Con te partirò
(racconti “liberi di
viaggiare”)
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All you need is love
I
E’ il titolo di una celebre canzone dei Beatles utilizzato in un recente libro (Love, Editore
Mondadori, pag. 274, € 17,00) quale “occhiello” di copertina, che annuncia “Come spiegare
l’economia con le canzoni dei Beatles”.
L’autore, Federico Rampini, è un affermato giornalista-scrittore, appassionato di lunga data dei Fab
Four ( i “favolosi quattro”) ; nato a San Colombano al Lambro (dove è presente l’unica collina della
provincia di Milano, ora forse di Lodi, a coltivazione vinicola – il celebre Sangue di Giuda-),
trascorre l’infanzia in Belgio, completa i propri studi per mezza Europa e diventa un affermato
giornalista: da corrispondente dagli Usa di Repubblica inizia una intensa attività di reportage e
saggi di carattere socio-economico relativi a problemi ed aree diverse (“San Francisco-Milano”,
“Slow economy”, “Voi avete gli orologi,noi abbiamo il tempo” ; trova anche il tempo di scrivere un
libro-conversazione con Giorgio Napoletano “La via maestra”).
Insegna in svariati corsi presso le Università di Berkeley, Shanghai, Bocconi ed ha vissuto in città
di diversi paesi (Milano, Roma, Bruxelles, Parigi, San Francisco, New York, Pechino etc): è quello
che si suole definire un cittadino del mondo.
E’ bene dire subito, senza reticenze, che Rampini non costruisce nessun filo logico-scientifico tra i
temi delle canzoni dei Beatles ed i paradigmi economici; si limita all’inizio dei singoli capitoli alla
citazione di canzoni e di qualche aneddoto ad esse relativi per poi descrivere con toni e riferimenti
autobiografici la proprio opinione.
Così il primo capitolo Strawberry fields forever ( campi di fragole per sempre) riporta l’omonima
canzone
per un omaggio al genio di John Lennon, a cui è dedicato un giardino nei pressi di
Central Park, dove abita attualmente l’autore del libro, che rivela come un altro genio (Steve
Jobs) , da ultra-fan dei Beatles , diede alla sua azienda il nome di Apple perché così si chiamava
la prima casa discografica del quartetto.
Da queste parole, ricordi, contesti Rampini parte con una filippica contro gli economisti, prigionieri
dei propri schemi mentali sino ad esser incapaci a prevedere la crisi incombente del 2008,
nonostante la loro fama sia cresciuta in modo esponenziale parallelamente ai compensi.
A questa schiera vengono associati anche politici (ex-presidenti,ex-governatori), ex banchieri e
tutto quel ceto che ,secondo l’opinione dell’autore, ha preparato i presupposti della Grande Crisi.
Analogamente si svolgono i successivi capitoli: frammenti di canzoni che individuano un tema e poi
lo svolgimento della opinione dell’autore, che poche volte riesce a discostarsi dal pregiudizio e dal
laccio del “politicamente corretto”.
Quale sia l’orientamento culturale di Rampini è facile da trovare ed il lettore certamente non fa
fatica a scoprirlo: è un ultrakeynesiano, che combatte la propria battaglia per l’uguaglianza.
Emergono così descrizioni del potere delle multinazionali, delle strategie perverse, della fame da
cannibali, del disumano gioco delle start-up informatiche, delle vertiginose quotazioni di Wall Street
in coincidenza di fallimenti, del cinico capitalismo che produce distorsioni brutali nella distribuzione
della ricchezza.
L’autore finge di non sapere che i suoi amati Beatles erano ,né più né meno, che una piccola
multinazionale preglobalizzazione con gli stessi difetti (forse qualcuno in più: droga) e che il
vituperato liberismo economico degli anni 80 ha avuto anche qualche merito, soprattutto in
Inghilterra.
Sorprende il duro giudizio (o pregiudizio) espresso sulla figura di Margaret Thatcher, accusata di
aver dilatato il divario della disuguaglianza e di aver imposto una guide-line che verrà seguita
anche dai successori, fra cui Tony Blair.
Purtroppo il libro non contiene statistiche o citazioni di esse per aiutare il lettore a comprendere i
fenomeni socio-economici di cui si parla: senza tale aiuto è l’opinione dell’autore l’unica fonte ,
dove confluiscono indistintamente fatti e giudizi.
Risulta interessante la descrizione offerta di taluni fenomeni presenti nell’economia Usa:
soprattutto nella visione delle dinamiche sociali fra immigrati e residenti ed, ancora, all’interno di un
medesimo gruppo etnico.
Quel gran calderone etnico degli Usa presenta caratteri di mobilità sociale sorprendenti, dove
cinesi, indiani, filippini (ed in genere immigrati asiatici) riescono a migliorare le proprie condizioni
economiche-sociali con maggior facilità rispetto ad altre etnie; all’interno di ogni specifico gruppo
l’istruzione e la dedizione al lavoro costituiscono le leve per la selezione meritocratica, che sta
portando modifiche importanti nella classe dirigente.
Viene trattato il tema dei baby-imprenditori, che vengono individuati precocemente dalle grandi
corporates (Amazon,Apple,Google,..): le app sono le piccole scoperte del tempo attuale ,che
consentono il guadagno di enormi fortune da parte dei grandi monopoli nella rivoluzione digitale.
Lo stile di Rampini è diretto, lineare, facile da leggere, tipico del giornalista di razza, anche su
argomenti non particolarmente avvincenti come quelli economici: di questo bisogna rendere
merito.
L’ultimo capitolo (epilogo) è la descrizione di una manifestazione a Manhattan, in una gelida
serata d’inverno (-15° gradi), in cui l’autore si ritrova in mezzo ad una sarabanda scatenata di
ragazzi e ragazze, tatuati/e, con quintali di anelli e borchie: sono quelli di Zuccotti Park del
movimento Occupy Wall Street a fare volantinaggio contro la finanza ed ascoltare musica hard
rock.
Rampini si consola pensando ai ricordi giovanili, ai volantinaggi di allora contro la povertà e si
chiede : “Cosa ci faccio qui?” .L’unica consolazione è di verificare che anche ai nuovi manifestanti
piace “Imagine”, la ballata dell’utopia secondo Rampini, il capolavoro di Johm Lennon post
Beatles.
Vale la pena di ricordare sempre che, se si chiedesse ad un bravo economista :”Cosa è
l’economia?”, la risposta non può che essere la seguente:”Non lo so”. Paradossale, ma è così!
P.S.:Corsera del 20.11.14 riporta a pag. 25 la pubblicità di tutta la collezione delle canzoni dei
Beatles in vendita a partire dal 25.11.14, a piena pagina, sotto il titolo :”All you nedd is Beatles”.
Semplice coincidenza o gioco degli specchi, ,dettato dal marketing”, con il titolo del libro?
All you need is love.doc
Pag. 2/3
Effegi46: Ottobre 2014; vedi sito: www.liberidiviagg.altervista.org
All you need is love.doc
Pag. 3/3
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