factor
PRESENTA | PRESENT
“Davanti a me c’erano due strade:
io ho scelto la strada meno battuta,
e ciò ha fatto la differenza”.
“In front of me there were two roads:
I chose the least trodden one,
and that’s what made the difference”.
Abbiamo fatto nostro questo pensiero di Robert Frost
This philosophy of Robert Frost has became our motto
Gianni Bosco
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Pierangelo Puggia
INTRODUCTION
INTRODUZIONE
Già nel nome Pfactor sono presenti mission e vision d’impresa. Il fattore P lega in un continuum il Progetto al Prodotto, il
Prototipo alla Pre-serie, il Pensiero al Processo Produttivo,
la Posizione al Pubblico di riferimento. Così come il nome di
questa pubblicazione, INTER-VISTE, nasce dall’unione di due
termini: “inter” e “viste”. “Inter” significa “fra” ed indica un
relazione dinamica fra le cose, un metodo di lavoro, l’apporto
nuovo che deriva dal confronto. “Viste” intese come esperienze
singole ed individuali, le diverse visioni del mondo, i punti di
vista che dialogano fra loro, ciascuno con le proprie peculiarità
e le proprie differenze. Grazie all’aiuto di tanti amici e collaboratori, mettendo insieme più punti di osservazione, in queste
pagine abbiamo cercato di ragionare a tutto tondo sul tema del
design come strumento che fa vedere cose nuove. Un modo
non scontato per interpretare la realtà attraverso gli oggetti.
[Gianni Bosco]
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Just in the name Pfactor you can find the mission and vision
of the company. The factor P connects the Project to the Product, the Prototype to the Pre-series, the Philosophy to the
Production Process, the Position to the Public. The same
is for the name of this publication, INTER-VIEWS, as it derives from the union of two words: “inter” and “view”. “Inter”
means “between” and indicates a dynamic interaction between
things, a working method, the new contribution which comes
from competition. “Views” are intended as single and individual experiences, the different views of the world, the opinions
which interact, each with its own peculiarities and differences.
Thanks to the help of many friends and collaborators, putting
together various points of observation, in these pages we have
tried to think globally of design as being an instrument to make
you see new things. A method, not to be underestimated, of
interpreting the reality through objects.
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IL TERRITORIO
THE TERRITORY
THE TERRITORY
IL TERRITORIO
TERRE DI NORD EST
Passato e presente, tradizione e innovazione, aperta campagna
e realtà industriale avanzata. Pfactor rappresenta al meglio il
tessuto imprenditoriale che ha reso grande il Nord Est. Quello
che non si è fermato al business e al successo degli anni d’oro,
ma è andato oltre, con la capacità di ripensare se stesso, la
propria identità ed il proprio rapporto con il territorio di riferimento, valorizzando e rispettando l’ambiente, in un rapporto
simbiotico di dare/avere. Alla fine le organizzazioni salde nelle
proprie radici, quelle che non dimenticano da dove provengono, riescono ad affacciarsi con maggiore consapevolezza e
forza nel mercato internazionale. Il modello di riferimento è
quello dell’impresa che cerca di divenire ponte fra la cultura
del territorio e la cultura d’azienda, laboratorio di integrazione
fra il mondo della scuola e quello del lavoro, una fucina per la
creatività e l’innovazione, una fabbrica dove i talenti migliori
collaborano insieme per grandi progetti.
GENIUS LOCI
Nella mitologia romana il genius loci, rappresentato di solito
con le sembianze di un serpente, era lo spirito protettore di un
luogo. Caduto per secoli in disuso, oggi il concetto è tornato
alla ribalta nel mondo del marketing, dove viene utilizzato per
rappresentare l’atmosfera distintiva e caratteristica di un territorio. Per un’impresa essere collocata in una determinata area,
piuttosto che in un’altra, può rappresentare un vantaggio competitivo importante, poiché in quel territorio possono esistere
risorse, competenze e stili di vita che consentono ai prodotti e
THE NORTH-EAST TERRITORY
Past and present, tradition and innovation, open countryside
and advanced industrial reality. Pfactor best represents the industrial web which has made the north-east territory great. It’s
the only one that didn’t stop at the business and success of
the “golden years”, but that has pushed itself beyond. Thanks
to the capability of reinventing itself, its own identity and its
relation with the territory, valorising and respecting the environment in a symbiosis of give and take. In the end, the organizations that are strong in their roots, that don’t forget where
they come from, manage to present themselves on the international market with more awareness and strength. The model
of reference is that of a company that tries to create a bridge
between the culture of the territory and the company culture, a
laboratory of integration between school reality and work reality,
a forge for creativity and innovation, a factory where the best
talents collaborate towards great projects.
GENIUS LOCI
In roman mythology the genius loci, usually represented as a
snake, was the protector spirit of the area. Forgotten for centuries, the concept has been rediscovered in the marketing world, where it is used to represent a distinctive atmosphere and
characteristic of a territory. For a company being situated in one
territory rather than an other can represent an important competitive advantage. This is due to the fact that in a determined
territory there could be resources, competences and life styles
which allow the products and services of a company to create
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IL TERRITORIO
THE TERRITORY
IL TERRITORIO
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GOVERNO DEL TERRITORIO
Fino a qualche tempo fa il diktat sembrava: costruire, costruire,
costruire. Sia che si trattasse di zone residenziali che produttive. Per anni lo sviluppo spontaneo ha generato grosse opportunità economiche, specialmente a Nord Est, ma ha altresì
lasciato in eredità molte ferite e brutture, come zone industriali
disordinate e capannoni fatiscenti. Per fortuna allo stato attuale
la società, ivi compresa la comunità imprenditoriale, ha capito
il bisogno di riprendere in mano il governo e la pianificazione
del territorio. Ed ha così iniziato un serio cammino di riflessione
che ha come linee guida lo sviluppo sostenibile, la responsabilità sociale d’impresa, la programmazione di servizi all’industria
e di infrastrutture innovative che tengano conto della qualità
della vita e dell’ambiente. A partire da insediamenti produttivi
più belli, inseriti armonicamente nel paesaggio, che tengano
conto anche della “quinta dimensione” dei fabbricati, ossia la
vista dall’alto. Su questo Pfactor è all’avanguardia, poiché il
tetto è stato abbellito con una grande terrazza vestita di verde.
[Federica Florian]
THE TERRITORY
value. A similar experience is represented by Pfactor, a dynamic industrial reality originated and developed in the area of
Treviso (also called Marca) which in 2005 was classified in sixth
position among Italian provinces for the number of companies
specialized in design. The complex net of relations among the
various aspects of the territory has advantaged and stimulated
the vocation for changing, inspired by the area.
ai servizi dell’azienda di generare valore. Un’esperienza simile
è senza dubbio quella interpretata da Pfactor, dinamica realtà
imprenditoriale nata e sviluppatasi nel territorio della Marca trevigiana. Provincia che nel 2005 si è classificata al sesto posto
fra le province italiane, in quanto a numero di aziende che si
occupano di design. La complessa rete di relazioni, inter- ed
intra-territoriali, certo ha favorito e stimolato la vocazione ad
innovare di quest’area.
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TERRITORIAL GOVERNMENT
Until a short while ago the rule was: build, build and build.
It wasn’t important if it was for residential areas or industrial
areas. For years a spontaneous development created big economical opportunities, particularly for the North-East territory.
However it has also left an heritage of wounds and ugliness,
such as disordered industrial areas and industrial buildings in
ruins. Fortunately nowadays society has understood the need
to resume the ruling and planning of the territory. This is how
society has started following a path of consideration, which has
as its guidelines sustainable development, company’s social
responsibility, the planning of services for the industry and innovative infrastructures which bring into account the quality of
life and of the environment. The starting point is prettier industrial areas, placed in perfect harmony within the landscape and
which bare in mind also the “fifth dimension” of buildings, the
view from above. Under this aspect Pfactor is in the forefront
as its roof has been embellished by a wide terrace covered in
green.
HISTORY
STORIA
Fondata nel 1998 a Monastier di Treviso, in un’antica villa
veneta, Pfactor diviene naturale convergenza delle pluriennali
esperienze dei soci Gianni Bosco e Pierangelo Puggia, fornendo ai clienti un servizio completo ed accurato nella nascita e sviluppo di nuovi prodotti industriali. Vincente è stato il
connubio fra competenze diverse e complementari, unite ad
una grande conoscenza del mercato. Bosco già nel 1984 avviò un’attività autonoma disegnando per aziende di vari settori
produttivi (elettrodomestici, casalinghi, meccanica, domotica,
automazione, elettronica, solo per citarne alcuni), cercando
sempre nel proprio lavoro di legare l’innovazione tecnologica ad
una buona progettazione, utilizzando forme estetiche moderne
e raffinate. Puggia invece era noto per le competenze acquisite
nella costruzione di prototipi, prima dimostrativi e poi funzionali
mediante l’utilizzo di svariati materiali e tecnologie. I due soci
si conoscevano già molto prima del 1998, avendo collaborato
in numerosi progetti.
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Founded in 1998 in Monastier di Treviso in an antique Venetian villa, Pfactor became a natural converging point for the
lifelong experiences of the business partners Gianni Bosco
and Pierangelo Puggia, offering to their customers a complete
and accurate service for the creation and development of new
industrial products. The winning card has been the alliance
between different but complementing jurisdictions and a deep
knowledge of the market. In 1984 Gianni Bosco had already
started an individual activity designing for companies from different production areas (electrical household appliances, domestic implements, mechanics domotics, automation, electronics and more). In his work he has always tied technological
innovation to good designing using modern and refined aesthetics. On the other hand, Pierangelo Puggia was renowned for
his competence in the construction of prototypes, at first for
demonstration and then functional, using various materials and
technology. The two partners were friends well before 1998 and
collaborated in numerous projects.
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PROGETTO SEDE
IL PROGETTO ARCHITETTONICO
Ritengo che nulla sia più accattivante, intrigante e vitale di trovarsi - quasi per caso - a progettare un edificio industriale la cui
fantastica prospettiva è diventare laboratorio di idee. Confesso
che la fase progettuale è stata istintiva, poiché preceduta dalla
carica di grandi attese di Gianni Bosco, che mi ha trasmesso la
sua voglia di realizzare una macchina creativa. I mezzi economici di partenza erano limitati, ma la spinta a fare era enorme.
Pfactor acquista il lotto di terreno edificabile meno costoso e
meno appetibile della zona: un triangolo di terra, lontano dalla
strada provinciale e posto sul retro di altri capannoni. A quel
punto abbiamo fatto di necessità virtù, e siamo partiti collocando le aree di lavoro semplicemente al loro posto: in testa, a
prua, gli uffici direzionali; in fondo, nell’area più larga del lotto,
il reparto produzione con i laboratori; nel mezzo, le attività progettuali. L’irregolarità della parte centrale dell’edificio, la vista
sul verde e sull’abbazia di Monastier, hanno prodotto l’idea delle colonne, che accentuano la prospettiva ad est sulla grande
vetrata verso la campagna puntando la loro linea di parallelismo
sull’abbazia di Monastier. Il tetto piano è divenuto un’enorme
terrazza belvedere: una vista aperta sul paesaggio. Volutamente le strutture prevalgono solo nel laboratorio per la realizzazione dei prototipi, mentre negli altri reparti hanno la funzione di
proporre ambienti dai volumi liberi o difficilmente squadrabili. Il
progetto, al primo approccio, si presentava elaborato. Tuttavia,
a strutture realizzate, camminando nei locali e spostandosi da
un reparto all’altro, subito la sensazione è che tutto si sviluppi
con una grande naturalezza, piacevolmente scontata.
[Ing. Alessandro Nogarol]
OFFICE PROJECT
[A quel punto abbiamo fatto di necessità virtù.]
[At this point we transformed necessity into a virtue.]
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THE STRUCTURAL PROJECT
I think that nothing is more exciting, intriguing and vital than
being responsible – almost by chance – for designing an industrial building whose fantastic prospect is to become a laboratory of ideas. I must confess that the planning phase was
instinctive, because it was preceded by the energy of Gianni
Bosco’s expectations. He transmitted to me his desire to give
birth to a creative machine. At first the economical means were
limited, but the push to go on was enormous. Pfactor bought
a building plot among the least expensive and desirable of the
area: a triangle of land, far from the main road and situated
behind other industrial buildings. At this point we transformed
necessity into virtue and we started by simply allocating the
place for the working areas: at the head the directional offices, at the bottom in the wider area of the plot the production
complex with the laboratories, in the middle the projecting activities. The irregularity of the central part of the complex, the
view of the green area and of the abbey of Monastier gave birth
to the idea of columns, accentuating the eastern view through
the large glass windows towards the countryside pointing to the
abbey of Monastier. The flat roof has become a huge terrace belvedere: an open view of the panorama. Deliberately the
structures prevail only in the laboratory for the construction of
prototypes, while in the other working areas the structure has
the main function of creating environments with free spaces
or areas which can’t be closed. At the beginning the project
seemed complex. However now that the structures have been
constructed, walking among the rooms and moving from one
department to the other, one feels that everything develops in a
natural way, pleasantly taken for granted.
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OFFICE PROJECT
PROGETTO SEDE
IL PROGETTO DI INTERIOR DESIGN
L’intervento realizzato, in qualità di architetto, è un lavoro di organizzazione distributivo-spaziale e di interior design, applicato
ad un nuovo contenitore industriale di circa 2.000 mq complessivi al grezzo. Un’enorme “scatola vuota”, con un difficile
impianto triangolare determinato dalla forma del lotto, ma con
una potenziale fortissima connotazione spaziale interna e di
relazione visiva con la campagna rurale veneta, a cui si apre attraverso grandi superfici vetrate sull’intero perimetro. Insomma,
un “objet trouvé” a cui cercare di dare un nuovo significato.
L’edificio doveva prevedere luoghi e spazi in grado di identificare le diverse fasi dell’attività dell’azienda: spazi singoli destinati
ad uffici direzionali ed amministrativi, aree riservate di contatto
con i clienti, una sala riunioni, un open space (in cui designer,
creativi e tecnici fanno nascere e sviluppano industrialmente
un’idea di prodotto), un laboratorio attrezzato per la realizzazione di modelli di studio e di prototipi funzionanti. Accanto ai
luoghi del lavoro ci sono i luoghi di ingresso, dell’attesa e della
relazione, i luoghi di servizio e di convivialità riservati alle pause
e al relax. Il progetto distributivo-spaziale e di interior riguarda
tutto l’edificio industriale, ad esclusione dell’area di laboratorio
prototipi, che mantiene strettamente il carattere di “officina di
lavoro” data dai banchi per il lavoro manuale di modellazione,
dai macchinari destinati alla fresatura a controllo numerico, dai
forni e tintometri per le verniciature dei modelli finiti.
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THE INTERIOR DESIGN PROJECT
What I created, as an architect, was a job of distributive-space
organization and of interior design, applied to a new industrial
building of approx. 2000 sqm, in a semi-finished condition. A
huge “empty box”, outlined by the plot’s complicated triangular shape, but with a very strong potential for connecting to
the surrounding internal spaces and for visual relationship with
the outside rural Venetian countryside offered by huge glass
windows on the entire perimeter. What we had was an “objet
trouvé” which needed a new meaning.
The building had to provide the areas and spaces capable of
identifying the different phases of the company’s activity: defined spaces for housing the managerial and administration offices, areas reserved for customer reception, a meeting room,
an open space (in which designers, creative figures and technicians give birth and industrially develop the idea of a product),
a laboratory equipped in a way to create study models and
functioning prototypes. Next to the working areas there is also
the entrance, the waiting and reception area, the spaces for relaxation and making relations. The distributive-space and interior design project can be found in all of the industrial buildings
with exception to the laboratory for prototypes, which strictly
maintains the aspect of a “workshop” created by surfaces for
the manual labour of creating the model, by the machinery for
the numerically controlled milling, by the kilns and the dying
appliances for the colouring of the finished models.
PROGETTO SEDE
IL CONCEPT DI PROGETTO
L’organizzazione distributiva e la creazione degli spazi interni,
nasce da un’idea di fondo: mantenere ed affermare il carattere
del luogo come “luogo industriale”. Uno spazio industriale in
cui si pensano e si progettano prodotti industriali. Uno spazio
“tecnico” ma al tempo stesso con una spiccata allusione al suo
carattere di “luogo delle idee, delle forme e del colore”, in cui respirare e comunicare creatività. È da queste premesse che deriva la scelta di dare un ordine allo spazio, attraverso una grammatica architettonica minima, fatta di segni elementari - i piani
verticali delle pareti e quelli orizzontali dei soffitti - in sequenza
o in contrappunto, lineari o curvi, continui o ritmati da tagli ed
aperture, per costruire inaspettate relazioni di senso, nuovi rapporti percettivi, nuovi luoghi fisici e mentali. Sempre privilegiando la relazione e l’apertura: fra i luoghi, attraverso porte in vetro,
e con l’esterno, con il paesaggio, con ciò che sta oltre, con ciò
che crea la scena del racconto spaziale e mentale. Un progetto,
un ordine mentale, una forma a un’idea.
OFFICE PROJECT
[Sempre privilegiando la relazione e l’apertura: fra i luoghi, attraverso porte in vetro, e con l’esterno,
con il paesaggio, con ciò che sta oltre, con ciò che crea la scena del racconto spaziale e mentale.
Un progetto, un ordine mentale, una forma a un’idea.]
[Always favoured relations and openness: with the spaces, through the glass doors, and with the outside, the
environment, with whatever is beyond and with what creates the story of the spaces and ideas. A project, a
mental order, from the shape to an idea.]
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THE PROJECT CONCEPT
The distribution order and the creation of the internal areas,
derives from a basic idea: maintain and confirm the spaces as
an “industrial site”. An industrial site where to think and plan
industrial products. A technical site but, at the same time, with
a strong allusion to its main characteristic as a “space for ideas,
shapes and colours”, where one can breathe and communicate creativity. This is the reason for our choice to give an order to
the spaces through a minimal architecture, made of elemental
signs – the vertical planes of the walls and the horizontal ones
of the ceilings – in sequence or counterpoint, linear or curved,
continuous or broken by slots and openings, in order to create
an unexpected interaction between the senses, new perceptive relations, new physical and mental spaces. By doing this
we have always favoured interaction and openness: with the
spaces, through the glass doors, and with the outside, and environment, with whatever is beyond, and with what creates the
story of the spaces and ideas. A project, a mental order, from
the shape to an idea.
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PROGETTO SEDE
MATERIALI, COLORE, SENSAZIONE
Vetro, acciaio ed alluminio diventano i materiali di finitura per le
porte a tutta altezza, per i parapetti ed i corrimano delle scale,
per i profili dei serramenti e delle sedute, per i corpi illuminanti,
mentre i legni chiari di acero e faggio degli arredi, restituiscono
calore e naturalità. Materiali freddi e caldi si integrano. Il colore viene dosato attentamente: solo bianco e rosso amaranto
(il rosso è il colore derivato dal logo societario). Il bianco lucido viene usato in modo calibrato su poche pareti o soffitti per
accentuare effetti di riflessione e recuperare in luminosità, a
bilanciare altri bianchi più opachi. Il pavimento antracite, steso
con uniformità a tutto ambiente, diventa il motivo di unità degli
spazi interni: una posa realizzata per bande opache, intervallate da strette fasce lucide in listelli dello stesso colore, ripropone
l’alternarsi di lucido e materico, con interessanti riflessi ritmati e
modulari della luce e degli oggetti. L’uso della luce, sia naturale
che artificiale, diventa parte integrante della spazialità interna
e della sua fruizione, parte viva dell’idea di uno spazio mentale
in continuo movimento. Il passaggio del sole su tutte le facciate
accentua le textures, sottolinea le superfici lucide, materializza
quelle opache, crea ombre in continuo movimento attraverso il
reticolo dei serramenti modulari, accende o riscalda, appiattisce o esalta. La luce artificiale diventa invece una luce scenica
che illumina gli attori singolarmente o a gruppi.
[Arch. Claudio Galvan]
OFFICE PROJECT
[Il bianco lucido viene usato in modo calibrato su poche pareti
o soffitti per accentuare effetti di riflessione e recuperare in luminosità.]
[The glossy white has been used with moderation on few walls or
ceilings in order to accentuate reflections and gain luminosity.]
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MATERIALS, COLOURS, SENSATIONS
Glass, steel and aluminium are the finishing materials for the
floor-to-ceiling doors, for the parapets and the stair handrails,
for the windows and the seats and for the illuminating objects.
On the other hand the light coloured wood of maple-tree and
beech restore warmth and a sense of nature. Cold and warm
materials match one another. The colours are carefully dosed:
only white and amaranth red (the red recalls the colour of the
company’s logo). The glossy white is used moderately on few
walls and ceilings to emphasize reflections and gain luminosity,
to balance other shades of more opaque white. The anthracite
flooring, evenly distributed in all the rooms, becomes the element of unity for the internal spaces: it has been laid using
opaque bands, spaced out by narrow, shiny fillet bands of the
same colour, which alternate shiny and opaque with interesting
reflections modulated by the lighting and the objects. The use
of both natural and artificial light becomes an integral part of
the indoor spacing, a live part of the idea we have for a mental
space in continuous movement. The passage of the sun on
all the facades emphasizes the textures, underlines the shiny
surfaces, materializes the opaque ones, creates shadows that
are always moving through the net of the modular windows,
brightens or gives warmth, levels down or embellishes. The artificial light becomes like theatrical spotlights which illuminates
the actors, singularly or in groups.
THE MISSION
LA MISSION
Lo slogan Pfactor (Fattore “P”), “dal progetto al prodotto”, sintetizza molto bene ciò che l’azienda è in grado di fare: porsi a
fianco delle imprese come partner ideale ed esperto, fornendo
un servizio completo per lo sviluppo delle diverse fasi dell’industrial design. Dal concept iniziale, passando per lo styling e
l’engineering, fino ad arrivare al prodotto finito, senza dimenticare la comunicazione di brand e di prodotto, compreso lo studio della grafica, dal dépliant al packaging. Il tutto all’insegna
della creatività e del più genuino Italian Style. L’obiettivo ultimo
è trasformare i prodotti in oggetti del desiderio, che sappiano
trasmettere emozioni forti al target di riferimento. Ciò è reso
possibile da uno staff preparato e motivato di una trentina di
collaboratori, con professionalità e competenze specialistiche
(designer, architetti, ingegneri, giovani creativi, grafici, tecnici
ed esperti di tecnologie prototipali e produttive), che studiano
le tendenze del mercato ed operano in stretta sinergia al loro
interno e con i committenti.
I clienti Pfactor operano nei settori più svariati: elettronica,
meccanica, domotica, automazione macchine, elettrodomestico, casalinghi, mobile, illuminotecnica, arredamento, ascensori. Il principale mercato di riferimento è quello europeo. Il
fatturato è costantemente in crescita.
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Our slogan Pfactor (factor “P”), “from the project to the product”, well surmises the company’s abilities: give support to other companies as an ideal and experienced partner who offers
a complete service for developing the various phases of industrial design. Starting from the initial project, passing through
the styling and engineering, and arriving at the final product,
without forgetting about brand and product communication, including graphics, brochures and packaging. All this is dictated
by creativity and the most genuine Italian Style. Our last aim is
to transform the products into desirable objects, capable of
transmitting strong emotions towards a specific target. This is
possible thanks to a team of experienced and motivated staff
of about thirty collaborators, who are professional and have
specific competence (designers, architects, engineers, young
creative staff, graphics, technicians and experts on prototype
and productive technologies), who study market tendencies
and work closely among themselves and with the customers.
Pfactor’s clients work in various and different sectors: electronics, mechanics, domotics, machine automation, household
appliances, domestic implements, furniture, lighting, elevators
and lifts. The main market is European. The turnover is constantly increasing.
LA VISION
Pfactor aspira a divenire polo strategico internazionale di creatività “made in Italy”, operando in costante collaborazione
con centri di ricerca, università e scuole di design nel mondo. L’obiettivo è lavorare per clienti, anche di culture diverse
(europei, americani, mediterranei, asiatici, etc.), che abbiano
la stessa voglia di crescere ed affermarsi nei mercati globali, sviluppando sempre nuovi prodotti con forti plus innovativi.
Di recente, su sollecitazione degli stessi clienti che conoscono
bene le performance dell’azienda, Pfactor ha mobilitato le proprie risorse per creare e favorire la nascita di due nuove società
produttive. Si tratta di EUTECK, che si occupa di lavorazioni
con tecnologie moderne, produzione di manufatti termoplastici
ad iniezione e pressofusioni di leghe leggere, ed EMMEGI ASSEMBLY, che cura l’assemblaggio di componentistica e prodotti finiti. Entrambe sono sottoposte a continui e severi controlli qualità in sistema ISO 9000.
[Gianni Bosco]
THE VISION
factor
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Pfactor aims to become a strategic, international point for creativity “made in Italy”, working in constant collaboration with
research centres, universities and design schools throughout
the world. The goal is to work for customers, even from different cultures (European, American, Mediterranean, Asian, …),
who have the same desire to grow and become strong in the
global markets, always creating new products with strong innovative features. Recently, suggested by the same companies
who know our performance well, Pfactor has used its resources
to create and give birth to two new production companies. They
are EUTECK, that deals in production with modern technologies, the manufacture of thermoplastic products with injection
and press-fusion of light alloys; and EMMEGI ASSEMBLY, that
takes care of the assembly of components and finished products. They are both subjected to continuous and strict quality
controls according to ISO 9000.
gianpaolo gazzina
chief engineering DPT
riccardo furlanetto
design DPT
paola carbone
advertising
alberto mazzariol
lab DPT
emiliano scomparin
logistics
luigi agatolio
lab DPT
giuseppe mignoli
assembly
paolo cescon
lab DPT
tiziano fasan
account
fabio pizzato
engineering DPT
vanessa martin
contacts
pierluigi crosera
engineering DPT
augusto vazzoler
cam DPT
claudia cadamuro
administration
andrea mazzon
engineering DPT
fabio schiavetto
design DPT
jari barbazza
logistics production
wilmer gentili
lab DPT
massimiliano sorgato
lab DPT
stefano pasiani
lab DPT
fernando carrer
production
alessandro simioni
lab DPT
fabio storti
engineering DPT
isabella pellin
production
piergiorgio calza
logistics
vanna bortoluzzi
assembly
President
alessandro vesco
engineering DPT
melissa cadamuro
supply chain
Gianni Bosco
luciano moro
production
He was born in Oderzo in 1963 and received his specialization from a professional school in Motta di Livenza. He worked for twenty years as a
modeller by hand for foundry products, and rapid prototyping. Hobbies: gardening, fishing, and taking care of the aquarium. He collects wines
and grappa. He loves: magazines which deal in the automobile world, watching the GP and F1. He dislikes: lies, hypocrisy, disloyalty, conformism. “I always try to be myself. Before answering … I think”.
important Italian and foreign companies, he is always travelling and visiting the most modern exhibitions and fairs.
Hobbies: skiing, navigating, flying light aircrafts, social relations.
He loves: wines and good food, travelling, Italian art, success and right strategies, beautiful things, innovation. “I carefully observe everything that
surrounds me”. He dislikes: hypocrisy, wasting time, talking to those who have nothing to say.
alessandro rorato
lab DPT
He was born in Monastier in 1959, and obtained qualifications from a Technical Institute. His experience comes from working as a freelance with
claudio galvan
chief design DPT
Nato ad Oderzo nel 1963, si è specializzato presso la Scuola Professionale di Motta di Livenza. Ha lavorato per 20 anni come formatore a mano
per fonderia, modellista e rapid prototyping. Hobby: giardinaggio, pesca sportiva, cura dell’acquario. Colleziona vini e grappe. Ama: leggere
riviste legate al mondo dei motori, seguire i GP di F1. Non sopporta: falsità, ipocrisia, slealtà, conformismo. “Cerco di rimanere sempre me
stesso. Prima di rispondere… rifletto”.
sasaraku emmanuel agyemang
assembly
Nato a Monastier nel 1959, si è diplomato all’Istituto Tecnico. Ha maturato esperienze da libero professionista collaborando con importanti aziende italiane ed estere, sempre in giro per il mondo a visitare mostre e fiere d’avanguardia. Hobby: sci, nautica, moto, volo su velivoli a motore, cura delle relazioni
sociali. Ama: i vini e la buona cucina, viaggiare, l’arte italiana, il successo e le giuste strategie, il bello, l’innovazione. “Osservo profondamente tutto ciò
che mi circonda”. Non sopporta: l’ipocrisia, temporeggiare, chi parla e non dice niente.
Pierangelo Puggia
Managing Director
ASSEMBLY
Anche la creatività e le migliori idee hanno bisogno di metodo
ed organizzazione per concretizzarsi e prendere forma.
In Pfactor l’organizzazione è stata studiata e messa a punto con
grande attenzione, per proporsi al cliente come un partner affidabile ed insostituibile, in grado di seguire con professionalità
ciascuna fase dell’industrial design, dall’analisi di fattibilità al
prodotto finito. Mantenendo un dialogo costante con il cliente,
ogni progetto viene sviluppato nel segno dell’innovazione, interpretando i desideri ed i bisogni del cliente, senza mai dimenticare la complessità dei processi tecnici, tecnologici, produttivi,
di distribuzione e comunicazione prodotto.
Attraverso le fasi di concept design, styling, sviluppo di progetto, engineering, prototipazione, produzione ed assemblaggio, i
prodotti prendono vita sotto l’occhio attento di personale altamente specializzato e competente.
D E S I G N _ E N G I N E E R I N G _ P R O T O T Y P I N G _ P R O D U C T I O N _ A S S E M B LY
am
“L’unico modo per prevedere il futuro, è inventarlo”.
Renzo Rosso
36
“The only way to foresee the future is to create it”.
Renzo Rosso
Even creativity and the best ideas need method and organization in order to become real and take shape.
In Pfactor the organization has been studied with great care, in
order to present itself to the customer as a reliable and unique
partner, capable of following as a professional each phase of the
industrial design, from feasibility analysis to the finished product. By keeping constant contact with the client each project
is created with innovation, interpreting the customer’s wishes
and needs, without forgetting the complexity of the technical,
technological, production, distribution and product communication processes.
Following the phases of concept design, styling, project development, engineering, prototyping, production and assembly,
the products are created under the careful eye of highly specialized and competent personnel.
te
D E S I G N _ E N G I N E E R I N G _ P R O T O T Y P I N G _ P R O D U C T I O N _ A S S E M B LY
DAL PROGETTO AL PRODOTTO
Esiste sempre un progetto che trasforma un’idea astratta in
un prodotto industriale. L’idea è il punto di partenza. Nasce
da un’intuizione, dalla conoscenza dei bisogni, dal desiderio
di rinnovamento. Somma livelli diversi: pratici, funzionali, economici, produttivi, simbolici, estetici. Ogni idea viene verificata
nell’ottica della domanda, attraverso ricerche di mercato ed
analisi di fattibilità tecnica e progettuale. Attraverso il design
l’idea comincia a vivere, si traduce in linee su carta, schizzi
che danno forma al pensiero, in una sorta di avvicinamento
progressivo. L’oggetto si delinea piano piano, se ne individuano
le linee guida, assume forme diverse, perché diverse sono le
risposte ad una stessa esigenza. Dagli schizzi si passa al progetto, al dimensionamento, alla rappresentazione. L’oggettoidea si mostra con le sue caratteristiche, i suoi materiali, il suo
mondo di valori attraverso gli strumenti della computer grafica
o con i modelli al vero. L’idea diventa una presenza fisica. La
rappresentazione dell’oggetto diventa lo strumento attraverso
cui si determina e si indirizza la scelta strategica di prodotto.
Da qui in poi l’oggetto-idea diventa oggetto industriale. Definite
le strategie, il processo tecnico e produttivo - attraverso l’engineering - integra il progetto in ordine alla fattibilità. È questa la
fase di messa in opera dell’oggetto, del suo renderlo possibile.
Il prototipo, in più stadi di progetto, diventa il necessario strumento di verifica del prodotto e delle sue componenti. Lungo tutto il processo di sviluppo, creatività, informazioni, dati,
capacità tecniche e conoscenze si integrano continuamente,
con l’unico obiettivo di fare del progetto un buon prodotto industriale.
[Arch. Claudio Galvan]
39
FROM THE PROJECT TO THE PRODUCT
There always exists a project which transforms an abstract
idea into an industrial product. The idea is the starting point.
It is born from an intuition, from the knowledge of the necessities, from the desire for renovation. It surmises different levels: practical, functional, economical, production, symbolical,
aesthetical. Each idea is observed under the point of view of
market demands, thanks to market researches and technical
and projection feasibility analysis. Through the design the idea
starts to take life, it is translated on to paper, sketches which
give shape to the ideas in a sort of progressive closeness. The
object slowly starts to be delineated, the guide lines are defined and it can take different shapes because there are different answers to the same need. From the sketches we move
on to the project, the dimensioning, the representation. The
object-idea shows its characteristics, its materials, its world of
values by means of computer graphics or with real models.
The idea becomes a physical item. The representation of the
object becomes the means through which the product’s strategic choices are determined. From this point the object-idea
becomes an industrial project. Once the strategies have been
defined, the technical and production processes – through engineering – allow the project to be feasible. This is the phase
of realization, of making it possible. The prototype, in different
stages of projecting, becomes a necessary instrument to verify
the product and its components. Throughout the development
process creativity, information, data, technical capacities and
knowledge are continuously interrelating; with the only goal of
making the project a good industrial product.
ognuno vede ciò che sa
everyone sees what he knows
EVOLUZIONE DELLE FORME
“Oggi vogliamo un prodotto bello, ma anche a basso costo, lo
vogliamo tecnologicamente sofisticato ma facile da usare, funzionale ma anche poetico”.
A. de Angelis
“Il designer dà la giusta importanza a ogni componente dell’oggetto da progettare e sa che anche la forma definitiva dell’oggetto progettato ha un valore psicologico determinante al momento della decisione di acquisto da parte del compratore”.
“Il designer aiuta l’oggetto a formarsi con i suoi propri mezzi;
ogni oggetto prende la sua forma che non sarà naturalmente
una forma definitiva perché cambiano le tecniche, nascono
nuovi materiali e quindi ad ogni innovazione si ripresenta il problema e l’oggetto può variare forma”.
Bruno Munari in “Arte come mestiere”
Il design costruisce il mondo attraverso gli oggetti, coniuga bellezza e razionalità come parti complementari dell’esperienza.
Un prodotto non è più soltanto un oggetto d’uso ma reinventa
l’intera grammatica comportamentale dell’uomo, somma fattori
semantici diversificati, agisce a livello dei valori, dei bisogni,
dell’immaginario. Ha a che fare con la tecnologia, con i materiali, con la produzione, con il mercato. Lavora contemporaneamente su tutti questi parametri. Il progetto diventa la risposta,
attraverso gli oggetti, ad una serie complessa di variabili, tutte
presenti e necessarie.
[Arch. Claudio Galvan]
40
D E S I G N _ R E N D E R I N G _ E N G I N E E R I N G _ P R O T O T Y P I N G _ P R O D U C T I O N _ A S S E M B LY
design
41
EVOLUTION OF THE SHAPES
“Nowadays we want an attractive product but, even at low cost,
we want it to be technologically sophisticated and easy to use,
functional and also poetical”.
A. de Angelis
“The designer gives the right amount of importance to each
component of the object to be designed, he knows that even
the final shape of it has a psychological value, relevant for the
buyer at the moment of choosing”.
“The designer helps the object to take shape with its own
means. Each item takes a shape which won’t be definitive, because of the change in techniques, new materials are created
and therefore at each innovation the problem arises and the
item can change shape”.
Bruno Munari in “Art as a job”
Design creates the world through objects, it unites beauty and
rationality as complementary parts of experience. An object
now is not only a practical item, but reinvents the human behaviour, connects different semantic factors, acts on a level of
values, of needs, of the imagination. Design relates to technology, to the materials, to the production, to the market. It works
at the same moment with all these parameters. The project
becomes the answer, through the objects to a series of complex
variables, all present and necessary.
ogni oggetto ha la capacità di rappresentare
qualcos’altro rispetto a cio’ che appare
each object has the capacity to represent something other than what it appears
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rendering
LA RAPPRESENTAZIONE DELL’OGGETTO
La rappresentazione dell’idea è il momento determinante per
lo sviluppo del futuro prodotto. Attraverso i software di modellazione solida e renderizzazione, l’oggetto viene mostrato con
dettagli e finiture che simulano in modo realistico le stesse caratteristiche del prodotto finito.
“Il bambino disegna l’idea, la VORSTELLUNG, che si è fatto
delle cose, non la visione che ne ha attraverso gli occhi. [...]
L’uomo è un essere dello sguardo. La visione ha un’importanza
fondamentale e primaria e presiede al pensiero visivo o per
immagini che sta a monte e si differenzia dal pensiero concettuale. Le immagini costituiscono sistemi raffinati e sofisticati
quanto quelli dei sistemi linguistici e concettuali e altrettanto
complessi che non sono né il doppio né il calco del reale, ma
un processo cognitivo, e cioè una costruzione, che crea una
propria realtà o ci informa delle relazioni che intratteniamo col
reale, ed è peraltro un produttore di significazione”.
Eleonora Fiorani in “Pensare per immagini”
43
THE REPRESENTATION OF THE OBJECT
The representation of the idea is a decisive moment for the development of the product’s future. Through modern software,
the object is shown with details and finishes that realistically
simulate the same features of the finished product.
“A child designs the idea, the VORSTELLUNG he has of things,
not what he sees through his eyes. […] Man is a creature of
sight. Vision has a fundamental and primary importance and
defines per images thoughts or visual thoughts which are different from conceptual thoughts. Images represent systems as
refined and sophisticated as linguistic and conceptual systems.
They are also as complex, no more and no less, a process of
knowledge, a construction which creates its own reality and
therefore it becomes a producer of significance”.
Eleonora Fiorani in “Thinking per images”
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PENSARE PER IMMAGINI E TRASMETTERE UN’IDEA
Quando si ha un’idea di partenza, non esiste una corretta rappresentazione per antonomasia, bensì esistono molteplici tipologie possibili, in funzione del tipo di concetto e di oggetto che
si vuole realizzare. Uno schizzo a matita, ad esempio, fornisce
una visione “interpretabile” da parte del soggetto che osserva e
che può crearsi un’idea del tutto autonoma dell’oggetto, adattandolo alle sue conoscenze ed esigenze personali. Al contrario, più ci si avvicina ad una definizione completa del contenuto
e ad una rappresentazione dettagliata delle immagini realizzate
(come accade per quelle prodotte digitalmente), più si riduce
la possibilità di interpretare liberamente e soggettivamente l’oggetto, facendolo percepire come prodotto finito.
Fondamentale, nella rappresentazione di un oggetto, è capire se il fruitore-referente ha la capacità di andare oltre i segni
tracciati sulla carta, ossia ha una buona capacità di astrazione,
oppure se ha bisogno di vedere in modo chiaro ed immediato
l’oggetto proposto.
[Inside Area Style]
45
THINKING PER IMAGES AND TRANSMITTING AN IDEA
When one has a starting idea, there isn’t a correct way of representing it but there is a multitude of possible typologies, according to the type of concept and the object to be created. A
pencilled sketch, for instance, supplies an image that can be
“interpreted” by the observer, who can make his own personal
idea of the object, adapting it to his personal knowledge and
needs. On the other hand, the more the content reaches its
complete definition with a detailed representation of the images (i.e. digitally produced), the less possible it becomes to
interpret the object freely, as it is already seen as a finished
product.
What is important, when representing an object, is to understand if the observer has the ability to go beyond the image
on the paper, or if he immediately needs to see the intended
object clearly.
la funzione che governa tutte le altre
the function which governs all the others
In Pfactor sappiamo bene che un prodotto, oltre ad essere bello, dev’essere funzionale e resistente. Per questo progettiamo
senza lasciare nulla al caso, tenuto conto delle esigenze tecniche del cliente e del know how accumulato nella scelta dei
materiali e delle tecnologie di produzione, ricercando sempre
nuove strade a costi sostenibili.
Fra le diverse fasi di sviluppo prodotto, l’engineering è senza
dubbio la funzione trasversale che abbraccia tutte le altre,
coordinando il processo produttivo dall’inizio alla fine. Per fare
ciò, l’ufficio progettazione dialoga e si interfaccia continuamente con tutte le altre funzioni aziendali, con i fornitori e con
l’azienda cliente.
In una battuta, potremmo dire che l’engineering è la funzione
da cui tutto parte e tutto torna, per un risultato finale di assoluta
eccellenza e fruibilità.
[Ing. GianPaolo Gazzina]
D E S I G N _ R E N D E R I N G _ E N G I N E E R I N G _ P R O T O T Y P I N G _ P R O D U C T I O N _ A S S E M B LY
engineering
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At Pfactor we know that a product must be attractive as well as
functional and resistant. For this reason in our projects nothing
is left to chance, we keep in mind the technical needs of the
customer and we constantly research new paths at reasonable
costs.
During the different production phases, without doubt, engineering is the function that embraces all the others by coordinating the production process from the beginning to the end.
For this reason the projecting office is constantly communicating with the other functions of the company, with the suppliers
and the clients.
We can say that engineering is the function from where everything starts and everything ends, for a final result of absolute
certainty and use.
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STRUMENTI E METODI DELLA PROGETTAZIONE
Pfactor utilizza strumenti di progettazione innovativi e completi
che permettono di anticipare l’uscita sul mercato del prodotto,
senza sacrificare lo spirito e la qualità del progetto.
Tramite numerose funzionalità interattive di modifica della forma, è possibile dare libero sfogo alla creatività. Le numerose e
avanzate funzioni di modellazione permettono di raggiungere
gli obiettivi prefissati ottimizzando i tempi senza che il software diventi un ostacolo alla realizzazione dell’idea di progetto.
Grazie a queste particolarità il passaggio dalla fase di design a
quella di engineering risulta facilitato, mantenendo comunque
l’intento di creatività e originalità.
Tramite l’utilizzo di varie tecniche di rappresentazione, diversificate a seconda dell’obiettivo finale, si riesce a verificare e
simulare il prodotto tenendo in considerazione vari aspetti del
ciclo di vita dei prodotti: produzione, assemblaggio, affidabilità,
trasporto, utilizzo, pulizia, manutenzione, riciclaggio, etc.
La capacità di lavorare in team durante tutta la fase di creazione del prodotto è resa efficace da una costante e ottimale
trasmissione delle informazioni. Questo è reso possibile anche
dall’utilizzo dei più diffusi formati di esportazione sia tridimensionali che bidimensionali, che permettono una efficiente comunicazione sia nelle normali revisioni di progetto che nelle
fasi di verifica dei prototipi e durante la creazione dei disegni
di produzione.
[Inside Area Engineering]
49
PLANNING INSTRUMENTS AND METHODS
Pfactor uses innovative planning instruments which allows it to
anticipate the outcome of the product on the market, without
sacrificing the spirit and quality of the project.
The use of different interactive functions to modify a shape,
allows you to free your creativity. The numerous and advanced
functions of modelling make it possible to reach the planned
objectives, optimizing the time and without the software becoming an obstacle for the realisation of the project. Thanks to
these features the passage from the design phase to that of the
engineering is made easier, maintaining therefore the intent of
creativity and originality.
By using various techniques of representation, differentiated
by the final objective, it becomes possible to test and simulate
the product observing the various aspects of the product’s life’s
cycle: production, assembly, transport, use, cleaning operations, maintenance, recycling …
The ability for team-work during all the phases of creating the
product is possible by a constant and optimal transmission of
information. This exchange of information is possible by using the most renowned two- and three-dimensional exportation
formats, which allow for an efficient communication during the
normal revision of the project, during the verification phase of
the prototype and during the creation of the production drawings.
ovvero la “controfigura” del prodotto finito
i.e. the test-sample of the finished product
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prototipo | the prototyping
In Pfactor l’eccellenza del laboratorio è legata alla professionalità degli operatori, ai continui aggiornamenti degli impianti,
alla forte collaborazione con i fornitori di materie prime e con i
clienti. Il prototipo non si limita a materializzare la visione di un
progetto, bensì lo mette in pratica; è la ‘controfigura’ del prodotto finito o del componente, che in sua vece si sottopone ai test
funzionali. Per realizzare un buon prototipo occorre analizzare
prima i possibili percorsi operativi:
i nuovi sistemi di sinterizzazione e stereolitografia, i quali
generano modelli con perfetta resa estetica superficiale e
precisione nel dettaglio, con ottima resistenza ai test;
la lavorazione con fresatrici a CNC permette l’utilizzo di materiali massimamente in linea con il profilo prestazionale
richiesto (alluminio, acciaio, pmma, pp, abs, pc, …), per
prodotti sempre più vicini alla realtà finale;
per i primi test si eseguono stampi in silicone (i nuovi materiali, specie le resine, imitano sempre più fedelmente le
prestazioni delle materie plastiche impiegate nella produzione di serie);
i modelli estetici di studio, realizzati in materiali facilmente
lavorabili che, dopo varie rettifiche in corso d’opera, prenderanno la forma dell’oggetto da realizzare.
Infine la finitura, lucidatura e verniciatura, sono affidate all’insostituibile sensibilità manuale dell’operatore, che con il suo tocco
conclusivo conferisce vitalità e tono all’idea divenuta prodotto.
[Pierangelo Puggia]
51
In Pfactor the excellence of the laboratory is due to the professionalism of the operators, the updates to the establishment,
the strong collaboration with the suppliers and customers. The
prototype is not just the materialization of a vision of a product,
but it also puts it into practice; it is the test-sample of the finished product or component. To achieve a good prototype one
needs to analyse the possible operating plans:
The new systems of sintering and stereolithography which
produce models with perfect aesthetic quality and detail
precision, with great resistance to the tests;
CNC milling machines allow the use of high quality materials with high performance results (aluminium, steel, pmma,
pp, abs, pc, …) for products closer to the final result;
For the initial tests we create silicon moulds (the new materials, specially resin, accurately imitate the performance of
the plastic materials used for mass production);
The studying of the aesthetic models, made in materials
easy to work with and which, after being rectified during its
manufacturing, will take the shape of the object expected.
Finally the finishing touch, polishing and painting is a task for
the skill of the operator, who with his final touch will give vitality
to the product.
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DAL PROGETTO AL PROTOTIPO.
PROTOTIPI E LAVORAZIONI AD ALTA VELOCITÀ
La mission di Pfactor “dal progetto al prodotto” prevede la realizzazione di uno o più prototipi per uno stesso oggetto, per verificarne la validità in funzione della realizzazione industriale.
Accade spesso, infatti, che un oggetto risulti “virtualmente” piacevole a video, mentre non lo è altrettanto nella realtà, tenendolo in mano e osservandolo nelle sue reali forme e dimensioni.
La prototipazione consente la produzione di prodotti di elevata
qualità, rispondendo perfettamente al bisogno di verifica dimensionale e formale di un oggetto.
A tal proposito in Pfactor c’è stata un’evoluzione continua nelle
metodologie di lavorazione ad alta velocità, con macchine utensili guidate e controllate con sistemi CAD-CAM. Ad oggi l’area
prototipi è un punto di forza dell’azienda e funziona costantemente a pieno ritmo; macchinari e software vengono aggiornati
e potenziati per le sempre maggiori esigenze di velocità, precisione e qualità, richieste dal mercato.
Oggi il design va alla ricerca di forme sempre più inusuali e
complesse, sia dal punto di vista estetico che pratico. E questo
comporta che ciascun prodotto diventi una vera sfida per chi
deve costruire un modello mediante fresatura cnc. Ma sono sfide che a Pfactor piacciono, perché si riesce sempre a trovare
una soluzione.
[Inside CAD-CAM]
53
FROM THE PROJECT TO THE PROTOTYPE.
PROTOTYPES AND HIGH SPEED MANUFACTURING
Pfactor’s mission “from the project to the product” includes
creating one or more prototypes for the same object, in order to
verify the functionality of the industrial realization.
If often happens that an object that seems pleasant “virtually”,
is not so in reality when you handle it and observe it’s forms
and dimensions.
Prototyping allows a high quality production with perfect results, where one can verify the dimension and format of the
object.
Within Pfactor there is a continuous evolution in the methodology of high speed manufacturing, with machines guided
and controlled by CAD-CAM systems. Today prototyping is the
company’s point of strength and it is constantly functioning;
machines and software are always updated and powered for
the need of high speed, precision and quality required by the
market.
These days, design looks into more unusual and complex
shapes, both aesthetically and practically. This means that
each product becomes a challenge for who works using CNC
milling. However these are challenges that Pfactor likes to accept because there is always a solution to be found.
dagli stampi alla replicazione in serie, precisione e qualità
from the moulds to the mass-reproduction, precision and quality
Offrire un servizio a 360° significa accompagnare il cliente anche nella fase produttiva, quando gli oggetti prendono concretamente vita con l’avvio della produzione in serie. A tal proposito Pfactor possiede competenze nella lavorazione dei materiali
più diversi: vetri curvi e piani temperati e serigrafati, leghe di
alluminio e zama pressofuse, lamiere piegate e stampate, termoplastici, resine poliuretaniche di elevata qualità. In ciascuna
fase vengono applicate le più avanzate tecnologie produttive,
unendo qualità ed estetica.
Oltre ad Euteck, che si occupa della produzione diretta di manufatti termoplastici ad iniezione e pressofusione di leghe leggere, Pfactor dispone di una rete selezionata di fornitori di fiducia altamente specializzati nei singoli settori di appartenenza.
PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE
IN OTTICA “JUST IN TIME”
Ciascuna fase produttiva viene controllata con tecnologie avanzate e personale altamente specializzato, per ottimizzare l’intero processo produttivo.
Tutto ciò è reso possibile anche dalla metodologia organizzativa
“just in time”, che consente la ricezione di semilavorati giusto
in tempo per l’assemblaggio così come la realizzazione di prodotti finiti giusto in tempo per la consegna in Qualità Totale,
coordinando le attività di progettazione, acquisizione dei mezzi
produttivi e la scelta di fornitori affidabili e competenti nelle
varie fasi di trasformazione del prodotto.
[Inside Area Production]
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produzione | production
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A top service to the customer means accompanying him also
through the production phase, when the objects take shape
during mass-production. Pfactor has the ability to work with
different materials: curved glass, tempered and serigraphed
flat surfaces, aluminium alloys and zama presscasting, folded
and plate pressed materials, thermoplastics, high quality polyurethane resins. Each phase is subjected to the most advanced
production technology, linking quality and aesthetics.
Besides Euteck, that takes care of the direct production of thermoplastic materials for injection pressing and pressing of light
alloys, Pfactor works with a good selection of trustworthy suppliers highly specialized in their respective fields.
PLANNING AND PROGRAMMING
WITH A “JUST IN TIME” VIEW
Each production phase is controlled by advanced technology
and highly qualified staff, so as to optimise the whole production line.
This is also possible thanks to the “just in time” method, which
allows you to receive the semi-finished products in time for assembly and to realize the finished product in time for delivery
in Total Quality. This process is followed by the planning, the
acquiring of the means for production and the choice of competent and reliable suppliers throughout the various product
transformations.
ogni pezzo al suo posto
each item in its place
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assemblaggio | assembly
Il processo produttivo si conclude con l’assemblaggio della
componentistica di base, i severi controlli qualità sin dal ricevimento merci lavorate, i collaudi sui prodotti finiti, pronti per
l’imballo e la spedizione. Anche in questo caso Pfactor ha perseguito la strada della specializzazione diretta, affidando gli assemblaggi alla consociata Emmegi Assembly. Questa dispone
di un ampio magazzino di semilavorati e componenti di base
che, tramite un flusso ben regolamentato e codificato, vengono
trasformati in prodotti finiti, testati e pronti per la consegna.
Pfactor assicura perfetta rintracciabilità delle materie prime
utilizzate e dei prodotti assemblati, secondo criteri di Qualità
Totale ISO 9000.
[Giuseppe Mignoli]
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The production phase is concluded by the assembly of the
parts, a strict quality control of the goods upon arrival and the
tests carried out on the finished products ready for packaging
and transportation. Once again Pfactor has followed the line of
direct specialization, giving its partner company Emmegi Assembly the task of assembly. The company has at its disposal a
stock of semi-finished products and the basic materials, regularly codified, ready to be transformed into finished products,
tested and delivered.
Pfactor assures that all used raw and assembled materials can
be traced back, in compliance with the criteria of Total Quality
ISO 9000.
[INTER-VISTE nasce dall’unione di due termini: “inter” e “viste”. “Inter” significa “fra” ed indica un relazione dinamica fra le cose, un
metodo di lavoro, l’apporto nuovo che deriva dal confronto. “Viste” intese come esperienze singole ed individuali, le diverse visioni del
mondo, i punti di vista che dialogano fra loro, ciascuno con le proprie peculiarità e le proprie differenze. Grazie all’aiuto di tanti amici,
collaboratori e partner, mettendo insieme più punti di osservazione, in queste pagine abbiamo cercato di ragionare a tutto tondo sul
t
[INTER-VIEWS derives from the union of two words: “inter” and “views”. “Inter” means “between” and indicates a dynamic relation
between things, a working method, the new contribution which comes from competition. “Views” are intended as single and individual
experiences, the different views of the world, the opinions which interact, each with its own peculiarities and differences. Thanks to
the help of many friends, collaborators and partners, putting together various points of observation, in these pages we have tried to
think globally of design as being an instrument to make you see new things. A method, not to be underestimated, of interpreting the
reality through objects.]
63
CORPO E ANIMA DEGLI OGGETTI.
L’avventura del design made in Italy
THE BODY AND SOUL OF THE OBJECTS.
The adventure of the design made in Italy
Marco Zito, architect, designer
Nato a Treviso nel 1966, laureato presso lo IUAV di
Venezia con Vittorio Gregotti, è docente universitario.
Svolge attività di libero professionista come designer
e architetto.
He was born in Treviso in 1966 and graduated at IUAV in
Venice with Vittorio Gregotti, and now is a university lecturer.
He also works free-lance as a designer and architect.
Quale scenario utilizzare oggi per descrivere il “design made in Italy”,
senza cadere nei soliti luoghi comuni? Sarebbe forse più appropriato, in
tempi di globalizzazione, parlare di “design made in Europe”?
Vale probabilmente la pena guardare indietro nel tempo, cercando
nel passato spunti per il futuro. La storia del disegno industriale italiano
è paradigmatica per la comprensione del destino del design europeo nel
contesto globalizzato. Questione centrale è la definizione del principio
dell’innovazione storica e attuale. Spesso si assiste ad uno scollamento fra technological innovation e design innovation, ovviamente a favore
della prima.
Cosa si intende davvero per innovazione? Può essere tipologica,
funzionale, estetica, legata all’usabilità; a volte, però, rischia di essere
confusa con fattori di moda oppure con la ricerca di novità a tutti i costi.
E ancora: in un mercato tendenzialmente conservatore, la spinta verso
l’innovazione può avvenire se il design si pone in un’ottica di utilità, di
vantaggio reale per l’utilizzatore e la società.
Guardando indietro negli anni scopriamo che il design “made in
Italy” ha prodotto differenza, non solo grazie allo spirito geniale e creativo
di alcuni maestri, ma anche grazie alla capacità di generare innovazione.
Storicamente il design italiano, soprattutto a partire dal secondo dopo-
How would you describe today the “design” made in Italy, without
stumbling upon the usual well known stereotypes? Would it be more
appropriate to speak about “design made in Europe” in this era of globalization?
It would probably be worth looking back to the past to find new tips
for the future. The history of industrial Italian design is a paradigm for understanding the destiny of European design in a global context. The main
argument is the definition of historical and modern innovation. There is
often a detachment of technological innovation and design innovation,
in favour of the former.
What is actually meant by innovation? It could be typological, functional, aesthetical and tied to usage. However sometimes it gets confused with fashion and trends or with reaching novelty at all costs. In a
rather conservative market, the push towards innovation will take place
if the design is placed in a functional context, to the advantage of the
consumers and of society.
Looking back to the past years we notice that design “made in Italy”
has made a difference, thanks not only to the genius and creativity of
some masters, but also to the skill to create innovation. Historically, Italian design from just after the Second World War, has developed with
65
guerra, si è sviluppato con caratteri originali, a cominciare dal modo di
costruire la relazione fra cultura del progetto e cultura d’impresa. Una
realtà produttiva costituita soprattutto da aziende di piccole e medie dimensioni dotate di elevata flessibilità, parziale meccanizzazione, ma in
sostanza di matrice artigianale. In questo contesto si sono consolidati
diversi filoni di ispirazione progettuale che si sono poi sviluppati nelle
collaborazioni fra grande industria e progettisti, come il caso di Dante
Giocosa, chief designer Fiat dagli anni Trenta ai Sessanta, autore fra l’altro delle Topolino, 600 e 500. I cosiddetti “imprenditori designer” hanno
aperto il campo ad una progettazione integrata e sperimentale, che ha
permesso di concepire il prodotto su basi innovative.
Considerando il settore dell’arredo, ambito determinante per la definizione del “made in Italy” nel mondo, la modernizzazione espressiva
trova già compimento nella sedia Superleggera di Gio Ponti realizzata da
Cassina nel 1957. Emblematiche sono le opere di Achille e Pier Giacomo
Castiglioni come la lampada Arco, prodotta dal 1962 da Flos, ineguagliabile sintesi tra capacità inventiva e riduzione degli elementi costitutivi.
Oppure le sperimentazioni sulle materie plastiche operate da Joe Colombo per Kartell.
La seconda metà degli anni Sessanta è dominata da una riflessione
progettuale generata da un clima di profondi cambiamenti sociali, economici e culturali, che elabora prodotti che rompono con la tradizione del
good design. Ispirati alla Pop Art e costruendo un futuribile paesaggio,
non solo domestico, derivato dall’impiego di inedite tecnologie e materiali come le fibre plastiche o le schiume poliuretaniche, nascono alcuni
oggetti-simbolo del design italiano: la poltrona gonfiabile Blow (1967) e
la seduta Joe (1971). La mostra Italy: The New Domestic Landscape del
1972 testimonia ed istituzionalizza tale cambiamento. Olivetti cambia
il mondo dell’ufficio con i progetti di Sottsass (con la vivace macchina
per scrivere Valentine del 1968) e Bellini che nel 1973 con Divisumma
18 arriva a proporre nuove qualità superficiali e tattili. Molte - e spesso
coraggiose - aziende hanno investito nell’industrializzazione di processo e
prodotto oltre che nella ricerca di nuove qualità e sensibilità degli oggetti,
mantenendo riconoscibile l’essenza della propria storia.
Rimanendo sul prodotto tipicamente italiano, Richard Sapper nel
1979 con la caffettiera 4090 per Alessi rinnova la classica moka, così
come sono innovative la Ducati Monster o l’Alfa 156, disegnata da Walter
De Silva. Progetto e tecnologia trovano massima coerenza nella sedia AirChair di Jasper Morrison del 1999, dove Magis sperimenta un’innovativa
tecnica di lavorazione della plastica. Anche il transfer di tecnologie e ma-
original characteristics, starting from the interaction between the project’s culture and the company’s culture. A production reality made up
mostly by small and medium sized companies highly flexible and partly
mechanized, but still with artisan features. In this context different currents of projecting developed into collaborations between big industries
and designers. This is what happened with Dante Giocosa, chief designer for Fiat from the 1930’s to the 1960’s, creator of the Topolino 600
and 500. The so called “designer pioneers” have opened the way to an
integrated and experimental planning, that has allowed them to create
innovating products.
Considering the furniture industry, fundamental for the definition
of “made in Italy” in the world, the expressive modernisation is to be
found in the Superlight chair of Gio Ponti created by Cassina in 1957.
Symbolical are the works of Achille and Pier Giacomo Castiglioni such as
the Arco lamp, produced in 1962 by Floss, a summarization of inventive
ability and the reduction of the main parts. Notable are also the experiments with plastic materials by Joe Colombo for Kartell.
The second half of the Sixties is dominated by the reflections of a
period of great social, economical and cultural changes, where products
are created that break the tradition of good design. Inspired by Pop Art
and creating futuristic surroundings, not only for domestic use, and by
using new technologies and materials like plastic fibres or polyurethane
foams, some of the symbols of Italian design are born: the inflatable armchair Blow (1967) and the seat Joe (1971). The exhibition Italy: The New
Domestic Landscape in 1972 gives testimony to these changes. Olivetti
changes the office world with the Sottsass project (the lively typewriter
Valentine in 1968) and the Bellini project which in 1973 with Divisumma
18 a new superficial and tactical quality is found. Many – and often
brave – companies have invested in the industrialization of process and
product and in the research for new quality, maintaining a connection
with their history.
Another example of a typical Italian product is given by Richard Sapper in 1979 with the coffee percolator 4090 for Alessi which renovates
the classical moka. Ducati Monster or the Alfa 156, designed by Walter
De Silva are also to be considered examples of innovation. Planning and
technology can be found in the Air-Chair by Jasper Morrison in 1999,
when Magis experiments with a new technique to work with plastic materials. Also the transfer of technology and materials between different
sectors has reached interesting results, such as the prototype in 1987 of
the Light-light chair by Alberto Meda for Alias.
66
teriali fra settori diversi ha raggiunto interessanti risultati; uno per tutti, il
prototipo del 1987 della sedia Light-light di Alberto Meda per Alias.
In tempi più recenti, vari altri prodotti hanno indagato temi peculiari
del design contemporaneo, ma l’elenco rischierebbe di essere troppo
lungo e sicuramente incompleto.
Appare invece opportuno, dato il contesto di tale contributo, ricordare una figura come quella di Giovanni Sacchi, uno dei più noti protagonisti del design italiano recentemente scomparso. Non era un architetto,
né un designer; realizzava invece “modelli per l’industrial design”, come
recitava con orgoglio la targa che accoglieva il cliente-visitatore nella storica bottega di Milano. A partire dall’immediato dopoguerra, la maggior
parte dei progettisti hanno infatti frequentato quella bottega per mettere
a punto e perfezionare i modelli, soprattutto lignei, degli oggetti che stavano immaginando.
Le origini di Sacchi affondano dentro la storia della grande industria italiana; era nato nel 1913 a Sesto San Giovanni, la “città delle
fabbriche” per eccellenza, e il modellista era sempre stata una figura
importante nel lavoro di fabbrica in Italia; si trattava di un’elité operaia
con altissimi livelli di professionalità nel mondo dei carrozzieri dell’automobile e nell’industria meccanica ed elettromeccanica.
La bottega di Sacchi accoglie i migliori progettisti del periodo, dando
vita tridimensionale a progetti che diverranno famosi in tutto il mondo,
Marcello Nizzoli tra i primi. La lezione di Sacchi per guardare al futuro è
contenuta in una frase semplicissima: “Quello del designer è un lavoro
bellissimo, ma si deve fare solo se si ha passione e grande sensibilità. Il
design è un’attività che non potrà finire mai, nonostante le macchine moderne; il design, prodotto dell’intelligenza umana, non può scomparire”.
E un ulteriore spunto di riflessione per un futuro prossimo è suggerito da Tomàs Maldonado con il concetto dei “corridoi tecnologici”,
che devono essere imboccati per passare da invenzione e innovazione.
Oggi il design sta vivendo una condizione analoga: se non vuole essere
velleitario o ininfluente deve costruire le condizioni, “corridoi”, comprendendo appieno le nuove situazioni di consumatore, economia, società
e cultura. Ovvero non è sufficiente una buona idea, ma che essa sia
concretizzabile all’interno di un sistema complessivo possibile.
Come afferma Sergio Polano in un volume dedicato ad Achille
Castiglioni, “alla base del design italiano esiste un’originale sintesi tra
eversione sperimentale e raziocinio progettante”. Se questi due elementi
procederanno assieme, un certo modo di intendere il design “made in
Italy” avrà un futuro, senza il rischio di trasformarsi in luogo comune.
In more recent times,
many other products have
presented peculiar shapes o
contemporary designs, but
the list would be too long
and surely incomplete.
However it is necessary
in this context, to remember
the presence of Giovanni Sacchi, one the most renowned protagonists
of Italian design, who has recently left us. He was neither an architect
or a designer; he created “models for industrial design”, as was proudly
written on the plaque that welcomed customers-visitors in the historical workshop in Milan. From just after the war, most of the designers
frequented his workshop to improve and enhance the models, mostly
wooden, of the objects they were imagining.
Sacchi’s origins are implanted in the history of the great Italian industry: he was born in 1913 in Sesto San Giovanni, the “city of industries”, and he was always an important figure for factory work in Italy;
there was an “elite” of workers with high levels of professionalism among
the world of motor-car bodies and in the mechanical and electro-mechanic industry.
Sacchi’s workshop welcomed the best designers of the time, giving birth to projects famous in the whole world, Marcello Nizzoli was
among the first. The lesson Sacchi taught us can be contained in a single
phrase: “Being a designer is a beautiful job, but one must do it only if he
has passion and a great sensitivity. Design is an activity that will never
end, in spite of modern machinery; design, which is produced by human
intelligence, cannot disappear”.
Another view of the future is given to us by Tomàs Maldonado with
the concept of “technological corridors” which one must pass to go from
invention to innovation. Today design is living a similar situation: if it
doesn’t want to become unimportant the conditions, “corridors”, must
be created; one must fully understand the situation of the consumer, of
economy, society and culture. Therefore a good idea is not sufficient, it
needs to be placed into a complete system.
Sergio Polano states in a volume dedicated to Achille Castiglioni: “at
the base of Italian design there is an original synthesis between revolutionary experimentation and reasonable planning.” If these two elements
interact, design “made in Italy” will have a future without being considered as commonplace.
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IL DESIGN COME VISIONE OLISTICA.
Nasce nel particolare la bellezza del globale
DESIGN AS AN OLISTIC VISION.
In the details you can find global beauty
Marco Maggioni, designer
Nato a Diano Marina (IM). Studia Industrial Design
all’Istituto Europeo di Design di Milano. Elabora e sviluppa
in modo creativo - dai primi schizzi su carta ai più sofisticati rendering fotorealistici in computer grafica 3D - concept innovativi e originali per prodotti di largo consumo.
He was born in Diano Marina (IM). He studied Industrial Design
at the European Institute of Design in Milan. He creatively
elaborates and develops innovative concepts for original widely
used products, from the first sketches on paper to the more
sophisticated photorealistic rendering with 3D computer graphics.
Esiste una materia prima che non si esaurirà mai: l’immaginazione.
Immaginare i prodotti di domani, anticipando le aspettative di un mondo
in continua evoluzione, è questa la sfida che stimola la mia curiosità e
creatività verso tutti quei percorsi non ancora tracciati, dove ogni progetto è un vero e proprio viaggio nel futuro delle idee.
Le forme non aspirano ad una validità eterna, sono rappresentazioni
dello spirito del tempo: segnali e simboli. Non esistono, quindi, soluzioni
definitive, assolute. Per tale ragione ci è data la possibilità di ricercare,
sperimentare, intraprendere nuovi percorsi; allora le idee nascono come
viaggio della fantasia e la nostra più grande forza risiede nella capacità di immaginazione, nel saper esplorare infiniti possibili mondi, nella
consapevolezza che la velocità delle trasformazioni, in atto nella società
e cultura contemporanea, condizionerà sempre più il nostro modo di
pensare e progettare.
La progettazione stessa, intesa come evoluzione di idee, nasce da
infinite influenze e suggestioni che animano il mondo in cui viviamo:
attraverso differenti livelli cognitivi ognuno di noi costruisce un’immagine mentale della realtà. Ecco, pertanto, che ogni mio nuovo progetto
rappresenta una dimensione di quella sfera del pensiero che si attua in
linguaggio visivo, ricerca semantica - dove il paradigma di pura e sem-
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There exists a raw material of which we will never run out: imagination. To imagine tomorrow’s products, anticipating the demands of a
world in continuous evolution, is the challenge that stimulates my curiosity and creativity in following new paths where each project is like a
journey to the future of ideas. The shapes are not eternally valid, they
are a representation of the spirit of time: signs and symbols. Therefore
definitive and absolute solutions do not exist. For this reason we have
the opportunity to research, experiment and follow new paths. Ideas are
born from a journey of the imagination, where our main strength lies:
our capacity to explore different possible worlds, knowing that speed of
transformation in today’s society will condition our way of thinking and
planning.
Planning, considered as an evolution of ideas, is born from numerous influences and suggestions which animate the world we are living
in: through different levels of knowledge each one of us creates a mental
interpretation of reality. Therefore every one of my projects is a different
dimension of imagination transformed into a visual language, a semantic research. The paradigm of a pure and simple functional use becomes
insignificant – each dimension acquires new significance and creates
new scenarios: the objects I create can be considered a possible inter-
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plice funzione d’uso diventa insignificante - arricchendo tale dimensione
di nuovi significati e prefigurando nuovi scenari: gli oggetti che io creo
si propongono come una possibile interfaccia di una nuova esperienza
percettiva, sensoriale, relazionale.
Il mio lavoro di designer parte sempre dalle suggestioni che mi vengono dal mondo naturale. Mi piace progettare cercando di astrarre in un
oggetto le sollecitazioni che le caratteristiche formali e cromatiche di ciò
che vedo a 360° nel paesaggio circostante provocano in me. Le cose,
la natura, il mondo non bisogna solo guardarli; è necessario, invece,
imparare a vederli, a leggerne cioè l’anima.
La sottile linea di confine che separa l’immaginario e il fantastico
dal reale è e sarà il mio orizzonte creativo, dove gli oggetti sono pensati
per stabilire una residenza emotiva nell’essere di chi si avvicina a loro:
utilizzandoli o semplicemente contemplandoli. Questa è l’empatia del
progetto.
face for a new perceptive, a sensorial and interacting
experience.
My job as a designer always receives the suggestions coming from the environment. I like to
project bearing in mind the stimuli of the shapes
and colours of what I see at 360° in my surroundings. One must learn to observe the objects and nature, to read their soul.
My creative horizon is given to me by
the thin line which separates imagination
and fantasy from reality, where objects are
thought of to induce emotions in who comes
close to them: by using them or simply by
observing them. This is the emotional aspect of the project.
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71
DESIGN INTERNAZIONALE PER
UN PRODOTTO MADE IN ITALY.
L’esperienza “Oh” by Tutondo
INTERNATIONAL DESIGN FOR
A PRODUCT MADE IN ITALY.
The experience of “Oh” by Tutondo
Josè Merla Laguna, designer
Nato in Messico nel 1978, ha maturato una formazione
internazionale. Laurea in Disegno Industriale presso
l’Università Nazionale del Messico, più una specializzazione
in Extreme Design presso il Politecnico di Milano.
Oggi lavora tra l’Europa e il Messico, collaborando
in stimolanti progetti di design ed architettura.
He was born in Mexico in 1978, and has an international training.
He graduated in Industrial Design at the National University of
Mexico and obtained a specialization in Extreme Design at the
Polytechnic in Milano. Today he works in Europe and Mexico,
collaborating in stimulating projects of design and architecture.
Non siamo più solo villaggi isolati, i nostri bisogni stanno crescendo
di giorno in giorno. Il design stesso sta seguendo questa direzione, insieme allo spostamento al concetto di “global village”, che sta diventando
internazionale sotto diversi significati.
Internazionale perché soddisfa i bisogni di persone provenienti da
paesi diversi. Internazionale perché sviluppato contemporaneamente
in diversi luoghi. Internazionale perché i membri di un team di design
possono arrivare da diverse nazioni, portando ciascuno la propria esperienza ad alimentare il progetto.
È facile comprendere come il design possa aiutare qualsiasi azienda, nel mercato attuale così competitivo. Il design come valore aggiunto
che innova e sviluppa nuovi prodotti che si classificano fra i più venduti.
In un mare di prodotti simili, il design genera il fattore “Wow!”.
I consumatori, soffocati dall’offerta, guardano al design come alla
nuova differenziazione. I manager, costretti a fronteggiare una feroce
competizione globale, ricercano nel design l’innovazione che genera uno
sviluppo organico, nuovi redditi e un più ampio margine di profitto.
“Oh” by Tutondo può essere considerato il prototipo di un progetto
di design internazionale. Il nostro scopo era la soddisfazione di un bisogno globale: creare diffusori acustici con un design forte, basato su una
72
We are not just isolated villages anymore, our needs are growing
bigger every day. Design is following the same direction, reaching a concept of “global village”, which is becoming international with different
meanings. International because it satisfies the needs of people coming
from different Countries. International because it has developed at the
same time in different places. International because the members of a
team can arrive from different nations, each with its own experience to
feed the project.
It is easily understandable how design can help any company in
today’s competitive market. Design gives added value and innovates and
develops new products, classified among the most sold. In a sea of similar products, design is what generates the “Wow” factor.
Consumers, suffocated by the offer, look at design as a way to differ.
Managers, obliged to face a fierce global competition, turn to design as
a means of innovation for developing staff, creating new incomes and a
wider margin of profit.
“Oh” by Tutondo can be considered the prototype of an international design. Our aim was to satisfy a global demand: create acoustic
diffusers with a strong design, based on artistic technology and capable
of creating the effect of the speakers being further away. The headquar-
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74
tecnologia artistica, in grado di allontanare la “cassa”. La nostra base è
stata l’Italia, con tutto quello che essa può dare come esperienza e come
base della visionaria azienda Tutondo, ma abbiamo anche lavorato con
la mia esperienza messicana e degli altri paesi in cui ho operato.
Il progetto “Oh” by Tutondo è stato punto d’incontro di tecnologie e
design, dove materiali, forme, massa, colore e spazio, sono stati selezionati per destare nuove emozioni e sensazioni.
ters are in Italy with its wealth of experience and base for the visionary
company Tutondo, but we also made use of my experience from Mexico
and from the other Countries I worked in.
The project “Oh” by Tutondo has been a meeting point of technologies and design, where materials, shapes, colour and spaces have been
selected in order to create new emotions and sensations.
MULTIROOM SOUND SYSTEM
La forza innovativa di “Oh” by Tutondo è determinata da performance di elevata tecnologia unite ad un design originale ed armonico.
Partendo dalla perfetta forma sferica - in cui l’assenza di riflessioni acustiche distorsive assicura ai diffusori un’ottima qualità sonora, mentre i
supporti laterali servono ad isolare il mezzo ambiente dalle vibrazioni,
che potrebbero generare interferenze sulla riproduzione del suono, - si
arriva ad un oggetto che genera emozioni e contrasti, ottici e tattili. Il
tessuto sensuale, piacevole al tocco e in diversi colori, l’anello di gomma
di superficie, calda e morbida, anche questo proposto in diverse varianti colore, giocano con la struttura in alluminio, simbolo di tecnologia e
precisione. Un oggetto utile, ma che allo stesso tempo si impone come
esclusivo complemento d’arredo.
MULTIROOM SOUND SYSTEM
The innovative strength of “Oh” by Tutondo is determined by high
technological performances linked by an original and harmonious design. Starting from a perfect spherical shape we developed an object
which creates optical and tactile emotions - in which acoustic distortions
are absent and where diffusers originate high acoustic quality with lateral
supports that isolate the surroundings from the vibrations which interfere
with sound reproduction. The pleasant texture in different colours and
the rubber ring, soft and warm, also in different colours, play with the
aluminium structure, a symbol for technology and precision. A useful
object which at the same time is an exclusive complement for interior
decoration.
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IL DESIGN ITALIANO PER UN PRODOTTO
INTERNAZIONALE.
La scopa elettrica “Tabata” firmata De’ Longhi
AN ITALIAN DESIGN FOR AN
INTERNATIONAL PRODUCT.
“Tabata” the electric broom by De’ Longhi
Francesca Cester, architect, designer
Nata a Venezia nel 1975. Studi artistici e laurea
in architettura presso IUAV di Venezia. Architetto
nel settore residenziale e alberghiero; è industrial
designer in De’ Longhi.
She was born in Venice in 1975. She carried out
artistic studies and graduated at Venice’s IUV. She
is an architect for residential buildings and hotels;
and she is an industrial designer for De Longhi.
Il design come valore aggiunto nasce dalla conoscenza del panorama intrinseco al progetto, quindi mercato e competitor, ma non
solo. Anche uno sguardo oltre la “siepe leopardiana” aiuta a scrutare
panorami più ampi ed orizzonti in continua evoluzione, presagibili da
altri settori. Una ricerca di tendenze che emergono da aree contigue
o apparentemente dicotomiche. È il concepire, forse, un disegno industriale come ingranaggio di una macchina complessa che vuole essere elemento propulsivo e stimolante per tutto il processo industriale.
Nella storia di De’ Longhi vi sono stati momenti salienti, dove sono nati
prodotti nuovi che hanno aperto correnti merceologiche fino ad allora
inesistenti in azienda o nei mercati dell’epoca. Prodotti nati dal genio
imprenditivo del presidente Giuseppe De’ Longhi e dei suoi più stretti
collaboratori. L’azienda infatti si è formata su intuizioni come il Radiatore
Elettrico Mobile ad Olio (1975), il Pinguino (1986) con il quale è nato
il condizionatore subito pronto all’uso, il T’asciugo deumidificatore, che
portava con sé il “concetto di fresco in casa”, o la Colombina dall’idea
di maneggevolezza ovvero “la pulizia con una mano sola”. Si cresce con
l’obbiettivo centrale dell’individuazione di risposte ai bisogni latenti del
consumatore, creando vere e proprie nuove categorie prodotto. A volte
i progetti nascono dall’esigenza di una contrazione dei costi industriali o
76
To make of design an added value one needs knowledge of the
intrinsic aspects of the project, i.e. market and competition, but not
only. One needs to “look beyond”, towards wider horizons continuously
changing, made predictable by looking at other sectors, a research of the
trends that emerge from adjacent or apparently dichotomous sectors.
Industrial design is considered as a propulsive and stimulating machine
for the whole industrial process. In De Longhi’s history there have been
some important moments, where new products were born and opened
paths which until then didn’t exist for the companies and markets of the
time. These products were fruit of the genius of the president Giuseppe
De Longhi and his closest collaborators.
The company developed thanks to intuitions like the Electric Mobile
Oil filled Radiator (1975), Pinguino (1986) the ready to use air conditioner, dehumidifier T’asciugo which introduced the concept of “cool
house”, or the easy to handle Colombina which allowed “cleaning with
one hand”. The main goal is finding the answers to the latent needs of
the consumer, creating actual new product categories.
Sometimes projects are born from the reduction of industrial costs
or the coming into force of new laws, or also from technological evolution with improvements to sizes, components or performances. In other
77
dall’entrata in vigore di nuove normative, o ancora dall’evoluzione tecnologica, che propone migliorie dimensionali di componenti o prestazionali
degli stessi. In altri periodi la spinta proviene da necessità della funzione
commerciale, che richiede di supportare prodotti al fine di mantenere
una certa gamma merceologica, o per la richiesta di referenziamento di
alcuni cataloghisti con i quali l’azienda collabora.
Alcune volte l’ufficio tecnico lavora a soluzioni innovative per una
rivisitazione prodotto, alcune volte per la nascita di un prodotto totalmente nuovo.
Non c’è quindi un modus operandi fisso ed immutabile nel tempo.
Forse è proprio questa la caratteristica stimolante e fertile del lavorare
in De’ Longhi. Nel progetto inizialmente denominato “Minnie”, l’ufficio
commerciale aveva manifestato l’esigenza di un prodotto “nuovo”, necessario per dare nuova linfa al settore delle scope elettriche. Da anni
infatti quest’area, in cui l’azienda era leader, veniva aggredita da competitor specialisti e con brand conosciuti, ma anche da un ulteriore substrato di sottomarche e cloni provenienti dai paesi asiatici. Dall’input di
restyling di un prodotto di successo come Colombina, che negli anni ’90
ha realmente aperto e creato un mercato nuovo, doveva nascere un oggetto che attirasse e confermasse l’immagine De’ Longhi come trainante
ed innovativa nel settore delle scope elettriche. Una sfida stimolante per
l’ufficio design! Come confrontarsi con un passato così importante senza
cadere nella copia, quindi evitando l’autocompiacimento di sé stessi?
Al contempo il panorama ricco di ogni declinazione e variante estetica
dell’originale, imponeva un cambiamento per ricatturare l’attenzione del
consumatore. Dalla volontà e consapevolezza che un semplice maquillage non sarebbe stato sufficiente, nasce la volontà di dare qualcosa di
più all’utente. Nasce Tabata: un sistema di pulizia maneggevole, leggero,
multifunzionale, flessibile e versatile. Un apparecchio con più approcci
di pulizia: dall’aspirapolvere portatile a filo per l’autovettura o per i piani
di lavoro, alla prolunga con doppia inclinazione per pulire i luoghi difficili
da raggiungere, dalla maneggevolezza della scopa elettrica con motore
basso alla prolunga per raggiungere gli spazi più angusti. La chiave di
volta è stata l’ideazione di un manico brevettato con il nome di Nautilus
System. Tale manico, cavo all’interno, diventa tubo prolunga (alla necessità) tramite una forcella di rotazione, a sua volta staccabile, per rendere
l’apparecchio un portatile a filo.
Da ultimo, l’immagine finale dell’oggetto doveva essere in sintonia
con l’innovazione tecnologica che questo prodotto avrebbe portato con
sé. La scelta è ricaduta su linee tese e dinamiche, fuse con semplicità e
moments the push comes from commercial needs, by supporting determined products in order to maintain a certain range of goods, or because
of a request for referencing.
Sometimes the technical office works on innovative solutions for
renovating a product, sometimes on creating a completely new product. Therefore there isn’t a fixed and unchangeable modus operandi.
Probably this is the stimulating characteristic of working for De’ Longhi.
During a project initially called “Minnie”, the commercial office required
a “new” product, necessary to give new life to the sector of electric
brooms. For years this area, in which the company was a leader, was
submitted to the competition of other specialists with known brands,
but also by cheaper makes and clones from Asian countries. From the
input of restyling “Colombina”, which during the nineties really opened
and created a new market, there was the need to create a product that
would confirm the image of De Longhi as an innovative locomotive in the
sector of electric brooms.
An interesting challenge for the design office. How are we to confront such an important past without creating replicas, avoiding self satisfaction? On the other hand, the market full of all aesthetic variations
of the original, required a complete change in order to recapture the
consumers attention.
From knowing that a simple make over was not sufficient, we wanted
to give the users something more. This is how Tabata was born: an easy
to handle cleaning system, light, multifunctional, flexible and versatile.
An appliance with different approaches to cleaning: portable vacuum,
ideal for automobiles and working surfaces, extension parts with double
inclination for cleaning difficult areas, easy to handle electric broom with
low engine, extension parts for reaching small areas.
The keystone for this project was the creation of a patented handle
called Nautilus System. This handle, hollow on the inside, becomes an
extension (if needed) thanks to a rotating knob, detachable in order to
make the appliance portable.
Finally the product’s image needed to represent the technological
innovation which it would bring. The choice fell upon stretched and dynamic lines, fused with simplicity and clarity, so as not to complicate the
functionality aspect.
The intense team work of technicians and designers created the
solutions and processes which made the project industrialised. The colleagues from the technical office developed procedures for minimum
energy consumption and raw material consumption. Considering the
78
chiarezza, per non appesantire e complicare la lettura della funzionalità.
Dall’intenso lavoro di team fra tecnici e designer, sono nate le soluzioni
ed i processi che hanno reso questo progetto industrializzabile. I colleghi
degli uffici tecnici hanno poi messo a punto procedure mirate per un
minor consumo di energia e di materie prime. In considerazione dell’elevato valore strategico di tale gamma prodotto, l’azienda ha avviato
la produzione negli stabilimenti italiani. Questo ha favorito un ingresso
accelerato nei mercati, aiutando l’azienda a crescere nel segmento e
riacquisendo quote anche sulla storica azienda inglese Hoover.
Uno spot televisivo accattivante ed incisivo, materiale below the line
e per il punto vendita azzeccato, hanno consentito a Tabata una rapida accettazione da parte dei distributori e quindi del cliente finale. La
riprova che l’innovazione di prodotto, per essere percepita come reale
vantaggio, va innanzitutto comunicata e spiegata.
Per concludere il ragionamento iniziato, direi che gli investimenti
in innovazione - di prodotto e processo - nonostante i rischi di risultato,
sono la strada maestra per competere in un mondo globalizzato, riaffermando il valore del made in Italy.
high strategic value of the product, the company decided to produce it
in Italy. This accelerated the entrance on the market, helping the company to grow in this area and reacquire quotes on the historical company
Hoover.
Incisive and attractive television publicity, below the line material
and the right point of sale allowed Tabata to be rapidly accepted by the
distributors and then by the final customers. This proves that product
innovation, in order to be seen as a real advantage, needs to be communicated and explained.
To conclude my argument, I would say that innovation investment
– in products and processes -, despite the risks, is the main path to compete in a global environment, reaffirming the value of made in Italy.
79
IL RUOLO DEL PROTOTIPO
NEL PROCESSO CREATIVO.
Il prototipo come strumento di verifica
e scelta strategica per il marketing
THE PROTOTYPE’S ROLE IN
THE CREATION PROCESS.
The prototype as a testing instrument
and as a strategic choice for the market
80
Pierangelo Puggia
Nato nel 1963 a Oderzo, è socio fondatore di Pfactor e
delle nuove nate EUTECK ed EMMEGI Assembly.
He was born in Oderzo in 1963 and is a founding partner of
Pfactor and the newly born EUTECK and EMMEGI Assembly.
Non è raro sentir parlare di prototipi, in quanto dietro a tutto ciò che
utilizziamo o vediamo nel mercato, pronto per essere venduto, c’è un
lavoro complesso, fatto di sinergie e di lavoro di èquipe. Studi e ricerche
applicate, magari per anni, prima che il prodotto possa giungere a noi
pronto per l’uso. Il germe da cui tutto parte, si chiama prototipo.
It isn’t rare that we hear talking about prototypes as, behind everything we use or see on the market ready to be sold, there is a complex
team work. Studies and researches are applied maybe for years before
the product can reach us ready for use. The origin of all this is called
prototype.
Il prototipo: questo (s)conosciuto
Il prototipo nasce da un’idea creativa. Spesso rivoluzionaria, come
possono essere alcune anticipazioni in vista di un mercato che si evolve rapidissimamente. Altre volte, come logica conseguenza di un cambiamento
naturale, il prototipo è il risultato di un vero e proprio processo evolutivo, per
ristrutturare - gradualmente - la produzione di alcuni modelli un pò datati a
livello comunicativo, informativo, di sicurezza, meccanica. Molto spesso il
prototipo viene alla luce quando si vogliono utilizzare nuove tecniche che
hanno bisogno di prove e collaudi continui, prima di trasferire il bagaglio di
conoscenze acquisite nella realizzazione del prodotto definitivo. Non tutti
i prototipi hanno uno sviluppo unanime, ovvero non tutti assurgeranno al
ruolo originario. Anzi, spesso resteranno soltanto sulla carta, insieme ai
capitali impiegati per produrli. Ma, verrebbe da dire, “nulla si crea e nulla
si distrugge”, poiché i lavori effettuati su un prototipo, anche quando non
sfociano in un nuovo prodotto, possono venire ripresi successivamente; i
migliori sicuramente saranno conservati per ulteriori studi, il cui risultato
finale sarà, prima o poi, la collocazione del prodotto nel mercato.
The prototype: this (un)known
The prototype is born from a creative idea. Some of these ideas are
revolutionary, such as those which predict a rapidly evolving market.
Other times the prototype, as a consequence of a natural modification,
is the result of an actual evolution process, revising – gradually – the
production of certain models, out of date as for communication, information, safety, mechanics. Many times the prototype originates from using
new techniques, that need continuous testing before transferring the acquired knowledge onto the finished product. Not all prototypes develop
in the same way, that means that not everyone of them will be used for
its original purpose. Often they remain only on paper together with the
capitals used to produce them. However we must say that “nothing is
created and nothing is destroyed”, as the ideas used for a prototype,
even when they don’t result in a new product, can be used in a different
moment. The best, of course, will be preserved for further studies, and
the final result will, sooner or later, allow the launching of the product
on the market.
81
Cosa c’è dietro la storia di ciascun prototipo
Dietro un prototipo c’è sempre un grande lavoro di èquipe che coinvolge progettisti, attrezzisti, designer, ingegneri ed esperti di marketing. Il
fine non è soltanto progettare e giungere al prodotto finito, bensì studiare
a fondo come realizzare al meglio il prodotto, senza sprecare risorse e
tempo, così come porre in atto tutte le metodiche ottimali per metterlo
in vendita, conoscendo a priori il target di clientela più congeniale da
coinvolgere con quel determinato modello. Nello studio, progettazione
e ufficio tecnico trovano spazio la fantasia più fervida e la creatività di
designer con le loro idee, a volte stravaganti, a volte innovative, a volte
attuabili, ma pur sempre proficue. A differenza di quanto succedeva
un tempo, quando i disegnatori dovevano basare tutto il proprio lavoro
sugli strumenti a disposizione (matita, gomma, pennarelli e lucidi per
proiettare), le moderne tecnologie si avvalgono di sofisticate tecniche
computerizzate, che evidenziano i modelli sviluppati tramite immagini
tridimensionali ed animazioni virtuali. Con questi strumenti a disposizione, ingegneri e designer, sulla base delle forme evidenziate, dovranno
applicare quegli standard progettuali affinché il prodotto abbia i requisiti
previsti per la messa sul mercato.
What is behind the history of each prototype
Behind each prototype there is always a lot of team work that involves designers, equipment personnel, engineers, marketing experts…
The final goal is not just to achieve a finished product, but also that of
an attentive study on how to create the best product, without wasting
resources and time, using the best selling methods and by knowing the
ideal target of clientele to whom to direct a specific model.
In the projection and technical office the imagination and fantasy of
the designers find space, with ideas sometimes extravagant, other times
innovative and feasible, but always profitable. Contrary to what used to
happen in the past, when designers had to base their work on the instruments available at the time (pencil, rubbers, felt pens and projectors),
the modern technologies use sophisticated computerized techniques
that allow for 3D images and virtual animation. With these instruments
engineers and designers must comply to the planning standards in order
to give the product the requirements needed for the market.
The prototype’s development phases
When the computer tests result in a practical experimentation,
in accordance with strict mathematical and applied geometrical rules
which outline the precise shapes and measures, we can start realizing
the first sketches.
From this phase we pass on to the creation of the first real prototype,
which is not always definitive because during the study new demands
may arise. We must acknowledge that today the CNC milling systems
and that of sintering and the stl that are available, allow for models with
an optimal aesthetic and superficial output and precise detailing. Thanks
also to the choice of the ideal materials which must fulfil the practical
profile required. For a high precision finishing quality, man’s labour is
needed, who with tenacity and passion models and takes care of the
product’s details, until it can be considered a finished product.
The constant updating of technology and materials allows us to obtain advanced solutions for competitive products, that will be outstanding in the market for their quality level. In addition it is strategic, today, to
be able to give solutions with maximum rapidity and flexibility.
Le fasi di sviluppo di un prototipo
Quando i test effettuati al computer risultano idonei ad una sperimentazione pratica del prototipo, sulla base di ferree regole matematiche
e di geometria applicata, che vanno a delineare le forme precise che il
modello dovrà avere nella realtà, si avvia la fabbricazione del primo vero
e proprio abbozzo. Questa fase porta alla creazione del primo prototipo
reale, che a volte può non essere definitivo in quanto in corso d’opera,
durante lo studio, possono nascere nuove esigenze. C’è da sottolineare
che attualmente i sistemi di fresatura a CNC, sinterizzazione e stl disponibili, generano modelli con ottima resa estetica superficiale, precisione
nel dettaglio, dovuta anche ad una scelta idonea dei materiali, la più
in linea possibile con il profilo prestazionale richiesto. Per un’altissima
qualità di finitura e precisione, si rende comunque necessaria la mano
dell’uomo il quale, con tenacia e passione, plasma, modella e cura nei
dettagli il prodotto, affinché possa determinarsi finito. Il costante aggiornamento di tecnologie e materiali permette di ottenere soluzioni avanzate per ottenere prodotti competitivi, che si distinguono nel mercato per il
proprio livello qualitativo. Infine è strategico, in un momento come quello
attuale, dare risposte con la massima rapidità e flessibilità.
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83
IL PERCORSO PROGETTUALE PER
L’INDUSTRIAL DESIGN.
Concept, design, prototipo e prodotto.
Una continua esperienza di viaggio
THE PLANNING PHASES FOR
INDUSTRIAL DESIGN.
Concept, design, prototype and product.
The experience of a journey
Per me il progetto è un’avventura, un viaggio nel vero senso della
parola: chilometri sulla carta e chilometri sulla strada per raggiungere
fornitori, ottenere informazioni e campioni, trovare soluzioni.
Il viaggio comincia prima dell’idea. È dalla raccolta di stimoli e di
curiosità durante il viaggio, che nasce l’idea: dal viaggio comincia e con
il viaggio si sviluppa e si concretizza.
Recentemente i chilometri telematici mi hanno permesso di raggiungere distanze più remote e di accelerare i tempi: è stupendo poter
spedire un file 3D e qualche giorno dopo ritirare l’oggetto fisico che si
è immaginato e desiderato… Una vera emozione! Resa possibile dalle
nuove tecnologie, di cui non potrei mai fare a meno, ma delle quali vorrei non abusare, proprio per non perdere il fascino e le potenzialità creative della carta, della strada e della mano: insomma, aspiro ad un giusto
equilibrio. Mi piace che un’idea si sviluppi con calma e si formi naturalmente. E questo accade perché - girando parlando vivendo - le cose, le
emozioni, le intuizioni, si sedimentano e creano finalmente l’idea nella
sua forma sintetica. Il passaggio su carta o su PC non deve mai essere
prematuro, altrimenti rischio di uccidere una buona intuizione.
Questa idea sintetica ha di solito in sé la sua connessione con una
tecnologia o un materiale, poiché credo che un prodotto sia centrato
84
Monica Graffeo, designer
Nata nel 1973 a Pordenone, ha frequentato un
liceo classico sperimentale e quindi Scuola Italiana Design
di Padova. Oggi lavora per Kristalia, Arflex,
Disguincio, Italamp, Rarity by Verardo, Coin, Mohdo.
She was born in 1973 in Pordenone where she carried out
Classical Studies and then attended the Italian School of Design
in Padova. Today she works for Kristalia, Arflex,
Disguincio, Italamp, Rarity by Verardo, Coin, Mohdo.
For me a prototype is an adventure, a real journey: kilometres on
paper and kilometres on the road to reach suppliers, obtain information
and samples, find solutions.
The journey starts before the idea. It’s the collection of stimulations
and anecdotes during the journey from which the idea is born: it starts
from a journey and with a journey it develops and becomes real.
Recently the “technology highway” has allowed me to reach further
distances and to accelerate timing: it’s wonderful to be able to send a
3D file and after a few days collect the physical object I imagined and
desired. It is really emotional! All this is possible thanks to new technologies, without which I couldn’t work. However I mustn’t be dependent on
them, so as not to loose the creative potential of paper, of the road and of
one’s hand: there should be a right balance. I like an idea that develops
in a natural way. This is what happens when – going about, talking, living
– the emotions and intuitions create an idea in it’s synthetic form. The
passage on to paper or PC must never be premature, because you might
risk ruining a good idea.
The synthetic idea usually has it’s own connection to a certain technology or material, because I think that a product is right when the material or technology is allowed to express itself in the best way. Although I’m
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quando permette ad un materiale o a una tecnologia di esprimersi al
meglio di sè: infatti, pur essendo innamorata delle tecnologie nuove e
dei materiali, non credo nel loro uso ingiustificato.
Mettere insieme idea primigenia, potenzialità dei materiali, economicità di prodotto, è infine la grande sfida: solo quando tutti questi parametri sono soddisfatti, il prodotto può funzionare.
Le moderne tecnologie di modellazione e prototipazione sono fondamentali in questo senso, soprattutto in progetti in cui la plastica è il materiale dominante, in quanto permettono il controllo globale del processo.
Consentono cioè di gestire al meglio tutte le componenti legate alle esigenze dell’azienda, dei fornitori, del mercato e della visione progettuale.
Uno dei progetti in cui ho potuto sfruttare al meglio questa possibilità, è stato il progetto della seduta Mints per Arflex. Grazie al software
e alle innumerevoli chiacchierate e piccole prove empiriche su porzioni
di materiale con il fornitore del PU integrale, ho modellato le matematiche controllando contemporaneamente gli aspetti tecnici, ergonomici
ed estetici. Il problema più grosso è stata la gestione delle strozzature
tra un bollo e l’altro, al fine di eliminare le bolle d’aria, cercando il giusto
compromesso fra immagine del prodotto ed esigenze tecniche. La fresatura delle mie matematiche, ha permesso di verificare tutti i dati che
avevo ipotizzato a computer e studiato, nonché applicare direttamente
sul modello le migliorie necessarie. Con lo stesso modello abbiamo poi
realizzato lo stampo pilota in resina.
La possibilità di ottenere un prototipo che sia completamente rispondente alle mie esigenze, fa sì che nel momento in cui passa nelle
mani dell’azienda o del fornitore specifico per l’industrializzazione più
spinta, questi abbiano chiaro quale sia l’obiettivo da centrare e quale sia
la forza dell’oggetto che va tutelata, cercando i compromessi migliori,
non certo i più facili.
fond of new technologies and materials, I don’t believe in an excessive
use.
The biggest challenge is to put together the starting idea, the material’s potential and the economical aspects of the product: only when all
the parameters are present, the product can function.
The modern technologies for modelling and prototyping are fundamental, particularly when plastic is the main material, as they allow you
to globally control the process. They allow you to manage all the components connected to the needs of the company, the suppliers, the market
and project vision.
One of the projects in which I used this opportunity, was that of
the seat “Mints” for Arflex. Thanks to the software, the tests on small
portions of material and to the numerous chats with the supplier of the
integral PU, I modelled the maths controlling at the same time the technical, ergonomic and aesthetic aspects. The biggest problem was how
to eliminate the strangulation between one ring and the other, eliminating excessive bubbles of air, creating an ideal compromise between the
product’s image and the technical requirements. Thanks to the application of the maths I surmised, we could verify the computer data I studied
and directly apply the necessary changes on the model. With the same
model we then created the pilot plaster in resin.
A product completely fulfils my requirements, when in the hands
of the company or of the specific supplier for industrialization, it allows
them to clearly understand what is the strength and objective of the
product, looking for the best compromises, not the easiest.
How is the idea of a product born? Is it required by the customer
or is it introduced to him when already born? [cg]
“It is not possible for me to talk about how
an idea is actually conceived, because of my
way of working … I do not have ready made
formulas, but I reflect, feel and think. I can say
that an idea comes from a company’s briefing
and the consequent discussion. Many times I
answer the company’s demands with different
proposals that, when valid, are applied”. [mg]
How much is influenced by the trend,
historic memories, the commissioner with
his personal product’s logic, the “journey”?
“As I have already said before, the capac-
Concretamente come nasce l’idea di un prodotto? Viene richiesta
dal committente oppure viene proposta al committente quando è già
nata? [cg]
“È un po’ assurdo parlare di concretezza per la nascita di un’idea,
almeno per me, per il mio modo di operare… Io non ho formule preconcette, ma piuttosto un atteggiamento di riflessione, emozione, ragionamento, coinvolgimento insieme. Diciamo che un’idea viene stimolata dal
brief aziendale e dalla sua messa in discussione. Molte volte infatti mi
pongo di fronte alle richieste dell’azienda anche con proposte mie differenti che, se riconosciute valide, vengono sposate”. [mg]
86
Quanto gioca sull’idea il trend, la memoria storica, il committente
con la sua logica di prodotto, il “viaggio”?
“Come ho già detto, è proprio la capacità di gestire tutti questi aspetti che fa di un designer un buon designer e di un prodotto un buon prodotto, specie quando il risultato è qualcosa di innovativo o, perlomeno,
migliorativo”.
Alla fine, si arriva sempre a mantenere la rotta?
“Lo sforzo è quello. L’insoddisfazione per me nasce quando non
riesco a mantenerla... Bisogna sicuramente aggiustarla, ma cambiare
troppo non è un buon segno, significa che non era una buona idea o non
era stata ben valutata. Anche se certe volte mi è capitato di far nascere
una buona idea dalle ceneri di una mediocre”.
Munari dice: “Un designer con uno stile personale, calcolato a
priori, è un controsenso. Non esiste, nel lavoro del designer lo stile
personale... L’unica preoccupazione è di arrivare alla soluzione del
progetto secondo quegli elementi che l’oggetto stesso suggerisce”.
“È anche la mia visione, ma negli anni mi sono comunque accorta
che ogni persona è diversa, quindi il mio personale modo di affrontare
un problema è diverso da quello di un’altra persona di fronte alla medesima situazione.
In qualche modo i prodotti risultano riconoscibili come nati da una
persona piuttosto che da un’altra. La cosa sbagliata è mettere al primo
posto uno stile predeterminato, a scapito di tutte le altre componenti di
progetto. Se ho uno stile non è voluto, ma nasce da solo nei miei progetti,
scelta dopo scelta”.
Sempre Munari afferma: “Il designer è l’artista della nostra epoca. Non perchè sia un genio, ma perché con il suo metodo di lavoro
riallaccia i contatti tra arte e pubblico”.
“Infatti, se il designer fosse asettico
e scollegato da una propria visione personale, questo non sarebbe possibile,
diventerebbe scienza, non arte”.
È vero, come dice Mari, che Dio
sta nel dettaglio?
“A patto che tutto il progetto non si
basi solo su questo...”.
ity of managing all these aspects is what makes a good designer and
a good product, especially when the result is something innovative or
improving”.
At the end do you always maintain the right course?
“We try hard to. I feel unsatisfied when I can’t do it … Sometimes
it must be changed, but changing it too much is not good, because it
means that the idea wasn’t good or that it hadn’t been evaluated properly. However, I sometimes created a good idea from the ashes of a
mediocre one”.
Munari says: “A designer who has a fixed personal style is not possible. It doesn’t exist in the job of a designer a personal style … The
only goal is to find a solution to the project according to the elements
suggested by the object itself”.
“This is also my opinion, but over the years I’ve realized that every
person is different, so my personal way of dealing with a problem is different from that of another person.
In some products one can recognize who created them. What is
wrong is to use a predetermined style ignoring all the other components
of the project. If one has a style it is not on purpose, but derives from the
project, from the different choices”.
Munari also says: “The designer is the artist of our days. Not
because he is a genius but because, with his working methods, he
renews the relationship between art and public”.
“I agree. If a designer were to be aseptic and disconnected from a
personal vision, it would become science and not art”.
Is it true, as Mari declares, that God is in the details?
“Just as long as the whole project is based on this only …”.
87
DESIGNER E AZIENDA.
Quale percorso per un obiettivo comune?
DESIGNER AND BUSINESS.
Which is the route to follow in order
to reach the target?
Paolo Favaretto, architect, designer
Nato a Padova nel 1950, ha fondato il proprio studio
di progettazione, oggi Favaretto&Partners, nel 1973.
Presidente ADI delegazione NordEst.
Scrive per riviste specializzate e tiene conferenze
e lezioni. Da sempre collabora con importanti
aziende nazionali ed internazionali.
Born in Padua in 1950, he opened his own architects studio,
Favaretto&Partners in 1973. He is President of the “ADI
Northeast delegation”, he writes for specialised magazines
and holds conferences and lectures. He always collaborates
with lots of national and international companies.
Da sempre sono convinto che si possa disegnare per l’azienda, con
l’azienda o contro l’azienda. Da parte mia ho continuamente ricercato la
seconda soluzione: progettare insieme all’azienda. Penso infatti che sia
concluso il tempo in cui un progettista esterno proponeva una propria
idea al cliente, senza tener conto di tutta una serie di analisi e valutazioni
che inevitabilmente devono essere fatte con e dentro l’azienda. Ho volutamente precisato “progettista esterno”, in quanto solo un “inside designer” può progettare per l’azienda, poiché si presuppone che l’ufficio
tecnico (o come oggi più propriamente si dice R&S, ricerca e sviluppo)
sia al corrente della storia e degli obiettivi futuri, nonché delle tecnologie
possedute dall’impresa. La terza via, ossia contro l’azienda, ho sempre
cercato attentamente di evitarla, convinto che non basti andare sulle copertine dei giornali specializzati per considerare di aver fatto un buon lavoro per il committente. Troppo spesso infatti, durante la mia lunga attività, ho potuto constatare che exploit mediatici di qualche nuovo prodotto
non hanno poi trovato riscontro nel mercato, rappresentando così per il
produttore solo un enorme dispendio di energie e fondi, cosa da sempre
molto rischiosa, ed oggi ancora di più. Questa premessa era d’obbligo
per sottolineare quanto io consideri importante la conoscenza, l’intesa
e la fiducia che ci deve essere fra azienda e progettista. Solo quando le
88
I have always been convinced that one can design for the company,
with the company or against the company. From my point of view I have
always chosen the second solution: to plan with the company. I think
the time has passed when an external designer would propose his own
idea to the customer, without considering a whole series of analysis and
valuations, that inevitably have to be carried out along with and within
the company. I have purposely mentioned “external designer” as only an
“inside designer” can plan for the company, since it is presumed that
the technical office (today known as R&S, research and development)
is fully aware of the future plans, as well as the company’s technological
facilities. The third option, against the company, I have strictly tried to
avoid, convinced that it is not sufficient to appear on the cover of specialized magazines to consider a job to be a good one for the commissioner.
I have often ascertained that media exploitation of a new product has not
found its place in the market, resulting in an wasteful and risky expenditure of energy and costs. This introduction is necessary to underline
how important I consider the knowledge, understanding and trust that
must exist between the company and its designer. Only when the two
parties have acquired deep knowledge and pin-pointed their targets and
how they intend to carry them out, can they proceed on to the executive
89
due parti hanno approfondito la loro conoscenza e messo a fuoco i loro
obiettivi, e come assieme intendono raggiungerli, si può procedere alla
fase operativa. Ed è proprio durante questa fase, che dovrebbe essere di
continuo scambio informativo, che l’azienda deve mettere a disposizione
del progettista tutte le sue conoscenze, che sono parte integrante della
sua storia e delle tecnologie in suo possesso. Il designer, dal canto suo,
deve fare proprie tali informazioni e grazie a queste proporre soluzioni
innovative ed inusuali rispetto alla tradizione, ma senza forzature e senza
stravolgere l’immagine attuale, per evitare fughe in avanti, che farebbero
perdere identità e riconoscibilità all’azienda. In questa fase emergono la
personalità e la maturità dei due protagonisti: l’imprenditore e il designer.
Infatti, mentre il primo deve avere fiducia nelle capacità e nella serietà
del progettista, credendo nella sua sensibilità e preparazione, il secondo
deve essere a sua volta disponibile al dialogo, al confronto e ad accettare
le osservazioni dettate dalle necessità presenti
in azienda in quel determinato momento.
I tempi e gli investimenti necessari per
queste ricerche non sono mai spesi inutilmente, tutt’altro. Vanno ad arricchire il patrimonio
dell’impresa, la sua storia, la sua competenza
e cultura. Non solo: questo processo differenzia un prodotto artigianale da uno industriale. Il
prodotto artigianale, infatti, esprime il massimo
della propria valenza a lavoro finito, quando si
può apprezzare l’abilità dell’artigiano che lo ha
realizzato. L’oggetto di industrial design, viceversa, accumula il massimo del proprio valore
e qualità prima di entrare in produzione per la
ripetizione seriale, ossia durante tutto il processo progettuale, rappresentato appunto da tutti questi passaggi consecutivi. Che non sempre
sono visti dal committente come indispensabili ed utili, mentre io sono
fortemente convinto che questa fase sia la più importante del processo
e quella che maggiormente contribuisce al buono o cattivo risultato del
lavoro.
Non tutte le aziende però hanno al proprio interno uffici R&S e laboratori per realizzare esperimenti, prove e/o prototipi. Per tale motivo in
questi casi ci si rivolgeva a modellisti ed artigiani, con i quali si dialogava
e con i quali si realizzavano prototipi, che permettevano tutte le valutazioni necessarie per raggiungere il risultato voluto e che davano origine
infine a modelli che difficilmente si potevano distinguere dalla successi-
phase. It is during this phase, where there should be a continuous exchange of information; the company must make available to the designer
all its knowledge, the integral part of its history and of the technological
properties. The designer, on his part, must take this information into consideration and formulate innovative and unusual solutions, in contrast to
traditional ones, but without forcing or distorting the present image. This
is to avoid a loss of the company’s identity and recognition. During this
phase the personality and maturity of the two parties emerge: the contractor and the designer. The first must have trust in the ability, rely and
believe in the designer’s sense of duty and knowledge; the latter must
be open to discussion and accept comments which may arise from the
company’s needs at the time.
Time and financial investments in this kind of research are well
spent, enriching the company’s wealth, its history, ability and culture.
This process also distinguishes an artisan product from an industrial one. The
artisan product expresses its real value
once the work has been completed, and
then you can appreciate the ability of the
artisan who created it. The aim of industrial design, on the contrary, accumulates
most of its value and quality during the
project’s development, through all the
consecutive passages, before being produced for mass production. While they
are not always seen by the customer as
indispensable or useful, I strongly believe
that this is the most important phase during development and it’s the one that can decide in a good or bad outcome.
Not all companies have their own internal R&S office or laboratories
to accomplish experiments, tests and/or prototypes. For these reasons,
in such cases we would turn to designers and artisans, with whom we
would discuss and carry out prototypes. All these are necessary valuations in order to obtain the desired result and they would give birth to
models that were not easily distinguishable from the subsequent production such was the quality and precision of the manufactured element.
I have deliberately used the past tense, since these professionals
are slowly disappearing, leaving a vacuum that the new technologies
alone are not capable of filling. They were true artists and contributed to
90
va produzione, tanta era la qualità e la precisione
dei manufatti.
Sì, ho usato volutamente un tempo al passato, poiché queste professionalità vanno lentamente scomparendo, lasciando vuoti che le nuove tecnologie da sole non
sono sufficienti a colmare. Veri e propri artisti, che a mio avviso hanno
contribuito a costruire la qualità del design italiano riconosciuta a livello
internazionale. Personaggi che, soprattutto nella fase di sviluppo e prototipazione, davano il meglio della propria conoscenza e manualità, permettendo di raggiungere i migliori risultati in tempi molto brevi, rispetto a
quanto personalmente ho potuto constatare in altri paesi. Un nome per
tutti: Giovanni Sacchi, grande modellista milanese da poco scomparso e
con il quale ho avuto l’onore ed il piacere di collaborare. Non solo modellisti del legno, ma anche artigiani del ferro, delle plastiche, delle fusioni,
delle vernici, insomma di tutte quelle tecnologie e fasi artigianali che
fanno parte del patrimonio del design italiano. Certo, anche oggi si passa spesso attraverso la prototipazione, definita “rapida” a seconda delle
diverse tecnologie utilizzate (stereolitografia, sinterizzazione, eccetera),
diversa insomma a seconda delle necessità, delle disponibilità economiche e della qualità che si vuole raggiungere. Solo però con l’intervento
dell’uomo, della sua mano, più o meno abile ed esperta, si possono
raggiungere livelli di finitura ineguagliabili. Questo perché, quando lavora
la macchina occorre aspettare muti e passivi la conclusione del processo
per vedere il risultato; quando invece lavora l’uomo, è un continuo scambio di idee, suggerimenti, modifiche, realizzabili in tempo reale, a mano
a mano che l’oggetto prende forma. Una forma che nel suo divenire può
cambiare ed essere plasmata e modificata dalle continue valutazioni, le
quali scaturiscono dal confronto costruttivo fra progettista e prototipista.
Penso che questo sia uno dei momenti più belli del nostro lavoro:
vedere come l’idea prende forma, attimo dopo attimo e come nel suo formarsi la si possa modificare per arrivare ad avere un figlio perfetto, proprio
come noi lo vorremmo. Da sempre sono convinto che questa fase del
nostro lavoro sia molto importante ed insostituibile, per cui non posso che
essere felice nel vedere nascere e svilupparsi realtà come Pfactor. Realtà
che permettono alle aziende prive di tali strutture interne, che sono la
maggioranza, di passare comunque attraverso tutte quelle fasi di verifica
che consentono di arrivare in produzione con una maggiore tranquillità e
sicurezza. Fasi che rappresentano quasi sempre il preludio di un successo, che potrà anche non essere immediato, ma che certamente - seguendo questo metodo di lavoro, - arriverà in un prossimo, immediato futuro.
build the internationally renowned quality of Italian design. These artists,
during the development and prototyping phases, gave the best of their
knowledge and craftsmanship, allowing them to reach the best results
in a brief time, compared to what I experienced in other countries. One
great name is that of Giovanni Sacchi: a great designer, who has recently
died, with whom I had the honour and pleasure of working. The above
mentioned are not only wood designers, but also iron, plastic and mould
artists and painters, artists in all the technologies and crafts belonging
to the Italian design heritage. Today we use the so called “fast prototyping”, by means of different technologies (stereolithograpy, sintering, etc.)
according to ones necessities, economic availability and to the quality
one wants to achieve. However a matchless, finishing outcome can be
obtained only through man’s intervention using his skill and experience.
This is the reason why, when the machine is operating, one must wait
silently and passively the conclusion of the manufacturing process before he can see the result. On the other hand, when man is working
there is a continuous exchange of ideas, suggestions and modifications,
that can be realized in real time, while the object takes shape. A shape
that, during its manufacturing, can be changed or moulded by ongoing
valuations originating from a constructive interaction between designer
and prototype expert. I think that one of the best moments in our work
is to see how an idea takes shape, bit by bit, and how we can change it
until it becomes a perfect creation. I have always believed
that this is the most important
and irreplaceable phase of our
work, that’s why it gives me
great pleasure to see the birth
and development of a company like Pfactor. Today’s reality
allows those companies, who
are lacking similar internal facilities, to carry out the testing
phase in order to achieve a safe
and secure production. These
phases usually result in a success, that may not be immediate, but most certainly – following this working method – will
arrive in the near future.
91
IL METODO E IL MITO DEL GENIO.
Il Design come ricerca. L’esperienza teorica
come laboratorio di idee
THE METHOD AND MYTH OF THE GENIUS.
Design perceived as research. The theoretical
experience perceived as laboratory of ideas
Eugenio Farina, architect, designer
Nato a Varese nel 1965, coordinatore didattico di
Scuola Italiana Design di Padova. Svolge libera
professione nell’ambito dell’architettura, design,
arte, creatività, ingegnerizzazione di prodotto.
He was born in Varese in 1965, and is the coordinator
for the Italian School of Design in Padua. He works
as a freelance in the fields of architecture, design,
art, creativity and product engineering.
Parlare di Design significa parlare di progettazione.
E parlare di progettazione significa parlare dell’uomo.
Dando uno sguardo alla storia recente del Design, da un punto di
vista puramente metodologico, due sono le principali modalità operative
che individuo:
> Il Designer “vede”. Questa è la modalità che ha caratterizzato i
grandi designer, italiani e non, attivi dagli anni Cinquanta agli anni Settanta. Il designer, grazie alla propria cultura e capacità interpretativa e
previsionale del tempo che vive, “vede” o meglio “pre-vede” le necessità
vitali - da trasformare in beni e servizi - del proprio contesto sociale, produttivo e di consumo. Il designer dunque prevede un universo comportamentale ed estetico di cui disegnerà i prodotti (che lui offrirà al mondo
imprenditoriale) mirando a condividere con l’imprenditore la medesima
visione. Quando questo incontro giunge a buon fine, la visione del designer si trasformerà in prodotto industriale.
> Il Designer “interpreta ed esegue”. A partire dagli anni Ottanta,
la crescita della varietà e dell’offerta del mercato ha comportato l’utilizzo
di tecniche di comprensione della società più sofisticate (ad esempio la
sociologia, il marketing, lo “user understanding”). In seguito a questo
mutato quadro, è l’azienda stessa che si fa carico della strategia di com-
92
To speak about design is to speak about planning.
To speak about planning is to speak about mankind.
Looking at design’s recent history, in so far as methodology, there
are two main modus operandi:
> The designer “sees”. This is the main feature of great designers,
Italian and international, active during the 1950’s to the 1970’s. Designers,
thanks to their culture and their capacity for interpreting and foreseeing,
could “see” or better “fore-see” the vital necessities – to be transformed into
goods or services – in a social, productive and consumer context. The designer can foresee a behavioural and aesthetical universe, for which he will
design products (to be offered to the industry) aiming for the same vision as
the customer. When this reaches a satisfactory result, the designer’s vision
will become an industrial product.
> The designer “interprets and carries out”. Since the Eighties, the
increase in the variety of the offer on the market resulted in the use of sophisticated techniques for understanding society (sociology, marketing and
the “user understanding”). Following these changes in society, the company
itself takes the burden of researching the strategies for understanding the
market and the nature of the products to be placed in it. In this situation the
company asks the designer to follow a definite charge, called “brief”.
93
prensione del mercato e della definizione della natura dei prodotti che
intende inserire nel circuito di consumo. In questa situazione, l’azienda
chiede al designer risposte progettuali a valle di una definizione di incarico, definita “Brief”.
In un panorama così articolato, le parole-chiave di Scuola Italiana
Design di Padova sono creatività, flessibilità e multispecializzazione.
L’ obbiettivo principale è dotare lo studente degli strumenti per valutare il miglior approccio alla progettazione, attraverso la valutazione
dell’insieme di fattori che definiscono le condizioni di progetto (natura
merceologica del prodotto, identità aziendale, realtà socio-culturale del
contesto produttivo, …). Durante l’ultimo anno di corso la forte interazione con la realtà d’impresa consente ai giovani designer di confrontarsi su
temi progettuali assegnati da aziende nazionali ed internazionali, a fronte
di briefing elaborati dalle aziende stesse, con l’obbiettivo di rispondere
ad esigenze reali del mercato.
A differenza di altri istituti, SID ha preferito strutturare il proprio impianto formativo su quattro grandi aree della progettazione, per consentire ai nuovi diplomati di affrontare le richieste di mercato con un ventaglio
di competenze ampio ed efficace, dove sempre più spesso si assiste al
passaggio da “Design di prodotto” a “Design del sistema prodotto”.
In un istituto che si occupa di Design è naturale che la creatività
occupi una parte centrale. Il processo più efficace per consentire alla
creatività di emergere - al fine di concepire prodotti realmente innovativi
- si concentra in tre modalità, che cercherò di elencare in sintesi, dal più
astratto al più “product oriented”.
> I Metalink, ovvero i “meta collegamenti” che servono per obbligare il cervello ad effettuare dei collegamenti inediti. Uno dei vincoli per l’espressione della propria creatività risiede nei condizionamenti
pregressi, nell’abitudinarietà mentale, nella necessità di convivere con
il banale quotidiano, nonché da un semplicissimo timore di sbagliare
per averla “sparata troppo grossa”. La creatività è tanto maggiore quanto
più lontane, rispetto alle associazioni tra concetti o idee che facciamo
quotidianamente, sono le parole da collegare. Se ad esempio chiedessi
di collegare la parola “gatto” con la parola “maionese”, componendo un
breve racconto, molte persone sarebbero a dir poco spiazzate, o forse
irritate dal “non senso”. Eppure, forzando il cervello ad elaborare collegamenti inediti, si esplora un mondo associativo nuovo, stimolando
l’immaginazione a risposte non consuete né banali.
> Il Brainstorming, letteralmente “tempesta di cervelli”. Questa è
un’attività relazionale di grande importanza, che ha come obiettivo met-
In such an articulate situation, the key words for the Italian School of
Design (SID) in Padua are creativity, flexibility and multi-specialization.
The main goal is to provide the students with all the instruments
needed to best approach planning, by an evaluation of all the project’s
factors (the nature of the product, company identity, social and cultural
aspects of the productive context …). During the last year of the course,
a strong interaction with real companies, allows the young designers to
face projects required by national and international firms, with precise
briefs and to answer the real demands of the market.
Contrary to other schools, SID has preferred to structure its formation process on four planning areas, to allow students to face the market
with a wide and effective range of competences, where there often is a
passage from “Product design” to “Design of the product’s system”.
In an institution concerned with design, it is natural that creativity
takes up the central part. The most valid way of allowing creativity to
emerge – in order to realize innovative products – can be surmised in
three modalities, which I will try to explain from the most abstract to the
most “product oriented”.
> Metalink. They are links that oblige the brain to carry out new
connections. One of the obstacles for expressing creativity lies in how
we are conditioned, in our mental habits, in having to live with every-day
banalities, as well as in a simple fear of doing wrong or of “aiming too
high”. Creativity is greater the more the words are different/separate, in
respect to associations of concepts and ideas carried out everyday. For
example if I asked you to associate the word “cat” to the word “mayonnaise” through a brief story, many people would be astonished or annoyed by the lack of sense. However, by forcing the brain to make new
connections, one can explore new forms of associations stimulating the
imagination to give out unconventional answers.
> Brainstorming. This is an activity of interaction of great importance, with the goal of confronting the mental maps of the designers.
Usually brainstorming is carried out by freely writing key words on huge
sheets, in order to set imaginary “maps” in the work group. You can start
by writing a simple word in the middle of the sheet (for example, if the
theme of the project was a cooking system, the word could be “food”)
and then proceed on to listing all the words associated with the idea of
food. In this way you obtain a list of key words which, when selected,
represent the personal universes of each designer and allows them to
confront and widen their vision on the theme of the project.
> User Understanding. This is the observation of the way the user
94
tere a confronto le mappe mentali del gruppo di progettisti. Solitamente il
brainstorming si svolge scrivendo in libertà parole-chiave su fogli di grande dimensione, allo scopo di costruire delle “mappe” dell’immaginario
del gruppo di lavoro. Si può partire da una semplice parola da scrivere al
centro del foglio (se ad esempio il tema progettuale fosse un sistema di
cottura, la parola potrebbe essere “cibo”) e si procede elencando a turno
tutte le parole associabili all’idea del cibo. Si ottiene così una lista di parole-chiave che, opportunamente selezionate, rappresentano l’universo
di valori che i singoli progettisti già possiedono, allo scopo di confrontarli
e allargare così la propria visione creativa del tema progettuale.
> Lo User Understanding, ovvero l’osservazione delle modalità di
interazione dell’utente con il prodotto. In un recente progetto, ad esempio, siamo stati chiamati da un’importante azienda nazionale a generare proposte innovative riguardanti il tema del piano cottura per uso
domestico. A questo proposito ho chiesto ai miei studenti di progettare
una cena completa per sei persone (dagli antipasti agli “ammazzacaffè”,
per intenderci) e di metterla fisicamente “in scena” a casa propria, a
partire dalla spesa presso un supermercato per finire con l’operazione
di riordino delle stoviglie e della cucina stessa. Ho chiesto loro, inoltre,
di realizzare un dossier fotografico dell’evento “alla moviola”, cercando
cioè di carpire attraverso i documenti fotografici le singole fasi di lavorazione, con l’intento di focalizzare i momenti critici del lavoro. E’ emerso
che una delle difficoltà più frequenti consiste nel visualizzare contemporaneamente ciò che cuoce “sopra” e ciò che cuoce “sotto” il piano
cottura, ovvero ciò che cuoce sul piano dei fuochi e ciò che cuoce nel
forno. Individuata la criticità è possibile, attraverso un brainstorming,
elaborare “idee alate”, ovvero proposte di soluzione del problema che
in prima analisi non tengano conto dei vincoli economici o di fattibilità
o che persino si spostino sul campo della fantascienza. Posso portare
come esempio che la prima “idea alata” per risolvere il problema suddetto è stata quella di dotare l’utente di occhiali a raggi X (per guardare
il cibo in cottura attraverso il piano dei fuochi, che notoriamente è in
metallo, e quindi non trasparente). “Addomesticando” la prima idea alata e avvicinandola al mondo della produzione, si è giunti a proporre di
utilizzare il vetro sul piano cottura, rendendolo così trasparente. Soluzione che l’azienda committente ha gradito molto, pur conscia del gravoso
processo di industrializzazione (tecniche, normative, ecc.) necessario
per lo sviluppo dell’idea.
interacts with the product. In a recent project we had been called by an
important national firm to generate innovative proposals for domestic
cooking surfaces. For this reason I asked my students to plan a complete
dinner for six people (starters to pudding) and act it out at home. This
included shopping at a supermarket and ended with the tidying and
cleaning of the kitchen and utensils. I also asked them to carry out a
photographic dossier representing each single working phase focalizing
on the critical moments during the act. What emerged was that one of
the most frequent difficulties consisted in visualizing, at the same moment, what is cooking above and what is cooking below the cooker, on
the gas-ring and in the oven. Once the critical aspect has been found
it is possible to elaborate “winged” ides by means of brainstorming. At
first these solutions don’t take into account the economical or functional
aspects, and sometimes seem science-fictional. The first “winged” idea
was to supply the customer with X-ray glasses (to see the food through
the metal cooking surface). Adapting the first winged idea bringing it
closer to the production world, we proposed to use glass on the cooking surface, making it transparent. The company appreciated the idea,
although the industrializing process (techniques and laws) necessary to
develop the idea is complicated and burdensome.
Design is this and much more.
Tutto ciò, e molto altro ancora, è Design.
95
IL DESIGNER COME IMPRENDITORE.
Quando un designer decide di disegnare
e produrre per sé
THE DESIGNER AS AN INDUSTRIALIST.
When a designer decides to design and
produce for himself
Jan Puylaert, designer e “creatore di prodotti”
Nato nel 1963 in Olanda, ha frequentato l’Istituto Nazionale
per Architettura e Costruzione di Città ad Aversa (Belgio);
successivamente ha conseguito un master in Scienze Bioniche
presso l’Istituto Europeo di Design di Milano.
Oggi vive e lavora a Milano. È titolare di WET®.
He was born in Holland in 1963 and he attended the National
Institute for Architecture and City construction in Antwerp
(Belgium). He then obtained a master in Bionic Sciences at the
European Design Institute in Milan. Today he lives and works
in Milan. He also the owner of the company called WET ®.
Originariamente ero un semplice designer, come ce ne sono tanti:
disegnavo prodotti per altri, che si prendevano cura di realizzarli. Poi
qualche anno fa la svolta: ho capito che se credo nei prodotti che disegno e progetto, la cosa migliore è poter governare io direttamente ogni
aspetto del processo realizzativo. Così nel 1997 nasce WET®, azienda di
product design di cui sono titolare.
Quali motivi sono stati determinanti nella scelta di diventare imprenditore di me stesso? Da un lato la difficoltà a trovare mercato, dall’altro la
continua frustrazione che i clienti mi procuravano. Spesso disegnare per
un committente non è così banale ed ovvio come può sembrare. Anzi,
certe volte è estremamente complicato in quanto il cliente/produttore
può incontrare difficoltà nello spiegare al designer quello che vuole da
lui; allo stesso tempo sono frequenti i casi in cui il designer propone
al cliente prodotti che non coincidono o non incontreranno mai il suo
mercato.
Sono questi i motivi per cui oggi sono particolarmente soddisfatto
del percorso imprenditoriale intrapreso. La semplicità del mio lavoro dipende dal disegnare per me stesso e dalla perfetta sinergia che si crea
fra cliente e fornitore, senza il bisogno di intermediari. Nell’attività di
designer cerco di non condizionare il progetto con logiche commerciali e
96
At first I was a simple designer like many others: I would design products for others who would then create them. Some years ago I decided
to change: I understood that if I believed in the products I designed then
it would be best to directly control all the creation processes. Therefore in
1997 WET was born, a company of product design of which I am the owner.
What were the reasons that made me choose to become an industrialist? One aspect was the difficulty of finding a market, the other was
the continuous frustration caused by my customers. Many times designing for a commissioner is not as simple as it may seem. It can be
quite complicated because the customer/producer may find it difficult
to explain what he actually wants; at the same time the designer often
proposes products which do not coincide with his demands or will not
find a place on the market.
These are the reasons why I am particularly satisfied by the industrial path I am following. The simplicity of my job is given by designing
for myself, by the connection between the customer and supplier without
the need of intermediaries. During the designing phase I try not to be
conditioned by commercial aspects and I try not to influence the creative
phase with concerns about product marketing. If a product is a good
product it will sell itself.
97
non inquinare la fase ideativa con riflessioni sulla vendibilità del prodotto. Se un prodotto è buono, riesce a vendersi da solo.
Se non avessi scelto di farlo in autonomia, il mio progetto rivoluzionario per i sanitari da bagno WET® non avrebbe convinto alcun cliente e
meno che mai alcun tecnico. La scelta del materiale sembrava sbagliata.
Il PolyEthylene non ha le qualità adatte per realizzare sanitari. Anche i
colori sembravano completamente sbagliati, ma soprattutto erano complicati da ottenere, in quanto i pigmenti non si mischiavano fra loro e
potevano scolorare nel tempo. Chi mai avrebbe voluto spendere migliaia
di euro per la realizzazione degli stampi necessari, senza la minima sicurezza di fattibilità?
Eppure talvolta i nuovi prodotti nascono così, esclusivamente per la
convinzione e la testardaggine di chi li ha inventati.
In fondo questa è anche la mia storia di imprenditore, che nel 2002
inizia a proporre la serie di sanitari LIGHT composta dalla vasca da bagno LTT e dal lavabo LTB realizzati in PolyEthylene, un materiale inusuale nel contesto bagno ma da me ritenuto perfetto poiché indistruttibile,
riciclabile al 100%, facile da pulire, leggermente deformabile a contatto
con l’acqua calda, consentendo altissimi livelli di comfort. Light LTT ha
ottenuto importanti riconoscimenti internazionali, vincendo il Design Plus
a Francoforte nel 2003 ed il Premio Comfort e Design a Milano nel 2004.
Mentre nella versione base, vasca e lavabo sono monocolore, in quella
più sofisticata entrambi gli elementi sanitari sono dotati internamente di
una luce alogena (modello Cromos) che può illuminare l’intero ambiente bagno, oppure di LED (modello Flame) che consentono gradazioni
cromatiche regolabili manualmente o in modo automatico, generando i
tipici effetti benefici e rilassanti della cromoterapia.
Il tempo mi ha dato ragione. Oggi sono felice di poter affermare che
WET® è una piccola azienda che realizza prodotti dal design inconfondibile e li vende in tutto il mondo, attraverso canali evoluti, nei mercati
più esclusivi ed esigenti, incluso quello alberghiero.
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If I hadn’t decided to be autonomous, my revolutionary product for
bath appliances WET® wouldn’t have convinced customers and technicians. The materials choice seemed wrong. Polyethylene doesn’t have
the characteristics required for sanitary products. Also the colours seemed to be completely wrong, and difficult to obtain as they wouldn’t mix
properly and could loose vigour in time. Who would spend thousands of
Euros for the moulds without a minimum guarantee of feasibility?
However many products are created this way, just by the conviction
and stubbornness of the inventor.
This is also the story of my company. In 2002 I started offering a series of sanitary products called LIGHT composed by a bath tub LTT and a
sink LTB made in polyethylene, an unusual material for baths but which
I considered perfect because indestructible, 100% recyclable, easy to
clean, that can be slightly deformed with hot water allowing for high
comfort levels. Light LTT obtained important international recognition,
winning the Design Plus award in Frankfurt in 2003 and the Comfort
and Design award in Milan in 2004. While the basic version of bath tub
and sink is in one colour, the more sophisticated version of both sanitary
elements is equipped with an internal halogen light (Cromos model) which can illuminate the whole bathroom, or with LED (Flame model) which
allows for chromatic variations, manually adjustable and which create
the typical beneficial relaxing effects of chromo-therapy.
Time has proved me right. Today I am proud to declare that WET®
is a small company that creates products with an exclusive design and
sells worldwide, through well developed channels, in exclusive and demanding markets, including the hotel trade.
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CO-PROGETTAZIONE E PARTNERSHIP.
La positiva esperienza di collaborazione
di Pfactor con il gruppo elvetico
Schindler
PLANNING TOGETHER
AND PARTNERSHIP.
Positive experience of collaboration
between Pfactor and the Swiss
Schindler group
Schindler Elevators Ltd è il secondo produttore al mondo di ascensori e il primo produttore di scale mobili. Il nostro core business è il
mezzo di trasporto, dalla realizzazione, alla vendita, alla manutenzione.
Il mercato internazionale di ascensori e scale mobili è in continua evoluzione; l’introduzione di nuove norme e l’esigenza di nuove funzionalità, impongono lo sviluppo di modelli al passo coi tempi. Se a tutto ciò
si somma la continua pressione sui prezzi (‘avere di più con minore
spesa’), siamo spinti ad innovare i prodotti differenziandoci dalla concorrenza, per offrire ai clienti un prodotto all’avanguardia in quanto a
tecnologia, design, prestazioni e prezzo. Solo così Schindler può continuare a garantirsi un’indiscussa leadership nel mercato mondiale della
mobilità.
Per supportare il continuo bisogno di innovazione ed ottimizzazione
dei differenti componenti della macchina “ascensore”, ci affidiamo ad
imprese versatili, flessibili e con ampie vedute su design e tecnologie,
allo scopo di offrire il meglio alla nostra clientela. Pfactor si è rivelata
una delle scelte più azzeccate degli ultimi anni per quanto riguarda la
partnership nello sviluppo di prodotto; infatti ci è stata offerta un’elevata
competenza nella realizzazione dei nostri concetti di design e nell’applicazione di tecnologia, così da poter costruire elementi funzionali.
Stefano Menchini (product manager)
Moreno Sasselli (project manager)
Hugo Felder (technical project leader)
Dennys Taiana (senior technology engineer)
Marco Aluisetti (senior mechanical engineer)
Luca Silvanti (electromechanical team leader)
Romana Ghiggi (purchasing electronic components)
Schindler Elevators Ltd is the second largest producer of elevators
and the largest producer of escalators in the world. Our core business
is the means of transport, from creation, to selling and maintenance.
The international market for elevators and escalators is in a continuous
state of evolution; the introduction of new legislation and the need for
new additional functions, requires the creation of new state-of-the-art
models. If we add to this the pressure of costs (customers want more
for less), we are driven to develop our products and make them stand
out from the competition by offering, innovative technology, modern design, up-to-date performance and an acceptable price. Only this way
can Schindler secure itself the position of undisputed leader in the world
market of mobility.
In order to support this continuous need for innovation and to optimize the different components of the “elevator” machine, we put our
trust in flexible companies with a wide view on design and technology, in
order to offer the best to our customers. Pfactor turned out to be one of
the best choices of the past few years with regards to partnership during
product development. In fact we were offered great competence in the
realization of our design concepts and in the application of the required
technology, so that we could create functional elements. Our efforts are
101
Essenzialmente i nostri sforzi si rivolgono alle parti sensibili dell’ascensore, ossia le parti di comando utilizzate dal passeggero, come il
pannello di comando in cabina o al piano.
Fin dall’inizio dell’innovativo sviluppo di questi “elementi sensibili”,
alla fine degli anni ‘90, ci siamo resi conto che un design bello ed innovativo può nascere solo da un team interdisciplinare flessibile e competente. Terminata la progettazione tecnica, per garantire successo al
prodotto, è necessario poter produrre ed assemblare il tutto in modo
ottimizzato ed economico. Per raggiungere tale scopo, è indispensabile
che chi produce componenti sia al corrente delle specifiche di sviluppo, onde evitare clamorosi fallimenti. Il miglior modo per ottenere una
sinergia ottimale, garanzia di efficienza ed efficacia, è quello di essere in
simbiosi col fornitore, ed in tal senso la collaborazione Schindler-Pfactor
si è sviluppata con interconnessioni a tutti i livelli:
mainly directed towards the “delicate” parts of elevators, the controls
used by the passengers, such as the control panels in the cabin or on
the floors.
Right from the beginning of developing these “delicate elements”,
at the end of the Nineties, we realized that to create a design which
was both attractive and innovative, we needed a flexible, competent and
multi-specialized team. To make the product successful once the technical designing is finished, it is necessary to produce and assemble it in
an optimized and economical way. It is fundamental that who produces
the components knows about the development details, thus avoiding resounding flops. The best way to obtain an optimal synergy and
to guarantee efficiency and effectiveness, is to interact closely with the
suppliers; in this sense the relationship between Pfactor and Schindler
developed connections at all levels:
> iniziando dalla definizione di un nuovo design con il team Ricerca &
Sviluppo + PLM Schindler, che comunica le esigenze al team Ricerca
& Sviluppo Pfactor;
> starting from the definition of a new design, where the Schindler R&D
and PLM team informs the Pfactor R&D team of their demands;
> Pfactor, after analysing and discussing the design and after suggesting necessary improvements, creates a prototype of the component;
> once the component’s design and functionality have been tested by
Schindler’s management team, and after carrying out any required
modifications, it is possible to create a pre-series of the product, which
will then be installed and tested in the field by Schindler’s engineers.
> Pfactor, dopo l’analisi e l’approfondita discussione sul design, e dopo
aver suggerito le ottimizzazioni necessarie, realizza il prototipo del
componente;
> verificato il design e la funzionalità del componente da parte del product management team di Schindler, apportati gli ultimi correttivi, il
prodotto è pronto per la realizzazione di una pre-serie, che verrà installata e testata sul campo da parte degli ingegneri Schindler.
At this point we are ready for a “zero series” where the product
– both at Schindler’s and Pfactor’s offices – passes from the development engineers to the production and logistics team. In this phase of
commercialization and preparing the product for production, there are
high demands on quality and process optimization. For this reason Pfactor has to be aligned to the quality procedures required by Schindler.
A questo punto si è pronti per la produzione di una “serie zero”, ove
il prodotto passa - sia in casa Schindler che in casa Pfactor - dalle mani
degli ingegneri di sviluppo a quelle del team di produzione e logistica,
per la commercializzazione di prodotto.
Qui, oltre alla produzione vera e propria, ci sono anche altissime
esigenze dal punto di vista qualitativo e dei processi. Per questo Pfactor
viene allineata ai processi di qualità richiesti da Schindler.
Questa fondamentale partnership si conclude con il continuo e sincronizzato contatto quotidiano tra l’ufficio acquisti Schindler e l’ufficio
vendite Pfactor. Solo l’ottimizzazione di tutta la catena, idea - design
- sviluppo - produzione - logistica, può garantire un continuo successo
alle nostre rispettive aziende.
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This important partnership concludes with a continuous and synchronized interaction between Schindler’s buying department and Pfactor’s selling department. Only the optimization of the whole chain, idea
– design – development – production – logistics, can guarantee continuous success for both companies.
103
DESIGN ED ENGINEERING
COME PROCESSO GLOBALE.
Dialogo con un architetto ed un ingegnere
sul diverso modo di intendere il prodotto
DESIGN AND ENGINEERING
AS A GLOBAL PROCESS.
Conversation with an architect and an engineer
on the different ways of seeing the product
Claudio Galvan
architect, designer
GianPaolo Gazzina
engineer
Intervista /Interviewer: Federica Florian
Nell’ideare un prodotto, come entrano fra loro in relazione design
ed engineering?
CLAUDIO: “Un buon prodotto diventa tale solo se - già in fase di
ideazione - viene pensato tenendo conto delle modalità produttive. In caso
contrario, il prodotto potrebbe essere esteticamente innovativo, ma tecnicamente irrealizzabile; così come, pensare un oggetto solo in funzione
della tecnica costruttiva, può generare oggetti senza cuore”.
GIANPAOLO: “Fare disegno industriale, come in Pfactor, significa
pensare oggetti belli e costruibili. Altrimenti si rischia di progettare scatole bellissime, ma impossibili da aprire. La forza di un progetto consiste
proprio nel trovare un giusto compromesso tra la forma, i costi ed i limiti
imposti dal cliente”.
Risulta difficile mettere d’accordo design ed engineering? Le esigenze di un architetto con quelle di un ingegnere?
CLAUDIO: “Io e GianPaolo condividiamo l’ufficio e ci confrontiamo
spesso, talora in modo vivace, poiché il nostro approccio alle cose è diverso. Alla fine comunque troviamo sempre un punto di accordo: la parte
creativa propone alcuni spunti, cercando di considerare le esigenze produttive”.
While planning a product, how do design and engineering relate?
CLAUDIO: “A product can be considered good only if – from the beginning of the planning phase – it is perceived bearing in mind the production methods. If this does not happen the product could turn out to
be aesthetically innovative, but technically impossible to realize. Likewise
an object created only in relation to the construction techniques, could
generate objects without soul”.
GIANPAOLO: “To carry out industrial design in Pfactor means
thinking of objects that are attractive and than can be constructed.
Otherwise you risk designing beautiful boxes, but impossible to open.
The strength of a project is to find the right compromise between shape,
costs and limits imposed by the customer”.
Is it difficult to make design and engineering agree? The demands
of an architect with the ones of an engineer?
CLAUDIO: “GianPaolo and I share the same office and often we
discuss, sometimes animatedly, because our approach to things is different. In the end, however, we always find a point of agreement: the
creative side produces some suggestions, bearing in mind the productive demands”.
105
GIANPAOLO: “Having to remain within the imposed budget, obliges
us to remain realistic”.
CLAUDIO: “We mustn’t forget that without the mental ability, of the
engineering office, to discover new construction solutions, the innovations and improvements would not be possible. It is true that a lot depends on the available technologies, but an important role is played also
by the creative side, which provokes mental movement: things that were
once considered impossible, today are possible. Habits do not take you
to new horizons. Sometimes one needs only to change the point from
where he’s observing, change the prospective”.
According to you, does it still make sense to talk about Made in
Italy?
CLAUDIO: “I prefer to talk about Italian taste, which is different from
that of other Countries. Of course there were some memorable moments
– starting from the ’50s – when Italian designers excelled and made
history. Today I can’t find any big names, there doesn’t exist an Italian
design anymore, but Made in Italy still resists in specific sectors, such
as fashion. Product design moves within global borders, the world has
become an international reservoir, specific aspects don’t exist. Today’s
products are created with new information instruments, which are of
everyone’s and no one’s property. The great designers today are stateless”.
GIANPAOLO: “Some nations have specialized in specific sectors
for historical reasons, which I personally find casual. As for Made in
Italy, I think that events depend on single people. For example an Italian
stylist is renowned in the world for his personal talent, not because he’s
Italian”.
CLAUDIO: “However you can’t deny that Italians have a personal
and distinctive sense of aesthetics, originating from a cultural and artistic
history known throughout the world. I agree with you when you state
that projects are created by single people: teamwork is useful because
confrontation always gives mental movement, but the final touch must
be attributed to a single person”.
What do you mean by this?
CLAUDIO: “Each object is composed also of a visual interaction,
it has to be coherent and equilibrated. In substance, there must be a
strong idea that guides and uniforms the product’s developing process.
This coherence can arrive only from a single person”.
GIANPAOLO: “Il fatto di dover rimanere entro i budget previsti, ci costringe a tenere i piedi ben saldi per terra”.
CLAUDIO: “Non dimenticare che se venisse meno la disponibilità
mentale del reparto engineering ad avventurarsi in soluzioni nuove da
un punto di vista costruttivo, non sarebbe possibile introdurre innovazioni e miglioramenti costruttivi. È vero che molto dipende dalle tecnologie
a disposizione, ma un ruolo importante lo gioca senza dubbio la parte
creativa, la quale suscita un movimento mentale: cose che fino a ieri potevano sembrare irrealizzabili, oggi lo sono. L’abitudine non porta verso
nuovi orizzonti. Talvolta basta solo cambiare il punto dal quale si osserva,
cambiare prospettiva”.
Secondo voi, ha ancora senso parlare di Made in Italy?
CLAUDIO: “Io preferisco far riferimento al gusto italiano, che si differenzia da quello degli altri Paesi. Certo, vi sono stati dei momenti storici
- a partire dagli anni ‘50 - in cui i designer italiani si sono distinti e hanno
fatto storia. Oggi invece non rilevo grandi nomi di spicco, non esiste più un
design italiano, anche se il Made in Italy resiste sicuramente in determinati
settori, come ad esempio il fashion. Il product design oggi si muove dentro
confini globali, il mondo diventa un serbatoio comune, non esiste più la
specificità. Oggi il prodotto nasce attraverso i nuovi strumenti informatici
ed attinge da un terreno che è di tutti e di nessuno. I grandi designer oggi
sono apolidi”.
GIANPAOLO: “Alcune nazioni si sono specializzate in certi settori per
motivazioni storiche che io personalmente ritengo casuali. Per quanto riguarda il Made in Italy, penso piuttosto che le cose dipendano dalle singole
persone. Ad esempio uno stilista italiano si impone nel mondo della moda
per il proprio talento individuale, non tanto per il fatto di essere italiano”.
CLAUDIO: “Ma non puoi negare che gli italiani siano dotati di un senso estetico proprio e distintivo, derivato da una storia culturale ed artistica
che è nota nel mondo. Sono invece d’accordo con te quando sostieni che
i progetti li fanno le singole persone: il lavoro di squadra è utile perché il
confronto è sempre portatore di movimento mentale, ma poi il segno finale
dev’essere attribuibile ad un’unica persona”.
Cosa intende con questo?
CLAUDIO: “Ogni oggetto è fatto anche di rapporto visivo, deve essere
coerente con se stesso, equilibrato nelle proporzioni interne. In sostanza
deve esserci un’idea forte a monte, che guida ed uniforma tutto il processo
di sviluppo prodotto. E questa coerenza può arrivare, alla fine, solo da un
singolo”.
106
Rispetto a dieci anni fa, in che modo è cambiato il modo di fare
design?
GIANPAOLO: “Senza dubbio la competizione internazionale obbliga
tutti ad agire con maggiore celerità, tenendo sotto stretto controllo i costi.
Questo non significa che prima si sperperasse, ma certo vi erano margini
di profitto maggiori”.
CLAUDIO: “Troppe volte la richiesta del cliente è ‘Vorrei un prodotto
bello, ma che costi meno di quello dei concorrenti’. Oramai la competizione, a meno che non si parli di prodotti riservati ad una precisa nicchia
di mercato, si gioca interamente sui centesimi di euro. Per fortuna esistono ancora imprenditori convinti del valore intrinseco del prodotto di
design, disposti a rischiare e ad investire in tale direzione”.
Cosa significa ‘il prodotto passa, i progetti restano’?
CLAUDIO: “Dietro la progettazione di ciascun oggetto vi sono studi
ed analisi approfondite, vi è un percorso spesso tortuoso, fatto di step
progressivi, accelerazioni, stop, partenze e ripensamenti. Il più delle volte il risultato finale è diverso rispetto all’idea di partenza, in quanto frutto
di un processo di confronto e scambio continuo. Comunque, a prescindere dal fatto che un progetto si concretizzi o meno, niente viene buttato
della ricerca accumulata. Il tempo diventa il fattore determinante: buoni
progetti rischiano di non essere buoni prodotti se non si realizzano nel
momento giusto”.
GIANPAOLO: “Mi preme ribadire quest’ultimo concetto, ossia che
anche la tempistica può avere un ruolo determinante nel modo in cui
un prodotto viene percepito dal mercato. Ad esempio, vi sono progetti
che hanno iter di sviluppo talmente lunghi, per le cause più diverse, che
quando il prodotto viene lanciato, rischia di essere già superato”.
Se doveste descrivere l’aspetto più appagante del vostro lavoro,
cosa direste?
CLAUDIO: “È poter pensare all’oggetto con un approccio di design,
cercando di fare innovazione di prodotto, e non semplicemente lavorare
sull’oggetto come pura ricerca stilistica. È cercare di far convivere tutte le
anime dell’oggetto: forma, funzione, tecnica, mercato. Quando questo si
realizza, è come se il prodotto finito fosse parte di te stesso”.
GIANPAOLO: “L’aspetto più bello è senza dubbio poter vedere il
prodotto materializzarsi alla fine del processo di sviluppo”.
Compared with ten years ago, how has the way of carrying out
design changed?
GIANPAOLO: “Without doubt international competition obliges everyone to accelerate times, while controlling the costs. This doesn’t mean
that at one time money was wasted, but there were wider margins of
profit”.
CLAUDIO: “Many times the customer requires an attractive product
that costs less than that of their competitors. By now competition, unless
its reserved to a specific market sector, is based on euro cents. Fortunately there still are industrialists who know the intrinsic value of product
design, and who are prepared to risk and invest in that direction”.
What does it mean: “the product passes, the plans remain”?
CLAUDIO: “Behind the design of each object there are detailed studies and analysis; there is a tortuous path made of progressive steps,
accelerations, stops, starts and changes of mind. Many times the final
result is different from the starting idea, as it’s the fruit of continuous
confrontations and exchanges. However, whether a project is realized or
not, no part of the research gets disposed of. Timing is also an important
factor: good products risk turning into bad projects if the timing isn’t
right”.
GIANPAOLO: “I wish to underline this last concept: timing has
a fundamental role in determining how a product is received by the
market. For example some projects have such a long developing procedure, for various reasons, that when the product is launched it risks
being out-of-date”.
If you were to describe the most gratifying aspect of your job,
what would it be?
CLAUDIO: “It is the opportunity to think of a product from the planning approach, trying to create innovation and not just researching style.
It’s trying to make all the aspects of the object coincide: shape, function,
techniques, market. When this happens it feels as if the finished product
becomes a part of you”.
GIANPAOLO: “The most gratifying part is when you can see the
product materialize at the end of the development process”.
107
PRODOTTO, MARCA, COMUNICAZIONE.
Strategie e processi integrati
PRODUCT, TRADE MARK, COMUNICATION.
Strategies and integrated processes
Giuseppe Bincoletto
Nato ad Oderzo nel 1964, laurea in Economia
Aziendale a Venezia, dopo numerose e qualificanti
esperienze in area marketing, dal 2001 è socio ed
account executive dell’agenzia ClaimADV - Treviso.
He was born in Oderzo in 1964, he graduated in Industrial
Economy in Venice. After many qualifying experiences in
the marketing field, since 2001 he has been a partner and
account executive for the agency ClaimADV - Treviso.
Come in natura l’evoluzione e la selezione della specie dettano le
leggi di sopravvivenza del più forte e adatto alle condizioni ambientali,
così nel mercato i prodotti e le marche, per distinguersi ed affermare le
“biodiversità competitive”, devono tendere all’innovazione e allo sviluppo continuo.
Le marche e i prodotti, quindi, come specie viventi in grado di differenziarsi, di adattarsi ed infine di difendersi costantemente.
Concepire un prodotto e valutare i valori di immagine di una nuova
marca significa saperne selezionare il “profilo genetico”, ricreandone i
caratteri dominanti, immutabili ed ereditari e scartando quelli “recessivi”, deboli e poco rilevanti.
La differenziazione del prodotto è un processo interpretativo che
può seguire molte direzioni: l’innovazione, la riscoperta dei valori delle
memorie, la riaffermazione intrinseca.
Tutti comunicano, sia esprimendo meglio le proprie ragioni di esistere tra forma e funzione, sia affermando se stessi e quindi descrivendo
il target che li ha scelti, le loro abitudini, necessità, gusti personali.
In questo senso il design per il prodotto diventa un modo per attribuire una personalità all’identità, per conferire al prodotto un ruolo
comunicativo.
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As in nature, the evolution and natural selection dictates the law
of survival of the strongest and most adaptable to the environmental
changes. It is so in the market, where products and trade marks, need
to follow a path of innovation and continuous development in order to
distinguish themselves and confirm their “competitive biodiversity”.
The trade marks and the products act like living creatures capable of differentiating themselves, of adapting and constantly defending
themselves.
To conceive a product and evaluate the image of a new trademark,
one must select its “genetic profile”, searching for the dominant and immutable aspects and disposing of the weak and irrelevant ones.
Differentiating a product is an interpretative process which can follow different directions: innovation, a research of values and memories,
the intrinsic reinstatement.
Every object communicates by best expressing their reasons to exist
between shape and function, and by describing the chosen target with
its habits, needs and personal taste.
In this sense, design becomes a way of giving a personality to the
product’s identity, to give the product a communicative role.
Design can be considered as the “genotype”, the dominating fea-
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Il design va considerato quindi come il “genotipo”, il carattere dominante che rende esclusivo un prodotto, così come la gestualità, il linguaggio del corpo, la sensualità e la dialettica fanno di una persona un
individuo unico.
Il design diviene comunicazione, cioè l’arte di comunicare attraverso gli oggetti, e per essere efficace deve passare attraverso l’emozione
(forma, colore, tatto, suono, profumo, immagine). La stessa comunicazione diviene lo specchio delle relazioni tra gli oggetti e il loro target
obiettivo. Le emozioni entrano in risonanza con i nostri principi, le nostre
aspettative e le nostre personalità. Noi acquistiamo o scegliamo tutto ciò
che meglio esprime i nostri valori personali e noi stessi agli altri.
La strategia di comunicazione diviene un processo integrato e analitico delle diverse componenti, ovvero mercato, target, prodotto e brand,
per la definizione del messaggio (cosa dire) e dell’idea creativa; allo stesso modo con cui il designer misura esperienza, sensibilità, know how e
creatività per le sue proposte personali ed esclusive.
Il design per il prodotto e la comunicazione per il prodotto e la marca divengono dunque media espressivi ed interpretativi per innovare,
infrangere regole e concessioni, suscitando emozioni e rispondendo a
valori concreti e contemporanei.
Cogliere le sfide del mercato, oggi, significa saper interpretare gli
obiettivi del marketing strategico attuando iniziative e strumenti operativi in grado di diversificare e di difendere costantemente le marche e i
prodotti.
“Conoscere” diventa un modo per agire tempestivamente valutando
la vitalità (diversità e rilevanza per il target obiettivo), la stima e la famigliarità delle marche e dei prodotti.
L’equilibrio e il monitoraggio di questi fattori critici assicurano l’attrattività dell’azienda e la spinta all’innovazione continua.
Design e comunicazione quindi come le strategie esclusive nei
mercati globalizzati per la difesa dei valori intrinseci dell’azienda e della
marca,“caratteri dominanti” del DNA.
ture that confers exclusivity to the product, just as ones gestures, body
language, sensuality and dialectics make him a unique individual.
Design becomes communication, the art to communicate through
objects; and to be effective it must pass through the emotional aspects
(shape, colour, tattoo, sound, perfume, image). This communication becomes a mirror for the interaction between the objects and the intended
target. Emotions relate to our principles, our expectations and our personalities. We acquire or choose what best expresses our personal values and our image to others.
Communications strategy becomes an integral and analytical processing of the different components, such as the market, the target,
the product and the brand, in order to define the message (what to say)
and the creative idea. In the same way the designer measures experience, sensitivity, know how and creativity for his personal and exclusive
proposals.
The product’s design, its communication and its trademark become
an expressive and interpretative means for innovating, breaking rules
and concessions, provoking emotions and for answering to true and contemporary values.
To accept the market’s challenges today, means to be able to see
into the goals of strategic marketing, and to carry out initiatives with operative instruments capable of diversifying and defending the products
and trademarks.
“Knowledge” is a means for acting rapidly valuating the vitality (diversity and relevance for the intended target), esteem and familiarity of
trademarks and products.
The equilibrium and monitoring of these critical factors allow for the
attractiveness of the company and for the push for constant innovation.
Therefore design and communication, as well as exclusive strategies for global markets, defend the intrinsic values of the company and
trademark; “dominant” features in the DNA.
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“Grazie a quanti, clienti e collaboratori, affidandosi a noi
hanno reso possibile un percorso di crescita comune, di
cui la presente pubblicazione è al contempo riconoscimento e tappa di consolidamento, per un servizio sempre migliore”.
“I would like to thank all clients and collaborators who, by
trusting in us, have made it possible to follow a path of joint
growth. This publication is a recognition and consolidation
for an always improving service”.
Gianni Bosco, Pierangelo Puggia
Finito di stampare | Luglio 2007
Copie stampate | 1000 limited edition
Copertina rivestita con Plike Red da 140 gr/mq avvolta a cartone
di spessore mm 2, verniciatura UV lucida serigrafica in bianca.
Risguardie con carta Stardream Silver da 120 gr/mq.
Interno carta patinata opaca Hello Silk da 170 gr/mq,
due shede con carta pergamenata trasparente da 285 gr/mq.
Stampa a 4 colori più quinto colore argento.
Confezione, brossura cucita, dorso quadro con capitelli grigi.
Progetto grafico e impaginazione | Paola Carbone
Testi a cura di | Federica Florian
Coordinamento | Claudio Galvan
Foto | Alfonso Lorenzetto, Gianni Fontebasso
Traduzioni | Jessica Ryan
Stampa | www.ditre.com
www.pfactor.it
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