Come studiare il libro di Anolli La sfida della mente multiculturale Roma 14 maggio 2012 Il libro • E’ un libro a tema: la mente biculturale ha molti vantaggi, anche se è difficile da ottenere • Sviluppa il tema su prospettive classiche: cognitiva, categorizzazione e credenze; comunicativa, pragmatica e osservativa (caso della menzogna e dell’ironia); emotiva, lessico emotivo, espressione emotiva; gruppi, identità e stereotipi, rapporti tra gruppi di competizione, cooperazione e negoziazione; valori, morale e famiglia • E’ rivolta a educatori (con esercizi che per noi sono esempi) Premesse • Racconto dell’evoluzione umana • Difficoltà di definizione della cultura • Cultura come mediazione. Artefatti primari (intervenire sul mondo) secondari (rappresentarsi il mondo) terziari (immaginare altri mondi possibili) • Cultura come partecipazione. Ogni cultura si sviluppa sui confini. Che dialogo con il diverso? Che consapevolezza critica della relatività della propria normalità? Il passaggio a una mente biculturale • Mente monoculturale “provinciale”, naturalizza e destoricizza il suo equilibrio odierno, esclude il dialogo, il cambiamento, l’arrivo di novità • Etnocentrismo, paura della diversità, proselitismo, conflitti di lealtà • Dalla cultura come appartenenza monolitica all’acquisizione di sindromi culturali dominiospecifiche Centralità dell’apprendimento • Volontario, consapevole, per prove ed errori • Involontario, “incarnato”, latente (fare di no con la testa) • Nato da uno sforzo individuale • Nato da un’interazione sociale • TOM (Theories Of Mind) e mente simulativa • Non dilemmi di lealtà, ma diversi strumenti per pensare a se stessi e agli altri, nelle diverse situazioni Un esempio: individualismo o cooperazione? • Aiuto come “dono misto” • Ricevente come incapace di fare da sé – capace di chiedere e di provare gratitudine • Sindrome culturale individualista: messa in luce dei rischi dell’aiuto • Sindrome culturale cooperativa: messa in luce dei vantaggi personali e sociali dell’aiuto • Riconoscimento “incarnato” in segnali sociali di cui ci si appropria (non mimesi ma acquisizione evolutiva)