Matteo Basilé: il rinascimento è digitale Argentario: il fascino del polo Sua Eccellenza Uniques special ones Terra baciata dal sole, in cui ogni campanile, ogni piccolo borgo o grande città possiede la sua varietà inconfondibile ed unica di suoni, colori, profumi e sapori. Cantata dai poeti, dipinta dagli artisti, amata dagli stranieri: l’Italia raccoglie nei prodotti della sua manifattura il Saper Fare della tradizione, la qualità di vita e i valori del contemporaneo. L’Associazione Made in Italy diffonde questo segreto, facendo della passione, del calore, dell’impegno dell’Italia nel creare, lo scopo principale delle sue molteplici attività. Eventi, convegni, pubblicazioni, nascono con l’intento di mostrare al mondo come il Made in Italy viva oggi nell’anima del paese. Promuovere le aziende e i prodotti italiani all’estero attraverso un’opera divulgativa che consenta di conoscere il “bello” e possedere non solo ciò che l’Italia produce, ma l’immenso patrimonio culturale che tali prodotti veicolano e trasmettono. Questo è l’intento fondamentale dell’Associazione Made in Italy, un gruppo multidisciplinare di professionisti che promuove e tutela l’eccellenza e la qualità del prodotto fatto in Italia. Land kissed by the sun, in which every belltower, every little town or big city has its unmistakable and unique variety of sounds, colors, scents and flavours. Sang by poets, painted by artists, beloved by foreigners: Italy has in its manufacturing products the Saper Fare (knowing how to make things) of tradition, life quality and contemporary values. The Associazione Made in Italy has made it the main objective of its various activities to diffuse this secret, the making of Italian passion, the warmth and commitment in creating. Events, conferences, publications are designed aiming at showing the world how Made in Italy lives today in the soul of the country. The Associazione Made in Italy therefore promotes Italian companies abroad, diffusing the knowledge of beauty and not only the Italian products, but also the immense cultural heritage that those products carry and transmit. This is the fundamental mission of the Associazione, a multidisciplinary group of professionals that promote and protect the excellence and quality of Made in Italy. In copertina foto di Matteo Basilé 2 CULTURE Sua eccellenza Uniques special ones Your Excellency Uniques special ones P 08 CULTURE Argentario: il fascino del polo Argentario: the charm of polo. P 44 FASHION Francesca Romana Diana: la signora del gioiello Francesca Romana Diana: The lady of the jewels P 64 CULTURE LUXURY Vladi Polo: una passione internazionale Vladi Polo: an international passion P 100 FOOD Lezioni di cucina: l’open kitchen all’italiana Cooking classes: an italian open kitchen P 54 FOOD Bollicine italiane: un trend ‘effervescente’ Italian bubbles: a ‘sparkling’ trend P 76 CULTURE Una giornata al Portrait Suites: ed è subito Roma A day at the Portrait Suites: and it’s instantly Rome P 90 I prossimi talenti messi a nudo The next generation of talents exposed P 96 FASHION Advanced Style: lo stile ha un’età Advanced style: style has an age P 23 FASHION La nuova Stella del Made in Italy The new star of Made in Italy P 34 CULTURE Matteo Basilé, il rinascimento è digitale Matteo Basilé, a digital Renaissance P 80 FOOD EXCESS Quando il cocktail è tricolore When the cocktail is tricolore P 106 index FASHION Vintage: gli anni ‘40, ready to wear Vintage: the forties, ready to wear P 20 FASHION EXCELLENCE 3 Direttore Patrizia Skaf [email protected] Website Valerio Sanchini [email protected] Caporedattore Lucia Pattarino [email protected] Editore Associazione Made in Italy [email protected] Design Director Maurizio Minerva [email protected] Traduzioni Liv Enqvist [email protected] Art Director Maurizio Minerva [email protected] Direttore commerciale Aristide Gentile [email protected] Responsabile delle sezioni Patrizia Skaf [email protected] www.xmadeinitaly.it www.associazionemadeinitaly.it X. La Rivista del Made in Italy XMadeiniItaly Shooting Patrizia Skaf Carolina Attanasio [email protected] Corrispondenti Nord Italia Stefano Cascioli [email protected] Centro Italia Domenico Fusco [email protected] Sud Italia Maddalena Custo [email protected] Isole Eleonora Salvi [email protected] Corrispondente Brasile Chiara Rimoldi [email protected] Advertising Carolina Attanasio [email protected] Redazione Carolina Attanasio [email protected] Marco Dionisi [email protected] Liv Enqvist [email protected] Claudia Parola [email protected] Lucia Pattarino [email protected] Lucio Pellegrino [email protected] Chiara Rimoldi [email protected] Riccardo Maria Rocchi [email protected] Ezio Salvatori [email protected] 4 Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta interamente o in parte senza permesso degli editori. X.LUXURY.EXCELLENCE.EXCESS. è pensato, progettato e stampato in Italia. Concessionaria per la pubblicità: T.S. ITALIA COMUNICAZIONI Mail: [email protected] Tel. 393 2066219 Registrazione tribunale di Velletri n.8/09 mod. 43 – n.10563 cron. Del 20-05-2009 X.LUXURY.EXCELLENCE.EXCESS. è un marchio registrato. Ufficio Italiano brevetti e marchi RM 2009 C 001831. Uscita trimestrale. All rights reserved. Reproduction or retransmission of the materials, in whole or in part, whitout the prior written consent of the copyright holder, is a violation of the copyright law. X.Luxury.Excellence.Excess is thought, designed and printed in Italy. Advertising licensing: T.S. ITALIA COMUNICAZIONI Mail [email protected] Tel. 393 2066219 Velletri Tribunal Registration Number 8/09 mod. 43 – n. 10563 cron. del 20-05-2009 X.LUXURY.EXCELLENCE.EXCESS. is a registered mark. Ufficio italiano brevetti e marchi RM 2009 C 001831. Quarterly issued. 5 L’amour fou Editoriale 6 Mi capita spesso di viaggiare, soprattutto per lavoro. Il treno è il mio mezzo di trasporto preferito: durante il tragitto mi rilasso, guardo il paesaggio, rifletto. Qualche giorno fa, sulla tratta Firenze-Roma, la mia attenzione è stata catturata da un’inchiesta pubblicata da un noto quotidiano italiano. Il sottotitolo recitava: «Sono già otto gli stati americani che hanno reso legali i matrimoni tra omosessuali. Mentre in Italia vince l’ipocrisia». La mia mente è tornata indietro, agli inizi della carriera giornalistica. Ebbi la possibilità di intervistare una famosissima cantante brasiliana, sulla quale pendeva il sospetto di omosessualità. Le vennero attribuite relazioni di varia natura e la sua figura divenne il bersaglio prediletto della stampa scandalistica, che alimentava la curiosità dei lettori. La cantante era nota per la forte personalità: la sera precedente all’intervista mi chiedevo se fosse opportuno affrontare un argomento così scottante in maniera esplicita. Quando ci trovammo faccia a faccia, mi resi conto di essere piuttosto emozionata. Lei era la voce femminile più bella del Brasile: una donna dalla forte energia, dai lineamenti marcati, il cui sguardo penetrante era difficile da sostenere. In quel momento decisi: sì, le farò la domanda, ma solo alla fine dell’incontro. Così, se si fosse arrabbiata, non sarei tornata in redazione a mani vuote. “Ma a lei, piacciono gli uomini o le donne?”. Mi guardò negli occhi, sorrise e, con la sicurezza che solo una donna fedele a se stessa possiede, rispose: “A me? A me… Piacciono le persone”. E penso: l’amore è il più grande e il più ingestibile dei sentimenti, perché non puoi decidere di chi innamorarti, non esistono preclusioni estetiche, intellettuali, religiose, tantomeno razziali. Va oltre tutte le apparenze, è un legame tra anime. Quando penso all’amore, per me, innamorarsi è un lusso; vivere il sentimento con lealtà rappresenta l’eccellenza (bella la definizione data da Matteo Basilé, intervistato da Liv Enqvist); l’eccesso? Avere il coraggio di dichiararsi. Mi vengono in mente Yves Saint Laurent e il suo compagno, Pierre Bergé. Penso ai miei amici omosessuali, uomini sensibili e intelligenti. In particolare, rivedo una coppia a me vicina, alla quale sono molto legata. Si amano, stanno bene insieme e sono invidiati dalle coppie etero. Perché loro dovrebbero avere meno diritti rispetto a me e al mio compagno? Perché ancora molti genitori faticano ad accettare che il proprio figlio sviluppi sentimenti forti verso una persona dello stesso sesso? Perché proprio noi, un popolo passionale, che dovrebbe essere più propenso di altri a piegarsi ai sentimenti, non concepisce questo tipo di amore? Penso ai versi de La persona sbagliata, del poeta brasiliano Luis Fernando Verissimo: «È bene che ci sia una persona sbagliata per ognuno di noi perché la vita non è sicura, niente qui è sicuro, quello che è proprio sicuro è che dobbiamo vivere, ogni momento, ogni secondo, amando, sorridendo, piangendo, emozionando, pensando, agendo, desiderando, ottenendo. E solo così è possibile che si arrivi a quel momento della giornata, in cui diciamo: grazie a Dio, è andato tutto come doveva andare». Ho imparato che nella vita puoi avere l’illusione di controllare le cose, di essere forte, competitiva, possedere la disciplina di un marine. È tutto inutile: tanto, alla fine, Dio fa come gli pare. E l’amore anche. Patrizia Skaf L’amour fou I often travel, especially for work. The train is my preferred mean of transport: I relax during the trip, I watch the landscape, I ponder. A few days ago, on the route Florence-Rome, I paid attention to a survey published by a famous Italian newspaper. The subtitle reads: «There are already eight American states that have legalised marriage between homosexuals. Otherwise, in Italy the hypocrisy wins». My mind went back to the beginning of my career in journalism. I had the opportunity to interview a well-known Brazilian singer, on which hung the suspicion of homosexuality. Various relations were attributed to her, thus becoming the favorite target Editorial of the tabloids, which fostered the curiosity of their readers. The singer was known for her strong personality. The night before the interview I wondered whether I should address such a hot topic in an explicit way. When we were face to face, I realised I was quite thrilled. She was the most beautiful female voice of Brazil: a woman with strong energy, marked features, whose penetrating gaze was difficult to sustain. At that moment I decided: yes, I'll ask her, but only at the end of our meeting. So I wouldn't return to the office empty-handed if she became angry. "But do you like men or women?". She looked at me in the eyes and smiled with the confidence only a woman who is true to herself can own. Then, she answered: "I? I... love people". And I thought: love is the largest and most unmanageable of all feelings, because you can’t decide who you fall in love with, there are no aesthetic, intellectual, religious or racial preclusions. It is beyond all appearances, is a bond between souls. When I think of love, for me, falling in love is a luxury, to experience the feeling loyally represents excellence (a beautiful definition about it was given by Matteo Basilé, interviewed by Liv Enqvist); and what about excess? It’s having the courage to come out. I come to think of Yves Saint Laurent and his partner Pierre Bergé. I think of my homosexual friends, sensitive and intelligent men. In particular, a couple close to me, which I'm very connected to. They love each other, feel happy together and are envied by straight couples. Why should they have less rights than me and my partner? Why do parents still struggle to accept that their child develop deep feelings toward someone of the same sex? We are a nation of passionate people, supposed to be more inclined to acknowledge their feelings: why don't we understand this kind of love? I remember the poem The wrong person by the Brazilian poet Luis Fernando Verissimo: «It's good that there is a wrong person for each of us because life is not safe, nothing here is safe, what is really certain is that we must live, every moment, every second, loving, smiling, crying, feeling, thinking, acting, desiring, achieving. Only like this, it's possible to come to that moment of the day, when we say: thank God, everything went as it should». I learned that you can have the illusion of controlling things in life, to be strong, competitive, to possess the discipline of a marine. It's all pointless: in the end, God does as he pleases. And so does love. Patrizia Skaf 7 Le bellissime auto d’epoca che, grazie all’effetto tilt-shift, sembrano miniature 8 SUA ECCELLENZA UNIQUES SPECIAL ONES TESTI EZIO SALVATORI FOTO ALBERTO NOVELLI/RENÉ PHOTO 9 La cura spasmodica per i dettagli e la perfezione delle auto presenti alla manifestazione 10 11 Firenze, la cornice notturna ideale per la bellezza agée delle auto d’epoca 12 Nella suggestiva cornice di Palazzo Vecchio, un evento eccezionale riunisce le eccellenze in campo automobilistico, artistico e non solo. Un trionfo del lusso e dell’esclusività alla portata di pochi Esclusività, lusso ed eccesso: ‘bastano’ queste tre qualità per partecipare allo Uniques special ones. L’evento organizzato da MAC group è giunto nel 2011 alla seconda edizione ed è capace, ogni volta, di far brillare gli occhi dei presenti. Uniques special ones, infatti, non è solo una kermesse dedicata alle automobili di lusso. È una passerella di ospiti prestigiosi allestita nella splendida cornice di Palazzo Vecchio, un evento di livello inimmaginabile per i comuni mortali. La manifestazione è la vetrina ideale per opere d'arte, oggetti d'alto artigianato e vetture di lusso. Nell’edizione appena conclusasi, ad esempio, hanno fatto bella mostra di sé i gioielli di Van Cleef and Arpels, le ceramiche di Meissen, le creazioni di Stefano Ricci e le opere d'arte provenienti da una collezione privata dove spiccavano per bellezza disegni di Canova, Guido Reni e Tintoretto. Uniques special ones, però, è soprattutto sinonimo di special cars, come testimoniato dalla partecipazione della Lamborghini Miura di Mina, la Ferrari 275 GTB di Alexander Onassis (figlio dell'armatore greco Aristotele), la Mercedes 300 SL di Stavros Niarchos (ex cognato e rivale di Onassis) e l'Aston Martin DB2 dell'ex Presidente USA Gerald Ford. E queste sono solo alcune delle rarità che conferiscono ancora più splendore all’evento. Lo scorso anno le vetture in mostra erano più di cento, e non si trattava solo di modelli appartenuti a personaggi famosi: si annoveravano anche dei veri e propri pezzi storici, come la Ferrari 340 America coupé, vincitrice della Mille miglia nel 1951. Il cuore della manifestazione è da individuarsi senz’altro nel concorso The unique cars international concours, che premia la vettura migliore a livello tecnico e stilistico con un trofeo d'argento disegnato da Stefano Ricci - tra i giudici si sono distinti il designer americano Tom Tjaarda e lan Cameron, responsabile design Rolls Royce -. Anche l’arte, tuttavia, gode dell’adeguata visibilità: grazie all’intervento della società Morgan Stanley, nel 2011 è stato possibile allestire una mostra di lavori del XVII e XVIII secolo; inoltre, Christina Oiticica - moglie dello scrittore brasiliano Paolo Coelho - ha dipinto dal vivo una sua opera. La prossima edizione dello Uniques special ones è fissata per il 28 settembre 2012 e già si preannuncia un successo ancora maggiore rispetto alle precedenti. Amanti dell’eccellenza e dell’esclusività, siete avvisati: il prossimo rendez-vous targato MAC group vi aspetta. 13 Alcuni modelli da corsa, immancabili pezzi forti di Uniques special ones 14 15 L’Alfa Romeo, dal 1910 produttrice di alcune delle autovetture più ammirate al mondo 16 YOUR EXCELLENCY UNIQUES SPECIAL ONES In the evocative setting of Palazzo Vecchio, an exceptional event gathers the most prominent figures in the automotive and artistic field - and not only - . A triumph of luxury and exclusivity, definitely not affordable for all Exclusivity, luxury and excess, these qualities ‘are enough’ to get the opportunity to participate in the event Uniques special ones. In 2011 was held the second edition of this incredible event, organized by the MAC group, capable of making the participants’ eyes sparkle every time. In fact, Uniques special ones is not just a kermesse dedicated to luxury super cars. Most of all, it's a catwalk for prestigious guests in the splendid setting of Palazzo Vecchio: an event that reaches heights unimaginable to mere mortals. The perfect showcase for artworks, fine craftsmanship and cars. At the event, in 2011, the jewels by Van Cleef and Arpels, the ceramics from Meissen, the creations by Stefano Ricci showed off. Works of art by Canova, Guido Reni and Tintoretto stood out from a private art collection on display. Still, Uniques special ones is synonymous with special cars, as testified by the Italian singer Mina's Lamborghini Miura, Alexander Onassis' Ferrari 275 GTB (he's the son of the Greek ship owner Aristotle), Stavros Niarchos’ Mercedes 300 SL (he's an ex-brother in law and rival of Onassis) and an Aston Martin DB2 owned by the former U.S. President Gerald Ford on display. And these are just a few of all the rarities that have provided the show with even more splendor. Last year, more than a hundred cars took part in Uniques special ones, and only a part of them had belonged to famous people: there are also real historical pieces, such as the Ferrari 340 America coupé, winner of the Mille Miglia in 1951. The heart of the show is undoubtedly the contest called The unique cars international concurs, which awards a silver trophy designed by Stefano Ricci the best car under a technical and stylistic profile. Among the judges, it’s important to point out the American designer Tom Tjaarda and Ian Cameron, head of design at Rolls Royce. By the way, art itself plays an important role: thanks to the patronage of Morgan Stanley society, in 2011 there was also room for an exhibition of rare works of art from the 17th and 18th century proceeding from private collections. Besides, Christina Oiticica (the Brazilian writer Paulo Coelho's wife) painted one of her works live. The next edition of the Uniques special ones is scheduled on the 28 th of September 2012 and it is likely to be an even bigger success. To all lovers of excellence and exclusivity: be prepared. The next rendezvous from the MAC group awaits you. 17 the Giordano Mozzi / Stefania Biacca ASTON MARTIN Le Mans (1933) overall winners of the 2011 Mille Miglia present LICENSEE OF Brescia>Roma>Brescia Automobile Club Padova 18 17>20 may 2012 www1000miglia.eu photo by Mille Miglia Official Photographer Renè legend Ministero degli Affari Esteri Ministero per lo Sviluppo Economico Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Ministero per i Beni e le Attività Culturali Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Ministro del Turismo Comune di Brescia COMUNE DI PADOVA REPUBBLICA DI SAN MARINO COMUNE DI BOLOGNA Città di Manerbio Brescia In questi anni ha fatto crescere l’entusiasmo e la passione in tutto il mondo. Mai come oggi è stata così grande. Ora torna sulle strade italiane. Per farci vivere l’emozione e il sogno della corsa più bella del mondo. Perché dal 1927 c’è una sola leggenda. Il suo nome è Mille Miglia. It’s been growing in enthusiasm and passion for years and all over the world. Never before has it reached such levels. And it will soon be back on Italy’s roads again. So we can enjoy the emotion and dreams of the world’s greatest road race. Because there’s only been one legend since 1927. Its name is Mille Miglia. WORLD SPONSOR MAIN SPONSORS OFFICIAL SPONSORS BUSINESS SPONSORS TECHNICAL SPONSORS MEDIA PARTNERS 19 TESTI LUCIO PELLEGRINO 20 Ovvero: come la guerra ha influito sulla scelta di tagli e materiali, imprimendo alla moda una svolta in direzione del rigore e della praticità, in attesa della rinascita della femminilità negli anni cinquanta Gli anni quaranta e la moda: un connubio tanto importante quanto difficile. La seconda guerra mondiale e le sue asperità dettano i ritmi e i materiali da usare per il confezionamento degli abiti, i sarti sono obbligati a fare i conti con la scarsezza e il contingentamento di stoffe e tessuti. È proprio in questo periodo che si iniziano ad adottare in misura consistente le fibre sintetiche. L’elaborazione di capi sia maschili che femminili è condizionata dall’economia di guerra e la moda individua nelle uniformi militari, nuova fonte di ispirazione, i modelli da seguire. Soprattutto il vestire femminile si caratterizza per le linee più nette, unite alla quasi totale assenza di apparati decorativi; i colori - anche per ragioni legate alla contingente povertà - si fanno più scuri ed il cappello, nelle sue varie forme e declinazioni, diventa uno dei pochi elementi esornativi concessi, in grado di conferire un certo tocco cromatico. Parigi, fino allo scoppio del conflitto capitale indiscussa della moda con la M maiuscola, cede successivamente il passo a stilisti provenienti da paesi ‘nuovi’. Questi, forti dei successi in ambito bellico, possono imporre i propri trend culturali, nonché i rispettivi canoni estetici. Claire McCardell o Foxiebrownie sono solo alcuni dei fashion designer provenienti da oltreoceano. Si afferma il ‘ready to wear’ a scapito del ‘custom made’, almeno per qualche anno: quindi, abiti confezionati dallo stile più semplice - ma non per questo meno eleganti - e dai costi più contenuti. Grande protagonista è la cosiddetta fantasia Gingham, un check che ricorda il quadrettato, sebbene di dimensioni più ridotte. Uno stile più casual domina la moda dell’epoca, eppure le forme femminili non ne escono svilite: semplicemente, vengono ricondotte ad un ruolo più adeguato alle dinamiche della guerra, come dimostrano le linee che sembrano derivare dagli abiti indossati dai soldati impegnati nel conflitto. Il glamour non tramonta negli anni quaranta: come dimenticare il famoso impermeabile di Marlene Dietrich, le camicie bianche di Katherine Hepburn, per non parlare dei larghi pantaloni indossati da Lili Palmer? Il tutto, però, Katherine Hepburn e Lili Palmer, due icone indiscusse dello stile anni ‘40 Nella pagina a fianco: una delle creazioni di Claire McCardell 21 è permeato da un’aura di sobrietà, siamo lontani dal fasto degli inizi del XX secolo o dai toni avveniristici dei primi anni trenta. Si percepisce il desiderio di dimenticare gli orrori della guerra, ma le privazioni da essa causate influenzano il costume del tempo in chiave pauperistica. Basti pensare che nella Parigi occupata gli atelier di Madeleine Vionnet e Coco Chanel chiudono i battenti, in attesa di tempi migliori. Trench e cappotti, non a caso capi normalmente presenti nel guardaroba militare, sono sfoggiati - seppur con accorgimenti diversi - anche dai civili, che si ritrovano così catapultati in un milieu estetico debitore del costume del fronte. Le silhouette dalle linee molto affilate concedono poco all’immagine voluttuosa della donna e del suo corpo. Le sinuosità femminili rimarranno coperte fin quasi agli inizi degli anni cinquanta, quando un giovane Christian Dior (1947) presenterà una collezione leggera e briosa, ispirata ai colori e alle sfumature della Belle Époque, capace di mettere fine almeno in parte ai toni poveri del periodo bellico. VINTAGE: THE FORTIES, READY TO WEAR That is: how cuts and materials were affected by war. Strictness and comfort became essential aspects of fashion at that time, waiting for the rebirth of femininity in the fifties The '40s and fashion: a match as important as hard. The Second World War with its harshness was dictating the pace and materials to be used for clothes. The clothing had to deal with the shortage and quota restrictions on textiles and fabrics. It's during this period that the use of synthetic fibers makes its way and both male and female fashion are inspired by a war economy. The military uniform becomes a source of imagination and a model to follow. Especially the women's clothing lines are sharper, with less decorations, the colors - also due to limited supplies - become darker. The hat in diverse forms and variations becomes one of the few decorative and colorful elements. Paris, hitherto the undisputed capital of fashion with a capital F, declines during war to make way for designers from “new” countries. Thanks to their success in war, they also impose their own cultural trends and their aesthetics. Claire McCardell or Foxiebrownie are just a few names of fashion designers from overseas. It makes ready to wear more popular than custom made at least for a period of time: the clothes are cheaper and more simple but not less stylish. Leading actor of those years is the pattern called the Gingham check, that is similar to checks but smaller in size. It's a more casual style that per22 meates the whole fashion of this era. Fashion does not reveal the woman's body and its forms and it becomes more practical: it follows the dynamics of war with lines that seem to derive from clothing worn by soldiers engaged in war. The glamour does not set in the '40s: what about the famous raincoat worn by Marlene Dietrich or the white shirts of Katherine Hepburn, not to mention baggy pants worn by Lili Palmer? Still, everything is characterized by a sober touch, we are far from the splendor of the early 20th century or the futuristic tones of the early '30s. There is a desire to forget about the horrors of war, but hardships influence the fashion with pauperistic tones. Just think of the atelier of Madeleine Vionnet and Coco Chanel in an occupied Paris, they closed their doors waiting for better times. Trench coats and coats, not coincidentally items that normally formed a part of the military wardrobe, were brought into the civil fashion even if slightly modified. They found themselves to be a part of an esthetic taste that was taken from the front. The silhouette with very straight and strict lines doesn't enhance the voluptuous image of the woman's body. It's almost until the beginning of the ‘50s that clothes cover up the feminine curves: at that time, a young Christian Dior (1947) creates a collection full of lightness and vivacity, inspired by the colors and shades from the Belle Époque, which puts an end to the poor tones of the war. Ancora, le creazioni di Claire McCardell ADVANCED STYLE: LO STILE HA UN’ETÀ TESTI CLAUDIA PAROLA/FOTO ARCHIVIO ADVANCED STYLE 23 Lo stile è senza tempo, come dimostrano le immagini del fotografo Ari Seth Cohen 24 Ari Seth Cohen, fotografo e blogger statunitense, esplora l'universo dell'eleganza decisamente oltre gli anta. Attraverso il suo obiettivo cattura in una sorprendente serie di ritratti le icone - più o meno note - del nostro tempo, individuando nello stile la matrice dell'individualità. L'Italia non poteva mancare tra le mete della sua ricerca: la forma, in questo caso, è sostanza “If you try to imitate too much, you will look like nothing. Never compare. You are you!” – “Se tutti i tuoi sforzi sono tesi all’imitazione, non sarai niente. Non fare paragoni. Tu sei tu!”. Questo perentorio incitamento all’individualità non è frutto delle avventate considerazioni di un’adolescente. Anzi. Ilona Royce Smithkin è una splendida novantunenne, una musa dai capelli accesi perfettamente consapevole dei propri obiettivi e desideri. Come lei, le altre protagoniste del blog Advanced style, dedicato alle icone di stile over cinquanta, contribuiscono a delineare un’immagine della cosiddetta terza età che si discosta con forza dagli stereotipi ritriti. Tutto cominciò nel 2008, quando il fotografo Ari Seth Cohen, ideatore del progetto, decise di trasferirsi dalla California a New York in cerca di nuove fonti di ispirazione. Lungo le strade di Manhattan ebbe la fortuna di imbattersi in individui dall’altissimo potenziale creativo, tutti rigorosamente agée. La sua ricerca, nata come campionatura delle bonnes vivantes locali, con il trascorrere del tempo si trasformò in un’attività di maggiore respiro, sfociata in un’insolita celebrazione dell’età senile. La cura meticolosa con cui Cohen registra le vicende narrate dalle modelle ne è la dimostrazione. Jacquie Tajah Murdock, ad esempio: ex ballerina dell’Apollo Theater, danza da sempre e, seppur ottantenne, adora vestirsi a modo suo, accostando capi firmati ad altri, più economici; Zelda Kaplan, assidua frequentatrice dei party cit- tadini, deceduta a 95 anni come si addice ad un combattente: in prima fila, durante una sfilata; Iris Apfel, i cui occhiali dalla montatura esagerata sono diventati simbolo indiscusso di originalità. I contenuti, indissolubilmente saldati alla forma, contribuiscono a svelare l’essenza dello stile, un distillato di carattere, disinvoltura e appropriatezza che non ha nulla a che vedere con il succedersi delle mode. Il termine “advanced” non si riferisce soltanto ad una precisa tappa esistenziale ma individua quella componente di eccellenza maturata sulla base delle esperienze pregresse: ognuna di queste donne urla il proprio individualismo, eppure la ricerca dell'originalità non è mai forzata. Al contrario, è il risultato di una profonda analisi. Con la delicatezza imposta dall’età delle partecipanti, Cohen frantuma uno degli ultimi tabù della moda, la senilità, e dalle ceneri del “giovane è bello” risorge un nuovo concetto di fascino. Sì, ma l’Italia? Difficile non pensare ad Anna Orso, anticonformista, orgogliosa dei lunghi capelli bianchi, “una vecchia ragazza” padrona di se stessa. Come lei, molte altre bellezze nazionali, più o meno note, hanno costruito il proprio personalissimo stile come risultante delle sedimentazioni esperienziali. Advanced style dedica uno spazio ai coniugi Missoni, esempio lampante di come l’influenza reciproca conduca a risultati straordinari; inoltre, si concede una riflessione su Miuccia Prada, la regina del nuovo lusso raffinato, capace di “indossare le sue creazioni meglio delle modelle”. L’enorme quantità di materiale accumulato da Cohen confluirà in un libro (in uscita a maggio), una summa dei migliori scatti rubati in tutto il mondo, anche in Italia. Un’occasione imperdibile per conoscere da vicino le protagoniste nostrane del gusto senza tempo e, perché no, trarre ispirazione dalle loro scelte. Donatella Ver- sace chiosa: “oggi ciascuno prende dalle proposte di ogni stilista ciò che più gli aggrada, mescolando il tutto con una buona dose di creatività individuale. E proprio questa creatività contraddistingue i giovani di ogni età”. Siate originali, dunque, siate curiosi, e godetevi la vita: la vecchiaia, in fondo, non è che uno stato mentale. La riscossa della terza età. Alcune delle protagoniste di Advanced style, in pillole. Iris Apfel Intramontabile icona di stile, si occupa da sempre di tessuti e di interior design. Ha viaggiato molto ed ha una spiccata propensione per l’esotico, a suo dire ‘uno stile architettonico e sofisticato’. Nel 2005 è stata protagonista di una mostra al MoMA, dal titolo Rara avis: the irreverent Iris Apfel. ”Vestirsi bene è un esercizio di creatività, e ti fa sentire bene” “La libertà d’espressione è la cosa più importante: altrimenti, rischi di soffocare” “Lo stile è qualcosa di intrinseco, fa parte di te: devi studiare te stessa, scoprire chi sei, cosa ti piace e cosa non ti piace, con cosa ti senti a tuo agio, come la gente reagisce a ciò che indossi, quanto ti infastidisci se a loro non piace. È un insieme di tutte queste cose. È un lavoro duro, ma se non lo fai finisci con il copiare lo stile di qualcun altro, che non sarà mai il tuo” “Mia madre mi diceva sempre: se hai un semplice vestito nero ma hai molti accessori, puoi ottenere ventisette vestiti diversi. Mia madre adorava gli accessori e io ho ereditato questa passione” 25 Beatrix Ost, una delle protagoniste di Advanced Style 26 Alice Carey Scrittrice di origine irlandese, è cresciuta a New York nella casa dell’impresario teatrale Jean Dalrymple, dove la madre prestava servizio come domestica. Fin da piccola a contatto con due mondi diversissimi, intuì che ‘ognuno costruisce da solo la propria personalità’. Decise di non seguire la massa nel preciso momento in cui Lance Loud le regalò una giacca maschile, con un piccolo colletto in pelle. Da allora, non è mai tornata sui suoi passi. “Adoro vestirmi con abiti maschili rendendoli però più femminili, ad esempio addolcendoli con delle spille […] Io spicco vestita così, e nessuno lo fa: quando mi trovo in un aeroporto, so che tutti mi guardano. Guardano i miei accessori, sorridono e sento che riesco a comunicare con loro. Loro sorridono, e questa è una delle componenti dello stile” “Il vero lusso è la comodità” “Non mi cambio nei diversi momenti della giornata, io sono sempre la stessa, ma con delle piccole variazioni” Ilona Royce Smithkin Artista, insegnante e performer, nutre una forte passione per le canzoni di Marlene Dietrich e Edith Piaf. Agli alunni curiosi di scoprire la sua età, risponde di trovarsi ‘tra i cinquant’anni e la morte’. “Non dipendo dalla moda, perché quello che faccio è molto individuale [Come mi vesto] non deve piacere a nessun altro: l’importante è che guardandomi nello specchio io possa dire: ah, ecco, sono io” “L’unico caso in cui mi rendo conto della mia età è quando, camminando, improvvisamente sento un dolore. Non ho più vent’anni, non ho più una vita davanti, ho a disposizione un tempo molto limitato e mi è costato molto accettarlo. Eppure, parlo con il mio corpo, sono in ottimi rapporti con lui. Gli parlo e dico: sono stata molto buona con te, tu devi esserlo con me” Ruth Coban La centenaria Ruth Coban ‘si veste ogni mattina, anche se soltanto per andare a ritirare la posta, perché non si sa mai in chi potrebbe imbattersi’. “Penso che stiamo attraversando un’epoca in cui la pubblicità ha preso il sopravvento: tutti vogliono nuove cose e devono averle. Ma se non le avrete, non morirete: è bellissimo non sentire il bisogno di qualcosa […] Non ho bisogno dei marchi, so perfettamente quello che mi piace. Mi vesto a seconda del mio umore e delle mie necessità” Così si racconta in un’intervista rilasciata ad Ari Seth Cohen il 6 maggio 2011: “Ho 99 anni e tra un paio di mesi ne compirò 100. Mi sveglio ogni mattina e penso: questo giorno mi è stato donato dal Signore e proverò a viverlo al meglio, senza controllare il calendario, svolgendo le mie attività. Al momento, sto studiando pilates, in combinazione con altri esercizi. Faccio ciò che è meglio per me, ed ho imparato ciò che è meglio per il mio corpo. Se ascolti il tuo corpo, sarà lui stesso ad indicartelo. La maggior parte del tempo mi sento bene, spesso ho dei dolori ma so anche che se me ne occupo, facendo degli esercizi, poi mi sentirò molto meglio. Allora, mantenetevi attivi, camminate o dedicatevi ad altri esercizi di quando in quando. Anch’io spesso mi devo obbligare e dire ‘Ruth, alzati, fallo e basta!’: ecco tutto”. Tziporah Salomon È stata denominata la ‘queen of layering’, ovvero la regina del vestirsi a strati. Compone il suo stile sovrapponendo e giustapponendo gli elem e nt i c h e più le piacciono, p er giungere ad uno risultato armonioso ed originalissimo. Si definisce un’artista, perché le sue mise sono come dip i nt i : r a c c o nt a n o u n a s t o r i a e devono essere complete e perfette in ogni dettaglio. “Non solo devi vestirti ogni giorno, ma ti devi vestire bene: è un po’ come mangiare” “Io mando agli altri amore, loro mi mandano amore, è una specie di circolo dell’amore e ti fa sentire bene. Nelle riviste, soprattutto quelle di moda, si vedono solo ragazze giovani e non c’è posto per le donne della nostra età. Io invece ricevo complimenti da donne che mi ringraziano perché ricominciano a cercare nel loro armadio e a vestirsi. Era ora!” “Sapersi vestire è un dono, è il mio dono, finalmente me ne sono resa conto. Ho combattuto contro l’essere superficiale e poi ho capito: io sono un artista, anche se non dipingo” 27 Quanti anni dimostra? Ma cosa importa, il suo stile parla per lei! 28 ADVANCED STYLE: STYLE HAS AN AGE Ari Seth Cohen is an American photographer and blogger. His work is aimed at exploring the universe of fashionable ladies over fifty. Through his lens, he catches wonderful portraits of icons famous or not - of our time. Cohen detects in style the roots of individuality. Italy is an unmissable destination according to his research: the appearance is strictly linked to the content “If you try to imitate too much, you will look like nothing. Never compare. You are you!” This peremptory incitement to individuality is not the result of hasty consideration of a teenager. Rather the opposite. Ilona Royce Smithkin is a splendid 90 years old lady, a muse with brightly colored hair and fully aware of her goals and desires. She helps to draw a picture of the so-called third age that deviates strongly from the hackneyed stereotypes, just like the other protagonists of the Advanced Style blog which is dedicated to the icons of style in the so called third age. It all began in 2008 when the photographer Ari Seth Cohen, creator of the project, decided to move from California to New York in search of new sources of inspiration. Along the streets of Manhattan, he had the good fortune to run into people with very high creative potential, all strictly elderly. His research, originally a sampling of local bonnes vivantes, became a more comprehensive activity with the passage of time and resulted in an unusual celebration of the old age. The meticulous care with which Cohen records the events described by the models is the proof. Jacquie Tajah Murdock for instance: she's a former dancer of the Apollo Theater, she has always been dancing, though an octogenarian she loves dressing up in her own way, combining designer clothes with high street ones. Zelda Kaplan, goes to lots of parties, died at the age of 95 as befits a fighter: in front row, during a fashion show. Iris Apfel, whose exaggerated rimmed glasses have become the undisputed symbol of originality. The content, inseparably welded to the form, help to reveal the essence of style, a distillation of character, confidence and appropriateness that has nothing to do with the succession of trends. The term 'advanced' refers not only to a specific stage of existence but identifies that component of excellence gained on the basis of previous experiences: each of these women screaming their individualism, yet the search for originality is never forced, on the contrary, is the result of a deep analysis. With the sensitivity set by the age of participants, Cohen shatters one of the last taboos of fashion, senility, and from the ashes of the 'young is beautiful' rises a new fascinating concept. Yes, but in Italy? It's hard not to think of Anna Orso, nonconformist, proud of her long white hair, 'an old girl' mistress of herself. Many other national beauties like her, more or less known, have built their own personal style as a result of sedimentation of their experiences. Advanced style has dedicated editorial space to the spouses Missonis, a prime example of how the mutual influence leads to extraordinary results. Moreover, it gives a reflection on Miuccia Prada, queen of the new 'understated luxury', who is able ‘to wear her creations better than the models’. The enormous amount of material accumulated by Cohen will merge into a book (released in May), actually a compendium of the best snapshots taken around the world, including Italy. It's a wonderful opportunity to get closer to our country's protagonists with timeless style, why not taking inspiration from their choices. Donatella Versace glosses: “today everyone takes what he or she likes best from every designer, mixing it with a good dose of individual creativity. And this creativity distinguishes young people of all ages”. Be original, therefore, be curious and enjoy life: old age is just a state of mind, after all. The old age revenge. Some of the Advanced style characters, in a nutshell. Iris Apfel Iris Apfel is a timeless style icon and has always worked with fabrics and interior design. She has traveled extensively and has developed an insatiable appetite for the exotic, in her opinion an architectural and sophisticated style. In 2005 she starred a show at MoMA, titled Rara avis: the irreverent Iris Apfel. "Dressing well is an exercise in creativity, and it makes you feel good" "Freedom of expression is the most important thing: otherwise you can choke" "Style is integral: you have to study yourself, discover who you are, what you like and what you don't like, what makes you comfortable, how people react to what you wear, what annoys you if they don't like it, it's all these things put together. It's hard work, but if you don't do it you'll end up copying someone else's style, which will never be yours" "My mother always told me: If you have a simple black dress but many accessories, you can get 27 different outfits. My mother loved accessories and I inherited this passion " Alice Carey Alice Carey is a writer of Irish descent. She grew up in the theatrical impresario Jean Dalrymple's house in New York, where her mother worked as a maid. In contact with two very different worlds since childhood, she realised that ‘everyone builds his own personality’. The precise moment when she decided not to follow the mass, was when Lance Loud gave her a man's jacket, with a small leather collar. Since then, she has gone her own way. "I love to dress in male clothing, but I make them more feminine, for instance I make them cuter with brooches [...] I dress differently like this, and no one does: when I'm in an airport I know they're all looking at me. People look at my accessories, they smile and feel that I can communicate with them. They smile and this is a part of this style" 29 Rita Marcus, una delle muse ispiratrici di Advanced Style 30 "The real luxury is comfort" "I do not change my clothes during different times of the day, I'm always the same but with small variations" Ilona Royce Smithkin Ilona Royce Smithkin is an artist, teacher and performer. She has a very strong passion for the songs of Marlene Dietrich and Edith Piaf. When curious pupils ask about her age, she replies that is ‘between fifty and death’. "I don't depend on fashion, because what I do is very individual [How I dress] it doesn't have to please anyone else: the important thing is that, when I see myself in the mirror, I can say, ah, there I am" "The only moment when I'm aware of my age is when I feel a sudden pain while walking. I'm not twenty years old anymore, I don't have nothing to look forward to, I have a very limited amount of time and it cost me much to accept that. Yet, I speak with my body, I'm on good terms with it. I talk to it and say: I've been very good to you, you have to be good to me” "I think we are going through an era in which advertising has got the upper hand: everyone wants new things and have to have them. But if you don't, you won't die: it's so beautiful when you feel that there’s nothing in particular that you need [...] I don't need brands, I know exactly what I like. I dress depending on my mood and my needs " "I send love to others and they send me love back, is a kind of circle of love and it makes you feel good. In magazines, especially fashion magazines, you see only young girls and there's no place for women in our age. But I get compliments from women who thank me because they look in their closet and start dressing again. It's about time! " "Knowing how to dress is a gift, I finally realised that it's my gift. I fought against being superficial and then I realised: I am an artist, although I don't paint " Ruth Coban The century-old Ruth Coban ‘get dressed every morning, even if only to pick up the mail, because you never know who might come in’. So she spoke in an interview with Ari Seth Cohen on 6th May, 2011: "I’m 99 years old and in a couple of months I'll be 100. I wake up every morning and think: this day has been given to me by the Lord and I'll try to live it the best way, without checking the calendar, doing my activities. At the moment, I am doing pilates in combination with other exercises. I do what's best for me, and I learnt what's best for my body. If you listen to your body, it will tell you. Most of the time I feel good, I often have pain but I also know how to deal with it. I do exercises and then I'll feel much better. So, keep active, walk, or enjoy other exercises every now and then. Often I have to oblige myself and I say, 'Ruth, get up, just do it!': that's all”. Tziporah Salomon Tziporah Salomon is called the 'queen of layering'. She composed her style by overlapping and juxtaposing the items she likes most to achieve a harmonious and very original result. She defines herself an artist, because her outfits are like paintings: they tell a story and must be complete and perfect in every detail. "You don't just have to get dressed every day, but you have to dress well: it is a bit like eating" 31 "MI PIACE ANNA PERCHÉ HA IL VISO DA NOBILE E IL CULO DA CONTADINA" FEDERICO FELLINI SU ANNA ORSO "I LIKE ANNA BECAUSE OF HER ARISTOCRATIC FACE AND HER PEASANT ASS" FEDERICO FELLINI SPEAKING ABOUT ANNA ORSO 32 L'advanced style secondo X: Anna Orso fotografata da Gianmarco Chieregato, abiti Stella Jean 33 Alcune creazioni della stilista italo - haitiana Stella Jean La nuova Stella del Made in Italy TESTI PATRIZIA SKAF/FOTO ARCHIVIO STELLA JEAN 34 Stella Jean si racconta, dagli esordi in passerella ai successi come fashion designer: uno stile che non passa certo inosservato Alta, magra, simpatica. Occhi da gatto, eleganza innata: Stella Jean è una delle nuove promesse della moda italiana, vincitrice del concorso Who is on next 2011 e reduce dalla fashion week milanese. Durante l’intervista il tempo vola, Stella è intelligente e interessante. Ha già due figli, nonostante la giovane età: un bell’impegno per chi sta avviando una carriera da stilista. Racconta di come la moda faccia parte da sempre del suo DNA: il padre, torinese, è gioielliere; descrive la madre, haitiana, come una donna dallo stile sobrio ed elegante. Si intuisce che il rapporto con questa è, forse, conflittuale, anche se la stilista dimostra una forte ammirazione nei suoi confronti: più osservo le sue creazioni, più trovo tracce dell’influenza materna. Stella osserva voracemente i dettagli e si percepisce che rielabora all’istante quello che vede: tutto è fonte di ispirazione. Ciò che più colpisce delle sue collezioni è la capacità di unire due mondi diversi, l’europeo e il caraibico, combinando motivi impegnativi come l’animalier, le stampe wax e la bigiotteria vistosa. Da questi ingredienti ‘pericolosi’ riesce ad ottenere un look armonioso, uno stile vivo senza essere esasperato. Ogni intervento viene studiato nei minimi dettagli ed è il frutto di un’accurata ricerca: nulla è lasciato al caso. Come è iniziata la tua carriera nel mondo della moda? Ho mosso i primi passi nel settore come indossatrice. Ho iniziato sfilando per Egon Von Furstenberg, mia madre conosceva sua sorella. Mi resi ben presto conto, però, che quella carriera non faceva per me. L’aspetto che più mi attirava era il ‘dietro le quinte’ della sfilata, le prove di sartoria, le prove abiti: insomma, il lavoro creativo. Ero estremamente affascinata dalla modellazione, da come, con pochi tratti, potesse prendere forma un progetto tridimensionale. All’inizio non fu facile: ero intimorita dal fatto di non saper disegnare. Partecipando soprattutto ad eventi presso le accademie di moda, potevo constatare come i bozzetti dei miei colleghi fossero splendidi. Eppure, come diceva Vionnet, ‘Il foglio inganna’, e spesso i prodotti nati da quei progetti non erano all’altezza delle aspettative. È stato allora che mi sono convinta della possibilità di percorrere un’altra via, perché la teoria non è nulla senza la pratica. I miei primi esisti erano molto sperimentali, quasi folli. Tre anni fa diedi forma alla mia prima collezione primavera/ estate, e due anni fa chiesi di partecipare a Who is on next. La mia candidatura venne rifiutata, mi sentii rispondere che ‘mancava qualcosa’. La presi male, ma poi mi resi conto che avevano ragione, e questi sono i consigli che ti fanno crescere. Da quel momento, iniziai un profondo lavoro di ricerca che mi ha permesso di trovare la chiave per rendere unico il mio lavoro: parlare di me stessa. Quali sono le caratteristiche del tuo stile? Sono figlia di due culture: mia madre è haitiana, mio padre torinese, e sono nata a Roma. Ho cercato di trovare un punto di incontro tra le mie due nature, che si sono riappacificate n e l l a c o l l e z i o n e p r e s e nt at a a d AltaRoma. Le gonne in tessuto wax costituiscono il retaggio materno, mentre le camicie a righe quello paterno. L’equilibrio tra le componenti è dato dalla forma, tutto è molto femminile, ‘ladylike’. Sento di essere stata in grado di restituire dignità al wax, non più interpretato in chiave caricaturale. E per me, questo è un grande traguardo. Ad esempio, ho declinato il motivo wax su un piumino dal collo maculato, in ecopelle, che è piaciuto molto a Simonetta Gianfelici (refe- rente di spicco per la moda in Italia, già intervistata da X ndr), una delle prime ad aver creduto in me. Ho anche creato uno smoking con fascia in tessuto wax, e la stessa fantasia è riproducibile su scarpe stringate e mocassini… Sì, credo che il mio stile sia molto riconoscibile. Hai scelto l'ecopelle perché sei animalista? - Stella è imbarazzata, forse timorosa di risultare ‘politicamente scorretta’. Esita, prima di rispondere, non conoscendo il nostro schieramento. La tranquillizzo: “non ti preoccupare, esiste molta ipocrisia e confusione sul tema”. Si rilassa: - Effettivamente la scelta non è legata a una presa di posizione di questa natura, semplicemente volevo rendere il capo più accessibile. Raccontaci qualcosa dei tuoi accessori: anche quelli raccontano una storia? I bijoux delle mie collezioni sono fatti su misura, riprendono però lo stile delle gioie francesi tardo ottocentesche. Anche questi sono un simbolo culturale: quando i francesi vennero cacciati dagli haitiani, questi presero possesso delle cose che i coloni avevano abbandonato. Per quanto riguarda i gioielli, ad esempio, vennero indossati ‘così come capita’, sovrapposti agli abiti di tutti i giorni. C’è già qualcosa che ti entusiasma, quando pensi alle prossime collezioni? Non si finisce mai di creare: chi avrebbe mai detto che il mix di tessuti wax, hawaiani ed animalier desse un così bel risultato? Si potrebbe aggiungere anche lo scozzese… E le scarpe maculate: stanno bene su tutto! Sono una spugna, assorbo e rielaboro tutto quello che vedo: ritengo che si debba continuare a sperimentare per trovare sempre nuove combinazioni, non c’è limite alle possibilità di abbinamento purché si ar35 Fantasie caraibiche mixate ai toni sobri dello stile classico: l’originalità nello stile di Stella Jean rivi ad un risultato di stile e buon gusto. Come descriveresti il processo creativo che porta all’elaborazione di un abito? Il mio approccio creativo è molto pratico: ho iniziato lavorando sulla mia stessa figura, puntando spilli sulla stoffa e definendo in laboratorio cosa stesse bene e cosa invece no… Sono la regina degli spilli! Questa modalità mi permette di cambiare nel caso in cui il risultato non mi piaccia. Solo dopo aver realizzato il capo viene disegnato il modello. Sono convinta, tra l’altro, che la creatività fine a se stessa non paghi: non bisogna assolutamente prescindere dal cliente, proponendogli ad esempio dei prodotti che non sarebbero portabili. Dove sono distribuiti i tuoi abiti? Principalmente in Italia, ma ci stiamo 36 allargando anche al mercato estero e siamo già presenti in Francia, Germania e Arabia Saudita. È stata una sorpresa aver ricevuto così tante richieste! A Milano, ad esempio, abbiamo deciso di concedere l’esclusiva a Banner, in via della Spiga, perché sono stati i primi a credere nella collezione. E poi, è fresca la notizia dell’arrivo in Russia, nella boutique de Il Bosco di ciliegi. L’interesse per l’estero è molto forte, anche se la nostra produzione ha una base esclusivamente italiana. Il tuo prodotto è 100% made in Italy? Sì. La produzione è a Latina, il campionario viene realizzato a Terni. Do particolare risalto alla manualità, anche perché sono convinta che l’unica via per resistere all’interno di un mercato molto competitivo sia differenziarsi dagli altri e puntare sulla qualità. Ad esempio, una parte della collezione primavera/estate è stata dipinta a mano da una pittrice tessile di 84 anni, Nadia Valli. Questa è la particolarità che ci distingue dagli altri! Il tempo di stesura di ogni colore è molto lungo, il lavoro è precisissimo e l’effetto è spettacolare. Pensa che Nadia ha voluto dipingere personalmente le stoffe nonostante un ictus le avesse bloccato un braccio. Per quanto riguarda il progetto Fashion-able Haiti, invece, come si è sviluppata la collaborazione con l’ambasciata haitiana? L’ambasciata ci ha messo a disposizione molti libri sulla cultura locale: mi sono ispirata soprattutto alle chincaglierie, a quell’enorme quantità di monili, e alle farfalle. Come hai reagito al successo all’ultima edizione di Who is on next? Quando i miei capi vennero presentati per essere visionati, appesi, non riscossero molto successo. Anzi. Que- sto perché i pezzi, da soli, non hanno senso, sono asettici. Inizialmente, non facevo parte della rosa dei finalisti, ma la sfilata con i capi abbinati e completati dai bijoux è stata molto apprezzata, addirittura ho assistito ad una standing ovation del pubblico! Franca Sozzani è intervenuta, cosa mai successa prima, e sono stata inclusa tra i finalisti. Quando mi hanno comunicato di aver vinto, avevo pensato ad un premio minore e rispondevo a tutti “sono felice come se avessi vinto Next”. Solo una volta salita in macchina mi hanno detto: “Stella, hai capito di avere vinto il concorso?”. Se ero contenta prima, immaginatevi dopo questa rivelazione! Franca Sozzani ha dichiarato: “serve il coraggio di cambiare idea”. Ancora faccio fatica ad abituarmi a tutto questo successo: nell’ultimo numero di Marie Claire sono stata accostata a griffe di altissima caratura, e questo mi ha emozionato tantissimo! A proposito: quali sono stati i tuoi stilisti di riferimento? Per quanto riguarda l’Italia, Antonio Marras, Antonio Berardi e Alessandro Dell’Acqua; inoltre, ammiro i designer della scuola di Anversa, soprattutto Dries Van Noten. Come hanno accolto i tuoi genitori la tua scelta professionale? Mia madre non ha mai detto nulla al riguardo. È una donna dal carattere deciso e dall’eleganza spiccata: ama l’alta sartoria, il suo gusto è sempre stato particolarmente sobrio. Mio padre rimaneva un po’ perplesso davanti alle prime creazioni, sperimentali, fatte di stridenti contrasti. Mi diceva: “non mi piacciono, ma sono sicuro che ce la farai”. Su chi vorresti vedere indossate le tue creazioni? Sono particolarmente attratta dalle belle personalità, sono quelle che mi emozionano. Può sembrare macabro, ma Il mio primo ricordo legato alla moda è il completo di Givenchy indossato da Jackie Kennedy quando il marito venne assassinato. Lei non era bella, ma possedeva un’allure! Per me, il bello non è assolutamente oggettivo e prescinde dalla perfezione. Ad esempio, l’ultima modella scelta per il mio catalogo ha un naso importante ed orecchie non esattamente ‘minuscole’ ma è splendida. Sei appassionata di vintage? Molto, soprattutto di accessori. Ogni anno a Parma si tiene una grande manifestazione dedicata al vintage e all’antiquariato, Il mercante in fiera. Lì ho iniziato la mia collezione di kimoni anni cinquanta: ognuno è costituito da sei strati di seta, e al suo interno si trova lo stemma del casato. Adoro i kimoni: stanno bene con i jeans o con un paio di ballerine, e ti fanno sentire bellissima! 37 La stilista al lavoro 38 Parlaci dei tuoi bambini: anche se piccoli, ti sembra che dimostrino già un interesse per la moda? Ho un maschietto di 8 anni e una bambina di 5. Lei ha già un bel caratterino, decide da sola come vestirsi e quando le dico “lascia fare alla mamma, è il suo lavoro” lei non ne vuole sentir parlare. Ha già il suo stile. Cosa sono per te eccellenza, lusso ed eccesso? Io sono la rappresentazione dell’eccesso (ride)! L’idea dell’eleganza stessa è l’eccesso, ed è basilare per comprendere ciò che intendo. L’eccesso puro si abbina perfettamente a termini come ‘garbato’, ‘a modo’. Il lusso è dato dall’atteggiamento: è una donna ‘décontracté’, naturale, non caricaturale. È la nonchalance, paradossalmente il non aver bisogno del lusso esteriore, scegliere indipendentemente dalle mode. L’eccellenza è la qualità della manodopera, made in Italy al 100%. THE NEW STAR OF MADE IN ITALY Stella Jean tells her story, from the catwalk to her success as a fashion designer: a style which doesn't go unnoticed Tall, slim, nice. She has got cat's eyes, innate elegance: Stella Jean is one of the new promises of Italian fashion, winner of the competition Who is on next 2011 and a veteran of Milan fashion week. Time flies during the interview, Stella is intelligent and interesting. DeEmporio spite her young age she has already got two children: a big commitment for anyone who is starting a design career. She talks about how fashion has always been part of her DNA : her father from Turin is jeweler, she describes her Haitian mother as a woman with discreet and elegant style. One senses that, maybe, her relationship with her mother is conflictual, even if the designer shows a strong admiration for her: the more I look at her creations, the more I find traces of maternal influence. Stella notes every detail voraciously and you under- stand that she’s instantly processing what she sees: everything is a source of inspiration. The most striking aspect of her collections is the ability to merge two different worlds, the European and the Caribbean, combining demanding motifs such as animal prints, wax prints and flashy jewelry. From these 'dangerous' ingredients she's able to obtain a harmonious look, a style full of life without being exaggerated. Each project is studied in detail, it’s the result of careful research: nothing is left to chance. How did your career in the fashion world begin? I took my first steps in the industry as a model. I started modeling for Egon Von Furstenberg, my mother knew his sister. I soon realized, however, that it wasn't a career for me. The aspect that attracted me most was what happened backstage, the sartorial work, testing the dresses: in short, the creative work. I was extremely fascinated by the construction, by how a project, a few lines could become a three dimensional shape. It wasn't easy in the beginning: I was intimidated by not knowing how to draw. Participating at events organised by fashion academies, I could see that my colleagues’ sketches were wonderful. Yet, as Vionnet said, 'The paper fools you,' and often the products that come from those projects didn't meet the expectations. That's when I convinced myself of the possibility to choose a different way, because the theory is nothing without practice. My first attempts were very experimental, almost crazy. Three years ago I created my first spring/summer collection, and two years ago I applied for Who is on next. My application was rejected, and I was told that 'something was missing'. I didn't take it well but then I realized they were right, and these are the advice that make you grow. Since that very moment, I started researching thoroughly and it made it possible for me to find the key to something which makes my work unique: talking about myself. What are the characteristics of your style? I'm a daughter of two cultures: my mother is from Haiti, my father is from Turin, and I was born in Rome. I tried to find a meeting point between my two natures, which have found peace with each other in the collection presented at Altaroma. The wax fabric skirts are the maternal legacy, while the striped shirts are my father's. The balance between the components is given by the shape, everything is very feminine and ladylike. I feel I've been able to restore dignity to the wax, it's not interpreted as a caricature anymore. This is a great achievement for me. For example, I stamped a wax print on a down jacket in eco leather with a leopard collar, which Simonetta Gianfelici (point of reference for fashion in Italy, earlier interviewed by X ed) liked a lot, she was one among the firsts to believe in me. I also created a tuxedo with wax print cummerbund, and the same pattern is reproduced on laceup shoes and loafers... Yes, I think my style is very easy to recognize. Have you chosen eco leather because you're an animal rights activist? - Stella is embarrassed, perhaps afraid of being 'politically incorrect'. She hesitates before answering, not knowing about our background. I reassure her: "don't worry, there is much hypocrisy and confusion on the subject". She relaxes:- The choice isn't actually connected to a taken position of this kind, I just wanted to make the items more accessible. Tell us something about your accessories: do they tell a story too? The jewelry in my collections are custom made, they reproduce the style of French jewelry from the late nineteenthcentury. These are also a cultural symbol: when the French were driven out by the Haitians, the latter took possession of the things that the settlers had left. The jewels, for example, were worn 'as it happens', on ordinary clothes. 39 Is there something that makes you enthusiastic when thinking about the upcoming collections? You never stop creating: who would have thought that the mix of wax fabrics, Hawaiian and animal prints would give such a good results? One could also mention Scottish tartans... And the leopard shoes: they look good on everything! I'm a sponge, I absorb and rework everything that I see: I think one should always continue to experiment in order to find new combinations, there is no limit to the possibilities of combinations as long as you get a result which is stylish and of good taste. How would you describe the creative process of making a dress? My creative approach is very practical: I started working on my own body, setting pins in the fabric and defining in the lab what works and what doesn't ... I'm the queen of pins! This allows me to change in case I don't like the result. I design the model only after making the garment. I'm convinced, among other things, that creativity for its owns sake doesn't pay: you mustn't leave the client behind by suggesting products that are not wearable. Where are your clothes distributed? Mainly in Italy, but we're expanding on the foreign market too, we're already represented in France, Germany and Saudi Arabia. It was such a surprise receiving so many requests! For example in Milan, we decided to grant exclusivity to Banner, in Via della Spiga, because they were the first to believe in the collection. Then it's fresh news of arriving in Russia, at Il Bosco di ciliegi boutiques. Our interest in the foreign market is very strong, even if our manufacturing base is exclusively Italian. Is your product 100% made in Italy? Yes. The production is in Latina, the samples are made in Terni. I put particular emphasis on the manual skills, because I'm convinced that the only way to survive in a very competitive market is to 40 differentiate yourself from others and focus on quality. For instance, a portion of the spring/summer collection has been hand painted by a textile painter who is 84-year-old, Nadia Valle. This is the feature that distinguishes us from others! Painting each color takes a very long time, the work is very precise and the effect is spectacular. Think that Nadia wanted to paint all the fabrics in person despite a stroke had blocked her arm. Talking about the Fashion-able Haiti project, how did the collaboration with the Embassy of Haiti develop? The embassy gave us access to many books on local culture: I was most of all inspired by trinkets, those huge amounts of jewelry, and butterflies. Jaqueline Kennedy, il primo ricordo di stile di Stella Jean How did you react to the success of the last edition of Who is on next? When my clothes were presented for viewing, hanging, I didn't feel very successful. On the contrary. This is because the pieces by themselves are meaningless, they're aseptic. Initially, I wasn't in the final, but the fashion show, with matched clothes and jewelry, was very appreciated, I even witnessed a standing ovation from the audience! Franca Sozzani intervened, it never happened before, and I became included among the finalists. When they told me I had won, I thought it was a minor prize and replied to everybody that "I'm happy as if I had won Next". Only as I got in the car I was told: "Stella, have you understood that you've won the contest?". If I was happy before that, imagine after that revelation! Franca Sozzani said: "you need courage to change your mind". I still find it hard to get used to all this success: my clothes were shown together with really exclusive brands in the latest issue of Marie Claire, this excited me so much! Talking about brands: what designers do you have as references? When it comes to Italy, Antonio Marras, Antonio Berardi, Alessandro Dell'Acqua: I also admire the designers of the Antwerp school, especially Dries Van Noten. What do your parents think of your choice of career? My mother never said anything about it. She's a woman with a strong character and remarkable elegance: she loves haute couture, her taste has always been very understated. My father was left a bit confused when he saw my first experimental creations with clashing contrasts. He said: "I don't like them but I'm sure you can make it". Who would you like to wear your designs? I am particularly attracted by the beautiful personality, are the ones that excite me most. It may seem macabre, but 28 my first fashion memory is Givenchy dress suit Jackie Kennedy wore when her husband was killed. She wasn't beautiful but possessed an allure! For me, beauty isn't objective and doesn't depend on perfection. For example, the last model I chose for my catalog has a large nose and not exactly tiny ears but she's splendid. Is vintage a passion of yours? Yes, it is indeed, especially accessories. There is a major event dedicated to vintage and antiques in Parma every year, Il mercante in fiera. I started my collection of kimonos from the 50's there: each consists of six layers of silk, and there is the coat of arms on the inside. I love kimonos: they are great with jeans or a pair of ballerinas, and they make you feel so beautiful! Tell us about your children, even if they're so young, do they already seem to be interested in fashion? I have an eight-year-old boy and a girl who is five. She has quite a temper already, she decides how to dress herself and when I say “leave it to mom, it's her job", she doesn't want to listen. She has already her own style. excess, and it's fundamental in order to understand what I mean. Pure excess is perfectly combined with terms such as 'polite, 'proper'. Luxury is given by the attitude: it's a congenial, natural woman, not a caricature. It's the nonchalance, paradoxically the non-need of external luxury, it’s the ability to choose regardless of trends. Excellence is the quality of the workmanship, 100% made in Italy. What is excellence, luxury and excess according to you? I'm the representation of the excess (laughs)! The very idea of elegance is Haiti rivive nelle fantasie della collezione beach wear 41 Stella! 42 Argentario: il fascino del polo TESTI EZIO SALVATORI/FOTO ARCHIVIO ARGENTARIO POLO CLUB 44 Grazie all’impegno più che ventennale, Argentario polo club ha saputo tributare gli onori adeguati ad una disciplina di grande fascino, capace di coniugare energia ed eleganza in paesaggi da sogno Il polo, per X, è lo sport per antonomasia. Unione di eleganza e lifestyle, è una disciplina solitamente praticata in cornici paesaggistiche di grande suggestione. L’Argentario polo club, situato in una delle più belle località italiane, rispecchia appieno queste conosciuto come uno dei migliori d’Europa, hanno fatto sì che il club diventasse il punto di riferimento italiano per gli amanti della disciplina. Negli ultimi anni gli sono stati tributati vari riconoscimenti, tra cui la vittoria alla prima edizione della Ladies polo cup, il primo torneo di polo femminile ad essere disputato in Italia (dalla seconda edizione denominato Pellicano ladies cup, in virtù della sponsorizzazione di uno dei migliori relais et chateaux del mondo); inoltre, vanta il primato italiano nell’organizzazione agosto che l’Argentario diventa la patria del polo grazie al susseguirsi di manifestazioni di grande rilevanza sportiva e mondana. Dal 2009 la punta di diamante è il Ladies tournament: i tornei femminili stanno riscuotendo un grande successo in tutto il mondo e il club toscano ha voluto farsi promotore di questa iniziativa anche nel nostro Paese, dove non mancano le giocatrici di buon livello. Il grande riscontro ottenuto nella prima edizione della Ladies cup ha permesso l’ingresso nel WTC (Wo- La posa plastica di un giocatore durante una partita di polo premesse e gode di un’eccezionale posizione panoramica. I campi da polo e le scuderie, affiancate da un campo da golf a 18 buche, sorgono infatti nel classico paesaggio della Toscana meridionale, la Maremma, da sempre legata a doppio filo al mondo dei cavalli. Fin dalla fondazione, nel 1987, è stato teatro dei migliori episodi del polo italiano - grandi nomi internazionali sono passati da qui -, diventando il ‘polo’ dell’eccezionalità. La passione per questo sport e l’attenta cura per il campo da gioco, ri- dei tornei junior (10-15 anni) nonché quello europeo relativo ai tornei a 18 handicap in notturna (disputato per il ventesimo anniversario del club, nel 2007). Ogni anno, in occasione della Coppa Italia F.I.S.E e della Summer cup, si annovera il record nazionale di squadre iscritte (a livello europeo, solo Sotogrande, in Spagna, ottiene un risultato migliore). Per tradizione, la sfera bianca inizia a correre sui campi del club con la Silver cup, torneo di primavera di alto livello agonistico (hp 10-15). Ma è tra luglio e men’s Championship Tournament), il circuito di tornei femminili più importante del mondo, guidato dalla famosa giocatrice statunitense Sunny Hale. Prima di conoscere meglio le amazzoni è opportuno rivedere brevemente le regole del gioco. Oltre a essere uno sport di squadra, il polo è uno spettacolo emozionante. In campo, in sella ai cavalli lanciati al galoppo, i giocatori spesso raggiungono i 70 chilometri orari di velocità, 45 eseguendo rapidi cambiamenti di traiettoria e colpendo la palla con la stecca per spingerla in goal o per toglierla all'avversario e ripartire con un'azione offensiva. Una partita di polo dura da quattro a otto tempi denominati ‘chukker’, ognuno dei quali corrisponde a sette minuti effettivi. Le squadre sono composte da quattro giocatori: il numero sulla maglietta corrisponde ad una posizione sul campo. Il numero 1 indica l'attaccante più avanzato; il numero 2 l'altro attaccante, che dirige le azioni del numero 1; il numero 3 è il regista mentre il numero 4, denominato ‘back’, è il difensore. La regola più importante prevede che ogni giocatore che si trovi sulla traiettoria esatta della palla abbia il possesso della ‘linea di palla’ e perciò goda della precedenza su ogni altro avversario, che non potrà tagliare tale traiettoria se non ad una certa distanza minima dal giocatore in possesso della linea. Non commetterà fallo quel giocatore che affiancherà l'avversario detentore della palla per spostarlo lateralmente, allontanandolo dalla stessa. HANDICAP: Rappresenta la misura del valore di un giocatore e varia da meno 2 a più 10. Un handicap di 10 significa aver conseguito la perfezione e solamente pochi giocatori, ad oggi, possono vantare un simile status. La somma degli handicap dei quattro giocatori costituisce l'handicap della squadra. Quando due squadre si incontrano in una partita ad handicap, la squadra più debole viene agevolata con alcuni goal di vantaggio, secondo i parametri di una tabella internazionale. CHUKKER (O CHUKKA): Il periodo di gioco in cui viene divisa una partita. In Italia una partita dura quattro chukker; il regolamento internazionale prevede che la durata di una partita vari da quattro a sei chukker, mentre le più importanti, in Argentina, si giocano sulla distanza di otto chukker. Ogni chukker dura 7 minuti effettivi. 46 UMPIRES: I due arbitri a cavallo che seguono da vicino lo sviluppo del gioco. GROOM: Il personaggio chiave per ogni buon giocatore di polo perché allena e cura i cavalli. I groom più quotati sono argentini. OPEN: Torneo che nella definizione del punteggio non tiene conto delle differenze di handicap. PENALTY: La punizione conseguente a un fallo dell'avversario. Se ne individuano tre tipi: da 30, 40 e 60 yard. Quando nei pressi di una porta avvenga un fallo pericoloso, la squadra che l'ha subito beneficia di un goal, chiamato penalty. scesse questo sport, sarebbe naturale credere che una partita giocata da donne sia una sorta di morbida cavalcata su un prato. Però basta che l’arbitro effettui il throw-in e si capisce subito che le ragazze fanno sul serio. Il ‘sigaro’ picchia la palla come se fosse brandito dalla mano di un demone, sportellate a velocità folle, cambi di direzione da togliere il fiato; le donne del polo non hanno nulla da invidiare ai colleghi uomini, anzi: a detta di molti il loro entusiasmo, unito alla capacità sul campo, rende la partita uno spettacolo imperdibile, pieno di colore, velocità e tecnica. La prima esibizione di polo femminile, organizzata durante la ventesima Monte Argentario gold cup (2007) - torneo in notturna a 18 hp - , è stata disputata tra La Mimosa Polo Team e il Veneto Polo Team, squadre composte rispettivamente da: LA MIMOSA POLO TEAM 1. Vladi Belolipskaia (Russia) 2. Adriana Coria (Argentina) 3. Stefania Annunziata (Italia) 4. Camila Cambiasso De Castagnola (Argentina - Moglie di Bartolomé Castagnola, uno dei migliori polisti del mondo). THROW-IN: Letteralmente ‘getta dentro’. Indica l'atto con cui l'arbitro fa cominciare il gioco gettando la palla in mezzo agli otto cavalieri schierati. Il throw-in viene effettuato all'inizio di ogni partita e ad ogni ripresa del gioco dopo un'interruzione. REFEREE: Il giudice arbitro di una partita di polo. Osserva la partita da una torretta posta lateralmente al centro del campo e interviene in caso di disaccordo dei giudici di campo. Controlla inoltre il lavoro dei cronometristi e dei segnapunti. A questo punto vediamo come il club si tinge di rosa. Per chi non cono- VENETO POLO TEAM 1. Sibille Maeder (Svizzera) 2. Maria Vittoria Marchiorello (Italia) 3. Francesca Marchiorello (Italia) 4. Costanza Marchiorello (Italia) (Le sorelle Maria Vittoria e Costanza Marchiorello sono le promesse del polo femminile italiano - ndr) Visto il successo dell’esibizione, Argentario polo club ha voluto affrontare una nuova sfida organizzando il primo torneo internazionale di polo femminile in collaborazione con Il pellicano relais et chateaux, sinonimo di eccellenza a livello mondiale. In questa foto e nella pagina a fianco: le amazzoni del polo all’opera durante i tornei di luglio dell’Argentario polo club 47 I INTERNATIONAL LADIES POLO TOURNAMENT 2009 SQUADRE LTB POLO TEAM 1. Ginevra D’Orazio IT 2. Manuela Liverzani IT 3. Praxilla Trabattoni IT 4. Lia Salvo ARG -1 -1 0 2 ARGENTARIO POLO CLUB 1. Polina Nazarova RU 2. Chiara Ruta IT 3. Vladlena B.G. Hermes RU 4. Maria Vittoria Marchiorello IT 0 0 0 -1 MARCHIOPOLO 1. Ginevra Visconti Bassetti IT 2. Francesca Marchiorello IT 3. Natasha Baecher HOL 4. Costanza Marchiorello IT 0 0 0 1 LA MIMOSA (vincitrice della prima edizione) 1. Stefania Annunziata IT 2. Sehr Saeed Ahmad GB 3. Maria Isabel Pochelu ARG 4. Adriana Coria ARG guente ‘passaparola’ tra le atlete a livello internazionale, la seconda edizione ha visto la partecipazione di giocatrici italiane, inglesi, austriache, tedesche, olandesi e argentine. Negli anni il livello sportivo del polo femminile è cresciuto, come dimostrano il passaggio di Lia Salvo da hp 2 del 2009 a hp 3 del 2010 e dell’argentina Paola Martinez ad hp 3. La Mimosa Polo Team si è aggiudicata anche questa edizione. III INTERNATIONAL LADIES POLO TOURNAMENT PELLICANO LADIES CUP 2011 La terza edizione del torneo prevedeva la presenza di quattro squadre ma si è disputata con partite triangolari, poiché uno dei team iscritti ha subito degli infortuni e non ha potuto disputare il torneo. SQUADRE SQUADRE 0 0 1 0 Il torneo è stato un trionfo sotto tutti gli aspetti: ha contribuito a conferire ancora più prestigio alla manifestazione la partecipazione delle professioniste argentine Lia Salvo hp 2 (LTD Polo Team) e Maria Isabel Pochelu hp 1 (La Mimosa), oltre alla giocatrice veneta Costanza Marchiorello (classe 1989), che ha raggiunto il livello di handicap massimo per una donna a livello nazionale. Da segnalare inoltre le giocatrici Maria Vittoria Marchiorello, all’epoca diciassettenne, e Polina Nazarova, russa, quindicenne. II INTERNATIONAL LADIES POLO TOURNAMENT PELLICANO LADIES CUP 2010 Il successo ottenuto ha fatto sì che la Pellicano ladies cup 2010 entrasse a far parte del WCT (World Championship Tournament), un circuito di tornei fem m i n i l i d i a l t i s s i m a f a m a 48 internazionale che mette in risalto le giocatrici di più alto livello degli Stati Uniti. La struttura del circuito prevede tornei di qualificazione giocati negli Stati Uniti e all'estero durante tutto l'anno e culmina nel WCT finale annuale. È stato ideato nel 2005 dalla giocatrice professionista Sunny Hale: lo scopo era quello di incrementare il livello delle competizioni di polo femminile e di mostrare l'abilità dalle donne in questo sport. Nel corso del primo lustro, il WCT è diventato il punto di riferimento per le giocatrici di tutto il mondo. Il sito internet WCT è attualmente visualizzato in oltre cento paesi: nella sezione polo profiles vengono aggiornate annualm e nt e l e c a r at t e r i s t i c h e d e l l e protagoniste, così da consentire agli amanti del polo femminile il rapido accesso ad uno strumento di consultazione specifico. LA MIMOSA - GREEN SEASON 1. Stefania Annunziata IT 2. Adriana Coria ARG 3. Kristie Readhead GB 4. Marianela Castagnola ARG LA GINEVRA 1. Ginevra D'Orazio IT 2. Nadine Kraus AUS 3. Lia Salvo ARG 4. Renate Seidler GER EL METEJON 1. Nicky Sen HOL 2. Brenda Myriam De Boer HOL 0 0 0 2 -1 0 3 -1 -1 0 LA MIMOSA - GREEN SEASON 1. Stefania Annunziata IT 2. Katrina Thomas GB 3. Adriana Coria ARG 4. Marianela Castagnola ARG 0 0 0 2 CALCUTTA POLO TEAM 1. Irene Gianni IT 2. Ginevra D'Orazio IT 3. Hazel Jackson GB 4. Lia Salvo ARG -2 -1 1 3 LAS CHE POLO TEAM 1. Barbara Huber AUS 0 2. Raffaela Goschel AUS 0 3. Iris Hadrat GER 0 4. Eva Bruhel GER 2 3. Benedictine Brenninkmeyer HOL -1 4. Paola Martinez ARG 3 LA TABA 1. Steffi Von Tock GER 2. Sibylle Maeder CH 3. Costanza Marchiorello IT 4. Eva Bruehl GER 0 0 1 1 Grazie alla professionalità sportiva con la quale l'Argentario polo club conduce la sua attività, ed il conse- L’ultima edizione ha rappresentato l’esordio per Irene Gianni, giovanissima giocatrice al primo torneo internazionale. Si evidenzia negli anni della Ladies cup (e non solo) la presenza di Stefania Annunziata: in Forza e precisione si combinano in un unico slancio, nella corsa verso la vittoria virtù di una grande passione ereditata dal padre Orazio, è diventata la signora di questa disciplina a livello italiano, vincendo i più importanti tornei nazionali. L'amore per lo sport è stato tramandato anche al figlio, Edoardo Ferrari, al momento uno dei migliori giocatori italiani. La terza edizione della Pellicano ladies cup è stata vinta da Calcutta Polo Team, guidato dalla giovane Ginevra D'Orazio, presenza costante nei tornei del club, anch’ella influenzata dalla passione del padre Luca. L'handicap basso rispetto al polo maschile, ripetiamo, non deve trarre in inganno: il polo femminile è una disciplina relativamente recente e solo in questi ultimissimi anni le atlete hanno avuto la possibilità di crescere agonisticamente. A parità di handicap i match al femminile sono più avvincenti proprio grazie alla grinta e alla passionalità delle atlete che, dopo gli anni trascorsi a bordo campo per sostenere i colleghi, possono giocarsela alla pari ed offrire uno spettacolo di grande livello tecnico. L’Argentario polo club ha fortemente creduto in questa iniziativa, tanto da confermarsi il punto di riferimento italiano per il polo ‘in rosa’. 49 ARGENTARIO: THE CHARM OF POLO Relying on its twenty-year experience, Argentario polo club is capable of praising properly a fascinating discipline, a combination of energy and elegance set in incredible landscapes Polo, for X, is the sport par excellence. Combining elegance and lifestyle, it’s a discipline usually framed in landscapes of great beauty. The Argentario polo club, set in one of the most beautiful Italian locations, fully reflects these characteristics and offers an exceptional of the sport. The organisation has won numerous awards in recent years, including winning the first edition of the Ladies polo cup, the first women's polo tournament to be played in Italy (the second, third and fourth edition were named Pellicano ladies cup, as featured by one of the best relais & chateaux in the world); furthermore, it was the first in Italy to organise junior tournaments (10-15 years) as well as the first in Europe to have organised a tournament at night with 18 handicap (on the twentieth anniversary of the club, in 2007). Every joying great success around the world, and the club has wanted to be a promoter of this initiative in our country, where there are plenty of good players. The great success achieved in the first edition of the Ladies Cup has made sure that the following were to be part in the WTC (Women's Championship Tournament), the circuit of women's most important tournaments in the world guided by the famous American player Sunny Hale. Before learning more about the amazons La premiazione delle squadre femminili della Pellicano Ladies Cup panoramic position. The polo fields and stables, accompanied by a 18-hole golf course, arise in the classical landscape of southern Tuscany, Maremma, since ever tied to the world of horses. Since its founding in 1987, the Argentario polo club was the scene of the best episodes of the Italian division - many big international names are passed through here becoming a hub of the exceptional. The passion for this sport and attentive care of the playing field, recognised as one of the best in Europe, meant that the club became the Italian benchmark for lovers 50 year, during the Italian cup F.I.S.E. and Summer cup, the Italian record of entered teams is renewed: in Europe it's only second to Sotogrande in Spain. The white sphere begins to run on the fields of the club every year with the Silver cup, the Spring tournament with a high competition level (hp 10-15). But it's between July and August that Argentario becomes the birthplace of polo with a series of events of major sportive and social relevance. Since 2009, the real jewel in the crown is the Ladies tournament. The women's tournaments are en- who challenge the Club, it’s appropriate to briefly review the rules of the game. In addition to being a team sport, polo is an exciting show. The players often reach 70 km/h speed, riding their galloping horses on the field, making quick changes of direction and hitting the ball with the stick to score or to remove it and restart with an offensive action. A polo match lasts four to eight times called ‘chukkers’ each of them lasting seven minutes. Each team contemplates four players: each number on the shirts corresponds to a position on the field. Number 1 indicates the most advanced attacker; number 2 is the striker who directs the actions of the number; number 3 is the director while number 4, called ‘back’, is the defender. The most important rule states that any player who is on the exact trajectory of the ball has the possession of the ‘line ball’ and therefore enjoys precedence over any other opponent, who isn't allowed to cut this trajectory, except at a certain minimum distance from player who is in possession of the line. The player that will play alongside the opponent who possesses the ball in order to move him away laterally won't commit a foul. HANDICAP: This is a measure of the value of a player and is measured from minus 2 to plus 10. A handicap of 10 means you have achieved perfection in the sport and only a few players can boast a similar status this year. The sum of the four players' handicap is the handicap of the team. When two teams meet in a handicap match, the weaker team is helped with some goal advantage, according to the parameters of an international chart. CHUKKER (or CHUKKA): The period of play in which a game is divided. In Italy a game lasts for four chukkers, the international regulations have determined the duration of a game from four to six chukkers, while the most important games played in Argentina contemplate eight chukkers. Each chukker lasts 7 effective minutes. UMPIRES: Two referees on horseback who closely follow the development of the game. GROOM: The key character to any good polo player: he trains and cares for the horses. The most popular grooms are Argentinian. OPEN: It's the definition of a tournament which doesn't take handicap differences into account. PENALTY: It's the punishment resulting from an opponent's foul. It's divided into three main types: 30, 40 and 60 yards. When a dangerous foul happens close to a goal, a goal called penalty is given to the team that underwent it. THROW-IN: It indicates the action by the referee to start the game by throwing the ball in the middle of the eight riders lined up. The throw-in is at the beginning of every game and every play is restarted after a break. REFEREE: It's the referee of a polo match. He watches the game from a turret located laterally to the field's centre and intervenes in case of disagreement between the judges on the field. He also monitors the work of the timekeepers and scorekeeper. of Italian female polo - Ed.) Given the success of this performance, Argentario polo club wanted to face a new challenge by organising the first international ladies polo tournament in collaboration with Il Pellicano relais & chateaux, a synonym of excellence in the world. I INTERNATIONAL LADIES POLO TOURNAMENT 2009 TEAMS At this point we see how the club is dyed with pink. For those unfamiliar with the sport would be natural to believe that a game played by women is a kind of smooth ride on a lawn. But as soon as the referee makes the throw-in it, it becomes clear that girls are serious about what they are doing. The mallet is hitting the ball as if it was wielded by a demon's hand, galloping at breakneck speed, you can see changing of directions that leaves you without breath; polo women have nothing to envy their male colleagues, rather the opposite, considering their enthusiasm, united with their skills on the field which makes the game an unmissable show, full of color, speed and technique. The first event of ladies polo, organised during the twentieth Monte Argentario gold cup (2007) – a night tournament with 18hp – was Mimosa Polo Team vs Veneto Polo Team: THE MIMOSA POLO TEAM 1. Vladi Belolipskaia (Russia) 2. Adriana Coria (Argentina) 3. Stefania Annunziata (Italy) 4. Camila Cambiasso De Castagnola (Argentina Bartolomè Castagnola’s wife, one of the best polo players in the world). VENETO POLO TEAM 1. Sibille Maeder (Switzerland) 2. Maria Vittoria Marchiorello (Italy) 3. Francesca Marchiorello (Italy) 4. Costanza Marchiorello (Italy) (Maria Vittoria e Costanza Marchiorello, sisters, are the promises LTB POLO TEAM 1. Ginevra D’Orazio IT 2. Manuela Liverzani IT 3. Praxilla Trabattoni IT 4. Lia Salvo ARG -1 -1 0 2 ARGENTARIO POLO CLUB 1. Polina Nazarova RU 2. Chiara Ruta IT 3. Vladlena B.G. Hermes RU 4. Maria Vittoria Marchiorello IT 0 0 0 -1 MARCHIOPOLO 1. Ginevra Visconti Bassetti IT 2. Francesca Marchiorello IT 3. Natasha Baecher HOL 4. Costanza Marchiorello IT 0 0 0 1 LA MIMOSA (vincitrice della prima edizione) 1. Stefania Annunziata IT 2. Sehr Saeed Ahmad GB 3. Maria Isabel Pochelu ARG 4. Adriana Coria ARG 0 0 1 0 The tournament was a triumph in every respect. The participation of Argentinian professionals Lia Salvo hp 2 (LTD Polo Team) and Maria Isabel Pochelu hp 1 (La Mimosa), as well as, last but not least, Constanza Marchiorello (class 1989), from Veneto, who has reached the level of maximum handicap for a woman at the national level, providing the event with even more prestige. It's also worth noting that the players Maria Vittoria Marchiorello was 17-year-old and Polina 51 Nazarova from Russia was 15 at the time of the tournament. II INTERNATIONAL LADIES POLO TOURNAMENT PELLICANO LADIES CUP 2010 The success of the previous tournament meant that the Pellicano ladies cup 2010 became part of the WCT (World Championship Tournament), an internationally high rated circuit of female polo tournaments highlighting the best players in the United States. There are qualifying tournaments played in the U.S. and abroad throughout the year, that culminate in the annual final WCT. It was created in 2005 by professional player Sunny Hale. Its purpose was to increase the level of U.S. female polo competitions and showcase the abilities and accomplishments achieved by women in this sport. During the first five years, the WCT has become the benchmark for polo players from around the world. The WCT website is currently viewed in more than a hundred countries: in the fragment ‘polo profiles’, the characteristics are updated each year. Finally, polo players and polo lovers have a place where they can check the female achievements in this sport. LA TABA 1. Steffi Von Tock GER 2. Sibylle Maeder CH 3. Costanza Marchiorello IT 4. Eva Bruehl GER TEAMS 0 0 1 1 Thanks to to the professional organization, and hence the positive ‘buzz’ among the international athletes, the second edition gathered players from Italy, England, Austria, Germany, the Netherlands and Argentina. Over the years the level of female polo has grown as evidenced by the passage of Lia Salvo with 2 hp in 2009 and 3hp in 2010 and the level of professional Paola Martinez with hp 3 TEAMS LA MIMOSA - GREEN SEASON 1. Stefania Annunziata IT 2. Adriana Coria ARG 3. Kristie Readhead GB 4. Marianela Castagnola ARG 52 Ancora le giocatrici in azione 0 0 0 2 LA GINEVRA 1. Ginevra D'Orazio IT 2. Nadine Kraus AUS 3. Lia Salvo ARG 4. Renate Seidler GER -1 0 3 -1 EL METEJON 1. Nicky Sen HOL 2. Brenda Myriam De Boer HOL 3. Benedictine Brenninkmeyer HOL 4. Paola Martinez ARG -1 0 -1 3 from Argentina. Mimosa Polo Team won this edition too. III INTERNATIONAL LADIES POLO TOURNAMENT PELLICANO LADIES CUP 2011 The third edition of the tournament included the presence of four teams but had to be played with triangular matches since one of the participating teams suffered injuries and was unable to play in the tournament. LA MIMOSA - GREEN SEASON 1. Stefania Annunziata IT 2. Katrina Thomas GB 3. Adriana Coria ARG 4. Marianela Castagnola ARG CALCUTTA POLO TEAM 1. Irene Gianni IT 2. Ginevra D'Orazio IT 3. Hazel Jackson GB 4. Lia Salvo ARG -2 -1 1 3 LAS CHE POLO TEAM 1. Barbara Huber AUS 2. Raffaela Goschel AUS 3. Iris Hadrat GER 4. Eva Bruhel GER 0 0 0 2 0 0 0 2 The last edition welcomed the Italian newcomer Irene Gianni, playing her first international tournament. During the years of the Ladies cup (and not only), the contribution of Stefania Annunziata was astonishing: her passion for this sport was inherited by her father Orazio, thus becoming the lady of the Italian polo. Consequently, she won most of the important national tournaments. She also passed on this love to her son, Edward Ferrari, one of the best Italian players at the moment. Calcutta Polo Team won the third edition of the Pelican ladies cup, led by the young Italian player Geneva D'Orazio, a constant presence in the club tournaments. She was also influenced by the passion of her father Luca. Let's say it again: don't be fooled by the low handicap compared to male polo, female polo is relatively young. It's only in recent years that the athletes have had the opportunity to get stronger through competition. Matches with equal handicap are more exciting when played by women, thanks to the grit and the passion of the athletes. After years spent on the sidelines supporting male colleagues, they can play on equal terms and give show with a high technical level. The Argentario polo club has strongly believed in this initiative, so much that is has become the point of reference for ‘pink’ polo in Italy. Alessandra Sposetti, pronta per una delle sue lezioni di cucina italiana TESTI CHIARA RIMOLDI/FOTO CLAUDIO BRANDAO 54 Una dinamica ragazza marchigiana, Alessandra Sposetti, ha saputo trasformare il ricettario di famiglia in un concetto moderno di open kitchen, dove si apprendono i segreti della cucina tradizionale italiana sottoforma di cene informali cucinate a più mani da uno stuolo di fedelissimi seguaci Sono nata a Macerata, dove ho vissuto fino all’epoca dell’università. Una volta conclusi gli studi a Bologna mi sono trasferita a Milano e sono entrata nel campo della moda, ho lavorato per Vogue Italia e, in seguito, ho vinto una borsa di studio in una prestigiosa agenzia di pubblicità, J. Walter Thompson, dove sono rimasta in qualità di art director. A Milano ho conosciuto Claudio, mio marito, era venuto in Italia per fare un corso di specializzazione in design di interni, ci siamo spostati e nel 2004 è nata Yara. Fin dall’inizio Claudio voleva ritornare in Brasile e, anche se era un paese a me sconosciuto, l’idea non mi ha mai spaventata. Siamo arrivati senza lavoro, senza casa e con Yara che ancora gattonava, sono pazzie che si fanno quando si è giovani e non si ha idea degli ostacoli che ti aspettano. Questo appartamento, per esempio, l’abbiamo smantellato quando ero incinta del piccolo Nuno, noi impazienti che i lavori fossero pronti prima che nascesse nostro figlio e i muratori perennementi in siesta sulle amache nel patio. Come è nata l’idea di insegnare la cucina italiana attraverso delle cene? Perché insegnare la cucina italiana? L’idea mi è stata suggerita da una mia amica, affezzionatissima ai miei piatti. Improvvisamente, mi sono resa conto che la mia naturale abilità ai fornelli in Brasile era considerata un dono. A differenza dell’Italia, pochissimi brasiliani sanno cucinare. Ho cominciato un po’ per scherzo, poi invece la cosa si è fatta seria, qui i giovani sono abituati fin da piccoli ad avere uno stuolo di governanti in casa, per cui si ritrovano, una volta adulti, a saper a malapena friggere un uovo. Negli ultimi anni in Brasile sta nascendo il desiderio di saper cucinare, forse anche dovuto al fatto che il Brasile moderno si sta liberando di eredità scomode legate alla propria storia: cucinare era considerato un tabù perché solo gli schiavi preparavano da mangiare, ultimamente invece, è diventato normale invitare amici a casa e avventurarsi in qualche piatto esotico. A chi ti ispiri quando cucini? Alle mie zie Lina e Grazia e, soprattutto, ad Angelica, la cuoca del ristorante Dei Priori, che si trova a Monte San Martino, vicino a Macerata e che frequento assiduamente quando sono in Italia. Sono donne di una forza incredibile, zia Lina, ultranovantenne, mi ha insegnato i trucchi del mestiere, tradizioni millenarie come l’arte di stendere la pasta, che, a Macerata, chiamiamo ‘tirare la perna’, per poi tagliarla e fare le tagliatelle. Esistono riti precisi, movimenti, pause, vere e proprie alchimie, racchiuse in queste donne minute e al tempo stesso imponenti. Mio padre è venuto a trovarmi a gennaio e, davanti a un semplice piatto di spaghetti al sugo di tonno, si è emozionato perché era esattamente la ricetta che faceva sua madre, morta da più di 15 anni. Sono ricette che ci tramandiamo da generazioni e sono contenta di non aver spezzato la catena, di non essere l’anello mancante. Anzi, al contrario, la cucina mantiene viva la storia della mia famiglia, a migliaia di chilometri di distanza mio padre si siede a tavola e si sente a casa. Quale è stata la più grande sfida? Gli ingredienti, i gusti locali, le resistenze culturali? Essere insegnante. Per me è stata una grande scoperta, ho sempre sentito la necessità di imparare e il ruolo di insegnante non pensavo mi appartenesse. Ho dovuto iniziare a imporre regole ferree, assolute, il mio gioco con gli ingredienti doveva essere scandito in dosi, tempi di cottura, teniche di preparazione, sono circondata da persone senza la benché minima nozione di cucina italiana, non esiste spazio per l’improvvisazione. Devi essere chiara e dogmatica. Raccontami qualche episodio divertente. Ne sono successe di tutti i colori attorno a questo tavolo, alcune le possiamo raccontare altre toglierebbero l’appetito. Ho una simpaticissima alunna, Carla, che è cieca e insiste sempre nel tagliare le cipolle perché dice che è l’unica a cui non lacrimano gli occhi. Chi frequenta le tue lezioni? Soprattutto brasiliani, ma anche stranieri, per lo più donne, la fascia di età è molto ampia, da studenti universitari a pensionati. Alcuni sanno già cucinare, altri non sanno neanche tagliare il pane; ci sono persone che vogliono imparare le ricette italiane, ma anche gente che vuole semplicemente cenare nell’intimità di una cucina accogliente circondata da perfetti sconosciuti, è un punto di convivio, si socializza, si fanno nuove amicizie, sbocciano amori. Hai dovuto fare delle modifiche alle ricette originali per soddisfare i gusti locali? Ho dovuto aggiungere il dolce ad ogni lezione, perché i brasiliani sono golosi. Per una questione di praticità e tempo il formato della lezione è antipasto, piatto principale e dessert. Non sempre trovo gli ingredienti appropriati, a volte devo fare degli esperimenti. Per esempio la farina 00 qui non esiste, quando faccio la pasta devo usare la farina brasiliana. Alcuni piatti sono impensabili, 55 tipo la coratella di agnello o le nostre cacciagioni, questi tipi di carne qui non si trovano. Riscopririsi attraverso una nuova professione è un processo affascinante, in cosa la cucina ti soddisfa di più rispetto alla tua precedente carriera? Sono in contatto diretto con il cliente, ho il riscontro immediato dei gusti del mio pubblico, è una sensazione appagante. Mi piace la dimensione umana, addirittura intima di questo lavoro, il segreto del successo delle mie classi è proprio questo, aprire la porta di casa, dividere il proprio spazio, la propria cultura, i miei alunni si sentono accolti, coccolati, dimenticano che vivono in epoche feroci dove la vita nelle grandi metropoli è solitaria. L’ambiente è spontaneo e le persone si rendono conto che è facile fare qualcosa di buono. Attraverso la cucina riesci a trasferire l’amore per l’Italia? Si certo, molte delle persone che frequentano le mie classi hanno già un piede in Italia, alcune sono discendenti di immigrati italiani, altre sposate con italiani, altre ancora viaggiano in Italia regolarmente, insomma, degli italianofili convinti. Mi sto accorgendo che lo scettro di cucina più amata dai carioca sta passando rapidamente dalla francese all’italiana perché la prima è considerata troppo sofisticata e difficilmente riproducibile. Scambiamo i ruoli, a quale tavola ti piacerebbe sedere a mangiare? Forse a casa di un contadino, se ancora esistono. Lusso, eccellenza ed eccesso: dammi una definizione. Il lusso è poter fare a meno di tante cose inutili, riuscire a vivere con quello di cui si ha veramente bisogno. L’eccellenza è riuscire a riprodurre sapori che appartengono alla nostra memoria, io non voglio inventare niente, voglio essere un’eccellente esecutrice di ciò che la tradizione insegna. Mi è difficile concettualizzare l’eccesso perché è qualcosa che non mi appartiene più, il mio esercizio giornaliero è semplificare la mia vita, slegarmi da tutto ciò che è eccessivo. Pronti, via! ‘La prova del cuoco’ ha inizio 56 COOKING CLASSES – AN ITALIAN OPEN KITCHEN A dynamic girl from Marche, Alessandra Sposetti, was able to transform family recipes into a modern open-kitchen concept, where you learn the secrets of traditional Italian cuisine in the form of informal dinners cooked by the hands of a crowd of loyal followers I was born in Macerata, where I lived until the age of university. After finishing my studies in Bologna, I moved to Milan and I entered the field of fashion, I worked for Vogue Italy, and later I won a scholarship at a prestigious advertising agency, J. Walter Thompson, where I became an art director. In Milan I met Claudio, my husband, he had come to Italy to attend a course in interior design, thence moved and in 2004 Yara was born. Claudio wanted to return to Brazil from the beginning, I wasn’t scared by the idea even if it was an unknown country to me. We arrived with no job, no home and Yara was still crawling. These are crazy things that you do when you're young and you have no idea of the obstacles that await you. For example, we dismantled this apartment when I was pregnant with little Nuno: we looked forward to finishing the renovation before the birth of our son and the masons would rest in hammocks, in our patio. How did you come up with the idea of teaching the Italian cuisine through the dinners? Why teaching Italian cooking? I were suggested that idea by a friend of mine, who adores my cooking. Suddenly, I realized that my natural skills in kitchen was considered a gift in Brazil. Unlike Italy, very few Brazilians know how to cook. It all started as a little joke but then it became serious. Young people here are accustomed from childhood to have domestic help at home, so when they become adults they hardly know how to fry an egg. In recent years in Brazil there is a growing desire to know how to cook. Perhaps due to the fact that the modern Brazil is getting rid of cumbersome legacy tied to its history, cooking was considered taboo because only the slaves were supposed to manage that kind of task, but lately it has become normal to invite friends at your place and venture into some exotic dish. Who does inspire you when cooking? My aunts Lina and Grazia and, above all Angelica, who is the chef of the restaurant Dei Priori, located in Monte San Martino, near Macerata where I go assiduously when I'm in Italy. They are incredibly strong women, aunt Lina who is more than ninety-year-old taught me old tricks, millenary traditions like the art of rolling the pasta dough. In Macerata we call it 'tirare la perna' then you cut it and make noodles. There are specific rituals, movements, pauses, real alchemy, contained in these small but yet impressive women. My father came to visit me in January, he got all excited in front of a simple spaghetti with tuna sauce because it was exactly the recipe that his mother, dead over 15 years ago, had made. They are recipes that we Insalata di polpo Polenta con baccalà 57 have passed on for generations and we are happy not to have broken the chain, not being the missing link. On the contrary, the kitchen keeps my family history alive, my father sits down at a table thousands of miles away and feels at home. What was your biggest challenge? The ingredients, the local taste, cultural resistance? Being a teacher. For me it was a great discovery, I always felt the need to learn and I thought the role as a teacher didn't belong to me. I had to begin imposing strict and absolute rules, my game with the ingredients had to be articulated in doses, cooking times, preparation techniques. I'm surrounded by people without the slightest notion of Italian food, there is no room for improvisation. You must be clear and dogmatic. Tell me about some funny episode. I see all sorts here, some could be told others would remove the appetite. I have a very nice student, Carla, who is blind and always insists on cutting onions because she says she's the only one whose eyes don't water. Can you transmit love for Italy through your cooking? Yes, of course, many of the people who attend my classes already have one foot in Italy, others are descendants of Italian immigrants, others married with Italians and others regularly travel to Italy, in short they're convinced Italianophile. I'm realizing that the Cariocas’ love is rapidly moving from French cuisine to Italian because the former is regarded as too sophisticated and difficult to reproduce. Let's exchange roles, at what table would you like to sit down to eat? Perhaps in the house of a farmer, if they still exist. Luxury, excellence and excess: could you give me a definition? Luxury is being able to do without useless things, living with what you really need. Excellence is the capability to reproduce the flavors that belong to our memory, I do not want to invent anything, I want to be an excellent performer of what the tradition teaches. I have troubles conceptualizing the excess because it is something that no longer belongs to me, my daily exercise is to simplify my life, untie me from all that is excessive. Who does usually attend your classes? Above all Brazilians but also foreigners, mostly women, the age range is very wide, it goes from college students to retirees. Some are already able to cook, others don't even know how to cut bread. There are people who want to learn Italian recipes but also people who simply want to dine in the intimacy of a cozy kitchen surrounded by perfect strangers, it's a place where you live, socialize, make friends, and even love can blossom. Did you have to make some changes to the original recipe to suit local tastes? I had to add a dessert for each lesson because Brazilians have a sweet tooth. As a matter of convenience, the lesson's format is an appetizer, main course and dessert. I can't always find the appropriate ingredients and sometimes I have to do some experiments, for example the flour quality 00 doesn't exist here, when I make pasta I use Brazilian flour. Some dishes are unthinkable, like the entrails of lamb or Italian game, you can't find that kind of meat here. Rediscovering yourself through a new profession is a fascinating process, what makes cooking more satisfying than your previous career? I have direct contact with clients and immediate feedback by my audience and their taste, it's a satisfying sensation. I like the human, even intimate dimension of this work. The secret of the success of my classes is exactly that: opening my home door, sharing spaces and cultures, this makes my students feel welcome, pampered and they forget that they live in wild times where life in the metropolis is lonely. The setting is spontaneous and people realize that it's easy to make something good. 58 L’impasto, la base di ogni ricetta che si rispetti Straccadenti 59 LUSSO Insalata di polpo. ECCELLENZA Polenta con baccalà. Ingredienti: • un polpo già pulito • aromi: cipolla, prezzemolo, alloro, grani di pepe schiacciati • patate • sale e olio • succo di limone Ingredienti per 2 persone: • 200 gr. di baccalà essiccato • olio • 1 cipolla • prezzemolo • 1 latta di pelati • 180 ml di acqua • sale grosso • 2 bicchieri di farina di mais Fate bollire dell’acqua con tutti gli aromi. Quando è in piena ebollizione, immergere il polpo più volte tenendolo dalla ‘testa’ fino a fargli arricciare bene i tentacoli. Lasciarlo immerso nell’acqua in ebollizione per una mezz’ora circa, il tempo dipende dalla grandezza del polpo. L’importante è non mettere né il coperchio né il sale. Spegnete il fuoco e tirate fuori il polpo. Mentre il polpo cuoce, potete preparare le patate. Sbucciatele e tagliatele grossolanamente. Devono essere cotte in acqua salata in ebollizione, meglio ancora se approfittate dell’acqua di cottura del polpo. Scolatele e mettetele in un recipiente. Ora si può preparare il condimento mescolando olio, sale, pepe, prezzemolo tritato e un po’ di succo di limone. Prendete il polpo e tagliatelo come preferite (per esempio lasciando i tentacoli interi o facendone pezzetti). Unitelo alle patate e condite bene il tutto. Il giorno prima di cucinare la polenta, lavate bene il baccalà e mettetelo a bagno. Cambiate l’acqua cinque volte, sempre sciacquandolo bene. Scaldate appena l’olio in una padella e metteteci la cipolla tagliata a pezzetti. Lasciatela ammorbidire a fuoco lentissimo. Aggiungete il prezzemolo tritato e i pelati. Cuocete per una ventina di minuti. Nel frattempo, togliete la pelle e le lische al baccalà. Quando i pelati saranno diventati un sugo ben liquido, mettete il baccalà nella padella, girate bene e cuocete a fuoco lento per 20-30 minuti. Alla fine il sugo deve risultare morbido ma non liquido. Nel fratttempo, versate 180 ml di acqua in una pentola di acciaio dal fondo spesso e lasciala scaldare. Buttateci un pugno di sale grosso e provate se è salata a sufficienza. Quando l’acqua arriva al punto di ebollizione versate a pioggia e con le mani la farina di mais, mescolando continuamente con la frusta. A partire da questo momento non smettete di girare, bisogna evitare che la farina prenda il bollore. Il tempo di cottura va dai 45 minuti all’ora e mezza. Versate subito nei piatti e condite con il sugo e il baccalà. ECCESSO Straccadenti. Biscotto secco di Macerata che conclude il pasto e viene accompagnato dal ‘vino cotto’ o da un semplice vino rosso. Ingredienti (8 persone) • 40 gr. di burro • 200 gr. di mandorle • 300 gr. di farina • 2 uova • 200 gr. di zucchero • buccia grattugiata di un limone • semi di finocchio • 1 bustina di lievito Sciogliete il burro a bagnomaria e lasciatelo intiepidire.Tostate le mandorle in forno girandole più volte. Lasciatele intiepidire e poi tagliatele grossolanamente. Disponete la farina a fontana su una tavola o in un recipiente. Aggiungete le uova precedentemente sbattute un po’ con una forchetta, lo zucchero, il burro, la buccia di limone, i semi di finocchio, il lievito e le mandorle. Lavorate l’impasto fino a renderlo ben compatto. Ora dividetelo in tre parti. Spolverate di farina il piano di lavoro e fate tre filoncini di 3-4 cm di diametro. Disponete i filoncini in una teglia o nella placca del forno, protetta da carta speciale o da un po’ di burro. Cuocete i filoncini a 180° per 20-25 minuti (il tempo di cottura dipende dal forno). Toglieteli dal forno e lasciate raffreddare. Tagliateli a fette diagonali di 1 cm di spessore. Disponete le fette sulla teglia e accendete il grill, girandole sull’altro lato quando saranno ben dorate. Gli straccadenti durano anche settimane se ben chiusi in un barattolo di vetro o di metallo. LUXURY Octopus salad. EXCELLENCE Polenta with cod. Ingredients: Ingredients for 2 people: • an already cleaned octopus • flavors: onion, parsley, bay leaf, crushed peppercorns • potatoes • salt and oil • lemon juice • • • • • • • • Boil water with all the spices. When it boils fully, dip the octopus in the water by holding the ‘head’ until the tentacles curl up well. Leave it in boiling water for about half an hour, the time depends on the size of the octopus. The important thing is not to use a lid and not to put salt in the water. Turn off the heat and take out the octopus. Prepare the potatoes while the octopus is cooking. Peel and chop coarsely. They must be cooked in boiling salted water, or better still take advantage of the water that the octopus is boiling in. Drain and place in a bowl. Then prepare the dressing by mixing olive oil, salt, pepper, chopped parsley and a little lemon juice. Take the octopus and cut as you like (for example, leaving the tentacles whole or cutting it into small pieces). Add it to the potatoes and season everything well. 200 g dried salted cod oil 1 onion parsley 1 can of peeled tomatoes 180 ml of water coarse salt 2 cups of cornmeal The day before cooking the polenta, wash and soak the salted cod well. Change the water five times, always rinsing the cod well. Heat the oil slowly in a frying pan and take the cut onion. Let it soften over low heat. Add the chopped parsley and the tomatoes. Cook for about 20 minutes. In the meantime remove the cod's skin and bones. When the tomatoes has turns into a liquid sauce, place the cod in the pan, stir well and let simmer for 20-30 minutes. At the end, the sauce should be soft but not liquid. In the meantime, pour 180 ml of water in a thick-bottomed steel pot and let it warm up. Throw a handful of salt and try if it's salty enough. When the water reaches the boiling point, carefully pour it in and dust over the cornmeal, stirring constantly with a whisk. From this moment you do not stop stirring, don't let the flour boil. The cooking time is between forty-five minutes up to an hour and a half. Pour into dishes and serve with the sauce and the cod. EXCESS Straccadenti biscuits. It's a dry biscuit from Macerata, which concludes the meal and is accompanied by ‘mulled wine’ or a simple red wine. Ingredients: • • • • • • • • 40 g of butter 200 g almond 300 g flour 2 eggs 200 g sugar grated lemon zest fennel seeds 1 packet of yeast Melt the butter in a bain-marie and then let chill. Toast the almonds in the oven stir several times. Let them cool and then chop them coarsely. Create a small crater out of the flour on a table or in a bowl. Add the eggs, previously a bit beaten with a fork together with sugar, butter, lemon peel, fennel seeds, baking powder and almonds. Knead the dough until it's compact. Now divide it into three parts. Sprinkle flour on work surface and make three loaves with 3-4 cm in diameter. Place the loaves in a tray or on the oven or a baking sheet protected by special paper or a little bit of butter. Cook the loaves at 180 ° for 20-25 minutes (cooking time depends on the oven). Remove from oven and let cool. Cut 1 cm thick diagonal slices. Arrange the slices on pan and turn on the grill, turn to the other side when they are golden brown. The straccadenti biscuits last even for weeks if properly stored in a sealed glass or metal jar. FRANCESCA ROMANA DIANA: LA SIGNORA DEL GIOIELLO TESTI CHIARA RIMOLDI/FOTO ARCHIVIO FRANCESCA ROMANA DIANA 64 nella pagina a fianco: una delle creazioni di Francesca Romana Diana Francesca Romana Diana, la Signora che ha reinventato se stessa 65 Un illustre ambasciatore definiva il fattore B come l’imprevisto in grado, in pochi secondi, di rimescolare l’ordine delle cose, vendendo controllo a prezzo di caos. Ma, se il fattore B è una scintilla che spegne fuochi e accende incendi, Francesca Romana Diana ne è la fiamma, colei che ha saputo riscattare dalle ceneri un impero scolpito nelle pietre e nella determinazione Ho iniziato a creare gioielli a Roma negli anni ottanta, facevo l’apprendista in una impresa artigiana e, dopo quattro anni, ho aperto il mio laboratorio. Come d’obbligo per le ragazze di buona famiglia, il tutto era fatto nella più completa informalità. Ho scoperto il Brasile nel 1986 ed è stato amore a prima vista. Visitando le miniere mi sono resa conto dell’enorme potenziale estrattivo e, spinta dal fatto che ciò che creavo era assolutamente unico in Brasile, nel giro di tre mesi mi sono trasferita portandomi dietro i miei strumenti di lavoro. Due mesi dopo ho ricevuto un ordine enorme da H. Stern, che all’epoca aveva ottanta negozi di gioielli, ho iniziato a circondarmi di validi aiutanti e la collaborazione è durata per quattro, cinque anni, fino a quando non ho aperto delle boutique proprie, prima a Rio, poi a San Paolo e così via. Il primo negozio in Europa è stato a Lisbona, seguito da Madrid e Napoli. Nel 2004, in seguto a un pernicioso divorzio dal quale solo il mio nome è uscito indenne, ho ricominciato tutto da zero, con un nuovo marchio: Francesca Romana Diana che, attualmente, conta ventiquattro negozi in franchising, di cui tre in Europa. Tutta la produzione è fatta a Rio, siamo più di cento persone, quasi tutte donne delle favelas circostanti. Avrà dovuto adattare le sue collezioni al gusto brasiliano, in cosa è cambiato il tocco di Francesca Romana Diana? Il Brasile mi ha cambiata profondamente, la cultura locale mi appartiene, i miei gioielli ne sono la prova: sono più vistosi rispetto a quelli italiani, anche perché si rivolgono a un pubblico diverso. Il Brasile è consumista, è assolutamente normale che una donna compri una collana ad ogni collezione, per questo devo diversificare molto ogni collezione dalla precedente. A differenza della moda, per la gioielleria le combinazioni sono molto più limitate, si gioca molto sui nuovi disegni di metallo, i tipi di finitura (lucidi, grezzi, opachi, rigati), cercando sempre di creare un look completamente nuovo. La donna brasiliana è più sexy e meno classica rispetto all’Italiana, per cui punto molto su orecchini che abbiano movimento, collane seducenti, braccialetti colorati e le mie campagne pubblicitarie sono costellate da attrici brasiliane, come d’altronde i miei gioielli sono il fiore all’occhiello delle telenovelas. Il mio prodotto piace perché, anche se 66 fatto in Brasile, io sono Made in Italy, il fatto che la stilista sia importata è un valore aggiunto per il brasiliano. Sono una fanatica delle pietre brasiliane, quando sono arrivata non si dava nessun valore alle pietre nazionali, considerate di cattivo gusto, poi invece quando griffe come Bulgari hanno iniziato ad usarle hanno acquistato un altro status. Nei miei gioielli è comune trovare riferimenti a luoghi e momenti del quotidiano brasiliano, il fatto stesso che io sia in simbiosi con la cultura locale si riflette in quello che creo, le mie collezioni vibrano dell’orgoglio di essere un ponte culturale tra due mondi, meno distanti di quanto si pensi. Nelle mie creazioni c’è tutto quello che mi circonda: natura, musica, architettura, produzione artistica, le collezioni possono essere ispirate a Niemeyer, prendere spunto dalle tele della principessa Lelli de Orleans e Bragança, o trasformasi in una collaborazione con stilisti del calibro di Marzio Fiorini, come la mia ultima di caucciù. Parliamo un po’ della donna brasiliana e di quella italiana, quale delle due la soddisfa di più come cliente? La donna brasiliana è vanitosa, osa di più rispetto alla donna europea, è una consumatrice compulsiva e in un certo senso anche più libera, compra quello che vuole senza pensarci troppo. L’italiana mi capisce meglio quando faccio una cosa più concettuale: l’acquisto è ponderato, compra un gioiello e cerca di tenerlo per i dieci anni successivi, se si rovina me lo porta affinchè lo aggiusti. Sono clienti strutturalmente diverse ma io mi trovo bene con tutte e due. In epoche veloci e feroci come la nostra, dove tutto è riproducibile e a prezzi sempre più competitivi, qual è, a suo parere, il futuro del Made in Italy? L’Italia potrebbe essere il museo del mondo, ogni angolo è unico e irriproducibile e non gli si dà la giusta importanza. Non si può assolutamente competere con paesi dove non esiste il minimo rispetto per i lavoratori, sinceramente neanche si dovrebbe. Dobbiamo puntare sulle nicchie di mercato, sulla nostra eccellenza. Le aziende agricole, per esempio, non possono vendere succhi e competere con la California, ma dovrebbero specializzarsi e invadere il mondo: per esempio, l’arancia sanguinello, perché non la si trova fuori dai confini nazionali? Chi considera il suo maestro? A chi si ispira quando crea? Io creo in continuazione, non facciamo in tempo a finire una collezione e sono già a capofitto in un'altra, se i tempi sono veloci la creazione lo è ancora di più, ogni tre mesi c’è un nuovo filone. Una persona che protebbe essere considerato un leitmotif della mia creazione è mio padre, figura sempre presente nella mia vita, da lui Pietre locali, fantasie e forme ricche di colori per le creazioni di Francesca Romana Diana 67 In questa pagina: i gioielli indosso ad alcune modelle, durante le sfilate 68 Una foto commemorativa per i cinque anni del marchio Francesca Romana Diana: al centro, in nero, la famosa attrice brasiliana Fernanda Montenegro 69 ho ereditato la perseveranza, non mi do per vinta. Questa è una caratteristica assolutamente italiana: avere una buona idea e molta tenacia per riuscire a realizzarla. La cliente di cui va più fiera? Fernanda Montenegro, perché è una donna meravigliosa e mia cliente da sempre. Tre anni fa ho creato una linea per ragazze giovanissime, delle farfalle smaltate. Ho incontrato Fernanda per caso, passeggiando per Ipanema, era nascosta sotto un cappello enorme e con una delle mie farfalle al dito, arancione, non avrei mai immaginato che una signora di ottant’anni potesse scegliere un anello del genere, è straordinaria. Una cliente che le piacerebbe conquistare… Gisele Bundchen, perché nessuna come lei rappresenta il Made in Brazil, è l’orgoglio di essere brasiliana. È una ragazza intelligente, simpatica, alla mano. L’ho vista una volta in un incontro con il Presidente della Repubblica, che all’epoca era Fernando Henrique: le hanno fatto delle domande e lei ha risposto in maniera impeccabile pur essendo appena atterrata da New York e infilando qualche parola in inglese, mi ha colpito per la sua competenza. Il suo gioiello preferito? Il prossimo, quello che sto creando. Un episodio divertente? Ho fatto incidere su di un braccialetto la famosa frase di Dante ‘non ti curar di loro, ma guarda e passa’, era un regalo per Elena Valensise, l’ex ambasciatrice italiana in Brasile. Il fattore B, sempre in agguato, ha voluto che la scritta diventasse ‘non ti curar di loro, ma passa e guarda’, perfettamente identica agli occhi della metallurgica e abissalmente differente ai nostri. È diventato il nostro codice segreto. Che significano per lei il lusso, l´eccellenza e l’eccesso? Il lusso per me è poter vivere in Brasile. L’eccellenza è il Made in Italy. L’eccesso sono gli anelli di Victoire de Castellane, la collezione che imita i fiori tropicali è il non plus ultra della sofisticazione creativa, un delirio di pietre preziose purissime e smalti colorati che rivelano universi caleidoscopici al di là dell´immaginazione. Cosa porterebbe dall’Italia? Senza dubbio la gioielleria italiana: mi ruberebbe qualche cliente, ma è un prezzo che sono disposta a pagare. Mi piacerebbe vedere Pomellato, Buccellati, Fendi, anche Bulgari è atteso con trepidazione. 70 FRANCESCA ROMANA DIANA: THE LADY OF THE JEWELS An illustrious ambassador defined the B factor as the unexpected, that stirs the order of things in a few seconds, as control makes way for chaos. But if the B factor is a spark that ignites fires, Francesca Romana Diana is the flame, the one who was able to redeem from the ashes an empire carved in stone and out of determination I started creating jewelry in Rome in the 80's, I was an apprentice in an artisan company. I opened my own workshop after four years. As required for girls of good family, it was all done in complete informality. I discovered Brazil in 1986 and it was love at first sight. Visiting the mines, I realized the enormous extraction potential. Within three months I moved, taking my tools with me. I was driven by the fact that what I created was absolutely unique in Brazil. Two months later I received a huge order from H. Stern, at the time they had eighty jewelry stores. I began to surround myself with good helpers and our collaboration lasted for four, five years until I opened my own boutiques, first in Rio, then in San Paolo, and so on. The first store in Europe was set in Lisbon, followed by Madrid and Naples. In 2004, after a pernicious divorce from which only my name came out unscathed, I started from scratch with a new brand: Francesca Romana Diana, currently has 24 franchised stores, including three in Europe. All production is made in Rio, we are more than a hundred people, mostly women living in the surrounding slums. Did you adapt the collections to the Brazilian taste? How did Francesca Romana Diana’s style change? Brazil has changed me profoundly, the local culture belongs to me and my jewels are the proof. They are more showy than the Italian ones, because they are made for a different audience. Brazil is consumerist, it's absolutely normal for a woman to buy a necklace for each collection, because of this I really need to diversify every collection from the preceding ones. Unlike fashion, the combinations for jewelry are much more limited. One plays a lot with new metal designs and different types of finishing (polished, rough, opaque, striped), always trying to create a completely new look. The Brazilian woman is sexier and less classic than Italian women. Therefore I concentrate a lot on dangling earrings, seductive necklaces, colorful bracelets. My ad campaigns are star studded with Brazilian actresses and my jewels are crowning the soap operas on TV. People like my product because, even if it's made in Brazil, I am Made in Italy. The fact that the designer is imported is added value for the Brazilian customer. I am a fanatic of Brazilian gemstones, when I first got here no one valued the national stones, they were considered bad taste. When brands like Bulgari started using them, they acquired another status. In my jewelry is common to find references to places and everyday moments in Brazil. The very fact that I live in symbiosis with the local culture is reflected in what I Colore, colore e ancora colore: un imperativo categorico 71 create. My collections vibrate with pride of being a cultural bridge between two worlds, less distant from each other then you may think. There is everything that surrounds me in my creations: nature, music, architecture, art. The collections may be inspired by Niemeyer, take a cue from the paintings by the princess Lelli de Orleans e Bragança, or being the result of a collaboration with fashion designers such as Marzio Fiorini, like my collection with rubber. Tell me a customer that you'd like to win... Gisele Bundchen, because she represents the Made in Brazil, she's the pride of being Brazilian. She's an intelligent, nice and easygoing girl. I saw her once in a meeting with the President, who at the time was Fernando Henrique. The press started asking her questions and she responded flawlessly despite just having landed from New York. She used English words here and there, and I was struck by her competence. Let's talk about Brazilian and Italian women, which of the two gives most satisfaction as a customer? The Brazilian woman is more vain and more daring than the European woman. She's a compulsive consumer, and in a certain sense more free, she buys whatever she wants without thinking too much. The Italian woman understands me better when I do something more conceptual, the purchase is weighted, she buys jewelry and intends to keep it for the next ten years. If it's broken she'll bring it to me to fix it. They are structurally different customers but I'm happy with both. What is your favorite piece of jewelry? The next, the one I'm about to create. In times as fast and ferocious as ours where everything is reproducible at competitive prices, what is the future of Made in Italy according to you? Italy could be the world's museum, every corner is unique and irreproducible, and it’s not given its proper importance. Of course Italy can't compete with countries where there isn't a slightest respect for the workers, and honestly shouldn't. We need to focus on niche markets, on our excellence, for example the farms can't sell fruit juice and compete with California, but they should specialize and invade the world. For instance: the sanguinello orange, why can't you find it beyond the national borders? Who do you consider your teacher? Who inspires you when creating? I create all the time, we don't have time to finish a collection before I'm already headlong into another, if the times are fast, the creation is even faster, there is a new trend every three months. A person who could be considered a leitmotif of my creation is my father, a person who is always present in my life, I've inherited my perseverance from him, I never give up, this is an absolutely Italian feature: having a good idea and a lot of tenacity to make it real. Who is the client you're most proud of? Fernanda Montenegro, because she's a wonderful woman and a customer of mine since always. Three years ago I created a line for very young girls, with enamel butterflies. I met Fernanda by coincidence, walking around Ipanema, she was hidden under a huge hat and wore one of my orange butterflies on her finger. I would never imagine that a eighty-year-old lady could choose a ring like that, she's extraordinary. 72 Tell me a funny episode. I had the famous phrase of Dante's ‘Let us not speak of them, but look, and pass’ engraved on a bracelet, it was a gift for Elena Valensise, the former Italian ambassador in Brazil. The B factor which is always lurking, wanted that the word became ‘Let us not speak of them, but pass, and look’, it was exactly the same in the eyes of the metal-worker but abysmally different in ours. It became our secret code. What does luxury, excellence and excess mean to you? The luxury for me is to live in Brazil. Excellence is the Made in Italy. Excess are the rings of Victoire de Castellane, the collection that mimics the tropical flowers is the ultimate in creative sophistication, a frenzy of pure precious stones and colored enamel revealing kaleidoscopic universes beyond imagination. What would you bring from Italy? Without doubt, Italian jewelers: they would steal a few customers, but it's a price I'm willing to pay. I'd like to see Pomellato, Buccellati, Fendi, and we're also waiting for Bulgari. La sofisticatezza dei bracciali, tra fantasie classiche e paesaggi dipinti 73 BOLLICINE ITALIANE: UN TREND ‘EFFERVESCENTE’ TESTI IL TEAM CALL ME WINE/FOTO ARCHIVIO CANTINE CECI 76 I dati sui consumi dei vini spumanti forniscono una panoramica rassicurante sulla produzione italiana: in costante ascesa, ormai gareggia ad armi pari con i cugini d’oltralpe e promette delle piacevoli sorprese Il mondo delle bollicine in Italia è in continuo fermento. Questo sembra trasparire dai dati elaborati per il decennio 2000-2010 relativi ai consumi di vini spumanti prodotti nel belpaese. In questo arco di tempo l’Italia ha accorciato le distanze rispetto al suo principale concorrente europeo, la Francia. Pur non raggiungendo le cifre di produzione dei transalpini, ha registrato un trend di crescita di gran lunga più consistente. Più votata a un ruolo di consolidamento, la Francia ha segnato nel decennio in considerazione un passaggio da 420 a 480 milioni di bottiglie prodotte, con una crescita del 14%; alla ricerca di una parte da leader, l’Italia ha raggiunto volumi annui di circa 380 milioni di bottiglie, con una crescita netta dell’81% rispetto ai 210 milioni di bottiglie del 2000. Autentico protagonista di questa impennata è il prosecco, la cui crescita sui mercati esteri nell’anno in corso si attesterà intorno al 15%: l’Osservatorio Economico dei Vini Effervescenti stima che il sorpasso, in termini produttivi, del prosecco sullo champagne avrà effettivamente luogo nel giro di tre anni, con un dato produzione molto vicino al dato consumo, grazie a un’attenta politica di riduzione delle giacenze annuali ad opera della maggior parte delle cantine venete. Nella categoria extra dry, una delle più richieste e tipiche del prosecco, si distingue il Giustino B. della cantina Ruggeri di Valdobbiadene. Dopo tre anni di crescita continua, anche il metodo classico in Italia ha raggiunto volumi stabili e competitivi (circa 10 milioni di bottiglie): la consacrazione della Franciacorta, con straordinari esempi di cuvée in grado di avvicinarsi ai simboli dello champagne, è stata affiancata dallo sviluppo di nuove realtà dall’alto potenziale di incremento qualitativo, come accade nel caso della DOCG Oltrepò pavese metodo classico e della DOCG Alta langa (con trenta mesi di invecchiamento minimo per gli spumanti prodotti). Tra le bollicine franciacortine più evocative spicca la cuvée Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco, ma- ‘popolare’, lasciano presagire ampi margini di crescita nel segmento dei top wines. Un ottimo esempio è il Rock Otello dry delle cantine Ceci, in grado di coniugare lo stile tradizionale del lambrusco con un’estetica moderna e accattivante. Non resta che fare un brindisi con le nostre bollicine e darci appuntamento alla prossima annata, aspettando risultati sempre più di buon auspicio. (È possibile visionare e acquistare i vini menzionati nell’articolo attraverso il sito www.callmewine.com) Fonti: Osservatorio economico vini effervescenti e Ovse.org Il Rock Otello Dry delle cantine Ceci turata sui lieviti per ben sei anni e mezzo. Per la DOCG Oltrepò, si segnala il brut 1870 della cantina Giorgi, metodo classico da pinot nero in purezza. Gli ottimi risultati ottenuti, infine, dal lambrusco frizzante a partire dal 2010, con un +90% di export dovuto a un restyling generale dell’immagine di questo vino tradizionalmente considerato fin troppo 77 ITALIAN BUBBLES: A ‘SPARKLING’ TREND Statistical studies confirm a positive trend in the field of Italian sparkling wines: consumption is rising, and local production is now in the running with its French competitors. Sweet surprises are yet to come The world of bubbles in Italy is in continuous ferment. This is what emerges from the data on consumption of sparkling wines produced in Italy during the decade 2000-2010. During that time, Italy has narrowed the gap to France, its main competitor in Europe. Although not reaching the production of its rival on the other side of the Alps, Italy registered a far more consistent growth trend. France is more devoted to a consolidating role, it passed from 420 to 480 million produced bottles during the considered decade. It's a growth with 14% aiming at a leading role. Italy has achieved annual volumes of about 380 million bottles, with a net growth of 81% compared to 210 million bottles in 2000. A true star of this upsurge is prosecco, whose growth will amount to around 15% in foreign markets this year. The Economic Observer of Sparkling Wines estimates that the overtaking in terms of production of the prosecco on champagne will actually take place within three years with a production very close to the consumer, thanks to an attentive policy of annual inventory reduction by most wineries in the region Veneto. In the category extra dry, one of the most popular and typical categories of prosecco, Giustino B. from Ruggeri of the winery of Valdobbiadene stands out. After three years of continuous growth, the classic method has achieved stable and competitive volumes (about 10 million bottles) in Italy: the consecration of Franciacorta, with examples of extraordinary cuvée that comes close to the symbols of champagne, was accompanied by the development of new realities of high potential from quality improvement, as in the case of the DOCG Oltrepò pavese metodo classico and DOCG Alta 78 langa (with ageing minimum thirty months for sparkling wines). Among Franciacorta’s most evocative sparkling wines cuvée Annamaria Clementi by Ca’ del Bosco stands out, matured on yeast matured on yeast for 6 ½ years. For the DOCG Oltrepò, we report on the 1870 brut wine Giorgi, metodo classico pure pinot nero grapes. The lambrusco sparkling wine from 2010 has had a +90% of exports due to a general restyling of the image, this wine was traditionally considered too ‘popular’. The excellent results obtained are hopeful signs with much room for future growth in the segment of top wines. A good example is the Rock Otello dry from Ceci winery: it's capable of combining the traditional style of lambrusco with a modern and attractive aesthetic. All that remains is to make a toast with our bubbles and arrange an appointment the next vintage year, waiting for more and more auspicious results. (It's possible to see and buy the wines mentioned in the article on www.callmewine.com) Sources the Economical observer of sparkling wines and Ovre.org Matteo Basilé, romano, classe 1974, proviene da una famiglia di artisti. Usa la fotografia digitale come se fosse un pittore rinascimentale. La sua arte crepuscolare ci trascina in avventure ai confini tra il bello e il mostruoso, tra oriente e occidente, tra la più recente tecnologia digitale e gli antichi maestri. Si focalizza sull'energia dell'umanità e ritrae la forza del marginale. Il suo lavoro è una combinazione tra manierismo tecnologico e surrealismo pittorico. Vedere le sue immagini è un po' come sognare, ti lascia una sensazione forte, ma difficile da identificare Vivi tra Roma e Bali, in Indonesia. Entrambe le città sono ricche di memoria storica e fanno pensare alla sacralità dell'uomo. Come hanno influenzato il tuo lavoro? I luoghi sono fondamentali per le mie storie. In Asia ho scoperto nuove luci e atmosfere, Bali è un epicentro dove si raccolgono individualità provenienti da ogni angolo del mondo. Mi sono trasferito in Indonesia nel 2008 ed è qui che è nato Thisoriented (una delle serie dell’arti- noranza che manda in cortocircuito un sistema. Ancora oggi, le donne sono la più grande minoranza. La donna ha sempre combattuto, cercando di assomigliare all'uomo. Ho studiato le regole prospettiche della pittura quattrocentesca, in particolare la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, non c'è uno scontro fatto solo di tensione. È una specie di ratto delle Sabine al contrario, e segue delle regole molto precise. Cosa ti fa paura? Il Buio. La mia arte è molto crepuscolare. Scatto sempre in quei venti minuti durante l'alba o il crepuscolo. Sono molto visionario e spesso mi vengono le idee nel dormiveglia o ascoltando una storia. Spesso sono improvvise, lucide e perfette. Mi interessano i confini, quello che c'è tra giorno e notte, tra bellezza e mostruosità. Le tue fotografie raccontano sempre una storia: da dove trai le tue ispirazioni? Sono un divoratore di immagini e suoni. Il cinema è una Matteo Basilé, il rinascimento è digitale TESTI LIV ENQVIST/FOTO ARCHIVIO MATTEO BASILÉ sta, ndr), un incontro tra oriente e occidente. L’oriente ritratto è, appunto, disorientante, un luogo dove confluiscono tutte le culture. In Asia la concezione del tempo è diversa da quella europea: il tempo è antico, più dilatato,devi perdere la bussola per comprendere la realtà che ti circonda. Roma invece rappresenta il luogo della memoria, dove nasce la civiltà. Sono cresciuto immerso in un’atmosfera barocca dove le luci e le ombre, la morte e la bellezza coesistono anche in una sola opera. Parlami della tua serie, Thishumanity. Thishumanity è forse il motivo che mi ha portato a vivere in Asia. Il titolo è un gioco di parole che descrive l'umanità e la sua disumanità, dimostrandone la meravigliosa mostruosità. Ho fotografato 140 donne a Bali, donne di nazionalità, età, credo e generazioni diverse. Sono madri, sorelle, figlie che combattono ogni giorno per costruirsi una propria identità. Ho messo in scena battaglie al femminile in cui vengono svelate ferite, paure, forze e speranze. Un ritratto universale della donna. L’idea di fondo è molto semplice: tutti i conflitti avvengono per una mi80 grande fonte d'ispirazione, per esempio ho usato costumi originali dei film di Pasolini, Kubrick e Fellini. Poi l'arte rinascimentale, amo molto Caravaggio, mi sento molto legato alla pittura classica solo che uso altre tecnologie. Descrivimi la parte tecnica del tuo lavoro. Ho iniziato la mia carriera a 17 anni, ero uno di primi che usava la macchina digitale, il computer e le stampe digitali. Sono cresciuto insieme con la tecnica, ero un giovane artista romano sotto i riflettori. Ho fuso lo stile classico lavorando con il digitale: l'arte unita alla scienza, proprio come durante il rinascimento, uso regole antichissime. La memoria è un altro aspetto che emerge lavorando con il computer, è come se fosse un archivio dell'anima. In generale cerco di costruire il set per la foto finale in modo che non ci sia bisogno di ritoccare tanto, credo che il mezzo tecnologico debba essere invisibile. Utilizzo persone comuni, anziché modelli. La sfida è molto simile alla produzione di un film, spesso si riesce a fare un solo scatto in un giorno. Sono molto ispirato dal neorealismo. Lavorando al crepuscolo o all'alba, tutto è una sfida, hai Ambientazioni decadenti e personaggi ambigui sono alla base dei lavori di Matteo Basilé 81 Pose plastiche, da quadro rinascimentale, per la serie thishumanity 82 83 solo una ventina di minuti per raccontare la tua idea. Nella serie The saints are coming molti personaggi sembrano avere un che di blasfemo ed erotico. Quanto ti piace giocare con l'eccesso? The saints are coming racconta delle storie parallele. Racconto la sessualità di persone che si muovono tra due mondi, gli uomini-donne. Ho preso queste persone, ho levato loro gli abiti di scena per svelare cosa sono veramente. Ognuno di noi avrebbe bisogno di una seconda chance. L'uomo è una creatura divina, fotografo personaggi che non sono né folli né santi. Cosa c'era prima della psicoanalisi? Il folle era un santo. Il pazzo è quello che chiamiamo depresso oggi. La biologia ed il divino non sono così distanti. Il mio lavoro non è pornografico, non c’è quasi nulla di provocante nei miei soggetti. Io vorrei catturare la loro anima, mostrarne la parte più umana – che, curiosamente, coincide con quella mostruosa –. La bellezza interiore e la mostruosità fisica, unite nella stessa persona, danno forma a quella che chiamo la meravigliosa mostruosità. L'uomo è un mostro in questa grande umanità, io lavoro sull’idea della bellezza come qualcosa di divino. Sono affascinato dai difetti, la bellezza dai canoni classici è noiosa, non mi interessa fotografare una cosa bella in un modo bello. Parlo di malattia, tabù e senso di colpa. Il senso di colpa a cui la chiesa cattolica è molto legata. La provocazione nel mio lavoro è praticamente inesistente. Che ruolo ha l'arte per te, ha la forza di cambiare qualcosa? Penso di poter fare piccole cose a livello personale, cioè cambiare qualcosa con gli incontri che faccio nella vita. Vorrei contribuire a fermare un momento, combattere la perdita della memoria. L'immagine è potente rispetto alla realtà. Vorrei immortalare questa epoca, dare la vera coscienza di quello che è stata. Anticamente, l'artista era uno sciamano che prevedeva e cambiava i tempi con un nuovo linguaggio, leggendo il passato. Vorrei ritrovare la sacralità che l'arte ha perso negli ultimi anni. Oggi siamo come anestetizzati e non riusciamo più ad essere intimi. Tutto è diventato spettacolare per forza, per esempio oggi vedi un video di 30 secondi, lo assimili in 5 secondi e lo perdi e dimentichi in 4 secondi. L'opera d'arte rimane perché ha fermato il tempo e la sua lettura può essere infinita. Su che cosa stai lavorando in questo momento? Sto preparando una nuova serie di fotografie dal titolo Landing, ovvero atterraggio, che saranno scattate a Cinecittà. È un luogo dove non si può distinguere la realtà dalla finzione, e ci si chiede: dove sono? È molto importante il modo in cui ci si sveglia, svegliarsi è come atter84 rare. Perciò, sto lavorando su ritratti di persone che si accorgono del loro ‘atterraggio’. Cosa sono lusso, eccellenza ed eccesso? Il lusso è il tempo, la condivisione e il tempo di sognare. Meglio: il vero lusso è, da una parte, un'economia basata sulle idee, dall’altra possedere il tempo per realizzare qualcosa. L'eccesso forse non esiste per me. Probabilmente è quando pretendo troppo da me stesso, ed il risultato è una proiezione di me che non rispecchia la realtà. Eccellenza è quando incontri una persona e c'è uno scambio perfetto, è un momento magico. MATTEO BASILÉ, A DIGITAL RENAISSANCE Matteo Basilé, born in Rome in 1974, comes from a family where they have been artists for generations. He uses digital photography as if he were a Renaissance painter: his art explores the border between the beautiful and the monstrous, east and west, new technology and ancient models. Focusing on the energy of humanity and portraying the strength of the marginal, his work is a combination of technological mannerism and painting surrealism. Looking at his images it’s a bit like dreaming, it leaves you with a strong feeling which is hard to put the finger on You live between Rome and Bali, in Indonesia. Both cities are rich in historical heritage and provide traces of the sacredness of man. How did they affect your work? Places are of critical importance to my stories. I discovered a new light and atmosphere in Asia, Bali is an epicenter gathering people from all over the world. In 2008 I moved to Indonesia, where I came up with the idea of the Thisoriented series. It's a meeting between east and west, indicating a disorientating east, a place where all cultures converge. The Asian conception of time is different from the European one: time is ancient, it's more dilated, you have to lose your sense of direction to interpret the things around you. On the other hand, Rome is the place of memory and where civilisation was born. I was bred immersed in a baroque atmosphere, where lights and shadows, death and beauty coexisted even in a single art work. Tell me about your Thishumanity series. Thishumanity is perhaps the reason that brought me to live in Asia. The title refers to the subtle border between humanity and its inhumanity, showing its beautiful monstrosity. I photographed 140 women in Bali, women of different nationalities, age, beliefs and from different generations. They are mothers, sisters, daughters who struggle every day to build their own identity. I staged female battles in which the women's wounds, fears, strengths and hopes are unveiled. I wanted to make a universal portrait of the woman. I was inspired by a very simple idea: all conflicts occur because of a minority creating a “Mi interessano i confini, quello che c’è tra il giorno e la notte, tra bellezza e mostruosità” 85 short circuit in the system. Nowadays, women are the largest minority. Women have been fighting so hard in order to be like a man. I studied the rules of perspective in art from the fifteenth century, in particular the Battle of San Romano by Paolo Uccello: the clash is not only ascribable to the tension. It's a sort of reverse rape of the Sabine women (an episode in the legendary history of Rome), and it sticks to very precise rules. What scares you? The darkness. My art is very crepuscular. I always shoot during those twenty minutes at dawn or dusk. I am very visionary and I often come up with some ideas when I'm half asleep or listening to a story. They are often unexpected, lucid and perfect. I'm interested in boundaries, what is between day and night, between beauty and monstrosity. Your photographs always tell a story: where does your inspiration come from? I am a consumer of images and sounds. The cinema is a great source of inspiration: for example, I used the original costumes from films directed by Pasolini, Fellini, Kubrick. Then there is the Renaissance, I love Caravaggio, I feel very close to classical painting, I just use other technologies. Describe the technical part of your job. I started my career when I was 17-year-old and was one of the first that used a digital camera, computer and digital prints. I grew up together with the technique and I was very much in the spotlight as a young Roman artist. I merged the classical with digital: art combined with science, just like during the Renaissance. Memory is another important aspect implied with working with computers: it's like an archive of the soul. I usually try to build the set for the final picture so that there’s only little need for post-production, I think that technological means should be invisible. I use ordinary people instead of models, I'm very inspired by neo-realism. It’s quite similar to a film production, often you can manage to take only one picture in one day. I'm very inspired by neo-realism. Working at dusk or dawn, it's a good challenge, you only have twenty minutes to tell your story. In the series The saints are coming, many people seem to have something blasphemous and erotic: do you like playing with excess? The saints are coming tells parallel stories. I talk about the sexuality of people moving between two worlds, the men-women new gender. I picked these people and removed their costumes, to reveal who they really are. Each of us need a second chance. Man is a creature of God, I take pictures of people who are no fools neither saints. What was before the birth of the psychoanalysis? The fool was a saint. The madman was what we call a depressed person today. Biology is closely united with God. My work is not pornographic, there is merely 86 anything provoking with my characters. I want to capture the soul of people and show the human side, the monstrous part of us is also the most human. Inner beauty and the physical monstrosity, united in one person, become what I call the beautiful monstrosity. The man is a monster in this great humanity and I work on the idea of beauty as something divine. I am fascinated by the imperfection, the classical canon of beauty is a dull thing, I'm not interested in photographing a beautiful thing in a nice way. I speak of sickness, taboos and guilt. Guilt is very much linked to the catholic church. Provocation in my work is virtually nonexistent. What role does art play for you, has it a power to change something? I think I can do small things on a personal level, I mean changing something when meeting people in life. I would like to help in seizing a moment, fighting memory loss. The image is more powerful than reality. I'd like to stop this time, give a true consciousness of what it was like. Once the artist was a shaman who foresaw his time and changed things with a new language by reading the past. I would like to restore the sacredness that art has lost in recent years. Today we are sort of anesthetized and no longer able to be intimate. Everything has become spectacular: for example, today you see a 30 second long video, you think about it for 5 seconds and you forget it in 4 seconds. The work of art remains because it has stopped time and its readings can be infinite. On what are you working on right now? I am preparing a new series of photographs, Landing, which will be photographed in Cinecittà. It's place where one can't distinguish reality from fiction, one wonders where he is. It's very important how you wake up, waking up is like landing. Thus, I'm working on portraits of people realizing of their ‘landing’. What luxury, excess and excellence mean to you? Luxury is time: time to share and time to dream. I mean: on the one hand, real luxury is an economy based on ideas, one the other hand it’s having enough time to accomplish something. The excess may not exist for me. Perhaps it is when I demand too much from myself, it becomes a projection of yourself and not who you really are. Excellence is when you meet a person and there is a perfect exchange, that is a magical moment. “Sono madri, sorelle, figlie, che combattono ogni giorno per costruirsi la propria identità” 87 88 89 "Vorrei ritrovare la sacralità che l'arte ha perso negli ultimi anni. Oggi siamo come anestetizzati e non riusciamo più a essere intimi" 90 91 La splendida vista sulla scalinata di Trinità dei Monti dalle terrazze del Portrait Suites 92 Gli eleganti particolari e un tocco di antica Roma negli spazi interni UNA GIORNATA AL PORTRAIT SUITES: ED È SUBITO ROMA TESTI RICCARDO MARIA ROCCHI/FOTO LUNGARNO COLLECTION E RICCARDO MARIA ROCCHI 93 Posizione privilegiata, servizi esclusivi, personale attento e preparato: il nuovo hotel del gruppo Ferragamo possiede tutte le carte in regola per trasformarsi in uno dei simboli dell’eccellente ospitalità italiana Non capita tutti i giorni di essere invitati a trascorrere una giornata presso il Portrait Suites di Roma. Perla della Lungarno collection di proprietà del brand Ferragamo, la definizione di hotel risulta, in questo caso, certamente riduttiva. Attraversato l’elegante portone del palazzo, a pochi passi dalla scalinata di Trinità dei Monti, vengo accolto da un ritratto del fondatore, Salvatore Ferragamo, che mi introduce nell’esclusivo mondo legato alla griffe. Accolto in un salotto-reception al primo piano, coccolato dalla gentilezza dello staff, mi vengono proposti servizi e attenzioni fuori dall’ordinario: nonostante conosca bene Roma, mi stupisco di quanti privilegi ed esperienze esclusive potrei godere. L’offerta, ricca e curata, spazia dal tour nel ghetto giudaico, con visita alla sinagoga e alle catacombe, alla ‘Vatican line’ nei Musei Vaticani – un itinerario unico che permette di scoprire i segreti di uno dei più famosi musei del mondo – fino all’eccezionale occasione rappresentata da una visita privata alla Cappella Sistina al di fuori degli orari di apertura al pubblico. Potrei addentrarmi per le vie di Roma in bicicletta o in Ferrari; una vespa mi aspetta, giù in strada. Per percorsi più lunghi, una limousine mi accompagnerebbe all’eliporto più vicino… Capri e la costiera amalfitana? Le mete ideali per celebrare una bella giornata di sole. Oppure, sempre con autista privato, potrei raggiungere la Toscana e i suoi outlet per dedicarmi completamente allo shopping. Se fossi un fashion victim, un personal shopper mi condurrebbe nelle più nascoste boutique intorno a Campo dei fiori, o in quelle più conosciute e internazionali di via Condotti o piazza di Spagna, consigliandomi negli acquisti come solo un amico e conoscitore della città sa fare. Per rilassarmi, forse chiamerò 94 una ‘personal masseuse’, voglio godermi la fantastica vista sui tetti dalla suite del sesto piano. Gli interni sono raffinati, discreti e ricercatissimi, caratterizzati da un’attenzione al particolare che solo dei cultori del bello e del lusso come i membri della famiglia Ferragamo potevano concepire. Far sentire l’ospite come in casa di amici cari è l’imperativo principe dello staff del Portrait Suites. La terrazza è quanto di più bello ed unico ci si possa aspettare da un palazzo del seicento del centro di Roma, dove vicini illustri come la chiesa di Trinità dei Monti o Villa Medici sembrano a portata di mano, mentre il Vittoriano e la cupola di San Carlo al Corso primeggiano sulla distesa di tetti, terrazze ed altane che a 360 gradi circondano i vari salotti. Un piccolo, fornitissimo, bar è a disposizione mia e dei pochi, selezionati ospiti dell’hotel: assistere da qui ad uno dei famosi t r a m o nt i r o mani è un’esperienza indimenticabile. L’amore per l’arte della famiglia Ferragamo è ben rappresentato nella persona di Leonardo, che dal 1996 si prende cura del gruppo Lungarno - bellissime anche le altre ‘perle’ di Firenze -. Tale passione è tangibile nelle quattordici camere, nei salotti e lungo la scala che si snoda per sette piani, dove foto, disegni, modelli, schizzi e varie opere d’arte sono esposti a formare un piccolo museo, fratello minore del museo Ferragamo di Firenze. Eccellenza, lusso, discrezione: dal Portrait Suites, Roma, anche se sembra impossibile, è ancora più bella! In questa pagina e nella pagina a fianco: la mano sobria dello stile Ferragamo è presente in tutti i dettagli degli spazi interni, incorniciati dalle splendide vedute su Roma 95 A DAY AT THE PORTRAIT SUITES: AND IT’S INSTANTLY ROME Prime position, exclusive services, attentive and competent staff: these features means the latest hotel belonging to the Ferragamo group is set to become one of the symbols of excellent Italian hospitality It's not a common privilege to be invited to spend some time in the Hotel Portrait Suites, in Rome. One amongst the ‘pearls’ of the Lungarno Collection owned by the Ferragamo brand, to define it hotel is certainly an understatement. Passing through an elegant front door, just a couple of steps away from Trinità dei Monti, a portrait of the founder Salvatore Ferragamo introduces me tied to the exclusive world of the famous brand. I'm received in a lounge-reception on the first floor, pampered by the friendliness of the staff, I'm offered attention and services out of the ordinary. Although I know Rome well, I'm amazed by how many privileges there are and exclusive services I could experience. The range of the offer is rich and attentive: it spreads from the tour in the Jewish ghetto, with a visit to the synagogue and the catacombs, to the ‘Vatican line’ in the Vatican Museums – a unique itinerary that allows you to discover the secrets of one of the world's most famous museums – ; besides, you can get the exceptional opportunity to visit the Sistine Chapel privately, outside the opening hours. I could hang around by bike or in a Ferrari, a vespa’s waiting for me down the road. For longer distances, there is a limousine that may take me to the closest heliport.... Capri and the Amalfi coast? The perfect destination on a beautiful sunny day. Maybe, I could arrange a trip to Tuscany and its outlets for a shopping day, obviously driven by a private chaffeur. If I were a fashion victim, a "personal shopper" would take me to the smallest and most hidden boutiques around Campo dei Fiori, or to the more known and international ones on Via Condotti and piazza di Spagna. I would get advice and assistance with my purchases, like being guided by a practical friend. In order to relax, maybe I'll call the ‘personal masseuse’ later: now, I feel like enjoying the fantastic view over the rooftops 96 that I can see from the suite on the sixth floor. The interior is refined, discreet and very precious: an exemple of the care for detail that only lovers of beauty and of luxury such as the Ferragamos’ could conceive. Making the guests feel at home is the main imperative of the staff of Portrait Suites. The terrace is incredibly beautiful and unique, as you might expect from a palace from the 17th century in the center of Rome. Here, illustrious neighbors such as the church of Trinita dei Monti and Villa Medici seem so close that you can touch them, while the Vittoriano and the cupola of San Carlo al Corso stand out on the roofs. Balconies and 360° roof terraces, surrounding various living rooms, spread out. A small, well stocked bar is available to me: it's restricted to a few selected hotel guests and attending one of the famous Roman sunsets from here is unforgettable. The Ferragamos’ love for art is personified by Leonardo, who since 1996 has taken care of the Lungarno Group the other ‘pearls of Florence’ are beautiful, as well -. This love is tangible all along the fourteen rooms, in the lounges and along the stairs that wind their way through seven floors. There are pictures, drawings, models, sketches and various works of art exposed to form a small museum, a younger brother of the Ferragamo museum in Florence. Excellence, luxury, discretion: although it seems impossible, Rome is even more beautiful at the Portrait Suites. Cura dei particolari, attenzione al cliente, gentilezza e piena disponibilità: queste le caratteristiche del Portrait Suites e del suo staff 97 I PROSSIMI TALENTI MESSI A NUDO 98 TESTI CLAUDIA PAROLA/FOTO ARCHIVIO FOTOGRAFICO CAMERA DELLA MODA DI MILANO 99 C.PFISTER H.MURATA H.MURATA H.MURATA LOFFREDA LOFFREDA LOFFREDA S.SPADA S.SPADA S.SPADA C.PFISTER C.PFISTER H.MURATA LOFFREDA S.SPADA NEXT Il made in Italy riconferma la sua vivacità: a Milano sfilano le promesse della creatività nazionale La kermesse milanese dedicata alla moda femminile è terminata da poco, ed è tempo di bilanci. In occasione del lancio delle collezioni autunno/inverno 2012-2013 sono state allestite oltre settanta sfilate, al contempo banco di prova per gli stilisti italiani e stranieri nonché cartina al tornasole della creatività globale. Secondo Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, il futuro del settore si prevede roseo, nonostante la crisi economica tardi a trovare uno sbocco. La qualità, unita alla frizzante inventiva dei nuovi talenti, si riconferma la carta vincente con cui affrontare la sfida del mercato mondiale. In linea con queste intuizioni, durante Milano moda donna sono state organizzate numerose iniziative al fine di favorire l’emergere dei designer meritevoli. Gli interventi si collocano nell’alveo di un progetto consolidato e sanno cogliere lo spirito dei tempi, perché è proprio questo ciò di cui l’Italia ha bisogno: una ventata di aria fresca. Martedì 28 febbraio nella suggestiva cornice del Castello Sforzesco si sono svolte le sfilate collettive N.U.De – New Upcoming Designers – e Next generation, entrambe volte all'individuazione delle ‘nuove leve’ nel campo dello stile. N.U.De, giunto ormai alla diciassettesima edizione, ha offerto a tre giovani talenti la possibilità di mostrare ad un parterre di esperti del settore le proprie creazioni. Moi multiple, brand dietro cui si cela Anna Francesca Ceccon, ha fatto degli abiti scultorei e dei capispalla dalle linee rigorose il proprio segno distintivo. Mauro Gasperi ha invece rivisitato suggestioni di matrice medievale – una sorta di camaglio – per metterle al servizio della femminilità, giocando prima di tutto con i materiali. Francesca Liberatore, l’enfant prodige della moda italiana, ha soddisfatto le aspettative: l’eleganza, declinata nei toni del bianco, rimane il suo punto fermo. A seguire, i giovanissimi del concorso Next Generation – rigorosamente under trenta – hanno debuttato in passerella con dodici outfit a testa, realizzati e prodotti dalla Camera della moda. Quattro i finalisti: Murata Haronobu, Ludovico Loffreda, Camille Pfister e Santo Salvatore Spada. Quest’ultimo ha riscosso particolare successo, ed è stato capace di tradurre i tessuti leggerissimi in abiti estremamente suggestivi. Spada si è trasformato, involontariamente, nel simbolo della nuova moda fatta dai giovani. Al momento dell’omaggio del pubblico, il designer ha infatti attraversato la passerella a grandi falcate, abbandonando il contegno tipico di chi lavora dietro le quinte per travolgere la platea con il suo entusiasmo. Quale immagine migliore per immortalare lo stato di grazia in cui si trova la nuova moda italiana? 100 THE NEXT GENERATION OF TALENTS EXPOSED Made in Italy confirms once again its liveliness: in Milan, the promising Italian fashion designers walk the runway with their creations The event dedicated to female fashion in Milan ended recently, and it's time for evaluation. Over seventy fashion shows were staged at the launch of the A/W 2012-13 collections. It's a test bed for the Italian and foreign designers, as well as a index of global creativity. According to Mario Boselli, president of the National Chamber of Italian Fashion, the sector is expected to have a rosy future, despite that the economic crisis is slow to find a way out. The quality, combined with the new talent's sparkling inventiveness, reconfirms they're the trump card by which facing the global market's challenges. In line with these insights, during Milan fashion week numerous initiatives have been organized to promote emerging designers. The events are placed within a consolidated project and know how to catch the spirit of the times, because this is exactly what Italy needs: a breath of fresh air. Collective fashion shows were held on Tuesday, February 28 in the picturesque setting of the Castello Sforzesco. N.U.De - New Upcoming Designers - and Next Generation; both are events aiming at indentifying new 'levers' in fashion. N.U.De, now in its seventeenth edition, offered three young talents the opportunity to show their creations to an audience of industry experts. Moi multiple – Anna Francesca Ceccon is the designer behind the brand – has made sculpted dresses and boleros with strictly cut lines her hallmark. Mauro Gasperi revisited influences of medieval matrix – a sort of aventail – and put them at the service of femininity, playing with materials most of all. Francesca Liberatore, the wunderkind of Italian fashion, has lived up to the expectations: elegance, declined in shades of white, remains her cornerstone. Then followed the very young of the Next Generation competition – strictly under thirty –; they debuted on the catwalk with twelve outfits each, made and produced by the Chamber of fashion. There were four finalists: Murata Haronobu, Ludovico Loffreda, Camille Pfister and Santo Salvatore Spada. The latter was particularly successful, he was able to translate lightweight fabrics in highly suggestive dresses. Spada became, unwittingly, a symbol of the new fashion made by young people. At the time of the homage of the public, the designer walked down the catwalk with large steps, abandoning the typical manners of one who works behind backstage, and overwhelmed the audience with his enthusiasm. What could be a better way to capture the state of grace of new Italian fashion? 101 M.GASPERI F.LIBERATORI F.LIBERATORI F.LIBERATORI F.LIBERATORI F.LIBERATORI MoiMULTIPLE MoiMULTIPLE MoiMULTIPLE MoiMULTIPLE M.GASPERI M.GASPERI F.LIBERATORI F.LIBERATORI MoiMULTIPLE NUDE Vladlena B.G. Hermès – imprenditrice, presidente della Federazione Polo Italiana e dell’associazione Vladi polo, prima giocatrice russa, madre di due figli – racconta quali siano le potenzialità anche economiche di una disciplina, forse, ancora poco valorizzata Vladlena, come ha iniziato la sua carriera? Perché ha scelto Roma come base da cui spostarsi in tutto il mondo? All’inizio sembrava tutto molto facile: ho avviato la prima attività da adolescente, nella piccola città siberiana di Leninsk-Kuznetsk. I miei genitori mi donarono 700 Rubli, così decisi di andare a Mosca per comprare una grossa quantità di vestiti. Non li indossai, anzi, li rivendetti ed investii i profitti. Dopo la scuola, mi trasferii a Leningrado e finalmente entrai nel mondo degli affari ‘adulti’. Negli anni novanta venni in Italia per un paio di settimane in occasione delle celebrazioni per il nuovo anno e… Sono rimasta per tutto il decennio successivo! Dopo aver terminato gli studi in legge, entrai a far parte in veste di consulente legale di una squadra di avvocati, a Roma. Seguendo il principio ‘lavora in gruppo, ma lavora prima di tutto su te stesso’, all’età di 27 anni diventai il presidente VLADI POLO: UNA PASSIONE INTERNAZIONALE TESTI STELLA LOZOVIK/FOTO ARCHIVIO VLADI POLO di uno dei più prestigiosi business club romani: mi occupavo di organizzare eventi, mostre e concerti in una location d’eccezione – un castello del XIX secolo, situato nel centro della Capitale –. Abbiamo sviluppato e promosso la cooperazione sul mercato internazionale con imprese russe leader nei rispettivi settori grazie al sostegno del governo italiano. Devo ammettere che la conquista romana di cui vado più fiera è il mio cavallo da polo, diventato la mia vita, la mia passione e il mio business. È concezione comune che il polo sia uno sport élitario. Vladi polo ambisce a sfatare questo stereotipo? Come può una persona qualunque avvicinarsi a questa disciplina? Tutti coloro che posseggono o hanno la possibilità di noleggiare un cavallo possono giocare a polo. In Argentina, i ragazzi di strada invece di dedicarsi al calcio giocano a polo, e sono convinta che anche in Italia potrebbe verificarsi un’impennata di interesse nei confronti di questo sport. Il tennis ha spopolato negli anni novanta, il golf all'inizio del secolo: oggi gli uomini d'affari – e non solo – sono alla ricerca di una nuova attività ricreativa che con- 102 senta di instaurare dei rapporti informali con i soci e costituisca al contempo un fertile terreno per gli investimenti. La costruzione di nuovi campi da gioco, l’organizzazione di tornei e la fondazione di club può rivelarsi un’attività molto redditizia, nonché un business vincente sul medio e lungo periodo. In che senso il polo potrebbe rivelarsi un investimento vantaggioso? Il polo coinvolge un’intera filiera produttiva e organizzativa, a partire dall’allevamento dei puledri per arrivare all'organizzazione dei tornei internazionali. Ad esempio: l’allevamento del pony da polo è un’attività molto redditizia, in previsione di una futura esportazione verso la Russia ed il resto dell'Europa. In Europa, il prezzo di un buon pony da polo oscilla tra i 25 e i 50 mila Euro. Anche gli interventi edilizi (costruzione di scuderie e campi da gioco) rappresentano una sicura fonte di guadagno, per non parlare delle azioni di comunicazione e promozione. Inoltre, intraprendere la carriera sportiva può rivelarsi una scelta vincente: i giocatori di livello inferiore, in Inghilterra, guadagnano 250 Sterline all’ora. Insomma, nel mondo del polo si possono ricavare vantaggi pressoché da qualsiasi attività, ovviamente nella misura in cui il progetto è realizzato con competenza e senza lesinare sull’impegno: si tratta di un settore specifico, e l’entusiasmo è un ingrediente fondamentale (sorride). Ritiene che il polo sia uno strumento adeguato per migliorare il prestigio e la visibilità degli investitori? Certamente! Pensi al sistema delle sponsorizzazioni all’interno del circuito internazionale: l'anno scorso la mia squadra, Vladi Real Estate, ha avuto il compito di rappresentare l’intera Russia. La possibilità per i miei partner commerciali di apporre il proprio logo sulla maglia dei giocatori è stata accolta con entusiasmo e ha dato loro un’immensa visibilità. Si tratta di opportunità nuove e, come tali, ricche di potenzialità. Perché non cogliere l'attimo e organizzare tornei con il proprio marchio? Secondo lei, il polo può contribuire ad innalzare la qualità di vita dei cittadini? Il polo non è solo uno sport di squadra, si trasforma in una vera e propria famiglia. Come giocatrice di polo, posso dire di amare così tanto questo sport da aver tramandato tali emozioni anche ai miei familiari: giocare davanti a 25 mila persone è un’emozione grandissima, non sono mai stata nello spazio, ma penso che sia più o meno lo stesso. Appartenere al mondo del polo è una buona occasione per migliorare il proprio status sociale e culturale, e ciò prescinde dalla componente economica. La gente ‘positiva’ ama gli sport all'aria aperta e desidera trascorrere del tempo con la famiglia e gli amici, con cui condivide interessi specifici. Quando si sta bene, tutto il mondo intorno ne giova. Come può il polo fungere da traino per l'economia dell’intero Paese? Il gioco del polo prevede la partecipazione di due squadre di quattro componenti ciascuna. Si giocano un minimo di quattro chukkers e gli sfidanti devono cambiare pony diverse volte durate la partita, perciò devono disporre di almeno cinque cavalli a testa – I proprietari dei team posseggono, in media, tra i 25 e i 100 cavalli –. Si pensi, dunque, al business dell’allevamento equino: questo traina il settore della produzione di mangimi e dei servizi per l’animale (veterinari, maniscalchi, eccetera), per non parlare della figura del groom, che può occuparsi di non oltre otto cavalli. L’apertura di nuovi polo club favorisce lo sviluppo del turismo nazionale ed internazionale, legato anche all’organizzazione di eventi, principalmente durante la stagione estiva. Il polo, se adeguatamente promosso, può trasformarsi in una grande opportunità di guadagno non solo per un pubblico d'élite. Perché ha scelto di investire nel polo? Ognuno sceglie il proprio campo di investimento: io ho diversificato, e posso confermare che investire nel polo comporta un rischio d’impresa irrisorio. Quando ho iniziato a praticare questo sport, nel 1996, non avevo idea delle sue potenzialità economiche e dell’opportunità di sviluppare progetti sociali. Nel 2003 a Londra registrai il marchio Vladi Lifestyle, legato alla produzione di abbigliamento sportivo, e nel 2007 fondai l’associazione Vladi polo. Tornando alla questione relativa agli investimenti, penso che la più grande opportunità sia rappresentata dai beni immobili. Ad esempio, la costruzione di un club di polo aumenta automaticamente il valore del terreno. Il mio sogno sarebbe vivere in un luogo dove le strutture del gioco si integrino perfettamente con la dimensione cittadina: un allenamento al mattino, poi in ufficio, di nuovo sul campo da gioco, e infine un picnic con la famiglia. Purtroppo, ora vivo tra Roma e a Parigi e posso giocare solo la domenica, quando vado fuori città. Come è possibile aumentare il flusso di investimenti in questo ambito? La presenza di un polo club in una città è una determinante imprescindibile. Gli eventi organizzati consentono di invitare un numero sufficiente di ospiti di alto rango. Le società possono riservare delle aree di rappresentanza all'interno della struttura. Si creano le condizioni ambientali ideali per sviluppare relazioni e progetti comuni, o per investire in nuove zone finanziarie… 103 Vladlena Belolipskaia Guerrand Hermès, Presidente della Federazione Polo Italiana e dell’Associazione Vladi Polo 104 Quali progetti sta attualmente patrocinando? Come ho già detto, il mio obiettivo è quello di rendere il polo accessibile a tutti. Attualmente sto sviluppando un servizio informativo ad hoc, il Vladi concierge service. Immaginate se tutte le persone desiderassero provare a giocare a polo: come sapere quali club sono aperti? Dove trovare una mazza, un casco e un cavallo? Per fare ciò, abbiamo bisogno di sempre nuovi appassionati: ecco perché ogni anno organizziamo una manifestazione ad ingresso libero per avvicinare il pubblico – soprattutto i giovani – a questo sport. Trascorrere una giornata all’area aperta con la famiglia, condividendo l’entusiasmo dei giocatori: ecco cos’è il polo. La terza edizione del Vladi international Rome polo challenge, Italia vs Russia vs USA vs Svizzera vs Francia vs Kazakhstan, si svolgerà dal 27 al 30 settembre prossimo. Durante l’evento si terrà per la prima volta il World polo forum, che verterà attorno al tema dell’introduzione della disciplina nelle regioni della Russia, del Kazakistan e degli altri paesi CSI. Le massime autorità territoriali interverranno a proposito delle differenti possibilità di valorizzazione locale e di come il polo possa trasformarsi in uno strumento di polarizzazione dell’attenzione internazionale. Giocare a polo tra le rovine degli antichi stadi romani, sulla neve svizzera, nell’aristocratica Londra o immersi nella campagna francese: qualsiasi clima è adatto per questo sport, bisogna spingere sulla sua internazionalizzazione come sport di tendenza o, addirittura, come nuovo business. La protagonista delle quattro giornate, ovviamente, sarà Roma: quale palcoscenico migliore? Cosa significa per lei essere un’imprenditrice indipendente? Si è trattato di una decisione consapevole o di una scelta obbligata? Entrambe le cose. Da una parte, amo l'indipendenza: non voglio rimanere seduta aspettando che un uomo mi regali qualcosa, mi piace comprare quello che voglio. Nel privato, in ogni caso, il mio compagno deve essere in grado di assumere il ruolo di guida, e comportarsi come ho fatto io in ambito lavorativo. Inoltre, adoro lo stile di vita attivo, per me è inconcepibile rimanere a casa per svolgere i lavori domestici. Ecco perché ho scelto il polo: non riesco a immaginare la mia vita senza il movimento continuo. VLADI POLO: AN INTERNATIONAL PASSION Vladlena B.G. Hermès – entrepreneur, president of the Italian Polo Federation and the Vladi polo association, the first Russian woman-polo player, a mother of two children – tells us about an entertaining and profitable discipline, currently little known Vladlena, how did you started your business? Why did you decide to settle in Rome before moving around the world? At first, anything seemed easy: I started up my first business when I was a teenager, in the small Siberian city of Leninsk-Kuznetsk. My parents gave me 700 Rubles as a gift, so I went to Moscow and bought a lot of clothes. Instead of wearing them, I resold everything. Afterwards, I invested my profits again. So, after school, I moved from a small town to Leningrad and finally started ‘adult’ business. In the ‘90s I went to Italy for two weeks to celebrate the new year and… I’ve stayed here for the ten following years! After having graduated in law, I joined a legal counsel in a team with local lawyers, in Rome. Following the principle ‘work in a team, but work on yourself’, being 27-year-old I became the president of one of the most prestigious business club. In my competence was the organization of social dinners, held every two months, exhibitions and concerts in an amazing setting – a XIX century castle in the center of the city –. We developed and promoted international market cooperation with Russian business leaders, thanks to the support of the Italian government. Frankly, my main achievement in Rome is that i found a horse polo, that become my life, my passion and my business. It is universally acknowledged that polo is a sport ‘for élite’. Does Vladi polo aim to dispel this stereotype? How can any ordinary person start playing it? Of course, everyone who has or rents a horse can play polo. In Argentina, the boys in the street play polo instead of football. In Italy as well polo can be the new ‘boom’. Tennis was popular in the nineties, golf at the beginning of the century: starting from 2011, businessmen are looking for a new sport, not only for informal hanging out with partners, but also for investments. Building new polo grounds, organizing tournaments and opening new polo clubs can be very profitable on the middle- and longterm. Can polo be a profitable business for us and in which sphere? Obviously, polo involves a whole productive thread, starting from the horses farming, finishing with the organization of international polo tours. For example, breeding polo ponies and exporting them is very profitable. In Europe, the price of a good polo pony starts from 25 000 up to 50 000 Euros. Let’s talk about the buildings – élite settlements with stables, polo grounds –: they are also very profitable, as well as the organization of polo events is a perfect pr-promotion. Even playing polo can be very profitable: the lower level players, for instance, in the UK can earn up to £ 250 per hour. Anything can be profitable in polo world, as far as 105 the project is built up competently and you put your passion in it. Polo is a very specific product, so enthusiasm is highly required (smiling). As a business owner, do you think that polo could increase the prestige of the entrepreneur? Of course! Sponsorship of international polo matches, that’s the answer. For example: last year Russia was represented by my own team Vladi real estate. Our business partners got the chance to put their logo on our polo players t-shirt: that was a triumph, because the sponsorship provided them with the visibility they were looking for. Everything new stirs the blood, and the first impression always remains in the memory. Why not catching the moment and organizing tournaments under your own brand? How can polo increase the living standards of the citizens? Well, as I said before, polo is not only a team sport, it’is also a sort of family. As a polo player, I can say I’m so keen on this sport that I passed on this passion to my family, as well. Playing in a tournament, where 25.000 people are staring at you, is the maximum doze of adrenalin: I have never been to the outer space, but I think that the emotions are the same. Belonging to the polo’s world is a good opportunity to improve your social and cultural level, not depending on how much you earn. Positive people choose a certain cultural milieu, they love spending some time outdoor, with their family and friends, sharing the same passions. When you feel good, that feeling is contagious. Can polo increase the economic standards of a whole country? Polo game is two teams of four players each. They play a minimum of four chukkers and the players must change each pony several times per game, as horses get tired very fast. Usually, each player uses at least 5 polo ponies for a game. The teamowners have, on average, between 25 and 100 polo ponies. Accordingly, the horse breeding develops. Automatically, the volume of production of feed increases, and the services system as well. Besides, a groom may serve a maximum of 8 horses, so the positive effect is the creation of new jobs places. With the development of polo, new polo clubs arrives, so this enhances tourism not only domestically, but also internationally, as proven by the events held in in the summer time. Polo, if properly developed, is a huge industry that encompasses not only élite audience, but also the general public. So, why did you choose to invest in Polo? Anyone chooses his privileged field. I cannot insist on where to invest. The only thing I can confidently confirm is that investing in polo is a zero-risk enterprise. When I started playing polo in 1996, I had no idea about its huge opportunities as an investment, and that I would develop social projects on this topic. In 2003, in London, I registered my trademark Vladi Lifestyle, dealing with casual clothes, and in 2007 I founded the Vladi polo association. Coming back to your question about investments, I think polo's 106 most popular investment, among those mentioned above, is real estate. For example, the construction of a polo club automatically increases the value of the land. My dream would be to live in a place where the city sparkling life and the countryside perfectly match: in the morning I’d workout, then straight to the office, then polo again, finally a picnic with my family. Unfortunately, I’m living in Rome and Paris city centers at the moment and I can play only on Sundays, when I go out of town. How do you assess increasing the flowing of foreign capital to polo? Definitely, the presence of polo clubs in a town is very important. For example, polo events lead the opportunity to invite high-ranking guests. Companies can reserve specific areas. So, it’s possible to create the conditions to enhance good business relationships, or to plan different kinds of investments… What kind of projects are you currently developing? As I mentioned before, my main task is to make polo accessible to everyone. So I have been actively developing the Vladi concierge service. Imagine if any person had a desire to play polo: where would they go, in order to get some information about the clubs? Where would they get a polo stick, an helmet and a horse? Well, in order to develop polo we need enthusiasts. Therefore, every year we organize an open day to get people – especially the young ones – informed. Spending one day with your family, sharing your happiness: that’s what polo is. The third edition of Vladi International Rome Polo Challenge – Italy vs Russia vs USA vs Switzerland vs France vs Kazakhstan – will be held in Rome from the 27th to the 30th of September 2012. The event will host for the first time the World polo forum, aimed at highlighting the topic of the introduction of the sport in the Russian and Kazakistan regions, as well as in the CIS. Local authorities will speak about different possibilities of local valorization and how polo could become a tool for gaining international prestige. Playing polo among the ruins of the ancient Roman stadiums, on the snow, in Switzerland, on British grounds in the French villages: any weather is perfect. Gaining polo experience from all around the world, any person will be able to bring polo to his own hometown and develop it as a trendy sport or even a new business. Rome will play the lead role in this event: what setting could be better? What does it mean for you to be an independent, businesswoman? Is it respect for yourself or is it due to forced circumstances? Both. I love to be independent. No need to sit and wait for a gift by your man, I like when I can buy what I want. Still, in my private life, my man should take the driver seat, as I have enough switchgears and helms at work. Besides, I like active style of life, so staying home and doing my housework it’s simply impossible. Thus I chose polo, I can only imagine my life on the move. 107 QUANDO IL COCKTAIL È TRICOLORE TESTI E FOTO CAROLINA ATTANASIO 108 Poche cose rappresentano così bene lo spirito di convivialità e la qualità della cucina italiana come il basilico. È il perfetto elemento decorativo per il classico piatto di pasta, o per la pizza, prelibatezze per cui siamo conosciutissimi al mondo, alle volte in modo un po’ stereotipato. Questo ingrediente, invece, può deliziarci anche in modo totalmente inaspettato: per esempio, all’interno di un cocktail. Alessia, bravissima barista romana, ci svela una deliziosa variante del daiquiri, realizzata proprio col basilico, unito al miele e al rum. Un tocco d’italianità che lascerà il vostro palato, è proprio il caso di dirlo, a bocca aperta. Di seguito Alessia ci spiega come prepararlo: WHEN THE COCKTAIL IS TRICOLORE Few things represent the Italian cuisine's spirit of conviviality and quality in such a good way as basil does. It's the perfect decorative element in a classic dish of pasta or pizza, delicacies we are well known for in the world, sometimes in a bit stereotyped way. This ingredient, however, can also delight in a totally unexpected way: for example in a cocktail. Alessia, a very skilled Roman bartender, reveals the recipe of a delicious new take on the daiquiri made with basil together with honey and rum. An Italian touch that will leave your taste buds, it's appropriate to say, open-mouthed. Here's Alessia description on how to prepare it: • Basilico fresco, 4/5 foglie • • • • ingredients for a cocktail • 4/5 leaves of fresh basil, (the leaves should be nice and green, not damaged) • Two bar spoons of honey (it's natural and gives a special flavor) • Half a lime • White rum • Ice (fate attenzione che le foglie siano di un bel verde, non rovinate) Due cucchiaini di miele (è naturale e dà un sapore particolare) Mezzo Lime Rum bianco Ghiaccio Unite in un bicchiere il basilico con il miele, il lime e il rum e pestate il tutto con vigore ma non troppo energicamente, in modo da amalgamare gli ingredienti. Unite il ghiaccio e shakerate i l t ut t o . U n a v o l t a f i n i t o , versate il contenuto dello shaker in un bicchiere da cocktail triangolare, facendo attenzione a utilizzare un passino per filtrare i residui. Decorate il bicchiere con uno spicchio di lime. Siete pronti per brindare? Put the honey and basil in a cup, add the lime and rum and crush it vigorously, but not too hard, in order to mix the ingredients. Add the ice and shake it all. When finished, pour the content of the shaker into a triangular cocktail glass, use a strainer to filter out residues. Decorate the glass with a lime wedge. Are you ready to cheer? Alessia e il suo daiquiri basilico e miele You can find Alessia and her cocktails at Daruma Sushi bar, Prati district, Rome Potete trovare Alessia e i suoi cocktail alla zona bar del Daruma Sushi, nel rione Prati, a Roma. 109 www.associazionemadeinitaly.it