Questo è il mio corpo...
questo è il mio sangue
di don Luigi Girardi
I Vangeli sono concordi nel ricordare l’ultima cena fatta da Gesù con
i suoi discepoli, in clima pasquale. Si tratta di un momento particolarmente intenso, legato ad alcuni gesti simbolici nei quali viene a raccogliersi il passato (la vita precedente di Gesù) e viene anticipato il futuro
(ciò che accadrà a Gesù e ciò che si realizzerà in lui). I Vangeli sinottici e
Paolo (1Cor 11,23-26) ci riportano anche una descrizione più estesa di
ciò che Gesù ha compiuto durante il pasto di quest’ultima cena. Si tratta
comunque di narrazioni molto stringate, essenziali, stilizzate; risentono
probabilmente del contesto liturgico delle comunità primitive, che custodivano la memoria di questo evento già facendone il memoriale liturgico, nella pratica assidua dello «spezzare il pane» (At 2,42).
Per cogliere più in profondità il senso di questo momento della vita
di Gesù ed evidenziarne gli aspetti principali, si può seguire la narrazione
di uno dei sinottici: il Vangelo secondo Marco.
Il contesto dell’ultima cena
L’evangelista Marco crea una chiara cornice pasquale all’ultima
cena. È preceduta dai preparativi della festa:
Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua,
i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare,
perché tu possa mangiare la Pasqua?” (Mc 14,12)
Alla fine della cena, poi, si allude al canto dell’Hallel (Sal 115-118)
IL RESTO DELL’ARTICOLO E’ DISPONIBILE
SULL’OPUSCOLO “STORIE DI EUCARISTIA”
21
Scarica

don Luigi Girardi