Comari 3^I 7-02-2012 Pagina 1 di 6 R Sandro Botticelli e Jan Van Eyck Sandro Filipepi, chiamato Botticelli, fu uno dei maggiori esponenti della pittura fiorentina nel XV secolo. Il nome d’arte Botticelli gli venne conferito a causa dell’apprendistato intrattenuto presso la bottega del maestro orafo Botticello. Egli può essere considerato l’artista più legato all’ambiente intellettuale della corte di Lorenzo il Magnifico. Dopo l’esperienza con Botticello, ebbe la fortuna di frequentare due botteghe importanti: quella di Lippi e quella del Verrocchio. Da questi due pittori artisticamente ereditò l’utilizzo di colori delicati e il dolce linearismo dei contorni. La frequentazione di questo ambiente lo portò alla realizzazione di opere di soggetto molto aulico e colto, tra cui ricordiamo La Primavera e La Nascita di Venere. Si tratta di opere ispirate e dedicate al mito della dea Afrodite. Sandro Botticelli lavorò inoltre per i Medici, favorendone la politica culturale e a Roma dipinse nella Cappella Sistina. In seguito a una crisi mistica, profondamente influenzata dal movimento religioso di fra Gerolamo Savonarola, lo stile delle sue opere si differenziò da quello abituale, prediligendo le iconografie medievali alle rappresentazioni mitologiche e prospettiche del periodo precedente. La Primavera Autore: Sandro Botticelli Tecnica: tempera su tavola Dimensioni: 203x314 cm Epoca: 1482 circa Conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Le tre grazie si intrecciano in una danza armoniosa. Possiamo considerare La Primavera uno dei quadri più affascinanti del rinascimento perché ne incarna gli ideali estetici e culturali. L’opera non è destinata al pubblico, ma ad una committenza privata d’alto livello: la famiglia fiorentina de’ Medici. Il dipinto fu infatti destinato alla residenza in Via Larga di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici. Successivamente trasportato nella Villa di Castello di Giorgio Vasari, da quest’ultimo gli fu dato il titolo “La Primavera”, che tuttavia non rispecchia pienamente la realtà del soggetto. Il genere di linguaggio utilizzato è quello aulico, come dimostrano il soggetto mitologico e la complessità dei rimandi alla letteratura e alla filosofia. La trasfigurazione della realtà è evidente: il giardino raffigurato nell’opera è un fantastico tappeto di fiori dove le figure si muovono sull’erba senza calpestarla, n quanto immagini incorporee, evanescenti. Su questo tappeto i fiori sono curati in ogni minimo dettaglio; si tratta infatti di un prato realistico: sono raffigurate più di trenta specie di fiori. Questa è una caratteristica che ritroviamo anche nella pittura fiamminga. La lettura più attendibile del dipinto è quella dove partendo da destra troviamo Zefiro che afferra Clori. La ninfa viene raffigurata una seconda volta sotto forma di Flora, personificazione della Primavera, per via della veste fiorita e dalle ghirlande che le cingono la testa. Al centro, la Venere vestita si staglia dinnanzi ad una pianta di mirto e incede con passo danzante Comari 3^I 7-02-2012 Pagina 2 di 6 e Cupido bendato al di sopra della sua testa volteggia preparandosi a scagliare una freccia in direzione di una delle tre grazie. Alla destra di Venere le tre grazie si intrecciano in una danza armoniosa e Mercurio, riconoscibile dai calzari e dal copricapo dei viaggiatori, si protende al fine di allontanare le nubi col suo caduceo. Secondo questa lettura si ha graficamente un passaggio dall’amore passionale (Zefiro e Clori) all’amore come contemplazione del divino (Mercurio) attraverso l’amore platonico (Venere vestita). Altra tesi credibile sul senso dell’opera è che rappresenti il raggiungimento della ragione attraverso le varie fasi e i diversi aspetti dell’amore: da quello terreno a quello platonico. Venere rappresenta l’Humànitas e in quanto tale svolge la funzione di mediatrice fra questi estremi. Inoltre in quanto dea dell’amore casto, ella è emblema del matrimonio. Le Grazie sono allegoria della concordia e delle facoltà intellettuali. Non si esclude rappresentino tre aspetti dell’amore: castità al centro, bellezza sulla destra e voluttà a sinistra. Altra interpretazione è che esse siano le ore e la loro danza il tempo che fugge portandosi via la giovinezza. La nascita di Venere Autore: Sandro Botticelli Tecnica: tempera su tela di lino Dimensioni: 172×278 cm Epoca: 1482-1485 circa Conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Il dipinto fu realizzato dopo il soggiorno a Roma grazie agli studi lì compiuti. L’artista iniziò a formare e a scrivere gli ideali di bellezza del neoplatonismo per il quale la perfezione esteriore era manifestazione di quella interiore. Venere, nata dalla schiuma del mare, raggiunge l’isola di Cipro su una conchiglia, sospinta dal vento Zefiro e dalla brezza Aura. Viene accolta da Flora, una delle Ore, ninfe che presiedono le stagioni, che le offre un mantello fiorito per coprirsi. Il paesaggio è essenziale: le onde del mare sono appena accennate con delle increspature a “V” la costa segue una linea semplice a picchi. Per questo motivo la concentrazione si intensifica sui personaggi: i corpi dei venti che si avviluppano, la ninfa sulla sponda, ma soprattutto su Venere che è il soggetto principale al centro della composizione. La Venere si presenta con espressione malinconica che poi diventerà una caratteristica di tute le figure femminili di Botticelli. Egli la rappresenta in maniera pudica in quanto incarnazione dell’Humanitas, cioè degli aspetti Comari 3^I 7-02-2012 Pagina 3 di 6 spirituali e razionali dell’animo e dell’amore sublime non che simbolo della purezza dell’anima. Questi ideali sono resi attraverso la scelta di colori terracei, il linearismo dei profili netti, l’incresparsi delle onde, la sinuosità del panneggio e dei capelli. Mentre il lato sinistro del corpo della dea segue una linea morbida e continua, quello destro è caratterizzato dal movimento dei lunghi biondi capelli sospinti dal vento. Nella raffigurazione del corpo, risaltano diverse scelte anatomiche che possono risultare innaturali, come per esempio le spalle spioventi, il collo esageratamente lungo e il braccio sinistro che presenta una conformazione impossibile. Il Botticelli si concentra principalmente sull’intento allegorico e filosofico e sul raggiungimento di una forma raffinata e astratta. Jan Van Eyck Nel 400 nelle Fiandre la borghesia mercantile diventa sempre più ricca e riesce a finanziare una produzione artistica paragonabile a quella fiorentina. Mentre la pittura fiorentina studia la rappresentazione spaziale e l’equilibrio compositivo, gli artisti fiamminghi indagano minuziosamente sulla realtà, soffermandosi con estrema precisione su ogni particolare, come se osservassero le cose attraverso una lente di ingrandimento. Ai fiamminghi viene attribuita l’invenzione della tecnica della pittura ad olio, che permette una miglior resa naturalistica, una nuova brillantezza cromatica. Nei loro dipinti non è la prospettiva a dare l’effetto di profondità, ma le venature di colore che si diffondo sfumando il paesaggio. I fiamminghi giunsero in Italia passando per Napoli e grazie al loro massimo esponente Van Eyck si diffonde in Italia la loro pittura, permettendo così la nascita di un confronto fra pittori italiani e fiamminghi e, come sempre avviene, reciproci scambi. Gli italiani (fra cui Botticelli, Piero della Francesca, Antonello da Messina) apprendono la tecnica a olio e l’attenzione nell’analisi particolareggiata della realtà, i fiamminghi l’impostazione spaziale più rigorosa. Comari 3^I 7-02-2012 Pagina 4 di 6 Coniugi Arnolfini Autore: Jan Van Eyck Tecnica: olio su tavola Dimensioni: 82x59 cm Epoca: 1434 Conservato alla National Gallery di Londra Il dipinto descrive il momento cruciale del giuramento matrimoniale nel momento in cui si uniscono le mani dei coniugi Arnolfini. Il luogo dove si svolge la scena è l’ambiente domestico. L’abitazione è di tipo borghese poiché riccamente arredata. Lo specchio alla parete in fondo alla camera svela ciò che non si vede, cioè un testimone alle nozze: il pittore stesso, che addirittura per ribadire la sua presenza si firma sotto di esso col suo nome. Una caratteristica fiamminga sono gli elementi simbolici, infatti sono visibili il letto e una candela accesa, simboli del matrimonio stesso. Ai piedi degli sposi si trova un cane, simbolo della fedeltà matrimoniale. Lo specchio significa la purezza dell’unione tra i due. In fine, gli zoccoli, rievocano la frase biblica “Levati le scarpe perché il luogo dove stai è terreno consacrato”, in riferimento allo spazio del sacramento matrimoniale. Si tratta di una pittura che ha la funzione di esaltare i personaggi importanti e il loro stile di vita. Comari 3^I 7-02-2012 Pagina 5 di 6 La Madonna del cancelliere Rolin Autore: Jan Van Eyck Tecnica: olio su tavola Dimensioni: 66×62 cm Epoca: 1435 Conservato al museo del Louvre, Parigi Lo stile del dipinto è immediatamente riconducibile a quello fiammingo per via dell’attenzione ai particolari. Tutti gli elementi della composizione sono raffigurati con chiarezza. Il passaggio della città fluviale è riprodotto in ogni minuzia con una chiarezza espositiva impressionante. Gli uomini sul fondo sono ben particolareggiati, persino nelle pieghe delle vesti. C’è una perfezione maniacale anche nelle architetture, che grazie al confronto con la pittura italiana, vengono riprodotte seguendo le rigorose regole della prospettiva. Gli elementi in primo piano sono caratterizzati dalla ricchezza dei dettagli nei vestiti e nei gioielli. L’angelo che porge una corona di manifattura complessissima, frutto di una ricerca impressionante della bellezza. Non si trovano figure o elementi semplicemente abbozzati. I capitelli delle colonne, ad esempio, sembrano quasi ricamati, tanto sono rifiniti. Per quanto riguarda i colori, la luminosità dei gialli brillanti è una delle caratteristiche formali e compositive fiamminghe. Comari 3^I 7-02-2012 Pagina 6 di 6 Uomo con turbante rosso Autore: Jan Van Eyck Tecnica: olio su tavola Dimensioni: 25.5x19 cm Epoca: 1433 Conservato alla National Gallery di Londra Questo dipinto è esempio dell’evoluzione nel ritratto, da quello di profilo a quello di tre quarti o anche detto “a scorcio”. La caratteristica forte che subito balza all’occhio è la scelta dello sfondo: il colore scuro uniforme serve a dare luce al ritratto. La posa di tre quarti ha la funzione di mettere in evidenza il profilo psicologico così da darci informazioni sul personaggi per mezzo del suo atteggiamento. L’uomo col turbate ha un’espressione seria e decisa. È abbigliato con una veste sobria e un vistoso turbante rosso, che crea un complesso insieme di pieghe, sulla quale la luce incede rendendo con precisione la morbidezza della stoffa. Il linguaggio utilizzato dal pittore, quello fiammingo, è realistico: l’artista intensifica anche gli aspetti più minuti della realtà a partire dalle vene e dalle rughe, fino alla barba rasata che rispunta. È il contrasto fra viso e sfondo che concorre al risalto dei particolari. Più in generale, i fiamminghi non amano né sono in grado di idealizzare le immagini, l’aspetto che li interessa è principalmente quello psicologico, atto a presentare la grandezza d’animo del soggetto. Ritratto d’uomo