cui renderò conto delle mie esperienze e terrò conferenze. In estate uscirà un ponderoso
volume sul rapporto tra neurologia e teologia.
PF: E la sua situazione finanziaria?
D: Per fortuna i libri mi fruttano abbastanza, quindi posso continuare a svolgere
gratuitamente i colloqui di consulenza.
PF: In una frase, il suo stato d'animo attuale…
D: Mi sento bene e sono grato.
304 - IL PAPA: L’EMBRIONE E’ COME UN ADULTO – DI ORAZIO LA ROCCA
da: la Repubblica di martedì 28 febbraio 2006
«Agli occhi di Dio non c´è nessuna differenza tra l´embrione, il bimbo appena nato, l´adulto
o l´anziano. Tutta la vita, fin dal suo primo concepimento, è opera divina, per cui a nessuno
è lecito manipolarla, farne oggetto di ricerca senza limiti, a partire proprio dalle cellule
embrionali, l´originario nucleo della persona umana sul quale si è posato il soffio del
Signore. Per cui chi come gli scienziati lavora su queste tematiche dovrebbe percepire che
sfiora anche quasi la mano di Dio». Nuovo fermo intervento di Papa Ratzinger in difesa
dell´embrione umano, sul quale da ieri scienziati di tutto il mondo si stanno confrontando in
Vaticano, al congresso «L´embrione umano nella fase del preimpianto» organizzato dalla
Pontificia Accademia della Vita. Al dibattito avviato nell´aula del Sinodo ieri il Pontefice ha
aggiunto una prolusione tutta tesa a delineare l´embrione come il primo vero stadio della
vita umana, il primo nucleo molecolare che, «per volontà di Dio», appena concepito è
dotato di carattere «sacro e inviolabile».
Non è la prima volta che Benedetto XVI parla di embrione, vita nascente e di difesa della
dignità umana. L´8 gennaio scorso nella Cappella Sistina, amministrando per la prima volta
il battesimo a dieci neonati, aveva detto «no alla cultura della morte» che minaccia l´uomo
durante tutta la sua vita, anche quando è stato appena concepito. Il 28 dicembre scorso,
nell´udienza pubblica dell´anno, aveva parlato dello «sguardo amorevole di Dio che si posa
sulla creatura umana fin dal primo concepimento, facendone pienamente un essere
umano». Ieri davanti a una platea di scienziati, medici e ricercatori, si è spinto a delineare
una sorta di limite ideale invalicabile prima del quale la ricerca deve fermarsi perché
andrebbe a sfiorare «il mistero divino».
«L´amore di Dio - ha infatti spiegato il Pontefice - non fa differenza tra il neo concepito
ancora nel grembo di sua madre e il bambino, o il giovane o l´uomo maturo o l´anziano.
Non fa differenza perché in ognuno di essi, vede l´impronta della propria immagine e
somiglianza. Non fa differenza perché in tutti ravvisa il volto del suo Figlio Unigenito... «.
«Questo amore sconfinato e quasi incomprensibile di Dio per l´uomo rivela fino a che
punto - secondo Ratzinger - la persona umana sia degna di essere amata
indipendentemente da qualsiasi altra considerazione, intelligenza, bellezza, salute,
giovinezza, integrità... ». «Per questo il magistero della Chiesa - avverte ancora il Pontefice
- ha costantemente proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana dal suo
concepimento fino alla fine naturale». Quanto agli scienziati impegnati a studiare l´origine
della vita umana, Ratzinger si dice convinto che «difficilmente riusciranno a decifrarlo del
tutto» perché «l´uomo resterà sempre un enigma profondo e impenetrabile». In realtà conclude il Papa - «chi ama la verità dovrebbe percepire che la ricerca su temi così alti
pone nella condizione di vedere e di toccare quasi la mano di Dio». Da qui l´invito ai
ricercatori «a scoprire durante i loro studi che nella bellezza delle creature c´è riflesso il
Creatore».
Commento. Non sappiamo se agli occhi di Dio non ci sia nessuna differenza tra
l´embrione, il bimbo appena nato, l´adulto o l´anziano. Anzi: non sappiamo nemmeno se
Dio esiste. E anche se esistesse, non sappiamo cosa pensa. Non sappiamo come faccia
Papa Ratzinger a conoscere i pensieri di Dio e nel mentre stesso dichiari che l´uomo
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resterà sempre un enigma profondo e impenetrabile. Non sappiamo perchè altri autorevoli
interpreti del pensiero di Dio, forse più autorevoli di Papa Ratzinger (Sant’Agostino,
“dottore della Chiesa”) la pensino in modo diverso. Una cosa sappiamo di certo, ammesso
che si possa essere certi di qualcosa: l’embrione NON E’ una persona. Certamente
l’embrione è vita, come vita sono il feto, l’ovulo, lo spermatozoo, gli animali, le piante e
forse i minerali, ma NON E’ un essere umano, una persona. E il “diritto” nasce e serve per
regolare i rapporti fra le PERSONE, credenti e non credenti.(gps)
305 - VERONESI: FATE TESTAMENTO BIOLOGICO, SARO’ IL GARANTE
di: Mario Pappagallo - da: il Corriere della Sera - mercoledì 1 marzo 2006
Provocazione di Umberto Veronesi. L'oncologo ed ex ministro della Sanità offre, presso la
sua Fondazione, un registro per depositare il proprio testamento biologico. «La decisione a
proposito di un possibile accanimento terapeutico spetta al malato quando ancora può
prenderla», ricorda Veronesi. Dalla sua parte almeno una decina di giuristi.
Veronesi: apro un registro delle ultime volontà, con un gruppo di giuristi.
L'istituzione di un registro per chi vuole fare testamento biologico presso la «Fondazione
Umberto Veronesi» (www. Fondazione veronesi.it). Il gruppo di giuristi che fanno parte
della Fondazione, 10 dei quali oggi a Roma, saranno garanti della volontà di chi, nel pieno
delle facoltà mentali, sottoscrive un documento in cui è chiara la scelta riguardo a un
eventuale accanimento terapeutico. Insomma la decisione non può e non deve essere dei
medici bensì del malato stesso. Libera, e presa quando la coscienza ancora lo consente.
Ed è un medico a lanciare la provocazione in un Paese che, nonostante un dibattuto
documento espresso dal Comitato nazionale di bioetica (Cnb) e tre proposte di legge
«insabbiate» in Parlamento, non ha ancora varato norme al riguardo. Il medico provocatore
è Umberto Veronesi: «Io, il testamento biologico l'ho fatto e l'ho affidato a una persona di
mia fiducia. La mia paura non è la morte, ma la perdita delle facoltà mentali, della mia
coscienza. Dovesse accadere, già da ora ho deciso liberamente che non voglio
accanimenti terapeutici».
IL DIRITTO — Umberto Veronesi rivendica il diritto di autodeterminazione in Italia e rilancia
il dibattito sul «testamento biologico, o di vita» con una tavola rotonda (oggi a Roma, alle
13, presso la Cassa Forense) coordinata da Maurizio De Tilla, a cui partecipano alcuni
giuristi esperti in materia (Guido Alpa, Luigi Balestra, Giovanni Bonilini, Lorenzo D'Avack,
Rossana Cecchi, Gilda Ferrando, Salvatore Patti, Pietro Rescigno, Michele Sesta, Diana
Vincenti Amato), il cardinale Ersilio Tonini e monsignor Silvano Tomasi, Osservatore
permanente della Santa Sede all'Onu. «Non dobbiamo aspettare la prossima Eluana
Englaro o un'altra Terry Schiavo per riaprire il dialogo sull'accanimento terapeutico — dice
Veronesi —. Sfugge al legislatore che oggi il prolungamento o accorciamento della vita non
sono valori in sé, ma lo sono in quanto assecondano il progetto di vita di ognuno di noi. La
maggior parte dei malati, e una percentuale sempre più alta di popolazione sana, è
favorevole al principio dell'autodeterminazione e della parità, in termini di diritti/doveri, con
il mondo medico sanitario. Il paternalismo è superato in tutti i modelli sociali e negli ultimi
anni lo stesso è avvenuto nel rapporto medico-paziente. Di fronte ad una medicina che
estende sempre più le sue capacità tecniche, la gente sente il bisogno di riappropriarsi
delle scelte che riguardano la propria esistenza, e la sua qualità, in ogni fase, compresa
quella finale».
IL CONSENSO — Il percorso è iniziato con l'introduzione dell'obbligo del consenso
informato alle cure ed ha come tappa naturale il principio delle volontà anticipate da
applicare quando, per motivi gravi di salute, non è possibile farle valere di persona. «Certo
è un principio di responsabilità della vita — continua l'oncologo milanese — che pare in
contrasto con quello della sacralità della vita (Dio ci dà la vita e Dio ce la toglie). Forse
questo è il grande dilemma. Che però non deve arenare l'iter legislativo, negando un
principio che non è in discussione perché si basa sul diritto alla salute e alla libertà
personale riconosciuti dalla Costituzione».
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Il testamento biologico non va però confuso con l'eutanasia, che è invece la richiesta
esplicita e cosciente del malato di porre fine alla propria esistenza, quando questa sia
diventata insopportabile. «Io mi batto anche per l'eutanasia — incalza Veronesi —. Ma una
cosa per volta. Il testamento di vita vuole colmare la frattura della sopravvenuta incapacità
dell'individuo di fare scelte coscienti ed è dunque uno strumento dell'autonomia dei malati.
Nel nostro Paese non esiste una normativa, anche se in linea di principio le volontà
anticipate possono essere considerate valide nel nostro ordinamento e tenute in
considerazione dai medici».
LA LEGGE — In realtà manca una legge che obblighi a seguire il testamento biologico
come negli Stati Uniti e in diversi paesi del Nord Europa (Olanda, Belgio, Danimarca,
Germania). E in una situazione di vuoto normativo il tutto è affidato alla discrezionalità del
medico, che a sua volta non è tutelato. «Nei Paesi dove la normativa c'è — conclude
Veronesi — l'adesione della popolazione è forte. Negli Stati Uniti, i primi a regolamentare il
living will ( Natural death act in California, nel 1976), si parla del 15% della popolazione. In
Germania, dove la legislazione è recente siamo già all'8-10%». E gli italiani come si
comporterebbero? Difficile fare previsioni, ma vale la pena ricordare un recente sondaggio
Eurispes sull'eutanasia (scelta ben più controversa): tra i cattolici 38% favorevoli e 48%
contrari, tra i non cattolici 69% favorevoli e 18,6% contrari. Indecisi il 12%.
306 - OLTRE IL VOTO - DI GIAN ENRICO RUSCONI
da: La Stampa di martedì 21 marzo 2006
Ben mirato è il messaggio che la Cei manda - tramite le parole del cardinale Ruini - alla
politica italiana. E' un catalogo di valori, di raccomandazioni e di rivendicazioni che guarda
oltre l'esito ella consultazione. Chiunque vinca, dovrà tenerne conto.
La Cei non fa distinzioni tra le parti. Ma il suo catalogo è di fatto un potente discriminatore.
Sin da ora. Naturalmente sarebbe stato ingenuo o sciocco attendersi un qualche, sia pur
tenue o implicito, segnale di parte. Nonostante uno schieramento (di centro-destra) sia
disposto a seguire alla lettera le indicazioni della gerarchia e l'altro (di centro-sinistra) abbia
un atteggiamento più critico e problematico.
Ma nel documento di Ruini non c'è parola di rammarico per il drammatico approfondirsi del
solco tra gli schieramenti e le forze di ispirazione cristiana e moderata, la cui convergenza
mesi fa - in occasione del referendum - aveva dato alla testa a qualche nostalgico del
grande centro di ispirazione cristiana. C'è la preoccupazione per il deterioramento del clima
politico di questi giorni, ma si trattiene dal denunciare la possibile degenerazione di un
confronto politico mediatico-populistico che altererebbe le regole stesse della democrazia.
La Chiesa non entra nel merito dei meccanismi politici? Non è esattamente così. Proprio il
documento Cei infatti si esprime direttamente e polemicamente sulle regole democratiche
quando critica le legittime iniziative delle amministrazioni regionali a favore dei Pacs. E
mette in guardia in modo quasi intimidatorio circa la loro trasposizione a livello di politica
nazionale. Questo non è accettabile.
Lo ripetiamo sino alla noia: la Chiesa ha tutto il diritto di esporre e promuovere le sue tesi.
Nessuno la ostacola nel discorso pubblico. Ma quando entra in gioco la deliberazione
politica - a qualunque livello - la Chiesa deve accettare con rispetto - non semplicemente
tollerare - le procedure attraverso cui i cittadini e i loro legittimi rappresentanti prendono
decisioni dissonanti dalla sua dottrina.
Questo non è un dettaglio secondario. O una questione di stile. E' la sostanza stessa del
riconoscimento della laicità dello Stato su cui si stanno versando fiumi di inchiostro.
E' facile immaginare quali saranno le reazioni del centro-destra che dal documento trarrà
un po' di ossigeno in questi giorni asfissianti.
Nel campo del centro-sinistra sarebbe bello, ma ahimè improbabile, che il suo leader
facesse sentire la sua voce che rispettosamente rivendica la priorità del criterio laico nella
definizione delle norme di convivenza tra credenti, non credenti e diversamente credenti.
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307 - VALDESI: EUTANASIA NON E' ATTENTATO ALLA VITA UMANA
Dall’agenzia ASCA di martedì 21 marzo
''L'eutanasia non e' un attentato alla vita umana, ma una norma che vuole indicare come si
può morire con dignità. Ci batteremo perché venga introdotta in Italia“.
In seguito alle dichiarazioni in merito del ministro Giovanardi sulla legislazione olandese, il
professor Sergio Rostagno, coordinatore della ''Commissione Bioetica'' della Tavola
Valdese, precisa che la legge olandese è stata letta e commentata dai valdesi e metodisti
a suo tempo: ''Ci è sembrata buona perchè regolamenta una procedura che ha certo i suoi
limiti, ma diventa inevitabile in certi casi ben definiti”.
Rostagno ha colto l'occasione per fare una riflessione anche su come si è svolto l'incidente
diplomatico tra Italia e Olanda: ''Dall'episodio si può trarre un insegnamento per tutti.
Dobbiamo imparare a discutere senza necessariamente demonizzare l'avversario. La
discussione civile tra opinioni diverse, nel campo dell'eutanasia, come in altri campi, può
svolgersi senza che l'avversario sia bollato da etichette infamanti. Purtroppo
quotidianamente vediamo il contrario.
Non esiste l'Altro, con opinioni diverse dalle mie, esiste solo il nemico che bisogna
dipingere come demone perverso.
Non esistono due idee, esiste la mia idea e il nulla, la negazione, l'abisso''.
La posizione del gruppo di lavoro sui problemi etici posti dalla scienza della Tavola
Valdese, detta ''Commissione Bioetica”, in merito all'eutanasia e al suicidio assistito è nota
da tempo. Esiste un documento di studio a proposito pubblicato nel 1998, consultabile sul
sito della chiesa valdese.
308 - CREDERE E CURARE – LIBRO DI IGNAZIO MARINO
Nella mattinata di sabato 18 marzo 2006 si è tenuta presso l’ospedale S. Giacomo la
presentazione del libro di Ignazio Marino, “Credere e curare”, edizioni Einaudi, euro 8,00.
Ritengo importante dare questa comunicazione perché siamo di fronte ad un raro caso di
medico chirurgo di fama mondiale, di fede cattolica ma aperto ad idee progressiste.
Il prof. Marino, che ho conosciuto personalmente anni fa e della cui serietà non ho dubbi,
ha dedicato la sua vita al trapianto di fegato. Dopo essersi laureato all’Università Cattolica
di Roma, si è trasferito a Pittsburg, dove ha lavorato con il prof. Starlz, numero uno in
questo campo. E’ diventato a sua volta direttore dell’Istituto. Ha aperto a Palermo un polo
per i trapianti d’organo essendo ministro per la salute Rosy Bindi. Oggi ha deciso di tornare
in Italia e dare un proprio contributo fattivo candidandosi come numero due nella lista dei
DS per il Senato.
Vi consiglio di leggere il libro in modo da farvi un’idea di come le posizioni riguardo a temi
importanti quali l’organizzazione della sanità, la ricerca su embrioni congelati, il testamento
biologico e l’eutanasia siano straordinariamente in linea con un approccio laico. Nel caso vi
troviate d’accordo con me, diffondete il libro ove possibile.
Ritengo che egli possa costituire in futuro un buon punto di incontro tra mondo laico e
mondo cattolico e che, anche grazie alla enorme esperienza maturata, possa apportare
elementi di modernità al nostro sistema sanitario.
(a cura di Rossana Cecchi)
309 – RADIO: LE LEGGI DI DIO E LE LEGGI DEGLI UOMINI
Venerdì mattina, 3 marzo, su radio Radicale è andata in onda una puntata di “Sinai – le
leggi di Dio e le leggi degli uomini”. Argomento: il testamento biologico, diventato d’attualità
dopo l’iniziativa della Fondazione Veronesi di istituire il “registro delle ultime volontà”.
Hanno partecipato al confronto: il cardinale Ersilio Tonini, il prof. Francesco D’Agostino,
presidente del Comitato nazionale di bioetica, e l’avv. Maurizio De Tilla, presidente della
Cassa Forense che ha organizzato la presentazione del libro “Testamento biologico –
Riflessioni di dieci giuristi”, presentazione della quale abbiamo riferito con apposito
comunicato. Premesso che tutti gli intervistati erano d’accordo sul principio di legalizzare il
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testamento biologico, nel senso di equiparare le dichiarazioni anticipate di volontà a quelle
espresse in vita, le divergenze sono emerse sul concetto di “accanimento terapeutico”.
Secondo il cardinale e il prof. D’Agostino, l’idratazione e l’alimentazione forzata NON
SONO da considerare una TERAPIA, e quindi la loro interruzione è da considerarsi come
una forma di eutanasia, alla quale sono nettamente contrari.
Le argomentazioni portate a sostegno di tale tesi sono le seguenti:
- idratazione e alimentazione costituiscono una naturale necessità dell’essere umano,
talché i neonati vengono nutriti dai genitori perchè da soli non potrebbero farlo.
Argomento inconferente, in quanto il neonato VUOLE essere nutrito, ed infatti piange e
protesta quando ha fame. La persona che ha lasciato scritto espressamente di rifiutare – in
determinate circostanze - l’alimentazione e l’idratazione forzata NON VUOLE essere
nutrita;
- la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata provoca una morte orrenda,
per fame, come è avvenuto per il caso Terry Schiavo.
Volutamente si ignora che:
1) OGNI CASO DI SOSPENSIONE DI TERAPIE NON COMPORTA UNA MORTE
IMMEDIATA ma ha bisogno di tempi variabili a seconda della malattia e della resistenza
fisica della persona;
2) l’idratazione e l’alimentazione forzata si praticano generalmente nei casi di stato
vegetativo permanente, ossia quando i centri nervosi della persona sono ormai azzerati e
quindi la persona non può provare alcun dolore;
3) esiste un modo più umano rispetto alla interruzione dell’alimentazione: una iniezione
letale. Ma questa soluzione, anche se voluta fortemente dalla persona interessata quando
era capace di intendere e volere, è respinta pregiudizialmente dal cardinale e dal
professore in quanto sarebbe (come infatti la è) una forma di eutanasia. E l’eutanasia,
checché ne pensino i cittadini italiani, è un reato punito dalla legge. Ma appunto per questo
la vogliamo cambiare. Anche se è una legge di Dio.
310 – TV : DIBATTITO SUL TESTAMENTO BIOLOGICO
Il 14 marzo 2006, alle ore 17.30, sulla rete TV Roma uno, è andata in onda una
trasmissione dedicata al tema del testamento biologico. Hanno partecipato la nostra socia
e consulente scientifica prof. Rossana Cecchi, medico legale, la dott. Aida Matarazzo,
psicologa, Don Mario, parroco, dott. Annunziata Commoretto, dottoranda di ricerca in
bioetica.
Nel corso dei trenta minuti disponibili, la prof. Cecchi ha illustrato il significato del termine
testamento biologico come il mezzo attraverso il quale il paziente in stato di incoscienza
può dissentire da trattamenti ai quali avrebbe potuto dissentire nel caso fosse stato in
grado di parlare al momento dell’espressione del proprio dissenso. Ha chiarito che va
considerato un atto legale in quanto si possono esprimere le proprie volontà soltanto verso
atti medici legittimi. Ha spiegato che alla base c’è la centralità del diritto del paziente a
consentire o meno ad un trattamento medico, sancito dalla Costituzione italiana e che,
pertanto, una legge sul consenso spingerebbe i medici a curare maggiormente l’aspetto
dell’obbligo dell’informazione circa la patologia sofferta e a rispettare il parere del paziente.
Alla domanda provocatoria circa il legame tra testamento biologico ed eutanasia ha
affermato che il primo va tenuto distinto dalla seconda fin quando l’eutanasia non sarà più
considerata un reato.
Don Mario non si è pronunciato contro il testamento biologico in linea di principio, ma ha
espresso riserve circa la reale informazione da parte dei medici ai pazienti, che vengono
spesso lasciati all’oscuro di quanto gli viene fatto e firmano un consenso frettoloso e poco
comprensibile. Ha sottolineato che la centralità è quella della dignità e del valore della
persona, e che la società deve darsi regole precise.
La dott. Matarazzo ha evidenziato come da un punto di vista psicanalitico ci sia una
negazione della morte da parte di ognuno e che l’idea di fondo che abbiamo tutti è quella
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di non morire mai. Nessuno è spettatore della propria morte ma solo di quella altrui e
questo crea difficoltà nell’accettarla.
La dott. Commoretto ritiene che si debba avere un approccio razionale al problema e che
si debba decidere secondo quanto è più benefico per il paziente.
Il dibattito è stato tenuto vivo dagli interventi della prof. Cecchi, stimolata dalle provocazioni
di don Mario, che rappresentavano ovviamente le parti protagoniste in gioco: il tecnico e la
religione. Rossana ha sottolineato che i concetti di accanimento terapeutico e qualità della
vita sono sorti proprio a seguito dei progressi della medicina che, se da una parte portano
certamente a traguardi straordinari, dall’altra producono della aberrazioni di cui ci si deve
assumere la responsabilità.
Don Mario ha puntato molto sul problema del rapporto tra medico e paziente evocandone i
lati deboli.
Interessante è stato il commento finale sul significato della morte: all’affermazione della
Cecchi che la morte è come la vita in quanto ne rappresenta il momento finale, e che lei
vorrebbe arrivarci nel modo più fisiologico possibile e non attaccata a respiratori o altre
macchine, don Mario (purtroppo fuori audio) ha risposto “ma questa è poesia!”.
Noi diciamo: ma quale poesia, questa è realtà! Ed è un rischio che è giusto che ciascuno
abbia il diritto di evitare.
La domanda che rimane è sempre la stessa: perché la Chiesa è così contraria ad una
morte “cristiana”? Le risposte potrebbero essere molteplici, la più frequente è che il
testamento biologico pone a rischio di scivolamenti verso la legalizzazione di situazioni
francamente contrarie al suo spirito, ma noi riteniamo che ciò sia insito in tutte le leggi (vedi
la legge 40 che impedisce ai malati di AIDS di ricorrere al lavaggio dello sperma – che lo
rende privo di infezione - e successiva inoculazione negli ovociti della compagna, soltanto
perché non si tratta di un caso di sterilità!). L’importante è che la legge sia concepita in
modo giusto e che venga fatta rispettare.
311 – TV : LA FINE E’ IL MIO INIZIO
Il programma di Gad Lerner “L’infedele”, andato in onda mercoledì 15 marzo alle ore
21:30, è stata dedicata al “fenomeno Terzani” e al suo libro postumo “la fine è il mio inizio”,
che racconta la ricerca di una buona morte e di un nuovo dialogo padri-figli. Hanno
partecipato alla trasmissione: Folco Terzani, il priore del monastero di Bose, padre Enzo
Bianchi, i filosofi Emanuele Severino, Giulio Giorello, Romano Madera; l'esperta di cure
palliative Francesca Florani e lo studioso di buddismo Ugo Leonzio.
Questo è il commento di Piero Welby tratto da “notizie radicali” (www.radicali.it).
O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo pungiglione? (San Paolo, Corinzi I, 15,
55)
L’Infedele si appalesa su La7 sotto le spoglie levantine di Gad Lerner. Bernardo di
Chiaravalle lo avrebbe accoppato magno cum gaudio perché, il sant’uomo, teorizzava che
l'uccisione di un infedele non deve essere considerata come un omicidio (vietato dal V
Comandamento), ma come un "malicidio", ovvero come l'estirpazione di un male. Il pagano
da sopprimere doveva essere eliminato in quanto portatore di un Male assoluto e
irredimibile. Bernardo, doctor mellifluus , è morto e sepolto da qualche anno e Lerner,
l’infedele, può tranquillamente deliziarci con una puntata dedicata alla Morte. Sì, proprio la
comare secca che abbiamo relegato negli ospedali dietro a un paravento, o nei
dimenticatoi dei cronicari, o nell’asetticità plastificata degli hospice.
Quando accade che una nazione europea, come l’Olanda, decida di portare alla luce ciò
che altrove è sepolto sotto la comoda coltre dell’ipocrisia, c’è sempre un Giovanardi che,
credendosi un Bernardo di Chiaravalle redivivo, estirpa il male accusando “gli infedeli” di
neonazionalsocialismo.
La morte di cui si parla è, come sempre, la morte degli altri perché i morti, per scelta o per
“mancanza di campo” non parlano. A parlare della morte di Tiziano Terzani si avvicendano,
tra gli altri, Emanuele Severino, Giulio Giorello, Enzo Bianchi. Se siete tra i fortunati che
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hanno assistito al dibattito avrete senz’altro provato l’estenuante dolcezza di una vita che si
spegne conservando nello sguardo l’andare eterno di una natura che non conosce il nulla.
Se la vostra sensibilità vi avesse sospinti tra le braccia rassicuranti di un Dio creatore
avrete senz’altro provato l’inebriante promessa dell’eternità. Se è la vita e la vitalità il vostro
hortus conclusus avrete senz’altro esperito l’assurdità di un rifiuto infantile. Se siete tra
quelli che non hanno avuto la fortuna di assistere al dibattito peggio per voi, per la legge
del contrappasso dantesco beccatevi Giovanardi e il suo nazionalsocialismo da sagrestia
bellica.
312 – TV : OLANDA, EUTANASIA INFANTILE E NAZISMO
Mercoledì 22 marzo sul canale LA7 è andata in onda una puntata di "Otto e mezzo" sul
tema: l'Olanda e l'eutanasia, condotta da Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni.
In studio il ministro UDC Carlo Giovanardi, il segretario del Partito radicale Daniele
Capezzone ed il giornalista de "il Foglio" Giulio Meotti. In collegamento video la
europarlamentare olandese Sophie In't Veld.
Meotti nella sua introduzione ha fatto alcune affermazioni discutibili: la "spina bifida" è
malattia che "consente di vivere a lungo", senza precisare come, ogni anno 600 bambini si
trovano in stato di possibile eutanasia, circa 80-100 bambini l’anno sono "uccisi dai medici
olandesi", il 20% delle eutanasie infantili sono praticate dal medico SENZA il consenso dei
genitori, e così via.
Daniele Capezzone ha messo in guardia dagli "stereotipi facili", ossia definire
sbrigativamente "uccisioni" alcune decisioni drammatiche assunte di comune accordo fra
genitori e medici ed autorizzate dal magistrato per abbreviare le sofferenze di bambini che
sarebbero morti fra orrende sofferenze.
Ferrara ha quindi chiesto a Sophie In't Veld se in Olanda si pratica l'eugenetica.
Sophie, la quale parla correttamente l'italiano, ha respinto decisamente l'insinuazione di
Ferrara, asserendo che in Olanda si svolge un profondo e serio dibattito democratico
sull'argomento, finalizzato a trovare una soluzione per alcuni eccezionali casi di bambini
condannati a morte certa ed a sofferenze non lenibili. Sophie ha precisato che nel periodo
di sperimentazione a Groningen i bambini sottoposti all'eutanasia sono stati in media 15
l’anno.
Ferrara è tornato sull'argomento eugenetica facendo riferimento ad un libro di bioetica di
Gilberto Cortellini, del partito radicale, nel quale si sosterrebbe l'opportunità delle pratiche
eugenetiche, sottintendendo così che la sinistra è favorevole all'eugenetica (e quindi alle
teorie naziste).
Infatti Capezzone ha subito protestato vivacemente, chiedendo a Ferrara se intende
tacciare Cortellini di nazismo. Ne è nato un piccolo alterco fra i due, e Ferrara lo ha invitato
ad andarsene.
Sophie ha risposto che tirare in ballo l'eugenetica, prassi nazista che prevedeva la
soppressione dei neonati finanche in base al colore degli occhi, è un modo per
demonizzare quanto sta avvenendo in un paese civile come l'Olanda.
Ferrara ha replicato che "ancora non siamo a questo punto, salvo che per la fecondazione
assistita", alludendo forse all'accusa rivolta dalla Chiesa e dagli "atei devoti" a quanti
ricorrono alla fecondazione assistita e vorrebbero "scegliere" un embrione non affetto da
tare ereditarie.
Ritanna Armeni ha tentato di spostare il dibattito sul tema della trasmissione, ossia se
esistono casi e momenti eccezionali nei quali ci si deve interrogare se è bene e giusto far
continuare a soffrire una persona, indipendentemente se adulto o bambino.
Giovanardi ha subito obiettato che le pratiche "compassionevoli" sono state introdotte nel
1939 da Hitler per motivare la selezione ariana. Dalla "compassione" si passa facilmente
(per la nota teoria del piano inclinato) alla eliminazione per futili motivi. Nel caso dei
bambini, si eliminerebbero non soltanto quelli con una settimana di speranza di vita, ma
anche quelli "sordomuti, ciechi, con spina bifida, talassemici" SENZA neanche sentire il
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parere dei genitori. Per cui ribadisce la sua assoluta opposizione all'eutanasia, che
considera CONTRARIA ALLA DIGNITA' UMANA, dimenticando così che la dignità è
personale di ogni individuo, e scaturisce dal principio della "autodeterminazione", affermato
a parole dalla stessa Chiesa cattolica e negato continuamente nei fatti. Inoltra, a suo
parere, l'eutanasia preclude la possibilità del recupero da parte del malato.
Sophie ha respinto tale ipotesi, in quanto si può ricorrere all'eutanasia SOLTANTO in
presenza di situazioni irreversibili e irrecuperabili, ed ha augurato a tutti di non trovarsi mai
in tali situazioni.
Ferrara a questo punto ha rispolverato il libro di Cortellini, attribuendo implicitamente alla
sinistra l'obiettivo di "cambiare il mondo attraverso l'eugenetica".
Giulio Meotti ha insinuato che in Olanda i casi di eutanasia infantile siano molti di più di
quelli citati da Sophie, in quanto esistono molti casi clandestini. Capezzone lo ha interrotto,
smentendolo in quanto citava dati ANTERIORI all'esperimento sui bambini e attirandosi la
reazione violenta di Ferrara, il quale lo ha definito CIALTRONE e ROMPICOGLIONI.
Fortunatamente Capezzone non ha abboccato alla provocazione ed è rimasto al suo
posto.
Dopo l'interruzione pubblicitaria, il clima si è calmato. Giovanardi di è dichiarato FIERO
delle sue idee e DISPIACIUTO per gli attacchi che ha subìto. Ha ricordato che l'eutanasia
in Olanda si applica anche a bambini che non sono destinati a morire entro una settimana.
Ritanna Armeni allora gli ha chiesto se in tali casi sarebbe favorevole. Giovanardi ha eluso
la domanda affermando che allora non ne varrebbe la pena. Quindi ha aggiunto che se lui
afferma che la pena di morte è incivile, gli Stati Uniti non si ritengono offesi. Analogamente
l'Olanda non dovrebbe ritenersi offesa.
Sophie ha confutato tutte le asserzioni di Giovanardi, che non sono basate sulla realtà ma
su affermazioni retoriche.
Al termine Ferrara ha chiesto a Sophie se la legislazione olandese ammette l'obiezione di
coscienza. La risposta è stata: certamente.
A seguito della trasmissione, come associazione abbiamo inviato a Sophie In’t Veld un
messaggio per ringraziarla della sua testimonianza. Chi volesse aggiungere il suo
personale pensiero può scriverle a “[email protected]”.
313 - DOV’E’ FINITA LA LAICITA’ DELLO STATO? – DI GIAMPIETRO SESTINI
Roma, 10 marzo 2006
Sin dalla presa di posizione della Conferenza Episcopale Italiana circa l'astensione dal voto
in occasione del referendum sulla fecondazione assistita avevamo denunciato i pericoli che
sarebbero derivati dalla commistione della sfera religiosa con quella politica. Da allora, i
pericoli sono divenuti sempre più attuali, ed in questo scorcio di campagna elettorale sono
diventati una spiacevole realtà. Sull'onda del risultato delle elezioni americane, influenzate
dal movimento teo-con, la Chiesa ha aumentato la sua pressione sulla politica e la politica
ha ceduto alle pressioni della Chiesa.
Abbiamo così assistito, per la prima volta nella storia dello Stato Italiano, che il
coordinatore nazionale del maggior partito italiano - partito del Presidente del Consiglio Sandro Bondi, abbia inviato ai 25.000 parroci italiani una brochure "dove sono elencati tutti
i provvedimenti in favore della Chiesa promossi in questi anni dalla maggioranza di
centrodestra, fra cui la legge per la regolarizzazione degli insegnanti di religione, la legge
per gli oratori, l'abolizione dell'Ici per gli enti ecclesiastici e non profit, la battaglia per il
riferimento alle radici cristiane dell'Europa e la difesa del crocifisso nelle scuole".
Particolare enfasi è riservata alla legge sulla procreazione assistita "approvata dal
governo", scrive Bondi, "e che la sinistra ha cercato di abrogare per mezzo di un
referendum. La famiglia, cuore dell'attuale e fecondo lavoro pastorale di Benedetto XVI, e
costante premura dell'indimenticabile Giovanni Paolo II, ha guidato la nostra politica
facendoci scoprire sentieri nuovi e oggi ancor più fecondi per la società italiana".
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L'iniziativa è stata talmente fuori luogo che alcuni parroci ed anche un vescovo hanno
ritenuto di dover rispondere.
Scrive don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano (L'Aquila).
Signor Bondi, sono abituato a dare alle parole il loro peso per cui a chiamarla "onorevole"
dovrei coartare la mia coscienza.
Ho ricevuto l'inverecondo opuscolo che lei, immagino, ha inviato a tutte le parrocchie
d'Italia. Glielo restituisco senza nemmeno sfogliarlo e le ricordo che le parrocchie non sono
discariche di rifiuti né postriboli nei quali si possa fare opera di meretricio.
Abbiamo una nostra dignità, noi sacerdoti, e non siamo usi a svendere per un piatto di
fagioli il nostro patrimonio religioso, culturale, sociale ed umanistico che voi in cinque anni
di malgoverno avete dilapidato.
Avete fatto razzia di tutto. Avete dissestato la finanza pubblica, avete ridotto alla fame gli
enti locali da una parte e foraggiato, dall'altra, gli enti ecclesiastici cercando di comprarvi il
nostro silenzio se non addirittura la nostra compiacenza.
Avete popolato il Parlamento di manigoldi, ladri e truffatori. Di 23 parlamentari condannati
in via definitiva più della metà (13 per la precisione) fanno parte del vostro gruppo. Avete
fornicato con il razzismo della Lega e con il fascismo di Rauti. Con voi i ricchi sono
diventati più ricchi ed i poveri più poveri. Il vostro "Capo" in cinque anni ha quadruplicato il
suo patrimonio, mentre le aziende del Paese andavano in crisi. Solo l'elettromeccanica,
nell'ultimo quadrimestre del 2005, ha perso il 7,1% del suo fatturato.
I nostri pensionati, da qualche anno in qua, non solo non riescono più ad accantonare un
soldo, ma hanno incominciato a rosicchiare il loro già risicati risparmi.
Avete speso energie e sedute-fiume in Parlamento per difendere a denti stretti le "vostre"
libertà mentre il Paese rotolava al 41° posto quanto a libertà di stampa e pluralismo di
informazione, dopo l'Angola.
Avete mercificato i lavoratori e ipostatizzato le merci.
Si tenga pure, signor Bondi, la sua presunzione di coerenza con la "dottrina sociale della
Chiesa". Noi preti vogliamo tenerci cara la libertà di lotta e di contestazione contro la deriva
liberista e populista della vostra coalizione".
Ieri il vescovo Tommaso Valentinetti, presidente nazionale di Pax Christi, ha rincarato la
dose con una lettera aperta allo stesso Bondi dall'esplicito titolo "Lasciateci liberi nella
nostra intelligenza".
Oggi il sottosegretario alla Difesa, Rosario Giorgio Costa di "Forza Italia", lungi dal criticare
l'intromissione di Bondi nell'ambito ecclesiastico, ha bollato il vescovo di essere "un
comunista", asserendo che nell'opuscolo di Bondi "Sta scritto tutto quello che si è fatto. Si
è votata la legge sulla bioetica per come ha detto il cardinale Ruini, si sono fatti i
reclutamenti degli insegnanti di religione per come vuole la Conferenza Episcopale Italiana,
si sono fatti i provvedimenti che vanno nella direzione del volontariato, si conferma la
volontà di votare per l'otto per mille e così via..". Il sottosegretario ha concluso il suo
comunicato (ASCA-101558 MAR 06) con un consiglio a mons. Valentinetti: "Se questo
signore si dispiace proprio tanto, non legga questo opuscolo e se ne faccia uno per conto
suo".
Considerato che Forza Italia è il partito che vorrebbe rappresentare la laicità nella attuale
maggioranza, l'iniziativa del suo coordinatore nazionale e la conferma da parte di un suo
rappresentante nel Governo costituiscono il "de profundis" della laicità della Repubblica
italiana. Non siamo una organizzazione partitica nè politica, ma dobbiamo prendere atto
che se vogliamo mantenere viva la speranza di legalizzare il testamento biologico e
depenalizzare l'eutanasia non possiamo che augurarci una maggioranza diversa per una
politica migliore.
314 - GIOVANARDI: L’OLANDA E’ NAZISTA – DIBATTITO NEL GRUPPO YAHOO
Da: [email protected]
Data: Sun, 19 Mar 2006 - 16:12
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Oggetto: Giovanardi: l’Olanda è nazista
Riportiamo qui sotto la vergognosa dichiarazione rilasciata a "radio anch'io" dell'on.le Carlo
Giovanardi - Ministro del Governo Berlusconi - che ha accusato l'Olanda di nazismo per la
nota posizione sull'eutanasia. La dichiarazione di Giovanardi ha innescato un incidente
diplomatico: il Governo olandese ha convocato il nostro ambasciatore per avere
spiegazioni ed il premier olandese ha definito il comportamento di Giovanardi "scandaloso
e inaccettabile".
La vicenda ha fatto il giro del mondo, come dimostra la successiva new della Federazione
mondiale. Tutto ciò conferma, se avevamo qualche dubbio, che se alle prossime elezioni
vincesse l'attuale maggioranza politica potremmo scordarci per altri cinque anni non solo la
depenalizzazione dell'eutanasia ma anche ogni recupero della laicità perduta dal nostro
Paese.
Le dichiarazioni del ministro Giovanardi
«La legislazione nazista e le idee di Hitler in Europa stanno riemergendo, per esempio in
Olanda, attraverso l'eutanasia e il dibattito su come si possono uccidere i bambini affetti da
patologie. Da noi un bambino malato viene curato, in Olanda invece viene ucciso». Lo ha
dichiarato giovedì mattina 16 marzo a «Radio anch'io» il ministro per i Rapporti con il
Parlamento, Carlo Giovanardi. Il ministro ha parlato di «selezione eugenetica, che parte sin
dall'inizio eliminando quelli down, quelli thalassemici o quelli che, già venuti al mondo, non
hanno la dignità di vivere perché non sono perfetti. Se poi l'applichiamo anche agli anziani,
questo è nazismo».
Venerdì è arrivata la risposta olandese: l'ambasciatore italiano in Olanda è stato chiamato
al ministero degli Esteri all'Aia per «chiedere spiegazioni» sulle dichiarazioni di Giovanardi.
L'ambasciatore italiano, Mario Brando Pensa, ha risposto che le parole del ministro non
rappresentano la politica dell'intero governo. Ma per l'Olanda il caso non è finito qui. Infatti
il primo ministro Jan Balkenende ha annunciato di voler affrontare l'argomento direttamente
con Berlusconi al vertice europeo della settimana prossima. «È un comportamento
scandaloso e inaccettabile. Non ci si comporta così fra noi in Europa», ha commentato
Balkenende.
«Ho diritto di dire quello che penso. Non mi devo scusare», ha replicato Giovanardi alla
notizia del richiamo dell'ambasciatore italiano. «Ho citato opinioni di medici olandesi che
teorizzano l'uccisione di bambini fino a 12 anni se affetti da patologie che li
costringerebbero a vivere una vita non degna. In un'Europa così ho difficoltà a
riconoscermi perché si stravolge il messaggio cristiano di dignità e di diritto alla vita per
tutti».
Il segretario dei radicali, Daniele Capezzone, ospite della trasmissione di giovedì, aveva
messo in guardia Giovanardi di far rischiare all'Italia un incidente diplomatico. Capezzone
aveva replicato che nel caso di minori la legislazione olandese sull'eutanasia riguarda solo
«bambini con malattie terribili, sofferenze cerebrali disumane, nei casi in cui i genitori siano
d'accordo e ben tre consigli medici che danno l'avallo».
Nel pomeriggio di giovedì, mancando le scuse di Giovanardi al governo e al popolo
olandese, Capezzone aveva chiesto le dimissioni del ministro, poi reiterate venerdì sera.
Il messaggio della Federazione mondiale per il diritto di morire
From: [email protected]
Data: 17 March 2006
AMSTERDAM - An Italian minister has launched an outspoken attack on legalised
euthanasia in the Netherlands."Nazi legislation and Hitler's ideas are re-emerging in
Europe via Dutch euthanasia laws and the debate on how to kill ill children," Parliamentary
Affairs Minister Carlo Giovanardi said on an Italian radio programme on Friday.
He likened the Dutch legislation to Nazi laws and said it is "eugenics" to debate killing
children "who are ill or have Down Syndrome". "We could just as easily apply this to senior
citizens," Giovanardi said.
Giovanardi is a member of the centre-right Christian Democrat party in Italy.
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Dutch Prime Minister Jan Peter Balkenende, also a Christian Democrat, expressed outrage
at the Italian's remarks on Friday.Balkenende said he would raise the issue with Italian
Prime Minister Silvio Berlusconi at an EU meeting next week. Dutch Foreign Minister Ben
Bot said he would talk to the Italian ambassador.
Daniele Capezzone, a leader of the secular 'La Rosa nel Pugno' (Rose in the Fist) party
federation also featured in the radio programme and he called on the Christian Democrat to
apologise to the Netherlands. Giovanardi refused and repeated his remarks.
Giovanardi and Capezzone were taking part in a radio debate on ethics and the separation
of church and state. Capezzone's party supports legislating for euthanasia.
Da: [email protected]
Data: Sun, 19 Mar 2006 - 17:27
Oggetto: Giovanardi: l’Olanda è nazista
Vergognoso davvero. Non vi sono altre parole per definire l'intervento di Giovanardi. Del
resto in sintonia con altre precedenti prese di posizione ed in linea con l'impostazione del
governo di cui fa parte e che non a caso è stato chiamato in causa dallo stesso Giovanardi
nelle successive dichiarazioni a profferita discolpa.
La sola eventualità che persone di tal fatta possano essere confermate alla guida dell'Italia
per la prossima legislatura, dovrebbe indurre ciascuno di noi a porre in essere - secondo
capacità e possibilità - ogni iniziativa intesa a scongiurare l'evento.
Ciao a tutti.
Da: [email protected]
Data: Sun, 19 Mar 2006 - 19:17
Oggetto: Giovanardi: l'Olanda è nazista
Dall'ANSA di oggi sugli sproloqui di Giovanardi, Casini, e company:
VERONESI, POVERA OLANDA CHE HA SOFFERTO NAZISMO
''Povera Olanda, e' quella che ha sofferto piu' di ogni altro l'imposizione nazista, quindi
siamo lontani mille chilometri. Non ho capito cosa significassero quelle accuse''. Lo ha
detto il professor Umberto Veronesi, commentando le dichiarazioni del ministro Carlo
Giovanardi, secondo il quale ''la legislazione nazista e le idee di Hitler in Europa stanno
riemergendo come ad esempio in Olanda attraverso l'eutanasia e il dibattito su come si
possono uccidere i bambini affetti da patologie''.
''Io - ha spiegato Veronesi, che sulla questione ha scritto un libro e ha lanciato un appello ho posto il problema. Non e' che abbia soluzioni in tasca. Non ho detto che si debba fare o
che non si debba fare. Pero' e' giusto parlarne perche' non dobbiamo fingere che non
esista il problema del malato terminale''.
Da: [email protected]
Data: Sun, 19 Mar 2006 - 19:25
Oggetto: Giovanardi: l'Olanda è nazista
quando si pensa al Ministro Giovanardi non si fa fatica ad immaginarsi il difficile percorso
dell'individuo "imbecille" (non nel senso prosaico ma nel senso etimologico=in/mbaculus=senza bastone. cfr G. Semerano. Le origini della cultura europea. Olschki
MCMXCIV-Rist.MMII. Vol.II pag.433) lungo il difficile e tortuoso sentiero dell'intelligenza:
tutti abbiamo bisogno di un "bastone" ( ad esempio la cultura) che ci sorregga in questo
cammino. lui no. non ne sente il bisogno. e i risultati si vedono, si sentono e purtroppo,
come nazione, si sopportano. d'altra parte il parlare di semplice "imbecillità" (sempre nel
senso di prima) a proposito di un ministro della Repubblica quindi di una persona che,
oltre ad avere precisi doveri,come essere raziocinante, di rispetto della verità, ha precisi
obblighi legati al suo ruolo istituzionale di rappresentanza, mi pare riduttivo.
il ministro della repubblica non può arrogarsi il diritto di criticare leggi di uno stato, tra
parentesi facente parte dello stesso organismo sovranazionale, in termini gravemente
offensivi e lesivi della verità storica. se parlasse solo da privato cittadino, sarebbe un caso
alla calderoli, limitato dalla casualità delle patologie umane; ma quando parla essendo
Ministro coinvolge tutti gli appartenenti alla nazione nelle sue affermazioni: quindi ha il
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dovere istituzionale di essere oltremodo accorto nelle affermazioni. gli ultimi esempi dati
dal governo italiano, come nel caso "calderoli", non sono in questo senso rassicuranti.
Bene fa il governo olandese a chiedere conto al nostro governo di certe affermazioni
gratuitamente offensive e stupidamente ignoranti; citare , tanto per farsi una medaglia del
proprio prono clericalismo, il programma T4 e paragonarlo con la legge olandese
dell'eutanasia nei confronti dei minori è semplicemente stravolgere la discussione e dare
sfoggio di ignoranza, quanto meno della legge olandese; dire poi che si citano soltanto
posizioni di medici e cittadini olandesi non vuole dire nulla: purtroppo l'ottundimento e
l'estremismo dialettico di certo clericalismo non è appannaggio soltanto dell'italia o dei
neo/teocons statunitensi. già il defunto papa aveva paragonato l'aborto all'Olocausto: con
effetto orripilante per tutto il mondo civile (ho detto civile, non laico nè laicista). quando poi
chi parla di leggi di stampo nazista è un personaggio che evidentemente non sa nemmeno
che negli ultimi cinque anni ha rappresentato l'unico esempio al mondo di alleanza politica
ed istituzionale con un residuato bellico della repubblichina di salò; e nell' attuale
campagna elettorale è alleato non con il tanto vituperato Caruso, ma con personaggi che
liberamente sfilano per Milano all'ombra di croci celtiche e rune inneggiando, a braccia
tese, al duce del fascismo e violando esplicitamente tre leggi dello Stato (la disposizione
transitoria della Costituzione, la legge Scelba e la legge Mancino) si raggiunge il massimo
della falsità ontologica o della schizofrenia paranoica ( DSM-4-TR pgg 326 e segg).
Ma non è il caso, visto che si parla del Ministro Giovanardi, di tirarla tanto per le lunghe:
l'unico insegnamento che si può trarre da questo tristissimo episodio è che non bisogna
mai riempirsi la bocca con cose che non si conoscono.
saluti.
giuliano degli antoni
Da: [email protected]
Data: Sun, 19 Mar 2006 - 18:49
Oggetto: Giovanardi: l 'Olanda è nazista
Non c'è molto da vergognarsi. Bisogna prendere atto che questo è un paese non solo
arretrato, ma costantemente arretrante. E' un processo iniziato con la fine della libertà
comunale, l'avvento delle Signorie (sarà mica un caso che queste autentiche becchine
della libertà comunale - i Gonzaga, i Medici, gli Estensi, i Montefeltro - siano ancora sugli
altari, soprattutto là, come in Toscana, dove domina la cosiddetta sinistra, ma in realtà una
destra peggiore di quella ufficiale che almeno non si maschera), la dominazione spagnola
e, soprattutto, con la Controriforma (coi corollari dell'Indice e dell'Inquisizione). Quel
processo durato mezzo millennio è poi alla fine culminato col fascismo. Ci siamo illusi che
il momento resistenziale e costituzionale - ambedue voluti e sostenuti da una strettissima
minoranza (nell'ordine del "per mille", non del "per cento") di un popolo che era nella sua
stragrande maggioranza ed è ancora profondamente fascista - avrebbe cambiato le cose.
Un illusione durata pochissimi anni durante i quali è stato prodotto il meglio dell'ultimo
nostro mezzo millennio: il miracolo economico, la lira che prende l'oscar mondiale delle
monete, la cultura (Pavese, Pasolini, Calvino ... ma quando mai ne sorgeranno più di
simili?), il cinema (dopo 50 anni fa ancora scuola).
Invece quella spinta propulsiva, per dirla con Enrico Berlinguer, ormai si è esaurita e non
vogliamo prenderne atto. La Resistenza è ormai una bandiera sbiadita e per i più perfino
noiosa, se non addirittura ripugnate. La costituzione è in balia dei venti (e non datene la
colpa alla destra ufficiale, perché è la sinistra, quella formale di D'Alema soprattutto, che
per prima vi ha messo mano). Questo era, è e sarà un paese soprattutto fascista. Bisogna
prenderne atto, farsene una ragione.
Ponetevi nei panni di un Olandese che ha sentito Giovanardi. Non può che pensare alla
nostra cultura negli stessi termini con cui noi pensiamo a quella musulmana quando
sentiamo teorizzare e giustificare la repressione delle donne. Ed ha ragione da vendere, il
nostro Olandese.
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Prendiamone atto e chi può se ne vada da questo Paese. L'errore peggiore sarebbe (come
fa la base della sinistra, in perfetta buona fede) dare la colpa di ciò che succede al governo
(nel senso che si cambia governo e tutto va a posto). Il governo non ha alcuna colpa, la
colpa è tutta del popolo, il governo (anche il fascismo di Mussolini) non è una causa, ma un
effetto della situazione e della cultura corrente. Dal dopoguerra, dopo il momento
resistenziale e costituzionale, i governi non hanno fatto che peggiorare, ossia non hanno
fatto che tendere a quel fascismo che ci è congeniale. Il primo governo di (si fa per dire)
sinistra del paese, durato quasi 8 anni (dal dopo Tangentopoli al 2001) è stato peggiore
(più di destra) dei già destrorsi governi democristiani (che io personalmente ho cominciato,
purtroppo, a rimpiangere), quello di Berlusconi è stato peggio ancora e non fatevi illusioni:
il prossimo governo, che sia di Berlusconi o di Prodi, sarà peggio ancora (ovviamente nel
senso che le cose continueranno comunque a peggiorare, sia sul piano economico che
culturale sociale ecc.).
Non facciamoci illusioni: anche dietro la facciata di "sinistra" si nasconde il fascismo di
sempre: basti pensare a come sia a destra che a sinistra, si guardi a Berlusconi o a Prodi o
a D'Alema come a quello che ci può trarre fuori dalla merda, all'unto del signore, all'uomo
della provvidenza. Siamo sempre i soliti.
Disse Kennedy al popolo americano: NON CHIEDETEVI COSA IL GOVERNO PUO' FARE
PER VOI, MA CHIEDETEVI COSA VOI POTETE FARE PER LA NAZIONE. disse
Rousseau: NON ABBIAMO BISOGNO DI BUONI POLITICI, MA DI BUONI CITTADINI.
Disse Brecht: BEATO QUEL POPOLO CHE NON HA BISOGNO D'EROI.
Mauro Aurigi
Da: [email protected]
Data: Sun, 19 Mar 2006 - 19:35
Oggetto: Giovanardi: l 'Olanda è nazista
(scrive Marco Aurigi) : >...dove domina la cosiddetta sinistra, ma in realtà una destra ....>
quando ero bambino (tanti, tanti anni fa) i maestri di scuola ai bambini che avevano
difficoltà a scrivere con la destra,e preferivano la sinistra, per ricordare quale fosse la
destra , erano usi mettere uno straccetto legato al braccio destro. così i piccoli avevano,
secondo loro, facilità a distinguere la destra dalla sinistra. evidentemente il suo maestro
delle elementari non la pensava così.
saluti.
giuliano degli antoni
Da: [email protected]
Data: Mon, 20 Mar 2006 19:50
Oggetto: Giovanardi: l'Olanda è nazista
Caro Giuliano, e voi tutti, sarebbe banale dire che oggi quelli sono metodi antieducativi e
superati: scrivere con la sinistra è altrettanto 'normale' che farlo con la destra.
Ma destra e sinistra non sono uguali: il discorso di Mauro Aurigi è abbastanza articolato,
ma su un argomento sicuramente possiamo essere tutti d'accordo: i 'salvatori della patria'
non esistono. La prospettiva, visto che viene citato Calvino, è propria calviniana: la sfida al
labirinto, consapevoli che il suo superamento non sarà altro che l'ingresso in un altro
labirinto.
Cmq, al di là di varie ragioni (e sono davvero tante!!!), quale coalizione, nonostante rutelli e
mastella, può imbastire un discorso LAICO senza buttiglionismi e bondismi?
Cordiali saluti
vitale
Da: [email protected]
Data: martedì 21 marzo 2006 19.34
Oggetto: Giovanardi: l'Olanda è nazista
Ma noi cittadini italiani che non vogliamo neanche vergognarci troppo delle affermazioni dei
ns ministri, non possiamo organizzare una qualche forma democratica di risposta
(proporrei di inondare di lettere sia il ministro che il governo olandese)?
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Può "liberauscita" esserne promotore?
Claudia Contratto
Da: [email protected]
Data: Friday, March 24, 2006 12:43 PM
Oggetto: L'Olanda e il nazismo
E così tutto finisce a tarallucci e vino: la classica commedia all'Italiana. Un Ministro della
Repubblica Italiana paragona la civilissima Olanda al nazismo? Inezie. il Presidente del
Consiglio italiano rassicura il collega olandese che chiede giustamente spiegazioni: il
Ministro Giovanardi ha parlato a titolo personale. Come se fosse possibile sdoppiarsi: se
Giovanardi vuole essere libero di esprimersi senza impegnare il Governo di cui fa parte,
poteva fare a meno di candidarsi - prima - ed accettare - poi - tale incarico. Non solo, ma il
Ministro raddoppia la dose: si rifiuta di chiedere scusa e conferma in televisione e sulla
stampa il suo giudizio. Il Presidente della Camera e leader del suo partito, Casini, non
condivide - bontà sua - l'accusa di nazismo ma coglie l'occasione per dichiararsi
assolutamente contrario all'eutanasia, e non soltanto quella dei bambini. Gli altri partiti
della maggioranza, AN e Lega, non sono da meno. Non ci resta che sperare che il 9 e 10
aprile il vento cambi.
Giampietro Sestini
PS. Allego una "news" inviata dalla Federazione mondiale per il diritto a morire con dignità
a tutte le associazioni che ne fanno parte.
From: [email protected]
Subject: Dutch won't react to Italian minister's bluster
Date: Thu, 23 Mar 2006 12:00
THE HAGUE, 23/03/06 - Prime Minister Jan Peter Balkenende will after all not be holding a
separate meeting with the Italian Prime Minister Silvio Berlusconi about the comparison an
Italian minister made between Dutch laws and Nazi practices.
Balkenende was to have a special meeting with Berlusconi at the European summit held
today and tomorrow, but has decided against this. He will accept Berlusconi's statement
that the Italian minister Carlo Giovanardi spoke in a personal capacity.
Giovanardi compared the Dutch euthanasia policy with Nazi practices in a radio
programme last week. Foreign Minister Ben Bot immediately summoned the Italian
ambassador in The Hague.
Giovanardi refuses to apologise. But Balkenende said in the Lower House yesterday that it
would be unwise to keep bringing up the matter endlessly.
"We must avoid putting this minister constantly in the limelight". Foreign Minister Bot added
that Giovanardi was an "insignificant politician who is now in the papers every day. Deescalation is the better choice."
Da: franco.toscani1 <[email protected]>
Inviato: venerdì 24 marzo 2006 13.26.31
A: "Associazione Libera uscita" <[email protected]>
Oggetto: Re: L'Olanda e il nazismo
Speriamo, ma non facciamoci troppe illusioni!
FT
315 – NOTIZIE DAL MONDO : LIBRO ITALIANO SUL TESTAMENTO BIOLOGICO
Si riporta qui sotto la notizia diramata a tutte le associazioni del mondo dalla Federazione
Mondiale per il diritto di morire con dignità (WFRTD societies). La notizia, da noi fornita,
riguarda la pubblicazione in Italia del libro "il testamento biologico", stampato dal "Sole 24
ore" e curato dalla Fondazione Veronesi. Come abbiamo a suo tempo informato, il libro
ospita le riflessioni di dieci giuristi, fra cui la nostra consulente scientifica dott.ssa Rossana
Cecchi, ed è reperibile ancora per pochi giorni in tutte le edicole d'Italia al costo di soli 3
euro. Alla nostra Rossana rivolgiamo, di nuovo, i nostri complimenti e ringraziamenti. Al
prof. Veronesi, nostro socio onorario, la nostra ammirazione e riconoscenza per la
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coerenza e la professionalità di una vita dedicata alla ricerca e alla dedizione verso il
malato.
Da: [email protected]
Data: Sat, 25 Feb 2006 14:34:35
Oggetto: New book on ethics in Italy
The most important economics Italian newspaper, Il Sole 24 Ore, published a book on the
living will (Il testamento biologico. Riflessioni di dieci giuristi). This is an important event for
Italy because, as well known, although this problem has been just studied by the national
committee on bioethics (Comitato Nazionale di Bioetica) in 2003, nothing did change e no
public discussion did arise.
This volume contains the opinions of ten important Italian personalities that deal with
ethical questions: Salvatore Patti, Pietro Rescigno, Guido Alpa, Lorenzo D'Avack, Luigi
Balestra, Rossana Cecchi, Gilda Ferrando, Michele Sesta, Diana Vincenti Amato e
Giovanni Bonilini. The preface was written by Umberto Veronesi and the introduction by
Maurizio de Tilla. Prof.Umberto Veronesi is honorary member of our Association and Dr.
Rossana Cecchi is our scientifical expert.
The authors bring to the discussion different points of view, without the influence of
religious belonging or moral conditioning. The book which contains 200 pages and will be
sold by newpaper kiosks for one month and this will allow all people interested in the
argument to buy it with only 3 Euros.
We believe that this is an important step forward in our fight for the right of people to decide
how to finish its own life when it become unworthy.
Giampietro Sestini, Secretary of LiberaUscita - Italy – www.liberauscita.it
316 - OREGON – IL SUICIDIO MEDICALMENTE ASSISTITO E LA “LICENSE TO DIE”
Nell’Oregon si sta svolgendo un interessante dibattito sull’assistenza al suicidio e sulla
cosidetta “license to die”. La nostra Maria Di Chio ha raccolto e tradotto le notizie più
interessanti, che sono qui riportate.
W. Mc Call, dell’Associated Press Writer, ha citato questi dati dal rapporto 2005 sul suicidio
assistito in Oregon: 38 persone hanno chiesto l’assistenza al suicidio o PSA (37 nel 2004).
La percentuale di quest’anno conferma che i suicidi assistiti rappresentano una
piccolissima parte dei 31.000 decessi, che avvengono in media ogni anno in Oregon ( 246
da quando la legge è entrata in vigore). L’età media è di 70 anni. Cause principali della
richiesta di suicidio assistito sono: la perdita di controllo sul proprio corpo, la crescente
incapacità di partecipare ad attività che rendono piacevole la vita e la perdita di dignità. La
maggior parte sono malati di cancro, gli altri quasi tutti affetti dal morbo di Lou Gehrig e di
AIDS.
Derek Humphry informa che “Il rapporto per il 2005 del Dipartimento dell’Oregon per gli
Human Services descrive il ruolo che i medici effettivamente svolgono nell’assistenza al
suicidio ai malati terminali (PSA). Mentre nei primi tre anni di applicazione della legge i
medici restavano accanto al morente in metà circa dei casi, nel 2005 la loro presenza si è
ridotta a circa il 25% dei casi.”
Secondo Derek Humphry, il medico che prescrive il farmaco letale dovrebbe restare
accanto al morente per garantire che tutto proceda nel modo appropriato. Questo
intervento di D. Humphry ha suscitato molte risposte, che cercavano di dare una
spiegazione a questa assenza dei medici, alcune favorevoli, altre contrarie.
G. Delury risponde così a D. Humphry: “ Penso che fra le altre ragioni per le quali i medici
non sono presenti, ci sia anche il fatto che il paziente e/o la famiglia non vogliono il medico
intorno. “Suicidio medicalmente assistito” è un nome non appropriato. Il medico non fa
altro che scrivere una ricetta, non fa assistenza. Io, personalmente, preferirei che, a parte
la prescrizione, i professionisti fossero del tutto fuori della faccenda: nessuna valutazione
psicologica, nessun parere di un secondo medico. Sono favorevole ad un sistema in cui
una persona, qualche anno prima, ancora in buona salute, ottenga dallo Stato una
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“license” (autorizzazione, licenza, permesso?) a morire e, dopo un rinnovo, 2 o 3 anni più
tardi, possa usare l’autorizzazione per ottenere una ricetta appropriata da un medico.
Successivi rinnovi dell’autorizzazione dovrebbero essere richiesti ogni 3 o più anni.”
Questa proposta ha ottenuto molti consensi e probabilmente verrà messa all’ordine del
giorno al prossimo convegno della World Federation a Toronto, anche perché in Canada,
12 anni fa, c’era stata una proposta di legge molto simile.
Commento: Come Sestini, anch’io, che per di più sono contraria ad una medicalizzazione
dell’eutanasia e ad un intervento diretto dello Stato, trovo questa proposta interessante e
meritevole di essere discussa fra noi. (mdc).
317 – AUSTRALIA – DIBATTITO SULLA “LICENSE TO DIE”
L. Cracknell ritiene che la “license to die” serve soprattutto per esprimere ripetutamente e
costantemente la volontà di morire. In alternativa alle direttive anticipate, lascerebbe un
controllo maggiore alla persona che vuole morire, perché non si deve aspettare fino al
momento di essere incompetenti, alla mercé di altri che possono o non possono onorare le
nostre direttive anticipate.
G. Delury, autore della proposta, a sua volta, dichiara che non è facile morire quando e
come si vuole, sia perché le persone non sono capaci di suicidarsi, sia perché non è facile
procurarsi i mezzi per morire con dignità. Se ci fosse stata l’autorizzazione a New York nel
1995, sua moglie sarebbe morta meglio, fra i suoi familiari e lui non sarebbe finito in
carcere per assistenza al suicidio.
Secondo un’altra persona, l’autorizzazione potrebbe essere una tattica per diminuire le
paure di chi teme l’affermarsi del diritto di altri di ordinare che devi morire. Potrebbe essere
il primo passo nel lungo cammino verso la conquista del pieno diritto a morire, dato che in
moltissimi casi il cambiamento può avvenire solo attraverso un processo graduale. Inoltre
l’autorizzazione potrebbe incoraggiare le persone ad esercitare il nostro ultimo diritto
umano e dare una protezione legale a chi eventualmente abbia dato assistenza nel morire
ad una persona provvista di autorizzazione. (mdc)
318 - GREAT BRITAIN – LA CHIESA CATTOLICA CONTRO IL SUICIDIO ASSISTITO
Da “The Daily Telegraph” del 20 marzo 2006.
La Chiesa cattolica britannica questa settimana deve lanciare una campagna politica, che
si presenta come la più importante mai fatta, quella per prevenire la legalizzazione del
suicidio assistito da parte del Parlamento. Come prima mossa di attacco i vescovi
manderanno mezzo milione di volantini e DVD ad ogni parrocchia in Inghilterra e Galles.
La campagna è guidata dall’arcivescovo di Cardiff, che ha detto: “ E’ bene che i vescovi
diano istruzioni, ma noi abbiamo bisogno di tutti i comuni cattolici , perché dicano ai Lords
e ai membri del Parlamento che non vogliamo questa legge.” La proposta di legge di Lord
Joffe tornerà ai Lords a maggio. Un sondaggio di opinione del Daily Telegraph , eseguito
l’altr’anno, ha mostrato che l’87% della gente sarebbe favorevole alla proposta. Tuttavia le
legge è fortemente osteggiata dalla Chiesa e altri gruppi, compresa la Care Not Killing
alliance, un’organizzazione che ne riunisce molte altre minori. I vescovi spingeranno i
cattolici ad unirsi agli altri gruppi. L’arcivescovo di Cardiff spiegherà in una lettera ai parroci
che il proposito dell’alleanza è di promuovere cure palliative migliori e più diffuse e di
opporsi alle iniziative per introdurre l’eutanasia e il suicidio assistito. I vescovi hanno
incoraggiato i cattolici a sostenere il loro operato in ogni modo, anche con contributi in
denaro, hanno sollecitato chiunque si occupi di cura dei morenti, di disabilità e di altri
problemi legati alla vita a diventare un punto di collegamento per l’alleanza in ogni
parrocchia e infine hanno invitato i parroci ad organizzare incontri per mobilitare i credenti.
Anche la Chiesa d’Inghilterra fa pressione sui suoi membri per fare lobby contro il progetto
di legge.
I vescovi anglicani, dal canto loro, sono pienamente d’accordo con la Chiesa cattolica per
una campagna mirante a prevenire la legalizzazione del suicidio assistito. Queste le
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motivazioni: la legge colpisce al cuore la società, danneggia i rapporti fra medico e
paziente e fra i familiari stessi, perché induce una pressione psicologica sui malati e sulle
famiglie, e diventa il primo passo verso l’eutanasia. Inoltre la legge si basa sul
convincimento che l’esercizio dell’autonomia e la libertà di scelta siano i più alti beni morali,
mentre essi sono una base ben fragile su cui organizzare la società. La legge vuole
uccidere invece di curare, invece di intensificare le cure palliative. Essa implica che le vite
di alcune persone sono meno degne e hanno minor valore di altre.
Commento: Mi sembra molto interessante questa notizia, non è quindi solo la Chiesa
italiana ad intervenire per ostacolare leggi che ritiene offensive dei diritti umani. In
Inghilterra, come vedete, si agisce in modo pesante, ma, per lo meno da quello che ho
letto io, nessuno protesta in nome della laicità dello Stato. (mdc)
319 - FRANCIA - ASSOLTA DEFINITIVAMENTE LA MAMMA DI VINCENT HUMBERT
di: Giampiero Martinotti – da: la Repubblica di martedì 28 febbraio 2006
PARIGI - Sono stati prosciolti come chiedeva la pietà umana: la giustizia francese ha
scritto la parola fine alla drammatica storia di una madre che ha praticato l´eutanasia sul
figlio tetraplegico. Accettando la richiesta del pubblico ministero, il giudice istruttore di
Boulogne-sur-mer, Anne Morvant, ha deciso di non perseguire la madre di Vincent
Humbert, che ha voluto metter fine alla vita del figlio, e all´anestesista che l´ha aiutata. Un
caso fuori dalla norma, che non rimette in discussione l´atteggiamento contrario
all´eutanasia attiva, ma che tiene conto delle circostanze eccezionali di un caso che aveva
commosso tutto il paese.
Riepiloghiamo i fatti. Vincent ha un gravissimo incidente d´auto a 19 anni. Dopo molti mesi
di coma si sveglia: è tretraplegico, muto e quasi cieco. Riesce solo a comunicare con la
madre: la donna gli elenca le lettere dell´alfabeto, lui con il pollice, l´unico dito che riesce a
muovere, le dà un segnale e forma così della parole, poi una frase. Il ragazzo, in condizioni
disperate, le chiede di morire. Scrive a Jacques Chirac: "Lei ha il diritto di graziare. Io le
chiedo il diritto di morire". Il presidente della Repubblica è commosso, riceve la madre, ma
risponde negativamente: non può autorizzare la morte di nessuno.
Esce un libro, tutta la Francia conosce la tragedia.
Allora è Marie Humbert ad assumersi il compito di terribile di mettere fine alla vita del figlio,
tre anni dopo l´incidente. Si procura un barbiturico e glielo inietta. Il ragazzo entra in coma
profondo, ma non muore.
L´anestesista, Fréderic Chaussoy, stacca la spina del respiratore, guarda il ragazzo: soffre.
Decide di praticargli un´iniezione letale.
Un caso tragico, unico. La madre resta solo quarantott’ore in stato di fermo e difende il
medico. Il dottor Chaussoy è assolto dall´Ordine dei medici, secondo cui il suo
comportamento è stato conforme al suo dovere di medico. La giustizia segue la sua strada:
Marie Humbert e Fréderic Chaussoy rischiano la corte d´assise. Il Pm chiede il
proscioglimento, pur ammettendo che il gesto è punito dalla legge. Il giudice istruttore è
d´accordo. Il magistrato riconosce che i fatti sono stati commessi «sotto l´influenza di una
costrizione che li esonera da qualsiasi responsabilità penale». Il giudice avrebbe inoltre
sottolineato la pressione emotiva, affettiva e mediatica. La signora Humbert ha detto che
avrebbe preferito un processo in corte d´assise per caldeggiare la causa dell´eutanasia, il
dottor Chaussoy si è detto sollevato, la Francia applaude una sentenza di buonsenso.
Commento: in Francia (Stato dell’Unione Europea come l’Italia) l’Ordine dei medici ha
assolto il dottor Chaussoy per aver staccato la spina del respiratore a Vincent Humbert e
per avergli praticato un’iniezione letale. In Francia (Stato dell’Unione Europea come l’Italia)
il Pubblico Ministero ha chiesto il proscioglimento della mamma di Vincent e del dottor
Chaussoy anche se il fatto “è punito dalla legge”. In Francia (Stato dell’Unione Europea
come l’Italia) il magistrato ha accolto la richiesta del PM in quanto gli imputati sono stati
costretti ad agire da una “pressione emotiva, affettiva e mediatica”. Domanda: perchè non
può accadere la stessa cosa anche in Italia (Stato dell’Unione Europea come la Francia)?
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Anche in Italia esistono casi come quello di Vincent Humbert (vedi Eluana Englaro), anche
in Italia esiste la pressione “emotiva e affettiva” sui medici curanti ed i pazienti, eppure nè
l’Ordine dei medici nè la magistratura osano assolvere chi per pietà ed amore si sente
costretto a porre fine ad una vita. Addirittura si condanna a 18 mesi (per evitare l’oltraggio
della galera) una figlia soltanto per aver prenotato il taxi con il quale la madre aveva deciso
di recarsi a morire in Svizzera (è il caso di Paola). Risposta alla domanda: in Italia, a
differenza della Francia, non esiste ancora una “pressione mediatica”. Mi viene un dubbio:
che sia per non urtare la Chiesa? Giampietro Sestini.
320 - LE VIGNETTE DI STAINO – RUINI E LE ELEZIONI
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il punto - Centro Studi Calamandrei