Anno 3 - Numero 1
del 21/02/09
Associazione Sportiva e Culturale “I Faiti Vostri” - Via Trasversale, 83/b - 04010 Borgo Faiti (LT)
Tel.: 349 0585868 - E-Mail: [email protected] Tiratura 750 copie
Historia… in pillole
Con la caduta dell’impero
Romano, l’agro pontino ritornò
palude e, nei secoli, furono tanti i
tentativi di bonifica: ricordiamo tra i
primi Bonifacio VIII (1235-1303),
poi Martino V (1417-1431). Ma
devono trascorrere moltissimi anni
perché un altro pontefice si
interessi ancora della
bonifica, questi risponde al
nome di Sisto V (15851590). Nel 1586 incarica
l’architetto, Ascanio Fenizi,
di provvedere al recupero
di tutte quelle terre dei
comuni di Sezze, Priverno
e Terracina, che l’acqua
aveva invaso. Iniziò subito
i lavori con svuotamento
del fiume antico (fiume
Sisto), dandogli una
maggiore profondità e
aprendone lo sbocco a mare
all’altezza di Torre Olevola. I
risultati furono il recupero di 4600
ettari di terreno altamente fertile. Il
Papa ne fu entusiasta che si recò
nel territorio bonificato per
visionare i risultati, purtroppo
durante la visita contrasse una
malattia, presumibilmente la
malaria, che lo portò alla morte,
nuovamente compromettevano i
A pagina 3
di Maurizio Ferriccioni
lavori di bonifica. Dobbiamo
arrivare all’epoca di Papa Braschi,
PioVI (1775-1794). Nel 1777 che
si studiò a fondo il problema
affidandolo all’ingegnere idraulico
Gaetano Rappini che fece ricavare
il canale lungo l’Appia, il
decennovio di Orazio, che in onore
del Pontefice venne chiamato
Linea Pio, per concludersi
all’altezza del Foro Appio, nel
1781 dopo aver percorso una
distanza di 21.539 metri. In questo
periodo si pone mano anche al
ricupero della via Appia che nei
secoli di abbandono era diventata
inutilizzabile, imbellendola con una
doppia fila di alberi di olmo, da Tor
Tre Ponti fino alle porte di
Terracina. Nel 1786 fu scavata
un’ampia fossa lunga 5.635 metri,
che partendo da Tor Tre Ponti
costeggiando la via Appia giunge
ai ruderi di Foro Appio ed è
denominata Linea Morta. Durante
questi scavi, (linea morta e
linea Pio) furono trovati
alcuni Cippi che indicanti le
miglia sulla via Appia (4246), si venivano a trovare
alla distanza di un miglio
romano (1.500 metri circa)
l’una dall’altra.
In direzione dei luoghi sui
quali si ergevano i cippi, si
provvide a scavare dei
canali di scolo a destra e
sinistra della via Appia,
denominati fosse migliarie.
Inoltre tra i vari interventi
nel nostro territorio, ci fu anche lo
scavo di un canale parallelo al
Linea Pio chiamato il Botte. Nel
1862 è la nascita del consorzio
idraulico della bonificazione
pontina, furono effettuati altri
lavori, ma di poca importanza,
come ad esempio la costruzione
del ponte che dava l’accesso alla
via Appia dalla strada migliara
45…
Alle pagine 5, 6 e 7
A pagina 3
Hitler è all’inferno o
in paradiso?
Le storie
inventate...
di Luca Targa
dei ragazzi della classe V^ B
A pagina 2
A pagina 7
A pagina 8
Pensieri
Lettera all’A.S. Faiti
Storia a puntate
di Cinzia Rutigliano
di Lorenzo Faccio
di Isacco Lorens
Amicizia...
degli over 30
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Pag. 1
Parola ai lettori
Pensieri...
La maggior parte della gente non
ascolta. Sono anni che mi
scontro con questa realtà.
Quante volte sono stata ore ed
ore ad ascoltare un'amica che si
struggeva per qualche amore
mal corrisposto, tentando di
nascondere lo sbadiglio quando
questo mi scappava nonostante
il disastro nella vita di questa
quindicenne che avevo di fronte.
Eppure stavo li, ascoltavo,
consigliavo,
annuivo,
davo,
insomma, segni di vita. Dopo
tanto udire me ne andavo
convinta che sarei certamente
stata ricambiata nel momento
del bisogno, eppure difficilmente
è stato così. Non so spiegare
perchè ma la gente non ascolta.
Provi a parlare, a dir la tua,
cercando di esprimere un
pensiero, ma la maggior parte
delle volte si viene interrotti,
perchè al nostro interlocutore
è venuto qualcosa in mente,
qualcosa che proprio non
poteva aspettare dentro quella
testolina, oppure si viene
interrotti perchè anche l'altro
ha qualcosa di interessante
(certamente più interessante
di
quello
che
stava
ascoltando) da aggiungere, e
quella che iniziò come una
parentesi sulle tue parole diventa
un oceano in piena che trascina
via ogni frase ed ogni concetto
che tu, tanto fiduciosamente,
avevi iniziato ad esprimere.
Quando poi incontri quelli che
del parlare ne fanno una
professione?! Oimamma come si
pavoneggiano tra frasi ed
espressioni, per il puro gusto di
cianciare, stando spesso poco
attenti a ciò che dicono... e se
distrattamente lo sguardo ti si
posa altrove sono subito pronti a
ricatturare la tua attenzione
poggiandoti una mano sopra al
braccio! Che Dio ce ne scampi.
L'altro giorno addirittura, parlavo
con una persona, parlavo di una
cosa piuttosto seria, per me
di Cinzia Rutigliano
almeno, quando all'improvviso
questa si alza e va in un'altra
stanza... io resto con la bocca
aperta... non per modo di dire...
era aperta veramente.... tant'è
vero che al ritorno mi trova così,
con la bocca esattamente come
l'aveva lasciata, accortasi della
gaffe mi dice "scusami ma
dovevo ricordarmi di..." di... di...
un ciufolo! Anche se dovevi
ricordarti di chiudere il gas, di
spegnere
un
incendio,
di
prendere un farmaco salvavita,
anche se la tua presenza
nell'altra stanza comportava il
salvataggio dell'ultima foca sul
pianeta DOVEVI dire una parola,
una semplice parola, per dirmi
che ti assentavi! Tanto per non
farmi venire dubbi sulle mie
capacità vocali, tanto per non far
sembrare vano ciò che stavo
dicendo, tanto per non farmi
sentire sola.
Sola. Sommariamente mi piace
stare sola, amo quel che resta di
me quando gli altri se ne vanno,
ma la solitudine forzata od
improvvisa mi spaventa. Mi sono
sentita sola molte volte in vita
mia, sola anche in mezzo a tanta
gente, come si dice.
Sola nella confusione, nelle grida
degli amici, nella musica dei
locali, sola nelle braccia di un
uomo.
La solitudine insegna però...
insegna ad osservare e a
riconoscerla nella vita degli altri.
Pag. 2
Tempo fa una signora anziana è
venuta a vivere vicino casa mia,
ricordo che nel giorno del
trasloco la sentii piangere con
qualcuno
ed
una
robusta
giovane si intromise nel suo
pianto per dire "C'ha una casa
nuova ma che se piagne".
Osservo quella signora ogni
giorno, quando la tavola spesso
resta apparecchiata tra il pranzo
e la cena, quando si siede e
vede la tv che io non vedo e
capisco che ne esce della
musica, la vedo accennare un
ballo e subito ricomporsi sulla
sedia
per
stringersi
nel
giacchino, la vedo prodigarsi
quando nel tardo pomeriggio
qualcuno le va a far visita, la
vedo piegarsi stancamente
sulla lavatrice, la vedo e lei
non vede me. Vedo i suoi
gesti, osservo i suoi giorni e
penso alle donne della mia
vita sole come lei... così
prendo il telefono e le chiamo
per cancellare un po' di tanta
solitudine.
Ci si sente soli quando si
vorrebbe alleggerire un po' il
peso che hai nel cuore,
quando fai certi brutti pensieri
e ne provi paura, quando la
stanchezza distorce le cose
come l'acqua sulla carta, quando
ami e non sei amata, quando
cerchi e non sei cercato, quando
vorresti solo una mano sulla
guancia, soli quando tutti
prendono una direzione e tu
sembri restare li, in attesa.
Eppure penso che ci vorrebbe
tanto poco, basterebbe chiedere
"Come stai?" e sentirne la
risposta. Basterebbe fare un
"sorriso gratis", come cantava il
buon vecchio Paoli. Basterebbe
non preoccuparsi se poi ci rimetti
qualche cosa.
Basterebbe pensare che c'è una
parte di noi nella gente che ti
scorre intorno.
Basterebbe vero, ma lo facciamo
così poco.
Parola ai lettori
Amicizia...
Legame sentimentale basato sull’affinità di idee e
reciproca stima. Questo e quello che si trova sul
vocabolario, ma non è solo questo…
Alcuni di noi andavano a scuola insieme, altri
uscivano da sempre
insieme, il fatto è che in 30
anni nulla è cambiato.
A noi si sono aggiunte
persone importanti: mogli,
mariti e figli. ma tutto è
rimasto come prima.
Forse a chi legge questo
giornale non importa nulla
di noi e della nostra
amicizia,peccato, perché
vorrei che i nostri figli
capissero bene questo
valore, e che come noi fossero capaci di passare
intere domeniche e ridere davanti alla chiesa,
anche per niente, aspettare tutta la settimana che
arrivasse la domenica per andare alla festa a casa
di un amico.
Forse sono cambiate un po’ le cose, i ragazzi oggi
vogliono altri stimoli, altre emozioni... ma che bello
aspettare e sperare che anche questa domenica
si esce, ci aspettano tutti gli
amici!
Comunque sono passati 30
anni, siamo cresciuti, sono
cambiate le nostre vite, ma
basta che ci ritroviamo
anche solo per un caffè e
magicamente
torniamo
come allora.
Forse, dentro di noi ci sono
ancora quei ragazzini che
hanno tanta voglia di stare
insieme, di ridere e
scherzare. Questa è AMICIZIA!
Ah dimenticavo: Auguri Debora per il tuo
matrimonio da tutti i tuoi amici.
Gli over 30
Hitler è all’inferno o in paradiso?
Ho un ricordo incredibilmente
preciso di quando vidi per la prima
volta le immagini dei campi di
concentramento nazisti di Aushwitz
e Birkenau, tragici cimiteri della
popolazione ebraica, etnia ritenuta
dal regime tedesco “indesiderabile”
e quindi condannata
alla distruzione. Ho un
ricordo
terribile
di
quella
visione:
un
senso di paura seguito
da
sentimento
di
commozione, ma al
tempo
stesso
di
incredulità. E come tutti
noi, mille e poi mille
domande del perché di
tanta cattiveria e di
tanta impressionante
ferocia, di come si
possa arrivare a sterminare milioni
di essere umani solo perché
appartenenti a razza diversa.
Mi piace ricordare a me stesso e
soprattutto ai più sbadati (di questi
tempi ce ne sono molti nelle zone
del Vaticano), che ben sei milioni di
Ebrei tra cui giovani, vecchi, neonati
e adulti furono uccisi dalla violenza
nazista, secondo un preciso
programma sviluppato in cinque
di Luca Targa
“ordinate” fasi: 1) la privazione dei
diritti civili dei cittadini ebrei; 2) la
loro espulsione dai territori della
Germania; 3) la creazione di ghetti
circondati da filo spinato, muri e
guardie armate e costretti a vivere
in precarie condizioni sanitarie ed
economiche;
4)
i
massacri durante le
azioni di rastrellamento;
5) la deportazione nei
campi di sterminio dove
venivano uccisi con il
gas o inviati nei campi
di lavoro e sfruttati fino
all’esaurimento
delle
forze.
Mi
piace
ricordare
inoltre un certo Marcel
Lefebvre arcivescovo
francese scomunicato
da Papa Giovanni Paolo II per
essersi opposto al Concilio Vaticano
II. Tra i suoi seguaci ne spicca uno
(per idiozia) di nome Richard
Williamson, ormai noto all’opinione
pubblica per le sue teorie
negazioniste sull’olocausto. In una
sua
famosa
intervista
alla
televisione,
dopo
essersi
evidentemente
dimenticato
il
cervello sull’altare, esordisce così :
Pag. 3
”Io credo che le prove storiche siano
fortemente in contrasto con l’idea
che sei milioni di ebrei siano stati
uccisi nelle camere a gas, in seguito
ad una indicazione di Adolf Hitler. Io
credo che non ci fossero delle
camere a gas”. Dopo queste “sante”
parole, ti aspetti una ulteriore e
ferma posizione della Santa Sede
(sempre meno santa a dire il vero)
per respingere, con ancora più
forza, le stupidaggini del NaziWilliamson.
28 gennaio 2009. Sua Santità
Benedetto XVI decide di revocare la
scomunica ai quattro vescovi
consacrati dal dissidente Mons.
Lefebvre, “per atto di paterna
misericordia, cui seguiranno da
parte dei destinatari ulteriori passi
per realizzare la piena comunione
con la Chiesa”. Credetemi, il
comunicato l’ho letto tre volte e
dice veramente così. Allora spengo
il computer e vado a riposare,
convinto di aver letto una cosa per
un’altra. Ci ripenso e invece mi
convinco di quello che ho letto. A
questo punto mi sento decisamente
confuso e, sinceramente, mi viene
da chiedermi: ma Hitler è all’inferno
o in Paradiso?
Attualità
Caro Renato, ti devo una risposta...
di Loris Cascone
degli altri. Il non riuscire a
percepire il fatto, che molte
persone non si riconoscono
negli stessi valori e negli stessi
principi, ma, come me, sono
interessati a confrontarsi
continuamente. Certo, il
Vescovo non era tenuto ad
invitare le associazioni del
borgo; e nessuno gliene
avrebbe dato demerito. Sono i
contenuti dei suoi discorsi, che
diventati di dominio pubblico,
hanno fatto arrivare più di
qualcuno a determinate
conclusioni, e cioè: se si cerca
la collaborazione tra tutte le
realtà di una comunità, perché
non chiamarle ufficialmente?
Perché partire dal presupposto
che ci sia sempre il sole dal
quale dipendono tutti i pianeti, e
non considerare il fatto che,
orami, nella pluralità e nella
diversità degli individui, anche la
parrocchia, debba ritenersi una
stella tra le tante dello stesso
firmamento, pronta a rapportarsi
con il prossimo, senza
atteggiamenti di presunta
superiorità civica e morale?
Renato, forse ti chiederai, a
ragione, per quale motivo la mia
risposta così tardiva ed
estemporanea: lo spunto me lo
hanno dato gli eventi di queste
ultime settimane. Tutte le frasi
trite e ritrite sul “fine vita”.
Sì, perché nell’atteggiamento
della Chiesa, ho visto la stessa
visione “cattolico-centrica” delle
tue considerazioni. Una naturale
prosecuzione culturale, che
dalla casa madre avvolge tutte
le parrocchie; e te la riassumo in
poche parole: l’omologazione ai
valori cattolici. Purtroppo io, non
riesco ad accettarla, e te lo
ribadisco con parole ancora più
crude: se dovessi trovarmi,
durante la mia esistenza, nelle
condizioni di Eluana Englaro,
non desidero essere assistito da
nessun
sondino
per
l’alimentazione e l’idratazione. E
per favore, lo chiedo a te,
persona che stimo da anni: fai
anche in modo che nessuno,
che potrebbe ruotarti intorno,
chiami i miei figli assassini, nel
caso i cui dovessero “staccare
la spina“!
Come disse Giovanni Paolo II,
quando qualcuno voleva
prolungarne l’agonia: “
lasciatemi tornare al Padre!”
Rileggendo i precedenti numeri
del “giornalino”, mi è balzata
all’occhio la frase di un mio
stimatissimo concittadino:
Renato. In alcune riflessioni
inviateci qualche tempo fa, ci
chiedeva di non rammaricarci
del mancato invito del Vescovo,
alle singole associazioni, nei
suoi incontri con la cittadinanza.
Sosteneva che sarebbe stato
nostro dovere, come figli,
riconoscere il “Nostro Padre“
nella fede, sottintendendo il fatto
che dovesse essere nostra
premura essere informati su gli
incontri, per poter esserne
partecipi.
Non sono assolutamente
d’accordo
con
simile
affermazione. L’incontro con il
Vescovo, potrebbe essere
un’ottima opportunità di crescita
sociale e di confronto spirituale,
anche per chi, nelle persone del
Parroco e del Vescovo, non
vede dei “Padri Spirituali“. La
cosa che mi turba, Renato, è il
tuo vedere la parrocchia, e la
chiesa nello specifico, come il
centro della comunità, e non
come elemento importante
all’interno della società: alla pari
Manutenzione
argine fiume
Linea
Ripristino
vecchia
toponomastica
Interventi
manutenzione
manto stradale
Risanamento
spogliatoi
campo sportivo
Programma
manutenzione
piazza
Realizzazione
parco lineare
zona cantoniera
Interramento
cavi Telecom in
piazza
Piano sviluppo
razionale del
borgo
Pag. 4
Largo ai giovani… delle scuole elementari
Con piacere riceviamo e pubblichiamo il materiale che ci è stato fornito dalla scuola elementare di
borgo Faiti e in particolare dalla maestra Gargiulo. I racconti sono frutto della fantasia dei ragazzi della
V^B. Ringraziamo la dott.sa Gargiulo per la collaborazione e invitiamo tutti gli insegnanti (anche quelli
delle scuole medie) ad utilizzare questo giornale come strumento alternativo di didattica.
Il paese della paura
C’era un’isola bellissima
circondata da un mare
splendido: di giorno molti turisti
l’andavano a visitare. Era
bellissima: c’erano palme che
offrivano ombra, fiori colorati ed
erbe profumate; a vederla, di
giorno, sembrava un paradiso.
Ma di notte, di notte, nessuno
osava mettere piede su
quell’isola, perché il mare si
ritirava e la portava giù con sé .
Intanto, mentre era sommersa,
emergevano dall’acqua: case,
alberghi, bar e ristoranti,
ma solo ed esclusivamente
quelli: solo edifici e né una
pianta, né un tocco di
colore… Solo buio pesto e
qualche
luce.
Tutti
sapevano che quell’isola
era avvolta da questo
mistero. Tutti lo sapevano
tranne un gruppo di
ragazzi: due maschi di
nome Jack e Ben e una
femmina di nome Emily.
Avevano la stessa età, cioè
12 anni. Un giorno vinsero alla
lotteria 3 biglietti per visitare
l’isola dalla mattina alla mattina
dopo! (quindi anche la notte!)
Erano già sulla canoa, a
remare, infatti, nei 3 biglietti non
era incluso il viaggio.
Emily: “jack! Sei un uomo! Non
puoi far remare solo me e Ben!”
Jack: ”sto prendendo il sole! Tu
pedala, anzi, rema!”
Emily, scocciata, spinse Jack,
con tutti gli occhiali da sole,
nell’acqua; si sentì un tonfo.
Jack: ”Ahhh!”
Emily: “allora, turista! Ti decidi a
salire sulla barca, o hai
intenzione di venire a nuoto?”
di Sara Pezzoli
Jack: ”No! Aspetta!”
Ma Emily e Ben erano già
lontani. Così jack nuotò fino
all’isola, sbuffando. Arrivarono
tutti e tre sull’isola, certo; jack
più tardi degli altri due, ma
comunque arrivò. Tutto
grondante d’acqua schizzò
Emily e si sdraiò, sfinito, sul
bagnasciuga.
Jack: ”Emily! Io ti ammazzo! E
tu, Ben, perché hai remato
anche tu?”
Ben: ”scusa, Jack, ma Emily ha
ragione!”
Per tutto il pomeriggio
esplorarono l’isola, con Ben che
raccontava 300 storie ogni volta
che incontravano un animale o
una pianta esotica e con Jack
che si lamentava del caldo
asfissiante.
A Emily, verso le 17:00, già
scoppiava la testa. Sdraiati sotto
l’ombra di una palma, dopo una
sfinente
giornata
di
esplorazione, arrivò la sera.
Allestirono le tende.
Jack: ”ma come si mettono ste
cose?”
Emily aveva già montato da
dieci minuti la sua tenda e stava
Pag. 5
aiutando Ben.
Emily: ”vuoi che ti aiuti?”
Jack: “NO!!!… Anzi… Sì!!! ”
Dopo mangiato, ognuno si recò
nella propria tenda. Verso le
22.00, si incominciarono a
sentire piccole scosse ed Emily,
l’unica sveglia, pensò a piccole
scosse di assestamento. Poi
però diventarono boati. Come
una molla, scattò in piedi,
raccolse la sua roba e chiamò
Jack e Ben. Avevano fatto
appena in tempo a fare gli zaini
e ad arrampicarsi su di una
roccia alta, che successe il
finimondo.
Pian piano si accorsero di
quello che succedeva in
quell’isola, di notte. Quando
ci fu quiete, Emily scese dal
masso e incominciò a fare
due passi con cautela; le
mani tese e i piedi
appiccicati uno all’altro.
Incominciarono a scendere
dal masso tutti e tre e ad
esplorare quel paese.
Dopo un po’ arrivarono ad una
chiesa dove su un muro era
appesa una tavola di marmo
con sopra scritte queste parole:
“Al sorgere del dì si riscoprirà la
primavera.” Così capirono che
dovevano soltanto aspettare il
giorno. Quindi la mattina
successiva ricomparve la
bellissima isola e ritrovarono la
canoa.
Jack: ”gambe in spalla!“
Salirono sulla canoa e
ritornarono a terra. Per sempre
mantennero quel segreto e non
lo dissero mai a nessuno. Era
stata proprio un’avventura
mozzafiato!
Il paese di Zucchero filato
di Desirèe Conti Palaia
Era una mattina di estate; la giornata si
presentava limpida e fresca; una bambina di nome
Desirèe stava giocando allegramente sotto il sole,
quando ad un tratto, da una bianca nuvoletta,
comparvero delle soffici scalette, simili a panna
montata che raggiunsero il terreno. Allora Desirèe
incuriosita, cominciò a salire i gradini, con cautela;
a mano a mano che saliva, si avvicinava sempre
più alla nuvola. In un
batter d’occhio, si trovò
in… un Paese Fantastico,
“che meraviglia!” esclamò
Desirèe.
Era
molto
sorpresa.
Le casette di quel paese,
bianche, sembravano di
zucchero filato, le scuole
erano a mezz’aria, il lago
“biancaneve”, era fatto
tutto di zucchero!
Mentre
iniziava
a
camminare su questa
fantastica
nuvoletta,
sbucò davanti ai suoi occhi un piccolo gnomo che
le disse: ”Ciao, io mi chiamo Pimpo, e tu?”. “il mio
nome è Desirèe; molto piacere!” rispose la
bambina. Lo gnomo le tese la mano e la condusse
in giro per tutto suo mondo; Pimpo, nel frattempo,
le raccontava le origini del Paese sopra le nuvole:
“tanto tempo fa, una nuvola iniziò a rubare le
acque del “Lago Acquifero”, ormai più esistente;
creando noi: gli Gnomi Nuvolari; tutto questo
perché la nuvola si sentiva sola”. “fantastico, che
bella storia; continua, continua!” urlò entusiasta
Desirèe. “solo che…”. Un attimo dopo, la nuvola
era tutta bagnata e tutti i suoi abitanti iniziavano
sciogliersi. La bambina capì qual era il loro
segreto: quando pioveva,
questo paese felice, si
scioglieva, perché si
doveva
rigenerare,
altrimenti tutto spariva.
Fortunatamente la pioggia
cessò di cadere. “ti è
piaciuta la gita sul Paese
sopra le nuvole? Ah, quasi
dimenticavo, ogni volta
che vuoi tornare qui, ti
devi trovare nel tuo
giardino e… pensare alla
panna montata! Ciao, ci
vediamo!”
concluse
Pimpo.
In un baleno Desirèe si trovò a casa sua
pensando: “che avventura fantastica!”
Da quale giorno, Desirèe, andò a trovare Pimpo
quasi tutti i giorni, imparando sempre più cose sul
Paese delle nuvole.
Il mondo degli gnomi
di Giorgia Mastronardi
C’era una volta un piccolo villaggio nella foresta
incantata, al di là del grande Oceano, abitato da
piccole creature: gli gnomi. Il loro paese era
bellissimo, le case erano a
forma di fungo, il loro tetto era
rosso con puntini bianchi; tra
tutte queste case, c’era anche li
palazzo reale.
Nel palazzo reale, appena
entravi, c’era un lungo tappeto
rosso che portava ai troni del re
e della regina; il re aveva un
lungo cappello rosso, un
mantello blu e uno scettro in
mano; la regina aveva un
cappello viola ed un vestito
giallo.
Qui il re degli gnomi a suo cugino David a sua
moglie Lisa il compito di proteggere la natura dai
danni causati dagli uomini e dai Troll, un gruppo di
mostri che aiutavano gli uomini a catturare gli
scimpanzè ed i gorilla.
Un brutto giorno gli uomini ed i Troll,
imprigionarono tutti gli
scimpanzè ed i gorilla in delle
piccole e strette gabbie.
David e Lisa partirono subito
alla ricerca di questi animali.
Loro erano due persone molto
coraggiose e affrontarono
pericoli inaspettati riuscendo a
liberare i gorilla e gli
scimpanzè.
Poi lo portarono nel loro
villaggio, prendendosi cura di
loro.
Invece gli uomini malvagi e i
Troll, vennero arrestati e portati in carcere.
David e Lisa divennero due grandi eroi e grazie a
loro il villaggio fu salvo.
Pag. 6
Il paese a vapore
di Mario di Giacinto
C’era una volta un paese sopra le nuvole dove gli
abitanti e le cose che esistevano erano fatte di
vapore acqueo. Questo paese era davvero
stupendo: c’erano molti
parchi-giochi, le case
sembravano zucchero a velo
e gli abitanti sembravano
panna montata.
Nel paese abitavano due
bambini di nome Alex eDevil.
Alex e Devil giocavano
sempre insieme e andavano
sempre ad aiutare la gente o
animali in pericolo. Ma un brutto giorno, accadde
che il sole scomparve e con il vapore acqueo in
accesso, la città si riempì d’acqua e tutti gli
abitanti non sapevano cosa fare perché non
potevano uscire. Loro volevano che uscisse il sole
così il paese tornava normale e Alex e Devil
potevano uscire fuori a giocare ancora insieme.
Alex e la sua famiglia si misero a giocare a
Monopolino. Finalmente venne il giorno tanto
desiderato da tutti ossia il giorno in cui
tornò a splendere il sole. Alex e Devil
uscirono subito fuori a giocare e tutti
gli adulti parlavano di cose da grandi.
Da quel giorno il sole asciugò il vapore
acqueo che era di troppo e i due
bambini poterono tornare a giocare
felici e contenti. Per evitare che
accadesse di nuovo ciò che era
accaduto quando il sole era
scomparso, Alex e Devil costruirono una
macchina enorme. Si trattava di un gigantesco
soffiatore che quando veniva una nuvola grigia,
continuava a soffiare scacciandola via, così il sole
ritornava e Alex e Devil continuavano a giocare
ancora.
Il paese senza dolci
di Rachele Rocci
Amarantos è un paese posto su un altura rocciosa
di fronte al mare, tra oliveti, vigneti e campi di
grano. Il suo nome deriva dalle abitudini alimentari
dei suoi abitanti. Infatti essi mangiano solo cose
amare e salate. Gli abitanti di Amarantos sono
belli, snelli, agili, ma un po’ tristi. Quando escono
la domenica pomeriggio, mentre passeggiano con
loro famiglia sui marciapiedi vicino al
mare, i loro volti sono sempre
malinconici.
Un giorno una sirenetta, di nome
Sara, dagli occhi azzurri ed i capelli
ricci e biondi, decide di aiutare i
cittadini del paese, cercando un
modo per farli essere felici. La
sirenetta si trasforma in un essere
umano e scopre, camminando vicino
a dei campi di grano, che stanno
nascendo tante barbabietole da zucchero. Sara
scopre, che da esse si può ricavare molto
zucchero.
La sirenetta allora dopo la grande scoperta, si
mette al lavoro; fa tanti dolci e li dispone su dei
grandi vassoi per distribuirli gratis, pensando così
di aver fatto contenti gli abitanti. I cittadini tutti i
giorni mangiano tanti dolci. Ma Sara si accorge
che la popolazione comincia ad avere la pancia
gonfia come un pallone, le gambe larghe come
delle lastre di marmo e le guance paffute, ma con
dei visi felici. Allora la sirenetta mette
i prezzi e, più i dolci sono elaborati,
più il loro costo aumenta.
Da quel giorno i cittadini di
Amarantos comprano i dolci solo la
domenica, perché hanno risparmiato
durante la settimana e festeggiano il
giorno del signore “con dolcezza”
Finalmente la sirenetta Sara ottiene
un paese con gli abitanti belli, snelli,
agili ed allegri.
Questo significa che ogni persona non deve
mangiare troppo, ma solamente la dose giusta per
essere sempre allegra sì, ma anche agile, snella e
bella.
Lettera all’A.S. Faiti 2004: un grazie!
Cara scuola-calcio non scrivo il
mio nome per farmi bello, ma
scrivo soltanto una piccola
lettera ringraziarvi di tutto ciò che
fate ogni giorno con acqua e
vento per noi con pazienza e
dedizione.
Ringrazio chi pulisce per noi
Colombo, sempre pronto a darci
una mano (o scopettate), Mr
Franco, il mio primo Mr e Mr
Davide (da noi bambini chiamato
baby-sitter), Primo, Chiariello,
Loris, che con pazienza
sopportano anche le nostre
mamme (che parlano, parlano e
parlano) e per parcondicio anche
la mia sopportano. Mi scuso se
non metto altri nomi ma non ho
tempo perché sento già le voci
del campo che mi chiamano ed è
lì che mi aspetta tutta la squadra
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di Lorenzo Faccio (III B)
e il mio grande Mr Vincenzo che
è come il mio papà, paziente e a
volte severo ma sempre pronto a
insegnarmi nuove cose e a
coccolarci. Di Carlo cosa
dobbiamo dire? Che è sempre
presente ogni momento e ci
copre sempre perché è sempre
molto buono con noi.
A voi tutti dico grazie e grazie
mille all’ A.S. Faiti 2004
Storia a puntate
Un posto chiamato… Faiti!
A metà serata, si cominciò a
programmare la giornata seguente;
Roils era deciso a partire la mattina
presto subito con un altro scavo
perpendicolare, a cinque metri dal
precedente. Non fece però a tempo
a terminare il suo breve programma
giornaliero, che Missomà e Ludiaco,
lo interruppero: “domani mattina,
siamo impegnati in Municipio, per la
contestazione dell’ultima scheda dei
rifiuti: il costo per lo smaltimento, è
arrivato a cifre esorbitanti per noi
aziende, e domani mattina, insieme
ad altri imprenditori, ci rechiamo a
chiedere il totale azzeramento delle
attuali tariffe”. Roils li incalzò: “non
fareste meglio, a prendere di petto i
vostri Consiglieri Municipali; e
quando parlo di vostri, intendo dire,
quelli da voi votati?” al ché Ludiaco:
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Fausto Nardi, Luca Targa,
Loris Cascone, Massimo Frighi,
Mauro Pannone, Paolo Gambaretto,
Marco Piva, Emanuele Favaretto,
Massimo Cascone, Andrea Galetto.
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”sai benissimo che le persone da
noi votate, in consiglio municipale
non sono uscite; quindi noi, in
Municipio, non abbiamo nessun
Consigliere di riferimento!” Roils:”si
ma voi siete due, e nella vostra
azienda, tra soci e collaboratori,
siete una ventina; e di questi venti,
gli altri diciotto, hanno votato
persone che hanno aumentato le
tariffe dei rifiuti, promettendo il
contrario. Hanno messo a capo
della Littoria-ambiente tutti i trombati
alle elezioni, con stipendi faraonici.
Il signor Neri, presidente della
Littoria-ambiente, dovrebbe
vergognarsi; invece va ancora su
tutti i mezzi di informazione a
pontificare sul disastro delle
opposizioni. Li abbiamo messi a
capo di tutto, con percentuali
bulgare, e adesso paghiamo; e dico
paghiamo, perché anche noi, nel
nostro piccolo, per le nostre
abitazioni, abbiamo elargito
parecchio.” Ludiaco: ”si, ma io
penso che le opposizioni,
dovrebbero reagire diversamente”.
Nel sentire il termine opposizioni, a
Caul corse un brivido lungo la
schiena, e non poté far a meno di
intervenire: ”Ammesso che tu abbia
ragione, Ludiaco, mi spieghi cosa
altro si possa fare, dopo che i
tribunali di controllo hanno dato in
questi mesi sempre ragione al
Municipio? Quelle tariffe, sono state
votate dalla Maggioranza, quindi in
modo del tutto legittimo: quando
un’azienda municipalizzata ha un
debito, non lo paga ne il Sindaco,
ne il Presidente; pagano i
contribuenti. Ora,… io non voglio
chiamarmi fuori dalla vostra
battaglia, che reputo legittima,… ma
chi ha deciso le tariffe, è stato
votato dal popolo, ed il popolo è
sovrano. Oltretutto,… che la Littoriaambiente fosse in deficit, lo si
sapeva anche prima delle ultime
elezioni; e in perdita ce l’hanno
portata gli stessi che oggi la
gestiscono: chiedi ai tuoi soci e ai
tuoi collaboratori, se durante la
campagna elettorale hanno avuto il
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di Isacco Lorens
coraggio di chiedere ai loro
rappresentati politici, come avevano
intenzione di risolvere questo
problema … tra una cena elettorale
e l’altra!” Ludiaco non contento
replicò: ”Secondo me però, se ci
muoviamo in numero maggiore,
raccogliendo migliaia di firme, le
cose potrebbero cambiare. Non
possono ignorarci in eterno, non
credi?” e Caul: ”mesi indietro, sono
stati fatti centinaia di gazebo in
piazza, e non si è ottenuto nulla;
però, se siete decisi a proseguire su
questa battaglia, andiamo avanti e
riproviamoci” si intromise Roils tra i
due: ”non contate su di me, io pago,
e mi faccio gli affari miei!” …“Per
quale motivo?” chiese Ludiaco.
Roils lo incalzò: ”in questa
provincia, per avere il coraggio di
prendere posizioni politiche, si viene
dileggiati e irrisi da anni; c’è una
folta schiera di persone che si sente
padrona del territorio, come fosse
una naturale prosecuzione del
proprio cortile. E la cosa peggiore,
sono i cortigiani, nostri parenti ed
amici, che per il solo piacere di
vedere la propria ideologia al potere
ed al comando, sarebbero disposti a
subire qualsiasi tipo di sopruso; io,
sono sinceramente stufo, di
discutere ancora di progressisti e
conservatori quando si parla di
politica a livello locale. Le tariffe dell’
acqua e dei rifiuti, non hanno alcun
colore politico. Se, ogni qual volta
prendo posizione sul modo di
gestire i rifiuti da parte del
Presidente Neri, trovo qualcuno che
mi riporta indietro di cinquecento
anni con le foibe e le bonifiche,
francamente, permettimi, mi cadono
le braccia.
Se noi, dobbiamo continuare ad
essere presi in giro da una larga
maggioranza di persone, le quali, si
lamentano dei rappresentati che da
anni votano, per il solo motivo che i
loro avi hanno ricevuto la terra e la
casa dopo l’ultima bonifica, io non
posso che chiedermi una cosa:
quanto dovrà durare simile
gratitudine?
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Numero del 21/02/2009