TIGECICLINA (30-05-2007) Specialità: Tygacil® (Wyeth Lederle) Forma Farmaceutica: Concentrato per soluzione per infusione § Dosaggio: 1fl 50mg 5ml Prezzo: € 898.57 Prezzo al pubblico da Farmadati, Ottobre 2007 ATC: non ancora attribuito Categoria terapeutica: non ancora attribuita Classe PTN: H-OSP 1 Indicazioni Ministeriali: ▪ Infezioni complicate della cute e dei tessuti molli ▪ Infezioni complicate intra-addominali Decisioni della CTR: Farmaco inserito con nota (Riunione del 30.05.07) Nota: Da utilizzare nei casi di resistenza documentata microbiologicamente per il trattamento delle infezioni della cute e dei tessuti molli (in seconda linea dopo vancomicina/teicoplanina associata a beta lattamico) e per il trattamento delle infezioni intraddominali in seconda linea rispetto agli altri carbapenemici e beta-lattamine. Analisi della letteratura L’emergenza di ceppi batterici resistenti è diventata una problematica di rilievo nei pazienti affetti da infezioni complicate della cute e dei tessuti molli e da infezioni intraddominali complicate. Particolare preoccupazione destano la meticillino resistenza dello Staphylococcus aureus, la vancomicino resistenza degli enterococchi, l’eritromicino resistenza dello Streptococcus pyogenes e la presenza di multiresistenze (1, 2). Le infezioni complicate della cute e dei tessuti molli presentano un’eziologia multifattoriale, che richiede pertanto un approccio diversificato a seconda della specie batterica più probabilmente coinvolta. Le linee guida dell’Infection Diseases Society of America-US (IDSA) prevedono, nel caso di infezioni gravi richiedenti ospedalizzazione o che progrediscono nonostante una terapia antibiotica empirica, ma non necrotizzanti, l’esecuzione di una coltura microbiologica e una terapia mirata (2). Se si sospetta la presenza di S. aureus, la terapia dovrebbe iniziare con un agente attivo nei confronti dei ceppi meticillino resistenti (vancomicina, linezolid o daptomicina); una volta ottenuti i risultati microbiologici, può essere usato un approccio step down con altri agenti meno aggressivi. Nel caso di infezioni necrotizzanti, viene prevista una terapia antibiotica diversificata a seconda della tipologia dei batteri coinvolti. Nel caso di infezioni miste, sono indicati ampicillina/sulbactam o piperacillina/tazobactam associati a clindamicina e ciprofloxacina, imipenem/cilastatina, meropenem, ertapenem, cefotaxima + metronidazolo o clindamicina. Ove siano presenti Streptococchi, viene invece indicata una penicillina + clindamicina, mentre nel caso di Stafilococchi è previsto l’utilizzo di nafcillina, oxacillina, cefazolina, clindamicina oppure vancomicina per i ceppi resistenti. Per le infezioni da Clostridium, infine, vengono indicate come terapie preferenziali clindamicina o una penicillina. Eccezion fatta per la vancomicina, per gli altri agenti non viene indicata una priorità di utilizzo. Nel caso di infezioni della ferita chirurgica, viene previsto un algoritmo decisionale, con inizio della terapia antibiotica in caso di febbre persistente per più di 4 giorni dopo l’operazione, temperatura >38,5°C, frequenza >100 battiti/min, diametro dell’eritema circostante l’incisione >5 cm associato ad indurimento o necrosi. Nel caso di infezioni al tronco, testa, collo o estremità, sono raccomandati cefazolina, oxacillina o clindamicina (pazienti allergici); in caso invece di infezioni del perineo o interventi a livello gastrointestinale o dell’apparato genitale femminile, viene indicato cefotetan o ampicillina/sulbactam oppure un fluorochinolone + clindamicina. In tutti i casi in cui si registri un’ampia presenza di Staphylococcus aureus meticillino resistenti, deve essere considerata la possibilità di utilizzare vancomicina, daptomicina o linezolid. Le linee guida inglesi per il trattamento delle infezioni da Staphilococcus aureus meticillino resistenti prevedono, nel caso di infezione della cute e dei tessuti molli e considerati i dati di suscettibilità microbiologica, l’utilizzo di tetracicline. Se vi è un elevato rischio di batteriemia o endocardite viene invece raccomandato l’uso di glicopeptidi o linezolid. Daptomicina e tigeciclina vengono citate, ma non inserite nelle linee guida perché non ancora in commercio al momento della messa a punto del documento (3). Le linee guida IDSA per la terapia antibiotica in caso di infezioni intraddominali distinguono tra infezioni acquisite in comunità ed infezioni nosocomiali (4). Nel caso di infezioni comunitarie di media entità, i regimi proposti comprendono ampicillina/sulbactam, ticarcillina/acido clavulanico, ertapenem, cefazolina o cefuroxima associati a metronidazolo o un chinolone associato a metronidazolo. In queste condizioni viene sottolineata l’importanza di selezionare il regime economicamente più conveniente. Per le infezioni comunitarie gravi, le terapie raccomandate risultano piperacillina/tazobactam, imipenem/cilastatina, meropenem, una cefalosporina di terza o quarta generazione associata a metronidazolo, ciprofloxacina + metronidazolo e aztreonam + metronidazolo. La scelta è lasciata al giudizio del clinico. Nelle infezioni nosocomiali, la cui eziologia è normalmente multibatterica e l’emergere di resistenze frequente, viene indicata la scelta di un regime polifarmacologico, da scegliersi sulla base dei profili di resistenza locale e dei risultati delle colture microbiologiche. La tigeciclina è un agente batteriostatico, derivato sintetico della minociclina, appartenente alla classe delle glicilcicline (1). Agisce legandosi alla subunità ribosomiale 30 S e impedendo l’incorporazione dei residui aminoacidici nella costituenda parete batterica. L’attività non risulta influenzata dai due principali meccanismi di resistenza alle tetracicline, le proteine ribosomiali protettive e le pompe di efflusso. Lo spettro d’azione risulta ampio e comprende batteri gram positivi, gram negativi, anaerobi e batteri atipici multiresistenti, compresi Stafilococchi aurei meticillino resistenti e batteri produttori di b lattamasi ad ampio spettro. Non è invece dimostrata alcuna attività significativa nei confronti dello Pseudomonas aeruginosa e Proteus spp. Tigeciclina è indicata per il trattamento delle infezioni complicate della cute e dei tessuti molli ed infezioni intra addominali complicate. Viene somministrata per via endovenosa alla dose di carico di 100 mg, seguita da 50 mg per 2/die per 514 giorni. L’infusione deve avere una durata di 30-60 minuti. Il farmaco viene ampiamente distribuito, scarsamente metabolizzato ed escreto principalmente per via biliare/fecale, anche se una certa quota viene escreta immodificata nelle urine. L’emivita media è di 42 ore. Nei pazienti affetti da insufficienza epatica grave, il dosaggio deve venire aggiustato a 25 mg ogni 12 ore, mantenendo inalterata la dose di carico. Non sono previsti aggiustamenti di dosaggio nei pazienti affetti da insufficienza renale. Efficacia clinica Entrambe le indicazioni registrate sono state rilasciate sulla base dei risultati di due studi di non inferiorità di fase III per ciascuna indicazione. Nel trattamento delle infezioni complicate della cute e dei tessuti molli sono stati condotti 2 studi randomizzati e in doppio cieco (studio 300 e 305), che hanno incluso 1129 pazienti ospedalizzati di età > 18 anni affetti da infezioni cutanee complicate coinvolgenti in profondità i tessuti molli o richiedenti intervento chirurgico o associate a gravi patologie sottostanti (diabete, patologia vascolare periferica, neuropatia periferica, insufficienza venosa arti inferiori) (1,5,6,7). I pazienti dovevano inoltre presentare almeno due tra i seguenti segni e sintomi: drenaggio, febbre, rossore diffuso nel punto di infezione, calore localizzato, gonfiore, dolore e/o conta dei globuli bianchi > 10.000 cellule/mm3. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere tigeciclina (100 mg ev dose di carico seguita da 50 mg ev ogni 12 h) oppure vancomicina (1 g ev ogni 12 h) + aztreonam (2g ev ogni 12 h) per 5-14 giorni. End-point primario dello studio era la risposta clinica, definita come risoluzione dei segni e sintomi senza necessità di ulteriore terapia antibiotica. Tale risposta veniva valutata al momento della visita finale, da effettuarsi da 12 a 92 giorni dopo l’ultima dose di farmaco. Il limite di non inferiorità fissato era del 15%. I dati venivano valutati sui pazienti che avevano ricevuto almeno una dose di farmaco e presentavano evidenza clinica di infezione della cute e dei tessuti molli (c-mITT: 1057 pazienti) e sui pazienti clinicamente valutabili (pazienti in cui non fosse stato isolato uno Pseudomonas, che non avevano ricevuto altra terapia antibiotica oltre a quella della studio e per cui era disponibile una valutazione finale: 833 pazienti). Le caratteristiche al baseline dei pazienti dei due studi erano simili eccezion fatta per una maggior percentuale di pazienti affetti da diabete (29,1% vs 11,2%) e da patologia vascolare periferica (9,5% vs 4,5%) nello studio 300. Complessivamente, nella popolazione c-mITT un successo clinico è stato rilevato nel 79,7% dei pazienti trattati con tigeciclina e nell’81,9% dei pazienti trattati con vancomicina –aztreonam (p<0,001 per la non inferiorità). Tali percentuali non differivano significativamente considerando i due studi singolarmente (studio 305: 84,3% tigeciclina vs 86,9% vancomicina/aztreonam, p < 0,001 per la non inferiorità; studio 300: 75,5% tigeciclina vs 76,9% vancomicina/aztreonam, p < 0,001 per la non inferiorità). Analoghi risultati sono stati ottenuti nella popolazione clinicamente valutabile (86, 5% tigeciclina vs 88,6% vancomicina/aztreonam, p< 0,001 per la non inferiorità). La maggior percentuale di successo ottenuta nello studio 305 può essere ascritta alle caratteristiche di superiore gravità dei pazienti. Risultati comparabili tra i due gruppi sono stati ottenuti anche stratificando i pazienti per infezione mono o pluribatterica, per infezione e per specie batterica isolata. Considerando che molte dei batteri isolati presentavano meticillino suscettibilità, il CPMP ha sollevato alcuni interrogativi relativamente all’utilizzo di vancomicina come comparator, osservando come l’utilizzo empirico di vancomicina in caso di infezioni da gram positivi debba essere legato a situazioni di resistenza locali o alla presenza di particolari fattori di rischio. I dati relativi ai confronti indiretti sono stati però ritenuti sufficienti per definire l’attività anche nei confronti di infezioni da batteri meticillino sensibili. E’ stato inoltre rilevato come il limitato numero di pazienti con patologia di maggior gravità o con fattori di comorbidità arruolato negli studi non consenta di trarre conclusioni definitive in merito all’efficacia del farmaco in queste situazioni. La limitatezza dei dati in tali pazienti è stata segnalata nella RCP. L’efficacia di tigeciclina nelle infezioni intraddominali è stata testata in due studi randomizzati, multicentrici e in doppio cieco (studio 301 e 306) (1,8). In questi studi sono stati arruolati pazienti di età > 18 anni affetti da un’infezione intraddominale complicata per cui si rendesse necessario un intervento chirurgico. I pazienti sono successivamente stati stratificati a seconda del proprio punteggio APACHE II [1](£15 o >15<31). I pazienti sono stati randomizzati a ricevere tigeciclina 100 mg ev seguita da 50 mg ev ogni 12 ore o imipenem/cilastatina 500/500 mg ev ogni 6 ore. La terapia veniva somministrata per 514 giorni. Imipenem/cilastatina è stato scelto come trattamento di controllo a motivo del suo ampio utilizzo nel trattamento empirico di tali infezioni. Nel report EMEA viene sottolineato come il dosaggio scelto sia il più basso tra quelli accettabili per pazienti con le caratteristiche riportate negli studi. Endpoint primario dello studio era la risposta clinica (successo clinico, fallimento, impossibile da determinare) al momento della visita finale, dai 12 ai 42 giorni successivi alla terapia. Tale risposta veniva valutata sulla popolazione modified Intention to Treat microbiologica (m-mITT: pazienti che avevano ricevuto almeno una dose di antibiotico, presentavano evidenza di infezione intraddominale complicata e un patogeno isolato al baseline) e sulla popolazione microbiologicamente valutabile (pazienti rispondenti a tutti i criteri di inclusione, con coltura al baseline positiva per almeno una specie batterica suscettibile ai farmaci in studio, trattati per almeno 5 giorni esclusivamente con i farmaci dello studio e con risposta clinica rilevata alla visita finale). Tigeciclina veniva definita non inferiore al controllo se il limite inferiore dell’intervallo di confidenza al 95% fosse risultato superiore o uguale a –15%. Sono stati randomizzati 1658 pazienti, soltanto 1262 e 1025 dei quali hanno costituito la popolazione mmITT e microbiologicamente valutabile rispettivamente. L’appendicite complicata (50%) e la colecistite complicata (14%) sono risultate le diagnosi più frequenti; il 76,1% dei pazienti presentavano una peritonite diffusa associata. Il punteggio APACHE II è risultato comparabile nei due gruppi (media 6,3) e soltanto una piccola percentuale di pazienti presentava un punteggio >15 (gruppo tigeciclina 3,5% vs gruppo imipenem/cilastatina 2,1%). [1] APACHE II (Acute Physiology and Chronic Health Evaluation): score internazionale usato per determinare un punteggio clinico di gravità dei pazienti ricoverati in terapia intensiva Le percentuali di successo clinico sono risultate analoghe nei due gruppi di trattamento. Nella popolazione m-mITT tali percentuali sono risultate dell’80,2% nel gruppo tigeciclina vs 81,5% nel gruppo imipenem (p< 0,0001 per la non inferiorità), mentre nella popolazione microbiologicamente valutabile esse sono state del 86,1% e 86,2% rispettivamente ( p< 0,0001 per la non inferiorità). In entrambi i gruppi di trattamento è stato rilevato un trend di maggior successo clinico nei pazienti con infezioni monomicrobiche rispetto alle polimicrobiche. Escherichia coli, la specie batterica più frequentemente isolata, è risultata eradicata nell’86,2% dei pazienti trattati con tigeciclina e nell’87,1% dei pazienti trattati con imipenem/cilastatina. Anche l’eradicazione degli altri ceppi isolati è risultata simile, ad eccezione dello Staphylocco meticillino resistente, eradicato in 3 casi su 4 nel gruppo tigeciclina e in un caso su 3 nel gruppo imipenem. I dati sono comunque troppo esegui per poter trarre qualsiasi tipo di conclusione. L’attività in vitro della tigeciclina relativamente ai ceppi batterici isolati nei 4 studi è stata valutata separatamente su 4.913 patogeni isolati da un totale di 1986 pazienti (9). La valutazione microbiologica ha rilevato una buona attività di tigeciclina nei confronti dei patogeni più frequentemente isolati nei due tipi di infezioni, con una MIC per lo più £ 2mg/ml. In questa valutazione tigeciclina si è dimostrata attiva nei confronti di Staphylococcus aureus meticillino resistente, Streptococcus pyogenes, Escherichia coli, Klebsiella pneumonite, Bacteroides fragilis. E’ stata invece confermata la scarsa suscettibilità di Pseudomonas aeruginosa e Proteus spp. La suscettibilità a tigeciclina è risultata simile indipendentemente dal tipo di infezione da cui provenissero i ceppi isolati e dalla regione geografica di isolamento. L’EMEA ha sottolineato come l’impiego della tigeciclina nelle infezioni sostenute da batteri altamente resistenti, quali i VRE, l’Acinetobacter baumanii e i microrganismi ESBL produttori non sia stata ancora adeguatamente valutata. Una pubblicazione riporta 4 casi di pazienti affetti da batteriemia causata da Staphylococcus aureus meticillino resistente (10). I pazienti erano già stati trattati senza risultati con vancomicina e/o daptomicina e/o linezolid e/o quinupristin/dalfopristin. In tutti i casi il trattamento con tigeciclina ha prodotto un successo clinico. Relativamente all’emergenza di resistenze, il produttore ha pianificato l’esecuzione di uno studio di farmaco utilizzazione e si è impegnato a mettere a punto un protocollo europeo di sorveglianza. Tollerabilità I dati di safety di tigeciclina sono relativi a 1415 pazienti trattati con il farmaco nel corso degli studi di fase III e relativi ad una durata media della terapia di 7-8- giorni (1, 12). Gli eventi avversi più frequentemente rilevati sono risultati di tipo gastrointestinale: nausea (33,5%), vomito (22,3%) e diarrea (12,9%). Oltre a tali eventi, nei pazienti trattati con tigeciclina si sono verificati un significativo maggior numero di infezioni, anoressia, dispepsia, perforazioni del grosso intestino, ittero, aumento dei tempi di protrombina, dei livelli di amilasi, dell’azotemia e della bilirubinemia, ipoproteinemia, polmoniti. Le manifestazioni gastrointestinali sembrano inferiori se il farmaco viene somministrato a stomaco pieno, mentre il prolungamento dei tempi di somministrazione non apporta benefici in tal senso. Gli eventi avversi gravi registrati più frequentemente sono stati ascessi (1,8%), infezioni (1,7%) e anormalità nella cicatrizzazione (1,6%), in linea con quanto rilevato per i trattamenti di controllo. Con tigeciclina si è invece registrata una percentuale di sepsi significativamente superiore rispetto ai comparator (1% vs 0,2%; p=0,013). Nei gruppi trattati con tigeciclina si è inoltre registrato un trend di maggior mortalità, non significativo. Il produttore ha sottoposto alla Commissione un risk management plan che prevede attività specifiche di farmacovigilanza relative al verificarsi di nausea e vomito, ai parametri epatici e al verificarsi di pancreatiti. Costi Il costo della terapia con tigeciclina è superiore rispetto alle alternative disponibili, essendo pari a 147 € il primo giorno di terapia e 98 € nei giorni successivi. Va, comunque, segnalato che, in seguito alle gare regionali, il prezzo dei comparator è notevolmente diminuito. Conclusioni L’emergenza di ceppi batterici resistenti è diventata una problematica di rilievo nei pazienti affetti da infezioni complicate della cute e dei tessuti molli e da infezioni intraddominali complicate. Particolare preoccupazione destano la meticillino resistenza dello Staphylococcus aureus, la vancomicino resistenza degli enterococchi, l’eritromicino resistenza dello Streptococcus pyogenes e la presenza di multiresistenze (1, 2). La tigeciclina è un derivato sintetico della minociclina, appartenente alla nuova classe delle glicilcicline (1). Agisce legandosi alla subunità ribosomiale 30 S e impedendo l’incorporazione dei residui aminoacidici nella costituenda parete batterica. L’attività non risulta influenzata dai due principali meccanismi di resistenza alle tetracicline, le proteine ribosomiali protettive e le pompe di efflusso. Lo spettro d’azione risulta ampio e comprende batteri gram positivi, gram negativi, anaerobi e batteri atipici multiresistenti, compresi Stafilococchi aurei meticillino resistenti e batteri produttori di b lattamasi ad ampio spettro. Non è invece dimostrata alcuna attività significativa nei confronti dello Pseudomonas aeruginosa e Proteus spp. Viene somministrata per via endovenosa alla dose di carico di 100 mg, seguita da 50 mg per 2/die per 5-14 giorni. E’ indicata per il trattamento delle infezioni complicate della cute e dei tessuti molli ed infezioni intraddominali complicate. Per entrambe queste indicazioni sono stati condotti 2 studi multicentrici, randomizzati e in doppio cieco di non inferiorità. Nel trattamento delle infezioni della cute e tessuti molli, 1129 pazienti con infezioni cutanee complicate (ferite infette, ascessi, ulcere e ustioni infette) sono stati randomizzati a ricevere tigeciclina (100 mg ev dose di carico seguita da 50 mg ev ogni 12 h) oppure vancomicina (1 g ev ogni 12 h) + aztreonam (2g ev ogni 12 h) per 5-14 giorni (5,6,7). Un successo clinico (guarigione dopo 12 – 92 giorni dalla terapia) è stato rilevato nel 79,7% dei pazienti trattati con tigeciclina e nell’81,9% dei pazienti trattati con vancomicina –aztreonam (p<0,001 per la non inferiorità). Tali percentuali non differivano significativamente considerando i due studi singolarmente Analoghi risultati sono stati ottenuti nella popolazione clinicamente valutabile, più selezionata (86, 5% tigeciclina vs 88,6% vancomicina/aztreonam, p< 0,001 per la non inferiorità). Considerando che molte dei batteri isolati presentavano meticillino suscettibilità, il CPMP ha sollevato alcuni interrogativi relativamente all’utilizzo di vancomicina come comparator. Nelle infezioni intraddominali sono stati arruolati pazienti di età > 18 anni affetti da un’infezione intraddominale complicata per cui si rendesse necessario un intervento chirurgico e punteggio APACHE II [1] £31 (8). I pazienti sono stati randomizzati a ricevere tigeciclina 100 mg ev seguita da 50 mg ev ogni 12 ore o imipenem/cilastatina 500/500 mg ev ogni 6 ore. La terapia veniva somministrata per 5-14 giorni. Imipenem/cilastatina è stato scelto come trattamento di controllo a motivo del suo ampio utilizzo nel trattamento empirico di tali infezioni. Nel report EMEA viene sottolineato come il dosaggio scelto sia il più basso tra quelli accettabili per pazienti con le caratteristiche riportate negli studi. Sono stati randomizzati 1658 pazienti, soltanto 1262 e 1025 dei quali hanno costituito la popolazione m-mITT e microbiologicamente valutabile rispettivamente. Un punteggio APACHE > 15 veniva registrato soltanto in una piccola percentuale di pazienti (tigeciclina 3,5% vs imipenem/cilastatina 2,1%). Le percentuali di successo clinico sono risultate analoghe nei due gruppi di trattamento. Nella popolazione m-mITT tali percentuali sono risultate dell’80,2% nel gruppo tigeciclina vs 81,5% nel gruppo imipenem (p< 0,0001 per la non inferiorità), mentre nella popolazione microbiologicamente valutabile esse sono state del 86,1% e 86,2% rispettivamente ( p< 0,0001 per la non inferiorità). Escherichia coli, la specie batterica più frequentemente isolata, è risultata eradicata nell’86,2% dei pazienti trattati con tigeciclina e nell’87,1% dei pazienti trattati con imipenem/cilastatina. L’EMEA ha sottolineato come l’impiego della tigeciclina nelle infezioni sostenute da batteri altamente resistenti, quali i VRE, l’Acinetobacter baumanii e i microrganismi ESBL produttori non sia stata ancora adeguatamente valutata. E’ di recente pubblicazione un report relativo a due pazienti con infezione sistemica da Acinetobacter baumannii in corso di terapia con tigeciclina (11). Relativamente all’emergenza di resistenze, il produttore ha pianificato l’esecuzione di uno studio di farmaco utilizzazione e si è impegnato a mettere a punto un protocollo europeo di sorveglianza. Gli eventi avversi più frequentemente rilevati sono risultati di tipo gastrointestinale: nausea (33,5%), vomito (22,3%) e diarrea (12,9%). Oltre a tali eventi, nei pazienti trattati con tigeciclina si sono verificati un significativo maggior numero di infezioni, anoressia, dispepsia, perforazioni del grosso intestino, ittero, aumento dei tempi di protrombina, dei livelli di amilasi, dell’azotemia e della bilirubinemia, ipoproteinemia, polmoniti. Le manifestazioni gastrointestinali sembrano inferiori se il farmaco viene somministrato a stomaco pieno, mentre il prolungamento dei tempi di somministrazione non apporta benefici in tal senso. Tigeciclina ha dimostrato la propria non inferiorità vs vancomicina/aztreonam e imipenem/cilastatina in pazienti affetti da infezioni della cute e dei tessuti molli ed infezioni intraddominali con caratteristiche di moderata gravità. Sebbene l’attività in vitro risulti incoraggiante, mancano dati clinici a supporto dell’efficacia di tigeciclina in pazienti più gravi e infettati da batteri con resistenze critiche. L’utilizzo di tigeciclina sembrerebbe quindi condizionato ai risultati di ulteriori studi o come estrema ratio in caso di non risposta a tutte le altre opzioni disponibili. Il costo della terapia con tigeciclina è superiore rispetto alle alternative disponibili, essendo pari a 147 € il primo giorno di terapia e 98 € nei giorni successivi. Va, comunque, segnalato che, in seguito alle gare regionali, il prezzo dei comparator è notevolmente diminuito. [1] APACHE II (Acute Physiology and Chronic Health Evaluation): score internazionale usato per determinare un punteggio clinico di gravità dei pazienti ricoverati in terapia intensiva Documentazione bibliografica: ® 1. Tygacil (Tigeciclina) Emea Scientific http://www.emea.europa.eu/humandocs/Humans/EPAR/tygacil/tygacil.htm 2. Stevens D. et al. CID 2004 : 41 : 1373-406. 3. Gemmel C.G. et al. JAC Advanced access 27.2.2007. 4. Solomkin J.S. et al. CID 2003 ; 37 : 997-1005. 5. Ellis – Grosse E.J. et al. CID 2005 ; 41(suppl.5) : S341-53. 6. Breedt J. at al. Antimicrob. Agents Chemother. 2005; 4658-4666. 7. Sacchidanand S. et al. Intern J Infectious Dis ; 9 : 251-261. 8. Babinchak T. et al. CID 2005 ; 41 : S 354-57. 9. Bradford P.A. et al. CID 2005 ; 41 (suppl 5) : S315-32. 10. Munoz Price L.S. et al. Scandinavian J Infectious Dis 2006; 38 : 1081-1084. Discussion Costi Principio attivo Posologia e modo di Specialità somministrazione Tigeciclina Tygacil ® 100mg + 50mg 1°giorno 50mg x 2 /die Costo all’ospedale per giorno di terapia* 1°giorno 147€ gg successivi 98€ *prezzi forniti dalla ditta (Maggio 2007); per i costi all’ospedale al prezzo ex-factory è applicato un ulteriore sconto di circa 10% relativo alle determinazioni AIFA sugli sconti temporanei, al termine di tali sconti temporanei l’azienda praticherà uno sconto obbligatorio del 10% sulle forniture cedute al SSN. Costo di altri farmaci per infezioni addominali complicate Principio attivo Specialità Imipenem-cilastatina Ertapenem Meropenem Tienam ® Invanz ® Merrem Piperacillina/Tazobactam Tazocin Ceftriaxone + Metronidazolo Ceftriaxone ® Sandoz + Metronidazolo ® Mayne Pharma ® ® Posologia e modo di somministrazione 2-4g/die 1 g/die 1g x 3/die 2gr+0.25g x 2/die – 4 g + 0.50 g x 4/die 1-4g/die + 500 mg x 3/die *prezzi IVA esclusa, ex factory o 50%, forniti dalla ditta produttrice (Maggio 2007) **prezzi da banca dati Farmadati (Maggio 2007) Data ultima revisione: Settembre 2007 Costo all’ospedale per giorno di terapia* 40.24-80.48€ 36.10 € 58.26 € 11.32-51.88 € 6.83-17.05€