Si cinse di un grembiule Lavanda dei piedi
di don Corrado Ginami
Gv 13-17: la lavanda dei piedi
nel contesto di una cena e un… “testamento”
I capitoli 13-17 del Vangelo secondo Giovanni riportano la cena che
Gesù consuma con i suoi discepoli prima della propria morte e contengono l’ultimo grande discorso che il Maestro rivolge loro per prepararli al
distacco comportato dal suo ritorno al Padre. Infatti, mentre Gesù torna
al Padre i discepoli rimangono nel mondo.
I capitoli sono dunque la risposta giovannea al problema relativo al
rapporto dei credenti con Cristo dopo la sua morte. La questione potrebbe essere formulata nei termini seguenti: come si caratterizza il tempo di
coloro che «non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29)?
La risposta dell’evangelista è chiara. Il Risorto non lascia i suoi orfani.
La promessa dell’invio del «Paraclito, lo Spirito di verità, lo Spirito Santo»
(cf. Gv 14,15-17; 14,25-26; 15,26-27; 16,7-11; 16,12-15) salda insieme i
due aspetti di questo discorso-testamento: il dono dello Spirito è il frutto della “partenza” di Gesù, e la garanzia della sua nuova “presenza” tra i
discepoli.
Questi capitoli, e il discorso-testamento in essi contenuto, si aprono
con un gesto paradossale e impressionante che Gesù compie nei confronti dei discepoli: lava loro i piedi. Si tratta di un gesto, un “segno” che
rivela un mistero ben più grande di quanto sembri suggerire nella sua
immediatezza. Nel corso di questa cena Giovanni non parla della istituzione della Eucaristia, ma pone un gesto che ne rivela il significato ultimo: atto di amore estremo per i suoi, manifestazione di un servizio pieno
nei loro confronti.
IL RESTO DELL’ARTICOLO E’ DISPONIBILE
SULL’OPUSCOLO “STORIE DI EUCARISTIA”
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don Corrado Ginami