Auguri di Buon Natale E Felice Anno Nuovo ANOTE-ANIGEA NEWS N. 3/2012 1 2012: anno di “passione”, 2013: anno di rinascita! Carissimi, alla fine di ogni anno si fanno le valutazioni del passato e si spera che il futuro ci riservi qualcosa di buono……….. Il 2012 indubbiamente è stato un anno difficile per tutti, sotto tutti i punti di vista….. Tanti puntini in questo editoriale, dove ognuno, leggendo, potrà riempirli con il proprio vissuto professionale e personale! Ed il 2013, come sarà? Dopo aver toccato il fondo (si spera), ci sarà la rinascita sotto tutti i punti di vista. Come associazione il 2012 è stato un anno positivo dove abbiamo consolidato ed incrementato i numeri importanti degli associati e dei lavori a livello nazionale e regionale. Nel 2013, durante il Congresso Nazionale, ci saranno le elezioni del direttivo 2014-2016: per l’associazione è un momento importante di confronto e di programmazione del futuro. Siamo impegnati su molti “fronti” (UNI, rapporti con le altre società scientifiche, IPASVI, a livello regionale con gruppi di lavoro,…), mi permetto di dire che la cosa è assolutamente positiva, in quanto come associati, ci sentiamo “vivi” e partecipi nelle organizzazioni per una crescita della professione. Ecco allora che qui arriva il primo augurio per il 2013: per la professione e per l’associazione perché siano in continua crescita ed implementazione per una crescita dell’infermieristica. Un altro augurio, che mi permetto di fare insieme con tutto il direttivo, è rivolto a voi ed alle vostre famiglie di un Buon Natale 2012 e di un 2013 ricco di successi e serenità. RUOLO INFERMIERISTICO NELLE TECNICHE DI MUCOSECTOMIA PER IL TRATTAMENTO DELLE LESIONI neoplastiche DEL TRATTO GASTROINTESTINALE Morena Fellegara Struttura Complessa di Gastroenterolo gia, ASL 1 Imperiese Ospedale Civile di Sanremo (IM) INTRODUZIONE La mucosectomia, nota anche con l’acronimo EMR (Endoscopic Mucosal Resection) è una metodica poco invasiva che permette l’asportazione endoscopica di lesioni neoplastiche superficiali, cioè confinate alla mucosa, del tratto gastrointestinale (GI), in assenza di invasione vascolare e/o linfatica. Pertanto, la mucosectomia va eseguita solo dopo una accurata valutazione del paziente con una stadiazione della lesione che abbia accertato la profondità dell’infiltrazione ed escluso la presenza di linfonodi metastatici Esistono varie tecniche di EMR, aventi in comune lo scollamento della mucosa dagli strati più profondi, che può avvenire mediante iniezione di liquidi nella sottomucosa (inject, lift and cut), e/o aspirazione con creazione di uno pseudo-polipo (cap-assisted EMR) o il posizionamento di elastici (suck-and-ligate), quindi resezione della lesione mediante ansa. Una modalità di EMR relativamente semplice è la “strip-off biopsy”, per la quale è utilizzato un endoscopio a doppio canale. 2 Si tratta di una tecnica operatore-dipendente, non priva di polipoidi (sessili o peduncolate) da quelle non polipoidi (lievemente complicanze (perforazione e sanguinamento) che, pertanto, va rilevate, piatte, lievemente depresse ed escavate). eseguita solo da personale specializzato ed in centri appropriati. Il Il vantaggio di questa classificazione è la capacità di predire la lavoro in èquipe e l’assistenza infermieristica sono d’importanza profondità dell’invasione neoplastica e la possibilità di metastasi basilare nell’esecuzione della EMR: è necessaria la perfetta linfonodali, superiori per le forme depresse ed escavate. conoscenza della tecnica e dei materiali utilizzati, un livello di Non comprende i “lateral spreading tumors” (LST) del colon, di tipo manualità appropriato per poter eseguire le manovre endoscopiche granulare e non granulare, definite come lesioni piatte ≥ 10 mm che all’unisono con il medico endoscopista che permetta di prevenire le si sviluppano nel lume GI. eventuali complicanze. Importante è infine che il personale Fatte queste premesse, le indicazioni per il trattamento con EMR nel infermieristico sia formato e preparato nella gestione delle suddette tratto GI sono: complicanze Stomaco: Istologia di adenoma o adenocarcinoma bene o Parole chiave: mucosectomia, resezione mucosa endoscopica moderatamente differenziato e/o carcinoma papillare; lesione (EMR), confinata alla mucosa; neoplasie superficiali, mucosectomia con cappuccio, dimensioni ≤ 2 cm per le forme lievemente rilevate, ≤ 1 cm per le forme piatte o lievemente perforazione, emorragia. depresse; assenza di ulcerazione o cicatrice di ulcera; assenza invasione venosa o linfatica. Esofago: Carcinoma squamocellulare: Istologia di carcinoma bene o moderatamente differenziato; lesione confinata agli strati più superficiali della mucosa; dimensioni ≤ 2 cm; coinvolgimento della parete viscerale inferiore a 1/3 della Figura 1 INDICAZIONI ALLA MUCOSECTOMIA circonferenza; assenza invasione venosa o linfatica. Adenocarcinoma intramucoso: Istologia di carcinoma bene o moderatamente differenziato; lesione confinata Le lesioni neoplastiche superficiali del tratto GI (sia displasia di alto grado che carcinoma), suscettibili di trattamento con EMR, vengono valutate mediante la “Classificazione di Parigi” che distingue le lesioni alla mucosa; dimensioni ≤ 2 cm; coinvolgimento della parete viscerale inferiore a 1/3 della circonferenza; assenza invasione venosa o linfatica. 3 Esofago di Barrett con displasia di alto grado: con o senza sottomucosa prima di eseguire la EMR permette di staccare lo strato irregolarità della mucosa o lesioni focali, estensione ≤ 4 mucoso da quello muscolare evitando i danni termici alla tonaca cm; EMR + trattamento ablativo con radiofrequenza in muscolare ma permette anche di identificare le lesioni invasive che, presenza di irregolarità della mucosa o lesioni focali, con infiltrando gli strati più profondi, non si sollevano. estensione ≥ 4 cm. Nel nostro centro viene utilizzata una soluzione con Emagel, Adrenalina, Indaco carminio e Idrossipropilmetilcellulosa . Questa soluzione Colon: sfrutta le proprietà oleose dell’Emagel e o dell’Idrossipropilmetilcellulosa permettendo di formare un cuscinetto adenocarcinoma bene o moderatamente differenziato; che dura più a lungo, importante per lesioni particolarmente estese; il lesione confinata alla mucosa o infiltrante superficialmente colore blu dell’Indaco carminio evidenzia meglio i margini della la sottomucosa; di dimensioni ≤ 2 cm per le forme di tipo lesione e permette di distinguere i vari strati dove eseguire il lievemente rilevato o piatto; di dimensioni ≤ 1 cm per le trattamento, infine l’adrenalina vasocostringe quindi diminuisce il forme di tipo di tipo lievemente depresso o miste rischio emorragico. (lievemente rilevate e lievemente depresse) Pertanto l’iniezione sottomucosa riduce il rischio di ustione, LST: dimensioni ≤ 2,5 cm, di tipo granulare perforazione e di emorragia. Il quantitativo di liquido iniettato è Lesioni intramucose: Istologia di adenomi variabile da pochi ml a più di 30 ml, in base al diametro della lesione. TECNICHE DI MUCOSECTOMIA Le tecniche utilizzate possono essere: Esistono varie tecniche di mucosectomia che permettono di la EMR standard “inject, lift and cut”: è stata la prima tecnica asportare completamente la mucosa e la sottomucosa della parete ed è la più semplice. Dopo aver effettuato l’iniezione del tratto GI (esofago, stomaco, duodeno, colon e retto) sottomucosa si intrappola la lesione nell’ansa aperta e con con la messa a nudo della tonaca muscolare. l’ausilio di una modica aspirazione si procede alla strozzatura La parete del tratto GI si compone di 5 strati o tonache: la mucosa ed elettro-resezione cercando di mantenere all’interno della superficiale, la mucosa profonda, la sottomucosa, la muscolare presa propria, la sierosa o l’avventizia. individuati. Gli strati maggiormente rappresentati sono la tonaca mucosa e quella muscolare, mentre la tonaca sottomucosa è data da tessuto connettivo lasso che permette di mantenere uniti i due strati sovrastante e sottostante. L’iniezione di liquido nella tonaca tutti i margini della lesione precedentemente La EMR “Strip Biopsy”: in un endoscopio a doppio canale si inseriscono rispettivamente un’ansa e una pinza da presa. Dopo aver praticato l’iniezione sottomucosa, la pinza viene 4 fatta scorrere dentro l’occhiello dell’ansa aperta e poi l’esecuzione dell’esame. Dopo aver aperto l’apposita ansa da utilizzata per far presa sulla lesione. Quindi, calibrata l’ansa EMR, si aspira all’interno del cappuccio il tessuto da in modo da comprendere tutti i margini della lesione, si asportare, identificato dalla precedente colorazione con procede all’elettroresezione. l’Indaco carminio, quindi si reseca. Grazie al cappuccio, se durante la resezione si verifica una - La EMR “Suck-and-Ligate”:,viene utilizzato un dispositivo ad emorragia, è possibile effettuare una compressione sulla elastici per legatura di varici. Con o senza iniezione parete dell’organo, identificando la fonte e facilitando il sottomucosa, la lesione viene aspirata nel cilindro del controllo del sanguinamento. dispositivo elastico. Importante è fissare bene allo strumento il cappuccio in Successivamente si esegue l’elettro-resezione con ansa da quanto ci potrebbe essere una pericolosa dislocazione dello polipectomia. È un metodo poco agevole e richiede più volte stesso durante l’esame. l’introduzione dell’endoscopio a meno che non si utilizzi un Il ruolo dell’infermiere è basilare perché deve procedere a dispositivo dedicato, quale il Duetto. chiudere l’ansa e resecare in simultanea con l’endoscopista e viene legata con un anello che aspira il tratto interessato e controlla il pedale - La EMR “Cap-Assisted” (EMR-C): è la tecnica utilizzata nel dell’elettrobisturi (taglio e coagulo). nostro Centro dal Dr. Conio. Viene eseguita con l’ausilio di Infatti cappuccio emorragia, in quanto non viene dato il tempo di coagulare, al trasparente posizionato all’estremità una chiusura una dell’ansa chiusura troppo troppo lenta veloce può provoca dell’endoscopio. Esistono cappucci di varie misure per i vari contrario provocare tipi di strumento utilizzati e possono essere retti oppure perforazione perché il tempo di coagulo riscalda il tessuto obliqui. che si può perforare. La perforazione è anche data dall’aspirare nel cappuccio troppo tessuto, anche quello non colorato, e dal procedere a resecare la tonaca muscolare sottostante. La colorazione è quindi fondamentale prima di resecare e se necessario l’iniezione sottomucosa va ripetuta più volte durante la EMR. La EMR-C, eseguita da mani esperte, permette di distendere meglio le pareti dell’organo visualizzando completamente i margine della lesione da asportare e semplificando 5 con la presenza del medico anestesista ed in caso di EMR esofagea il paziente viene intubato. Sono necessarie quindi tutte le apparecchiature per il monitoraggio del paziente e quelle per l’assistenza respiratoria e la rianimazione cardio-respiratoria. Si eseguono: monitoraggio ECG, monitoraggio PA a intervalli programmati, in genere ogni 5 minuti, e saturimetria. Per la somministrazione di farmaci anestetici endovenosi viene utilizzata la pompa infusionale. Trattandosi di una procedura invasiva l’operatore VANTAGGI E LIMITI DELLA MUCOSECTOMIA deve indossare i dispositivi di protezione individuale (camice È una tecnica poco invasiva, con un basso indice di mortalità e idrorepellente, guanti monouso, mascherina, occhialini). Tutte le morbilità se paragonata alla chirurgia tradizionale; permette un apparecchiature vengono controllate prima di iniziare l’esame. trattamento curativo delle lesioni neoplastiche qualora siano superficiali, altrimenti offre materiale sufficiente per un’accurata OCCORRENTE PER MUCOSECTOMIA diagnosi istologica, per cui l’intervento chirurgico può essere - Endoscopio ad Alta Definizione d’immagine successivamente effettuato nel caso di neoplasie infiltranti o di - Gel lubrificante resezione incompleta. - Recipiente con acqua ghiacciata e siringa per lavaggi tramite Ma è anche una tecnica che richiede abilità, tempo e, a causa delle dimensioni delle anse, dei cappucci e dei dispositivi di legatura, non è canale operativo - possibile rimuovere le lesioni di dimensioni superiori a 2 cm. in un Pompa di lavaggio con acqua calda a 37° C per il colon o fredda per l’EMR del tratto alto digestivo superiore unico frammento (en bloc). In questi casi bisogna ricorrere alla - Elettrobisturi e coagulatore ad Argon plasma (APC) resezione in più parti (piece meal) che preclude una precisa - Placca di scarico valutazione istopatologica dei margini laterali della lesione ed - Anse diatermiche per EMR aumenta il rischio di recidiva locale. - Cappuccio PREPARAZIONE DELLA SALA OPERATIVA - Ago per iniezione sottomucosa Importante è l’esecuzione della EMR in ambiente idoneo e attrezzato - Soluzione per iniezione sottomucosa (emagel per gestire le eventuali complicanze dell’atto 500 ml, adrenalina 3 fiale, indaco carminio 5 ml, idrossipropil operativo. metilcellulosa 60 ml) Generalmente questo esame viene eseguito in sedazione profonda - Retino per recupero frammenti resecati 6 - Recipienti con formalina tamponata al 10% per raccolta infermieristiche: un infermiere per assistere l’anestesista che procede campioni per l’esame istologico con la sedazione profonda e un infermiere che coadiuva il medico - Pinza da coagulo endoscopista durante l’esecuzione dell’esame. - Pinza per posizionamento di endoclips Il paziente viene posizionato sul fianco sinistro. Prima di procedere - Sonde per APC all’introduzione dello strumento (gastroscopio per lesioni esofagee, - Inchiostro di china per eseguire eventuale tatuaggio gastriche o duodenali, o colonscopio per lesioni coliche) è importante verificarne l’aspirazione e l’insufflazione, procedere a lucidare l’ottica con antiappannante spray. Quando il paziente è sedato, il medico ASSISTENZA INFERMIERISTICA posiziona il cappuccio in cima allo strumento e, dopo aver lubrificato “Assistere” significa collaborare alla preparazione e all’esecuzione l’estremità con apposito gel, lo introduce fino a raggiungere la dell’esame, essere presenti in maniera attiva durante e al termine lesione. Compito dell’infermiere è agevolare questa manovra tenendo della procedura endoscopica anche con il sostegno psicologico e con in posizione l’endoscopio, osservare il monitoraggio dei vari la comunicazione puntuale di tutte le informazioni utili in ogni fase parametri vitali e procedere, se necessaria, all’aspirazione del cavo dell’esame. Importante è l’informazione del paziente da parte del orale. Una volta raggiunta la lesione, l’infermiere riempie l’ago sterile medico che deve essere precisa e completa nel raccogliere il per l’iniezione sottomucosa con la soluzione sopradescritta e insieme “consenso e all’endoscopista procede ad infiltrare la lesione. Importante è tranquillizzare il paziente. L’infermiere si dovrà informare sulla osservare il video durante l’iniezione per verificare eventuali corretta esecuzione della dieta e della preparazione effettuata dal fuoriuscite di liquido e informare il medico circa la quantità iniettata. paziente, nonchè sullo stato di digiuno. L’infermiere raccoglie anche Questa manovra permette di evidenziare la lesione separando il un’ulteriore breve anamnesi, oltre a quella già effettuata dal medico, tessuto sottomucoso dalla tonaca muscolare e determinando i per terapie margini della lesione da asportare. Viene quindi retratto l’ago e anticoagulanti. E’ necessario rimuovere eventuali protesi dentali che rimosso dal canale operativo con l’ausilio di una garza. Inizia ora la potrebbero ostruire le vie respiratorie, l’orologio ed oggetti metallici fase più delicata dell’EMR. La concentrazione e la precisione nei che potrebbero alterare l’elettroconduzione, lo smalto dalle unghie movimenti, insieme ad un buon livello di sensibilità tattile, sono che altera la rilevazione dell’ossimetria periferica. Viene fatto basilari per l’operatore: un piccolo errore potrebbe provocare indossare un camice o bermuda monouso al paziente rispettandone sanguinamento o perforazione. Attraverso il canale operativo, il la privacy. Si procede quindi all’incannulazione di una vena periferica medico introduce l’apposita ansa diatermica da mucosectomia, la cui e al monitoraggio dei vari parametri. Occorrono almeno due unità estremità è costituita da un manico, che scorrendo, permette di informato” escludere allergie per a poter farmaci chiarire o eventuali assunzione dubbi di 7 aprirla e chiuderla fino all’ampiezza voluta. Quindi con piccoli COMPLICANZE DELLA MUCOSECTOMIA movimenti e seguendo le istruzioni dell’endoscopista, l’infermiere Sanguinamento dapprima aprirà l’ansa sul cappuccio e dopo che il medico avrà Questa complicanza può essere affrontata in vari modi a seconda aspirato la quantità necessaria di tessuto da rimuovere, chiuderà della sua gravità. In sala operatoria deve essere presente acqua l’ansa fino al momento in cui viene avvertita una resistenza. A questo sterile ghiacciata che è la priorità per eseguire il lavaggio ed punto tramite l’elettrobisturi il medico procede alla resezione. E’ evidenziare importante avere una buona manualità per chiudere l’ansa al vasocostrizione del tessuto. A questo punto il medico potrà decidere momento giusto: né troppo, perché si taglierebbe il tessuto a freddo se procedere con iniezione di adrenalina, utilizzo di pinza da coagulo, senza cauterizzare, né troppo poco in quanto un’eccessiva quantità cauterizzare con APC o applicare endoclips. di corrente sul tessuto può provocare perforazione. Terapia iniettiva Una volta resecata la lesione, o en bloc o piece meal, il materiale È la metodica più utilizzata perché di semplice esecuzione, ed ottenuto viene aspirato nello stesso cappuccio ed, estratto lo economica. Viene preparata una fiala di adrenalina 1:1000 diluita con strumento, raccolto nell’apposito contenitore da inviare al Servizio di soluzione fisiologica a 10.000 o a 20.000 a seconda della Anatomia Patologica. L’esame istologico dirà se la resezione è stata prescrizione medica ed iniettata in prossimità del sanguinamento radicale o meno in base alla distanza tra i margini della lesione ed il tramite un ago da sclerosi. Il meccanismo di emostasi è sia tessuto asportato. Può essere necessario l’uso di un retino per il meccanico, mediante la pressione data dal ponfo che si forma, sia recupero dei frammenti. farmacologico per vasocostrizione provocata dal farmaco. Importante Importante è l’assistenza al paziente durante la fase del risveglio è informare il medico circa la quantità che si sta iniettando poichè coadiuvando l’anestesista nel monitoraggio dei parametri vitali e nella possono essere iniettate al massimo due fiale per il rischio di effetti somministrazione di eventuali antidoti alla sedazione, e l’assistenza sistemici sul paziente(tachicardia, ipotensione per vasocostrizione). le fonti del sanguinamento, inoltre provoca la in reparto nelle ore successive all’esame. È necessario osservare eventuali perdite ematiche e/o dolore addominale e far seguire le Terapia termica prescrizioni dietetiche (digiuno e successiva dieta leggera) e Coagulazione con Plasma Argon (APC) farmacologiche del medico. L’energia elettrica viene trasmessa nei tessuti mediante argon gassoso ionizzato e quindi elettricamente conduttivo. In base alla sede ed alla lesione da trattare vanno impiegate energie differenti (espresse in watt). L’APC provoca cronologicamente una devitalizzazione, una coagulazione ed una essiccazione del tessuto. 8 Le sonde utilizzate possono essere monouso o pluriuso, di calibro da Descritta da Hayashi nel 1975 ed introdotta nella pratica clinica da 7 o 10 Fr con foro in punta o laterale. Prima dell’introduzione della Hachisu nel 1988, l’applicazione di clips metalliche è una tecnica sonda bisogna “lavare” due volte l’apparecchiatura tramite un tasto semplice e sicura. Consiste nell’applicare una o più clips metalliche apposito e regolare l’arco voltaico. Viene collegata la placca di sui bordi della lesione sanguinante o direttamente sul vaso al fine di scarico al paziente longitudinalmente all’arto, su cute glabra o ottenerne depilata, lontano da metalli. Per innescare il flusso di Argon plasma endoscopico sono la possibilità di ottenere un’emostasi meccanica bisogna avvicinare la sonda al tessuto da trattare senza mai toccarlo. diretta di tipo chirurgico anche in emorragie attive da vaso arterioso E’ auspicabile un’applicazione di breve durata. Dopo l’uso le sonde senza avere danno tissutale. La pinza da emoclips può essere vanno lavate manualmente con acqua, sciacquate, sterilizzate e monouso o pluriuso. Importante è la conoscenza di questo strumento asciugate tramite aria compressa e la manualità da parte degli operatori, l’esperienza sia nel Pinza da coagulo manipolare le clips che nel caricarne l’applicatore. la chiusura “meccanica”. I vantaggi del clipping Di facile utilizzo se identificata con precisione la zona da trattare; in genere viene eseguito un lavaggio con acqua fredda e una volta visualizzato il punto di sanguinamento viene immediatamente cauterizzato il vaso mediante questa pinza. Ne esistono di vari tipi, alcune monouso di grande precisione altre poliuso. Perforazione Un’altra complicanza severa della tecnica EMR è rappresentata dalla perforazione della parete del tratto GI. A volte può essere necessario ricorrere alla terapia chirurgica. Importante è la presenza di un centro di chirurgia addominale e toracica vicini e l’assistenza al paziente è quindi rivolta al mantenimento dei parametri vitali, la Terapia meccanica Endoclips 9 somministrazione di analgesici e fleboclisi prescritti dal medico fino al sanguinamento e perforazione. In pochi centri viene utilizzato la momento dell’intervento. tecnica con cappuccio che permette una esecuzione ottimale del Se invece si tratta di una piccola perforazione (sotto i 2 cm) si può trattamento. ricorrere all’utilizzo delle clips o al sistema OVESCO, di recente scoperta e sperimentato per la prima volta in Italia nel nostro Centro. BIBLIOGRAFIA Consiste nell’applicare all’estremità dello strumento un cappuccio American Journal of Gastroenterol 2006; 101:653-663 Clinical contente una grossa “tagliola” che viene chiusa una volta aspirati Reviews M. Conio et al all’interno del cappuccio i margini della breccia. Ne esistono di varie misure e abbiamo osservato buoni risultati nell’utilizzo di questa The Paris endoscopic classification of superficial neoplastic lesions: tecnica che ha permesso di risolvere immediatamente perforazioni esophagus, stomach, and colon: November 30 to December 1, 2002. che fino a pochi anni fa erano destinate al solo trattamento Gastrointest Endosc 2003; 58. S3-S43 chirurgico. Ahmadi A, Dragnov P. Endoscopic mucosal resection in the upper gastrointestinal tract. World J Gastroenterol 2008; 1984-1989. RINGRAZIAMENTI Ringrazio per il prezioso aiuto il dr. Massimo Conio – Sanremo e la dott.ssa Antonella De Ceglie - Bari CONCLUSIONI La mucosectomia rappresenta un valido trattamento per le lesioni cancerose superficiali e per le lesioni precancerose del tratto GI che in precedenza potevano essere trattate solo mediante chirurgia classica con maggiori costi e disagi per il paziente. E’ una tecnica che permette l’asportazione completa della lesione ed un buono studio istologico del tessuto. Va eseguita da personale medico e infermieristico esperto per prevenire e/o risolvere le complicanze da 10 EDUCAZIONE E FORMAZIONE DEL PAZIENTE PORTATORE DI PEG INDAGINE CONOSCITIVA NEGLI OSPEDALI DELLA PROVINCIA DI BRESCIA Di Simonelli Pierangelo (1) Chiari Silvia (2) Lo Bue Gianni (3) (1) Infermiere Coordinatore Chirurgia Endoscopica Spedali Civili Brescia (2) Infermiera Case Manager Terza Medicina Femminile SSD Gastroenterologia Spedali Civili Brescia; docente di Infermieristica Medica Corso di Laurea in Infermieristica Università degli Studi di Brescia (3) Infermiere Neo laureato Corrispondenza [email protected] Riassunto Introduzione L’educazione del paziente e dei suoi familiari, rappresenta per l’infermiere un’attività di primaria importanza, è una forma di relazione d’aiuto che l’infermiere utilizza unendo capacità comunicative e conoscenze tecniche specifiche, allo scopo di sostenere, guidare e educare ma soprattutto fornire un’assistenza completa ed efficace al paziente. Il compito dell’infermiere quindi è quello di addestrare il paziente nell’auto-gestione o nell’adattamento alla malattia, questo perché oltre a renderlo responsabile sul suo stato di salute, contribuisce a ridurre i costi assistenziali e quindi ridurre la riospedalizzazione del paziente. Lo scopo di questa ricerca è di indagare se le diverse realtà ospedaliere presenti sul territorio bresciano hanno un protocollo per l’educazione del paziente o del caregiver ma anche un modo per eseguire un confronto tra i modi con cui pazienti e/o caregiver riceve da parte del personale infermieristico il training per la gestione della PEG in modo autonomo in ambiente extra ospedaliero. Materiali e metodi Allo studio, condotto tra Maggio 2012 e novembre 2012, sono stati contattati 12 presidi ospedalieri della provincia di Brescia, di cui 8 erano aziende ospedaliere pubbliche ed i restanti strutture private, hanno partecipato 7 strutture, per un totale di 24 unità operative. Lo strumento utilizzato, un questionario autosomministrato, è state raccolte informazioni circa la presenza all’interno dell’unità operativa di un protocollo, per la gestione della PEG e i modi di formazione e educazione del paziente. Risultati I risultati della presente ricerca hanno evidenziato che il 50% delle unità operative possiede un protocollo per la gestione e educazione del paziente portatore di PEG. Il 26.1% delle U.O. non vengono adottati i PDTA, e il 75% delle U.O. adottano le linee guida proveniente da ricerche validate. Nell’82,6 % delle U.O. il caregiver prende parte alla gestione della PEG e che nel 58% l’educazione viene effettuata prima possibile. L’educazione e formazione del paziente/caregiver nel 58,3% dei coordinatori ha affermato che si avvalgono di procedure e protocolli aggiornati. Nel 62,2% dei casi l’educazione e formazione del paziente caregivers è gestita dall’infermiere all’interno delle U.O. seguita poi dai dietisti per il 27% e dal dal medico per l’8.1% . Il 52.2% delle unità operative si avvale per l’educazione e formazione del paziente 11 soltanto di dimostrazioni pratiche. Il 75% possiede una scheda di dimissione ospedaliera. Il 75% delle U.O. verificano se il paziente o caregiver hanno ben compreso quello che le è stato spiegato e lo verificano facendo eseguire quello che hanno compreso e lo verificano attraverso l’esecuzione pratica della gestione della PEG. Secondo il 56,5% dei coordinatori il paziente riceve informazione sufficientemente esaustiva all’intero processo. Per il 54,2% dei coordinatori non esiste una continuità assistenziale ospedale/territorio, Infine tutti i coordinatori ritengono fondamentale un addestramento del paziente con PEG per ridurre le complicanze che possono portare il paziente a una nuova l’ospedalizzazione. Parole chiave educazione del paziente e dei caregiver, Introduzione L’educazione, la formazione e l’informazione del paziente e dei suoi familiari, è una forma di relazione d’aiuto che l’infermiere utilizza unendo capacità comunicative e conoscenze tecniche specifiche, allo scopo di sostenere, guidare e educare ma soprattutto fornire un’assistenza completa ed efficace al paziente. Gli interventi educativi, di supporto e sostegno dell’assistito e della famiglia costituiscono l’altra componente dell’assistenza infermieristica che inizia durante la fase di ricovero ospedaliero per continuare a domicilio tramite gli infermieri dei servizi domiciliari. Educare il paziente vuol dire renderlo autonomo per affrontare un nuovo stile di vita necessario per convivere con una patologia che spesso ha una andamento cronico. La funzione educativa, di supporto e sostegno serve da un lato a sviluppare nell’assistito e nel caregiver le abilità e conoscenze necessarie per gestire in autonomia la nutrizione enterale mediante PEG, e dall’altro lato di aiutare e affrontare le situazioni di stress del malato e in generale del caregiver/famiglia. L’educazione terapeutica del paziente sta alla base della professione infermieristica. Infatti, è un argomento che è regolamentato da diverse leggi e decreti amministrativi presenti sia nel profilo professionale che nel codice deontologico dell’infermiere. Necessariamente l’infermiere deve essere preparato e deve comprendere i reali bisogni dell’assistito e del caregiver e dare le risposte assistenziali necessarie e in maniera competente, proponendo con calma e sicurezza i momenti di mettere in atto l’educazione terapeutica nella gestione della PEG. Il confezionamento della PEG e l’inizio della nutrizione enterale a domicilio non sono sempre una situazione facile da affrontare per gli svariati cambiamenti che si abbattono sulle vite dei pazienti e dei loro familiari. Prima che i pazienti siano dimessi a domicilio, ovviamente insieme con i loro caregivers, sono sottoposti a degli incontri in cui apprendono l’educazione necessaria e adeguata riguardo alla gestione e alle possibili difficoltà in cui si possono imbattere. Infatti "l’educazione terapeutica consiste nell’aiutare il paziente e la sua famiglia a comprendere la malattia e il trattamento, a collaborare alle cure, a farsi carico del proprio stato di salute e a conservare e migliorare la propria qualità di vita" ed anche “deve permettere alla persona di acquisire e mantenere le capacità che gli permettono di realizzare una gestione ottimale della propria vita con la malattia”. Quindi è importante sottolineare come l’intervento infermieristico di supporto e sostegno al paziente sia delicato e complesso in quanto entra in contatto con le 12 dinamiche e i ruoli familiari che a seguito della modificazione dello stato di salute e anche all’avvento della nutrizione artificiale in alcuni casi possono determinare delle vero e proprie crisi dei rapporti familiari. L’infermiere del territorio entra quindi in un contesto assistenziale difficile, dove è necessario un certo periodo di conoscenza reciproca per essere accettati pienamente. Per ottenere la fiducia del paziente e del caregiver, l’infermiere deve essere preparato a comprendere i reali bisogni del malato per dare le risposte assistenziali necessarie e in maniera competente, proponendo con calma e sicurezza i momenti di chiarimento o gli interventi sanitari necessari. La costruzione di un efficace e vera relazione di aiuto, oltre a rappresentare per l’infermiere la base per il rapporto fiduciario con l’assistito e la famiglia contribuirà a ottenere nel tempo una buona collaborazione nella gestione della nutrizione artificiale con PEG nel proprio domicilio che in molti casi lo accompagnerà per molti anni della vita del malato e della famiglia Il compito dell’infermiere quindi è quello di addestrare il paziente nell’auto-gestione o nell’adattamento alla malattia questo perché oltre a renderlo responsabile sul suo stato di salute, contribuisce a ridurre i costi assistenziali e quindi ridurre la ri-ospedalizzazione del paziente. Il merito a ciò lo scopo di questo studio è quello di indagare se le diverse realtà ospedalieri presenti sul territorio bresciano dispongono di un protocollo per l’educazione del paziente o del caregiver ma anche un modo per effettuare un confronto tra le modalità con cui pazienti e/o caregiver ricevono da parte del personale infermieristico il training per la gestione della PEG in modo autonomo in ambiente extra ospedaliero. MATERIALI E METODI Il primo step effettuato, è stata una ricerca bibliografica,attraverso la formulazione del quesito di ricerca attraverso la metodologia P.I.C.O. Patient Intervention Comparison Outcome. In cui: P= paziente portatore di PEG; I= formazione ed educazione del paziente/caregiver; C= non formazione ed educazione del paziente/caregiver; O= valutare le modalità di educazione per la riduzione delle complicanze domiciliari e miglioramento della gestione della PEG. La ricerca è stata condotta in diversi database per ottenere il più ampio spettro possibile di informazioni riguardanti l’argomento, banche dati di linee guida e nei siti di agenzie governative italiane e internazionali. In particolare sono state consultate le principali banche dati sanitarie Medline, Embase, Chinal, le banche dati di revisioni sistematiche (Cochrane Library) e i siti di Evidencebased nursing. Le keywords utilizzate sono state Guidelines, nursing, enteral nutrition with feeding tube, percutaneous endoscopic gastrostomy, education, patients, caregivers, best practice, information, quality of life e training. Le parole chiave sono state abbinate fra loro attraverso l’uso di operatori booleani AND e OR. I limiti impostati per la ricerca sono i seguenti: articolo degli ultimi dieci anni; articoli in lingua inglese o italiano, articoli in free full text, articoli proveniente da ricerche validate. Al termine della ricerca la risposta ottenuta al quesito ricercato ha trovato 6 linee guida: 13 ESPEN guidelines on artificial enteral nutritionPercutaneous endoscopic gastrostomy, linee guida SINPE per la nutrizione artificiale ospedaliera 2002, LINEE GUIDA per l’applicazione e l’assistenza di Gastrostomia Endoscopica Percutanea (PEG) nel bambino e nell’adulto, dossier Infad informazione dalla letteratura scientifica per una buona pratica infermieristica; Gastrostomia Endoscopica Percutanea, linee Guida: la nutrizione enterale e la gestione delle sonde per gastrostomia percutanea endoscopica – PEG e guidelines for the management of enteral tube feeding in adults. stato dimostrato che le unità operative che sono a stretto contatto con il paziente portatori di PEG sono le degenze di medicina generale, chirurgia generale ed endoscopia digestiva, e quindi le unità operative prese in considerazione sono i raparti di medicina di base, chirurgia di base, endoscopia digestiva e altri reparti specialistici come otorinolaringoiatra, infettivi e istituto del radio. Sono stati presi in considerazione ospedali pubblici e ospedali privati. La somministrazione e la riconsegna dei questionari è avvenuta nei mesi di settembre e ottobre 2012 RISULTATI INDAGINE CONOSCITIVA Lo studio volto ad indagare la presenza di eventuali protocolli concernenti la formazione ed educazione dei pazienti/caregiver sulla gestione della gastrostomia endoscopica percutanea è stato pianificato nel mese di aprile 2012. Il campione scelto per la destinazione dell’indagine sono i Coordinatori delle unità operative prescelte degli 12 presidi ospedalieri della provincia di Brescia. Nella prima fase sono stati messi a punto gli strumenti e metodi e la composizione di un questionario costruito a hoc. Il questionario comprendeva in tutto 17 items di cui 3 sono a risposta aperta e 16 a risposta multipla chiusa, e le prime 4 domande riguardano la verifica della presenza all’interno dell’unità operativa di un protocollo, e le successive 13 domande indagano le modalità di formazione ed educazione del paziente. Nella seconda fase prima dell’invio del questionario si è definito il criterio di scelta degli ospedali e in letteratura è Dopo un’attenta mappatura il questionario è stato somministrato a 12 presidi ospedalieri della provincia di Brescia di cui 8 erano aziende ospedaliere pubbliche (77%) e 4 invece erano ospedali privati (33%). Dei 12 ospedali presi in considerazione per lo studio, solo in 7 (58%) hanno risposto a tale progetto di ricerca. Tra i 12 presidi ospedalieri 6 erano ospedali pubblici (86%) e 1 era ospedale privato (14%). Il questionario era rivolto solo ed esclusivamente ai Coordinatori delle unità operative prese in considerazione e hanno partecipato il 63% dei coordinatori dei 12 presidi ospedalieri, su 38 Coordinatori in tutto hanno partecipato in 24. Delle 24 unità operative che hanno partecipato all’indagine 9 (37.5%) erano degenze mediche e invece 15 (62.5%) erano degenze chirurgiche. I Coordinatori che hanno risposto a tutte le domande sono in 13 (54%) mentre 11 coordinatori (46%) hanno lasciato dei spazi in bianco nel questionario, tutti relative alle domande a risposte aperte. 14 I risultati della presente ricerca hanno evidenziato 12 unità operative (50%) possiedono un protocollo per la gestione ed educazione del paziente con PEG e che i protocolli presenti in reparto e in 6 (50%) delle 12 unità operative aggiorna il protocollo ogni 2 anni. Al quesito, che indagava la reale adozione dei PDTA all’interno delle U.O., il 26.1% coordinatori afferma che nella loro unità operativa non vengono adottati i PDTA, mentre il restante 73.9% afferma la presenza di percorsi clinico assistenziali nelle loro U.O. L’item che esplorava la presenza di protocolli se i protocolli derivanti da ricerche validate, si evince che il 75% delle U.O. adottano le linee guida proveniente da ricerche validate. Per quanto riguarda la collaborazione da parte dei pazienti con il personale infermieristico nell’educazione dei pazienti stessi e dei caregiver, l’82,6 % delle U.O. il caregiver prende parte alla gestione della PEG e nell’ 58% l’educazione viene effettuata il prima possibile. L’educazione e formazione del paziente/caregiver nel 58,3% dei coordinatori hanno affermato che si avvalgono di procedure e protocolli aggiornati. In 23 unità operative, il 62,2% dei casi l’educazione e formazione del paziente caregivers viene gestita dall’infermiere all’interno delle U.O. seguita poi dai dietisti il 27% e dal dal medico in 3 unità operative pari al 8.1%. Il tempo impiegato mediamente alla formazione, nelle U.O., soltanto 1 unità dedica tra le 2 e le 3 ore di tempo a seduta per l’addestramento del paziente/caregiver, e un solo reparto dedica più di 3 ore a seduta per l’educazione del paziente. Nelle restanti 18 U.O. viene praticato un addestramento inferiore a 1 ora a seduta. L’educazione e formazione nel 52.2% dei casi, si avvalgono per l’educazione e formazione del paziente soltanto di dimostrazioni pratiche e nella maggior parte delle unità operative per l’educazione e formazione del paziente/carer viene fatta prendere visione della PEG vengono illustrate le parti che compongono la pompa di infusione e viene spiegato il suo funzionamento. È stato chiesto ai coordinatori quante risorse vengono impiegate per l’educazione e formazione del paziente/caregiver e l’82.3% coordinatori sulle 24 unità operative hanno risposto che la risorse impiegata è l’infermiere. La documentazione utilizzata, nel 75% possiede una scheda di dimissione ospedaliera sebbene il 66.7% non rilasci degli opuscoli/brochure alla dimissione del paziente. Al termine del processo educativo il 75% delle U.O. verifica se il paziente o caregiver, ha ben compreso la spiegazione, facendo ripetere, in modo pratico al paziente tutte le fasi per la gestione (autocura ) della peg, Secondo il 56,5% dei coordinatori, il paziente riceve informazioni sufficientemente esaustive all’intero processo. Il 54,2% dei coordinatori, crede che non esista una continuità assistenziale ospedale/territorio, ma nonostante questo dato, il66,7% non dispongono di un counseling telefonico che permette al paziente di chiedere assistenza al momento dovuto e quindi è costretto a ritornare il ospedale. Infine tutti coordinatori ritengono fondamentale un addestramento del paziente con PEG per ridurre le complicanze che possono portare il paziente a una nuova ospedalizzazione. 15 DISCUSSIONI Alla luce dei risultati ottenuti, in primo luogo è stato verificato che tutti i coordinatori delle unità operative ritengono fondamentale l’educazione del paziente e del suo caregiver anzi alcuni coordinatori hanno voluto porre l’accento come l’educazione terapeutica permette di ridurre l’ospedalizzazione del paziente, i costi sanitari ma soprattutto responsabilizza il paziente e il suo caregiver nella gestione del proprio stato di salute. Nonostante il dato non ampiamente rappresentato dei partecipanti, i dati ottenuti sono soddisfacenti e rispecchiano le modalità di educazione terapeutica del paziente con PEG nelle varie strutture sanitarie della provincia di Brescia. I presidi ospedalieri, hanno dimostrato grande interesse allo studio condotto in quando ritenevano fondamentale che a oggi l’infermiere debba e sa occuparsi anche di ricerca soprattutto nella gestione del paziente con PEG. Infatti, questo studio ha suscitato ammirazione di numerosi coordinatori poiché un argomento di grande importanza per l’infermiere riguardante la modalità con cui l’educazione viene impartita nei pazienti/carer con PEG. La domanda, che indagava l’esistenza di protocolli/procedure per la gestione della PEG, che traducono le conoscenze scientifiche in indicazioni vincolanti i comportamenti professionali, il 50% dei coordinatori, hanno risposto che hanno protocolli/procedure che provengo da ricerche validate per la gestione della PEG ma allo stesso tempo alla domanda che indagava se sono adottate linee guida provenienti da ricerche validate, il 91.6% non adotta linee guida provenienti da ricerche validate. L’indagine riguardante i PDTA, che disegnano le tappe fondamentali dell’assistenza nei pazienti, nel 73.9% dei coordinatori ha risposto che sono adottate tuttavia il 17.6% non possiede la scheda di dimissione ospedaliera. Sempre in merito al tema riguardante i PDTA, il 73.9% che adotta questi percorsi, il35.3% dei coordinatori non dispongono o non sono a conoscenza della presenza di una continuità assistenziale ospedale/territorio riguardante la gestione della PEG.Confrontando le riviste scientifiche con le risposte date dai coordinatori si è visto che non tutte le unità operative seguono quelle che sono le linee guida della gestione del paziente portatore di PEG, infatti, un dato che conferma questa supposizione è il tempo che mediamente viene dedicato alla formazione/educazione del paziente e del caregivers infatti secondo le linee guida della CREST (Clinical Resource Efficient Support Team), il tempo che l’infermiere deve impiegare all’educazione terapeutica del paziente deve essere quello svolto in una o due sedute di circa 2-3 ore invece solo il 4.2% segue le linee guida e inoltre dispone di un counsueling telefonico. Un altro elemento rilevante è che al termine dell’educazione soltanto il 33.3% rilascia un opuscolo/brochure al termine dell’educazione del paziente/caregivers. Numerosi studi hanno dimostrato che il rilascio di opuscoli illustrativi riguardanti la gestione in questo caso della PEG ha evidenziato come sia fondamentale al fine di ridurre il rischio d’incomprensioni che potrebbero provocare nel paziente e nel caregiver senso di sconforto. I coordinatori che hanno fornito di alcune considerazioni personali al termine, sono il 25% e tutti sottolineavano l’importanza di 16 una corretta educazione del paziente per la riduzione delle complicanze. CONCLUSIONI L’obiettivo primario di questa indagine conoscitiva è quello di capire se nelle unità operative era presente un protocollo per l’educazione e formazione del paziente. Questo studio quindi ha voluto capire se nei pazienti dimessi a domicilio con PEG, l’educazione terapeutica contribuisce a migliorare la capacità di gestione del presidio della PEG e dalla nutrizione artificiale e le percezioni delle propria qualità di vita. I risultati emersi hanno affermato che un’adeguata informazione del paziente e del caregivers oltre a ridurre l’ospedalizzazione e quindi i costi sanitari, oggi tema di grande importanza, permette i pazienti ad adattarsi al proprio stato di salute e quindi gestire la PEG. Ed è qui che l’infermiere riveste un grande ruolo, infatti, l’educazione terapeutica nella pratica clinica ha visto l’evoluzione dell’azione infermieristica, da un semplice controllo e supervisione dell’assistito a un cousueling e educazione del paziente e dei caregivers favorendo così consapevolezza e nuove abilità nell’assistito. Per ottenere dei risultati di salute non dipendono solo dalla qualità tecnica della prestazione infermieristica, ma trova radici più profonde nella responsabilizzazione dei soggetti coinvolti e nella capacità di collaborare. L’obiettivo di questo studio è di far emergere come l’educazione sta alla base della professione infermieristica e la nutrizione enterale costituisce uno degli aspetti fondamentali che l’infermiere si trova a dover curare nell’assistenza dei pazienti, sia ospedalizzati, ma ancor più a domicilio dove è l’attore principale della gestione della nutrizione enterale mediante PEG. In molte unità operative, il ruolo educativo dell’infermiere è spesso minimizzato, perché è dato maggiore risalto all’aspetto “tecnicistico”. Spesso la carenza di risorse sia umane, economiche e i carichi di lavoro sono tali da obbligare a lavorare con tempi ristretti, tralasciando la componente informativa e formativa. È perciò auspicabile che in futuro sempre più unità operative compiano maggiori sforzi per un’educazione di grande qualità in modo tale da mettere il paziente e il caregiver nella posizione di poter gestire in modo autonomo e presso il proprio domicilio la gestione della gastrostomia endoscopica percutanea. BIBLIOGRAFIA 1. Società italiana di nutrizione parenterale ed enterale. Linee guida per l’impiego della nutrizione parenterale ed enterale nei pazienti adulti a domicilio 2002. www.sinpe.it. 2. ESPEN Guidelines on artificial enteral nutrition – Percutaneous Endoscopic Gastrostomy (PEG) 2006. 3. Manuale La somministrazione in nutrizione artificiale ALBANO NICOLAI 2003. 4. McClave SA, Neff RL. Care and long term maintenance of percutaneous endoscopic gastrostomy tubes. Journal of Parenteral and Enteral Nutrition 2006. 5. Dossier InFad – anno 2, n. 20, marzo 2007. 6. Sidoli O. Different aspects of nursing management in enteral and parenteral nutrition. 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