Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
1
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
Indice:
Introduzione ………. pag.3
Riassunto del carteggio ……….. pag.4
Analisi carteggio ……….. pag.5
Sigmund Freud; la vita ………… pag.6
Il dualismo di Empedocle ……….. pag.6
5 conferenze sulla psicoanalisi ……….. pag.7
Albert Einstein ……….. pag.9
Effetto fotoelettrico ………. pag.9
Storia del nazismo ………. pag.11
Come si diventa nazisti ………. Pag.11
Modernità e olocausto ………. Pag.14
Italo svevo ………. Pag.16
James Joyce ………. Pag.18
2
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
Introduzione:
Nel 1931 vi fu uno scambio epistolare, riguardante l’inclinazione umana alla guerra,
fra il noto fisico Einstein e il “padre” della psicanalisi Sigmund Freud.
Io ho deciso di partire proprio da questo documento che vede una sovrapposizione di
tematiche e personalità decisamente interessanti e che hanno segnato una sorta di
rivoluzione scientifica del XX secolo.
Sono partito con un’analisi del documento alla quale ho aggiunto un breve
approfondimento sugli impulsi di cui Freud parla (Eros e Thanatos).
Per interesse personale, e anche per la centralità del tema, ho letto e riassunto “5
conferenze sulla psicoanalisi” (libro che riporta le conferenze tenute da Freud in
Massachussets nel 1909) che mi ha aiutato notevolmente a capire l’approccio e gli
sviluppi della psicanalisi di Freud.
Per quanto riguarda Einstein ho trattato l’effetto fotoelettrico da lui scoperto e che lo
portò alla vittoria del premio Nobel per la fisica nel 1921.
Mi sono inoltre collegato alla seconda guerra mondiale, in particolare al nazismo, per
la centralità del tema della guerra nelle lettere e perché gli scritti di Freud (all’interno
di “Perché la guerra?”) sono considerati in gran parte premonitori della successiva
ascesa del nazismo in Germania e degli eventi della Seconda guerra mondiale.
Mi sono soffermato poi sugli elementi che resero possibile ad un evento come
l’olocausto di verificarsi. Ho letto ed analizzato, per prima cosa, dei capitoli
fondamentali del libro “Come si diventa nazisti” di William Sheridan Allen (1965)
che tratta dell’avvento del nazismo sulla cittadina tedesca Nordheim, nello Hannover.
Come seconda cosa ho letto il libro “Modernità e olocausto” di Zigmunt Bauman
all’interno del quale il noto sociologo analizza proprio ciò che permise la
realizzazione dello sterminio
Infine ho ripreso i caratteri della psicanalisi all’interno della letteratura italiana ed
inglese, trattando Svevo in particolare la sua opera “La coscienza di Zeno” e Joyce
che utilizza nei suoi romanzi la tecnica narrativa del flusso di coscienza (stream of
consciousness) che consiste nella libera rappresentazione dei pensieri di una persona
così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi.
3
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
“Perché la guerra?” riassunto del carteggio tra Einstein e Freud:
La domanda principale che Einstein pone a Freud è la seguente: «C'è un modo per liberare gli
uomini dalla fatalità della guerra?». Lo scienziato cerca di abbozzare una risposta a tale quesito
affermando che per evitare la guerra sarebbe necessaria un unità sovranazionale che imponga delle
leggi alle quali ogni stato si debba attenere senza riserve, facendo in modo che queste leggi vengano
rispettate. Per ottenere ciò, che oggi è lungi dall’essere ottenuto, occorre che ogni stato rinunci alla
sua sovranità. Ma la sete di potere si oppone a ciò: in ogni stato infatti c’è un piccolo ma deciso
gruppo di persone che usa la guerra solo per promuovere i loro interessi. Ma come è possibile che la
massa si lasci asservire dalle decisioni dei pochi? La risposta più ovvia secondo Einstein è che tale
maggioranza tiene in pugno l’istruzione, l’informazione e le organizzazioni religiose, tutte cose che
gli consentono di sviare i sentimenti delle masse. Per quale motivo dunque la massa si lascia
infiammare fino all’olocausto di se? L’unica spiegazione possibile è che l’uomo abbia dentro di se
il piacere di distruggere. Avendo constatato ciò Einstein espone quindi la sua domanda finale,
chiedendo al padre della psicoanalisi se è possibile dirigere l’evoluzione degli uomini in modo da
renderli capaci di resistere alla psicosi dell’odio e della distruzione. Nel rispondere a tale lettera
Freud ripercorre le tappe indicate da Einstein con l’intento di svolgerle più ampiamente seguendo le
sue migliori conoscenze. Dunque anch’egli parte dal rapporto “diritto-forza” sostituendo
quest’ultima parola con “violenza”. Infatti i conflitti di interesse tra gli uomini sono decisi, come in
tutto il regno animale, di cui anche l’uomo fa parte, dalla violenza. Grazie alla violenza il singolo
riuscì inizialmente a prevalere sui molti, ma in che modo siamo passati dalla violenza al diritto?
L’unione delle violenze dei molti riuscirono a sopraffare la violenza del singolo. Il diritto perciò è
pur sempre violenza: opera con gli stessi mezzi e persegue gli stessi scopi, la differenza è che ora a
prevalere è la volontà della comunità. Ma affinché tale diritto sia stabile l’unione deve essere
stabile. Quando vi è una comunione di interessi si instaurano tra i membri di un gruppo quei
sentimenti sui quali si fonda la sua vera forza. In questo gruppo il trionfo sulla violenza viene
ottenuto trasferendo il potere a una comunità più vasta. Ciò è semplice finché la comunità è piccola
ed è formata da individui aventi la stessa forza. Ma nella realtà ciò è impossibile poiché la comunità
comprende fin dall’inizio elementi di forza ineguale (uomini e donne, genitori e figli, ecc.). Il diritto
della comunità diviene allora espressione dei rapporti di forza ineguali all’interno di essa, «le leggi
vengono fatte da e per quelli che comandano». Da qui nascono nella comunità due funti di
inquietudine: da un lato vi è il singolo che vuole ripristinare l’antico stato di violenza, dall’altro le
masse tentano di tornare ad un diritto uguale per tutti. È inevitabile quindi la lotta all’interno di una
comunità, ma queste lotte, a causa della necessità della vita comune giungono rapidamente ad una
conclusione. Vi sono tuttavia anche le guerre tra una o più comunità che conducono in genere le
comunità più grandi e potenti a integrare quelle più piccole. Anche se paradossale, in questo caso, la
guerra potrebbe creare un'unica grande comunità in grado di ottenere la pace “eterna”. Ma questo
risultato non può essere durevole e le unità appena create si disintegrano, ottenendo così come unico
risultato la sostituzione di guerricciole con grandi guerre. Come già detto da einstein anche secondo
Freud occorre un unità sovranazionale che acquisisca mediante il richiamo a determinati principi
ideali l’autorità che di solito si basa sul possesso della forza. Ma che forza si può attribuire a queste
idee? Come gli ideali panellenici e cristiani non riuscirono ad evitare il ricorso alle armi così al
giorno d’oggi non vi è nessuna idea cui si possa attribuire una simile autorità unificante. Perciò il
tentativo di sostituire la violenza con le idee è per il momento votato all’insuccesso. Anche per
quanto riguarda il motivo per il quale le masse si lasciano infiammare Freud è pienamente
d’accordo con Einstein. Secondo il filosofo infatti l’uomo è dominato da due tipi di “pulsioni” una
che tende a conservare e a unire e una che tende a distruggere e a uccidere. Tutte e due le pulsioni
sono indispensabili e nessuna agisce mai in maniera isolata, ad esempio la pulsione di
autoconservazione non è detto che non possa implicare una certa quantità di aggressività per essere
portata a compimento. Pertanto quando gli uomini vengono incitati alla violenza, è possibile che si
destino in loro una serie di motivi consenzienti, nobili o volgari, di cui il piacere di distruggere e di
4
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
aggredire fa certamente parte. Il fatto che questi impulsi distruttivi siano mescolati con altri impulsi
ideali, facilita naturalmente il loro soddisfacimento. Se quindi la propensione alla guerra è un
prodotto della pulsione distruttiva, contro di essa è ovvio ricorrere all’antagonista di tale pulsione
ovvero a tutto ciò che fa sorgere legami emotivi tra gli uomini. Tali legami possono essere di due
tipi: quelli che hanno come oggetto l’amore e quelli che hanno come oggetto la solidarietà, amore e
solidarietà sono però facili da esigere ma difficili da attuare. C’è anche un altro metodo per
combattere la tendenza alla guerra: poiché c’è tra gli uomini un’innata disuguaglianza occorre fare
una distinzione tra capi e seguaci. Si dovrebbe quindi Dedicare maggiore cura all’educazione della
prima classe capace di assoggettare la vita pulsionale della comunità umana alla dittatura della
ragione. Ma questa è una speranza utopistica. È evidente quindi come nonostante la lunga e
approfondita analisi dell’umanità compiuta dal filosofo con l’aiuto dello scienziato non si riesca a
trovare una soluzione definitiva al problema della guerra, si giunge anzi a constatare
pessimisticamente la sua inevitabilità.
Analisi carteggio Einstein-Freud sulla guerra:
Nel 1931 l'Istituto internazionale per la cooperazione intellettuale promosse, per conto della Società
delle nazioni unite una serie di dibattiti tra le personalità più in vista dell'epoca su temi d'attualità.
Einstein suggerì il nome di Freud, che accettò uno scambio epistolare con lui sul tema della guerra.
Le lettere furono pubblicate nel 1933 con il titolo “Perché la guerra?”
Einstein apre la sua lettera individuando alcuni fattori come possibile spiegazione del fenomeno,
quali il nazionalismo e la sete di potere dei diversi Stati; tuttavia essi non sono sufficienti per capire
come masse intere accettino la distruzione di altri e il sacrificio di sé.
Suggerisce quindi a Freud l’ipotesi che l’uomo sia aggressivo per natura e individua come soluzione
un organismo sovranazionale al quale gli stati devono obbedire rinunciando alla propria sovranità.
Termina la lettera chiedendo se vi siano mezzi per scongiurare le guerre future.
Freud-riprende la considerazione di Einstein circa la tendenza naturale alla violenza, esponendo in
merito la propria teoria delle pulsioni. Nell'uomo sono presenti una pulsione di vita e una dì morte
(Eros e Thanatos). Per Freud l'aggressività è parte insopprimibile della natura umana e quindi non
c'è modo di eliminarla, occorre se mai individuare le condizioni perché non trovi espressione nella
guerra.
Per evitare i conflitti armati bisogna sviluppare un antagonista: l'Eros (rafforzando i legami affettivi
nella comunità e favorendo l'instaurazione di sentimenti comuni a tutti). Tali soluzioni appaiono a
Freud realizzabili soltanto in tempi molto lunghi.
5
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
Sigmund Freud; la vita:
Sigmund Freud nasce in Moravia nel 1856 da una famiglia ebraica.
Frequenta il ginnasio a Vienna e si iscrive alla facoltà di medicina.
Contemporaneamente condusse delle ricerche nel laboratorio di neurofisiologia di Ernst Brucke.
Qui viene a contatto con Breuer, il quale gli racconta la storia di Anna O. Nel.
Si trasferisce a Parigi, dove insegna Charcot, un clinico dell'isteria. Tornato a Vienna divulga gli
studi di Charcot e sposa Martha.
Negli anni seguenti (1886-96) è molto impegnato a livello professionale e famigliare:
Cerca di farsi una fama e al contempo deve mantenere la famiglia numerosa.
Scrive “Studi sull’isteria”.
Dopo la morte del padre, Freud cade in una grossa depressione e si curerà con l'autoanalisi, in
particolare con l'analisi onirica.
Nel 1900 scrive “L’interpretazione dei sogni”. A questo punto sono in molti a seguire le teorie da
lui elaborate e comincia a prendere vita un vero e proprio movimento psicoanalitico.
Vengono pubblicate: “Psicopatologia della vita quotidiana” e tre saggi “Sulla teoria sessuale”
Freud è ormai famoso in tutto il mondo e viene invitato a numerosi convegni.
Nel 1910 viene fondata la Società psicoanalitica.
Scrive svariate e importanti opere finche, con l’avvento del nazismo, la psicoanalisi viene
fortemente perseguitata in quanto "scienza ebraica": vengono bruciati i testi di psicoanalisi a
Berlino e, quando i nazisti entrano a Vienna, Freud decide di emigrare a Londra.
Vi muore nel 1939 e non sarà celebrata nessuna cerimonia religiosa.
Il dualismo di Empedocle:
Riprendo questo testo di Freud dove egli presenta il conflitto fra Eros e Thanatos, del quale parla
nella lettera ad Einstein, mediante concetti desunti dal pensiero di Empedocle, il quale parla d'un
dissidio cosmico fra i princìpi o forze di Amore (o Amicizia) e Odio (o Discordia).
«Empedocle di Agrigento, nato all'incirca nel 495 a.C., si presenta come una figura fra le più
eminenti e singolari della storia della civiltà greca [...] Il nostro interesse si accentra su quella
dottrina di Empedocle che si avvicina talmente alla dottrina psicoanalitica delle pulsioni, da indurci
nella tentazione di affermare che le due dottrine sarebbero identiche se non fosse per un'unica
differenza: quella del filosofo greco è una fantasia cosmica, la nostra aspira più modestamente a una
validità biologica. [...] I due principi fondamentali di Empedocle – philìa (amore, amicizia) e neikos
(discordia, odio) – sia per il nome che per la funzione che assolvono, sono la stessa cosa delle nostre
due pulsioni originarie Eros e Distruzione.»
Il nome di Eros deriva da quello della divinità greca dell'amore, e «tende a creare organizzazioni
della realtà sempre più complesse o armonizzate, mentre Thanatos tende a far tornare il vivente a
6
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
una forma d'esistenza inorganica. Queste sono pulsioni. Eros rappresenta per Freud la pulsione alla
vita, mentre Thanatos quella della distruzione.
Cinque conferenze sulla psicoanalisi:
Nel Settembre 1909, presso la Clark University in Massachussets, Freud presenta la sua opera al
pubblico americano, Non si rivolge esclusivamente ai medici, ma a tutti i convenuti, esponendo con
chiarezza le teorie e la prassi dell’intervento psicanalitico, arricchendo il discorso con descrizioni ed
esempi efficaci. E’ come se egli prendesse per mano i presenti e li introducesse all’esperienza di un
mondo sconosciuto, del quale svela i misteri. Nelle cinque conferenze egli delinea la base di tutta la
psicanalisi, esponendo con rigore i concetti e i termini fondamentali, che saranno ripresi e
rielaborati successivamente
1- Il primo avvio alla Psicanalisi è dovuto a Breuer, medico viennese che curava l’isteria con
l’ipnosi. Una giovane paziente presentava sintomi complessi: paralisi e vari altri disturbi, in
contrasto con il perfetto stato degli organi interni. I disturbi erano comparsi al capezzale del
padre morente. La violenza degli affetti, bloccata durante le situazioni patogene, si era
fissata nei sintomi. Sottoposta ad ipnosi, la paziente riusciva a rivivere le fantasie
traumatizzanti. Al ricordo seguivano un senso di liberazione e la progressiva scomparsa dei
sintomi. Gli studi ipnotici successivi hanno evidenziato come in uno stesso individuo
possano essere presenti più raggruppamenti psichici, lo stato, a cui rimane attaccata la
coscienza, viene detto “conscio”. L’altro “inconscio”.
2- Negli anni 1885-86 Freud, discepolo di Charcot, a Parigi, approfondisce gli studi sull’isteria
e sulla scissione psichica e la disintegrazione della personalità. Continuando a sollecitare nei
pazienti il ricordo delle esperienze vissute, egli riesce a stabilire dei nessi tra le scene
patogene dimenticate e i sintomi presenti. I ricordi dimenticati non sono perduti, ma una
forza impedisce loro di riaffiorare alla mente. Tale forza è avvertita come una resistenza, che
mantiene in vita lo stato morboso. Fra i vari impulsi esistenti uno prende il sopravvento: è
l’impulso di desiderio, contrastato da tutti gli altri, perché inaccettabile per ragioni etiche,
morali religiose ecc, Per evitare la sofferenza, la rappresentazione di tale impulso viene
allontanata dalla coscienza, rimossa. Il conflitto di forze psichiche contrastanti esiste in ogni
individuo, ma non è sufficiente per determinare la dissociazione della personalità. Nei casi
di isteria o di nevrosi l’impulso inaccettabile viene cancellato dalla coscienza, dalla
memoria. Nell’inconscio, però, esso continua ad esistere, in attesa di ripresentarsi sotto
forma di sintomo, accompagnato da sofferenza. Nel lavoro psicoanalitico tale impulso può
essere recuperato alla coscienza.
3- Nell’intervento psicanalitico ogni idea espressa dal paziente, anche la più arbitraria e lontana
dal sintomo, ha valore: è essa stessa un sintomo, una nuova deformazione, che sostituisce
l’elemento rimosso. Essa comunque rivela una certa somiglianza con l’elemento celato, che
si vuole riportare alla coscienza. Per dischiudere l’inconscio sono importanti le libere
associazioni, l’interpretazione dei sogni e l’utilizzazione delle azioni mancate e casuali.
L’interpretazione dei sogni è la via principale per la conoscenza dell’inconscio. Il contenuto
onirico manifesto rappresenta la deformazione dei contenuti onirici inconsci, sui quali hanno
operato i processi psichici della condensazione e dello spostamento. Le libere associazioni
mettono in contatto con i pensieri onirici latenti, i quali svelano come i sogni degli adulti
7
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
assomiglino ai sogni infantili. Anche gli adulti cercano nel sogno l’appagamento dei desideri
insoddisfatti, specialmente di quelli sessuali.
4- Fra gli influssi che maggiormente determinano fenomeni di rimozione e di formazione
sostitutiva vanno evidenziati i disturbi dell’erotismo, che i pazienti in genere tengono
nascosti. Il lavoro analitico necessario per la chiarificazione di un caso patologico deve
considerare anche le esperienze precedenti, quelle della pubertà e dell’infanzia.
Specialmente le esperienze infantili giustificano la sensibilità nei confronti dei traumi
successivi. La pulsione sessuale infantile si manifesta sin dalla nascita, è complessa ed è
totalmente staccata dalla funzione riproduttiva. Fonte di piacere sono la stimolazione di
determinate zone erogene e l’eccitamento dei genitali (Fase dell’autoerotismo). La
differenziazione dei sessi non ha ancora un ruolo decisivo. La primitiva scelta oggettuale
ricade sulle persone vicine al bambino, soprattutto i genitori e i fratelli. I duplici,
contrastanti sentimenti d’amore e di odio formano un complesso di sentimenti che, subito
rimosso, continua a vivere nell’inconscio e a influire sugli sviluppi della vita affettiva e
sessuale futura. A volte anche nell’età adulta permangono aspetti della caotica sessualità
infantile. Certe particolari pulsioni, ritenute inaccettabili dalle convinzioni sociali o dalla
morale, vengono colpite dalla rimozione, dando così luogo a nevrosi o a perversioni.
5- Gli individui si ammalano quando non riescono a soddisfare nella realtà le loro esigenze
erotiche. Si rifugiano, allora, nella malattia e regrediscono ai soddisfacimenti sessuali
infantili, allontanandosi dalla realtà. Frequente è il rifiuto della realtà nelle nevrosi. Uomo
energico viene considerato colui che sa tradurre nella realtà le sue fantasie di desiderio. Se
non riesce, in determinate circostanze, in presenza di talento artistico, anziché chiudersi
nella fantasia può attingere alla realtà attraverso l’arte. Il problema del distacco dalla realtà
può riguardare sani e malati. La differenza fra gli uni e gli altri sta nelle proporzioni
quantitative degli impulsi in conflitto. Nel lavoro psicoanalitico, come avviene anche in altri
rapporti, si verifica il fenomeno della traslazione: il paziente riversa sul medico moti di
tenerezza, ma anche tensioni, ostilità: Tutto il vissuto viene considerato un mezzo per
dischiudere l’inconscio.
8
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
Albert Einstein:
Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955) è stato un fisico e filosofo della
scienza tedesco naturalizzato statunitense.
La sua grandezza consiste nell'aver mutato in maniera radicale il paradigma di interpretazione del
mondo fisico.
Nel 1905, ricordato come "annus mirabilis", pubblicò tre articoli a contenuto fortemente innovativo,
riguardanti tre aree differenti della fisica:
-dimostrò la validità della teoria dei quanti di Planck nell'ambito della spiegazione dell'effetto
fotoelettrico dei metalli;
-fornì una valutazione quantitativa del moto browniano e l'ipotesi di aleatorietà dello stesso;
-espose la teoria della relatività ristretta, che precede di circa un decennio quella della relatività
generale.
Nel 1921 ricevette il Premio Nobel per la fisica "per i contributi alla fisica teorica, in particolare per
la scoperta della legge dell'effetto fotoelettrico" e la sua fama dilagò in tutto il mondo soprattutto
per la teoria della relatività. Fu un successo insolito per uno scienziato e durante gli ultimi anni di
vita la fama non fece che aumentare.
Oltre a essere uno dei più celebri fisici della storia della scienza, fu molto attivo in diversi altri
ambiti, dalla filosofia alla politica, e per il suo complesso apporto alla cultura in generale è
considerato uno dei più importanti studiosi e pensatori del XX secolo.
La sua immagine rimane a tutt'oggi una delle più conosciute del pianeta.
Effetto fotoelettrico, spiegazione dell’effetto fotoelettrico di Einstein
(1905):
1- Ogni volta che avviene, da parte della materia, emissione o assorbimento della radiazione
elettromagnetica la quantità di energia scambiata è legata alla frequenza f della radiazione dalla
relazione:
E=h*f
h=6.626*10^(-34) Js
costante di Planc
2- L’energia della radiazione elettromagnetica non è distribuita con continuità nello spazio, bensì è
raccolta in pacchetti o quanti detti fotoni
9
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
Leggi dell’effetto fotoelettrico:
1Se h*f < W
non si ha energia sufficiente per estrarre gli elettroni dal materiale. soglia fotoelettrica
w=hf0
2Un elettrone può ricevere energia solo da un quanto: “l’energia cinetica degli elettroni emessi non
dipende dall’intensità della radiazione
incidente”
3Ecin=hf-hf0
L’energia del singolo elettrone aumenta al crescere della frequenza della radiazione incidente
4Aumentando l’intensità della radiazione aumenta il n°di pacchetti di energia:
il n°di elettroni emessi aumenta con l’intensità
QUINDI:
w = energia necessaria per estrarre un elettrone dal materiale
h*f = energia fornita al materiale dal singolo fotone
Dall’articolo sui quanti di luce pubblicato da Einstein nel 1905 sugli
"Annalen der Physik”:
"Secondo l'ipotesi che voglio qui proporre, quando un raggio di luce si espande partendo da un
punto, l'energia non si distribuisce su volumi sempre più grandi, bensì rimane costituita da un
numero finito di quanti di energia localizzati nello spazio, che si muovono senza suddividersi e che
non possono essere assorbiti o emessi parzialmente.”
"La Consueta concezione, per la Quale l'energia della luce si distribuisce in modo continuo nello
spazio irradiato, incontra, nel tentativo di spiegare i fenomeni fotoelettrici, notevoli difficoltà, che
sono state fatte oggetto di uno studio particolarmente approfondito dal Signor Lenard [Einstein Si
riferisce all'articolo di Lenard del 1902]. Partendo Dal principio che la luce eccitatrice è costituita di
quanti di energia hf, l'emissione di elettroni si può spiegare nel seguente modo. I Quanti di energia
penetrano nello strato superficiale del corpo e la loro energia si trasforma, almeno in parte, in
energia cinetica di elettroni... Inoltre va supposto che ogni elettrone, nell'abbandonare il corpo,
debba effettuare un lavoro W (che è caratteristico del corpo considerato). Ad uscire dal corpo con la
massima velocità normale [Kmax] saranno gli elettroni eccitati che si trovano direttamente alla sua
superficie e che acquistano una velocità normale ad essa".
10
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
Breve storia del nazismo:
Il 10 luglio 1921, in una Germania ridotta alla miseria dal disastro bellico, Adolf Hitler, un reduce di
guerra di origini austriache, veniva eletto capo indiscusso di una piccola formazione di destra, dal nome
"partito nazional-socialista dei lavoratori tedeschi".
Dopo anni di militanza quel piccolo manipolo di visionari avrebbe raggiunto, sotto il segno della svastica,
il dominio sull’Europa, con il fine di costituire un grande Reich millenario, volto a sottomettere il mondo
intero.
I principi enunciati da Hitler nel "Mein Kampf", riassumibili nel principio della superiorità della razza
ariana eletta, destinata ad imporre la propria egemonia, trovarono tragica e sistematica attuazione nello
sterminio di 6 milioni di ebrei, nei massacri, nei rastrellamenti, nell’incubo cui dovettero prender parte
decine di migliaia di persone dal gennaio 1933, anno dell’ascesa al potere del nazional-socialismo.
Fino al maggio del 1945, quando Berlino venne conquistata dall’armata sovietica. Fu così la fine di
quell’oscuro e malefico impero, di una perversa ideologia che il suo fuhrer voleva millenaria e che invece
non sopravvisse alla superiorità alleata; ad una ad una le armate tedesche furono travolte e sconfitte, fino
alla capitolazione, ponendo fine ad una tragedia una tragedia costata 50 milioni di morti.
William Sheridan Allen, Come si diventa nazisti, 1965:
Tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta, nella cittadina tedesca chiamata Thalburg
dall'autore, in realtà Nordheim nello Hannover, si svolge un “gioco collettivo” la cui posta è la
democrazia.
Nello stesso periodo un confronto analogo si stava svolgendo in tutta la Germania, e analogo ne fu
l'esito. “Come si diventa nazisti” è il dramma di una città che ha affidato il compito a uno storico,
circa trent'anni dopo gli eventi in esso rappresentati; un intervallo lungo, ma non tanto da impedire
una ricostruzione fedele degli avvenimenti, grazie alle interviste, le raccolte di giornali locali e i
luoghi ancora pressoche immutati.
Con cautela l'autore afferma in più punti che Thalburg non è un microcosmo rappresentativo del
macrocosmo Germania. Ma il dramma di Thalburg che Allen ricostruisce, non può fare a meno di
trasmettere al lettore sensazioni e conoscenze che trapassano quel tempo e quel luogo perché si
ricollegano agli strati profondi dei processi sociali e dell'esperienza umana. Esse ci dicono che non
esiste nulla capace di vietare che ciò che è accaduto a Thalburg a cavallo degli anni Trenta possa
prima o poi accadere di nuovo. «Il problema del nazismo fu prima di tutto un problema di
percezione» scrive l'autore proprio alla fine del libro. Ma ciò non presuppone che qualcosa di simile
non sia ripetibile in futuro.
Gli attori del dramma thalburghese sono principalmente le formazioni politiche NSDAP (Partito
nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi) e la SPD (Partito socialista di Germania), e due classi
sociali: la piccola e media borghesia. Per decenni i voti dei lavoratori si erano concentrati sulla
11
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
SPD, cui andavano ancora nel 1928 oltre 2200 voti su meno di 5400 totali nel comune di Thalburg.
Insignificante il consenso elettorale nei confronti del Partito comunista: poche decine di voti. E
all'inizio della storia insignificante era pure il voto per la NSDAP, che nello stesso 1928 ricevette la
miseria di 123 voti.
Negli anni successivi la struttura del consenso elettorale cambia vistosamente. In soli due anni, dal
1928 al 1930, i voti a favore della NSDAP aumentano di quattordici volte, salendo da 123 a 1742,
su un totale di voti totali che intanto ha superato i 6000. Poi aumentano ancora di due volte e mezza,
raggiungendo i 4200, pari al 62,3 per cento del totale, alle elezioni del luglio 1932, per superarli
infine abbondantemente in quelle del 1933. Più che la SPD a perdere, fu dunque - così come
avvenne in tutta la Germania - la NSDAP a stravincere, nel corso di elezioni politiche che almeno
fino al 1933 si potevano considerare, nell'insieme, regolari. Non fu alcuna forza esterna a
consegnare la cittadina dello Hannover, così come l'intero paese, al nazismo. Fu, insieme con le
inadeguatezze e gli errori della classe dirigente, la libera volontà degli elettori. Il colpo di stato, la
rivoluzione che trasformò la democrazia di Weimar in una dittatura, avvennero soltanto dopo che
gli elettori ebbero spianato la strada.
Come riuscirono i nazisti di Thalburg ad attirare sulla propria formazione il voto di gran parte della
borghesia locale, e di una quota non indifferente della classe lavoratrice?
Già sul finire degli anni venti la depressione economica aveva cominciato a colpire duramente il
comune di Thalburg. Inoltre Thalburg era sede dell'ufficio distrettuale di collocamento, di modo che
i thalburghesi erano esposti ogni giorno allo spettacolo di lunghe file di disperati che venivano da
paesi e cittadine vicine per farsi registrare. I piccoli commercianti lamentavano la caduta dei
consumi; parecchi negozi noti chiusero. La limitazione della spesa che le famiglie si erano imposte
toccava anche l'educazione dei figli: il numero di allievi nelle due scuole secondarie scese del dieci
per cento tra il 1930 e il 1932, sebbene il numero totale degli abitanti fosse aumentato. Un senso di
insicurezza crescente per il futuro di sé e dei propri figli pesava su gran parte della popo*lazione.
Ma la crisi economica era soltanto una delle componenti della situazione sempre più opprimente
con la quale dovevano fare i conti i cittadini di Thalburg. A oltre dieci anni di distanza il
trattamento punitivo riservato alla
Germania dal Trattato di Versailles era sentito da molti thalburghesi, non meno che da masse di
tedeschi in tutto il paese, come un'offesa personale. Il tutto (l'ansia per lo stato dell'economia e il
risentimento per l'umiliazione di Versailles) si era trasformato da anni in un diffuso discredito della
classe politica, giudicata incapace di trovare soluzioni decenti all'una come all'altra questione. A
Thalburg, episodi veri o presunti di corruzione di alcuni uomini politici contribuirono a convertire il
discredito in sospetto e disprezzo per i politici democratici in genere.
A fronte di tale situazione i nazisti si seppero muovere nella cittadina dello Hannover con rapidità
ed efficacia, proponendosi alle paure reali e fittizie delle classi medie come i soli capaci di
sopprimere alla radice le loro cause. Più di ogni altro fattore, ad attrarre i voti della media borghesia
fu la capacità dei nazisti di distribuire sicurezza. Al contrario, le forze progressiste sommarono
errore a errore e, tranne rari casi, non riuscirono né a prevedere né a comprendere gli scopi degli
12
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
avversari della NSDAP. Sul piano dei rapporti internazionali, come s'è detto, non solo tra le file
della borghesia, ma anche tra quelle degli operai e dei contadini erano in molti a sentire lesa la
propria personale dignità per il modo in cui la Germania era stata trattata a Versailles e dopo. Perciò
gli articoli di giornale, i volantini, i discorsi dei rappresentanti della NSDAP battevano senza fine su
tale tasto, assicurando che se loro fossero giunti al potere si sarebbero impegnati a morte per
riscattare l’onore tedesco; punto cruciale assolutamente ignorato dai socialisti.
La SPD, infine, si mostrò del tutto incapace di stringere alleanze sia alla propria sinistra che alla
propria destra, mentre i nazisti, di elezione in elezione, seppero allacciare le alleanze più
spregiudicate con diversi partiti moderati e conservatori, adattandosi di volta in volta al modo di
agire dell’alleato. Con questi mezzi i nazisti seppero convincere le classi medie d'essere il partito
che le avrebbe protette dai rossi, guarite dall'onore offeso, rimesse in condizione di far prosperare
pacificamente i loro affari. Le classi medie li compensarono con una valanga di voti. Sul fronte
opposto, la SPD di Thalburg riuscì paradossalmente ad accrescere l’ostilità delle classi medie nei
confronti di sé quanto della classe operaia, intanto che falliva sia sotto l’aspetto politico-elettorale
sia sotto quello ideologico e psicologico nel rafforzare il fronte dei lavoratori contro la minaccia
mortale rappresentata dai nazisti. Quando la minaccia venne finalmente percepita, un'ascesa che
sarebbe stata affatto resistibile se fosse stata contrastata in tempo era diventata un incontenibile
trionfo.
Il penultimo giorno di gennaio del 1933 il presidente Hindenburg nomina Hitler cancelliere del
Reich. Il presidente sa che i nazisti sono alquanto invadenti, ma ritiene di aver preso adeguate
contromisure: nel nuovo gabinetto i ministri nazisti sono soltanto due, Frick e Göring. Alla notizia
che è stato ufficialmente dichiarato cancelliere i suoi seguaci inondano la Germania di canti,
bandiere, fiaccole e violenze a danno degli avversari politici. In effetti quella notte il colpo di stato
era legalmente cominciato. I tedeschi incoraggiarono Hitler a perfezionarlo assegnando al suo
partito, alle elezioni nazionali del marzo 1933, quasi il 44 per cento dei voti; e Hitler capitalizzò tale
consenso assumendo poco più di un anno dopo, alla morte di Hindenburg, anche la carica di capo
dello stato.
Il colpo di stato hitleriano, a partire dal 1933 si stende anche su Thalburg. Come in tutte le dittature,
il primo scopo che esso persegue è la distruzione dei rapporti associativi tra gli individui, seguito
dalla loro sostituzione con il rapporto diretto tra i singoli così isolati e atomizzati e un capo che li
controlla. Con i pretesti più vari vengono progressivamente sciolti o costretti alla chiusura quasi
tutti i gruppi politici, i centri culturali, le antiche associazioni religiose, le società di mutuo
soccorso. Al loro posto subentrano associazioni preposte caso per caso all'inquadramento e
all'indottrinamento dei giovani, delle donne, degli impiegati pubblici, degli insegnanti, degli operai,
dei contadini: tutte controllate rigidamente sia dalla NSDAP. Aumentano paurosamente le violenze,
che sino al 1933 non avevano superato il tasso osservabile di regola nei momenti di aspra lotta
politica di quei decenni. Con un sapiente dosaggio di percosse e di arresti, di distruzioni di case e di
deportazioni nei primi campi di concentramento, la violenza dei nazisti si dirige dapprima contro gli
avversari, per estendersi poi a coloro che danno segni pur minimi di dissenso o appaiono
indifferenti ai richiami a partecipare con entusiasmo alle manifestazioni organizzate dalla NSDAP.
In tutta l'amministrazione pubblica subentrano uomini fedeli al nazismo. Avvolta in una simile
13
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
morsa, alla fine del 1935 la comunità di Thalburg, come entità civile, culturale e morale, ha cessato
di esistere.
Modernità e olocausto (Zigmunt Bauman):
Bauman analizza alcuni degli elementi che hanno reso possibile l’Olocausto. Primo fra tutti
l’antisemitismo. Un fenomeno che non è nato col nazismo, ma che ha caratterizzato la storia umana
dai tempi più remoti. Secondo molti storici l’avversione contro gli ebrei si è originata poco dopo la
distruzione del Secondo Tempio (70 d.C.) e con la successiva diaspora. L’antisemitismo individua
negli ebrei, e solo in loro, l’elemento estraneo e indesiderabile, sono “gli altri” per eccellenza,
persone che, pur essendo assimilate ai “nativi”, mantengono immutata la loro appartenenza ad un
gruppo peculiare e distinto. Facilmente individuabili, facilmente perseguibili. L’essere dei “senza
patria” è uno degli elementi su cui il Terzo Reich basò la sua politica di distruzione del popolo
ebraico. Un nemico senza terra non può essere invaso né conquistato, rimane pur sempre un nemico
e va reso impotente con altri sistemi.
“Il primo effetto della modernità sulla situazione degli ebrei europei fu la loro selezione come
bersaglio principale della resistenza antimodernista“. La società moderna, formata prevalentemente
da giardinieri (definizione cara a Bauman), è basata sul controllo e sulla sicurezza, l’elemento
estraneo è visto come pericoloso e molesto. La diversità degli ebrei, fino ad allora semplicemente
tollerata, poteva divenire un problema e una minaccia. Da qui la necessità di evidenziare le
differenze tra i “nativi” e la “razza” ebraica.
“Il razzismo è impensabile senza lo sviluppo della scienza, della tecnologia e delle forme moderne
di potere statale. In quanto tale, il razzismo è un prodotto specificatamente moderno”. Il razzismo
esige che gli elementi avvertiti come avulsi vengano necessariamente allontanati o rimossi dal
territorio, se ciò non è possibile, si procede allo sterminio. L’intento è quello di garantire la
sopravvivenza e l’affermazione di un gruppo considerato migliore e perfetto. Ed è proprio il
progetto di una società perfetta che è stato posto alla base dell’Olocausto: “la rivoluzione nazista fu
un esercizio di ingegneria sociale su scala gigantesca”. L’obiettivo finale di sanità e perfezione
doveva passare attraverso l’eliminazione dell’elemento estraneo e disturbante. Il processo è
avvenuto attraverso momenti diversi, dalla separazione si è passati all’inevitabile soppressione. Lo
sterminio degli ebrei è stato considerato e gestito come una sorta di misura igienica, ed è questo un
fenomeno che poteva avvenire solo in età moderna.
Ma perché l’Olocausto attuato dai nazisti è tanto diverso dagli Olocausti che sono avvenuti nel
corso della storia? Perché è stata un’operazione organizzata e riuscita in maniera ineccepibile.
L’Olocausto moderno è metodico e calcolato, per questo ha fatto più vittime di quante ogni altro
genocidio abbia mai generato. E ciò è stato possibile facendo ricorso non alla semplice brutalità o
all’odio, ma alla razionalità e all’organizzazione capillare di un sistema burocratico impeccabile.
Trasformare l’antisemitismo in politica di governo ha richiesto l’esistenza di un apparato potente e
diffuso, oltre alla totale accettazione dei provvedimenti statali da parte della popolazione. Tutto ha
seguito una tecnica precisa, anche la violenza. Gli effetti della burocratizzazione hanno portato, in
tempi rapidi, alla disumanizzazione degli oggetti dell’attività burocratica stessa: gli esseri umani
erano quantità, numeri, cifre. Nulla di più. E per il Nazismo tale meccanismo si è sviluppato in
maniera esemplare ed efficace. Nessun burocrate doveva avere la percezione di gestire la
deportazione o l’annientamento di un essere umano. E nessun burocrate, in effetti, ha mai avvertito
nulla di simile. L’indifferenza etica era indispensabile al regime e profondamente diffusa.
Un’altra caratteristica dell’Olocausto moderno è stata la totale collaborazione da parte delle vittime.
14
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
Le élite ebraiche vennero trattate da Hitler al pari di tutti gli ebrei. Nei ghetti tutto era gestito dai
leader delle comunità ebraiche che, a loro volta, mediavano i rapporti con i nazisti: “gli ebrei fecero
il gioco dei loro oppressori, facilitarono il loro compito, avvicinarono la propria fine“. Quando
iniziarono le deportazioni, i tedeschi avevano già da tempo rimosso gli ebrei dalla loro quotidianità.
Attraverso una serie di leggi, infatti, il Terzo Reich aveva separato la società perfetta da quella dei
parassiti e reso accettabile il proprio operato. L’indifferenza sociale era stata raggiunta con un po’ di
tempo, trasformando in normalità una serie di eventi e imposizioni nient’affatto normali. La resa era
totale e diffusa in ogni ambito. Pochissimi coloro i quali proclamarono il proprio rifiuto.
L’obbedienza ad un certo regime può essere vista, qui ed ora, con infinito disprezzo eppure
Bauman, apportando gli esiti degli esperimenti di Milgram, riesce a far intendere come ogni essere
umano, in certe condizioni, possa trasformarsi in boia. Il male è intrinseco in ogni società e non è
legato ai tratti di un determinato individuo. Le SS non erano soggetti malati o reclutati in maniera
particolare, erano persone normalissime. Non è da escludere che molti fossero inclini alla crudeltà
ma, più in generale, agivano all’interno di un sistema che li aveva de-responsabilizzati, che li aveva
privati di una morale e che li autorizzava ad agire per un ordine superiore ed indiscutibile.
Ovviamente ciò non basta a giustificare nulla, serve semplicemente a comprendere quali
meccanismi scattano nella mente di un individuo nel momento in cui certe barriere morali vengono
neutralizzate e certi comportamenti, atti a generare sofferenze atroci ad altre persone, vengono posti
in atto. Non esistono sensi di colpa, non esistono preoccupazioni morali semplicemente perché le
condizioni lo consentono.
Lo studioso trasmette una inquietante consapevolezza: il fatto che l’Olocausto ci sia già stato, in
quella forma e con quei metodi, non esclude che possa ripetersi nuovamente. Continuiamo a vivere
secondo standard di vita “moderni”, gli stessi che solo qualche decennio fa portarono all’origine di
uno degli stermini più feroci e spietati della storia del genere umano. La combinazione degli
elementi sociali, politici, economici e storici che generarono l’Olocausto potrebbe ripresentarsi.
15
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
La psicanalisi e la letteratura:
Italo Svevo:
Italo Svevo (pseudonimo di Ettore Schmitz) nacque a Trieste nel 1861 da una famiglia ebrea agiata.
Il suo luogo di nascita fu fondamentale per la sua formazione dato che era una città con un grande
passaggio di idee. Svevo studia con attenzione Schopenhauer, Nietzsche e Freud. La sua vita si può
dividere in tre fasi: la prima nella quale scrive “Una vita” e “Senilità”, la seconda nella quale
annuncia di non voler più scrivere e la terza dove torna con la sua opera più importante, “La
coscienza di Zeno”. Nella prima fase, dopo aver scritto “Una vita”, si sposa con Livia Veneziani.
Questa è figlia di Bruno Veneziani, possessore di una industria di vernici. Nel 1898 afferma di voler
terminare la sua attività di scrittore anche per l’assunzione da parte del suocero nell’attività, ma
continua a pensare a nuove opere. Propone a Bruno Veneziani, che soffriva di una nevrosi, di farsi
curare da Freud in persona, ma dopo qualche mese di analisi la termina bruscamente affermando
che non era di alcun aiuto. Per questo motivo Svevo inizia a vedere in maniera negativa la
psicoanalisi, arrivando ad affermare che era utile solo per la caratterizzazione dei personaggi in
letteratura. Scrive “La coscienza di Zeno” e grazia all’amico James Joyce, scrittore di “Ulisse”,
riesce a fare conoscere la sua opera agli intellettuali francesi. Italo Svevo morì nel 1928 a causa di
un incidente d’auto.
La coscienza di Zeno
(breve riassunto tratto Tratto da l'Enciclopedia della Letteratura, Istituto Geografico De Agostini)
Zeno Cosini, un maturo e ricco commerciante di Trieste, quasi intossicato dal fumo, è stato indotto
dal suo psicoanalista a scrivere un'autobiografia, nella speranza che ciò lo aiuti a guarire dal
pericoloso vizio.
Interrotta dal paziente la terapia, il medico Dottor S., per vendetta, ne pubblica le memorie.
Zeno nel racconto ripercorre sei significativi episodi della sua vita, legati da una radice comune,
l'incapacità di vivere, l'inettitudine che è la sua vera malattia. Ricorda come cominciò a fumare e
come non sia mai riuscito ad accendere "l'ultima sigaretta".
Il susseguirsi di pentimenti, buoni propositi e fallimenti che si realizza rispetto al fumo si estende
anche alle circostanze più importanti della vita: al difficile rapporto col padre, fatto, fino alla sua
morte, di diffidenza e incomprensione; al matrimonio con Augusta, accettato sotto la spinta del caso
e poi rivelatesi felice; alla relazione con la giovane Carla, voluta per sconfiggere la paura
d'invecchiare e di cui non si assume alcuna responsabilità morale; al rapporto di amore e odio col
cognato Guido, colpevole di aver sposato Ada, di cui Zeno era innamorato; all'associazione
commerciale che ha costituito con lui. Nell'ultimo episodio la guerra sorprende Zeno ed egli ne
rimane sconvolto. Ancora una volta la sorte lo aiuta e gli consente di arricchirsi con un fortunato
commercio. Ciò lo fa sentire forte e sano e lo spinge ad abbandonare la cura psicoanalitica.
Chiude il romanzo l'apocalittica previsione di una catastrofe, prodotta dagli ordigni di guerra e che
travolgerà la terra.
16
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
I rapporti di Svevo con la psicanalisi:
I rapporti di Svevo con la psicanalisi sono abbastanza contraddittori: da un lato egli riteneva questa
scienza un utile mezzo di conoscenza, dall’altro la escludeva totalmente come terapia medica (lo
stesso Zeno nel suo capolavoro rifiuta di farsi “guarire” restituendo il famoso manoscritto al dottor
S.). Ciò nonostante le costanti letture di Freud hanno sicuramente avuto un’influenza poetica e
culturale sull’autore. È vero che in molte occasioni Svevo tende a sconfessare la psicanalisi, a
distaccarsi da essa per ribadire l’autonomia letteraria dei suoi romanzi, ma è anche vero che la
psicanalisi non lo “abbandonò più”, come scrive nel Soggiorno londinese. Se da un lato Svevo
ridimensionava i possibili risultati della psicoterapia, dall’altro non faceva che rafforzare l’ipotesi
che la psicanalisi poteva offrire alla narrativa una svolta concreta per superare il determinismo
letterario (dei romanzi naturalisti e veristi). La realtà del profondo, se non poteva essere del tutto
chiarita e risolta a livello terapeutico, poteva invece risultare determinante nell’elaborazione di una
poetica moderna. La psicanalisi diventa perciò elemento portante del fatto letterario e della
narrazione: Zeno ne è l’esempio più evidente.
Svevo piegava la psicanalisi ai suoi interessi e alla strategia di uno scardinamento della narrativa
realista ottocentesca. La psicanalisi diviene pertanto un’architettura filosofica, un metodo di lavoro
e di auto-esplorazione, un impianto di struttura del romanzo.
Ciò che interessava a Svevo all’altezza della Coscienza di Zeno era soprattutto l’indagine aperta nei
meandri nascosti dell’inconscio, la decifrazione degli “atti mancati” (il più importante di tutti è
quello che riguarda l’ultima sigaretta) e i giochi mentali del personaggio.
La psicoanalisi nel romanzo(la coscienza di zeno):
La psicoanalisi è dunque un aspetto caratterizzante dell'opera alla quale si unisce una singolare
costruzione narrativa che penalizza la linearità cronologica ed esalta la percezione personale degli
avvenimenti.
Si parte parlando de "la Coscienza". Nella prima sezione, composta da due brevi prefazioni e un
racconto sganciato dal resto della narrazione , Svevo anticipa il senso dell'intero racconto, riuscendo
a racchiudere nella "famosa, emblematica sigaretta" l'intera gamma delle nevrosi del protagonista e
a sviluppare (quasi) tutti i temi che caratterizzeranno le pagine seguenti, sia per quel che riguarda
l'aspetto "micro" (la malattia immaginaria di Zeno) sia per quanto concerne l'aspetto "macro"
(l'ineluttabilità di un'esistenza infelice coinvolge l'intera umanità).
L'analisi del nucleo centrale del romanzo (dalla morte del padre al funerale di Guido) permette di
approfondire l'incidenza della realtà psicoanalitica nel romanzo, la posizione assunta dal narratore,
il peso che la pratica medica ricopre nella narrazione.
Nel capitolo secondo l'attenzione è puntata sulla costruzione a due livelli della storia. Se è
divertente, lineare e positivo in superficie appare completamente diverso in chiave di analisi
psichica: il diario è "doloroso e squallido", la vita di Zeno è una schermaglia infinita di sensi di
colpa e repulsioni, di indulgenze e autotutele, di menzogne e dolori psicosomatici.
Nel terzo capitolo sono approfondite le caratteristiche principali dell'autobiografia, ovvero la
menzogna e la malattia. Di entrambi il consapevole Zeno si serve per "riequilibrare" una situazione
psicologica costantemente instabile; verso gli altri è giocoso, sarcastico, talvolta scaltro; verso se
17
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
stesso è riflessivo, accorto e indulgente. La bugia è così presente in Zeno che nemmeno in sede di
confessione ne saprà fare a meno; un po’ Svevo un po’ Freud ci riveleranno le vere intenzioni del
Cosini; l'amore per la cognata Ada non è mai tramontato – come invece ribadisce con frequenza
eccessiva, e quindi sospetta, lo Zeno narratore - così come l'affetto per la moglie Augusta è
spacciato, senza nemmeno troppa convinzione per la verità, per amore; per finire nel caso,
emblematico e grottesco, dell'odio per il rivale Guido, ipocritamente accantonato di fronte agli
occhi dei familiari e forse di se stesso, ma prepotentemente riemerso nella famosa scena dello
sbaglio di funerale.
Nell'ultimo capitolo viene dato uno sguardo al rapporto di Svevo con la psicoanalisi di Freud.
Svevo è poco pratico della terapia analitica, non crede che sia efficace e ritiene la nuova concezione
medica utile più per i narratori, come allargamento della conoscenza, che non per i dottori. Zeno
riflette questa concezione, si avvicina alla psicoanalisi (l'autobiografia è un preludio alla cura) ma
poi la rifiuta, boicotta i metodi di approccio (inventando per esempio un falso sogno) e nega ogni
possibile conclusione.
Così facendo Svevo garantisce libertà d'azione ai suoi personaggi, svincola le considerazioni dai
dogmi freudiani e non tradisce il senso di originalità e incertezza che il personaggio Zeno, in
definitiva, vuol trasmettere.
Letteratura inglese. James Joyce and the stream of consciousness:
James Joyce was brilliant exponent of approach that tried to represent his idea of ‘stream of
consciousness’, a literary technique which seeks to portray an individual's point of view by giving
the written equivalent of the character's thought processes, either in a loose internal interior
monologue, or in connection to his sensory reactions to external occurrences.
The most important technique he used is called “interior monologue”, which he used to represent
the complexity of the human mind.
Interior monologue is the written representation of a character's inner thoughts, impressions, and
memories as if directly ‘overheard’ without the apparent intervention of a summarizing and
selecting narrator. The term is often loosely used as a synonym for stream of consciousness.
However, some confusion arises about the relationship between these two terms when critics
distinguish them: some take ‘stream of consciousness’ as the larger category, embracing all
representations of intermingled thoughts and perceptions, within which interior monologue is a
special case of ‘direct’ presentation; others take interior monologue as the larger category, within
which stream of consciousness is a special technique emphasizing continuous ‘flow’ by abandoning
strict logic, syntax, and punctuation.
The novels: Ulysses and Dubliners:
“Ulysses” is a novel by James Joyce, first serialized in parts in the American journal, and then
published in its entirety in 1922 in Paris.
It is considered one of the most important works of Modernist literature.
Ulysses chronicles the passage through Dublin by its main character, Leopold Bloom, during an
ordinary day, June 16, 1904. The title alludes to the hero of Homer's Odyssey, and there are many
parallels between the two works.
18
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
June 16 is now celebrated by Joyce's fans worldwide as Bloomsday.
Ulysses's groundbreaking “stream of consciousness” technique, careful structuring, and highly
experimental prose as well as its rich characterizations and broad humour, has made the book
perhaps the most highly regarded work in Modernist writing.
In 1999, the Modern Library ranked Ulysses first on its list of the 100 best English-language novels
of the 20th century.
Ulysses has become particularly famous for Joyce’s stylistic innovations. In Portrait, Joyce first
attempted the technique of interior monologue, or stream-of-consciousness. He also experimented
with shifting style the narrative voice of Portrait changes stylistically as Stephen matures. In
Ulysses, Joyce uses interior monologue extensively, and instead of employing one narrative voice,
Joyce radically shifts narrative style with each new episode of the novel.
Joyce also introduced the notion of “epiphany” that became very influent in the modernist period.
Joyce wrote that an epiphany is: “a sudden spiritual manifestation, whether in the vulgarity of
speech or gesture, or in a memorable phrase of the mind itself”, in other words it is the moment in a
story, when a sudden spiritual awakening is experienced, when ordinary feelings and thoughts come
together to produce a new sudden awareness.
Joyce also used epiphany as a literary device within each short story of his collection “Dubliners”
(1916) as his protagonists came to sudden recognitions that changed their view of themselves or
their social condition and often sparking a reversal or change of heart.
“Dubliners” is a collection of Joyce’s first stories that were published in 1914, although all the
stories in the book were written before 1907. Collectively, they form a realistic and highly
suggestive portrait of the lives of ordinary people in Dublin. By doing so, they also created a
portrait of the city in the midst of what Joyce refers to as a state of ‘paralysis’. In fact, in most of
the stories in “Dubliners”, a character has a desire, faces obstacles to it, then ultimately relents and
suddenly stops all action. These moments of paralysis show the characters’ inability to change their
lives and reverse the routines that hamper their wishes. Another important theme treated in
“Dubliners” is The Prison of Routine.
Restrictive routines and the repetitive, mundane details everyday life mark the lives of Joyce’s
“Dubliners” and trap them in circles of frustration, restraint, and violence. Routine affects
characters who face difficult predicaments, but it also affects characters who have little open
conflict in their lives. The most consistent consequences of following mundane routines are
loneliness and unrequited love.
As Joyce himself explained, the stories are arranged in four groups that correspond to four ‘phases
of life’: childhood, adolescence, maturity and public life. The theme of the epiphany is also treated
in the last Joyce’s novel "The Dead."
It begins with an after-Christmas dinner party at the house of two old unmarried sisters, Miss Kate
and Miss Julia Morkan, who are also the aunts of the protagonist, Gabriel Conroy. Gabriel goes to
the party with his wife Gretta and the house becomes a sort of microcosm of contemporary Ireland
and its traditions, with each of the guests representing different generations, religious beliefs – they
include both Catholic and Protestants – and political tendencies. Gabriel feels self-confident,
especially after a successful speech he makes at the party, and on his way to the hotel, he
remembers the best moments of his married life and feels desire for his wife, Gretta.
19
Rota Alessandro
5 B LST
anno scolastico 2013\2014
However, when they reach their hotel room he realises that she is crying; at the end of the party,
suddenly she had a sad epiphany, a revelation related to her past.
Listening to an old Irish song sung by one of the guests, she suddenly remembered her first and
perhaps only true love, Michael Furey, a young man who she thinks died for her.
On hearing this desperate and passionate account Gabriel has his own “epiphany”. And when Gretta
falls asleep he looks outside the window where the snow is falling. He realises the insignificance
both of his own life, and of those around him, all of which will fade and die and be forgotten buried
by the snow that continues to fall. The sense of well-being generated by the party is thus seen under
a harsh new light.
20
Scarica

Perchè la guerra. Carteggio Einstein – Freud