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L’Europa in movimento
Tante lingue, una sola famiglia
Le lingue nell’Unione europea
16
1
NA-60-04-377-IT-C
ISSN 1022-8284
Unione europea
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Il presente opuscolo, insieme ad altre brevi e chiare spiegazioni sull’Unione europea, è
disponibile su Internet al seguente indirizzo:
http://europa.eu.int/comm/publications
Commissione europea
Direzione generale della Stampa e della comunicazione
Pubblicazioni
B-1049 Bruxelles
Manoscritto terminato in luglio 2004
Illustrazione della copertina: ASCii
Una scheda bibliografica figura alla fine del volume
Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, 2004
ISBN 92-894-7761-X
© Comunità europee, 2004
Riproduzione autorizzata.
Printed in Belgium
STAMPATO SU CARTA SBIANCATA SENZA CLORO
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Tante lingue, una sola famiglia
Le lingue nell’Unione europea
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Indice
Lingue che vivono
3
Le lingue d’Europa
5
Lingue regionali e minoritarie
8
Lingue e mobilità
10
Promuovere l’apprendimento delle lingue
11
Un nuovo piano d’azione
15
Un’Unione europea multilingue
17
Far fronte alla sfida
21
Per ulteriori informazioni
22
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Lingue che vivono
La lingua che parliamo contribuisce a
determinare chi siamo. Proprio per tale
motivo l’Unione europea rispetta questo
diritto all’identità dei suoi 450 milioni di
cittadini. Oltre a impegnarsi attivamente
per l’integrazione fra i suoi Stati membri,
infatti, essa agisce concretamente per
promuovere la libertà dei suoi popoli di
parlare e scrivere nella propria lingua. Si
tratta di due obiettivi complementari in
cui prende corpo il motto UE unita nella
diversità.
Nessun’altra organizzazione a livello
regionale o globale utilizza un numero di
lingue ufficiali così elevato. Nessun’altra
organizzazione spende altrettanto per la
traduzione e l’interpretazione, anche se
tali costi restano estremamente modesti.
D’altra parte, nessun’altra organizzazione
o raggruppamento adotta norme che si
applicano direttamente ai cittadini di
tutti i suoi Stati membri come fa l’UE.
In secondo luogo, essa incoraggia energicamente i suoi cittadini a imparare altre
lingue europee, sia per facilitare la mobilità professionale e personale all’interno
del mercato unico che per favorire i contatti transculturali e la comprensione
reciproca. In un’Unione in continua crescita e sempre più diversificata, infatti, è
importante che i cittadini possano comunicare fra di loro. D’altro canto, non si trascura neppure l’utilizzo delle lingue regionali o minoritarie, che non sono lingue
ufficiali dell’UE ma sono parlate da circa
50 milioni di persone negli Stati membri
e costituiscono quindi un elemento
importante del nostro patrimonio culturale.
Alcune delle numerose lingue
parlate in Europa
L’UE, in quanto organizzazione, lavora
con venti lingue ufficiali. Ciascun paese
che aderisce all’Unione decide quale
delle sue lingue ufficiali desidera sia utilizzata come lingua ufficiale UE. L’elenco
completo delle lingue ufficiali dell’ Unione europea viene quindi convenuto
da tutti i governi UE. Esso comprende
così almeno una lingua nazionale di ciascun paese.
© ASCii
Ciò significa che i cittadini europei possono dialogare con le istituzioni UE nella
propria lingua nazionale, esattamente
come fanno con le autorità del loro
paese. Analogamente, ciascun cittadino
ha accesso a tutta la legislazione adottata dall’UE direttamente nella propria lingua.
3
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Ta n t e l i n g u e , u n a s o l a f a m i gl i a
Con l’allargamento del 2004, che ha
fatto quasi raddoppiare il numero di lingue ufficiali portandolo da undici a venti,
il ruolo delle lingue nell’UE ha cominciato a suscitare un interesse senza precedenti. Nel presente opuscolo esamineremo l’ampia gamma di lingue parlate
nell’UE, la scelta e la sfida rappresentate
dall’apprendimento di una seconda (o
terza) lingua, i programmi comunitari per
l’insegnamento e l’apprendimento delle
lingue e infine cosa si deve fare per gestire un’Unione multilingue.
L’attenzione dedicata dall’Unione alla
sua diversità linguistica costituisce una
risposta eloquente ai detrattori secondo
cui essa sarebbe determinata a cancellare le caratteristiche nazionali e regionali
per imporre un’uniformità «europea».
All’inizio era il verbo
Le lingue parlate nell’Unione hanno radici diverse. La maggior parte di esse fa parte della grande famiglia
indoeuropea, che comprende principalmente i gruppi germanico, romanzo, slavo e celtico. Anche il greco e
le lingue baltiche lituano e lettone sono lingue indoeuropee, anche se non appartengono ad alcuno dei
gruppi principali. Ungherese, finnico ed estone sono invece lingue ugrofinniche. Il maltese, infine, è prossimo
all’arabo con influenze italiane.
A tali famiglie appartiene anche la maggior parte delle lingue «regionali e minoritarie» parlate nell’Unione.
La principale eccezione è il basco, diffuso nella zona della frontiera franco-spagnola, le cui radici non sono
ancora note. Nel concetto di lingua minoritaria rientrano non solo lingue meno diffuse come il saami in Lapponia o il bretone in Francia, ma anche le lingue ufficiali dell’Unione quando sono utilizzate da minoranze
in un altro Stato membro.
Le venti lingue ufficiali dell’Unione sono ceco, danese, estone, finnico, francese, greco, inglese, italiano,
lettone, lituano, maltese, neerlandese, polacco, portoghese, slovacco, sloveno, spagnolo, svedese, tedesco,
ungherese.
Le lingue celtiche sono parlate ai confini occidentali dell’Europa: in Irlanda, in Bretagna (Francia) e nelle
zone occidentali del Regno Unito. Nessuna di esse è lingua ufficiale dell’Unione europea, il gaelico irlandese
gode però di uno status speciale: i trattati e alcuni testi fondamentali sono stati tradotti anche in questa lingua, che in taluni casi può essere utilizzata dai cittadini irlandesi nei loro rapporti con le istituzioni UE.
Nell’UE le lingue ufficiali sono in numero inferiore agli Stati membri perché la Germania e l’Austria hanno
in comune il tedesco, il Regno Unito e l’Irlanda utilizzano la stessa lingua, sia in Grecia che a Cipro si parla
greco e il Belgio e il Lussemburgo hanno lingue comuni con i loro vicini francesi, tedeschi e olandesi. Si giunge
così a venti lingue ufficiali per venticinque paesi.
4
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Le lingue d’Europa
Il tedesco è la lingua materna più diffusa
nell’Unione europea con circa 90 milioni
di parlanti nativi; seguono francese,
inglese e italiano parlati ciascuno da circa
60 milioni di cittadini UE.
L’inglese, tuttavia, parlato da circa un terzo
dei cittadini UE, supera di gran lunga il
tedesco e le altre lingue come la più utilizzata nell’Unione. Il tedesco e il francese
sono parlati ciascuno come prima lingua
straniera da circa il 10 % della popolazione UE.
È così che il 66 % degli europei dell’EU-15
di età compresa fra i 15 e i 24 anni
dichiara di parlare inglese, a fronte del
53 % per la fascia di età compresa fra i
25 e i 39 anni, del 38 % per quella fra i
40 e i 54 anni e solo del 18 % per gli ultracinquantacinquenni.
La Germania è la
patria della lingua
più diffusa nell’UE
come lingua
materna
© EC
La diffusione dell’inglese come lingua
franca dell’Unione ha registrato un’acce-
lerazione negli ultimi anni. Secondo le
stime più recenti, precedenti all’allargamento del 2004, i giovani scelgono di
imparare l’inglese come prima lingua straniera in misura maggiore rispetto alle
generazioni precedenti. I dati provengono
da un sondaggio pubblicato dalla Commissione europea.
5
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Ta n t e l i n g u e , u n a s o l a f a m i gl i a
mente piccoli o la cui lingua ha diffusione limitata al di fuori dei confini.
Praticamente tutta la popolazione lussemburghese conosce una seconda lingua straniera a livello sufficiente per
potere sostenere una conversazione. Lo
stesso vale per l’80 % degli olandesi, dei
danesi e degli svedesi. Su questi dati incide anche la somiglianza fra lingue confinanti.
La tabella indica la percentuale totale
dei cittadini UE che dichiarano di parlare
ciascuna lingua come lingua materna o a
un livello sufficiente per potere sostenere
una conversazione. L’inglese è chiaramente in testa con il 47 % degli intervistati.
Non stupisce che le migliori competenze
linguistiche si trovino in paesi relativa-
Le lingue UE più conosciute nel 2001
50
40
30
20
10
0
47
%
32
%
28
%
18
%
15
%
se
7
%
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3
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1
%
Percentuale dei cittadini dei 15 paesi UE (nel 2001) che dichiarano di parlare ciascuna lingua come lingua materna o a un livello sufficiente per poter sostenere una conversazione.
Fonte: Commissione europea, Eurobarometro speciale 54.
6
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Come abbiamo detto, la maggior parte
degli europei impara come prima lingua
straniera l’inglese, seguito dal tedesco e
dal francese; non è detto tuttavia che
questa sia sempre la scelta più opportuna. Per coloro che desiderano spostarsi
per cercare lavoro potrebbe essere più
utile apprendere la lingua di un paese
confinante. Ecco perché la Commissione
europea incoraggia, se possibile, l’apprendimento di due lingue straniere.
Secondo l’Eurobarometro, il 26 % degli
intervistati ha dichiarato di conoscere
due lingue europee oltre alla propria.
Dal sondaggio, tuttavia, risulta anche
che fra i cittadini che conoscono solo una
lingua, oltre la metà (54 %) non ritiene
di potere trarre vantaggio dall’apprendimento di una seconda.
Ecco alcune delle principali tendenze
emerse dall’Eurobarometro:
• in totale il 71 % degli intervistati ha
dichiarato che tutti i cittadini UE
dovrebbero conoscere una seconda lingua europea oltre alla lingua materna;
• il 32 % ha dichiarato che tutti dovrebbero parlare la propria lingua più altre
due;
• secondo il 69 % degli intervistati, tutti
i cittadini UE dovrebbero conoscere
l’inglese;
• il 64 % dei partecipanti ha dichiarato
che con l’allargamento è necessario
fare di più per proteggere le nostre lingue;
• il 93 % dei genitori considera importante che i figli imparino altre lingue
europee;
• negli ultimi vent’anni si è abbassata
l’età in cui i bambini cominciano a
imparare le lingue nelle scuole dell’UE.
Attualmente i corsi cominciano per lo
più fra i 7 e i 10 anni;
• la maggior parte dei cittadini europei
utilizza le proprie conoscenze linguistiche durante le vacanze all’estero
(47 %); vengono quindi coloro che le
impiegano per guardare film (23 %) e
coloro che parlano una lingua straniera sul posto di lavoro, sia nei contatti
diretti sia al telefono (21 %).
7
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Ta n t e l i n g u e , u n a s o l a f a m i gl i a
Lingue regionali e minoritarie
Il rispetto della diversità linguistica e culturale è sancito dalla Carta europea dei
diritti fondamentali adottata dai leader
dell’UE nel 2000. Riguarda non solo le
venti lingue ufficiali dell’Unione ma
anche le numerose lingue regionali e
minoritarie parlate da taluni segmenti
della sua popolazione. Queste ultime
sarebbero circa 150, utilizzate da 50
milioni di persone, ma il numero preciso
dipende dalla definizione di «lingua» che
si utilizza (in contrapposizione a «dialetto», ad esempio).
Generalmente si riconoscono tre categorie di lingue regionali e minoritarie:
© DG REGIO/European Commission
Gli Stati UE
organizzano corsi
di lingua per gli
immigrati
8
• le lingue specifiche di una regione, che
può trovarsi interamente o parzialmente in uno o più Stati membri. Si tratta
di lingue come il basco, il bretone, il
catalano, il frisone, il sardo, il gallese
ecc.;
• le lingue parlate da una minoranza in
uno Stato ma che sono lingue ufficiali
in un altro paese dell’Unione. Tale definizione copre, ad esempio, il tedesco
nel sud della Danimarca, il francese in
Val d’Aosta, l’ungherese in Slovacchia
ecc.;
• le lingue non territoriali, come quelle
delle comunità rom o ebraiche
(romané e yiddish), o l’armeno.
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Il concetto di lingua regionale e minoritaria non include i dialetti delle lingue
ufficiali, né le lingue parlate dalle comunità di immigrati residenti nell’Unione
europea (cfr. qui di seguito).
Al fine di promuovere l’utilizzo di queste
lingue e salvaguardarle come elemento
integrante del patrimonio culturale UE,
nel 1987 la Commissione europea ha istituito la rete Mercator. Si vuole così
rispondere al crescente interesse per le
lingue minoritarie e regionali in Europa e
all’esigenza delle comunità che le parlano di collaborare e scambiare esperienze.
La rete raccoglie, archivia, analizza e
diffonde informazioni e documenti rilevanti a tale scopo.
I tre centri scelti per la rete si trovano in
Catalogna, Frisia e Galles, tre zone con
lingue regionali estremamente vitali.
Ciascuno di essi presenta caratteristiche
peculiari. Il centro catalano di Barcellona,
infatti, è responsabile per quanto concerne la legislazione in materia linguistica,
quello in Frisia si occupa dell’istruzione
linguistica a tutti i livelli, mentre il centro
presso l’Università del Galles svolge ricerche nel campo delle lingue minoritarie e
dei media.
Lingue non indigene
Nei paesi UE un’ampia gamma di lingue di altre parti del mondo viene utilizzata dalle comunità di immigrati. Il turco è parlato come prima lingua dal 2 % circa della popolazione in Belgio e nella Germania
occidentale e dall’1 % nei Paesi Bassi. Altre lingue parlate correntemente sono l’arabo del Maghreb (essenzialmente in Francia e Belgio), l’urdu, il bengali e l’hindi, utilizzati dagli immigrati originari del subcontinente indiano nel Regno Unito, mentre le lingue balcaniche sono diffuse in numerose zone dell’UE fra
immigrati e rifugiati che hanno abbandonato la loro terra di origine a seguito delle guerre e delle tensioni da cui è stata sconvolta negli ultimi anni.
In linea generale, queste lingue «non indigene» non hanno uno status o riconoscimento ufficiali negli
Stati UE e non sono prese in considerazione nei programmi comunitari per l’insegnamento delle lingue.
Numerose autorità nazionali e locali, tuttavia, organizzano corsi per aiutare gli immigrati a imparare la
lingua del paese di adozione e integrarli così nel mondo del lavoro, nella comunità locale e, in generale,
nella vita del paese. Essendo residenti di un paese UE possono beneficiare anche dei programmi di sviluppo sociale e regionale dell’Unione europea.
Numerose comunità di immigrati sono presenti nell’UE ormai da varie generazioni e i loro membri sono
bilingui e quindi in grado di esprimersi correntemente sia nella lingua locale che in quella della loro comunità.
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Ta n t e l i n g u e , u n a s o l a f a m i gl i a
Lingue e mobilità
Tutti i cittadini dell’Unione hanno il diritto di vivere e lavorare in uno Stato membro diverso dal loro paese di origine.
Grazie alla creazione del più ampio mercato unico del mondo, l’UE consente ai
suoi abitanti di trasferirsi dove c’è lavoro
e si avvicina così al suo obiettivo di diventare l’economia basata sulla conoscenza
più competitiva al mondo.
La conoscenza di altre lingue europee è
la chiave per una reale mobilità all’interno dell’Unione. Da un lato, consente di
approfittare al massimo dell’opportunità
di lavorare, studiare e viaggiare in tutto il
continente, dall’altro, contribuisce a dare
alle imprese un vantaggio concorrenziale
nel mondo degli affari internazionali.
© Javier Pierini/Getty Images
Conoscere la lingua locale non è solo la
chiave per ottenere un lavoro in un altro
paese, ma consente anche di stabilire
contatti diretti con la popolazione locale
e spesso di acquisire così una prospettiva
completamente diversa su ciò che significa essere europei e su ciò che stiamo
creando tutti insieme. Possiamo avere
una storia nazionale e un patrimonio culturale diversi, ma le nostre aspirazioni e
speranze per il futuro sono in profonda
sintonia. La possibilità di comunicare stimola la consapevolezza di quanto abbiamo in comune e rafforza il rispetto reciproco per le differenze culturali.
La conoscenza delle
lingue aiuta gli affari
10
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Promuovere l’apprendimento
delle lingue
Aiutare i cittadini a spostarsi per lavoro o
per piacere, a comunicare attraverso le
frontiere e a rafforzare la loro consapevolezza di appartenere a una sola comunità: ecco una priorità fondamentale per
l’UE.
Per questo essa finanzia una serie di programmi volti a promuovere l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue europee. Si tratta di programmi che hanno
almeno una caratteristica in comune:
coprono progetti transfrontalieri che
coinvolgono partner provenienti da almeno due, ma spesso tre, Stati membri.
bri nel campo dell’istruzione. Ogni governo è responsabile della propria politica
nazionale per l’istruzione, compreso l’insegnamento delle lingue. L’azione dei
programmi UE consiste nel creare vincoli
fra paesi e regioni tramite progetti comuni che rafforzano l’impatto dell’insegnamento e dell’apprendimento delle lingue.
Coloro che lavorano in questo settore si
scontrano in tutta l’Europa con gli stessi
problemi e i programmi dell’Unione li
aiutano ad apprendere gli uni dagli altri
e a scambiarsi informazioni e buone pratiche.
Obiettivo dei programmi UE è completare le politiche nazionali degli Stati mem-
Buongiorno UE
Come ci si saluta nelle venti lingue ufficiali dell’Unione
Ceco
Dobre rano
Maltese
L-Ghodwa t-Tajba
Danese
God morgen
Neerlandese
Goedemorgen
Estone
Tere hommikust
Polacco
Dzień dobry
Finnico
Hyvää huomenta
Portoghese
Bom dia
Francese
Bonjour
Slovacco
Dobré ráno
Greco
Kalimera
Sloveno
Dobro jutro
Inglese
Good morning
Spagnolo
Buenos días
Italiano
Buongiorno
Svedese
God morgon
Lettone
Labrīt
Tedesco
Guten Morgen
Lituano
Labas Rytas
Ungherese
Jó reggelt
11
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Ta n t e l i n g u e , u n a s o l a f a m i gl i a
I programmi, avviati negli anni Ottanta,
contribuiscono a mettere in comune prerogative e risorse di paesi diversi che
potrebbero altrimenti restare separate.
Al tempo stesso, l’UE sostiene attivamente l’impiego delle lingue minoritarie e
regionali in quanto elemento della realtà
culturale europea. In breve, l’Unione
europea si impegna per la tutela del multilinguismo.
Socrates incontra
Leonardo da Vinci
Sono due i programmi che forniscono il
quadro principale per la promozione dell’insegnamento e dell’apprendimento
delle lingue: Socrates, un programma di
istruzione di portata generale, e Leonardo
da Vinci, concentrato sulla formazione
professionale. Complessiva-mente i due
Sin dal 1990, quando istituì il programma Lingua, l’Unione promuove attivamente l’apprendimento delle lingue e il
miglioramento dei metodi didattici.
Lingua è stato integrato in Socrates nel
1995, al momento della creazione di
quest’ultimo. Le sue attività coprono
tutte le venti lingue officiali.
Lingua sostiene vari elementi del programma Socrates mediante attività e progetti transfrontalieri che coinvolgono
insegnanti e studenti con i seguenti
obiettivi:
• sensibilizzare al tema del multilinguismo come patrimonio dell’UE;
• stimolare l’apprendimento delle lingue
per tutto il corso della vita;
© EKA
Il Belgio ha molte birre
e più lingue ufficiali
di qualsiasi altro Stato
UE (neerlandese, francese
e tedesco)
programmi spendono circa 30 milioni di
euro all’anno per l’apprendimento delle
lingue.
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© EKA
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• migliorare l’accesso all’apprendimento
delle lingue in tutta l’Europa;
• sviluppare e diffondere tecniche didattiche innovative e buone pratiche;
• garantire che coloro che apprendono le
lingue dispongano di una gamma di
strumenti didattici sufficientemente
ampia.
Fra le attività di Socrates con dimensione
linguistica rientrano Comenius (da Jan
Amos Comenius o Komenský, pedagogo
del XVII secolo originario dell’attuale
Repubblica ceca), che si occupa di istruzione scolastica e prescolastica, Grundtvig
(da N.F.S. Grundtvig, pioniere dell’istruzione per adulti vissuto in Danimarca nel
XIX secolo), che si occupa specificamente
di apprendimento lungo tutto l’arco della
vita e insegnamento agli adulti.
I corsi di lingua costituiscono anche un
aspetto del programma comunitario
Erasmus, che prende il nome dall’umanista del XVI secolo e che dal 1987, quando è stato istituito, ha registrato grandi
successi: grazie ad esso, infatti, oltre un
milione di studenti ha avuto la possibilità
di studiare all’estero nell’ambito del ciclo
universitario o postuniversitario. Erasmus
concede borse di studio agli studenti per
seguire corsi di lingua intensivi prima del
soggiorno all’estero. Tali corsi possono
essere tenuti in tutte le venti lingue ufficiali dell’UE o nelle lingue degli altri
paesi che partecipano al programma,
vale a dire Bulgaria e Romania — paesi
candidati all’adesione —, più Norvegia e
Islanda.
Anche Erasmus è stato ora integrato in
Socrates, i cui programmi attuali coprono
il periodo 2000-2006.
Il programma Leonardo da Vinci mette in
atto una politica comunitaria di formazione professionale che si basa sulle azioni dei singoli Stati membri e le completa.
Fornisce assistenza a organismi di formazione professionale pubblici e privati che
partecipano a partenariati internazionali:
centri di formazione, università, imprese e
camere di commercio.
13
Il programma d’azione
comunitario in materia
di istruzione prende il nome
da Socrate, uno dei primi
pedagoghi europei
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Ta n t e l i n g u e , u n a s o l a f a m i gl i a
© ASCii
Anche i programmi culturali dell’Unione
europea promuovono in vari modi la
diversità linguistica e culturale. Il programma MEDIA della Commissione europea finanzia il doppiaggio e la sottotitolatura di film europei da proiettare nelle
sale cinematografiche e sui teleschermi
di altri paesi UE. Il programma Cultura
2000 sostiene la traduzione di autori
moderni in altre lingue UE e apre così
nuove porte ai contatti transculturali.
Adesivi che pubblicizzano
la Giornata europea delle
lingue 2004 per
sensibilizzare i cittadini
alla questione delle lingue
e del loro apprendimento
Poiché la padronanza delle lingue costituisce ormai una competenza chiave in
un mercato del lavoro sempre più esigente, Leonardo ha sviluppato una rilevante
dimensione linguistica. Finanzia progetti
transfrontalieri volti all’elaborazione di
nuovi metodi e strumenti per l’insegnamento delle lingue e la valutazione delle
esigenze delle imprese in tale ambito.
Sovvenziona periodi di formazione all’estero per gli insegnanti di lingue, nonché
la messa a punto di strumenti per l’apprendimento delle lingue nell’ambito
della formazione professionale, da utilizzare soprattutto sul luogo di lavoro.
Il programma eContent cerca di sfruttare
la crescente diffusione delle tecnologie
digitali per migliorare l’accesso multilingue a produzioni digitali di alta qualità,
in particolare — ma non esclusivamente
— tramite la televisione. Grazie alle tecniche di compressione digitale, un solo
canale televisivo può ora contenere un
film con le tracce audio di varie versioni
linguistiche.
È in valigia
Ogni anno il 26 settembre il Consiglio d’Europa organizza, con il sostegno dell’Unione europea, la
Giornata europea delle lingue. Lo slogan scelto per il 2004 è «Metti in valigia una lingua in più». Dal
2001, anno in cui è stata lanciata l’iniziativa, il numero di manifestazioni che si svolgono in questa giornata è costantemente aumentato.
L’idea alla base della Giornata europea delle lingue è sensibilizzare i cittadini sull’importanza dell’apprendimento di queste ultime in un’Europa sempre più interdipendente. L’iniziativa riconosce che la
diversità linguistica è uno dei punti di forza dell’Europa e che l’apprendimento delle lingue può contribuire alla tolleranza e alla comprensione reciproca.
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Un nuovo piano d’azione
Nel luglio 2003, nella prospettiva dell’allargamento imminente, la Commissione
europea ha varato un piano d’azione per
promuovere l’apprendimento delle lingue e la diversità linguistica in un’ Unione a 25 membri. Essa ha riconosciuto
che, con 450 milioni di cittadini con origini etniche, culturali e linguistiche diverse, sarà più importante che mai fornire
loro le competenze necessarie per comprendersi e comunicare.
Nel piano d’azione, che copre il periodo
2004-2006, sono definite chiaramente
le iniziative che dovranno essere adottate dagli Stati membri con il sostegno
delle istituzioni comunitarie. Suo obiettivo è proseguire il lavoro già fatto tenendo conto dei risultati ottenuti, coordinare meglio le iniziative e utilizzare più efficacemente le risorse finanziarie disponibili.
Il messaggio del piano d’azione è che, se
imparare una lingua straniera è una
buona cosa, impararne una seconda è
ancora meglio. E prima si comincia,
meglio è.
Si osserva che, attualmente, le competenze linguistiche non hanno una diffusione uniforme in tutti i paesi e i gruppi
sociali. La gamma di lingue straniere parlate nell’UE è limitata, ma non ci si può
accontentare di una sola lingua franca.
Alla domanda dell’Eurobarometro, quali
fossero le due lingue straniere che ritenevano di dover imparare, il 75 % degli
intervistati ha risposto che l’inglese è
la lingua più utile, seguita dal francese
(40 %), dal tedesco (23 %) e dallo spagnolo (18 %).
Lingua materna più due
La Commissione ritiene l’obiettivo «lingua
materna più due» ambizioso ma non
impossibile. L’apprendimento delle lingue
deve essere visto come un processo continuo. L’insegnamento dovrebbe cominciare
prima possibile, anche a livello prescolare,
e proseguire per tutto il periodo scolastico,
durante gli studi superiori e anche in età
adulta. Particolare attenzione dovrebbe
essere prestata agli studenti con esigenze
speciali.
Come si è detto, l’insegnamento dovrebbe
cominciare in fase precoce, ma perché
possa dare buoni frutti è necessario che
gli insegnanti dispongano di una formazione specifica nel campo dell’insegnamento delle lingue ai bambini. In secondo
luogo, le classi dovrebbero essere relativamente poco numerose e si dovrebbe dedicare a tale attività un numero di ore sufficiente.
Anche le scuole si devono impegnare
offrendo una gamma di lingue per quanto possibile ampia, nonché assumendo e
formando più insegnanti; in questo ambito si può ipotizzare una proficua collaborazione fra le regioni di confine.
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Ta n t e l i n g u e , u n a s o l a f a m i gl i a
Gli adulti, infine, dovrebbero avere maggiori opportunità di acquisire e utilizzare
le proprie competenze linguistiche. È
necessario adottare iniziative volte a promuovere tutte le lingue, comprese quelle
regionali e minoritarie, a mettere a disposizione più strutture per il loro apprendimento, a utilizzare maggiormente Internet
nell’insegnamento e nell’apprendimento
delle lingue e a diffondere la sottotitolatura alla televisione e al cinema.
© Bilderbox.com
Il piano d’azione promuove iniziative in
tutti i settori citati. La Commissione europea è convinta che promuovere l’utilizzo di
una seconda o di una terza lingua da
parte dei cittadini europei secondo i principi definiti nel piano d’azione abbia un
costo modesto se confrontato con quello
delle opportunità mancate a causa della
carenza di conoscenze linguistiche e dell’effetto negativo di tali carenze sull’economia europea in termini di perdita di
mercati.
Se vogliamo raggiungere
l’obiettivo che tutti
imparino due lingue
straniere, l’insegnamento
deve cominciare presto
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Un’Unione europea multilingue
I motivi per cui l’Unione europea ha bisogno di venti lingue ufficiali non sono difficili da individuare: democrazia, trasparenza e diritto alla conoscenza.
La legislazione UE si applica in tutta
l’Unione e quindi a tutti i suoi cittadini.
Le nuove norme devono essere pubblicate e rese accessibili a ciascuno nella sua
lingua. Come in tutte le democrazie, ogni
cittadino ha il diritto fondamentale di
sapere perché una determinata norma
legislativa viene adottata e che cosa essa
comporta per lui.
Secondo uno dei principi fondamentali
dell’Unione europea, inoltre, tutti i suoi
cittadini e i loro rappresentanti eletti
devono godere dello stesso diritto di
accesso ad essa e avere la possibilità di
comunicare con le sue istituzioni e autorità nella propria lingua nazionale. Non
sono ammissibili due pesi e due misure,
ad esempio, per i paesi piccoli e quelli
grandi o per quelli con lingue più o meno
conosciute.
© EKA
Nel Consiglio dell’Unione
europea i ministri possono
parlare nella propria lingua
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I membri lettoni o greci del Parlamento
europeo devono avere la possibilità di
parlare a nome dei loro elettori nella loro
lingua, esattamente come i parlamentari
tedeschi, britannici o francesi. Lo stesso
vale per il ministro di uno Stato membro
in un incontro ufficiale dell’Unione o per
un cittadino che presenta un reclamo al
Mediatore europeo. Il 14 % dei cittadini
irlandesi, che considera propria lingua
madre il gaelico irlandese, può, se lo desidera, rivolgersi al Mediatore in tale lingua.
Mobilitare le risorse
Il ruolo legislativo dell’UE e il coinvolgimento diretto dei cittadini spiegano perché essa utilizzi più lingue di altri organismi multinazionali come le Nazioni Unite
o la NATO, che agiscono esclusivamente
a livello intergovernativo. Nonostante i
suoi oltre 190 membri, l’ONU impiega
solo sei lingue. Il Consiglio d’Europa e la
NATO, ciascuno con un numero di membri superiore a quello dell’UE, pubblicano
i documenti ufficiali solo in inglese e in
francese.
Prima dell’allargamento del 2004, le principali istituzioni — la Commissione europea, il
Consiglio dei ministri e il Parlamento europeo — hanno tradotto complessivamente
quasi tre milioni di pagine di testi all’anno. Il
costo annuo della traduzione e dell’interpretazione era pari a circa 2 euro per ciascun
cittadino UE, poco più del prezzo di una tazzina di caffè.
Nel corso degli anni le istituzioni europee
hanno elaborato procedure per lavorare
con un crescente numero di lingue ufficiali senza trasformare l’Unione in una
vera e propria torre di Babele. Ci si è
anche sforzati per fornire ai cittadini e ai
governi servizi di traduzione e interpretazione di qualità, economici ed efficienti.
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Tenuto conto dei loro obblighi nei confronti
dei cittadini e dei governi UE, non stupisce
che le istituzioni europee impieghino un
numero rilevante di linguisti. Circa un terzo
dei laureati assunti è costituito infatti da traduttori e interpreti. I traduttori lavorano su
testi scritti, gli interpreti invece sulla parola
orale. Ciascuno di loro deve essere in grado
di lavorare nella propria lingua materna a
partire da almeno altre due lingue ufficiali
dell’UE.
Con l’aumento delle lingue ufficiali da undici a venti, tale costo è destinato a salire, ma
non raddoppierà perché, a livello interno, le
istituzioni UE razionalizzano l’impiego delle
lingue e l’allargamento ha portato con sé
numerosi accorgimenti per la riduzione dei
costi. L’utilizzo pubblico delle venti lingue è
solo la punta emergente dell’iceberg.
© SCIC-02
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In realtà, nell’attività quotidiana, la Commissione europea utilizza tre lingue di lavoro:
inglese, francese e tedesco. I progetti di
documenti politici e i progetti di norme legislative vengono redatti in una o più di queste lingue. Solo nelle fasi finali i testi vengono tradotti nelle venti lingue ufficiali.
Il Parlamento europeo, che spesso ha bisogno di disporre rapidamente dei documenti
in tutte le lingue ufficiali, ha messo a punto
un sistema basato su sei lingue «ponte»:
inglese, francese, tedesco, italiano, polacco e
spagnolo. Un documento presentato, ad
esempio, in slovacco o svedese non viene
tradotto direttamente in tutte le diciannove
lingue, bensì nelle lingue ponte e quindi
nelle altre a partire da una di esse.
In tal modo si può fare a meno di traduttori
capaci di lavorare direttamente dal maltese
al danese o dall’estone al portoghese o con
centinaia di altre combinazioni. Se i testi
venissero tradotti direttamente da tutte le
lingue ufficiali UE in tutte le altre, le combinazioni bilaterali possibili sarebbero in totale 380.
Di bocca in bocca
Gli interpreti UE utilizzano un sistema
analogo quando devono fornire servizi di
interpretazione da e verso tutte le venti
lingue ufficiali. Se prendiamo a titolo di
esempio la combinazione finnico-sloveno,
le parole di un oratore finlandese vengono interpretate in un numero limitato di
lingue «relay», che, a loro volta, possono
essere utilizzate come lingua di partenza
dall’interprete sloveno. Si evita così di
dover ricorrere a interpreti che lavorino
direttamente dal finnico allo sloveno.
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Gli interpreti e
i traduttori sono
essenziali per
l’attività
quotidiana
dell’UE
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L’utilizzo di accorgimenti linguistici di
questo tipo ha un interesse pratico ed
economico, a condizione che vengano
rispettati gli standard qualitativi previsti.
Il controllo di qualità del lavoro degli
interpreti e dei traduttori costituisce quindi un’attività di grande rilievo.
Gli interpreti forniscono anche servizi
ridotti per gli incontri informali e le riunioni di lavoro. In alcuni casi si utilizzano
solo le lingue più diffuse, in altri i partecipanti possono essere autorizzati a parlare in un ampio numero di lingue ma
l’interpretazione viene fatta solo verso le
due o tre più diffuse. Questa prassi si
basa sull’idea che gli oratori debbano
essere liberi di esprimersi nella propria
lingua o in una lingua con cui si sentono
a proprio agio, mentre si suppone che
dispongano di una conoscenza passiva di
una delle principali lingue comunitarie
sufficiente per potere seguire i dibattiti.
Ogni giorno il servizio di interpretazione
della Commissione europea e del
Consiglio dei ministri deve coprire circa
50 riunioni a Bruxelles o in altre sedi
dell’Unione. Una manifestazione per cui
è prevista l’interpretazione da e verso le
venti lingue ufficiali richiede una squadra
di 60 interpreti.
Con l’allargamento aumenta il ricorso a
traduttori e interpreti capaci di tradurre
sia dalla lingua materna che verso di
essa, mentre in precedenza la prassi normale nell’UE era che i traduttori lavorassero solo verso la propria lingua. Sempre
in un’ottica di risparmio va visto il crescente ricorso ad agenzie private per tradurre i documenti meno importanti.
L’intelligenza trionfa ancora sulla materia
Nel costante sforzo di contenere i costi, negli ultimi vent’anni le istituzioni dell’Unione europea hanno fatto
ricorso a sistemi di traduzione automatica. In questo arco di tempo tali sistemi sono stati perfezionati, ma non
possono ancora essere utilizzati per la produzione di testi destinati alla pubblicazione. Essi, inoltre, sono disponibili solo in determinate combinazioni linguistiche; la qualità del risultato varia a seconda della combinazione
ed è comunque necessario, di norma, un consistente lavoro di revisione da parte dei traduttori. In molti casi è
più rapido rifare completamente il lavoro.
La traduzione automatica è molto più apprezzata dai non linguisti come uno strumento rapido per cogliere le
linee generali di un testo, quando non è essenziale un elevato livello di chiarezza e precisione. Altri la utilizzano come fonte di terminologia specifica, benché siano disponibili anche basi di dati terminologiche distinte.
In sintesi, le macchine non possono ancora sostituire gli esseri umani nella traduzione.
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Far fronte alla sfida
Ciò significa, fra l’altro, garantire a tutti i
cittadini di avere accesso alla legislazione
e alle istituzioni nella loro lingua ufficiale, esattamente come hanno accesso alle
leggi e alle autorità nazionali.
Ciò significa anche consentire agli europei di utilizzare e promuovere la lingua
come elemento integrante dell’identità e
del patrimonio culturale, indipendentemente dal fatto che essa sia una lingua
ufficiale dell’Unione europea o meno.
L’Unione però non si ferma qui. Promuove
attivamente l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue straniere per aiutare i
cittadini a capire i loro vicini e a comunicare con loro, nonché a migliorare le proprie competenze professionali e la mobilità all’interno del mercato unico. Questo
tipo di azioni ha ricevuto grande impulso
ora che, con l’allargamento, l’UE comprende 450 milioni di abitanti con storie
e tradizioni molto diverse fra di loro.
La maggior parte
dei cittadini UE
utilizza le proprie
abilità linguistiche
durante le vacanze
all’estero
© Helen King/Van Parys Media
Le lingue e il loro impiego sono elementi
essenziali dell’Unione. Oltre ad impegnarsi per l’integrazione europea, essa ha
anche un obbligo ufficiale di rispettare la
diversità culturale e linguistica dei suoi
cittadini.
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Ta n t e l i n g u e , u n a s o l a f a m i gl i a
Pur riconoscendo l’affermarsi dell’inglese
come lingua più diffusa in Europa,
l’Unione vuole garantire che, con il
tempo, questo non finisca per limitare la
diversità linguistica all’interno delle sue
frontiere. Ecco perché il piano d’azione
della Commissione si pone l’obiettivo
«lingua materna più due». Secondo un
sondaggio, il 26 % degli europei dichiara di conoscere due lingue oltre alla propria. Per l’UE la sfida è ora ampliare questa base in modo solido ed efficace, e il
più rapidamente possibile.
Per ulteriori informazioni
Per approfondimenti consultare il sito web dell’UE all’indirizzo europa.eu.int/comm/dgs/
education_culture/guide/liste_it.html che contiene informazioni su programmi come Socrates (e le
sue singole azioni), Leonardo da Vinci e MEDIA, nonché sul piano d’azione 2004-2006.
Si veda anche «Lingue: la ricchezza dell’Europa» all’indirizzo europa.eu.int/index_it.htm
Un breve opuscolo (in inglese e in francese) sulle procedure di interpretazione dell’UE e l’impatto dell’allargamento, dal titolo Giving the new member States a voice in Europe, è disponibile all’indirizzo
europa.eu.int/translation_enlargement/deleg_bw2.pdf
La direzione generale della Traduzione della Commissione ha realizzato il proprio opuscolo Translating
for a Multilingual Community, disponibile all’indirizzo europa.eu.int/comm/dgs/translation/
bookshelf/brochure_en.pdf
La Rivista — Istruzione e cultura in Europa, n. 22: «L’Europa della pluralità linguistica» è disponibile
all’indirizzo http://europa.eu.int/comm/dgs/education_culture/mag/22/it.pdf
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Commissione europea
Tante lingue, una sola famiglia
Le lingue nell’Unione europea
Serie: L’Europa in movimento
Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee
2004 — 22 pagg. — 16,2 x 22,9 cm
ISBN 92-894-7761-X
Se da un lato l’Unione si impegna per l’integrazione a livello europeo, dall’altro essa tutela la diversità linguistica e culturale dei suoi popoli e in tale prospettiva promuove l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue europee,
comprese le lingue regionali e minoritarie. L’ambizioso obiettivo dell’UE, definito in un nuovo piano d’azione, è fare sì che il maggior numero possibile dei
suoi cittadini parli una o, ancora meglio, due lingue oltre a quella materna.
Come organizzazione, l’Unione europea lavora con venti lingue ufficiali perché, in una democrazia, tutti i cittadini devono essere in grado di comprendere le leggi vigenti. Non sono ammissibili discriminazioni, ad esempio, nel trattamento riservato agli abitanti dei piccoli e dei grandi paesi. Nei rapporti con
le istituzioni UE tutti i cittadini devono avere il diritto di utilizzare la propria
lingua nazionale, come i loro rappresentanti eletti al Parlamento europeo.
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Altre informazioni sull’Unione europea
Informazioni in tutte le lingue dell’Unione europea possono essere ottenute via Internet sul server
Europa (http://europa.eu.int).
Disseminati in tutta Europa esistono centinaia di centri di informazione sull’UE. Potete trovare
l’indirizzo del centro più vicino a voi consultando il sito europa.eu.int/comm/relays/index_it.htm
EUROPE DIRECT è un servizio che risponde alle vostre domande sull’Unione europea.
Potete contattare questo servizio sia telefonicamente componendo il numero verde unico
00 800 6 7 8 9 10 11 o, da un paese che non fa parte dell’UE, il numero (32-2) 299 96 96
sia per posta elettronica al seguente indirizzo: europa.eu.int/europedirect
Per ottenere informazioni e pubblicazioni sull’Unione europea in lingua italiana, rivolgersi a:
RAPPRESENTANZE
DELLA COMMISSIONE EUROPEA
UFFICI
DEL PARLAMENTO EUROPEO
Rappresentanza in Italia
Via IV Novembre, 149
I-00187 Roma
Tel. (39) 06 69 99 91
Fax (39) 06 79 16 58/79 36 52
Internet: http://europa.eu.int/italia
E-mail: [email protected]
Per richiedere le pubblicazioni:
CIDE
Via IV Novembre, 149
I-00187 Roma
Tel. (39) 06 69 99 92 27/30
Fax (39) 066 78 61 59
E-mail: [email protected]
Ufficio per l’Italia
Via IV Novembre, 149
I-00187 Roma
Tel. (39) 06 69 95 01
Fax (39) 06 69 95 02 00
Internet: www.europarl.it
E-mail: [email protected]
Ufficio di Milano
Corso Magenta, 59
I-20123 Milano
Tel. (39) 024 81 86 45
Fax (39) 024 81 46 19
Internet: www.europarl.it
E-mail: [email protected]
Rappresentanza a Milano
Corso Magenta, 59
I-20123 Milano
Tel. (39) 024 67 51 41
Fax (39) 024 81 85 43
Internet: www.uemilano.it
E-mail: [email protected]
Altre rappresentanze e uffici della Commissione europea e del Parlamento europeo si trovano nei paesi membri
dell’Unione europea. Delegazioni della Commissione europea si trovano anche in altri paesi del mondo.
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L’Unione europea
Stati membri dell’Unione europea
Paesi candidati
954294_IT 08-11-2004 09:52 Pagina 27
IT
ISSN 1022-8284
,!7IJ2I9-hhhgbc!
NA-60-04-377-IT-C
ISBN 92-894-7761-X
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Come organizzazione, l’Unione europea lavora con venti lingue ufficiali
perché, in una democrazia, tutti i cittadini devono essere in grado di
comprendere le leggi vigenti. Non sono ammissibili discriminazioni, ad
esempio, nel trattamento riservato agli abitanti dei piccoli e dei grandi
paesi. Nei rapporti con le istituzioni UE tutti i cittadini devono avere il
diritto di utilizzare la propria lingua nazionale, come i loro rappresentanti eletti al Parlamento europeo.
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Se da un lato l’Unione si impegna per l’integrazione
a livello europeo, dall’altro essa tutela la diversità
linguistica e culturale dei suoi popoli e in tale
prospettiva promuove l’insegnamento e l’apprendimento
delle lingue europee, comprese le lingue regionali e
minoritarie. L’ambizioso obiettivo dell’UE, definito in
un nuovo piano d’azione, è fare sì che il maggior
numero possibile dei suoi cittadini parli una o,
ancora meglio, due lingue oltre a quella materna.
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lingue nell`UE - Università degli Studi di Bergamo