In relazione agli argomenti trattati vengono riportate le domande/riflessioni del pubblico: <<Se fossi chiamata a votare sceglierei senza dubbio il candidato da me ritenuto più idoneo, senza nemmeno considerare il fattore nazionalità, in quanto ciò vanificherebbe il concetto stesso di identità europea e dunque la motivazione ad essere coinvolti nelle scelte elettorali e nelle politiche in questione (dom. 4)>> << Per quanto riguarda il primo quesito sono del parere che per giungere a una Democrazia Europea sia necessario riconoscersi in un unico popolo europeo (popolo inteso come popolazione anche territoriale) , mantenendo ciascun la propria autonomia culturale e storica. Mi chiedo però come stiano affrontando oggi le istituzioni dell'UE le problematiche inerenti all'enorme divario sociale, culturale ed economico che ci sono tra i 28 paesi in relazione con gli obiettivi dell’ UE . Cioè la domanda che mi pongo e che se ci sono degli obiettivi comuni da raggiungere come affronta l'UE oggi il fatto che essi Paesi partono da condizioni spesso completamente diverse. Mi farebbe piacere capire, da europeista convinto, quali siano i requisiti per entrare oggi in Europa rispetto anche a vari anni fa e con la situazione attuale. Domanda che mi sono posto vedendo ciò che sta succedendo in Ukrajina . Per il secondo quesito che ricollego al primo, ritengo che avendo grossa fiducia nel progetto Europeo bisognerebbe essere un’unica popolazione Europea e pertanto dovrebbe essere demandato tutto alla competenza delle Istituzioni Europee ( in special modo oggi in Italia dove abbiamo dimostrato di non essere in grado di affrontare le sfide Comuni) Per il terzo quesito rispondo che accetterei di buon grado il pagamento di imposte dirette all'UE se ciò fosse anche necessario al raggiungimento degli obiettivi Comuni . Per il quarto quesito voterei certamente un parlamentare non italiano se fosse più vicino alle mie idee>> << Se l'UE capirà che l'Europa ha insito in se come forza la diversità e la utilizzerà valorizzandola e apprezzandola, allora la democrazia Europea potrà esistere. In virtu' delle diversità e non omogeneità. Siamo 28 popoli con storia e cultura diversa, non potremo mai essere INGLOBATI in una stessa Omogeneità etnica o linguistica...altrimenti è Dittatura. Le sfide poi non sono nell'uniformarci ma nel differenziarci. Apprezzo gli altri paesi perché' non sono uguali al mio! (dom. 1)>> <<Se l'UE mi obbliga ad avere i fari accesi dell'auto 24 ore su Autostrade e nazionali perché' nei paesi comunitari c'e' questa legge, mi aspetto che chieda al mio paese di attuare altre riforme che vigono in altri paesi comunitari...come finanziamento ai ragazzi per l’università, non pretendendo che lo facciano le famiglie. L'assegno familiare per i figli FIN QUANDO NON VANNO VIA DI CASA E NON COME ADESSO FINO AI 18 ANNI. Sostegno per i disoccupati. Altre leggi che potrebbero essere utili al nostro paese e che DA NOI non esistono. Queste che ho citato sono fatti che vengono applicati in paesi comunitari ma che DA NOI non esistono. L'UE deve utilizzare questo tipo di potere e farlo applicare in tutti gli ambiti anche regionali! (dom. 2)>> << Sto già contribuendo al pagamento di tasse per la prospettiva di dare all'UE più forza, in virtu' di una visione futura di miglioramento e di crescita. Quindi è si. Ma se mi impongono una tassazione fiscale alta da una parte non posso certo pagarne alta anche dall'altra, accetterei quindi se vedessi una diminuzione a livello nazionale se no significa che da qualche parte c’è un problema...che non tutti paghiamo, o che non paghiamo allo stesso modo! (dom 3)>> << In occasione delle prossime elezioni sarei disposto a votare anche un candidato non-Italiano, se avesse idee politiche vicine alla mia idea di Europa, non sono per ...a tutti i costi un connazionale, altrimenti decade la mia idea di una EU. Magari è meno influenzabile di un Italiano pressato dal partito! (dom. 4 )>> << In merito alla crisi globale le risposte dell’Europa sono state, per adesso, incomplete se non addirittura monche. La costituzione di un bilancio federale sarebbe solo un punto d’arrivo di una politica fiscale e bancaria europea che ancora stenta a decollare. La Federazione europea è ovviamente il primo tassello da inserire per poter parlare di una tassazione diretta sui cittadini dell’Ue. Non può parlarsi di bilancio federale senza Federazione. Per tale motivo è da assicurare in primis ai contribuenti dei singoli Stati membri un governo federale, al quale pagare le tasse in maniera diretta, tendendo all’aumento almeno verso il 5 % dell’intero Pil europeo. Ma ciò è fattibile solamente a condizione di un aumento della capacità fiscale reale dell’Unione, intesa quale Federazione, che vada di pari passo ad un’affermazione più netta del principio del divieto di doppia tassazione, già vigente nei trattati Ce in materia di fiscalità. Il contribuente Ue non deve essere al contempo contribuente della Federazione e dello Stato membro di residenza. La diminuzione delle tasse nazionali sarebbe, a tal proposito, una condizione improponibile per il contribuente senza garanzie di una equa sostituzione delle entrate europee in seguito all’introduzione di un’imposizione tributaria sovranazionale. La stessa Unione Europea, una volta approdata al traguardo della Federazione, dovrebbe nell’ordine perseguire i seguenti obiettivi: 1) parificazione dei sistemi bancari nazionali e dei relativi tassi d’interesse, partendo dalla concreta attuazione dell’Unione bancaria già proposta nel Consiglio europeo dello scorso giugno 2013, eliminando così lo spread fra titoli di Stato e le discriminazioni esistenti fra i depositanti di ogni Stato membro ; 2) attuazione dei principi del Fiscal Compact, con chiara definizione delle tasse da pagare alla Federazione, nonché dei relativi limiti ed aliquote per le tasse nazionali ; 3) trasformazione della Bce in una vera e propria Banca federale sul modello della Federal Reserve americana, contribuendo alla costituzione di un fondo ad hoc contro le crisi bancarie istituzione di un bilancio federale europeo, con capitoli di entrata comprendenti voci derivanti dalla tassazione federale e con un tesoro europeo gestito direttamente dal governo federale. Solo una volta attuati simili obiettivi potrebbe essere chiesto al contribuente di optare per una tassazione sostitutiva di quella nazionale. Il primo passo verso un bilancio federale è dunque l’attuazione dei predetti obiettivi. Sarebbe un punto di partenza fondamentale verso il rafforzamento delle capacità finanziarie dell’Unione, compresa la facoltà di emettere titoli obbligazionari adeguati ad un innalzamento del Pil europeo. La Federazione europea sarebbe, in sintesi, l’unica vera possibilità di uscita dalla crisi economica e finanziaria dell’Eurozona, con effetti positivi sull’economia reale per imprese e famiglie. Unione fiscale ed Unione bancaria, oltre che Unione economia e politica, rappresentano dei passi essenziali verso l’uscita dalla crisi globale dell’Ue. Ma vanno fatti insieme! (dom 3)>> << Un popolo europeo esiste già, è la classe politica dei singoli stati europei ad essere incapace di coglierne le esigenze ed è solo in grado di strumentalizzare istanze e bisogni sociali per paura di perdere “potere”. Basta avere valori e visoni comuni e la volontà di scegliere le strategie insieme. (dom 1)>> << Decisamente si! Anche perché rimanere ancorati alle provenienze dei candidati non favorisce la creazione di un parlamento che rappresenti realmente l’Unione Europea e che risponda alle esigenze che del popolo europeo. (dom 4) Non credo di essere in grado di scendere a compromessi con le mie idee in nome della nazionalità comune. Di conseguenza mi sento più propensa a votare un candidato non-italiano, che però sia portatore delle mie stesse idee politiche, dei miei valori.>> << Si, credo che senza l'esistenza di un “popolo” europeo non possa esistere la democrazia “europea”. Essere popolo non significa, a mio avviso, riconoscersi in un'unica cultura o etnia, ma semplicemente condividere valori e obiettivi comuni per il benessere della popolazione e della comunità tutta. Piuttosto che storia e passato, inevitabilmente comuni ai Paesi d'Europa per svariate ragioni, credo che sia molto più importante concentrarsi sul futuro dell'Europa e su quelli che possono essere oggi e in prospettiva i punti in comune da rafforzare. (dom.1)>> << Assolutamente sì; posto anche che credo che l’Italia abbia mandato in passato a rappresentarci in Europa, spesse volte, personaggi selezionati in maniera veloce, disattenta e mi aspetto che, a queste elezioni forse l’attenzione sarà maggiore, vista anche l’importanza del palcoscenico europeo per il destino dei singoli stati sovrani. Se un rappresentante non italiano portasse le mie istanze, in quel caso sì, esistesse la possibilità, allora mi sentirei parte di un popolo europeo. (dom.4)>> << Si. L’UE si occupa troppo di economia e poco di politica. Gli Stati dovrebbero rinunciare a parte del loro potere e investire di più nell’Europa (dom.2)>> << Non penso le due cose siano collegate o meglio, la democrazia deve essere un postulato, creare un’identità comune europea un obiettivo (dom.1) Sono sicuramente importanti anche la storia e un passato comune, forse bisogna andarlo a ricostruire e da lì partire.>> << Si però vorrei constatare con i fatti gli effetti concreti delle mie eventuali tasse (dom.3)>> << Si lo voterei (dom.4) ma non voterei un connazionale che abbia idee contrarie alla mie>> << Non necessariamente. La disomogeneità etnica e linguistica non deve essere vista come un ostacolo ma come un valore aggiunto. L’ostacolo vero consiste nei nazionalismi rispolverati negli ultimi anni. (dom.1) Non è indispensabile avere una storia comune. Servono cultura e consapevolezza del futuro. Questo a livello europeo, ma anche a livello nazionale e locale. Basti pensare alla frammentazione interna anche allo Stato Italiano. >> << Maggiore incisività su tematiche cardine dello sviluppo (dom. 2)>> << Si. Sarei disposto a pagare per dare maggiore potere e operatività alla UE a patto che le nuove tasse siano controbilanciate da una diminuzione delle tasse nazionali. (dom.3)>> << Sicuramente, in particolare in questo momento di entrata di nuovi Paesi nell’Unione con caratteristiche, stili di vita e sistemi economici molto differenti, sarebbe utile che l’UE acquisisca un potere in materia di diritto del lavoro. La libera circolazione delle merci e dei cittadini è sicuramente una grande opportunità ma dovrebbe essere meglio regolata a livello centrale. Altrimenti le disparità salariali, dovute prevalentemente ai differenti livello di sviluppo dei Paesi, rischiano di andare a discapito dei cittadini stessi. Credo che l’Unione Europea abbia senso di esistere solo come stato federale, pur rispettando i principi di sussidiarietà. A mio avviso l’UE dovrebbe quindi ottenere la competenza in tutte le materie, delegando poi ai singoli Stati membri l’applicazione delle direttive secondo le peculiarità del proprio contesto. (dom.2)>> << In un concetto di costruzione di identità europea di sicuro voterei un candidato che si avvicini alle mie idee politiche. Che poi appartenga ad un altro stato dell’unione europea, non può essere altro che un valore aggiunto. L’attuale situazione politica italiana risente di un malcontento più che diffuso dunque, fatta eccezione delle personalità “porta-la-pagnotta-a-casa”, penso che gran parte del popolo italiano sarebbe più invogliato a scegliere un esponente politico di un’altra nazione europea aperto alla comunità che un italiano concentrato su sé stesso. Non accetterei un candidato solo perché italiano. (dom.4)>> << L'Europa è un'entità che, con confini diversi mutevoli, esiste da diversi secoli, se non millenni. E' uno spazio territoriale che ha conosciuto guerre e devastazioni, ma anche incredibili passi in avanti lungo il cammino della civiltà, progressi e conquiste che si sono potute propagare attraverso il tuo territorio anche grazie a un patrimonio di contatti storici che hanno travalicato i confini imposti di volta in volta dalle sub-entità statali. Il sentimento di appartenenza a uno stato nazionale non è mai qualcosa di innato, di naturale, ma è frutto di precise dinamiche storiche e culturali: non esistono stati "puri", nel senso di perfetta coincidenza tra unità territoriale, linguistica, etnica e culturale. Tutti gli stati - e quelli europei non fanno eccezione - rappresentano la sintesi (più o meno riuscita) di diverse traiettorie che a un certo punto si sono incontrate. Per questo motivo penso che la diversità nazionale che alberga nel territorio identificato come Europa non sia da ostacolo per la nascita di un autentico sentimento di appartenenza europeo che possa essere il più condiviso possibile. L'omogeneità (culturale, etnica, religiosa) non è a mio parere un valore: lo è invece la convivenza all'interno di istituzioni in cui tutti possano riconoscersi con le loro differenze. Penso che porsi delle comuni sfide sul futuro possa essere un forte collante affinché popoli fino a oggi abituati a percepirsi come "nazionali" riescano a invece a vedersi come europei. Tuttavia gli europei possono fare riferimento anche a un passato comune, da cui trarre ispirazione anche per non commettere errori che sono stati fatali a milioni di europei dei decenni e dei secoli scorsi: l'Europa per secoli è stato un campo di battaglia, e il valore della pace dovrebbe secondo me essere il principale collante alla base di un progetto di unione politica e di convivenza culturale. (dom.1)>> << Sono certo che se il popolo europeo fosse deciso a creare un’Unione Europea veramente unita e influente su tutte le tematiche rilevanti mondiali, il superamento dei confini nazionali dei singoli paesi dovrebbero essere il primo passo da compiere per lasciare spazio ad un unico territorio con un unico popolo, diverso per la storia passata ma uguale nella costruzione di quella futura. Se così fosse ogni singolo cittadino europeo non dovrebbe preoccuparsi della pregressa nazionalità dei candidati ma delle idee e delle strategie future che questi hanno intenzione di realizzare per rendere questo nuovo, vecchio territorio ben gestito secondo le proprie credenze convinzioni con responsabilità. Quindi si, per me non sarebbe un problema votare un cittadino non di origine italiana che abbia idee e morale simile alle mie. Non voterei mai qualcuno che non mi rappresenta solo perché aveva la mia stessa nazionalità.(dom. 4).>> << Penso che una democrazia europea non possa esistere in assoluto conservando questo sistema economico, perché ci saranno sempre delle diseguaglianze e dunque non può esistere un'unita dei popoli del UE senza uguaglianza economica dei suoi membri. Per poter costruire un domani, ci vuole un passato e un presente comuni (dom.1)>> << Per parlare di democrazia credo sia necessario che le persone si sentono parte di una stessa comunità. Senza rappresentanza non si può parlare di democrazia. E’ necessaria la storia comune, e penso che i popoli europei nonostante le tante diversità abbiano un passato in comune. Inoltre la stoia continua a scriversi, non escluderei che diversi passati convoglino in un unico futuro.(dom.1)>> <<Dato che non mi sento tutelata dal mio stato, non mi spaventa che delle competenze, che in passato avrei voluto che l’Italia costudisse gelosamente, oggi vengano gestite da una sovrastruttura più ampia. Ma se metto da parte la rabbia verso l situazione italiana attuale, in linea di principio credo che delle materie, come la difesa, la salute, l’istruzione, e tutto ciò che riguarda i principi fondamentali dell’uomo debba essere gestito dai singoli stati.(dom.2)>> << No, perché penso che sia più efficiente un sistema in cui i beni vengono gestiti localmente, dal livello più basso verso quello più alto, secondo il principio di sussidiarietà caro alla UE. Dare un ruolo eccessivamente centrale alla UE vorrebbe dire fare perdere potere ai livello locale che di fatto è quello che può conoscere al meglio le necessità di un determinato territorio.(dom.3)>> << Penso che in qualche modo abbiamo una storia comune, bisogna farla pienamente nostra e guardare insieme al futuro, essere uniti per un futuro comune e più giusto (dom.1)>> <<L’Europa appendice del continente asiatico, con una ricchezza culturale immensa e piena di particolari non può rinunciare alla democrazia e alla comprensione delle minoranze. L’Europa dei diritti è il perno essenziale della comunità e le garantisce una grande soft power la quale con gli interscambi economici, sono in grado di affascinare altri stati come l’Ucraina e la Serbia, se non gli interessi giapponesi e cinesi interessati a commerciare. Sul lato economico c’è molto da fare poiché occorre affrontare il tema della public choice superarlo e conquistare i poteri essenziali per fronteggiare i suoi problemi senza soffocare le singole nazioni ne i cittadini, che dovrebbero avere più spazio e riconosciuti come una risorsa siccome i cittadini di propria iniziativa potrebbero fornire soluzioni tramite le idee, e rinnovare oltre che promuovere iniziative che vanno tutte a beneficio della nazione e dell’Europa se non oppresso economicamente e politicamente anche da associazioni criminali. E’ importante riconoscere pregi e difetti efficienze e debolezze dei singoli stati e agire i conseguenza facendo scelte più efficaci, più mirate per raggiungere gli obiettivi che si pone l’europa evitando chiusure nazioni o inutili xenofobie. In politica estera è meglio che sia Bruxelles a trattare con Washington, Pechino o Mosca invece delle singole nazioni. Tutelare i diritti senza cadere in uno stato orwelliano o di grande fratello, né in uno stato di polizia garantendo la privacy dei propri cittadini>> <<potere di iniziativa legislativa al parlamento, potere normativo al parlamento in materia di politica estera e sicurezza comune, la commissione deve essere il garante dei trattati. Come è possibile e come si può garantire un’integrazione maggiore se con il trattato di Lisbona è possibile un regresso dell’aquis europeo?>> <<durante il seminario si è fatto più volte riferimento alle esperienze Erasmus. A tale proposito vorrei proporre un quesito: lo spazio scolastico europeo dovrebbe staccarsi da tutte le dinamiche che la realtà scolastica, la cultura e lo studio stessi cercano di eliminare. Lo spazio europeo dovrebbe formare conferme positive del sistema scolastico, sistema dei saperi e della cultura da cui ogni studente parte prima delle esplorazioni delle dinamiche europee. Perché la realtà napoletano questo non lo permette? Perché invece di aprire gli occhi e il cuore alla realtà di appartenenza, le dinamiche di Napoli portano alla chiusura e alla fuga delle esperienze individuali? Invece di farne la ricchezza più grande sotto il profilo culturale europeo?>>