UNA BUONA COMUNICAZIONE
Incontro di formazione per educatori
4/marzo/2012
Dott.ssa Lucia Lampo
Dott.ssa Maria Lucia Lucà Trombetta
NON SI PUÒ NON COMUNICARE
o
Il nostro comportamento è comunicazione!
o
Relazione e coinvolgimento dell’altro.
o
Rivestirsi dei panni dell’altro.
o
Ascoltatori attivi.
o
Accettazione dell’altro.
UNA COMUNICAZIONE EFFICACE

Chiara

Sintetica

Funzionale

Sintonica

Passione
ELEMENTI FONDAMENTALI DELLA
COMUNICAZIONE

I soggetti

La prossemica ( gestione dello spazio)

Ascoltare

Feedback

Impossibilità di non comunicare ( verbale,para
verbale e non verbale)
I VARI TIPI DI COMUNICAZIONE
•
•
•
Verbale: scrivere e parlare.
Non verbale: gestualità, prossemica, mimica
facciale (sorriso), occhi, sguardo, respirazione,
aspetto, odore e postura.
Para verbale: voce, tono, pausa, volume, ritmo,
velocità, timbro.
Tre canali di ricettività: Visivo
Guarda in alto
 Metaprogramma di inizio
 “Come stai?” “ehm…vediamo”
 Eloquio veloce e abbondante
 Termini “luminosi” (guardare, vedere, definire,
luce, disegnare, delimitare etc…)
 Postura eretta
 Respiro alto e tendenza ad impallidire
 Gestualità descrittiva dall’interno all’esterno

Tre canali di ricettività: Uditivo
Respirazione media
 Occhi laterali
 Postura più inclinata a “sassofono”
 Sposta il capo verso la fonte di rumore
 Monotono o armonico
 Descrizione delle proprie esperienze con termini
quali: sentire, ascoltare, musica, scrivere, etc…

Tre canali di ricettività: Cinestetico
Sensibile a percepire sensazioni sentimenti
 “ho la sensazione di…”
 Respiro rilassato
 Eloquio calmo e rilassato
 Postura rilassata
 Gestualità dall’esterno all’interno
 Uso di termini del tipo “questo è solido, forte”
 Sguardo verso il basso
 Tendenza al rossore

Comunicare con i bambini
Tipo di linguaggio concreto e chiaro
 Gioco
 Importanza della coerenza
 Comunicazione non verbale arriva prima!
 Saper chiedere scusa e ricominciare
 Abbassarsi per guardarlo negli occhi

Barriere alla comunicazione - Gordon
Tipologia
Possibili effetti sul ragazzi
Dare ordini, dirigere, comandare
Metacomunicano che i sentimenti non sono
importanti. Inducono a temere il potere dell’altro.
Provocano sentimenti di rabbia o risentimento e
reazioni di ostilità. Si trasmette una mancanza di
fiducia
Consigliare, offrire soluzioni,
offrire suggerimenti
Si trasmette una mancanza di fiducia nelle capacità di
giudizio del ragazzo. Si innescano meccanismi di
dipendenza. Metacomunicano superiorità. Riducono la
soddisfazione di giungere da soli alla soluzione.
Moralizzare, giudicare, criticare
I ragazzi si sentono inadeguati, inferiori. Suscitano
delle contro critiche. Suggeriscono un atteggiamento
difensivo.
Barriere alla comunicazione
Inquisire, fare domande, indagare
Fanno sospettare che si nutre sfiducia nei
loro confronti. Creano il timore che li si
voglia far aprire per poi aggredirli.
Limitano la libertà di raccontare
liberamente
Rassicurare, consolare, sostenere
Comunicano di modificare il proprio modo
di sentire. Invitano a ridurre l’intensità del
sentimento che si prova
Elogiare, assecondare
Ci si pone nel ruolo di giudici,
inducendo:dipendenza dall’elogio,
imbarazzo in presenza di amici
Insegnare, persuadere
Inducono atteggiamenti difensivi,
sentimenti ostili. Spesso si tratta di
informazioni note: perché ripeterle?!
Interpretare, diagnosticare
Metacomunicano superiorità.
Suscitano rabbia, se l’interpretazione è
sbagliata.
Ridicolizzare, umiliare
Manifestano mancanza di rispetto.
Inducono sofferenza e sentimenti di
inferiorità.
Queste comunicazioni tendono a:
-chiudere la comunicazione
-indurre un clima di tensione inibente
Le comunicazioni definite inefficaci non sono
interventi in assoluto negativi, sono
semplicemente atteggiamenti che non
facilitano l’apertura dell’altro e la
comunicazione delle sue esperienze.
Per definire l’efficacia di un comportamento
educativo è necessario aver chiaro l’obiettivo.
DOMANDE EFFICACI
DOMANDE INEFFICACI
Possono essere rivolte ogni tanto con
attenzione intervallando parafrasi e
verbalizzazioni
All’inizio di una fase di ascolto oppure quando
emergono contenuti o emozioni nuove.
Domande aperte: permettono all’interlocutore
di spaziare liberamente
Domande chiuse: perché richiedono una
risposta si/no
Es. Come hai trascorso la domenica?
Es. Sei uscito domenica?
Domande aggiuntive: per acquisire elementi
ulteriori. Es. “Mi racconti qualcosa in più sul
modo in cui ti sei bloccato all’interrogazione?”
Domande suggestive. Chi chiede da anche
indicazione della risposta preferita.
Domande estensive: verificano se l’esperienza
raccontata è circoscritta al contesto oppure
abbraccia più situazioni.
Domande perché: sono veicolo di rimprovero o
di una disapprovazione
Es. Dici di essere arrabbiato con Marco. Cosa ti
succede con gli compagni?
DOMANDE EFFICACI
Domanda di chiarificazione: serve a comprendere meglio una situazione
ed eliminare significati ambigui.
Domanda di focalizzazione sul contenuto:
Fare domande specifiche quando l’altro tende ad essere dispersivo o
prolisso
“Es. Vedo che hai tante cose che ti preme raccontare. Mi sembravi però
molto preso nell’accennarmi di quel litigio con Marco. Ti va di
riprendere questo discorso?”
Domanda di focalizzazione sulla persona.
Quando chi parla evita di assumersi la responsabilità ricorrendo a
soggetti collettivi: “noi”, “gli altri”.
Es. – “Ad Angelo la sopporta proprio nessuno”
- Sembra insopportabile. Qual è il tuo rapporto con lui?
COMPETENZE RELAZIONALI DI UN
BUON EDUCATORE
Accogliere la diversità e le difficoltà
Guardare i ragazzi nella loro soggettività e non
solo vederli come sono esteriormente,
interrogarsi sui loro vissuti assieme a loro,
aiutarli a vedere la loro bellezza interiore
anche se ha caratteri confusi e fragili.
Sostenere il coraggio (espressione) e la paura (dare limiti)
Una sana relazione tra adulto e ragazzo dovrebbe contemplare
insieme sia la paura sia il coraggio.
Ciò significa ricordare al ragazzo che esistono dei valori sociali e
familiari a cui attenersi ma incoraggiare anche la positività delle
sue “spinte aggressive”.
Esposizione al ragionevole rischio
L’eccessiva protezione non consente di fare esperienza, cosa fondamentale per
sviluppare la “resilienza”, così come una prematura esposizione rischia di
sovrastimare la persona compromettendo la resilienza stessa.
Quali strumenti
Spiegazioni chiare
 Stile autorevole-democratico
 Risposte
 Riformulazione
 Verbalizzazione
 Messaggi IO

DARE SPIEGAZIONI CHIARE:
Ciò significa che è importante dare risposte chiare, se non si hanno risposte è
meglio non dire nulla, rassicurare che il tempo li aiuterà a capire, aiutare i ragazzi
a vedere i propri punti di forza e far leva su questi per smussare pian piano i
propri limiti. Viceversa dare troppe informazioni o nasconderne i limiti e gli errori
rinforzano la sua insicurezza.
La madre riesce ad amare meglio suo figlio quando lei per prima si sente
sicura.
(D.W. Winnicott, 1986)
Stile autorevole-democratico
Capacità di guidare i ragazzi con assertività, offrendo punti di
riferimento senza invaderli o sostituirsi a loro, ciò gli permette di essere partecipi
del proprio iter evolutivo.
Caratteristiche:
-
Intenzionalità: chiarezza di obiettivi, coscienza del proprio compito
-
Consenso: è fondamentale prima di intervenire ottenere la disponibilità ad
entrare in rapporto con l’altro.
-
Asimmetria: Deve essere chiara la diversità tra educatore e acierrino
(esperienza, maturità, competenza).
-
Complementarietà: rispetto reciproco della propria condizione esistenziale. Ciò
significa che entrambi devono mettersi in discussione.
Il compito più importante per il genitore è imparare ad intuire il senso che
possono avere le cose per suo figlio e comportarsi di conseguenza
(Bettelheim, 1988)
Risposte comprensive o “risposte specchio”
-
Ripetizione semplice
-
Riflessione del sentimento
L’ascolto attivo può essere introdotto da frasi quali:
-
Ti senti \ Mi pare di capire che \ Sembra che tu \ Dal tuo punto di vista
Riformulare contenuti e stati d’animo presenti nel messaggio dell’altro consente
all’interlocutore di guardarsi allo specchio e di aumentare la consapevolezza di
quanto ha espresso, di ciò che sente.
Egli si sentirà accettato incondizionatamente.
Riformulazione:
Riportare fedelmente il contenuto del messaggio, sintetizzandolo e riproducendolo a
parole proprie.
Tale comunicazione permette di evitare facili fraintendimenti soprattutto all’inizio di
un dialogo.
Es. Un bambino di 10 anni all’insegnante “A scuola non ci voglio venire più. Marco e
Giulio mi fanno sempre i dispetti… perché si comportano così? Io non gli ho mai
fatto niente”.
Riformulazione: Se ho capito bene Marco e Giulio ti tormentano
ingiustamente e per questo tu non vuoi andare a scuola.
Verbalizzazioni:
Cercare di sentire il vissuto dell’altro mettendo in risalto l’emozione dell’altro.
Questo intervento mira al raggiungimento di vari obiettivi:
- Aiutare l’altro a entrare in contatto con le proprie emozioni
- Sentire sostenute le sue emozioni.
Esempio di verbalizzazione:
“Una ragazza all’educatore”: “Abbiamo così tante stupide regole in questo gruppo, a
casa non ne ho. Sta diventando un inferno per me.
Per quanto mi riguarda questo posto è davvero terribile”.
Verbalizzazione: Non sopporti l’idea di frequentare questa gruppo le
cui regole ti appaiono prive di senso e ti senti arrabbiata per questo.
Messaggio-io
non esprime un giudizio su chi ascolta, ma esprime il sentimento di chi
parla.
Si formula la frase in prima persona e si spiegano i fatti che inducono a
sentire ciò che si dice.
La manifestazione delle proprie esperienze richiede uno stile aperto di
comunicazione nel quale l’individuo non si nasconde
dietro maschere o difese.
Es. E’ pericoloso correre così forte! → Ho paura quando corri a questa
velocità.
Quando … io sento … mi piacerebbe che …
EQUILIBRIO TRA OBBEDIENZA ALLE REGOLE E CREATIVITA’
Un sano equilibrio tra paura e coraggio rifletterà un sano equilibrio tra
obbedienza alle regole e creatività.
Bisognerebbe vivere la legge come punto di arrivo di un processo di
apprendimento (e non seguirla acriticamente) e la creatività come un
adattamento in considerazione dei propri bisogni e delle necessità altrui.
Esempi di frasi dove sostenere la voglia di crescere e di differenziarsi:
Non è vero che io e i miei amici non abbiamo valori
Dammi delle responsabilità
Non sono più una/o bambina/o
Voglio stare da sola
Non vedo l’ora di compiere 18 anni
Voglio essere ascoltato di più
C’è motivo di nascondermi i problemi, sono abbastanza maturo?
Se tu non sei riuscito a realizzare qualcosa, non puoi pretendere
che sia io a riuscirci
Permettimi di capire da sola quando sbaglio
Voglio scegliere liberamente le mie amicizie
“La sfida più grande della crescita è trovare l’equilibrio
tra il coraggio e la paura di essere se stesso e accettare
il nuovo, ovvero rischiare di stare con l’altro.” (M. Spagnuolo, 2000)
Per approfondire:
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http://www.acpadova.it/now/2008-2009/il-gioco-strumentoeducativo
Punta in alto: Guida per l’educatore.
Dorothy Law Nolte (2000). I bambini imparano quello che
vivono. Milano. Rizzoli.
Lowen A. (2008) Il linguaggio del corpo Milano Feltrinelli
Oaklander Violet (1998) Il gioco che guarisce EPC
Crepet P. (2008) La gioia di educare Einaudi Editore
Crotti E.- Magni A. (2009) Non sono scarabocchi Mondadori
Editore
Rosenberg Marshall Bertram, (2006) Parlare Pace: Quello
che dici può cambiare il tuo mondo Esserci Editore
http://www.lascuolapossibile.it/
Watzlawick P. Pragmatica della comunicazione umana
Astrolabio.
Manes S., 2007, 83 giochi psicologici per la conduzione dei
gruppi, FrancoAngeli.
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