COOPSETTE
Rassegna Stampa del 20/01/2013
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INDICE
COOPSETTE
20/01/2013 La Repubblica - Firenze
Il dirigente "nemico" sentito dai magistrati
5
20/01/2013 Il Messaggero - Umbria
«Per gli appalti Tav milioni in più agli amici»
6
20/01/2013 QN - Il Resto del Carlino - Modena
Giovanardi: «Per la white list si usano due pesi e due misure?»
7
20/01/2013 QN - Il Resto del Carlino - Reggio Emilia
Coopsette, l'inchiesta Tav di Firenze Nello scavo l'oro della camorra
8
20/01/2013 QN - Il Resto del Carlino - Reggio Emilia
Quel gioco di squadra tra pubblici ufficiali e gli esponenti di Coopsette e Italferr»
9
20/01/2013 QN - La Nazione - Firenze
Nello scavo l'oro della camorra Svelato il 'giro' dello smaltimento
10
20/01/2013 QN - La Nazione - Firenze
Ascesa e caduta della Coopsette Sotto accusa il 'partito-azienda'
11
20/01/2013 Gazzetta di Mantova - Nazionale
Dirigente mantovano nell'inchiesta Coopsette
12
20/01/2013 Gazzetta di Modena - Nazionale
«Se Coopsette è indagata va sospesa come la fratelli Baraldi»
13
20/01/2013 Gazzetta di Reggio - Nazionale
Castelnovo Sotto resta con il fiato sospeso
14
20/01/2013 Gazzetta di Reggio - Nazionale
Già pronta l'istanza di dissequestro
15
20/01/2013 La Gazzetta di Parma
Tav a Firenze, parmigiano indagato
16
20/01/2013 Corriere Fiorentino - Firenze
Tunnel, i fanghi con la «cresta» Soldi in nero per ogni tonnellata
17
19/01/2013 Giornale dell'Umbria
Verifiche anche su possibili legami ditte-criminalità
19
20/01/2013 Prima Pagina
«La norma antimafia vale anche per le coop rosse?»
20
20/01/2013 Prima Pagina
Ricostruzione, luce sui cantieri Coopsette
21
INFRASTRUTTURE
20/01/2013 Il Sole 24 Ore
Serravalle, valutazione dimezzata
23
20/01/2013 Il Manifesto - Nazionale
Alta velocità: secondo i pm, «norme aggirate per gli scavi»
24
20/01/2013 QN - La Nazione - Firenze
Gli anarchici plaudono agli 'sbirri' E Calandra (tra gli indagati) relatore al convegno
metteva in guardia sulle distorsioni del sistema
25
20/01/2013 Corriere Fiorentino - Firenze
«Monna Lisa? Facciamola partire Ma per finta»
26
SVILUPPO IMMOBILIARE
20/01/2013 Corriere di Romagna - Forli
Per "Vivi la casa" e "Forlì sposi" c'è il gran finale
28
20/01/2013 Corriere di Romagna - Rimini
Piano del turismo, Riviera ignorata
29
20/01/2013 Giornale di Brescia
Il debutto di casaBrescia.net
30
20/01/2013 La Voce di Romagna - Forli - Cesena
Sfilata di abiti da sposa La passerella in fiera
31
20/01/2013 La Voce di Romagna - Forli - Cesena
Sede pericolante Vigili urbani nel palazzo Sme
32
20/01/2013 La Voce di Romagna - Forli - Cesena
I due progetti per lungofiume e lungomare non ricevono soldi
33
20/01/2013 La Voce di Romagna - Rimini
Il Comune chiama Porto e Demanio ai sopralluoghi
34
COOPSETTE
16 articoli
20/01/2013
La Repubblica - Firenze
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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L'inchiesta
Il dirigente "nemico" sentito dai magistrati
MICHELE BOCCI
ERA considerato uno dei "nemici" dal gruppo che, secondo le accuse, cercava di favorire Nodavia e tramite
questa la Coopsette nei lavori per la Tav a Firenze.
IL DIRIGENTE regionale Fabio Zita è stato sentito ieri mattina in procura dai pm che si occupano
dell'indagine sul cantiere dell'alta velocità.
Zita era il responsabile dell'ufficio Via (valutazione d'impatto ambientale) che con il suo lavoro portò
all'approvazione di una delibera dell'aprile 2011 in base alla quale gli scarti del lavoro di scavo di Monna
Luisa andavano considerati rifiuti speciali da discarica e non semplici rocce da utilizzare per un ripristino
ambientale.
In quel modo l'avvio della maxi fresa è stato stoppato, visto che si pensava di portare gli scarti a Cavriglia, in
attesa del decreto ministeriale poi arrivato nel settembre del 2012 ed entrato in vigore il 6 ottobre. Quel
provvedimento modificava la legislazione in materia di rifiuti e considerava il materiale estratto dalle gallerie
come un sottoprodotto e non più un rifiuto. Quell'atto ha di fatto azzerato la delibera regionale rendendo
possibile il trasporto delle terre e dando così un primo via libera ai lavori in attesa dell'autorizzazione definitiva
dei ministeri dell'Ambiente e delle Infrastrutture, che è arrivata proprio nei giorni in cuiè scoppiata l'inchiesta,
con i sequestri e le perquisizioni, che ha bloccato tutto.
Ieri Zita ha ricostruito il suo ruolo di fronte ai pm e agli uomini dei carabinieri del Ros, che si occupano delle
indagini.
Non senza polemiche, nel giugno scorso è stato trasferito dall'ufficio Via ad un altro incarico, oggi è
responsabile dell'ufficio paesaggistico della Regione. Durante il suo incarico all'ufficio, ha firmato anche una
relazione in cui venivano espresse perplessità sul progetto di stoccare nell'ex cava di Santa Barbara a
Cavriglia e Figline (Arezzo) i materiali prodotti dallo scavo per il sottoattraversamento fiorentino, ritenendo
che fossero da classificare come rifiuti speciali. Da lì partì la delibera che fece arrabbiare le aziende
incaricate dei lavori. Una sistemazione del genere per i resti del lavoro sarebbe stata più comoda e meno
dispendiosa.
Ieri non erano ancora stati presentati ricorsi o richieste di dissequestro dopo i sigilli alla trivella, la Monna
Lisa, e ai materiali destinati al rivestimento delle gallerie apposti su richiesta dei pm. Gli indagati sono 31, fra
dirigenti di Italferr e Rfi, delle ditte che hanno vinto l'appaltoe funzionati dei ministeri dell'ambiente e delle
infrastrutture e delle autorità di vigilanza. Il senatore Carlo Giovanardi (Pdl) ha chiesto al governo se «
Coopsette e altri colossi cooperativi che, come testimoniato dai rapporti della Commissione antimafia, hanno
avuto rapporti di contiguità con ditte collegate alla criminalità organizzata abbiano a loro volta avuto
l'interdizione antimafia ed il rifiuto di iscrizione alla white list». Giovanardi cita anche il lavoro della procura di
Firenze. «Secondo gli inquirenti, il trasporto dei rifiuti veniva addirittura gestita da una azienda, la Veca Sud,
"strettamente legata" al clan camorristico dei casalesi».
I punti RIFIUTI Secondo gli investigatori venivano smaltiti senza rispettare le regole sui materiali speciali
MONNA LISA La super fresa sarebbe stata assemblata utilizzando pezzi non originali e non sicuri CONCI I
rivestimenti dei tunnel non sarebbero in regola, avrebbero rischiato di collassare ASSOCIATI Un gruppo di
persone, di Italferr e delle aziende appaltatrici avrebbero aumentato i costi
Foto: IL SEQUESTRO Il cantiere Tav di Campo Marte: la talpa è stata messa sotto sequestro
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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20/01/2013
Il Messaggero - Umbria
Pag. 39
(diffusione:210842, tiratura:295190)
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«Per gli appalti Tav milioni in più agli amici»
«Per gli appalti Tav milioni in più agli amici» segue dalla prima pagina Secondo le accuse (tutte da dimostrare
e da cui la presidente Lorenzetti si dice estranea), la squadra occulta della Tav avrebbe fatto molto per
accontentare il general contractor, la Nodavia appunto. Compreso il lievitare dei costi dell'appalto. È qui, oltre
alla corruzione, all'associazione per delinquere e al traffico di rifiuti, arriva anche l'accusa di abuso d'ufficio.
Che i sostituti procuratori Gianni Tei e Giulio Monferini raccontano così: «Al fine di perseguire i fini
dell'associazione criminale, intenzionalmente procuravano al general contractor Nodavia, nell'appalto
specificato (il sottoattraversamento ferroviario fiorentino, ndr), un ingiusto vantaggio patrimoniale, consistito
nella possibilità di sollevare riserve contrattuali per centinaia di milioni di euro in violazione dei limiti e divieti di
legge. In particolare consentendo di far lievitare i costi dell'appalto di diverse centinaia di milioni di euro (da
un importo di aggiudicazione d'asta di circa 500 milioni a un importo lievitato per riserve contabilizzate ad oggi
di oltre 800 milioni di euro)». Un'attenzione pesante, se le accuse venissero confermate, a tutto vantaggio
della società privata e a scapito del pubblico rappresentato da Italferr e Rfi. E non solo. Perché il «gioco di
squadra tra pubblici ufficiali e gli esponenti di Coopsette (socia di maggioranza di Novadia, ndr) e Italferr»,
nato il 16 marzo 2012 (data, secondo gli inquirenti, della riunione costitutiva dell'associazione e per
combinazione giorno del cinquantanovesimo compleanno della presidente Lorenzetti), avrebbe avuto lo
scopo di aiutare anche «amici» in difficoltà. «Ciò che emerge dagli atti - è spiegato infatti nel decreto di
sequestro - è una gestione dell'appalto da parte di soggetti del tutto inadeguati dal punto di vista finanziario e
organizzativo. Seli, subappaltatore che monta il macchinario e realizza lo scavo, è società prossima
all'insolvenza che spera nell'arrivo di soci cinesi, ma che non ha neanche i soldi per pagare i contributi e
risparmia sulle guarnizioni della fresa. Tutti sanno che Seli non ha prestato le fideiussioni necessarie e che
non le potrebbe prestare, ma tutti fanno finta di nulla». «Allo stesso modo Novadia - continua il decreto risulta essere soggetto privo di sicurezza e stabilità economica ed entrambe risultano soggetti che
necessitano di pagamenti anticipati per finanziarsi e incominciare l'opera. Si è così assistito a una rincorsa da
parte dell'appaltatore e del subappaltatore» a concertare «strategie truffaldine per esporre riserve e maggiori
costi a danno della stazione appaltante». Italo Carmignani e Egle Priolo
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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20/01/2013
QN - Il Resto del Carlino - Modena
Pag. 19
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
MEDOLLA
Giovanardi: «Per la white list si usano due pesi e due misure?»
- MEDOLLA - DOPO la Gambro, che avrebbe sospeso i lavori affidati alla Fratelli Baraldi a seguito
dell'esclusione di quest'ultima, decisa dal Prefetto di Modena, dalla 'white list' delle aziende impegnate nella
ricostruzione post-sisma, l'agroalimentare Menu è in attesa di istruzioni dalla Regione. «Ho chiamato in
Regione per avere indicazioni - dice il dottor Rodolfo Barbieri, della Menu - e comunque ritengo che serva
giudizio e buon senso da parte di tutti. Spero che la Fratelli Baraldi, azienda con quale lavoro da circa
trent'anni, possa risolvere la questione. Ieri - continua - ho contattato Claudio Baraldi per accordarmi sui
lavori». Alla Fratelli Baraldi fanno sapere di aver chiesto alla Menu una moratoria per decidere se proseguire
o meno i lavori, sulla base degli appalti ricevuti, in attesa dell'evoluzione del ricorso, presentato contro il
provvedimento del Prefetto. Intanto il senatore Giovanardi in una interrogazione presentata al Presidente del
Consiglio e al Ministro degli Interni chiede conto delle modalità di applicazione della normativa contro i
tentativi di infiltrazione mafiosa nelle zone terremotate; modalità che hanno portato da un lato a negare a
imprese locali l'iscrizione nella 'white list' sulla base di profili meramente indiziari, quando a una cooperativa,
Coop 7, sarebbe stata addirittura affidata la costruzione dei moduli abitativi a San Felice, Cavezzo e San
Prospero proprio mentre la procura di Firenze poneva sotto indagine una sua società controllata che,
nell'ambito dei cantieri Tav, si sarebbe avvalsa per il trasporto dei rifiuti di una azienda, la Veca Sud,
«strettamente legata» al clan dei casalesi. Insomma, dubita Giovanardi, «forse due pesi e due misure?».
Viviana Bruschi
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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20/01/2013
QN - Il Resto del Carlino - Reggio emilia
Pag. 12
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Coopsette , l'inchiesta Tav di Firenze Nello scavo l'oro della camorra
Scoperta choc: 84 tonnellate di fanghi speciali finite a uso agricolo
- FIRENZE - ERA TERRA, erano fanghi, erano soprattutto rifiuti pericolosi perché pieni di sostanze nocive.
Ma per la criminalità organizzata, da sempre, il traffico dei rifiuti è oro. E non è un caso che la camorra, quella
peggiore, quella del clan dei Casalesi, abbia messo le mani - secondo la ricostruzione della Procura di
Firenze - sullo smaltimento del materiale di scavo per il tunnel dell'alta velocità sotto Firenze. Una torta
immensa di cui mangiare la fetta più grossa e lasciare agli altri le briciole. Il lavoro di Procura, carabinieri del
Ros e Forestale sul cantiere Tav offre una ricostruzione dell'intero percorso illecito dei rifiuti. È scritto a chiare
lettere nel decreto di sequestro firmato dai pm Giulio Monferini e Gianni Tei: «Le indagini hanno portato
all'accertamento di numerose aree ricettacolo di queste migliaia di tonnellate di rifiuti conferiti in modo
completamente abusivo, principalmente dalle imprese Varvarito ed Ecogest su indicazione dei responsabili di
Nodavia Saraceno, Forlani e Bolondi (tutti indagati, gli ultimi due dirigenti Coopsette ndr). La gestione fra il
2009 e il 2010 è risultata illecita in quanto del tutto estranea alla disciplina sui rifiuti». Circa 84 tonnellate di
rifiuti speciali sono poi stati considerati 'a destinazione agricola'. E COSÌ Nodavia, la società appaltatrice,
avrebbe truffato Rfi (Rete ferroviaria italiana): secondo la Procura di Firenze (Direzione distrettuale antimafia),
Saraceno, legale rappresentante di Nodavia, «operando di concerto con la dirigenza di Coopsette (azionista
di maggioranza di Nodavia, ndr)», avrebbe fatto credere a Rfi «che i rifiuti sarebbero stati smaltiti
correttamente come fanghi di perforazione e conferiti in discarica. In realtà - si legge nel decreto - Rfi avrebbe
pagato un costo di smaltimento ben superiore ai prezzi di mercato in cui, da una parte, la gestione era
comunque abusiva poiché il produttore del rifiuto lo trattava senza autorizzazione nel cantiere, stoccandolo
per diversi giorni in vasche per farne decantare la parte liquida, che scaricava senza autorizzazione in falda,
dall'altra è stato accertato che i prezzi erano gonfiati al fine di consentire a Nodavia di crearsi delle poste in
nero». E QUI si apre l'altro fronte, quella che vede l'ingresso dei (presunti) camorristi. «È stato accertato dal
Ros - prosegue la Procura - che il conferimento di questi rifiuti aveva un'unitaria regia, ove le ditte smaltitrici si
dividevano in pieno accordo i quantitativi, risultando in realtà solo apparenti smaltitori». Perché apparenti?
Perché tutta l'attività di raccolta, trasporto e smaltimento in discarica era gestita dalla ditta Veca Sud di
Maddaloni, provincia di Caserta, gestita da Lazzaro Ventrone: si parla della gran parte di 413mila tonnellate
di fanghi. Ma la Veca Sud non è una ditta qualunque: secondo il Ros risulta «strettamente collegata ad
ambienti della criminalità organizzata di tipo camorristico e in particolare al clan dei Casalesi e alla famiglia
Caturano». LA SCOPERTA di questo giro apre nuovi e inquietanti interrogativi: «Appare assolutamente
necessario comprendere quali siano i rapporti intercorsi fra tutti costoro, capire per quale ragione tutti si siano
rivolti alla Veca Sud di Maddaloni, se vi siano contiguità di talune aziende coinvolte nella gestione con le
attività imprenditoriali della famiglia Ventrone e se vi siano accordi occulti fra il general contractor Nodavia o il
suo socio di maggioranza Coopsette, che di fatto dirige la gestione dell'appalto, e la medesima Veca Sud».
Gigi Paoli
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
8
20/01/2013
QN - Il Resto del Carlino - Reggio emilia
Pag. 12
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LE ACCUSE «ASSOCIAZIONE A DELINQUERE»
Quel gioco di squadra tra pubblici ufficiali e gli esponenti di Coopsette e
Italferr»
LO SCANDALO della Tav fiorentina getta cupe ombre su Coopsette, azionista di maggioranza della società
appaltatrice Nodavia e di fatto guida del super-cantiere. Perchè oltre all'inchiesta di Firenze, Coopsette sta
affrontando le difficoltà economiche, legate a 230 milioni di debiti sui quali ha chiesto, nei giorni scorsi, la
moratoria alle banche. Uno scenario che i magistrati inquirenti sulla Tav avevano scritto nel decreto di
sequestro: di Coopsette «si teme anche la prossima insolvenza». Sempre nel decreto si legge che sui lavori
per la Tav c'era un «consolidato gioco di squadra tra pubblici ufficiali e gli esponenti di Coopsette e Italferr,
che ha tutti i connotati di una stabile associazione a delinquere».
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
9
20/01/2013
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 6
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Scoperta choc: 84 tonnellate di fanghi speciali finite a uso agricolo
GIGI PAOLI
di GIGI PAOLI ERA TERRA, erano fanghi, erano soprattutto rifiuti pericolosi perché pieni di sostanze nocive.
Ma per la criminalità organizzata, da sempre, il traffico dei rifiuti è oro. E non è un caso che la camorra, quella
peggiore, quella del clan dei Casalesi, abbia messo le mani sullo smaltimento del materiale di scavo per il
tunnel dell'alta velocità sotto Firenze. Una torta immensa di cui mangiare la fetta più grossa e lasciare agli
altri le briciole. Il lavoro della procura, dei carabinieri del Ros e della Forestale ha permesso di ricostruire
l'intero percorso illecito dei rifiuti. E' tutto scritto a chiare lettere nel decreto di sequestro firmato dai pm Giulio
Monferini e Gianni Tei: «Le indagini hanno portato all'accertamento di numerose aree ricettacolo di queste
migliaia di tonnellate di rifiuti conferiti in modo completamente abusivo, principalmente dalle imprese Varvarito
ed Ecogest su indicazione dei responsabili di Nodavia Saraceno, Forlani e Bolondi (tutti indagati, ndr). La
gestione fra il 2009 e il 2010 è risultata illecita in quanto del tutto estranea alla disciplina sui rifiuti
(conferimenti alla Nuova Lam di Altopascio e alla discarica di Campati a Scarperia». E il materiale finito in
queste due aree, circa 84 tonnellate di rigiuti speciali, è finito poi per essere considerato 'a destinazione
agricola'. Un'attività «organizzata, gestita in modo unitario e coordinato da Nodavia su precisa direttiva e
indicazione dei vertici di Italferr». E così Nodavia, la società appaltatrice, avrebbe truffato Rfi (Rete ferroviaria
italiana): secondo la procura, Saraceno, legale rappresentante di Nodavia, «operando di concerto con la
dirigenza di Coopsette (azionista di maggioranza di Nodavia, ndr)», avrebbe fatto credere a Rfi «che i rifiuti
sarebbero stati smaltiti correttamente come fanghi di perforazione e conferiti in discarica. In realtà - si legge
ancora nel decreto - Rfi pagava un costo di smaltimento ben superiore ai prezzi di mercato in cui, da una
parte, la gestione era comunque abusiva poiché il produttore del rifiuto lo trattava senza autorizzazione nel
cantiere, stoccandolo per diversi giorni in vasche per farme decantare la parte liquida, che scaricava senza
autorizzazione in falda, dall'altra è stato accertato che i prezzi erano gonfiati al fine di consentire a Nodavia di
crearsi delle poste in nero». E qui si apre l'altro fronte, quella che vede l'ingresso dei (presunti) camorristi. «E'
stato accertato dal Ros - prosegue la procura - che il conferimento di questi rifiuti aveva un'unitaria regia, ove
le ditte smaltitrici si dividevano in pieno accordo i quantitativi, risultando in realtà solo apparenti smaltitori».
Perché apparenti? Perché tutta l'attività di raccolta, trasporto e smaltimento in discarica era gestita dalla ditta
Veca Sud di Maddaloni, provincia di Caserta, gestita da Lazzaro Ventrone,: si parla della gran parte di
413mila tonnellate di fanghi. Ma la Veca Sud non è una ditta qualunque: secondo il Ros risulta «strettamente
collegata ad ambienti della criminalità organizzata di tipo camorristico e in particolare al clan dei Casalesi e
alla famiglia Caturano». ED ECCOLO, il giro completo dei rifiuti speciali smaltiti come terra e rocce semplici:
«Sono stati identificati gli smaltitori dei fanghi con le modalità abusive dette (Varvarito, Hydra, Ecogest, Htc) e
gli impianti di destinazione (Cava Calcinate a Bergamo, Fontana Larga e Quattro A Srl a Roma, Furia Srl a
Piacenza)». Ma la scoperta di questo giro apre nuovi e inquietanti interrogativi: «Appare assolutamente
necessario comprendere quali siano i rapporti intercorsi fra tutti costoro, capire per quale ragione tutti si
siamo rivolti all'impresa Veca Sud di Maddaloni, se vi siano contiguità di talune aziende coinvolte nella
gestione con le attività imprenditoriali della famiglia Ventrone e se vi siano accordi occulti fra il general
contractor Nodavia o il suo socio di maggioranza Coopsette, che di fatto dirige la gestione dell'appalto, e la
medesima Veca Sud». Per capirci: qualcuno ha chiamato la camorra al succoso banchetto dell'appalto della
Tav fiorentina o la camorra si è autoinvitata con la proverbiale offerta che non si può rifiutare? Image:
20130120/foto/123.jpg
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
10
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Nello scavo l'oro della camorra Svelato il 'giro' dello smaltimento
20/01/2013
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 7
(diffusione:136993, tiratura:176177)
La guida dell'appalto rischia il tracollo: ha 230 milioni di debiti
PERIODACCIO davvero per il partito-azienda. La crisi economica e le inchieste della magistratura stanno
creando più di una crepa nell'anello che salda il Pd al mondo economico. Grande clamore, nei mesi scorsi,
aveva destato il bòtto del Consorzio Etruria, per anni longa manus del partito nel mondo dell'urbanistica. Ora,
lo scandalo della Tav fiorentina getta nuove e più cupe ombre sul partito-azienda perché al centro della
bufera c'è Coopsette, azionista di maggioranza della società appaltatrice Nodavia e di fatto guida del supercantiere. Proprio come il Consorzio Etruria, sembrava una società solidissima. Cosa cheì, si scopre ora, non
è affatto: oltre che per l'inchiesta della procura di Firenze, Coopsette rischia il tracollo per 230 milioni di debiti
sui quali ha chiesto, proprio nei giorni scorsi, la moratoria alle banche. Uno scenario che i magistrati inquirenti
sulla Tav avevano già scritto a chiare lettere nel decreto di sequestro: di Coopsette «si teme anche la
prossima insolvenza». Fa impressione leggere che sui lavori per la Tav fiorentina c'era un «consolidato gioco
di squadra tra pubblici ufficiali e gli esponenti di Coopsette e Italferr, che ha tutti i connotati di una stabile
associazione a delinquere». «I MEMBRI dell'associazione contestata - sostengono i pm Monferini e Tei pianificano una serie di interventi a vasto raggio per influire e determinare le varie pubbliche amministrazioni
coinvolte, in maniera da superare ogni possibile ostacolo e intralcio agli obiettivi dell'associazione: ossia
favorire al massimo in termini economici Nodavia e tramite essa Coopsette a scapito dei costi dell'appalto e a
danno delle casse dello Stato». E quel traffico illecito di influenze, così risulta dalle carte, sembra coinvolgere
solo personaggi legati al Pd e alla sua galassia, ora tutti sotto inchiesta per associazione a delinquere: l'ex
governatrice umbra Lorenzetti, ora presidente di Italferr; il dirigente della coop rossa Brioni (marito dell'ex
sottosegretario Montecchi ed ex assessore alla sanità della Provincia di Reggio Emilia); il geologo Bellomo,
membro della commissione Via del ministero dell'Ambiente, già coordinatore del Pd palermitano e
responsabile ambiente del Pd in Sicilia; il professor Calandra, membro (in quota Pd) dell'autorità di vigilanza
sui contratti pubblici. Gigi Paoli
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
11
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ascesa e caduta della Coopsette Sotto accusa il 'partito-azienda'
20/01/2013
Gazzetta di Mantova - Ed. nazionale
Pag. 14
(diffusione:33451, tiratura:38726)
Associazione a delinquere, truffa, corruzione e gestione abusiva dei rifiuti. L'indagine partita dalla direzione
distrettuale antimafia di Firenze vede, fra i 31 indagati per questi reati, anche Alfio Lombardi, 52 anni, di
Mantova, direttore della Divisione Costruzioni di Coopsette di Reggio Emilia. L'inchiesta riguarda il cantiere
dell'alta velocità che sorgerà nel capoluogo fiorentino, ora sotto sequestro, realizzato dalla Nodavia, società
controllata dalla coop edile reggiana. Nel mirino della procura anche dirigenti delle Ferrovie e funzionari del
ministero delle infrastrutture. L'inchiesta era partita da un accertamento effettuato dal Corpo forestale dello
Stato, in ordine allo smaltimento abusivo, da parte di alcune imprese, di enormi quantità di fanghi. Fanghi
derivanti dallo scavo del tunnel e della nuova stazione ferroviaria. In seguito i carabinieri hanno scoperto che
lo smaltimento abusivo era una attività organizzata e coordinata da Nodavia su precisa indicazione dei vertici
Italferr. Nonostante le perquisizioni e i sequestri del dicembre 2010 l'attività illecita è proseguita. Il presidente
di Nodavia Furio Saraceno avrebbe successivamente truffato Rfi, la società pubblica che controlla le ferrovie,
facendole pagare a prezzi gonfiati lo smaltimento dei fanghi che venivano invece trattati abusivamente nei
cantieri della Tav e scaricati poi nelle falde. Gli smaltitori di fanghi sono poi stati identificati così come gli
impianti di destinazione. Tutti i soggetti citati si sono rivolti, per la movimentazione terre, all'impresa di
Maddaloni "Veca Sud", in provincia di Caserta. E la direzione distrettuale antimafia sta cercando di capirne il
motivo. Un'altra parte dell'inchiesta riguarda anche i rivestimenti destinati alle gallerie del tunnel in
costruzione, giudicati inadeguati perché prodotti con materiali scadenti. Da qui la decisione di mettere i sigilli
alla talpa di escavazione. I test ai quali i rivestimenti sono stati sottoposti hanno manifestato gravi segni di
collassamento della struttura. E non sarebbero stati eseguiti i necessari controlli con possibili gravi
conseguenze per alcuni edifici pubblici. In particolare ad Alfio Lombardi, nella sua qualità di dirigente di
Coopsette, è contestato d'aver approvato l'operato di Saraceno, nel suo tentativo di attività organizzata per il
traffico illecito di rifiuti relativi ai fanghi di perforazione, per l'esecuzione dei lavori su un bene vincolato e di
aver consentito, in concorso con gli altri, di far lievitare i costi dell'appalto di diverse centinaia di milioni di
euro. Da parte sua Fabrizio Davoli, presidente di Coopsette, rilancia: «Le indagini dimostreranno la nostra
estraneità».
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
12
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Dirigente mantovano nell'inchiesta Coopsette
20/01/2013
Gazzetta di Modena - Ed. nazionale
Pag. 3
(diffusione:10626, tiratura:14183)
Giovanardi interroga il Ministro
In una interrogazione a Monti e al ministro degli Interni, il senatore Giovanardi chiede perché Coopsette che è
indagata a Firenze possa avere appalti nella Bassa e la fratelli Baraldi no. «Ho chiesto come venga gestita la
normativa per combattere i tentativi di infiltrazione mafiosa nelle zone terremotate, dove imprese locali private
hanno avuto una interdizione antimafia e il diniego di iscrizione nella white list sulla base di "profili indiziari"
dai quali "si desume" un quadro indiziario sintomatico del pericolo di un qualsivoglia collegamento fra
l'impresa e la criminalità organizzata». «In questo quadro ho ricordato che la Procura di Firenze ha
sequestrato i cantieri Tav a Firenze e indagato 31 persone per associazione a delinquere..., ipotizzando
responsabilità penali a carico dei dirigenti della società, Modavia e della sua socia di maggioranza Coop 7,
colosso cooperativo che ha avviato cantieri importanti nella Bassa». Giovanardi ricorda il coinvolgimento a
Firenze della «Veca Sud, legata al clan dei casalesi e della famiglia Camurano». «Chiedo al governo se
Coop 7 ha avuto rapporti di contiguità con ditte collegate alla criminalità organizzata e abbia avuto
l'interdizione antimafia ed il rifiuto di iscrizione alla white list».
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«Se Coopsette è indagata va sospesa come la fratelli Baraldi»
20/01/2013
Gazzetta di Reggio - Ed. nazionale
Pag. 3
(diffusione:13244, tiratura:16908)
I cittadini non nascondono le loro preoccupazioni: «Molte famiglie legate al colosso cooperativo»
CASTELNOVO SOTTO E' un periodo caldo a Castelnovo Sotto. Sono tante, infatti, le vicende che hanno
portato il paese sulle prime pagine dei giornali e che tengono banco tra la gente. Dopo il "terremoto" che ha
colpito il Comune - con il sindaco Simone Montermini chiamato a rassegnare le dimissioni dal gruppo di
maggioranza, dopo la sua fuoriuscita dal Pd - il paese ora si trova ad affrontare la vicenda Coopsette, arrivata
come un fulmine a ciel sereno. Basta camminare sotto i lunghi portici del centro per comprendere come la
gente, pur con poche informazioni a disposizione, guardi con una certa preoccupazione agli sviluppi emersi
dall'indagine fiorentina. All'interno del negozio del barbiere Cristian Cilloni, ci sono diversi uomini impegnati a
fare due chiacchiere, come ogni sabato. L'argomento Coopsette non è tra i più gettonati, ma è sufficiente
attendere qualche attimo per arrivare alle prime riflessioni. «Quelle che sono emerse - afferma un cliente sono accuse grosse. Se ci credo? Per me non è vero. O meglio, non ci voglio credere. La speranza è che si
rivelino infondate». A poca distanza si trova la macelleria gestita da Stefano Andreotti, che ricopre la carica di
consigliere comunale. Da quanto trapela dalle sue parole, l'argomento Coopsette è stato molto gettonato nel
corso della mattinata dalla clientela. «Siamo davanti a una vicenda delicata - afferma - e da quanto ho potuto
apprendere la gente è molto preoccupata. E' un problema che interessa tutta la collettività, vista l'importanza
rivestita da Coopsette sul territorio e questi fatti mettono senz'altro a disagio. Non si può, però, entrare nel
merito dell'indagine, perché su quello non siamo abbastanza informati. Se pensiamo al volume di affari e
all'indotto sono tante le persone che potrebbero preoccuparsi». «La preoccupazione in questi casi è normale
- aggiunge il cliente Attilio Bonaccini - perché tutti in paese conoscono l'importanza della cooperativa. In
questi momenti però è anche giusto essere ottimisti e pensare che le cose vadano nel verso giusto.
Speriamo». «In una realtà piccola come la nostra certe notizie hanno un forte contraccolpo - aggiunge Vanni
Chiesi, cliente di un bar - anche se le responsabilità sono ancora tutte da dimostrare. La mia idea? Non
posso mettere la mano sul fuoco per nessuno». Alla gastronomia Ruspaggiari incontriamo Ennio, uno dei
titolari. «La gente è preoccupata - spiega Ennio Ruspaggiari - anche perché le famiglie legate a Coopsette
sono numerose. Per quanto mi riguarda, conosco alcuni dirigenti e mi paiono al di sopra di ogni sospetto.
Tutti confidiamo che la vicenda si risolva, perché in questo periodo difficile ci sono già abbastanza problemi».
Andrea Vaccari ©RIPRODUZIONE RISERVATA
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Castelnovo Sotto resta con il fiato sospeso
20/01/2013
Gazzetta di Reggio - Ed. nazionale
Pag. 3
(diffusione:13244, tiratura:16908)
I legali della cooperativa: «Chiariremo tutto», venerdì il presidente Davoli ha informato i soci. Nuovo
interrogatorio dei pm
CASTELNOVO SOTTO Stanno lavorando in sinergia i due avvocati - Filippo Sgubbi di Bologna e Michele
Ducci di Firenze - nominati dalla Coopsette per far fronte all'inchiesta che vede nel mirino della procura
fiorentina la Novadia (società controllata dalla coop edile di Castelnovo Sotto) per i lavori del tunnel Tav di
Firenze. Al più presto i legali presenteranno - alla procura di Firenze - istanza di dissequestro per l'enorme
fresa (tra i sequestri compaiono anche i 10 milioni di euro versati al subappaltatore Seli come anticipo sulla
fresa stessa). Intanto ieri i pm titolari dell'inchiesta - Giulio Monferini e Gianni Tei - insieme ai carabinieri del
Ros hanno ascoltato come persona informata sui fatti un funzionario della Regione Toscana (Fabio Zita), che
si occupava di Via (Valutazioni d'impatto ambientale) e Vas (Valutazioni ambientali strategiche). Durante
quest'incarico Zita ha firmato una relazione in cui vengono espresse perplessità sul progetto di stoccare
nell'ex cava di Santa Barbara a Cavriglia e Figline (Arezzo) i materiali prodotti dallo scavo per il
sottoattraversamento fiorentino, ritenendo che fossero da classificare come rifiuti speciali. Per tutta la
giornata di venerdì, il presidente della Coopsette è stato impegnato a relazionare i soci della cooperativa su
quanto stava accadendo. Una assemblea dei soci che ormai sono costretti a fare il punto un po' troppo
periodicamente. Rispetto alle accuse l'azienda si dice tranquilla. Chiariremo tutto, dicono nel "fortino" (sempre
più assediato) di Castelnovo Sotto. Intanto, come sempre accade in questi casi, c'è chi ne fa una questione
politica. E' il caso del parlamentare modenese del Pdl, Carlo Giovanardi che in questi giorni ha presentato
una interrogazione a risposta scritta, rivolta al presidente del Consiglio e al Ministro dell'Interno. Invero,
l'interrogazione verte sull'esclusione dalla white list (la lista delle ditte che si candidano, avendo i requisiti in
regola anche sotto il profilo delle normative antimafia) di una impresa modenese, ma Giovanardi va oltre e
chiede al governo se questa normativa valga anche per quelle che lui chiama "coop rosse". «In questo
quadro - dice una nota - ho ricordato che la Procura della Repubblica di Firenze ha proceduto al sequestro
dei cantieri della Tav a Firenze e indagato 31 persone per associazione a delinquere, truffa, corruzione,
traffico illecito di rifiuti, ipotizzando responsabilità penali a carico dei dirigenti della società vincitrice
dell'appalto, la Modavia e della sua socia di maggioranza, la Coopsette, colosso cooperativo che collabora
con altre aziende modenesi e soprattutto ha avviato cantieri importanti nella Bassa modenese, costruendo i
moduli abitativi a San Felice dopo aver vinto l'appalto con un ribasso del 33%, così come è accaduto per la
ricostruzione dei moduli abitativi a Cavezzo e San Prospero». Nell'interrogazione, Giovanardi chiede al
governo se Coopsette «abbia avuto l'interdizione antimafia e il rifiuto di iscrizione alla white liste».(m.s.-t.s.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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Già pronta l'istanza di dissequestro
20/01/2013
La Gazzetta di Parma
Pag. 9
(diffusione:42090, tiratura:51160)
Tav a Firenze, parmigiano indagato
nn C'è anche un parmigiano, Matteo Forlani, 37 anni, dirigente della Coopsette fra gli indagati dalla procura di
Firenze per il passante Tav. In totale sono indagate 31 persone, di cui quattro dirigenti della cooperativa
reggiana impegnata nell'appalto. Le accuse vanno dall'associazione per delinquere finalizzata alla truffa
aggravata a danno degli enti pubblici, frode in pubbliche forniture, corruzione e traffico di rifiuti. Sono questi i
reati su cui indagano i magistrati di Firenze. Una serie di perquisizioni sono state effettuate in diverse parti
d'Italia dai carabinieri del Ros e dalla Forestale, nell'ambito dei lavori per il sottoattraversamento della Tav.
Forlani sarebbe stato cocoinvolto in riferimento al presunto traffico illecito dei rifiuti.
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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Bufera sulla Coopsette
20/01/2013
Corriere Fiorentino - Firenze
Pag. 2
(diffusione:12000)
I pm: dannosi, ma gettati nelle discariche agricole. Le imprese avrebbero intascato quasi 2 milioni
La «cresta» sui fanghi smaltiti in maniera illecita. Accadeva anche questo nella realizzazione del tunnel
fiorentino della Tav, almeno secondo la Procura. E il viaggio per smaltire i presunti rifiuti pericolosi era breve.
I fanghi di perforazione del tunnel del nodo ferroviario dell'Alta Velocità venivano infatti stipati sui camion per
raggiungere Scarperia e Altopascio, tanto per citare alcune discariche, come se fossero innocue terre e rocce
destinate alla agricoltura. In realtà, secondo i pm Gianni Tei e Giulio Monferini, quei fanghi erano contaminati
dalla betonite e smaltiti, come se nulla fosse, in siti non adatti ad accoglierli. Con questo metodo dal 2011
sono «sparite» qualcosa come 85 mila tonnellate di fanghi. A organizzare la gestione dei rifiuti è la Nodavia, il
consorzio di imprese che si è aggiudicata la realizzazione della linea ferroviaria fiorentina. Sulla carta si
ragionava al risparmio. In realtà il meccanismo era - secondo gli inquirenti - assai dispendioso per Rete
Ferroviaria Italiana, committente dei lavori. Secondo la Procura, infatti, i rifiuti venivano gestiti abusivamente e
i costi dello smaltimento erano gonfiati. I dirigenti «infedeli» di Coopsette e Nodavia, i titolari di Hidra e
Varvarito (le aziende che si occupavano del trasporto e dei fanghi) «inducevano in errore Rfi per il corretto
smaltimento dei rifiuti e in ordine e agli oneri organizzativi che giustificassero i costi particolarmente elevati
concordati in relazione a tale attività mentre in realtà non sostenevano alcun impegno economico di
investimento né onere di gestione aggiuntivo, limitandosi a conferire i rifiuti tali e quali agli impianti finali, dopo
un trattamento sommario e abusivo». Era con questo meccanismo che venivano intascati «100 euro a
tonnellata per i rifiuti smaltiti». Nel dettaglio, secondo quanto accertato dai carabinieri del Ros, 66 euro
andavano agli smaltitori e i restanti 34 in favore di Nodavia, di cui 20 regolarmente fatturati e 14 al nero.
Un'operazione che, a dare credito agli inquirenti, ha fruttato circa un milione e novecentomila euro,
esentasse. Le provviste di denaro venivano ottenute grazie «alla gestione del rifiuto prodotto in maniera
abusiva e senza autorizzazione al trattamento preliminare». Anche dopo il sequestro della discarica di
Scarperia, avvenuto nel 2010, gli inquirenti hanno appurato che i rifiuti venivano trattati nei cantieri e stoccati
in vasche di contenimento per far sì che il liquido inquinante venisse assorbito dal terreno. Ciò che restava,
veniva trasportato in camion a Gello, nel comune di Pontedera, e a Nugolaio (Cascina). Ma anche in altre
regioni.@OREDROB: #VMAROTTA %@% Resta da capire se anche gli oltre 3 milioni di metri cubi di fango risultato delle previste perforazioni della talpa (che però è stata sequestrata) e destinato a essere stoccato
nell'area di Cavriglia in un parco destinato ai bambini - siano da considerare in questa specie di «contabilità
parallela»: saranno le indagini, eventualmente, a dirlo. Se così fosse, però, il nero sarebbe lievitato in
maniera esponenziale. Di sicuro un passaggio sull'area di Santa Barbara, a Cavriglia, viene riservato
nell'ordinanza di sequestro della «talpa». La Procura parla infatti di una «convergenza di interessi nel
declassificare ad arte il rifiuto in previsione dell'imminente partenza dello scavo della galleria con la talpa: per
non affrontare la gestione dell'appalto con i costi di smaltimento dei rifiuti finora sostenuti per i fanghi estratti
dalle trincee viene occultata la necessità di trattarla con calce prima» di sistemarli proprio a Cavriglia. È nel
capitolo «smaltimento rifiuti» che si inserisce la camorra. Il Ros ha accertato che «il conferimento di questi
rifiuti aveva una sola regia». Le ditte smaltitrici «si dividevano in pieno accordo i quantitativi, risultando in
realtà solo apparenti smaltitori». Di fatto però «tutta l'attività di trasporto, raccolta e smaltimento in discarica»
veniva «gestita dalla Vecasud di Maddaloni». Una ditta non da poco, dato che risulta «avere il monopolio del
trasporto e movimento terra dell'appalto»: gran parte delle oltre 413 mila tonnellate di fango. Lazzaro
Ventrone, che è il capo della Vecasud, non è però un industriale qualsiasi. Scrive la Procura: «Da
accertamenti svolti risulta strettamente collegato ad ambienti della criminalità organizzata di tipo
camorristico». E precisamente al clan dei Casalesi e alla famiglia Caturano. A scorrere le tabelle e i soldi che
girano attorno al trasporto dei fanghi, la sensazione è che questo particolare settore sia particolarmente
remunerativo. D'altra parte fu proprio il boss del Rione Traiano, Nunzio Perrella, dopo aver deciso di pentirsi,
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Tunnel, i fanghi con la «cresta» Soldi in nero per ogni tonnellata
20/01/2013
Corriere Fiorentino - Firenze
Pag. 2
(diffusione:12000)
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
a dire a un magistrato partenopeo: «Dotto', non faccio più droga. No, adesso ho un altro affare. Rende di più
e soprattutto si rischia molto meno. Si chiama monnezza. Perché per noi la monnezza è oro». Simone
Innocenti Valentina MarottaRIPRODUZIONE RISERVATA
19/01/2013
Giornale dell'Umbria
Pag. 25
Verifiche anche su possibili legami ditte-criminalità
FIRENZE - Sui lavori per il sottoattraversamento fiorentino della Tav c'era un «consolidato gioco di squadra
tra pubblici ufficiali e gli esponenti di Coopsette e Italferr, che ha tutti i connotati di una stabile associazione a
delinquere». È quanto scritto nel decreto che ha portato a una serie di sequestri, fra cui quello della "talpa"
che avrebbe dovuto scavare il tunnel. Gli indagati sono 31 fra funzionari e dirigenti dei ministri dell'ambiente e
delle infrastrutture, dell'autorità di vigilanza sulle opere pubbliche, di Rfi e Italferr, e imprenditori, come i vertici
del general contractor Nodavia e della cooperativa che ne è socia di maggioranza Coopsette. Indagati la
presidentessa di Italferr, Maria Rita Lorenzetti (ex governatrice dell'Umbria, Pd), il dirigente dell'unità di
missione del ministero delle Infrastrutture, Ercole Incalza, e il geologo Gualtiero Bellomo, della Commissione
Via del ministero dell'Ambiente. I componenti dell'associazione, scrivono i pm che hanno coordinato
l'inchiesta del Ros, «pianificavano una serie di interventi a vasto raggio per influire e determinare le varie
amministrazioni coinvolte, in maniera da superare ogni possibile ostacolo e intralcio agli obiettivi
dell'associazione: ovverosia favorire al massimo in termini economici Nodavia e tramite essa Coopsette (di
cui si teme la prossima insolvenza) a scapito dei costi dell'appalto e a danno delle casse dello Stato». Fra
l'altro, l'organizzazione avrebbe velocizzato le pratiche di una variante all'autorizzazione paesaggistica legata
a un aggiustamento del progetto che originariamente avrebbe comportato dei rischi per il complesso
monumentale fiorentino della Fortezza da Basso. Verifiche investigative riguardano la Veca sud, una delle
ditte incaricate di smaltire i rifiuti, che gli investigatori sospettano possa essere collegata alla criminalità
organizzata. Verifiche analoghe riguarderebbero altre aziende.
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Inchiesta Tav Firenze Dagli atti, le motivazioni che hanno portato ai sequestri dei giorni scorsi
20/01/2013
Prima Pagina
Pag. 12
«In una interrogazione a risposta scritta presentata al Presidente del Consiglio e al Ministro degli interni, ho
chiesto come venga gestita la normativa per combattere i tentativi di infiltrazione mafiosa nelle zone
terremotate, dove imprese locali private hanno avuto una interdizione antimafia e il diniego di iscrizione nella
white list (imprese abilitate ad operare) sulla base di 'profili indiziari, ovvero eventi ipotizzati come possibili
anche a prescindere dal concreto accertamento in sede penale di reati'». Ad affermarlo è il senatore Pdl
Carlo Giovanardi. «In questo quadro ho ricordato che la Procura della Repubblica di Firenze ha proceduto al
sequestro dei cantieri della Tav a Firenze e indagato 31 persone per associazione a delinquere, truffa,
corruzione, traffico illecito di rifiuti, frode in pubbliche forniture, ipotizzando responsabilità penali a carico dei
dirigenti della società vincitrice dell'appalto, la Modavia e della sua socia di maggioranza Coop 7, un colosso
cooperativo che tradizionalmente collabora con altre aziende modenesi e soprattutto ha avviato cantieri
importanti nella Bassa modenese, costruendo i moduli abitativi provvisori a San Felice dopo aver vinto
l'appalto (che era di 7,5 milioni di euro) con un ribasso del 33% così come ha vinto l'appalto per la
ricostruzione dei moduli abitativi a Cavezzo e San Prospero, sempre con ribassi sulla base d'asta (3,3 milioni
di euro) di oltre il 30%». «Poiché, secondo gli inquirenti, il trasporto dei rifiuti veniva addirittura gestito da una
azienda, la Veca Sud, 'strettamente legata' al clan camorristico dei casalesi e della famiglia Camurano chiude
Giovanardi - ho chiesto al governo se Coop 7 e altri colossi cooperativi che, come testimoniato dalla
Commissione antimafia, hanno avuto rapporti di contiguità con ditte collegate alla criminalità organizzata
abbiano a loro volta avuto l'interdizione antimafia e il rifiuto di iscrizione alla white list».
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«La norma antimafia vale anche per le coop rosse?»
20/01/2013
Prima Pagina
Pag. 7
Ricostruzione, luce sui cantieri Coopsette
Interrogazione di Giovanardi (Pdl) al ministro degli Interni: «E'ancora nella "White list"?»
Affondo del senatore modenese Pdl Carlo Giovanardi alle coop 'rosse' vincitrici degli appalti per la
ricostruzione post-sisma in Emilia. L'ex ministro mette nel mirino Coopsette e, in un'interrogazione presentata
al presidente del Consiglio Mario Monti e al ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri, chiede se, come
accaduto ad imprese locali colpite da interdizione antimafia e dal diniego di iscrizione nella white list, "
Coopsette e altri colossi cooperativi che, come testimoniato dai rapporti della Commissione antimafia, hanno
avuto rapporti di contiguita' con ditte collegate alla criminalita' organizzata, abbiano a loro volta avuto
l'interdizione antimafia ed il rifiuto di iscrizione alla white list". La presa di posizione dell'esponete del Pdl
prende le mosse dalle recenti notizie circa l'inchiesta sui lavori Tav per il sottopasso ferroviario di Firenze.
Nella sua interrogazione Giovanardi ricorda che "la Procura della Repubblica di Firenze ha proceduto al
sequestro dei cantieri della Tav e indagato 31 persone per associazione a delinquere, truffa, corruzione,
traffico illecito di rifiuti, frode in pubbliche forniture, ipotizzando responsabilita' penali a carico dei dirigenti
della societa' vincitrice dell'appalto, la Novadia e della sua socia di maggioranza Coopsette". La cooperativa,
sottolinea il senatore, "tradizionalmente collabora con altre aziende modenesi e soprattutto ha avviato cantieri
importanti nella Bassa, costruendo i moduli abitativi provvisori a San Felice dopo aver vinto l'appalto
(7,5milioni) con un ribasso del 33%, cosi' come ha vinto l'appalto per la ricostruzione dei moduli abitativi a
Cavezzo e San Prospero, sempre con ribassi sulla base d'asta (3,3, milioni di euro) di oltre il 30%". Insomma,
Coopsette e' una delle aziende che stanno lavorando nelle zone terremotate. Eppure, sottolinea Giovanardi
sempre in merito alla vicenda della Tav sul versante toscano, "secondo gli inquirenti, il trasporto dei rifiuti,
dopo un giro di contratti gonfiati e ai fondi neri, veniva addirittura gestito da una azienda, la Veca Sud,
'strettamente legata' al clan camorristico dei casalesi e della famiglia Camurano".
COOPSETTE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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LAVORI PUBBLICI
INFRASTRUTTURE
4 articoli
20/01/2013
Il Sole 24 Ore
Pag. 25
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Serravalle, valutazione dimezzata
I TEMPI E LE STIME DI VALORE Il bando resterà aperto fino a luglio: la richiesta è pari a 8 volte il margine
lordo, senza tenere conto di debiti per 200 milioni
Fabio Pavesi
Il primo bando pubblico è andato deserto lo scorso novembre. Ora si riparte. Stesso prezzo di allora, 660
milioni per l'82,4% del capitale e però un tempo dilatato. Lunghissimo. L'offerta per la cessione dell'intera
quota pubblica della società Serravalle, la società che gestisce le autostrade attorno a Milano, rimarrà aperta
fino al 10 luglio. Due fatti che la dicono lunga sul fatto che si rischia di assistere più che a una valorizzazione
di un asset pubblico a una sua svendita. Quel tempo così lungo segnala che sia la Provincia che il Comune di
Milano, i due principali azionisti temono un altro flop. Vogliono evitare che ci sia scarsità di offerta e quindi
che sul prezzo il coltello del manico finisca in mano al compratore. Intento più che condivisibile,
accompagnato dal fatto che il prezzo riproposto è lo stesso di due mesi fa e non c'è nessuna intenzione di
offrire sconti. Le perplessità intorno all'operazione però sono giustificate dalle recenti peripezie della società
autostradale. I ricavi sono in contrazione negli ultimi anni, ma la Serravalle resta un signor business, come
del resto tutte le autostrade. I margini lordi sono al 45% del fatturato, anche se le svalutazioni hanno
impattato sull'utile che nei primi sei mesi del 2012 si è fermato a 7,6 milioni con un Roe sceso al 2% dal 5% di
due anni prima. Business in difficoltà, ma sempre attrattivo. Il tema che resta centrale per capire chi trarrà
vantaggio dall'operazione (e chi no) è ovviamente quello del prezzo. A 4,45 euro per azione i quasi 150
milioni di azioni dei soci pubblici vengono valorizzate 660 milioni. E l'intero capitale viene valorizzato 800
milioni. Tanto? Poco? Dipende dai punti di vista. Quel prezzo vale 8 volte il margine lordo degli ultimi anni,
ma Serravalle si porta appresso anche oltre 200 milioni di debiti finanziari netti. E soprattutto la voglia di
disfarsi delle autostrade da parte di Provincia e Comune di Milano ha a che fare con i forti investimenti (oltre
400 milioni di nuovi debiti) che la società dovrà fare per le due controllate, la Pedemontana Lombarda e le
Tangenziali esterne milanesi, che devono costuire le nuove tratte per l'Expo 2015. E la fretta è legata al fatto
che soldi, soprattutto a livello di Provincia, che fatica a rispettare il Patto di stabilità, non ce ne sono. Colpa
anche e questo sembra un cinico scherzo del destino, del buco di bilancio da oltre 200 milioni che si è aperto
nel bilancio della holding pubblica Asam nel 2011. Quella perdita è figlia della maxi-svalutazione per il prezzo
monstre pagato, nel lontano 2005, dall'ex presidente indagato della Provincia di Milano, Filippo Penati, per
rilevare il 15% della Serravalle dai Gavio che risultano tuttora soci con poco più del 10% della stessa
Serravalle. Il prezzo fu di 8,8 euro per azione. Nel 2005 quindi Penati sborsò 240 milioni di euro per il 15% di
una società che oggi vede i soci pubblici venditori per l'82% a un prezzo di 660 milioni. Ballano tra allora e
oggi la bellezza di 800 milioni di differenza nel valore attribuito alla società autostradale. Un'enormità. Soldi
bruciati dal lato pubblico e incassati dal lato privato. I Gavio con quell'operazione fecero una plusvalenza di
oltre 100 milioni. E il paradosso amaro della vicenda è che i Gavio potrebbero essere tra i nuovi compratori di
una quota rilevante del capitale della nuova Serravalle privatizzata. Pagando oggi la metà del prezzo che
incassarono sei anni fa per la stessa società.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
INFRASTRUTTURE - Rassegna Stampa 20/01/2013
23
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Nel 2005 Gavio vendette le azioni a 8,8 euro, ora potrebbe ricomprare a metà prezzo
20/01/2013
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 5
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Alta velocità : secondo i pm, «norme aggirate per gli scavi»
Riccardo Chiari FIRENZE
Da mesi i lavori dell'alta velocità ferroviaria nel sottosuolo di Firenze erano rimasti sostanzialmente fermi,
anche prima della nuova inchiesta della procura. Andavano avanti, seppur molto a rilento, soltanto quelli della
stazione sotterranea ai Macelli. Il nodo da sciogliere era quello legato allo smaltimento del materiale di scavo
dei tunnel: una quantità enorme, calcolata in circa tre milioni di metri cubi di terra sporcata dagli oli lubrificanti
della maxi trivella «Monna Lisa», e fanghi della lavorazione fatta con la bentonite. Di questo hanno parlato ieri
in procura i pm titolari dell'inchiesta, Giulio Monferini e Gianni Tei, che insieme ai carabinieri del Ros hanno
ascoltato come persona informata sui fatti il funzionario regionale Fabio Zita, autore lo scorso anno di una
relazione molto critica sul progetto di stoccare nell'ex cava di Santa Barbara a Cavriglia i materiali prodotti
dallo scavo per il sotto-attraversamento, ritenendo che fossero da classificare come rifiuti speciali. In quello
che gli investigatori definiscono «gioco di squadra» per eliminare gli intralci alla realizzazione della grande
opera, quella relazione e la delibera regionale che ne è seguita erano un problema serio. «Gli indagati - si
legge nel decreto di sequestro di "Monna Lisa" e degli inadatti materiali (non) ignifughi destinati al
rivestimento delle gallerie - hanno chiarissima la percezione della natura di rifiuto degli scarti che la fresa
andrà a produrre». Quindi si attivano per parare il colpo. Utilizzando le inattendibili analisi della Sali che della
fresa è la proprietaria, il geologo Gualtiero Bellomo della commissione Via del ministero dell'ambiente
«attesta la natura innocua degli scarti, e apre la strada alla loro declassificazione da rifiuti a "sottoprodotto"».
Quando poi entra in vigore il decreto 161/12 del governo Monti, il peraltro discusso «Regolamento su terre e
rocce da scavo» che non le classifica più come rifiuti (lo restano invece i fanghi di perforazione), il geologo
Bellomo secondo i pm «si mostra disponibile ad assicurare, grazie al suo ruolo ministeriale, una corsia
preferenziale e senza intoppi al piano di gestione delle terre di scavo, presentato dal general contractor
Nodavia». Il via libera del ministero dell'ambiente al piano di gestione delle terre di scavo, che avrebbe fatto
partire il motore di «Monna Lisa» per L'inizio ufficiale dei lavori di scavo, è arrivato a Firenze proprio in
concomitanza con il sequestro della maxi trivella, montata secondo le accuse con guarnizioni scadenti che
avrebbero provocato un massiccio inquinamento da oli lubrificanti delle stesse terre. Ma ora che Bellomo è
sotto inchiesta, con gli altri 30 indagati, per le ipotesi di reato di associazione a delinquere e corruzione,
restano fermi al palo sia la gigantesca fresa che il piano di gestione. Fra l'altro i magistrati Monferini e Tei
ritengono che alcuni indagati abbiano anche nascosto la necessità di trattare - con la calce - il fango prodotto
dagli scavi della fresa, «prima di essere messo a dimora nell'area di Santa Barbara».
INFRASTRUTTURE - Rassegna Stampa 20/01/2013
24
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
FIRENZE · Senza l'inchiesta della procura, la maxi talpa era già pronta a partire per scavare i tunnel destinati
al super treno
20/01/2013
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 6
(diffusione:136993, tiratura:176177)
PREDICARE molto bene e razzolare altrettanto male spesso è esercizio non solo dialettico tutto italiano. Se
di mezzo poi ci sono milioni e milioni di euro di appalti pubblici il sospetto di una certa 'disinvoltura' nel
razzolare è quasi d'obbligo. Alla regola non è sfuggito un 'insospettabile' come Pietro Calandra membro
dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici. Nato a Roma nel 1937, domiciliato legalmente presso la
sede dell'authority in via Ripetta 246 nella capitale, è finito nel mirino della procura di Firenze nell'ambito
dell'inchiesta sui lavori della Tav. Giustappunto un grosso appalto pubblico. E dire che sul tema Calandra era
molto ferrato tanto da comparire quale relatore in un convegno organizzato sotto l'egida della presidenza del
Consiglio dei Ministri (all'epoca il professor Mario Monti) a Palazzo Vidoni di Roma il 23 marzo scorso.
Diciotto minuti di dotte disquisizioni dal titolo 'Regole e amministrazione pubblica' per mettere in guardia dalla
collusione con la malavita negli appalti pubblici, dal 'rischio varianti e riserve'. Sfiorando appena anche la
necessità di 'requisiti reputazionali'. Un passaggio testuale: «...il rischio dell'assenza di controlli della
committenza nella fase realizzativa dell'opera, della benevolenza nei confronti delle riserve incrementative del
profitto d'impresa...». Se la Procura ha ragione Calandra ha peccato preannunciandolo con largo anticipo: è
accusato di aver «predisposto il parere di interpretazione estensiva della ammissibilità delle riserve
presentate da Nodavia». Proprio quello contro cui aveva tuonato pochi mesi prima. E SEMPRE in tema di
'curiosità' in questa vicenda, si fa per dire, il mondo anarchico e antagonista è in subbuglio. Nei loro siti
compaiono post con la scritta 'Viva gli sbirri'. Chissà quanto devono essere costate queste parole a un
militante duro e puro che nei 'servitori dello Stato' vede i nemici del popolo. Ma ancor più nemici devono
essere i «violentatori della terra», i globalizzatori e l'odio contro questa 'inutile tav' sembra essere davvero
superiore.
INFRASTRUTTURE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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Gli anarchici plaudono agli 'sbirri' E Calandra (tra gli indagati) relatore al
convegno metteva in guardia sulle distorsioni del sistema
20/01/2013
Corriere Fiorentino - Firenze
Pag. 2
(diffusione:12000)
«Monna Lisa? Facciamola partire Ma per finta»
Nella partita dei 10 milioni di euro, sequestrati nei giorni scorsi dai carabinieri del Ros, spuntano tutte le
società dell'inchiesta sull'Alta Velocità. I militari hanno infatti eseguito il sequestro preventivo dell'anticipo
erogato sulla «talpa», che dovrà scavare il tunnel, nei confronti della finanziaria del Gruppo Fs, la Fercredit,
della Seli, la società incaricata di montare la «maxitrivella», di Nodavia (la società consortile che ha vinto
l'appalto), di Rfi e della Italferr. È un vero e proprio gioco di scatole cinesi, quello che ricostruisce la Procura
diretta da Giuseppe Quattrocchi. Nella «ragnatela» dei soldi si nascondono però passaggi precisi per capire
come sia possibile passare dal «grave inadempimento dell'esecutore dell'opera che non ha garanzie
finanziarie per iniziare i lavori e che ha messo in opera solo lo scheletro della maxitrivella» all'erogazione di
fondi pubblici. Il pagamento del macchinario, peraltro già sequestrato perché ritenuto pericoloso, risulta
essere «frutto di un accordo sottoscritto il 23 novembre 2012 con Valerio Lombardi di Italferr (indagato, ndr),
responsabile unico del progetto» che svincola la cifra. I 10 milioni sono considerati come anticipo per i
«conci», sequestrati perché considerati a rischio incendio nella galleria, e per la maxitrivella. Per il mandato di
pagamento viene così incaricata la «società finanziaria del gruppo ferrovie, la Fercredit». Fercredit a sua
volta usa «Nodavia come tramite» per i soldi, destinati a Seli, la società incaricata di montare la «talpa». Ed è
sempre Seli che «nel frattempo sta cercando di farsi scontare in banca tale somma previa emissione di
fattura a Nodavia». Il punto è che quella «talpa» non è «pronta per partire». Dieci milioni sono dunque erogati
per una trivella che «non è pronta neanche per essere messa in moto». In un primo momento si pensa di
sfruttare addirittura questa circostanza, ipotizzando «una dimostrazione di adempimento: far partire per finta
la talpa». Obiettivo è quello di intascare i soldi. Ma non si può fare «perché mancano i pezzi». Il presidente di
Nodavia, Furio Saraceno, conosce bene tutto questo «e sa che Seli non è in grado di procurarsi i pezzi
necessari». Ecco perché, a questo punto, «vengono chiesti i soldi per il fermo del macchinario» che non
risulta essere stato correttamente montato. Il macchinario infatti «risulterebbe montato con materiale in parte
non originale, privo di affidabilità e sicurezza propria del costruttore e in particolare le guarnizioni montate
sulla testa rotante della fresa potrebbero essere inidonee a sostenere le pressioni dello scavo e quindi a
rilasciare grandi quantità di oli lubrificanti idonei a contaminare i materiali estratti». S.I.-V.M. RIPRODUZIONE
RISERVATA
INFRASTRUTTURE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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Il business della talpa
SVILUPPO IMMOBILIARE
7 articoli
20/01/2013
Corriere di Romagna - Forli
Pag. 7
saloni di via Punta di Ferro, si potranno visitare numerosi stand in cui poter trovare tante idee innovative e
originali per abbellire o rendere più funzionale il proprio domicilio. I visitatori potranno vedere e acquistare, a
prezzi vantaggiosi, pezzi d'arredamento per interno ed esterno, confrontarsi con professionisti de ll'edilizia per
conoscere le migliori soluzioni per realizNicolino Zoli
SVILUPPO IMMOBILIARE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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Per "Vivi la casa" e " Forlì sposi" c'è il gran finale
20/01/2013
Corriere di Romagna - Rimini
Pag. 6
Piano del turismo, Riviera ignorata
L'assessore Galli boccia Gnudi: «Aeroporto, alta velocità, Demanio: non ci siamo»
RIMINI. Aeroporto dimenticato, Alta velocità trascurata, lungomare abbandonato. Il Piano strategico del
turismo non piace alla capitale delle vacanze. Il Pdl l'ha denunciato con forza, la Provincia ci aggiunge il
carico. Il fatto. Due giorni fa il ministro Piero Gnudi ha illustrato al consiglio dei ministri il Piano strategico per
lo sviluppo del turismo in Italia. Da qui al 2020, l'analisi stima che un completamento di tutti gli interventi
previsti si tradurrebbe in un aumento del Pil fino a 30 miliardi. Non tutti a Rimini hanno fatto salti di gioia.
L'onorevole Sergio Pizzolante (Pdl) ha definito il Piano utile più a Monti che al turismo. Perchè? Non dà
risposte ai problemi della costa. Più tenue Emma Petitti (Pd): prendiamo il buono che c'è come base per
lavorare meglio dalla prossima legislatura. Non ci siamo. Provincia e Comune avevano già scritto al ministro
Gnudi per ricordargli le promesse turistiche non mantenute. Oggi ci pensa l'assessore provinciale al turismo
Fabio Galli ad affossare il Piano strategico. «Il titolo potrebbe essere molto rumore per nulla - spiega - oppure
la montagna ha partorito un topolino. Un documento che definirei banale, scontato, scolastico, anche
buonista e piacione. Tutta fu ffa, pieno di analisi e riflessioni senza lo straccio di un'azione concreta. Un
documento che ritengo anche sbagliato: si parla esclusivamente di turismo internazionale». Non ci siamo: bis.
Neppure quando Galli analizza le azi oni del Piano riesce proprio a sorridere. «Assunti scolasticamente
corretti, ma di una banalità sconcertante. Azioni per tutti e per tutti i gusti: rilancio Enit, un'azione per
comunicare Expo 2015, sviluppo di App rivolte a stranieri». E la riviera delle vacanze? «Apertura di un tavolo
di lavoro sul prodotto mare con focus sulle concessioni balneari e il rilancio dell'offerta». L'apertura del
capitolo aeroporto offre ampi motivi di lite. Ad esempio: il Piano cita azioni per aprire uno scalo a Comiso
(«Catania, Trapani e Palermo non bastano alla Sicilia?»), lo sviluppo di quello di Salerno, il rinnovo di quello
di Lamezia Terme. E n o i ? « T e n u t o c o n t o del l'importanza dei turisti russi, ci saremmo aspettati la
stessa attenzione per Rimini come porta di accesso dalla Russia e dall'Est Europa». Basta? No. «Si
prevedono azioni per completare l'Alta Velocità Milano-Venezia e per valutare l'introduzione dell'Alta Velocità
sulla dorsale adriatica». Ma fra completare e valutare c'è la sua bella differenza. La tassa di soggiorno?
«Dovrà diventare una tassa di scopo, per finanziare anche l'Agenzia nazionale del turismo». Gran finale sul
Demanio. «Non c'è traccia, mi pare, di un'azione specifica per la cessione da parte dello Stato di territorio
demaniale agli enti locali per progetti di riqualificazione turistica». A Rimini ad esempio servirebbe il
lungomare. Il ministro per il turismo Piero Gnudi, ancora bocciato dalla Riviera
SVILUPPO IMMOBILIARE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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Il ministro vara le azioni per rilanciare il settore, ma ancora non ci siamo. «La montagna ha partorito un
topolino. Documento banale e scontato»
20/01/2013
Giornale di Brescia
Pag. 21
(diffusione:48023, tiratura:59782)
Tre agenzie in una: Il Ponte, Obiettivo Casa e Realtà Casa
BRESCIA Spinelli Giuseppe, titolare di Realtà Casa e Cavalli Laura, titolare di Obiettivo Casa confermano:
«Anche quest'anno saremo presenti al Meeting Immobiliare ma la presenza avrà un sapore diverso in quanto
Realtà Casa e Obiettivo Casa insieme con Il Ponte di Pietro Avanzi hanno dato vita ad un nuovo gruppo
immobiliare chiamato casaBrescia.net. «Il gruppo - dice Spinelli - è un'unione di forze che, oltre a soddisfare il
cliente, proporrà valide iniziative in punti strategici della provincia ovvero Brescia città ed interland, Bassa
Bresciana occidentale, Franciacorta e lago di Garda. «La nostra positività - dice la Cavalli - deriva dai riscontri
che, anche in questi momenti, i clienti continuano a darci: il Meeting farà capire che la positività deve essere il
minimo comune denominatore degli addetti al settore e per noi sarà l'occasione ideale per il lancio di questa
iniziativa».
SVILUPPO IMMOBILIARE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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Il debutto di casaBrescia.net
20/01/2013
La Voce di Romagna - Forli - cesena
Pag. 12
(diffusione:30000)
Insieme a "Vivi la Casa". il salone dedicato all'arredamento nei padiglioni di via Punta di Ferro prosegue "Forlì
sposi", la rassegna dedicata alla cerimonia nuziale. A corollario della manifestazione, sono previsti alcuni
eventi paralleli particolarmente suggestivi e di sicuro interesse per il pubblico, con l'atteso momento della
sfilata di abiti da sposa e da sposo in programma oggi alle 18.
SVILUPPO IMMOBILIARE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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Sfilata di abiti da sposa La passerella in fiera
20/01/2013
La Voce di Romagna - Forli - cesena
Pag. 13
(diffusione:30000)
Sede pericolante Vigili urbani nel palazzo Sme
l problema impellente di un'ala pericolante al primo piano nella sede del comando, col soffitto pericolante, non
ha turbato lo svolgimento delle celebrazioni per il protettore del Corpo della Polizia municipale (San
Sebastiano) che sono state celebrate ieri a Forlì. In vista c'è un trasloco molto impegnativo. Tutto dipende
dalla relazione del tecnico della sicurezza del Comune di Forlì che lunedì farà un altro sopralluogo per poi
stilare una relazione. Di qui dipenderanno le sorti della sede. Quella di corso della Repubblica infatti, lo
storico Palazzo Rivalta, a causa delle infiltrazioni ha messo in evidenza dei problemi strutturali. In particolare
il soffitto di cannicciato intonacato mostra segni di cedimento, ma ancor più, alcune travi di legno sembrano
essersi incurvate. Per ora sei uffici sono stati trasferiti al piano terra e il soffitto è stato puntellato. A questo
punto è molto probabile che tutta la sede venga trasferita provvisoriamente da un'altra parte.
L'amministrazione con i tecnici dell'ufficio preposto e di quelli del patrimonio, hanno fatto il punto per
individuare uno stabile che possa accogliere tutto il Corpo, circa 150 persone. Addirittura, in un primo
momento si è anche pensato all'ex Universal di via Maceri appena sgomberato dagli occupanti proprio dai
vigili urbani e dalla polizia e carabinieri. Ma poi questa proposta è stata subito bocciata proprio perché c'era il
rischio di trovarsi lo stesso problema della sicurezza. E visto che gli anarchici sono stati mandati via anche
per questo motivo, non era certamente il caso. Bocciata questa idea è stata trovata un'altra soluzione: la
palazzina di vetro Sme in via Punta di Ferro adiacente ai locali della Fiera dove già c'è la dogana e una
emittente radiofonica. Se lunedì arriverà una definitiva risposta negativa, il trasloco alla Sme deve essere
fatto entro tre mesi. E se lo scorso anno la municipale di Forlì è stata super impegnata per l'eccezionale
nevicata, quest'anno sarà presa dal difficile lavoro di passaggio della sede. Sempre sperando che non
nevichi. Il problema è serio e non certo risolvibile facilmente. L'ultima parola, come detto, spetta al tecnico
della sicurezza che una volta valutata la situazione potrebbe anche garantire che non vi è alcun pericolo di
crollo. Se così fosse il comando potrebbe restare dov'è almeno fino a quando non sarà fatta una nuova sede:
un progetto di cui si parla da anni. Per ora sono stati spostati allo stesso interno sei uffici fra i quali quello del
comandante Elena Fiore che avrebbe chiesto ai suoi uomini la massima collaborazione in un momento molto
difficile come questo. Raimondo Baldoni
SVILUPPO IMMOBILIARE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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In corso della Repubblica puntellati alcuni sotti: domani un altro sopralluogo poi la relazione e il probabile
trasloco in tre mesi
20/01/2013
La Voce di Romagna - Forli - cesena
Pag. 41
(diffusione:30000)
l "Piano nazionale per le città" non premia la città di Bellaria Igea Marina: i due progetti presentati per
ottenere finanziamenti destinati alla riqualificazione di lungofiume e lungomare non ricevono per ora un solo
euro. Per il circolo bellariese di Sel si tratta "dopo la solita demagogia, di un'altra occasione persa per il
rilancio urbanistico di Bellaria Igea Marina!". Vero questo, ma andando a vedere la lista dei comuni premiati
dal "Piano città" sul sito www.mit.gov.it , troviamo i 28 comuni ammessi a contributi su un totale di 457
proposte di intervento che sono giunte al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Un numero davvero esiguo
rispetto al totale, ma di un certo "peso", infatti nella lista vi sono città che son ben distanti, non solo
geograficamente, dal comune di Bellaria Igea Marina, basta citarne alcune come Ancona, Bari, Bologna,
Rimini, Milano, Pavia, Reggio Emilia, Verona e Taranto. Tra questi "big" troviamo anche qualche comune più
piccolo, come Eboli, Erice e Settimo Torinese. Partecipare non vuol dire vincere, si può anche perdere.
Quello che sotto"Dopo la solita demagogia, altra occasione persa di rilancio urbanistico" linea Sel è però che
questa esclusione dei progetti bellariesi dai 4,4 miliardi di euro "rappresenta una vera e propria beffa, è che
proprio il Sindaco, nel giugno scorso, in merito al 'Piano città' da poco presentato dal Governo, come riportato
da un quotidiano locale, aveva fatto la seguente dichiarazione: 'Si tratta di progetti avviati da tempo e che
rientrano perfettamente nei requisiti del Piano città emanato dal Governo'. Ciò aveva lasciato intendere che,
come aveva titolato il quotidiano, 'Bellaria è già avanti' e 'In provincia è l'unico Comune preparato'. Proprio
così, visto che ad accedere a sostanziosi finanziamenti sarà il Comune di Rimini". Proprio per accedere,
attraverso bandi, a finanziamenti regionali, nazionali ed europei, il Comune ha creato "l'ufficio progetti". "La
tanto sbandierata cantierabilità dei progetti - afferma Sel - la capacità e la modalità di coinvolgere soggetti
pubblici e privati, che pure costituivano elementi fondamentali tra i criteri selettivi dei progetti da presentare,
facevano e fanno parte, dunque, di quell'armamentario puramente propagandistico, di berlusconiana
memoria, che oramai conosciamo bene e che niente ha a che vedere con la realtà. Dunque, Bellaria Igea
Marina, con l'Amministrazione di destra guidata da Ceccarelli, continua a perdere ottime occasioni per il
miglioramento della qualità urbana e del tessuto sociale ed ambientale cittadino. I cittadini bellariesi conclude Sel - dopo quattro anni di Amministrazione Ceccarelli, hanno compreso quale sia la differenza tra
propaganda e pragmatismo". (g.d.)
SVILUPPO IMMOBILIARE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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I due progetti per lungofiume e lungomare non ricevono soldi
20/01/2013
La Voce di Romagna - Rimini
Pag. 19
(diffusione:30000)
Il Comune chiama Porto e Demanio ai sopralluoghi
adesso sulla spiaggia il Comune fa la voce grossa ma questa volta non coi bagnini, bensì nei confronti di
Capitaneria di porto ed Agenzia del Demanio. Due le questioni sul tavolo, strettamente correlate: la
classificazione delle "pertinenze demaniali" per calcolare i canoni dei locali del porto, quelli decuplicati con la
Finanziaria 2007 del Governo Prodi, quindi la ricognizione sugli incameramenti che fa tremare gli operatori
perché potrebbe portare anche in questo caso a far schizzare gli stessi canoni. Tanto che i 10mila euro
annuali a bagno o addirittura i 500 a chiosco resterebbero solo un lontano ricordo. Ma andiamo con ordine .
Sul primo punto, quello dell'individuazione delle superfici demaniali su cui calcolare poi la quota che il
concessionario deve pagare, la direzione Patrimonio e Demanio marittimo di via Rosaspina ha spedito
martedì scorso una lettera all'Agenzia del Demanio per chiedere un "sopralluogo congiunto" per
"individuazione delle superfici che concorrono al calcolo del canone demaniale". Con un piccolo particolare:
la stessa richiesta era stata spedita al Demanio anche più di un anno fa, il 24 ottobre 2011, per definire le
superfici di The Barge di via Pomposa, Bahamas-Coconuts di via Schubert, Nauticamping di via Destra del
Porto e Rockisland sulla 'palata'. Per la cronaca, parliamo di locali che dopo la "mazzata" prodiana sono
tenuti a pagare rispettivamente 103.028,56, 147.014,35, 109.998,69 e 96.387,84 euro. Ci sono stati ricorsi al
Tar, mentre altri come il Delfinario (102.448,67 euro di canone) di recente hanno impugnato la cartella
esattoriale di Equitalia. "Capisco che la materia sia complessa e ostica , soprattutto per chi ha ereditato il
problema (come appunto i Comuni per la loro parte) - commenta l'assessore al Demanio marittimo, Roberto
Biagini - ma se ogni ente o autorità preposta non si adopera in senso collaborativo per le competenze di
propria spettanza, saranno sempre i cittadini e gli imprenditori a rimetterci perché lo stato di incertezza e
quiescenza non giova a nessuno". In ogni caso, aggiunge l'esponente di giunta, "non esiste che su una
partita così delicata sia il Comune a rimanere con le dita in mezzo all'uscio e per questo attiveremo tutte le
possibili strade affinché ognuno eserciti doverosamente le funzioni che la legge gli ha assegnato". Il secondo
problema è una diretta conseguenza del primo. I canoni dei locali del porto sono decuplicati perché viene
considerato un bene statale in concessione non più il nudo suolo del lungomare, così come la spiaggia per i
bagni, ma anche le strutture che vi sorgono sopra. Il criterio è quello della difficile rimozione del bene (art. 49
Codice Navigazione), secondo il quale le strutture inamovibili a fine concessione vengono "incamerate", cioè
acquisite, dallo Stato. A quel punto l'imprenditore oltre a vedersi privato di un suo bene, dovrà pagare un
canone molto maggiore, sia sul terreno che sull'edificio. Il Demanio con una circolare dell'autunno scorso ha
chiesto ai Comuni costieri una ricognizione sulle concessioni scadute, così da definire quali siano i beni
incamerati. A Rimini trema, tra gli altri, il talassoterapico di Miramare, mentre il bar Villa al bagno 114 di
Rivazzurra è già stato dichiarato acquisito dal Tar dopo la scadenza della concessione a fine anni '90.
Pertanto, lunedì il Comune invierà a Capitaneria di Porto, Demanio e Regione l'elenco delle concessioni già
prorogate fino al 2015 o in corso di proroga. "Come Comune - conclude Biagini - e nell'ambito dei nostri
doveri di segnalazioni alle autorità dello Stato, competenti successivamente ad incamerare, siamo pronti alla
collaborazione per effettuare i sopralluoghi, se ed in quanto richiesti da dette autorità, su tutte le concessioni
demaniali di nostra competenza". gi.buc.
SVILUPPO IMMOBILIARE - Rassegna Stampa 20/01/2013
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Biagini: "non esiste che su una partita così delicata rimaniano noi da soli con le dita in mezzo all'uscio"
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