UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE DOTTORATO DI RICERCA IN “ALIMENTAZIONE E SALUTE” Coordinatore: Chiar.mo Prof. Antonio Benedetti IX ciclo nuova serie Triennio Accademico 2007-2010 Studio della composizione polifenolica, della capacità antiossidante e dell’ effetto protettivo contro lo stress ossidativo di mieli monofloreali di Cuba. Dottorando: Tutor: Dott. JOSÉ MIGUEL ALVAREZ SUÁREZ Prof. MAURIZIO A. BATTINO Ochún egúa Iyá mío, Iguá Iyá mío Ico bo si Iyá mi guasi Iyá mi mó Yalode aguidó abalá abé de bu omí male adó Elegüeni kikiríso kede Miel para Oshún ________________________________________________________________________ABSTRACT Several monofloral Cuban honeys were analyzed to determine their total phenolic, flavonoid, ascorbic acid, amino acid, protein and carotenoid contents as well as their radical-scavenging activity and their free radical formation capacity. The total phenolic, flavonoid and carotenoid contents varied considerably, and the highest values were obtained for Linen vine (Govania polygama (Jack) Urb) honey. The highest amino acid content was found in Morning glory (Ipomoea triloba L.) while Liven vine had the highest protein content. Similarly Linen vine honey had the highest antioxidant activity while the lowest was found in Christmas vine (Turbina corymbosa (L.) Raf). Ascorbic acid was absent. A significant (positive) correlation was found between the results of TAC obtained by parallel FIA-ABTS system and ORAC assay (r = 0.9565, p < 0.001). Similar correlations were also established between total phenolics and TAC, determined by either the ORAC (r = 0.9633; p < 0.001) or the TEAC assay (r = 0.9582; p < 0.001). A correlation between radical-scavenging activity and total phenolic content was found. Correlation existed also between color vs phenolics content, vs flavonoid content or between phenolic vs flavonoid. The scavenging and formation capacities of hydroxyl radical were determined using electron paramagnetic resonance (spin trapping), while superoxide radical scavenging were determined by the hypoxanthine/xanthine oxidase assay. Liven vine and Singing bean presented the highest scavenging capacity towards the hydroxyl radical. Liven vine and Morning glory also presented the highest values of superoxide radical scavenging activity, while the lowest values were found in Christmas vine honey. Hydroxyl radical formation was found in all honeys tested, Christmas vine honey showing the highest values. Identification and quantification of phenolics were carried out by HPLC-DAD-ESI/MS. Fourteen phenolic compounds could be identified (eight phenolic acids and six flavonoids), including three glycosylated derivatives. Similar contents of total phenolics were found in the different honeys, although they differed in their qualitative profiles. Honeys were fractionated by solid-phase extraction into four fractions, and the relative contribution of each fraction to TAC was calculated. Phenolic compounds were significant contributors to the antioxidant capacity of the honeys, but they were not uniquely responsible for it. The antioxidant activity appeared to be a result of the combined activity of a range of compounds including phenolics and other minor components. Honeys and their phenol extracts separated on the base of their hydrophobicity were evaluated for the ability to inhibit oxidative damage induced by radical species generated in the membrane of human erythrocytes and in the Wistar rat liver homogenates. In this study it was determined that honey and their phenolic fractions protect erythrocytes against 2,2’azobis(2-amidinopropane)dihydrochloride-induced lysis. In this study we also found that Liven vine and Christmas vine honey has the capacity to decrease significantly the concentration of lipid hydroperoxides and malondialdehyde, produced during the lipid peroxidation process in rat liver homogenates and in membrane of human erythrocytes, showing that the ability to modulate production and scavenging of free radicals may contribute to the ability of some Cuban honeys to help in resolving some inflammatory diseases in which oxidative stress is involved. _______________________________________________________________________ RIASSUNTO Diversi mieli uniflorali cubani sono stati analizzati per determinare il loro contenuto totale di fenoli, flavonoidi, acido ascorbico, aminoacidi, proteine e carotenoidi, così come la loro attività radical- scavenging e la loro capacità di formare radicali liberi. Il contenuto totale di fenoli, flavonoidi e carotenoidi varia considerevolmente: i valori più alti sono stati ottenuti nel miele Linen vine (Govania polygama (Jack) Urb). Il più alto contenuto di aminoacidi è stato trovato invece nel miele Morning glory (Ipomoea triloba L.), mentre nel miele Liven vine è stato riscontrato il più alto contenuto proteico. Allo stesso modo il miele di Linen vine ha mostrato la maggiore attività antiossidante (TAC), mentre la più bassa è stata trovata in Christmas vine (Turbina corymbosa (L.) Raf). L'acido ascorbico non è stato trovato in nessun campione analizzato. Una correlazione significativa (positiva) è stata rilevata tra i risultati della TAC ottenuti in paralello con i saggi FIA-ABTS e ORAC (r = 0.9565, p < 0.001). Una correlazione simile è stata anche stabilita tra i fenoli totali e la TAC,determinata sia dall’ ORAC (r = 0.9633; p < 0.001) che dal saggio TEAC (r = 0.9582; p < 0.001). E’ stata inoltre trovata una correlazione significativa tra l'attività radical-scavenging e il contenuto fenolico totale e tra il colore vs i fenoli totali, vs il contenuto di flavonoidi e tra i fenoli vs i flavonoidi. Le capacità di radical- scavenging e la formazione di radicali ossidrili sono state determinate mediante risonanza paramagnetica elettronica (spin trapping), mentre la capacità di scavenging del radicale superossido è stata determinata mediante il saggio della ipoxantina / xantina ossidasi. Il miele Liven vite e Singing bean hanno presentato la più alta capacità antiossidante nei confronti del radicale ossidrile. Liven vite e Morning Glory hanno anche presentato i valori più elevati di attività scavenging del radicale superossido, mentre i valori più bassi sono stati trovati nel miele Christmas vine. La formazione dei radicali ossidrili è stata trovata in tutti i mieli esaminati, con il miele Christmas vine che mostra i valori più alti. L’ identificazione e la quantificazione dei composti fenolici sono state eseguite mediante HPLC-DAD-ESI/MS: quattordici composti fenolici sono stati identificati (otto acidi fenolici e sei flavonoidi), di cui tre sono derivati glicosilati. Contenuti simili di polifenoli totali sono stati riscontrati in tutti i tipi di miele, ma la differenza più importante è stata dal punto di vista del profilo qualitativo. Ogni campione è stato suddiviso mediante estrazione in fase solida in quattro frazioni ed è stato calcolato il contributo relativo di ciascuna frazione alla TAC. I composti fenolici sono stati trovati come importanti contributori alla capacità antiossidante del miele, ma non sono gli unici responsabili. La capacità antiossidante sembra essere infatti il risultato dell'attività combinata di una gamma di composti fenolici e di altre componenti minori. Inoltre, il miele e i suoi estratti fenolici, separati in base alla idrofobicità, sono stati valutati per la capacità di inibire il danno ossidativo indotto da radicali e generato sia nella membrana degli eritrociti umani che nell’ omogenato di fegato di ratto Wistar. In questo studio si è stabilito che il miele e le sue frazioni fenoliche sono in grado di proteggere gli eritrociti contro il danno ossidativo indotto dall’ AAPH (2,2 '-azobis (2-amidinopropane) dicloridrato). In questo studio abbiamo anche scoperto che i mieli Liven vine e Christmas vine hanno la capacità di diminuire significativamente la concentrazione di idroperossidi lipidici e di malondialdeide, prodotti durante il processo di perossidazione lipidica in omogenati di fegato di ratto e nella membrana degli eritrociti umani, mostrando che la capacità di modulare la produzione e lo scavenging dei i radicali liberi possono contribuire alla capacità di alcuni mieli cubani di aiutare a risolvere alcune malattie infiammatorie in cui è coinvolto lo stress ossidativo. Premessa .......................................................................................................................................... Capitolo I: Introduzione I.1. La vità e il “Paradosso dell`Ossigeno” ....................................................................... I.2. Radicali liberi e antiossidanti .................................................................................... I.2.1. Radicali liberi generati nei sistemi biologici. Fonti, meccanismo generatore e effetti.................................................................................................................... I.2.2. Antiossidanti: Equilibrio tra le specie reattive e meccanismi antiossidanti.......... I.3. Stress ossidativo ............................................................................................................. I.3.1. Stress ossidativo: definizione e strategie per la sua determinazione ..................... I.4. Contributo del miele alla nutrizione e alla salute umana. Il miele di api come fonte naturale di composti biologicamente attivi.................................................................. I.4.1. Composizione biochimica del miele di api........................................................... I.4.2. Metaboliti responsabili dell’ attività antiossidante nel miele d'api........................ I.4.3. Effetti fisiologici del miele ed sulla salute umana.................................................. I.4.3.1. Attività antibatterica.................................................................................... I.4.3.2. Attività antiossidante................................................................................... I.4.3.3. Attività antimutagenica, antitumorali e anti-infiammatori.......................... I.5- Scopo dello studio.......................................................................................................... Capitolo II: Materiali e Metodi II.1. Animali da laboratorio, reagenti e campioni di miele .................................................. II.1.1. Animali da laboratorio .......................................................................................... II.1.2. Reagenti ............................................................................................................... II.1.3. Campioni di miele ............................................................................................... II.2. Preparazione della soluzione di miele artificiale ......................................................... II.3. Studio dei composti antiossidanti nel miele ................................................................ II.3.1. Determinazione del contenuto totale di polifenoli .............................................. II.3.2. Determinazione del contenuto totale di flavonoidi ............................................. II.3.3- Determinazione del contenuto totale di aminoacidi liberi .................................. II.3.4- Determinazione delle proteine totali ................................................................... II.3.5- Determinazione del contenuto di caroteni totali.................................................. II.3.6- Analisi del contenuto totale di Acido Ascorbico ................................................ II.3.7- Determinazione di metalli pesanti ....................................................................... II.3.8- Separazione, identificazione e quantificazione degli acidi fenolici e dei flavonoidi ............................................................................................................. II.3.8.1- Panoramica del frazionamento del miele in Colonna Cromatrografica di Amberlite XAD-2 .................................................................................... II.3.8.2- Identificazione e quantificazione degli acidi fenolici e flavonoidi tramite il sistema HPLC-DAD-ESI-MS-Mn ................................................... II.3.8.3- Quantificazione degli acidi fenolici e dei flavonoidi mediante HPLCDAD .................................................................................................................... II.3.8.4- Calibrazione, limite di rilevamento e recupero degli standard utilizzati con il metodo di frazionamento per colonna cromatografica di Amberlite........ II.3.8.5- Recupero del Metodo ............................................................................. II.4- Caratterizzazione in vitro della attività antiossidante totale del miele: studio della capacità di scavenger dei radicali liberi II.4.1- Determinazione della capacità di assorbimento dei radicali liberi dell'ossigeno (ORAC) ................................................................................................................ II.4.2- Test di attività antiossidante totale utilizzando la capacità di ferro riduzione del composto 2,4,6-tripyridyl-s-triazina (Fe3+- TPTZ)(FRAP) .................................. II.4.3- Determinazione della TAC secondo metodo FIA – ABTS.................................. II.4.3.1- Principi del metodo TEAC (Trolox Equivale Antioxidant capacity)..... II.4.4- Determinazione della capacità di scavenger dei radicali OH• ............................. II.4.5- Determinazione della capacità di scavenger dei radicali O2•............................... 1 3 4 4 10 15 15 17 17 18 23 23 24 25 26 27 27 27 27 28 28 28 29 29 29 30 30 31 31 31 32 33 34 35 35 35 36 37 37 39 40 II.5- Caratterizzazione in vitro dell’ attività antiossidante totale del miele e delle sue frazioni fenoliche: valutazione dell'attività inibitoria della perossidazione lipidica in omogenati di fegato di ratto ........................................................................................ II.5.1. Preparazione di omogenati di fegato di ratto .............................................. II.5.2. Determinazione dell’ inibizione della formazione di sostanze reattive dell’ acido tiobarbiturico (TBARS) nel modello della perossidazione lipidica spontanea..... II.5.3. Determinazione dell’ inibizione della formazione di TBARS nel modello della perossidazione lipidica indotta dal sistema FeSO4 e acido ascorbico........................ II.5.4. Studio della formazione d`idroperossidi lipidici.......................................... II.6- Studio del miele e dei suoi flavonoidi come agenti di protezione contro il danno ossidativo nei confronti dei globuli rossi umani.................................................................. II.6.1- Globuli rossi Collection....................................................................................... II.6.2- Studio dell effetto protettivo contro l`emolisi...................................................... II.6.3- Preparazione del Ghost di membrana da Globuli rossi........................................ II.6.4- Studio della suscettibilità dei lipidi di membrana eritocitaria alla perossidazione ...................................................................................................... II.7- Analisi statistica .......................................................................................................... Capitolo III: Risultati e Discussione III.1- Studio degli antiossidanti nel miele, altri composti bioattivi e il contenuto di minerali........................................................................................................................ III.1.1- Identificazione e quantificazione degli acidi fenolici e dei flavonoidi mediante il sistema HPLC-DAD-ESI-MS-Mn ......................................................... III.1.2. Studio dei minerali nel miele ............................................................................. III.2. Caratterizzazione in vitro dell’ attività antiossidante totale del miele: capacità di scavengin dei radicali liberi e inibizione della perossidazione lipidica III.2.1. Determinazione della capacità antiossidante totale tramite il test della capacità di assorbimento dei radicali liberi dell'ossigeno (ORAC), scavenger dei radicali ABTS.+ e attività antiossidante totale utilizzando la capacità di riduzione del ferro del composto 2,4,6-tripyridyl-s-triazina (Fe3+- TPTZ) (FRAP) .................................. III.2.2. Studio della capacità di scavenger dei radicali O2• e OH• ................................. III.2.3. Valutazione dell'attività inibitoria della perossidazione lipidica in omogenati di tessuto epatico di ratto ....................................................................................... III.4- Studio del miele e dei suoi flavonoidi come agenti di protezione contro il danno ossidativo nei globuli rossi umani .............................................................................. III.5. Suscettibilità alla perossidazione dei Ghost degli eritrociti.................................. Capitolo IV: Conclusioni ............................................................................................................... Bibliografia ..................................................................................................................................... Ringraziamenti ............................................................................................................................... 41 41 41 42 43 44 44 44 44 45 45 47 51 59 62 62 67 71 77 80 84 86 100 _________________________________________________________________PREMESSA Oggigiorno è impressionante il numero di studi che sostengono un coinvolgimento dello stress ossidativo in varie malattie ad elevata incidenza nella popolazione mondiale, come il cancro, le malattie cardiovascolari, quelle neurodegenerative, il diabete, l’ischemia/riperfusione e vari processi infiammatori (Simonian & Coyle, 1996; Gilgun-Sherki et al., 2002). In particolare, è stata proposta una serie di teorie che spiegano gli eventi biochimici coinvolti nel danno cellulare nel caso delle malattie infiammatorie e degenerative, nelle quali i radicali liberi contribuiscono in modo decisivo al loro sviluppo (Wang et al., 1996; Bravo, 1998; Vieira et al., 1998; Yan et al., 1998; Tapiero et al., 2002; Havsteen, 2002; Valko et al., 2007). Tali scoperte hanno fornito nuove possibilità terapeutiche contro queste patologie, per mezzo di composti che aiutano a prevenire o a ridurre il danno ossidativo. Negli ultimi anni, l'uso di antiossidanti di origine sintetica per scopi terapeutici è stato messo in discussione a causa della loro possibile genotossicità (Rauha, 2001). Per questo motivo, la ricerca si è interessata soprattutto ai composti antiossidanti naturali, tanto che attualmente a livello mondiale si tende ad incrementare lo studio e l' utilizzo di fonti naturali, al fine di ottenere farmaci efficaci contro le varie patologie (Raskin et al., 2002). Tra i vantaggi degli antiossidanti naturali possiamo indicare un’elevata diversità molecolare e un’alta funzionalità biologica, che si esplicano mediante varie azioni di modulazione nella cellule che portano ad interagire con una vasta gamma di molecole (Aruoma, 1998; Bastianetto & Quirion, 2002; Aruoma et al., 2003). A questo si aggiunge che molti di questi composti non presentano tossicità e quindi il loro uso è sicuro; ciò purtroppo non è vero per tutti poiché alcuni antiossidanti naturali possono essere tossici (Kagan et al., 2002). È per questo che oggi queste sostanze, fitochimiche o chemioprotettori, sono sotto i riflettori dei laboratori di ricerca delle industrie farmaceutiche e alimentari in tutto il mondo. Basandosi su questi precedenti, oggi è stato proposto l´uso di estratti di piante e di altre fonti naturali come agenti di protezione contro il danno cellulare e a biomolecole; tali estratti contengono, infatti, una miscela di composti antiossidanti, con diverse modalità di azione e di effetto protettivo contro il danno mediato da radicali liberi (Kagan et al., 2002). Tra tutte le fonti naturali possibili, il miele delle api, in particolare il tipo uniflorale, offre valide opzioni per la ricerca di nuovi composti bioattivi, in particolare di antiossidanti, a scopi alimentari e farmaceutici. Il miele è il principale composto naturale prodotto dalle api della specie Apis mellifera; ha proprietà stimolanti, nutrienti e terapeutiche che lo rendono un prodotto ad alta domanda nel 1 _________________________________________________________________PREMESSA mercato internazionale. Il suo utilizzo come fonte naturale di composti bioattivi è garantito per diverse ragioni: da un punto di vista generale possiamo dire che il miele è una fonte di composti bioattivi che hanno una base rinnovabile ed è facilmente ottenibile. Inoltre Cuba è in grado di produrre diversi tipi di miele uniflorale, grazie alla varietà e alla ricchezza della sua flora silvestre, che mette a disposizione una grande diversità e una grande quantità di diverse specie floreali. Le piante da cui si ottiene il miele cubano sono soprattutto piante selvatiche; ciò è dovuto alle condizioni climatiche favorevoli, che fanno si che quasi tutto l'anno esista una graduale e continua fioritura, con ampie aree caratterizzate da un determinato tipo di fioritura (Pérez, 2000). La ricerca di composti antiossidanti nel miele di api si basa sul fatto che numerosi studi epidemiologici suggeriscono che i composti fitochimici presenti in frutta e verdura hanno un effetto protettivo contro le malattie croniche e degenerative (Heinonen et al., 1998; De Ruvo et al., 2000; Yi-Fang et al., 2002; Johnsen et al., 2003; Smith-Warner et al., 2003; Smith-Warner et al., 2003) e che studi paralleli hanno dimostrato che il miele di api possiede la stessa capacità antiossidante di molta frutta e verdura fresca; inoltre è documentata, in questo composto naturale, una forte correlazione tra la capacità antiossidante totale e i contenuti totali di polifenoli (Greldof et al., 2002; Meda et al., 2005; Vela et al., 2007). Infine, il suo uso come parte integrante della dieta di alcune popolazioni umane è stato associato ad una varietà di effetti benefici sulla salute umana (Bogdanov et al., 2008). Tutto questo suggerisce quindi che, in generale, il miele contenga composti biologicamente attivi, in grado di modulare diverse funzioni fisiologiche. Per quanto esposto sopra, negli ultimi anni numerose pubblicazioni hanno stimolato l'interesse della comunità scientifica internazionale per ciò che riguarda la caratterizzazione e la differenziazione dei mieli uniflorali, specifici di ogni Regione e di ogni Paese. Sono stati identificati diversi composti con un’ importante attività antiossidante in differenti tipi di miele uniflorali. Questi studi hanno identificato composti fenolici, amminoacidi e alcuni enzimi responsabili dell'attività antiossidante presente nel miele di api (Martos et al., 2000; Gheldof et al., 2003; Bogdanov et al., 2004; Huidobro et al., 2005; Henriques et al., 2006; Fiorani et al., 2006; Gómez et al., 2006; Pérez et al., 2007; Michalkiewicz et al., 2008). Tuttavia, a prescindere dal progresso che esiste su questo tema a livello mondiale, i risultati ottenuti in una determinata Regione non possono essere in alcun modo estrapolati e adeguati alle condizioni presenti in altri Paesi, come nel caso di Cuba. Sono pertanto necessari ulteriori studi per caratterizzare la composizione chimica e l'attività biologica del miele delle api di Cuba. 2 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE I. Introduzione I.1. La vità e il “Paradosso dell`Ossigeno” Il paradosso della vita aerobica, o “Paradosso dell’Ossigeno”, si basa sul concetto che gli organismi eucarioti aerobi non possono sopravvivere in assenza di ossigeno, nonostante questo elemento sia pericoloso per la loro stessa esistenza (Davies, 1995; Davies & Ursini, 1995). Questa dicotomia trova spiegazione nella chimica dell’ossigeno: ogni atomo ha un elettrone non appaiato ed è quindi un radicale libero, così come l’ossigeno molecolare presenta due elettroni non appaiati ed è da considerare quindi un diradicale. Nella catena di trasporto elettronico mitocondriale, la riduzione dell’ossigeno molecolare in acqua dovrebbe essere un processo relativamente sicuro, ma l’ambiente cellulare riducente provoca la formazione di intermedi reattivi, comuni prodotti della vita aerobica, che sono però responsabili della tossicità dell’ossigeno. Per sopravvivere in un ambiente ricco di ossigeno, gli organismi sono in grado di produrre o di assorbire una varietà di composti antiossidanti solubili in acqua o nei lipidi; inoltre sintetizzano una serie di enzimi capaci di intercettare ed inattivare gli intermedi reattivi dell’ossigeno. Nonostante siano fondamentali, i composti e gli enzimi antiossidanti non sono completamente efficienti nel prevenire il danno ossidativo: a questo scopo vengono sintetizzati degli enzimi di riparo o di rimozione del danno che operano a livello delle proteine, dei lipidi e del DNA che risultano danneggiati. Essendo questo insulto ossidativo variabile nel tempo, gli organismi possono adattarsi a queste fluttuazioni di stress inducendo la sintesi sia degli enzimi antiossidanti, sia di quelli preposti al riparo del danno. Tra le risposte cellulari, uno dei processi più comuni è quello di indurre la morte cellulare programmata o apoptosi che elimina le cellule danneggiate e permette al tessuto di rigenerarsi con una nuova popolazione sana. Oppure la cellula può entrare in uno stato di arresto della crescita, alterando le proprie funzioni (Krtolica et al., 2001; Ben-Porath & Weinberg, 2005). La senescenza cellulare sembra sia proprio un meccanismo di soppressione della carcinogenesi e una delle cause dell’invecchiamento: le cellule senescenti rispondono agli stimoli ambientali e sono metabolicamente attive per lunghi periodi, ma sono incapaci di replicarsi in quanto sono irreversibilmente bloccate nella fase G1 e, allo stesso tempo, diventano resistenti all’apoptosi (Campisi, 2005). Nonostante tutte queste strategie protettive, i componenti vitali delle cellule subiscono comunque danni ossidativi. Secondo Sies “uno sbilanciamento nel sistema pro3 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE ossidante/antiossidante a favore delle specie ossidanti potrebbe causare uno stress ossidativo” (Sies, 1985). Quindi una situazione di stress ossidativo può risultare dall’aumentata esposizione di ossidanti o da una diminuita protezione contro gli stessi ossidanti, o da entrambe le possibilità. Nel lungo periodo questa situazione di stress può intaccare profondamente la funzionalità e la sopravvivenza dell’organismo stesso. Un aiuto sostanziale potrebbe arrivare dal condurre una vita sana e regolare: una dieta contenente sufficienti livelli di vitamine, minerali, cofattori e un moderato esercizio fisico possono minimizzare il danno ossidativo che le difese antiossidanti endogene devono sostenere. Negli ultimi anni l’attenzione si è sempre più rivolta verso aspetti salutari e nutrizionali: una dieta ricca in frutta e verdura può offrire protezione contro diverse patologie, come malattie cardiovascolari, cancro e altre degenerazioni legate all’invecchiamento. La frutta e la verdura in particolare sono considerate ricche di effetti benefici per la salute grazie al loro alto contenuto di antiossidanti che possono proteggere l’organismo dalle reazioni di ossidazione a livello cellulare (Wang et al., 1996). I.2. Radicali liberi e antiossidanti I.2.1. Radicali liberi generati nei sistemi biologici. Fonti, meccanismo generatore e effetti. I radicali liberi (RL) sono definiti come quelle molecole o frammenti di queste che contengono uno o più elettroni spaiati nei loro orbitali atomici e molecolari, il che li rende composti estremamente instabili e fugaci, con grande capacità di formare altri radicali liberi prodotti dalle reazioni chimica a catena. Tra questi, i radicali derivati dell’ ossigeno rappresentano la classe più importante di specie radicaliche generate nei sistemi viventi (Halliwell, 1999; Dröge, 2002). La vita aerobica richiede ossigeno per ossidare le sostanze nutrienti della dieta e quindi per ottenere energia. "Specie reattive dell'ossigeno" e "specie reattive dell’ azoto " (le loro sigle in inglese: ROS e RNS, rispettivamente) sono i termini con cui sono stati chiamati i radicali liberi derivati dal`ossigeno e azoto, rispettivamente. Per Specie Reattive dell’Ossigeno si intendono tutte le specie radicaliche e non, derivanti da reazioni di ossido-riduzioni dell’ossigeno. I principali rappresentanti sono l’anione superossido (O2), il perossido di idrogeno (H2O2) e il radicale idrossile (OH), capaci di interagire a vari livelli e con diversa efficacia all’interno dei sistemi biologici (Dröge, 2002). 4 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE L’anione superossido è considerato il precursore di tutte le specie radicaliche perché, nella maggior parte dei casi, è il primo radicale che viene prodotto dalle ossidasi (Ardanaz & Pagano, 2006). Si forma dalla riduzione dell’ossigeno per trasferimento di un singolo elettrone e può comportarsi sia da agente riducente, cedendo a sua volta un elettrone ad una molecola di ossigeno, sia da agente ossidante, con la formazione di perossido di idrogeno. Questa reazione è nota come reazione di dismutazione, che può avvenire in modo spontaneo ma estremamente lento (2×105 m/sec) oppure può essere catalizzata dal sistema enzimatico della superossido dismutasi, capace di velocizzare il processo di 104 volte. L’anione superossido è in grado di ossidare molti composti biologicamente importanti, come catecolamine, polifenoli, leucoflavine, mentre riduce il citocromo c, il tetranitrometano ed il nitroblu di tetrazolio (Fridovich, 1986). Il perossido di idrogeno, grazie alle piccole dimensioni e alla mancanza di carica, è molto più stabile ed ha un maggior raggio di diffusione rispetto all’anione superossido. Viene considerato tossico all’interno di un sistema biologico per la sua capacità di convertirsi in radicale idrossile, reputato il più reattivo e dannoso tra i radicali dell’ossigeno, attraverso l’esposizione alla luce ultravioletta o attraverso l’interazione con ioni metallici (reazione di Fenton) (Ardanaz & Pagano, 2006). L’anione superossido può collaborare con il perossido di idrogeno nella formazione del radicale idrossile. Questa reazione, conosciuta con il nome di Haber-Weiss, avviene sia in vitro che in vivo (Liochev & Fridovich, 1994). Il radicale idrossile può essere prodotto, oltre che attraverso le due reazioni appena citate, anche dalla reazione fotochimica dell’acqua, in cui una molecola di acqua viene scissa omoliticamente con la formazione di due specie radicaliche. Come detto sopra, il radicale idrossile è considerato il più tossico fra i ROS in quanto è capace di interagire indiscriminatamente con tutte le macromolecole biologiche ed è talmente reattivo che non diffonde più di uno o due diametri molecolari prima di reagire con un componente cellulare (Pryor, 1986). Nel suo stato elettronico basale l’ossigeno è un tripletto (3O2) e, poichè ha due elettroni spaiati con stesso spin, è anche un diradicale (Pryor et al., 2006). L’appaiare i due elettroni dando loro spin diversi porta alla formazione del cosiddetto ossigeno singoletto (1O2), una forma a più alta energia rispetto allo stato basale. L’ossigeno singoletto non viene prodotto dall’ossigeno tripletto attraverso semplici processi termici, ma richiede l’intervento di molecole 5 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE altamente energetiche. È presente in diversi processi fisiologici, ma non è ancora chiaro quale sia la sua funzione. Ricopre però un importante ruolo nella terapia fotodinamica delle neoplasie: le cellule tumorali vengono irradiate in modo da eccitare le molecole fotosensibili endogene, come ad esempio le porfirine, coinvolte nella formazione di ossigeno singoletto che può così innescare la morte cellulare. Figura 1. Processo di riduzione dell`ossigeno molecolare. Accanto alle specie reattive dell’ossigeno, presentano un’importante rilevanza biologica anche le specie reattive dell’azoto (RNS). In particolare l’ossido nitrico (NO), tossico a moderate concentrazioni, ricopre diversi ruoli fisiologici: è un importante vasodilatatore, inibisce l’adesione e l’aggregazione piastrinica, viene prodotto a livello cerebrale come neurotrasmettitore, è coinvolto nelle risposte immunitarie ed ha un effetto protettivo durante il processo di ischemia/riperfusione (Wink, 1993; Ignarro, 2000). L’NO viene sintetizzato dall’ossidazione della L-arginina da una famiglia di sintasi (NOS) di cui si conoscono principalmente tre isoforme (Stuehr, 1999). È ritenuto tossico perché capace di reagire con l’anione superossido e generare il perossinitrito, un potente ossidante . Un concetto interessante è che l’ossido nitrico, attraverso questa reazione, neutralizza in parte la tossicità dell’anione superossido trasformandolo in ONOO, che in parte si decompone in NO3 . 6 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE Esistono diverse fonti di generazione di RL e ROS, potendo differenziarsi in endogene e esogene. La produzione endogena di ROS segue diverse vie metaboliche (Sauer, 2001); il maggior sito di formazione è rappresentato dalla catena di trasporto degli elettroni nei (Beal, 2005) mitocondri (Figura 2). Figura 2. Rappresentazione della formazione endogena di ROS nei mitocondri. Negli animali, circa l’85% dell’ossigeno inspirato è utilizzato dai mitocondri, interagendo in particolare con la citocromo ossidasi, presente nella membrana interna di questi organelli, capace, a sua volta, di legare stabilmente le specie di ossigeno parzialmente ridotte, fino alla loro conversione in acqua. A livello della membrana del reticolo endoplasmatico liscio è situata un’altra citocromo ossidasi, coinvolta in un trasporto elettronico: si tratta della famiglia multienzimatica del citocromo P450, deputato alla detossificazione dell’organismo, oltre che ad altre importanti funzioni (Zangar et al., 2004). Senza entrare nel dettaglio del meccanismo enzimatico, è noto che la produzione di ROS a questo livello avviene durante l’ossidazione di acidi grassi insaturi e la bioattivazione di xenobiotici, come farmaci, droghe, idrocarburi aromatici, pesticidi, ecc. In caso di ischemia, invece, la principale fonte di ROS è il sistema Xantina OssidasiLipogenasi-Cicloossigenasi, che presiede il metabolismo delle purine. Questo sistema enzimatico è presente nelle cellule endoteliali dei piccoli vasi e nelle cellule epiteliali del tessuto mammario. Generalmente esiste sottoforma di xantina deidrogenasi ma in certe condizioni, come appunto l'ischemia, può essere convertita in xantina ossidasi che, in presenza di substrati murinici, è in grado di produrre velocemente grandi quantità di anione superossido e perossido di idrogeno (Rieger et al., 2002). Il complesso multienzimatico più importante coinvolto nella generazione di ROS, in particolare durante la trasduzione di segnali intracellulari, è la NADPH Ossidasi. Questa è costituita da un citocromo b, presente nella membrana citoplasmatica, e da proteine leganti gruppi GTP (GTP binding proteins), riscontrabili a livello citoplasmatico. Quando il sistema 7 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE viene attivato, le costituenti citoplasmatiche vengono fosforilate e traslocano sulla membrana dove si legano al citocromo b, permettendo il trasferimento di un elettrone all’ossigeno molecolare con conseguente produzione di superossido. L’attivazione della NADPH ossidasi richiede anche la partecipazione di due proteine a basso peso molecolare, Rac2, facente parte di un dimero citoplasmatico con Rho-GDI, e Rap1A, membro della famiglia Ras situato a livello della membrana citoplasmatica in intimo contatto con il citocromo (Babior, 1999; Li et al., 2001). Questo complesso è ben caratterizzato nelle cellule fagocitiche, dove è fondamentale la funzione battericida svolta dai ROS (O2, H2O2 e HOCl) prodotti dalle reazioni respiratorie, che rappresentano un meccanismo di difesa contro l'invasione di microorganismi. Attraverso studi biochimici è stato messo in evidenza un sistema funzionalmente simile anche in cellule non deputate alla fagocitosi, in cui i ROS agirebbero da secondo messaggero nelle cascate di segnali intracellulari. L’esatta composizione della NADPH ossidasi in cellule non fagocitarie non è ancora chiara, ma è stata dimostrata l’essenzialità del reclutamento di Rac1 nell’attivazione del sistema enzimatico. Questa proteina a basso peso molecolare potrebbe mediare l’interazione fra i prodotti di PI3K e la NADPH ossidasi (Sundaresan, 1996). Inoltre, numerose sono le fonti esogene di produzione dei ROS. Tra gli agenti ambientali ritroviamo le radiazioni elettromagnetiche, quali i raggi x e i raggi ɤ, e le radiazioni ultraviolette, che producono radicali liberi per trasferimento della loro energia a componenti cellulari o a molecole di acqua. Anche pesticidi, fumo di tabacco, solventi, anestetici e in generale tutti gli agenti facenti parte degli idrocarburi aromatici possono essere responsabili di uno stress ossidativo (Pagano, 2000). Infine molti agenti chemioterapici e gli antibiotici devono parte del loro effetto citolitico e quindi antineoplastico, così come ai loro ingenti effetti collaterali, alla capacità di generare radicali liberi (Murrel, 1993). Attualmente, ci sono prove sufficienti per sostenere la teoria del danno in vivo prodotto dai radicali liberi sugli acidi nucleici, lipidi e proteine (Valko et al., 2006) (Figura 3). Il danno ossidativo agli acidi nucleici è mediato principalmente dai radicali OH che generano prodotti di diversi tipi e rotture di singoli e doppi legami sullo scheletro di carbonio. È noto che questo radicale reagisce con tutti i componenti della molecola del DNA, danneggiando sia le basi puriniche sia quelle pirimidiniche che lo scheletro degli zuccheri. Inoltre si possono riscontrare danni a livello genomico, come la formazione di interruzioni per la rimozione di basi, con 8 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE conseguente frammentazione della doppia elica, o come l’ossidazione delle basi, con effetti mutagenici sia a livello del DNA nucleare sia in quello mitocondriale (Wagner, 1992; Marnett, 2000). Quest’ultimo è maggiormente interessato dagli effetti dello stress ossidativo, in quanto è in intimo contatto con la primaria sorgente di ROS ed è dotato di una scarsa capacità di protezione e di riparo, a differenza del DNA nucleare (Ritcher et al., 1988). Figura 3. Sintesi dei danni a diverse strutture e molecule cellulari provocati dai radicali liberi. I ROS interagiscono con le membrane, nei confronti della loro componente proteica e lipidica, alterando irreversibilmente la permeabilità e la funzionalità della membrana stessa. In particolare i lipidi sono uno dei target più sensibili all’ossidazione da parte dei ROS. L`incorporazione di ossigeno molecolare nelle strutture degli acidi grassi avvia una reazione a catena, attraverso la quale si formano vari tipi di specie reattive (RO2 e RO). Questo evento, noto come perossidazione lipidica, produce una progressiva perdita dell'integrità delle membrane distruttiva Figura 4. Processo di perossidazione lipidica e conseguente formazione di (Simonian & Coyle, 1996) (Figura 4). biologiche ed è quindi molto idroperossidi. 9 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE Una volta iniziata, la perossidazione lipidica, se non neutralizzata dai sistemi difensivi, termina solo con la formazione dei prodotti finali, quali malondialdeide (MDA), 4-idrossi-2nonenolo (4-HNE) e gli F2-isoprostani, che vengono accumulati nell’organismo (Kregel & Zhang, 2007). Nel caso delle proteine, è noto che i ROS e RNS sono in grado di ossidare i loro gruppi –SH; ciò può causare frammentazione della catena polipeptidica e modifiche di aminoacidi che possono sia attivare che disattivare queste molecole. Gli amminoacidi più sensibili sono il triptofano, la tirosina, la fenilalanina, la metionina e la cisteina. In particolare, l'OH interagisce con gli amminoacidi generando un danno specifico nei confronti di proteine legate ai metalli di transizione (Dalle et al., 2003; Stadtman, 2004; Dalle et al., 2005). Un’altra conseguenza allo stress ossidativo sono i cambiamenti funzionali in vari tipi di proteine (Stadtman, 1992). Ad esempio, gli enzimi danneggiati possono perdere o modificare la loro attività, le proteine strutturali o le chaperonine possono aggregarsi fra di loro, mentre i fattori di trascrizione possono aumentare o diminuire la loro capacità di legarsi al DNA, modulando cambiamenti dell’espressione genica che decidono della sopravvivenza, della morte o del processo di invecchiamento cellulare (Greer & Brunet 2005). I.2.2. Antiossidanti: Equilibrio tra le specie reattive e meccanismi antiossidanti. Negli organismi aerobi la produzione di ROS e RNS è inevitabile e, entro certe concentrazioni, fondamentale (Feher, 1985). Per poter sopravvivere, però, questi sistemi biologici hanno dovuto mettere a punto un complesso sistema di difese antiossidanti, prevenendo così la generazione dei radicali più reattivi e la loro neutralizzazione una volta formatisi. Per antiossidante si intende ogni sostanza che, presente a concentrazioni comparabili con quelle di un substrato ossidabile, ritarda o evita l’ossidazione di quel substrato (Halliwell & Gutteridge, 1989). Successivamente, sono stati definiti da una prospettiva più generale, come "tutti quei composti che proteggono i sistemi biologici contro l'effetto dannoso della generazione eccessiva di ossidanti," e questa definizione è attualmente la più utilizzata (Krinsky, 1992). Non esiste un antiossidante universale od ottimale: le difese contro lo stress ossidativo non sono in grado di evitare completamente tutti i danni. In un sistema biologico, la funzione di antiossidante dipende da vari parametri, come il tipo di ROS generato, il modo e il luogo in cui si è formato, l’entità del danno riportato. Ogni cellula è caratterizzata da una particolare concentrazione di elettroni (stato redox) conservati in vari costituenti cellulari, che insieme con le loro variazioni determinano le funzione 10 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE cellulari (Schafer & Buettner, 2001). L'equilibrio stabilito tra i sistemi ossidanti e antiossidanti è essenziale per lo sviluppo degli organismi viventi. Questo equilibrio redox è fissato a un livello fisiologico, è essenziale per la regolazione metabolica, l'attivazione e la disattivazione di biomolecole, la trasduzione del segnale, l'ottenimento di energia metabolica e le attivazioni cellulari (Cadenas, 1997). Il corpo umano è dotato di un ampio gruppo di composti antiossidanti, alcuni endogeni sintetizzati e altri ottenuti attraverso la dieta, chiamati esogeni (Ames et al., 1995). I meccanismi di difesa del corpo contro i danni mediati da radicali liberi sono: i) i meccanismi di prevenzione, ii) meccanismi di riparazione, iii) le difese fische e iv) le difese antiossidanti (Valko et al., 2007). Inoltre, secondo la loro modalità di azione nel corpo gli antiossidanti sono classificati come primari, secondari e terziari. Gli antiossidanti primari sono quelli che convertono i ROS in molecole meno dannose prima di reagire con le strutture vitali, o impediscono la loro produzione. In queste gruppo ci sono: la superossido dismutasi (SOD, SOD Mn, SOD CuZn), la glutatione perossidasi dipendente dal selenio (GPx Se), la glutatione reduttasi (GR), la perossidasi, la catalasi, la glutaredoxina, la tioredoxina (Trx), e proteine come la ferritina e la ceruloplasmina (Dröge, 2002). Gli antiossidanti secondari, invece, quando reagiscono con i radicali liberi si ossidano e diventano radicali liberi deboli e non tossici. Esempi di questi sono: le vitamine C ed E, βcarotene, acido urico (UA), bilirubina, albumina (Alb), ubichinone e selenio e all'interno del gruppo di composti fenolici (CF) sono gli acidi fenolici, fenoli non carbossilici e flavonoidi (Carr & Frei, 1999; Catani et al., 2001; El-Agamey et al., 2004; Landis & Tower, 2005; Miller et al., 2005; Schrauzer, 2006). Esiste infine un sistema di antiossidanti terziari, composto principalmente da macroxiproteinasi, fosfolipasi A2 e C, endo e esonucleasi, DNA glicosilasi, perossidasi e metionina solfossido reduttasi (Sahnoun et al., 1997), le cui funzioni includono: Riparazione diretta dei danni alle proteine, lipidi e carboidrati, DNA, RNA. Degradazione delle molecole ossidate con il mantenimento delle strutture di base non danneggiate ( amminoacidi, nucleotidi e acidi grassi). Eliminazione dei prodotti danneggiati irreversibilmente. Gli antiossidanti possono essere anche classificati come non enzimatici idrosolubili e liposolubili (Fridovich, 1989). Gli “scavengers” idrosolubili sono molecole a basso peso 11 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE molecolare, localizzate in vari distretti della cellula, che interagiscono direttamente con i ROS, neutralizzandoli e ossidandosi (Figura 5). Tra questi possiamo citare l’acido ascorbico (vitamina C), l’acido urico, ma soprattutto il più conosciuto Glutatione (GSH), capace di ossidarsi direttamente in GSSG ma anche di fungere da cofattore fondamentale in numerosi sistemi enzimatici glutatione-dipendenti (Valko et al., 2007). Le molecole liposolubili, come le vitamine, invece, sono situate a livello delle membrane e sono adibite alla neutralizzazione della perossidazione lipidica; un esempio sono l’α-tocoferolo (vitamina E) e i β-caroteni. Il Coenzima Q10 o ubichinone è una componente mitocondriale essenziale e un antiossidante liposolubile situato in ogni membrana cellulare. Esso può agire indipendentemente neutralizzando specie radicaliche a livello di membrana o agendo sinergisticamente con la vitamina E (Catani et al., 2001; El-Agamey et al., 2004; Miller et al., 2005) . Figura 5: Principale processo di funzionamento degli antiossidanti a basso peso molecolare. Le specie radicaliche che si formano nell’area lipofilica della cellula sono ridotte dal tocoferolo localizzato nelle membrane, con la formazione del radicale tocoferile. Questo può essere ridotto di nuovo a tocoferolo da un altro antiossidante liposolubile come l’ubichinolo, o da un antiossidante citoplasmatico come l’ascorbato. Il deidroascorbato può essere riconvertito, a sua volta, nella sua forma ridotta dal glutatione (GHS) e infine dal NADPH. In questo contesto, è stato ipotizzata l'esistenza di vere e proprie “reti” di antiossidanti, dove alcuni antiossidanti interagiscono con gli altri per rigenerare le loro corrispondenti forme ridotte in un processo altamente coordinato e controllato, che solo ora si sta iniziando a comprendere nel dettaglio (Sen et al., 2000). Per un loro studio, le difese antiossidanti sono raggruppate secondo 12 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE schemi diversi, uno dei quali le classifica come molecole enzimatiche o non enzimatica, indicato nella Tabella 1. Tabella 1. Classificazione generale degli antiossidanti nei sistemi biologici. Antiossidanti Esempi piú rilevanti Superossido dismutasi (SOD) (E.C. 1.15.1.6) Catalasi (E.C. 1.11.1.6) Enzimatici Glutatione perossidasi (GSH-Px) (E.C. 1.11.1.9) Idrosolubili Acido L-ascorbico (vitamina C) Riferimenti Catalizza la conversione dell’ O2 a H2O2 secondo la reazione: Valko et al., 2 O2 + 2H+ H2O2 + 1O2 2007 È l`unico enzima nel corpo che ha come substrato un radicale libero È un emoenzima capace di trasformare l’ H2O2 in H2O, secondo la reazione: Valko et al., 2007 Catalasi-Fe3+ + H2O Composto I Composto I + H2O2 catalasi-Fe3+ + H2O + O2 È attiva sia sull’ H2O2 come sui perossidi lipidici, a scapito dell’ossidazione del glutatione ridotto (GSH) a glutatione ossidato (GSSG) secondo la reazione: ROOH + 2GSH ROH + GSSG + H2O Agisce come cofattore di numerosi enzimi disintossicanti dello stress ossidativo. Il glutatione ossidato si accumula all`interno delle cellule e la percentuale di GSH/GSSG è un ottimo indicatore dello stato ossidativo nel corpo (omeostasi redox). Jones et al., (2000) Dröge (2002) Nogueira et al., (2004) Masella et al., (2005) Il suo effetto antiossidante è dovuto al fatto che reagisce direttamente con i ROS (es. come scavenger di OH) e indirettamente, attraverso la Cooper & sua partecipazione nelle reazioni redox catalizzate Kristal, (1997) da enzimi (es. nella reazione di GSH-Px). Agisce sinergicamente per favorire l`attività antiossidante delle vitamine E e C. Si tratta di un composto che in virtù del suo basso potenziale redox può agire come scavenger “ad ampio spettro” contro i radicali RO2 OH, O2 nonchè contro ONOO e 1O2 Rice, (2000) Agisce anche in sinergia con altri antiossidanti non enzimatici. Può agire come pro-ossidante in determinate circostanze fisiologiche Liposolubili Non Enzimatici Glutatione Funzione come antiossidanti -tocoferolo È il principale antiossidante “residente” nelle membrane biologiche. La sua funzione è quella di eliminare i radicali RO2 generati durante la perossidazione dei lipidi secondo la reazione: RO2 + -tocoferolo- OH ROOH + -tocoferolo- O Beckman & Ames, (1998) Il tocoferolo radicalico è relativamente stabile e in circonstanze normali non può avviare il processo di ossidazione delle membrane biologiche 13 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE E' stato accertato che l'espressione di enzimi antiossidanti umani è indotta a livello genico da livelli moderati di ROS (Esposito et al., 2002). Nella maggior parte dei casi la molecola antiossidante non enzimatica è in grado di sopprimere il potere ossidante dei radicali di donare elettroni. Pertanto, a seguito della loro attività, queste molecole dovrebbero formare radicali più stabili di quelle ossidanti iniziali. Successivamente, i radicali delle molecole antiossidanti devono essere riciclati e cosi la loro funzione antiossidante viene ristabilita (Khanna, 2000). Gli antiossidanti possono essere classificati anche tenendo conto delle funzioni svolte; a tal proposito possiamo distinguere tra: i) antiossidanti indiretti: sono quelli che inibiscono la formazione di radicali liberi, attraverso la chelazione di metalli come il Fe2+; ii) antiossidanti diretti: agiscono attraverso la cattura di ROS e RNS una volta che sono stati generati; iii) un ampio gruppo di molecole che modulano positivamente non solo la capacità cellulare di far fronte alla generazione di elevati livelli di ROS e RNS (compresa la capacità enzimatica), ma anche la capacità di promuovere la riparazione delle biomolecole ossidate dai radicali liberi (Aruoma, 1996). In questo senso, il concetto di capacità antiossidante di un determinato prodotto è più ampio ed è legato non solo agli effetti per diminuire la generazione di radicali liberi (funzioni i e ii), ma anche alla prevenzione del danno ossidativo e delle affezioni letali nelle funzioni cellulari che possono essere stimolate da questi reattivi chimici (funzione iii) (Aruoma, 1998). Gli antiossidanti diretti sono i più studiati e come esempi classici si possono citare tutti quelli presentati nella Tabella 1 (Jones et al., 2000; Kagan et al., 2002). Anche sul funzionamento delle difese antiossidanti è stato ipotizzato che, in generale, agiscano in parallelo (diversi antiossidanti possono svolgere ruoli simili) e in modalità seriale (enzimi antiossidanti operano in tandem durante la loro azione catalitica), che ben illustra la complessità di questo sistema di molecole (Beckman & Ames, 1998). L'interazione sinergica tra gli antiossidanti è anche favorita dalla "protezione" che si verifica tra ogni enzima: ad esempio, l'enzima SOD "protegge" il GSH-Px e la catalasi dai danni prodotti dal radicale O2, mentre il GSH-Px e la catalasi "proteggono" la SOD dall’ inattivazione causata dagli idroperossidi e dal perossido di idrogeno H2O2 (Chaudieáre & Ferrari-Iliou, 1999). 14 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE I.3. Stress ossidativo I.3.1. Stress ossidativo: definizione e strategie per la sua determinazione Lo stress ossidativo è stato originariamente definito da Sies (1986) come una situazione estrema dell`organismo in termini ossidativi, nella quale si verifica un’alterazione nel bilancio tra la generazione di ossidanti e il controllo da parte dei antiossidanti. L`equillibrio ossidativo nel corpo umano può essere rotto da un aumento della generazione di radicali liberi, una diminuzione delle difese antiossidanti o anche una combinazione di entrambi gli eventi. Attualmente, a questa tesi viene aggiunto che lo stress ossidativo deve essere inteso come uno stato di deregolamentazione, che non si verifica in modo invisibile nel corpo (Dröge, 2002). In base a ciò, è stata definita l`esistenza di 3 stati fondamentali correlati con la generazione dei radicali liberi nell’ organismo umano, come mostra la Figura 6. Nello stato I, che corrisponde alle condizione basali, esiste un equilibrio tra I- libello base II- squilibrio regolato III- squilibrio non transciente (stress ossidativo) la produzione e lo scavenger dei radicali concentrazione che le loro rimangano basse costanti. In questo stato e possono verificarsi cambiamenti in grado di portare ad un aumento moderato delle Concentrazione di ROS e RNS liberi, in maniera tale III II I specie ossidanti (Stato II); inoltre i tempo composti antiossidanti del corpo possono essere regolate a livello genetico, Figura 6. Stati coinvolti nella produzione di radicali ristabilendo l`equilibrio iniziale. liberi nel corpo umano (Dröge, 2002). Questi meccanismi, a lungo termine, tendono a mantenere l’omeostasi redox nel corpo (Dröge, 2002); tuttavia in determinate condizioni, può aumentare la generazione di radicali liberi e se la risposta antiossidante non è sufficiente a ristabilire l`equilibrio iniziale si genera lo stato che è stato già definito come stress ossidativo (stato III nella Figura 6). In tali casi, il corpo può raggiungere un nuovo stato di “equilibrio” caratterizzato da concentrazioni più elevate di radicali liberi e diversi modelli di espressione genica. Tali concentrazioni elevate spiegano i danni osservati nello stress ossidativo. D`accordo con i precedenti approcci, il concetto di stress ossidativo viene definito quindi come una situazione in cui le cellule sono esposte ad un 15 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE ambiente pro-ossidante e i meccanismi di difesa antiossidanti sono superati in un modo da incidere direttamente sullo stato redox cellulare (Valko et al., 2007). Lo stato di stress ossidativo può essere caratterizzato da: i) aumento della formazione di ROS e RNS; ii) diminuzione dei livelli di molecole antiossidanti non enzimatiche idrodolubili e liposolubili. iii) aumento del danno ossidativo nei confronti delle biomolecole cellulari (lipidi, proteine e DNA principalmente) (Khanna, 2000). Per misurare la formazione di ROS e RNS vengono generalmente usati composti esogeni che vengono specificamente trasformati dai radicali, in modo tale che le molecole ottenute possono essere considerate una misura quantitativa e selettiva delle specie reattive studiate (Ischiropoulos et al., 1999). In particolare, per gli studi svolti nei sistemi cellulari, è necessario che questi composti esogeni possiedano un'adeguata permeabilità attraverso le membrane cellulari, che le loro forme ossidate vengano sequestrate all’interno delle cellule e che abbiano una bassa tossicità (Royall & Ischiropoulos, 1993). Tra i composti più utilizzati per misurare i livelli intracellulari di radicali liberi ci sono le sonde fluorescenti diacetato di 2', 7'- diclorofluoresceina (DCFH2-DA) e diidrorrodamina 123 (DHR 123). In generale, è accettato che l`uso di queste sonde è appropriato per determinare la produzione globale di specie reattive, tenendo sempre in considerazione che possono reagire con diversi tipi di ROS e RNS (Ischiropoulos et al., 1999). Diversi metodi sono stati utilizzati per la quantificazione delle variazione delle concentrazione degli antiossidanti non entimatici come l`acido ascorbico, la vitamina E e GSH. Ai fini della determinazione dei livelli di GSH, per esempio, sono stati applicati diversi procedimenti tra cui gli studi con sonde fluorescenti come il monoclorobinano (MBCl). Questo composto è stato ampliamente utilizzato per la quantificazione dei livelli di GSH in diversi sistemi neuronali in condizione di stress ossidativo (Sarafian et al., 1994; Loikkanen et al., 1998; Lievre et al., 2001). Tuttavia, l`esaurimento dei livelli di antiossidanti non enzimatici in sistemi biologici non è sempre una conseguenza diretta dello stress ossidativo e la loro misurazione dovrebbe pertanto essere sempre accompagnata dalla misura di altri marcatori (Khanna, 2000). In generale, la determinazione in vivo di molecole ossidate dai ROS e RNS è complicata perchè, oltre ad altri fattori, si trovano in concentrazioni molto basse nelle cellule. D`altra parte, l`ossidazione delle biomolecole può verificarsi anche come conseguenza di altri processi cellulari non ossidativi (Khanna, 2000). In ogni caso, la strategia di maggior successo 16 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE sperimentale per l`analisi di ogni situazione di stress ossidativo dovrebbe essere la combinazione degli indicatori discussi in precedenza (Azzi et al., 2004). I.4. Contributo del miele alla nutrizione e alla salute umana. Il miele di api come fonte naturale di composti biologicamente attivi. Il miele ha suscitato un crescente interesse nella ricerca di nuovi composti biologicamente attivi: ciò è dovuto principalmente alla diversità molecolare e alla funzionalità dei composti ottenuti dalle fonti naturali (Raskin et al., 2002). A tutto questo si aggiunge il fatto che il miele è una fonte di composti bioattivi con un carattere rinnovabile ed è facilmente ottenibile, dal momento che si può reperire durante tutto l’anno grazie alle caratteristiche tropicali di Cuba (Pérez, 2000). Inoltre, il miele di api è poco tossico e ciò facilita il suo utilizzo nell’ industria alimentare, farmaceutica e cosmetica (Manrresa, 2005). I.4.1. Composizione biochimica del miele di api. Il miele ha una composizione chimica che gli permette di avere non solo un alto valore nutritivo, ma anche interessanti proprietà biologiche (Molan & Betts, 2004). Questo potrebbe spiegare l`effetto benefico sulla salute umana osservata nei soggetti che hanno consumato regolarmente il miele come parte integrante della loro dieta, suggerendo quindi che contenga composti biologicamente attivi in grado di modulare diverse funzioni fisiologiche del corpo (Khan et al., 2007). La composizione del miele è variabile a seconda della fonte da cui si ottiene, così come da fattori esterni, che includono le condizioni ambientali e il processamento. Il nettare, da cui proviene il miele, è ricco in saccarosio ed ha un basso contenuto di zuccheri semplici; è attraverso la reazione dell’ enzima invertasi che il saccarosio diventa fruttosio e glucosio, con la conseguente formazione di una miscela equimolare di questi due zuccheri con una elevata percentuale, conferendo al miele la proprietà di essere una soluzione soprassatura di zuccheri, dove il fruttosio occupa il 38% e il glucosio il 31%, (Pérez, 2002; Terrab et al., 2003). Tra i composti presenti in concentrazione minore nel miele ci sono gli amminoacidi. La presenza di questi nel miele è imputabile per prima cosa proprio alle api, poi alla fonte vegetale da cui viene prodotto il miele: infatti si hanno amminoacidi comuni a molti tipi di miele, mentre altri dipendono soltanto dalla sua origine botanica (González et al., 2006). Secondo quanto riportato, il totale degli aminoacidi liberi nel miele è pari a 10-200 mg/100 g (Patzold & Bruckner, 2006); 17 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE in particolare la prolina si presenta come l’ aminoacido in maggior percentuale, circa il 50% del totale degli aminoacidi liberi (Iglesias et al., 2004; Meda et al., 2005; Carter et al., 2006). Inoltre, è stato individuato nel miele di api un gran numero di aminoacidi e in molti casi sono considerati come marcatori dell’ origine botanica del miele stesso (Hermosín et al., 2003; Iglesias et al., 2004; Pérez et al., 2007). D'altra parte, il contenuto di proteine nel miele è variabile e dipende sempre in gran parte dall'origine botanica. Attualmente sono state utilizzate diverse metodologie per lo studio del contenuto totale di proteine nel miele, come il metodo Lorry e il metodo Bradford, grazie ai quali sono stati identificati valori superiori a 1000 mg · g-1 (Azeredo et al ., 2003; Molan & Betts, 2004). Le sostanze minerali nel miele derivano principalmente dal nettare da cui proviene il miele e quindi dalla sua origine botanica e geografica. Sono stati identificati diversi tipi di minerali, sia in traccia (Al, Ba, Sr, Bi, Cd, Hg, Pb, Sn, Te, Tl, W, Sb, Cr, Ni, Ti, V, Co, Mo) che in maggior quantità (P, S, Ca, Mg, K, Na, Zn, Fe, Cu, Mn), sempre in relazione con l’ origine del miele (Conti, 2000; Stocker et al., 2005). In studi recenti su mieli cubani sono stati individuati il Ca, Mg, Fe, Na come i macroelementi piu comuni e in maggiore concentrazione, compresa tra le 24.47 a 72.03 ppm (Manrresa, 2005). I.4.2. Metaboliti responsabili dell’ attività antiossidante nel miele d'api. Sono stati purificati e identificati diversi composti e le loro strutture sono stati chiarite e riconosciute come responsabili dell’ attività antiossidante del miele. Questi compendono i composti fenolici (acidi fenolici e flavonoidi) (Martos et al., 2000; Barberán et al., 2001; Gheldof et al., 2002; Henrriques et al., 2006; Fiorani et al., 2006; Dimitrova et al., 2007; Vela et al., 2007) e in misura minore gli aminoacidi (González et al., 2006; Patzold & Bruckner, 2006; Hermosín et al., 2003; Iglesias et al., 2004; Pérez et al., 2007), gli enzimi glucosio-ossidasi, invertasi, diastasi e catalasi (Huidobro et al., 2005), acido ascorbico, sostanze non enzimatiche come gli acidi organici, carotenoidi (β-carotene, - tocoferolo) e composti fenolici. Nel caso dei polifenoli, il contenuto può essere elevato in alcuni tipi di miele sempre a seconda della fonte botanica; tali composti hanno proprietà antiossidanti molto ben definite e sono tra i maggiori responsabili della capacità antiossidante del miele (Martos et al., 2000; Barberán et al., 2001). I composti fenolici (CF) rappresentano un grande gruppo di metaboliti secondari con attività antiossidante. Questa proprietà è associata principalmente alla capacità di scavenger dei radicali liberi attraverso la formazione del radicale fenosilico (ArO), che è molto stabile. I composti fenolici stabilizzano i radicali liberi quando cedono un idrogeno da uno dei loro gruppi 18 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE idrossilici, formando un legame tra i due composti. Il grado di attività dei CF e di molti altri antiossidanti è correlato al numero di gruppi idrossilici che la molecola presenta. Inoltre, è stata ipotizzata la loro capacità di chelare ioni metallici (come il Fe2 ) e quindi di impedire la loro partecipazione nelle reazioni di ossidazione (Rice-Evans et al., 1996). Il gruppo più importante di composti fenolici sono gli acidi fenolici e i flavonoidi, che sono particolarmente abbondanti nel miele di api (Martos et al., 2000; Tomás-Barberán et al., 2001). Questo gruppo di composti è suddiviso in 13 classi con più di 5000 composti, di cui citeremo solo quelli che sono di interesse particolare per questo lavoro: - Flavonoidi: flavoni (luteolina, apigenina e Chrysin), Flavonoli (miricetina, fisetina, quercetina, kaempferol, isorhamnetin e galangina), flavononi (Pinocembrina) e diidroflavonolo (pinobanksina). - Acidi fenolici: l’acido idrossibenzoico (acido siringico) e l'acido idrosicinnamico (caffeico, cumarico e suoi isomeri orto, meta e para) e felúrico. I flavonoidi sono composti a basso peso molecolare che condividono uno scheletro comune di difenilpirano (C6-C3-C6), formati da due anelli di fenilico (A e B) collegati tramite un anello C di pirano (eterociclici) (Martínez-Florez et al., 2002). Questi composti hanno generalmente almeno tre gruppi ossidrilici fenolici e di solito sono combinati con zuccheri per formare glicosidi, sebbene si possano trovare anche come agliconi liberi. Il glucosio è lo zucchero residuo più comune, ma è possibile trovare anche il galattosio, il ramnosio e lo xiloso. Le differenze all`interno delle classi di flavonoidi sono dovute principalmente alla variazione del numero e della posizione dei gruppi idrossili (Rice-Evans et al., 1996). All'interno di questo gruppo A ci sono i flavonoli e flavoni, molto abbondanti nel regno vegetale. I caratterizzati flavonoli sono da una insaturazione tra i carboni C2 e C3 dell'anello C, da un gruppo 19 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE chetonico a livello del C4 e B dalla presenza di un gruppo idrossile in posizione 3 dell'anello, mentre i flavoni, non presentano quest’ultimo gruppo OH (Rice-Evans et al., 1995; Havsteen, 2002). La struttura di entrambi i gruppi è mostrata nelle Figure 7 A e 7 B, rispettivamente. Figura 7. Strutture chimiche dei flavonoli (A) e flavoni (B) (Rice-Evans et al., 1995). Questi flavonoidi possono apparire in forma O - glicosilata, in cui uno o più idrossili sono legati ad uno zucchero formando quindi un legame O - C. La glicosilazione può verificarsi anche per un legame diretto tra lo zucchero ed il nucleo di flavonoidi, formando quindi un forte legame C – C con la formazione dei C - glicosidi. Questo tipo di glicosilazione si verifica solo nelle posizioni C6 e / o C8. L'obiettivo della glicosilazione è quello di formare un flavonoide meno reattivo e più solubile in acqua, tanto che la glicosilazione può essere vista come una forma essenziale di protezione delle piante per evitare il danno citoplasmatico e accumulare i flavonoidi nei vacuoli (Cuyckens & Claeys, 2004). La maggior parte dei flavonoli si presenta in forma di O - glicosidi e raramente di C – glicosidi, mentre i flavoni si trovano spesso in natura, sia come O glicosilati che come C –glicosilati (Iwashina, 2000). I flavonoidi possono interferire con almeno tre diversi sistemi di produzione di radicali liberi. A causa del loro basso potenziale redox, sono in grado di ridurre i radicali liberi ossidati e così prevenire la perossidazione lipidica, una delle conseguenze più importanti prodotte dai radicali liberi che determina danni alla membrana cellulare fino alla morte delle cellule stesse (Cuyckens & Claeys, 2004). Possono anche legarsi ai polimeri biologici, come gli enzimi, i trasportatori di ormoni e il DNA; chelare gli ioni metallici, come il Fe 2+ , Cu2+, Zn2+ e catalizzare il trasporto degli elettroni. Proprio per questa loro caratteristica sono stati segnalati effetti protettivi contro alcune malattie come il diabete mellito, il cancro, le malattie cardiache, le infezioni virali, l’ulcera dello stomaco e del duodeno e di stati di infiammazione (Havsteen, 2002). 20 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE I criteri chimici per stabilire la capacità antiossidante dei flavonoidi (Havsteen, 2002) sono i seguenti: - Presenza di una struttura O - diidrossi nell’ anello B, che conferisce una maggiore stabilità alla forma radicale e partecipa alla delocalizzazione degli elettroni; - Doppio legame, combinato con la funzione 4-oxo dell’ anello C41-42; - Gruppi 3- e 5-OH con funzione 4-oxo negli anelli A e C, necessari per l'effetto del più alto potenziale antiossidante. Numerosi studi dimostrano la presenza dei flavonoidi nel miele di api; sono stati indicati come i principali responsabili dell'attività antiossidante del miele (Gheldof et al., 2002; Gheldof & Engeseth, 2002; Meda et al., 2005; Vela et al., 2007), ma anche come marker della sua origine botanica (Ferreres et al., 1992; Ferreres et al., 1993; Ferrer al., 1994; Ferreres et al., 1996; Ferreres et al., 1998; Tomás-Barberán et al., 1993; Tomás-Barberán et al., 1993; Martos et al., 2000; Tomás-Barberán et al., 2001). In generale, la concentrazione dei flavonoidi nel miele è di circa 20 mg / kg. Tra i flavonoidi più frequentemente individuati ci sono principalmente i flavonoli (miricetina, fisetina, quercetina, kaempferol, isorhamnetin e galangina), i flavononi (Pinocembrina) e i diidroflavonolo (pinobanksina) (Ferreres et al., 1992; Gil et al., 1995; Vela et al., 2007; Michalkiewicz et al., 2008; Truchado et al., 2008). Gli acidi fenolici sono composti derivati dall’ acido benzoico, fenilacetico e cinnamico, come viene mostrato nella Figura 8 A, B e C, rispettivamente. In questi, il gruppo OH può essere un sostituente in diverse posizioni sull’anello aromatico. Tra gli acidi fenolici, i derivati monoidrossi dell’ acido benzoico agiscono come antiossidanti molto deboli. Tuttavia, l'attività antiossidante aumenta notevolmente nel caso dei derivati degli diidrossilati o triidrossilati e il loro effetto antiossidante dipende inoltre dalla posizione relativa dei gruppi OH nell'anello aromatico. Così, l`acido gallico (acido 3,4,5-triidrossibenzoico) è considerato l'antiossidante più potente tra tutti gli acidi idrossibenzoici (Rice Evans et al., 1996). Gli acidi cinnamici sono abbondanti nelle fonti naturali e sono stati identificati anche nel miele di api (Gheldof et al., 2002; Dimitrova et al., 2007). I più abbondanti sono: l'acido caffeico, felúrico e cumarico (e suoi isomeri orto, meta e para) le cui strutture sono mostrate nella Figura 8 C. 21 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE in C: i) ii) iii) iv) v) R2,R3,R4-H,R1-OH o-cumarico R1,R3,R4-H,R2-OH m-cumarico R1,R2,R4-H,R3-OH p-cumarico R1,R4-H, R2,R3-OH caffeico R1,R4-H,R2-OCH3,R3-OHferulico Figura 8. Strutture di acido benzoico (A), fenileacetico (B) e cinnamico (C) (Rice-Evans et al., 1995). Le strutture dei vari acidi cinnamici sono mostrati in 8 C. Rispetto ai loro omologhi derivati dall’ acido benzoico o fenilacetico, gli acidi cinnamici hanno una maggiore capacità di catturare i radicali liberi e questo sembra essere correlato alla presenza della catena insatura legata al gruppo carbossilico, che conferisce stabilità per risonanza al radicale fenossile (ArO) (Kikuzaki et al., 2002). Inoltre, l'esistenza di diversi gruppi donatori di elettroni nella struttura dell’ anello benzenico (come i gruppi idrossili o metossi nella strutture iv e v della Figura 8 C) fornisce anche il maggior numero di strutture di risonanza e aumenta la stabilità del radicale ArO negli acidi cinnamici, favorendone così le proprietà antiossidanti (Graf, 1992; Kanski et al., 2002). L'identificazione degli acidi fenolici e le loro caratteristiche antiossidanti nel miele sono state segnalate da diversi autori. Nel miele di Leptospermum scoparium della Nuova Zelanda, Yao et al. (2003) ha dimostrato che l'acido gallico è il principale costituente, come nel caso del miele di eucalipto dell'Australia (Yao et al., 2004). Inoltre, lo stesso autore ha evidenziato la presenza di acido gallico e acido cumarico nei campioni di Leptospermum polygalifolium, dove ha anche identificato l'acido ellagico, clorogenico, caffeico, siringico e felurico (Yao et al., 2003). Gheldof et al. (2002) hanno trovato cinque acidi fenolici (acido vinile, siringico, pcumarico, cinnamico, p-idrossibenzoico) come agenti responsabili della attività antiossidante esibita da estratti di miele provenienti da diverse origini botaniche (Epilobium angustifolium; Nyssa aquatica; Schinus terebinthifolius; Glycine max; Melilotus spp y Robinia pseudoacacia). Oltre ai composti fenolici, è stata recentemente prestata attenzione ai carotenoidi, come potenziali agenti che contribuiscono all’ attività antiossidante, in particolare nei mieli scuri. In questi composti, il sistema di doppi legami coniugati funge da substrato per l'attacco di radicali liberi, conferendo la capacità di intrappolare le specie ossidanti (Krinsky, 1993). Nei mieli del Portogallo, è stata studiata la composizione dei carotenoidi, constatando che il miele classificato come miele scuro (scala Pfund) risulta essere quello con la più alta concentrazione di carotenoidi 22 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE totali, nonché quello con la più elevata capacità di intercettare il radicale 1 ,1-difenil-2picrylhidracyl (DPPH •) (Ferreira et al., 2008). I.4.3. Effetti fisiologici del miele ed sulla salute umana. I.4.3.1. Attività antibatterica. I fattori responsabili dell’ attività antimicrobica del miele sono l´osmolarità, l' elevata acidità e, soprattutto, il perossido di idrogeno (Bogdanov, 1997) che si forma dall’ ossidazione del glucosio da parte dell'enzima glucosio ossidasi, durante la maturazione del miele (Weston et al., 1998). Ê stato dimostrato recentemente che quando il perossido di idrogeno viene rimosso con l'aggiunta di una catalasi, alcuni mieli mostrano ancora una significativa attività antibatterica (D'Arcy, 2005) e questa capacità è stata definita come attività antibatterica non mediata dal perossido, legata invece alla presenza di “fattori non-perossido” come acidi fenolici e flavonoidi (Taormina et al., 2001). Bogdanov (1997) ha suggerito che la maggior parte dell’ attività antibatterica non-perossidica del miele può essere dovuta all’operosità delle api, mentre una parte può anche essere dovuta all’ origine vegetale; Wahdan (1998) inoltre ha suggerito che i flavonoidi e gli acidi fenolici potrebbero anche essere una parte importante dell’ attività antibatterica del miele. L'attività antibatterica mediata dai fattori non-perossidi è meno sensibile al calore e alla luce rispetto al perossido di idrogeno e quindi rimane invariata dopo la conservazione del miele per lunghi periodi. Di conseguenza, alcuni autori hanno trovato che l'attività antibatterica mediata dai composti non-perossidi è più importante rispetto a quella del perossido di idrogeno proprio in termini di effetti antibatterici (Taormina et al., 2001). Tuttavia, il contributo alle propietà antibatteriche dei composti non-perossidi alla attività antibatterica totale del miele può esssere inferiore a quella del perossido di idrogeno (Weston et al., 2000). Così, per ottimizzare l`attività antibatterica, viene consigliato di conservare il miele in un luogo fresco, al buio e da consumare preferibilimente quando il prodotto è ancora fresco. Diversi studi hanno riportato una significativa attività antibatterica del miele contro vari agenti patogeni coinvolti nelle varie infezioni, in relazione alla loro origine floreale. Il miele di Manuka (Leptospermum scoparium), proveniente dalla Nuova Zelanda, ha dimostrato un’ elevata capacità antibatterica, attribuibile interamente alla presenza dei composti non-perossidi (Russell et al., 1990; Weston, 2000). Pertanto, l'attività antibatterica del miele sembra essere fortemente influenzata dalla sua composizione, dall’attività dell'ape e dall’ origine floreale. 23 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE I.4.3.2. Attività antiossidante. L’ attività antiossidante, o più semplicemente capacità antiossidante, è la capacità presente nel miele di ridurre le reazioni ossidative nei sistemi alimentari e nella salute umana. In particolare, queste reazioni di ossidazione possono causare danni nocivi nei prodotti alimentari (ad esempio, l'ossidazione dei lipidi nella carne e la degradazione enzimatica di frutta e verdura) e per la salute, come le malattie croniche e tumori (Gheldof et al., 2002; Gheldof et al., 2003). Gli antiossidanti che si trovano naturalmente nel miele, come flavonoidi, acidi fenolici, alcuni enzimi (ad esempio, glucosio ossidasi, la catalasi), acido ascorbico, carotenoidi, acidi organici, prodotti di reazione di Maillard, aminoacidi e proteine (Frankel et al., 1998; Gheldof & Engeseth, 2002; Aljadi & Kamaruddin, 2004; Vela et al., 2007; Estevinho et al., 2008) possono contribuire alla sua capacità antiossidante. L'influenza del miele sulla capacità antiossidante nel plasma è stata evidenziata in numerosi lavori. Uno studio recente ha sottolineato che il consumo di miele di diversa origine floreale con diversa capacità antiossidante, in una dose di 1.5 g/kg di peso corporeo, è in grado di provocare un aumento della capacità antiossidante nel siero dei soggetti con dieta arricchita di miele, rispetto ai controlli che consumavano solo zucchero. Un secondo studio riporta che il consumo giornalero di 1.2 g/ Kg di miele in volontari sani ha aumentato la concentrazione plasmatica del β-carotene del 3% e della glutatione reduttasi del 7% (Al-Waili, 2003). Questi dati supportano l'ipotesi che gli antiossidanti fenolici del miele sono biodisponibili e capaci di aumentare l'attività antiossidante del plasma. D’ altra parte, è stata studiata anche l'attività protettiva del miele proveniente da diverse fonti floreali in una linea di coltura di cellule endoteliali (EA.hy926) sottoposte a stress ossidativo. I risultati riportati da questo studio mostrano che il miele provoca una significativa soppressione/prevenzione del danno cellulare, un’inibizione totale dell’ ossidazione delle membrane cellulari, della produzione di ROS intracellulari e del recupero di GSH intracellulare (Beretta et al., 2007). Può essere quindi ipotizzato che le sostanze fitochimiche presenti nel miele potrebbero aumentare le difese contro lo stress ossidativo e potrebbero anche essere in grado di proteggere l'uomo, creando così una barriera antiossidante potenzialmente protettiva. Dato che l'assunzione media di dolcificante è stimata oltre 70 kg all'anno, la sostituzione di dolcificanti tradizionali con il miele in alcuni alimenti potrebbe portare ad un miglioramento del sistema di difesa antiossidante negli adulti sani (Al-Waili, 2003). 24 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE I.4.3.3. Attività antimutagenica, antitumorali e anti-infiammatori. E' stato dimostrato che il miele riduce l'infiammazione della pelle, l’edema e l’ essudazione, favorisce la guarigione delle ferite, riduce le dimensioni della cicatrici e stimola la rigenerazione dei tessuti (Molan, 2001). La sua attività antimutagenica è stata riportata in passato da diversi autori. Hamzaoglu et al. (2000) hanno riferito che in ratti la presenza di tumori è stata notevolmente ridotta mediante l`applicazione di miele prima e dopo l’operazione, suggerendo quindi che l`azione chimico-fisica (diminuzione di ossigeno nella zona del tumore, cioè l èffetto anti-angiogenico) e l`effetto degli antiossidanti presenti possano prevenire la diffusione delle cellule metastatiche (Hamzaoglu et al., 2000). Fino al 1990, l'azione chemiopreventiva del miele è stata attribuita al suo contenuto in perossido di idrogeno, attraverso l'induzione dell’ apoptosi delle cellule, ma recentemente è stato scoperto un ruolo importante anche per i fitochimici con azione antiossidante, che possono agire in sinergia o indipendentemente dal contenuto di H2O2 (Bang et al., 2003). Il miele, come esposto precedentemente, contiene una serie di sostanze chimiche dotate di un’ importante capacità antiradicalica/antiinfiammatoria, che sono in grado di svolgere un ruolo rilevante, da sole o in combinazione, nella capacità antitumorale e antiinfiammatoria del miele (Facino, 2001). Gli effetti antitumorali sembrano essere dovuti ad un processo multifattoriale, che comprende: (i) produzione di H2O2 citotossica (e dei radicali HO dopo reazione di Fenton) (Facino, 2001); (ii) inibizione diretta della COX-2 da parte di alcuni componenti specifici (crisina e l`acido caffeico, CAPE) (Michaluart et al., 1999); e (iii) azione di scavenger nei confronti di diverse specie reattive dell'ossigeno (ROS) responsabili di indurre l’ infiammazione (Greten et al., 2004). Composti con un importante effetto nutrizionale sulla salute sono i carboidrati, che ne fanno una fonte eccellente di energia, specialmente per i bambini e gli sportivi. Oltre alle sue componenti principali, fruttosio e glucosio, il miele contiene anche un gran numero di altri componenti in piccole quantità, con importanti effetti nutrizionali e biologici: attività antimicrobica, antiossidante, antivirale, antiparassitarie, antinfiammatorie, antimutagenica, antitumorali ed immunosoppressivi. Tutte queste qualità rendono il miele un alimento da approfondire, soprattutto per quanto concerne il suo effetto potenziale sulla salute e sulla nutrizione umana: è proprio questo che abbiamo voluto esaminare con il presente lavoro. 25 _______________________________________________CAPITOLO I: INTRODUZIONE I.5- Scopo dello studio Il primo obiettivo dello studio è stato valutare e confrontare la qualità nutrizionale di cinque tipi di miele uniflorale cubano, mediante diversi tipi di tecniche che misurano parametri standard di valore nutritivo (polifenoli totali, flavonoidi, proteine, caroteni, acido ascorbico, etc.), così come identificare e quantificare gli acidi fenolici e flavonoidi, potenzialmente responsabili dell’effetto antiossidante del miele . Inoltre ne è stata determinata l’attività antiossidante totale in vitro utilizzando vari metodi; parallelamente a ciò è stata anche studiata la capacità del miele di scavenger i radicali OH e il radicale O2 , al fine di approfondire questo lavoro per quanto riguarda i meccanismi molecolari. Come secondo obiettivo, e anche come complemento allo studio in vitro dell’ attività antiossidante, è stato condotto un esperimento in modelli più complessi, per determinare se il miele e i suoi flavonoidi siano in grado di proteggere contro lo stress ossidativo. A tal fine è stato scelto l`omogenato di fegato di ratto con lo scopo di determinare la capacità di protezione nei confronti di biomolecole (lipidi) contro il danno ossidativo. In questa sezione sono stati condotti tre studi: (i) Determinazione dell’ inibizione della formazione di sostanze reattive di acido tiobarbiturico (TBARS), nel modello della perossidazione lipidica spontanea; (ii) Determinazione dell’ inibizione della formazione di TBARS, nel modello della perossidazione lipidica indotta dal sistema FeSO4 e acido ascorbico; (iii) Studio della formazione degli idroperossidi lipidici. Parallelamente sono stati anche selezionati i globuli rossi umani come modello cellulare, per indagare il possibile effetto protettivo contro lo stress ossidativo del miele e i suoi flavonoidi sulla struttura delle membrane cellulari. In questo caso sono stati condotti due studi: (i) Studio dell’ effetto protettivo contro l`emolisi spontanea e indotta dalla presenza di un ossidante (AAPH); (ii) Studio della suscettibilità dei lipidi di membrana eritocitaria alla perossidazione. Pertanto, riteniamo che gli obiettivi proposti in questa ricerca, sebbene in maniera relativamente semplificata, potrebbero soddisfare i requisiti di base per la ricerca rivolta alla valutazione della attività antiossidante di un particolare prodotto naturale (Aruoma, 2003). 26 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI II.1- Animali da laboratorio, reagenti e campioni di miele II.1.1- Animali da laboratorio Per la preparazione di omogenati di tessuto epatico (punto II.5) sono stati utilizzati ratti maschi Wistar con un peso medio di 190 g. Gli animali sono stati ottenuti dal Servizio di Allevamento e Sperimentazione Animale dell’I.N.R.C.A. di Ancona. I ratti sono stati tenuti in condizioni sperimentali controllate con cicli di 12 ore di luce e 12 ore di buio, ad una temperatura costante di 25 ºC e umidità del 60%; sono stati adattati alla struttura per almeno 7 giorni prima dell`esperimento ed alimentati ad libitum (mangime 25/18 CR GLP, Italia e acqua). Gli esperimenti sono stati eseguiti secondo le regole di lavoro con gli animali da esperimento contenute nel Codice di Pratica per l'uso di animali da esperimento utilizzato dall’ I.N.R.C.A. II.1.2- Reagenti L´AAPH (2,2'-azobis (2-amidinopropano) idrocloruro), MeOH, (+)-catechina, acido gallico, Folin-Ciocalteau, Na2CO3, saccarosio, maltosio, fruttosio, glucosio, L-leucina, ninidrina, cadmio, Coomassie Brilliant G-250, albumina sierica bovina (BSA), β-carotene, Amberlite XAD-2, l´acido p-coumarico, quercetina, fluoresceina, acido 6-idrossi-2,5,7,8-tetramethylchromane acido-2-carbossilico (Trolox), 2,4,6-tripyridyl-s-triazina (TPTZ), acido 3-ethylbenzothiazoline-6solfonico (ABTS), ipoxantina, xantina ossidasi, EDTA-Na, superossido dismutasi, Xylenol Orange sono stati acquistati da Sigma-Aldrich Chemical Co. (Milano). 5,5-dimethyl-1-pyrrolineN-oxide (DMPO) é stato acquistato da Enzo Life Science AG (Lausen, Svizzera) mentre il KH2PO4 e l´ammonio solfato ferroso sono stati acquistati da Fluka Biochemie (Svizzera). II.1.3- Campioni di miele Cinque tipi di mieli uniflorali provenienti dalla regione centrale di Cuba sono stati ottenuti tramite il Centro Nazionale di Ricerca sull’Apicoltura di Cuba. Le fonti floreali e il numero di campioni prelevati sono stati: (18) Christmas vine (Turbina corymbosa (L.) Raf), (16) Morning glory (Ipomoea triloba L.), (16) Black mangrove (Avicennia germinans Jacq.), Linen vine (Govania polygama (Jack) Urb), Singing bean (Lysiloma latisiquum (L.) Benth). Questi campioni sono stati raccolti tenendo presente il periodo dell'anno e i luoghi in cui ogni campione di miele è stato preso; sono stati poi certificati come uniflorali dal Centro Nazionale di Ricerca della Apicoltura di Cuba. L`analisi quantitativa e la determinazione della frequenza e del tipo di grani di polline sono state eseguite come descritto in precedenza da Louveaux et al. (1970). Le diverse morfologie polliniche sono state confrontate con le diapositive di riferimento nell’ Istituto di Ecologia e di Sistematica dell’ Università dell'Avana, Cuba. Inoltre, a confermare che 27 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI tutti i parametri si trovavano entro i valori ammissibili secondo le norme internazionali di qualità (EU, 2001; Codex Alimentarius, 2001), i campioni sono stati testati per le loro caratteristiche organolettiche (sapore e profumo) ed i test fisico-chimici di routine [ceneri (%), conducibilità elettrica (mS / cm), colore (mm Pfund), pH, acidità libera (meq / kg) e umidità (%)] (AAOC, 1990). Inoltre, sono stati effettuati il test per la valutazione dell’ indice di diastasi (U Schade), per la quantificazione della autenticità, e il test di HMF (mg/Kg) per la qualità. I campioni (250 grammi) sono stati sigillati in bottiglie di vetro ambrato e conservati a 4 ºC al buio. Prima di ogni esperimento, essi sono stati lasciati a temperatura ambiente per una notte. II.2- Preparazione della soluzione di miele artificiale Per valutare ed eliminare le interferenze causate dagli zuccheri predominanti nel miele (punto II.4) è stata preparata una soluzione chiamata "miele artificiale" in base alla metodologia descritta da Cooper et al. (2002). A tal fine, 1.5 g di saccarosio, 7.5 g maltosio, 40.5 g di fruttosio e 33.5 g di glucosio sono stati disciolti in 17 ml di H2O deionizzata. La soluzione è stata allestita all’ inizio delle analisi e tenuta al buio a 4 ° C per tutto il periodo dello studio, alle stesse condizioni dei campioni. II.3- Studio dei composti antiossidanti nel miele II.3.1- Determinazione del contenuto totale di polifenoli La concentrazione totale di fenoli è stata misurata attraverso il metodo spettrofotometrico Folin- Ciocalteau descritto da Singleton et al. (1994). Ogni campione di miele è stato sciolto in H2O distillata (1g in 10 ml) e filtrato attraverso una membrana Minisart (PBI International) di 45 µm di diametro di poro. La miscela di reazione consisteva di 2.5 ml di 0.2 N del reagente FolinCiocalteu, a cui sono stati aggiunti 0.5 ml di soluzione di miele. Dopo 5 minuti di incubazione a T = 37 °C, sono stati uniti 2 ml di soluzione di Na2CO3 0.7 M e quindi una seconda incubazione per 2 ore a T = 37° C al buio. In questo esperimento è stata utilizata una soluzione di miele artificiale (punto II.2) alla stessa concentrazione dei campioni analizzati, al fine di eliminare le interferenze che potrebbero provocare gli zuccheri predominanti nel miele. Infine, l'assorbanza è stata monitorata a 760 nm in uno spettrofotometro Beckman DU-640 (Beckman Instruments, Fullerton, CA, USA), utilizzando una curva di calibrazione di acido gallico (GA) come standard (50-300 mg/L). I risultati sono stati espressi in milligrammi equivalenti di acido gallico per kilogrammo di miele (mg GAE/kg). 28 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI II.3.2- Determinazione del contenuto totale di flavonoidi Il contenuto totale di flavonoidi è stato determinato tramite il metodo colorimetrico proposto da Chia-Chi et al. (2002). A tal fine, sono stati utilizzati 125 μl della soluzione di miele in H2O distillata (50% w/v). In seguito sono stato aggiunti 1.25 ml di H2O distillata e 75 ml di soluzione di NaNO2 al 5%. La miscela è stata lasciata ad incubare a T = 37 °C per 6 minuti e poi sono stati uniti 150 ml di soluzione AlCl3. 6H2O al 10%; a questo punto è stata effettuata una seconda incubazione per 5 minuti, alle stesse condizioni di cui sopra. Successivamente, è stato aggiunto 0.5 ml di NaOH 1 mol/L, ed infine la miscela di reazione è stata riportata ad un volume finale di 2.5 ml con H2O distillata . L'assorbanza è stata misurata immediatamente ad una lunghezza d'onda di 510 nm in uno spettrofotometro Beckman DU-640 (Beckman Instruments, Fullerton, CA, USA) contro un bianco costituito da una miscela di reagenti di cui sopra in proporzioni uguali, tranne per il campione di miele, nel cui caso è stato sostituito interamente con H2O distillata. La curva di calibrazione è stata eseguita utilizzando uno standard di (+)-catechina (Sigma-Aldrich Chemie GmbH, Germania) (5-50 mg/L). I risultati sono stati espressi in milligrammi equivalenti di catechina per kilogrammo di miele (mg CE/Kg). II.3.3- Determinazione del contenuto totale di aminoacidi liberi Il contenuto totale di amminoacidi liberi (azoto amino) è stato determinato utilizzando il metodo colorimetrico con il reagente ninidrina-cadmio descritto da Doi et al. (1981). La soluzione di reazione consisteva di 0.8 g di ninidrina disciolta in una soluzione di 80 ml di etanolo al 99.5 % e di 10 ml di acido acetico, a cui è stato aggiunto di 1.24 g di CdCL2 · H2O in 1 ml di acqua distillata. Ogni campione di miele (1.25 g) è stato sciolto in 25 ml di H2O distillata; 1 ml di questa soluzione è stato poi unito alla miscela di reazione (per un volume finale di 2 ml), quindi prima riscaldato a T = 84 °C per 5 minuti e poi raffreddato su ghiaccio. Successivamente è stata monitorata l'assorbanza a 507 nm in uno spettrofotometro Beckman DU-640 (Beckman Instruments, Fullerton, CA, USA) contro un bianco costituito da H2O + reattivo. La curva di calibrazione è stata eseguita utilizzando uno standard di L-leucina (SigmaAldrich Chemie GmbH, Germania) (2.4-42 mg/L). Il contenuto totale di azoto amino è stato espresso come mg equivalenti Leucina/100 g di miele (EL/100 mg/g). II.3.4- Determinazione delle proteine totali La determinazione delle proteine totali è stata effettuata secondo il metodo descritto da Bradford (1976), utilizzando il reagente Coomassie Brilliant G-250 (CB G-250), basato sul cambiamento di colore dal rosso al blu del CB G-250, una volta legato alle proteine nel 29 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI campione ed il cui prodotto è monitorato spettrofotometricamente alla lunghezza d'onda di 595 nm. La miscela reagente consisteva di una soluzione di 100 mg di CB-250 g in 50 ml di etanolo al 95%, a cui sono stati aggiunti 100 ml di acido fosforico 85% (H3PO4); la soluzione risultante è stata portata a volume finale di 1 L con l`aggiunta di acqua distillata. A questo reagente (5 ml) è stato poi unito 0,1 ml di soluzione di miele (50% w/v, in H2O distillata). La miscela finale è stata incubata per 2 minuti a T = 37 °C e l' assorbanza è stata determinata a 595 nm in uno spettrofotometro Beckman DU-640 (Beckman Instruments, Fullerton, CA, USA) contro un bianco costituito da H2O + reattivo. La calibrazione del metodo è stata eseguita utilizzando la curva standard di albumina sierica bovina (BSA) (Sigma-Aldrich Chemie GmbH, Germania) (10-100 µg/0.1 ml) in una soluzione di NaCl 0.15 mol/L. Il contenuto totale di proteine del miele è stato espresso in mg equivalenti BSA/100 g di miele (mg eq BSA/100 g). II.3.5- Determinazione del contenuto di caroteni totali La metodologia di estrazione e di quantificazione spettrofotometrica utilizzata per questi composti è simile a quella descritta da Ferreira et al. (2009) con alcune modifiche. Per l'estrazione dei caroteni 1 grammo di miele è stato aggiunto ad una soluzione di n-esano-acetone (50:25 v/v), il tutto centrifugato a 200 giri/min per 10 minuti; il supernatante è stato poi rimosso e filtrato attraverso un filtro di carta Whatman n. 4. L'assorbanza del filtrato è stato misurata a 450 nm in un spettrofotometro Beckman DU-640 (Beckman Instruments, Fullerton, CA, USA), contro un bianco composto dallo stesso solvente usato per l'estrazione. La curva di calibrazione è stata eseguita utilizzando uno standard di -carotene (Sigma-Aldrich Chemie GmbH, Germania) (0.015-0.6 mg/ml). Il contenuto totale di caroteni è stato espresso come mg equivalenti di carotene /Kg di miele (CE/kg). II.3.6- Analisi del contenuto totale di Acido Ascorbico Il contenuto di vitamina C nei mieli è stato analizzato tramite il sistema HPLC in fase inversa, come riportato in precedenza dal nostro gruppo (Tulipani et al., 2008). Il campione di miele (5g) è stato sciolto in 10 ml della soluzione di ditiotreitolo (4.2 mM in 0.1 M K2HPO4, pH 7.0) e mescolato accuratamente. Un millilitro di estratto è stato mescolato ad 1 ml di acido mfosforico al 4.5% e 20 μL sono stati iniettati nell’ HPLC. L'HPLC (Zhimadzu Coorpotation, Kyoto, Japan) consiste in un controllatore Waters 600, un rivelatore a fotodiodi (PDA) Waters 996 fissato all' assorbanza di 262 e 244 nm ed un incubatore di colonna a T= 30 º C. La colonna HPLC utilizzata è stata una YMC Pack Pro, 150x4.6 mm. Il gradiente lineare è stato generato 30 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI utilizzando 50 mM KH2PO4 (pH 4.5) (solvente A) e metanolo (solvente B) a partire dal 100% e con un calo al 70% di A in 8 min. Il flusso è stato fissato a 0.8 ml/min. II.3.7- Determinazione di metalli pesanti Per la determinazione di metalli pesanti, i campioni di miele sono stati preparati utilizzando aliquote pari a 500 mg, le quali sono state addizionate con 2 ml di H2O2 e 5 ml di HNO3 (puriss.p.a. plus 65%) in appositi contenitori per la mineralizzazione sotto pressione in forno a microonde e lasciati riposare per 15 minuti. La mineralizzazione è stata condotta con un forno a microonde Mars 5 CEM Corporation. I campioni sono stati lasciati raffreddare fino a temperatura ambiente e portati a volume (10 ml) con acqua ultrapura. La prova del bianco reagenti è stata effettuata ad ogni ciclo di mineralizzazione su soluzioni composte dai soli reagenti puri (2 ml di H2O2 + 5 ml di HNO3) e processate con le stesse modalità operative utilizzate per la mineralizzazione dei campioni. L’accuratezza delle determinazioni è stata controllata analizzando, con le stesse procedure analitiche, materiale certificato standard di riferimento (NIST 2977, DORM-2). Le concentrazioni degli elementi esaminati sono state quantificate in riferimento a curve di calibrazione standard ottenute durante ciascuna sessione analitica, con soluzioni di standard puri. I contenuti di arsenico (As), cadmio (Cd), cromo (Cr), rame (Cu), ferro (Fe), mercurio (Hg), manganese (Mn), nichel (Ni), piombo (Pb) selenio (Se), vanadio (V) e zinco (Zn), sono stati determinati utilizzando tecniche di spettrofotometria ad assorbimento atomico. La strumentazione utilizzata è stata uno spettrofotometro ad assorbimento atomico con atomizzazione elettrotermica ed effetto Zeeman (Varian, SpectrAA-300), spettrofotometro ad assorbimento atomico con atomizzazione a fiamma (Varian, SpectrAA 220FS) e sistema per la generazione di vapori freddi di mercurio ed idruri (Varian, VGA-76, Vapor Generator Accessory). I risultati sono stati espressi come nanogrammi per grammo di peso secco, i valori ottenuti dal materiale standard di rifermento sono sempre stati nell’ intervallo di confidenza del 95 % in confronto ai valori certificati. II.3.8- Separazione, identificazione e quantificazione degli acidi fenolici e dei flavonoidi II.3.8.1- Panoramica del frazionamento del miele in Colonna Cromatrografica di Amberlite XAD-2 Il miele è stato frazionato secondo le metodologie descritte da Ferreres et al. (1991) per questo tipo di matrice biologica, che viene presentata nella Figura 9. 31 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI Campione di miele (50 g) Scioglere in H2O acida (pH 2.1 HCl ) Cromatografia in Colonna di Amberlite XAD-2 + H2O acida Zuccheri e composti polari Frazione 1 + H2O neutra + MeOH nennenenenene nenneutraneutra l Frazione 2 Composti fenolici meno polare Estrazione ether + etere/MeOH neutral Frazione 3 con etere + H2O Frazione 4 Figura 9. Schema generale del frazionamento del miele in Colonna Cromatografia di Amberlite XAD-2. È stata utilizzata una colonna cromatografica di Amberlite XAD-2 (Sigma-Aldrich, Italia; 9 nm dimensione dei pori, 0.3-1.2 mm dimensione delle particelle), di 25 cm di lunghezza e 2 cm di diametro come dimensione. La colonna è stata inizialmente lavata con MeOH, MeOH: H2O (3:1), MeOH: H2O (1:1) e H2O, con l`obiettivo di stabilizzarla. Ogni campione di miele (50 g) è stato sciolto in 250 ml di H2O acida (pH 2 con HCl) e filtrato attraverso il cotone, per rimuovere le particelle solide, e poi caricato sulla colonna cromatografica. Quest’ultima è stata lavata con una soluzione di H2O acida (pH 2 con HCl, 250 ml) (Frazione 1) e poi con acqua neutra distillata (300 ml) (Frazione 2), in cui i composti fenolici sono stati conservati, mentre gli zuccheri e altri composti sono stati eluiti con il solvente polare acquoso. In seguito, la frazione fenolica è stata eluita con ~ 300 ml di metanolo, fino ad ottenere un eluato incolore privo di fluorescenza ai raggi UV della lunghezza d'onda di 340 nm. Successivamente, questa frazione è stata concentrata a pressione ridotta (0.8 Mpa, 40 °C) in un evaporatore rotante Büchi R-114 (Donau, Flawil, Svizzera). Il residuo risultante è stato dissolto di nuovo in 5 ml di H2O distillata ed estratto per tre volte con etere etilico (5 ml), al fine di purificare i composti fenolici. Gli estratti eterei sono stati raccolti, concentrati a pressione ridotta, dissolti in 0,5 ml di metanolo e conservati a -80 °C, fino al momento dell'analisi. Le frazioni rimanenti raccolte [H2O acida 32 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI ((Frazione 1), H2O neutra (Frazione 2) e la fase acquosa dopo l'estrazione con etere etilico] sono state conservate a -20 ° C per le analisi successive. Per determinare il recupero del metodo è stata eseguita la metodologia descritta da Tomas-Barberán et al. (1993) e Ferreres et al. (1994) con l`utilizzo di uno standard interno (hesperetina) indicato nel punto II.3.8.4. Ogni campione di miele è stato frazionato in triplicato. II.3.8.2- Identificazione e quantificazione degli acidi fenolici e flavonoidi tramite il sistema HPLC-DAD-ESI-MS-Mn L'analisi della composizione polifenolica del miele è stata eseguita tramite una doppia rilevazione on-line, mediante cromatografia liquida ad alta pressione collegata alla spettrometria di massa (HPLC-DAD-ESI-MSn), in base alla metodologia descritta da Ferreres et al. (1991) con alcune modifiche. Per la separazione cromatografica è stato utilizato un HPLC (Hewlett-Packard 1100, Series Instrument) dotato di una pompa quaternaria (HP G1312A), degasser (HP G1322A), iniettore automatico (HP G1313A), sistema di termostatazione di colonna e un sistema rilevatore di diodi integrato (HP G1315A), dotato di una cella di flusso ad alta pressione con collegamento ad uno spettrometro di massa. Il sistema è stato accoppiato ad una stazione di controllo e di elaborazione di dati Hewlett-Packard HP Chemstation (Rev. A.05.04) per cromatografia liquida. Come fase stazionaria è stata utilizzata una colonna C18 LiChroCART, (Merck, Darmstadt, Alemania) (RP18e, 250 mm × 4 mm; 5 μm di dimensione dei pori), termostatata a 35 ºC. Come fase mobile è stato utilizzato un gradiente binario composto da H2O/acido formico (99:1 v/v) (solvente A) e metanolo/isopropanolo (90:10 v/v) (solvente B). Il gradiente di eluizione è stato stabilito a partire da 10% B in A per arrivare a 30% B in A a 20 min, 40% B in A a 30 min, 60% B in A a 40 min, 80% B in A a 45 min e infine isocratico per 5 min. Sono state iniettate 100 µL del campione ad un flusso continuo di 1 ml/min. I cromatogrammi sono stati registrati a 290, 320, 340 e 360 nm. L´analisi di spettrometria di massa è stato effettuata su uno spettrometro LCQ (Thermoquest, San José, USA) dotato di una sorgente di ionizzazione a pressione atmosferica (API), utilizzando un’ interfacccia di ionozzazione per electrospray (ESI) e un rivelatore a trappola ionica, collegato ad un stazione di trattamento di dati X-caliburTM (versione 1.2). Le condizioni del metodo sono state ottimizzate usando lo standard di acidi fenolici e di flavonoidi. La temperatura e il voltaggio del capillare sono stati 225 °C e 10 kV, rispettivamente. Come sheath e auxiliary gas è stato utilizzato azoto, ad un flusso di 6 L/min e 1.2 L/min, rispettivamente. Il gas di 33 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI collisione è stato l´elio e l’ energia di collisione normalizzata è stata del 45%. Gli spettri di massa sono stati registrati in modalità sia ion positiva che negativa nell'intervallo di m/z compreso tra 100 e 800. Il rivelatore è stato programmato per eseguire una serie di tre scansioni consecutive, la prima in modalità full scan, la seconda MS2 ed infine la terza MS3. Inoltre, lo strumento è stato programmato con il metodo di esclusione dinamico, in maniera tale che dopo che lo ione molecolare più abbondante viene frammentato per tre volte, vengano selezionati gli ioni molecolari successivi, secondo la loro abbondanza. L'identificazione degli acidi fenolici e dei flavonoidi è stata effettuata dal confronto dei tempi di ritenzione, dagli spettri UV-Vis e dagli spettri MS (positive e negative mode) rispetto a standard esterni, che sono stati preparati ad una concentrazione di 1 mg/ml. II.3.8.3- Quantificazione degli acidi fenolici e dei flavonoidi mediante HPLC-DAD Gli acidi fenolici e i flavonoidi presenti nel miele sono stati quantificati per mezzo del confronto con gli standard esterni di quercetina (per i flavonoidi) e di acido p-coumarico (per gli acidi fenolici). La quantificazione di ciascuno dei composti è stata effettuata mediante l’integrazione dei picchi cromatografici ottenuti a 290 nm, nel caso degli acidi fenolici e a 360 nm per i flavonoidi e la sostituzione dei valori dell’ area nella retta di calibrazione. La soluzione madre degli standard utilizzati per la quantificazione è stata preparata ad una concentrazione iniziale di 1 mg/ml; da qui è stata allestita una soluzione multicomponente nel range di 20-120 µg/ml per ciascun composto. La costruzione delle curva standard è stata eseguita utilizzando la versione del software SPSS 13.0 per Windows, ottenendo in tutti i casi i coefficienti di regressione sopra 0.99. I risultati sono stati espressi in µg/100 g di miele. II.3.8.4- Calibrazione, limite di rilevamento e recupero degli standard utilizzati con il metodo di frazionamento per colonna cromatografica di Amberlite. Il limite di rilevamento è definito come la più piccola quantità di analita presente in un campione che può essere identificata, ma non necessariamente quantificata con un valore esatto. Per calcolare i limiti di rilevamento è stata eseguita la procedura descritta da Glaser et al. (1981). A tal fine, è stata analizzata una soluzione multicomponente in concentrazione da due a cinque volte il limite previsto di rilevamento, almeno sette volte consecutive. Il calcolo del limite di rilevamento viene fatto moltiplicando il valore statistico del test ¨t¨ studente, per 6 gradi di libertà e di un livello di confidenza del 99%, con la deviazione standard di sette determinazioni analitiche, come illustra la seguente equazione: L.R = t x (D.E) 34 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI Dove: L.R = limite de rilevamento t = 3.14 (per sette determinazioni) D.E = deviazione standard Nella tabella 2 sono mostrati i valori di linearità ed i limiti di rilevamento degli standard utilizzati. Tabella 2. Calibrazione e limiti di rilevamento degli standard utilizzati. Standard Limiti di calibrazione (µg/ml) Retta di calibrazione R2 L.R. (µg/100g miele) Ácido p-cumárico 20 - 150 y = 370.58 + 54.454 0.9986 0.27 Quercetina 20 - 120 y = 58.285 – 533.71 0.9994 0.50 II.3.8.5- Recupero del Metodo Il recupero di un metodo viene definito come la capacità di determinare esattamente la quantità di una specie chimica che è stata aggiunta al campione. Per determinare la possibile perdita dei composti di interesse durante il processo di frazionamento è stato eseguito il metodo descritto da Tomas-Barberán et al. (1993) e Ferrero et al. (1994). Per questo scopo, ad ogni campione da analizzare è stato introdotto, prima del processo di frazionamento, uno standard interno di esperetina della concentrazione nota di 1 mg/ml; in tal modo è stato raggiunto un tasso di recupero del 95% della stessa (tale percentuale è valida per questa metodologia secondo gli autori di cui sopra). Questo valore di recupero è stato preso in considerazione al momento di quantificare i composti identificati nella sezione II.3.8.3. II.4- Caratterizzazione in vitro della attività antiossidante totale del miele: studio della capacità di scavenger dei radicali liberi II.4.1- Determinazione della capacità di assorbimento dei radicali liberi dell'ossigeno (ORAC) Il metodo si basa sulla generazione di radicali liberi per mezzo di 2-diazobis-2'dihydrochloride (2-amidinopropano) (AAPH) e la fluorescenza emessa dalla fluoresceina una volta ossidata da questi (Figura 10). La capacità del campione di intrappolare i radicali liberi dell'ossigeno è calcolata in base alla fluorescenza emessa dall’ indicatore, una volta ossidato. Lo studio è stato condotto in conformità 35 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI con la metodologia proposta da Gillespie et al. (2007) utilizzando una piastra da 96 pozzetti. Tutti i reagenti sono stati preparati in tampone fosfato (pH 7; 75 mM). Figura 10. Reazione di ossidazione della fluoresceina Il campione di miele è stato opportunamente diluito in tampone fosfato, in modo da raggiungere una concentrazione finale di 1 mg/ml. La miscela di reazione consisteva in 150 µL di fluoresceina (0.08 micromol/L) e 25 µl di soluzione di miele, preincubata per 10 minuti a 37 °C; successivamente sono stati aggiunti 25 µL di AAPH 150 mmol/L. Una volta che l’ AAPH è stato unito, la piastra è stata agitata per 3 secondi e subito dopo è stata misurata la fluorescenza ogni 2 min per 120 min a lunghezze d'onda di emissione e di eccitazione di 565 nm e 540 nm, rispettivamente, da un lettore fluorescenza micro-plate ( Synergy TM Multi-Detection Microplate Reader, Bio-Tek ®, Instruments, Inc., USA), mantenuto a 37 °C e controllato dal software BioTek Gen5 ™. Il metodo di taratura è stato eseguito utilizzando il Trolox come standard (6.2550 µM). Le misure della fluorescenza sono state normalizzate rispetto al bianco (tampone fosfato, 75 mmol/L); la curva di decadimento della fluorescenza è stata quindi calcolata in base alla stessa area. I valori ORAC sono stati espressi come micromoli di Trolox equivalente per grammo di miele (TE µmol/g). II.4.2- Test di attività antiossidante totale utilizzando la capacità di ferro riduzione del composto 2,4,6-tripyridyl-s-triazina (Fe3+- TPTZ)(FRAP) Lo studio è stato condotto seguendo il protocollo descritto da Benzie & Strain (1996). Il principio del metodo si basa sulla riduzione di composti di ferro 2,4,6-tripyridyl-s-triazina (Fe3 +TPTZ) nella loro forma colorata (Fe2 +-TPTZ) in presenza di un antiossidante; tali composti presentano il loro massimo assorbimento alla lunghezza d'onda di 593 nm. Il reagente (FRAP) è stato preparato quotidianamente e conservato a temperatura ambiente e al buio. Lo stesso è stato per 2.5 ml di una soluzione composta da TPTZ (2,4,6-tripyridyl-s-triazina) 10 mmol/L in HCl 40 mmol/l, 2.5 ml di FeCl3 20 mmol/l e 25 ml di tampone acetato 0.3 mol/l (3.1 g NaC2H3O2, 16 ml 36 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI di CH3-COOH, pH 3.6). Ogni campione di miele è stato sciolto in acqua distillata, a questa soluzione sono stati aggiunti 100 μl della miscela di reazione, fino alla concentrazione di 10 mg/ml. Dopo 10 minuti d`incubazione a T = 37 °C al buio, l'assorbanza della miscela è stata determinata in uno spettrofotometro Beckman DU-640 (Beckman Instruments, Fullerton, CA, USA) a 593 nm contro un bianco costituito da acqua distillata + reagente. Il metodo di taratura è stato eseguito utilizzando il Trolox come standard (Fluka Chemie, Svizzera) (50-200 micromoli/L) e l’ ammonio solfato ferroso (Fluka Biochemie, Svizzera) (50-250 micromoli/L). I risultati sono stati espressi come micromoli equivalenti di Trolox e ammonio solfato ferroso in100 g di miele, rispettivamente. II.4.3- Determinazione della TAC secondo metodo FIA - ABTS II.4.3.1- Principi del metodo TEAC (Trolox Equivale Antioxidant capacity) Il saggio TEAC si basa sull’abilità di molecole antiossidanti di estinguere il radicale catione ABTS.+, un cromoforo di colore blu-verde, prodotto dalla reazione della forma cromogena incolore ABTS con un agente ossidante (soluzione acquosa di K2S2O8). La soluzione radicalica ABTS.+ mostra tre massimi di assorbimento: a 660, 734 e 820 nm (caratteristico assorbimento valutato a 734 nm). Gli antiossidanti presenti nel campione da analizzare, se aggiunti ad una soluzione preformata e stabile del radicale catione, riducono il radicale alla corrispondente molecola neutra non radicalica, ABTS, mediante una reazione di elettron-donazione o idrogeno-donazione. Ne deriva un processo di decolorazione della soluzione ABTS.+ , che potrà essere letto e quantificato a 734 nm e che risulta proporzionale alla quantità di antiossidanti presenti ed efficienti nel campione in studio. La capacità antiossidante totale del nostro campione biologico è stata valutata rispetto al Trolox (standard), un analogo idrosolubile della vitamina E, con il quale si costruisce la curva di calibrazione. -O 3S S S N N N Et SO 3- -O3S -e N Et ABTS max342nm S N N N Et S +. N Et SO3- ABTS radicale catione max734nm Figura 11. Reazione di radicalizzazione dell’ABTS 37 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI Il metodo “classico” della colorazione dell`ABTS.+ è stato migliorato da Bompadre et al. (2004), abbinandolo ad un sistema FIA (Flow Injection Analysis), proprio per renderlo più adatto all`analisi dei campioni biologici. Il sistema FIA assomiglia ad un sistema HPLC in cui la colonna di separazione viene sostituita da un circuito composto da un tubo metallico di 1 mm di diametro e lungo 100 cm, avvolto a serpentina, così da ottimizzare il mescolamento tra campione e reagente, oltre al controllo costante della temperatura e del tempo di dispersione, durante il processo di mescolamento. Il campione di miele (ne sono sufficienti pochi microlitri) viene iniettato direttamente nel flusso della soluzione radicalizzata, generato da idonee pompe (peristaltiche, HPLC, FPLC); la miscela eluente raggiunge un detector adeguato, per terminare in un contenitore di scarico. L`iniezione del campione può essere effettuata manualmente, caricandolo in una siringa che viene poi introdotta nella valvola di iniezione, in modo da non interrompere la continuità del flusso. Il loop istallato nella parte rotante del sistema di iniezione consente di introdurre un volume preciso di campione, scartando il volume in eccesso. Inoltre, attraverso il monitor del computer collegato al sistema, è possibile seguire, in tempo reale, la variazione dell`assorbanza letta dal detector. L`effetto di scavenger del campione sulla soluzione di ABTS.+ viene visualizzata da un picco “in negativo”, integrando le aree dei vari picchi si ottengono i valori quantitativi della TAC del campione, confrontabili poi con la TAC di soluzione standard di Trolox a concentrazione nota. L`Apparato è stato constituito da una pompa Beckman modello 126 HPLC, un detector Beckman UV/VIS modello 166, un iniettore manuale Rheodyne modello 7125 con valvola a volume di campionamento fisso, un fornetto modello Beer 1000 P fornito dalla ditta Eurisco Diagnostica srl (T° fornetto: 35°C) ed una serpentina per la reazione (Sigma- Aldrich) di lunghezza 1 metro e di diametro 1 mm. Il Loop utilizzato è stato da 10 µL. Il sistema è collegato ad un PC Olidata con una scheda di acquisizione analogica–digitale integrata e un software SERIES 800 HRLC System v2.30a, Bio-Rad Laboratories che permette: i) il controllo e l’ integrazione dei parametri dello spettrofotometro; ii) la visione dei cromatogrammi e i dei valori delle aree sottese ai picchi. Come reagenti sono stati utilizzati l’acqua bidistillata con valore di resistenza ~ 16–18 mΩ/cm, prodotta dallo strumento Elgastad UHQ PS della Elga e una soluzione di ABTS.+ (7 mM) radicalizzata con una soluzione di K2S2O8 (140 mM). Il rapporto stechiometrico tra ABTS e K2S2O8, per ottenere la radicalizzazione completa, è 1:0.5. Si sceglie, tuttavia, di raggiungere 38 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI una radicalizzazione non completa (60%), al fine di ottenere una soluzione di lavoro più stabile. Il radicale catione dell’ABTS si prepara, pertanto, facendo reagire circa 20 ml della soluzione ABTS con 352 μl di soluzione K2S2O8: in queste condizioni il rapporto molare tra ABTS e K2S2O8 è di 1:0.5, così da ottenere una radicalizzazione del 60%. L’ossidazione dell’ABTS inizia immediatamente, ma si stabilizza dopo circa 12-16 ore; deve essere conservato al buio e a temperatura ambiente. Pertanto la soluzione radicalizzata viene solitamente preparata il giorno precedente l’analisi e risulta stabile per circa 48 ore. Come fase mobile (soluzione di lavoro) è stata utilizzata una soluzione di tampone fosfato salino 5 mM pH 7.4 (PBS), dove sono diluiti circa 9-10 ml della soluzione di ABTS.+, preparata il giorno prima, e portati a un volume di 500 ml. La soluzione viene mantenuta al buio e posta in ghiaccio; l’assorbanza dovrebbe stabilizzarsi intorno a 1-1.16. I campioni di miele sono stati diluiti in H2O distillata (5 mg/ mL) e filtrata attraverso una membrana Minsart (PBI International) 45 µm di diametro di poro. Sono stati iniettati poi 10 µL di questa soluzione (5 mg/ml), che ha reagito con l' •ABTS+ soluzione, spinta nella pompa a un tasso di flusso continuo fissato a 1,2 ml/min: ciò ha permesso un tempo di contatto di 1 minuto tra il campione e la fase mobile; la lettura è stata effettuata alla lunghezza d'onda di 734 nm. Il metodo di taratura è stato eseguito utilizzando Trolox come standard (Fluka Chemie, Svizzera) (50-250 micromoli/L) ed i risultati sono stati espressi come micromoli equivalenti Trolox/100 g di miele (micromol TE/100 g). II.4.4- Determinazione della capacità di scavenger dei radicali OH La capacità del campione di scavenger i radicali OH è stata testata attraverso il sistema di generazione dei radicali ossidrili tramite la reazione di Fenton, seguendo il protocollo descritto da Henriques et al. (2006) con l’ uso della tecnica EPR-spin trapping. La miscela di reazione preparata in una provetta eppendorf consisteva in 150 μL di 0.1 M DMPO (in acqua), 38 µl di miele opportunamente diluito in acqua (10 % w/v), in modo da raggiungere una concentrazione finale di 3.8 mg/ml. La miscela è stata in seguito delicatamente mescolata con una pipetta. A questa soluzione sono stati aggiunti 2 μl al 30% (v/v) di H2O2 seguiti da 10 μl 0.05 M FeSO4, preparato al momento e matenuto sotto un flusso costante di azoto, in modo da fare iniziare la reazione. La miscela di reazione è stata immediatamente trasferita in una provetta e le misure sono stati effettuate 60 secondi dopo l'aggiunta del FeSO4. Gli spettri EPR sono stati registrati su uno EPR spettrometro Bruker EMK (Bruker, Karlsruhe, Germania), operato a X-Band, dotato di un misuratore delle frequenze di microonde 39 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI XL, con le seguenti impostazioni: frequenza 9,78 GHz, potenza 25 MW, modulazione di ampiezza 0.5 G (Gauss), gain 5 x 105, campo di larghezza 100 G, costante di tempo 0.64 ms e un tempo di scansione di 21 s. Come controllo positivo è stato utilizzato lo spettro EPR ottenuto da una miscela di reazione contenente DMPO, H2O2 e FeSO4 analizzati alle stesse condizioni e confrontato con quelli registrati dal composto addotto DMPO-OH in presenza del miele. I risultati sono stati analizzati in relazione alla diminuzione dell’ ampiezza del segnale del campione, in confronto con il controllo, in relazione all’ attività antiradicalica. II.4.5- Determinazione della capacità di scavenger dei radicali O2 L'attività di scavenger dei radicali O2 è stata determinata attraverso il sistema ipoxantina/ xantina ossidasi (HX/XO) e la capacità del miele di inibire la produzione degli ioni nitrito prodotti dall’ ossidazione dell’idrossilamina a ioni nitrito da parte della ipoxantina/xantina ossidasi (HX/XO) a pH 8.2 (Oyanagui, 1984). Le condizioni dell’ esperimento sono state simili a quelle proposte da Oyanagui (1984). Il miele è stato diluito in H2O distillata a diverse concentrazione ((1%, 1.5%, 2.5%, 5%, 10%, 15% e 25%) e filtrato attraverso una membrana Minisart (PBI International) di 45 mm di diametro di pori e aggiunto alla miscela di reazione in modo che la concentrazione finale fosse compresa tra 0.4 e 1.1 mg / ml. La miscela di reazione (0.4 ml) consisteva in 4.2 mol/L di idrossilammina e 1,9 mol/L ipoxantina, a cui sono stati aggiunti 10 µl di soluzione di miele. Successivamente è stato incorporato 0,1 ml di reagente composto da fosfato di potassio (KH2PO4) 104 mmol/l, borato di sodio (Na2B4O7 • 10H2O) 78 mmol/l, EDTA-Na 0,1 mmol/l e xantina ossidasi 0,05 U/ml. Lo studio è stato condotto a pH 8.2. La miscela è stata incubata poi a T = 37 °C per 30 minuti e la reazione è stata fermata con l'aggiunta di 1 ml di reattivo composto da acido solfanilico (C6H7NO3S) 1.2 mmol/L, N-(1-naftil) etilendiammina dicloridrato (C12H16Cl2N2) 1.44 mol/l e acido acetico (HCH2COOH) 2 mmol/l; in seguito è stata effettuata una seconda incubazione a T = 37 °C per 20 minuti. Infine, l`assorbanza del complesso colorato provocata dall’ inibizione della produzione di ioni nitriti prodotta dal miele è stata rilevata a 550 nm in un lettore di micropiastra (SynergyTM Multi-Detection Microplate Reader; Bio-Tek®, Instruments, Inc., USA), a 37 ºC e controllata dal software BioTek Gen 5 ™. In questo esperimento è stato incluso un controllo positivo rappresentato dalla superossido dismutasi (1000 U/ml) e un controllo negativo di H2O distillata. Le percentuali di inibizione (PI) della generazione di ioni nitrito prodotti dal miele sono state calcolate dai valori di assorbimento spettrofotometrico del campione (Am) rispetto al campione di riferimento (Ab, con H2O distillata). La concentrazione del miele che provoca il 40 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI 50% di inibizione della produzione di ioni nitrito (IC50), è stato calcolato mediante la seguente equazione: PI = (Ab- Am)/ Ab II.5- Caratterizzazione in vitro dell’ attività antiossidante totale del miele e delle sue frazioni fenoliche: valutazione dell'attività inibitoria della perossidazione lipidica in omogenati di fegato di ratto II.5.1- Preparazione di omogenati di fegato di ratto Il metodo utilizzato è stato simile a quello riportato da Ohkawa et al., (1979). Gli animali, tenuti costantemente nelle condizioni esposte nel paragrafo II.1.1, sono stati uccisi per eccesso di anestetico (isofluorano). I fegati sono stati rimossi immediatamente e lavati con acqua fredda e NaCl 0,9%. Durante tutta la manipolazione sperimentale, questi organi sono stati mantenuti in ghiaccio per evitare eventuali processi di autossidazione. I fegati sono stati omogeneizzati con un omogeneizzatore IKA-Werk (Janke e Kunkel, UE) mantenendo un rapporto 1:9 (w/v: peso in grammi di tessuto/ volume in ml di tampone fosfato a pH 7,4, 50 mmol/l) . L'omogenato è stato centrifugato a 800 rpm, ad una temperatura di +4 °C per 15 minuti, poi il supernatante è stato conservato a - 80 °C, fino alle analisi successive. Gli omogenati ottenuti sono stati utilizzati per gli esperimenti descritti nei punti II.5.2, II.5.3 e II.5.4. II.5.2- Determinazione dell’ inibizione della formazione di sostanze reattive dell’ acido tiobarbiturico (TBARS) nel modello della perossidazione lipidica spontanea Questo saggio si basa sulla quantificazione spettrofotometrica dei TBARS che nelle condizioni del test si formano spontaneamente dalla perossidazione dei lipidi del tessuto epatico e il possibile effeto inibitorio della loro formazione da parte della porzione fenolica del miele ottenuta dopo il frazionamento in Colonna Cromatrografica di Amberlite XAD-2 (come esposto nella sezione II.3.8.1). Il saggio è stato condotto secondo la metodologia descrita da Ohkawa et al. (1979). Inizialmente l`omogenato di fegato di ratto è stato incubato in un bagno in agitazione (Julabo, Germany) e mantenuto a T= 30 °C per 60 min con l'obiettivo di determinare la massima perossidazione lipidica spontanea nei tessuti utilizzati. Il miele è stato diluito in tampone fosfato (pH 7.4, 50 mmol/l), filtrato attraverso una membrana Minisart (PBI International) di 45 µm di diametro di poro e aggiunto alla miscela di reazione, in modo che la sua concentrazione finale fosse compresa tra 1 e 5 mg/ml. Nel caso della frazione fenolica, precedentemente sottoposta allo studio di HPLC-MS per l`identificazione e quantificazione dei componenti della frazione polifenolica (sezione II.3.8.2), di qui state fatte diverse soluzioni in tampone fosfato (pH 7.4, 50 41 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI mmol/L) e poi aggiunti alla miscela di reazione in modo che le loro concentrazioni finali sono compresi tra 20 e 80 µg/ml. Il Trolox, sciolto in precedenza in una soluzione di NaHCO3 all’ 1%, è stato utilizzato come controllo positivo e valutato in una concentrazione di 200 µmol/l, che rappresenta la dose che mostra la massima protezione contro la perossidazione lipidica spontanea nei tessuti utilizzati; tale dose è stata stabilita in esperimenti preliminari alle nostre condizioni di studio. La miscela di reazione è stata incubata in un bagnetto ad agitazione (Julabo, Germany) mantenuto a T= 30 °C per 60 min; subito dopo, l`incubazione è stata interrotta con HAc freddo 20% (pH 3.5) ed è stata aggiunta una soluzione di TBA 0.5% in HAc 20% (pH 3.5). Questa miscela di reazione è stata mantenuta a T= 90 ºC per altri 60 minuti, poi lasciata raffreddare per 5 minuti con ghiaccio e quindi è stato aggiunto il SDS al 10%. Infine, le provette sono state centrifugate a 500 rpm, T= 25 ºC per 15 minuti. La formazione dei TBARS è stata misurata tramite l`assorbanza dei surnatanti, misurata a 532 nm in uno spettrofotometro Beckman DU-640 (Beckman Instruments, Fullerton, CA, USA). In questo studio abbiamo anche incluso due campioni di controllo: i) per stimare la perossidazione lipidica basale esistente nel tessuto (C0); ii) per stimare la massima perossidazione prodotta durante ogni prova (C60). L'attività antiossidante dei campioni è stata espressa in termini di percentuale di inibizione (PI) della formazione di TBARS prodotta dai campioni, dal loro valore di assorbanza registrato (Am) rispetto al controllo e calcolato mediante l’ equazione: PI = 1-(Am -C0)/(C60-C0) x 100. I risultati sono stati espressi come la concentrazione di miele o della frazione fenolica che provoca il 50% di inibizione della massima formazione di TBARS (IC50) nei tessuti studiati. II.5.3- Determinazione dell’ inibizione della formazione di TBARS nel modello della perossidazione lipidica indotta dal sistema FeSO4 e acido ascorbico In questo saggio sono stati quantificati spettrofotometricamente i TBARS formati dalla perossidazione dei lipidi del tessuto epatico indotta dal sistema FeSO4 / acido ascorbico. A differenza della metodologia descritta nel paragrafo II.5.2, nella miscela di incubazione iniziale sono stati aggiunti FeSO4 50 mol/l e acido ascorbico 400 mol/l. Questa miscela è stata mantenuta per 30 minuti a T= 25 ºC in agitazione continua e subito dopo interrotta con HAc freddo 20% (pH 3.5). Per valutare l`effetto antiossidante, il miele è stato aggiunto a diverse concentrazioni nel range tra 1 e 15 mg/ml, mentre le frazione fenoliche sono stati aggiunte a una concentrazione finale di 20 e 120 µg/ml. In questo studio è stato utilizzato anche come controllo 42 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI positivo il Trolox, alle stesse condizioni descritte nel punto II.5.2. Le altre parti della metodica sono state eseguite come nel precedente paragrafo. L'attività antiossidante dei campioni è stata espressa in termini di percentuale di inibizione (PI) della formazione di TBARS prodotta dai campioni e calcolata a partire del valore di assorbanza registrato (Am) rispetto al bianco (C, tampone fosfato, pH 7.4, 50 mmol/L) con l`equazione: PI = (C- Am)/ C x 100. L'IC50, è stata definita allo stesso modo della sezione precedente (II.5.2) e i risultati sono stati espressi come la concentrazione di miele e delle sue corrispondente frazione fenoliche che provoca il 50% di inibizione della massima formazione di TBARS (IC50). II.5.4– Studio della formazione d`idroperossidi lipidici In seguito allo studio della capacità del miele e delle sue corrispondenti frazioni fenoliche nell’ inibire la formazione di sostanze reattive di acido tiobarbiturico (TBARS) nel modello della perossidazione lipidica spontanea e indotta chimicamente è stata valutata anche la produzione di idroperossidi totali negli omogenati studiati in precedenza. La valutazione della concentrazione di idroperossidi totali derivati dalla perossidazione lipidica è stata condotta tramite il saggio denominato FOX (Ferrous Oxidation-Xylenol Orange assay) previamente descrito da Jiang et al. (1992). Il reagente (FOX) è stato preparato mescolando in 90 ml di metanolo 88 mg di butilato idrossitoluene (BHT), 10 ml 250 mM di H2SO4, 9,8 mg di ammonio solfato ferroso esaidrato, e 7.6 mg del reattivo Xylenol Orange. La miscela di reazione consisteva quindi in 100 µl di omogenato di tessuto, precedentemente sottoposto allo stress (sezione II.5.2 e II.4.5.3), e 900 µl di reattivo FOX. La soluzione è stata poi incubata a T= 37 ºC per 30 minuti in agitazione moderata e, dopo una breve centrifugazione ad alta velocità (14000 rpm per 1 minuto), l`assorbanza è stata letta a 560 nm contro un bianco composto da tampone fosfato (pH 7.4, 50 mmol/L) e il reagente FOX. Per la quantificazione degli idroperossidi, diluizioni seriali dello standard di perossido d`idrogeno (H2O2) (4.5 – 100 μM) sono state trattate e lette, insieme con i campioni. In questo studio abbiamo anche incluso due campioni di controllo: i) per stimare i livelli di idroperossidi totali basali esistenti nel tessuto (ITbasale 0) ii) per stimare la massima produzione di idroperossidi totali prodotta durante ogni prova (IT massima 60). 43 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI II.6- Studio del miele e dei suoi flavonoidi come agenti di protezione contro il danno ossidativo nei confronti dei globuli rossi umani. II.6.1- Globuli rossi Collection Eritrociti (RBCs) sono stati ottenuti da sangue umano di volontari sani dopo la rimozione del plasma e il buffy coat per aspirazione. Il pellet di RBCs è stato lavato una volta con 0.9% NaCl, poi tre volte con tampone fosfato (PBS, contenente 150 mM NaCl, 1.9 mM di fosfato di sodio Na2HPO - e 8.1 mM di sodio diidrogeno fosfato -NaH2PO4-, pH 7.4) a temperatura ambiente. II.6.2- Studio dell effetto protettivo contro l`emolisi Dopo i lavaggi seriali, il pellet di RBCs è stato risospeso in tampone PBS (10% v/v) (pH 7.4, 50 mmol/L), per stimare la massima emolisi spontanea (RBCS + PBS), o in una soluzione di AAPH (50 mM, concentrazione finale) in PBS (pH 7.4, 50 mmol/L), per stimare la massima emolisi indotta (RBCS + AAPH). La capacità protettiva del miele e dei suoi estratti fenolici contro l’emolisi spontanea e indotta è stata valutata con l’ aggiunta di questi nella miscela di reazione. Il miele è stato diluito in tampone fosfato (pH 7.4, 50 mmol/l) alle concentrazione di 2 e 5 %, filtrato attraverso una membrana Minisart (PBI International) di 45 µm di diametro di poro e aggiunto alla miscela di reazione. Nel caso delle frazioni fenoliche sono state fatte diverse soluzione in tampone fosfato (pH 7.4, 50 mmol/L) e poi aggiunti alla miscela di reazione in modo che le loro concentrazioni finali sono compresi tra 5 e 70 µg/ml. In entrambi i casi il miele e i suoi estratti di flavonoidi sono stati aggiunti alla miscela prima dell'agente ossidante. La miscela è stata incubata per 5 ore a T= 37 ºC, in agitazione delicata. La percentuale di emolisi è stato registrata dopo 1, 3 e 5 ore di incubazione (Cesquini et al, 2003; Suwalsky et al, 2007). II.6.3- Preparazione del Ghost di membrana da Globuli rossi Per indurre una emolisi completa, una provetta di ogni tempo dell`esperimento precedente (II.6.2), è stata centrifugata a 13500 rpm per 20 minuti a 8 °C e poi il pellet di RBCs è stato risospeso 20 volte il loro volume (1:20) in 5 mM tampone fosfato ipotonica contenente 2.2 mM EDTA, pH 8, e la miscela è stata mantenuta a 4 °C per 30 minuti. Poi è stata centrifugata a 13500 rpm per 20 minuti a 8 °C, il surnatante scartato e di nuovo il pellet risospeso in tampone fosfato 2.5 mM ipotonico (2.2 mM EDTA), pH 8 (1:20). La procedura è stata ripetuta e 1.25 mM tampone fosfato a pH 8 è stato aggiunto come ultimo passo per completare l'emolisi. Dopo centrifugazione a 13500 rpm per 20 minuti a 8 °C, la membrana eritrocitaria nel pellet è apparsa del tutto chiara e risospesa in PBS 2.2 mM EDTA (1:5) e conservata a -80 °C fino all'analisi. 44 _______________________________________CAPITOLO II: MATERIALI E METODI II.6.4- Studio della suscettibilità dei lipidi di membrana eritocitaria alla perossidazione Il giorno delle analisi, le soluzioni contenenti i ghost delle membrane di globuli rossi sono state scongelate. Il buffer di conservazione è stato rimosso dopo centrifugazione a 13500 rpm per 20 minuti a 8 °C, e il pellet lavato due volte in 0.9% NaCl. I ghost sono stati poi risospesi in 0.9% NaCl. Il saggio FOX (Ferrous Oxidation-Xylenol Orange assay) è stato effettuato secondo la metodologia precedentemente descritta da Jiang et al. (1992). L`agente (FOX) è stato preparato come precedentemente esposto nella sezione (II.5.4). La miscela di reazione consisteva quindi in 320 µl della sospensione di ghost in 0.9% NaCl, e 680 µl di reattivo FOX. La soluzione è stata poi incubata a T= 37 ºC per 30 minuti in agitazione moderata e dopo una breve centrifugazione ad alta velocità (14000 rpm per 1 min), è stata letta l`assorbanza a 560 nm contro un bianco composto da tampone fosfato (pH 7.4, 50 mmol/L) e il reagente FOX. Per la quantificazione degli idroperossidi, diluizioni seriali dello standard di perossido d`idrogeno (H2O2) (4.5 – 73 μM) sono state trattate e lette, insieme con i campioni. II.7- Analisi statistica L'analisi statistica è stata effettuata utilizzando il software STATISTICA (StatSoft Inc., Tulsa, OK). I dati sono stati sottoposti ad una analisi della varianza One-way per il confronto delle medie e le differenze significative inter-miele sono state calcolate secondo il test HSD Tukey's range.In tutti i test i risultati sono espressi come media ± deviazione standard (SD). I risultati sono espressi come media di tre analisi. Le correlazioni sono state calcolate sulla media dei risultati secondo il test di Pearson. Le differenze p ≤ 0.05 sono state considerate statisticamente significative. 45 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Gli antiossidanti multifunzionali sono diventati una promettente strategia terapeutica per la cura delle malattie causate dallo stress ossidativo (Gilgun-Sherki et al., 2002). È stato infatti suggerito che la molteplicità delle funzioni consenta un’ azione più efficace delle molecole antiossidanti e che ciò porti ad un aumento della capacità protettiva nei confronti di diverse patologie. In questo senso, per la ricerca di agenti protettivi contro malattie che coinvolgono lo stress ossidativo, è stato proposto lo studio di questi in estratti di piante o altre fonti naturali, dal momento che contengono composti che possono agire come antiossidanti con diversi meccanismi di azione. Questi prodotti possono influenzare infatti i percorsi che coinvolgono i radicali liberi nelle malattie degenerative e quindi offrire una protezione (Youdim et al., 2002). Inoltre, negli estratti naturali sono presenti anche altri composti bioattivi che possono agire favorevolmente in modi non correlati allo stress ossidativo in tali patologie (GilgunSherki et al., 2002). Attualmente, insieme con altri prodotti naturali, il miele ha suscitato un crescente interesse nella ricerca di nuovi composti biologicemante attivi ed è stato l'obiettivo principale di questo lavoro di ricerca. Lo studio dell’ attività antiossidante in vitro del miele è stato condotto tenendo conto delle strategie sperimentali proposte per la caratterizzazione degli effetti antiossidanti in vitro di prodotti naturali (Aruoma, 2003). Questi includono: i) l`identificazione di noti composti con attività antiossidanti (acidi fenolici e flavonoidi), ii) lo studio della capacità di reagire con diversi tipi di ROS e RNS in diverse condizioni (meccanismo antiossidante diretto) iii) lo studio della capacità di proteggere le biomolecole contro i danni causati dai radicali liberi (Aruoma, 2003). Nella presente ricerca è stata progettata una serie di test che, in modo relativamente semplificata, potrebbe anche soddisfare i requisiti di base proposti da Aruoma (2003) e Verhagen et al., (2003) per la ricerca dedicata alla valutazione della attività antiossidante di un particolare prodotto i cui risultati sono presentati di seguito. In questo contesto, la presente ricerca è stata indirizzata a valutare l'attività antiossidante e protettiva in vitro contro lo stress ossidativo di cinque tipi di mieli monofloreali da Cuba e l'individuazione e la quantificazione dei composti chimici presumibilmente responsabili di tali proprietà. 46 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE III.1- Studio degli antiossidanti nel miele, altri composti bioattivi e il contenuto di minerali I polifenoli costituiscono un importante gruppo di composti per quanto riguarda l'aspetto e le proprietà funzionali del miele. Sono membri di una classe di composti naturali, recentemente ritenuti di elevato interesse scientifico e terapeutico. Nella lunga tradizione umana, il miele è stato utilizzato non solo come una sostanza nutritiva, ma anche come una medicina. Nonostante la rilevante importanza dei composti fenolici come promotori della salute, un interesse effettivo ed efficace è stato sollevato solo recentemente, tanto da spingere ulteriori analisi per quantificare e identificare il contenuto fenolico del miele in maniera precisa (Bogdanov et al., 2008). Il contenuto fenolico totale (TPC) dei cinque tipi di miele in studio è stato determinato tramite il test Folin-Ciocalteu ed i valori medi e la deviazione standard sono mostrati nella Figura 12 A. I risultati evidenziano che il TPC ha mostrato differenze significative tra i diversi gruppi. In base a questi risultati, Linen vine, che di solito è classificato come un miele ambrato, ha i valori più alti di TPC (595.8 ± 6.8 mg GAE/kg di miele), mentre i valori più bassi sono stati misurati nei mieli di Black mangrove e Christmas vine (233.6 ± 5.5 e 213.9 ± 4.5 mg GAE/kg di miele, rispettivamente), che di solito sono classificati come un miele bianco e extra bianco. I valori medi di TPC trovati sono simili ai quelli valori riportati in diversi tipi di mieli uniflorali, dove i mieli di colore chiaro hanno mostrato bassi valori di composizione fenolica (226.1 ± 0.2 mg GAE/kg), mentre il miele di colore ambra i valori più alti (406.2 ± 17.2 mg GAE/kg) (Gheldof & Engeseth, 2002; Gheldof et al., 2002; Meda et al., 2005; Ferreira et al., 2009). Inoltre, i valori del contenuto totale di flavonoidi (TFC) sono mostrati nella Figura 12 B. Il miele di Linen vine ha il maggiore contenuto di flavonoidi (25.2 ± 0.3 mg CE/kg), mentre i valori più bassi sono stati identificati nei miele di Christmas vine (10.9 ± 0.3 mg CE/kg). Questi valori sono simili alla media dei valori trovati da alcuni Autori in diversi tipi di mieli, come nel miele di eucalipto (20–25 mg CE/kg), girasole (15–20 mg CE/kg), abete, lavanda, edera, acacia (5–10 mg CE/kg), corbezzolo e miele di castagno (meno di 5 mg CE/kg), come è stato riportato precedentemente da vari Autori (Meda et al., 2005; Ferreira et al., 2009). È stata trovata anche una correlazione tra il contenuto di TPC e TFC (r = 0.8310, p ≤ 0.05, e anche tra il contenuto di TFC e il colore (r = 0.9730, p ≤ 0.001). Frankel et al. (1998) hanno suggerito che l'intensità del colore del miele è legata alla presenza di pigmenti (carotenoidi, flavonoidi, ecc): l'aumento dell'intensità del colore, infatti, sembra essere legato ad un 47 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE aumento della concentrazione di tali composti. Pertanto, i risultati del nostro studio sembrano confermare che il contenuto di TPC e di TFC possano influenzare direttamente il colore del miele. Risultati simili sono stati riportati in precedenza anche da altri autori (Frankel et al., 1998; Meda et al., 2005). Figura 12. (a) Contetuno totale di polifenoli (TPC) e (b) contenuto di flavonoidi totali (TFC) dei cinque tipi di mieli studiati. a b 700 30 a a 25 500 b 400 c d 300 d 200 mg CE/kG of honey mg GAE/Kg of honey 600 c 20 b b d 15 10 5 100 0 0 Linen vine Morning glory Singing bean Black mangrove Christmas vine Honey Type Linen vine Morning glory Singing bean Black mangrove Christmas vine Honey type a) Contetuno totale di polifenoli (TPC). I risultati sono espressi in milligrammi equivalenti di acido gallico per kilogrammo di miele (mg GAE/kg). b) Contenuto di flavonoidi totali (TFC). I risultati sono espressi in milligrammi equivalenti di catechina per kilogrammo di miele (mg CE/Kg). Le colonne appartenenti alla stessa serie di dati con lettere diverse sono significativamente diversi (p ≤ 0.05, n = 3 analisi). Le barre di errore fanno riferimento alla variabilità biologica. Le proprietà antiossidanti dei composti fenolici, sia per quanto riguarda l'intrappolamento dei radicali liberi, come la chelazione del Fe2+, sono state ben documentate (Rice-Evans et al., 1996; Bravo, 1998). In realtà, tra tutti i componenti antiossidanti del miele, quantificati in questo studio, i composti fenolici sono stati tra i più ampiamente associati alla propietà antiossidanti del miele in diversi modelli sperimentali in vitro e in vivo (Gheldof et al., 2002; Vela et al., 2007; Estevinho et al., 2008; Ferreira et al., 2008). Questo giustifica l’analisi dettagliata dei composti fenolici nei cinque tipi di miele in studio indicati nella sezione III.1.1. Molti autori hanno studiato il contenuto dei fenoli e dei flavonoidi del miele per determinare il loro effetto benefico sulla salute umana e se esiste una correlazione con le origini floreali (Ferreres et al., 1991; Ferreres et al., 1992; Ferreres et al., 1993; Ferreres et al., 1994; Ferreres et al., 1996; Ferreres et al., 1998; Gheldof & Engeseh, 2002; Gheldof et al., 2002; Meda et al., 2005). Gli effetti benefici dei polifenoli sulla salute umana sono stati 48 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE ampiamente documentati;nello specifico, le azioni di flavonoidi come modulatori immunitari, attività radical-scavenger, sono attualmente di particolare interesse per medici e nutrizionisti e possono essere di interesse anche per giustificare il consumo di prodotti naturali ricchi di questi composti fitochimici (Havsteen, 2002). I nutrizionisti ritengono infatti che l'assunzione media di flavonoidi negli esseri umani per mezzo di una dieta normale è di 1-2 grammi al giorno (De Vries et al., 1997). Il miele, secondo i nostri dati, potrebbe essere quindi considerato tra le fonti naturali di flavonoidi ottimali per l’ alimentazione umana. Inoltre, è stato studiato anche il contenuto di carotenoidi (TCC). Questi composti sono noti per essere potenti antiossidanti e la loro capacità di neutralizzare l`ossigeno singoletto è stato studiata e ampiamente rivista (Hix et al., 2004; Chen et al., 2007;; McNulty et al., 2008). I valori totali di carotenoidi presenti nei mieli in studio sono indicati nella Figura 13. I mieli di Linen vine e Morning glory hanno il più alto contenuto di carotenoidi (5.57±1.02 mg βcarotE/kg ; 4.89±1.87 mg βcarotE/kg di miele, rispettivamente), mentre il più basso contenuto è stato misurato nel miele di Singing bean (1.17±1.22 mg βcarotE/kg di miele); questo miele è classificato come bianco. Nel caso del miele di Christmas vine i valori non si trovano entro il limite di quantificazione del metodo usato. Questo miele è stata classificato come un miele c 8 7 a b confermare che i carotenoidi totali, analogamente a quanto avviene con TFC e TPC, possano influenzare direttamente il colore del miele. Nel caso del miele di mg BCarotE/Kg of honey extra bianco e tali risultati sembrano 6 5 4 c 2 Christmas vine i valori non si trovano 1 entro il limite di quantificazione del 0 metodo usato. Questo miele è stata c 3 ** Und ** Linen vine Morning glory Singing bean Black mangrove Christmas vine Honey Type classificato come un miele extra bianco e tali risultati sembrano confermare che i Figura 13. Contetuno totale di caroteni nei cinque tipi di mieli studiati. carotenoidi totali, analogamente a quanto avviene con TFC e TPC, possano influenzare direttamente il colore del miele. I risultati sono stati espressi in milligrammi di equivalenti di appartenenti alla stessa serie di dati con lettere diverse sono significativamente diverse (p ≤ 0.05, n = 3 analisi). Le barre di errore fanno riferimento alla variabilità biologica. ** valori fuori della sensibilità del metodo utilizzatto. 49 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Nel caso del miele di Christmas vine i valori non si trovano entro il limite di quantificazione del metodo usato. Questo miele è stata classificato come un miele extra bianco e tali risultati sembrano confermare che i carotenoidi totali, analogamente a quanto avviene con TFC e TPC, possano influenzare direttamente il colore del miele. Nel nostro studio è stata trovata una correlazione tra TCC e il colore (r = 0.9178, p ≤ 0.05). Una correlazione significativa è stata anche riscontrata tra TCC e TFC (r = 0,8154, p ≤ 0,05) e anche tra TCC e TFC (r = 0,8915, p ≤ 0.05) (Tabella 7). La presenza di carotenoidi nel miele è stata segnalata anche da altri autori (Ferreira et al., 2009). Tuttavia, il tenore di carotene nel miele è basso, in confronto ad altri prodotti naturali come nelle fragole. Questo potrebbe essere relazionato alle caratteristiche del nettare dal quale viene prodotto il miele, che di solito ha un basso contenuto di tali composti; comunque, anche se in basse concentrazioni, non può essere ignorato il loro contributo alla proprietà biologiche del miele. E' noto che la capacità nutrizionale e biologica del miele è il risultato dell'attività combinata di una vasta gamma di composti. Oltre ai caroteni e ai polifenoli, il miele contiene un certo numero di composti noti per agire come antiossidanti, come l'acido ascorbico e gli enzimi (glucosio ossidasi e catalasi), ma anche piccoli peptidi ed enzimi (Bogdanov et al., 2008). Nei campioni in studio il contenuto di acido ascorbico è stato valutato mediante HPLC. L'acido ascorbico non è stato trovato nei nostri campioni e simili risultati sono stati ottenuti anche da Gheldof et al. (2002) mediante l`uso dell’ HPLC. Ciò è probabilmente dovuto alla lavorazione e conservazione dei mieli: è noto infatti che durante lo stoccaggio, diversi composti possono soffrire modifiche; questo riguarda principalmente l'acido ascorbico ed alcuni enzimi (Wang et al., 2006). Gli aminoacidi sono tra i composti in minor concentrazione nel miele. La loro presenza è imputabile da un lato al lavoro delle api e, dall'altro, alla fonte vegetale da cui viene prodotto il miele, in quanto alcuni sono comuni a molti tipi di miele, mentre altri dipendono soltanto dall'origine botanica (González et al., 2006). D'altra parte, il contenuto di proteine nel miele è variabile e dipende sempre in gran parte dall'origine botanica; da ciò deriva anche la presenza di enzimi introdotti dalle api stesse e altri derivati dal nettare (Azeredo et al., 2003). Le proteine totali e il contenuto in aminoacidi liberi sono stati studiati e i risultati sono mostrati nella Tabella 3. I valori più elevati di amminoacidi liberi sono stati trovati in Morning Glory, mentre i valori più bassi nel miele di Mangrovie Black. Per quanto riguarda il più alto 50 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE contenuto di proteine, esso è stato riscontrato nel miele di Liven vite, mentre il miele di Christmas vine presenta il contenuto più basso. Valori di proteine simili a quelli da noi riportati sono stati precedentemente segnalati (Azeredo et al., 2003). Secondo questi Autori un basso contenuto proteico può considerarsi di circa 30 mg BSA/100g di miele, un contenuto medio di 40-100 mg BSA/100g di miele e un elevato contenuto di circa 200 mg BSA/100g di miele. I nostri risultati sono stati simili a quelli riportati da tali autori. Tabella 3. Contenuto totale di acido ascorbico, aminoacidi e proteine nei miele in situdio. Tipo di miele Contenuto totale di aminoacidi liberi (mg LE/100 g di miele) Linen vine 79.3 ± 10.4 a Contenuto totale di proteine (mg BSA/100 g di miele) 92.3 ± 12.3 a Acido ascorbico (µg/100 g di miele) --nd Morning glory 146.4 ± 12.3 b 52.7 ± 10.4 b --nd Singing bean 142.2 ± 12.3 b 26.8 ± 9.6 c --nd Black mangrove 15.3 ± 2.9 c 36.9 ± 11.3 d --nd Christmas vine 44.6 ± 9.6 d 12.0 ± 14.3 e --nd Il contenuto totale di amminoacidi liberi (azoto amino) è stato determinato utilizzando il metodo colorimetrico con il reagente ninidrina-cadmio descritto da Doi et al. (1981). La determinazione delle proteine totali è stata effettuata secondo il metodo descritto da Bradford (1976) utilizzando il reagente Coomassie Brilliant G-250, mentre la Vitamina C è stata studiata mediante HPLC. I risultati sono stati espressi come media ± deviazione standard. Tra i valori medi all'interno di una colonna che condividono la stessa lettera non ci sono differenze statisticamente significative (p ≤ 0.05) (Test di Tukey). Ogni campione è stato analizzato in triplicato. –nd non è stato rilevato. III.1.1- Identificazione e quantificazione degli acidi fenolici e dei flavonoidi mediante il sistema HPLC-DAD-ESI-MS-Mn I fenoli contenuti nel miele sono stati identificati sulla base delle loro caratteristiche UV-vis e degli spettri di massa ottenuti con HPLC-DAD-ESI/MS in modo negativo, nonché sul loro comportamento cromatografico rispetto a standard esterni, quando disponibili. Il miele è stato precedentemente frazionato utilizzando una Colonna Cromatrografica di Amberlite XAD-2 da cui sono stati ottenute quattro frazioni; poi la frazione fenolica è stata sottoposta ad analisi con HPLC-DAD-ESI/MS, procedura già utilizzata nello studio dei composti fenolici contenuti nel miele d'api (Ferreres et al., 1991). Nella Figura 14 sono rappresentati i cromatogrammi relativi ad ogni tipo di miele. Invece, gli spettri UV, le caratteristiche di massa e le identità dei picchi sono indicati nella Tabella 4, mentre la loro quantificazione nella Tabella 5. 51 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Sono stati individuati in totale quattordici picchi assegnati a composti fenolici. Il picco 1 è stato identificato come floroglucinolo, i picchi dal 2-5 come acidi fenolici e come flavonoidi i picchi dal 8-15. Tutti i flavonoidi scoperti appartenevano al gruppo dei flavonoli. Otto composti sono stati identificati in tutti i campioni: acido vanillico, acido caffeico e p-cumarico, e anche i flavonoli quercetina, isoramnetina, metossikaemferolo, kaemferolo e kaemferolo-7-O-ramnoside (Tabella 4). Un altro picco è stato trovato in tutti i campioni (picco 7), anche se potrebbe non corrispondere a un composto fenolico. Tabella 4. Tempo di retenzione ((Rt), UV e MS caratteristiche (–MS: [M – H] –, –MS2 M – H] –) dei diversi composti fenolici identificati nei diversi tipi di miele. * Picco Composto Rt (min) UV (nm) [M-H]- - MS2 [M-H]- 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Floroglucinolo Acido vanillico Acido caffeico Acido siringico Acido p-cumarico Acido felurico Non identificato Miricetina Quercetina-diglycoside Quercetina- O- ramnoside Quercetina Kaemferolo-7-0-ramnoside Kaemferolo Isoramnetina 8- metossikaemferolo 4.80 5.85 7.0 8.45 11.10 13.35 20.45 22.00 23.10 27.85 28.20 32.75 33.65 34.55 35.20 255 260, 294 298sh, 324 274 232, 310 296, 322 260, 354, 387sh 255, 286sh, 308sh, 374 232, 256, 278sh, 350 256, 268sh, 296sh, 350 255, 300sh, 370 263, 320sh, 367 266, 320sh, 366 255, 267sh, 301sh, 370 268, 292sh, 340 * * * * * * * * * * * * 241 317 625 447 301 431 285 315 315 213 -301 301 -285 267 300 285 I composti sono stati identificati sulla base della loro UV e MS spettrum mediante HPLC-MS, nonché sul loro comportamento cromatografico rispetto a standard esterni. L'identità del floroglucinolo, degli acidi fenolici e degli agliconi flavonoli sono stati confermati positivamente mediante standard esterni, mentre l'identità dei picchi 9, 10, e 12, resta ancora dubbiosa. Tra gli acidi fenolici, gli acidi idrossicinamici, cioè l`acido caffeico (picco 3), l’ acido p-coumarico (picco 5) e l`acido felurico (picco 6) sono predominanti. Questi composti si pensa che gsiano derivati dal propoli (Andrade et al., 1997; Gheldof et al., 2002; Truchado et al., 2008) e che l'ape trasferirebbe direttamente nel miele attraverso le sue secrezioni. 52 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Figura 14. Cromatogrammi HPLC-DAD della frazione fenolica del miele a 290 nm per i acidi fenolici e 360 nm per flavonoidi. (A) Singing bean; (B) Linen vine; (C) Morning glory; (D) Christmas vine; (E) Black mangrove. Picchi: 1, floroglucinolo; 2, acido vanillico; 3, acido caffeico; 4, acido siringico; 5, acido p-cumarico; 6, acido ferulico; 7, composti non identificati; 8, miricetina; 9, quercetina-diglycoside; 10, quercetina-O-rhamnoside; 11, quercetina; 12, kaempferol-7-O-rhamnoside; 13, kaempferol; 14, isorhamnetin; 15, 8-methoxykaempferol. Hesperetina è stato utilizzato come standard interno. 53 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Tra tutti gli acidi fenolici individuati nei campioni di miele, l`acido p-coumarico è stato il più abbondante (Tabella 5). Questo viene considerato un metabolita intermediario nella sintesi di altri composti fenolici più complessi nelle piante (Pryce, 1972). Può essere ottenuto direttamente dalla tirosina o dall’ acido trans-cinnamico, che è a sua volta un precursore della fenilalanina. Una volta generato, l'acido p-cumarico serve come precursore di acido ferulico, acido caffeico e altri composti fenolici (Grace & Logan, 2000). Le proprietà antiossidanti degli acidi cinnamici (le cui strutture sono indicate nella Figura 8, in particolare l'acido ferulico, possono essere alla base delle proprietà del miele dimostrate in questo studio. Rispetto all’ acido p-cumarico, l'acido ferulico ha presentato una maggiore capacità di scavenger dei radicali liberi, misurata attraverso diversi test in vitro (RiceEvans et al., 1996; Kanski et al., 2002); quindi la sua presenza nel miele di ape può anche essere correlata con le proprietà biologiche dimostrati nel nostro lavoro. È stato proposto che l'interazione dell’ acido ferulico con un radicale libero risulta nell’ astrazione dell'atomo di idrogeno del gruppo 4-idrossi per formare il radicale fenossile (ArO). Questo elettrone spaiato può stare delocalizzato in tutta la molecola di acido ferulico, in modo che il radicale ArO formato possa essere stabilizzato per risonanza, come si mostra nella Figura 15. La presenza del gruppo 3-metossi nell'anello aromatico, essendo un gruppo donatore di elettroni, favorisce l'ulteriore stabilizzazione del radicale ArO e questo spiega l`elevata attività antiossidante dell’ acido ferulico in confronto con l'acido p-cumarico (Graf, 1992). Per la sua stabilità, il radicale dell’ acido ferulico, una volta generato, non partecipa nell'avvio o nella propagazione di nuove reazioni ossidative. Più probabilmente, questo radicale reagisce con un altro radicale di acido ferulico a formare una struttura dimerica, noto come curcumina (Graf, 1992; Rice-Evans et al., 1996). Figura 15. Strutture risonanti proposte per la stabilizzazione del radicale ArO dell`acido felurico (Graf, 1992). COOH COOH COOH COOH COOH OCH3 O OCH3 O OCH3 O OCH3 O OCH3 O 54 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Tuttavia, come l'acido ferulico, l'acido trans-cinnamico e p-cumarico hanno una catena insatura legato al gruppo carbossilico, che può fornire i siti per l'attacco dei radicali liberi e, probabilmente, consentire l'ancoraggio di questi composti al doppio strato lipidico (Kanski et al., 2002; Kikuzaki et al., 2002). È stato proposto che la presenza di questa struttura specifica negli acidi cinnamici potrebbe proteggere le membrane biologiche dai danni ossidativi (Kanski et al., 2002) e quindi spiegare l'attività di inibizione della perossidazione lipidica rilevata in questa ricerca da parte del miele. E 'importante far notare che l'attività antiossidante riscontrata nei nostri campioni di miele potrebbe essere anche il risultato dell'interazione degli acidi cinnamici con altri composti fenolici, come i flavonoidi. La presenza dei flavonoidi nel miele è stata ampiamente documentata; tali composti sono stati correlati alle proprietà antiossidanti del miele e utilizzati anche come potenziali marcatori dell’origine botanica (Ferreres et al., 1991; Ferreres et al., 1992; Ferreres et al., 1993; Ferreres et al., 1994; Ferreres et al., 1996; Ferreres et al., 1998; Gheldof et al., 2002). Nel presente studio è stato constatato che il miele di ape può essere considerato come una fonte importante di questi composti naturali e le concentrazioni trovate (Tabella 5) suggeriscono che possano avere un effetto importante sulla salute umana. Nei cinque tipi di mieli studiati, cinque picchi (8, 11, 13, 14, 15) sono state assegnati agli agliconi flavonoli, un tipo di composti ampiamente riportati nel miele. Quercetina e kaemferolo sono stati trovati in molti tipi di mieli uniflorali (Martos et al., 2000; Truchado et al., 2008) e sono stati suggeriti come idonei marcatori floreali per il miele di eucalipto (Martos et al., 2000). Il kaemferolo è stato anche proposto come possibile marker botanico per il miele di rosmarino (Gil et al., 1995). D’ altra parte è stata identificata la presenza di isorhamnetina in diversi tipi di mieli uniflorali italiani da Fiorani et al. (2006). Un altro picco che potrebbe essere assegnato ad un aglicone flavonolo è il picco 15. Questo composto ha mostrato uno ione molecolare in negativo [M-H]- di 315 m/z, rilasciando un frammento importante MS2 di 285 m/z attribuito alla possibile perdita di un gruppo metossi (-30 amu); ciò ha consentito l'identificazione come un derivato di metossikaempferolo. Il suo spettro UV-vis e il suo tempo di ritenzione sono stati in linea con quello del 8-metossikaemferolo usato come standard esterno. La presenza di metossikaemferolo nel miele è gia stata documentata precedentemente in diversi studi (Gil et al., 1995; Martos et al., 1997; Fiorani et al., 2006). Nei nostri campioni, questi quattro flavonoli sono stati rilevati in tutti i mieli analizzati, innalzando così i dubbi che potrebbero essere indicativi di una determinata origine floreale. D'altra parte, la myricetina (picco 8) è stata rilevata 55 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE soltanto nel miele di Singing bean, anche se la natura diffusa di questo flavonolo rende il dubbio che possa essere considerato come un marcatore floreale per tale miele. Nei primi lavori pubblicati sul miele sono stati identificati solo flavonoidi sotto la forma di agliconi e quindi questo ha portato a pensare che solo questi derivati fossero presenti nel miele, dal momento che i flavonoidi glicosidi sono completamente idrolizzati dagli enzimi delle api (Ferreres et al., 1993; Gil et al., 1995). Tale ipotesi è stata poi respinta in seguito alla rilevazione di alcuni glicosidi nei diversi mieli (Truchado et al., 2008; Truchado et al., 2009). Nei nostri campioni, tre composti (picchi 9, 10 e 12) sono stati identificati come glucosidi flavonoli (flavonolo glicoside). Il composto identificato come picco 9 è stato riscontrato solo nel miele di Singing bean, che è anche il più ricco di flavonoidi. Questo composto ha mostrato uno spettro UV-vis caratteristico di un flavonolo derivato della quercetina: è uno ione molecolare in negativo [M-H]- di 625 m/z, rilasciando un frammento importante MS2 [M-H]- di 301 m/z e quindi identificato come il flavonolo quercetina. La perdita di -324 amu viene interpretata come corrispondente a due residui di esosi. D'altra parte, il fatto che un solo frammento MS2 venga rilasciato sottolinea che gli zuccheri costituiscano un disaccaride non legato in posizioni diverse della struttura della molecola di quercetina, in questo caso più di un frammento sarebbe da aspettarsi dalla scissione di ogni zucchero residuo permettendo così di identificare tale composto come quercetina-diglycoside. La natura degli esosi non è stata stabilita (per esempio, glucosio, galattosio), né la posizione di attacco alla quercetina. Il composto 10 è stato rilevato in tre dei mieli uniflorali studiati (Line vine, Black mangrove, Singing bean). Questo prodotto ha mostrato uno ione molecolare in negativo [M-H]- di 447 m/z; liberando un frammento MS2 di 301 m/z (quercetina); la perdita di un frammento con -146 amu, insieme al fatto che il suo spettro UV-vis non è stato modificato nella regione dell’ultravioletto, permette di escludere la presenza di un sostituente p-coumaroil, consentendo così di identificare il composto come quercetina – rhamnoside. Il picco 12 ha mostrato uno spettro UV-vis con una lunghezza d`onda massima di 263, 320 sh e 367 nm, caratteristico di un composto con un ossidrile libero in posizione C-3. Il suo ione negativo molecolare è stato di [M-H]- 431 m/z liberando un frammento MS2 di 285 m/z (kaemferolo) dalla perdita di un residuo di ramnosio (-146 amu). Questo ci ha permesso di identificare questo composto come kaemferolo-7-O-ramnoside. Il kaemferolo glicoside contenente ramnosio ed esosi è stato recentemente identificato come componente importante nel miele di acacia da Truchado et al. (2008). 56 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Un fatto interessante è stata la presenza del picco 7 in tutti i campioni analizzati. Il suo spettro UV a 360 nm è mostrato nella Figura 16. Questo composto ha presentato uno spettro mA U 1400 1200 UV-vis di 260, 354, 387sh e uno ione 1000 molecolare in negativo [M-H]- di 241 m/z; 800 liberando un frammento MS2 di 213 m/z 600 (relativo alla perdita di C=O -28 amu). Queste 400 caratteristiche di UV-vis e di massa sono simili 200 al composto riportato in precedenza da 0 Truchado et al. (2009), che hanno denominato CH5 e proposto come un possibile marker 300 350 400 450 500 550 nm Figura 16. Spettro UV-vis misurato a 360 nm floreale del miele di castagno. Tale composto non è stato ancora identificato, ma è stato provvisoriamente assegnato come un intermedio possibile della via del metabolismo del triptofano (Truchado et al., 2009). Non è stato possibile effettuare nessun ulteriore contributo all’ identificazione di questo composto nel nostro studio e, quindi, il composto resta ignoto. In questo studio sono stati identificati importanti flavonoidi in forma glicosidica, suggerendo che ciò potrebbe essere una caratteristica della loro origine, sia geografica che floreale. Ulteriori studi sono però necessari per confermare questa proposta, così come una più dettagliata analisi dei composti fenolici, al fine di confermare la loro identità e la loro associazione con il tipo di miele unifloreale. L'influenza dei flavonoidi sulla salute umana è stata dimostrata da diversi Autori e questo è strettamente correlato all’ azione diretta o indiretta nei meccanismi biochimici che si verificano nell'uomo (Havsteen, 2002). Una delle proprietà più importanti è la loro eccellente capacità antiradicalica. E’ anche un aspetto importante per quanto riguarda le loro applicazioni terapeutiche e profilattiche, per esempio, dopo infezioni, infiammazioni, bruciature o danni prodotti da radiazioni (Calzada et al., 1999). Come è stato esposto precedentemente da vari Autori, la capacità antiradicalica è intimamente connessa con il potenziale di ossidazione / riduzione e con l`energia di attivazione per trasferimento elettronico della sostanza (Havsteen, 2002). 57 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE I flavonoidi, in particolare, rimuovono l`ossigeno reattivo sottoforma di anioni superossido, radicali idrossilici, perossidi lipidici o idroperossidi. In questo modo bloccano l`azione deleteria di queste sostanze sulle cellule. I loro effetti citoprotettivi sono stati ben evidenziati nei fibroblasti della pelle umana, nei cheratinociti e nelle cellule endoteliali. Molti flavonoidi hanno mostrato la loro efficacia nell’ inibire i processi di perossidazione lipidica dell`acido linoleico o dei fosfolipidi di membrana, la perossidazione dei globuli rossi e l’ autossidazione in omogenati cerebrali (Laughton et al., 1989; Ursini et al., 1994). Inoltre, i flavonoidi come la quercetina e il kaempferolo sono importanti per il controllo dei livelli del glutatione intracellulare: sono in grado di agire a livello del gene regolatore e di aumentare il livello di espressione del 50 %, inducendo il sistema antiossidante cellulare e contribuendo in tal modo alla prevenzione di diverse malattie (Havsteen, 2002). Come è stato dimostrato nel nostro studio, il miele presenta una ampia varietà di flavonoidi e quindi la loro presenza può essere correlata con le proprietà biologiche del miele dimostrata nel nostro lavoro. È importante notare anche che il contenuto totale dei composti fenolici e dei flavonoidi, determinato tramite il metodo modificato di Folin-Ciocalteu (Singleton et al., 1999) e dal cloruro di alluminio, metodo spettrofotometrico (Chia-Chi et al., 2002), sono stati straordinariamente superiori al contenuto fenolico quantificato per HPLC (Tabella 5). Osservazioni simili sono state riportate nella valutazione dei composti fenolici nel miele (Gheldof et al., 2002) e in altri prodotti alimentari e bevande. In un primo luogo, questo può essere dovuto al fatto che non siamo stati in grado di identificare tutti i composti tramite HPLC e che alcuni fenoli potrebbero essere stati eluiti nella prima fase di estrazione (frazione 1) e quindi essere sfuggiti all’ identificazione, come è stato precedentemente esposto da Truchado et al. (2009). Inoltre, il metodo di Folin-Ciocalteu potrebbe avere sovrastimato il totale di composti fenolici, anche se è stata utilizzata una soluzione di miele artificiale per eliminare le interferenze svolte dagli zuccheri, come proposto da Singleton et al. (1999). 58 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Tabella 5. Contenuto dei diversi composti fenolici identificati nei diversi tipi di miele. Picco 1 2 3 4 5 6 8 9 10 11 12 13 14 15 Phenolic compound Floroglucinolo Acido vanillico Acido caffeico Acido siringico Acido p-cumarico Acido felurico Miricetina Quercetinadiglycoside Quercetina-Orhamnoside Quercetina Kaemferolo-7-0ramnoside Kaemferolo Isoramnetina 8metossikaempferolo 22.87 ± 4.08 35.20 ± 3.17 33.94 ± 4.40 36.14 ± 5.27 107.94 ± 3.42 50.08 ± 2.58 --b --b Morning glory 21.59 ± 5.91 29.66 ± 4.08 25.17 ± 5.59 26.07 ± 4.13 63.85 ± 4.29 55.10 ± 5.75 --b --b Floral source Black mangrove 14.84 ± 3.41 21.74 ± 4.63 23.23 ± 3.14 15.77 ± 5.63 155.82 ± 3.64 --b --b --b 22.71 ± 2.09 --b 39.71 ± 8.99 23.43 ± 4.07 Linen vine --b 24.40 ± 4.25 22.06 ± 5.32 --b 74.23 ± 4.42 --b 30.27 ± 6.39 79.25 ± 5.32 Christmas vine --b 15.22 ± 4.19 23.47 ± 5.23 --b 25.82 ± 5.78 23.06 ± 5.54 --b --b 27.96 ± 5.05 36.39 ± 6.16 --b 23.28 ± 1.15 17.32 ± 4.53 30.21 ± 8.41 22.30 ± 2.12 95.35 ± 5.72 19.27 ± 0.75 24.84 ± 2.93 19.19 ± 0.68 32.46 ± 6.64 32.90 ± 7.01 20.99 ± 2.27 19.59 ± 6.32 21.34 ± 5.32 16.76 ± 3.21 35.08 ± 8.61 34.57 ± 6.48 19.01 ± 1.11 47.78 ± 7.29 26.13 ± 4.00 19.90 ± 1.58 24.47 ± 3.30 26.87 ± 3.98 19.27 ± 0.86 458.37 ± 25.71 319.73 ± 18.46 98.29 ± 10.38 400.53 ± 38.51 475.03 ± 29.69 354.34 ± 28.41 202.21 ± 11.23 Contenuto fenolico totale 172.20 ± 14.70 Contenuto total di flavonoidi 169.13 ± 14.16 Singing bean 114.64 ± 12.16 I dati sono espressi come media (µg/100 g di miele) ± D.S. (Deviazione standard) –b Non rilevato –c Non quantificati. III.1.2. Studio dei minerali nel miele Come è stato precedentemente esposto, la composizione di minerali del miele è piuttosto variabile e dipende soprattutto dalla fonte floreale e dalla zona geografica (González-Paramás et al., 2000). La quantità e la varietà dei minerali presenti nei mieli variano a seconda delle sostanze nutritive che sono state assorbite dalle piante e dalla loro disponibilità nel suolo. In tal modo, l'eccesso o la carenza di alcune sostanze chimiche nel suolo o nell’ acqua avrà ripercussioni sulla composizione chimica delle piante e quindi nel nettare (Sanz et al., 1995). In questo progetto, abbiamo studiato i minerali che possono essere correlati al mantenimento del bilancio ossidativo intracellulare. Nell'analisi del contenuto individuale di minerali, otto minerali sono stati individuati e quantificati come segue: cadmio (Cd), cromo (Cr), rame (Cu), nichel (Ni), ferro (Fe), manganese (Mn), piombo (Pb) e zinco (Zn). La Figura 17 mostra la media e deviazione standard per i contenuti di minerali per ogni tipo di miele. Il ferro è stato l’ elemento più abbondante presente in tutti i campioni, mentre il cadmio è presente in quantità più bassa. I valori più bassi di ferro sono stati osservati nel miele di Christmas vine (4038 ng/g), mentre i valori più alti (10237 ng/g) sono stati trovati nel miele di Linen vine. Altri minerali individuati 59 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE come più abbondanti sono stati manganese e zinco; in entrambi i casi sono stati riscontrati i valori più alti nel miele di Liven vine (Figure 17). La concentrazione di manganese varia da 481 ng/g in Black mangrove e 1512 ng/g in Liven vite, mentre i valori nel miele di Christmas vine non sono all'interno del limite di quantificazione del metodo (˂ 100 ng/g). Inoltre, i valori di zinco variano da 908 ng/g in Singing bean a 1714 ng/g in Linen vine; in questo caso i livelli di zinco del miele di Black mangrove e Christmas vine non sono all'interno del limite di quantificazione del metodo (˂ 200 ng/g). Inoltre, i livelli minimi e massimi di rame sono stati nel range di 43.7 ng/g e 590 ng/g nel miele di Black mangrove e Liven vine, rispettivamente. Il tenore di piombo nei campioni di miele di Morning Glory (76.6 ng/g) è stato il più basso, mentre il più alto contenuto è stato trovato nei campioni di Liven vine (102 ng/g). Il contenuto di nichel più alto è stato trovato nel miele di Liven vine (193 ng/g) mentre il più basso nel miele di Singing bean (86.2 ng/g); invece, i livelli di cromo variano tra i 28 ng/g in Christmas vine a 56.9 ng/g in Singing bean. Il cadmio è stato trovato solo nel miele di Liven vine (0.50 ng/g), in altri casi questo composto non era entro il limite di quantificazione del metodo (˂ 0.1 ng/g). Sono stati studiati anche arsenico (As), mercurio (Hg), selenio (Se) e vanadio (V), ma i valori non erano nel limite di quatificazione del metodo utilizzato (˂ 10 ng/g). Nei mieli studiati il contenuto di Fe è stato trovato in quantità che sono paragonabili a quelle riscontrate in mieli di altre fonte floreale e regioni geografiche (Al-Khalifa & Al-Arify, 1999; Nanda et al., 2003; Hernandez et al., 2005; Tuzen et al, 2007). D'altra parte, i valori di Mg, Zn, Cu, Pb, Ni e Cr sono stati trovati in concentrazioni più basse rispetto a quelli precedentemente indicate da vari autori (Conti, 2000; Nanda et al., 2003; Tuzen et al., 2007). E questo comportamento, come è stato detto prima, evidentemente ha una profonda relazione con la fonte e la zona geografica in cui viene prodotto ogni tipo di miele. 60 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE 0,8 80 0,6 60 0,4 0,2 < 0.1 0,0 S. bean < 0.1 B . mangrove p < 0.0001 Cr ng/g ng/g Cd < 0.1 < 0.1 M. glory C. vine b b b a 40 20 L. vine 0 S. bean B . mangro ve p < 0.0001 Cu b M . glo ry C. vine p < 0.0001 Fe c 15000 600 12000 ng/g ng/g c 800 400 b 200 a b ab M . glo ry C. vine b a 6000 3000 0 S. bean B. mangro ve 2000 1600 S. bean L. vine a ng/g a 800 400 < 100 0 S. bean B. mangro ve M . glo ry C. vine a 120 2400 90 1800 ng/g 3000 M . glo ry C. vine L. vine M . glo ry C. vine L. vine p < 0.05 a a 1200 < 200 0 B. mangro ve B . mangro ve b 600 S. bean a a Zn 150 0 p < 0.0001 a n.s. 30 L. vine 0 L. vine 60 C. vine b 300 250 200 150 100 50 S. bean Pb M . glo ry Ni b 1200 B. mangro ve p < 0.0001 c Mn ng/g c b 9000 0 ng/g L. vine S. bean B. mangro ve < 200 M . glo ry C. vine L. vine Figura 17. Contenuto totale di minerali presente nei cinque tipi di miele studiati Sono stati studiati i minerali del miele che possono essere correlati al mantenimento del bilancio ossidativo intracellulare. I contenuti di cadmio (Cd), cromo (Cr), rame (Cu), ferro (Fe), manganese (Mn), nichel (Ni), piombo (Pb) e zinco (Zn), sono stati determinati utilizzando tecniche di spettrofotometria ad assorbimento atomico. I risultati sono stati espressi come nanogrammi per grammo di peso secco di miele. I valori ottenuti dal materiale standard di rifermento sono stati sempre nell’ intervallo di confidenza del 95 % in confronto ai valori certificati. Le colonne appartenenti alla stessa serie di dati con lettere diverse sono significativamente diverse (p ≤ 0.05 o p < 0.0001, n = 3 analisi). Le barre di errore fanno riferimento alla variabilità biologica. 61 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE È stato evidenzato precedentemente che i minerali possono avere un effetto nel mantenimento del bilancio ossidativo intracellulare. Il Fe e il Cu sono i principali metalli catalizzatori delle reazioni che generano radicali liberi e il loro coinvolgimento come mediatori di morte cellulare è stato riconosciuto in diverse malattie degenerative come l'ischemia (Shoham & Youdim, 2000). Nei campioni di miele studiati, il valore massimo di ferro trovato è stato di circa 0.18 µM e circa di 9.28 µM nel caso del Cu, concentrazioni molto basse in confronto ai valori citotossici riportati in colture cellulari di fibroblasti umani (Shoham & Youdim, 2000). Pertanto utilizzando concentrazioni inferiori si garantisce che il miele non provochi stress ossidativo mediato dal Fe o Cu. A differenza del Fe e Cu, sono necessarie concentrazioni ancora più elevate di Ni (10 mM) per causare danni di tossicità nelle cellulare (Shoham & Youdim, 2000). Nei campioni di miele studiati, il valore massimo di nichel trovato è stato di circa 3.28 mM; la presenza di Ni può essere attribuita anche alla contaminazione da parte dei contenitori usati per la raccolta del miele. Nonostante ciò, i valori trovati non risultano essere tossici. Il basso contenuto degli altri minerali identificati fa si che le concentrazioni usate nel modello con fibroblasti della pelle siano all'interno di un range che non causa nessun coinvolgimento di tali elementi nel bilancio ossidativo intracellulare. III.2. Caratterizzazione in vitro dell’ attività antiossidante totale del miele: capacità di scavengin dei radicali liberi e inibizione della perossidazione lipidica III.2.1. Determinazione della capacità antiossidante totale tramite il test della capacità di assorbimento dei radicali liberi dell'ossigeno (ORAC), scavenger dei radicali ABTS.+ e attività antiossidante totale utilizzando la capacità di riduzione del ferro del composto 2,4,6-tripyridyl-s-triazina (Fe3+- TPTZ) (FRAP) Nel contesto della salute umana e in particolare della protezione cellulare, la presenza di molecole antiossidanti nel miele che mostrano la capacità di catturare radicali è particolarmente utile e giustifica l'uso di questo prodotto come fonte naturale di tali composti. L'influenza di miele sullo stato della salute umana è stato testato da molti autori. Alcuni studi hanno dimostrato che l'ingestione di miele ha un'influenza sulla capacità antiossidante del plasma (Al-Waili, 2003). Questi risultati supportano l'idea che i fitochimici con proprietà antiossidanti presenti nel miele sono biodisponibili e che contribuiscono ad aumentare l'attività antiossidante nel plasma umano. Con lo scopo di studiare questa capacità sono stati eseguiti tre studi in parallelo con tecniche che 62 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE valutano la capacità antiossidante totale mediante differenti meccanismi d'azione (ORAC, FRAP, TEAC). I risultati dei test effettuati sono riportati nella Tabella 6 e constatano che il miele presenta una importante capacità di catturare i radicali dell'ossigeno, radicali ABTS.+ e capacità di riduzione del ferro, caratteristiche che possono essere collegate direttamente con la protezione contro il danno ossidativo, mediato da radicali liberi, alle biomolecole e alle strutture cellulari. Tabella 6. Capacità antiossidante totalenei cinque miele uniflorali cubani studiati. FRAP ORAC µmol di TE/g di miele µmol TE/ g di miele µmol Fe(II)/ g di miele * Linen vine 12.89 ± 0.28 a 0.96 ± 0.01 a 1.96 ± 0.20 a 2.94 ± 0.23 a Morning glory 9.26 ± 0.46 b 0.53 ± 0.07 b 1.17 ± 0.17 b 2.01 ± 0.21 b Singing bean 8.12 ± 0.23 c 0.72 ± 0.06 c 1.53 ± 0.18 c 1.95 ± 0.14 b Black mangrove 7.45 ± 0.37 d 0.39 ± 0.09 d 0.72 ± 0.01 d 1.22 ± 0.24 c Christmas vine 4.59 ± 0.51 e 0.27 ± 0.06 e 0.54 ± 0.05 e 1.03 ± 0.28 d Artificial honey 1.09 ± 0.10 f 0.06 ± 0.01 f 0.13 ± 0.01 f 0.21 ± 0.01 e Tipo di miele TEAC µmol TE/ g di miele I risultati sono stati espressi come media ± desviazione standard. Tra i valori medi all'interno di una colonna che condividono la stessa lettera non ci sono differenze statisticamente significative (p ≤ 0.05) (Test di Tukey). Ogni campione è stato analizzato in triplicato. * La capacità di ferro riduzione del solfato di ammonio ferroso è stato circa due volte quella di Trolox. Una correlazione significativa è stata trovata tra i valori di TAC (Tabella 7). I risultati suggeriscono quindi che i saggi sono comparabili e intercambiabili, quando sia necessaria una valutazione delle caratteristiche della TAC nel miele. Tabella 7: Matrice di correlazione (Coefficienti di correlazione Pearson) per le determinazioni quantitative nei cinque cubani mieli uniflorali. Variabile TCC TFC TPC FRAP TEAC ORAC COLOR COLOR 0.91* 0.97** 0.95** 0.94** 0.91* 0.89* -- ORAC 0.84* 0.91* 0.93* 0.95** 0.96** -- TEAC 0.85* 0.83* 0.95** 0.96** -- FRAP 0.66* 0.89* 0.89* -- TPC 0.89* 0.83* -- TFC 0.81* -- TCC -- Ad eccezione della diagonale, i valori e livello di significatività sono segnalati, in un intervallo di confidenza del 95%. * Significatività con p ≤ 0.05, ** significativo al p ≤ 0,001. TCC, contenuto totale di carotenoidi; TPC, contenuto fenolico totale; TFC, contenuto totale di flavonoidi, TEAC, Capacità antiossidante equivalente (Trolox equivalenti); FRAP, potere di riduzione del ferro 63 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE I valori della TAC si 12.89 µmol di TE/g di miele nell’ ORAC, 0.27 – 0.96 µmol di TE/g e 0.54 – 1.96 µmol Fe(II)/g di miele nel FRAP, ed, infine, tra 1.03 – 2.93 nel saggio del`ABTS. In tutti e tre i test il miele di Linen vine è Fluorescenza relativa della fluoresceina trovano nel range tra 4.59 – 1.2 Trolox Blanco Miele artificialle Liven vine Morning glory Singing bean Black mangrove Christmas vine 1.0 0.8 0.6 0.4 0.2 0.0 0 20 la capacità 60 80 100 120 140 Tempo di Incubazione (min) stato identificato come quello che Figura 18. possiede 40 Curva di decadimento della fluorescenza della maggiore fluoresceina nel saggio ORAC. antiossidante, mentre i valori più bassi sono Curve rappresentative di decadimento della fluorescina nel saggio ORAC, in presenza di ogni miele in studio (1 mg/mL), miele artificiale (1 mg/mL), e Trolox (50 µM) come controllo positivo. stati riscontrati nel miele di Christmas vine. Tuttavia, i valori netti ottenuti da ORAC, TEAC e FRAP sono molto diversi, con i valori ORAC almeno tre volte superiori ai valori TEAC e FRAP. Questo è dovuto molto probabilmente alle differenze intrinseche esistenti tra i meccanismi di azione dei tre saggi. Il metodo TEAC misura la capacità del campione in esame nel ridurre un solo tipo di radicale, l’ ABTS •+, mentre nel FRAP si misura la capacità di ferro riduzione del composto Fe3+- TPTZ. Nel test ORAC, invece, si misura la capacità del campione di intrappolare una varietà di radicali inizialmente innescati dai radicali al carbonio generati dalla decomposizione dell’ AAPH, e quindi il campione reagisce con un numero elevato di radicali liberi. Nella Figura 18 è raffigurata come esempio la curva di decadimento della fluorescenza della fluoresceina nel saggio ORAC in presenza di un miele selezionato, Trolox e di miele artificiale. Nel caso del miele artificiale, i valori della capacità antiossidante sono notevolmente inferiori (p ≤ 0.05) a quelli trovati nei campione di miele studiati e simili a quelli riportati in precedenza (Gheldof et al., 2002); ciò suggerisce l'importante azione antiossidante dei composti precedentemente identificati. I valori della capacità antiossidante totale trovati da noi sono molto simili a quelli precedentemente riportati da altri tipi di miele in bibliografia. Gheldof et al. (2002) hanno riportato valori di ORAC compresi tra 3 e 9 micromoli TE/g in diversi mieli commerciali 64 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE provenienti dagli Stati Uniti. Per quanto riguarda il test ABTS, valori TEAC tra 0.62 e 1.14 micromoli TE/g sono stati riportati da Zalibera et al. (2008) in diversi mieli della Slovacchia, mentre Baltrušaité et al. (2007) hanno riportato una percentuale di decolorazione del catione radicale ABTS·+ tra 76.5 % e 81.9 %. In tutti i casi, gli intervalli di valori TAC riportati in bibliografia sono vicini a quelli trovati nei nostri campioni, suggerendo che i mieli uniflorali cubani si confrontano favorevolmente con mieli provenienti da altre aree geografiche, per quanto riguarda l'attività antiossidante. E 'stato anche riportato che la capacità antiossidante del miele è paragonabile a quella di frutta e verdura sulla base del peso fresco (Gheldof & Engeseth, 2002; Gheldof et al., 2002; Vela et al., 2007; Estevinho et al., 2008). I nostri risultati supportano anche questa ipotesi. Ad esempio, i valori ORAC nei mieli analizzati (4-13 micromoli TE/g) si trovano nel range dei valori trovati in molti frutti e verdure (0.5-19 mmol TE/g di peso fresco) (Cao et al., 1996; Wang et al., 1996). Anche se il miele non viene consumato in quantità equivalenti a quelle di frutta e verdura, può essere utilizzato come sana alternativa allo zucchero in molti prodotti e quindi servire come fonte supplementare di antiossidanti alimentari (con un'azione importante nella prevenzione di malattie legate allo stress ossidativo). Tabella 8. Attività antiossidante totale nelle quattro frazioni ottenute dalla colonna di frazionamento di Amberlite XDA-2. Valori d`ORAC espresso in µmol of TE/g Tipo di miele ORAC Totale a Frazione acqua acidificata Frazione acqua neutra b b Estratto etereo della fase metanolica b Frazioe acuosa dopo l´strazione con etere b Somma di ORACs dei quattro frazioni c Linen vine 12.89 ± 0.28 a 4.65 ± 0.12 1.30 ± 0.02 1.17 ± 0.09 2.36 ± 0.24 9.48 ± 0.24 Morning glory 9.26 ± 0.46 b 3.24 ± 0.16 0.94 ± 0.06 1.22 ± 0.04 1.58 ± 0.37 6.58 ± 0.17 8.12 ± 0.23 c 3.62 ± 0.21 0.72 ±0. 02 0.86 ± 0.02 1.74 ± 0.12 6.16 ± 0. 26 Black mangrove 7.45 ± 0.37 d 2.08 ± 0.14 0.76 ± 0.04 0.83 ± 0.01 0.95 ± 0.25 4.62 ± 0.32 Christmas vine 4.59 ± 0.51 e 1.92 ± 0.11 0.26 ± 0.01 0.43 ± 0.01 0.73 ± 0.13 3.21 ± 0.20 Singing bean a Valori totale di ORAC dei miele, b valori di ORAC individuali delle quattro frazioni raccolte dopo l'eluizione dalla resina XAD- 2 Amberlite. c ORAC totale è significativamente più alto rispetto alla somma dell’ ORAC delle quattro frazioni con il Tukey’s multiple range test (p ≤ 0.05). I valori medi all'interno di una colonna con stessa lettera non sono significativamente diversi (p ≤ 0.05). Ogni campione è stato analizzato in triplicato. 65 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Inoltre, dopo che i campioni sono stati frazionati sulla resina di amberlite XAD-2, le quattro frazioni ottenute sono state testate per la loro attività antiossidante, mediante l`ORAC, in modo da determinare il loro contributo relativo alla TAC. I risultati sono riportati nella Tabella 8. In tutti i mieli, la somma delle attività ORAC delle frazioni è stata significativamente inferiore all’ attività ORAC totale del miele (p ≤ 0.001). Ciò può essere dovuto alla complessa composizione del miele, dove le interazioni tra i diversi componenti antiossidanti sono probabilmente importanti in termini di attività antiossidante totale; quindi questa capacità antiossidante inferiore delle frazioni rispetto alla somma potrebbe suggerire interazione sinergica tra le componenti antiossidanti delle diverse fasi. Tuttavia, la perdita di alcuni antiossidanti nel corso della procedura di frazionamento non può essere trascurata come spiegazione. Per tutti i cinque mieli, la fase di acqua acidificata (frazione 1) ha avuto la più alta attività ORAC, seguito dallo strato di acqua ottenuta dopo l'estrazione con etere della frazione fenolica (frazione 4), seguita dall`estratto di etere della frazione fenolica (frazione 3) e infine, dalla fase di acqua neutra (frazione 2). Risultati simili sono stati riportati anche da Gheldof et al. (20002), i quali hanno ottenuto valori ORAC tra 1.87 e 4.78 µmol TE/g nella fase di acqua acidificata, tra 0.29 e 1.77 µmol TE/g nella strato di acqua (frazione 4) e nella frazione fenolica (frazione 3) valori tra 0.11 e 0.90 µmol TE/g. È interessante notare che la frazione solubile in acqua acida presenta la maggiore capacità antiossidante (Gheldof et al., 20002), anche se la frazione metanolica avrebbe dovuto contenere la maggior parte dei composti fenolici (Truchado et al., 2009). Il contributo relativo di questa frazione (frazione 3) all'attività ORAC totale del miele variava da 9,35% (Singing bean) al 13,17% (Morning glory). Si deve tener conto che la maggior parte dei carboidrati sono presenti nella prima frazione solubile in acqua e dovrebbero quindi contribuire in qualche misura all'attività antiossidante. Tuttavia, la soluzione di miele artificiale che contiene gli zuccheri predominanti nel miele ha presentato un basso valore ORAC (1.09 ± 0.10 µmol TE/g), suggerendo che nella frazione esistano altri composti antiossidanti che contribuiscono all'attività antiossidante. Una possibile spiegazione potrebbe essere la presenza di flavonoidi glicosidici polari che eluiscono in questa frazione, come è stato riportato da Truchado et al. (2009). Infatti, come è stato discusso in precedenza, sono stati trovati in diversi campioni alcuni composti di questo tipo, anche se non è stato possibile verificare se essi siano effettivamente presenti in questa frazione. Ulteriori studi sono, quindi, necessari per verificare questo punto. Un altro aspetto interessante è che lo strato di acqua ottenuto dopo l'estrazione con etere della frazione fenolica (frazione 4) ha mostrato valori più elevati di ORAC dell`estratto di etere 66 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE della frazione fenolica (frazione 3). L’ estrazione in etere è un passo in più nella purificazione di questa frazione fenolica, che lascia polimeri fenolici e qualche possibile residuo di zuccheri nello strato acquoso come è stato riportato da Ferreres et al. (1991). Ciò suggerisce che i polimeri fenolici potrebbero contribuire di più all'attività antiossidante rispetto ad altri composti fenolici presenti nella frazione metanolica. Tutti questi risultati indicano che l'attività antiossidante del miele sembra essere un risultato dell'attività combinata di una serie di composti fenolici e di componenti minoritari, che contribuiscono insieme all’ attività antiossidante del miele. III.2.2. Studio della capacità di scavenger dei radicali O2 e OH Con lo scopo di approfondire le proprietà antiossidanti, è stata studiata la capacità del miele di reagire con diversi tipi di radicali in modelli semplificati. A questo scopo, abbiamo inizialmente valutato la capacità del miele di interagire con i radicali O2 attraverso il sistema ipoxantina/xantina ossidasi (HX/XO) mediante la sua capacità di inibire la produzione di ioni nitrito prodotti dall’ ossidazione dell’idrossilammina a ioni nitrito da parte dell’ ipoxanhine/xantina ossidasi (HX/XO). I risultati di questo esperimento sono riportati nella Figura 19 e dimostrano che tutti i mieli studiati hanno la capacità di reagire con i radicali superossido in un modo dipendente dalla sua concentrazione, anche se non sono state trovate differenze significative tra loro. I risultati sono presentati come valori di IC50 (mg/mL), che viene definita come la quantità di sostanza che ha la capacità di inibire la velocità di produzione degli ioni nitrito. La percentuale d´inibizione della produzione di ioni nitrito ha mostrato una relazione sigmoidale con il logaritmo della concentrazione di miele (R2 = 0.989) e il valore IC50 è diminuito nei diversi mieli nel seguente ordine: Linen vine (0.31 mg/mL) > Morning glory (0.38 mg/mL) > Black mangrove (0.44 mg/mL) > Singing bean (0.47 mg/mL) > Christmas vine (0.52 mg/mL). Non è stato possibile calcolare la costante di velocità di reazione con i radicali O2 perché il miele è un composto grezzo costituito da una miscela di composti di natura chimica diversa. 67 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE In tutti i campioni testati, è stata trovata una significativa correlazione diretta tra la concentrazione del miele e la sua attività di scavenger dei radicali O2 (Linen vine, r = 0.912; Morning glory, r = 0.934; Black mangrove, r = 0.934; Singing bean, r = 0.920 e Christmas vine, r = 0.942), confermando che questa proprietà è strettamente dipendente dalla concentrazione. 1.0 0.9 0.8 mg/mL 0.7 0.5 0.4 * * 0.6 * * * IC50 mg/mL 0.3 0.2 0.1 0.0 Linen vine Mornig glory Black mangrove Singing bean Christmas vine Artificial honey Honey type Figura 19. Capacità di scavenger del radicalo superossido del mieli in studio. Lo studio è stato condotto attraverso il sistema ipoxantina/ xantina ossidasi (HX/XO) e la capacità del miele di inibire la produzione di ioni nitrito prodotti della ossidazione dell’ idrossilammina a ioni nitrito generata della ipoxanhine/xantina ossidasi (HX/XO) a pH 8.2. I risultati sono stati espressi come la concentrazione del miele che provoca il 50% di inibizione della produzione di ioni nitrito (IC50). n = 3 analisis. Le barre di errore fanno riferimento alla variabilità biologica rappresentata come SD. * p ≤ 0.05 significativamente diversa dal miele artificiale. Inoltre, una soluzione di miele artificiale è stata inclusa nel test, al fine di valutare il contributo degli zuccheri predominanti nel miele sull'attività studiata. I risultati hanno dimostrato che gli zuccheri del miele hanno una bassa attività di scavenger di radicali O2; la loro IC50 infatti è notevolmente inferiore (0.89 mg/mL) a quella riportata nei mieli studiati ed è statisticamente significativa (p <0.05). Questo fatto suggerisce che i composti precedentemente studiati sono i mediatori di tale attività. D'altra parte, la capacità di interagire con i radicali OH è stata determinata attraverso la tecnica EPR-spin trapping. Gli spettri EPR registrati per i controlli positivi e negativi, miele artificiale e i diversi mieli uniflorali sono mostrati nella Figura 19. 68 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE b) a) 20000 20000 15000 15000 10000 10000 5000 5000 0 0 -5000 -5000 -10000 -10000 -15000 -15000 -20000 -20000 20000 c) d) 15000 20000 15000 10000 10000 5000 5000 0 0 -5000 -5000 -10000 -10000 -15000 -15000 -20000 -20000 e) f) Unità arbitrarie 20000 20000 15000 15000 10000 10000 5000 5000 0 0 -5000 - 5000 -10000 - 10000 -15000 - 15000 -20000 - 20000 h) g) 20000 20000 15000 15000 10000 10000 5000 5000 0 0 -5000 - 5000 -10000 - 10000 -15000 - 15000 -20000 3300 3320 3340 Gaus 3360 3380 3400 3420 - 20000 3300 3320 3340 3360 3380 3400 3420 Gauss Figura 19. Intensità del segnale EPR nello studio dell’ attività di scavenger del radicale OH• nei cinque tipi di miele studiati. La capacità del campione di scavenger i radicali OH è stata studiata con l’ uso della tecnica EPR-spin trapping è stata testata attraverso il sistema generatore di radicale idrossili generati dalla reazione di Fenton. (a) spettro EPR tipico del radicale OH• intrappolato con DMPO dalla reazione di Fenton (controllo positivo), (b) mieli incubati con H2O2 + FeSO4 e DMPO, (c) spettri EPR tipici ottenuti per il miele uniflorale 10% (w/v) senza H2O2 + FeSO4 e DMPO. EPR spettri (d-h) ottenuti per il miele uniflorale 10% (w/v) incubato con H2O2 + FeSO4 e DMPO e registrato un minuto dopo l'aggiunta di FeSO4 alla miscela di reazione: (d) Christmas vine, (e) Morning Glory, (f) Black mangrove, (g) Linen vine and (h) Singing bean, n = 3 analisi. 69 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE La formazione dell’ addotto DMPO-OH è più pronunciato nel controllo positivo (senza miele) (grafico Xa), mentre la presenza del miele provoca una diminuzione dell’ intensità di segnale dell’ addotto DMPO-OH. Ciò dimostra che i mieli, con le loro componenti antiossidanti, sono in grado di intrappolare queste specie e competere con la trappola per lo spin OH. Inoltre, è stato trovato un rapporto tra l'intensità del segnale (e quindi l`attività scavenger OH) e l'origine floreale del miele. Come è mostrato nella Figura 20, è stata osservata una significativa riduzione (p < 0.01) di ampiezza del segnale DMPO-OH nel miele di Singing bean e Linen vine, seguiti dal miele di Black Mangrove e Christmas vine, mentre il miele di Morning glory e il miele artificiale sono stati quelli con la minore capacità di scavenger i radicali idrossili (p ≤ 0.05). DMPO-OH signal amplitude (a.u) 25000 20000 * * 15000 10000 ** ** ** ** 5000 0 DMPO Singing bean Linen vine Black mangrove Christmas vine Morning glory Miele artificiale Tipo di miele Figure 20. Attività di scavengin del radicale OH• nei cinque tipi di miele studiati. Controllo positivo (DMPO, H2O2 e FeSO4), l`ampiezza del segnale è stata confrontata con quelli dell’ addotto DMPO-OH registrata in presenza di mieli. La diminuzione dell’ ampiezza del segnale nei campioni di prova è correlata con la loro attività antiradicalica. n = 3 analisi. Le barre di errore fanno riferimento alla variabilità biologica rappresentata come SD. * p ≤ 0.05 significativamente diversa dal controllo e ** p < 0.01 altamente significativo rispetto al controllo. Nell'ambito della protezione alla salute, la presenza nel miele di molecole antiossidanti che mostrano la capacità di catturare radicali O2, OH, ABTS+, radicali liberi dell'ossigeno e capacità di ferro riduzione è particolarmente utile. La capacità di cattura dei radicali O2 è importante per diverse ragioni, una delle quali, come già detto, è legata alla formazione di altre specie reattive, come il radicale OH e di anioni ONOO (Abuja & Albertini, 2001). Un altro motivo è direttamente legato alla protezione contro il danno ossidativo a biomolecole, dal momento che i radicali O2 possono ossidare direttamente le proteine che contengono complessi 4Fe-4S nei loro siti attivi (Halliwell et al., 1995; Gardner et al., 1997). Così, il sistema di difesa 70 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE cellulare contro il danno ossidativo mediato dal radicale O2, che dipende dell'attività della enzima SOD (Tabella 1, Introduzione), potrebbe essere migliorato con il miele. Tuttavia, a causa della reazione di scavenger del radicale O2, il miele può contribuire alla formazione intracellulare di H2O2 (allo stesso modo del funzionamento del SOD) ed extracelulare, dovuto alla presenza dell’ enzima glucosio-ossidasi come uno dei suoi componenti (Gardner et al., 1997). In questo caso, la presenza supplementare nel miele di molecole antiossidanti con capacità di ferro riduzione e di cattura dei radicale OH poù suggerire che questi siano in grado di proteggere contro la tossicità indotta da H2O2 in presenza di metalli come Fe2+. I radicali OH sono molto reattivi e sono coinvolti in danni alle biomolecole, come i lipidi; ciò si verifica soprattutto in situazioni di stress ossidativo nelle cellule (poner aqui si por fin fibroblastos (Schulz et al., 2000). Alcune stime indicano che circa 50 radicali OH si formano al secondo in ogni cellula del corpo, ma non ci sono meccanismi enzimatici antiossidanti che agiscono direttamente su di essi (Simonian & Coyle, 1996). Pertanto, la cattura di questi radicali è una funzione delle molecole non enzimatiche come quelle che possono essere presenti nel miele; l'esistenza di molecole che agiscano come antiossidanti diretti e indiretti nel miele può spiegare il loro effetto protettivo contro la perossidazione lipidica in omogenati di tessuto epatico di ratto. Il coinvolgimento della perossidazione lipidica nella formazione del danno cellulare in diverse malattie degenerative è stato ben supportato (Schulz et al., 2000; Behl & Moosmann, 2002; Gilgun-Sherki et al., 2002) e sottolinea quindi la rilevanza delle proprietà antiossidanti del miele come prodotto in grado di ridurre i danni ai lipidi di membrana causati dallo stress ossidativo. III.2.3. Valutazione dell'attività inibitoria della perossidazione lipidica in omogenati di tessuto epatico di ratto Per approfondire la capacità antiossidante del miele è stata valutata la sua attività inhibitoria nei confronti della formazione di TBARS prodotti durante la perossidazione lipidica spontanea che si verifica a T = 37 ºC in omogentai di fegato di ratto. Per questo studio sono stati selezionati due tipi di miele sulla base della loro capacità antiossidante totale studiata in precedenza, quella con la maggiore (LEÑ) e quella con la minore (CB) capacità antiossidante totale. 71 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE In queste condizioni sperimentali è BA Liven vine Christmas vine % inibizione della perossidazione lipídica spontanea stato evidenziato che il miele ed i flavonoidi purificati sono efficaci nel prevenire la perossidazione lipidica spontanea in omogentao di fegato di ratto ed è stato evidenziato anche un rapporto diretto tra la sua concentrazione e i valori IC50 ottenuti. 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 0 1 2 3 4 5 mg/ mL mostrano che il miele Linen vine ha presentato una maggiore capacità di prevenire la perossidazione lipidica spontanea con un valore di IC50 di 1.39 mg/mL, mentre il miele di Christmas vine ha una capacità inferiore nel prevenire il fenomeno di ossidazione dei lipidi nell’ omogenato di fegato e quindi è necessaria una B Christmas vine Linen vine % inibizione della perossidazione lipidica indotta I risultati esposti nella Figura 21 A 120 100 80 60 40 20 0 0 2 4 6 mg/mL 8 10 12 concentrazione maggiore rispetto al miele di Linen vine, che è stata determinata per un valore di IC50 di 3.10 mg/mL. Figura 21. Curva di concentrazione-risposta per l'effetto del miele sulla formazione di TBARS durante la perossidazione spontaneo (A) o indotta chimicamente (B) in omogenati di fegato di ratto. I valori per entrambe le curve rappresentano la media di due esperimenti SD con cinque repliche (N = 10). Per emtrambi gli esperimenti è stato usato il Trolox alla concentrazione 200 mol/l come controllo positivo, che ha prodotto una percentuale d`inibizione della perossidazione lipidica di: 61 ± 5% in A e 65 ± 8% in B . I valori di IC50 sono stati determinati utilizzando il programma statistico GraphPad Prism. La Figura 21 B mostra i risultati del`effetto antiossidante prodotto dal miele quando la perossidazione lipidica è stata indotta chimicamente con l'aggiunta di acido ascorbico e FeCl3 in omogenati di tessuto di fegato di ratto incubati a T=25 °C. Simile ai risultati esposti in precedenza, è stato evidenziato anche un rapporto diretto tra l'effetto inibitorio della 72 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE perossidazione lipidica e la concentrazione di miele aggiunta. Anche in queste caso (come l’inibizione della perossidazione lipidica spontanea), è stato rilevato che il miele di Linen vine presenta migliori effetti inibitori contro la perossidazione lipidica indotta chimicamente con un valore de IC50 di 4.76 mg/mL, mentre il miele di Christmas vine presenta un effetto minore con un valore di IC50 di 8.94 mg/mL. Inoltre, i risultati dello studio dell’ effetto protettivo dei flavonoidi estratti dal miele contro la perossidazione lipidica nell’ omogenato di fegato di ratto sono raffigurati nella Figura 22. A % PI Cv % PI Christmas vine B % PI Lv % PI Linen vine % inibizione della perossidazione lipidica spontanea 100 80 60 % inibizione della perossidaziine lipidica indotta 100 90 80 70 60 50 40 4030 20 40 20 10 10 0 0 0 20 40 60 80 100 0 µg/mL 20 0 40 60 80 100 µg/mL 0 0 120 Figura 22. Curva di concentrazione-risposta per l'effetto dei flavonoidi estratti dal miele di Liven vine e Christmas vine sulla formazione di TBARS durante la perossidazione spontanea (A) o indotta chimicamente (B) in omogenati di fegato di ratto. I valori per entrambe le curve rappresentano la media di due esperimenti SD con cinque repliche (N = 10). Per emtrambi gli esperimenti è stato usato il Trolox alla concentrazione 200 mol/l come controllo positivo, che ha prodotto una percentuale d`inibizione della perossidazione lipidica di: 61 ± 5% in A e 65 ± 8% in B . I valori di IC50 sono stati determinati utilizzando il programma statistico GraphPad Prism. La Figura 22 A mostra che i flavonoidi estratti dal miele presentano una importante capacità di prevenire la perossidazione lipidica spontanea con un valore di IC50 di 53.13 µg/mL, mentre il miele di Christmas vine ha mostrato un comportamento simile ai precedenti esperimenti con una capacità inferiore nel prevenire il fenomeno di ossidazione dei lipidi nel tessuto; la sua CI50 infatti è di 59.17 µg/mL. Parallelamente a questo studio è stata anche esaminata la capacità dei flavonoidi di inibire la perossidazione lipidica indotta chimicamente. La Figura 22 B mostra i risultati dove ancora è evidenziato un rapporto diretto tra l'effetto inibitorio della perossidazione lipidica e la concentrazione dei flavonoidi. Anche in questo caso, il miele di Linen vine presenta migliori effetti inibitori contro la perossidazione lipidica indotta chimicamente con un valore de 73 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE IC50 di 66.74 µg/mL, mentre il miele di Christmas vine presenta un effetto minore con un valore di IC50 de 82.61 µg/mL. Questi esperimenti hanno dimostrato che tanto il miele come i suoi composti fenolici sono in grado d`inibire, in modo concentrazione-dipendente, la perossidazione lipidica spontanea in omogenati di fegato di ratto. Alla temperatura in cui viene eseguito lo studio (T = 37 °C), la perossidazione lipidica spontanea è avviata in seguito alla separazione del contenuto degli idroperossidi lipidici presenti nell’ omogenato, catalizzata dai metalli di transizione (Fe2+ fondamentalmente) liberati dalla perdita di integrità cellulare del tessuto. Come risultato, si formano radicali lipidici (RO2, RO) altamente reattivi che iniziano il danno ad altre molecole lipidiche e innescano la reazione perossidativa a catena (Arai et al., 1987; Fauré et al., 1990). Come è stato suggerito da questi Autori, un effetto antiossidante ottenuto in queste condizioni può essere correlato soprattutto alla capacità di catturare diversi tipi di radicali liberi formati durante l'evento perossidativo e quindi un ottimo effetto prottetivo contro i danni causati da questo meccanismo. Al fine di stabilire meglio l'importanza relativa di questa modalità di azione antiossidante del miele e dei suoi composti fenolici, è stato condotto anche uno studio per verificare se erano anche in grado d`inibire questo fenomeno su di un modello di perossidazione lipidica indotta chimicamente dal FeCL3 e l'acido ascorbico. In questo secondo studio l`inizio della perossidazione è avviata dall'attacco del radicale OH, formato attraverso la reazione di Fenton, in presenza di Fe 2+ in eccesso e acido ascorbico (come agente riducente) (Halliwell et al., 1995; Callaway et al., 1998). Una volta iniziata la sequenza di reazioni che generano il danno lipidico, la propagazione avviene con l'eccessiva formazione di nuovi radicali lipidici (RO2, RO), allo stesso modo del modello precedente. La temperatura alla quale il test viene eseguito (T = 25 °C) riduce al minimo la perossidazione lipidica spontanea e consente quindi la differenziazione dei meccanismi di inizio dei danni ai lipidi. Così, in questo modello, l'attività antiossidante che è stata registrata può essere correllata preferenzialmente con la capacità di chelare Fe2+ e, anche in misura minore, con la capacità di intrappolare i radicali liberi coinvolti nella iniziazione e nella propagazione dei danni ai lipidi (Callaway et al., 1998). I valori di IC50 determinati nel caso del miele intero nel primo test (Inibizione della perossidazione lipidica spontanea, Figura 21 A) sono stati significativamente inferiori (p ≤ 0.05), di circa tre volte nel miele di Liven vine e di circa due volte nel miele di Christmas vine, in confronto a quelli del secondo test (Inibizione della perossidazione lipidica indotta 74 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE chimicamente, Figura 21B). Ciò indica che, sebbene il miele possa agire su entrambi i modi di azione antiossidante (intrappolamento dei radicali liberi e la chelazione del Fe2+), esso ha mostrato una maggiore efficienza per il primo di questi (intrappolamento), in funzione anche del tipo di miele, rivelando ancora una volta l'importanza della composizione fitochimica nelle proprietà biologiche e confermando quindi la loro relazione diretta. Nel caso dello studio condotto con gli estratti fenolici, questa differenza non è stata cosí marcata, anche se, come nel test fatto con il miele intero, nel caso della perossidazione lipidica indotta chimicamente è stato necessario aumentare il range di concentrazioni per ottenere un valore d`inibizione della perossidazione tra il 20 e il 80 %. Ciò puo essere dovuto al fatto che i composti fenolici sono più concentrati, evidenziando il loro proprio effetto antiossidante, senza l`interferenze di altri composti che possono anche agire come potenti antiossidanti e che sono presenti nel miele in diverse concentrazione. Questo fatto potrebbe essere spiegato anche tenendo conto che la composizione qualitativa dei fenoli nei due mieli non è molto differente: infatti sono state riportate solo variazioni del tipo quantitativo, e quindi i meccanismi antiossidanti (intrappolare radicali liberi e la chelare il Fe 2+) sono molto simili in entrambi i tipi di estratti. Con lo scopo di approfondire l’efficacia del miele e dei suoi flavonoidi contro il fenomeno della perossidazione dei lipidi è stata determinata la concentrazione degli idroperossidi lipidici generati in ciascuno degli esperimenti sopra descritti. Questo test permette di offrire un valore, insieme agli altri già esposti, molto più indicativo di questa capacità biologica, visto che diversi Autori hanno indicato che negli omogenati di tessuti esiste una vasta gamma di composti (proteine, lipidi intracellulari, etc) che possono interferire con i risultati. La Figura 23 mostra i risultati della concentrazione degli idroperossidi totali generati nei processi di massima perossidazione lipidica (spontanea e indotta chimicamente) e l`effetto del miele e dei suoi flavonoidi nell’ inibire tale processo di perossidazione. 75 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Perossidazione spontanea Perossidazione indottta Idroperossidi lipidici (µM) 70 60 # # *# 50 *# # # *# 40 *# 30 20 10 0 Massima perossidazione lipidica Miele Linen vine Miele Christmas vine Flavonoidi strati Liven vine Flavonoidi strati Christmas vine Massima perossidazione nell’omogenato, tipi di mieli e estratti di flavonoidi Figura 23. Concentrazione degli idroperossidi totali generati nei processi di massima perossidazione lipidica (spontanea e indotta chimicamente). Il grafico mostra la massima produzione degli idroperossidi lipidici prodotti dalla perossidazione lipidica nell’ omogenato di fegato di ratto e l`effetto protettivo del miele e dei suoi flavonoidi contro la produzione degli idroperossidi lipidici prodotti dalla perossidazione lipidica spontanea e indotta chimicamente. Le barre di errore fanno riferimento alla variabilità biologica rappresentata come SD. # p ≤ 0.05 significativamente inferiore dal controllo (Massima perossidazione lipidica) e * p ≤ 0.05 differenza significativa tra i due tipi di miele. In tutti i casi il miele e i suoi composti fenolici sono stati in grado di diminuire, in modo significativo (p ≤ 0.05) rispetto al controllo, la concentrazione degli idroperossidi prodotti dal processo di perossidazione lipidica tanto spontanea come indotta chimicamente. Anche in questo caso è stata trovata una differenza significativa (p ≤ 0.05) tra i due tipi di mieli e anche tra i rispettivi estratti di flavonoidi. In entrambi i casi, il miele di Linen vine e dei suoi flavonoidi hanno mostrato i migliori risultati con una diminuzione significativa rispetto al controllo e al miele di Christmas vine e ai suoi flavonoidi; ciò conferma i dati precedentemente esposti. I risultati presentati da noi sono simili a quelli riportati in letteratura, che, sebbene non abbondanti, riportano che il miele è in grado di proteggere contro la perossidazione lipidica negli omogenati di diversi organi (fegato, cerebello, rene) (Pérez et al., 2006). Tale capacità del miele e dei suoi composti fenolici supportano la conclusione che questi sono in grado di prevenire i danni causati dal fenomeno perossidativo dei lipidi de membrana e fornire così un importante effetto prottetivo contro i danni prodotti da questo meccanismo ossidativo. 76 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE III.4- Studio del miele e dei suoi flavonoidi come agenti di protezione contro il danno ossidativo nei globuli rossi umani Dati riportati in precedenza hanno riferito le proprietà antiossidanti dei diversi flavonoidi nei vari modelli di sistemi di membrana come LDL, liposomi e microsomi (Gordon et al., 1998; Van Acker et al., 2000; Ozgova et al., 2006). Il modello biologico, utilizzato nel presente studio, per valutare le eventuali variazioni nella risposta cellulare al danno ossidativo, è stato il globulo rosso. La scelta è stata motivata da diverse osservazioni. In primo luogo, gli eritrociti sono le cellule più abbondanti nel corpo umano e sono facilmente ottenibili attraverso un semplice prelievo di sangue. In secondo luogo, a causa delle loro caratteristiche strutturali e funzionali sono destinati ad essere sotto continuo stress ossidativo e in possesso di caratteristiche fisiologiche che li rendono un modello cellulare ottimale per lo studio degli effetti e dell'entità del danno ossidativo. Infatti, poiché l'apporto di ossigeno ai vari organi in tutto il corpo è effettuato esclusivamente per mezzo degli eritrociti, queste cellule sono costantemente esposte ai radicali liberi durante la circolazione nel sangue. Inoltre, l’ alto contenuto di acidi grassi polinsaturi (PUFA) nelle loro membrane, l’ elevata tensione di ossigeno e la forte concentrazione intracellulare di ferro, potente catalizzatore per le reazioni dei radicali liberi, e di emoglobina (Hb), promotore potenzialmente potente di processi ossidativi, rende agli eritrociti facilmente suscettibili ai ROS, sia extracellulari che intracellulari. Il danno ossidativo a livello della membrana eritrocitaria è generalmente dovuto ad un aumento del processo di perossidazione lipidica, che a sua volta può causare malfunzionamento delle membrane. La perossidazione lipidica è stata proposta come un meccanismo generale coinvolto nel danno cellulare e la morte, fenomeni entrambi precedenti alla emolisi degli eritrociti. Per continuare lo studio delle propietà antiossidanti e protettive del miele e dei suoi flavonoidi è stato condotta una ricerca su un modello in vitro di globuli rossi umani, per determinare se il miele e i suoi flavonoidi erano in grado di proteggere gli eritrociti dall`emolisi indotta dall’ AAPH e anche dall’ ossidazione a livello dei lipidi della membrana. Per questo studio sono stati selezionati i due tipi di miele precedentemente studiati nella sezione III.2.3, sulla base della loro capacità antiossidante totale studiata in precedenza. In entrambi gli studi, la capacità di risposta degli eritrociti incubati sia col miele che con i suoi flavonoidi contro l`ossidazione prodotta dall’ AAPH è stata valutata in termini di resistenza alla emolisi delle cellule. Inoltre, è stato determinato anche il grado d`induzione della perossidazione lipidica prodotta dall’ AAPH nei ghost. 77 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE E’ stato evidenziato che il miele e i flavonidi sono efficaci nell’ inibire la percentuale d`emolisi e la perossidazione lipidica ed è stato evidenziato anche un rapporto diretto tra la sua concentrazione e il suo effetto protettivo. Nella Figura 24 si presenta la percentuale d'emolisi degli eritrociti dopo 1, 3 e 5 ore di incubazione in tampone PBS (% emolisi spontaneo, grafico 24 A) e in soluzione AAPH (% emolisi indotta, grafico 24 B). I risultati mostrano che una soluzione di miele al 2 e al 5 % di concentrazione è in grado di produrre una notevole protezione ai globuli rossi del sangue contro l`emolisi spontanea. Dopo 5 ore di incubazione il miele è stato in grado di diminuire la percentuale d`emolisi spontanea da un 7.87 % nel controllo positivo (RBCs + PBS) fino a 2.84 e 2.47 % nelle cellule incubate con il miele di Linen vine e fino a 3.89 e 2.98 % col miele di Christmas vine a una concentrazione di 2 e 5 % rispettivamente. In questo caso, non sono state trovate differenze significative tra i due tipi di miele, sebbene rispetto al controllo positivo (7.87%) ed al miele artificiale (5.03%) è stata trovata una riduzione significamente statistica (p ≤ 0.05). Inoltre, la capacità del miele di proteggere le cellule rosse del sangue contro il danno indotto è stata valutata ad una concentrazione finale dell’ ossidate AAPH di 50 mM, al fine di valutare se il miele era in grado di favorire una difesa antiossidante agli eritrociti e alle membrane cellulare, in particolare quando il danno viene provocato da forti condizioni ossidative. In linea con i risultati precedenti, è stata trovata una notevole protezione contro il danno prodotto dall’ AAPH (Figura 24 B). I risultati esposti mostrano che il miele è in grado di proteggere contro il danno ossidativo indotto dall`AAPH. Entrambi i mieli sono stati molto efficienti (alle concentrazione di 5%) nel proteggere i globuli rossi dalla lisi indotta dai radicali perossilici. In questo esperimento sono state trovate differenze significative nella diminuzione della percentuale di emolisi dopo 5 ore d`incubazione. Il miele di Linen vine (5 % di concentrazione) ha presentato i migliori risultati protettivi contro l’ emolisi, con una riduzione della percentuale d`emolisi di 71.91 % nel controllo positivo (RBCs + PBS+ AAPH) fino a 45.24 % in presenza di miele (RBCs + PBS+ AAPH + MIELE). E’ stata trovata una riduzione significativa (p ≤ 0.05) anche nel miele di CB in confronto al controllo, dopo 5 ore d`incubazione. Questi dati confermano quindi l'ipotesi del presunto effetto protettivo contro il danno ossidativo da parte del miele. 78 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE A 8,00 7,00 6,00 1h 5,00 spontanea % emolisi spontanea 9,00,0 3h 4,00 5h 3,00 2,00 1,00 0,00 Baselin B Liven vine 2% Liven vine 5% Christmas vine 2% Christmas vine 5% Miele Artificiale 5% 70,00 60,00 50,00 1h 40,00 3h 5h 30,00 20,00 mM) % emolisi indotta dall`AAPH (50 mM) 80,00 10,00 0,00 Baselin Liven vine 2% Liven vine 5% Christmas vine 2% Christmas vine 5% Miele Artificiale 5% Figura 24. Cambiamenti nella percentuale d`emolisi spontanea (A) e indotta (B) (AAPH, 50 mM) in eritrociti umani prima e dopo l'incubazione col miele Liven vine e Christmas vine alle concentrazioni del 2 e 5 %. I risultati mostrano la percentuale d`emolisi valutata dopo 1, 3 e 5 ore di incubazione nel controllo (RBCs + PBS + miele) o con AAPH (50 mM) (RBCs + PBS + miele) alle concentrazione di 2 e 5 %. I dati sono presentati come i cambiamenti medi rispetto alla % basale (Baseline). Inoltre, i risultati dello studio dell’ effetto protettivo dei flavonoidi del miele contro l`emolisi indotta dall’ AAPH sono mostrati nella Figura 25. I risultati esposti mostrano che anche in questo caso i flavonoidi sono in grado di diminuire la percentuale d`emolisi indotta dall’ AAPH. Entrambi gli estratti di miele sono stati molto efficienti (a partire da 5 µg/mL e fino a 60 µg/mL) nel proteggere le cellule dalla lisi indotta dai radicali perossilici. I risultati evidenziano, come già in precedenza, un rapporto diretto tra l'effetto di protezione contro l`emolisi e la concentrazione dei flavonoidi. In questo studio, il rapporto concentrazione–effetto tra i due estratti di miele non 79 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE ha evidenziato differenze significative tra di loro e questo fatto può essere giustificato come precedentemente esposto nel caso dello studio negli omogenati di fegato di ratto. % Inhib Christmas vine % Inhib Liven vine 120 % Inibizione della emolisis 100 80 60 40 20 0 0 10 20 30 40 50 60 70 Flavonoidi (µg/mL) Figura 25. Effetto protettivo dei flavonoidi contenuti nel miele Liven vine e Christmas vine contro l`emolisi indotta dall’ AAPH (50 mM concentrazione finale) in una sospensione di RBCs (Ht 10%). I valori e le concentrazione indicati sonostati ottenuti nel corso di una incubazine di 5 ore con AAPH (50 mM concentrazione finale). La percentuale d`emolisi è riportata come media ± SD (n = 4). III.5. Suscettibilità alla perossidazione dei Ghost degli eritrociti Per valutare se la migliore resistenza degli eritrociti all`emolisi ossidativa osservata nel precedente studio era legata ad una modificazione della funzionalità della membrana eritrocitaria, sono stati purificati ghosts degli eritrociti sottoposti allo studio precedente in ogni ora di incubazione; la formazione di idroperossidi è stata quantificata tramite il saggio FOX. Nel caso dell’ esperimento sul modello in vitro di globuli rossi umani per determinare se il miele era in grado di proteggere contro l`emolisi indotta dall’ AAPH, è stata trovata una formazione più bassa dei lipidi idroperossidi nelle membrane degli eritrociti dopo l'incubazione con miele, però senza alcuna variazione significativa tra i due tipi di miele ma verso il controllo si (p ≤ 0.05). 80 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Tabella 9: Formazione degli idroperossidi lipidici nelle membrane degli eritrociti dopo incubazione con miele e AAPH (50 mM). µM 94.8 a 78.83 b 72.26 b Controllo (baselin) Liven vine Christmas vine Sono confrontati i valori ottenuti prima e dopo incubazione con miele e AAHP (50 mM). I dati sono presentati come media ± SD . Tra i valori medi all'interno di una colonna che condividono la stessa lettera non ci sono differenze statisticamente significative (p ≤ 0.05). Inoltre, la Figura 26 mostra i risultati dello studio della suscettibilità dei lipidi di membrana eritocitaria alla perossidazione e l’ effetto protettivo dei flavonoidi del miele. I risultati evidenziano che i flavonoidi del miele presentano un’ importante capacità nel prevenire la perossidazione lipidica indotta dall’ AAPH, con un valore di IC50 di 14.92 e 18.84 µg/mL (nel miele di L e CB, rispettivamente). Ancora una volta i risultati indicano, come in precedenza, un rapporto diretto tra concentrazione–effetto. A causa della presenza di componenti funzionalmente rilevanti incorporati nel doppio strato lipidico di membrana, come proteine, i ghost degli eritrociti possono offrire un sistema più realistico per valutare l`azione di un farmaco o di un fitochimico nelle biomembrane, rispetto ai modelli più semplici, come le membrane di liposomi. % di inibizione della perossidazione lipidica % Inhib Christmas vine % Inhib Liven vine 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 0 10 20 30 40 50 60 70 Flavonoidi µg/mL Figura 26. Effetto protettivo di varie concentrazioni (5-60 µg/mL) dei flavonoidi contenuti nel miele Liven vine e Christmas vine sulla perossidazione lipidica nei ghost di membrane lipidiche dei globuli rossi trattati con AAPH. I valori e le concentrazione indicati sono presentati nel corso di una incubazine di 3 ore con AAPH (50 mM concentrazione finale). La percentuale d`inibizione è riportata come media ± SD (n = 4). 81 _______________________________CAPITOLO III: RISULTATI E DISCUSSIONE Recenti studi in vitro hanno dimostrato che il legame di composti flavonoidi del miele alle membrane RBC ha inibito significativamente la perossidazione lipidica e allo stesso tempo potenziato la propria integrità contro la lisi ipotonica. È interessante notare che è stato dimostrato che l`effetto antiossidante e la attività antiemolitica sono risultati strettamente dipendenti dalla posizione dei flavonoidi nella membrana lipidica (Blasa et al., 2007). In questo studio è stato dimostrato che i flavonoidi del miele sono in grado di proteggere i globuli rossi contro il danno generato da diversi ossidanti (AAPH e H2O2) e i risultati da noi ottenuti sono in accordo con quelli formulati da questi autori. In breve, i risultati qui esposti indicano l’esistenza di un potenziale effetto dose-dipendente protettivo dei fitochimici presenti nel miele nella struttura e nella funzionabilità della membrana dei globuli rossi e quindi può essere anche considerato come la “causa” del benefico effetto del miele e dei suoi fitochimici sulla salute umana. 82 _______________________________________________CAPITOLO IV: CONCLUSIONI Il miele ha una composizione chimica che gli permette di avere non solo un alto valore nutritivo, ma anche interessanti proprietà biologiche. Questo potrebbe spiegare l`effetto benefico sulla salute umana osservata nei soggetti che consumano regolarmente il miele come parte integrante della loro dieta, suggerendo quindi che questo contenga composti biologicamente attivi in grado di modulare diverse funzioni fisiologiche del corpo. Per quanto riguarda le indicazioni nutrizionali, i carboidrati, soprattutto fruttosio e glucosio, risultano essere i componenti più rilevanti, che ne fanno una fonte energetica eccellente, soprattutto per bambini e sportivi. Oltre a ciò, il miele contiene anche un gran numero di altri costituenti in minori quantità, in grado di produrre molteplici effetti nutrizionali e biologici: effetti antimicrobici, antiossidanti, antivirali, antiparassitari, antinfiammatori, antimutagenici, antitumorali e attività immunosoppressiva. Il primo obiettivo dello studio è stato valutare e confrontare la qualità nutrizionale di cinque tipi di miele uniflorale cubano, mediante diversi tipi di tecniche, così come identificare e quantificare gli acidi fenolici e flavonoidi, potenzialmente responsabili dell’effetto antiossidante del miele . Inoltre sono state determinate in vitro l’attività antiossidante totale del miele e la sua capacità di scavenging i radicali OH e il radicale O2 , al fine di approfondire il presente lavoro per quanto riguarda i meccanismi molecolari. Il miele uniflorale cubano contiene importanti concentrazioni di acidi fenolici, flavonoidi e carotenoidi, mostrando una notevole capacità antiossidante, facendo si che possa essere utilizzato come fonte naturale di composti con queste proprietà. I nostri dati sono di particolare interesse nel correlare l'effetto dell’ origine botanica con l'attività biologica del miele e di confermare la sua importanza per quanto riguarda la composizione di composti fitochimici. I risultati ottenuti in questo studio hanno mostrato una differenziazione tra tutti i gruppi di miele, per quanto concerne la loro concentrazione di acidi fenolici, flavonoidi, le concentrazioni di carotenoidi e i valori di TAC. Come secondo obiettivo è stato condotto un esperimento in modelli più complessi, per determinare se il miele e i suoi flavonoidi siano in grado di proteggere contro lo stress ossidativo, sia su omogenato di fegato di ratto che su globuli rossi umani. A tal proposito, abbiamo rilevato che il miele presenta una importante capacità di catturare i radicali dell'ossigeno, i radicali ABTS.+ e di ridurre gli ioni ferro, caratteristiche che possono essere correlate direttamente alla protezione contro il danno ossidativo mediato dai radicali liberi nei confronti delle biomolecole e delle strutture cellulari. Inoltre, il miele e i suoi flavonoidi 84 _______________________________________________CAPITOLO IV: CONCLUSIONI purificati sembrano essere efficaci nel prevenire la perossidazione lipidica spontanea e indotta chimicamente, sia in omogenati di fegato di ratto che nei globuli rossi umani; in questi ultimi, infine, è stato evidenziato che il miele e i flavonidi sono efficaci nel diminuire la percentuale di emolisi e la perossidazione lipidica, evidenziando anche un rapporto diretto tra la sua concentrazione e l’ effetto protettivo. In conclusione, questo studio riporta per la prima volta la composizione dei composti con potenziali capacità antiossidanti presenti nei mieli uniflorali di Cuba, confermando che essi contengono notevoli concentrazioni di acidi fenolici e flavonoidi. I risultati qui presentati indicano quindi che la capacità antiossidante del miele è probabilmente il risultato dell'attività combinata e delle interazioni di una vasta gamma di composti, tra cui composti fenolici, così come eventualmente enzimi e altri componenti minori. Il miele, perciò, rappresenta uno dei prodotti naturali che può essere preso in considerazione per mantenere un buono stato di salute e per proteggere contro i danni causati dai radicali liberi. 85 ___________________________________________________________________ BIBLIOGRAFIA Abuja PM, Albertini R (2001). Methods for monitoring oxidative stress, lipid peroxidation and oxidation resistance of lipoproteins. Clinica Chimica Acta. 117. Aljadi AM, Kamaruddin MY (2004). Evaluation of the phenolic contents and antioxidant capacities of two Malaysian floral honeys. Food Chem 85:513-518 Al-Khalifa AS & Al-Arify IA (1999). Physicochemical characteristics and pollen spectrum of some Saudi honeys. Food Chem., 67, 21–25. 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Algunos deben ser necesariamente mencionados, como: mi tutor (con signos de exclamación): el profe Maurizio Battino: profe: Ud sabe que sin usted no hubiese nunca podido lograr el llegar a donde estoy ahora, mi agradecimiento no tendrá fin. mis compañeros de grupo: Sarita (ilustre PhD) quien me guio en mis primeros pasos por estos laboratorios y quien contribuyó decisivamente y en grado sumo (durante y después de la investigación) al perfeccionamiento de mi ser como investigador… (Te admiro y te quiero TIA y lo sabes bien)…… a mi compañera de batalla Stefna, con quien he batallado durante estos largos tres años luchado contra voluntarios y nuestros queridos y apreciados equipos (HPLC, FIA-ABTS, etc …….) . Stefy hurra LO LOGRAMOS ¡!!!!!!!!!!!!!. a los queridos profes y personas cercanas al trabajo en este período: Luca, Francesca, Liz, Beta, la querida Mónica……... qué decir del equipo del Master On line, Luisa y su esposo Luca (mis padrinos), saben que sin su ayuda no hubiese podido lograr nada, los agradecimientos y mi cariño hacia ustedes van más allá de lo que pueda expresar ahora mismo. Mattia, el gran Mattia, otro del grupo loco del master quien ha sido un excelente amigo y compañero y quien me ha sacado de buenos apuros con sus excelentes correcciones del inglés, GRACIAS AMIGO……!!!!!! a Francesca Giampieri, quien desde que se incorporó a nuestro grupo, ha sido una excelente colega y apoyo para toda esta locura de la cual nos nutrimos diariamente y quien me tendrá que soportar aun por un tiempecito más……… Stefano, aunque siempre estoy peleando contigo por que el electroquímico no funciona, sabes que eres indispensable para mí y nuestro trabajo, así que gracias por estar ahí siempre cuando te he necesitado y por brindarme tu ayuda, tu simpatía y tus conocimientos ….. mis amigos insustituibles de todos lados que aunque lejos estén (CUBA) siempre los recuerdo a ellos también dedico este trabajo a mis PADRES, que decir de ellos ¡!!!!!, que mejor puedo hacer que regalarles este bulto de palabras y extraños gráficos, pero que en sí encierra un gran significado y que con ello pueden ver que su esfuerzo no ha sido en vano, que sus sacrificios, sus horas de desvelo y su cansancio y preocupación para que siempre pudiera dedicarme a mis estudios…. Gracias papi, gracias mami ¡!!!!!. ___________________________________________________________RINGRAZIAMENTI a otro pedacito de mi ser que extraño a cada momento y que es mi hermano, Jorgi, gracias por estar ahí siempre que te he necesitado, no digo más ……………!!!!!!!!. a mi tío Carlos, mi tía Ana y mi primo José Antonio quienes han demostrado que nuestra familia es única y eso me consta……., Gracias a ustedes también a mis abuelos, donde quiera que estén y que sé que me miran todo el tiempo, muchas gracias mis viejitos y ya descansen que hicieron MAS de lo que estaba en sus manos por los caprichos de este nieto un poco caprichoso por último (y no por ser menos importante ¡!!!!!) a mi linda, querida y siempre adorada señora del amor, la dulzura, OSHUN, la linda Yalorde, GRACIAS POR PONER TU MIRADA Y TU SANTA MANO SOBRE MI Y CONCEDERME ESTOS CAPRICHOS DE LOCO. Mis agradecimientos al Dr Alfredo Dominguez, quien me hizo comprender, antes que el resto de las personas, que la tesis de Doctorado per se es mucho menos importante que el trabajo y la consagración que se necesitan para lograrla. GRACIAS A TODOS…….!!!!!!!!!!!