Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
1
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
2
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
È
nella storia e nella linea culturale ultraquarantennale del Circolo Verso
L’Europa ricordare fatti, date ed eventi che appartengono a pagine di
storia, come facciamo quest’anno con il 60° Anniversario della visita
che Alcide De Gasperi fece al Santuario della Verna, incontrando all’epoca
(13 Luglio 1952) i leader dei Giovani Democristiani di Arezzo assieme ad
alcuni loro coetanei con incarichi nazionali, coloro che poi avrebbero scritto
pagine significative della storia degli anni successivi dell’intero paese.
L’incontro fu promosso sotto la sollecitazione di Amintore Fanfani, all’epoca
Ministro dell’Agricoltura e Foreste del Governo Presieduto appunto da
Alcide De Gasperi.
Siamo nell’anno successivo all’abbandono della vita politica da parte
di Giuseppe Dossetti (abbandono avvenuto per coerenza intellettuale
verso l’impossibilità di mettere in pratica le proprie idee), da sempre in
contrapposizione politica con le posizioni più pragmatiche e pratiche di
Alcide De Gasperi, nella fase in cui Amintore Fanfani diviene come leader
della sinistra DC l’erede della visione politica dossettiana, che da sempre
aveva trovato fecondo e fertile terreno nelle più giovani generazioni.
Come si può leggere nelle successive testimonianze degli autorevoli autori
presenti all’incontro de La Verna, era il momento in cui, politicamente,
cominciava a saldarsi ed a costituirsi una posizione politica che univa al
pragmatismo degasperiano una visione sociale e solidale, al fine di evitare
lo spostamento del baricentro politico della Democrazia Cristiana a destra.
Diciamo i primi germi del centrosinistra: questo con lo spostamento
contemporaneo delle idee di De Gasperi ad un più integrato rapporto tra
democrazia e rinnovamento e dall’altro lato ad una disponibilità dei meno
moderati ad comprendere le aperture e le innovazioni degasperiane.
Tra queste innovazioni, credo che debba essere citato principalmente l’ideale
europeo, all’epoca veramente ideale che muoveva i primi passi, con tutta
una serie di affermazioni e sconfitte ancora da sviluppare.
Ed è per questo motivo che per il Circolo Verso l’Europa, che nel proprio
nome scandisce con chiarezza il proprio DNA, vuole ricordare questo
anniversario, anche per ricordare alle più giovani generazioni l’impegno, la
lungimiranza e la costanza delle giovani generazioni dell’epoca che ci hanno
portato ad una Europa di pace, certamente da migliorare ma salda sulle
proprie basi, in un momento politico in cui si è forse troppo concentrati sui
tecnicismi o la moneta che non sull’ideale politico alto.
Simone Viti
3
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
La Verna 13 - Luglio 1952:
De Gasperi ed i giovani democratici cristiani
A
4
lcide De Gasperi, partecipò, il
13 Luglio 1952, ad un incontro
con
giovani
democratici
cristiani di Arezzo, promosso da
Donato Palarchi, tenutosi nel convento
francescano de La Verna.
L’incontro fu sollecitato da Fanfani,
ministro del Governo presieduto da De
Gasperi, che desiderava far incontrare
il Presidente con i suoi giovani di
Arezzo. Donato Palarchi, delegato del
Movimento Giovanile invitò Bartolo
Ciccardini, dell’Esecutivo nazionale
a presiedere l’Assemblea, dove De
Gasperi fece un discorso molto
semplice e familiare. L’atmosfera era
serena e cordiale, anche se un poco
impacciata. Non vi furono eventi
straordinari da registrare, tuttavia
l’incontro fu un segno dei tempi
perché avvenne in un momento molto
importante della maturazione e della
formazione di quella che sarà chiamata
la terza generazione.
Proprio in quell’anno nel Movimento
Giovanile, diretto da giovani che si
erano formati sotto la guida ed il
pensiero di Giuseppe Dossetti, vi fu
una riscoperta e un impegno con
l’azione politica di De Gasperi in
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
difesa dello stato democratico. Fu una
svolta molto significativa che ebbe
forti conseguenze nella storia della
Democrazia Cristiana e che merita di
essere ricordata.
1. Un documento storico
consegnato alla stazione di
Bologna
Il 1° settembre del 1951 avviene alla
stazione di Bologna uno straordinario
incontro fra Dossetti e Rumor. Rumor
viene da Vicenza e ripartirà per Roma
a causa della riapertura dei lavori
parlamentari. Dossetti va a Rossena,
dove terrà l’incontro dei suoi amici ai
quali annuncerà la decisione che ora
vuole comunicare a Rumor. L‘incontro
è frettoloso, come può essere un
incontro in una stazione, e Dossetti
consegna a Rumor un appunto,
battuto a macchina, con alcune parti
scritte a mano, che è un riassunto delle
decisioni prese, ma soprattutto è un
piano d’azione futuro all’interno della
Democrazia Cristiana. Il documento
è stato ritrovato ed è conservato
nell’archivio della Fondazione Rumor.
È un documento che ha un’importanza
fondamentale per capire una grande
svolta della politica italiana.
Dossetti abbandona la vita politica,
scioglie il suo gruppo, e propone
a Rumor di prendere la guida di
un’azione comune fra i dossettiani ed i
parlamentari più giovani per appoggiare
De Gasperi ed il mantenimento della
sua linea democratica contro la nascita
di spinte di destra che si presentano
nell’ambiente cattolico.
Secondo il metodo di Dossetti, l’azione
non è solo individuata nei suoi tratti
politici, ma è descritta nei minimi
particolari, anche negli impegni
organizzativi. Rumor accetta questo
incarico e questa impostazione.
Nascerà così Iniziativa Democratica,
che si schiererà a favore di De
Gasperi sia nella vicenda che vedrà
protagonisti Gedda ed i Comitati
Civici nella cosiddetta “Operazione
Sturzo”, sia nella successiva vicenda
della legge elettorale maggioritaria.
Nel progetto si configura anche un
condizionamento di De Gasperi sui
temi economici ed una utilizzazione
di Fanfani, in quel momento escluso
dal progetto, per le sue capacità di
Governo. C’è un riscontro di questo
documento nelle memorie di Rumor.
Rumor narra che in quella occasione
Dossetti lo convinse ad accettare la
guida di questa grande operazione
politica, rivelando a lui, ed a lui solo,
la sua vocazione a farsi sacerdote.
Anche Rumor ha dei dubbi: vorrebbe
tornare ad una sua vocazione letteraria
(“Ho chiuso in un cassetto un lavoro
su Giacomo Zanella che vorrei
riprendere”. Dossetti replica: “Chiudi
quel cassetto, perché c’è bisogno di te
per aiutare De Gasperi” ).
In questa maniera si apre una fase
nuova della vita politica italiana
che vedrà il tentativo di spostare la
Democrazia Cristiana a destra, l’azione
risoluta di De Gasperi per impedirlo,
sia promuovendo un rafforzamento
della solidarietà democratica, con forte
chiusura alle forze monarchiche e neofasciste (che gli costerà molto cara
anche sul piano personale, nei rapporti
con Papa Pio XII), sia proponendo
una legge elettorale che garantisse la
governabilità assegnando un premio di
maggioranza alla coalizione che avesse
raggiunto il 51% dei voti. La prima
parte avrà un buon esito. La seconda
parte fini con una ingiusta sconfitta,
che segnò la fine politica di Alcide De
Gasperi.
Mariano Rumor voleva un rapporto
particolare coi giovani. Scelto da De
Gasperi come relatore al Congresso di
Venezia del 1949, quando era ancora
semplice presidente provinciale delle
Acli di Vicenza, fece una storica
5
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
relazione
sui
problemi
sociali.
Nell’intenzione di Piccioni e di Gonella
sarebbe dovuto diventare l’oppositore
di Dossetti, ma questo non rientrava
nel modo di pensare politico di Rumor,
educato alla capacità di mediazione
veneziana. Rumor rifiutò di fare il
Vicesegretario politico e scelse un
piccolo settore, quello della formazione,
dove ebbe come collaboratore Gianni
Baget, direttore dell’ufficio e, per il
Movimento giovanile, Ciccardini
che era incaricato per la formazione
del Movimento Giovanile. (I giovani
dossettiani vinsero così il Congresso
Giovanile di Ostia del febbraio del
1951, dove elessero Franco Malfatti).
Così, in quell’incontro alla Stazione di
Bologna si apriva una nuova epoca.
2. Per l’Azione
Il documento consegnato da Dossetti a
Rumor, si chiude con una indicazione
molto particolare e molto interessante
dedicata al Movimento Giovanile.
Riporto direttamente il testo, molto
significativo: “Difesa ad oltranza dei
gruppi giovanili e delle nostre forze
giovanili. Queste da operarsi sia in sede
organizzativa, sia in sede di pressione
politica su De Gasperi e su Gonella e
sia ancora specificatamente…” (e qui il
documento purtroppo si interrompe).
In realtà comincia quel periodo intenso
e fecondo del Movimento Giovanile
caratterizzato dall’importanza assunta
dalla rivista “Per l’Azione”, dalla
funzione esercitata dai giovani della
DC, non solo nell’ambito del partito,
ma nell’ambito di tutta la “generazione
giovanile”.
“Per l’Azione” per prima sviluppa
teoricamente il discorso nuovo su
De Gasperi. Non volendo citare me
stesso, preferisco riportare il giudizio
di Giuseppe Chiarante nel suo libro
di memorie: “Nel corso del 1952 la
nuova posizione dei giovani DC fu
6
esposta in modo esplicito da Bartolo
Ciccardini in due articoli su “Per
l’Azione” che fecero scalpore non solo
nel mondo ristretto dell’organizzazione
giovanile ma nel complesso della Dc e
anche fuori di essa. Erano articoli che
avevano entrambi un titolo eloquente:
Alcide De Gasperi o dello Stato in
Italia e Conservare lo Stato per la
rivoluzione. Il senso era molto chiaro:
non si trattava, da parte dei Gruppi
giovanili, di un’improvvisa conversione
al degasperismo, prima criticato
come troppo moderato; si trattava
invece di una visione più matura,
che
sottolineava
l’indispensabile
rapporto tra difesa della democrazia
e possibilità di rinnovamento sociale
e politico”. (Giuseppe Chiarante “Tra
De Gasperi e Togliatti. Memorie degli
Anni Cinquanta”).
Scrive
Giovanni
Tassani:
“Nel
1952 lo sforzo verrà in buona parte
concentrato sul mensile dei gruppi
giovanili “Per L‘Azione”, diretto da
Bartolo Ciccardini. Sia Ciccardini che
Franco Malfatti, delegato nazionale
dei gruppi giovanili, entrano nel
disegno sviluppato a Rossena II, dei
“due piani”, mantenendosi peraltro
al confine fra i due: la linea di “Per
l’Azione” svilupperà infatti al massimo
la tensione culturale, pur senza
abbandonare il quotidiano compito
della formazione politica ordinaria”.
“Per l’Azione” diviene dunque l’organo
sempre più qualificato (di “battaglia
ideale”) in cui si riconosce la Terza
Generazione democristiana (…). Il ’52
vide così l’uscita di numeri monografici
su temi cruciali: la “generazione”, il
capitalismo in crisi, la classe operaia,
De Gasperi ed il centrismo democratico
– in cui ben si compendia la cultura dei
gruppi giovanili”. (Giovanni Tassani
“La Terza Generazione. Da Dossetti e
De Gasperi, tra Stato e rivoluzione”).
Citiamo ancora Tassani: “Nella
primavera del ’52 si svolgono le
amministrative a Roma (…): il pericolo
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
di scivolamento assume gli aspetti
contraddittori oscuri dell’Operazione
Sturzo, in cui pare messa in gioco la
stessa legittimità politica di De Gasperi.
Per l’Azione si schiera in prima linea
contro l’apertura a destra, motivando
culturalmente e politicamente le
proprie scelte”.
Si tratta di un articolo molto noto
e molto citato intitolato: “Alcide
De Gasperi o dello Stato in Italia”
pubblicato nel maggio 1952 da Per
l’Azione. Nello stesso numero compare
anche un articolo di Carlo Carretto in
cui viene condannato esplicitamente
l’aspirazione a concludere un accordo
con i fascisti a cui sono favorevoli le
più alte autorità ecclesiastiche.
È l’inizio della crisi della Gioventù di
Azione Cattolica Italiana, che si schiera
contro Gedda, presidente dell’Azione
Cattolica Generale, in favore di De
Gasperi.
Nel numero di Agosto di Per l’Azione
viene pubblicato un altro articolo che,
seppur meno importante, è ricordato
spesso per il successo che ha avuto il
suo titolo. Ad una lettera di Corrado
Barberis intitolata “Voi siete dei
conservatori”, il direttore risponde una
nota polemica intitolata “Conservare lo
Stato per la rivoluzione”. Siamo arrivati
così, in questa atmosfera e con questa
passione dei giovani democraticicristiani, alla vigilia dell’incontro,
organizzato da Donato Palarchi, il 13
luglio 1952 a La Verna. L’iniziativa di
Donato Palarchi nel luglio di quello
straordinario 1952 rientra in questo
quadro.
3. Il Convegno de La Verna
Cosa avvenne di fatto in quella
domenica dell’inizio d’estate nella
Biblioteca del Convento francescano?
Dalla cronaca del Convegno si
possono trarre diverse indicazioni. Il
movimento giovanile di Arezzo, con il
suo delegato provinciale, organizza il
Congresso provinciale dei giovani, che
diventa l’occasione per una iniziativa
politica molto importante di Amintore
Fanfani. Fanfani è deputato di Arezzo
e Ministro del Governo De Gasperi,
avendo come sottosegretario Giorgio
la Pira.
È andato al Ministero in disaccordo
con Dossetti che aveva chiesto un
cambiamento radicale della linea
economica del Governo. Aveva
portato con sé, come sottosegretario,
Giorgio La Pira che, con il suo famoso
articolo su Cronache Sociale intitolato:
“L’attesa della povera gente, era stato
il sostenitore, se non addirittura
l’inventore, di quella linea economica
voluta da Dossetti.
Dossetti ha interpretato il “tradimento
di Fanfani” come un segnale che
conferma la validità della sua idea di
abbandonare la politica. È da notare che
il recupero di Fanfani è contenuto nel
disegno che Dossetti consegna a Rumor,
ma Fanfani non è di tipo da aspettare e
ritiene necessario dare un segnale del
suo rapporto con De Gasperi. Come
Ministro ha organizzato la “Festa della
Montagna” (che risale al suo efficace
programma
di
rimboschimento).
De Gasperi viene alla “Festa della
Montagna”, ma parlerà anche ai
giovani. Questa è solo una prima
dimensione di quell’evento. C’è anche
una seconda dimensione: il delegato
provinciale giovanile organizza l’evento
secondo lo schema programmato in
quel periodo dal movimento giovanile.
Ci sarà una relazione sulle “tre sere”,
iniziativa formativa caratteristica di
quel momento e ci sarà anche una
relazione del direttore di Per L’Azione
sul tema tipico del movimento
giovanile: la solidarietà giovanile.
Senza soffermarci troppo su questo
particolare, dobbiamo solo ricordare
che la solidarietà giovanile consisteva
nell’unità d’azione dei giovani nel
sociale (studenti, operai e contadini
7
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
insieme) per realizzare un’unità della
“terza generazione”, fatta di inchieste
sociali e di iniziative solidaristiche.
È la linea con cui il movimento
giovanile e Per l’Azione contrastano
l’egemonia frontista della federazione
giovanile comunista, ottenendo un
grande risultato, non solo nell’ambito
dei giovani del partito, ma soprattutto
nell’ambito
dell’associazionismo
cattolico. Questa è la seconda
dimensione di questo particolare
evento. Ed infine c’è una terza
dimensione evidentissima: il discorso
di De Gasperi ai giovani. De Gasperi
non tratta la politica di governo, non
accenna alle vicende di partito, ma
illustra l’ideale europeo, che avrà pure
sconfitte e difficoltà (e così sembra
profetizzare il fallimento della CED che
sarà il dolore e la fine della sua vita).
“Solo l’Europa” – dice sostanzialmente
De Gasperi- “è l’ideale del vostro futuro,
da conquistare a tutti i costi”. Anche
nelle difficoltà l’Europa deve essere il
grande valore della generazione che
nasce nella democrazia.
Ancora oggi è impressionante la forza
di questa proposta di ideale alto ai
giovani, che avevano conosciuto la
guerra solo dieci anni prima.
4. La crisi della GIAC:
Carretto, Rossi e gli “Incontri
della Gioventù”
In quell’anno scoppia la crisi de mondo
giovanile cattolico: Carlo Carretto
lascerà la Giac, gli succederà Mario
Rossi, che continuerà con una gestione
molto polemica nei confronti di Luigi
Gedda e delle autorità ecclesiastiche.
Tutto un gruppo dirigente di giovani esce
dalla Giac. Fra essi Ernesto Talentino,
Umberto Eco, Emanuele Milano,
Giovanni Salvi, Luciano Tavazza, che
8
avranno importanti posizioni negli
organismi internazionali, nel mondo
della cultura, nella televisione. Ma c’è
un episodio sconosciuto, che mi piace
ricordare e riportare alla conoscenza
degli storici che lo hanno ignorato,
in cui si vede la grande capacità di De
Gasperi di osservare, di ascoltare e di
capire i giovani.
Ernesto Talentino va a dirigere,
con l’aiuto di Emanuele Milano,
un organismo sociale fondato dal
Movimento Giovanile: si tratta del
Segretariato della Gioventù, un ente
che si è occupato di iniziative culturali
e sociali (fra le quali, importanti alcune
cooperative giovanili nel Mezzogiorno
ed un Convegno Nazionale della
Stampa Studentesca che segnalò la
presenza di una nuova generazione
nella scuola).
Il Segretariato della Gioventù porterà
a termine un’iniziativa, volta a
conoscere ed a promuovere la nuova
generazione, che si potè realizzare
per il diretto intervento di Alcide
De Gasperi. Egli pregò il suo amico
fraterno, Giovanni Sangiorgi, di cui
aveva molta stima, che era Presidente
di una fondazione intitolata “Ente
Premi Roma” di realizzare, assieme al
Segretariato della Gioventù diretto da
Ernesto Talentino, “Gli Incontri della
Gioventù”. Per alcuni anni un grande
concorso fece conoscere e premiò i
giovani emergenti nella poesia, nella
letteratura, nelle arti, nel teatro, nella
cultura. Un’intera generazione emerse
da quel concorso, che fu realizzato per
una scelta personale di De Gasperi.
Caduto De Gasperi non si fecero più i
“Gli Incontri della Gioventù”.
Giulio Andreotti, nel suo libro dedicato
al 1953 ed ai gravissimi problemi
politici di quell’anno, non dimentica
gli Incontri della Gioventù, anche se
li vede nel suo modo di fare le cose.
Infatti scrive, in una specie di diario:
“Con Giovanni Sangiorgi tracciamo
un piano finanziario per dare agli
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
Incontri della Gioventù un respiro
adeguato. Se no le prediche sono
vane”. (Giulio Andreotti “1953: fu una
legge truffa?”).
È un vero peccato ed è tipicamente
italiano non solo aver dimenticato
questa importante iniziativa giovanile
da cui è nata una generazione di
scrittori, poeti, autori e studiosi, ma
aver dimenticato soprattutto che
essa, nata dalla fertile fantasia del
Movimento Giovanile e di Per l’Azione,
congiunta alle energie messe in circolo
dalla crisi della GIAC, fu realizzata per
la preveggenza di De Gasperi.
5. De Gasperi e Terza
Generazione
Sono lieto di ricordare un altro
episodio dell’attenzione con cui De
Gasperi seguiva i giovani, nato anche
questo nell’atmosfera che si era creata
con l’incontro organizzato da Donato
Palarchi nel 1952.
L’esperienza del mondo giovanile
democratico-cristiano
assunse
un’importanza anche al di fuori
della struttura del partito. In quel
periodo
i
giovani
democratici
cristiani esercitavano una sorta
di egemonia culturale su tutta la
generazione, imponendosi anche al
rispetto ed all’attenzione della più
forte organizzazione concorrente, la
Federazione Giovanile Comunista.
I giovani di “Per l’Azione” erano presenti
in tutte le iniziative e gli incontri
significativi di quel periodo. Questi
contatti andavano dallo “Spettatore
Italiano” di Gabriele De Rosa, dove
scrivevano Benedetto Croce e Franco
Rodano, agli incontri con i cattolici
comunisti usciti proprio in quel 1952
dal Partito Comunista (Felice Balbo,
Giorgio Sebregondi, Mario Motta,
Sandro Fe’ d’Ostiani e Baldo Scasellati),
ai giovani della Fuci, che pubblicavano
“Ricerca” (Raniero La Valle, Claudio
Leonardi, Franco Salvi), ed anche in
un dibattito continuo ed aperto con
gli allora giovani del “Mulino” (Luigi
Pedrazzi, Nicola Matteucci, Pier Luigi
Contessi, Antonio Santucci, Federico
Mancini, Gianluigi Degli Esposti).
Scrive Augusto Del Noce “È ora da
osservare un fenomeno singolarissimo:
i movimenti a carattere populistico
si sono cangiati in posizioni di
testimonianza; non abbiamo da
indagare ora le ragioni, che sarebbero
peraltro facilmente ricostruibili. Si
potrebbe forse già vedere questo
passaggio
nella
continuazione
del migliorismo in Mazzolari. Ma
l’esempio
senza
paragone,
più
importante, sta nella vicenda della
sinistra democristiana di Dossetti,
in cui il capo deve abbandonare, per
rigorosa coerenza intellettuale, e per
nient’altro, la politica. Ora la gioventù
democristiana era stata influenzata in
maniera decisiva da questo indirizzo.
A chi rivolgersi ormai dopo il silenzio
politico del maestro? Sta di fatto che
negli anni approssimativamente tra il
’53 ed il ’58, l’unico pensatore cattolico
che ebbe udienza presso la gioventù
democristiana fu Balbo. Né può essere
sottovalutata l’importanza che ebbe la
rivista “Terza Generazione”, ispirata
da lui anche se la sua durata fu breve.
Ma che cosa giungeva dei suoi
pensieri, a questi giovani, molti dei
quali sono oggi in posizioni eminenti
della politica, dell’economia, della
cultura? Si può dire ripercorressero i
gradi della sua esperienza e che questo
portasse a conseguenze di estremo
rilievo”. (Augusto Del Noce “Genesi e
significato della prima sinistra cattolica
italiana post-fascista”):
Il giudizio continua per altre pagine e
descrive come il momento culturaleutopistico di Balbo, si convertì
in un’accentuazione (ed in una
accettazione) della democrazia. In
quella stagione maturarono poi altri
9
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
progetti importanti. Uno darà luogo,
nei tempi lunghi, ad un rinnovamento
della sociologia (da Scasellati ed
Ugolini, da Fe’ d’Ostiani a Marselli e
Calligaris). Un altro filone, continuerà
a coltivare i problemi della governabilità
irrisolti per la sconfitta della legge
elettorale del’53 (Europa 70, elezione
diretta del sindaco, articolo 49 e
primarie). Nacque da queste vicende
del Movimento Giovanile anche la
corrente “La Base , di Galloni e Pistelli,
inspirata a Vanoni ed a Enrico Mattei.
Nel
1952,
sempre
nell’anno
dell’incontro con De Gasperi a La
Verna, si mise in cantiere anche il
progetto di “Terza Generazione”, che
fu realizzato nell’anno successivo. Il
discorso culturale dei giovani dette
vita ad un tentativo di superamento
delle appartenenze politiche, che fu
proprio di “Terza Generazione”.
E qui devo dare una notizia che pochi
10
conoscono: attraverso la mediazione
di Padre Gino Del Bono, De Gasperi
conobbe in anticipo il progetto di
“Terza Generazione”. Esiste, in
qualche cassetto di Padre Del Bono,
il numero di presentazione di quella
rivista giovanile, segnata e sottolineata
con la matita rossa e blu, che era l’arma
usuale degli antichi professori.
De Gasperi giudicava che la scrittura
di Terza Generazione fosse confusa ed
involuta. E forse non aveva tutti i torti.
Ma tuttavia la trovava interessante o
almeno abbastanza interessante, fino
al punto di interessarsene. De Gasperi,
personalmente, fu il primo finanziatore
di “Terza generazione”. E questa è una
notizia.
Bartolo Ciccardini
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
Europa francescana
C
ollegata con la sua nascita, e
quest’ultima ricondotta a uno
stile di vita, determinato a sua
volta da orientamenti irrinunciabili
della conoscenza, l’Europa di ieri e di
oggi immette nella filosofia, in quella
sua parte primaria e fondamentale che
gli editori dei testi aristotelici chiameranno “metafisica. Alla fierezza degli
eroi di Omero e di Eschilo sostituitasi la pacatezza meditativa di filosofi e
cosmologi, l’Europa si atteggiò, noi diremmo, a cultura, e la cultura affermava l’unità del mondo, gli dava un nome
nuovo, “essere”, e sollecitava ad analizzarla, quest’entità nuova e che tutto
ricomprendeva in sé stessa. Non accadde altro di sostanzialmente nuovo,
prima che Alessandro varcasse il confine del mondo mediterraneo, e si creasse in tal modo un ponte fra Grecità e
Ebraismo. La Torah conteneva un concetto, la “creazione”, che si affiancava
all’”essere” della filosofia greca e anzi
lo sovrastava. Tutto da questo momento fu diverso. L’essere era servito al più
grande dei suoi teorizzatori, Parmenide
di Elea, per contestare qualsiasi peculiarità; il questo, il quello, il tu, l’io, il
prima, il poi, il luminoso, il tenebroso.
La creazione ripristinava e giustificava
ogni peculiarità e diversità, gli astri nel
cielo e i viventi sulla terra. Ma, se non
proprio affatto poco diceva sul senso
della vita. Apertasi l’umanità mediterranea all’idea di creazione, Atene sopravvanzata da Alessandria che ormai
implicava anche Gerusalemme, si era
diffusa una “quaestio de Deo”, per dirla con parole di un contemporaneo.
L’incarnazione del Cristo coronò l’attesa che una parola, “creazione”, aveva
diffusa, anzi generalizzata, nel subordinare a sé l’altra parola, grandissima
ma ormai sterile, che l’aveva preceduta,
l’”essere”. Con Gesù, la creazione si era
manifestata, dichiarata, mostrata “redenzione”. E l’antico mondo, che ben
più di noi coglieva i nessi tra significati,
tanto più se erano abissi di significanza,
lo possiamo concepire tutto adunato ad
ascoltare il dialogo tra il governatore
Pilato e Gesù, forse svoltosi in greco,
e attestatosi sul termine greco di “aletheia”, verità, che veniva collocata nel
Dio creatore dell’uomo e del mondo e
nel Figlio di quel Dio pronto a morire
sulla croce. Sono accadimenti sublimi,
che cambiano l’identità del mondo storico in cui avvengono, ma con la pienezza del loro significato si annidano
nella singola coscienza, sollecitandola
a ripercorrerne l’intera traiettoria.
Francesco d’Assisi ci appare come uno
che era destinato a rimeditare e rivivere per l’appunto il puro concetto e
il significato universale dell’atto creativo. Lontano secoli da noi, ci sembra
un precorritore perchè l’idea di creare,
creazione, creatività, è venuta offuscandosi, ricoperta, sia consentito dirlo, da
altro termine fondamentale, primitivo della visione cristiana del mondo,
la “carità”. Eppure, la modernità laica ma non irreligiosa ha continuato a
mostrare verso Francesco d’Assisi un
rispetto profondo, lasciando intravvedere la consapevolezza di non averne
saputo assimilare tutto l’insegnamento.
Così nella corrente modernista di Ernesto Buonaiuti – storico autorevole del
Cristianesimo -, si giunge da parte di
Mario Niccoli a dichiarare le stimmate un fatto “storicamente accertato da
testimonianze irrefragabili” un evento
incontestabile “dove la scienza nulla ha
da dire”. Siamo con gli studiosi citati,
in anni a noi vicini, e vicinissime alla
11
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
nostra coscienza sentiamo le loro affermazioni, e quelle di altri studiosi, degli
stessi anni nel caso di Luigi Salvatorelli
un maestro della storiografia italiana,
autore di una Vita di Francesco, che
contiene pagine di struggente bellezza,
come quando l’Autore rievoca il Santo
vicino a morire e alle prese con i topi
che gli sottraevano frammenti di pane.
Di qualche decennio più lontano è il danese Johannes Joergensen, biologo darwinista, convertito e autore dell’opera
biografica forse più diffusa sul Santo di
Assisi.
Ma c’è davvero tutto un mondo intellettuale che si aduna quando si parla
della testimonianza francescana. Giorgio Petrocchi, Vittore Branca, Giorgio
La Pira, Paolo Brezzi c’insegnano, da
Maestri della ricerca storica quali sono
stati, a leggere correttamente il Cantico di frate Sole. Dove, è il Branca che
lo precisa, la preposizione “per” è il
“par” francese, abbraccia il significato
del complemento d’agente e quello della causa strumentale. E del resto, ricordiamolo, Giovanni era passato a chiamarsi Francesco, cioè “francese”, per
volontà del Padre di Bernardone, che
12
aveva sposato una donna provenzale e
commerciava in stoffe con la Francia. E’
tuttavia necessario in questo ecumenismo di sentimenti mettere in evidenza
particolari circostanze o stabilire ferme
distinzioni. L’evoluzionista Joergensen
che si converte al creazionismo francescano è circostanza di primario interesse culturale, alla quale, chissà perchè,
non si è mai dato sufficiente rilievo.
Non riteniamo accettabile il tentativo,
di Buonaiuti e della sua scuola, di ricondurre la spiritualità francescana nel
solco di quella gioachimita, fino a farne
un tutt’uno. Erano praticamente contemporanei Gioacchino, nato nel 1160
e morto nel 1201, e Francesco, nato nel
1181 e morto nel 1226. Tra i due poco
più di ventanni. Ma un ventennio, nei
ritmi dello spirito, può corrispondere
a diversità profonde, a voragini di intenzioni e di senso. Nel monastero di
San Giovanni in Fiore, che fonda sulla
Sila dopo avere abbandonato l’Ordine
Cistercense, Gioacchino medita il mistero profondo dello sviluppo spirituale dell’umanità, di cui sarebbe simbolo
il mistero trinitario. La Trinità è per lui
un’anticipazione della storia umana,
che comprenderebbe tre distinte e successive età: del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. Nulla di tutto questo in
Francesco. Uomo, umanità, mondo con
tutto quel che esiste rispecchiano imperfettamente la Trinità in se stessa. Fra
Trinità e mondo si colloca l’atto della
creazione, di cui Francesco è pervaso e
che in lui prende anche la forma di un
incondizionato amore per le cose esistenti. Ama gli animali, il Poverello di
Assisi, raccoglie i vermi dal centro della
carreggiata stradale e li depone sul ciglio, parla con il lupo e convive con i
topi che gli rubano il pane, perchè il suo
è un mondo creato, sottratto al non-essere, diremmo con Tommaso d’Aquino,
dall’unica potestà che può realizzare il
transito dal no al sì dell’esistenza.
In Francesco troviamo l’intellettuale ultramoderno, proprio così, che ri-
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
scatta l’idea di natura dalla caduta in accezioni
che la depotenziano e la mortificano. Non è, la
natura, né imitazione né simbolo, è sé stessa,
realtà che desume la propria originalità dall’atto creativo e da esso soltanto. Un profumo, un
colore, un suono, una forma hanno l’irripetibile bellezza di ciò che è rispetto a ciò che non
era, e di ciò che è nuovo rispetto al diverso. A
questo punto, per aver assimilato la novità immensa che il Cristianesimo aveva aggiunto alla
cultura dell’antico mondo e per aver incorporato nella propria persona la verità dell’accennata novità, Francesco era pronto a ricevere le
stimmate, alla Verna, dove salì nell’estate 1224
con i frati Leone, Masseo e Angelo Tancredi. Era
diventato “alter Christus”, parole che nessuno
oserebbe pronunciare se non venissero da San
Bonaventura. Si può ritenere, noi osiamo farlo,
che dell’insegnamento di Francesco faccia parte
un fermo richiamo a vivere la ricchezza inesauribile del concetto di creazione. Potrebbe tenersi
un Concilio ecumenico, su questo suggellare la
novità di un messaggio anche filosofico, che la
modernità laica ha invano tentato di scalfire. Tra
le nozioni che circolano nella cultura contemporanea, quella appunto di creazione, creatività,
creativo è la più radicalmente travisata e banalizzata. Ricordare Francesco nelle sue terre è anche manifestare l’impegno, di alcuni o di molti
impossibile dirlo, a seguire le sue orme nella
vita e in un pensiero che hanno sostituito sterili artefatti all’intuizione che ha reso il Cantico
un testo sublime, senza il quale forse sarebbe
impensabile la Divina Commedia di Dante nonché tutto l’odierno configurarsi della coscienza
europea.
Vincenzo Cappelletti
13
14
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
Alcide De Gasperi alla Verna e in Casentino
Il discorso di De Gasperi sul Monte della Verna
De Gasperi parla dell’Europa ai giovani
Bartolo Ciccardini e Bucciarelli Ducci
De Gasperi, Palarchi, Zoli, Bucciarelli Ducci
Amintore Fanfani parla ai giovani
De Gasperi e La Pira. Sullo sfondo, a sinistra, Ettore Bernabei
15
Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna
La Pira parla ai giovani
De Gasperi e il Sindaco di Chitignano Umberto Arrigucci
De Gasperi saluta Madre Cartolari
De Gasperi e il Sindaco Renato Chianucci a Chiusi della Verna
La prima pietra delle case popolari a Pratovecchio
De Gasperi inaugura la caserma della Forestale a Badia Prataglia
16
De Gasperi a Camaldoli
Scarica

Opuscolo De Gasperi Verna