www.macchinecantieri.com cantieri: testimonianze “Con le sei PL4611 impegnate in cantiere riusciamo a garantire una produttività mensile di anche 14 km di posa: un risultato impossibile da raggiungere con altre macchine” Alla conquista del mondo Due aziende di livello mondiale lavorano in perfetta sinergia per realizzare opere ingegneristiche di alto livello che attraversano i confini delle Nazioni. Per ora europee ma presto del Mondo intero Testi e foto di Stefano Masin marzo novembre 2009 2011 L’ azienda Ghizzoni nasce negli anni 1950 a Vidalenzo di Polesine, in provincia di Parma, grazie allo spirito imprenditoriale della famiglia Ghizzoni. Nel corso degli anni, il core business si è via via spostato sempre più verso il settore pipeline, ossia condutture per il trasporto di gas, petrolio, acqua e affini, costruzione di stazioni di pompaggio e compressori, serbatoi e trivellazione orizzontale. Nel 1990, poi, si è presentata una grande occasione grazie all’apertura e alla liberalizzazione del mercato europeo. Ghizzoni, infatti, ha iniziato a espandere il proprio business nei Paesi comunitari aumentando, così, mole di lavoro e, ovviamente, fatturato. Uno dei punti di forza di questa azienda è certamente il fatto che è stata certificata per lavorare con tutte le principali imprese energetiche d’Europa e, di fatto, ha lavorato praticamente con ciascuna di esse. Snam Rete Gas del gruppo Eni, Edison, Gaz de France, Enagas e Total per citarne al- cune. 5.000 sono i chilometri di condutture fino a 60 pollici di diametro posate attraverso l’Europa da Ghizzoni. Conforme alla certificazione EN ISO 9001 2000, è stata la prima azienda italiana a ricevere il Company’s Quality system, tramite il Lloyd Register Quality Assurance Limited. Molto forte è anche la propensione aziendale ad attuare una politica di protezione ambientale e di sicurezza, che le è valsa la certificazione OHSAS 18001:1999. Nel novembre del 2000, inoltre, Ghizzoni ha acquisito un ramo di Saipem Italia, aumentando così l’operatività e la forza lavoro di 3,5 milioni di ore annue, oltre a una notevole espansione della flotta, al punto da porre l’Azienda ai vertici europei del settore per dimensioni, potenza, completezza ed efficienza. Effettivamente, se si guardano i numeri, non è difficile credere a quanto riportato. Nel 1995, il fatturato, tradotto in euro, era di 25 milioni; nel 2010, tra opere effettuate in Italia e in Europa, si è arrivati a 250 milioni. E l’Azienda pare non abbia intenzione di fermarsi, avendo recentemente iniziato a cercare un’espansione a livello mondiale. In questa realtà che testimonia l’eccellenza italiana nel mondo, Volvo Construction Equipment, da molti anni ricopre un ruolo fondamentale. “Il legame con l’Azienda svedese inizia con il noleggio puro di escavatori” spiega Cesare Ghizzoni. “Poi, lavorando con Bernard Quereillahc, Direttore della divisione Oil&Gas Solutions di Volvo CE, abbiamo provato le macchine per posatubi e siamo rimasti soddisfatti al punto di creare un vero e proprio parco macchine Volvo”. Oggi ➲ facebook.com/macchine.cantieri macchine cantieri cantieri 62macchine Pier Angelo Barbieri Responsabile cantiere lotto intermedio di posa del metanodotto Poggio Renatico-Cremona macchine cantieri novembre 2011 63 testimonianze www.macchinecantieri.com cantieri: Il cantiere del metanodotto di Poggio Renatico-Cremona è lungo circa 112 km e vede la posa di tubazioni con diametro nominale di 1.200 mm (48”) che lavoreranno a una pressione di esercizio di 75 bar macchine cantieri novembre 2011 importante specificare questi dati? Il motivo risiede nel fatto che entrambi i modelli hanno una capacità di sollevamento che va dal 20 al 30% in più rispetto a modelli concorrenti, a parità ovviamente di peso della macchina. Ma vediamo più nel dettaglio le caratteristiche principali di questi pipelayer. Prima di tutto va segnalata, quale valore aggiunto, la possibilità di trasformarsi da posatubi a escavatore cingolato grazie a meccanica e idraulica che si adattano perfettamente anche a un braccio con benna. È impossibile, tuttavia, effettuare l’operazione inversa. In questo caso parlare, appunto, di valore aggiunto, non è semplice retorica, ma verità. Sì, perché i nuovi pipelayer, oltre a valere come posatubi, possono essere un vero escavatore cingolato, e tale risultato si può raggiungere in poche ore, con l’ausilio di due operatori. Certamente non si può pensare di avere una macchina che faccia le veci di due ma, per esempio, in caso di cantieri molto estesi (e per estesi si parla di decine di chilometri se non centinaia!) il trasporto di un escavatore da un punto a un altro potrebbe risultare gravoso e complicato mentre, se necessario, in poche ore se ne può avere uno direttamente in loco. Inoltre, l’87% della componentistica è uguale a quella di un escavatore, ulteriore vantaggio in termini di manutenzione e velocità di consegna ricambi. Per quanto riguarda la cabina, nella PL4611 è elevata fissa, mentre sugli altri modelli si solleva in modo idraulico. Il motivo di questa differenza di progettazione consiste nel trasporto. Il PL4611, infatti, può essere movimentato molto facilmente. Aprendo i quattro stabilizzatori, è possibile rimuovere il carro, caricarlo sul rimorchio e poi far scorrere il rimorchio stesso sotto il posatubi che, una volta ritratti gli stabilizzatori, sarà pronta per il trasporto: il tutto in meno di un’ora. Essendo più bassa rispetto a una macchina trasportata con i cingoli montati, non ha la necessità di abbassare la cabina per passare sotto ai ponti. Un terzo elemento molto interessante è il misuratore di resistenza al peso dei tubi. La presenza di un simile dispositivo è scontata su questo tipo di macchine per quanto riguarda la segnalazione in cabina; lo stesso non si può dire per la segnalazione sui bracci. In cabina, sul monitor, l’operatore può sempre controllare a che punto è il carico dei tubi, l’inclinazione della macchina e qualunque operazione in fase di attuazione; ma quando a lavorare sono quattro o cinque pipelayer contemporaneamente, che sollevano un lungo blocco di tubi già saldati, non è detto che il ca- rico che sta supportando una macchina corrisponda a quello sofferto dalle altre. Per far in modo che tutte le macchine lavorino allo stesso modo, sul lato esterno del braccio Volvo ha posizionato tre sensori che si illuminano a seconda dello sforzo effettuato (uno verde, uno giallo e uno rosso) e permettono a quello che in gergo è definito “capo posa”, ossia l’operatore che segue i lavori da terra, di correggere la forza di sollevamento dei pipelayer al lavoro, in modo che sia il più possibile uguale. Alla descrizione “virtuale” del PL4611 e del PL4608 è seguita, poi, una dimostrazione delle macchine presso il lotto intermedio di costruzione del metanodotto Poggio Renatico-Cremona, dove il responsabile di cantiere Pier Angelo Barbieri ha mostrato le modalità effettive di lavoro delle macchine e la notevole potenza e agilità nonostante le dimensioni. E vista la lunghezza del cantiere, pari a 112 chilometri, è facile intuire l’importanza del sistema di assistenza Caretrack. Attraverso il sistema satellitare, infatti, è possibile avere una diagnostica in tempo reale delle condizioni delle macchine, anche mentre sono in fase di lavoro. In questo modo, non solo si possono controllare i valori per la manutenzione ordinaria o eventuali guasti su cui intervenire con l’assistenza, ma è possibile anche realizzare dei diagrammi sulle modalità di lavoro di un operatore, così da poter correggere eventuali comportamenti in fase di lavoro e manovra non idonei ed effettuare una costante formazione dello stesso sul campo. E in più, cosa che di certo non guasta, il “Caretrack” presto funzionerà da antifurto satellitare, perché anche se non si direbbe, l’enorme valore di queste macchine può fare goM.c. la ai malintenzionati. per info: VOLVO: www.volvoce.it GHIZZONI: www.ghizzonispa.com macchine cantieri novembre 2011 65 facebook.com/macchine.cantieri 64 l’Azienda emiliana possiede centinaia di unità, tra cui 139 sidebooms e 141 escavatori. Ma la vera novità consiste, appunto, nella presenza dei nuovi dodici pipelayer Volvo. E proprio nel corso di un interessante incontro in Ghizzoni Bernard Quereillahc che, insieme a Volvo CE Italia segue l’Azienda, ha illustrato le caratteristiche principali di queste nuove macchine posatubi, in particolare delle dieci PL4611 e delle due PL4608 entrate nel parco macchine Ghizzoni. Innanzitutto è importante specificare i numeri di questi due pipelayer. La sigla, infatti, viene scorporata in 46, che rispecchia il modello su cui è stato costruito il PL (in questo caso l’ EC 460C), e 08 che corrisponde a 80 tonnellate di carico di ribaltamento, o 110 nel caso della PL4611. A fine anno, inoltre, è previsto il debutto del PL3005, e per fine 2012 uscirà il PL2303. Ma perché è Nella foto, prima fila, da sinistra: Daniele Paciotti (product manager excavators/graders & extra applications), Stefano Savani (funzionario commerciale Volvo CE Italia), Pier Angelo Barbieri (responsabile cantiere dei lotti in costruzione) Seconda fila, da sinistra: Massimiliano Garini (responsabile commerciale post vendita filiale Milano di Volvo CE Italia) Bernard Quereillahc (direttore Divisione Grandi Clienti Volvo CE), Pellegrino Pellecchia (responsabile attività logistiche Ghizzoni spa), Adriano Ghizzoni e Cesare Ghizzoni (famiglia Ghizzoni), Riccardo Bianchi (direttore filale Milano di Volvo CE Italia), Vincenzo De Berardinis (market & brand communication Volvo CE Italia)