Inaugurazione dell’Anno Accademico 2010/2011 Relazione del Rettore Autorità, Colleghi Studenti, Signore e Signori Oggi è qui presente con noi il Presidente Barroso cui fra poco conferiremo la Laurea Honoris causa in Giurisprudenza, un riconoscimento all’impulso che sta dando alla costruzione di una comunità europea più coesa, consapevole della sua identità e forte. Un impulso di particolare importanza, in un momento complesso e difficile per il futuro della Comunità Europea, che sta approntando gli strumenti per la ripresa economica dopo la crisi economico finanziaria iniziata nel 2008. La crisi sta generando un cambiamento profondo nelle relazioni internazionali, ha reso più evidenti gli squilibri tra le grandi aree economiche del pianeta, e sta accelerando lo spostamento del baricentro della crescita mondiale verso Oriente. Cina e India, seguiti dal Brasile e dalla Russia , mantengono tassi di crescita sostanzialmente superiori a quelli dell’occidente ed anche i paesi STIM, Sud Africa, Turchia, Indonesia, Messico si muovo sui loro livelli. Questo gruppo di paesi rappresentavano un quinto della ricchezza mondiale a fine secolo, oggi sono quasi il 30% con tendenza a crescere. Anche il ruolo dell’Europa si sta modificando in modo molto significativo, e tale da richiedere cambiamenti complessi nella sua economia e nelle sue istituzioni. Questi cambiamenti stanno avendo ricadute sulla divisione internazionale del lavoro, sulla specializzazione industriale dei paesi e quindi avranno una influenza di lungo periodo sulle caratteristiche del capitale umano, soprattutto per quel che riguarda le alte professioni. Università e centri di ricerca dovranno dunque comprendere i compiti nuovi che li attendono . Con la cerimonia odierna vogliamo riflettere su questi problemi; ed io proverò in particolare a concentrarmi sullo stato e le prospettive del sistema educativo e della ricerca nel contesto europeo, per capire come dobbiamo orientarci, quali strategie dobbiamo porre in atto per rispondere alle difficili sfide che ci aspettano. Le 2 Tavole che seguono mostrano in modo evidente i progressi che il mondo asiatico ha compiuto nel campo delle ricerca e dell’insegnamento nell’ultimo decennio. Tav.1 1 Ricerca e innovazione per macro-aree La composizione della spesa mondiale in R&D per aree geo-economiche (valori %, totale spesa R&D mondo = 100) 1995 Oceania 0.1 Asia 24.5 2007 Altri paesi 2.7 Europa 30.5 Asia 31.7 Altri paesi 3.5 Oceania 0.1 Nord America 42.2 Europa 25.3 Nord America 39.4 di cui: di cui: Spesa per R&D: le quote per paese (valori %, totale spesa R&D mondo = 100) 1995 2007 39,8 Stati Uniti 17,9 Giappone Germania Francia Regno Unito Cina Italia Russia 32,5 Stati Uniti 12,9 Giappone 8,7 5,9 4,7 3,4 2,5 1,7 Cina Germania Francia Regno Unito Russia Italia 8,6 6,4 3,9 3,4 1,8 1,8 Fonte : elaborazioni LUISS-CEFOP su dati OCSE Tav. 2 L’ascesa delle università asiatiche Sempre più numerose le università asiatiche nel ranking Shanghai delle 500 università mondiali redatta dalla Shanghai Jiao Tong University (valori assoluti) 250 2003 212 204 200 192 2010 Italia 30 187 20 (n° università nel ranking) 22 22 10 150 0 2003 106 2010 92 100 Cina 30 50 (n° università nel ranking) 20 4 3 0 Europa America Asia 10 25 16 0 Africa 2003 2010 Fonte : elaborazioni LUISS-CEFOP su dati ARWU-Shanghai Jiao Tong University Come sta reagendo il sistema della formazione e della ricerca nel contesto europeo e quali criticità si presentano per affrontare le nuove sfide del dopo crisi? A livello aggregato, i fondamentali macroeconomici e la ricchezza finanziaria netta delle famiglie dei paesi dell’area EU sono migliori di quelli statunitensi. Tuttavia permane un serio differenziale di produttività. Tav. 3 2 Differenziale produttività EU/USA Pil per ora lavorata e Pil pro capite in UE-15, 1960-2006 (indici, PIL USA per ora lavorata =100; PIL pro capiute USA = 100) GDP per hour GDP per capita Fonte : Bart van Ark, Mary O'Mahory, and Marcel P. Timmer, Journal of Economic Perspectives, 2008. Tav. 4 Differenziale produttività EU/USA • European catching up: 1950-1973 • European productivity slowdown: 1974-1995 • European falling behind: 1995-2006 Source: Bart van Ark, Mary O’Mahony, and Marcel P. Timmer The Productivity Gap between Europe and the United States: Trends and Causes Journal of Economic Perspectives Volume 22, Number 1—Winter 2008—Pages 25–44 L’andamento della crescita dell’Europa dal dopoguerra ad oggi può essere diviso in tre periodi: Il periodo della “rincorsa” dal 1950 al 1973, in cui sia il reddito pro capite che la produttività dei paesi europei aumenta gradatamente avvicinandosi a quello degli Stati Uniti. Nel 1974 è il primo shock petrolifero a condizionare negativamente l’andamento del reddito, e il tasso di crescita del PIL rallenta sostanzialmente, tra il 2 ed il 3% , mantenendosi attorno a questi valori fino al 1995. Guardando Tav. 3 , si nota che nel periodo 1973-1995 mentre il reddito pro capite Europeo si muove attorno al 75% di quello americano, la differenza di produttività continua a restringersi. In alcuni paesi , come la Francia e anche l’Italia , il PIL per ora lavorata arriva addirittura a superare del 10% quello degli Stati Uniti. 3 Il Terzo periodo, dal 1995 al 2006 , l’andamento della produttività nei due continenti cambia drammaticamente. Negli Stati Uniti , la crescita della produttività del lavoro accelera dall’ 1.2% al 2.3%, mentre in Europa declina dal 2.4% al 1.5% (come si vede dalla Tav. 5) Tav. 5 Differenziale produttività EU/USA Le cause di questo differenziale di produttività sono molteplici, e qui prenderò in considerazione solo i due elementi che ci riguardano: il ruolo della ricerca e della formazione. Iniziamo dalla ricerca. La politica europea della ricerca nel contesto della competizione internazionale La politica europea è da tempo orientata a ridurre il gap tra il sistema europeo e quello statunitense; la pubblicazione nel 1994 del Libro Bianco sull’Innovazione da parte del commissario Philippe Busquin della Commissione Europea porta alla nascita della dottrina del “paradosso europeo”. L’intrigante tesi del ”paradosso” sostiene che le Università europee, pur avendo una produzione scientifica sostanzialmente allo stesso livello qualitativo e quantitativo di quelle americane, non sono in grado di trasferirla nella tecnologia e nell’economia con gli stessi ritmi e la stessa efficacia di quelle statunitensi. Tav. 6 4 Il “paradosso europeo”:output scientifico elevato, ma ridotto impatto sul sistema produttivo Come hanno mostrato Orsenigo , in un lavoro sulla ricerca pubblica, e G. Dosi, se si entra a maggior livello di dettaglio nel confronto transcontinentale, si vede che Europa e Stati Uniti non sono sostanzialmente alla pari in tutte le discipline; al contrario, mentre l’Europa tiene il passo con gli USA nelle aree delle scienze consolidate, la fisica, la meccanica ecc. gli Stati Uniti eccellono nei settori delle scienze emergenti, dalle biotecnologie alle telecomunicazioni alle nanoscienze . Tav.7 Share in "triadic" patent family 1990 EU-25 USA EU-25 USA EU-25 USA EU-25 USA EU-25 USA EU-25 USA EU-25 USA EU-25 USA EU-25 USA EU-25 USA 2000 Total shares 0,27 0,39 Aerospace 0,17 0,40 Mechanical Engineering 0,41 0,30 Chemistry 0,33 0,42 Materials 0,29 0,37 Biotechnology 0,29 0,50 ICT sector 0,17 0,40 Telecommunications 0,22 0,42 Consumer Electronics 0,10 0,30 Computers, office machinery 0,11 0,45 Fonte : OECD on line database in Dosi et alii, TrendChart Policy Workshop 2005. 5 0,23 0,38 0,20 0,39 0,30 0,26 0,28 0,45 0,21 0,38 0,19 0,62 0,20 0,39 0,21 0,47 0,22 0,26 0,17 0,39 Ne segue che la capacità di interazione tra questi due mondi, ricerca ed innovazione tecnologica, è molto maggiore negli Stati Uniti rispetto all’Europa. Questo gap è certamente una delle componenti del gap di produttività che affligge l’Europa. Detto in altro modo , ricerca e sistema industriale europei non “collaborano” né si integrano con la stessa efficacia di quel che accade negli Stati Uniti. Si delinea perciò con i Programmi Quadro una strategia volta a rinforzare il rapporto universitàindustria attraverso misure di finanziamento alle iniziative congiunte di ricerca , strategia che viene attuata con notevole impiego di mezzi finanziari, e con l’identificazione di aree privilegiate, ritenute “di frontiera” e con la politica delle “reti” tra centri di ricerca e tra questi e le imprese. Non tutte queste iniziative hanno però dato il risultato sperato. Tav. 8 La recente istituzione dell’European Research Council, fondata sull’idea di mettere a stretta competizione università e centri di ricerca per l’accesso ai fondi pubblici, si muove certamente nella direzione giusta, ma rimangono ancora ostacoli non indifferenti per aumentare significativamente il carattere dinamico dell’interazione tra ricerca ed innovazione. Tav. 9 6 E’ emerso chiaramente che il finanziamento privato alla ricerca è ancora significativamente inferiore a quello degli Stati Uniti, segno che molte imprese europee non ritengono ancora sufficientemente profittevole la spesa per la ricerca tecnico-scientifica. Tav. 10 Il progetto europeo Europe 2020 Strategy • Il Consiglio Europeo di giugno prenderà le decisioni finali sulla Strategia, inclusi i cinque obiettivi per il 2020. • Al fine di rafforzare l’innovazione europea, sarà necessario portare l’investimento combinato pubblico e privato della Ricerca e Sviluppo (R&D) al 3% del PIL. – Oggi la spesa della Ricerca e Sviluppo è ancora sotto il 2% (comparato al 2.6% degli USA e del 3.4% del Giappone), soprattutto come risultato del più basso livello di investimento privato. Una delle proposte per ovviare a questa situazione nell’ambito della Comunità Europea è stata di cofinanziare la ricerca, a patto che anche i privati vi partecipino, con un loro impegno finanziario e di capitale umano. 7 La nuove forme di finanziamento europeo alla ricerca e all’innovazione puntano a far da volano alla crescita sostenibile e alla competitività, stimolando l’innovazione con impatto positivo sull’economia e sulla società. Si mira a sfruttare la capacità di innovare dei diversi attori, università, centri di ricerca, imprese e enti pubblici attraverso la creazione di Comunità della conoscenza e dell’innovazione tra loro integrate. – Grandi progetti di base – Medi progetti con finanziamento anche privato Accanto a questo tipo di politica , penso sia importante una politica di modernizzazione della legislazione dei diritti di proprietà intellettuale, come è stato fatto negli Stati Uniti. The Bayh–Dole Act or University and Small Business Patent Procedures Act costituisce la legislazione statunitense per ciò che riguarda la proprietà intellettuale che deriva dalla ricerca finanziata dal governo federale. Fra l’altro, garantisce alle università, piccole imprese e società non-profit statunitensi il controllo della proprietà intellettuale delle proprie invenzioni e degli altri diritti derivanti da tali fondi di ricerca. Il cambiamento probabilmente più importante introdotto dal Bayh-Dole Act è che inverte la presunzione del titolo. Bayh-Dole permette ad una università, piccola impresa o istituzione nonprofit di mantenere la proprietà di una invenzione contro la pretesa governativa. Vi è dunque ancora un cammino importante da compiere per far sì che la ricerca in ambito europeo abbia lo stesso ruolo propulsivo che svolge negli Stati Uniti. In questa direzione, regole più semplici per i diritti di proprietà, maggiore mobilità professionale tra ricerca universitaria e ricerca industriale, una mentalità nuova e più aperta al rischio, sono i complementi indispensabili agli incentivi ed ai finanziamenti pubblici. 8 Il sistema Universitario Europeo Il progresso compiuto nel valutare la qualità della ricerca e della formazione universitaria, ha permesso la creazione di differenti indici di qualità delle università e permesso la costruzione di ranking mondiali. Per quanto i ranking vadano usati con cautela per le possibili distorsioni, non possiamo nasconderci che nelle parti alte della classifiche mondiali si incontrano prevalentemente università statunitensi o inglesi, e di recente università asiatiche: un altro segnale della difficoltà di tenere il passo da parte del sistema europeo. Il ranking QS delle migliori Università nel mondo 9 Il ranking QS delle migliori Università nel mondo L’evoluzione del sistema formativo nel contesto europeo: la sfida della qualità Tutti i grandi paesi europei hanno lanciato programmi di riforma del proprio sistema universitario, concentrandosi su alcuni aspetti centrali: – Nuova governance – Maggiore decentramento del sistema pubblico – Quality assurance e valutazione – Maggiore competizione 10 L’aumento della qualità dell’istruzione è fortemente correlato alla crescita L'aumento della qualità dell'istruzione impatta fortemente sulla crescita (tasso m edio) crescita G D P/ capite (asse ordinate tasso di crescita del Pil pro capite; asse delle ascisse il punteggio medio in PISA) R 2 = 0.83 SKILL = punteggio nel test PISA 2006 Fonte: OECD 2010 e Hanushek e Woessmann (2009) Le prospettive nel contesto europeo • La sfida è quindi duplice – per la formazione: un incremento rilevante nella qualità degli studi, per creare competenze professionali e intellettuali adeguate – per la ricerca: una integrazione più forte ricerca/innovazione, che riduca il gap temporale ed organizzativo tra i due mondi • Tali dinamiche genereranno: – Una maggiore differenziazione nella ricerca e nell’offerta formativa tra le diverse regioni d’Europa – Una maggiore mobilità degli studenti, ricercatori e highly skilled persons 11 Chi guadagna e chi perde talenti nella competizione internazionale Il brain gain rispetto al brain drain : numero di cervelli che entrano/non entrano in rapporto al numero di cervelli che escono (valori assoluti) USA Australia Canada Spagna Francia Germania UK Olanda Giappone Italia Irlanda Polonia Messico 19.9 12.6 4.8 2.9 2.8 2.2 1.1 -1.0 -1.0 -1.2 -1.4 -3.6 -5.3 -10.0 -5.0 0.0 5.0 10.0 15.0 20.0 25.0 Fonte: elaborazioni LUISS - CEFOP su dati OECD e L.Beltrame 2007 Perché i talenti di spostano? • Incentivi economici – Maggiori salari / maggiore premialità – Migliori prospettiva di carriera e di realizzazione personale – Maggiori fondi di ricerca • Opportunità infrastrutturali – Migliori centri di ricerca – Maggiori possibilità di lavorare con scienziati di fama – Maggiore libertà nella ricerca • Legami sociali – Ricongiungimenti familiari o personali Quindi la carta vincente per riportare in positivo il bilancio dei talenti in Italia è uno solo: quello di una maggiore attrattività La situazione italiana Nel 2005 Faini e Sapir scrivono un articolo influente dal titolo : Un modello obsoleto? Crescita e specializzazione dell’economia italiana, di cui conviene citare alcuni passi. 12 L’andamento della crescita europea nel dopoguerra, che abbiamo illustrato all’inizio a confronto con quella statunitense, è molto simile a quello dell’ Italia: “In soli 30 anni, tra il 1950 e il 1980, il divario di reddito che separa l’Italia dal resto dell’Europa viene completamente annullato. Il rapporto fra il reddito pro capite dell’Italia e quello dell’Europa cresce pressoché ininterrottamente dal 75% nel 1950 al 99.6% nel 1980. Negli stessi anni, anche il ritardo di sviluppo rispetto agli Stati Uniti viene decurtato, dal 35% al 70%”. Abbiamo visto del declino nell’ultimo quindicennio. Faini sostiene che “Il quesito di fondo che ci poniamo.. è se il rallentamento dell’economia italiana negli ultimi anni rifletta fenomeni congiunturali, e quindi di breve periodo, oppure problemi strutturali, la cui dimensione e i cui effetti si siano aggravati negli ultimi anni. A sottolineare la natura fondamentalmente strutturale dei problemi dell’economia italiana vale il dato sulla dinamica della produttività, che, in calo da diversi decenni, si attesta oggi su valori negativi e di molto inferiori a quello degli altri paesi industrializzati.” “Ci concentriamo in particolare sul modello di specializzazione dell’economia italiana a livello internazionale. Un’analisi comparata mette in luce come la struttura settoriale delle nostre esportazioni sia rimasta sostanzialmente immutata, soprattutto se confrontata con quella degli altri paesi industrializzati. Le esportazioni italiane rimangono quindi sbilanciate, ancor di più che nel passato, verso i settori tradizionali, a loro volta sempre più esposti alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo. ….il superamento di un modello di specializzazione obsoleto e sempre più esposto alla concorrenza dei paesi emergenti impone con urgenza che si rafforzi la nostra dotazione di capitale umano, modificando così la struttura dei nostri vantaggi comparati. In questo contesto non ha dunque senso porsi elevati obiettivi di R&S se il nostro paese rimane ancora povero di quei fattori produttivi, in primis la forza lavoro qualificata, che favoriscono la crescita dei settori high-tech. Si necessita piuttosto di una svolta per uscire da quel circolo vizioso per cui una bassa offerta di capitale umano induce un modello di specializzazione low-tech, il quale a sua volta scoraggia la domanda stessa di capitale umano. In particolar modo si rende necessaria una doppia azione sulla domanda, con politiche orizzontali di sostegno all’innovazione, alla formazione, e all’internazionalizzazione delle PMI, e contemporaneamente sull’offerta di capitale umano, attraverso maggiori investimenti nell’istruzione, soprattutto in quella avanzata.” Non posso che sottoscrivere questa posizione, osservando inoltre che il sistema produttivo italiano sembra che stia evolvendo proprio in questa direzione: riducendo la quota di esportazioni low-tech e aumentando quella medium-tech, il che segnala un riposizionamento del sistema verso una più elevata qualità delle tecnologie e del lavoro. 13 Il nostro sistema produttivo si sta evolvendo verso il medium-tech Il riposizionamento del nostro export verso il medium tech (valori %, export totale = 100) ITALIA GERMANIA 100% 90% 30.9 24.9 90% 80% 80% 70% 70% 60% 18.7 24.4 14.2 38.6 41.4 14.9 17.6 20% 10% 10% 11.8 9.3 2000 2008 80% 14.1 13.3 10.7 16.2 70% Medium-low 50.7 60% 37.0 50% 50.8 39.8 40% Medium-high 30% 20% 0% 90% Low 40% 40% 100% 13.3 60% 50% 50% 30% USA 100% 30% 20% 20.2 18.3 High 38.3 30.7 10% 0% 0% 2000 2008 2000 2008 Fonte: elaborazione Confindustria Education su dati OECD-Database STAN Possiamo dunque trarne delle conseguenze per il sistema della formazione. Il sistema universitario, da un lato ha il problema di formare competenze in linea con la specializzazione produttiva del nostro paese, in modo da ridurre il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro: ogni anno vi è, ad esempio una forte domanda inevasa di ingegneri da lìparte del sistema industriale. Ma al contempo ha anche il compito di formare competenze che siano spendibili anche sul mercato europeo e mondiale che è sempre più integrato; creare risorse intellettuali e competenze che vadano anche oltre le esigenze del mercato del lavoro nazionale è nel lungo periodo il modo più efficace per promuovere l’ innovazione e la crescita economica del paese nel suo insieme. 14 La riforma dell’università italiana La Legge 30 dicembre 2010, n. 240, cosiddetta Riforma Gelmini, punta a rendere l’università italiana maggiormente competitiva. Alcuni punti salienti: – un chiaro percorso di carriere per i giovani (tenure track); – un nuovo sistema di gestione delle risorse e del bilancio; – una nuova governance tale da creare chiari livelli di responsabilità secondo il meccanismo di checks and balances. La Luiss nel contesto competitivo internazionale. La nuova governance della LUISS (1/3) Lo spirito con cui vogliamo applicare la Riforma, che lascia molte libertà alle università private, è quello di dare centralità alla qualità della formazione e della ricerca attraverso: – Reclutamento di alto livello – Accreditamento e progresso nei ranking internazionali La struttura accademica della LUISS Guido Carli sarà organizzata in: – Dipartimenti – Schools All’interno di tali principali strutture continueranno a svolgere attività di ricerca e didattica, rispettivamente, i Centri di Ricerca e le Scuole professionali. 15 La nuova governance della LUISS (2/3) Dipartimenti: – organizzano la didattica (sono titolari esclusivi dei corsi triennali e magistrali e non esclusivi per master e dottorati) e coordinano la ricerca; – hanno carattere pluridisciplinare (comprendono professori di diversi settori purché scientificamente coerenti con i corsi di laurea del dipartimento) – sono diretti da un Dean – al loro interno è previsto un organo di coordinamento, la giunta di dipartimento Schools: – organizzano la didattica post lauream specialmente in relazione alle professioni – organizzano programmi di ricerca, soprattutto applicata, sui temi di loro attinenza – sono dirette da un Direttore e presiedute da un Presidente La nuova governance della LUISS (3/3) Research Communities: • sono aggregazioni informali di docenti • sono composte da quei docenti che si riconoscono in aree scientifiche disciplinari omogenee o legati ad una medesima tematica di ricerca • sono loro affidati i seguenti principali compiti: – curare lo sviluppo dei progetti di ricerca; – promuovere la proposta di progetti alle agenzie di finanziamento nazionali e internazionali; – organizzare l’attività seminariale scientifica. La struttura didattica di base dell’Università resta il Corso di laurea che costituisce il criterio di affiliazione dei professori nonché il curriculum che determina il titolo finale conseguito dagli studenti. Passi già compiuti in direzione dell’internazionalizzazione: 16 Accordi di doppia laurea Accanto ai già consolidati accordi con: – Fudan University (Shanghai – Cina) – Utrecht School of Economics (Utrecht – Olanda) a partire da questo anno accademico, si sono aggiunti i nuovi Double degree con: – Universidade Nova de Lisboa (Lisbona Portogallo) – University British Columbia (Vancouver – Cadanda; in fase di firma) È partito quest’anno il Dottorato europeo Erasmus Mundus (GEM-Globalization, Europe, and Multilateralism) in partnership con ULB, Warwick, Genève, Fudan, Waseda, Boston, ITAM, UNU-CRIS. Network internazionale La LUISS è partner di circa 120 università in 27 paesi del mondo. Nel corso dell’ultimo anno sono state attivate le seguenti nuove partnership: • Cina (Renmin University of China – Beijing – School of International Studies) • Danimarca (University of Copenhagen – Faculty of Law: ILECMA Master of Excellence Programme) • Finlandia (Aalto University School of Economics – Helsiniki) • Germania (European Business School (EBS) – International; University Schloss Reichartshausen) • Gran Bretagna (Oxford Brookes University) • Norvegia (BI Norwegian School of Management – Oslo) • Russia (Moscow State Institute of International Relations– MGIMO) • Turchia (Koç University – Istanbul; Bogazici University – Istanbul) 17 La mobilità degli studenti (studenti LUISS partiti) Studenti stranieri iscritti 39 18 LIGEP LUISS International Group on Economic Policy Gruppo internazionale di esperti che redige annualmente un rapporto sui fondamentali problemi economici, sociali e politici. •Giorgio Di Giorgio •Robert J. Gordon (Northwestern University – Chicago) •Jean-Paul Fitoussi (Sciences Po – Paris) •Stefano Micossi (Assonime – Roma) •Edmund Phelps (Premio Nobel, Columbia University – New York) •Christopher Pissarides (Premio Nobel, London School of Economics – London) •Etienne Wasmer (Sciences Po – Paris) Concludendo La Luiss negli ultimi anni ha migliorato sensibilmente la qualità dell’insegnamento e della ricerca, mantenendo la sua cifra tradizionale, quella di offrire ai giovani elevate possibilità di impiego e di carriera al termine degli studi. Noi siamo consapevoli delle difficoltà per offrire ai nostri studenti una formazione al passo con le sfide di questo periodo, una formazione di alta qualità che permetta loro di affrontare la futura professione con tutte le carte in regola. Ma non vi sono alternative alla qualità. Voglio dire agli studenti qui presenti: il nostro compito avrà tanto maggior successo quanto più voi parteciperete attivamente, in modo da costruire la vostra formazione insieme ai vostri professori. Formarsi vuol dire formare sé stessi, in modo libero, con le proprie forze e la propria volontà e con il nostro aiuto. Vuol dire crescere intellettualmente, professionalmente e maturare come persone responsabili e, non da ultimo, come buoni cittadini dell’Italia e dell’Europa. Tanto meglio vi riuscirete, tanto maggiore sarà il nostro successo 19