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Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
Introduzione
Premessa fondamentale
Nessun corso, nessuna spiegazione, nessuna introduzione potrà mai sostituire il contatto diretto
di ciascuno di voi con il testo.
Non c’è cosa più importante che dobbiate fare in questo corso sul profetismo che non sia…
leggere i profeti. Per questa parte del ns corso (che durerà poco più di un mese) la prima lettura
sono i rispettivi libri di Ger e di Ez.
Nota su questi appunti
Essi sono frutto della raccolta e riorganizzazione di diversi materiali:
- dispense di p. Conroy
- dispense di p. Bovati
- alcune osservazioni mie
Introduzione al libro di Geremia
Da leggere:
BACKHAUS, F.-J. - MEYER, I., «Il libro di Geremia», in Introduzione all'Antico Testamento (ed. E.
ZENGER) (Brescia 2005) 684-722. [originale tedesco del 2004]
RÖMER, T., «Geremia», in Guida di lettura all'Antico Testamento (ed. T. RÖMER - J.-D. MACCHI C. NIHAN) (Bologna 2007) 315-326. [originale francese del 2004]
Lettura obbligatoria dei seguenti capitoli:
Ger 1– 6; 7; le «confessioni» (Ger 11,18 – 12,6; 15,10-21; 17,14-18; 18,18-23;
20,7-18); 13; 16 – 20; 26 – 29; 30-31; 36; 52.
In questa lezione introduttiva vorrei presentare il libro dal punto di vista letterario e storico,
cercando di offrirne alcune chiavi di lettura perché ognuno possa leggerlo e gustarlo personalmente.
Nelle lezioni successive leggeremo invece alcuni testi caratteristici con particolare attenzione a
questioni di carattere tematico e teologico.
1. Caratteristiche del libro
Due caratteristiche del libro di Geremia emergono subito se facciamo un confronto con il libro di
Isaia.
(1) Ger, a differenza di Is, è molto più focalizzato su un avvenimento: la caduta di
Gerusalemme nel 587/86 e ciò che ha condotto a tale tragedia. Tutto il libro ruota chiaramente
attorno a questo fatto centrale per la storia di Israele. Si notino, in particolare, i riferimenti alla
caduta all’inizio (yviymix]h; vd<xoB; ~ØIl;vW' ry> tAlG>-d[;, «fino alla deportazione di Gerusalemme nel
quinto mese», Ger 1,3) e alla fine del libro (tutto il cap. 52 è il racconto della deportazione e
dell’esilio). Tutto il libro è racchiuso all’interno di questo tema centrale. Anche per questo, la lettura
di Ger chiede dal lettore una buona familiarità con il periodo storico in questione per poter
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Introduzione
approfondire la comprensione di molti testi nel libro. Dovremo cercare di familiarizzare, quindi, con
i vari personaggi storici di cui il testo ci parla.
(2) Il personaggio profetico (Geremia) è molto più centrale nel libro di quanto lo sia Isaia nel
suo libro. Mentre il nome "Isaia" si trova 16x in tutto il libro di Is (e dieci di queste ricorrenze si
trovano nei capitoli narrativi Is 36-39), il nome "Geremia" ricorre ben 131 volte ed è distribuito in
tutto il libro. Al di là di una questione puramente quantitativa, Geremia si presenta al lettore, nel
testo, come un individuo complesso, il cui cammino in qualche modo rispecchia quello del suo
popolo.
Detto in altri termini…
→ Rapporto parole e storia (Bovati)
Una delle caratteristiche peculiari del libro «è l’esplicita articolazione tra le «parole» del profeta (i suoi
detti e i suoi discorsi) e la sua «vita» (la sua vicenda personale). La vita del profeta quale atto di
comunicazione profetica, emerge già da alcuni discorsi fondatori, come quello della sua vocazione (cap
1), o quello che riporta il discorso inaugurale nel Tempio di Gerusalemme (cap 7), o in alcuni episodi
dal carattere simbolico (come l’acquisto della cintura: cap 13; la chiamata al celibato e alla cessazione dei
rapporti celebrativi con la gente: cap. 16; la visita al vasaio: cap. 18; ecc.). Qualcosa di analogo si può
trovare però anche in altri libri profetici, soprattutto in Os, Is e in Ez.
Sono invece del tutto originali (esclusivi del libro di Ger) due fatti letterari di grande importanza:
a) le confessioni
b) il racconto continuato della vicenda di Ger
a) le confessioni
Vengono così chiamati, con terminologia impropria, alcuni brani (Ger 11,18 – 12,6; 15,10-21; 17,1418; 18,18-23; 20,7-18), appartenenti alla prima sezione del libro (Ger 1 - 25), nei quali viene tematizzata
la reazione del profeta al suo mandato: Ger assume il tono (e il genere letterario) della «lamentazione»,
esprimendo la sua difficoltà di fronte all’atteggiamento negativo e persecutorio dei suoi uditori, e
manifestando dubbi e perplessità sulla conduzione divina degli eventi. Anche se questa modalità
letteraria non è unica nella letteratura profetica (cf. ad es. Abacuc 1,2-4), è specifica tuttavia l’alternanza,
in Ger, tra le parole profetiche indirizzate ad altri, e quelle rivolte a se stesso o a Dio, e dalle quali
traspare l’universo interiore del profeta (per questo sono dette «confessioni»).
Certo, l’evidente ricorso al linguaggio convenzionale della lamentazione individuale ci fa dire che
molte espressioni vanno lette alla luce del genere letterario, e non devono essere necessariamente
interpretate come la cronaca precisa di sentimenti ed emozioni individuali. Resta comunque il fatto
significativo che il vissuto spirituale del profeta viene presentato come «profezia», come «parole di
Geremia» nelle quali si dice la «parola di Dio» (1,1-2).
b) Il racconto continuato delle vicende di Geremia
Il libro, a partire dal cap. 26 fino al cap. 45 (la seconda sezione), ha un andamento prevalentemente
narrativo, e parla di Ger alla terza persona (come se l’autore fosse diverso dal profeta). Anche se il
racconto non segue sempre la linea cronologica, è possibile vedervi il resoconto degli avvenimenti più
significativi della vita di Ger, soprattutto durante l’epoca del re Ioiaqim e del re Sedecia, fino alla caduta
di Gerusalemme ed anche oltre (espatrio in Egitto). La rilevanza dell’elemento narrativo nella
presentazione del profeta, potrebbe richiamare la modalità con cui sono presentati i cicli di Elia e di
Eliseo (nel libro dei Re); tuttavia vi è una notevole differenza: in questi ultimi prevale il racconto dei
fatti e le «parole» profetiche sono limitate; in Ger invece la parte narrativa serve prevalentemente di
supporto all’attestazione profetica.
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Introduzione
L’articolazione tra «parole» e «vita» del profeta è di notevole interesse per una più precisa
comprensione della profezia stessa, quella di Ger in particolare. Certo, vi sono – come sempre –
opinioni divergenti riguardo alla attendibilità storica dei tratti biografici presenti nel libro. Carroll, ad
esempio, è il più noto sostenitore della tesi estrema, secondo la quale è impossibile stabilire un
convincente rapporto tra il libro di Ger e il personaggio omonimo vissuto tra la fine del VII sec e
l’inizio del VI a.C. Altri autori invece, come Neher e Holladay, sembrano ritenere attendibile ogni
particolare narrato, quasi avessimo una cronaca precisa di avvenimenti occorsi al profeta e ai suoi
contemporanei. Noi adottiamo, per così dire, una posizione intermedia; stimiamo che in alcuni casi sia
possibile vedere l’artificio letterario e quindi la componente fittizia della storia raccontata; in genere,
tuttavia, la narrazione riproduce, a nostro parere, dei fatti realmente accaduti. In ogni caso,
l’interpretazione del libro non può prescindere dall’articolazione tra il messaggio indirizzato da Ger al
popolo e il vissuto concreto del profeta nella storia stessa s’Israele.
Secondo Ger 1,1-3 – secondo cioè il titolo del libro – Ger iniziò a profetizzare il 13° anno di Giosia
(nel 627) e la sua attività si protrasse fino alla caduta di Gerusalemme nell’anno 11° di Sedecia (587 o
586); abbiamo così un periodo di 40 anni che corrisponde agli ultimi anni del Regno di Giuda. Ora,
questo momento storico, di decisiva importanza nella storia di Israele quale popolo dell’alleanza, va
assunto come parametro significativo per la comprensione delle parole del profeta; e, viceversa, tale
epoca va letta alla luce di ciò che Ger ha detto e vissuto (in particolare alla luce del suo
imprigionamento e della sua liberazione».
Potremmo dire che in nessun altro libro profetico il profeta è così protagonista del suo libro
come in questo caso. Non solo: la vita del profeta acquista una valenza simbolica mai vista prima, la
sua «carne», le sue scelte (non sposarsi), i suoi gesti diventano parte dell’annuncio, del messaggio
che egli è chiamato a rivelare ad Israele. [solo in Ez troviamo qualcosa di simile]
2. Le grandi parti del libro
Senza voler entrare in questioni di strutturazione dettagliata di questo libro (il più lungo, per
numero di parole [21835 parole] di tutti i libri profetici), ci limitiamo a notare le tre grandi divisioni
e l’appendice finale. Ci riferiamo al TM perché, come vedremo, la LXX ha una differente
disposizione del materiale e, soprattutto, è decisamente più breve.
I parte
Capp. 1–25: oracoli e discorsi per lo più di tonalità negativa nei riguardi di Giuda e di
Gerusalemme.
Cap. 1: racconto della chiamata del profeta; ha una funzione programmatica per tutto il libro.
Capp 2-6: oracoli contro Israele e Giuda.
Capp. 7-24: oracoli e atti di Ger; all’interno appunto le «confessioni».
Più precisamente:
Oracoli contro il popolo d’Israele (capp. 1-25)
Questa sezione è piuttosto composita, sia per quanto riguarda il contenuto, sia per quanto riguarda i
generi letterari: domina comunque, in questa prima parte del libro, l’idea dell’intervento punitivo di Dio
nei confronti del suo popolo, causato dal peccato inveterato di Israele.
Suddividiamo la sezione in cinque unità, dissimili quanto a estensione:
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1) cap. 1: questo capitolo va considerato a parte, per ragioni di contenuto. Il racconto della vocazione,
con le due visioni inaugurali, sintetizza gli elementi fondamentali della profezia di Geremia, di cui
costituisce come l’introduzione programmatica.
2) capp. 2-6: unità molto ricca dal punto di vista letterario e teologico. I principali temi di Geremia
sono qui presenti, così da offrire una sorta di sommario di tutta la predicazione del profeta. La divisione
in due parti è abbastanza chiara ed è riconosciuta da diversi studiosi:
a) 2,1–4,4: oracoli indirizzati originariamente al Nord, all’antico Regno di Samaria; invito a
riconoscere il peccato e a ritornare al Signore (forse in collegamento con la riforma di Giosia).
b) 4,5–6,30: oracoli indirizzati a Gerusalemme e Giuda (il Regno del Sud); annuncio dell’invasione
del nemico dal Nord che porterà alla caduta della capitale di Giuda.
3) capp. 7-20: l’inizio di questa unità è contrassegnata dal famoso discorso del tempio (7,1- 8,3),
testo inaugurale del ministero gerosolimitano, tematicamente molto significativo, soprattutto se
collegato (polemicamente) con la riforma di Giosia (centralizzazione del culto a Gerusalemme).
Questa unità letteraria è peraltro varia, con materiale alquanto disparato; ci sono per lo più oracoli di
minaccia, e occasionalmente dei brevi racconti; questi hanno però una connotazione simbolica
(raccontano cioè di gesti simbolici) e sono come l’occasione per un discorso di commento: al cap. 13, la
cintura di lino, simbolo della casa d’Israele e della casa di Giuda che dovevano essere per sempre
attaccate al Signore; al cap. 18, la visita alla bottega del vasaio; e al cap. 19 (fino a 20,6), l’episodio della
brocca di terracotta, spezzata quale simbolo della città distrutta.
È in questa unità letteraria che appaiono le cosiddette Confessioni, nelle quali vediamo apparire i
sentimenti del profeta di fronte al suo ministero e destino.
4) capp. 21-24: breve collezione, dotata di unità tematica, indirizzata contro la casa regale di Giuda
(21,1-23,8) e contro i falsi profeti (23,9-40). Si conclude nel cap. 24 con la visione dei due canestri di fichi, un
testo parabolico che rovescia la valutazione di merito tra i deportati e la gente rimasta a Gerusalemme al
tempo di Sedecia.
5) cap. 25: è l’annuncio del giudizio su Giuda e su tutte le nazioni. Conclusione pessimistica di tutta
la prima sezione; la speranza è solo indirettamente accennata là dove si parla della fine di Babilonia
(25,12.26).
Il cap. 25 fa da cerniera. I vv. 1-14 hanno la funzione di sommario di ciò che precede. La
seconda parte del cap. 25, invece, introduce la tematica delle nazioni straniere, che verrà ripresa nei
capp. 46ss.
II parte
Capp. 26–45: sezione «biografica». Capitoli in prevalenza narrativi, ma ci sono anche testi
poetici.
La «passione» di Geremia e la fine di Gerusalemme (capp. 26-45)
Questa sezione centrale ha una discreta omogeneità letteraria, in quanto essa contiene
sostanzialmente dei racconti concernenti il profeta Geremia, dall’inizio del regno di Ioiaqim (26,1) nel
609, fino agli anni immediatamente susseguenti alla caduta di Gerusalemme (dopo il 587) con Geremia
profugo in Egitto.
Il libretto dei capp. 30–31 risulta così eterogeneo rispetto al contesto immediato.
La suddivisione di questa sezione non è agevole; gli autori hanno opinioni discordi; noi riteniamo
che vi siano reperibili due sotto-sezioni: 26–35 e 36–45.
1) Capp. 26-35: caratteristica di questa sezione è una certa apertura positiva. Eccone il contenuto
sommario:
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Introduzione
– il cap. 26 deve essere considerato a parte, con una chiara funzione iniziale. Narra del processo subito
da Geremia in occasione del suo discorso sul Tempio: esso ha rapporti stretti con il cap. 7 (inizio di una
sotto-sezione), ed è in rapporto anche con il cap. 1, in quanto Geremia, sottoposto a processo, viene
sollecitato a esporre pubblicamente l’origine della sua missione profetica (l’apologia è uno dei luoghi
privilegiati del racconto di vocazione).
– I capp. 27-29 costituiscono una precisa unità tematica, incentrata sul tema della vera e falsa profezia
(proseguimento in un certo senso di quanto era apparso al cap. 26 dove i profeti appaiono tra gli
accusatori).
– I capp. 30–31, assieme a 32-33, raccolgono gli oracoli del conforto e della speranza.
– I capp. 34-35 narrano due episodi opposti; uno di infedeltà al patto (da parte di Sedecia e dei capi) e
un altro di fedeltà (ad opera dei Recabiti). L’intera sezione (26-35) si conclude così positivamente, con
la promessa divina di assistenza a coloro che «abitano nelle tende» (35,18-19): coloro che paiono meno
«insediati» diventeranno i «residenti».
2) Capp. 36-45: questa unità letteraria sembra sottolineare maggiormente il tema del rifiuto della
parola profetica; essa racconta più direttamente la passione di Geremia e la fine di Giuda. Oltre al
profeta, anche lo scriba Baruc è protagonista in questa sezione: all’inizio, come scriba e lettore (cap. 36),
alla fine, quale destinatario dell’oracolo conclusivo (cap. 45).
– Il cap. 36 è un racconto mirabile: Geremia scrive un rotolo, bruciato dal sovrano: è la passione
subita dal corpo «letterario», dal corpo che è lo stesso scritto, passione nella quale si rivela il rifiuto
definitivo di ascoltare e quindi l’ineluttabilità della fine (siamo sotto Ioiaqim).
Ma Geremia scrive un altro rotolo (v. 32) segno dell’indistruttibilità della profezia, che continua per
mezzo dei discepoli (Baruc).
– I capp. 37- 44 narrano le ultime vicende del regno di Giuda, dal tempo di Sedecia (capp. 37-39) fino
alla morte del governatore Godolia e alla fuga in Egitto di alcuni ribelli che vi trascinano pure Geremia;
anche in Egitto, il profeta continua a denunciare la perversione dell’idolatria (capp. 40-44).
– Il cap. 45 è un breve oracolo di salvezza destinato a Baruc (il dono della vita come bottino) in
un’epoca di giudizio universale (richiamo al cap. 25 e alla sezione seguente 46-51).
III parte
Capp. 46-51: oracoli contro nazioni straniere (che riprendono la tematica introdotta da 25,1538), il cui culmine è una lunga e violenta requisitoria contro Babilonia (capp. 50-51).
L’ultima sezione del libro di Geremia è un blocco unitario, il cui contenuto omogeneo è suggerito
dal «titolo» di 46,1: «parola del Signore che fu rivolta al profeta Geremia sulle nazioni (~yIAGh;-l[;)». Questa
sezione si rapporta, da una parte, al programma profetico tracciato nel racconto di vocazione, al cap. 1
(v. 5: «ti ho costituito profeta delle nazioni» [~yIAGl;]»; e v. 10: «ecco, ti prepongo sulle nazioni [~yIAGh;-l[;] e
sui regni»); e dall’altra, rinvia in modo ancora più diretto, al cap. 25, interamente dedicato all’annuncio
del giudizio contro Giuda e contro tutte le genti (cfr. v. 15: «prendi dalla mia mano questa coppa della
mia ira e falla bere a tutte le nazioni [~yIAGh;-lK'] alle quali ti invio»]. Si noti quindi il rapporto esplicito tra
questa IIIa unità letteraria, conclusiva del libro, e l’inizio (cap. 1) e la fine (cap. 25) della Ia sezione.
Risulta significativo che questa tradizione testuale inizi la sezione con l’oracolo contro l’Egitto
(cap. 46), datato nel 4° anno del regno di Ioiaqim, cioè dopo la battaglia diKarchemish, nel 605: il
faraone Necao, che veniva in soccorso del vacillante impero Assiro, venne sconfitto da
Nabucodonosor, re di Babilonia. Tutto ciò appare in polemica contro gli ingannevoli entusiasmi filoegiziani (manifestatisi sotto il re Sedecia: 37,5ss), e in particolare contro la volontà degli ultimi insorti di
rifugiarsi in Egitto (43,5-7); inoltre ciò risulta coerente con il discorso di Geremia che parla di
sottomissione universale al re di Babilonia – (e ciò vale sia per Giuda [25,1-11.18], sia per le varie
nazioni [25,9; 27,2-8: giogo; 51,7]).
Alla fine della sezione tuttavia è collocato il lungo oracolo contro Babilonia (capp. 50-51): il regno
del re Nabucodonosor, scelto dal Signore come suo ministro (yDIb.[;: 25,9; 27,6; 43,10), che era stato lo
Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
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Introduzione
strumento della collera divina (cfr. 50,7.23; 51,20-23) sull’orbe intero, viene esso stesso condannato
(25,12.36). In questa conclusione della sezione, e in un certo senso quindi dell’intero libro di Geremia,
si può scorgere la soddisfazione dell’Israelita per la «rivincita» (50,28-29.33-34; 51,11.24.34-36.49)
contro gli idolatri, i distruttori del tempio, gli arroganti dominatori di tutta la terra ; e si può vedere
anche l’apertura al messaggio positivo che è la fine dell’esilio, il principiare di un tempo senza
oppressione1.
In questo senso gli oracoli contro le nazioni si collegano tematicamente con l’annuncio di
consolazione presente nei capp. 30–31; anche lì la salvezza d’Israele è correlata alla sparizione delle
nazioni che opprimono il popolo dell’alleanza: cfr. 30,8-9.11.16; ecc.
+ Cap. 52: appendice storica, che racconta la caduta di Gerusalemme ai Babilonesi; il testo ha
molte somiglianze con 2 Re 24-25.
3. Il testo del libro (ebraico e greco)
Facciamo un accenno alla questione testuale, perché, per Ger, ha una notevole importanza.
La trasmissione del testo di Ger ci presenta con una situazione assai particolare, in quanto vi
sono differenze davvero impressionanti fra il testo ebraico-massoretico (TM) e il testo greco (LXX).
Tali differenze riguardano sia la quantità che l'ordine del materiale.
3.1
I dati
3.1.1
Quantità
Il testo greco è ca. 14% più breve del TM (infatti 3097 parole del TM non hanno corrispondenza
nel LXX). La maggior brevità del LXX si può osservare in quasi tutti i brani del libro. Ci sono
addirittura intere pericopi del TM che sono semplicemente assenti dal greco (33,14-26; 39,4-13;
51,44b-49a; 52,27b-30).
3.1.2
Ordine
Differenza principale:
il blocco di oracoli contro le nazioni straniere (TM capp. 46-51) si trova nel greco
immediatamente dopo il cap. 25, costituendo, quindi, la seconda parte del libro2 (come LXX capp.
26-31). [Si noterà, di conseguenza, che la numerazione dei capitoli nelle edizioni del TM e del LXX
è diversa dal cap. 25 in poi.] Anche l'ordine interno delle nazioni straniere è diverso nel greco.
3.2
Tentativi di spiegazione
3.2.1
Abbreviazione deliberata da parte del traduttore greco
1
Si notino i riferimenti consolatori rivolti a Israele, intercalati ai vari passi indirizzati contro Babilonia:
50,4-7: ritorno e alleanza eterna; 50,16-20: perdono; 50,33-34: riscatto; 51,19: sorte privilegiata per la «tribù
della sua eredità»; 51,45-50: gli scampati dalla spada tornano a Gerusalemme.
2
Lo stesso accade in Is 1-39 e in Ez.
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Introduzione
Questa spiegazione veniva offerta già in epoca patristica (Origene, Gerolamo, e altri). Si pensava
che il traduttore greco volesse migliorare stilisticamente il testo ebraico, in cui effettivamente ci
sono varie ripetizioni e altri "difetti" letterari.
Parecchi studiosi nel 19º sec. e ancora nella prima metà del 20º sostenevano questa tesi.
3.2.2
Due forme distinte di testo ebraico nell'antichità
Diversi frammenti del testo ebraico di Ger sono stati trovati a Qumran (ma nessun manoscritto
completo come per Is). Alcuni di questi (4QJera [= 4Q70] e 4QJerc [= 4Q72]) presentano un tipo di
testo molto simile al TM (secoli dopo Qumran), ma ce ne sono altri che esibiscono un tipo di
testo ebraico che rassomiglia al testo più breve che si conosceva dal greco. Si tratta dei frammenti
4QJerb.d.e[= 4Q71, 72a, 72b].
Molti specialisti odierni ritengono che due diverse forme del testo ebraico di Ger dovevano
essere in uso nel II e nel I sec. a.C. (data dei frammenti secondo criteri paleografici) – una forma più
lunga (che poi apparirà nel TM) e una forma più breve (servita come base ["Vorlage"] per la
traduzione greca).
Il greco dunque non è il prodotto di una revisione stilistica, ma si tratta di una versione piuttosto
fedele di un altro tipo di testo ebraico. Se poi si applica uno dei criteri classici della critica testuale
"lectio brevior potior" (la variante più breve ha più probabilità di essere quella più antica), allora si
può comprendere la grandissima importanza del testo greco nello studio del libro di Geremia.
Bisogna aggiungere però che una minoranza di specialisti contemporanei (per es. G. Fischer) non è
convinta da tali argomenti e pertanto sostiene che il TM sia preferibile in molti casi o addirittura
quasi sempre. La discussione continua nella ricerca attuale.
4. Diversi tipi di materiali nel libro e la sua storia redazionale
4.1
Tre tipi di materiali
Da diversi decenni è abituale fra gli studiosi di Ger parlare di tre tipi di materiali nel libro; per
alcuni di essi la distinzione ha anche una valenza diacronica, in quanto si tratterebbe di tre fonti del
libro attuale. Convenzionalmente i tre tipi sono indicati con le lettere A, B, e C.
Materiali A: Si tratta di brani per lo più poetici, attributi in genere a Geremia stesso:
- brani narrativi in stile autobiografico: per es., il racconto della chiamata (1); l’azione simbolica
della cintura di lino (13,1-11); il canestro di fichi ( 24); il giogo (27).
- brevi collezioni che formano un’unità (ad es. 2; 4,5 – 6,26)
- le confessioni
Secondo molti studiosi il "rotolo originale" (cf. cap. 36) sarebbe stato composto
prevalentemente da materiali di questo primo tipo.
Materiali B: Si tratta di brani narrativi che parlano di Geremia in terza persona (stile
biografico):
609:
discorso del tempio (Ger 26),
Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
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Introduzione
605:
brocca di terracotta (19-20),
604:
rotolo letto a Ioiakìm (36); parole a Baruc (45),
594:
rotolo letto e gettato nell'Eufrate (51),
593:
confronto con Anania (28); lettera ai deportati (29),
587:
parole a Sedecia (37,1-7).
A causa del cap. 45 questi brani sono stati spesso attribuiti a Baruc.
Materiali C: Sono brani in prosa retorica presentati come discorsi solenni di Geremia, insieme
ad alcuni brani narrativi che esibiscono le stesse caratteristiche letterarie.
Rudolph elenca dieci testi, otto in forma omiletica e due racconti3:
7,1-8,3:
discorso del tempio ed altri oracoli sul culto;
11,1-14: discorso sull'alleanza;
16,1-13: discorso del Signore a Ger (tre segni);
17,19-27: discorso sulla santificazione del sabato;
18,1-12: visita al vasaio e discorso;
21,1-10: risposta agli inviati di Sedecia;
22,1-5:
discorso al re Ioiakìm;
25,1-14: discorso sull'invasione di Babilonia;
34,8-22: discorso sulla liberazione degli schiavi;
35,1-19: racconto con discorso (incontro con i Recabiti).
Ci sono molte somiglianze fra questi testi (soprattutto i discorsi) e brani della Storiografia
Deuteronomistica (Dtr) nei libri dei Re in particolare: uno stile ripetitivo, un'insistenza quasi
monotona su temi teologici che offrono una spiegazione della caduta di Gerusalemme (il rifiuto del
popolo ad ascoltare le parole di YHWH o ad obbedire alla legge di YHWH, atteggiamenti
manifestati in particolare nel culto di altre divinità). Spesso questi brani iniziano con la formula
"Questa parola fu rivolta a Geremia dal Signore..." (Why"m.r>yI-la, hy"h' rv,a] rb'D"h;)
È assai probabile che la forma attuale di questi brani del tipo C sia dovuta all'opera di redattori
che condividevano in qualche maniera le tesi della teologia deuteronomistica. Gli studiosi
continuano a discutere però se, in alcuni casi, non ci poteva essere un nucleo del discorso che viene
dal profeta stesso.
Questi testi A - B - C formano la maggior parte del libro. Ma qua e là si avvertono glosse
posteriori; l'esempio più evidente è Ger 52, appendice storica (con base in 2 Re 24-25), il che
conferma come il libro, nel suo insieme, fu edito dal gruppo dtr, non prima del 560 a.C. (= anno 37
della deportazione di Ioiachìn: v. 31). L'appendice termina così con una svolta favorevole: il re è
liberato e mangia alla tavola del re di Babilonia; questo imprime un tono di speranza a tutto il libro
di Geremia.
L’autore attribuisce inoltre i capp. 30-31 al materiale di tipo A. Mowinckel riteneva invece che fossero
una fonte a parte (D).
3
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4.2
Introduzione
La storia redazionale del libro
Nella prima metà del XX sec. e fino agli anni 1970 c'era un largo consenso fra gli specialisti sul
fatto che la genesi del libro di Geremia si poteva descrivere in termini di un processo additivo dei
tre tipi di materiali: al primo strato (materiali A) venivano aggiunti successivamente i materiali B e
poi i materiali C.
Attualmente tale consenso non esiste più. La discussione odierna in sede di storia redazionale è
quanto mai differenziata, e la situazione è resa ancora più complessa dalla problematica relativa alla
critica testuale. Basti confrontare le conclusioni di storia redazionale nei tre commentari recenti di
Carroll, Holladay, e Fischer, o quelle che si trovano nelle Introduzioni recenti.
Per la finalità di questo corso è sufficiente rendersi conto dei parametri di questa discussione e
sottolineare il fatto che gli studiosi contemporanei sono d'accordo che a causa degli interventi
redazionali (di maggiore o di minore entità che siano) bisogna comunque distinguere fra "il
Geremia del testo" e "il Geremia della storia".
Secondo Fischer ed altri, il testo finale del libro verrebbe dalla fine dell'epoca persiana (4º sec.
a.Cr.).
Pur nelle differenti posizioni sulla formazione del libro, pare che si possano delineare almeno tre
tappe:
1.
collezioni e tradizioni indipendenti attribuite al profeta Ger (in particolare 2-6*; 21-22*;
37-43*);
2.
almeno due redazioni deuteronomiste (VI e V sec.) che integrano questo materiale e creano
il libro del profeta Ger;
3.
in seguito il processo redazionale continua (inserimento degli oracoli contro le nazioni,
delle confessioni, ecc.) almeno sino alla fine dell’epoca ellenistica.
Sintesi di Bovati
[qui i materiali sono suddivisi in maniera più articolata, ma è l’essenziale non cambia]
Più che in ogni altro libro profetico, sono qui confluite diverse tradizioni letterarie, con la loro
specifica configurazione teologica, mediante un incessante lavorio redazionale che si è protratto per
diversi secoli dopo il ritorno dall’esilio.
Nelle introduzioni generali all’AT, il libro di Ger è spesso presentato in riferimento alle opinioni di
studiosi dell’inizio del secolo scorso (in particolare Duhm, Mowinckel e Rudolph) , i quali, assumendo il
metodo della critica delle fonti (usato con successo per il Pentateuco), avevano stabilito che in Ger
erano confluite 4 o 5 fonti diverse (da Rudolph chiamate «tradizioni»):
- A: le parole (autentiche) del profeta; in poesia o in prosa autobiografica, contenute nei capp. 1 – 25
(Urrolle);
- B: la biografia di Ger ad opera di Baruc (capp. 26 – 45);
- C: rimaneggiamenti secondarie e aggiunte, da attribuirsi soprattutto al Redattore dtr;
- D: i capp. 30 – 31 (secondo Duhm sono una fonte a parte)
- E: quanto ai capp. 46 – 51 (oracoli contro le nazioni) si dubita se siano o no da ascrivere a Ger.
Fino a qualche tempo fa tutti erano d’accordo sul fatto che il libro di Ger avesse subito una
riorganizzazione definitiva da parte di un Redattore appartenente alla corrente deuteronomistica, oggi si
è più critici riguardo a tale ipotesi; e si propende a vedere la nostra raccolta profetica, come frutto di un
prolungato cantiere al quale hanno messo mane molti autori, lungo parecchi secoli, con ideologie diverse.
Gli studi di «critica letteraria» tendono ad evidenziare i diversi strati redazionali presenti nel testo attuale
Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
10
Introduzione
(questa situazione vale anche per Ger 1-6, la cui composizione pare avere una parte appartenente alla
prima attività profetica, un’altra più tardiva, e ritocchi datati anche del periodo post-esilico).
Il lavoro redazionale all’opera nel libro di Ger non è solo una ricostruzione speculativa degli studiosi
critici; esso ha infatti una base oggettiva costituita dal raffronto tra la tradizione ebraica del TM e la
tradizione greca della LXX. Quest’ultima (come abbiamo visto) ha un testo assai più breve con una
diversa organizzazione interna. Ciò significa che nel IV o III sec. a.C. il TM era ancora oggetto di
rielaborazione redazionale, con produzione di testi e con una specifica prospettiva di «composizione»,
segno questo dell’importanza attribuita al libro di Ger per la comunità esilica e post-esilica.
Da tutte queste considerazioni risulta che quello di Ger è un libro complesso, nel quale
confluiscono, come in una sintesi, molte delle tradizioni religiose dell’antico Israele; tale libro è perciò di
grande importanza per un’organica comprensione della profezia biblica.
5. Ricostruzione storica dell'attività profetica di Geremia
Anche se lo scopo principale dello studio di un libro profetico non è certamente quello di
ricostruire la vita del profeta, nondimeno una conoscenza dell’attività di un profeta (almeno a
grandi linee) può senz’altro aiutarci a capire meglio parecchi testi del libro. Questo vale soprattutto
nel caso di Geremia, un profeta profondamente immerso nella tragedia storica del suo popolo. Il
compito però non è facile, in quanto una ricostruzione dell’attività di Geremia presuppone uno
studio della storia redazionale del libro, su cui attualmente non esiste consenso.
Vediamo allora quali sono le indicazioni che il libro stesso ci offre. Come il libro viene
presentato? che cosa ci dice sul profeta?
GER 1,1-3: IL TITOLO
1
2
3
Why"m.r>yI yrEb.DI
WhY"qil.x-i !B,
tAtn"[]B; rv,a] ~ynIh]Koh;-!mi
!miy"n>Bi #r<a<B.
wyl'ae hw"hy>-rb;d> hy"h' rv,a]
hd"Why> %l,m, !Ama'-!b, WhY"viayO ymeyBi
Akl.m'l. hn"v' hrEf.[,-vl{v.Bi
~yqIy"Ahy> ymeyBi yhiy>w:
hd"Why> %l,m, WhY"viayO-!B,
WhY"qid>cil. hn"v' hrEf.[, yTev.[; ~To-d[
hd"Why> %l,m, WhY"viayO-!b,
yviymix]h; vd<xBo ; ~ØIl;v'Wry> tAlG>-d[;
Parole di Geremia
figlio di Chelkia
uno dei sacerdoti che risiedevano in Anatot
nel territorio di Beniamino.
A lui fu rivolta la parola del Signore
al tempo di Giosia, figlio di Ammon, re di Giuda
nell’anno tredicesimo del suo regno
e successivamente anche al tempo di Ioiakìm,
figlio di Giosia re di Giuda
fino alla fine dell’anno undicesimo di Sedecìa
figlio di Giosia, re di Giuda
fino alla deportazione di Gerusalemme, avvenuta nel
quinto mese (di quell’anno)
Questi pochi versetti permettono subito di collocare Ger all’interno del suo contesto storico.
v. 1: sacerdote e profeta di Anatot
- chi era Ger: figlio di Chelkia e discendente di una famiglia sacerdotale; il sacerdozio è un titolo
e una professione che si trasmettono mediante la generazione e l’apprendimento familiare. In questo
è simile alla regalità e radicalmente diverso dal profetismo, che suppone invece un intervento divino
speciale (vocazione), un evento straordinario che appartiene all’ordine della «parola» e non della
11
Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
Introduzione
«carne». Il fenomeno profetico rappresenta una rottura rispetto alla tradizione del clan e anche
all’esercizio di una professione ereditaria.
- da dove veniva: Anatot, un villaggio del territorio di Beniamino, 5 km a nord di Gerusalemme
> sacerdoti di Anatot... rapporti con le tradizione del Nord (da Ebiatar)
«Si salvò un figlio di Achimèlec, figlio di Achitùb, che si chiamava Ebiatàr, il quale fuggì presso
Davide. Ebiatàr narrò a Davide che Saul aveva trucidato i sacerdoti del Signore» (1Sam 22,20-21)
«Il re [Salomone] disse al sacerdote Ebiatàr: "Vattene ad Anatòt, nella tua campagna. Certo, tu
sei degno di morte, ma oggi non ti faccio morire, perché tu hai portato l'arca del Signore Dio
davanti a Davide, mio padre, e perché ti sei occupato di tutto quello di cui mio padre si occupava".
Così Salomone espulse Ebiatàr, perché non fosse sacerdote del Signore, adempiendo la parola che il
Signore aveva pronunciato a Silo riguardo alla casa di Eli» (1Re 2,26-27)
> legame con quello che era accaduto già in un santuario del Nord (Silo): questo sarà infatti un
tema che Ger toccherà con forza (Ger 7,12-14 e 26,6-9)... sarà uno dei motivi per cui vogliono la
sua morte.
Territorio di Beniamino: una regione dalla storia particolare.
Saul, il primo re, è un beniaminita (1Sam 9). Dopo la divisione del Regno con Geroboamo,
Beniamino viene annesso e sottomesso a Giuda... Di fatto rimane come quella parte del regno del
Sud che fa appello alla ricongiunzione con il Nord.
Ger appartiene appunto a Beniamino, predicando sia al Nord che al Sud e incarna la volontà di
unire quelle due parti del popolo di Dio che il peccato aveva separato.
v. 2: il tempo iniziale
Il tempo di Giosia: come si caratterizza questo tempo secondo la tradizione biblica?
II regno di GIOSIA (2 Re 22-23; 2 Cr 34-35) va dall'anno 640 al 609. All'età di soli 8 anni (2 Re 22,1),
succede al padre Amon, assassinato in una congiura di palazzo (2 Re 21,23). In un primo tempo dovette
accettare la sudditanza all'impero assiro, che con il re Assurbanipal era ancora all'apice della sua
potenza; dietro pagamento di un tributo, il regno di Giuda poteva godere di una qualche autonomia e
prosperità.
Nel 626, i Babilonesi si rendono indipendenti dall'Assiria; Nabopolassar diventa il primo re della
dinastia neo-babilonese.
Quindi: l’Assiria perde potere ed emerge la dinastia neo-babilonese.
- Giosia si sottrae progressivamente al giogo assiro
- la questione della riforma religiosa > ritrovamento della legge nel Tempio nell’anno 622. È una
delle questioni più dibattute da un punto di vista storico e storiografico, sia in quanto tale (è mai
esistita?), sia in rapporto al ministero profetico di Ger: perché Ger non ne parla mai? Varie teorie:
* nessun contatto
* l’ha appoggiata
* l’ha rifiutata
* ha scelto di tacere: era d’accordo e non c’era motivo d’intervenire / era scettico.
Di fatto, si constata una certa somiglianza tra il messaggio di Ger e quello deuteronomistico, ma
appare strano che, nella storia dtr non si faccia alcuna allusione a Ger e che Ger non appoggi in
modo esplicito il movimento religioso promosso da Giosia.
- nel 612 Ninive viene presa dai Medi e dai Babilonesi
12
Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
Introduzione
- una fine inaspettata e ingiusta: la morte del re pio nel 609 per mano del faraone Necao II (610594) nella piana di Meghiddo.
«nell’anno 13° del suo regno»: siamo nel 627 > questo momento segna l’inizio del profetare di
Ger (ma la questione è dibattuta). Forse si è voluto, con questa data, associare il profetare di Ger
con la riforma di Giosia.
Al tempo di Giosia…
Continuavano ancora i culti in onore di altre divinità che venivano dal tempo del re Manasse (cf.
2 Re 21). È comprensibile perciò che nella prima fase del ministero di Geremia (prima della riforma
ordinata dal giovane re Giosia nel 622) sia stata la critica cultuale ad avere il posto principale
all’interno della sua predicazione. Notiamo l'insistenza su questa tematica nei capp. 2-6, e il tema
connesso dell’annuncio di una invasione di un inizialmente non-identificato "Nemico dal Nord"
come castigo per l'infedeltà del popolo (cf. capp. 4-6 e altrove). Gli studiosi notano diversi contatti
con il linguaggio di Osea in questi capitoli (metafora sponsale; paragoni con la natura; tematica
dell'Esodo; tonalità fortemente emotiva).
Secondo gli autori che seguono la cronologia del libro, bisogna ammettere che conosciamo
assai poco dell'attività di Geremia durante il regno di Giosia, cioè fino al 609.
Di fatto: è significativo che il redattore abbia voluto distinguere, già nel titolo, due fasi
dell’attività profetica di Ger:
1. una prima fase al tempo di Giosia > è possibile vedere le tracce di questo profetare in Ger 2-3
e 30-31 (si rivolge soprattutto a Israele)
2. una seconda sotto Ioiakìm e Sedecia > si rivolge soprattutto a Gerusalemme.
La storia appare, come spesso nel profetismo, una storia bipartita, in due tempi: prima una cosa,
una situazione, e poi un’altra....
v. 3 : il tempo che porta alla fine
«al tempo di Ioiakìm» (609-597)
Giosia
640-609
- pesante tributo all’Egitto che controlla tutta la Siria
Ioachaz
tre mesi
- 605: sale al trono babilonese Nabucodonosor > Ioiakìm
609-597
Ioiakin
597 - I deportazione
sconfigge l’Egitto (2Re 24,7)
Sedecia
597-587/6
È in questo tempo che va collocato il discorso di Ger
nel tempio di Gerusalemme (Ger 7; 26)
* Possiamo dire che la parola di Ger «nei giorni di Ioiakìm» ha come intento fondamentale quello di
portare il regno di Giuda al ravvedimento. La minaccia, presentata talvolta come fatale e imminente, è
un espediente retorico per far prendere sul serio la denuncia profetica del peccato (disobbedienza);
anche se la parola di Dio assume la forma dell’ultimatum, essa resta pur sempre condizionata e, per così
dire, subordinata alla reazione umana.
* La necessità del cambiamento di vita rimane una dimensione strutturale del messaggio profetico,
ne costituisce cioè una componente non transitoria. Per questo, come vedremo, la necessità
dell’obbedienza a Dio, ritorna quale indispensabile via di salvezza, anche ai tempi di Sedecia (34,8-22)
Nel frattempo: Giuda deve sottomettersi ai babilonesi e pagare tributo di vassallaggio.
Poi si ribella > nel 597 Nabucodonosor assedia Gerusalemme e Ioiakìm muore (non si sa bene
come).
Gli succede Ioiakin che si arrende ai babilonesi: viene deposto e deportato > I DEPORTAZIONE
Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
13
Introduzione
Nabucodonosor impone come re Sedecia (597-587)
Cambia il tipo di messaggio che il profeta comunica: non più conversione come obbedienza ai
comandamenti, ma conversione che ha una connotazione chiaramente politica > si esige la
sottomissione al re di Babilonia.
Tale messaggio non è per nulla riducibile ad un'arbitraria opzione di natura politica esso dice
piuttosto la necessità di compiere il gesto simbolico della resa, impone come dovere religioso di
rinunciare all'indipendenza politica, di accettare deliberatamente la fine di Gerusalemme quale
paradossale condizione per rimanere in vita.
II profeta non minaccia, ma semplicemente predice che la città sarà distrutta, che il re sarà
consegnato ai Caldei (28,14; 32,3-5.24-25; 34,2-5; 37,9-10.17); e l'evento catastrofico è da Geremia
chiaramente attribuito alla colpa del popolo e dei suoi capi (32,28-35; 33,5.13-22; 36,29-31; 37,2; 40,2-3;
44,2-6.20-23). Ne viene di conseguenza che accettare la sottomissione a Babilonia significa riconoscere
la propria colpa e accettarne le conseguenze. II tempo di Sedecia è allora quello in cui il popolo del
Signore è chiamato a compiere volontariamente un gesto di de-possessione, è chiamato a rinunciare alla
visibilità della promessa, cioè al possesso stabile della terra di Canaan, alla indipendenza politica
(concretamente rappresentata dal trono davidico), alla presenza certa di Dio in mezzo a IsraeIe (nel
Tempio di GerusaIemme).
Cfr. Ger 27,1: il giogo
«A Sedecìa, re di Giuda, io ho parlato proprio allo stesso modo: "Piegate il collo al giogo del re
di Babilonia, siate soggetti a lui e al suo popolo e avrete salva la vita» (v. 12).
Il tema della resa, in Ger, è fortissimo: l’unica cosa da fare è arrendersi! Ma questo risultava
inaccettabile per i suoi uditori, per i suoi concittadini. La questione, appunto, non è politica, bensì
teologica! Dietro c’è un’idea (falsa) dell’inviolabilità di Sion e del suo tempio. Se, al tempo di Is, in
varie occasioni, era stata annunciata la salvezza per Gerusalemme (Is 7 e poi 36-39), adesso quello
che il Signore domanda, attraverso il suo profeta è qualcosa di diametralmente opposto: poiché non
c’è stata alcuna conversione, l’unico atteggiamento richiesto è arrendersi, cioè guardare in faccia
l’esito del proprio peccato.
Bellezza della profezia: non c’è un’unica risposta a situazioni analoghe. Ogni tempo, ogni
situazione chiede una risposta adeguata, specifica per quel particolare momento.
Seguono anni di sudditanza
688: Sedecia si ribella ai babilonesi
Nabucodonosor assedia Gerusalemme e, dopo un anno e mezzo, la città è espugnata e incendiata
(luglio 586): SECONDA DEPORTAZIONE e fine del regno di Giuda.
Comunque si risolva la questione della prima fase del ministero profetico, è certo che Geremia
abbia svolto un'attività importante e difficile nel tempo di IOIAKIM.
Dai testi che rispecchiano questo periodo, risulta che Geremia era un profeta controcorrente:
- si opponeva al re per non aver seguito la buona strada tracciata da Giosia (cf. Ger 22,13-194);
4
«Guai a chi costruisce la sua casa senza giustizia e i suoi piani superiori senza equità, fa lavorare il
prossimo per niente, senza dargli il salario, 4 e dice: "Mi costruirò una casa grande con vasti saloni ai piani
superiori", e vi apre finestre e la riveste di tavolati di cedro e la dipinge di rosso. 15 Pensi di essere un re,
perché ostenti passione per il cedro? Forse tuo padre (Giosia) non mangiava e beveva? Ma egli praticava il
diritto e la giustizia e tutto andava bene, 16 tutelava la causa del povero e del misero e tutto andava bene; non
è questo che significa conoscermi? Oracolo del Signore. 17 Invece i tuoi occhi e il tuo cuore non badano che
al tuo interesse, a spargere sangue innocente, a commettere violenze e angherie. 18 Per questo così dice il
Signore su Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda: "Non faranno per lui il lamento: "Ahi, fratello mio! Ahi,
14
Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
Introduzione
- si opponeva ai sacerdoti e a molti profeti loro alleati per non aver fatto capire al popolo la loro
situazione reale di fronte a Dio, dando loro invece l'illusione di un falso senso di sicurezza;
- si opponeva infine anche alla massa del popolo perché s'illudevano di avere infallibilmente
l'aiuto e la protezione di YHWH per il suo Tempio e la sua città (cf. 7,1–8,3 e il cap. 26).
Non sorprende che una tale attività abbia generato molta ostilità verso il profeta, fino al punto
che perfino i suoi concittadini di Anatot volevano ucciderlo (11,18–12,6). La scena del cap. 36 (il re
Ioiakim che taglia in pezzi e fa bruciare il rotolo con le profezie di Geremia) è emblematica del
rifiuto generale che Geremia incontrò in questo periodo.
Probabilmente in quegli anni sarebbe da situare anche il segno profetico del celibato imposto a
Geremia da YHWH (16,1-4): il fatto che Geremia non avrà figli sarà un segno della situazione del
suo popolo che non avrà un futuro, almeno nell’immediato.
SEDECIA
La resa di Gerusalemme ai Babilonesi nel 597 e la prima deportazione in Babilonia che ne seguì
costituirono la prova empirica che gli annunci precedenti di Geremia erano autentici. Il nuovo re
davidico, Sedecia, si mostrò inizialmente più rispettoso verso il profeta che continuava ad esortare il
re e i suoi ministri ad accettare il giogo di Babilonia e non ribellarsi. Neanche in quelle circostanze
però trovò ascolto. Una ribellione scoppiò e portò all'assedio di Gerusalemme. Durante l'assedio
Geremia fu visto come un traditore da parte dei ministri del re, che lo misero in una cisterna fangosa
per morire lì (capp. 37-38). Sopravvisse grazie all'aiuto di un servitore etiope del re (38,7-13).
Trattato con benevolenza dai Babilonesi dopo la conquista della città, Geremia rifiutò la loro
offerta di portarlo con onore in Babilonia e scelse di rimanere in Giuda. Però dopo l'assassinio di
Godolia, il governatore giudeo nominato dai Babilonesi, Geremia e Baruc furono costretti (a quanto
pare: cf. 43,5-7) ad accompagnare un gruppo di profughi che fuggirono in Egitto per scappare dalla
prevedibile rappresaglia babilonese.
Secondo 43,8–44,30 proclamò alcuni oracoli di critica religiosa in Egitto. Per gli storici finisce
qui la nostra informazione su Geremia. Una tradizione molto più recente racconta che morì lapidato
per mano di Giudei in Egitto.
Diversi studiosi hanno notato un simbolismo oggettivo nel fatto che Geremia ha dovuto andare
in Egitto, la terra archetipica di schiavitù per gli ebrei. Sembra come un capovolgimento del
cammino di liberazione nel passato, un "anti-Esodo", dove il profeta (innocente) porta il peso delle
infedeltà del popolo che non volevano ascoltare le parole di Dio da lui annunciate per lunghi anni
nella terra promessa.
Componenti strutturali del testo: sintesi teologica (Bovati)
Gli assi semantici attorno ai quali il testo (Ger 1,1-3) è costruito sono la parola, lo spazio e il tempo;
attraverso di essi si delinea la tematica dell’incarnazione della Parola.
La parola
II termine «parola» compare due volte: Why"m.r>yI yrEb.DI e hw"hy>-rb;d>. II rapporto tra queste due
espressioni merita qualche riflessione.
a) Ci sono due locutori: vi è il parlare di Geremia e quello di Dio. Questa dualità di parola costituisce
la caratteristica fondamentale della profezia, la sua ricchezza ermeneutica, e, contemporaneamente, il
sorella!". Non faranno per lui il lamento: "Ahi, signore! Ahi, maestà!". 19 Sarà sepolto come si seppellisce un
asino, lo trascineranno e lo getteranno al di là delle porte di Gerusalemme”».
15
Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
Introduzione
luogo della sua strutturale problematicità. A ben vedere, non si tratta propriamente di due locutori, ma
di uno solo: Geremia. Colui che di fatto ha una voce udibile all'interno di Israele è la sola persona
umana, la cui parola tuttavia come avviene con un ambasciatore dice la parola di Colui che lo invia. La
parola di Dio appare cosi sempre e necessariamente incarnata nella parola umana. Non esiste parola di
Dio se non attraverso la parola esplicita di un uomo che parla perche Dio gli ha messo sulla bocca le
sue parole (cfr. 1,9); le parole che escono dalla bocca di Geremia sono le parole di Dio.
Questo vale per il «profeta» in genere: cfr. Dt 18,18: «io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro
fratelli [ ... ] e gli porrò in bocca le mie parole (yr:b'd)> ed egli dirà (rB,dIw)> loro quanto io gli comanderò»
(cfr. anche Ger 1,9).
Ricevendo la Parola di Dio, l'uomo la assume secondo le sue proprie strutture di conoscenza, la
assimila secondo il suo personale vissuto storico, la comunica secondo le modalità della lingua in cui
parla. La dualità dei locutori pone così il problema dell'interpretazione. L'atto ermeneutico richiesto al
lettore-uditore non consiste solo nel capire le parole dell’uomo Geremia (cioè la particolarità culturale
del «messaggero»), ma nel comprendere ciò che di divino vi è in queste parole, nel cogliere cioè il
messaggio assoluto, «spirituale» (= dello Spirito), espresso in una parola contingente. E' un atto
ermeneutico che mette in gioco la comprensione di fede, il cogliere la dimensione «nascosta» del divino
nelle parole umane, fino a riconoscere in tutta la tradizione profetica il risuonare di quell'unico Verbo,
che da la chi ave interpretativa dell'intera profezia perché ne è il senso.
b) Vi è differenza tra le «parole» di Geremia (al plurale), e la «parola» di YHWH (al singolare). Si
esprime in tal modo la tensione tra la molteplicità delle parole umane, da una parte, e l'unica Parola di
Dio, dall'altra. Ciò che appartiene all'ordine del divino è essenzialmente «uno», singolare, unico;
all'uomo come creatura spetta invece la dimensione del plurale, del molteplice. La parola di Dio,
quando entra nella storia, si rivela nella molteplicità dei profeti e nella varietà delle loro parole. Ancora
una volta, l'atto ermeneutico consiste non nell'inseguire la pluralità delle cose dette, ma nello scoprire in
questa pluralità il principio che permette di capire il senso unitario del tutto.
...fino a comprendere come tutti i profeti convergono nel Verbo, il Cristo Signore.
Lo spazio
La parola risuona in una contestualità spaziale. Viene esplicitamente indicato il luogo di origine di
Geremia (Anatot, nel paese di Beniamino), e quello nel quale la profezia risuona (Giuda e
Gerusalemme). Come spesso accade nelle tradizioni profetiche, vi è diversità tra la «patria» e la terra di
missione.
Le menzioni geografiche sembrano suggerire che la profezia di Geremia ha come ambito esclusivo il
regno del Sud: Gerusalemme e il «destinatario tipico», il cui destino è figura di quello concernente tutte
le nazioni (Ger 25). Leggendo il libro si può vedere poi che il profeta non ha limitato la sua
predicazione al regno di Giuda, ma pare l'abbia estesa anche al Nord, fino all'Egitto e Babilonia (Ger 23; 30-31; 46-51). Ciò che va notato è che la profezia è comunque sempre locale. L'asse spaziale mette in
gioco il principio dell'incarnazione. II profeta nasce e opera in un luogo determinato. Questo crea una
tensione particolare all'interno del fenomeno profetico: per il fatto di essere localizzata, e di avere un
«destinatario» specifico, la profezia rischia di essere confinata esclusivamente al luogo in cui è risuonata.
Eppure è proprio all'interno di questa «corpo» delimitato che la parola di Dio risuona nel mondo. La
profezia non è universale perché astratta, udibile in tutto il mondo. La profezia è il senso (simbolico)
che in un particolare luogo si rivela per la totalità del mondo.
È in quest’ottica che va letta la necessità di una «inculturazione» nel mondo ebraico, in modo
tale che lo studio della sua particolarità costituisca la via privilegiata (perché rivelata) per
comprendere la Parola di Dio per tutti.
Il tempo
Le indicazioni temporali, assai abbondanti nel nostro testo, ci conducono a una duplice
considerazione.
16
Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
Introduzione
a) La prima considerazione, valida in genere per il profetismo, è che la profezia è datata («nei giorni
di ... »). A differenza di ogni altra letteratura biblica, essa dice il tempo in cui nasce e quindi il tempo per
il quale il suo messaggio è immediatamente pertinente. Ciò pone per noi un problema: nei nostri
confronti la profezia appare strutturalmente inattuale.
Eppure la Parola di Dio, in un momento della storia, dice che nella storia la Parola si compie (Ger
1,12); ed è a questa compimento che tutte le generazioni sono chiamate a obbedire, nella varietà delle
figure di rivelazione, ma nell'unicità del compimento. La profezia è così valida oggi, perché è ora
che essa si compie per l'uditore (Lc 4,21).
b) La datazione avviene mediante la menzione dei re (di Giuda), e ciò può apparire un modo del
tutto arbitrario di datare gli eventi. Ma questo fatto è significativo; infatti la storia di Israele è vista dal
testo biblico come la storia dei suoi governanti, perche il re è colui che, investito di autorità (da parte di
Dio), significa e determina il destino politico, sociale e religioso del popolo.
II profeta, mandato da Dio per il popolo, ha strutturalmente a che fare con il re: ciò è visibile fin
dall'inizio del profetismo (Samuele, Natan, Elia, Eliseo). II profeta parla del «regno» di Dio. Egli è
infatti portatore di una parola autorevole che giudica l'autenticità dell'istituzione regale, che giudica il
potere e le decisioni che esso prende nella storia concreta degli uomini. II profeta non considera la
dimensione politica come secondaria: è la vita concreta degli uomini del suo tempo che e oggetto della
sua attenzione e tema della sua parola, perche la storia è il luogo della presenza di Dio con gli uomini.
Ancora una volta, ci confrontiamo con il concetto di incarnazione della parola di Dio, la quale prende
sul serio la vita e la storia di questo mondo, perché è l'unica a poter significare e rivelare l'alleanza, cioè
l'indicibile rapporto di amore che Dio intrattiene nei confronti dell'uomo.
Conclusione
Il ministero di Geremia, visto esteriormente, sembra un storia di fallimento e insuccesso umano.
Però anche se il re Ioiakim ha bruciato le parole scritte di Dio (cap. 36), queste parole non persero la
loro vitalità ed efficacia. Infatti dopo pochi anni Gerusalemme con il palazzo del re davidico e il
tempio verrà bruciata dagli invasori babilonesi. La monarchia davidica cessò come forza politica,
ma la parola di YHWH rimase. Gli oracoli di Geremia sono stati accolti fra i suoi sostenitori e
discepoli, sono stati tramandati ed attualizzati, così che anche dopo la morte del profeta le sue
parole hanno potuto aiutare il popolo disperato a ritrovare una ragione per sperare ancora.
______________________________________________________________________
Excursus: Dibattito sull'inizio dell'attività profetica di Geremia
Abbiamo notato sopra che, quando si accetta la cronologia presentata nel libro, si può pensare ad
un inizio del ministero di Geremia nel 627/26, cioè, prima della riforma del re Giosia. La difficoltà
è che la riforma non è mai menzionata esplicitamente nel libro di Geremia e anche le eventuali
allusioni alla riforma non sono affatto evidenti.
Impressionati da queste difficoltà un piccolo gruppo di studiosi (Holladay, Levin, Lohfink, e
alcuni altri) hanno offerto un altro tipo di soluzione al problema cronologico.
Secondo Holladay, bisogna mettere l'inizio dell'attività profetica di Geremia come profeta critico
nel 609/08 quando iniziò il regno di Ioiakim: Geremia non sarebbe stato profeta durante il regno di
Giosia (e così si risolve il problema del silenzio del libro sulla riforma). Ma allora come spiegare i
riferimenti espliciti (1,2; 25,3) all'anno 13º di Giosia come data della chiamata di Geremia?
Holladay risponde notando che 1,5 dice che Geremia ha ricevuto la chiamata quando era ancora nel
grembo della madre; dunque il 13º anno di Giosia è l'anno della nascita di Geremia. E gli oracoli
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Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
Introduzione
dei capp. 2-6, comunemente datati al tempo di Giosia prima del 622, si lasciano comprendere
ugualmente bene come oracoli al tempo di Ioiakim quando quel re abbandonò la riforma di Giosia e
diede corso libero al culto di altre divinità come prima della riforma.
Al massimo, secondo Holladay e Lohfink, si può pensare ad una prima fase di attività di
Geremia durante il tempo di Giosia ma come annunciatore di un futuro migliore per la gente
dell'ex-regno del Nord se accettavano di unirsi a Giuda sotto il re Giosia; gli oracoli più antichi del
"libro della consolazione" (Ger 30-31) potrebbero trovare una collocazione cronologica in queste
circostanze. Era poi solo dopo la salita al trono di Ioiakim che Geremia cominciò ad agire come
profeta critico.
La discussione continua fra gli studiosi intorno a queste tesi.
La soluzione di Holliday spiegherebbe il silenzio di Geremia durante il regno di Giosia, ma non
spiega come le sue parole contro il tempio siano state prese sul serio (vuol dire che non era uno
sconosciuto; e contava sull'amicizia della potente famiglia di Safàn, lo scriba). Comunque, è chiaro
che la data della vocazione, così com'è adesso, permette al redattore dtr di presentare Geremia come
sostenitore della riforma, e stabilire il suo ministero profetico con una durata di 40 anni (627-587:
18 anni sotto Giosia + 11 sotto Ioiakìm + 11 sotto Sedecia), durata che lo rende simile a Mosè, il
più grande di tutti i profeti.
______________________________________________________________________
6. I temi e la posta in gioco
6.1 Il peccato di Giuda
«Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà
a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la
colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio». (Gv 16,7-8)
Al centro dell’annuncio profetico c’è indubbiamente la condanna del peccato e, in particolare,
del culto idolatrico. La conseguenza di tale comportamento è l’abbandonare il Signore,
l’allontanarsi da Lui. Pensiamo all’efficacia di un testo come Ger 2,13: «Due sono le colpe che ha
commesso il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne,
cisterne piene di crepe, che non trattengono l'acqua».
Proprio per questo, la critica anche molto esplicita del comportamento di Israele ha uno scopo
molto preciso: non si tratta di decretare la fine di un rapporto, un’insanabile rottura, ma di porre le
premesse perché Israele possa tornare a Yhwh.
Tali premesse sono date dal riconoscimento della gravità dei propri atti e dal conseguente
pentimento rispetto a quanto compiuto.
Sempre in qualche modo collegato, compare anche il tema della giustizia/ingiustizia sociale.
Ger 6,10: «Perché dal piccolo al grande tutti commettono frode; dal profeta al sacerdote tutti
praticano la menzogna».
Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
18
Introduzione
6.2 Dalla condanna alla salvezza
Il libro si chiude sulla distruzione di Gerusalemme e l’esilio babilonese (Ger 52), stabilendo un
chiaro parallelismo con 2Re 24-25. Ger dev’essere quindi letto come un commento profetico alla
storia dtr.
All’interno del libro ricorrono numerosissimi gli annunci del giudizio divino, inevitabile ormai a
causa della pertinacia d’Israele nel peccato. Cf. Ger 13,23-24: «Può un Etiope cambiare la pelle o
un leopardo le sue macchie? Allo stesso modo: potrete fare il bene voi, abituati a fare il male?
Perciò vi disperderò come pula, che vola via al vento del deserto».
Nello stesso tempo, non mancano annunci di salvezza5. In particolare è fondamentale il ruolo di
Ger 30-33 in cui ricorrono 2/3 degli annunci di salvezza presenti nell’intero libro.
È in questa sezione che si trova il libro della consolazione (30-31).
6.3 Teologie in conflitto
Si danno risposte diverse alla questione della restaurazione d’Israele, non compare un’unica
linea, il che, evidentemente, conferma la presenza, nel libro, di un ampio lavoro di carattere
redazionale.
Ger 24: salvezza solo per la diaspora babilonese (canestro di fichi buoni [deportati] e canestro di
fichi cattivi [Sedecia e quelli rimasti a Gerusalemme])
Ger 43-44: condanna esplicita per la golah egiziana
Però c’è anche benedizione per Giuda e Israele senza specificare se si tratti solo di quelli ritornati
da Babilonia (31,27-29) > non sono solo i deportati il vero Israele (contro redazione dtr)
Così anche Ger 33 è tutto un annuncio di benessere e di benedizione per Giuda e Israele.
6.4 Il profeta e il libro
- Grande interesse per la persona del profeta. Capp 37-43: descrivono la sua vita.
- I lamenti del profeta sul suo ministero > confessioni o lamentazioni di Ger (11,18 – 12,6;
15,10-21; 17,12-18; 18,18-23; 20,7-18). Come intenderli? Vedremo.
- Necessità del libro come mediazione della parola profetica > passaggio definitivo dalla profezia
orale all’insegnamento scritto.
5
«Entro il mondo concettuale dei testi di Ger non è possibile separare nettamente la salvezza e al
sventura»; BACKHAUS - MEYER, «Il libro di Geremia», in Introduzione all'Antico Testamento (ed. E.
ZENGER) (Brescia 2005) 718.
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Geremia: corso sul profetismo biblico 2013 - appunti
Introduzione
Introduzione al libro di Geremia ................................................................................................. 1
1. Caratteristiche del libro .......................................................................................................... 1
Rapporto parole e storia (Bovati) ........................................................................................ 2
2. Le grandi parti del libro ........................................................................................................ 3
3. Il testo del libro (ebraico e greco) ......................................................................................... 6
3.1 I dati .................................................................................................................................. 6
3.1.1 Quantità ........................................................................................................................... 6
3.1.2 Ordine .............................................................................................................................. 6
3.2 Tentativi di spiegazione .................................................................................................... 6
3.2.1 Abbreviazione deliberata da parte del traduttore greco ................................................. 6
3.2.2 Due forme distinte di testo ebraico nell'antichità ............................................................ 7
4. Diversi tipi di materiali nel libro e la sua storia redazionale ................................................ 7
4.1 Tre tipi di materiali ............................................................................................................ 7
4.2 La storia redazionale del libro........................................................................................... 9
Sintesi di Bovati .................................................................................................................. 9
5. Ricostruzione storica dell'attività profetica di Geremia ...................................................... 10
Ger 1,1-3: il titolo .......................................................................................................................... 10
v. 1: profeta e sacerdote di Anatot ........................................................................................ 10
v. 2: il tempo iniziale ............................................................................................................ 11
v. 3 : il tempo che porta alla fine .......................................................................................... 12
Componenti strutturali del testo: sintesi teologica (Bovati) ................................................. 14
Conclusione............................................................................................................................... 16
6. I temi e la posta in gioco ............................................................................................. 17
6.1 Il peccato di Giuda .............................................................................................................. 17
6.2 Dalla condanna alla salvezza .............................................................................................. 18
6.3 Teologie in conflitto ............................................................................................................ 18
6.4 Il profeta e il libro ............................................................................................................... 18
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