Messaggio dei Vescovi svizzeri “Riscoprire e celebrare insieme la fede” » DOMENICA DEI POPOLI 11 novembre 2012 -2- Per la Domenica dei Popoli 11 novembre 2012: una parola del Vescovo Cari fratelli e sorelle, In Svizzera sono sempre più numerosi i cittadini con passaporto straniero. Attualmente sono ca. 23 %, a cui si aggiungono gli immigrati che hanno già ottenuto un passaporto svizzero. Recano molta vitalità e forza lavoro in Svizzera. Certuni avvertono tale sviluppo con preoccupazione. E' quindi importante che Svizzeri e cittadini di lingua straniera si incontrino in modo aperto e positivo. La Chiesa cattolica vi ci invita la Domenica dei Popoli, che quest'anno ricorre l'11 novembre. Il papa Benedetto XVI ha scritto un messaggio per la Giornata mondiale dei migranti e degli itineranti dal titolo "Migrazione e nuova evangelizzazione". Quest'ultima è profondamente desiderata dagli ultimi Papi. Il papa Benedetto XVI invita perciò a Roma per l'11 ottobre 2012, a esattamente 50 anni dall'inaugurazione del Concilio Vaticano II da parte del papa Giovanni XXIII, circa 300 vescovi dal mondo intero per un Sinodo dedicato alla nuova evangelizzazione. Lo stesso giorno inizia, per desiderio del papa, un Anno della fede, che si prefigge di rendercela più viva. Anche in questo stranieri e immigrati ci possono dare un aiuto valido e stimolante. -3- 1. Perché un Anno della fede? Ci chiamiamo cristiani perché apparteniamo a Cristo. Il compito più importante dei cristiani e della Chiesa è di vivere e diffondere il Vangelo di Cristo. "Vangelo" significa "Buona novella". Il Vangelo ci reca la vita, la gioia e la speranza che Gesù Cristo ha portato in questo mondo. Ogni cristiano e la Chiesa tutt'intera non devono smettere di porsi questa domanda: quella gioia che Cristo vorrebbe portarci, la vivo veramente? Vivo con una speranza? Oppure noi cristiani siamo diventati insipidi e stanchi della gioia e della speranza? Abbiamo poca fede e fiducia? Sembra che parecchi cristiani abbiano un contatto molto tenue con il Dio elargitore di vita, occupandosi poco di Cristo, di cui portano il nome, ascoltando solo sporadicamente la sua Parola nei Vangeli e sperimentando di rado la sua abnegazione e il suo amore nell'Eucaristia. Molti continuano a dirsi cristiani, eppure non sembrano veramente intrisi della forza e della gioia del Vangelo. Devono quindi riscoprire Gesù Cristo e la sua amicizia. L'Anno della fede vorrebbe incoraggiarci a farlo. 2. Stranieri e immigrati aiutano la nostra fede a svilupparsi? Gli innumerevoli immigrati danno molto al nostro Paese. Non soltanto fermenti e tensioni. Contribui- -4- scono con nuova forza lavoro, ci recano umanità e letizia. Portano con sé anche la loro fede. Musulmani che invocano regolarmente Dio e ispirano la loro vita sul Corano costituiscono per noi cristiani una sfida forte, mostrandoci quanto naturalmente la fede possa far parte della vita quotidiana. Le missioni di lingua straniera nella Chiesa cattolica sono una vera ricchezza. Ci rallegriamo di vedere come, nelle comunità cattoliche di lingua straniera, molti giovani, molte giovani famiglie con bambini animano Messe gioiose. Per molti è ovvio partecipare ad una Messa domenicale, come è peraltro previsto e prescritto per i cattolici dell'orbe. In parecchie chiese della Svizzera ci rammarichiamo della mancanza di bambini e di giovani. Non manca chi deve quasi chiedere "scusa" se va a Messa la domenica. Possiamo quindi imparare dai nostri concittadini stranieri –siano essi musulmani o cristiani – che Dio merita la nostra attenzione, la nostra gratitudine e lode, indipendentemente dalla voglia che abbiamo o no di pregare. Anche gente non specialmente "devota" può esprimere a Dio riconoscenza e gioia. Autoctoni e immigrati possono scambiarsi molte esperienze nella convivenza e collaborazione quotidiane, ma anche nel modo di vivere la fede. La "Domenica dei Popoli" ci invita a condividere i nostri diversi modi di essere cristiani. La vita del cristiano non è mai stata uniforme. Sin dagli inizi della Chie- -5- sa, osserviamo una legittima pluralità dei cristiani, in cui il singolo non solo dà tanto ma anche riceve tanto. Se qualche volta certi immigrati rinfacciano alla gente in loco di essere cristiani tiepidi e di non frequentare abbastanza la Messa, questi stessi immigrati scoprirebbero anche quanti Svizzeri si diano da fare per vivere la fede nel quotidiano: nel riguardo verso il prossimo, nell'onestà, giustizia e solidarietà, nell'impegno per la pace tra persone di indole diversa. Certamente noi tutti dobbiamo continuare a crescere in umanità e in cristianità. L'amore di Dio e del prossimo sono due realtà assolutamente inscindibili. Non possiamo cercare solo l'uno o l'altro. Noi uomini abbiamo bisogno dell'altro per avanzare. Molti dialoghi e scambi sono necessari. La Domenica dei Popoli vi ci invita. + Martin Gächter, Vescovo ausiliare di Basilea Delegato dei Vescovi svizzeri per i migranti