DEFINIZIONE
METODO: modo di procedere razionale per
giungere a determinati risultati
TECNICA: insieme delle regole pratiche da
applicare nell’esecuzione di una
attività
Chi è l’educatore
Modello o testimone?
Modello
È un soggetto reale o
astratto che viene
assunto e al quale fare
riferimento
Testimone
E’ un soggetto che dichiara
qualcosa
Come testimone posso trasmettere la
validità di una esperienza
riferendomi ad un modello
In educazione non esistono modelli ma
testimoni
Cosa significa educazione?
“tirare fuori”
“nutrire”
In un processo educativo l’Educatore Professionale deve
necessariamente partire da un presupposto di fiducia
nell’utente riconoscendo i suoi bisogni e le sue aspettative
evitando l’adattamento, ma facendo emergere il sommerso
dell’utente
Cosa intendiamo per fiducia?
Adempiere agli obblighi esteriori non è sufficiente
per meritare la fiducia. Presentarsi puntuali agli
appuntamenti, rispettare gli impegni, mostrare
sempre lo stesso atteggiamento, conferisce
un’apparenza di impeccabilità, ma facilmente
incrinabile: fa trapelare la preoccupazione di voler
fornire un’immagine di sé professionale e rigorosa
e di non voler investire nella relazione anche un
lato più umano di sé.
Meritare la fiducia non implica aderire ad
una linea rigidamente coerente, ma richiede
autenticità e congruenza tra i sentimenti
manifestati e quelli effettivamente provati.
Cosa definisce un processo educativo?
OBIETTIVO
“Il raggiungimento di un intimo ideale”
Atto completo
(non impositivo)
ATTO EDUCATIVO
ETEROEDUCAZIONE
AUTOEDUCAZIONE
E’ necessario stabilire un
rapporto sulla base di una
contrattualità il cui presupposto è
l’accordo fra le parti
Tale contrattualità costituisce la base per una piattaforma relazionale che
pone l’educatore in una posizione di “guida”.
Tale posizione va compresa attraverso le dimensioni fondamentali del
comportamento dell’educatore:
Dimensione controllo: autorità in senso dialogale. Include quell’insieme di
comportamenti che fanno riferimento alla funzione regolativa e orientativa
della relazione
Dimensione emozionale: atteggiamento socio-affettivo
Insieme dei comportamenti volti a facilitare la creazione di un positivo
contatto socio-affettivo con l’educatore (rispetto, calore umano,
considerazione, amore e all’opposto sotto forma di ostilità e di rifiuto)
Dimensione di trasparenza-congruenza-autonomia
Essa è conseguente alle prime due, l’educatore che riesce ad essere guida
autorevole e a realizzare un positivo contatto socio-affettivo, è anche capace
di comunicare in modo autentico nel suo interagire.
Un alto grado di autenticità permette alle persone in relazione
di agire in armonia con i propri sentimenti , le proprie esperienze ed i
propri pensieri. Più semplicemente le relazioni interpersonali vengono
facilitate quando le persone interagiscono in modo trasparente,
congruente ed autentico.
Le competenze che garantiscono una gestione armonica ed equilibrata
dell’autorità nella relazione educativa sono: autorevolezza,
amorevolezza e la congruenza-autenticità.
L’educatore è di conseguenza:
Guida autorevole: capace di organizzare gli interventi in vista
dell’autonomia del soggetto in disagio, di orientare le attività in vista
di un progetto di vita, di accompagnare il soggetto nella ricerca di
soluzioni ai problemi esistenziali, di gestire con lui le situazioni di
conflitto
Guida amorevole: capace di cogliere e rispettare il soggetto nella sua
attuale situazione, di comprendere il suo mondo così come egli lo
vede, di incoraggiare lo stesso attivando le sue risorse al fine di
incrementare la fiducia e l’autostima, di stimolare la motivazione per
un agire autonomo e responsabile
Guida congruente e autentica: capace di rendere la comunicazione
trasparente e interagire come persona vera e genuina, di gestire i
disturbi comunicativi, di comprendere empaticamente le idee e le
emozioni del soggetto, di comunicare la propria percezione e il proprio
vissuto circa la realtà relazionale, di dare a lui supporto
La relazione educativa
autoeducazione
eteroeducazione
valori
E’ importante che ogni azione educativa si basi su dei valori,
al contrario il rischio è di produrre una educazione
comportamentale, un addestramento, del “bieco moralismo”
I valori sono il “concime” della persona che
permettono di attivare o innalzare la capacità
discriminante favorendo la crescita del senso critico
La relazione educativa è una situazione di
convergenza che coinvolge processi di crescita e
di comunicazione, individuali,
interpersonali e di gruppo.
Essa si distingue da qualsiasi altra relazione
perché è fondata:
Sulla intenzionalità educativa
Sulla messa in atto di procedure e percorsi mirati
al conseguimento di obiettivi educativi
L’educatore deve, attraverso la propria azione,
“aiutare” il soggetto a distinguere ciò che può
essere giusto per la propria dignità e ciò che non lo
è, lasciando in ultimo al soggetto la libertà di
scegliere
Il concetto di libertà
CONDIZIONAMENTI (l’apparente libertà nelle scelte):
Spesso anche le scelte che si crede corrispondano alle più
intime convinzioni sono il frutto di un subdolo
condizionamento. A volte è il soggetto stesso che
preferisce continuare a compiacere le figure di riferimento,
senza rendere consapevoli le proprie inclinazioni e
maturare scelte autonome, cosa che comporta costanza e
autocoscienza e fatica
La libertà in senso più ampio è anche la facoltà dell'uomo di agire e di
pensare in piena autonomia, è la condizione di chi può agire secondo
le proprie scelte, in certi casi grazie ad un potere specifico
riconosciutogli dalla legge.
Si può dire che chi compie un'azione è libero, quando ha la possibilità
di scelta, e l'azione stessa è: intelligente; spontanea; contingente e
non lesiva degli altri. Intelligente, in quanto l'azione comporta la
consapevolezza della scelta. Spontanea, in quanto la causa
dell'azione è diretta conseguenza della volontà di chi la mette in atto
e non proviene dall'esterno, poiché, se così non fosse, l'azione non
sarebbe libera ma necessitata da cause esterne. Contingente, in
quanto l'azione non deve essere conseguenza di una necessità
assoluta.
Dipendere dagli altri, appartenere ad una cerchia, genera senso di
sicurezza (del tutto apparente), consente di sapere quali siano i
comportamenti da tenere e gli obiettivi da raggiungere, risparmiando
lo sforzo di individuarli autonomamente. E’ sufficiente per il soggetto
comportarsi concordemente con i valori imposti per ricevere
un’approvazione che lo renda appagato
Situazioni di dipendenza e di delega del potere ad un’autorità esterna sono
proprie di una fase primitiva di sviluppo: secondo C. Rogers la maturità
consiste infatti nella formazione di un sistema di valori individuali
(purché leciti)
Il valore
Autoefficacia
Le probabilità di riuscita
Fatalismo o razionalità
Autoefficacia (le capacità individuali)
La self-efficacy è la valutazione delle proprie capacità,
l’autoesame che ciascuno fa per verificare
le proprie probabilità di riuscire in un compito.
Secondo Bandura (1991) la self-efficacy è caratterizzata da tre aspetti:
1)
2)
3)
Ampiezza: quanto si è competenti in un ambito
Forza: capacità di risollevarsi dopo un insuccesso
Generalizzabilità: in quanti ambiti ci si sente competenti
Probabilità di riuscita
(difficoltà oggettive e condizionamenti)
La valutazione delle probabilità di riuscita non dipende dalla difficoltà
del compito, ma dalle esperienze del passato che condizionano le
aspettative per il futuro e dalla motivazione a intraprendere un
compito. Anche se il compito è arduo, il soggetto motivato non si
lascia intimorire, ma è spinto a cimentarsi in esso ed è fiducioso nelle
sue possibilità
Fatalismo o razionalità
Lo stile di attribuzione è la tendenza ad attribuire le cause degli eventi
a se stessi (alle proprie capacità, impegno, intelligenza)
o a circostanze esterne (fortuna, caso, persone)
Ci sono diverse combinazioni tra attribuzioni esterne o interne
ed eventi positivi o negativi:
-
Attribuire a se stessi sia i successi che gli insuccessi consente di riconoscere i propri
meriti senza superbie e di affrontare gli insuccessi senza abbattersi potendo individuare
gli errori e correggerli
-
Attribuire a se stessi i insuccessi, alle circostanze i successi produce vittimismo (sincero
o strategico) oppure ostentazione di umanità
-
Attribuire a se stessi i successi, alle circostanze gli insuccessi produce vana gloria,
delirio di onnipotenza e attribuzione di meriti infondati
-
Attribuire alle circostanze sia i successi che gli insuccessi fa si che la persona si senta in
balia degli eventi assegnandosi passivamente a tutto ciò che accade (impotenza
appresa)
La combinazione migliore è quella che sposta il baricentro di attribuzione
in base ad un quadro obiettivo degli eventi.
Esistono accadimenti ingovernabili, nonostante la volontà di dirigerli:
attribuirsene la responsabilità produrrebbe inutili sensi di colpa e di
impotenza. Sono circostanze imprevedibili e dolorose e sentirsi
coautori, vivendole come punizione di una presunta colpevolezza,
sottrarrebbe energie per affrontarle.
Come possiamo aiutare?
EMPATIA
E’ la focalizzazione sul mondo interiore
dell’interlocutore, è la capacità di intuire cosa si
“agiti” in lui, come si sente in una situazione e
cosa realmente provi al di la di quello che esprime
verbalmente
Componenti dell’EMPATIA
Trasparenza
Comprensione empatica
Accettazione incondizionata
L’ascolto empatico
Trasparenza
E’ l’accordo tra i sentimenti manifestati e quelli
realmente provati. Se l’interlocutore percepisce
trasparenza si apre con fiducia, altrimenti si
chiude difensivamente.
Trasparenza non significa rivelare impulsivamente tutti i sentimenti, ma implica il
non simulare un sentimento quando in realtà se ne prova un altro, perché
l’interlocutore capterebbe la dissonanza
Comprensione Empatica
E’ un particolare tipo di comprensione, sottile e complessa,
che richiede una sensibilità molto fine e rara per essere
attuata. Consiste nell’immedesimarsi nell’interlocutore per
comprendere il suo punto di vista, senza assumerlo
come proprio, ma mantenendo l’autocontrollo
(es. un infermiere che si calasse nei panni del pz lasciandosi sopraffare dal
dolore per le sue sofferenze renderebbe il pz emotivamente più “abbattuto”
invece di offrirgli un sostegno)
Essa si differenzia dalla comprensione intellettuale che si concentra sui fatti,
indaga su come stiano realmente le cose
e ricostruisce l’esatta dinamica degli eventi.
E’ la capacità di leggere fra le righe, di captare le
“spie” emozionali, di cogliere anche i segnali non
verbali indicatori di uno stato d’animo e di intuire
quale riveste un evento per l’interlocutore, senza
lasciarsi guarire dai propri schemi di attribuzione
di significato.
Accettazione incondizionata
Consiste nell’astensione da valutazioni, da approvazioni o
disapprovazioni e da correzioni. Essa implica la
sospensione di giudizi morali sui sentimenti riferiti
dall’interlocutore: l’ascoltatore non ne misura la
conformità alle norme, né indica il modo giusto di
comportarsi, né illustra la situazione oggettivamente per
indurre l’Altro a rendersi conto di non averla affrontata con
la dovuta maturità
Ascolto empatico
Non impone una direttiva, ma pone l’Altro nella condizione di esplorarsi
per trovare la sua verità. L’educatore deve saper cogliere e
comprendere il mondo esperienziale dell’utente e deve comunicare
a quest’ultimo tale comprensione. L’utente sperimenta l’accettazione,
la vicinanza e il supporto dell’educatore e diventa più consapevole
delle sue difficoltà e delle risorse di cui dispone per superarle.
Aspetti positivi dell’ascolto empatico
E’ possibile facilitare nell’utente una maggiore autoesplorazione
soprattutto in quelle situazioni nelle quali essi faticano ad entrare in
contatto con le proprie esperienze e a discriminarle in modo
differenziato
Rende l’educatore più sensibile ai bisogni ed alle aspettative
dell’utente: fa si che il suo modo di interagire divenga più significativo
ed efficace perché più rispondente al proprio mondo soggettivo
Permettere di cogliere il mondo dell’utente così come questi lo vive e
lo sperimenta, senza dare valutazioni e giudizi, metacomunica
accettazione e rispetto
Si riesce a comprendere meglio le difficoltà e i problemi dell’utente,
potendo intervenire con maggiore efficacia.
La norma
Il concetto di valore riconduce al significato di “norma”.
Essa è la misura che il singolo o la società si infonde per poter vivere e
sopravvivere nella medesima società
Norma costitutiva: data dall’uomo per mantenere ordine nei
valori della società
Norma prescrittiva: sanzione
Una azione educativa non si può esprimere se non sussiste una
educazione alla norma. E’ necessario educare alla salvaguardia e al
rispetto di sé e degli altri Per questo per poter essere “testimoni” e
non modelli è necessario testimoniare la VALIDITA’ DEL VALORE
Attraverso la relazione trasmetto dei
valori che devono essere interiorizzati al
fine di produrre un “cambiamento”
finalizzato alla crescita della persona nei
“limiti” in cui essa versa
La motivazione
Definizione
Conflitto tra comportamento e movente
Attivazione delle motivazioni
Definizione di motivazione
(il movente del comportamento)
Le motivazioni sono moventi del comportamento, consci e inconsci. Il
soggetto può essere convinto di aver compiuto una scelta per intima
convinzione, in realtà intendeva compiacere persone della sua cerchia,
oppure risultava condizionato da influenze talmente subdole da
illudersi di avere scelto in piena libertà
Conflitto tra comportamento e movente
(l’inganno delle apparenze)
Il comportamento non è uno specchio fedele delle reali motivazioni che
ne stanno alla base. Ci sono comportamenti adottati per abitudine,
senza un’adesione interiore, ci sono motivazioni che non innescano
una “risposta manifesta”, cioè un comportamento visibile, ma
vengono ruminate nell’animo, senza che nulla trapeli all’esterno.
Attivazione delle motivazioni
(quando nasce un desiderio)
Vale la legge dei contrari: una situazione attiva il bisogno della situazione
opposta . Il bisogno di movimento sorge dopo una prolungata immobilità,
quello di compagnia dopo una protratta solitudine, il bisogno di riposo
dopo una intensa attività, quello di emozioni dopo un prolungato grigiore.
Un altro fattore di attivazione è l’inizio del processo di soddisfazione: un
piccolo assaggio innesca la fame. Iniziare ad ottenere riconoscimenti in
un’attività fa crescere la dedizione verso essa (al contrario la mancanza di
riconoscimenti può portare al BURN-OUT)
Il concetto di atteggiamento
Cosa sono gli atteggiamenti
Come si formano gli atteggiamenti
Da cosa dipende il cambiamento degli atteggiamenti
Il cambiamento congruente o incongruente
In che misura le informazioni fanno cambiare gli atteggiamenti
Quando gli altri cercano di cambiare i nostri atteggiamenti
L’influenzabilità
La personalità
Cosa sono gli atteggiamenti
-
-
Essi sono valutazioni positive o negative
di un oggetto e sono composti da:
Elementi cognitivi: convinzioni, credenze, pregiudizi e conoscenze
sulla facilità di alcuni studi, la prestigiosità di alcune carriere ecc..
Elementi emotivi: basati su pregiudizi e stereotipi come l’interesse
verso un settore o anche la noia o la fatica evocate da determinate
professioni
Elementi conativi: cioè volontà di azione, modi di intervenire,
comportamenti in cui si affronta preferibilmente una situazione o un
argomento
Come si formano gli atteggiamenti
Un atteggiamento favorevole o sfavorevole si forma con la
soddisfazione di un bisogno. I bisogni dipendono dalla
personalità, ad esempio la valutazione positiva di un
comportamento sportivo, di un hobby, di una moda, può essere
dovuta a un bisogno di affiliazione. Oppure, persone depresse
tendono a valutare positivamente le professioni di aiuto perché
in questo modo si sentono utili, oppure, negli studenti appena
diplomati, la scelta di una facoltà prestigiosa può soddisfare
una motivazione di compiacimento verso i genitori.
Da cosa dipende il cambiamento degli
atteggiamenti
Cambiano quando?
Si possiedono informazioni aggiuntive
Cambiano le motivazioni del comportamento, ad esempio cambiano i
gruppi di riferimento
Erano determinati da una moda passeggera o soddisfacevano pochi
bisogni e non prioritari
Il cambiamento congruente e
incongruente
Congruente se si accresce la valenza, per cui un atteggiamento
positivo diventa più positivo; gli atteggiamenti hanno la spontanea
tendenza a intensificarsi
Incongruente se c’è una conversione da positivo a negativo. Questa è
una circostanza molto più rara, in genere dovuta ad atteggiamenti
motivati da mode, come il voler diventare un cantante perché colpito
dal successo di un giovane cantante
Quando gli altri cercano di cambiare i
nostri atteggiamenti
Quando un altro tenta di spiegare razionalmente a noi stessi
l’inopportunità di un atteggiamento, può scatenare atteggiamenti
rigidi e difensivi, come accade ad esempio quando si tenta di
convincere un accanito fumatore a togliersi il vizio perché fa male alla
salute. Ciò tende a scatenare una rabbioso irrigidimento difensivo che
porterà il soggetto a difendere la propria legittimità a farsi del male.
Influenzabilità
Il soggetto tende, verso le informazioni in entrata, ad effettuare una
comparazione per misurarne la conformità alle aspettative e alle
convinzioni del suo gruppo e la loro eventuale approvazione.
Negli adolescenti è molto forte la motivazione affiliativa, per cui si tende
a compiere scelte sia conformi all’immagine che gli altri hanno di sé
sia a seguire amici nelle loro scelte. Spesso cambiando ambiente
cittadino e sociale, anche l’intensità dell’affiliazione viene meno poiché
cambiano le persone di riferimento e le scelte effettuate vanno
incontro ad un ripensamento
La personalità
E’ formata da tratti stabili che concorrono alla soddisfazione dei bisogni
attraverso cui si formano gli atteggiamenti. Il concetto di sé è
composto non tanto da quello che si è, ma da quello che gli altri
significativi pensano che noi siamo, cioè l’immagine sociale di sé,
costruita dalle aspettative e dai giudizi delle persone di riferimento, e
spesso ci si attribuisce capacità in base a ciò che ha ricevuto
l’approvazione degli altri importanti. E’ importante quello che si pensa
di essere, che si vuole diventare, che si pensa di diventare e di poter
diventare
Qual è il comune denominatore in
questi processi ?
apprendimento
insegnamento
addestramento
formazione
educazione
RELAZIONE
Capacità relazionali
Comunicare
Pensare prima di agire
Attendere i risultati apprendere dall’esperienza
Tollerare le frustrazioni
Collaborare con i colleghi
Mantenere il giudizio aperto
Saper osservare e saper “ascoltare”
La Relazione empatica
Tale relazione tende a promuovere la crescita del
benessere e dell’indipendenza di entrambe le
parti ed è incondizionata e priva di valutazioni
Soltanto sospendendo il giudizio sull’Altro si può sollecitare in lui il senso
di responsabilità e di indipendenza interiore
Il bisogno di dipendenza dell’Altro
Contesti della relazione
Bisogno di dipendenza dell’Altro – Orgoglio
narcisistico e strutturazione non paritetica
delle relazioni
L’educatore che dovrebbe sollecitare l’Altro a rendersi indipendente nelle
scelte e nelle ideologie, può tendere a proporsi o a imporsi come
modello a cui ispirarsi. Nelle relazioni di aiuto e generalmente nelle
relazioni umane, si può rischiare di sfruttare il bisogno di dipendenza
dell’Altro per lusingare il proprio orgoglio
ES: In famiglia la mancanza di empatia rende l’amore “condizionato”, con la conseguenza
che l’affetto viene dispensato in base ai risultati scolastici o all’adesione del figlio alle
preferenze e alle aspettative dei genitori.
Nelle relazioni umane si tende a vantare un
successo non per intima soddisfazione, ma per
carpire ammirazioni e lodi o a porsi in una
posizione di superiorità dispensando consigli,
indicando le giuste direttive o esprimendo verdetti
positivi o negativi sul comportamento di un altro.
Contesti della relazione
I professionisti che operano nelle relazioni di aiuto
come gli educatori devono possedere non solo
abilità tecniche (competenze “hard”), ma anche
determinate qualità umane (competenze “soft”),
perché la riuscita nei rispettivi ambiti dipende
anche dal tipo di rapporto che stabiliscono con gli
interlocutori
Comunicazione
E’ l’azione per la quale una persona
trasmette ad un’altra, di solito
attraverso il linguaggio parlato o
scritto, verbale e non verbale una
conoscenza un sentimento un
pensiero
La comunicazione interpersonale può
essere
“uno scambio interattivo osservabile tra due o più partecipanti, dotato di
intenzionalità e di un certo livello di consapevolezza, in grado di far
condividere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e
convenzionali di significazione e di segnalazione”
Luigi Anolli, psicologo
La comunicazione è un processo che
si svolge nel tempo e che nel tempo
ha degli effetti
La capacità di entrare in comunicazione con
l’Altro, diverso da sé, rappresenta una delle
condizioni irrinunciabili per un’ autentica
competenza pedagogica-educativa
La comunicazione può essere:
intenzionale
cioè rivolta ad uno scopo
conscia
cioè basata su una volontà razionale
efficace
cioè in grado di raggiungere gli obiettivi
che si prefigge
reciproca
cioè fondata sull’interazione
interindividuale
Nella comunicazione con l’utente si fa uso
delle stesse abilità interpersonali che
adoperiamo nelle relazioni sociali e nei
rapporti interpersonali
ma
con un diverso obiettivo
e
con una maggiore attenzione ai dettagli
Il sistema comunicativo umano
COMUNICAZIONE
VERBALE
Il segno
COMUNICAZIONE
NON VERBALE
COMUNICAZIONE
VOCALE
Il Segno
I segnali usati nella comunicazione umana sono chiamati segni
Sono segni le parole, le immagini, i gesti, i suoni, gli oggetti tutti gli elementi
sensibili (cioè percepibili attraverso i sensi, soprattutto la vista e l'udito) in
grado di esprimere significati
Ogni segno realizza l'unione di un significante (l'elemento sensibile) e di un
significato (una cosa concreta, un contenuto concettuale, ecc
Nella comunicazione interpersonale
Il codice è analizzato secondo tre punti di vista:
Sintassi → analisi delle regole grammaticali
Semantica → analisi dei significati attribuiti ai segni
Pragmatica → analisi della relazione fra codici, individui che li
utilizzano e i comportamenti connessi all’uso
Le competenze comunicative di base
Ascolto attivo
Comunicazione descrittiva
Comunicazione rappresentativa
Comunicazione regolativa
Ascolto attivo
Presupposto: quando ascolto devo far uscire il meno possibile il mio
aspetto emotivo
Obiettivo: favorire l’Altro nell’autoesplorazione intesa come capacità del
soggetto di allargare la sua consapevolezza sia a livello orizzontale sia
a livello verticale (approfondimento)
A livello verticale è possibile parlare di autocoscienza che è l’attenzione non critica e non reattiva agli
stati interiori. Attenzione, cioè capacità di cogliere con chiarezza ed esattezza pensieri, sentimenti e
motivazioni. Non critica, perché un giudizio distorcerebbe pensieri e motivazioni per conformarli ai
canoni morali rispetto ai quali spesso collidono. Non reattiva perché quando il soggetto scopre in lui
sentimenti che la morale potrebbe rimproverare, risale alle loro cause , senza recriminarli.
L’ascolto deve essere attuato come facilitatore della
comunicazione evitando azioni di disturbo o rottura
Fattori che caratterizzano l’ascolto
messaggio
(manifesto)
ricezione
(latente)
elaborazione
(latente)
risposta
(manifesto)
Le quattro dimensioni del messaggio
CONTENUTO
AUTOPRESENTAZIONE
APPELLO
RELAZIONE
Dimensione oggettivo-constatativa (contenuto): riguarda
l’insieme di notizie, idee, opinioni circa l’oggetto di riferimento della
comunicazione, si riferisce essenzialmente allo scambio d’informazioni
su un tema o un compito. Significa fondamentalmente porsi la
domanda: che cosa sta dicendo l’altro? In che modo intende questa
cosa?
Autopresentazione: si riferisce al modo in cui l’educatore presenta
se stesso nella comunicazione. Nella comunicazione è importante
percepire e leggere i messaggi secondo tale dimensione, in quanto
molto spesso gli utenti sperimentano ansia ed incertezza cui fanno
fronte mettendo in atto comportamenti difensivi (es sottomissione,
attirare l’attenzione ecc.). Significa chiedersi: come si presenta l’altro
a me mentre comunica? Consente di comprendere in che modo gli
utenti sperimentano una certa situazione o come la gestiscono.
Dimensione di appello: riguarda l’insieme delle richieste che
l’utente fa nella sua comunicazione. La nota appellativa del messaggio
costituisce l’aspetto affettivo della comunicazione, ha la funzione di
rendere esplicito che cosa l’altro desidera raggiungere o che cosa
vuole evitare. Risponde alla domanda: che cosa vuole raggiungere
l’altro con la sua comunicazione?
Dimensione relazionale: si riferisce al rapporto fra i soggetti in
comunicazione e riguarda la percezione che l’utente ha dell’educatore
e della loro interazione. Tale dimensione permette all’educatore di
essere informato su come l’utente lo percepisce (sei una persona
così) e come percepisce il rapporto reciproco (stiamo comunicando tra
noi in questo modo). Tale dimensione risponde alla domanda: in che
modo l’altro percepisce me e la nostra relazione?
Affinché l’ascolto si concretizzi in un reale aiuto all’Altro è necessario
che l’educatore realizzi un comportamento di supporto verbale
intervenendo con contributi che sostengano e incrementino la
comunicazione degli utenti favorendone una maggiore
autocomprensione. Tale comportamento facilita nell’utente un
processo di graduale responsabilizzazione e costituisce un notevole
aiuto per una più differenziata percezione del proprio mondo e per
la strutturazione delle proprie esperienze.
Tale comportamento non è di facile realizzazione e molto spesso si
possono constatare negli educatori forme direttive che
impediscono un autentico supporto
quali:
moralizzare
“così è e così dovrebbe essere
(non essere)
Un giudizio morale alla base del
proprio sistema di valori
dogmatizzare
“e’ così e così, però!”
La constatazione dogmatica di fatti
inevitabili (confrontare a livello di
ragionamento, istruire)
diagnosticare
“la tua situazione è questa”
Un giudizio sulla situazione dell’altro,
fatto con distanza (relazione medicopaziente)
interpretare
“questo è così perché..”
Una lista di cause che spiegano la
situazione
generalizzare
“questo accade a molti”
L’educatore parla della difficoltà del
partner con nozioni generali sulle sue
difficoltà (tranquillizzando e
minimizzando)
identificare
“succede (è successo) anche a
me”
L’educatore parla della difficoltà che
ha incontrato anche lui
pushing
“come soluzione io propongo..”
Spingere verso una soluzione
determinata con consigli prematuri
Esempio
Un giovane dice: …” mi sembra che la vita non abbia nessun
senso: perché allora, giorno dopo giorno,
continuare a vivere? “…
alcune possibili risposte direttive :
MORALIZZARE: “dovresti cercare di ragionare sui i momenti negativi della
tua vita e ti accorgerai che ci sono anche altre cose. L’uomo non deve
disperarsi”. L’educatore esprime un giudizio sulla persona su una base di
valori di riferimento. Si arriva ad un giudizio morale sulla base delle proprie
norme facendone una legge generale
DOGMATIZZARE: “l’esperienza ci insegna che la vita ha continui alti e
bassi”. Si controlla l’utente con l’esposizione di fatti o con affermazioni
categoriche. L’utente viene diretto con fatti o affermazioni estranee alle sue
esperienze. L’educatore insegna, non accetta le difficoltà dell’utente.
DIAGNOSTICARE:“probabilmente accetti soltanto con grande sforzo il tuo
destino”. Si crea una sorta di relazione medico-paziente. L’educatore assume
un ruolo senza cercare di conoscere più da vicino i sentimenti e i problemi del
soggetto. L’utente diventa oggetto di una ricerca nella quale l’educatore dà
l’impressione di sapere tutto di lui. L’utente è impossibilitato a decidere
indipendentemente.
INTERPRETARE: “ probabilmente tu sei arrivato alla conclusione che la tua
vita non ha più nessun senso, perché da tempo non hai incontrato nessuna
gioia”. Tale risposta contiene le cause del comportamento dell’utente.
L’educatore si pone di fronte al soggetto in qualità di esperto, senza però
cercare di affrontare tutta la situazione complessa del suo interlocutore.
GENERALIZZAZIONE:”domande del genere vengono poste oggi da
tantissimi uomini. Alla fine riescono generalmente tutti a superare la crisi”.
L’educatore vuole calmare l’utente e influenzarlo, i sentimenti dello stesso non
vengono presi sul serio e le sue difficoltà sono generalizzate
IDENTIFICARE-MINIMIZZARE: “ho già sentito parlare di simili difficoltà.
Questo non è tanto grave, in passato è successa una cosa simile anche a me”.
Si minimizza e l’educatore si identifica con l’utente
PUSHING: “Forse dovresti cambiare lavoro e prenderti un po’ di riposo
…conosco brava gente che spesso organizza dei piacevoli incontri e potresti
partecipare una volta ad uno di questi”. L’educatore da un consiglio su come
si deve fare, propone soluzioni spingendo in una certa direzione.
L’assolto empatico richiede forme non direttive
Che aiutino l’utente ad utoesplorarsi e a chiarirsi interiormente
PARAFRASI: svolge una funzione chiarificatrice e di
approfondimento della comunicazione stimolando il pensiero
produttivo dell’utente
VERBALIZZAZIONE: lo scopo è facilitare l’autoesplorazione
dell’utente affinché prenda contatto con la dinamica emozionale dei
propri sentimenti e problemi
Parafrasi
E’ una forma di supporto verbale nella quale l’educatore riformula
con termini propri i contenuti della comunicazione dell’utente
restituendogli il suo messaggio. Essa svolge diverse funzioni:
Da un punto di vista relazionale offre all’utente la garanzia di una
ricezione corretta del suo messaggio e la sicurezza di una disponibilità
di ascolto
Da un punto di vista dell’autocomprensione ha la funzione di
chiarificazione cognitiva, in quanto ridefinisce, approfondisce
ed esplora il contenuto della comunicazione
Si agevola nell’utente la comprensione cognitiva delle proprie esperienze
e dei propri problemi ampliandone il campo percettivo e
potenziandone la capacità discriminativa
Esistono vari modi di parafrasare:
(riformulazione – confronto)
1)
Riformulare la comunicazione dell’utente (es un giovane dice:
“non so se mi convenga andare a giocare, a ballare , o se invece
non sia meglio restare in casa a studiare”). Una riformulazione
adeguata, che incoraggi la prosecuzione e l’approfondimento
dell’argomento, potrebbe essere: “ti chiedi cosa ti convenga
fare oggi?”. Una importante modalità di riformulazione è quella
correttiva utile quando un educatore vuole agevolare lo stato
d’animo dell’utente o vuole raccogliere determinate informazioni.
Forme specifiche della riformulazione
correttiva
Riformulazione critica: ha lo scopo di far emergere un aspetto latente
nella comunicazione dell’utente portandolo a riesaminare in termini più
critici la validità del proprio messaggio.
(es “non esiste un libro di matematica ben fatto”, si potrebbe rispondere:
“dalle tue conoscenze non ti risulta che ci sia un testo di matematica
che tu possa giudicare ben fatto”)
Riformulazione-delucidazione: utile quando la comunicazione
dell’utente sembra confusa, contenendo molti elementi esposti in maniera
disordinata. La delucidazione ha lo scopo di riporre in termini più chiari
e differenziati il contenuto della comunicazione
(es “non ci capisco più niente, a me sembra di impegnarmi , ma sento proprio una grande
confusione”, si potrebbe rispondere: “non riesci a capire come mai prendi voti
non proporzionali al tuo impegno e come mai i tuoi non ti comprendono e si
lamentano”)
Riformulazione figura-sfondo: stimola l’utente a ri-formulare la
propria comunicazione da un punto di vista più personale: ciò
significa invertire, sul piano percettivo, la figura e lo sfondo,
portando quest’ultimo in primo piano
(es “a scuola non c’è un compagno con il quale si possa fare una conversazione
intelligente”, si potrebbe rispondere: “ per quanto riguarda la possibilità di un
discorso intelligente, a scuola ti senti solo”)
Riformulazione-sottolineatura: consiste nel ripetere, con
particolare enfasi, la stessa comunicazione dell’utente, allo scopo
di sottolineare l’importanza o la gravità di una certa affermazione
(es “ allora scappai di casa perché mia madre mi odiava e preferiva a me i miei fratelli” in
tale caso, se l’educatore intuisce che l’affermazione “mia madre mi odiava” è
particolarmente significativa per l’utente, si potrebbe ripetere: “ tua madre ti odiava”
portando l’utente ad esplorare più profondamente questo vissuto emozionale”)
2)
Confrontare l’utente con aspetti contraddittori della sua
comunicazione. E’ utile impiegare tale forma d’intervento nelle
situazioni d’interazione in cui esiste accettazione e fiducia
reciproca, in quanto un uso prematuro o troppo frequente di
questa tecnica può determinare comportamenti difensivi o di
chiusura
Il confronto può verificarsi:
tra due affermazioni verbali che si contraddicono
(es “se ho capito bene, mi dici che non sei mai riuscito nella prova di disegno ed ora
sostieni di poterla superare brillantemente”)
-
tra un’asserzione verbale ed una comunicazione non verbale
(es “vorrei capire meglio questo argomento” e mentre parla l’utente ride, ha lo sguardo non
diretto all’educatore e si muove disordinatamente; in tal caso il confronto può essere
formulato come segue: “da una parte dici di volere un approfondimento più
dettagliato del tema, dall’altra ti vedo un po’ distratto”)
tra una comunicazione dell’utente e una realtà-valore cui egli fa riferimento
(es “da una parte dici di non sopportare il tuo amico; poi affermi di volere amare le
persone”)
Verbalizzazione
Si riferisce prevalentemente alla dimensione emozionale della
comunicazione dell’utente. Questi nel comunicare sperimenta delle
emozioni, l’educatore più che capire deve cercare di sentire con
lui. L’educatore si focalizza sull’esperienza emozionale contenuta
nel messaggio dell’utente mettendo in rilievo il significato
soggettivo che tale esperienza riveste. Attraverso questa tecnica
l’educatore favorisce nell’utente una più ampia e approfondita
conoscenza delle proprie esperienze e ne facilita la strutturazione del
suo mondo.
(es “sono completamente scoraggiato e non ne posso più” il termine “scoraggiato” indica il tipo di
sentimento sperimentato mentre l’avverbio “completamente” segnala l’intensità del sentimento
vissuto)
Le formulazioni della verbalizzazione
Verbalizzazione per Sinonimi
Verbalizzazione per Antinomia
Verbalizzazione Optativa
Sinonimi
Verbalizzare attraverso sinonimi permette all’educatore di esprimere
lo stato emozionale manifestato dall’utente facendo uso di una
parola-sinonimo tenendo presente che la sinonimia è
essenzialmente riferita al significato emotivo della comunicazione
(es “non mi sento preso in considerazione dai miei educatori” si potrebbe rispondere: “senti di non
essere stimato dai tuoi educatori come vorresti”)
Questo tipo di verbalizzazione favorisce una reazione positiva
nell’utente il quale si sente compreso e seguito nel suo processo di
autoesplorazione. La sinonimia evita il rischio di verbalizzazioni
eccessivamente forti o interpretative
Antinomia
Viene verbalizzato lo stato emozionale opposto a quello espresso
dall’utente
(es “mi sento triste” si potrebbe rispondere “non ti senti contento”)
In questa formulazione l’educatore avendo compreso lo stato emozionale
dell’utente ne esprime lo stato di tristezza rilevando piuttosto
l’assenza di gioia. L’antinomia consente di allargare
l’autoesplorazione rendendo presente nel suo campo percettivo anche
lo stato emozionale mancante. E’ una modalità particolarmente utile
quando vengono espressi sentimenti molto forti con connotazione
negativa che grazie all’antinomia non vengono rinforzati
Optativa
L’educatore non verbalizza il sentimento espresso dall’utente, ma
comunica lo stato emozionale desiderato, qualora questo sia
stato comunicato almeno in parte
(es “questo esame mi preoccupa molto e non vedo l’ora di superarlo” si potrebbe rispondere “vorresti
aver già superato questo compito che ti pesa”)
Sia nella verbalizzazione per antinomia che in quella optativa esiste un
inconveniente: se non è ben formulata può provocare nell’utente la
sensazione di non essere stato compreso nel valore personale
che quella determinata esperienza ha per lui.
Se l’utente si trova all’inizio del suo processo autoesplorativo è bene
procedere con una verbalizzazione tramite sinonimo che
comunica comprensione ed accettazione incondizionata e non corre il
rischio di essere percepita come una minimizzazione della sua
esperienza
Cosa fare per una valida verbalizzazione
empatica
Prestare attenzione e verbalizzare tutte le espressioni rilevanti evitando di
selezionare le esperienze secondo il proprio punto di vista; la selettività
comporta il pericolo di proiettare implicitamente il proprio mondo personale e
non consente di cogliere l’intero mondo soggettivo dell’utente
Concretezza nella verbalizzazione l’educatore deve verbalizzare le specifiche
esperienze dell’utente rendendole concrete aiutandolo così a discriminare le
sue esperienze emozionali
Brevità della verbalizzazione, essa deve essere concisa in modo da risultare
incisiva
Verbalizzazione degli stati emozionali presenti , si verbalizzi ciò che l’utente
sperimenta nel qui ed ora anche se le espressioni dell’utente dovessero fare
riferimento al passato o al futuro
Confrontare gli stati emozionali ambivalenti l’educatore deve attraverso il
confronto far si che l’utente si renda consapevole della polarità dei propri
sentimenti
PRIMO ASSIOMA DELLA
COMUNICAZIONE
“Non si può non comunicare”
Chiunque si trovi in una situazione sociale è
comunque la sorgente di un flusso informativo,
indipendentemente dalla propria intenzionalità,
dall’efficacia dell’atto comunicativo o dalla
comprensione reciproca.
“Non si può non comunicare”
L’uomo che guarda fisso davanti a sé mentre fa
colazione in una tavola calda affollata , o il
passeggero d’aereo che siede con gli occhi
chiusi, stanno entrambi comunicando che non
vogliono parlare con nessuno né vogliono si
rivolga loro la parola, e i vicini di solito
“afferrano il messaggio” e rispondono
lasciandoli in pace
P. Watzlawick, J.H. Beavin, D.D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Studio dei modelli
interattivi delle patologie e dei paradossi, Roma, Astrolabio, 1971
“Non si può non comunicare”
La comunicazione può anche essere:
intenzionale
involontaria
conscia
inconscia
efficace
fraintesa
reciproca
univoca
SECONDO ASSIOMA DELLA
COMUNICAZIONE
Ogni comunicazione ha un aspetto di
contenuto e un aspetto relazionale, di
modo che il secondo classifica il primo ed è
quindi metacomunicazione
La natura della relazione condiziona le
conseguenze comportamentali di un certo
contenuto comunicativo

Metacomunicazione
=
comunicazione sulla comunicazione
Il concetto di metacomunicazione riguarda la
possibilità di comunicare dati sull’atto
stesso di comunicare:
Ad esempio:
Un uomo dice “sto scherzando!”
Un cartello con la scritta “Ignorate questa indicazione”
Questo ultimo esempio può generare la
comunicazione paradossale
La comunicazione paradossale si basa sulla
teoria del doppio legame:
Un messaggio è codificato in modo che
1) Asserisca qualcosa
2) Asserisca qualcosa sulla propria asserzione
3) Queste due asserzioni si escludano a vicenda
Ad esempio, le seguenti affermazioni
costituiscono esempi chiari di
comunicazione paradossale
“SI SPONTANEO”
“TI ORDINO DI NON OBBEDIRMI”
TERZO ASSIOMA DELLA
COMUNICAZIONE
La natura di una relazione dipende dalla
punteggiatura delle sequenze di SCAMBI
fra i partecipanti
PUNTEGGIATURA
Fa riferimento ad una comunicazione circolare e
bidirezionale
Evidenzia il carattere convenzionale e arbitrario
Incide sulla natura della relazione fra gli
interlocutori
Fa riferimento ai processi interpretativi innescati
dagli interlocutori su atteggiamenti matacognitivi
dell’altro
QUARTO ASSIOMA DELLA
COMUNICAZIONE
“Gli
esseri umani comunicano sia in modo
digitale che analogico”
COMUNICAZIONE ANALOGICA
La comunicazione analogica è essenzialmente ogni tipo
di comunicazione non verbale
Si riferisce all’aspetto di relazione della comunicazione
“si basa su una semantica precisa, ma è priva di una
sintassi utile a definire la natura delle relazioni che
propone”
COMUNICAZIONE ANALOGICA
Non solo il movimento del corpo (cinesica), ma anche i gesti, le espressioni del
viso, le inflessioni della voce, la sequenza, il ritmo e la cadenza delle stesse
parole, e ogni altra espressione non verbale di cui l’organismo sia capace, come
pure i segni di comunicazione immancabilmente presenti in ogni contesto
comunicativo
Esempio:
È sempre fondamentale non trascurare mai l’importanza che ha il contesto per
la comunicazione
“Chiunque si lavasse i denti in una strada affollata invece che nel proprio bagno
rischierebbe di essere portato in gran fretta al commissariato o al manicomio”
COMUNICAZIONE ANALOGICA
Analogici sono quei segnali che contengono una qualche
rappresentazione o immagine del significato a cui si riferiscono
Un disegno, ma anche l’abbraccio protettivo di una madre
COMUNICAZIONE DIGITALE
La comunicazione digitale ha una sintassi logica assai complessa e di
estrema efficacia ma manca di una semantica direttamente ispirata alla
natura delle relazioni che propone
“Numerici o simbolici sono quei messaggi che rimandano a un sistema
simbolico codificato e formalizzato di segni, la cui relazione con il
significato di cui sono portatori è del tutto arbitrario
Esempi di Comunicazione digitale:
l’icona
I segni detti iconici:
sono culturalmente codificati
non hanno le 'stesse' proprietà fisiche dell'oggetto, ma stimolano una struttura
percettiva 'simile' a quella che sarebbe stimolata dall'oggetto imitato
Un segno è iconico quando "può rappresentare il suo oggetto soprattutto per via di
similarità"
(Charles Sanders Peirce, Collected Papers, Cambridge, Harvard University Press, 19311935, 2.276)
La similarità è PRODOTTA e deve essere APPRESA
(James J. Gibson, The Senses Considerd as Perceptual Systems, London 1966)
QUINTO ASSIOMA DELLA
COMUNICAZIONE
“Tutti gli scambi di comunicazione sono
simmetrici o complementari, a seconda
che siano basati sull’uguaglianza o sulla
differenza”
Uno scambio simmetrico avviene fra
interlocutori che si considerano sullo stesso
piano, svolgendo funzioni comunicative e
ruoli analoghi
Uno scambio complementare fa
incontrare persone che hanno una relazione
ma non sono sullo stesso piano per potere,
ruolo comunicativo, autorità sociale,
interessi
Comunicazione simmetrica avviene ad
esempio attraverso internet
one  one
Comunicazione complementare avviene ad
esempio attraverso il tradizionale medium
televisivo
one  many
Comunicazione descrittiva
L’educatore diventa soggetto attivo dal quale parte il messaggio.
Con la comunicazione descrittiva mi limito a descrivere un fatto. Tale
comunicazione può essere utilizzata con un interlocutore
emotivamente forte. Essa ha il vantaggio di non esprimere valutazioni
riportando i fatti così come sono
1) Evita disturbi derivanti da comunicazioni valutative o interpretative
2) Permette di conoscere i fenomeni all’origine: manifestazioni e conseguenze
3) Facilita il contatto con le emozioni
4) Stimola la fiducia fra le parti
5) Presuppone disponibilità e libertà nell’osservare la realtà
6) Richiede la capacità di entrare in contatto con le proprie emozioni
7) Rappresenta solo una parte della comunicazione
8) Utilizza il maggiore numero di canali sensoriali nella descrizione della realtà
Comunicazione rappresentativa
Questo tipo di comunicazione fa emergere ciò che
provo. Viene data importanza all’aspetto emotivo.
In questo caso l’educatore si “mette in gioco”
come persona e non come professionista.
Comunicazione regolativa
Con questo tipo di comunicazione l’educatore
interviene all’interno di un conflitto per applicare
una norma o verbalizzare una sanzione. Spesso
l’infrazione di una norma avviene perché la
persona non conosce altro modo per superare la
situazione conflittuale.
o La comunicazione verbale
o Il silenzio
o La comunicazione non verbale
o La scrittura
o Il disegno e la scultura
o Altre forme di arte
La Comunicazione Verbale
L’aspetto verbale della comunicazione è lo
scambio più comunemente usato tra gli
individui
Si ottengono molte informazioni prestando
attenzione:
 al modo con cui vengono dette le cose
 al contenuto del discorso
Voce
Tono
Volume
Intensità
Ritmo
IL SILENZIO
A volte è durante questi momenti in cui da parte
dell’utente può essere approfondita la
comprensione delle informazioni date
L’educatore professionale deve essere
preparato a
Sua volta a “rimanere vicino”
all’utente anche quando è in
silenzio
Resistere
 alla tentazione di interromperlo per
rassicurarlo
 o per fare delle osservazioni
Non solo lo scambio verbale ma ogni
comportamento ha un valore di
comunicazione
E’ comunicazione:
modo di vestirsi
mimica
gestualità
modo di occupare lo spazio
tono della voce
silenzio
assenza
fuga
La Comunicazione non verbale
Basata su movimenti espressivi
del corpo, del volto e delle mani
sui silenzi e sulle emozioni
Comunicazione non verbale detta analogica
(imitativa della realtà)
Comunicazione verbale detta digitale
(basata su segni arbitrari quali sono le lettere
alfabetiche)
La comunicazione non verbale è molto più
antica di quella verbale ed ha una validità
più profonda che quella espressa dalle
parole
Svolge:
- una funzione di supporto
- si adatta ad espressioni emotive ed affettive
di tipo primario
Aspetti
della comunicazione
Ogni comunicazione si basa su
precise
regole di conversazione;
(es turni di parola ecc….. )
Il silenzio secondo Lacan
1) il silenzio corrisponde al silenzio interno dell’uditore, una
condizione che garantisce la sua totale presenza;
2) silenzio equivale a una sospensione del giudizio del dire del
soggetto;
3) il silenzio offre all’Altro la possibilità di esplorare un territorio
sconosciuto.
La dimensione dell’ascolto
a) l’ascolto si fonda sulla fiducia nella ricchezza interiore dell’altro;
b) esso implica la presenza reale dell’uditore attraverso la quale mette in
gioco la sua disponibilità ad accogliere il dire dell’Altro;
c) ciò si manifesta attraverso il silenzio interiore, sospensione di giudizio,
non intrusività;
d) trova la sua modalità di attuazione nella professionalità e nella
sensibilità dell’educatore.
Lo “spazio transizionale”
Si parla di oggetti e di fenomeni transizionali per definire quell’area
intermedia fra la percezione della realtà interna e la scoperta della
vita esterna che costituisce una fase caratteristica della prima
infanzia.
La funzione di uno “spazio transizionale” è quella di riempire un vuoto tra
un mondo caratterizzato dalla centralità del Sé ed un mondo
dominato dallo strapotere dell’oggetto come dato esterno e da cui
non si può prescindere.
E’ da considerarsi come un ponte tra la realtà interna caratterizzata dalla
creatività primaria e l’accesso al simbolico attraverso il quale il
bambino è in grado di distinguere tra fantasia e fatto.
Quali caratteristiche deve avere
un “gruppo transizionale” ?
costituire uno spazio in cui il soggetto esercita
un potere che trova continui limiti;
avere una valenza affettiva nella quale
riversare sentimenti di amore e di odio;
avere una stabilità che può essere alterata
solo dai soggetti che ne fanno parte;
sopravvivere all’amore e all’odio
istintuale e all’aggressione pura;
offrire rifugio ma anche movimento,
mostrando una propria vitalità e realtà.
Area cognitivo/relazionale
Vi appartengono le attività miranti al mantenimento e, dove
possibile, all’incremento delle competenze cognitive sia individuali che
sociali raggiunte come linguaggio, comunicazione, cura personale,
regole sociali, valore e uso di strumenti simbolici come il denaro e
competenze scolastiche come lettura e scrittura, contare, calcolare,
ecc..
Area psicomotoria
Vi appartengono tutte quelle attività miranti a favorire un rapporto
positivo con il proprio corpo attraverso l’esperienza di motricità
finalizzata al benessere; vi rientrano attività sportive, gruppi di
psicomotricità, la piscina, le attività equestri.
Area ludico/espressiva
Vi appartengono quelle attività che intendono
fornire strumenti di comunicazione della propria realtà
interna. Queste attività hanno permesso la scoperta di un
campo in cui le differenze rispetto alla normalità sembrano
annullarsi o perdere il loro spessore di emarginazione. Tutto
ciò è testimoniato dall’impegno, dalla serietà e dalla
professionalità che i pazienti mettono nelle attività di pittura
o di animazione teatrale.
Area lavorativa
Vi appartengono tutte quelle attività che in qualche modo hanno a che
fare con un contesto lavorativo anche se non finalizzate ad un vero e proprio
inserimento nel mondo del lavoro.
E’ necessario
che inizialmente i pazienti abbiano la chiara l’idea che il lavoro deve essere
considerato come attività socializzante che solo marginalmente ha una
dimensione economica. E’ importante per questo motivo scegliere delle attività
sulla base delle competenze dei pazienti. Deve delinearsi una flessibilità del
lavoro nei confronti del paziente e viceversa. I tentativi di forzare le reali
competenze di alcuni soggetti costringendole dentro rigide strutture
dell’organizzazione di un lavoro, hanno avuto risultati disastrosi con regressioni a
livelli incredibili e dispersione in una frustrazione disperante delle competenze
faticosamente costruite o riattivate. Tale visione del significato del lavoro va
modulata a seconda del tipo di paziente e delle sue capacità.
I° categoria
Rispetto del corpo
Vi appartengono tutte le attenzioni che riguardano sia gli aspetti più
esteriori come la pulizia, igiene, cura della propria immagine, sia quelli
più profondi come l’allontanamento del dolore, il benessere fisico
generale, ecc..
Ciò significa evitare tutti quei
comportamenti capaci di provocare a livello fisico e psicologico dei
danni nel soggetto, garantendo la prevenzione di eventi spiacevoli e il
raggiungimento del maggior benessere possibile.
II° categoria
Rispetto del pudore
Riveste un ruolo molto importante perché ogni scelta
di
liberalizzazione dei costumi costituisce un segno di libertà solo quando
viene affermata dai singoli soggetti. La negazione di un comune senso
del pudore nasconde spesso un modo per diminuire sforzi e attenzioni
a cui i soggetti hanno diritto per evitare ulteriori occasioni di
oppressione ed emarginazione. Questo rispetto costituisce un
elemento essenziale della relazione in cui l’educatore stesso è
coinvolto, perché con il cadere di certe attenzioni, la qualità del
rapporto viene ad essere sminuita in quanto uno dei soggetti della
relazione sminuisce implicitamente il valore dell’altro.
III° categoria
Rispetto della confidenza
Spesso siamo testimoni volontari o involontari di piccole
o
grandi “aperture dell’anima” da dai dei pazienti, alle quali deve essere
riconosciuta la dignità di un segreto che non può essere infranto e su
cui non è consentito fare ironia. Nella relazione tra educatore e
paziente/utente passano comunicazioni che devono rimanere
all’interno della relazione stessa al di fuori di essa assumono il senso
del tradimento di un atto di amore.
IV° categoria
Rispetto della sensibilità e
dell’affettività
E importante sottolineare che mentre per l’educatore
il
rapporto con i pazienti è solo “uno dei tanti” di cui è costellata la sua
esistenza, per il paziente molto spesso costituisce un rapporto
privilegiato, se non addirittura esclusivo, in cui riversare tutta la
propria dimensione affettiva. Ciò deve suggerire un estrema
attenzione ai messaggi che vengono inviati. Ogni gesto dell’educatore
diventa un segno attraverso il quale il paziente “legge” la conferma
del suo essere accolto o il rischio dell’abbandono.
V° categoria
Rispetto delle competenze raggiunte
Esse rappresentano un parte importante degli utenti. Sottovalutarle o
misconoscerle significa negare ciò che l’altro è nella sua relazione con
il reale. Occorre, invece, partire proprio da qui per far crescere e
rafforzare tutte le abilità che sono funzionali ad una maggiore
autonomia. Per competenze si intendono tutte quelle acquisizioni,
strategie, comportamenti, stereotipie e automatismi realmente “agiti”
dal soggetto per far fronte ai propri bisogni.
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