Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna 1 Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna 2 Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna È nella storia e nella linea culturale ultraquarantennale del Circolo Verso L’Europa ricordare fatti, date ed eventi che appartengono a pagine di storia, come facciamo quest’anno con il 60° Anniversario della visita che Alcide De Gasperi fece al Santuario della Verna, incontrando all’epoca (13 Luglio 1952) i leader dei Giovani Democristiani di Arezzo assieme ad alcuni loro coetanei con incarichi nazionali, coloro che poi avrebbero scritto pagine significative della storia degli anni successivi dell’intero paese. L’incontro fu promosso sotto la sollecitazione di Amintore Fanfani, all’epoca Ministro dell’Agricoltura e Foreste del Governo Presieduto appunto da Alcide De Gasperi. Siamo nell’anno successivo all’abbandono della vita politica da parte di Giuseppe Dossetti (abbandono avvenuto per coerenza intellettuale verso l’impossibilità di mettere in pratica le proprie idee), da sempre in contrapposizione politica con le posizioni più pragmatiche e pratiche di Alcide De Gasperi, nella fase in cui Amintore Fanfani diviene come leader della sinistra DC l’erede della visione politica dossettiana, che da sempre aveva trovato fecondo e fertile terreno nelle più giovani generazioni. Come si può leggere nelle successive testimonianze degli autorevoli autori presenti all’incontro de La Verna, era il momento in cui, politicamente, cominciava a saldarsi ed a costituirsi una posizione politica che univa al pragmatismo degasperiano una visione sociale e solidale, al fine di evitare lo spostamento del baricentro politico della Democrazia Cristiana a destra. Diciamo i primi germi del centrosinistra: questo con lo spostamento contemporaneo delle idee di De Gasperi ad un più integrato rapporto tra democrazia e rinnovamento e dall’altro lato ad una disponibilità dei meno moderati ad comprendere le aperture e le innovazioni degasperiane. Tra queste innovazioni, credo che debba essere citato principalmente l’ideale europeo, all’epoca veramente ideale che muoveva i primi passi, con tutta una serie di affermazioni e sconfitte ancora da sviluppare. Ed è per questo motivo che per il Circolo Verso l’Europa, che nel proprio nome scandisce con chiarezza il proprio DNA, vuole ricordare questo anniversario, anche per ricordare alle più giovani generazioni l’impegno, la lungimiranza e la costanza delle giovani generazioni dell’epoca che ci hanno portato ad una Europa di pace, certamente da migliorare ma salda sulle proprie basi, in un momento politico in cui si è forse troppo concentrati sui tecnicismi o la moneta che non sull’ideale politico alto. Simone Viti 3 Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna La Verna 13 - Luglio 1952: De Gasperi ed i giovani democratici cristiani A 4 lcide De Gasperi, partecipò, il 13 Luglio 1952, ad un incontro con giovani democratici cristiani di Arezzo, promosso da Donato Palarchi, tenutosi nel convento francescano de La Verna. L’incontro fu sollecitato da Fanfani, ministro del Governo presieduto da De Gasperi, che desiderava far incontrare il Presidente con i suoi giovani di Arezzo. Donato Palarchi, delegato del Movimento Giovanile invitò Bartolo Ciccardini, dell’Esecutivo nazionale a presiedere l’Assemblea, dove De Gasperi fece un discorso molto semplice e familiare. L’atmosfera era serena e cordiale, anche se un poco impacciata. Non vi furono eventi straordinari da registrare, tuttavia l’incontro fu un segno dei tempi perché avvenne in un momento molto importante della maturazione e della formazione di quella che sarà chiamata la terza generazione. Proprio in quell’anno nel Movimento Giovanile, diretto da giovani che si erano formati sotto la guida ed il pensiero di Giuseppe Dossetti, vi fu una riscoperta e un impegno con l’azione politica di De Gasperi in Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna difesa dello stato democratico. Fu una svolta molto significativa che ebbe forti conseguenze nella storia della Democrazia Cristiana e che merita di essere ricordata. 1. Un documento storico consegnato alla stazione di Bologna Il 1° settembre del 1951 avviene alla stazione di Bologna uno straordinario incontro fra Dossetti e Rumor. Rumor viene da Vicenza e ripartirà per Roma a causa della riapertura dei lavori parlamentari. Dossetti va a Rossena, dove terrà l’incontro dei suoi amici ai quali annuncerà la decisione che ora vuole comunicare a Rumor. L‘incontro è frettoloso, come può essere un incontro in una stazione, e Dossetti consegna a Rumor un appunto, battuto a macchina, con alcune parti scritte a mano, che è un riassunto delle decisioni prese, ma soprattutto è un piano d’azione futuro all’interno della Democrazia Cristiana. Il documento è stato ritrovato ed è conservato nell’archivio della Fondazione Rumor. È un documento che ha un’importanza fondamentale per capire una grande svolta della politica italiana. Dossetti abbandona la vita politica, scioglie il suo gruppo, e propone a Rumor di prendere la guida di un’azione comune fra i dossettiani ed i parlamentari più giovani per appoggiare De Gasperi ed il mantenimento della sua linea democratica contro la nascita di spinte di destra che si presentano nell’ambiente cattolico. Secondo il metodo di Dossetti, l’azione non è solo individuata nei suoi tratti politici, ma è descritta nei minimi particolari, anche negli impegni organizzativi. Rumor accetta questo incarico e questa impostazione. Nascerà così Iniziativa Democratica, che si schiererà a favore di De Gasperi sia nella vicenda che vedrà protagonisti Gedda ed i Comitati Civici nella cosiddetta “Operazione Sturzo”, sia nella successiva vicenda della legge elettorale maggioritaria. Nel progetto si configura anche un condizionamento di De Gasperi sui temi economici ed una utilizzazione di Fanfani, in quel momento escluso dal progetto, per le sue capacità di Governo. C’è un riscontro di questo documento nelle memorie di Rumor. Rumor narra che in quella occasione Dossetti lo convinse ad accettare la guida di questa grande operazione politica, rivelando a lui, ed a lui solo, la sua vocazione a farsi sacerdote. Anche Rumor ha dei dubbi: vorrebbe tornare ad una sua vocazione letteraria (“Ho chiuso in un cassetto un lavoro su Giacomo Zanella che vorrei riprendere”. Dossetti replica: “Chiudi quel cassetto, perché c’è bisogno di te per aiutare De Gasperi” ). In questa maniera si apre una fase nuova della vita politica italiana che vedrà il tentativo di spostare la Democrazia Cristiana a destra, l’azione risoluta di De Gasperi per impedirlo, sia promuovendo un rafforzamento della solidarietà democratica, con forte chiusura alle forze monarchiche e neofasciste (che gli costerà molto cara anche sul piano personale, nei rapporti con Papa Pio XII), sia proponendo una legge elettorale che garantisse la governabilità assegnando un premio di maggioranza alla coalizione che avesse raggiunto il 51% dei voti. La prima parte avrà un buon esito. La seconda parte fini con una ingiusta sconfitta, che segnò la fine politica di Alcide De Gasperi. Mariano Rumor voleva un rapporto particolare coi giovani. Scelto da De Gasperi come relatore al Congresso di Venezia del 1949, quando era ancora semplice presidente provinciale delle Acli di Vicenza, fece una storica 5 Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna relazione sui problemi sociali. Nell’intenzione di Piccioni e di Gonella sarebbe dovuto diventare l’oppositore di Dossetti, ma questo non rientrava nel modo di pensare politico di Rumor, educato alla capacità di mediazione veneziana. Rumor rifiutò di fare il Vicesegretario politico e scelse un piccolo settore, quello della formazione, dove ebbe come collaboratore Gianni Baget, direttore dell’ufficio e, per il Movimento giovanile, Ciccardini che era incaricato per la formazione del Movimento Giovanile. (I giovani dossettiani vinsero così il Congresso Giovanile di Ostia del febbraio del 1951, dove elessero Franco Malfatti). Così, in quell’incontro alla Stazione di Bologna si apriva una nuova epoca. 2. Per l’Azione Il documento consegnato da Dossetti a Rumor, si chiude con una indicazione molto particolare e molto interessante dedicata al Movimento Giovanile. Riporto direttamente il testo, molto significativo: “Difesa ad oltranza dei gruppi giovanili e delle nostre forze giovanili. Queste da operarsi sia in sede organizzativa, sia in sede di pressione politica su De Gasperi e su Gonella e sia ancora specificatamente…” (e qui il documento purtroppo si interrompe). In realtà comincia quel periodo intenso e fecondo del Movimento Giovanile caratterizzato dall’importanza assunta dalla rivista “Per l’Azione”, dalla funzione esercitata dai giovani della DC, non solo nell’ambito del partito, ma nell’ambito di tutta la “generazione giovanile”. “Per l’Azione” per prima sviluppa teoricamente il discorso nuovo su De Gasperi. Non volendo citare me stesso, preferisco riportare il giudizio di Giuseppe Chiarante nel suo libro di memorie: “Nel corso del 1952 la nuova posizione dei giovani DC fu 6 esposta in modo esplicito da Bartolo Ciccardini in due articoli su “Per l’Azione” che fecero scalpore non solo nel mondo ristretto dell’organizzazione giovanile ma nel complesso della Dc e anche fuori di essa. Erano articoli che avevano entrambi un titolo eloquente: Alcide De Gasperi o dello Stato in Italia e Conservare lo Stato per la rivoluzione. Il senso era molto chiaro: non si trattava, da parte dei Gruppi giovanili, di un’improvvisa conversione al degasperismo, prima criticato come troppo moderato; si trattava invece di una visione più matura, che sottolineava l’indispensabile rapporto tra difesa della democrazia e possibilità di rinnovamento sociale e politico”. (Giuseppe Chiarante “Tra De Gasperi e Togliatti. Memorie degli Anni Cinquanta”). Scrive Giovanni Tassani: “Nel 1952 lo sforzo verrà in buona parte concentrato sul mensile dei gruppi giovanili “Per L‘Azione”, diretto da Bartolo Ciccardini. Sia Ciccardini che Franco Malfatti, delegato nazionale dei gruppi giovanili, entrano nel disegno sviluppato a Rossena II, dei “due piani”, mantenendosi peraltro al confine fra i due: la linea di “Per l’Azione” svilupperà infatti al massimo la tensione culturale, pur senza abbandonare il quotidiano compito della formazione politica ordinaria”. “Per l’Azione” diviene dunque l’organo sempre più qualificato (di “battaglia ideale”) in cui si riconosce la Terza Generazione democristiana (…). Il ’52 vide così l’uscita di numeri monografici su temi cruciali: la “generazione”, il capitalismo in crisi, la classe operaia, De Gasperi ed il centrismo democratico – in cui ben si compendia la cultura dei gruppi giovanili”. (Giovanni Tassani “La Terza Generazione. Da Dossetti e De Gasperi, tra Stato e rivoluzione”). Citiamo ancora Tassani: “Nella primavera del ’52 si svolgono le amministrative a Roma (…): il pericolo Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna di scivolamento assume gli aspetti contraddittori oscuri dell’Operazione Sturzo, in cui pare messa in gioco la stessa legittimità politica di De Gasperi. Per l’Azione si schiera in prima linea contro l’apertura a destra, motivando culturalmente e politicamente le proprie scelte”. Si tratta di un articolo molto noto e molto citato intitolato: “Alcide De Gasperi o dello Stato in Italia” pubblicato nel maggio 1952 da Per l’Azione. Nello stesso numero compare anche un articolo di Carlo Carretto in cui viene condannato esplicitamente l’aspirazione a concludere un accordo con i fascisti a cui sono favorevoli le più alte autorità ecclesiastiche. È l’inizio della crisi della Gioventù di Azione Cattolica Italiana, che si schiera contro Gedda, presidente dell’Azione Cattolica Generale, in favore di De Gasperi. Nel numero di Agosto di Per l’Azione viene pubblicato un altro articolo che, seppur meno importante, è ricordato spesso per il successo che ha avuto il suo titolo. Ad una lettera di Corrado Barberis intitolata “Voi siete dei conservatori”, il direttore risponde una nota polemica intitolata “Conservare lo Stato per la rivoluzione”. Siamo arrivati così, in questa atmosfera e con questa passione dei giovani democraticicristiani, alla vigilia dell’incontro, organizzato da Donato Palarchi, il 13 luglio 1952 a La Verna. L’iniziativa di Donato Palarchi nel luglio di quello straordinario 1952 rientra in questo quadro. 3. Il Convegno de La Verna Cosa avvenne di fatto in quella domenica dell’inizio d’estate nella Biblioteca del Convento francescano? Dalla cronaca del Convegno si possono trarre diverse indicazioni. Il movimento giovanile di Arezzo, con il suo delegato provinciale, organizza il Congresso provinciale dei giovani, che diventa l’occasione per una iniziativa politica molto importante di Amintore Fanfani. Fanfani è deputato di Arezzo e Ministro del Governo De Gasperi, avendo come sottosegretario Giorgio la Pira. È andato al Ministero in disaccordo con Dossetti che aveva chiesto un cambiamento radicale della linea economica del Governo. Aveva portato con sé, come sottosegretario, Giorgio La Pira che, con il suo famoso articolo su Cronache Sociale intitolato: “L’attesa della povera gente, era stato il sostenitore, se non addirittura l’inventore, di quella linea economica voluta da Dossetti. Dossetti ha interpretato il “tradimento di Fanfani” come un segnale che conferma la validità della sua idea di abbandonare la politica. È da notare che il recupero di Fanfani è contenuto nel disegno che Dossetti consegna a Rumor, ma Fanfani non è di tipo da aspettare e ritiene necessario dare un segnale del suo rapporto con De Gasperi. Come Ministro ha organizzato la “Festa della Montagna” (che risale al suo efficace programma di rimboschimento). De Gasperi viene alla “Festa della Montagna”, ma parlerà anche ai giovani. Questa è solo una prima dimensione di quell’evento. C’è anche una seconda dimensione: il delegato provinciale giovanile organizza l’evento secondo lo schema programmato in quel periodo dal movimento giovanile. Ci sarà una relazione sulle “tre sere”, iniziativa formativa caratteristica di quel momento e ci sarà anche una relazione del direttore di Per L’Azione sul tema tipico del movimento giovanile: la solidarietà giovanile. Senza soffermarci troppo su questo particolare, dobbiamo solo ricordare che la solidarietà giovanile consisteva nell’unità d’azione dei giovani nel sociale (studenti, operai e contadini 7 Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna insieme) per realizzare un’unità della “terza generazione”, fatta di inchieste sociali e di iniziative solidaristiche. È la linea con cui il movimento giovanile e Per l’Azione contrastano l’egemonia frontista della federazione giovanile comunista, ottenendo un grande risultato, non solo nell’ambito dei giovani del partito, ma soprattutto nell’ambito dell’associazionismo cattolico. Questa è la seconda dimensione di questo particolare evento. Ed infine c’è una terza dimensione evidentissima: il discorso di De Gasperi ai giovani. De Gasperi non tratta la politica di governo, non accenna alle vicende di partito, ma illustra l’ideale europeo, che avrà pure sconfitte e difficoltà (e così sembra profetizzare il fallimento della CED che sarà il dolore e la fine della sua vita). “Solo l’Europa” – dice sostanzialmente De Gasperi- “è l’ideale del vostro futuro, da conquistare a tutti i costi”. Anche nelle difficoltà l’Europa deve essere il grande valore della generazione che nasce nella democrazia. Ancora oggi è impressionante la forza di questa proposta di ideale alto ai giovani, che avevano conosciuto la guerra solo dieci anni prima. 4. La crisi della GIAC: Carretto, Rossi e gli “Incontri della Gioventù” In quell’anno scoppia la crisi de mondo giovanile cattolico: Carlo Carretto lascerà la Giac, gli succederà Mario Rossi, che continuerà con una gestione molto polemica nei confronti di Luigi Gedda e delle autorità ecclesiastiche. Tutto un gruppo dirigente di giovani esce dalla Giac. Fra essi Ernesto Talentino, Umberto Eco, Emanuele Milano, Giovanni Salvi, Luciano Tavazza, che 8 avranno importanti posizioni negli organismi internazionali, nel mondo della cultura, nella televisione. Ma c’è un episodio sconosciuto, che mi piace ricordare e riportare alla conoscenza degli storici che lo hanno ignorato, in cui si vede la grande capacità di De Gasperi di osservare, di ascoltare e di capire i giovani. Ernesto Talentino va a dirigere, con l’aiuto di Emanuele Milano, un organismo sociale fondato dal Movimento Giovanile: si tratta del Segretariato della Gioventù, un ente che si è occupato di iniziative culturali e sociali (fra le quali, importanti alcune cooperative giovanili nel Mezzogiorno ed un Convegno Nazionale della Stampa Studentesca che segnalò la presenza di una nuova generazione nella scuola). Il Segretariato della Gioventù porterà a termine un’iniziativa, volta a conoscere ed a promuovere la nuova generazione, che si potè realizzare per il diretto intervento di Alcide De Gasperi. Egli pregò il suo amico fraterno, Giovanni Sangiorgi, di cui aveva molta stima, che era Presidente di una fondazione intitolata “Ente Premi Roma” di realizzare, assieme al Segretariato della Gioventù diretto da Ernesto Talentino, “Gli Incontri della Gioventù”. Per alcuni anni un grande concorso fece conoscere e premiò i giovani emergenti nella poesia, nella letteratura, nelle arti, nel teatro, nella cultura. Un’intera generazione emerse da quel concorso, che fu realizzato per una scelta personale di De Gasperi. Caduto De Gasperi non si fecero più i “Gli Incontri della Gioventù”. Giulio Andreotti, nel suo libro dedicato al 1953 ed ai gravissimi problemi politici di quell’anno, non dimentica gli Incontri della Gioventù, anche se li vede nel suo modo di fare le cose. Infatti scrive, in una specie di diario: “Con Giovanni Sangiorgi tracciamo un piano finanziario per dare agli Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna Incontri della Gioventù un respiro adeguato. Se no le prediche sono vane”. (Giulio Andreotti “1953: fu una legge truffa?”). È un vero peccato ed è tipicamente italiano non solo aver dimenticato questa importante iniziativa giovanile da cui è nata una generazione di scrittori, poeti, autori e studiosi, ma aver dimenticato soprattutto che essa, nata dalla fertile fantasia del Movimento Giovanile e di Per l’Azione, congiunta alle energie messe in circolo dalla crisi della GIAC, fu realizzata per la preveggenza di De Gasperi. 5. De Gasperi e Terza Generazione Sono lieto di ricordare un altro episodio dell’attenzione con cui De Gasperi seguiva i giovani, nato anche questo nell’atmosfera che si era creata con l’incontro organizzato da Donato Palarchi nel 1952. L’esperienza del mondo giovanile democratico-cristiano assunse un’importanza anche al di fuori della struttura del partito. In quel periodo i giovani democratici cristiani esercitavano una sorta di egemonia culturale su tutta la generazione, imponendosi anche al rispetto ed all’attenzione della più forte organizzazione concorrente, la Federazione Giovanile Comunista. I giovani di “Per l’Azione” erano presenti in tutte le iniziative e gli incontri significativi di quel periodo. Questi contatti andavano dallo “Spettatore Italiano” di Gabriele De Rosa, dove scrivevano Benedetto Croce e Franco Rodano, agli incontri con i cattolici comunisti usciti proprio in quel 1952 dal Partito Comunista (Felice Balbo, Giorgio Sebregondi, Mario Motta, Sandro Fe’ d’Ostiani e Baldo Scasellati), ai giovani della Fuci, che pubblicavano “Ricerca” (Raniero La Valle, Claudio Leonardi, Franco Salvi), ed anche in un dibattito continuo ed aperto con gli allora giovani del “Mulino” (Luigi Pedrazzi, Nicola Matteucci, Pier Luigi Contessi, Antonio Santucci, Federico Mancini, Gianluigi Degli Esposti). Scrive Augusto Del Noce “È ora da osservare un fenomeno singolarissimo: i movimenti a carattere populistico si sono cangiati in posizioni di testimonianza; non abbiamo da indagare ora le ragioni, che sarebbero peraltro facilmente ricostruibili. Si potrebbe forse già vedere questo passaggio nella continuazione del migliorismo in Mazzolari. Ma l’esempio senza paragone, più importante, sta nella vicenda della sinistra democristiana di Dossetti, in cui il capo deve abbandonare, per rigorosa coerenza intellettuale, e per nient’altro, la politica. Ora la gioventù democristiana era stata influenzata in maniera decisiva da questo indirizzo. A chi rivolgersi ormai dopo il silenzio politico del maestro? Sta di fatto che negli anni approssimativamente tra il ’53 ed il ’58, l’unico pensatore cattolico che ebbe udienza presso la gioventù democristiana fu Balbo. Né può essere sottovalutata l’importanza che ebbe la rivista “Terza Generazione”, ispirata da lui anche se la sua durata fu breve. Ma che cosa giungeva dei suoi pensieri, a questi giovani, molti dei quali sono oggi in posizioni eminenti della politica, dell’economia, della cultura? Si può dire ripercorressero i gradi della sua esperienza e che questo portasse a conseguenze di estremo rilievo”. (Augusto Del Noce “Genesi e significato della prima sinistra cattolica italiana post-fascista”): Il giudizio continua per altre pagine e descrive come il momento culturaleutopistico di Balbo, si convertì in un’accentuazione (ed in una accettazione) della democrazia. In quella stagione maturarono poi altri 9 Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna progetti importanti. Uno darà luogo, nei tempi lunghi, ad un rinnovamento della sociologia (da Scasellati ed Ugolini, da Fe’ d’Ostiani a Marselli e Calligaris). Un altro filone, continuerà a coltivare i problemi della governabilità irrisolti per la sconfitta della legge elettorale del’53 (Europa 70, elezione diretta del sindaco, articolo 49 e primarie). Nacque da queste vicende del Movimento Giovanile anche la corrente “La Base , di Galloni e Pistelli, inspirata a Vanoni ed a Enrico Mattei. Nel 1952, sempre nell’anno dell’incontro con De Gasperi a La Verna, si mise in cantiere anche il progetto di “Terza Generazione”, che fu realizzato nell’anno successivo. Il discorso culturale dei giovani dette vita ad un tentativo di superamento delle appartenenze politiche, che fu proprio di “Terza Generazione”. E qui devo dare una notizia che pochi 10 conoscono: attraverso la mediazione di Padre Gino Del Bono, De Gasperi conobbe in anticipo il progetto di “Terza Generazione”. Esiste, in qualche cassetto di Padre Del Bono, il numero di presentazione di quella rivista giovanile, segnata e sottolineata con la matita rossa e blu, che era l’arma usuale degli antichi professori. De Gasperi giudicava che la scrittura di Terza Generazione fosse confusa ed involuta. E forse non aveva tutti i torti. Ma tuttavia la trovava interessante o almeno abbastanza interessante, fino al punto di interessarsene. De Gasperi, personalmente, fu il primo finanziatore di “Terza generazione”. E questa è una notizia. Bartolo Ciccardini Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna Europa francescana C ollegata con la sua nascita, e quest’ultima ricondotta a uno stile di vita, determinato a sua volta da orientamenti irrinunciabili della conoscenza, l’Europa di ieri e di oggi immette nella filosofia, in quella sua parte primaria e fondamentale che gli editori dei testi aristotelici chiameranno “metafisica. Alla fierezza degli eroi di Omero e di Eschilo sostituitasi la pacatezza meditativa di filosofi e cosmologi, l’Europa si atteggiò, noi diremmo, a cultura, e la cultura affermava l’unità del mondo, gli dava un nome nuovo, “essere”, e sollecitava ad analizzarla, quest’entità nuova e che tutto ricomprendeva in sé stessa. Non accadde altro di sostanzialmente nuovo, prima che Alessandro varcasse il confine del mondo mediterraneo, e si creasse in tal modo un ponte fra Grecità e Ebraismo. La Torah conteneva un concetto, la “creazione”, che si affiancava all’”essere” della filosofia greca e anzi lo sovrastava. Tutto da questo momento fu diverso. L’essere era servito al più grande dei suoi teorizzatori, Parmenide di Elea, per contestare qualsiasi peculiarità; il questo, il quello, il tu, l’io, il prima, il poi, il luminoso, il tenebroso. La creazione ripristinava e giustificava ogni peculiarità e diversità, gli astri nel cielo e i viventi sulla terra. Ma, se non proprio affatto poco diceva sul senso della vita. Apertasi l’umanità mediterranea all’idea di creazione, Atene sopravvanzata da Alessandria che ormai implicava anche Gerusalemme, si era diffusa una “quaestio de Deo”, per dirla con parole di un contemporaneo. L’incarnazione del Cristo coronò l’attesa che una parola, “creazione”, aveva diffusa, anzi generalizzata, nel subordinare a sé l’altra parola, grandissima ma ormai sterile, che l’aveva preceduta, l’”essere”. Con Gesù, la creazione si era manifestata, dichiarata, mostrata “redenzione”. E l’antico mondo, che ben più di noi coglieva i nessi tra significati, tanto più se erano abissi di significanza, lo possiamo concepire tutto adunato ad ascoltare il dialogo tra il governatore Pilato e Gesù, forse svoltosi in greco, e attestatosi sul termine greco di “aletheia”, verità, che veniva collocata nel Dio creatore dell’uomo e del mondo e nel Figlio di quel Dio pronto a morire sulla croce. Sono accadimenti sublimi, che cambiano l’identità del mondo storico in cui avvengono, ma con la pienezza del loro significato si annidano nella singola coscienza, sollecitandola a ripercorrerne l’intera traiettoria. Francesco d’Assisi ci appare come uno che era destinato a rimeditare e rivivere per l’appunto il puro concetto e il significato universale dell’atto creativo. Lontano secoli da noi, ci sembra un precorritore perchè l’idea di creare, creazione, creatività, è venuta offuscandosi, ricoperta, sia consentito dirlo, da altro termine fondamentale, primitivo della visione cristiana del mondo, la “carità”. Eppure, la modernità laica ma non irreligiosa ha continuato a mostrare verso Francesco d’Assisi un rispetto profondo, lasciando intravvedere la consapevolezza di non averne saputo assimilare tutto l’insegnamento. Così nella corrente modernista di Ernesto Buonaiuti – storico autorevole del Cristianesimo -, si giunge da parte di Mario Niccoli a dichiarare le stimmate un fatto “storicamente accertato da testimonianze irrefragabili” un evento incontestabile “dove la scienza nulla ha da dire”. Siamo con gli studiosi citati, in anni a noi vicini, e vicinissime alla 11 Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna nostra coscienza sentiamo le loro affermazioni, e quelle di altri studiosi, degli stessi anni nel caso di Luigi Salvatorelli un maestro della storiografia italiana, autore di una Vita di Francesco, che contiene pagine di struggente bellezza, come quando l’Autore rievoca il Santo vicino a morire e alle prese con i topi che gli sottraevano frammenti di pane. Di qualche decennio più lontano è il danese Johannes Joergensen, biologo darwinista, convertito e autore dell’opera biografica forse più diffusa sul Santo di Assisi. Ma c’è davvero tutto un mondo intellettuale che si aduna quando si parla della testimonianza francescana. Giorgio Petrocchi, Vittore Branca, Giorgio La Pira, Paolo Brezzi c’insegnano, da Maestri della ricerca storica quali sono stati, a leggere correttamente il Cantico di frate Sole. Dove, è il Branca che lo precisa, la preposizione “per” è il “par” francese, abbraccia il significato del complemento d’agente e quello della causa strumentale. E del resto, ricordiamolo, Giovanni era passato a chiamarsi Francesco, cioè “francese”, per volontà del Padre di Bernardone, che 12 aveva sposato una donna provenzale e commerciava in stoffe con la Francia. E’ tuttavia necessario in questo ecumenismo di sentimenti mettere in evidenza particolari circostanze o stabilire ferme distinzioni. L’evoluzionista Joergensen che si converte al creazionismo francescano è circostanza di primario interesse culturale, alla quale, chissà perchè, non si è mai dato sufficiente rilievo. Non riteniamo accettabile il tentativo, di Buonaiuti e della sua scuola, di ricondurre la spiritualità francescana nel solco di quella gioachimita, fino a farne un tutt’uno. Erano praticamente contemporanei Gioacchino, nato nel 1160 e morto nel 1201, e Francesco, nato nel 1181 e morto nel 1226. Tra i due poco più di ventanni. Ma un ventennio, nei ritmi dello spirito, può corrispondere a diversità profonde, a voragini di intenzioni e di senso. Nel monastero di San Giovanni in Fiore, che fonda sulla Sila dopo avere abbandonato l’Ordine Cistercense, Gioacchino medita il mistero profondo dello sviluppo spirituale dell’umanità, di cui sarebbe simbolo il mistero trinitario. La Trinità è per lui un’anticipazione della storia umana, che comprenderebbe tre distinte e successive età: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Nulla di tutto questo in Francesco. Uomo, umanità, mondo con tutto quel che esiste rispecchiano imperfettamente la Trinità in se stessa. Fra Trinità e mondo si colloca l’atto della creazione, di cui Francesco è pervaso e che in lui prende anche la forma di un incondizionato amore per le cose esistenti. Ama gli animali, il Poverello di Assisi, raccoglie i vermi dal centro della carreggiata stradale e li depone sul ciglio, parla con il lupo e convive con i topi che gli rubano il pane, perchè il suo è un mondo creato, sottratto al non-essere, diremmo con Tommaso d’Aquino, dall’unica potestà che può realizzare il transito dal no al sì dell’esistenza. In Francesco troviamo l’intellettuale ultramoderno, proprio così, che ri- Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna scatta l’idea di natura dalla caduta in accezioni che la depotenziano e la mortificano. Non è, la natura, né imitazione né simbolo, è sé stessa, realtà che desume la propria originalità dall’atto creativo e da esso soltanto. Un profumo, un colore, un suono, una forma hanno l’irripetibile bellezza di ciò che è rispetto a ciò che non era, e di ciò che è nuovo rispetto al diverso. A questo punto, per aver assimilato la novità immensa che il Cristianesimo aveva aggiunto alla cultura dell’antico mondo e per aver incorporato nella propria persona la verità dell’accennata novità, Francesco era pronto a ricevere le stimmate, alla Verna, dove salì nell’estate 1224 con i frati Leone, Masseo e Angelo Tancredi. Era diventato “alter Christus”, parole che nessuno oserebbe pronunciare se non venissero da San Bonaventura. Si può ritenere, noi osiamo farlo, che dell’insegnamento di Francesco faccia parte un fermo richiamo a vivere la ricchezza inesauribile del concetto di creazione. Potrebbe tenersi un Concilio ecumenico, su questo suggellare la novità di un messaggio anche filosofico, che la modernità laica ha invano tentato di scalfire. Tra le nozioni che circolano nella cultura contemporanea, quella appunto di creazione, creatività, creativo è la più radicalmente travisata e banalizzata. Ricordare Francesco nelle sue terre è anche manifestare l’impegno, di alcuni o di molti impossibile dirlo, a seguire le sue orme nella vita e in un pensiero che hanno sostituito sterili artefatti all’intuizione che ha reso il Cantico un testo sublime, senza il quale forse sarebbe impensabile la Divina Commedia di Dante nonché tutto l’odierno configurarsi della coscienza europea. Vincenzo Cappelletti 13 14 Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna Alcide De Gasperi alla Verna e in Casentino Il discorso di De Gasperi sul Monte della Verna De Gasperi parla dell’Europa ai giovani Bartolo Ciccardini e Bucciarelli Ducci De Gasperi, Palarchi, Zoli, Bucciarelli Ducci Amintore Fanfani parla ai giovani De Gasperi e La Pira. Sullo sfondo, a sinistra, Ettore Bernabei 15 Un incontro con la Storia - Alcide De Gasperi alla Verna La Pira parla ai giovani De Gasperi e il Sindaco di Chitignano Umberto Arrigucci De Gasperi saluta Madre Cartolari De Gasperi e il Sindaco Renato Chianucci a Chiusi della Verna La prima pietra delle case popolari a Pratovecchio De Gasperi inaugura la caserma della Forestale a Badia Prataglia 16 De Gasperi a Camaldoli