STRUM SU TUTTI Scheda di osservazione partecipata Verbale di triangolazione Marisa-Sabina del 18.05.10 Data 18.05 Argomento della lezione: Il passato prossimo. Didattica ludica (scatole dei verbi + espansioni, cruciverba-indovinello). Lezione di analisi sulla globalità (Racconto al passato prossimo del 29.04, vd. scheda) già affrontata. Attività diversificate/stratificate. Focus sul passato prossimo: Analisi su procedura guidata in peer: 1) scatole dei verbi. Formare i verbi al passato prossimo da I coniugazione (reticoli già noti), coniugandoli alla prima persona singolare. 2) Scatole delle espansioni (P.P. + oggetto diretto). 3) Creazione libera di altre espansioni dalle schede delle azioni all’infinito appese alla parete (monitor+problem solving). 4) Piccoli: le azioni di animali + focus sul passato prossimo. Vignette da colorare e commentare nei fumetti del chi dice cosa? (sottolineascrivi-rifletti-seleziona). Cruciverba ludico alla scoperta del nome dell’animale nascosto. Globalità in plenum. Lettura da Ambarabà1 (2008: 18-19): la volpe poliziotto. Analisi: (pg. 19) Risolvi il cruciverba e trova l’animale misterioso, le azioni degli animali. Oviettivi grammaticali collegati: ortografia, uso delle h; verbi e forme irregolari. Modalità di lavoro (Indiv/coppie): Peer tutoring (scelta della classe) J.,+V., H.+I, A.+ S., 60 min. individuale, frontale, 60 min. Tempo: 2 ore (60+60) Composizione del gruppo classe: J., V., A., I., S. , N. e R. Raccolta dati: Chiara Premessa all’attività: per i bambini lavorare in coppia è diventata ormai una cosa incontestata, una procedura normale. I bambini si scelgono in base alla preferenza e all’esperienza. V. e J. ormai fanno coppia fissa e io non mi sogno di dividerli. Essere assecondati li rende più disponibili. Inoltre V. non chiede più il feedback: Perché tanto so che Sabina parla sempre con la mia maestra e le dice se sono stato bravo! Fatti osservati Interpretazione dei fatti vissuti dalla docente L’insegnante entra insieme ai bambini, dopo essere passata per le classi a prenderli. Cominciano i primi contatti e le chiacchierine. Quindi si comincia a lavorare, mentre entra Chiara, saluta tutti, prepara le schede e si siede in posizione di osservazione. Inizio attività: 1) Scatole dei verbi L’insegnante consegna i fogli di lavoro, avvisando che quest’attività prosegue quella dell’ultima volta. E’ necessario un breve riepilogo sull’attività della volta precedente per rinfrescare la memoria sulle forme del passato prossimo già affrontate il giovedì. I bambini mostrano di ricordare senza problemi. Altre Appena entrati, mi accorgo subito che i ragazzi sono frizzanti. Sorridono, sembrano entusiasti. Alla fine è V. che mi racconta cosa è successo: Maestra! Ieri abbiamo giocato una partita con i… ma erano scarsissimi e abbiamo vinto!- V. è molto migliorato nel registro colloquiale. Gli faccio i complimenti e osservo che quando parla del suo sport preferito cambia l’espressione del viso. I ragazzini si siedono davanti al solito modo, e mentre la maestra posa la valigetta e prende la sedia per sedersi davanti a A. su uno dei banchi piccoli, gli altri spingono la cattedra per spostarla, perché non serve. È il solito rito che normalmente facciamo insieme con molto rumore, perché la cattedra è pesante. Il gruppo dei maschi è coeso e la fisicità è una sua modalità di espressione. Completamente diverso l’atteggiamento di I. dal resto del gruppo, che stamattina si mette al margine. 1 Codato, C., Casati, F. Cangiano, R. (2008: 17-25) Ambarabà, Corso di lingua italiana per la scuola primaria, Vol. 3, mod. 3, Firenze, Alma Edizioni. 1 istruzioni ricordano di eseguire: 2) Espansioni 3) Creare frasi dalle azioni alle pareti I piccoli ricevono un foglio di lavoro riservato a loro. Possono cominciare a colorare o scrivere e leggere, come preferiscono. Prima di cominciare, I. si siede in seconda fila, e chiede di poter lavorare sola, ma dopo una breve negoziazione accetta di venire a sedersi davanti, anche se si siede in un banco all’estremità della piccola fila a destra, il suo. Fase 1) È necessaria una piccola fase di avviamento all’attività. Tutti, ma soprattutto A. e S. , hanno già visto il reticolo, che era piaciuto molto a A.. La consegna, spiegata meglio, è di 1) osservare bene per capire il funzionamento, possibilmente da soli e poi in coppia. 2) risolvere come vogliono il problema. 3) scrivere in forma distesa le frasi ottenute numerandole. 4) Al termine controllare la produzione scritta per verificare gli errori di ortografia. Di fronte alla scheda appena ricevuta, i maschi manifestano il piacere di eseguire questo tipo di lavoro: Sabina: Allora, vedo che vi piace questo foglio di lavoro! V.: Maestra, a me piacciono le scatole dei verbi! J.: anche a me. Chiara nota il fatto che la coppia V. e J. comunica in moldavo durante il lavoro. Lo troviamo un fatto positivo. I ragazzini si scambiano suggerimenti comunicando sottovoce e appaiono molto concentrati. Alla fine ci mostrano il foglio in cui i riquadri in cui gli ausiliari essere/avere si incrociano Il suo comportamento non mi sorprende molto. Sono abituata ai suoi umori cupi e ai suoi silenzi. Le maestre mi dicono che anche in classe a volte resta da sola e non si aggiunge ai gruppi delle femmine, tanto che sembra più grande della sua età. Credo che in questo periodo stia affrontando, a causa delle udienze per il ricongiungimento familiare della madre, questioni più grandi di lei. Non mi ricordo più cosa le ho detto (dimentichi anche se compili la scheda a distanza di tre ore). Ma lei ha accettato di spostarsi senza problemi, quindi devo essere stata convincente. I. ha questi comportamenti ogni tanto. Marisa (18.5.10): è come se si sentisse diversa o più grande degli altri. I maschi iniziano a lavorare senza problemi, il che ci dice che non solo la scatola dei verbi è gradita, ma anche che in questo momento sono più disponibili ad affrontare un problema di questo tipo, che dà loro la possibilità di lavorare in silenzio e senza essere infastiditi. J. e V. dichiarano per la prima volta cosa piace loro2: come ci aspettavamo, lo stile analitico di V., che ama scomporre il problema per affrontarlo e predilige i fogli puliti da compilare, lo porta ad accettare il lavoro con buon umore. Rivolgendoci a J. fingiamo di dare per scontato che ami i fogli più confusi, supponendo che la sua mente sia più globalistica. Invece J. approva il foglio tanto quanto V. e lo dice chiaramente. Oggi, riflettendo sul fatto a posteriori insieme a Marisa, penso che sia importante e non mi debba stupire: quello che per V. è un fatto scontato, lavorare su un foglio ben schematizzato e “pulito”, per J. è una necessità: ricevere un foglio ordinato gli serve a tenere a bada la tendenza al disordine che fa parte di lui. Vedere un foglio di lavoro pulito e già schematizzato è un sollievo e rappresenta un avvantaggiarsi nella procedura3. Qui si evidenzia nuovamente il dato della complementarietà di questa coppia4, che è complice nella vita come a scuola. 2 DATO. STILI E PREFERENZE: consapevolezze dichiarate sule peculiari abilità. 3 DATO. STILI COGNITIVI E DI APPRENDIMENTO. Il docente deve saper mediare in direzione della scoperta del proprio stile nel bambino. 4 DATO. COMPLEMENTARIETA’ NELLA COPPIA. Premessa allo scambio di informazioni su conoscenze e procedure. 5 DATO. COMPLEMENTARIETA’. La coppia, incontrandosi su un terreno comune e neutrale, porta le proprie conoscenze e ne crea altre nuove e diverse come forma di patrimonio comune. 6 DATO. UTILIZZO DELLA LINGUA MADRE PER VELOCIZZARE E SNELLIRE LA COMUNICAZIONE RENDENDOLA PIU’ EFFICACE. La LM ha una valenza affettiva e rende più ricca di implicazioni e componenti denotative la comunicazione fra i compagni, veicolando contenuti. 7 DATO. NEGOZIAZIONE E RUOLI: Tutor e tutee si scambiano i ruoli senza problemi, segno di apprendimento e di successo negoziativo. 8 DATO. CENTRALITA’ DEL TUTEE. Progresso nell’apprendimento in base allo stile cognitivo personale. 9 DATO. L’INTERAZIONE NON è POSSIBILE SE ENTRAMBE LE PARTI NON COLLABORANO (S.+A). 10 DATO. LE INCOMPRENSIONI SONO DETERMINATE ANCHE DA LIMITI INGUISTICI CHE CREANO ISOLAMENTO SOCIALE E SENSO DI SOLITUDINE EMOTIVA. 11 DATO. L’INTERAZIONE FALLISCE SE UNA DELLE DUE PARTI TRASPORTA NEL RAPPORTO LA SUA PROIEZIONE AFFETTIVA O SE NON HA FIDUCIA NELLE COMPETENZE DEL TUTOR (I.+A.). 12 DATO. L’INTERAZIONE FALLISCE SE UNA DELLE DUE PARTI CONTROLLA MALE LA SUA AGGRESSIVITA’ O SE HA PROBLEMI DI SOCIALITA’. 13 DATO. METACOGNIZIONE DELL’APPRENDIMENTO. Il tutor insegna ad imparare e impara lui stesso. 14 È necessario scavare bene nei comportamenti e non lasciarsi trasportare dall’entusiasmo. Quello che appariva un successo lo è solo a metà. 15 DATO. Il successo del tutor può essere determinato anche dalla remissività del tutee (vd. anche il comportamento di I. su N.) Il tutor sperimenta sul tutee la forza del suo ruolo ma anche la possibilità di ripetere schemi e procedure per impararli meglio. 16 DATO. Il potere di mediazione è una competenza alta del tutor, che, se sviluppata, lo aiuta a migliorarsi in campo sociale e gli consegna la competenza su schemi ripetibili in altri ambiti. La mediazione aiuta il tutee a crescere a sua volta. 17 DATO. Il tutor non deve essere trasmissivo né prescrittivo. Sperimenta nella coppia il messaggio meta comunicativo della messa in comune di conoscenze in cambio di un prodotto nuovo. 18 DATO. Metaemozione. Capacità empatica-comunicativa-di relazione. Transitività della relazione: il ruolo dei componenti la relazione esce rinforzato. 19 DATO. Risoluzione autonoma e negoziata dei problemi se lasciata la libertà di scelta su una procedura nota o già indicata. 2 con le forme perfettive sono stati evidenziati con le X. I ragazzi hanno interpretato in questo modo lo schema del reticolo e ora si stanno dedicando alla seconda parte del lavoro. Anche Chiara osserva che gli stili dei due compagni si assomigliano e si completano. Poiché l’attività delle coppie è già avviata e tutti procedono senza problemi, mi dedico un po’ ad A. che continua a voler lavorare da solo, e gli ricordo che questo lavoro non è molto diverso dal reticolo. Glielo mostro andando indietro sul quaderno. Alla fine A. accetta di essere aiutato dall’insegnante e in misura inferiore da S., poi però si rinchiude di nuovo in se stesso e fa il muso. A. si rifiuta di lavorare con S.. Inutile la mediazione. Su consiglio di Chiara, rinuncio e lo lascio stare. Dopo un po’ infatti A. cambia umore e inizia a lavorare, ma da solo, dichiarando di voler fare da solo o con la maestra. Fase 2) I. e H. - vanno avanti con l’esecuzione ma in modo diverso da J. e V.. - Hanno risolto il reticolo dei verbi scrivendo dentro gli spazi senza problemi le frasi complete delle espansioni, non usando l’espediente delle crocette come J. e V. - Hanno scritto dietro il foglio le frasi trovate in maniera distesa, numerandole da 1 a 6 e riflettendo con le sottolineature sul P.P. - Hanno poi osservato le azioni alla parete trovando altre frasi, che hanno scritto allo stesso modo, numerandole. Il risultato collegato di questa procedura è stato l’incolonnamento degli ausiliari coniugati in prima persona, che in maggioranza sono ho. In questo modo i bambini hanno potuto riflettere sulla presenza della h come grafema marcante la prima persona del verbo al passato prossimo, che era l’obiettivo collegato all’attività di oggi. Lo hanno quindi evidenziato e corretto o aggiunto dove mancava. J. e V. Eseguono il compito scegliendo una procedura diversa. - Producono una scatola delle frasi a matita a righello e poi la riempiono con i nuovi verbi e nuove espansioni, dimostrando di aver apprezzato ed acquisito il metodo tanto da volerlo replicare. Mentre i grandi lavorano, mi avvicino ai piccoli che stanno avanzando autonomamente (la mia decisione, infatti, era di farli lavorare insieme, ma loro non hanno voluto). R. è ancora indietro, ma N., che aveva terminato prima di suo fratello, ha ricevuto il Probabilmente i due si completano a vicenda5: V. rappresenta per J. la parte di lui che vorrebbe essere più ordinata. Accorgendoci dell’utilizzo della LM fra i compagni, Chiara ed io ci scambiamo uno sguardo significativo. Non ci sogniamo nemmeno di intervenire. Ci pare un fatto tutt’altro che negativo. Se la comunicazione è funzionale all’apprendimento, il fatto positivo è proprio la LM6. Ci accorgiamo inoltre che i due contrattano sulle modalità di esecuzione del compito, decidendo cosa fare e in che modo organizzare lo spazio foglio. A voce chiedo loro chi è stato a prendere la decisione di procedere in questo particolare modo. J. risponde che hanno deciso insieme e che si trovano bene così, non vogliono scrivere le frasi sul foglio come avevamo stabilito. Non credo sia giusto intervenire, se il mio obiettivo è lasciarli liberi di decidere ruoli, modi e finalità. In questo senso l’obiettivo linguisticoprocedurale deve essere lasciato in secondo piano, evidentemente! La negoziazione dei ruoli7 procede senza problemi: dal fatto che J. e V. si scambiano i compiti tutoriali si capisce che la negoziazione è riuscita. Non solo: se lo scopo collegato è il progresso del tutee, il dato collegato, importantissimo, è la centralità del tutee per il tutor, e l’apprendimento del tutee in base al suo stile personale8. A. è autoreferenziale, non collabora. Sembra scontento e mi domando se non sia infastidito dal fatto che al suo fianco V. e J. lavorano con armonia, o più dall’essere stato affiancato a S.. Sono molte le domande a questo punto: ci sarà un indotto culturale? Diffidenza del suo carattere unita alla diffidenza verso il ragazzo cinese? S. sarebbe disponibile all’interazione, ma A. è sempre più di cattivo umore. Chiara sostiene che lì ci sono altri problemi e che è necessario parlare con le maestre, cosa che faremo subito. A. non propone nessuna procedura e S. finisce per lavorare da solo: negoziazione fallita, nessuna interazione. Ma sul perché è necessario indagare. Marisa (18/5/10): La difficoltà d’interazione 9 di A. non si manifesta solo con S.. Si tratta di una difficoltà di interagire con i compagni di lavoro. Non riesce a vivere un’interazione corretta. I primi tempi, appena arrivato, A. fraintendeva molte delle cose che gli venivano dette a causa delle incomprensioni linguistiche10. Al suo isolamento linguistico reagiva con aggressività per paura di essere deriso o per timidezza. E’ quindi un problema di diffidenza, paura e autodifesa che lo ostacolano nel lavoro. L’isolamento e la consapevolezza di sbagliare accresce la sua rabbia. La situazione è migliorata insieme alle sue competenze linguistiche, e ai rapporti con i compagni. Probabilmente, e inoltre, A., che in classe aveva già ricevuto come tutor V., si attendeva lo stesso in laboratorio, cosa che non è avvenuta se non all’inizio e per un breve periodo, perché V. desidera avere vicino sempre J.. Di qui la sua delusione11. Notiamo anche se in misura inferiore il consueto atteggiamento di A. a rivolgersi ai compagni in modo scortese che rende necessario mediare per evitare i conflitti. E’ comunque necessario lavorare molto con A. sulle sue capacità sociali12. I. ha inizialmente responsabilità metacognitiva13 e consegna regolarmente il feedback a H., riuscendo anche ad occuparsi di N. seduta vicino a lei. H. e I. sono ben assortiti e si tratta di una coppia nuova, 3 libro sugli animali che le piace molto, con la consegna di raccontarmi cosa fa il gallo nel pollaio, come e perché, a cosa servono gli speroni... N., aiutata anche da V. che nel frattempo ha terminato il lavoro e ha voglia di alzarsi, racconta e descrive senza grandi problemi, e riceve il feedback da entrambi. La sua abilità orale adesso è simile a quella di una bambina italiana della sua età, mentre suo fratello è meno abile. Fase 3) Le frasi devono essere scritte tutte in prima persona. Ci interessa verificare due aspetti didattici: l’uso del monitor sulle h di ho e l’attualizzazione delle frasi, che devono essere contestuali rispetto alle loro esperienze di vita. Devono produrre lingua viva. A questo punto ci accorgiamo che molto attivo e interessato alle immagini è S., il quale ha sempre lavorato da solo. Nell’elaborato di S. si nota che il bambino ha applicato la forma del participio passato sul verbo a formazione irregolare leggere: riconosce il P.P. nella forma irregolare leggeto, poi corretto in letto dopo una breve riflessione. Alla parete S. riconosce e dichiara riso, scritto, poi lo scrive. Quindi I. richiama la nostra attenzione sull’interazione con N., vicino a lei. Le sta insegnando a formare il P.P. creando delle frasi a buchi che N. deve completare. Mi chiama per mostrarmi l’avvenimento. Poi produce dei reticoli per aiutare la piccola a creare i passati prossimi con verbi semplici in –are, esattamente come fatto poco prima in coppia con H. Passate le due ore, terminata la lezione, tutti i bambini vengono accompagnati nelle proprie classi. mai tentata. I. è un’ottima tutor14. NON EQUILIBRIO Sabina: E’ un’ottima tutor con un compagno che accetta di essere guidato15 (H. e N.). è dove il tutee non accetta di essere guidato (A.) che dovrebbe emergere l’abilità di mediazione del tutor a far affiorare quanto il tutee sa o sa fare (I. spesso esegue al posto del tutee, confinandolo in un ruolo marginale e non decisionale)16. Marisa: nel cartellone delle parole difficili con CU e QU I. aveva mediato poco con N., quindi forse la natura del ruolo dipende anche dall’attività che si sta eseguendo. I. è capace di mediare più degli altri ma non sempre riesce ad essere efficace perché in realtà per essere più mediante deve acquisire sicurezza sui suoi apprendimenti, misurandosi con un compito alla sua portata in modo da sentirsi tranquilla rispetto a quello che deve trasmettere, e moderare la sua prescrittività. Il tutoring dovrebbe cioè portare I. in direzione di questa consapevolezza, aiutandola a riflettere sulla sua capacità di stabilire relazioni corrette. La relazione di I. con i suoi tutee non è tanto equilibrata, perché I. trasporta nell’interazione la sua esigenza di mettersi al centro del rapporto17. EQUILIBRIO Marisa: la relazione tra V. e J. è dinamica18. Lo si percepisce dalle loro discussioni che implicano la necessità di rivedere e ridiscutere le modalità della loro relazione e stabilire nuove regole. Il confronto a volte conflittuale dà luogo ad un rapporto alla pari che si rinnova dalle continue discussioni che sono il tentativo di riequilibrare il loro rapporto (loro discutono e non si dividono, ma trovano un punto di accordo). Lo dimostrano la loro complicità nello sport e nel lavoro di coppia. Rielaborano in questo modo la consegna19 di produrre espansioni dai verbi alla parete, eseguendo e risolvendo il problema in modo diverso da H. e I. Osservazioni finali 1) I. e H. due si scambiano i ruoli in misura inferiore rispetto a J. e V. perché non lavorano alla pari. I. sembra prescrittiva e H. esecutivo. Inoltre hanno seguito una procedura diversa, secondo le istruzioni ricevute da me. Ma hanno reimpiegato le frasi e riflettuto sulla regola. Possiamo ritenerci soddisfatti di questo processo. La correzione degli errori che è seguita porta frutti ottimi. H. ha infilato le ho con la guida di I. senza problemi. Metto il feedback sotto quello di I. poi faccio lo stesso con I.. H. è consapevole dei suoi errori ortografici e distingue fra due fogli, quello di oggi e un altro, avvisandomi che si tratta del foglio delle frasi fatte a casa. Mi accorgo che sono corrette, e sono contentissima del risultato. 2) Nonostante l’insuccesso comunicativo con A., S. dimostra di saper lavorare da solo serenamente ma di essere capace di acquisire le forme del P.P. applicando la regola della formazione dei tempi perfettivi, ma con estrema lentezza. Scattato il monitor, S. interviene battendo in velocità i compagni e ne è molto fiero. 3) I. ha capacità metacognitiva. Lo rivelano i feedback che invia a H. e N. ed è in grado di occuparsi contemporaneamente di entrambi. I. risponde alle domande di N. con domande-imbeccata per insegnarle il P.P. Le insegno a rendere le domande sempre meno chiuse e le faccio un esempio di domande 4 meno “imbeccanti” spiegandole come deve fare perché le sue domande stimolino la riflessione della bambina. Applica la regola della domanda stimolo progressivamente. Ha imparato, lo ha già fatto la volta scorsa, ma con i bambini non è facile non imbeccare. La complicità con la maestra è direttamente proporzionale alla sua capacità di apprendimento. Più io mi mostro comprensiva con lei, più lei impara e trasmette. 4) Transitività della comunicazione. Quello che avevo già evidenziato il 29, cioè che I. era capace di trovare strategie per apprendere e di ritrasmettere amplificato quanto ha appreso, rivela che per lei questo sistema auto appreso per imitazione le è necessario anche per riflettere sulla lingua viva e reimpiegare quanto appreso in peer. Questa procedura sta diventando una regola in I. che ha dichiarato la volta scorsa che vuole fare da grande la maestra come me. Lei rimanda il feedback a N. e mi riferisce i suoi progressi con molto orgoglio. Le manifesto tutta la mia gioia per le sue conquiste. Questi tentativi di reimpiego e la velocità con cui porta a termine le attività mi sembrano ottimi risultati. Commento finale di Sabina: l’attività è proceduta con fluidità ed è stata varia con predominanza ludica. L’attenzione sostenuta è stata lunga, roba da baciarsi i gomiti! Le scatole dei verbi e delle espansioni piacciono molto ai bambini, che già avevano fatto esperienza con i reticoli. Quello che mi rende soddisfatta è di aver isolato delle costanti, finalmente! Chiara ha raccolto i dati in parte sulla scheda partecipata, passando poi alla Colt. La difficoltà a incontrarsi (gita a Cesenatico), infatti, mi ha costretto a bruciare le tappe e a consegnarle direttamente stamattina la scheda nuova. E’ quindi la prima volta che raccogliamo dati in due, anche se io sto compilando la scheda in differita. È assolutamente necessario chiedere alle maestre di A.: è troppo suscettibile deve avere qualcosa che non va bene, forse pressato in famiglia? Forse deluso per l’armonia fra J. e V., si sente a disagio? 5