La grappa: un affascinante mondo al femminile a cura di Gladys Torres Urday “ La Grappa innanzi tutto è un fatto di stile! È qualità, tradizione, cultura, eleganza e arte. ” N on è più una novità il fatto che nell'ultimo decennio la grappa, da prodotto rude ed aggressivo, abbia guadagnato rispettabilità diventando un super alcolico gradevole anche ai palati più delicati. Infatti, ultimamente, ha ricevuto il plauso da parte dei giovani e del “gentil sesso”, che prima faticavano a trovare caratteristiche organolettiche a loro gradite. Ed ecco che un gruppo di imprenditrici del settore e di giornaliste, mosse della constatazione della considerevole vivacità del mercato della grappa nel cui ambito la presenza della donna, tanto a livello imprenditoriale, produttivo e distributivo che di comunicazione, costituisce un elemento significativo e di crescente importanza rappresentando in tal modo il naturale punto di partenza per la ridefinizione dell’immagine del prodotto. Claudia Mazzetti d'Altavilla Dal 2001 Presidente dell’Associazione è Claudia Mazzetti d’Altavilla con Vicepresidente Livia Bertagnolli, entrambe delle omonime aziende di distillazione. L’Associazione Donne della Grappa è rivolta non solamente alle imprenditrici ma anche a tutte coloro che per motivi tecnici, professionali operativi o semplici consumatrici si trovano idealmente accomunate nel contesto culturale e di mercato della grappa ponendosi come obiettivo l’impegno di sviluppare il mercato promuovendo l’immagine della grappa e le tradizioni secolari legate ad essa. Tante sono le attività organizzate: L’Italia delle Donne della grappa, un tour attraverso lo stivale che ha permesso di conoscere e confrontarsi con donne che condividono i loro ideali; La Grappa è Donna, una degustazione in occasione dello scorso Vinitaly dove hanno partecipato quasi un migliaio di appassionati confermando così come le donne rappresentano oggi le ambasciatrici più attente e preparate di questo fantastico mondo indubbiamente colorato di rosa. FI- SAR In questo contesto nascono le Donne della Grappa, un’associazione culturale, apolitica e senza fini di lucro che opera in stretto collegamento e in sintonia con l’Istituto Nazionale Grappa. 6 Livia Bertagnolli in Il Sommelier Maggio-Giugno 2012 • n. 3 R La Grappa La grappa secondo l’attuale normativa di riferimento “è la bevanda spiritosa ottenuta da vinacce fermentate e distillate direttamente mediante vapore acqueo oppure dopo l’aggiunta di acqua e con eventuale aggiunta di feccia” ed è una denominazione riservata esclusivamente al prodotto italiano. IL DPR n. 279 del 16 luglio 1997, inoltre, precisa ancora più chiaramente che la “la denominazione grappa è riservata esclusivamente all’acquavite di vinaccia ottenuta da materie prime ricavate da uve prodotte e vinificate in Italia, distillate in impianti ubicati sul territorio nazionale”. Notizie sulla attività di distillazione si possono già datare al 4.000 a. C. presso gli Egizi, sebbene dell’acquavite sia possibile rinvenire informazioni solo intorno all’anno mille grazie agli studi della Scuola Medica Salernitana che procedette alla definizione delle regole per ottenere la concentrazione dell’alcol “attraverso la distillazione e ne prescrisse l’impiego per svariate patologie umane”. La tappa successiva di questo articolato processo di creazione del “distillato grappa” fu l’estensione delle tecniche di distillazione alle vinacce, che si fa risalire intorno al quattrocento. Le vinacce ovvero le bucce degli acini d’uva separate dal mosto, che contengono in media i 2/3 in meno di alcol rispetto al vino, costituivano le materie di scarto della vinificazione ed è solo con il Seicento che si hanno notizie certe dello studio della distillazione delle vinacce a opera di alcuni Gesuiti, tra i quali Atanasio Kircher e Francesco Terzi Lana “che si può considerare il padre tecnico della vinaccia” (nel 1636 indicava la vinaccia come fonte di alcool). Nel complesso procedimento della distillazione delle vinacce, il rispetto della tradizione è assoluto. Ancora oggi il metodo usato è quello inventato da Tulio Zadra, un maestro nella costruzione degli alambicchi che negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso perfezionò appunto il “metodo bagnomaria discontinuo” che ancora oggi porta il suo nome. Divenuto lo strumento “principe” della distillazione e ancora oggi il metodo del territorio trentino e non solo. L’alambicco è un apparecchio di distillazione che consente la trasformazione di liquidi in vapore e la loro successiva condensazione. Il Sommelier Maggio-Giugno 2012 • n. 3 7