Protocollo diagnostico per Tilletia indica Mitra A cura di: Luca Riccioni, Mauro Bragaloni Versione n. 1 del 15 febbraio 2013 1 2 Descrizione della malattia Agente causale Tilletia indica Mitra Tassonomia Fungo: Basidiomycota: Ustilaginomycetes:Tilletiales Ceppi individuati Avversità ‘Carie’ parziale del grano Sinonimi Neovossia indica (Mitra) Mundkur Introduzione Tilletia indica Mitra è agente della ‘Carie parziale’ del grano La ‘carie parziale’ (nota come ‘Karnal bunt’ perché scoperta nel 1931 nella zona di Karnal, Haryàna, nell’India del Nord), è una malattia della cariosside del grano, del triticale, e potenzialmente della segale e del farro. T. indica non è presente in Europa ed è considerato patogeno di quarantena per l’Unione Europea (Dir. 2000/29/CE) e quindi anche per l’Italia dal 1997, con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 19 febbraio 1997 (Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, n. 69 del 24 marzo 1997). Da la semente di grano, di triticale e di segale è soggetta a strette misure di controllo se importate da paesi dove il fungo è presente. Dall’India la malattia si è diffusa prima nelle zone limitrofe del Pakistan, Afghanistan, Iran, Iraq e Nepal, per poi essere segnalata nel 1969 in Messico, nel 1996 in USA e nel 2001 in Sudafrica. Benché la malattia non comporti una riduzione apprezzabile della produzione in quanto le perdite sono stimate al massimo attorno all’1%, i danni economici maggiori sono dovuti alla riduzione della qualità del grano. Il fungo, infatti, produce trimetilammina, un composto chimico volatile, che conferisce al frumento infetto un odore ed un sapore di “pesce marcio”. È sufficiente un’infezione del 3% delle cariossidi per rendere la granella non più adatta all’alimentazione umana e un’infezione del 6-9% per renderla inutilizzabile anche per l’alimentazione del bestiame. . Sintomatologia Il sintomo sulle cariossidi è rappresentato dal così detto ‘soro’, massa nera e compatta di micelio del fungo che a maturità produce spore, dette ‘teliospore’, dando un aspetto polverulento al soro stesso. E’ denominata “carie parziale” perché generalmente soltanto una porzione della cariosside è attaccata (Foto 1). Se l’ospite è molto suscettibile e le condizioni ambientali favorevoli, l’intera cariosside sarà trasformata in soro, ma ciò accade raramente. Più comunemente il danno della cariosside è limitato ad un piccolo soro in prossimità dell’ilo. 3 Foto 1. Cariossidi di grano con sintomi a diversi gradi di intensità di ‘carie’ parziale. Morfologia Le teliospore (Foto 2) sono globose e/o subglobose, nere o castano scuro, a pareti spesse, del diametro di 20-60 µm, costituite esternamente da un episporio echinulato, formato da numerose “spine” (caratteristiche per ciascuna delle diverse specie di Tilletia). Le teliospore costituiscono le strutture di sopravvivenza del fungo, potendo rimanere vitali in uno stato dormiente per diversi anni nel terreno, e rappresentano gli organi di diffusione e dispersione del fungo. Le teliospore vengono disperse nell’ambiente soprattutto durante la raccolta del grano e possono diffondersi per centinaia di chilometri sia attraverso il vento sia attraverso i macchinari per la raccolta e il trasporto del grano. Bastano poche cariossidi infette per contaminare il raccolto ed il Foto 2. Teliospora di terreno. Le teliospore dormienti, una volta presenti nel terreno Tilletia indica all’interno del seme infetto o libere, possono essere riportate in superficie con le normali lavorazioni agricole e, se si trovano ricoperte da non più di 1-2 mm di terra e in presenza di umidità e di temperature favorevoli, possono germinare e dare avvio al ciclo. Rischi di introduzione del patogeno in Europa Il rischio maggiore di introdurre T. indica è legato soprattutto all’importazione di partite di cereali infette e/o contaminate provenienti da Paesi dove il patogeno è già presente. Per questa ragione i Servizi Fitosanitari dei paesi dell’Unione Europea hanno messo in atto i possibili mezzi di difesa per evitare questa eventualità (Dir. 2000/29/CE e D.M. del 19/02/1997 di recepimento). Tali mezzi sono basati essenzialmente su attenti controlli, mediante specifiche analisi (Protocollo EPPO PM7/29 (2) (Anonymous, 2007), di tutte le partite commerciali di grano, segale e triticale dirette in Europa e provenienti dai Paesi in cui il patogeno è presente. Queste analisi servono a verificare la presenza di teliospore di T. indica, quindi, proprio l’identificazione delle teliospore rappresenta la difficoltà principale. Le teliospore di T. indica sono molto simili nelle dimensioni e nel disegno dell’episporio a quelle di altre specie di Tilletia che infettano altre graminacee, come T. horrida del riso e T. walkeri del loglio. Tale difficoltà aumenta se il campione di grano oggetto d’analisi presenta un basso livello d’infezione e/o contaminazione (presenza di 1-5 teliospore). Ricerche recentissime riguardanti la valutazione del rischio (Pest Risks Analisis, PRA) di un eventuale ingresso della malattia in Europa, a cui hanno partecipano diversi istituti Europei fra cui il Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale di Roma (CRA-PAV), concludono che il fungo ha la capacità di stabilirsi in Europa e di causare enormi danni economici (Sansford et al., 2006). Il rischio di introduzione è, inoltre, confermato da tre intercettazioni su partite di grano messicano infetto da T. indica da parte di alcuni Servizi Fitosanitari Regionali. Il CRA-PAV è stato indicato dal MiPAAF come laboratorio di riferimento per i Servizi Fitosanitari Regionali (Circolare Ministeriale Prot. 33249 del 24.07.2006) per l’identificazione del fungo in partite di importazione. 4 Diagnosi Il metodo utilizzato fino a pochi anni fa consisteva nell’analisi al microscopio ottico del sedimento ottenuto dal lavaggio di 400 semi e relativa centrifugazione, per ricercare la presenza delle teliospore del fungo. Poiché tale metodo, pur nella sua validità, presentava alcuni limiti, è stato validato, recentemente, un nuovo protocollo diagnostico molto più articolato (Protocollo EPPO PM7/29 (2)) che fornisce precise istruzioni per la diagnosi su basi morfologiche di T. indica, e un successivo diagramma di lavoro per l’identificazione molecolare da DNA estratto da micelio ottenuto da spore germinate. Schematicamente i requisiti necessari per una diagnosi positiva sono: a. presenza nel campione analizzato di cariossidi con sintomi di “carie parziale”. In questo caso, dopo verifica che le spore contenute nel seme cariato abbiano i caratteri morfologici caratteristici di T. indica, si può dare il campione positivo, senza necessariamente raccomandare ulteriori analisi, poiché si ritiene sufficiente il requisito di cariosside con sintomi di carie parziale (T. indica è l’unica delle tre specie di Tilletia con cui si può morfologicamente confondere che può causare sintomi su grano). b. presenza di numerose spore (>10). In questo caso si ritiene possibile identificare la specie con la sola DIAGNOSI MORFOLOGICA nel caso in cui TUTTI i caratteri morfologici chiave Tab. 4 del PM7/29 (misure, colore, aspetto dell’ornamento dell’episporio (strato superficiale) sono conformi ad una specie. Una eventuale analisi molecolare viene raccomandata in caso di dubbi nell’identificazione. c. presenza nel campione analizzato di poche spore (< 10). In questo caso si ritiene che non sia possibile discriminare fra le specie Tilletia indica, T. walkeri e T. horrida facendo solo uso dei caratteri morfologici, quindi si raccomanda l’uso della diagnosi molecolare da DNA estratto da micelio fungino. Il protocollo EPPO da la possibilità di utilizzare l’analisi molecolare su DNA ottenuto da micelio, e fa riferimento a tre tecniche possibili disponibili in letteratura: 1) amplificazione diretta del DNA mitocondriale con l’uso di primer specifici (Frederick et al., 2000); 2) amplificazione del DNA ribosomale e successivo taglio con enzimi di restrizione (Pimentel et al., 1998); 3) uso di sonde specifiche in Real Time PCR (Frederick et al., 2000). Le tecniche molecolari, dovendo essere applicate al micelio, richiedono la germinazione, evento non facile per le spore di T. indica che sono di tipo durevole e caratterizzate da un periodo di lunga dormienza. Poiché la germinazione delle spore è una fase critica del protocollo, come sopra spiegato, si è voluto mettere a punto un metodo capace di identificare il fungo da singole spore non germinate. E’ stato quindi testato e validato il metodo multiplex pubblicato da (Tan e Murray, 2006), e si è messo a punto un secondo metodo non in multiplex con primers specifici, e confrontato con il precedente. 5 Normativa fitosanitaria Decreto Ministeriale 31 gennaio 1996 dal titolo “Misure di protezione contro l’introduzione e la diffusione nel territorio della Repubblica italiana di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali” e successive modifiche (D. M. 19 febbraio 1997) Circolare Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali Prot. 33249 del 24.07.2006 Bibliografia Agarwal, V.K., Verma, H.S. e Khetarpal, R.K. (1977) – “Occurrence of partial bunt on triticale”, Plant Protection Bulletin 12: 210–211. Mitra M., (1931) – “A new bunt on wheat in India”, Annals of Applied Biology, 18: 178–179. Sekhon K. S., Saxena A. K., Randhawa S. K. e Gill K.S., (1980) – “Effect of Karnal bunt disease on quality characteristics of wheat”, Bulletin Grain Technology, 18: 208–212. Joshi L.M., Singh D.V., Srivastava K.D., e Wilcoxson R.D., (1983) – “Karnal bunt: A minor disease that is now a threat to wheat”, Botanical Review, 49: 309–330. Nagarajan S., (1991) – “Epidemiology on Karnal bunt of wheat incited by Neovossia indica and an attempt to develop a disease prediction system”. In: Technical Report Wheat-Program CIMMYT, Mexico, March, 1-62. Anonymous, 2004 EPPO Standards PM 7/29 Diagnostic Protocol for Tilletia indica. Bulletin OEPP/EPPO 34: 155 –157. C. Sansford, R. Baker, J. Brennan, F. Ewert, B. Gioli, A. Inman, P. Kelly, A. Kinsella, V. Leth, H. Magnus, F. Miglietta, G. Murray, G. Peterson, A. Porta-Puglia, J. Porter, T. Rafoss, L. Riccioni, F. Thorne, M. Valvassori (2006). Risks associated with Tilletia indica, the newlylisted EU quarantine pathogen, the cause of Karnal bunt of wheat. EC Fifth Framework Project QLK5-1999-01554. http://karnalpublic.pestrisk.net. 164 pp Pimentel G, Carris LM, Levy L & Meyer R (1998) Genetic variability among isolates of Tilletia barclayana, T. indica and allied species. Mycologia 90, 1017–1027. Frederick RD, Snyder KE, Tooley PW, Berthier-Schaad Y, Peterson GL, Bonde MR, Schaad NW & Knorr DA (2000) Identification and differentiation of Tilletia indica and T. walkeri using the polymerase chain reaction. Phytopathology 90, 951–960. Tan Mk, Murray GM, 2006. A molecular protocol using quenched FRET probes for the quarantine surveillance of Tilletia indica, the causal agent of Karnal bunt of wheat. Mycol Res. 2006 Feb;110(Pt 2):203-10 6 Metodologie diagnostiche 7 Premessa Il protocollo diagnostico descritto è il prodotto dell’attività effettuata nell’ambito del Progetto Finalizzato ‘ARON-ARNADIA’, finanziato dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Il protocollo diagnostico fornisce le linee guida per la diagnosi e l’identificazione del fungo Tilletia indica Mitra nei laboratori presenti sul territorio italiano preposti alla diagnosi degli organismi da quarantena. L’uso di protocolli diagnostici armonizzati è alla base di un’efficiente applicazione delle misure fitosanitarie e consente il confronto di risultati ottenuti da diversi laboratori in diverse circostanze. Le metodologie di laboratorio riportate nel protocollo riprendono il Protocollo EPPO PM7/29 (2) implementato in base all’esperienza e alle nuove tecnologie e metodologie pubblicate recentemente, dopo una analisi della loro sensibilità, specificità, accuratezza, sensibilità analitica, ripetibilità e riproducibilità (ISO 16140:2003) . Per la definizione di tali parametri le diverse metodologie di diagnosi sono state effettuate con reagenti, strumentazione dettagliatamente riportati. Ciò non comporta l’esclusione dell’uso di reagenti e strumentazioni alternative e la modifica di alcune procedure per meglio avvicinarsi agli standard di ogni singolo laboratorio, purché ciò venga adeguatamente validato. La definitiva validazione attraverso un ring test (riproducibilità) fra diversi laboratori è stata eseguita in collaborazione con: 1. CRA-PAV - Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale, Via C.G. Bertero 22, Roma (Luca Riccioni Coordinatore del Gruppo, Mauro Bragaloni) 2. Laboratorio di Micologia del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna, via Corticella, 133, 40129 Bologna. (Carla Montuschi, Baschieri Tiziana) 3. Laboratorio di Patologia Vegetale, Università degli Studi di Catania, Facoltà di Agraria., Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agrarie e Alimentari (DISPA), Sezione Patologia Vegetale, Via S. Sofia, 100, 95123 Catania (Vittoria CATARA, Patrizia Bella) 4. Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura “Basile Caramia” Via Cisternino 281, 70010 Locorotondo (BA) (Nicola TRISCIUZZI, Enza Dongiovanni). Le prove di validazioni sono riportate nell’Allegato1. 8 FLUSSO DI LAVORO L’identificazione di teliospore di T. indica all’interno di un campione di grano di importazione viene effettuata secondo il seguente diagramma di lavoro: CAMPIONE DI SEME DI GRANO DI 50g “WASHING TEST” ESAME VISIVO A SECCO “WASHING TEST” POSITIVO NESSUN SEME CARIATO E/O “WASHING TEST” NEGATIVO SEME CARIATO OSSERVAZIONE E CONTA DELLE SPORE NEGATIVO Con almeno 10 spore Meno di 10 spore 1 3 2 ANALISI MORFOLOGICA DA SPORE NON GERMINATE DIAGNOSI MOLECOLARE - Real Time PCR con sonde speciespecifiche in multiplex. Opp. - Real Time PCR con primer speciespecifici. GERMINAZIONE DELLE SPORE IN VITRO SE TUTTE LE CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE COINCIDONO POSITIVO 2A 2B DIAGNOSI MOLECOLARE DIAGNOSI MOLECOLARE (“End Point PCR” oppure “Dual Labeled Probe Real Time PCR con primers specie-specifici) (“RFLP via PCR” della regione ITS”) 9 In questo protocollo si riportano le procedure per l’identificazione di T. indica attraverso il riconoscimento morfologico delle teliospore, ed eventuale verifica con metodo molecolare direttamente da spora (non germinata), punto 3 del flusso di lavoro. Per l’applicazione delle metodiche molecolari su DNA estratto da micelio del fungo, ottenuto per germinazione delle spore, si rimanda direttamente al protocollo EPPO PM PM7/29 (2). Metodo diagnostico Componente riconosciuta Metodo morfologico (“washing test”) Teliospora Metodo Molecolare 1: RT-PCR con sonde specie-specifiche in multiplex Metodo Molecolare 2: RT- PCR con primer specie-specifici Porzione di DNA ribosomale Porzione di DNA mitocondriale 10 METODO di CAMPIONAMENTO 11 Campionamento In fase di preparazione 12 SAGGIO MORFOLOGICO ‘WASHING TEST’ 13 PROTOCOLLO PER L’ESTRAZIONE DI SPORE DI TILLETIA SPP. DA UN CAMPIONE DI SEMI DI GRANO (WASHING TEST) Il protocollo qui esposto è tratto dal protocollo EPPO PM29/7, ed è stato precedentemente validato attraverso un Ring test internazionale nell’ambito del progetto EU DIAGPRO Project. Il saggio morfologico si basa sul reperimento delle teliospore mediante un filtraggio selettivo dell’acqua di lavaggio di una parte del campione di grano in esame (50 g), e successiva osservazione al microscopio ottico del materiale che si ottiene per l’eventuale identificazione attraverso i caratteri morfologici delle spore di Tilletia spp. presenti. Prima del “washing test” l’intero campione in esame deve essere osservato a secco, possibilmente aiutandosi con una lente di ingrandimento, per la ricerca di cariossidi con “carie” parziale (EPPO PM29/7). In caso di esito negativo si deve seguire il successivo protocollo. Se invece vengono rinvenute cariossidi cariate si deve seguire il capitolo successivo “Identificazione morfologica” per il riconoscimento delle teliospore presenti per confermare l’esito positivo. Materiale occorrente 1. Ipoclorito commerciale 2. Soluzione acquosa allo 0,01% di TWEEN 20, come detergente (10 µl di Tween 20 in 100 ml di acqua distillata sterile) 3. Navicelle (8x8 cm) per pesata 4. Bilancia 5. Una beuta da 250 ml 6. Due beute da 500ml 7. Un cilindro da 100 ml 8. Parafilm “M” 9. Agitatore 10. Filtro in nylon con pori di 53 µ di diametro, con un diametro esterno di 11 cm 11. Filtro in nylon con pori di 20 µ di diametro, con un diametro esterno di 4 cm 12. Imbuto da 13 cm di diametro 13. Una spruzzetta con acqua distillata e pipette pasteur da 3 ml 14. Pipettatrice da 100 µl e puntali sterili 15. Pipettatrice da 1000 µl e puntali sterili 16. Tubi falcon da 15 ml sterili 17. Centrifuga per falcon da 15 ml 18. Sacchetti per autoclave 19. Un contenitore da 500 ml sterilizzabile in autoclave (es. becker) 20. Vetrini portaoggetto (76x21 mm). Vetrini copri oggetto (18x18 mm) 21. Stereomicroscopio (x 100-400 ingrandimenti) 22. Microscopio composto 14 PROCEDURA 1. Sterilizzare per 15-20 minuti tutto l’equipaggiamento necessario per eseguire il test, immergendo in una soluzione di ipoclorito di sodio all’1,5 % v/v (diluire 3 parti di candeggina commerciale al 6% circa di cloro attivo aggiungendo 7 parti di acqua di rubinetto) e sciacquare il tutto in acqua di rubinetto ed infine in acqua distillata. 1. Pesare 50 g di semi dal campione di 1–2 kg, rappresentativo della spedizione, per avere il campione da analizzare (sotto viene riportata la tabella che indica il numero di repliche da effettuare, a seconda del livello di contaminazione e del livello di confidenza richiesto). Tabella 1 – Numero di repliche di sub-campioni da 50 g necessarie per individuare diversi livelli di contaminazione in funzione dei diversi livelli di confidenza, assumendo che le teliospore si distribuiscono in modo uniforme (Protocollo EPPO 29/7). Livello di contaminazione (n. di spore per 50 g) N. di repliche richieste in funzione del livello di confidenza (%) 99% 99.9% 99.99% 1 3 5 6 2 2 3 4 5 1 1 1 3 Mettere il campione in una beuta da 250 ml, aggiungere 100 ml della soluzione contenente Tween 20 allo 0,01% e sigillare la beuta con parafilm. 4 Agitare per un tempo complessivo di 3 minuti la beuta da 250 ml con 350 oscillazioni al minuto o 200 rotazioni al minuto o a mano. 5 Versare il contenuto della beuta (semi e soluzione Tween 20) su un filtro di nylon con pori da 53 µ e 11 cm di diametro posto su di un imbuto sovrastante una beuta da 500 ml. 6 Risciacquare la beuta di 250 ml con acqua distillata mediante una spruzzetta e versare il contenuto sul filtro. 7 Ripetere per due volte il punto 6. 8 Usando una spruzzetta, risciacquare con cura tutta la semente posta sul filtro da 53 µ con acqua distillata fino ad ottenere un volume di circa 300-400 ml. Rimuovere il filtro da 53 µ e risciacquare l’imbuto con 2 aliquote di 10-20 ml di acqua distillata che raggiungeranno il resto del contenuto della beuta da 500 ml. 9. Versare la sospensione così ottenuta su un filtro da 20 µ di nylon (diametro filtro 4 cm) posto su un imbuto sovrastante una seconda beuta da 500ml. Risciacquare la prima beuta da 500 ml due volte con acqua distillata, e versando anche questo sul filtro da 20 µ. 15 10 Inclinare il filtro di 30-45° e risciacquare delicatamente la membrana e le pareti del filtro con acqua distillata, con una spruzzetta o una pipetta Pasteur. Rimuovere con acqua distillata il deposito sul filtro mediante una pipetta e porlo in un tubo da centrifuga da 15 ml. 11 Ripetere 10 finché il filtro non appare pulito. Se necessario esaminarlo sotto lo stereomicroscopio per verificare la presenza di spore residue. 12 Centrifugare la sospensione a 200g per 3 minuti. 13 Rimuovere il supernatante con la pipettatrice da 1000 µl, senza alterare il pellet (il supernatante dovrà essere successivamente sterilizzato). 14 Risospendere il pellet con 100 µl di acqua sterile. 15 Dispensare 20 µl dei 100 µl ottenuti (con pipette da 100 µl) sui vetrini portaoggetti e chiudere con coprioggetto da 18x18 mm, per permettere l’osservazione al microscopio da 100 a 400 ingrandimenti. La preparazione dei vetrini deve avvenire uno alla volta, e l’osservazione va fatta velocemente, poichè il vetrino tende a seccarsi (in tal caso è possibile aggiungere acqua per capillarità con la pipettatrice. Le caratteristiche di eventuali spore rilevate vanno osservate ad un ingrandimento di 400. Se nessuna spora viene rinvenuta allora il test è concluso poiché il “washing test” è da considerarsi negativo. Se invece vengono rinvenute teliospore si deve seguire il capitolo successivo per il riconoscimento morfologico. NB. Alla fine, tutto il materiale utilizzato deve essere trattato con varecchina e risciacquato con acqua, come descritto nel punto 1, per poter essere riutilizzato nuovamente. 16 IDENTIFICAZIONE MORFOLOGICA Se vengono rinvenute teliospore applicare lo schema diagnostico riportato qui di seguito registrando i caratteri morfologici (dimensioni, colore, ornamentazione) e, se possibile, effettuando e registrando foto al microscopio al fine di raggiungere l’identificazione tassonomica. Table 2 Caratteristiche morfologiche di Tilletia indica, Tilletia walkeri and Tilletia horrida Caratteri Teliospore Tilletia indica1 Tilletia walkeri2 Tilletia horrida3 Dimensione (range) m 22–47–(61)(26–55(64)) (23–45) 17–36(20–38(41)) Dimensione (media) m 35–41 (40–44)† 30–31* (34–36)† 24–28‡ (28)† Colore Da arancione pallido a prevalentemente scuro, da bruno rossastro fino a nero opaco. Da debolmente giallo a prevalentemente scuro bruno rossastro (mai opaco). Da debolmente giallo a prevalentemente marrone castano chiaro o scuro (semi-opaco). Ornamentazione dell’episporio vista con messa a fuoco mediana (Hawksworth et al., 1995) Episporio sollevato a formare punte diritte ed aguzze (occasionalmente ricurve) e, in alcuni casi, troncate ed in genere ricoperte di una guaina ialina con dimensioni variabili da 1.5–5.0 m. Episporio sollevato a formare punte coniche (occasionalmente ricurve) in molti casi tronche, delle dimensioni di 3–6 m, ricoperte da una guaina che va da trasparente-ialina a giallo-bruna. Episporio sollevato a formare punte diritte ed aguzze oppure ricurve, grandi 1.5–4.0 m, che possono trasformarsi in scaglie tronche quando raggiungono la maturità, ricoperte da una guaina che può variare da ialina a colorata. Ornamentazione dell’episporio vista con messa a fuco sulla superficie Punte dell’episporio molto ravvicinate a formare aree molto dense dove permangono isolate lasciando spazi liberi (densamente echinulate) oppure molto strette tra di loro da formare creste sollevate molto fini (finemente cerebriforme). Episporio arrangiato in punte disposte in maniera lassa e quindi formanti creste con spazi molto larghi, incompletamente cerebriformi (fino a formazioni di tipo coralloide) oppure in aggregati molto spessi. Episporio a formare punte che appaiono come scaglie con forma poligonale (occasionalmente episporio con punte che formano creste cerebriformi oppure piccoli aggregati). 1 Dati degli Autori (A. J. Inman, K. J. D.Hughes and R. J. Bowyer, Central Science Laboratory, York (GB) - 2004 OEPP/EPPO, Bulletin OEPP/EPPO Bulletin 34, 219 –227) 2 3 † * ‡ Based on: Castlebury & Carris (1999); Cunfer & Castlebury (1999); Milbrath et al. (1998); Castlebury (1998). Riportata da alcuni autori come T. barclayana: Castlebury & Carris (1999); CMI Description no. 75 (1965); Durán (1987); Durán & Fischer (1961). Altri Autori l’hanno indicata come T. horrida: Agarwal et al. (1990); Khanna & Payak (1968); Castlebury (1998). Castlebury & Carris (1999) hanno riportato una dimensioni delle spore più grandi (misura riportata tra parentesi) per teliospore che venivano riscaldate in “overnight” a 45°C immerse nella soluzione di Shear; Anche in Castlebury (1998) sono state riportate dimensioni delle spore molto più grandi.. Dati ottenuti dagli Autori Milbrath et al. (1998) ottenuti da teliospore osservate in sospensione acquosa e rinvenute su Lolium (due isolati dall’Oregon, USA). Dati degli Autori (A. J. Inman, K. J. D.Hughes and R. J. Bowyer, Central Science Laboratory, York (GB) - 2004 OEPP/EPPO, Bulletin OEPP/EPPO Bulletin 34, 219 –227) ottenuti dall’osservazione in acqua di teliospore originate da semi del genere Oryza (California, USA; Arkansas, USA); sebbene non sia riportato in letteratura, alcune teliospore potrebbero avere porzioni dell’episporio sollevato a formare creste ma anche, contemporaneamente, formazioni appuntite individualmente separate. Letteratura citata: Agarwal R, Joshi LM & Singh DV (1990) Morphological differences between teliospores of Neovossia indica and N. horrida. Indian Phytopathology 43, 439–442. 17 Castlebury LA (1998) Morphological characterisation of Tilletia indica and similar fungi. In: Bunts and Smuts of Wheat: an InternationalSymposium (Ed. Malik VS & Mathur DE), pp. 97–105. NAPPO, Ottawa (CA). Castlebury LA & Carris LM (1999) Tilletia walkeri, a new species on Lolium multiflorum and L. perenne. Mycologia 91, 121–131. CMI (1965) Description of Pathogenic Fungi and Bacteria, no. 75. Tilletia barclayana. CAB International, Wallingford (GB). Cunfer BM & Castlebury LA (1999) Tilletia walkeri on annual ryegrass in wheat fields in the southeastern United States. Plant Disease 83, 685–689. Durán R (1987) Ustilaginales of Mexico: Taxonomy, Symptomatology, Spore Germination and Basidial Cytology. Washington. State University, Seattle (US). Durán R & Fischer GW (1961) The Genus Tilletia. Washington. State University, Seattle (US). Khanna A & Payak MM (1968) Teliospore morphology of some smut fungi. II. Light microscopy. Mycologia 60, 655– 662. Milbrath GM, Pakdel R & Hilburn D (1998) Karnal bunt spores in ryegrass (Lolium spp.). In: Bunts and Smuts of Wheat: an International Symposium (Ed. Malik, VS & Mathur, DE), pp. 113–116. NAPPO, Ottawa (CA). 18 FOTO TELIOSPORE Immagini di spore di T. indica individuate in un campione di grano importato dal Messico. 19 Teliospore di T. walkerii 20 Teliospore di T.barclayana 21 Teliospore di T. indica 22 SAGGI MOLECOLARI su singola spora REAL-TIME PCR CON SONDE SPECIESPECIFICHE in reazione multiplex REAL TIME PCR CON PRIMER SPECIESPECIFICI in reazioni separate 23 METODO 1 Target rDna Sonde di Tan et al. 2010 Cap. 1 METODO 2 Target mtDna Sonda di Frederick et al.. 2000 Cap. 2 ALLESTIMENTO DI STRUTTURE A “SANDWICH” CON VETRINI COPRIOGGETTI TAGLIATI Cap. 1.1 ALLESTIMENTO PROVETTA DA 0,2 l PER PCR Cap. 1.2 PCR DI ARRICCHIMENTO “TARGET” - rDNA Cap. 1.2 PCR DI ARRICCHIMENTO “TARGET” mtDNA Cap.2.1 DIAGNOSI MOLECOLARE DIAGNOSI MOLECOLARE (“Dual labelled Probe Real Time PCR” con sonde specie-specifiche) Cap. 1.3 “Dual Labeled Probe Real Time PCR con primers specie-specifici) Cap. 2.2 Diagramma di flusso delle fasi da seguire per ciascun metodo per l’identificazione specifica di Tilletia indica e T. walkeri con 2 diverse metodiche di diagnosi molecolare in RealTime PCR (TaqMan), dove i campioni da analizzare sono rappresentati da singole teliosporespore. 24 METODO 1 1. - IDENTIFICAZIONE MOLECOLARE MEDIANTE REAL-TIME PCR CON SONDE SPECIE-SPECIFICHE (Tan et al., 2010 con alcune modifiche) La metodica consiste nel rilascio del DNA di una sola teliospora attraverso lo schiacciamento tra due pezzettini di vetro (“sandwich”), quindi da un arricchimento del DNA mediante una PCR con primer Tilletia specifici, e una multiplex Real-Time PCR per l’identificazione della specie. Il metodo originariamente è stato messo a punto per il riconoscimento di 5 specie di Tilletia in una sola analisi, ma nel nostro caso il metodo verrà applicato per il riconoscimento di due specie: la specie target T. indica, e la specie no target T. walkerii, specie che più facilmente può essere confusa con T. indica nel riconoscimento morfologico. Pertanto in un unico tubo di reazione saranno presenti le due sonde Taqman, specie-specifiche, disegnate sul DNA ribosomale, e una coppia di primer non specie-specifiche. 1.1 Preparazione del “sandwich” 1) Prendere un vetrino coprioggetto da microscopia per preparare i pezzettini di vetro con i quali verranno schiacciate le teliospore a “sandwich”. Romperlo con una punta e selezionare i frammenti con dimensioni adeguate (1-3 x 1-3 mm). Può essere utile eseguire la scelta allo stereo microscopio utilizzando come sfondo carta millimetrata che farà da riferimento per il vaglio. 2) Preparare le soluzioni riportate nell’Allegato al Metodo 1. 3) Prelevare le spore e deporle singolarmente su un frammento di vetrino di 1-3 mm. Questa fase può avvenire in qualsiasi modo si voglia operare, tenendo conto che è una fase molto delicata poichè si può perdere o distruggere la spora con facilità. Qui viene descritto un metodo: si consiglia di far scorrere il coprioggetto del vetrino lateralmente, osservando il tutto sotto uno stereoscopio, fino a liberare la spora dal coprioggetto. Assicurarsi che ci sia sufficente liquido tra vetrino e coprioggetto, altrimenti aggiungere acqua sterile con una pipetta. Prelevare la spora con un talloncino di carta da filtro tenuta con una pinzetta, previamente imbevuta in etanolo 95% e flambata al bunsen, e trasferirla sul frammento di vetrino di 1÷3 mm scelto. Una piccola goccia di acqua sterile posta sul frammento può aiutare il trasferimento della spora dalla carta al vetrino (questa è la fase più delicata dove si rischia di perdere il campione pertanto bisogna porre molta attenzione nell’esecuzione). Lasciare asciugare il frammento di vetro con la spora, coprire quindi con un altro frammento di vetro di dimensioni paragonabili al primo (fig. 1) e schiacciare facendo 25 pressione con l’ago, controllando nel contempo la rottura del materiale in piccoli pezzi (fig. 2). A questo punto, facendo attenzione a non far slittare i due vetri sovrapposti, trasferire il “sandwich” nel fondo di una provetta 0,2 ml da PCR. In alternativa al talloncino si può utilizzate un pezzettino di agar-acqua (tenuto da una ansetta precedentemente sterilizzata) che, una volta catturata la spora, può essere direttamente poggiato nel frammento di vetrino. Fig. 1 - “Sandwich” già assemblato con la spora al centro (sullo sfondo è visibile della carta millimetrata). Fig.2 - Rottura della spora dopo aver fatto pressione sul vetrino con un ago da dissezione Fig. 3 - Rottura del “sandwich” prima dell’incubazione in termociclatore 26 1.2 - Amplificazione di arricchimento Aggiungere 19 μl della miscela di reazione per l’arricchimento via PCR (allegato al Metodo 1) con un puntale senza filtro in cui viene rimossa la parte terminale (circa 3 millimetri). Rompere completamente il vetro all’interno della provetta con il puntale utilizzato per dispensare la miscela sopradescritta mediante rotazioni e schiacciamento (fig. 3), verificando che non rimanga materiale e liquido alla fine dell’operazione all’interno del puntale. Sigillare le provette e incubarle in un termociclatore per eseguire la seguente attivazione/amplificazione: 95°C 3 min 63°C 1 min 72°C 1 min 94°C 20 sec TD 63-59°C 30 sec 72°C 30 sec 72°C 10 min 4°C 1min 20 cicli (iniziare il “touch down” (“TD”) dal 2° ciclo diminuendo 1°C per ciclo) Per controllare l’amplificazione del DNA e verificare l’inesistenza di contaminazioni, inserire nella prova anche i) due campioni positivi, uno con DNA di T. indica e uno con DNA di T. walkerii, aggiungendo a 19 μl della miscela di reazione 1 μl del DNA standard inviato (STI e STW), preventivamente diluito 10 volte, e ii) un controllo negativo rappresentato da 20 μl di miscela di reazione senza DNA. Alla fine, se si ritiene utile, si possono correre i prodotti ottenuti da PCR (5 μl) su gel di agarosio-TBE al 2 %, insieme al DNA standard diluito e non arricchito. La fig. 4 rappresenta un esempio di corsa elettroforetica degli amplificati di arricchimento. I controlli positivi arricchiti saranno ben visibili, mentre il controllo negativo e i nostri campioni (spore) non saranno visibili. 27 Figure 4 - Gel elettroforetico per la verifica di avvenuto arricchimento del Dna di T. indica e T. walkeri: 1, 7, e 14 = 1 KB Dna Ladder (Invitrogen); 6, 8, 9, 10, 11 e 12 = prodotti di amplificazione dei campioni positivi (270 bps) di T. indica (6, 8 e 12) e T. walkeri (9, 10 e 13), ciascuno replicato tre volte; 2, 3, 4, e 5 campioni arricchiti ottenuti da spore, non visibili nel gel di agarosio (che potranno risultare positivi nell’analisi in Real-Time PCR). 1 2 3 4 5 6 7 28 8 9 10 11 12 13 14 1.3 – Real-Time PCR con sonde a doppia marcatura (“dual labelled probes”) Iniziare l’analisi in Real Time avendo cura di fissare i seguenti parametri: - Detector per 6-FAM, (canale verde 518 nm); Detector per JOE, (canale giallo 554 nm); Quencher per BHQ-1 (Black Hole Quencher-1; 534 nm) Volume del campione a 20 l Nessun riferimento passivo Curva standard fra 10 e 0,31 ng entrambe le specie Definire i/il campione/i NTC (“No Template Control”) - Definire i termocicli secondo la seguente procedura: attivazione amplificazione 95°C, 10’ per 1 ciclo 94°C, 15 sec; 65°C, 1’per 35 cicli, con “touch down” a 60°C (iniziando dal 2° ciclo diminuendo 1°C per ciclo) raffreddamento 50°C, 1’ per 1 ciclo Utilizzare 1 l del DNA arricchito, ottenuto come descritto nel capitolo 1.2, per inizializzare la miscela di reazione di 19 l per la Real Time, preparata come nella tabella seguente. MISCELA DI REAZIONE per RT- PCR (19 l di miscela di reazione + 1 l di campione arricchito) - metodo 1 COMPONENTI STOCK l Tampone di amplificazione (bioline) MgCl2 (bioline) dNTPs Immolase Dna Polymerase (bioline) Acqua priva di Rnase TOTALE 10X 50mM 10mM 5U/microlitro MISCELA PRIMER E SONDA 10X COMPONENTI* KB-DL-For1 KB-DL-Rev1 Sonda per T. indica, FAM-BHQ1 Sonda per T. walkeri, Joe-BHQ1 Acqua priva di Rnase TOTALE STOCK 100microM 100microM 100microM 100microM 2 2 0,4 0,2 0,4 5 l 0,08 0,18 0,04 0,04 1,66 2 ACQUA GRADO PCR 12 VOLUME TOTALE DI REAZIONE 19 * Primers e sonde sono state prodotte secondo quanto descritto in Mui-Keng Tan et al. 2009. 29 Predisporre almeno 4 diluzioni per ottenere una curva standard di Dna delle due specie di Tilletia: per esempio, per avere n. 6 diluizioni da 10 a 0,31 ng/l, dopo avere determinato quantitativamente per via spettrofotometrica o fluorimetrica il contenuto dei campioni di riferimento inviati, predisporre prima la soluzione con concentrazione 10 ng/l, quindi diluire la soluzione di volta in volta in rapporto 1 a 1 (v/v). A fine ciclo, salvare i risultati (grafico e tabelle dei valori ct) ed analizzare i dati comparando i campioni con i ct delle curve standard. Porre la linea “threshold” al di sopra delle curve della specie non “target”. Il campione è positivo quando la pendenza è paragonabile a quella degli standard di riferimento e cade all’interno dei valori di ct degli standard. Comunque, dal momento che è stato effettuato un “pre-step” di arricchimento del Dna, non sarà possibile individuare una relazione tra concetrazione di Dna e numero di spore. Si acclude qui di seguito un grafico di esempio ottenuto con Dna standard di T. indica (1) e di T. walkeri (2) tra 10 e 0,31 ng/l. Fig. 5 – Variazione di fluorescenza in funzione dei cicli di amplificazione ottenuti con il metodo 1 (Tan et al., 2010) con contenuti di Dna tra 10 e 0,31ng. Referenza Tan MK, Ghalayini A, Sharma I, Yi JP, Shivas R, Priest M, Wright D (2009) A one-tube fluorescent assay for the quarantine detection and identification of Tilletia indica and other grass bunts in wheat. Australasian Plant Pathology. 38(2):101-109. 30 Allegato al Metodo 1 – Soluzioni per l’amplificazione di arricchimento metodo 1 (cap. 1.2) Soluzione Madre per PCR 5X( per 50 reazioni) Componenti Stock μl Tampone di Amplificazione (Tampone 10X 100 L)* MgCl2 (Invitrogen) 50mM 30 dNTPs 10mM 20 BioTaq DNA Polymerase (Invitrogen) 5U/μl 10 Acqua Grado PCR 40 200 TOTALE * Tampone L: [50mM Tris (pH 9), 20mM NaCl, 1% Triton X-100, 0.1% gelatine] Miscela di Primer 10X (per 50 reazioni) Componenti MK56 primer Tilletia-R primer Acqua Grado PCR TOTALE Stock 100 mM 100 mM μl 5 5 90 100 Preparazione della miscela di reazione (per 1 reazione) Componenti Miscela di reazione Soluzione Madre 5X PCR Miscela dei primer 10X Acqua Grado PCR TOTALE μl 4 2 13 19 31 METODO 2 2. IDENTIFICAZIONE MOLECOLARE MEDIANTE “REAL TIME” PCR CON PRIMER SPECIE-SPECIFICI (Frederick et al. 2000, con alcune modifiche) Differenze con il metodo precedente: - non c’è schiacciamento della spora; - non è una analisi multiplex (più specie in un tubo); - l’analisi è specifica per individuare la sola specie “target”, T. indica, o la sola specie no-target T. walkeri; - la specificità è data dai primers: (Tin3/Tin4) in PCR e (Tin3/Tin10) i RT-PCR per T. indica; (Tin11/Tin4) in PCR e (Tin11/Tin10) in RT-PCR per T. walkerii. La metodica consiste nell’arricchire il DNA di una teliospora con i primers specifici disegnati sul DNA mitocondriale, e successivamente nell’identificare in Real-Time PCR la specie target o no target (con reazioni separate), facendo uso di primer specifici che amplificano in entrambi i casi un amplicone di 212 bp, più piccolo e interno al prodotto di amplificazione della PCR di arricchimento. In questo caso la sonda (5’-FAM-labeled) che viene utilizzata è di tipo non specifico. 2.1 Amplificazione di arricchimento 1) Preparare la miscela di reazione (di seguito riportata nella tabella) per la PCR di arricchimento per T. indica o per T. walkerii a secondo del campione da analizzare; “miscela di reazione” per l’amplificazione di arricchimento metodo 2 (per 1 reazione) COMPONENT Tampone di amplificazione (bioline) STOCK 10X MgCl2 (bioline) 50mM dNTPs 10mM Immolase Dna Polymerase (bioline) 5U/microlitro * Primers Tin3 per T. indica 100microM Primers Tin4 per T. indica 100microM Acqua Grado PCR TOTALE VOLUME l * per T. walkerii (Tin11/Tin4) 32 l 2 2 0,4 0,2 0,52 0,52 13,36 19 2) Prelevare la spora come descritto nel metodo precedente (cap.1.1 punto 3), e depositarla direttamnete nel tubo da 0,2 ml da PCR (non si effettua lo schiacciamento della spora tra due frammenti di vetrino). 3) Aggiungere 19 l di miscela di reazione per l’arricchimento del Dna mitocondriale. Sigillare le provette e incubarle in un termociclatore per eseguire la seguente attivazione/amplificazione: 95°C 63°C 72°C 10 min 1 min 1 min 94°C 20 sec TD 63-59°C 30 sec 72°C 30 sec 72°C 4°C 20 cicli (iniziare il “touch down” (“TD”) al 2° ciclo diminuendo 1°C per ciclo) 10 min 1min 2.2 “Real Time” PCR con sonda aspecifica e primers specifici L’analisi qui descritta è un adattamento dell’analisi in Real-Time PCR su DNA estratto da micelio descritta da Frederick et al. (2000), applicata in questo test al DNA arricchito di una spora singola. Come per l’arricchimento, anche l’analisi in Real-Time si effettua preparando due miscele diverse a secondo del fungo da identificare, una con i primers per T. indica (Tin3/Tin10) e l’altra con i primer per T. walkeri (Tin11/Tin10). Preparare la seguente miscela di reazione: MISCELA MADRE: per 19 l di reazione COMPONENTI Tampone di amplificazioner (bioline) MgCl2 (bioline) dNTPs Immolase Dna Polymerase (bioline) STOCK 10X 50mM 10mM 5U/microlitro Acqua Grado PCR TOTAL vol. microlitri 2 2 0,4 0,2 0,4 5 Soluzione Primer e Sonda 10X COMPONENTI Primer Tin 3 per T. indica* Primer Tin10 per T. indica Sonda aspecifica FAM 5’,TAMRA 3’ STOCK 100microM 100microM 100microM 33 vol. microlitri 0,13 0,13 0,08 Acqua Grado PCR 1,66 2 TOTALE Acqua Grado PCR 12 VOLUME TOTALE DI REAZIONE 19 * T. walkeri (Tin11/Tin10). Aggiunge 1 l di Dna arricchito per ottenere una miscela di reazione con volume finale pari a 20 l. Utilizzare differenti quantità di Dna standard di entrambe le specie al fine di ottenere una curva -Time PCR ad un canale, fissare i seguenti parametri: - Detector per 6-FAM (6-carboxy-fluorescein), channel green 518 nm Quencher per TAMRA (6-carboxy-tetramethyl-rhodamine) Volume del campione a 20 l Referenza passiva, nessuna Curva standard fra 10 and 0,31 ng per entrambe le specie Fissare almeno un campione NTC (“No Template Control”) - Fissare il termociclatore con i seguenti cicli termici “pre-step” 50°C, 2’ per 1 ciclo attivazione 95°C, 10’ per 1 ciclo amplification 95°C, 15 sec; 60°C 1’ per 34 cicli raffredamento 50°C, 1’ per 1 ciclo A fine reazione, salvare i risultati (grafico e tabelle dei valori ct) ed analizzare i dati comparando i campioni con i dati della curva standard. Porre la linea “threshold” al disopra delle curve della specie non “target”. Il campione è positivo quando la pendenza è paragonabile a quella degli standard di riferimento e cade all’interno dei valori di ct degli standard. Referenza Frederick, R. D., Snyder, K. E., Tooley, P. W., Berthier-Schaad, Y., Peterson, G. L., Bonde, M. R., Schaad. N. W., and Knorr, D. A. 2000. Identification and differentiation of Tilletia indica and T. walkeri using the polymerase chain reaction. Phytopathology 90:951-960. Raccomandazioni generali Si raccomanda di lavorare con ESTREMA attenzione e di avvalersi SEMPRE di controlli negativi sicuri per verificare la validità di ogni evento di amplificazione,al fine di evitare 34 eventuali falsi positivi dovuti a contaminazioni nel laboratorio (reagenti contaminati, estratti contaminati, blocco del termociclatore contaminato, micropipette contaminate, etc.). Al fine di evitare contaminazioni si raccomanda di: - organizzare il laboratorio di diagnosi molecolare, se possibile, con ambienti separati (laboratorio per estrazione, laboratorio per amplificazione e laboratorio per elettroforesi). Se ciò non è possibile utilizzare assolutamente bancali separati per le tre fasi e set di micropipette dedicate a ciascuna fase. Fare molta attenzione al bancale di elettroforesi, dove si maneggiano amplificati; - è consigliabile aliquotare tutti i reagenti ed al primo sospetto di contaminazione, eliminarli tutti e ripartire da aliquote nuove (in caso di contaminazione è molto difficile risalire al reagente o campione contaminato); - usare solo acqua sterile RNAsi-free (se preparata in laboratorio è meglio utilizzare acqua DEPC); - cambiare i guanti frequentemente durante le operazioni di preparazione della miscela di reazione e di caricamento dei target (estratti TRNA); - aprire tutte le provette con gli appositi ‘apri-provette’ e non farlo con le mani; - usare solo puntali sterili con filtro; - al momento di caricamento del blocco del termociclatore accertarsi che le provette siano ben chiuse; se al termine di una PCR si ritrovano provette aperte all’interno del termociclatore (dovute ad una chiusura non ermetica del coperchio o a provette fallate) trattare il blocco con soluzioni di DNasi reperibili in commercio. controllare sempre la etichetta dei reagenti, in particolare quella degli enzimi, prima di effettuare le opportune diluizioni (le Unità di enzima possono variare in funzione del lotto utilizzato). mantenere in ghiaccio le provette contenenti la miscela di reazione, durante la preparazione della RT-PCR. fare attenzione a caricare in modo uniforme le provette nel blocco del termociclatore, la chiusura non ermetica del coperchio può produrre temperature disomogenee con conseguenti reazioni di amplificazione parziali o non confrontabili tra i campioni. rispettare scrupolosamente le condizioni di conservazione di tutti i reagenti. In particolare mantenere sempre in ghiaccio gli enzimi quando vengono utilizzati nella preparazione della miscela di reazione. 35 Allegato 1 Prove di validazione Per la validazione dei protocolli diagnostici sono stati calcolati i seguenti parametri (ISO 16140:2003(E) ) utilizzando campioni di riferimento. Sensibilità analitica: la più piccola quantità di “target” che può essere rilevata. Sensibilità diagnostica: capacità del protocollo di rilevare la presenza del patogeno nei campioni sicuramente infetti; Specificità analitica/diagnostica: capacità del protocollo di NON rilevare la presenza del patogeno nei campioni non infetti dal patogeno in esame/rispetto ad un metodo standard. Accuratezza relativa: il valore risultante dal calcolo della Sensibilità diagnostica e Specificità diagnostica; della Accordanza (Ripetibilità): corrispondenza dei risultati ottenuti utilizzando lo stesso protocollo con gli stessi campioni di riferimento e nelle stesse condizioni di lavoro (strumentazioni, operatore, laboratorio), ripetendo la metodica a brevi intervalli di tempo; Concordanza (Riproducibilità): corrispondenza dei risultati ottenuti utilizzando lo stesso protocollo con gli stessi campioni di riferimento in diversi laboratori. Tutte le prove di validazione sono state effettuate utilizzando teliospore da isolati fungini di riferimento ‘target’ e ‘non target’. Campioni di riferimento ‘target’: un isolato di T. indica ottenuto da grano messicano importato. Campioni di riferimento ‘non target’: un isolato di T. walkerii inviato dal Fera, York. T. walkerii rappresenta la specie con cui più facilmente si può confondere, pur essendo ospite del loietto, e non del grano, ma che si può comunque ritrovare nel grano di importazione perché presente come infestante. Validazione delle metodologie diagnostiche Per la validazione mediante Ring test dei due metodi diagnostici molecolari, sono stati forniti ai laboratori partecipanti campioni in modalità blind (cieca) come riportato in tabella 2. Criteri per il calcolo dei dati di validazione Positivi ottenuti/positivi attesi (falsi positivi) PD PA Positivi ottenuti/positivi attesi (veri positivi) Negativi ottenuti/positivi attesi (falsi negativi) ND NA Negativi ottenuti/negativi attesi (veri negativi) Sensibilità diagnostica (%): Specificità diagnostica (% ): Accuratezza relativa (%) PA/(PA+ND) NA/(NA+PD) PA+NA/(PA+NA+PD+ND) 36 Tabella 2 – Campioni inviati per il ring test: 46 campioni per il Metodo 1 in multiplex; 31+20 campioni per il Metodo 2, rispettivamente con il primer specifico per T. indica e con il primer specifico per T. walkerii. I=spora di T. indica; W=spora di T. walkerii; c-= controllo negativo. N. Metodo 1 Metodo 2 T.indica T.walkerii 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 I I I I I I I I I I I I I I I W W W W W W W W W W cccccI I I I I W W W W W W W W W W 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1W 1W 1W 1W 1W (1W) (1W) (1W) (1W) (1W) 1I+1W 1I+1W 1I+1W 1I+1W 1I+1W ccccc- 37 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1I 1W 1W 1W 1W 1W 1W 1W 1W 1W cc- Metodo 1: REAL-TIME PCR CON SONDE SPECIE-SPECIFICHE 1. Valori di validazione I valori per la validazione sono stati ottenuti utilizzando il seguente materiale: MK56 primer Tilletia-R primer Immolase Dna Polymerase (bioline) 1 KB Dna Ladder (Invitrogen) gel di agarosio-TBE al 2 % Acqua Grado PCR BIOTAQ buffer KB-DL-For1 KB-DL-Rev1 Sonda per T. indica, FAM-BHQ1 Sonda per T. walkeri, Joe-BHQ1 Sonda aspecifica FAM 5’,TAMRA 3’ Parametri Valori 59 100 66 1 spora* Sensibilità diagnostica Specificità diagnostica Accuratezza relativa Sensibilità analitica(1) Accordanza (Ripetibilità) (3) Concordanza (Riproducibilità) (4) *E’ una sensibilità potenziale. La pubblicazione originale, per valutare la sensibilità analitica, riporta il segueste test: 4 esperimenti con 10 ripetizioni ciascuna con una singola spora: positivi rispettivamente 5, 6, 4, 7 con un Ct compreso tra 27 e 36. I risultati ottenuti nel laboratorio del CRA-PAV confermano tale sensibilità. In termini di DNA, la sensibilità del metodo è di 0,001 ng. Punti critici del protocollo e valutazione dei risultati La manipolazione delle spore è stato il punto critico nell’esecuzione del ring test. Anche in una situazione reale il reperimento della spora e la successiva manipolazione fino alla provetta di amplificazione può costituire la parte più elaboriosa, abbassando la percentuale di successo del protocollo, pur avendo un accettabile grado di sensibilità e specificità analitica. É stato suggerito dai laboratori partecipanti l’applicazione del metodo direttamente al pellet derivante dal “washing test”. 38 Metodo 2: “REAL TIME” PCR CON PRIMER SPECIE-SPECIFICI 2. Valori di validazione Tampone di amplificazione (bioline) MgCl2 (bioline) dNTPs Immolase Dna Polymerase (bioline) Primers Tin3/Tin4/ Tin10/Tin11 Sonda aspecifica FAM 5’,TAMRA 3’ TPersonal Thermocycler BIOMETRA CFX 96 Real-Time PCR Detection System (Biorad, Hercules, USA) Parametri Valori % 75 100 Sensibilità diagnostica Specificità diagnostica Accuratezza relativa Sensibilità analitica(1) Accordanza (Ripetibilità) 1 spora* (3) Concordanza (Riproducibilità) (4) *E’ una sensibilità potenziale. Dalle prove effettuate nei laboratori del CRA-PAV, il risultato positivo da una singola spora è stato ottenuto due volte su tre con Ct compreso tra 20-e 30. In termini di DNA, la sensibilità del metodo è risultato di 156-78pg (per entrambe le specie di Tilletia testate. Punti critici del protocollo e valutazione dei risultati Per quanto riguarda i punti critici vale quanto detto per il Metodo 1 riguardo alla manipolazione delle spore. Rispetto al metodo 1, il metodo 2 è risultato meno sensibile in termini di quantità di DNA rilevabile, ma meno variabile producendo meno falsi negativi. 39 INDICE Descrizione della malattia pag. 3 Diagnosi 5 Normativa fitosanitaria 6 Metodologie diagnostiche 7 Premessa 8 Diagramma di flusso 9 Metodo di campionamento 11 Saggio morfologico 13 Saggi molecolari su singola spora 23 Metodo 1 - REAL-TIME PCR CON SONDE SPECIE-SPECIFICHE 25 Metodo 2 - REAL-TIME PCR CON PRIMER SPECIE-SPECIFICI 31 Prove di validazione 36