Con te partirò (racconti “liberi di viaggiare”) § INCLUDEPICTURE "http://www.aereoportoorly.com/wp-content/uploads/2010/12/torre-eiffel.jpg" \* MERGEFORMATINET INCLUDEPICTURE "http://www.fotomaniac.it/venezia/venezia_012.jpg" \* MERGEFORMATINET INCLUDEPICTURE "http://www.napolidavivere.it/wpcontent/uploads/2010/10/Piazza-del-Plebiscito-napoli.jpg" \* MERGEFORMATINET All you need is love I E’ il titolo di una celebre canzone dei Beatles utilizzato in un recente libro (Love, Editore Mondadori, pag. 274, € 17,00) quale “occhiello” di copertina, che annuncia “Come spiegare l’economia con le canzoni dei Beatles”. L’autore, Federico Rampini, è un affermato giornalista-scrittore, appassionato di lunga data dei Fab Four ( i “favolosi quattro”) ; nato a San Colombano al Lambro (dove è presente l’unica collina della provincia di Milano, ora forse di Lodi, a coltivazione vinicola – il celebre Sangue di Giuda-), trascorre l’infanzia in Belgio, completa i propri studi per mezza Europa e diventa un affermato giornalista: da corrispondente dagli Usa di Repubblica inizia una intensa attività di reportage e saggi di carattere socio-economico relativi a problemi ed aree diverse (“San Francisco-Milano”, “Slow economy”, “Voi avete gli orologi,noi abbiamo il tempo” ; trova anche il tempo di scrivere un libro-conversazione con Giorgio Napoletano “La via maestra”). Insegna in svariati corsi presso le Università di Berkeley, Shanghai, Bocconi ed ha vissuto in città di diversi paesi (Milano, Roma, Bruxelles, Parigi, San Francisco, New York, Pechino etc): è quello che si suole definire un cittadino del mondo. E’ bene dire subito, senza reticenze, che Rampini non costruisce nessun filo logico-scientifico tra i temi delle canzoni dei Beatles ed i paradigmi economici; si limita all’inizio dei singoli capitoli alla citazione di canzoni e di qualche aneddoto ad esse relativi per poi descrivere con toni e riferimenti autobiografici la proprio opinione. Così il primo capitolo Strawberry fields forever ( campi di fragole per sempre) riporta l’omonima canzone per un omaggio al genio di John Lennon, a cui è dedicato un giardino nei pressi di Central Park, dove abita attualmente l’autore del libro, che rivela come un altro genio (Steve Jobs) , da ultra-fan dei Beatles , diede alla sua azienda il nome di Apple perché così si chiamava la prima casa discografica del quartetto. Da queste parole, ricordi, contesti Rampini parte con una filippica contro gli economisti, prigionieri dei propri schemi mentali sino ad esser incapaci a prevedere la crisi incombente del 2008, nonostante la loro fama sia cresciuta in modo esponenziale parallelamente ai compensi. A questa schiera vengono associati anche politici (ex-presidenti,ex-governatori), ex banchieri e tutto quel ceto che ,secondo l’opinione dell’autore, ha preparato i presupposti della Grande Crisi. Analogamente si svolgono i successivi capitoli: frammenti di canzoni che individuano un tema e poi lo svolgimento della opinione dell’autore, che poche volte riesce a discostarsi dal pregiudizio e dal laccio del “politicamente corretto”. Quale sia l’orientamento culturale di Rampini è facile da trovare ed il lettore certamente non fa fatica a scoprirlo: è un ultrakeynesiano, che combatte la propria battaglia per l’uguaglianza. Emergono così descrizioni del potere delle multinazionali, delle strategie perverse, della fame da cannibali, del disumano gioco delle start-up informatiche, delle vertiginose quotazioni di Wall Street in coincidenza di fallimenti, del cinico capitalismo che produce distorsioni brutali nella distribuzione della ricchezza. L’autore finge di non sapere che i suoi amati Beatles erano ,né più né meno, che una piccola multinazionale preglobalizzazione con gli stessi difetti (forse qualcuno in più: droga) e che il vituperato liberismo economico degli anni 80 ha avuto anche qualche merito, soprattutto in Inghilterra. Sorprende il duro giudizio (o pregiudizio) espresso sulla figura di Margaret Thatcher, accusata di aver dilatato il divario della disuguaglianza e di aver imposto una guide-line che verrà seguita anche dai successori, fra cui Tony Blair. Purtroppo il libro non contiene statistiche o citazioni di esse per aiutare il lettore a comprendere i fenomeni socio-economici di cui si parla: senza tale aiuto è l’opinione dell’autore l’unica fonte , dove confluiscono indistintamente fatti e giudizi. Risulta interessante la descrizione offerta di taluni fenomeni presenti nell’economia Usa: soprattutto nella visione delle dinamiche sociali fra immigrati e residenti ed, ancora, all’interno di un medesimo gruppo etnico. Quel gran calderone etnico degli Usa presenta caratteri di mobilità sociale sorprendenti, dove cinesi, indiani, filippini (ed in genere immigrati asiatici) riescono a migliorare le proprie condizioni economiche-sociali con maggior facilità rispetto ad altre etnie; all’interno di ogni specifico gruppo l’istruzione e la dedizione al lavoro costituiscono le leve per la selezione meritocratica, che sta portando modifiche importanti nella classe dirigente. Viene trattato il tema dei baby-imprenditori, che vengono individuati precocemente dalle grandi corporates (Amazon,Apple,Google,..): le app sono le piccole scoperte del tempo attuale ,che consentono il guadagno di enormi fortune da parte dei grandi monopoli nella rivoluzione digitale. Lo stile di Rampini è diretto, lineare, facile da leggere, tipico del giornalista di razza, anche su argomenti non particolarmente avvincenti come quelli economici: di questo bisogna rendere merito. L’ultimo capitolo (epilogo) è la descrizione di una manifestazione a Manhattan, in una gelida serata d’inverno (-15° gradi), in cui l’autore si ritrova in mezzo ad una sarabanda scatenata di ragazzi e ragazze, tatuati/e, con quintali di anelli e borchie: sono quelli di Zuccotti Park del movimento Occupy Wall Street a fare volantinaggio contro la finanza ed ascoltare musica hard rock. Rampini si consola pensando ai ricordi giovanili, ai volantinaggi di allora contro la povertà e si chiede : “Cosa ci faccio qui?” .L’unica consolazione è di verificare che anche ai nuovi manifestanti piace “Imagine”, la ballata dell’utopia secondo Rampini, il capolavoro di Johm Lennon post Beatles. Vale la pena di ricordare sempre che, se si chiedesse ad un bravo economista :”Cosa è l’economia?”, la risposta non può che essere la seguente:”Non lo so”. Paradossale, ma è così! P.S.:Corsera del 20.11.14 riporta a pag. 25 la pubblicità di tutta la collezione delle canzoni dei Beatles in vendita a partire dal 25.11.14, a piena pagina, sotto il titolo :”All you nedd is Beatles”. Semplice coincidenza o gioco degli specchi, ,dettato dal marketing”, con il titolo del libro? All you need is love.doc Pag. 2/3 Effegi46: Ottobre 2014; vedi sito: www.liberidiviagg.altervista.org All you need is love.doc Pag. 3/3