DEFINIZIONE METODO: modo di procedere razionale per giungere a determinati risultati TECNICA: insieme delle regole pratiche da applicare nell’esecuzione di una attività Chi è l’educatore Modello o testimone? Modello È un soggetto reale o astratto che viene assunto e al quale fare riferimento Testimone E’ un soggetto che dichiara qualcosa Come testimone posso trasmettere la validità di una esperienza riferendomi ad un modello In educazione non esistono modelli ma testimoni Cosa significa educazione? “tirare fuori” “nutrire” In un processo educativo l’Educatore Professionale deve necessariamente partire da un presupposto di fiducia nell’utente riconoscendo i suoi bisogni e le sue aspettative evitando l’adattamento, ma facendo emergere il sommerso dell’utente Cosa intendiamo per fiducia? Adempiere agli obblighi esteriori non è sufficiente per meritare la fiducia. Presentarsi puntuali agli appuntamenti, rispettare gli impegni, mostrare sempre lo stesso atteggiamento, conferisce un’apparenza di impeccabilità, ma facilmente incrinabile: fa trapelare la preoccupazione di voler fornire un’immagine di sé professionale e rigorosa e di non voler investire nella relazione anche un lato più umano di sé. Meritare la fiducia non implica aderire ad una linea rigidamente coerente, ma richiede autenticità e congruenza tra i sentimenti manifestati e quelli effettivamente provati. Cosa definisce un processo educativo? OBIETTIVO “Il raggiungimento di un intimo ideale” Atto completo (non impositivo) ATTO EDUCATIVO ETEROEDUCAZIONE AUTOEDUCAZIONE E’ necessario stabilire un rapporto sulla base di una contrattualità il cui presupposto è l’accordo fra le parti Tale contrattualità costituisce la base per una piattaforma relazionale che pone l’educatore in una posizione di “guida”. Tale posizione va compresa attraverso le dimensioni fondamentali del comportamento dell’educatore: Dimensione controllo: autorità in senso dialogale. Include quell’insieme di comportamenti che fanno riferimento alla funzione regolativa e orientativa della relazione Dimensione emozionale: atteggiamento socio-affettivo Insieme dei comportamenti volti a facilitare la creazione di un positivo contatto socio-affettivo con l’educatore (rispetto, calore umano, considerazione, amore e all’opposto sotto forma di ostilità e di rifiuto) Dimensione di trasparenza-congruenza-autonomia Essa è conseguente alle prime due, l’educatore che riesce ad essere guida autorevole e a realizzare un positivo contatto socio-affettivo, è anche capace di comunicare in modo autentico nel suo interagire. Un alto grado di autenticità permette alle persone in relazione di agire in armonia con i propri sentimenti , le proprie esperienze ed i propri pensieri. Più semplicemente le relazioni interpersonali vengono facilitate quando le persone interagiscono in modo trasparente, congruente ed autentico. Le competenze che garantiscono una gestione armonica ed equilibrata dell’autorità nella relazione educativa sono: autorevolezza, amorevolezza e la congruenza-autenticità. L’educatore è di conseguenza: Guida autorevole: capace di organizzare gli interventi in vista dell’autonomia del soggetto in disagio, di orientare le attività in vista di un progetto di vita, di accompagnare il soggetto nella ricerca di soluzioni ai problemi esistenziali, di gestire con lui le situazioni di conflitto Guida amorevole: capace di cogliere e rispettare il soggetto nella sua attuale situazione, di comprendere il suo mondo così come egli lo vede, di incoraggiare lo stesso attivando le sue risorse al fine di incrementare la fiducia e l’autostima, di stimolare la motivazione per un agire autonomo e responsabile Guida congruente e autentica: capace di rendere la comunicazione trasparente e interagire come persona vera e genuina, di gestire i disturbi comunicativi, di comprendere empaticamente le idee e le emozioni del soggetto, di comunicare la propria percezione e il proprio vissuto circa la realtà relazionale, di dare a lui supporto La relazione educativa autoeducazione eteroeducazione valori E’ importante che ogni azione educativa si basi su dei valori, al contrario il rischio è di produrre una educazione comportamentale, un addestramento, del “bieco moralismo” I valori sono il “concime” della persona che permettono di attivare o innalzare la capacità discriminante favorendo la crescita del senso critico La relazione educativa è una situazione di convergenza che coinvolge processi di crescita e di comunicazione, individuali, interpersonali e di gruppo. Essa si distingue da qualsiasi altra relazione perché è fondata: Sulla intenzionalità educativa Sulla messa in atto di procedure e percorsi mirati al conseguimento di obiettivi educativi L’educatore deve, attraverso la propria azione, “aiutare” il soggetto a distinguere ciò che può essere giusto per la propria dignità e ciò che non lo è, lasciando in ultimo al soggetto la libertà di scegliere Il concetto di libertà CONDIZIONAMENTI (l’apparente libertà nelle scelte): Spesso anche le scelte che si crede corrispondano alle più intime convinzioni sono il frutto di un subdolo condizionamento. A volte è il soggetto stesso che preferisce continuare a compiacere le figure di riferimento, senza rendere consapevoli le proprie inclinazioni e maturare scelte autonome, cosa che comporta costanza e autocoscienza e fatica La libertà in senso più ampio è anche la facoltà dell'uomo di agire e di pensare in piena autonomia, è la condizione di chi può agire secondo le proprie scelte, in certi casi grazie ad un potere specifico riconosciutogli dalla legge. Si può dire che chi compie un'azione è libero, quando ha la possibilità di scelta, e l'azione stessa è: intelligente; spontanea; contingente e non lesiva degli altri. Intelligente, in quanto l'azione comporta la consapevolezza della scelta. Spontanea, in quanto la causa dell'azione è diretta conseguenza della volontà di chi la mette in atto e non proviene dall'esterno, poiché, se così non fosse, l'azione non sarebbe libera ma necessitata da cause esterne. Contingente, in quanto l'azione non deve essere conseguenza di una necessità assoluta. Dipendere dagli altri, appartenere ad una cerchia, genera senso di sicurezza (del tutto apparente), consente di sapere quali siano i comportamenti da tenere e gli obiettivi da raggiungere, risparmiando lo sforzo di individuarli autonomamente. E’ sufficiente per il soggetto comportarsi concordemente con i valori imposti per ricevere un’approvazione che lo renda appagato Situazioni di dipendenza e di delega del potere ad un’autorità esterna sono proprie di una fase primitiva di sviluppo: secondo C. Rogers la maturità consiste infatti nella formazione di un sistema di valori individuali (purché leciti) Il valore Autoefficacia Le probabilità di riuscita Fatalismo o razionalità Autoefficacia (le capacità individuali) La self-efficacy è la valutazione delle proprie capacità, l’autoesame che ciascuno fa per verificare le proprie probabilità di riuscire in un compito. Secondo Bandura (1991) la self-efficacy è caratterizzata da tre aspetti: 1) 2) 3) Ampiezza: quanto si è competenti in un ambito Forza: capacità di risollevarsi dopo un insuccesso Generalizzabilità: in quanti ambiti ci si sente competenti Probabilità di riuscita (difficoltà oggettive e condizionamenti) La valutazione delle probabilità di riuscita non dipende dalla difficoltà del compito, ma dalle esperienze del passato che condizionano le aspettative per il futuro e dalla motivazione a intraprendere un compito. Anche se il compito è arduo, il soggetto motivato non si lascia intimorire, ma è spinto a cimentarsi in esso ed è fiducioso nelle sue possibilità Fatalismo o razionalità Lo stile di attribuzione è la tendenza ad attribuire le cause degli eventi a se stessi (alle proprie capacità, impegno, intelligenza) o a circostanze esterne (fortuna, caso, persone) Ci sono diverse combinazioni tra attribuzioni esterne o interne ed eventi positivi o negativi: - Attribuire a se stessi sia i successi che gli insuccessi consente di riconoscere i propri meriti senza superbie e di affrontare gli insuccessi senza abbattersi potendo individuare gli errori e correggerli - Attribuire a se stessi i insuccessi, alle circostanze i successi produce vittimismo (sincero o strategico) oppure ostentazione di umanità - Attribuire a se stessi i successi, alle circostanze gli insuccessi produce vana gloria, delirio di onnipotenza e attribuzione di meriti infondati - Attribuire alle circostanze sia i successi che gli insuccessi fa si che la persona si senta in balia degli eventi assegnandosi passivamente a tutto ciò che accade (impotenza appresa) La combinazione migliore è quella che sposta il baricentro di attribuzione in base ad un quadro obiettivo degli eventi. Esistono accadimenti ingovernabili, nonostante la volontà di dirigerli: attribuirsene la responsabilità produrrebbe inutili sensi di colpa e di impotenza. Sono circostanze imprevedibili e dolorose e sentirsi coautori, vivendole come punizione di una presunta colpevolezza, sottrarrebbe energie per affrontarle. Come possiamo aiutare? EMPATIA E’ la focalizzazione sul mondo interiore dell’interlocutore, è la capacità di intuire cosa si “agiti” in lui, come si sente in una situazione e cosa realmente provi al di la di quello che esprime verbalmente Componenti dell’EMPATIA Trasparenza Comprensione empatica Accettazione incondizionata L’ascolto empatico Trasparenza E’ l’accordo tra i sentimenti manifestati e quelli realmente provati. Se l’interlocutore percepisce trasparenza si apre con fiducia, altrimenti si chiude difensivamente. Trasparenza non significa rivelare impulsivamente tutti i sentimenti, ma implica il non simulare un sentimento quando in realtà se ne prova un altro, perché l’interlocutore capterebbe la dissonanza Comprensione Empatica E’ un particolare tipo di comprensione, sottile e complessa, che richiede una sensibilità molto fine e rara per essere attuata. Consiste nell’immedesimarsi nell’interlocutore per comprendere il suo punto di vista, senza assumerlo come proprio, ma mantenendo l’autocontrollo (es. un infermiere che si calasse nei panni del pz lasciandosi sopraffare dal dolore per le sue sofferenze renderebbe il pz emotivamente più “abbattuto” invece di offrirgli un sostegno) Essa si differenzia dalla comprensione intellettuale che si concentra sui fatti, indaga su come stiano realmente le cose e ricostruisce l’esatta dinamica degli eventi. E’ la capacità di leggere fra le righe, di captare le “spie” emozionali, di cogliere anche i segnali non verbali indicatori di uno stato d’animo e di intuire quale riveste un evento per l’interlocutore, senza lasciarsi guarire dai propri schemi di attribuzione di significato. Accettazione incondizionata Consiste nell’astensione da valutazioni, da approvazioni o disapprovazioni e da correzioni. Essa implica la sospensione di giudizi morali sui sentimenti riferiti dall’interlocutore: l’ascoltatore non ne misura la conformità alle norme, né indica il modo giusto di comportarsi, né illustra la situazione oggettivamente per indurre l’Altro a rendersi conto di non averla affrontata con la dovuta maturità Ascolto empatico Non impone una direttiva, ma pone l’Altro nella condizione di esplorarsi per trovare la sua verità. L’educatore deve saper cogliere e comprendere il mondo esperienziale dell’utente e deve comunicare a quest’ultimo tale comprensione. L’utente sperimenta l’accettazione, la vicinanza e il supporto dell’educatore e diventa più consapevole delle sue difficoltà e delle risorse di cui dispone per superarle. Aspetti positivi dell’ascolto empatico E’ possibile facilitare nell’utente una maggiore autoesplorazione soprattutto in quelle situazioni nelle quali essi faticano ad entrare in contatto con le proprie esperienze e a discriminarle in modo differenziato Rende l’educatore più sensibile ai bisogni ed alle aspettative dell’utente: fa si che il suo modo di interagire divenga più significativo ed efficace perché più rispondente al proprio mondo soggettivo Permettere di cogliere il mondo dell’utente così come questi lo vive e lo sperimenta, senza dare valutazioni e giudizi, metacomunica accettazione e rispetto Si riesce a comprendere meglio le difficoltà e i problemi dell’utente, potendo intervenire con maggiore efficacia. La norma Il concetto di valore riconduce al significato di “norma”. Essa è la misura che il singolo o la società si infonde per poter vivere e sopravvivere nella medesima società Norma costitutiva: data dall’uomo per mantenere ordine nei valori della società Norma prescrittiva: sanzione Una azione educativa non si può esprimere se non sussiste una educazione alla norma. E’ necessario educare alla salvaguardia e al rispetto di sé e degli altri Per questo per poter essere “testimoni” e non modelli è necessario testimoniare la VALIDITA’ DEL VALORE Attraverso la relazione trasmetto dei valori che devono essere interiorizzati al fine di produrre un “cambiamento” finalizzato alla crescita della persona nei “limiti” in cui essa versa La motivazione Definizione Conflitto tra comportamento e movente Attivazione delle motivazioni Definizione di motivazione (il movente del comportamento) Le motivazioni sono moventi del comportamento, consci e inconsci. Il soggetto può essere convinto di aver compiuto una scelta per intima convinzione, in realtà intendeva compiacere persone della sua cerchia, oppure risultava condizionato da influenze talmente subdole da illudersi di avere scelto in piena libertà Conflitto tra comportamento e movente (l’inganno delle apparenze) Il comportamento non è uno specchio fedele delle reali motivazioni che ne stanno alla base. Ci sono comportamenti adottati per abitudine, senza un’adesione interiore, ci sono motivazioni che non innescano una “risposta manifesta”, cioè un comportamento visibile, ma vengono ruminate nell’animo, senza che nulla trapeli all’esterno. Attivazione delle motivazioni (quando nasce un desiderio) Vale la legge dei contrari: una situazione attiva il bisogno della situazione opposta . Il bisogno di movimento sorge dopo una prolungata immobilità, quello di compagnia dopo una protratta solitudine, il bisogno di riposo dopo una intensa attività, quello di emozioni dopo un prolungato grigiore. Un altro fattore di attivazione è l’inizio del processo di soddisfazione: un piccolo assaggio innesca la fame. Iniziare ad ottenere riconoscimenti in un’attività fa crescere la dedizione verso essa (al contrario la mancanza di riconoscimenti può portare al BURN-OUT) Il concetto di atteggiamento Cosa sono gli atteggiamenti Come si formano gli atteggiamenti Da cosa dipende il cambiamento degli atteggiamenti Il cambiamento congruente o incongruente In che misura le informazioni fanno cambiare gli atteggiamenti Quando gli altri cercano di cambiare i nostri atteggiamenti L’influenzabilità La personalità Cosa sono gli atteggiamenti - - Essi sono valutazioni positive o negative di un oggetto e sono composti da: Elementi cognitivi: convinzioni, credenze, pregiudizi e conoscenze sulla facilità di alcuni studi, la prestigiosità di alcune carriere ecc.. Elementi emotivi: basati su pregiudizi e stereotipi come l’interesse verso un settore o anche la noia o la fatica evocate da determinate professioni Elementi conativi: cioè volontà di azione, modi di intervenire, comportamenti in cui si affronta preferibilmente una situazione o un argomento Come si formano gli atteggiamenti Un atteggiamento favorevole o sfavorevole si forma con la soddisfazione di un bisogno. I bisogni dipendono dalla personalità, ad esempio la valutazione positiva di un comportamento sportivo, di un hobby, di una moda, può essere dovuta a un bisogno di affiliazione. Oppure, persone depresse tendono a valutare positivamente le professioni di aiuto perché in questo modo si sentono utili, oppure, negli studenti appena diplomati, la scelta di una facoltà prestigiosa può soddisfare una motivazione di compiacimento verso i genitori. Da cosa dipende il cambiamento degli atteggiamenti Cambiano quando? Si possiedono informazioni aggiuntive Cambiano le motivazioni del comportamento, ad esempio cambiano i gruppi di riferimento Erano determinati da una moda passeggera o soddisfacevano pochi bisogni e non prioritari Il cambiamento congruente e incongruente Congruente se si accresce la valenza, per cui un atteggiamento positivo diventa più positivo; gli atteggiamenti hanno la spontanea tendenza a intensificarsi Incongruente se c’è una conversione da positivo a negativo. Questa è una circostanza molto più rara, in genere dovuta ad atteggiamenti motivati da mode, come il voler diventare un cantante perché colpito dal successo di un giovane cantante Quando gli altri cercano di cambiare i nostri atteggiamenti Quando un altro tenta di spiegare razionalmente a noi stessi l’inopportunità di un atteggiamento, può scatenare atteggiamenti rigidi e difensivi, come accade ad esempio quando si tenta di convincere un accanito fumatore a togliersi il vizio perché fa male alla salute. Ciò tende a scatenare una rabbioso irrigidimento difensivo che porterà il soggetto a difendere la propria legittimità a farsi del male. Influenzabilità Il soggetto tende, verso le informazioni in entrata, ad effettuare una comparazione per misurarne la conformità alle aspettative e alle convinzioni del suo gruppo e la loro eventuale approvazione. Negli adolescenti è molto forte la motivazione affiliativa, per cui si tende a compiere scelte sia conformi all’immagine che gli altri hanno di sé sia a seguire amici nelle loro scelte. Spesso cambiando ambiente cittadino e sociale, anche l’intensità dell’affiliazione viene meno poiché cambiano le persone di riferimento e le scelte effettuate vanno incontro ad un ripensamento La personalità E’ formata da tratti stabili che concorrono alla soddisfazione dei bisogni attraverso cui si formano gli atteggiamenti. Il concetto di sé è composto non tanto da quello che si è, ma da quello che gli altri significativi pensano che noi siamo, cioè l’immagine sociale di sé, costruita dalle aspettative e dai giudizi delle persone di riferimento, e spesso ci si attribuisce capacità in base a ciò che ha ricevuto l’approvazione degli altri importanti. E’ importante quello che si pensa di essere, che si vuole diventare, che si pensa di diventare e di poter diventare Qual è il comune denominatore in questi processi ? apprendimento insegnamento addestramento formazione educazione RELAZIONE Capacità relazionali Comunicare Pensare prima di agire Attendere i risultati apprendere dall’esperienza Tollerare le frustrazioni Collaborare con i colleghi Mantenere il giudizio aperto Saper osservare e saper “ascoltare” La Relazione empatica Tale relazione tende a promuovere la crescita del benessere e dell’indipendenza di entrambe le parti ed è incondizionata e priva di valutazioni Soltanto sospendendo il giudizio sull’Altro si può sollecitare in lui il senso di responsabilità e di indipendenza interiore Il bisogno di dipendenza dell’Altro Contesti della relazione Bisogno di dipendenza dell’Altro – Orgoglio narcisistico e strutturazione non paritetica delle relazioni L’educatore che dovrebbe sollecitare l’Altro a rendersi indipendente nelle scelte e nelle ideologie, può tendere a proporsi o a imporsi come modello a cui ispirarsi. Nelle relazioni di aiuto e generalmente nelle relazioni umane, si può rischiare di sfruttare il bisogno di dipendenza dell’Altro per lusingare il proprio orgoglio ES: In famiglia la mancanza di empatia rende l’amore “condizionato”, con la conseguenza che l’affetto viene dispensato in base ai risultati scolastici o all’adesione del figlio alle preferenze e alle aspettative dei genitori. Nelle relazioni umane si tende a vantare un successo non per intima soddisfazione, ma per carpire ammirazioni e lodi o a porsi in una posizione di superiorità dispensando consigli, indicando le giuste direttive o esprimendo verdetti positivi o negativi sul comportamento di un altro. Contesti della relazione I professionisti che operano nelle relazioni di aiuto come gli educatori devono possedere non solo abilità tecniche (competenze “hard”), ma anche determinate qualità umane (competenze “soft”), perché la riuscita nei rispettivi ambiti dipende anche dal tipo di rapporto che stabiliscono con gli interlocutori Comunicazione E’ l’azione per la quale una persona trasmette ad un’altra, di solito attraverso il linguaggio parlato o scritto, verbale e non verbale una conoscenza un sentimento un pensiero La comunicazione interpersonale può essere “uno scambio interattivo osservabile tra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità e di un certo livello di consapevolezza, in grado di far condividere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e di segnalazione” Luigi Anolli, psicologo La comunicazione è un processo che si svolge nel tempo e che nel tempo ha degli effetti La capacità di entrare in comunicazione con l’Altro, diverso da sé, rappresenta una delle condizioni irrinunciabili per un’ autentica competenza pedagogica-educativa La comunicazione può essere: intenzionale cioè rivolta ad uno scopo conscia cioè basata su una volontà razionale efficace cioè in grado di raggiungere gli obiettivi che si prefigge reciproca cioè fondata sull’interazione interindividuale Nella comunicazione con l’utente si fa uso delle stesse abilità interpersonali che adoperiamo nelle relazioni sociali e nei rapporti interpersonali ma con un diverso obiettivo e con una maggiore attenzione ai dettagli Il sistema comunicativo umano COMUNICAZIONE VERBALE Il segno COMUNICAZIONE NON VERBALE COMUNICAZIONE VOCALE Il Segno I segnali usati nella comunicazione umana sono chiamati segni Sono segni le parole, le immagini, i gesti, i suoni, gli oggetti tutti gli elementi sensibili (cioè percepibili attraverso i sensi, soprattutto la vista e l'udito) in grado di esprimere significati Ogni segno realizza l'unione di un significante (l'elemento sensibile) e di un significato (una cosa concreta, un contenuto concettuale, ecc Nella comunicazione interpersonale Il codice è analizzato secondo tre punti di vista: Sintassi → analisi delle regole grammaticali Semantica → analisi dei significati attribuiti ai segni Pragmatica → analisi della relazione fra codici, individui che li utilizzano e i comportamenti connessi all’uso Le competenze comunicative di base Ascolto attivo Comunicazione descrittiva Comunicazione rappresentativa Comunicazione regolativa Ascolto attivo Presupposto: quando ascolto devo far uscire il meno possibile il mio aspetto emotivo Obiettivo: favorire l’Altro nell’autoesplorazione intesa come capacità del soggetto di allargare la sua consapevolezza sia a livello orizzontale sia a livello verticale (approfondimento) A livello verticale è possibile parlare di autocoscienza che è l’attenzione non critica e non reattiva agli stati interiori. Attenzione, cioè capacità di cogliere con chiarezza ed esattezza pensieri, sentimenti e motivazioni. Non critica, perché un giudizio distorcerebbe pensieri e motivazioni per conformarli ai canoni morali rispetto ai quali spesso collidono. Non reattiva perché quando il soggetto scopre in lui sentimenti che la morale potrebbe rimproverare, risale alle loro cause , senza recriminarli. L’ascolto deve essere attuato come facilitatore della comunicazione evitando azioni di disturbo o rottura Fattori che caratterizzano l’ascolto messaggio (manifesto) ricezione (latente) elaborazione (latente) risposta (manifesto) Le quattro dimensioni del messaggio CONTENUTO AUTOPRESENTAZIONE APPELLO RELAZIONE Dimensione oggettivo-constatativa (contenuto): riguarda l’insieme di notizie, idee, opinioni circa l’oggetto di riferimento della comunicazione, si riferisce essenzialmente allo scambio d’informazioni su un tema o un compito. Significa fondamentalmente porsi la domanda: che cosa sta dicendo l’altro? In che modo intende questa cosa? Autopresentazione: si riferisce al modo in cui l’educatore presenta se stesso nella comunicazione. Nella comunicazione è importante percepire e leggere i messaggi secondo tale dimensione, in quanto molto spesso gli utenti sperimentano ansia ed incertezza cui fanno fronte mettendo in atto comportamenti difensivi (es sottomissione, attirare l’attenzione ecc.). Significa chiedersi: come si presenta l’altro a me mentre comunica? Consente di comprendere in che modo gli utenti sperimentano una certa situazione o come la gestiscono. Dimensione di appello: riguarda l’insieme delle richieste che l’utente fa nella sua comunicazione. La nota appellativa del messaggio costituisce l’aspetto affettivo della comunicazione, ha la funzione di rendere esplicito che cosa l’altro desidera raggiungere o che cosa vuole evitare. Risponde alla domanda: che cosa vuole raggiungere l’altro con la sua comunicazione? Dimensione relazionale: si riferisce al rapporto fra i soggetti in comunicazione e riguarda la percezione che l’utente ha dell’educatore e della loro interazione. Tale dimensione permette all’educatore di essere informato su come l’utente lo percepisce (sei una persona così) e come percepisce il rapporto reciproco (stiamo comunicando tra noi in questo modo). Tale dimensione risponde alla domanda: in che modo l’altro percepisce me e la nostra relazione? Affinché l’ascolto si concretizzi in un reale aiuto all’Altro è necessario che l’educatore realizzi un comportamento di supporto verbale intervenendo con contributi che sostengano e incrementino la comunicazione degli utenti favorendone una maggiore autocomprensione. Tale comportamento facilita nell’utente un processo di graduale responsabilizzazione e costituisce un notevole aiuto per una più differenziata percezione del proprio mondo e per la strutturazione delle proprie esperienze. Tale comportamento non è di facile realizzazione e molto spesso si possono constatare negli educatori forme direttive che impediscono un autentico supporto quali: moralizzare “così è e così dovrebbe essere (non essere) Un giudizio morale alla base del proprio sistema di valori dogmatizzare “e’ così e così, però!” La constatazione dogmatica di fatti inevitabili (confrontare a livello di ragionamento, istruire) diagnosticare “la tua situazione è questa” Un giudizio sulla situazione dell’altro, fatto con distanza (relazione medicopaziente) interpretare “questo è così perché..” Una lista di cause che spiegano la situazione generalizzare “questo accade a molti” L’educatore parla della difficoltà del partner con nozioni generali sulle sue difficoltà (tranquillizzando e minimizzando) identificare “succede (è successo) anche a me” L’educatore parla della difficoltà che ha incontrato anche lui pushing “come soluzione io propongo..” Spingere verso una soluzione determinata con consigli prematuri Esempio Un giovane dice: …” mi sembra che la vita non abbia nessun senso: perché allora, giorno dopo giorno, continuare a vivere? “… alcune possibili risposte direttive : MORALIZZARE: “dovresti cercare di ragionare sui i momenti negativi della tua vita e ti accorgerai che ci sono anche altre cose. L’uomo non deve disperarsi”. L’educatore esprime un giudizio sulla persona su una base di valori di riferimento. Si arriva ad un giudizio morale sulla base delle proprie norme facendone una legge generale DOGMATIZZARE: “l’esperienza ci insegna che la vita ha continui alti e bassi”. Si controlla l’utente con l’esposizione di fatti o con affermazioni categoriche. L’utente viene diretto con fatti o affermazioni estranee alle sue esperienze. L’educatore insegna, non accetta le difficoltà dell’utente. DIAGNOSTICARE:“probabilmente accetti soltanto con grande sforzo il tuo destino”. Si crea una sorta di relazione medico-paziente. L’educatore assume un ruolo senza cercare di conoscere più da vicino i sentimenti e i problemi del soggetto. L’utente diventa oggetto di una ricerca nella quale l’educatore dà l’impressione di sapere tutto di lui. L’utente è impossibilitato a decidere indipendentemente. INTERPRETARE: “ probabilmente tu sei arrivato alla conclusione che la tua vita non ha più nessun senso, perché da tempo non hai incontrato nessuna gioia”. Tale risposta contiene le cause del comportamento dell’utente. L’educatore si pone di fronte al soggetto in qualità di esperto, senza però cercare di affrontare tutta la situazione complessa del suo interlocutore. GENERALIZZAZIONE:”domande del genere vengono poste oggi da tantissimi uomini. Alla fine riescono generalmente tutti a superare la crisi”. L’educatore vuole calmare l’utente e influenzarlo, i sentimenti dello stesso non vengono presi sul serio e le sue difficoltà sono generalizzate IDENTIFICARE-MINIMIZZARE: “ho già sentito parlare di simili difficoltà. Questo non è tanto grave, in passato è successa una cosa simile anche a me”. Si minimizza e l’educatore si identifica con l’utente PUSHING: “Forse dovresti cambiare lavoro e prenderti un po’ di riposo …conosco brava gente che spesso organizza dei piacevoli incontri e potresti partecipare una volta ad uno di questi”. L’educatore da un consiglio su come si deve fare, propone soluzioni spingendo in una certa direzione. L’assolto empatico richiede forme non direttive Che aiutino l’utente ad utoesplorarsi e a chiarirsi interiormente PARAFRASI: svolge una funzione chiarificatrice e di approfondimento della comunicazione stimolando il pensiero produttivo dell’utente VERBALIZZAZIONE: lo scopo è facilitare l’autoesplorazione dell’utente affinché prenda contatto con la dinamica emozionale dei propri sentimenti e problemi Parafrasi E’ una forma di supporto verbale nella quale l’educatore riformula con termini propri i contenuti della comunicazione dell’utente restituendogli il suo messaggio. Essa svolge diverse funzioni: Da un punto di vista relazionale offre all’utente la garanzia di una ricezione corretta del suo messaggio e la sicurezza di una disponibilità di ascolto Da un punto di vista dell’autocomprensione ha la funzione di chiarificazione cognitiva, in quanto ridefinisce, approfondisce ed esplora il contenuto della comunicazione Si agevola nell’utente la comprensione cognitiva delle proprie esperienze e dei propri problemi ampliandone il campo percettivo e potenziandone la capacità discriminativa Esistono vari modi di parafrasare: (riformulazione – confronto) 1) Riformulare la comunicazione dell’utente (es un giovane dice: “non so se mi convenga andare a giocare, a ballare , o se invece non sia meglio restare in casa a studiare”). Una riformulazione adeguata, che incoraggi la prosecuzione e l’approfondimento dell’argomento, potrebbe essere: “ti chiedi cosa ti convenga fare oggi?”. Una importante modalità di riformulazione è quella correttiva utile quando un educatore vuole agevolare lo stato d’animo dell’utente o vuole raccogliere determinate informazioni. Forme specifiche della riformulazione correttiva Riformulazione critica: ha lo scopo di far emergere un aspetto latente nella comunicazione dell’utente portandolo a riesaminare in termini più critici la validità del proprio messaggio. (es “non esiste un libro di matematica ben fatto”, si potrebbe rispondere: “dalle tue conoscenze non ti risulta che ci sia un testo di matematica che tu possa giudicare ben fatto”) Riformulazione-delucidazione: utile quando la comunicazione dell’utente sembra confusa, contenendo molti elementi esposti in maniera disordinata. La delucidazione ha lo scopo di riporre in termini più chiari e differenziati il contenuto della comunicazione (es “non ci capisco più niente, a me sembra di impegnarmi , ma sento proprio una grande confusione”, si potrebbe rispondere: “non riesci a capire come mai prendi voti non proporzionali al tuo impegno e come mai i tuoi non ti comprendono e si lamentano”) Riformulazione figura-sfondo: stimola l’utente a ri-formulare la propria comunicazione da un punto di vista più personale: ciò significa invertire, sul piano percettivo, la figura e lo sfondo, portando quest’ultimo in primo piano (es “a scuola non c’è un compagno con il quale si possa fare una conversazione intelligente”, si potrebbe rispondere: “ per quanto riguarda la possibilità di un discorso intelligente, a scuola ti senti solo”) Riformulazione-sottolineatura: consiste nel ripetere, con particolare enfasi, la stessa comunicazione dell’utente, allo scopo di sottolineare l’importanza o la gravità di una certa affermazione (es “ allora scappai di casa perché mia madre mi odiava e preferiva a me i miei fratelli” in tale caso, se l’educatore intuisce che l’affermazione “mia madre mi odiava” è particolarmente significativa per l’utente, si potrebbe ripetere: “ tua madre ti odiava” portando l’utente ad esplorare più profondamente questo vissuto emozionale”) 2) Confrontare l’utente con aspetti contraddittori della sua comunicazione. E’ utile impiegare tale forma d’intervento nelle situazioni d’interazione in cui esiste accettazione e fiducia reciproca, in quanto un uso prematuro o troppo frequente di questa tecnica può determinare comportamenti difensivi o di chiusura Il confronto può verificarsi: tra due affermazioni verbali che si contraddicono (es “se ho capito bene, mi dici che non sei mai riuscito nella prova di disegno ed ora sostieni di poterla superare brillantemente”) - tra un’asserzione verbale ed una comunicazione non verbale (es “vorrei capire meglio questo argomento” e mentre parla l’utente ride, ha lo sguardo non diretto all’educatore e si muove disordinatamente; in tal caso il confronto può essere formulato come segue: “da una parte dici di volere un approfondimento più dettagliato del tema, dall’altra ti vedo un po’ distratto”) tra una comunicazione dell’utente e una realtà-valore cui egli fa riferimento (es “da una parte dici di non sopportare il tuo amico; poi affermi di volere amare le persone”) Verbalizzazione Si riferisce prevalentemente alla dimensione emozionale della comunicazione dell’utente. Questi nel comunicare sperimenta delle emozioni, l’educatore più che capire deve cercare di sentire con lui. L’educatore si focalizza sull’esperienza emozionale contenuta nel messaggio dell’utente mettendo in rilievo il significato soggettivo che tale esperienza riveste. Attraverso questa tecnica l’educatore favorisce nell’utente una più ampia e approfondita conoscenza delle proprie esperienze e ne facilita la strutturazione del suo mondo. (es “sono completamente scoraggiato e non ne posso più” il termine “scoraggiato” indica il tipo di sentimento sperimentato mentre l’avverbio “completamente” segnala l’intensità del sentimento vissuto) Le formulazioni della verbalizzazione Verbalizzazione per Sinonimi Verbalizzazione per Antinomia Verbalizzazione Optativa Sinonimi Verbalizzare attraverso sinonimi permette all’educatore di esprimere lo stato emozionale manifestato dall’utente facendo uso di una parola-sinonimo tenendo presente che la sinonimia è essenzialmente riferita al significato emotivo della comunicazione (es “non mi sento preso in considerazione dai miei educatori” si potrebbe rispondere: “senti di non essere stimato dai tuoi educatori come vorresti”) Questo tipo di verbalizzazione favorisce una reazione positiva nell’utente il quale si sente compreso e seguito nel suo processo di autoesplorazione. La sinonimia evita il rischio di verbalizzazioni eccessivamente forti o interpretative Antinomia Viene verbalizzato lo stato emozionale opposto a quello espresso dall’utente (es “mi sento triste” si potrebbe rispondere “non ti senti contento”) In questa formulazione l’educatore avendo compreso lo stato emozionale dell’utente ne esprime lo stato di tristezza rilevando piuttosto l’assenza di gioia. L’antinomia consente di allargare l’autoesplorazione rendendo presente nel suo campo percettivo anche lo stato emozionale mancante. E’ una modalità particolarmente utile quando vengono espressi sentimenti molto forti con connotazione negativa che grazie all’antinomia non vengono rinforzati Optativa L’educatore non verbalizza il sentimento espresso dall’utente, ma comunica lo stato emozionale desiderato, qualora questo sia stato comunicato almeno in parte (es “questo esame mi preoccupa molto e non vedo l’ora di superarlo” si potrebbe rispondere “vorresti aver già superato questo compito che ti pesa”) Sia nella verbalizzazione per antinomia che in quella optativa esiste un inconveniente: se non è ben formulata può provocare nell’utente la sensazione di non essere stato compreso nel valore personale che quella determinata esperienza ha per lui. Se l’utente si trova all’inizio del suo processo autoesplorativo è bene procedere con una verbalizzazione tramite sinonimo che comunica comprensione ed accettazione incondizionata e non corre il rischio di essere percepita come una minimizzazione della sua esperienza Cosa fare per una valida verbalizzazione empatica Prestare attenzione e verbalizzare tutte le espressioni rilevanti evitando di selezionare le esperienze secondo il proprio punto di vista; la selettività comporta il pericolo di proiettare implicitamente il proprio mondo personale e non consente di cogliere l’intero mondo soggettivo dell’utente Concretezza nella verbalizzazione l’educatore deve verbalizzare le specifiche esperienze dell’utente rendendole concrete aiutandolo così a discriminare le sue esperienze emozionali Brevità della verbalizzazione, essa deve essere concisa in modo da risultare incisiva Verbalizzazione degli stati emozionali presenti , si verbalizzi ciò che l’utente sperimenta nel qui ed ora anche se le espressioni dell’utente dovessero fare riferimento al passato o al futuro Confrontare gli stati emozionali ambivalenti l’educatore deve attraverso il confronto far si che l’utente si renda consapevole della polarità dei propri sentimenti PRIMO ASSIOMA DELLA COMUNICAZIONE “Non si può non comunicare” Chiunque si trovi in una situazione sociale è comunque la sorgente di un flusso informativo, indipendentemente dalla propria intenzionalità, dall’efficacia dell’atto comunicativo o dalla comprensione reciproca. “Non si può non comunicare” L’uomo che guarda fisso davanti a sé mentre fa colazione in una tavola calda affollata , o il passeggero d’aereo che siede con gli occhi chiusi, stanno entrambi comunicando che non vogliono parlare con nessuno né vogliono si rivolga loro la parola, e i vicini di solito “afferrano il messaggio” e rispondono lasciandoli in pace P. Watzlawick, J.H. Beavin, D.D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Studio dei modelli interattivi delle patologie e dei paradossi, Roma, Astrolabio, 1971 “Non si può non comunicare” La comunicazione può anche essere: intenzionale involontaria conscia inconscia efficace fraintesa reciproca univoca SECONDO ASSIOMA DELLA COMUNICAZIONE Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto relazionale, di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione La natura della relazione condiziona le conseguenze comportamentali di un certo contenuto comunicativo Metacomunicazione = comunicazione sulla comunicazione Il concetto di metacomunicazione riguarda la possibilità di comunicare dati sull’atto stesso di comunicare: Ad esempio: Un uomo dice “sto scherzando!” Un cartello con la scritta “Ignorate questa indicazione” Questo ultimo esempio può generare la comunicazione paradossale La comunicazione paradossale si basa sulla teoria del doppio legame: Un messaggio è codificato in modo che 1) Asserisca qualcosa 2) Asserisca qualcosa sulla propria asserzione 3) Queste due asserzioni si escludano a vicenda Ad esempio, le seguenti affermazioni costituiscono esempi chiari di comunicazione paradossale “SI SPONTANEO” “TI ORDINO DI NON OBBEDIRMI” TERZO ASSIOMA DELLA COMUNICAZIONE La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di SCAMBI fra i partecipanti PUNTEGGIATURA Fa riferimento ad una comunicazione circolare e bidirezionale Evidenzia il carattere convenzionale e arbitrario Incide sulla natura della relazione fra gli interlocutori Fa riferimento ai processi interpretativi innescati dagli interlocutori su atteggiamenti matacognitivi dell’altro QUARTO ASSIOMA DELLA COMUNICAZIONE “Gli esseri umani comunicano sia in modo digitale che analogico” COMUNICAZIONE ANALOGICA La comunicazione analogica è essenzialmente ogni tipo di comunicazione non verbale Si riferisce all’aspetto di relazione della comunicazione “si basa su una semantica precisa, ma è priva di una sintassi utile a definire la natura delle relazioni che propone” COMUNICAZIONE ANALOGICA Non solo il movimento del corpo (cinesica), ma anche i gesti, le espressioni del viso, le inflessioni della voce, la sequenza, il ritmo e la cadenza delle stesse parole, e ogni altra espressione non verbale di cui l’organismo sia capace, come pure i segni di comunicazione immancabilmente presenti in ogni contesto comunicativo Esempio: È sempre fondamentale non trascurare mai l’importanza che ha il contesto per la comunicazione “Chiunque si lavasse i denti in una strada affollata invece che nel proprio bagno rischierebbe di essere portato in gran fretta al commissariato o al manicomio” COMUNICAZIONE ANALOGICA Analogici sono quei segnali che contengono una qualche rappresentazione o immagine del significato a cui si riferiscono Un disegno, ma anche l’abbraccio protettivo di una madre COMUNICAZIONE DIGITALE La comunicazione digitale ha una sintassi logica assai complessa e di estrema efficacia ma manca di una semantica direttamente ispirata alla natura delle relazioni che propone “Numerici o simbolici sono quei messaggi che rimandano a un sistema simbolico codificato e formalizzato di segni, la cui relazione con il significato di cui sono portatori è del tutto arbitrario Esempi di Comunicazione digitale: l’icona I segni detti iconici: sono culturalmente codificati non hanno le 'stesse' proprietà fisiche dell'oggetto, ma stimolano una struttura percettiva 'simile' a quella che sarebbe stimolata dall'oggetto imitato Un segno è iconico quando "può rappresentare il suo oggetto soprattutto per via di similarità" (Charles Sanders Peirce, Collected Papers, Cambridge, Harvard University Press, 19311935, 2.276) La similarità è PRODOTTA e deve essere APPRESA (James J. Gibson, The Senses Considerd as Perceptual Systems, London 1966) QUINTO ASSIOMA DELLA COMUNICAZIONE “Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza” Uno scambio simmetrico avviene fra interlocutori che si considerano sullo stesso piano, svolgendo funzioni comunicative e ruoli analoghi Uno scambio complementare fa incontrare persone che hanno una relazione ma non sono sullo stesso piano per potere, ruolo comunicativo, autorità sociale, interessi Comunicazione simmetrica avviene ad esempio attraverso internet one one Comunicazione complementare avviene ad esempio attraverso il tradizionale medium televisivo one many Comunicazione descrittiva L’educatore diventa soggetto attivo dal quale parte il messaggio. Con la comunicazione descrittiva mi limito a descrivere un fatto. Tale comunicazione può essere utilizzata con un interlocutore emotivamente forte. Essa ha il vantaggio di non esprimere valutazioni riportando i fatti così come sono 1) Evita disturbi derivanti da comunicazioni valutative o interpretative 2) Permette di conoscere i fenomeni all’origine: manifestazioni e conseguenze 3) Facilita il contatto con le emozioni 4) Stimola la fiducia fra le parti 5) Presuppone disponibilità e libertà nell’osservare la realtà 6) Richiede la capacità di entrare in contatto con le proprie emozioni 7) Rappresenta solo una parte della comunicazione 8) Utilizza il maggiore numero di canali sensoriali nella descrizione della realtà Comunicazione rappresentativa Questo tipo di comunicazione fa emergere ciò che provo. Viene data importanza all’aspetto emotivo. In questo caso l’educatore si “mette in gioco” come persona e non come professionista. Comunicazione regolativa Con questo tipo di comunicazione l’educatore interviene all’interno di un conflitto per applicare una norma o verbalizzare una sanzione. Spesso l’infrazione di una norma avviene perché la persona non conosce altro modo per superare la situazione conflittuale. o La comunicazione verbale o Il silenzio o La comunicazione non verbale o La scrittura o Il disegno e la scultura o Altre forme di arte La Comunicazione Verbale L’aspetto verbale della comunicazione è lo scambio più comunemente usato tra gli individui Si ottengono molte informazioni prestando attenzione: al modo con cui vengono dette le cose al contenuto del discorso Voce Tono Volume Intensità Ritmo IL SILENZIO A volte è durante questi momenti in cui da parte dell’utente può essere approfondita la comprensione delle informazioni date L’educatore professionale deve essere preparato a Sua volta a “rimanere vicino” all’utente anche quando è in silenzio Resistere alla tentazione di interromperlo per rassicurarlo o per fare delle osservazioni Non solo lo scambio verbale ma ogni comportamento ha un valore di comunicazione E’ comunicazione: modo di vestirsi mimica gestualità modo di occupare lo spazio tono della voce silenzio assenza fuga La Comunicazione non verbale Basata su movimenti espressivi del corpo, del volto e delle mani sui silenzi e sulle emozioni Comunicazione non verbale detta analogica (imitativa della realtà) Comunicazione verbale detta digitale (basata su segni arbitrari quali sono le lettere alfabetiche) La comunicazione non verbale è molto più antica di quella verbale ed ha una validità più profonda che quella espressa dalle parole Svolge: - una funzione di supporto - si adatta ad espressioni emotive ed affettive di tipo primario Aspetti della comunicazione Ogni comunicazione si basa su precise regole di conversazione; (es turni di parola ecc….. ) Il silenzio secondo Lacan 1) il silenzio corrisponde al silenzio interno dell’uditore, una condizione che garantisce la sua totale presenza; 2) silenzio equivale a una sospensione del giudizio del dire del soggetto; 3) il silenzio offre all’Altro la possibilità di esplorare un territorio sconosciuto. La dimensione dell’ascolto a) l’ascolto si fonda sulla fiducia nella ricchezza interiore dell’altro; b) esso implica la presenza reale dell’uditore attraverso la quale mette in gioco la sua disponibilità ad accogliere il dire dell’Altro; c) ciò si manifesta attraverso il silenzio interiore, sospensione di giudizio, non intrusività; d) trova la sua modalità di attuazione nella professionalità e nella sensibilità dell’educatore. Lo “spazio transizionale” Si parla di oggetti e di fenomeni transizionali per definire quell’area intermedia fra la percezione della realtà interna e la scoperta della vita esterna che costituisce una fase caratteristica della prima infanzia. La funzione di uno “spazio transizionale” è quella di riempire un vuoto tra un mondo caratterizzato dalla centralità del Sé ed un mondo dominato dallo strapotere dell’oggetto come dato esterno e da cui non si può prescindere. E’ da considerarsi come un ponte tra la realtà interna caratterizzata dalla creatività primaria e l’accesso al simbolico attraverso il quale il bambino è in grado di distinguere tra fantasia e fatto. Quali caratteristiche deve avere un “gruppo transizionale” ? costituire uno spazio in cui il soggetto esercita un potere che trova continui limiti; avere una valenza affettiva nella quale riversare sentimenti di amore e di odio; avere una stabilità che può essere alterata solo dai soggetti che ne fanno parte; sopravvivere all’amore e all’odio istintuale e all’aggressione pura; offrire rifugio ma anche movimento, mostrando una propria vitalità e realtà. Area cognitivo/relazionale Vi appartengono le attività miranti al mantenimento e, dove possibile, all’incremento delle competenze cognitive sia individuali che sociali raggiunte come linguaggio, comunicazione, cura personale, regole sociali, valore e uso di strumenti simbolici come il denaro e competenze scolastiche come lettura e scrittura, contare, calcolare, ecc.. Area psicomotoria Vi appartengono tutte quelle attività miranti a favorire un rapporto positivo con il proprio corpo attraverso l’esperienza di motricità finalizzata al benessere; vi rientrano attività sportive, gruppi di psicomotricità, la piscina, le attività equestri. Area ludico/espressiva Vi appartengono quelle attività che intendono fornire strumenti di comunicazione della propria realtà interna. Queste attività hanno permesso la scoperta di un campo in cui le differenze rispetto alla normalità sembrano annullarsi o perdere il loro spessore di emarginazione. Tutto ciò è testimoniato dall’impegno, dalla serietà e dalla professionalità che i pazienti mettono nelle attività di pittura o di animazione teatrale. Area lavorativa Vi appartengono tutte quelle attività che in qualche modo hanno a che fare con un contesto lavorativo anche se non finalizzate ad un vero e proprio inserimento nel mondo del lavoro. E’ necessario che inizialmente i pazienti abbiano la chiara l’idea che il lavoro deve essere considerato come attività socializzante che solo marginalmente ha una dimensione economica. E’ importante per questo motivo scegliere delle attività sulla base delle competenze dei pazienti. Deve delinearsi una flessibilità del lavoro nei confronti del paziente e viceversa. I tentativi di forzare le reali competenze di alcuni soggetti costringendole dentro rigide strutture dell’organizzazione di un lavoro, hanno avuto risultati disastrosi con regressioni a livelli incredibili e dispersione in una frustrazione disperante delle competenze faticosamente costruite o riattivate. Tale visione del significato del lavoro va modulata a seconda del tipo di paziente e delle sue capacità. I° categoria Rispetto del corpo Vi appartengono tutte le attenzioni che riguardano sia gli aspetti più esteriori come la pulizia, igiene, cura della propria immagine, sia quelli più profondi come l’allontanamento del dolore, il benessere fisico generale, ecc.. Ciò significa evitare tutti quei comportamenti capaci di provocare a livello fisico e psicologico dei danni nel soggetto, garantendo la prevenzione di eventi spiacevoli e il raggiungimento del maggior benessere possibile. II° categoria Rispetto del pudore Riveste un ruolo molto importante perché ogni scelta di liberalizzazione dei costumi costituisce un segno di libertà solo quando viene affermata dai singoli soggetti. La negazione di un comune senso del pudore nasconde spesso un modo per diminuire sforzi e attenzioni a cui i soggetti hanno diritto per evitare ulteriori occasioni di oppressione ed emarginazione. Questo rispetto costituisce un elemento essenziale della relazione in cui l’educatore stesso è coinvolto, perché con il cadere di certe attenzioni, la qualità del rapporto viene ad essere sminuita in quanto uno dei soggetti della relazione sminuisce implicitamente il valore dell’altro. III° categoria Rispetto della confidenza Spesso siamo testimoni volontari o involontari di piccole o grandi “aperture dell’anima” da dai dei pazienti, alle quali deve essere riconosciuta la dignità di un segreto che non può essere infranto e su cui non è consentito fare ironia. Nella relazione tra educatore e paziente/utente passano comunicazioni che devono rimanere all’interno della relazione stessa al di fuori di essa assumono il senso del tradimento di un atto di amore. IV° categoria Rispetto della sensibilità e dell’affettività E importante sottolineare che mentre per l’educatore il rapporto con i pazienti è solo “uno dei tanti” di cui è costellata la sua esistenza, per il paziente molto spesso costituisce un rapporto privilegiato, se non addirittura esclusivo, in cui riversare tutta la propria dimensione affettiva. Ciò deve suggerire un estrema attenzione ai messaggi che vengono inviati. Ogni gesto dell’educatore diventa un segno attraverso il quale il paziente “legge” la conferma del suo essere accolto o il rischio dell’abbandono. V° categoria Rispetto delle competenze raggiunte Esse rappresentano un parte importante degli utenti. Sottovalutarle o misconoscerle significa negare ciò che l’altro è nella sua relazione con il reale. Occorre, invece, partire proprio da qui per far crescere e rafforzare tutte le abilità che sono funzionali ad una maggiore autonomia. Per competenze si intendono tutte quelle acquisizioni, strategie, comportamenti, stereotipie e automatismi realmente “agiti” dal soggetto per far fronte ai propri bisogni.