il nostro mondo PAGINE ITALIANE DI OTTICA In occasione dell’Anno Internazionale della Luce, IYL 2015, Il Nuovo Saggiatore pubblicherà in ogni numero del 2015 pagine di scienziati italiani che contribuirono allo sviluppo delle scienze della luce. Giovanni Domenico Cassini: il sole in San Petronio e la struttura dell’anello di Saturno Meridiana della Basilica di S. Petronio; particolare del pavimento con la proiezione dell’immagine del sole, per gentile concessione di Giovanni Paltrinieri. Fig. 1 Ritratto di Giovanni Domenico Cassini. Olio su tela., XVII secolo, Università di Bologna, Rettorato, rif. inventario QUA305. 88 < il nuovo saggiatore Giovanni Domenico Cassini è una delle figure più rappresentative dell’astronomia del ‘600 (fig. 1). Nasce a Perinaldo, un piccolo borgo del contado di Nizza nel complesso degli stati sabaudi (attualmente nella provincia di Imperia) l’8 giugno 1625. La vita di Giovanni Domenico si può dividere in tre periodi, ciascuno individuato dalla città in cui visse e operò: Genova, Bologna e Parigi. A Genova risiede pochi anni, presumibilmente dal 1638 al 1646, che sono quelli della sua formazione, alunno di un celebrato collegio dei Gesuiti. Egli rivela subito le sue notevoli doti intellettuali e un nobile bolognese, Cornelio Malvasia, lo invita a Bologna nel 1649 per operare nell’osservatorio astronomico che il nobiluomo si era costruito a Panzano nei pressi di Modena. L’anno successivo, all’età di 25 anni, il giovane Cassini viene chiamato a ricoprire la cattedra di astronomia, che egli terrà per quasi vent’anni. A Bologna compie numerose osservazioni astronomiche, studia le eclissi di sole e pubblica le “Tavole dei pianeti”. Oltre che ad occuparsi di astronomia si dedica per conto del Pontefice a realizzazioni nel campo dell’ idraulica fortificando gli argini dei fiumi e aggiustando il loro corso. Una delle opere che lo hanno reso celebre a Bologna è la realizzazione della grande meridiana nella basilica di San Petronio. Le meridiane erano degli ottimi strumenti che permettevano di determinare con precisione gli intervalli di tempo legati al moto solare. Le chiese si prestavano molto bene ad ospitarle e la Chiesa traeva un tangibile vantaggio dalle misure che venivano fatte. Tutto è legato alla determinazione della data della festa della Pasqua che il concilio di Nicea, nel 325 d.C., stabilì che cadesse nella prima domenica dopo il plenilunio di primavera, cioè quello successivo o coincidente con l’equinozio di primavera, utilizzando così due diversi calendari, quello solare e quello lunare, i cui cicli sono difficili da sincronizzare. Per questa ragione la Pasqua è una festa mobile che cade a date sempre diverse comprese tra il 22 marzo e il 25 aprile. La data della Pasqua era così legata alla durata dell’anno tropico, che è l’intervallo temporale tra due passaggi successivi del sole nei punti corrispondenti all’equinozio di primavera. Una meridiana, che mostra il percorso dell’immagine del sole giorno per giorno sul pavimento di una chiesa è lo Fig. 2 Incisione che riporta l’Osservatorio di Parigi nell’epoca in cui Cassini fu il direttore. Si noti che all’epoca ancora non si conosceva come correggere l’aberrazione cromatica. Per ridurne l’effetto al di sotto del dischetto di diffrazione per lenti obiettivo di diametri crescenti bisogna aumentarne la focale proporzionalmente al quadrato del diametro. Per focali di parecchi metri, obiettivo ed oculare non si potevano collegare con un tubo, ma venivano posizionati “in aria”, come si vede nell’incisione. strumento concettualmente molto semplice che serve allo scopo. Il foro gnomonico praticato sul tetto della chiesa si comporta come un foro stenopeico che proietta l’immagine rovesciata del sole sul pavimento. Non essendo quest’ultimo perpendicolare alla direzione del foro, l’immagine risulta ellittica. Nel caso di San Petronio il foro fatto praticare dal Cassini si trova ad una altezza dal suolo di 27,07 m per cui il percorso dell’immagine del sole sul pavimento, quando si passa tra le due altezze estreme in cui si trova il sole nel cielo in corrispondenza del solstizio d’estate e del solstizio d’inverno, risulta di 66,8 m e questo fa della meridiana di San Petronio la più lunga che mai sia stata realizzata. L’opera fu compiuta nel 1655. Ne da conto lo stesso Cassini in un volume intitolato “La meridiana del tempio di San Petronio” e in una sua vivace nota autobiografica “Anedoctes de la vie de J.-D. Cassini rapportées par lui même” pubblicata tardivamente nel 1793 dal nipote e di cui riproduciamo le pagine relative (p. 90). Dopo vent’anni di soggiorno bolognese, avendo raggiunto grande fama per le sue ricerche, Cassini viene richiesto a Parigi dal Re Sole, Luigi XIV, per potergli affidare la Fig. 3 Disegno di Saturno fatto da Cassini e pubblicato in Philosophycal transactions of the Royal Society. direzione dell’Osservatorio di Parigi che era appena stato costruito (fig. 2). Nonostante a Bologna fosse il professore più ben pagato, Cassini accetta di buon grado l’offerta del re e nel 1669 si trasferisce a Parigi dove sposa una cittadina francese, e ottiene la cittadinanza di quel paese. Nella capitale francese si stabilisce saldamente e con la sua sposa da o-rigine ad una lunga dinastia di astronomi destinati a reggere le sorti dell’osservatorio di Parigi per più di centoventi anni. è da ricordare che l’università di Bologna mantenne vacante il posto di Cassini fino alla sua morte sperando in un suo ritorno che non avvenne mai. Morì a Parigi nel 1712. Cassini dotò l’osservatorio dei migliori cannocchiali dell’epoca e per questo si rivolse a quello straordinario costruttore di strumenti ottici che fu Giuseppe Campani (1635-1715), operante a Roma. Con questi strumenti Cassini inizia tutta una serie di osservazioni dei pianeti che lo portarono a determinare i periodi di rotazione di Marte e Giove e alla scoperta di quattro satelliti di Saturno: Giapeto, Rea, Teti e Dione. Studiò a fondo anche l’anello che per primo era stato visto da Galilei nel 1610, ma che a causa della scarsa risoluzione del suo cannocchiale gli apparve come costituito da due piccoli corpi che affiancavano da parti opposte il pianeta. “Altissimum planetam tergeminum observavi” (il pianeta più lontano mi apparve tricorporeo): così Galilei ne annuncia la scoperta celata in un primo tempo sotto forma di anagramma. Fu poi l’astronomo olandese Christian Huygens nel 1665 a scoprire che il pianeta Saturno era circondato da un vero e proprio anello. Nel 1675, puntando su Saturno un lungo cannocchiale con un obiettivo di focale di 100 piedi (circa 30 metri) fornitogli dal Campani, Cassini scopre che l’anello è in realtà formato da due anelli, uno all’interno dell’altro, divisi da una sottile banda oscura, che verrà in seguito chiamata divisione di Cassini. Della scoperta viene data immediatamente notizia nelle due più prestigiose riviste scientifiche dell’epoca: Le journal des sçavans (marzo 1677) e Philosophical Transactions of the Royal Society (volume 11, agosto 1676). Entrambe queste riviste avevano iniziato la pubblicazione una decina di anni prima. Dalla prima riproduciamo l’intero testo della scoperta (p. 91) e dalla seconda un suggestivo disegno di Saturno fatto da Cassini (fig. 3). vol31 / no3-4 / anno2015 > 89 il nostro mondo Tratto da “Mémoire pour Servir à l’Histoire des Sciences et à celle de l’Observatoire Royal de Paris”, Chéz Bleuet, Paris, 1810, pp. 266–268. Ignazio Dante, domenicano, aveva incominciato a tracciare una grande linea nella chiesa di San Petronio per le osservazioni del sole: ma essendosi servito di una apertura fatta nel muro meridionale della navata orientale della chiesa, i raggi del sole a mezzogiorno colpivano le colonne, per questa ragione la linea tracciata sul pavimento era obbligata a spostarsi dalla meridiana di più di 9 gradi; non c’era d’altra parte nessuna divisione che potesse servire a conoscere le altezze del sole. Dopo aver preso tutte le misure necessarie, mi accorsi che era possibile tracciare una lunga meridiana che non avrebbe incontrato le colonne poiché passava tra la loro base. Conseguentemente cercai e trovai nella volta un punto alto mille pollici del piede di Parigi sul pavimento orizzontale della chiesa, attraverso il quale si sarebbero potuti far passare i raggi del sole la cui immagine doveva essere proiettata sulla nuova meridiana. Questa altezza, più grande di un terzo di quella dello gnomone di Ignazio Dante, implicava una lunghezza orizzontale due volte e mezza più grande, cioè di 2500 pollici, per poter registrare tutte le altezze meridiane del sole da un tropico all’altro. Questa lunghezza si trovò compresa tra il punto perpendicolare al di sotto dello gnomone e il muro settentrionale della chiesa, al quale l’immagine del sole doveva arrivare al solstizio d’inverno. Ottenni dunque una zona meridiana capace di ricevere l’immagine del sole a mezzogiorno durante tutto l’anno. Intrapresi questa importante opera solo dopo aver preso tutte le precauzioni possibili per assicurarmi la possibilità di superare gli ostacoli che sembravano incontrarsi sia dentro che fuori la chiesa, la cui architettura gotica presentava in diversi luoghi delle disuguaglianze e delle difficoltà di esecuzione che facevano dubitare a molte persone della riuscita; così che ebbi una grande difficoltà a persuadere il senatore che presidiava l’edificio di San Petronio e a ottenere il permesso di tentare la mia impresa: alla fine mi fu concesso. Ben presto invitai tramite 90 < il nuovo saggiatore dei cartelli1 per essere testimoni del successo dei miei tentativi, tutti gli scienziati di Bologna, tra cui, i professori dell’Università: Montalbani, Ricci allievo di Cavalieri il mio predecessore, Mengoli, autore del Trattato degli Anni e dei Mesi, assieme a due celebri gesuiti Riccioli e Grimaldi, che assistettero ai miei esperimenti e ne riferirono al Senato. In particolare padre Riccioli ne ha parlato poi nella sua grande opera in modo estremamente lusinghiero. Grazie alle numerose osservazioni che feci con questo nuovo gnomone, determinai l’obliquità dell’eclittica di 23 gradi e 29 minuti, la rifrazione orizzontale da 32 a 33 minuti, la parallasse del sole quasi insensibile; in effetti, da allora l’ho trovata solo di 10 secondi. Infine determinai la parte di circonferenza della terra che la lunghezza della mia nuova meridiana occupava nel cielo; e i miei risultati furono poi verificati dalle osservazioni che M. Picard fece in Francia, e che ha pubblicato nel suo libro sulla Misura della Terra. Uno dei principali usi che feci delle mie osservazioni con la nuova meridiana di San Petronio, fu di dimostrare che l’irregolarità del movimento apparente del sole non dipende dalla sua eccentricità, che fa si che il suo diametro apparente sembri più grande nel perigeo che nell’apogeo. Le mie osservazioni fecero vedere che il diametro apparente del sole, che diminuisce allontanandosi dal perigeo, non diminuisce in proporzione come il movimento di questo astro nell’eclittica. Keplero l’aveva già avanzato; ma gli astronomi, tra cui padre Riccioli, non avevano ancora potuto verificarlo. Lo scienziato gesuita, convinto dalle mie osservazioni, alle quali assisteva qualche volta, ritornò sull’opinione di Keplero, come si può vedere nella sua Astronomia riformata. In questa stessa occasione mi propose di collaborare con lui a questa grande opera e di pubblicarla insieme; ma io mi rifiutai, non reputando di avere altrettanta facilità nello scrivere. 1 Nel 1655. f. bertola: giovanni domenico cassini etc. Tratto da “Journal Des Sçavans”, Chéz Jean Cusson, Paris, 1677 / Pierre Le Grande, Amsterdam, 1678, pp. 71–73. Nuove osservazioni di M. Cassini del globo e dell’anello di Saturno. Dopo le scoperte che sono state fatte in tempi diversi sul globo di Saturno, sul suo anello e sui suoi sateliti, in parte fatte da M. Huguens cha ha scoperto uno di questi satelliti che gira attorno a Saturno in 16 giorni meno 47 minuti e in parte da M. Cassini che ne ha scoperti altri due e di cui presenteremo la storia non appena possibile, sembrava che non ci fosse nient’altro da scoprire su questo pianeta. Tuttavia le ultime osservazioni che M. Cassini ha fatto sul globo di Saturno e il suo anello fanno vedere che nel cielo come sulla terra appare sempre qualche cosa di nuovo da scoprire. Dopo l’uscita di Saturno fuori dai raggi del sole nell’anno 1675, nel crepuscolo del mattino il globo di questo pianeta si mostrò con una banda oscura simile a quella di Giove che si estendeva nella direzione dell’anello da oriente a occidente come si vede quasi sempre attraverso il cannocchiale di 34 piedi: e la larghezza dell’anello era divisa da una linea oscura in due parti uguali di cui quella interna e più vicina al globo era molto chiara, e quella esterna un po’ più oscura. C’erano tra i colori di queste due parti circa la stessa differenza che c’è tra l’argento opaco e l’argento brunito (cosa che non era mai stata osservata prima) e che da allora si è sempre vista con lo stesso cannocchiale, ma più chiaramente al crepuscolo e con il chiarore della luna piuttosto che in una notte buia. Questa visione diede come l’idea di un anello doppio la cui parte esterna più grande e scura avvolgeva una più piccola e più chiara. Questo ci fece ricordare che nell’anno 1671, allorquando le braccia di Saturno erano prossime a sparire, si rimpicciolirono dapprima, forse perché la parte esterna dell’anello che era semplice e oscura scomparve prima della parte interna che era doppia e più chiara. Lo stesso anno 1671 il diametro più corto dell’anello era ancora più piccolo del diametro del globo, che si estendeva fuori dall’anello dal lato di Mezzogiorno e di Settentrione: e questa fase durò fino all’immersione di Saturno nei raggi del sole nell’anno 1676; ma dopo la sua emersione che avvenne durante l’estate scorsa il diametro più corto dell’anello eccedeva quello del globo, come si vede ancora al tempo presente. Queste due fasi sono rappresentate nelle due figure che riproduciamo qui sotto. C’è una osservazione di M. Hevelius pubblicata nel “Journal d’Angleterre” che corrisponde alla prima di queste due fasi: ma siccome non è segnata né la banda di Saturno né la divisione che si vede sull’anello, si ha motivo di ritenere che i cannocchiali di cui si è servito sono molto inferiori a quelli dell’Osservatorio Reale. vol31 / no3-4 / anno2015 > 91 Fig. 4 Rappresentazione artistica della Sonda Cassini mentre si inserisce nell’orbita di Saturno. Credits: JPL/NASA. Egli oltre a dare una precisa descrizione di quanto osservato tentò anche un’interpretazione che oggi ci appare molto geniale: “l’apparence de l’anneau est causée par un amas de très petits satellites de différents mouvements qu’on ne voit pas séparément” (l’aspetto dell’anello è conseguenza dell’ammassarsi di piccolissimi satelliti i cui diversi movimenti non sono apprezzabili singolarmente). Solo nel 1859 il fisico James Clerk Maxwell dimostrò teoricamente che gli anelli dovevano essere formati da tante piccole particelle che ruotano intorno al pianeta. Una conoscenza molto dettagliata degli anelli di Saturno, dello stesso pianeta e dei suoi numerosi satelliti ci è stata fornita negli ultimi anni dalla missione spaziale NASA-ESA “Cassini-Huygens” (fig. 4). Il lancio avvenne nel 1997 quando le sonde dotate di una sorgente di energia costituita da 12 kg di plutonio fu lanciata verso Saturno, che fu raggiunto dopo sette anni di viaggio nel luglio del 2004. La sonda Huygens si staccò subito e andò a posarsi sul satellite Titano per studiarne la natura fisica. La sonda Cassini invece da diversi anni ci fornisce spettacolari immagini della superficie di Saturno, dei sui satelliti e degli anelli, ottenute durante i numerosi passaggi ravvicinati (flyby). Alla fine del 2015 la sonda sarà lanciata all’interno del sistema degli anelli e la missione arriverà a compimento. Le immagini dettagliate mostrano, che quello che ai tempi di Cassini a Fig. 5 Immagini di Saturno (a) e dei suoi anelli (b) ottenute dalla Sonda Cassini. 92 < il nuovo saggiatore era chiamato l’anello di Saturno, in realtà è costituito da un insieme di numerosi anelli, come si vede nelle due foto che pubblichiamo, ottenute dalla sonda Cassini (fig. 5 a, b). Ogni anello è formato da particelle di ghiaccio, polvere e materiale roccioso che possono raggiungere al massimo le dimensioni di un centinaio di metri. Lo spessore degli anelli è molto sottile e va dai 10 ai 1000 metri. La divisione di Cassini è essenzialmente una zona vuota ed è la più cospicua. Sona infatti state definite altre cinque divisioni per cui il sistema degli anelli risulta formato da ben sette fasce. Sull’origine degli anelli non c’è un’interpretazione ben definita. Potrebbero essere il risultato di materiale primordiale che non è riuscito a fondersi con il resto per formare il globo del pianeta oppure si ritiene che siano costituiti da materiale di un satellite disintegratosi per effetto di un urto con un altro corpo. Più chiare invece sono le idee sulla fine del sistema degli anelli, che è ritenuto essere molto instabile per cui nel breve giro di qualche milione di anni Saturno perderà l’aspetto che lo rende così caratteristico e affascinante essendo le minuscole particelle che gli ruotano attorno destinate a cadere sulla sua superfice. Francesco Bertola Università di Padova b