IMPARIAMO A STARE……… •Abbiamo scelto come titolo del nostro lavoro “Con i piedi per terra”, per il suo significato metaforico: utilizziamo la Terra con rispetto e saggezza. •Ci piace anche, a questo proposito, citare il pensiero di uno scienziato che abbiamo avuto modo di incontrare nelle nostre ricerche, che scrive quanto segue: “nel proporre una nuova forma di sviluppo, con lo sviluppo reverenziale basato su valori ecologici, io intendo promuovere simultaneamente la sostenibilità del pianeta, la dignità delle diverse persone, e l’unità dell’umanità, ora divisa da uno sviluppo inappropriato”. Questo tipo di sviluppo, continua lo scienziato “tenta di servire tutte le persone di tutte le culture, promuove la pace tra l’umanità e la natura”. L’argomento da affrontare si è prestato a numerose letture, ma abbiamo deciso di rivolgere l’attenzione verso qualcosa che noi ragazzi, divoratori di beni di ogni tipo, riconosciamo esserci molto familiare “il consumo”. La nostra curiosità è cresciuta mano mano che leggevamo notizie a dir poco “stravaganti”, del tipo: •Da Il Resto del Carlino di giovedì 1 marzo 2007: “la frutta si paga in petrolio. Ce ne vogliono 5 Kg per trasportare un chilo di meloni attraverso gli 11 000 Km che separano il Brasile dai consumatori marchigiani. E si arriva a quasi 6 Kg di carburante per 1 Kg di pesche, se si vogliono gustare in pieno inverno e bisogna farsele spedire dal Cile.” •Dal sito Internet del centroconsumatori: “sapevate che per una sola pianta di insalata coltivata in serra durante l’inverno è necessario un litro di gasolio?………… Quando si acquista una mela della Nuova Zelanda non si pensa che questa ha alle spalle 23.000 Km di viaggio, con tutto il dispendio d’energia che ne deriva. E chi sa che l’impiego di concimi chimici accresce sia l’effetto serra che la riduzione dello strato di ozono? •…….. ……..Qui da noi le banane sono un frutto molto apprezzato……… Le banane fanno bene, si dice, contengono vitamine e minerali e forniscono energia. Ma dal punto di vista del consumo sostenibile (ecologia + rispetto dei diritti umani) la produzione e il commercio di banane rappresentano un grosso problema. La produzione di banane è nelle mani di poche MULTINAZIONALI che possiedono le piantagioni, le navi con le celle frigorifere, gli impianti per la maturazione, decidono sui prezzi e sulle condizioni di lavoro dei lavoratori nelle piantagioni. Si tratta di condizioni tremende: 14 ore e più di lavoro al giorno, con salari da fame, senza sicurezze sociali. Particolarmente critica è la condizione delle donne: guadagnano meno degli uomini e sono esposte a molestie sessuali; in caso di gravidanze vengono licenziate”. •“Pomodori e buoi dei paesi tuoi” di Beppe Grillo “perché le salcicce vendute a Norimberga devono essere fatte con maiali bavaresi portati a macellare a Mola vicino a Napoli? E i gamberetti del mare del Nord venduti in Germania devono andare in Marocco per essere lavati? E i corn flake a Ginevra devono essere fatti con il granturco argentino? E la pizza a Napoli deve essere fatta con il pomodoro cinese? E il pesto a Genova con il basilico del Vietnam?” Un pomodoro prodotto in Cina, in Italia deve costare 50 euro, 10 centesimi di prodotto e 49,90 di danno ambientale. In questo folle su e giù per il pianeta di arerei, navi, camion, treni, chi ci guadagna è il commercio e non più la produzione. Anzi, il contadino, l’artigiano vengono espulsi dal sistema degli IPERSUPERMEGAMERCATI, punti di carico e scarico delle merci del pianeta, sentinelle delle multinazionali che ci dicono cosa mangiare attraverso l’informazione e la pubblicità. “E se poi la carne, il miele, il latte prodotti localmente sono più sani e costano meno, chi se ne frega.” Per questo abbiamo deciso di adottare come slogan del nostro lavoro quello proposto per il SALONE DEL GUSTO tenutosi a Torino l’ottobre scorso: buono, giusto, pulito. BUONO perché i prodotti alimentari debbono essere di qualità; GIUSTO perché ottenuti senza danneggiare nessuno a vantaggio di altri; PULITO perché non comportano impatto ambientale. E allora come fare? Impariamo a consumare consapevolmente, bastano poche e semplici regole. Scegliamo: Come? CONSUMO CRITICO Il consumo critico consiste nella scelta dei prodotti non solo in base al prezzo e alla qualità o pensando solo alle proprie tasche, ma anche in base alla storia dei prodotti stessi al comportamento delle imprese che li offrono. Il clima ci invita a tavola. La globalizzazione dei mercati e i prezzi ridotti dell’energia rendono possibile ciò che solo pochi anni fa era impensabile: portare in tavola, in estate come in inverno, verdura fresca di ogni stagione. Produrre verdura fuori stagione richiede però un enorme dispendio di energia: gli ortaggi estivi, come pomodori, zucchini, cetrioli e asparagi, che in inverno troviamo sui banchi del supermercato, provengono da paesi lontani oppure vengono coltivati in serre riscaldate. Tutti questi processi richiedono il consumo di petrolio. La combustione produce biossido di carbonio (CO2), principale responsabile del mutamento del clima sulla Terra. Preferendo la verdura di stagione agli ortaggi coltivati in serra è possibile dare un contributo significativo alla tutela del clima. •Prodotti regionali e stagionali: scegliete i prodotti regionali o nostrani, che devono essere trasportati solo per brevi distanze.Un esempio: per produrre 1 kg di fagiolini svizzeri da colture in campo aperto si consumano, dalla semina al trasporto nei supermercati, 0,1 litri di petrolio. Lo stesso quantitativo proveniente dalla Spagna ne richiede il doppio o addirittura 48 volte tanto se il prodotto viene trasportato in aereo dal Kenya. Suggerimenti per l’acquisto •Campo aperto: acquistate verdure provenienti da coltivazione in campo aperto: il loro impatto sul clima è in media 9 volte inferiore rispetto ai prodotti coltivati in serra . •Prodotti vegetali: i vegetali sono un alimento perfetto, in quanto contengono tutti i nutrienti necessari all’organismo e il loro impatto sul clima e sulle acque è decisamente inferiore rispetto ai prodotti animali. •Prodotti bio: la produzione biologica rispetta i cicli naturali e non fa uso di concimi o pesticidi sintetizzati chimicamente. Chi acquista alimenti biologici può contare su prodotti naturali, che non pregiudicano la fertilità del suolo nel lungo periodo, e su allevamenti rispettosi degli animali. . •MSC: la pesca eccessiva interessa molti pesci, i cui h abitat sono minacciati da tecniche di cottura troppo aggressive.Gli alimenti tradizionali non rappresentano una valida alternativa in quanto comportano numerosi problemi.per i prodotti ittici l’unica soluzione raccomandata è il marchio MSC. Un’ottima opzione è anche l’acquisto di pesce locale o proveniente da allevamenti biologici. •Rispetto delle specie: acquistate prodotti provenienti da allevamenti rispettosi della specie. Gli animali che possono uscire all’ aperto sono più sani e felici e ciò si riflette anche nella qualità delle carni. • Commercio equo: acquistando prodotti equi e solidali assicurate alle famiglie del Sud del Mondo un reddito sufficiente per vivere e garantire i diritti fondamentali dei lavoratori. •Compra leggero: spesso conviene scegliere i prodotti a minore intensità di materiali e con meno imballaggi, tenendo conto del loro peso diretto, ma anche di quello indiretto, cioè dello “zaino ecologico”. •Compra vicino: spesso l‘ingrediente più nocivo di un prodotto sono i chilometri che contiene. Comprare prodotti della propria regione riduce i danni ambientali dovuti ai trasporti e rafforza l’eccellenza locale. •Compra sincero: evita i prodotti troppo reclamizzati. La pubblicità la paghi tu: quasi mezzo milione all’anno per ogni famiglia. La pubblicità potrebbe dare un contributo a consumi più responsabili, invece sparisce spesso nella direzione opposta. 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