Inaugurazione dell’Anno Accademico 2010/2011
Relazione del Rettore
Autorità, Colleghi Studenti, Signore e Signori
Oggi è qui presente con noi il Presidente Barroso cui fra poco conferiremo la Laurea Honoris causa
in Giurisprudenza, un riconoscimento all’impulso che sta dando alla costruzione di una comunità
europea più coesa, consapevole della sua identità e forte. Un impulso di particolare importanza, in
un momento complesso e difficile per il futuro della Comunità Europea, che sta approntando gli
strumenti per la ripresa economica dopo la crisi economico finanziaria iniziata nel 2008.
La crisi sta generando un cambiamento profondo nelle relazioni internazionali, ha reso più evidenti
gli squilibri tra le grandi aree economiche del pianeta, e sta accelerando lo spostamento del
baricentro della crescita mondiale verso Oriente. Cina e India, seguiti dal Brasile e dalla Russia ,
mantengono tassi di crescita sostanzialmente superiori a quelli dell’occidente ed anche i paesi
STIM, Sud Africa, Turchia, Indonesia, Messico si muovo sui loro livelli. Questo gruppo di paesi
rappresentavano un quinto della ricchezza mondiale a fine secolo, oggi sono quasi il 30% con
tendenza a crescere.
Anche il ruolo dell’Europa si sta modificando in modo molto significativo, e tale da richiedere
cambiamenti complessi nella sua economia e nelle sue istituzioni. Questi cambiamenti stanno
avendo ricadute sulla divisione internazionale del lavoro, sulla specializzazione industriale dei paesi
e quindi avranno una influenza di lungo periodo sulle caratteristiche del capitale umano, soprattutto
per quel che riguarda le alte professioni.
Università e centri di ricerca dovranno dunque comprendere i compiti nuovi che li attendono . Con
la cerimonia odierna vogliamo riflettere su questi problemi; ed io proverò in particolare a
concentrarmi sullo stato e le prospettive del sistema educativo e della ricerca nel contesto europeo,
per capire come dobbiamo orientarci, quali strategie dobbiamo porre in atto per rispondere alle
difficili sfide che ci aspettano.
Le 2 Tavole che seguono mostrano in modo evidente i progressi che il mondo asiatico ha compiuto
nel campo delle ricerca e dell’insegnamento nell’ultimo decennio.
Tav.1
1
Ricerca e innovazione per macro-aree
La composizione della spesa mondiale in R&D
per aree geo-economiche
(valori %, totale spesa R&D mondo = 100)
1995
Oceania
0.1
Asia
24.5
2007
Altri
paesi
2.7
Europa
30.5
Asia
31.7
Altri
paesi
3.5
Oceania
0.1
Nord
America
42.2
Europa
25.3
Nord
America
39.4
di cui:
di cui:
Spesa per R&D: le quote per paese
(valori %, totale spesa R&D mondo = 100)
1995
2007
39,8
Stati Uniti
17,9
Giappone
Germania
Francia
Regno Unito
Cina
Italia
Russia
32,5
Stati Uniti
12,9
Giappone
8,7
5,9
4,7
3,4
2,5
1,7
Cina
Germania
Francia
Regno Unito
Russia
Italia
8,6
6,4
3,9
3,4
1,8
1,8
Fonte : elaborazioni LUISS-CEFOP su dati OCSE
Tav. 2
L’ascesa delle università asiatiche
Sempre più numerose le università asiatiche nel ranking Shanghai delle 500
università mondiali redatta dalla Shanghai Jiao Tong University
(valori assoluti)
250
2003
212
204
200
192
2010
Italia
30
187
20
(n° università nel ranking)
22
22
10
150
0
2003
106
2010
92
100
Cina
30
50
(n° università nel ranking)
20
4
3
0
Europa
America
Asia
10
25
16
0
Africa
2003
2010
Fonte : elaborazioni LUISS-CEFOP su dati ARWU-Shanghai Jiao Tong University
Come sta reagendo il sistema della formazione e della ricerca nel contesto europeo e quali criticità
si presentano per affrontare le nuove sfide del dopo crisi?
A livello aggregato, i fondamentali macroeconomici e la ricchezza finanziaria netta delle famiglie
dei paesi dell’area EU sono migliori di quelli statunitensi. Tuttavia permane un serio differenziale di
produttività.
Tav. 3
2
Differenziale produttività EU/USA
Pil per ora lavorata e Pil pro capite in UE-15, 1960-2006
(indici, PIL USA per ora lavorata =100; PIL pro capiute USA = 100)
GDP per hour
GDP per capita
Fonte : Bart van Ark, Mary O'Mahory, and Marcel P. Timmer, Journal of Economic Perspectives, 2008.
Tav. 4
Differenziale produttività EU/USA
• European catching up: 1950-1973
• European productivity slowdown: 1974-1995
• European falling behind: 1995-2006
Source: Bart van Ark, Mary O’Mahony, and Marcel P. Timmer
The Productivity Gap between Europe and the United States: Trends and
Causes Journal of Economic Perspectives
Volume 22, Number 1—Winter 2008—Pages 25–44
L’andamento della crescita dell’Europa dal dopoguerra ad oggi può essere diviso in tre periodi: Il
periodo della “rincorsa” dal 1950 al 1973, in cui sia il reddito pro capite che la produttività dei paesi
europei aumenta gradatamente avvicinandosi a quello degli Stati Uniti. Nel 1974 è il primo shock
petrolifero a condizionare negativamente l’andamento del reddito, e il tasso di crescita del PIL
rallenta sostanzialmente, tra il 2 ed il 3% , mantenendosi attorno a questi valori fino al 1995.
Guardando Tav. 3 , si nota che nel periodo 1973-1995 mentre il reddito pro capite Europeo si
muove attorno al 75% di quello americano, la differenza di produttività continua a restringersi. In
alcuni paesi , come la Francia e anche l’Italia , il PIL per ora lavorata arriva addirittura a superare
del 10% quello degli Stati Uniti.
3
Il Terzo periodo, dal 1995 al 2006 , l’andamento della produttività nei due continenti cambia
drammaticamente. Negli Stati Uniti , la crescita della produttività del lavoro accelera dall’ 1.2% al
2.3%, mentre in Europa declina dal 2.4% al 1.5% (come si vede dalla Tav. 5)
Tav. 5
Differenziale produttività EU/USA
Le cause di questo differenziale di produttività sono molteplici, e qui prenderò in considerazione
solo i due elementi che ci riguardano: il ruolo della ricerca e della formazione.
Iniziamo dalla ricerca.
La politica europea della ricerca nel contesto della
competizione internazionale
La politica europea è da tempo orientata a ridurre il gap tra il sistema europeo e quello statunitense;
la pubblicazione nel 1994 del Libro Bianco sull’Innovazione da parte del commissario Philippe
Busquin della Commissione Europea porta alla nascita della dottrina del “paradosso europeo”.
L’intrigante tesi del ”paradosso” sostiene che le Università europee, pur avendo una produzione
scientifica sostanzialmente allo stesso livello qualitativo e quantitativo di quelle americane, non
sono in grado di trasferirla nella tecnologia e nell’economia con gli stessi ritmi e la stessa efficacia
di quelle statunitensi.
Tav. 6
4
Il “paradosso europeo”:output scientifico elevato,
ma ridotto impatto sul sistema produttivo
Come hanno mostrato Orsenigo , in un lavoro sulla ricerca pubblica, e G. Dosi, se si entra a
maggior livello di dettaglio nel confronto transcontinentale, si vede che Europa e Stati Uniti non
sono sostanzialmente alla pari in tutte le discipline; al contrario, mentre l’Europa tiene il passo con
gli USA nelle aree delle scienze consolidate, la fisica, la meccanica ecc. gli Stati Uniti eccellono nei
settori delle scienze emergenti, dalle biotecnologie alle telecomunicazioni alle nanoscienze .
Tav.7
Share in "triadic" patent family
1990
EU-25
USA
EU-25
USA
EU-25
USA
EU-25
USA
EU-25
USA
EU-25
USA
EU-25
USA
EU-25
USA
EU-25
USA
EU-25
USA
2000
Total shares
0,27
0,39
Aerospace
0,17
0,40
Mechanical Engineering
0,41
0,30
Chemistry
0,33
0,42
Materials
0,29
0,37
Biotechnology
0,29
0,50
ICT sector
0,17
0,40
Telecommunications
0,22
0,42
Consumer Electronics
0,10
0,30
Computers, office machinery
0,11
0,45
Fonte : OECD on line database in Dosi et alii, TrendChart Policy Workshop 2005.
5
0,23
0,38
0,20
0,39
0,30
0,26
0,28
0,45
0,21
0,38
0,19
0,62
0,20
0,39
0,21
0,47
0,22
0,26
0,17
0,39
Ne segue che la capacità di interazione tra questi due mondi, ricerca ed innovazione tecnologica, è
molto maggiore negli Stati Uniti rispetto all’Europa. Questo gap è certamente una delle componenti
del gap di produttività che affligge l’Europa. Detto in altro modo , ricerca e sistema industriale
europei non “collaborano” né si integrano con la stessa efficacia di quel che accade negli Stati
Uniti.
Si delinea perciò con i Programmi Quadro una strategia volta a rinforzare il rapporto universitàindustria attraverso misure di finanziamento alle iniziative congiunte di ricerca , strategia che viene
attuata con notevole impiego di mezzi finanziari, e con l’identificazione di aree privilegiate, ritenute
“di frontiera” e con la politica delle “reti” tra centri di ricerca e tra questi e le imprese. Non tutte
queste iniziative hanno però dato il risultato sperato.
Tav. 8
La recente istituzione dell’European Research Council, fondata sull’idea di mettere a stretta
competizione università e centri di ricerca per l’accesso ai fondi pubblici, si muove certamente nella
direzione giusta, ma rimangono ancora ostacoli non indifferenti per aumentare significativamente il
carattere dinamico dell’interazione tra ricerca ed innovazione.
Tav. 9
6
E’ emerso chiaramente che il finanziamento privato alla ricerca è ancora significativamente
inferiore a quello degli Stati Uniti, segno che molte imprese europee non ritengono ancora
sufficientemente profittevole la spesa per la ricerca tecnico-scientifica.
Tav. 10
Il progetto europeo
Europe 2020 Strategy
• Il Consiglio Europeo di giugno prenderà le
decisioni finali sulla Strategia, inclusi i cinque
obiettivi per il 2020.
• Al fine di rafforzare l’innovazione europea, sarà
necessario portare l’investimento combinato
pubblico e privato della Ricerca e Sviluppo
(R&D) al 3% del PIL.
– Oggi la spesa della Ricerca e Sviluppo è ancora sotto
il 2% (comparato al 2.6% degli USA e del 3.4% del
Giappone), soprattutto come risultato del più basso
livello di investimento privato.
Una delle proposte per ovviare a questa situazione nell’ambito della Comunità Europea è stata di
cofinanziare la ricerca, a patto che anche i privati vi partecipino, con un loro impegno finanziario e
di capitale umano.
7
La nuove forme di finanziamento europeo alla ricerca e all’innovazione puntano a far da volano alla
crescita sostenibile e alla competitività, stimolando l’innovazione con impatto positivo
sull’economia e sulla società.
Si mira a sfruttare la capacità di innovare dei diversi attori, università, centri di ricerca, imprese e
enti pubblici attraverso la creazione di Comunità della conoscenza e dell’innovazione tra loro
integrate.
– Grandi progetti di base
– Medi progetti con finanziamento anche privato
Accanto a questo tipo di politica , penso sia importante una politica di modernizzazione della
legislazione dei diritti di proprietà intellettuale, come è stato fatto negli Stati Uniti.
The Bayh–Dole Act or University and Small Business Patent Procedures Act costituisce la
legislazione statunitense per ciò che riguarda la proprietà intellettuale che deriva dalla ricerca
finanziata dal governo federale.
Fra l’altro, garantisce alle università, piccole imprese e società non-profit statunitensi il controllo
della proprietà intellettuale delle proprie invenzioni e degli altri diritti derivanti da tali fondi di
ricerca.
Il cambiamento probabilmente più importante introdotto dal Bayh-Dole Act è che inverte la
presunzione del titolo. Bayh-Dole permette ad una università, piccola impresa o istituzione nonprofit di mantenere la proprietà di una invenzione contro la pretesa governativa.
Vi è dunque ancora un cammino importante da compiere per far sì che la ricerca in ambito europeo
abbia lo stesso ruolo propulsivo che svolge negli Stati Uniti. In questa direzione, regole più semplici
per i diritti di proprietà, maggiore mobilità professionale tra ricerca universitaria e ricerca
industriale, una mentalità nuova e più aperta al rischio, sono i complementi indispensabili agli
incentivi ed ai finanziamenti pubblici.
8
Il sistema Universitario Europeo
Il progresso compiuto nel valutare la qualità della ricerca e della formazione universitaria, ha
permesso la creazione di differenti indici di qualità delle università e permesso la costruzione di
ranking mondiali. Per quanto i ranking vadano usati con cautela per le possibili distorsioni, non
possiamo nasconderci che nelle parti alte della classifiche mondiali si incontrano prevalentemente
università statunitensi o inglesi, e di recente università asiatiche: un altro segnale della difficoltà di
tenere il passo da parte del sistema europeo.
Il ranking QS delle migliori
Università nel mondo
9
Il ranking QS delle migliori
Università nel mondo
L’evoluzione del sistema formativo
nel contesto europeo:
la sfida della qualità
Tutti i grandi paesi europei hanno lanciato
programmi di riforma del proprio sistema
universitario, concentrandosi su alcuni
aspetti centrali:
– Nuova governance
– Maggiore decentramento del sistema pubblico
– Quality assurance e valutazione
– Maggiore competizione
10
L’aumento della qualità dell’istruzione è
fortemente correlato alla crescita
L'aumento della qualità dell'istruzione impatta fortemente sulla crescita
(tasso m edio)
crescita G D P/ capite
(asse ordinate tasso di crescita del Pil pro capite; asse delle ascisse il punteggio medio in PISA)
R 2 = 0.83
SKILL = punteggio nel test PISA 2006
Fonte: OECD 2010 e Hanushek e Woessmann (2009)
Le prospettive nel contesto europeo
• La sfida è quindi duplice
– per la formazione: un incremento rilevante nella
qualità degli studi, per creare competenze
professionali e intellettuali adeguate
– per la ricerca: una integrazione più forte
ricerca/innovazione, che riduca il gap temporale ed
organizzativo tra i due mondi
• Tali dinamiche genereranno:
– Una maggiore differenziazione nella ricerca e
nell’offerta formativa tra le diverse regioni d’Europa
– Una maggiore mobilità degli studenti, ricercatori e
highly skilled persons
11
Chi guadagna e chi perde talenti nella
competizione internazionale
Il brain gain rispetto al brain drain :
numero di cervelli che entrano/non entrano in rapporto al numero di cervelli che escono
(valori assoluti)
USA
Australia
Canada
Spagna
Francia
Germania
UK
Olanda
Giappone
Italia
Irlanda
Polonia
Messico
19.9
12.6
4.8
2.9
2.8
2.2
1.1
-1.0
-1.0
-1.2
-1.4
-3.6
-5.3
-10.0
-5.0
0.0
5.0
10.0
15.0
20.0
25.0
Fonte: elaborazioni LUISS - CEFOP su dati OECD e L.Beltrame 2007
Perché i talenti di spostano?
• Incentivi economici
– Maggiori salari / maggiore premialità
– Migliori prospettiva di carriera e di realizzazione personale
– Maggiori fondi di ricerca
• Opportunità infrastrutturali
– Migliori centri di ricerca
– Maggiori possibilità di lavorare con scienziati di fama
– Maggiore libertà nella ricerca
• Legami sociali
– Ricongiungimenti familiari o personali
Quindi la carta vincente per riportare in positivo il bilancio dei talenti in Italia è uno solo: quello di
una maggiore attrattività
La situazione italiana
Nel 2005 Faini e Sapir scrivono un articolo influente dal titolo : Un modello obsoleto? Crescita e
specializzazione dell’economia italiana, di cui conviene citare alcuni passi.
12
L’andamento della crescita europea nel dopoguerra, che abbiamo illustrato all’inizio a confronto
con quella statunitense, è molto simile a quello dell’ Italia: “In soli 30 anni, tra il 1950 e il 1980, il
divario di reddito che separa l’Italia dal resto dell’Europa viene completamente annullato. Il
rapporto fra il reddito pro capite dell’Italia e quello dell’Europa cresce pressoché ininterrottamente
dal 75% nel 1950 al 99.6% nel 1980. Negli stessi anni, anche il ritardo di sviluppo rispetto agli Stati
Uniti viene decurtato, dal 35% al 70%”.
Abbiamo visto del declino nell’ultimo quindicennio. Faini sostiene che
“Il quesito di fondo che ci poniamo.. è se il rallentamento dell’economia italiana negli ultimi anni
rifletta fenomeni congiunturali, e quindi di breve periodo, oppure problemi strutturali, la cui
dimensione e i cui effetti si siano aggravati negli ultimi anni.
A sottolineare la natura fondamentalmente strutturale dei problemi dell’economia italiana vale il
dato sulla dinamica della produttività, che, in calo da diversi decenni, si attesta oggi su valori
negativi e di molto inferiori a quello degli altri paesi industrializzati.”
“Ci concentriamo in particolare sul modello di specializzazione dell’economia italiana a livello
internazionale.
Un’analisi comparata mette in luce come la struttura settoriale delle nostre esportazioni sia rimasta
sostanzialmente immutata, soprattutto se confrontata con quella degli altri paesi industrializzati. Le
esportazioni italiane rimangono quindi sbilanciate, ancor di più che nel passato, verso i settori
tradizionali, a loro volta sempre più esposti alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo.
….il superamento di un modello di specializzazione obsoleto e sempre più esposto alla concorrenza
dei paesi emergenti impone con urgenza che si rafforzi la nostra dotazione di capitale umano,
modificando così la struttura dei nostri vantaggi comparati.
In questo contesto non ha dunque senso porsi elevati obiettivi di R&S se il nostro paese rimane
ancora povero di quei fattori produttivi, in primis la forza lavoro qualificata, che favoriscono la
crescita dei settori high-tech.
Si necessita piuttosto di una svolta per uscire da quel circolo vizioso per cui una bassa offerta di
capitale umano induce un modello di specializzazione low-tech, il quale a sua volta scoraggia la
domanda stessa di capitale umano. In particolar modo si rende necessaria una doppia azione sulla
domanda, con politiche orizzontali di sostegno all’innovazione, alla formazione, e
all’internazionalizzazione delle PMI, e contemporaneamente sull’offerta di capitale umano,
attraverso maggiori investimenti nell’istruzione, soprattutto in quella avanzata.”
Non posso che sottoscrivere questa posizione, osservando inoltre che il sistema produttivo italiano
sembra che stia evolvendo proprio in questa direzione: riducendo la quota di esportazioni low-tech e
aumentando quella medium-tech, il che segnala un riposizionamento del sistema verso una più
elevata qualità delle tecnologie e del lavoro.
13
Il nostro sistema produttivo si sta
evolvendo verso il medium-tech
Il riposizionamento del nostro export verso il medium tech
(valori %, export totale = 100)
ITALIA
GERMANIA
100%
90%
30.9
24.9
90%
80%
80%
70%
70%
60%
18.7
24.4
14.2
38.6
41.4
14.9
17.6
20%
10%
10%
11.8
9.3
2000
2008
80%
14.1
13.3
10.7
16.2
70%
Medium-low
50.7
60%
37.0
50%
50.8
39.8
40%
Medium-high
30%
20%
0%
90%
Low
40%
40%
100%
13.3
60%
50%
50%
30%
USA
100%
30%
20%
20.2
18.3
High
38.3
30.7
10%
0%
0%
2000
2008
2000
2008
Fonte: elaborazione Confindustria Education su dati OECD-Database STAN
Possiamo dunque trarne delle conseguenze per il sistema della formazione. Il sistema universitario,
da un lato ha il problema di formare competenze in linea con la specializzazione produttiva del
nostro paese, in modo da ridurre il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro: ogni anno vi è, ad
esempio una forte domanda inevasa di ingegneri da lìparte del sistema industriale.
Ma al contempo ha anche il compito di formare competenze che siano spendibili anche sul mercato
europeo e mondiale che è sempre più integrato;
creare risorse intellettuali e competenze che vadano anche oltre le esigenze del mercato del lavoro
nazionale è nel lungo periodo il modo più efficace per promuovere l’ innovazione e la crescita
economica del paese nel suo insieme.
14
La riforma dell’università italiana
La Legge 30 dicembre 2010, n. 240, cosiddetta
Riforma Gelmini, punta a rendere l’università
italiana maggiormente competitiva.
Alcuni punti salienti:
– un chiaro percorso di carriere per i giovani (tenure
track);
– un nuovo sistema di gestione delle risorse e del
bilancio;
– una nuova governance tale da creare chiari livelli di
responsabilità secondo il meccanismo di checks and
balances.
La Luiss nel contesto competitivo internazionale.
La nuova governance della LUISS (1/3)
Lo spirito con cui vogliamo applicare la Riforma, che
lascia molte libertà alle università private, è quello di
dare centralità alla qualità della formazione e della
ricerca attraverso:
– Reclutamento di alto livello
– Accreditamento e progresso nei ranking internazionali
La struttura accademica della LUISS Guido Carli sarà
organizzata in:
– Dipartimenti
– Schools
All’interno di tali principali strutture continueranno a svolgere attività di ricerca e
didattica, rispettivamente, i Centri di Ricerca e le Scuole professionali.
15
La nuova governance della LUISS (2/3)
Dipartimenti:
– organizzano la didattica (sono titolari esclusivi dei corsi triennali
e magistrali e non esclusivi per master e dottorati) e coordinano
la ricerca;
– hanno carattere pluridisciplinare (comprendono professori di
diversi settori purché scientificamente coerenti con i corsi di
laurea del dipartimento)
– sono diretti da un Dean
– al loro interno è previsto un organo di coordinamento, la giunta
di dipartimento
Schools:
– organizzano la didattica post lauream specialmente in relazione
alle professioni
– organizzano programmi di ricerca, soprattutto applicata, sui temi
di loro attinenza
– sono dirette da un Direttore e presiedute da un Presidente
La nuova governance della LUISS (3/3)
Research Communities:
• sono aggregazioni informali di docenti
• sono composte da quei docenti che si riconoscono in
aree scientifiche disciplinari omogenee o legati ad una
medesima tematica di ricerca
• sono loro affidati i seguenti principali compiti:
– curare lo sviluppo dei progetti di ricerca;
– promuovere la proposta di progetti alle agenzie di finanziamento
nazionali e internazionali;
– organizzare l’attività seminariale scientifica.
La struttura didattica di base dell’Università resta il Corso di laurea che
costituisce il criterio di affiliazione dei professori nonché il curriculum
che determina il titolo finale conseguito dagli studenti.
Passi già compiuti in direzione dell’internazionalizzazione:
16
Accordi di doppia laurea
Accanto ai già consolidati accordi con:
– Fudan University (Shanghai – Cina)
– Utrecht School of Economics (Utrecht – Olanda)
a partire da questo anno accademico, si sono aggiunti i
nuovi Double degree con:
– Universidade Nova de Lisboa (Lisbona Portogallo)
– University British Columbia (Vancouver – Cadanda; in fase di
firma)
È partito quest’anno il Dottorato europeo Erasmus Mundus
(GEM-Globalization, Europe, and Multilateralism) in
partnership con ULB, Warwick, Genève, Fudan, Waseda,
Boston, ITAM, UNU-CRIS.
Network internazionale
La LUISS è partner di circa 120 università in 27 paesi del mondo.
Nel corso dell’ultimo anno sono state attivate le seguenti nuove
partnership:
• Cina (Renmin University of China – Beijing – School of International
Studies)
• Danimarca (University of Copenhagen – Faculty of Law: ILECMA
Master of Excellence Programme)
• Finlandia (Aalto University School of Economics – Helsiniki)
• Germania (European Business School (EBS) – International;
University Schloss Reichartshausen)
• Gran Bretagna (Oxford Brookes University)
• Norvegia (BI Norwegian School of Management – Oslo)
• Russia (Moscow State Institute of International Relations– MGIMO)
• Turchia (Koç University – Istanbul; Bogazici University – Istanbul)
17
La mobilità degli studenti
(studenti LUISS partiti)
Studenti stranieri iscritti
39
18
LIGEP
LUISS International Group on Economic Policy
Gruppo internazionale di esperti che
redige annualmente un rapporto sui
fondamentali problemi economici, sociali
e politici.
•Giorgio Di Giorgio
•Robert J. Gordon (Northwestern
University – Chicago)
•Jean-Paul Fitoussi (Sciences Po – Paris)
•Stefano Micossi (Assonime – Roma)
•Edmund Phelps (Premio Nobel,
Columbia University – New York)
•Christopher Pissarides (Premio Nobel,
London School of Economics – London)
•Etienne Wasmer (Sciences Po – Paris)
Concludendo
La Luiss negli ultimi anni ha migliorato sensibilmente la qualità dell’insegnamento e della ricerca,
mantenendo la sua cifra tradizionale, quella di offrire ai giovani elevate possibilità di impiego e di
carriera al termine degli studi.
Noi siamo consapevoli delle difficoltà per offrire ai nostri studenti una formazione al passo con le
sfide di questo periodo, una formazione di alta qualità che permetta loro di affrontare la futura
professione con tutte le carte in regola. Ma non vi sono alternative alla qualità.
Voglio dire agli studenti qui presenti: il nostro compito avrà tanto maggior successo quanto più voi
parteciperete attivamente, in modo da costruire la vostra formazione insieme ai vostri professori.
Formarsi vuol dire formare sé stessi, in modo libero, con le proprie forze e la propria volontà e con
il nostro aiuto. Vuol dire crescere intellettualmente, professionalmente e maturare come persone
responsabili e, non da ultimo, come buoni cittadini dell’Italia e dell’Europa. Tanto meglio vi
riuscirete, tanto maggiore sarà il nostro successo
19
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Relazione del Rettore Massimo Egidi