IRINEWS 1 luglio 2014
IRINEWS Insegnare le Religioni in Italia
Notiziario trimestrale
di Benvenuti in Italia
e di Uvauniversolatro
ISSN: 2239-1169
Attualità documenti
opinioni sugli
insegnamenti di
religione e le scienze
delle religioni in Italia
a cura di
Mariachiara Giorda
Per iscriversi inviare proprio indirizzo mail a
[email protected]
Indice
ATTUALITA’
“No ai corsi anti-omofobia”: a scuola l’ultima battaglia tra i
laici e i cattolici, p. 2
Roma, Caritas: Proposte di volontariato per gli studenti delle
scuole, p. 3
“Cucineremo halal”, la scuola per chef si apre all’islam, p. 3
Torino: Viaggio nella Scuola dove gli Italiani sono uno su
sette, p. 4
Torino, giornata della cultura islamica: gli studenti a scuola
d’integrazione, p. 5
Bitonci ordina lo stop alle palestre per il Ramadan. Ma alla
Giotto si farà, p. 5
Nuova crociata di Bitonci: Crocifisso obbligatorio in
scuole e locali pubblici, p. 6
OPINIONI
Lo Snadir si esprime su un’ora di storia delle religioni, p. 7
Parlare di omosessualità a scuola? L’opinione di Vattimo, p. 7
Il ruolo degli educatori secondo Solmi, p. 7
L’appello del Coordinamento per la laicità delle Istituzioni ai
candidati, p. 8
UAAR su 8 per mille, ora di religione e parità scolastica, p.
10
PROPOSTE, INNOVAZIONI, SPERIMENTAZIONI
Storia delle religioni per la terza età, p. 11
Insegnare l’islam a scuola, p. 11
Spiritualità, religione e servizio sanitario, p. 12
Un convegno sull’interculturalità a Cuneo, p. 13
Una visita al tempio cinese di Roma, p. 14
BIBLIOTECA Segnalazioni di libri e articoli, p. 16
EVENTI
Eventi passati e futuri, p. 20
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IRINEWS 1 luglio 2014
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Attualità
“No ai corsi anti-omofobia”: a scuola
l’ultima battaglia tra i laici e i cattolici
I. Biano e E. Benvenuti
Lotta all'omofobia nelle scuole o propaganda pro-gay
in classe? Laici e cattolici tornano a dividersi come non
accadeva da anni. Al centro c'è il piano che
burocraticamente viene chiamato "Strategia nazionale
LGBT 2013". Che il governo Monti aveva varato con
l'obiettivo di arginare l'onda di intolleranza e bullismo nelle
aule. Ma che i cattolici avevano dall’inizio bollato come
uno strisciante tentativo di incoraggiare i ragazzi
all’omosessualità. L’ultimo episodio della battaglia risale a
pochi giorni fa: il 20 marzo è arrivata a tutti i dirigenti
scolastici di elementari, medie e superiori una circolare del
ministero dell’Istruzione che “rinviava a data da destinarsi”
i due giorni di corso di formazione per insegnanti previsti
per questa settimana, confermando così una voce che
circolava da tempo. A denunciare l’inconfessabile desiderio
di lasciar cadere l’iniziativa era stata, a Montecitorio, la
deputata Michela Marzano (Pd), con un’interpellanza,
mentre Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione,
vicino a Angelino Alfano, si impegnava da tempo contro
“l’indottrinamento dei giovani” nelle scuole, remando
contro l’intervento delle associazioni gay. L’interpellanza di
Marzano, insieme alla pronta reazione di una parte delle
associazioni impegnate per i diritti glbt hanno rotto il
silenzio. Rivelando veti incrociati e lotte intestine che
risalgono ai governi Monti e Letta, e all’Unar, l’Ufficio
nazionale antidiscriminazioni del dipartimento Pari
Opportunità del governo. «Il 19 aprile del 2013 — ricorda
Marzano nella sua interpellanza — il governo ha
formalmente adottato una “Strategia nazionale LGBT
2013-2015”, un piano di azioni di risposta alle
discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e
sull’identità di genere». Il 18 dicembre 2013, il Ministero
dell’Istruzione ha emanato un’apposita circolare a tutti gli
Uffici scolastici regionali in cui si prevede lo svolgimento di
una “Settimana nazionale contro ogni forma di violenza e
discriminazione”. Ne è nato un progetto commissionato
dallo stesso Unar e costato, così denuncia il quotidiano
cattolico “Avvenire”, 250.000 euro. Il titolo? “Educare alla
diversità a scuola”, a cura del-l’Istituto Beck di Roma (una
scuola di specializzazione accreditata dal Miur), che ha
prodotto un kit di materiale informativo suddiviso secondo
i diversi ordini scolastici. Il kit non è mai stato diffuso, il
corso è stato rinviato. E la polemica si è fatta rovente,
anche perché ci sono dieci milioni di euro stanziati per la
“lotta al bullismo”, e dunque anche per quella
all’omofobia. «Il Pd resta in silenzio — dice Enzo Cucco,
presidente dell’associazione radicale “Certi diritti” — e ha
firmato un patto elettorale di non belligeranza col Nuovo
Centrodestra di Alfano. Ci aspettiamo un atteggiamento
diverso da parte del ministro Giannini». E la vicenda ha
già registrato un lungo elenco di reazioni.
«Da parte mia c’è massimo impegno contro le
discriminazioni — dice Toccafondi, finito nel mirino come
responsabile del rinvio — Ma non possiamo usare la scuola
italiana come un campo di battaglia ideologico, dobbiamo
promuovere un confronto aperto tra docenti e famiglie ». A
far reagire il sottosegretario è stata anche una sitcom in
cinque puntate, “Vicini”, che ha definito “di impronta
culturale a senso unico”. Ed è guerra tra sottosegretari,
perché Ivan Scalfarotto (viceministro alle Riforme
costituzionali e ai rapporti con il Parlamento) interviene
così: «L’idea di un contradditorio nelle scuole tra posizioni
diverse sulla lotta all’omofobia fa a pugni con il buonsenso.
Toccafondi suggerisce forse di invitare i negazionisti
quando si parla di antisemitismo?». Contro il rinvio dei
corsi, intanto, sono intervenuti la Rete Studenti e molte
altre associazioni.
26 Marzo 2014 http://ricerca.repubblica.it/
repubblica/archivio/repubblica/2014/03/26/no-ai-corsianti-omofobia-scuola-ultima-battaglia.html
6 Marzo 2014
Educare alla diversità a scuola a
partire dalla sessualità?
Proposte e questioni aperte
IRINEWS 1 luglio 2014
Roma, Caritas: Proposte di volontariato per
gli studenti delle scuole
“Da Caritas e Ufficio Scuola un progetto rivolto agli
insegnanti di religione: 12 iniziative per i giovani delle
superiori, «affinché possano sviluppare espressioni di
solidarietà e servizio ai poveri» di Al. Col. Esperienze di
volontariato per integrare la dimensione educativa della
carità nei percorsi scolastici. È l’obiettivo della nuova
iniziativa degli uffici Scuola e Caritas del Vicariato di
Roma che propongono agli insegnanti di religione il
progetto “Gli occhi, il cuore, le mani. Quando l’impegno si
fa solidarietà”. Si tratta di un opuscolo con dodici proposte
di volontariato pensate per gli studenti delle scuole
superiori «affinché possano sviluppare delle espressioni
concrete di attenzione, di solidarietà e di servizio ai
poveri». L’iniziativa è stata presentata ieri, martedì 20
maggio, in un incontro con i docenti di religione presso la
“Cittadella della carità - Santa Giacinta” della Caritas.
Illustrando il progetto, don Filippo Morlacchi, direttore
dell’ufficio Scuola, ha sottolineato come «Papa Francesco
nell’incontro con le scuole il 10 maggio, ci ha ricordato che
non bisogna educare soltanto con le idee ma che la scuola
deve insegnare a capire la realtà, senza averne paura». La
proposta di volontariato, ha detto don Morlacchi, «è
un’ottima opportunità educativa per accompagnare i
giovani nella realtà dei buoni principi evangelici in
ambienti conosciuti e protetti, affiancati da operatori
esperti e animatori disponibili». Il progetto, ideato da un
gruppo di insegnati, è il frutto di un lavoro che già da anni
vede impegnata la Caritas nell’animazione nelle scuole.
Solo nell’anno scolastico ancora in corso sono stati 2.195
gli studenti romani di 101 classi delle superiori che hanno
potuto svolgere almeno un pomeriggio di volontariato al di
fuori dell’orario scolastico, accompagnati dai loro docenti.
«La sinergia con il mondo della scuola - ha spiegato
monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas - è
fondamentale per un ufficio che svolge anzitutto un
compito pedagogico della carità». Rivolgendosi agli
insegnanti presenti, ha ricordato che «la Caritas è per voi
uno “strumento” affinché il servizio al povero sia occasione
per far conoscere concretamente il bisogno dell'altro: un
aiuto fondamentale per far crescere i ragazzi». Per
Roberto Cetera, uno degli insegnanti che hanno promosso
l’iniziativa, «in una cultura in cui tutto sembra avvenire
per “fortuna”, l’esperienza di volontariato aiuta i giovani a
migliorare la loro autostima e a capire il nesso tra
l’impegno e la realizzazione dei desideri». Per il docente,
inoltre, «per molti giovani “lontani”, il volontariato è un
incontro diverso con l'esperienza di Chiesa». L’opuscolo
con le proposte di volontariato è disponibile su
www.caritasroma.it.”
21 Maggio 2014 http://www.romasette.it/modules/
news/article.php?storyid=12837
Che cosa è lecito cucinare?
Chef a scuola di “halal”
Ora alternativa: lo spot Uaar
“Cucineremo halal”, la scuola per chef si
apre all’islam
La torta si prepara senza rum, i formaggi con il caglio
vegetale, i salumi non devono essere di maiale, con
attenzione costante alle varie contaminazioni. Guarda al
mercato islamico la nuova frontiera dell’Icif, la scuola di
alta cucina che ha sede nel castello di Costigliole: un
orizzonte che in cifre significa 4 milioni di consumatori in
Italia, 25 milioni in Europa che diventano due miliardi nel
mondo. Proprio nei giorni scorsi il presidente Piero
Sassone ha infatti siglato il protocollo d’intesa che apre le
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porte alla certificazione «Halal», parola araba che significa
lecito, permesso e che, in campo alimentare, vuol dire
conforme alle norme etiche e igienico-sanitarie della legge
o della dottrina dell’Islam, un disciplinare rigoroso che la
scuola costigliolese sarebbe la prima nel Bel Paese a
garantire. Un lungo percorso che prevede prima
l’abilitazione dei docenti e dello staff e poi la formazione
degli chef che durante il periodo di master in castello sulla
cucina delle Regioni d’Italia possono così ottenere
l’ulteriore specializzazione. «Una qualifica richiesta dalle
grandi catene di hotel nel mondo che pretendono una
formazione sempre più ampia e professionale – spiega
Sassone, originario della Basilicata, saluzzese per amore,
che ha respirato la passione per il territorio e per i grandi
vini fino a farne un mestiere – oltre agli allievi ci
concentreremo anche sulle aziende che portano le nostre
eccellenze nel mondo. Sposare Halal significa avere nuove
opportunità produttive». Intanto al castello si lavora a
pieno ritmo: si sta per concludere il master Brasile sotto
l’occhio delle telecamere di Rai 2 per lasciare spazio ai
nuovi arrivi da Corea, Russia e Spagna. Non solo allievi
IRINEWS 1 luglio 2014
con occhi a mandorla, quindi, perchè ai fornelli arrivano
ormai da ogni parte del mondo. Master di alto livello che
durano 6 mesi (3 i corsi brevi) e che costano intorno ai 10
mila euro, per metà a scuola e per metà in stage nei 260
ristoranti convenzionati di tutta Italia, 40 solo in Piemonte.
«Ci conoscono grazie alle numerose sedi di rappresentanza
che abbiamo nel mondo – aggiunge Sassone – solo nel
2014 formeremo oltre 350 chef, tutti già professionisti che
investono sulle eccellenze italiane, le più richieste. Ci
prepariamo anche in vista di Expo2015». Procede anche
l’avventura internazionale, prima le olimpiadi di Sochi poi
la settimana di cultura regionale in Brasile e la trasferta in
Turchia e Pakistan. Il grande evento in casa è in
programma invece per fine marzo: s’inaugura l’Orangerie,
l’innovativa struttura in vetro e metallo nel parco del
castello che, dopo lunghe peripezie burocratiche entrerà in
funzione per ospitare corsi e laboratori. Il taglio del nastro
dal 28 al 30 marzo con eventi di richiamo anche
internazionale.
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“Siamo ciò che mangiamo”:
la cucina e la gastronomia oggi
devono prestare attenzione al
pluralismo culturale e religioso
che caratterizza la nostra
società: cibi sacri, cibi proibiti,
cibi simbolici, cibi consigliati
contribuiscono a formare le
identità
Torino: Viaggio nella Scuola dove gli
Italiani sono uno su sette
Filippo frequenta la prima alla scuola elementare di
via Fiochetto, a due passi da Porta Palazzo. Il suo
compagno di banco si chiama Andrej, è romeno. Dietro di
loro, in classe, siedono Fatima, marocchina appena arrivata
a Torino, e Ah-Choo, cinese nata in Barriera di Milano.
Lui è uno dei quattro bambini italiani della sua classe, in
tutta la scuola appena il 14 per cento. Il resto, l’86 per
cento, sono immigrati o figli di immigrati. Filippo però non
si stupisce: «Andrej non è uno straniero. È il mio
compagno di banco». La risposta di un bambino di sette
anni è la conferma che l’integrazione tra i banchi di scuola
è una realtà che va oltre le politiche e i protocolli
comunitari. C’è e basta. «Non sono quasi mai i bambini a
parlare di razzismo. Lo fanno piuttosto i genitori», spiega
Concetta Mascali, la dirigente scolastica dell’istituto
comprensivo Regio Parco di cui la Fiochetto fa parte. Nelle
cinque scuole del circolo gli stranieri rappresentano oltre il
60 per cento: 512 bambini su 834. «Noi però non li
chiamiamo stranieri, visto che il 70 percento di quelli che
non hanno la cittadinanza italiana è nato e cresciuto a
Torino”. Con 30 nazionalità rappresentate sembra quasi
che ogni anno il mondo intero si sieda tra i banchi di
scuola, solo che lo fa con poco più di 800 bambini per
volta, un numero che ogni anno resta impreciso. «È
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impossibile dire quanti siano gli allievi perché spesso ne
arrivano quando l’anno scolastico è già iniziato e alcuni
partono prima che finisca, per spostarsi o tornare nei loro
paesi d’origine», spiega ancora la dirigente. La gestione di
una scuola di questo tipo è tutt’altro che semplice e
richiede una preparazione adeguata delle insegnanti. Il
primo dei problemi è la lingua. «Ci sono bambini che
arrivano e non parlano una parola di italiano e allora
anche la comprensione di un problema di matematica può
richiedere una giornata intera». Può capitare allora che si
creino programmi a due velocità per aiutare tutti a stare al
passo. Ma insegnare l’italiano non basta. «Un bambino che
non conosce la lingua e la cultura è timido e impacciato ed
è difficile convincerlo a parlare — spiega Mascali — Per
questo abbiamo attivato corsi di romeno, arabo e ora
anche cinese aperti a tutti. Valorizzare la lingua madre di
ognuno aiuta nell’apprendimento». Spesso poi i
meccanismi si creano da soli e capita che bambini già
inseriti diventino interpreti per i connazionali appena
arrivati. Ogni nazionalità porta con sé culture diverse «che
costituiscono la ricchezza di scuole come la nostra, ma che
vanno tenute in considerazione ». Cambia, ad esempio, il
concetto di sistema educativo e anche quello di autorità.
Un luogo comune da sfatare c’è: non è vero che nelle
IRINEWS 1 luglio 2014
scuole multietniche il livello degli studenti sia più basso.
«Spesso il rendimento scolastico non dipende dal fatto di
essere straniero ma di appartenere ad una sacca di disagio
sociale». E, se è vero che chi non parla la lingua apprende
più lentamente, «abbiamo ragazzi che erano un po’
indietro ma ora hanno ottenuto risultati scolastici
sorprendenti».
16 Aprile 2014 http://ricerca.repubblica.it/
repubblica/archivio/repubblica/2014/04/16/viaggionella-scuola-dove-gli-italiani-sono-uno-susetteTorino11.html
Torino, giornata della cultura islamica: gli
studenti a scuola d’integrazione
Studenti delle scuole superiori campioni
d’integrazione. Chi l’avrebbe mai detto? Anche gli
organizzatori della Giornata della cultura islamica non
avrebbero mai sperato in una tale entusiasta
partecipazione. La convivenza con culture e religioni
diverse è un dato di fatto: le nostre città sono popolate da
migliaia di uomini che incrociano le proprie origini e storie
personali. Non sempre però alla convivenza segue
l’integrazione. Il fatto di condividere un banco a scuola, un
posto sul pullman, o un esame in università non significa
che ci sia reciproca conoscenza. Così il CO.RE.IS, la
Comunità Religiosa Islamica, ha avviato un progetto in tre
istituti torinesi e ha coinvolto i ragazzi in lezioni, interviste
e visite per avvicinarsi al mondo islamico. Siamo rimasti
sorpresi della reazione dei ragazzi – racconta Jalila Ferrero
del CO.RE.IS – ed è stato un modo anche per i ragazzi
musulmani di testimoniare quello che sono interiormente,
la possibilità di dialogare e confrontarsi”. Un percorso
durato mesi e che porta oggi i suoi frutti in una giornata al
Centro Congressi Torino Incontra: l’occasione per
mostrare i panneli didattici, le interviste e i due brevi
documentari prodotti dagli studenti dell’istituto scientifico
Einstein, dell’Istituto Giulio (nei tre indirizzi turistico,
socio-sanitario e commerciale) e l’Istituto Pedagogico.
““Non vogliamo trasmettere solo la dottrina dell’islam –
continua Ferrero – ma come nella società si trovano le
componenti islamiche, come l’economia, il turismo,
l’alimentazione e la cultura. L’iniziativa del CO.RE.IS.
parte da Torino, ma l’intenzione è quella di organizzare
lavori simili anche nel resto d’Italia. Un impegno che
appare tanto più importante, a pochi giorni dalla
pubblicazione di una ricerca del Pew Research Center
sull’opinione di diversi paesi riguardo alcune minoranze.
L’Italia ha rivelato avere per il 63% di persone che hanno
un’opinione negativa rispetto ai musulmani: cosa ci dice
questo dato? “C’è ancora poca conoscenza reciproca, e un
grande lavoro da fare – conclude Jalila Ferrero –
Soprattutto perché spesso l’opinione è legata al discorso
migratorio. L’islam viene percepito ancora un po’
estraneo”.
15 Maggio 2014 http://futura.unito.it/blog/giornatacultura-islamica-gli-studenti-scuola-dintegrazione/
Bitonci ordina lo stop alle palestre
per il Ramadan. Ma alla Giotto si farà.
“PADOVA. Stop al Ramadan nella palestra Giotto di via
Sarpi, che da qualche anno l’amministrazione concedeva
in utilizzo all’associazione marocchina di Padova solo per il
periodo del mese sacro dell’Islam, che in questi anni è
coinciso con le settimane estive. Il sindaco Massimo Bitonci
ha previsto lo stop. Ma la concessione per il Ramadan
2014, che inizia sabato, è già stata data. «Le palestre
comunali devono essere utilizzate per lo svolgimento
dell'attività sportiva, l'educazione e l'avviamento allo sport
dei giovani. Nella giornata di oggi siamo stati informati che
l'ex prosindaco Ivo Rossi e l'ex assessore Umberto
Zampieri, in data 5/06/2014, hanno concesso
all'Associazione Marocchina di Padova la “Palestra Giotto”
di via Sarpi 3 e giardino adiacente per effettuare le
celebrazioni del Ramadan. La nuova Amministrazione
intende specificare che, a partire dal suo insediamento, non
saranno più riconosciute autorizzazioni per lo svolgimento
di questo tipo di attività in palestre comunali», dichiara il
sindaco.
« Esiste un regolamento sull'utilizzo delle sale pubbliche,
per la disciplina delle attività rumorose e la
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somministrazione di cibo o bevande. Qualora venissero
accertate trasgressioni da parte del personale della Polizia
Locale addetto ai controlli, compresi il disturbo delle quiete
pubblica o problematiche legate alla sicurezza,
provvederemo alla revoca immediata della concessione»,
ha concluso. Zampieri (Pd): "Inutile clima di
scontro". "Non c'è mai stata nessuna attività sospetta,
neppure il minimo disturno per la concessione di quella
palestra per il Ramadan. Tra l'altro la palestra Giotto nei
mesi estivi è chiusa". E' la reazione di Umberto Zampieri,
ex assessore allo sport e capogruppo del Pd, alle
dichiarazioni del primo cittadino Massimo Bitonci. "Mi
pare che si stia cercando di creare un clima di scontro con
le comunità straniere che non serve alla città. A Bitonci
vorrei solo ricordare che la costituzione, su cui ieri ha
giurato, garantisce la libertà di culto a ogni persona",
conclude Zampieri.”
25 Giugno 2014 http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/
2014/06/24/news/bitonci-ordina-lo-stop-alle-palestreper-il-ramadan-ma-alla-giotto-si-fara-1.9481708
IRINEWS 1 luglio 2014
Nuova crociata di Bitonci: Crocifisso
obbligatorio in scuole e locali pubblici.
“Padova. Annuncia una nuova crociata il sindaco Massimo
Bitonci, dopo la polemica sul Ramadan nelle palestre
comunali. Lo fa tramite i social network, in cui ha postato
un messaggio inequivocabile: «Ora in tutti gli edifici e
scuole un bel crocifisso obbligatorio regalato dal Comune.
E guai a chi lo tocca». Una decisione, già annunciata in
campagna elettorale, che non mancherà di far discutere, in
particolare sul principio di laicità dello Stato. Bitonci si era
impegnato attivamente per il crocifisso nel 2009, durante la
polemica ad Abano Terme per il crocifisso tolto dalle
scuole dopo la richiesta della famiglia Albertin. La Lega
aveva reagito con diversi sit-in in cui distribuiva diversi
crocefissi alla gente. La famiglia anti-crocifisso: "Non è il
sindaco di tutti". «Ha detto di essere sindaco di tutti ma già
con questo gesto dimostra di non esserlo». Massimo
Albertin, l'uomo di Abano Terme che con la moglie Soile
Tuuliki avviò nel 2002 la battaglia contro il crocifisso nella
scuola frequentata dalle figlie, commenta così la "crociata"
di Massimo Bitonci per l'esposizione obbligatoria del
simbolo della cristianità nei luoghi pubblici a Padova. «È
diventato sindaco ma è rimasto parlamentare, godendo
dell'immunità - rileva Albertin riferendosi al ruolo di
senatore di Bitonci - Quindi si è reso inattaccabile, ma ha
anche dato un grande esempio di "non senso" civico e di
occupazione impropria di spazi istituzionali». «Nel 2009
quando era sindaco di Cittadella - ricorda Albertin - aveva
messo dei manifesti con le foto di me e mia moglie e la
scritta "wanted", aggredendoci per le nostre idee e dandoci
apertamente a voce dei delinquenti». «Sia quella volta
come in quest'ultimo atto - aggiunge Albertin - abbiamo
dovuto subire e non abbiamo potuto fare nulla, perché
Bitonci si è nascosto dietro all'immunità parlamentare.
Agire anche ora contro questo "sindaco di tutti" privo del
senso civico nel ruolo che ricopre, è quindi impossibile».
Gianni Berno (Pd): "Volontà programmata di un clima da
stadio". "Ho chiesto ed ottenuto un emedamento simbolico
al programma del sindaco Bitonci che ha eliminato la
definizione di "francescana" per la sua giunta. L'utilizzo di
citazioni così impegnative in un contesto amministrativo
risulta poco opportuno e persino offensivo verso modelli di
riferimento che ispirano il mondo intero; così come la
strumentalizzazione del crocifisso annunciata oggi dal
sindaco (unitamente al no a luoghi di preghiera x altre
religioni in strutture comunali) rappresenta uno stile di
difesa dei valori cristiani chiusa, formale, arroccata,
divergente da una visione che pone al centro la persona
senza alcuna discriminazione; una linea che a mio modesto
parere va nella direzione opposta allo stile incarnato dalla
Chiesa ispirata da Papa Francesco", è il commento del
consigliere comunale del Pd Gianni Berno. "Capisco molto
bene che questo approccio già sperimentato in passato
applicato a livello politico (di un sindaco non vera
espressione di una civica ma della lega dura e pura di
stampo bossiano cammuffata da civica) crei il "consenso
della curva" e parli molto alla pancia di molti dei padovani
che l'hanno votato; ma questo in una città come Padova ci
porterà via via nella china di una visione paesana, altro che
di città europea. Il sindaco ha giurato fedeltà alla
Costituzione il giorno del suo insediamento, è bene che
ricordi bene questo passaggio per le scelte presenti e
future". Massimo Bettin (Pd): "Non ci faremo trascinare in
polemica sterile". "Spero Bitonci non pensi davvero che ci
faremo trascinare in una polemica divisiva, manichea e
sgradevolissima sul crocifisso, non ci riuscirà. Le identità
non vanno ostentate, strumentalizzate ma rispettate e
soprattutto vissute. Guardi bene all'alto messaggio che
trasmette nel profondo quello che oggi sembra voler
sbandierare solo come un banale simbolo o una
bandierina, potrà trarne tanti insegnamenti su come
condurre una comunità complessa in maniera inclusiva e
saggia", è il commento del segretario provinciale del Pd
Massimo Bettin.”
25 Giugno 2014 http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/
2014/06/25/news/nuova-crociata-di-bitonci-crocifissoobbligatorio-in-scuole-e-locali-pubblici-1.9486346
Ogni nazionalità porta con sé culture diverse che costituiscono la
ricchezza di molte scuole italiane e che vanno tenute in
considerazione per lavorare sul pluralismo
IRINEWS 1 luglio 2014
Opinioni a confronto
I. Biano
Snadir: trasformare ora di religione in "storia di tutte le religioni"? Lo
Snadir risponde, no
“Una interrogazione parlamentare presentata dal
Movimento 5 Stelle al Ministro Giannini chiede una presa
di posizione nei confronti dell'IRC trasformandola in
"Storia di tutte le religioni". Richiesta che viene avanzata
citando anche la sentenza 203/1989 della Corte
costituzionale che sottolinea il principio di laicità dello
Stato. Non di questo avviso lo SNADIR, sindacato degli
Insegnanti di Religione Cattolica. "La sentenza n.
203/1989 della Corte Costituzionale citata, elevando a
principio supremo dell'ordinamento costituzionale il
principio di laicità, afferma con forza che le motivazioni
che giustificano l’insegnamento della religione cattolica a
scuola sono coerenti con la forma di Stato laico della
Repubblica italiana. La Corte costituzionale è intervenuta
più volte (sent. 203/1989; sent. 13/1991; sent. 290/1992)
per ribadire che l’insegnamento della religione cattolica è
legittimato nelle scuole della Repubblica italiana a seguito
delle nuove motivazioni dichiarate all’art.9, numero 2 delle
legge 121/1985 (riassumibili nel riconoscimento del valore
della cultura religiosa, nella considerazione che i principi
del Cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del
popolo italiano e nell’inserimento dell’insegnamento della
religione cattolica nel quadro delle finalità della scuola)." Il
dissenso espresso dallo SNADIR non riguarda soltanto
l'aspetto giuridico, ma anche quello prettamente
formativo, affermando (citando la legge 121/1985) che i
principi del Cattolicesimo fanno parte del patrimonio
storico del popolo italiano e nell’inserimento
dell’insegnamento della religione cattolica nel quadro delle
finalità della scuola. E (citando le indicazioni per
l'insegnamento della materia) come l'insegnamento
dell'IRC sia strumento per "arricchire la formazione
globale della persona (…) in vista di un efficace
inserimento nel mondo civile, professionale e
universitario”, come offra "contenuti e strumenti che
aiutano lo studente a decifrare il contesto storico, culturale
e umano della società italiana ed europea, per una
partecipazione attiva e responsabile alla costruzione della
convivenza umana”. Offrendo, inoltre, "contenuti e
strumenti per una riflessione sistematica sulla complessità
dell'esistenza umana nel confronto aperto fra cristianesimo
e altre religioni, fra cristianesimo e altri sistemi di
significato”. Attendiamo la risposta del Ministro”.
12 Marzo 2014 http://www.orizzontescuola.it/news/
trasformare-ora-religione-storia-tutte-religioni-snadirrisponde-no
Gianni Vattimo: è un errore non parlare di omosessualità a scuola
“In Italia c’è un’educazione repressiva i ragazzi hanno
bisogno di prospettive. Sarebbe molto meglio che gli
insegnanti di tutte le scuole ricevessero una formazione
adeguata sull’omosessualità. Il rinvio dei corsi è un terribile
errore». Gianni Vattimo, il filosofo del “pensiero debole”,
che è anche europarlamentare e protagonista dei
movimenti per i diritti omosessuali, reagisce così alla
circolare del ministero che cancella le lezioni antiomofobia. In Italia è ancora necessario affermare, anche
davanti agli educatori, che esiste un orientamento sessuale
dei singoli che non può e non deve essere modificato
culturalmente, o all’interno della famiglia. Perché in Italia
esiste ancora una vera e propria repressione che condiziona
i giovanissimi che si sentono omosessuali e vorrebbero
vivere liberamente». «La famiglia è “contro” la scuola? O
viceversa? A chi tocca insegnare certi principi?» «Dipende.
Io sono nato e cresciuto in una famiglia che mi ha
accettato, non senza sofferenze, ma non per tutti è così.
Scuola e famiglia possono essere due facce della medaglia,
è bene offrire ai ragazzi prospettive diverse e lasciarli liberi
di essere se stessi». «È favorevole a corsi su questo tema in
tutte le scuole?» «No. Per esempio, lascerei in pace i
bambini delle elementari. Ma sono favorevole a che tutti i
docenti, di ogni ordine e grado, ricevano una formazione
adeguata e aggiornata su questo argomento».
Enrico Solmi: “Educare è compito soprattutto dei genitori”
“Non si può decidere se essere uomo o donna lo Stato non
deve proporre percorsi diversi” Enrico Solmi, vescovo di
Parma e presidente della Commissione Cei che si occupa
della famiglia: gli opuscoli anti-omofobia nelle scuole
aprono all’ideologia del gender secondo lei? «Un dato di
fondo è che la persona non è un fascio assoluto di libertà al
punto di decidere, prescindendo dal proprio corpo, se
essere uomo o donna. La persona umana è data al mondo,
nasce al mondo in quanto sessuata, o uomo o donna, e
questo elemento caratterizza intrinsecamente ogni persona.
Essere uomo o donna significa vivere in questo modo una
relazione con se stessi, con gli altri. È una condizione
intrinseca alla persona e si manifesta nella profonda unità
di anima e corpo. La realtà di essere al mondo in
dimensione sessuata è soggetto alla storia e alle culture che
hanno bisogno di venire purificate da strutture che possono
comprimere la libertà della persona, possono indicare degli
asservimenti, possono esprimere anche situazioni di
schiavitù legate al sesso. Tutti noi auspichiamo una
purificazione di crescita perché ognuno nella pienezza della
propria dignità esprima il suo essere uomo ed essere
donna». A chi spetta l’educazione affettiva e sessuale? «È
un compito primario della famiglia. Pertanto sono i
genitori a essere i primi educatori dei figli. La scuola, lo
Stato, tantomeno un’associazione, non possono proporre
percorsi da loro non condivisi e in qualche modo rischiare
di sostituirsi a loro».
26 Marzo 2014 http://www.cinemagay.it/dosart.asp?
ID=33015 da Repubblica
IRINEWS 1 luglio 2014
Torino, il coordinamento per la laicità ai candidati
In vista delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale
del Piemonte, che si sono svolte il 25 maggio, il
Coordinamento per la laicità della scuola ha rivolto un
appello a tutti i candidati. Per presentare il documento si si
è tenuta una conferenza stampa il 16 maggio alle ore 11
presso la sede della Consulta per la Laicità delle Istituzioni
in via Vassalli Eandi 28. Il documento è stato anche
discusso con i candidati che hanno partecipato all’iniziativa
del COOGEN il giorno 19 maggio alle ore 21 in via Dego
6.
AI CANDIDATI AL CONSIGLIO REGIONALE DEL
PIEMONTE Elezioni 2014
La legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre del 2001
“Modifiche al titolo V della parte seconda della
Costituzione” pone le scuole al rango di autonomie
costituzionalmente riconosciute e ridefinisce un nuovo
assetto delle competenze in materia di istruzione. Per
quanto riguarda la potestà legislativa l’art. 117 della
Costituzione stabilisce: “La potestà legislativa è esercitata
dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione,
nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario
e dagli obblighi internazionali”. Sono di competenza dello
Stato: - norme generali sull’istruzione - livelli essenziali
delle prestazioni - principi fondamentali a cui si deve
ispirare la legislazione concorrente delle Regioni. Sono di
competenza delle Regioni: - la “formazione professionale”
n o n c o m p re s a n e l s i s t e m a d i i s t r u z i o n e - l a
programmazione dell’offerta formativa integrata fra
istruzione e formazione professionale - la programmazione
del sistema di istruzione, nei limiti della disponibilità di
risorse umane e finanziarie, della rete scolastica e del
personale. Si tratta di competenza concorrente con lo stato,
di tipo regolamentare, fatta salva l’autonomia delle
organizzativa e didattica delle scuole. Tali compiti sono
molto importanti e per questa ragione il Coordinamento
per la laicità della scuola, aderente alla Consulta Torinese
per la Laicità delle Istituzioni, si rivolge ai candidati alle
prossime votazioni per il rinnovo del Consiglio regionale
ponendo alcuni temi legati alla laicità delle istituzioni in
generale e della scuola in particolare, ma anche legati ai
risultati che le norme attualmente in vigore hanno avuto.
Ricordiamo che la Legge 28/2007 ha introdotto il
principio della doppia graduatoria, a cui le famiglie con
redditi ISEE inferiori ai 32.000 € possono accedere per
richiedere un rimborso differenziato ed esclusivo a seconda
che i figli frequentino scuole private/parificate o pubbliche,
con un disponibilità di risorse definite per un 60% per la
graduatoria per la frequenza di scuole pubbliche e del 40%
per quelle private. La legge del 2007 supera la precedente
Legge 10, detta “legge Leo”, che prevedeva il Buono
Scuola, da destinare alle famiglie con figli iscritti
esclusivamente a scuole private, senza necessità di
presentazione di ISEE e con una semplice
autocertificazione. Le modifiche proposte recentemente da
alcuni consiglieri alla Legge 28/2007 prevedono: - la
variazione delle percentuali dei fondi da riservare alla
graduatoria per chi frequenta le scuole pubbliche e private,
a svantaggio di quelle pubbliche; - lo stanziamento di fondi
per interventi edilizi solo ed esclusivamente per le scuole
paritarie. Evidenziamo che queste modifiche sono
chiaramente anticostituzionali, poiché l’art. 34 della
Costituzione, prevede «borse di studio, assegni alle famiglie
ed altre provvidenze» per rendere effettivo il diritto allo
studio di «capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi» e
stabilisce che «devono essere attribuite per concorso».
Inoltre l’art. 33 recita “ … Enti e privati hanno il diritto di
istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo
Stato. …” non prevedendo cioè nessun sostegno alle scuole
paritarie, senza che da ciò possano peraltro risultare
intaccati il pluralismo scolastico e la libertà di scelta delle
famiglie. Secondo la Corte Costituzionale (sentenza n.
36/1982), infatti, in questo caso, “fuori discussione la
libertà di insegnamento e la libertà di istituire scuole ed
istituti di educazione senza oneri per lo Stato, neppure è
intaccata la corrispondente libertà di scelta del tipo di
scuola preferito. Invero dalla garanzia costituzionale di
questa come di altre libertà (si pensi alla libertà religiosa o a
quella di associazione) non può certo dedursi l'obbligo della
Repubblica di assumersi gli oneri eventualmente necessari
per esercitarla”. Riteniamo quindi che le borse di studio
debbano essere assegnate in base al merito e ai mezzi
personali e che non possano invece configurarsi come
“rimborsi spese” che prescindono sia dalle condizioni di
necessità sia di merito. Auspichiamo invece che la legge 28
possa essere migliorata privilegiando l’aiuto alle scuole
pubbliche, frequentate, ricordiamo, dal 95 % circa degli
studenti in Piemonte, per migliorarne la qualità dei servizi,
il trasporto degli studenti, l’offerta formativa, il rimborso
del costo dei libri o il loro prestito d’uso. È dunque di
grande importanza il superamento della doppia
Il Coordinamento per la laicità della
scuola, aderente alla Consulta Torinese
per la Laicità delle Istituzioni, si è rivolto
ai candidati alle votazioni per il rinnovo
del Consiglio regionale ponendo alcuni
temi legati alla laicità delle istituzioni e
della scuola in particolare, ma anche
legati ai risultati che le norme
attualmente in vigore hanno avuto
graduatoria oggi vigente e che ha dimostrato di poter
essere facilmente usata da chi ha preferito finanziare in
modo principale la graduatoria di coloro che frequentano
le scuole paritarie private, mentre non si è dato sostegno a
coloro che frequentano la scuola pubblica statale. Se si
osserva il dettaglio per tipo di gestione della scuola emerge
come solo la scuola statale sia in aumento mentre la scuola
non statale, se i dati saranno confermati, perde iscritti con
la sola eccezione della primaria. In particolare si conferma
la tendenza al ridimensionamento degli iscritti nella
secondaria di II grado non statale che nel decennio ha
perso quasi un allievo su quattro (-24%) a fronte di un
incremento della scuola statale pari all’8%. Va da sé che
IRINEWS 1 luglio 2014
queste erogazioni alle scuole paritarie non hanno neppure
contribuito a portare nuovi iscritti. È anche importante
aggiungere come le scuole paritarie non dipendenti da enti
pubblici permettano molto raramente l’iscrizione di alunni
con disabilità. È chiaro che un allievo diversamente abile
necessiti di maggiori attenzioni e disponibilità, ad esempio
una scuola adeguata nelle sue strutture e un insegnante di
sostegno e tutto ciò costituisca un costo aggiuntivo per le
scuole, ma se tali scuole ricevono soldi dalle istituzioni
dovrebbero avere l’obbligo di accettare qualunque allievo
indipendentemente dalla proprie abilità, se si volesse
riconoscere il ruolo delle scuole paritarie equipollente a
quello delle scuole pubbliche statali. Si pone qui anche
l’attenzione al fatto che se si confrontano, a livello
nazionale, le varie leggi sul diritto allo studio, si osserverà
che ogni regione applica questo “diritto” in modo
differente. È davvero pensabile che gli studenti non
debbano essere considerati uguali benché frequentanti
scuole in territori diversi? E questi non hanno gli stessi
diritti? Chiediamo dunque che venga aperto un tavolo
nazionale di confronto sul tema del diritto allo studio per
arrivare ad ottenere una maggiore uniformità sul tema e
che si ponga una forte attenzione ai temi della laicità.
DIMENSIONAMENTO: La Corte Costituzionale, con
sentenza n. 92 del 21 marzo 2011, ha definito in capo alla
Regione la competenza in merito all’istituzione di nuove
scuole dell’infanzia e di nuove sezioni, nonché la
composizione di queste ultime ed ha annullato i commi 4
e 6 del D.P.R. n. 89 del 2009; le nuove scuole e sezioni
dell’infanzia pertanto rientrano a pieno diritto nelle
competenze e procedure regionali del dimensionamento
scolastico. Le scuole dell’infanzia, come recita l’art. 9 del
D.P.R. n. 81/2009, sono organizzate in modo da far
confluire in sezioni distinte i bambini che seguono i diversi
modelli di orario di funzionamento. L’istituzione di nuove
sezioni di scuola dell’infanzia per l’a. s. 2012/2013 verrà
autorizzata dalla Regione, sulla base delle istanze che
verranno presentate dai Comuni e fino a concorrenza
delle risorse umane disponibili che verranno comunicate
d a l l ’ U f fi c i o S c o l a s t i c o Re g i o n a l e n e l l ’ a m b i t o
dell’assegnazione dell’organico di fatto, secondo i
sottoindicati criteri in ordine di priorità: 1. Comuni dove
viene meno un servizio erogato da altro soggetto; 2.
Completamento di sezioni già funzionanti a orario ridotto
nell’a.s. 2011/2012 e precedenti; 3. Scuole con allievi in
lista di attesa in ordine decrescente rispetto alla lista
medesima, con riserva del 30% dei posti ai Comuni il cui
territorio è montano secondo l’elenco dell’allegato A della
l.r. n. 16/1999 e s.m.i., ai Comuni a media e alta
marginalità di cui alla l.r. n. 16/1999, ai Comuni in
situazione di marginalità di cui alle ll. rr. n. 16/1999 e n.
15/2007 sulla base delle richieste accoglibili; sarà
prioritariamente assegnata una nuova sezione a tutte le
scuole aventi diritto e solo successivamente ulteriori
eventuali sezioni a scuole che ne abbiano richieste più di
una e ne abbiano i requisiti. È comunque garantita
l’autorizzazione al funzionamento di nuove sezioni in tutte
le Province, ove sussista almeno una domanda
ammissibile. Eventuali modificazioni del numero delle
sezioni autorizzate sui plessi, nell’ambito della stessa
Autonomia scolastica, rientrano nei piani provinciali di
dimensionamento scolastico.Riportiamo all'attenzione dei
candidati un passo della «Deliberazione del Consiglio
regionale 29 ottobre 2013, n. 252 – 33474. Atto di
indirizzo e criteri per la programmazione e la definizione
del piano regionale di dimensionamento delle autonomie
scolastiche piemontesi e per la programmazione
dell’offerta formativa per l’anno scolastico 2014-2015»,
dove a pagina 8 si legge: Nell’ambito della pianificazione i
comuni competenti per le scuole dell’infanzia, primarie e
secondarie di I grado dovranno: [...] Dunque per quanto
riguarda le scuole dell’infanzia dovrà essere consentita la
coordinata partecipazione delle scuole statali e delle scuole
paritarie al sistema scolastico nel suo complesso, ovvero
non dovrà essere determinata riduzione, in termini di
sezioni, dell’offerta formativa esistente nelle scuole
paritarie. All’uopo viene richiesto di unire il parere
motivato da parte delle eventuali scuole paritarie presenti
nel bacino di utenza e/o dall’associazione di categoria a
cui le scuole sono iscritte. Il ruolo di questo settore
e d u c a t i vo è f o n d a m e n t a l e p e r l ' a c q u i s i z i o n e
dell'autonomia, per la socializzazione e per la formazione
prescolare. È ammissibile che un genitore venga
praticamente costretto a indirizzare la sua scelta verso
istituti privati?
30 aprile 2014 http://www.torinolaica.it/templates/
Laicità della scuola significa
parità di diritti, non
discriminazione, libero e pari
accesso ai percorsi educativi
disponibili
IRINEWS 1 luglio 2014
Uaar, tre suggerimenti per il rottamatore: otto per mille, ora di religione e
parità scolastica
“Reperire i tre miliardi necessari per il piano-scuola è
comunque possibile per un’altra via. Anzi, tre. La prima, e
più semplice da tradurre in pratica, è l’utilizzo per l’edilizia
scolastica di proprietà pubblica dei fondi dell’Otto per
Mille statale, come abbiamo già scritto oggi: una campagna
pubblicitaria in tal senso potrebbe facilmente spingere
tantissimi cittadini a sottoscrivere per l’opzione “Stato”.
Certo, tale scelta finirebbe per far diminuire le firme (e
quindi i fondi) in favore della Chiesa cattolica. E certo,
l’auspicio di un impegno governativo si scontrerebbe con lo
staff iperclericale che si è appena installato alla guida del
ministero dell’Istruzione. Ma una strada c’è, e ha delle
potenzialità notevoli. Il secondo suggerimento è la
rottamazione di ogni contribuzione pubblica alle scuole
private. La cifra stimata dall’Uaar è di circa ottocento
milioni per le sole scuole cattoliche, che ne costituiscono il
65%. Ben oltre un miliardo di nuove risorse potrebbe
dunque essere recuperato in tal modo, e nel solco di quanto
recita la nostra Costituzione. Ma c’è anche qualcos’altro
che si può rottamare: l’ora di religione cattolica, un
privilegio con i baffi che costa circa 1,25 miliardi l’anno
alle disastrate finanze pubbliche. È vero che gli accordi
concordatari di villa Madama sanciscono che “la
Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura
religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo
fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano,
continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della
scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole
pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado. Nel
rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità
educativa dei genitori, é garantito a ciascuno il diritto di
scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento.
All’atto dell’iscrizione gli studenti o i loro genitori
eserciteranno tale diritto su richiesta dell’autorità scolastica,
senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di
discriminazione”. Ma non è scritto che l’insegnamento
religioso debba essere retribuito dallo Stato. Anche perché i
docenti sono scelti dai vescovi. Sarebbe dunque cosa buona
e giusta che se li pagassero loro. Che l’ora di religio
cattolica sia un anacronismo lo pensano del resto ormai in
molti. Nei giorni scorsi Il Movimento Cinque Stelle ha
La laicità è un supremo principio
costituzionale:
dallo Stato equidistanza e imparzialità
nei confronti di tutte le religioni.
infatti presentato un’interrogazione parlamentare alla
ministra Stefania Giannini in merito all’ora di religione. I
deputati Vega Colonnese, Silvia Giordano e Roberto Fico
chiedono se, nonostante il Concordato, si è valutato la
possibilità di abolirla, sostituendola con un’ora di
insegnamento laico e scientifico della storia di tutte le
religioni. Secondo i parlamentari grillini occorre rispettare
la sentenza 203/1989 della Consulta, che, pur “salvando”
l’ora di religione, ha sancito come la laicità sia un supremo
principio costituzionale e che quindi pretenderebbe dallo
Stato equidistanza e imparzialità nei confronti di tutte le
religioni. Per contro, l’ora di religione rappresenta “una
netta preferenza” verso il culto cattolico. È apprezzabile
che qualcuno in parlamento abbia rotto il tabù dell’ora di
religione cattolica: se sostituirla, o con cosa sostituirla, sono
in fondo questioni da affrontare in un secondo momento. Il
catechismo pagato da tutti i contribuenti è assolutamente
incompatibile con qualsiasi principio costituzionale di
laicità dello Stato. I politici clericali possono comunque
dormire sonni tranquilli: se alla Chiesa arrivassero meno
fondi potrebbero sempre rivendicare di avere soddisfatto i
desideri di papa Francesco.”
1 3 M a r zo 2 0 1 4 h t t p : / / w w w. u a a r. i t / n e w s /
2014/03/13/tre-suggerimenti-per-rottamatore-otto-permille-ora-religione-parita-scolastica/
IRINEWS 1 luglio 2014
Proposte, innovazioni, sperimentazioni
Storia delle religioni per la terza età
P. Pascucci
Nella periferia sud di Roma, tra il quartiere di
“centocelle” e Tor Pignattara, sorge il “Casilino 23”, borgata
costruita nella seconda metà degli anni ’70 sulla scia del
piano di edilizia economica e popolare dell’epoca.
A seguito di un referendum tra gli abitanti il quartiere prese il
nome di “Villa De Sanctis”, e come per le altre zone di Roma
costruite in quegli anni, mancava tutto: mancavano le strade,
gli spazi verdi, i collegamenti pubblici. Mancavano gli spazi
di aggregazione necessari a rendere la borgata una zona
vivibile per gli abitanti.
Così il Comune di Roma si fece promotore del restauro
di un vecchio casale abbandonato posto nel cuore del
quartiere, con l’intento di realizzarvi un centro culturale. Ma
nonostante il restauro, il casale subì notevoli danni causati da
“ignoti”, sorte a cui spesso vanno incontro i beni comuni.
All’indomani dell’ennesimo atto vandalico, le
associazioni che già da tempo operavano nella zona, con in
testa la “Pier Paolo Pasolini”, decisero di occupare lo stabile
per restituirlo alla cittadinanza. Era il 1978, anno in cui
nacque l’ “Associazione Culturale Casale Garibaldi”. In
seguito il Comune diede agli occupanti l’autorizzazione ad
usufruire degli spazi del casale e grazie all’operosità degli
abitanti del quartiere, anche il parco antistante venne
bonificato.
Oggi il Casale Garibaldi, come si legge nel loro statuto,
“organizza e realizza programmi e iniziative culturali nei
settori dell'arte grafica e visiva, teatrale, musicale,
cinematografica e della danza, corsi a livello universitario su
tematiche specifiche: in particolare istituisce l'Università degli
Adulti e della Terza età del Casale Garibaldi”. A partire da
novembre, adesioni permettendo, tra di diversi corsi che
proporrà l’università della terza età, ci sarà anche un corso di
educazione alla cittadinanza attraverso la storia delle religioni
a cura degli operatori di UVA-universolaltro.
La presentazione del corso, tenutasi il 12 giugno scorso,
ha riscosso un discreto successo e i futuri allievi si sono
dimostrati interessati alle tematiche proposte nel programma.
Il corso durerà da novembre 2014 a maggio 2015: due lezioni
al mese da due ore ciascuna per un totale di 24 ore. Una
nuova esperienza per gli operatori romani di UVA, abituati a
fare lezione nelle scuole primarie e secondarie inferiori con
percorsi della durata di 10 ore.
Oltre alla classica parte introduttiva, utile a descrivere,
anche se brevemente, le caratteristiche principali delle
religioni trattate, la seconda metà del corso si concentrerà
sulle feste religiose e soprattutto sul cibo. Con la speranza che
il corso vada a buon fine e che a fine “anno accademico” si
riesca ad organizzare una bella cena con i piatti tipici delle
diverse tradizioni religiose.
Insegnare l’Islam a scuola
N. Fiorita
Nell’anno scolastico appena giunto alla sua
conclusione, in una scuola della provincia di Cosenza ha
trovato spazio un’interessante sperimentazione relativa alla
predisposizione dell’ora alternativa all’insegnamento della
religione cattolica. Più precisamente, nell’Itis di Fuscaldo è
stato attivato un corso di cultura islamica riservato a tutti i
non avvalentesi.
Tale sperimentazione, più che a proporsi come un
modello da riproporre in altri luoghi del Paese, sembra
rispondere ad alcune esigenze specifiche e contingenti della
scuola. In effetti, l’idea di risolvere l’ora alternativa in un
corso sull’Islam trae spunto dalla presenza all’interno della
scuola di un gruppo corposo e, soprattutto, omogeneo di
studenti musulmani: circa 120 alunni egiziani, giunti in
Calabria a seguito di un accordo concluso tra l’ente
regionale ed il governo egiziano.
Tale accordo, avente contenuto pluriennale, aveva
determinato nel suo primo anno di attuazione la scelta di
dedicare l’ora alternativa frequentata dai giovani allievi
stranieri, appena arrivati nel nostro Paese, ad una sorta di
alfabetizzazione all’italiano, al fine evidentemente di
fronteggiare la loro esigenza prioritaria di conseguire
rapidamente un’adeguata conoscenza della lingua. In virtù
del rinnovo generalizzato dell’opzione di non avvalersi
dell’ora di religione di cattolica da parte degli studenti
egiziani e della contestuale richiesta di frequentare una
attività alternativa, nel secondo anno di attuazione
dell’accordo si è fatta strada l’ipotesi di offrire loro un corso
che approfondisse i temi propri della cultura di origine, al
fine di mantenere viva la conoscenza dei costumi, della
tradizione e dell’identità religiosa di riferimento.
Pur nella sua episodicità, la scelta della scuola
calabrese presenta diversi profili di interesse, specie
relativamente alle scelte adottate al momento della sua
concretizzazione. In particolare, alla stregua di quanto
disposto dalla normativa vigente, preso atto dell’assenza
all’interno del corpo docente in servizio nella scuola di
professionalità e competenze idonee, e verificata la
mancanza delle medesime competenze tra il personale
supplente già titolare di altro contratto, il corso in oggetto è
stato affidato dal dirigente scolastico ad un docente esterno,
selezionato sulla base delle domande pervenute e dei
curricula allegati.
Ad essere nominato è stato un insegnante senegalese,
Ibrahim Deme Diop, docente di lingua francese ed inglese
in altro istituto scolastico della provincia, musulmano
praticante ma privo di legami strutturali con la comunità
islamica. Non un imam, dunque, ma un esperto di cultura
islamica intenzionato ad orientare il corso in oggetto verso
uno studio delle principali religioni monoteistiche e una
loro virtuosa comparazione.
Pur essendo di tutta evidenza che il compito del
docente risulta agevolato dalla richiamata omogeneità degli
studenti musulmani presenti nella scuola e, di converso,
dall’assenza di possibili frizioni tra questa o quella famiglia
del variegato mondo islamico, i risultati di questa
sperimentazione potranno fornire indicazioni utili in
ordine alla possibilità di introdurre lo studio dell’Islam
nella scuola pubblica.
IRINEWS 1 luglio 2014
Spiritualità, religione e servizio sanitario
E. Messina
Lo studio della diversità religiosa offre l’occasione di
considerare sotto una nuova luce la qualità del servizio
sanitario e le istituzioni che nell’erogazione di tale servizio
sono coinvolte. Tale considerazione ha posto le basi per
l’organizzazione del Colloque International et interfacultaire
Spiritualité et religion dans les modéles de rétablissement en
institution: accompagnement et régulation dans la diversité,
nelle giornate del 21 1 del 22 Maggio, presso l’Università di
Losanna.
Il convegno, suddiviso in due giornate, ha visto
susseguirsi vari ospiti, afferenti ad alcune delle più prestigiose
università svizzere, tra questi, Irene Becci (Università di
Losanna), Dorothea Luddekens (Università di Zurigo) ed
europee, tra cui James Beckford(Università di Warwick).
I temi trattati hanno consentito lo scambio di preziose
esperienze utili ai fini di ricerca e la possibilità di costruire
occasioni di confronto anche con i rappresentanti di cliniche
ed istituti sanitari.
Nell’ambito del progetto Label – Modelli e prospettive
per un servizio sanitario multiculturale, promosso dalla
Fondazione Benvenuti in Italia e da Uva – Universolaltro,
Elena Messina ha presentato i primi risultati dello studio
condotto.
Come è forse noto, tale ricerca muove da un accordo cofirmato oltre che dalle due Fondazioni promotrici, dagli
ospedali AO Città della Salute e della Scienza di Torino, AO
San Camillo Forlanini (Roma) e dalla Fondazione Fabretti
(Torino). L’accordo programmatico pone le basi per la
costruzione di un effettivo miglioramento del servizio erogato
da parte delle strutture sanitarie che tenga in considerazione,
in primis, la composita e diversificata utenza richiedente il
servizio. Le tematiche di studio sono il trapianto di e la
donazione di organi e tessuti e delle prospettive religiose che
ne limitano o incentivano la pratica, le pratiche di ritualità
funebri, le necessità alimentari religiose e la capacità degli
istituti sanitari di fare fronte e gestire tali necessità.
Quanto discusso a Losanna farà parte di una
pubblicazione che uscirà nel mese di Ottobre, che mira alla
disseminazione dei risultati raggiunti attraverso la ricerca.
Colloque international et interfacultaire
Université de Lausanne
21 et 22 mai 2014
Institut de sciences sociales
rique) et la prison de
trés sur la spiritualité.
is aussi les personnes
e dans sa complexité.
’assistance spirituelle
la diversité religieuse
n d’outils conceptuels
ne. Pour appréhender
ent comme la mort, la
© alephcomo1 - Fotolia.com
Spiritualité et religion
dans les modèles de rétablissement
en institution :
accompagnement et régulation
dans la diversité ?
L’Accordo programmatico è stato
firmato nel mese di Gennaio 2014:
prevede un programma di
collaborazione tra gli ospedali Le
Molinette di Torino, il San Camillo
Forlanini di Roma e numerosi enti
di ricerca, tra i quali la Fondazione
Benvenuti in Italia (Torino), UVA –
Universolaltro (Roma) e la
Fondazione Ariodante Fabretti
(Torino) e l’Università di Torino,
Dipartimento di Studi Storici.
IRINEWS 1 luglio 2014
La Torre di babele: un crollo costruttivo.
Convegno sull’interculturalità, Cuneo.
E. Messina
L’Unità Sanitaria Volontaria del Coordiamento
Provinciale (USV) della Protezione Civile di Cuneo ha
organizzato, nella giornata di Domenica 18 Maggio il
Convegno intitolato La Torre di Babele: un crollo costruttivo.
Culture, società, individui e salute.
Si è trattato di un Convegno ECM, volto alla
for mazione degli operatori sanitari, come delle
organizzazioni di volontariato e dei cittadini.
L’USV e le Associazioni socie sono organizzazioni di
volontariato, ONLUS, che ispirandosi ai principi della
solidarietà umana, della volontarietà e della democraticità, si
prefiggono di perseguire i fini dello Stato e delle Pubbliche
Amministrazioni in caso di catastrofi e calamità naturali.
Come è ovvio, il confronto con le altre culture si
amplifica nei contesti di disagio acuto e di calamità naturali
(paradigmatici sono certamente i casi di Lampedusa e del
contesto post-sismico dell’Emilia) e prevede la necessità che
siano degli esperti a gestire simili situazioni, sia il loro
impegno professionale oppure volontaristico.
La rilevanza del contributo formativo ed educativo è
stata assicurata dall’alto profilo di esperti che si sono resi
disponibili ad offrire la propria competenza, allo scopo di
promuovere lo sviluppo di una consapevolezza critica
concernente il particolare momento di transizione che la
nostra società, sempre più plurale e pluralista, sta
attraversando.
Molti dei relatori presenti sono volti noti della scena
romana e torinese, tra questi il prof. Aldo Morrone (Direttore
Generale dell’AO San Camillo Forlanini di Roma), Davini
O t t av i o e M a r c o G r o s s o ( D i r e t t o r e d e l l a S C
Radiodiagnostica II-DEA e Coordinatore del Progetto
Sperimentale di Radiollogia Domiciliare SC
Radiodiagnostica II-DEA, presso AO Città della Salute e
della Scienza di Torino), Raffaele Potenza (Coordinatore
Regionale Donazione e Prelievi di Organi e Tessuti), Ana
Cristina Vargas (Docente di Antropologia culturale e medica
presso l’Università degli Studi di Torino e Direttrice
scientifica della Fondazione Fabretti -Torino) e Elena
Messina (antropologa e ricercatrice presso l’Università degli
Studi di Torino e la Fondazione Benvenuti in Italia).
La trattazione delle diverse tematiche scelte è stata
interrotta di volta in volta dalla recitazione di brani letterari e
drammatici interpretati da Giuseppina Turra, attrice teatrale
professionista.
L’evento è stato reso possibile dal coinvolgimento
dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri, del Collegio
IPASVI e dall’Ordine dei Farmacisti della provincia di
Cuneo ed è stato organizzato da Elsio Balestrino, presidente
dell’Unità Medico-Infermieristica (UMI) e dell’Unità
Sanitaria Volontaria (UVA/PASS) della provincia di Cuneo.
Spiritualità, religioni e sanità: il pluralismo religioso interroga il modo in
cui ci accostiamo e pensiamo alla salute e al corpo, gli strumenti con
cui sono costruite le politiche e le pratiche sanitarie.
IRINEWS 1 luglio 2014
IRINEWS 1 luglio 2014
Proposte, innovazioni, sperimentazioni
Una visita al tempio cinese di Roma
M. Di Pietro e V. Savelli
Questa iniziativa si colloca nell'ambito del progetto
"Incontri" della Fondazione Astalli che prevede dei momenti
di scambio e dialogo tra alcune classi di scuole secondarie di
I e II grado di Roma, e testimoni di tradizioni religiose
diverse dalla cattolica. Dopo aver incontrato il testimone
della religione buddhista un liceo romano, lasciati i banchi di
scuola, è andato in visita al tempio cinese di Via dell’Omo
142, a Roma, accompagnato dal Centro Astalli nella persona
di Bernadette Fraioli, referente del suddetto progetto
“Incontri”.
La grande pagoda, che fa capo all’Associazione
Buddhista Hua Yi Si (letteralmente Cina, Italia, Tempio),
che ha sede nel quartiere Esquilino, è stata inaugurata il 31
marzo 2013 e viene gestita da quattro monache.
Sorpassati i due grandi leoni bianchi che hanno la
funzione di difendere il luogo, si giunge all’ingresso del
tempio in cui è posta la statua del cosiddetto Buddha ridente,
rappresentazione del monaco cinese della scuola Ch’an che
in Asia orientale viene spesso associato al Buddha Maitreya;
esso procura fortuna e prosperità, e tiene lontane
preoccupazioni e sentimenti negativi.
Sulla parete destra, accanto al suo ritratto,
padroneggiano i quattro precetti del maestro Chung Tai:
“Trattate gli anziani con rispetto, trattate i giovani con
gentilezza, trattate gli altri con armonia, trattate gli affari con
onestà”, che i ragazzi, tra un sorriso imbarazzato e la
curiosità dei nuovi suoni, hanno recitato in lingua originale
sotto la guida della monaca.
La grande pagoda,
che fa capo
all’Associazione
Buddhista Hua Yi Si
(letteralmente Cina,
Italia, Tempio), che ha
sede nel quartiere
Esquilino, è stata
inaugurata il 31
marzo 2013 e viene
gestita da quattro
monache.
La scolaresca è stata fatta poi accomodare nella sala
interna di meditazione, una grande stanza con molte sedute
usata per le cerimonie del mattino e della sera, per le
meditazioni quotidiane, le celebrazioni e lo studio del
buddhismo. In fondo alla sala vi è un altare su cui sono
disposte diverse statue, mentre ai lati, così come su una
parete situata al centro del tempio, tanti piccoli loculi
ospitanti, oltre ad una statuetta del Buddha, i nomi di chi,
con donazioni, ha contribuito alla costruzione e al
mantenimento del tempio.
L’attenzione dei giovani visitatori è catturata però
dall’altare, bianco, con cinque statue e tanti piccoli oggetti
per lo più dorati.
La gentile monaca ha dunque iniziato a spiegare cosa
fossero e cosa rappresentano il complesso degli oggetti
presenti nella stanza, cercando di soddisfare tutte le curiosità
dei ragazzi.
Al centro dell’altare, con i lobi allungati e le con le mani
poste in una variante di dhyanamudra, è posta la statua di
Buddha in una delle sue trentadue rappresentazioni. Sul
petto ha una svastica, il simbolo in cinese è reso con il
carattere assimilato alla parola “diecimila”, ad indicare gli
infiniti meriti raggiunti dal Buddha.
Alla sua destra si trova il Bodhisattva della misericordia,
Avalokitesvara (Guanshìyin), a cui si attribuisce un legame
profondo coi mortali. Il suo nome, che significa “colui/colei
che ascolta i lamenti del mondo”, se pronunciato in momenti
di agitazione e grande impegno aiuta a rivolgere i pensieri
nella retta direzione, agli altri, e regala nuova luce.
IRINEWS 1 aprile 2014
Alla sinistra, il Bodhisattva Ksitigarbha (Dìzàng),
solitamente in Cina rappresentato come monaco, è qui
rappresentato con una corona con i Cinque Buddha Dhyani,
la corona che viene indossata dai monaci durante i rituali
tantrici. Il suo grande desiderio era di liberare tutti gli esseri
viventi dalla sofferenza, e per questo decise di non
raggiungere lo stato di Buddha.
Più in avanti si trovano invece le statue di Mahakassapa
(Dà Jiāyè) e Ananda, due grandi discepoli del Buddha storico.
Il primo, rappresentato nella scultura di destra, è
considerato il patriarca del buddismo Ch’an, così importante
che al suo nome venne aggiunto l’aggettivo “maha”, grande.
Egli divenne monaco in età adulta e fu un grande asceta,
preferendo le foreste e i posti isolati ai monasteri.
A sinistra si trova invece una rappresentazione di
Ananda, custode del Dharma, cugino e discepolo del Buddha
storico. Nel buddhismo Ch’an è considerato, dopo
Mahakasyapa, il secondo patriarca indiano. Egli rappresenta
la grande sapienza, e dotato di una memoria tanto
formidabile da tenere a mente molti insegnamenti del suo
maestro.
Su ogni altare del tempio sono presenti molti recipienti
contenenti dell'acqua, una tra le offerte più diffuse.
Recita l’adagio cinese:
“Ascolti e dimentichi,
vedi e ricordi, fai e sai.”
Donare acqua infatti spiega la monaca, è di buon
auspicio e durante le cerimonie questo elemento accumula la
potenza delle divinità. Anche la mente umana dovrebbe
essere limpida come l'acqua.
Nel buddhismo zen la meditazione è fondamentale. Per
dare un’idea di cosa sia e come essa avvenga, la monaca ha
invitato i ragazzi a sedersi nella posizione del loto o del
mezzo loto poiché queste sono le posizioni per praticare lo
zazen. Stabilito il silenzio, modalità da cui non si può
prescindere per avviare la meditazione, la voce della monaca
ha guidato i ragazzi in una breve ma intensa prova.
Anche gli strumenti usati per scandire il tempo durante
la cerimonia affascinano gli studenti per la loro strana forma;
hanno infatti le sembianze di pesci che rappresentano delle
caratteristiche a cui l'essere umano deve aspirare: essi infatti
non chiudono gli occhi neanche quando dormono.
Ogni cosa presente nel tempio stimola la curiosità degli
alunni che pongono numerose domande alla monaca: per
rendere di più facile comprensione le filosofie della propria
tradizione religiosa, ha trovato il modo di adattare dei
precetti fondamentali alla vita dei ragazzi che l'ascoltano con
attenzione.
Questa iniziativa del Centro Astalli, come altre, ambisce
a rendere i ragazzi autonomi dai pregiudizi e stereotipi di cui
la società è satura. L’incontro diretto con persone di altre
religioni e culture dona un volto reale a ciò che troppo spesso
si conosce solo attraverso luoghi comuni e “per sentito dire”.
Scoprire l’esistenza di tanti luoghi di culto che convivono
nella propria città, anche caratteristici com’è questo tempio
buddhista cinese, aiuta i ragazzi a rendersi conto che il
pluralismo religioso è un fattore concreto e reale della nostra
società, presente e manifesto in tutte le sue forme e che
conoscerlo e non ignorarlo aiuta a costruire nel miglior modo
possibile il futuro comune.
Recita l’adagio cinese: “Ascolti e dimentichi, vedi e
ricordi, fai e sai.”
IRINEWS 1 luglio 2014
Biblioteca
L. Bossi
L’ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI: Quattro recensioni brevi per un dibattito sui criteri
classificatori dell’insegnamento delle religioni a scuola
L’insegnamento della religione ha rappresentato e
rappresenta uno dei terreni di scontro tra religioni e
specifiche correnti politiche o ideologiche, in Europa come
altrove; da almeno cinque secoli il Vecchio Continente è
attraversato da timori circa l’incultura religiosa, da
rivendicazioni di autonomia nella fede, da rapporti di
forza tra istituzioni religiose e tra queste e le istituzioni
statali, da processi culturali che investono la sfera pubblica
e privata della credenza e della non credenza. I sistemi
educativi nazionali contemporanei riflettono gli equilibri
raggiunti – localmente – tra diversi attori istituzionali circa
il ruolo più appropriato per la religione in materia di
istruzione pubblica ed educazione: inevitabilmente,
ciascuno Stato (ed ancor più in contesti federati od in
presenza di autonomie locali) ha sviluppato un particolare
modello di insegnamento della religione che si inserisce in
un altrettanto particolare sistema educativo pubblico e
pubblico-privato, al cui interno distinzioni ulteriori vanno
applicate in merito all’età degli scolari e conseguentemente
all’ordine scolastico di riferimento. Nel tentativo di
ricostruire il profilo di una realtà così multiforme, lo sforzo
accademico ha prodotto, sino almeno agli anni duemila,
corpose analisi di casi-studio nazionali, arrivando a
descrivere tale diversità e le mutevoli tendenze che la
investono – in particolare nel mondo occidentale – senza
tuttavia riuscire a definirne le dimensioni più ampie ed i
caratteri fondamentali, al contrario proponendo la
“incomparabilità virtuale” dei casi nazionali.
Recentemente e senz’altro tra altri, quattro diversi autori si
sono posti in direzione del superamento dell’elencazione di
casi-studio, per fornire un tentativo di analisi comparata
fondata su modelli, paradigmi o approcci di ricerca
specifici, delineando le forme dell’insegnamento religioso
in Europa.
Silvio Ferrari in Davis e Miroshnikova (a cura di),
The Routledge International handbook of
religious education, 2013
Il primo tra questi è il contributo di Silvio Ferrari:
muovendo dall’analisi di 23 casi nazionali, l’autore
individua tre modelli attraverso i quali l’insegnamento
della religione è impartito nelle scuole pubbliche europee:
Non-insegnamento della religione
Insegnamento non-denominazionale
Insegnamento denominazionale
Nella sua proposta e pur nella distinzione di tre modelli,
Ferrari elenca, da un lato, le differenze interne a ciascun
m o d e l l o r e l a t i v a m e n t e a d a s p e t t i s p e c i fi c i
dell’insegnamento della/sulla religione; da un altro lato
sottolinea come, in seguito a mutamenti culturali ed
organizzativi derivati – anche – dal dibattito acuito
dall’affermato pluralismo religioso, in taluni casi nazionali
il modello non-denominazionale vada avvicinandosi al
denominazionale, aprendo i programmi all’insegnamento
sulle altre religioni come affiancamento dell’insegnamento
della religione maggioritaria. Quanto affermato è vero
esclusivamente per l’offerta didattica: l’approccio conserva
infatti il punto di vista specifico della religione di
riferimento dell’insegnante preposto; approccio sul quale
influisce evidentemente la distribuzione dei ruoli e dei
poteri tra autorità statali e religiose in fatto di
organizzazione, gestione e controllo dell’insegnamento latu
sensu, che rimane del tutto inalterata.
Flavio Pajer in Melloni (a cura di), Rapporto
sull’analfabetismo religioso in Italia, Il Mulino,
Bologna 2014
Nell’introdurre la sua proposta classificatoria, riferita non
già ai 28 Stati membri dell’Unione Europea quanto ai più
numerosi 47 membri del Consiglio d’Europa, Pajer (2014)
sottolinea due “dati di fatto a prima vista sorprendenti”:
la presenza di una forma qualunque di insegnamento in
materia di religione in tutti i Paesi europei considerati
(indipendentemente dalla misura, dai metodi, dagli
approcci, dagli attori coinvolti e dai rispettivi ruoli,
competenze e poteri);
la più che ampia differenza che intercorre tra le modalità
con le quali l’offerta didattica viene impartita nelle scuole
pubbliche europee.
“Quanto dire, insomma, che l’Europa dell’istruzione
religiosa è tutt’altro che riducibile ad un unico profilo, ad
una definizione concettuale unitaria e onnicomprensiva,
che permetta di parlare indifferentemente della religious
education o dei religious studies inglesi allo stesso modo
del Religionsunterricht tedesco, o che legga la singolare
figura dell’enseignement des faits religieux della scuola
francese con le stesse categorie con cui si designa
l’insegnamento concordatario della religione inteso
all’italiana o alla spagnola”.
Superando la mera elencazione di casi-studio nazionali,
utile per la mappatura ma non sufficiente per la
classificazione, l’autore avanza una proposta fondata su tre
distinti paradigmi:
Paradigma politico-concordatario
Paradigma accademico-curricolare
Paradigma etico-valoriale
Ciascun paradigma si differenzia per le modalità nelle
quali si oggettivano le diverse dimensioni
dell’insegnamento delle religioni in Europa. Tra quelle
selezionate dall’autore si trovano: ragion d’essere
dell’insegnamento religioso nella scuola pubblica; contesto
socio-culturale e religioso; base legale e testi normativi;
base epistemologica e testi fondanti; tipo di approccio
IRINEWS 1 luglio 2014
didattico; obiettivi guida; caratteristiche dell’insegnante;
tipologia e finalità dell’alfabetizzazione religiosa.
La proposta di Pajer sembra rispondere ad un crescente
richiamo all’analisi comparata, tale da poter riassumere
entro tre paradigmi la pluralità di modelli concretamente
riscontrabili nel contesto europeo; una pluralità la cui
complessità è ben rappresentata dalla classificazione dei
casi nazionali e subnazionali che ne deriva, come dalla
stessa compresenza di diversi paradigmi e modelli
all’interno del medesimo Stato: ancora, la realtà è ben più
complessa di quanto si possa a prima vista immaginare.
Massimo Catterin, L’insegnamento della
religione nella scuola pubblica in Europa,
Marcianum Press, Venezia 2013
Da un altro punto di osservazione, Massimo Catterin
(2013) propone quattro (ed espone cinque) “coordinate”,
grazie alle quali orientarsi tra i criteri analitici utili alla
classificazione:
tipologia del regime giuridico di rapporto tra Stato e
Chiesa
(separazione/concordati o accordi/Stato confessionale);
strutturazione e funzionamento del sistema educativo
nazionale
(scuola pubblica laica/“status pubblico o laico della scuola
confessionale”);
fondamento epistemologico dell’insegnamento
(scienze teologiche/scienze religiose e teologiche/ scienze
religiose/fatto religioso integrato in altre discipline);
modelli didattici di insegnamento
(monoconfessionale/biconfessionale/transconfessionale/
aconfessionale);
natura curricolare dell’insegnamento
(pienamente curricolare/curricolare opzionale/curricolare
ma facoltativo/extracurricolare):
“Dal punto di vista della didattica disciplinare”,
argomenta Catterin (2013, p. 539) “l’insegnamento della
religione può essere definito integrativo […], separativo
[…], a dimensione didattica”. Il primo caso si verifica
qualora l’insegnamento sia impartito nella medesima ora a
tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro “basi
culturali, religiose o non religiose”; il secondo si ha nel
caso in cui l’insegnamento sia impartito in modo
differenziato, da parte delle comunità religiose o nel
contesto delle materie alternative; il terzo caso si verifica
qualora l’insegnamento “sulle diverse religioni” sia
Tassonomie e modelli:
Teaching/learning into/from/
about/out of religion/s
impartito in modo diffuso attraverso i programmi didattici
di discipline altre.
Tra quelle proposte, tuttavia, l’autore predilige per la
c l a s s i fi c a z i o n e l a c o o rd i n at a d e l fo n d a m e n t o
epistemologico, perché a suo parere meno utilizzata da
altri studiosi e dunque più originale. Su tale scorta, la
classificazione di Catterin è organizzata attorno a quattro
categorie fondamentali:
Insegnamento a base teologica dichiaratamente
confessionale
Insegnamento a base mista di Teologia e Scienze della
religione normalmente confessionale
Insegnamento su base di scienze religiose non teologiche
aconfessionale
Approccio laico al fatto religioso
Pur nel contesto di un’opera vasta, completa e
fondamentale, nella quale l’autore affronta ampiamente e
minuziosamente gli orientamenti all’insegnamento della
religione tanto delle istituzioni europee quanto delle
istituzioni cattoliche, la classificazione presentata appare
qui la meno convincente. Da un lato, l’approccio
epistemologico non risulta originale, quanto piuttosto
diffuso nei lavori più recenti sul tema, utilizzato tanto
come criterio fondamentale quanto come secondario per
la classificazione (si vedano le proposte di Ferrari e Pajer);
d’altronde, il ricorso alle categorie del teaching/learning
i n t o / f ro m / a b o u t / o u t o f r e l i g i o n / s c o n f e r m a
un’impostazione analitica acquisita e diffusa. Da un altro
lato, la classificazione proposta da Catterin, escludendo a
priori il ventaglio di dimensioni richiamate dal tema, fatica
più di altre a rendere appieno la complessità della
situazione europea in merito; tanto da dover ricorrere, al
dato geografico come sottocriterio analitico delle classi
fondamentali.
Ansgar Jödicke (a cura di), Religious Education,
Politics, the State, and Society, Ergon-Verlag
GmbH, Würzburg 2013
Muovendo dalla constatazione dell’assenza di lavori
comparativi in merito, Ansgar Jödicke (2013) avanza,
infine, una proposta di mutamento radicale: il
superamento degli approcci teologico e pedagogico allo
studio dei sistemi d’insegnamento della religione, a favore
di un approccio proprio delle scienze sociali capace di
considerare l’educazione religiosa come fenomeno sociale
e politico e fondando la ricerca sull’analisi di casi-studio
nazionali a partire dai quali costruire l’elaborazione di
domande cognitive e cornici analitiche. Sulla scorta di tali
considerazioni, l’autore propone una distinzione non già
fondata sui modelli pedagogici od i contenuti dei
programmi educativi, quanto sulle condizioni sociali che
influenzano le rappresentazioni sociali della religione nel
loro rapporto con:
gli attori sociali coinvolti (actor-centred approach);
i processi di secolarizzazione e di distinzione delle sfere
dell’educazione e della religione (differentiation theory
approach);
IRINEWS 1 luglio 2014
il dibattito pubblico e le reazioni degli attori sociali alle
azioni politiche, con riferimento particolare ai temi della
neutralità dell’insegnamento, dell’etica e del pluralismo
religioso (analysis of public discourses).
Nella convinzione che “le politiche sull’insegnamento della
religione (ivi incluse le attività delle comunità religiose)”
debbano essere messe in relazione con le “questioni
fondamentali di distribuzione del potere” in merito alla
“definizione della religione nella società”, l’autore propone
quattro scenari a suo modo particolarmente rilevanti per le
scienze sociali:
quando le politiche statali sull’insegnamento della religione
includono o
escludono le comunità religiose
dall’elaborazione dei curricula formativi, l’analisi può
riferirsi ai princìpi sottostanti tali politiche, alle tradizioni
storiche di tali princìpi ed i rispettivi effetti sociali;
quando le politiche sull’insegnamento della religione
svolgono un ruolo significativo nel più ampio ambito delle
politiche sulla religione, l’analisi può riguardare gli effetti
della regolamentazione pubblica delle comunità religiose e
sulla posizione da queste rivestita nella società;
quando le comunità religiose partecipano alle decisioni
politiche in merito alla didattica scolastica, pubblica o
privata, l’analisi può concentrarsi sul coinvolgimento di tali
attori, inteso come forma di partecipazione sociale e di
presenza nella sfera pubblica;
quando le scuole pubbliche si occupano di religione pur in
assenza di contatti ufficiali con i rappresentanti religiosi,
l’analisi può domandare se ed in che misura tale interesse
denoti un modo particolare di rappresentare la religione
nella società.
Lo stato dell’arte: per un futuro più comprensibile
Alcuni temi, in particolare, emergono dalla o conseguono
la ricognizione svolta: riassumerli brevemente aiuterà a
tirare le fila del discorso, evidenziando al contempo
quattro grandi assenze nel discorso pubblico ed
accademico:
l’assenza di una cornice unitaria;
l’assenza di un quadro analitico comune;
l’assenza di una prova dell’alterità;
l’assenza delle alternative all’insegnamento religioso.
Anzitutto, occorre rilevare la gradualità dei processi di
mutamento in atto, soggetti all’influenza dei contesti
storico, culturale, politico, normativo, dei rapporti tra gli
attori e la distribuzione del potere tra questi, come del
dibattito pubblico che da tali condizioni prende forma.
Limiti...
l’assenza di una cornice unitaria;
l’assenza di un quadro analitico comune;
l’assenza di una prova dell’alterità;
l’assenza delle alternative all’insegnamento
religioso.
Processi di mutamento che segnalano, per un verso,
innovazioni normative da parte di alcuni Paesi europei;
per un altro verso, invece, evidenti resistenze al
mutamento, testimoniate in modo particolare dalle
difficoltà incontrate dalle iniziative europee promosse in
materia, raramente recepite dagli Stati se non entro linee
guida ed orientamenti ben poco incisivi sul piano pratico.
Come ricorda Fiorita (2012, p. 36), la coesistenza di
modelli di insegnamento della materia religiosa tanto
differenti entro i confini europei “risente della perdurante
mancanza di una cornice unitaria”: nonostante le
raccomandazioni diffuse dal Commissariato per i Diritti
Umani e dal medesimo Consiglio d’Europa, in favore di
un insegnamento non confessionale ed inclusivo delle
differenze culturali e religiose che informano il pluralismo
europeo, la discrezionalità garantita a ciascun
ordinamento nazionale a salvaguardia dell’autonomia di
ciascuno Stato ha mancato di tradurre, sin qui, i buoni
propositi in buone regole, isolando i pur autorevoli e
fondati appelli, relegati a margine dell’agenda politica
unitaria.
Se tale duratura assenza di una “cornice unitaria”,
sommata alle peculiarità proprie di ciascun Paese di cui si
è detto, tende a produrre un’ampia eterogeneità dei sistemi
d’istruzione e dei programmi diffusi nel contesto europeo,
questi per altro verso paiono spesso collimare per taluni
specifici aspetti: un’ibridazione ben rilevata da Ferrari e
Pajer in particolare, per la quale i sistemi nazionali
analizzati presentano sovente compresenza di diversi
approcci alla materia, frutto della commistione tra
pressioni esogene, innovazioni endogene, sopravvivenze
culturali ed organizzative, equilibri di potere tra attori in
gioco, mutamenti della composizione sociale – e dunque,
di riflesso, culturale e religiosa – delle popolazioni.
Tale eterogeneità ha avuto ed ha tuttora delle conseguenze
rilevanti per il lavoro degli studiosi; per superare il limite
della complessità, attribuire un ordine e rendere
comprensibile quanto appare “virtualmente
incomparabile”, dall’elencazione di singoli casi nazionali si
è progressivamente passati alla costruzione di modelli
analitici più o meno raffinati. Tale sforzo classificatorio ha
condotto all’identificazione di una pluralità di criteri, essi
stessi frutto di sopravvivenze e innovazioni: così e di volta
in volta, è possibile trovare applicati, in compresenza o
meno, vecchi criteri geografici, vecchie e nuove categorie
del teaching/learning into/on/from/about/out of
religion/s, come quelle della confessionalità/
denominazionalità o meno dell’insegnamento e più in
generale degli approcci disciplinari e didattici adottati, o
ancora criteri relativi al rapporto tra sistema d’istruzione
pubblico e privato, tra Stato e denominazioni/confessioni,
tra rispettive competenze in materia di organizzazione,
selezione dei programmi e del personale insegnante, per
non citarne che i principali. Una proposta minima
comune potrebbe fondarsi su quella tassonomia
fondamentale che individua quattro tipi di insegnamento:
non confessionale
confessionale facoltativo o opzionale
confessionale obbligatorio, con possibilità di dispensa
insegnamento del “fatto religioso”
IRINEWS 1 luglio 2014
Tale classificazione, adottata tra gli altri dal NEF (Network
o f E u ro p ea n Fo u n d ati o n s ) , u n’ o rg a n i z z a z i o n e
internazionale no-profit per la promozione della
cooperazione tra fondazioni europee. Si veda http://
www.nef-europe.org/e frequentemente riproposta da
diversi autori anche come ossatura di classificazioni più
complesse, conduce ad una suddivisione dell’Europa in
quattro aree:
Occorre qui notare come tale proposta minima, pur
rappresentando uno strumento semplice ed efficace per
restituire una mappatura classificatoria agilmente
divulgabile, possa considerarsi completa esclusivamente se
corredata da descrizioni puntuali dei singoli casi nazionali.
Le note, qui non riportate per motivi di spazio, descrivono
infatti oggettivazioni radicalmente differenti ed
imprescindibili per la più piena comprensione della
materia: tra i soli insegnamenti non confessionali, ad
esempio, è possibile incontrare lo “studio del
cristianesimo” danese, l’insegnamento non confessionale
estone, attivato su richiesta di almeno quindici allievi, la
distinzione per denominazioni riconosciute con
insegnamento non confessionale attivato su richiesta di
almeno tre alunni di stampo finlandese, la “educazione
m o r a l e e re l i g i o s a ” s c oz ze s e, l ’ i n s e g n a m e n t o
multiconfessionale gallese, la “conoscenza delle religioni e
4 tipi di insegnamento:
non confessionale
confessionale facoltativo o opzionale
confessionale obbligatorio, con possibilità di
dispensa
insegnamento del “fatto religioso”
dell’etica” slovena, ciascuna con possibilità o meno di
esenzione.
Risulta chiaro come dalla pluralità empirica derivi
un’eterogeneità analitica che pone sfide importanti alla
comunità accademica, che tuttora informa le stesse
proposte classificatorie e che necessita, anzitutto, di un
lessico comune, sulla base del quale sia possibile costruire
regole grammaticali definite seppur plausibili di
adattamento.
Un simile sforzo cognitivo, inoltre, non può prescindere
dalla prova dell’alterità: se sin qui ci si è confrontati con
singoli casi-studio nazionali – passando successivamente a
modelli analitici utili per la classificazione –
se
comparazioni autorevoli hanno messo a confronto casi
nazionali europei e non, i modelli ed i paradigmi ad oggi
proposti sembrano rivolti per lo più allo studio di contesti
occidentali. Eppure, l’applicabilità di tali modelli a realtà
non occidentali appare sempre più rilevante in un contesto
globale di profondi mutamenti, che coinvolgono tanto le
religioni – e con queste le persone che le praticano o meno
e la loro distribuzione tra i diversi credo nel mondo –
quanto il diritto di cui ciascuno è portatore in quanto
essere umano e cittadini di specifici Stati. Nella cornice dei
fenomeni migratori contemporanei, inoltre, una maggiore
portata analitica consentirebbe di considerare il contesto di
origine dei nuovi residenti stranieri: conoscerne i tratti
fondamentali faciliterebbe il riconoscimento delle
specificità – similitudini e differenze – per una più agevole
accoglienza delle istanze peculiari, da un lato; per una
programmazione politica più lungimirante e scevra da
privilegi o discriminazioni nei confronti di qualsivoglia
credo – e dunque persona – da un altro.
La quarta ed ultima assenza che qui preme rilevare è
quella delle opzioni previste ed eventualmente dei
programmi alternativi all’insegnamento della materia
religiosa: i modelli considerati e la letteratura di
riferimento non contemplano tali attività, se non qualora
inserite nella trattazione di specifici casi nazionali o locali.
Eppure, tale dimensione appare criterio dirimente per una
classificazione di tali insegnamenti: il metodo adottato, la
collocazione nell’orario scolastico, la programmazione
didattica ed i temi trattati, la selezione dei libri di testo, la
disciplina di riferimento degli insegnanti, le modalità di
attivazione e l’effettiva esigibilità di tali attività configurano
diversi approcci all’insegnamento della religione, al
rispetto della laicità ed alla tutela dei diritti di ciascuno
nello spazio pubblico della scuola. Nel solo contesto
dell’Unione Europea, la maggioranza degli Stati membri
non offre alcuna disciplina alternativa: sono nove i Paesi,
su ventotto complessivi, a garantire attività alternative a
quanti non si avvalgono dell'insegnamento religioso. Si
tratta di Finlandia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania,
Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovacchia; due –
Belgio e Croazia nella sola scuola secondaria – vedono la
religione come
disciplina alternativa. Quanto alle
discipline attivate, in sette Paesi si tratta soprattutto di
etica; in Germania la disciplina alternativa è decisa a
livello di Land: può trattarsi di etica, filosofia pratica,
storia delle religioni; nel solo caso italiano, le attività da
svolgersi sono competenza specifica di ciascun istituto,
secondo il principio dell’autonomia scolastica.
IRINEWS 1 luglio 2014
Eventi
C. Cupelli, G. Nardini e V. Savelli
Eventi Passati:
Padova - il 6 aprile, presso l’Auditorium del Liceo di
Padova , A. Modigliani di Via Scrovegni 30, si è tenuto la
16° festa internazionale delle Donne. L'evento, organizzato
dalla sezione veneta della WFWP, è legato alla tematica
della pace e dell'integrazione. Immancabile l'esibizione del
Coro Multietnico v.b. "Città di Padova" diretto da Alejandro
Saorin Martinez, seguita da danze e canti delle comunità
straniere, il tutto condito dalla degustazione di cibi etnici. Il
ricavato delle libere offerte è stato devoluto a favore della
popolazione filippina colpita dalle ultime calamità naturali.
Roma - Domenica 6 aprile, a partire dalle 11.00, il
cortile e la palestra dell’I.C. Daniele Manin di Roma, hanno
ospitato la giornata “ Un, due , tre stella!” un incontro tra
generazioni: spettacoli, cori, cibo e giochi tradizionali dei
bambini aiutati dai nonni volontari. La mattinata è stata
anche un’occasione per raccogliere fondi per il teatro della
scuola.
Roma- La ASL Roma E, all'interno di un piano di
iniziative per migliorare l'umanizzazione delle cure, ha
realizzato un 'Laboratorio per l'Accoglienza delle differenze
e specificità culturali e religiose' che è stato inserito nelle best
practice di buona sanità dal Libro Bianco Fiaso 2013.
Il Laboratorio ha messo a punto un protocollo triennale,
firmato il 28 febbraio u.s. da Rappresentanti Religiosi e delle
Associazioni, che in dieci punti definisce azioni e impegni
per tutelare il diritto all'assistenza spirituale e religiosa delle
persone che si rivolgono alla ASL Roma E.
Per proseguire e diffondere il dialogo interreligioso, la ASL
ha proposto di recente a tutte le altre Aziende Sanitarie del
Lazio di aderire al Laboratorio, offrendo anche un supporto
ad adattare e sperimentare il modello.
Durante l'incontro tenutosi il 9 Aprile, presso il Salone del
Commendatore alle ore 15.00, sono stati resi pubblici i
contenuti del protocollo e i Referenti delle religioni hanno
presentato le proprie richieste agli operatori sanitari.
Le osservazioni sono state raccolte per aggiornare le
'Raccomandazioni per gli operatori sanitari da parte delle
comunità religiose' già redatte dall'Azienda.
All'incontro hanno preso parte: Franco di Maria (Unione
Induista Italiana), Maria Angela Falà (Unione Buddhista
Italiana), Abdellah Redouane (Centro Islamico Culturale
d'Italia), Antonio Adamo (Chiesa Valdese), Rav Ariel Di
Porto (Ufficio Rabbinico di Roma), S.E. Mons. Siluan
(Diocesi Ortodossa di Romania in Italia), Dora Bognandi
(Chiesa Cristiana Avventista), Guido Morisco (Comunità
Baha'i), Hari Singh Khalsa (Comunità Sikh) nonché i
rappresentanti delle associazioni Francesca Danese (Centro
Servizi per il Volontariato del Lazio), Pierpaola Parrella
(Associazione Volontari Ospedalieri), Maria de Roberto
(Cittadinanzattiva), Luigi De Salvia (Religions for Peace) e
Paola Gabbrielli (Tavolo Interreligioso di Roma).
Pisa - La quinta edizione del Festival Nazionale delle
Culture si è svolta a Pisa dal 30 Maggio all'8 Giugno 2014. Il
Festival Nazionale delle Culture è nato per promuovere la
conoscenza e il rispetto fra persone di diversa cultura e
religione nella consapevolezza che sia fondamentale e
urgente irrobustire la cultura del dialogo, lontano dal
bu o n i s m o e d a u n s u p e r fi c i a l e a t t e g g i a m e n t o
"interculturale". Il Festival è un contenitore di eventi capace
di coinvolgere attivamente organizzazioni di immigrati,
istituzioni religiose nazionali e comunità religiose locali,
importanti centri di ricerca e dipartimenti universitari,
istituzioni pubbliche, mondo dell'associazionismo, educatori
e cittadini sensibili al tema dell'integrazione. Secondo una
logica interdisciplinare ciascuna edizione del Festival
prevede eventi ad accesso gratuito. Quest’anno si sono svolti:
una mostra multimediale a tema; concerti di musica classica
ed etnica; spettacoli di danza etnica; il Premio Culturae, da
destinarsi a un personaggio che si è impegnato nel dialogo
fra culture e religioni; il Convegno Nazionale "Per un'arte
dell'ascolto". Inoltre è presente un percorso di formazione
con docenti anche universitari che hanno offerto seminari di
approfondimento, una Tavola Rotonda tematica sul dialogo
interreligioso, un Corso di Formazione per adulti, un
Progetto Educativo rivolto alle scuole di ogni ordine e grado.
Infine il festival promuove videoproiezioni su tematiche
IRINEWS 1 luglio 2014
interculturali, appuntamenti sportivi e gastronomici, e un
progetto Radiofonico di sensibilizzazione alla mondialità.
I numerosi appuntamenti del Festival coinvolgono
centinaia di persone di diversa provenienza, formazione,
credo: fra di essi docenti universitari, esperti di mediazione
e dialogo interreligioso, esponenti religiosi, amministratori
pubblici, artisti, ma anche cittadini comuni, immigrati non
attivi nel mondo dell'associazionismo.
Velletri - In occasione dei 10 anni del Museo delle
Religioni “Raffaele Pettazzoni” di Velletri il 26 aprile la
Sala Conferenze del Ristorante “Casale Della Regina” di
Via Vecchia Napoli 9 di Velletri ha ospitato “Chi ha un
perché abbastanza forte, può superare qualsiasi come...”che
ha visto la partecipazione di numerose figure istituzionali e
del mondo accademico dell’Università Sapienza di Roma.
Durante la giornata è stato presentato “Religio. Collana di
s t u d i d e l M u s e o d e l l e Re l i g i o n i R a f f a e l e
Pettazzoni” (Edizioni Quasar).
Roma - Dal 1° maggio al 5 maggio si è svolto a Roma,
al Parco di Casal Bertone, via Ettore Fieramosca 1, il
Capodanno Bangla , (Boishakhi Mela), evento giunto alla
sua XV edizione rivolto alle comunità provenienti da
Bangladesh, India, Nepal, Bhutan, Birmania, Pakistan,
Afghanistan, Sri Lanka e Thailandia.
Roma - dal 10 maggio all’8 giugno 2014 si terrà la
mostra fotografica, organizzata dal Museo Nazionale d'Arte
Orientale 'Giuseppe Tucci' in collaborazione con
l'Ambasciata del Regno del Marocco in Italia e
l'Associazione Amici del Museo Nazionale Preistorico ed
Etnografico "Luigi Pigorini", presenta 50 fotografie in
bianco e nero realizzate in Marocco da Michele Spadafora,
curatore anche del catalogo. Si tratta di un reportage di
viaggio nel fascino misterioso di questo paese, dalle
montagne dell'Altante al mare, dalle città imperiali al
Sahara, che racconta monumenti e vita quotidiana di un
popolo laborioso, in un paese che porta ancora traccia del
passaggio dei Fenici, dei Romani, dei Bizantini e degli
Arabi, fino al protettorato e all'indipendenza nazionale.
Roma - Lunedì 12 maggio dalle ore 15.00 alle ore
18.00 presso la Sala Convegni Monte dei Paschi di Siena di
Via Minghetti, 30/A, a Roma il Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali ha incontrato la comunità del
Bangladesh e le varie associazioni bengalesi che
collaborano nel territorio romano. La tavola rotonda ha
visto l’alternarsi di performance di danze tipiche dal
Bangladesh, di canto e suono del tabla.
Roma - il 13 maggio a Roma presso la Camera dei
Deputati, Palazzo Montecitorio - Sala Aldo Moro, alle ore
Imola - presso la Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia 10.00, si è tenuta la presentazione del Video-Documentario
(IM), Sabato 3 Maggio 2014 alle ore 17.00 conversazione del Centro Culture, Diritti e Religioni - Forum
sul libro "Gerusalemme, Pellegrini, Santi e Cavalieri nel Internazionale Democrazia & Religioni (FIDR) su "Nuove
Monoteismo Abramico".
presenze religiose in Italia. Un percorso d'integrazione",
corso di formazione rivolto agli esponenti delle principali
associazioni islamiche italiane.
Roma - L'Associazione 31 Ottobre, nata nel 1999
nell'ambito dell'evangelismo storico italiano, organizza ogni
anno un Convegno sul tema della laicità della e nella scuola
pubblica, intrecciandone il percorso con tematiche
d'attualità. Quest'anno tale appuntamento è stato dedicato
al tema “Attività alternativa: tra obbligo per lo Stato e
diritto negato”. Il convegno si è tenuto sabato 17 maggio,
presso la sala in via Firenze 38 presso la sala della chiesa
Metodista in Roma, dalle 10 alle 18.
Roma - l'Istituto Comprensivo 'Daniele Manin' di
Roma dal 6 al 10 maggio 2014, ha organizzato la
manifestazione 'Destinazione ...Europa' realizzata a cura
dei docenti dell’Istituto. Giornate di incontro e riflessione
aperte al quartiere. Le iniziative, mostre, laboratori,
videoproiezioni, che chiudono un percor so di
approfondimento sull’Europa svolto durante l’intero anno
scolastico, hanno visto coinvolti alunni, genitori,
associazione e istituzioni.
Roma - L’Associazione Interculturale GRIOT,
insieme alle Associazioni Nigeriane e alla Women’s
Federation for World Peace ( WFWP) ha organizzato un
incontro di sensibilizzazione per migliorare le conoscenze
su come mantenersi in salute. All’incontro, tenutosi il 20
maggio, presso la sede ARCI di Via Goito 35/b a Roma
hanno partecipato operatori sanitari e mediatori che sono
presenti nei reparti dell’Ospedale San Camillo Forlanini.
Con gli operatori e i mediatori è stato possibile parlare di
come accedere ai servizi, di come prevenire le malattie,
delle abitudini quotidiane che permettono di mantenersi in
salute in tutte le età. L’incontro con le istituzioni sanitarie
costituisce condizione fondamentale per promuovere
l’integrazione. In questa occasione sono stati distribuiti dei
materiali di informazione su questi temi tradotti in molte
lingue.
IRINEWS 1 luglio 2014
Roma - L’Associazione UVA universolaltro a
conclusione dell’'edizione 2014 dei laboratori di
"Educazione alla cittadinanza attraverso la storia delle
religioni" ha organizzato la giornata evento: "Integrazione,
ci crediamo!" . Nella cornice del Parco di Centocelle, il 29
maggio, è stato allestito un percorso interculturale che ha
visto protagonisti i bambini delle scuole romane dove da
a n n i U VA o p e r a . A l l a G i o r n a t a , o r g a n i z z a t a
dall’associazione UVA, hanno partecipato anche altre
Associazioni romane impegnate in percorsi d’integrazione e
d i e d u c a z i o n e a l l a c i t t a d i n a n z a q u a l i O N LU S
“InMigrazione” e Legambiente.
Roma - Martedì 3 giugno alle ore 21.00 la Fondazione
Maitreya e la Cappella Orsini hanno organizzato presso la
sede di Via di Grottapinta 21 la serata “Lo sguardo del
Buddha espressioni dell'arte buddhista in Italia ” Poesia,
piazza della Pilotta 4, Roma, un “Colloquio sulle
migrazioni” con l'onorevole Enrico Letta e don Virginio
Colmegna, presidente della Casa della Carità di Milano,
moderato da Paolo Ruffini, direttore di Tv 2000.
Roma- “La libertà religiosa in Italia” – scrive l’agenzia
stampa Nev- è il tema del Convegno che si è tenuto il 9
giugno alle 16.00 presso la Sala Zuccari del Senato (via della
Dogana Vecchia 29). L’incontro, proseguito il giorno dopo
alle 10 presso la Sala degli Atti Parlamentari del Senato
(Piazza della Minerva 38) e dalle 15,30 nuovamente presso la
Sala Zuccari, è stato promosso dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (FCEI) in collaborazione con la
Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo
Stato (CCERS). (http://confronti.comunita.unita.it/
2014/06/06/una-legge-per-la-liberta-religiosa/)
Torino - Nelle giornate del 5 e del 6 maggio, a Torino,
si è tenuto un convegno dal titolo "Luoghi religiosi in
contesti urbani. Prospettive interdisciplinari", alla Biblioteca
di scienze religiose Erik Peterson. Ospiti docenti
dell’Università di Torino del calibro di Natale Spineto, ma
anche ospiti internazionali dall’Università di Losanna.
Caratteristica del convegno è stata la multidisciplinarietà: i
docenti provenivano infatti da diversi politecnici, da studi
storici e semiotici, ma anche dal campo artistico e
dell’architettura.
Torino - tra l’8 e il 12 maggio si è tenuta a Torino la
XXVII edizione del Salone del Libro, che ha visto come
Paese Ospite lo Stato Vaticano. All’interno del milieu di
incontri dedicati al tema, ha spiccato per interesse e
partecipazione l’incontro del 10 maggio con Vito Mancuso e
Mariachiara Giorda, in occasione della pubblicazione del
volume “Vita di Gesù” di Mancuso.
musica, video.
Roma - l’Associazione Villaggio Esquilino Onlus ha
organizzato una tre giorni di dialogo interreligioso in
collaborazione con Religions for Peace-Italia e di momenti
di performance di musica e danza da varie parti del mondo.
La manifestazione denominata “Tutto il Mondo è Paese…”
si è tenuta il 13-14-15 giugno 2014 presso i giardini di Piazza
Vittorio, Roma.
Cuneo - il 18 maggio si è tenuta a Cuneo una
formazione per operatori sanitari. Il titolo del convegno era
“La torre di Babele: un crollo costruttivo. Culture, società,
individui, salute”. La formazione, parte del circuito ECM
obbligatorio di formazione degli operatori, ha trattato
principalmente tematiche legate alle diversità religiose.
L’evento è stato reso possibile dalla collaborazione
dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri, del Collegio
IPASVI e dall’Ordine dei Farmacisti della provincia di
Cuneo ed è stato organizzato da Elsio Balestrino, presidente
dell’Unità Medico-Infermieristica (UMI) e dell’Unità
Sanitaria Volontaria (UVA/PASS) della provincia di Cuneo.
Como - 3-5 Giugno, Università degli Studi
dell’Insubria, Dipartimento di Diritto, Economia e Culture,
Conferenza su “Religions and Constitutional Transitions in
the Muslim Mediterranean: The Pluralistic Moment. Cosponsored by the International Center for Religion, Law and
Economy in the Mediterranean Area, Università degli Studi
dell’Insubria e International Center for Law and Religion
Studies, Brigham Young University .
Roma - In occasione della Giornata Mondiale del
Rifugiato 2014, il Centro Astalli in collaborazione con
Roma - Il Centro Studi e Ricerche IDOS ha
l'Università Gregoriana ha organizzato, mercoledì 18 giugno organizzato due eventi : mercoledì 18 giugno, ore 12.00
alle 18, presso l'Aula Magna dell'Università Gregoriana, presso il Centro Studi Emigrazione Roma, Via Dandolo 58
IRINEWS 1 luglio 2014
con il contributo della Camera di Commercio di Roma, è
stato presentato il Portale Romano sulle Migrazioni , il
primo portale per la conoscenza degli studi e delle statistiche
sulle migrazioni a Roma e nel Lazio. Giovedì 19 giugno
2014, dalle 14.30 alle 18.00, presso il Nobile Collegio
Chimico Farmaceutico, Via in Miranda 10 a Roma si è
tenuto l’incontro conclusivo con le collettività migranti
“l’incontri, comunita' migranti, integrazione, lavoro
”Campagna promossa dal Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali con la collaborazione di IDOS e di Prime
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EVENTI FUTURI
Firenze - il prossimo 27 ottobre, si terrà la celebrazione
della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico,
giunta alla sua Tredicesima edizione. Il tema sarà “ Le
Radici Comuni: Compassione e Misericordia Praticare
l’accoglienza reciproca e la riconciliazione”. Il comitato
promotore della giornata ha redatto il testo dell'appello che
si può già sottoscrivere on-line al seguente indirizzo :http://
www.ildialogo.org/cristianoislamico L'appello invita le
comunità cristiane e musulmane a riflettere su quanta
compassione e misericordia, che sono le loro radici comuni,
esse mettano in ogni atto della propria vita quotidiana, nei
confronti di chi è portatore di una diversa cultura o di una
diversa religione, o ha un colore della pelle diverso dal
nostro, dell'ambiente, o rispetto alle scelte economiche e alle
guerre e alle minacce per la pace. «La misericordia e la
compassione – conclude l'appello - vanno dunque praticate
se crediamo che esse siano i tratti fondamentali del Dio da
noi invocato».
Torino - Dal 24 al 28 settembre si terrà la Decima
edizione di Torino Spiritualità a cura del Circolo dei Lettori.
Il tema di quest’anno sarà “Il cuore intelligente. Il meglio di
ciò che possiamo”, titolo che prende spunto dalla preghiera
che nella Bibbia il re Salomone rivolge a Dio, «concedi
dunque al tuo servo un cuore intelligente, per discernere il
bene dal male». Lo scopo è quello di riflettere sul rapporto
tra la dimensione del pensare e quella del sentire, e su come
la completezza dell'essere umano passi attraverso l'incontro
di queste due sfere: il cuore che umanizza la ragione, la
ragione che istruisce il sentimento. Tra questi, il cuore
intelligente è la risposta intermedia, che tiene conto di
entrambe le dimensioni spirituali.
Sabato 27 settembre 2014: “La notte bianca delle
religioni” nel mezzo della manifestazione, si terrà una “notte
bianca nel quartiere torinese multietnico di San Salvario, tra
luoghi di culto quali la sinagoga, la chiesa valdese e molti
altri, ed alcuni locali della zona, come la Casa del Quartiere.
Il Circolo dei Lettori organizzerà diversi eventi culturali e
musicali nella zona.
Aggiornamenti su: torinospiritualita.org
IRINEWS 1 aprile 2014
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Redazione: Mariachiara Giorda; Elio Benvenuti; Ilaria Biano; Luca Bossi, Federica Candido; Elena Messina, Ai
Nagasawa; Beatrice Nuti, Giulia Nardini, Paolo Pascucci, Valentina Savelli.
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Questo numero 2014/3 è chiuso e inviato il 1 luglio 2014. Prossimo numero: 1 settembre 2014
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1 luglio 2014 - Benvenuti in Italia