Anno 3 - Numero 1 del 21/02/09 Associazione Sportiva e Culturale “I Faiti Vostri” - Via Trasversale, 83/b - 04010 Borgo Faiti (LT) Tel.: 349 0585868 - E-Mail: [email protected] Tiratura 750 copie Historia… in pillole Con la caduta dell’impero Romano, l’agro pontino ritornò palude e, nei secoli, furono tanti i tentativi di bonifica: ricordiamo tra i primi Bonifacio VIII (1235-1303), poi Martino V (1417-1431). Ma devono trascorrere moltissimi anni perché un altro pontefice si interessi ancora della bonifica, questi risponde al nome di Sisto V (15851590). Nel 1586 incarica l’architetto, Ascanio Fenizi, di provvedere al recupero di tutte quelle terre dei comuni di Sezze, Priverno e Terracina, che l’acqua aveva invaso. Iniziò subito i lavori con svuotamento del fiume antico (fiume Sisto), dandogli una maggiore profondità e aprendone lo sbocco a mare all’altezza di Torre Olevola. I risultati furono il recupero di 4600 ettari di terreno altamente fertile. Il Papa ne fu entusiasta che si recò nel territorio bonificato per visionare i risultati, purtroppo durante la visita contrasse una malattia, presumibilmente la malaria, che lo portò alla morte, nuovamente compromettevano i A pagina 3 di Maurizio Ferriccioni lavori di bonifica. Dobbiamo arrivare all’epoca di Papa Braschi, PioVI (1775-1794). Nel 1777 che si studiò a fondo il problema affidandolo all’ingegnere idraulico Gaetano Rappini che fece ricavare il canale lungo l’Appia, il decennovio di Orazio, che in onore del Pontefice venne chiamato Linea Pio, per concludersi all’altezza del Foro Appio, nel 1781 dopo aver percorso una distanza di 21.539 metri. In questo periodo si pone mano anche al ricupero della via Appia che nei secoli di abbandono era diventata inutilizzabile, imbellendola con una doppia fila di alberi di olmo, da Tor Tre Ponti fino alle porte di Terracina. Nel 1786 fu scavata un’ampia fossa lunga 5.635 metri, che partendo da Tor Tre Ponti costeggiando la via Appia giunge ai ruderi di Foro Appio ed è denominata Linea Morta. Durante questi scavi, (linea morta e linea Pio) furono trovati alcuni Cippi che indicanti le miglia sulla via Appia (4246), si venivano a trovare alla distanza di un miglio romano (1.500 metri circa) l’una dall’altra. In direzione dei luoghi sui quali si ergevano i cippi, si provvide a scavare dei canali di scolo a destra e sinistra della via Appia, denominati fosse migliarie. Inoltre tra i vari interventi nel nostro territorio, ci fu anche lo scavo di un canale parallelo al Linea Pio chiamato il Botte. Nel 1862 è la nascita del consorzio idraulico della bonificazione pontina, furono effettuati altri lavori, ma di poca importanza, come ad esempio la costruzione del ponte che dava l’accesso alla via Appia dalla strada migliara 45… Alle pagine 5, 6 e 7 A pagina 3 Hitler è all’inferno o in paradiso? Le storie inventate... di Luca Targa dei ragazzi della classe V^ B A pagina 2 A pagina 7 A pagina 8 Pensieri Lettera all’A.S. Faiti Storia a puntate di Cinzia Rutigliano di Lorenzo Faccio di Isacco Lorens Amicizia... degli over 30 Per un tuo spazio su questo giornale o per collaborare con la redazione, scrivi a [email protected] Pag. 1 Parola ai lettori Pensieri... La maggior parte della gente non ascolta. Sono anni che mi scontro con questa realtà. Quante volte sono stata ore ed ore ad ascoltare un'amica che si struggeva per qualche amore mal corrisposto, tentando di nascondere lo sbadiglio quando questo mi scappava nonostante il disastro nella vita di questa quindicenne che avevo di fronte. Eppure stavo li, ascoltavo, consigliavo, annuivo, davo, insomma, segni di vita. Dopo tanto udire me ne andavo convinta che sarei certamente stata ricambiata nel momento del bisogno, eppure difficilmente è stato così. Non so spiegare perchè ma la gente non ascolta. Provi a parlare, a dir la tua, cercando di esprimere un pensiero, ma la maggior parte delle volte si viene interrotti, perchè al nostro interlocutore è venuto qualcosa in mente, qualcosa che proprio non poteva aspettare dentro quella testolina, oppure si viene interrotti perchè anche l'altro ha qualcosa di interessante (certamente più interessante di quello che stava ascoltando) da aggiungere, e quella che iniziò come una parentesi sulle tue parole diventa un oceano in piena che trascina via ogni frase ed ogni concetto che tu, tanto fiduciosamente, avevi iniziato ad esprimere. Quando poi incontri quelli che del parlare ne fanno una professione?! Oimamma come si pavoneggiano tra frasi ed espressioni, per il puro gusto di cianciare, stando spesso poco attenti a ciò che dicono... e se distrattamente lo sguardo ti si posa altrove sono subito pronti a ricatturare la tua attenzione poggiandoti una mano sopra al braccio! Che Dio ce ne scampi. L'altro giorno addirittura, parlavo con una persona, parlavo di una cosa piuttosto seria, per me di Cinzia Rutigliano almeno, quando all'improvviso questa si alza e va in un'altra stanza... io resto con la bocca aperta... non per modo di dire... era aperta veramente.... tant'è vero che al ritorno mi trova così, con la bocca esattamente come l'aveva lasciata, accortasi della gaffe mi dice "scusami ma dovevo ricordarmi di..." di... di... un ciufolo! Anche se dovevi ricordarti di chiudere il gas, di spegnere un incendio, di prendere un farmaco salvavita, anche se la tua presenza nell'altra stanza comportava il salvataggio dell'ultima foca sul pianeta DOVEVI dire una parola, una semplice parola, per dirmi che ti assentavi! Tanto per non farmi venire dubbi sulle mie capacità vocali, tanto per non far sembrare vano ciò che stavo dicendo, tanto per non farmi sentire sola. Sola. Sommariamente mi piace stare sola, amo quel che resta di me quando gli altri se ne vanno, ma la solitudine forzata od improvvisa mi spaventa. Mi sono sentita sola molte volte in vita mia, sola anche in mezzo a tanta gente, come si dice. Sola nella confusione, nelle grida degli amici, nella musica dei locali, sola nelle braccia di un uomo. La solitudine insegna però... insegna ad osservare e a riconoscerla nella vita degli altri. Pag. 2 Tempo fa una signora anziana è venuta a vivere vicino casa mia, ricordo che nel giorno del trasloco la sentii piangere con qualcuno ed una robusta giovane si intromise nel suo pianto per dire "C'ha una casa nuova ma che se piagne". Osservo quella signora ogni giorno, quando la tavola spesso resta apparecchiata tra il pranzo e la cena, quando si siede e vede la tv che io non vedo e capisco che ne esce della musica, la vedo accennare un ballo e subito ricomporsi sulla sedia per stringersi nel giacchino, la vedo prodigarsi quando nel tardo pomeriggio qualcuno le va a far visita, la vedo piegarsi stancamente sulla lavatrice, la vedo e lei non vede me. Vedo i suoi gesti, osservo i suoi giorni e penso alle donne della mia vita sole come lei... così prendo il telefono e le chiamo per cancellare un po' di tanta solitudine. Ci si sente soli quando si vorrebbe alleggerire un po' il peso che hai nel cuore, quando fai certi brutti pensieri e ne provi paura, quando la stanchezza distorce le cose come l'acqua sulla carta, quando ami e non sei amata, quando cerchi e non sei cercato, quando vorresti solo una mano sulla guancia, soli quando tutti prendono una direzione e tu sembri restare li, in attesa. Eppure penso che ci vorrebbe tanto poco, basterebbe chiedere "Come stai?" e sentirne la risposta. Basterebbe fare un "sorriso gratis", come cantava il buon vecchio Paoli. Basterebbe non preoccuparsi se poi ci rimetti qualche cosa. Basterebbe pensare che c'è una parte di noi nella gente che ti scorre intorno. Basterebbe vero, ma lo facciamo così poco. Parola ai lettori Amicizia... Legame sentimentale basato sull’affinità di idee e reciproca stima. Questo e quello che si trova sul vocabolario, ma non è solo questo… Alcuni di noi andavano a scuola insieme, altri uscivano da sempre insieme, il fatto è che in 30 anni nulla è cambiato. A noi si sono aggiunte persone importanti: mogli, mariti e figli. ma tutto è rimasto come prima. Forse a chi legge questo giornale non importa nulla di noi e della nostra amicizia,peccato, perché vorrei che i nostri figli capissero bene questo valore, e che come noi fossero capaci di passare intere domeniche e ridere davanti alla chiesa, anche per niente, aspettare tutta la settimana che arrivasse la domenica per andare alla festa a casa di un amico. Forse sono cambiate un po’ le cose, i ragazzi oggi vogliono altri stimoli, altre emozioni... ma che bello aspettare e sperare che anche questa domenica si esce, ci aspettano tutti gli amici! Comunque sono passati 30 anni, siamo cresciuti, sono cambiate le nostre vite, ma basta che ci ritroviamo anche solo per un caffè e magicamente torniamo come allora. Forse, dentro di noi ci sono ancora quei ragazzini che hanno tanta voglia di stare insieme, di ridere e scherzare. Questa è AMICIZIA! Ah dimenticavo: Auguri Debora per il tuo matrimonio da tutti i tuoi amici. Gli over 30 Hitler è all’inferno o in paradiso? Ho un ricordo incredibilmente preciso di quando vidi per la prima volta le immagini dei campi di concentramento nazisti di Aushwitz e Birkenau, tragici cimiteri della popolazione ebraica, etnia ritenuta dal regime tedesco “indesiderabile” e quindi condannata alla distruzione. Ho un ricordo terribile di quella visione: un senso di paura seguito da sentimento di commozione, ma al tempo stesso di incredulità. E come tutti noi, mille e poi mille domande del perché di tanta cattiveria e di tanta impressionante ferocia, di come si possa arrivare a sterminare milioni di essere umani solo perché appartenenti a razza diversa. Mi piace ricordare a me stesso e soprattutto ai più sbadati (di questi tempi ce ne sono molti nelle zone del Vaticano), che ben sei milioni di Ebrei tra cui giovani, vecchi, neonati e adulti furono uccisi dalla violenza nazista, secondo un preciso programma sviluppato in cinque di Luca Targa “ordinate” fasi: 1) la privazione dei diritti civili dei cittadini ebrei; 2) la loro espulsione dai territori della Germania; 3) la creazione di ghetti circondati da filo spinato, muri e guardie armate e costretti a vivere in precarie condizioni sanitarie ed economiche; 4) i massacri durante le azioni di rastrellamento; 5) la deportazione nei campi di sterminio dove venivano uccisi con il gas o inviati nei campi di lavoro e sfruttati fino all’esaurimento delle forze. Mi piace ricordare inoltre un certo Marcel Lefebvre arcivescovo francese scomunicato da Papa Giovanni Paolo II per essersi opposto al Concilio Vaticano II. Tra i suoi seguaci ne spicca uno (per idiozia) di nome Richard Williamson, ormai noto all’opinione pubblica per le sue teorie negazioniste sull’olocausto. In una sua famosa intervista alla televisione, dopo essersi evidentemente dimenticato il cervello sull’altare, esordisce così : Pag. 3 ”Io credo che le prove storiche siano fortemente in contrasto con l’idea che sei milioni di ebrei siano stati uccisi nelle camere a gas, in seguito ad una indicazione di Adolf Hitler. Io credo che non ci fossero delle camere a gas”. Dopo queste “sante” parole, ti aspetti una ulteriore e ferma posizione della Santa Sede (sempre meno santa a dire il vero) per respingere, con ancora più forza, le stupidaggini del NaziWilliamson. 28 gennaio 2009. Sua Santità Benedetto XVI decide di revocare la scomunica ai quattro vescovi consacrati dal dissidente Mons. Lefebvre, “per atto di paterna misericordia, cui seguiranno da parte dei destinatari ulteriori passi per realizzare la piena comunione con la Chiesa”. Credetemi, il comunicato l’ho letto tre volte e dice veramente così. Allora spengo il computer e vado a riposare, convinto di aver letto una cosa per un’altra. Ci ripenso e invece mi convinco di quello che ho letto. A questo punto mi sento decisamente confuso e, sinceramente, mi viene da chiedermi: ma Hitler è all’inferno o in Paradiso? Attualità Caro Renato, ti devo una risposta... di Loris Cascone degli altri. Il non riuscire a percepire il fatto, che molte persone non si riconoscono negli stessi valori e negli stessi principi, ma, come me, sono interessati a confrontarsi continuamente. Certo, il Vescovo non era tenuto ad invitare le associazioni del borgo; e nessuno gliene avrebbe dato demerito. Sono i contenuti dei suoi discorsi, che diventati di dominio pubblico, hanno fatto arrivare più di qualcuno a determinate conclusioni, e cioè: se si cerca la collaborazione tra tutte le realtà di una comunità, perché non chiamarle ufficialmente? Perché partire dal presupposto che ci sia sempre il sole dal quale dipendono tutti i pianeti, e non considerare il fatto che, orami, nella pluralità e nella diversità degli individui, anche la parrocchia, debba ritenersi una stella tra le tante dello stesso firmamento, pronta a rapportarsi con il prossimo, senza atteggiamenti di presunta superiorità civica e morale? Renato, forse ti chiederai, a ragione, per quale motivo la mia risposta così tardiva ed estemporanea: lo spunto me lo hanno dato gli eventi di queste ultime settimane. Tutte le frasi trite e ritrite sul “fine vita”. Sì, perché nell’atteggiamento della Chiesa, ho visto la stessa visione “cattolico-centrica” delle tue considerazioni. Una naturale prosecuzione culturale, che dalla casa madre avvolge tutte le parrocchie; e te la riassumo in poche parole: l’omologazione ai valori cattolici. Purtroppo io, non riesco ad accettarla, e te lo ribadisco con parole ancora più crude: se dovessi trovarmi, durante la mia esistenza, nelle condizioni di Eluana Englaro, non desidero essere assistito da nessun sondino per l’alimentazione e l’idratazione. E per favore, lo chiedo a te, persona che stimo da anni: fai anche in modo che nessuno, che potrebbe ruotarti intorno, chiami i miei figli assassini, nel caso i cui dovessero “staccare la spina“! Come disse Giovanni Paolo II, quando qualcuno voleva prolungarne l’agonia: “ lasciatemi tornare al Padre!” Rileggendo i precedenti numeri del “giornalino”, mi è balzata all’occhio la frase di un mio stimatissimo concittadino: Renato. In alcune riflessioni inviateci qualche tempo fa, ci chiedeva di non rammaricarci del mancato invito del Vescovo, alle singole associazioni, nei suoi incontri con la cittadinanza. Sosteneva che sarebbe stato nostro dovere, come figli, riconoscere il “Nostro Padre“ nella fede, sottintendendo il fatto che dovesse essere nostra premura essere informati su gli incontri, per poter esserne partecipi. Non sono assolutamente d’accordo con simile affermazione. L’incontro con il Vescovo, potrebbe essere un’ottima opportunità di crescita sociale e di confronto spirituale, anche per chi, nelle persone del Parroco e del Vescovo, non vede dei “Padri Spirituali“. La cosa che mi turba, Renato, è il tuo vedere la parrocchia, e la chiesa nello specifico, come il centro della comunità, e non come elemento importante all’interno della società: alla pari Manutenzione argine fiume Linea Ripristino vecchia toponomastica Interventi manutenzione manto stradale Risanamento spogliatoi campo sportivo Programma manutenzione piazza Realizzazione parco lineare zona cantoniera Interramento cavi Telecom in piazza Piano sviluppo razionale del borgo Pag. 4 Largo ai giovani… delle scuole elementari Con piacere riceviamo e pubblichiamo il materiale che ci è stato fornito dalla scuola elementare di borgo Faiti e in particolare dalla maestra Gargiulo. I racconti sono frutto della fantasia dei ragazzi della V^B. Ringraziamo la dott.sa Gargiulo per la collaborazione e invitiamo tutti gli insegnanti (anche quelli delle scuole medie) ad utilizzare questo giornale come strumento alternativo di didattica. Il paese della paura C’era un’isola bellissima circondata da un mare splendido: di giorno molti turisti l’andavano a visitare. Era bellissima: c’erano palme che offrivano ombra, fiori colorati ed erbe profumate; a vederla, di giorno, sembrava un paradiso. Ma di notte, di notte, nessuno osava mettere piede su quell’isola, perché il mare si ritirava e la portava giù con sé . Intanto, mentre era sommersa, emergevano dall’acqua: case, alberghi, bar e ristoranti, ma solo ed esclusivamente quelli: solo edifici e né una pianta, né un tocco di colore… Solo buio pesto e qualche luce. Tutti sapevano che quell’isola era avvolta da questo mistero. Tutti lo sapevano tranne un gruppo di ragazzi: due maschi di nome Jack e Ben e una femmina di nome Emily. Avevano la stessa età, cioè 12 anni. Un giorno vinsero alla lotteria 3 biglietti per visitare l’isola dalla mattina alla mattina dopo! (quindi anche la notte!) Erano già sulla canoa, a remare, infatti, nei 3 biglietti non era incluso il viaggio. Emily: “jack! Sei un uomo! Non puoi far remare solo me e Ben!” Jack: ”sto prendendo il sole! Tu pedala, anzi, rema!” Emily, scocciata, spinse Jack, con tutti gli occhiali da sole, nell’acqua; si sentì un tonfo. Jack: ”Ahhh!” Emily: “allora, turista! Ti decidi a salire sulla barca, o hai intenzione di venire a nuoto?” di Sara Pezzoli Jack: ”No! Aspetta!” Ma Emily e Ben erano già lontani. Così jack nuotò fino all’isola, sbuffando. Arrivarono tutti e tre sull’isola, certo; jack più tardi degli altri due, ma comunque arrivò. Tutto grondante d’acqua schizzò Emily e si sdraiò, sfinito, sul bagnasciuga. Jack: ”Emily! Io ti ammazzo! E tu, Ben, perché hai remato anche tu?” Ben: ”scusa, Jack, ma Emily ha ragione!” Per tutto il pomeriggio esplorarono l’isola, con Ben che raccontava 300 storie ogni volta che incontravano un animale o una pianta esotica e con Jack che si lamentava del caldo asfissiante. A Emily, verso le 17:00, già scoppiava la testa. Sdraiati sotto l’ombra di una palma, dopo una sfinente giornata di esplorazione, arrivò la sera. Allestirono le tende. Jack: ”ma come si mettono ste cose?” Emily aveva già montato da dieci minuti la sua tenda e stava Pag. 5 aiutando Ben. Emily: ”vuoi che ti aiuti?” Jack: “NO!!!… Anzi… Sì!!! ” Dopo mangiato, ognuno si recò nella propria tenda. Verso le 22.00, si incominciarono a sentire piccole scosse ed Emily, l’unica sveglia, pensò a piccole scosse di assestamento. Poi però diventarono boati. Come una molla, scattò in piedi, raccolse la sua roba e chiamò Jack e Ben. Avevano fatto appena in tempo a fare gli zaini e ad arrampicarsi su di una roccia alta, che successe il finimondo. Pian piano si accorsero di quello che succedeva in quell’isola, di notte. Quando ci fu quiete, Emily scese dal masso e incominciò a fare due passi con cautela; le mani tese e i piedi appiccicati uno all’altro. Incominciarono a scendere dal masso tutti e tre e ad esplorare quel paese. Dopo un po’ arrivarono ad una chiesa dove su un muro era appesa una tavola di marmo con sopra scritte queste parole: “Al sorgere del dì si riscoprirà la primavera.” Così capirono che dovevano soltanto aspettare il giorno. Quindi la mattina successiva ricomparve la bellissima isola e ritrovarono la canoa. Jack: ”gambe in spalla!“ Salirono sulla canoa e ritornarono a terra. Per sempre mantennero quel segreto e non lo dissero mai a nessuno. Era stata proprio un’avventura mozzafiato! Il paese di Zucchero filato di Desirèe Conti Palaia Era una mattina di estate; la giornata si presentava limpida e fresca; una bambina di nome Desirèe stava giocando allegramente sotto il sole, quando ad un tratto, da una bianca nuvoletta, comparvero delle soffici scalette, simili a panna montata che raggiunsero il terreno. Allora Desirèe incuriosita, cominciò a salire i gradini, con cautela; a mano a mano che saliva, si avvicinava sempre più alla nuvola. In un batter d’occhio, si trovò in… un Paese Fantastico, “che meraviglia!” esclamò Desirèe. Era molto sorpresa. Le casette di quel paese, bianche, sembravano di zucchero filato, le scuole erano a mezz’aria, il lago “biancaneve”, era fatto tutto di zucchero! Mentre iniziava a camminare su questa fantastica nuvoletta, sbucò davanti ai suoi occhi un piccolo gnomo che le disse: ”Ciao, io mi chiamo Pimpo, e tu?”. “il mio nome è Desirèe; molto piacere!” rispose la bambina. Lo gnomo le tese la mano e la condusse in giro per tutto suo mondo; Pimpo, nel frattempo, le raccontava le origini del Paese sopra le nuvole: “tanto tempo fa, una nuvola iniziò a rubare le acque del “Lago Acquifero”, ormai più esistente; creando noi: gli Gnomi Nuvolari; tutto questo perché la nuvola si sentiva sola”. “fantastico, che bella storia; continua, continua!” urlò entusiasta Desirèe. “solo che…”. Un attimo dopo, la nuvola era tutta bagnata e tutti i suoi abitanti iniziavano sciogliersi. La bambina capì qual era il loro segreto: quando pioveva, questo paese felice, si scioglieva, perché si doveva rigenerare, altrimenti tutto spariva. Fortunatamente la pioggia cessò di cadere. “ti è piaciuta la gita sul Paese sopra le nuvole? Ah, quasi dimenticavo, ogni volta che vuoi tornare qui, ti devi trovare nel tuo giardino e… pensare alla panna montata! Ciao, ci vediamo!” concluse Pimpo. In un baleno Desirèe si trovò a casa sua pensando: “che avventura fantastica!” Da quale giorno, Desirèe, andò a trovare Pimpo quasi tutti i giorni, imparando sempre più cose sul Paese delle nuvole. Il mondo degli gnomi di Giorgia Mastronardi C’era una volta un piccolo villaggio nella foresta incantata, al di là del grande Oceano, abitato da piccole creature: gli gnomi. Il loro paese era bellissimo, le case erano a forma di fungo, il loro tetto era rosso con puntini bianchi; tra tutte queste case, c’era anche li palazzo reale. Nel palazzo reale, appena entravi, c’era un lungo tappeto rosso che portava ai troni del re e della regina; il re aveva un lungo cappello rosso, un mantello blu e uno scettro in mano; la regina aveva un cappello viola ed un vestito giallo. Qui il re degli gnomi a suo cugino David a sua moglie Lisa il compito di proteggere la natura dai danni causati dagli uomini e dai Troll, un gruppo di mostri che aiutavano gli uomini a catturare gli scimpanzè ed i gorilla. Un brutto giorno gli uomini ed i Troll, imprigionarono tutti gli scimpanzè ed i gorilla in delle piccole e strette gabbie. David e Lisa partirono subito alla ricerca di questi animali. Loro erano due persone molto coraggiose e affrontarono pericoli inaspettati riuscendo a liberare i gorilla e gli scimpanzè. Poi lo portarono nel loro villaggio, prendendosi cura di loro. Invece gli uomini malvagi e i Troll, vennero arrestati e portati in carcere. David e Lisa divennero due grandi eroi e grazie a loro il villaggio fu salvo. Pag. 6 Il paese a vapore di Mario di Giacinto C’era una volta un paese sopra le nuvole dove gli abitanti e le cose che esistevano erano fatte di vapore acqueo. Questo paese era davvero stupendo: c’erano molti parchi-giochi, le case sembravano zucchero a velo e gli abitanti sembravano panna montata. Nel paese abitavano due bambini di nome Alex eDevil. Alex e Devil giocavano sempre insieme e andavano sempre ad aiutare la gente o animali in pericolo. Ma un brutto giorno, accadde che il sole scomparve e con il vapore acqueo in accesso, la città si riempì d’acqua e tutti gli abitanti non sapevano cosa fare perché non potevano uscire. Loro volevano che uscisse il sole così il paese tornava normale e Alex e Devil potevano uscire fuori a giocare ancora insieme. Alex e la sua famiglia si misero a giocare a Monopolino. Finalmente venne il giorno tanto desiderato da tutti ossia il giorno in cui tornò a splendere il sole. Alex e Devil uscirono subito fuori a giocare e tutti gli adulti parlavano di cose da grandi. Da quel giorno il sole asciugò il vapore acqueo che era di troppo e i due bambini poterono tornare a giocare felici e contenti. Per evitare che accadesse di nuovo ciò che era accaduto quando il sole era scomparso, Alex e Devil costruirono una macchina enorme. Si trattava di un gigantesco soffiatore che quando veniva una nuvola grigia, continuava a soffiare scacciandola via, così il sole ritornava e Alex e Devil continuavano a giocare ancora. Il paese senza dolci di Rachele Rocci Amarantos è un paese posto su un altura rocciosa di fronte al mare, tra oliveti, vigneti e campi di grano. Il suo nome deriva dalle abitudini alimentari dei suoi abitanti. Infatti essi mangiano solo cose amare e salate. Gli abitanti di Amarantos sono belli, snelli, agili, ma un po’ tristi. Quando escono la domenica pomeriggio, mentre passeggiano con loro famiglia sui marciapiedi vicino al mare, i loro volti sono sempre malinconici. Un giorno una sirenetta, di nome Sara, dagli occhi azzurri ed i capelli ricci e biondi, decide di aiutare i cittadini del paese, cercando un modo per farli essere felici. La sirenetta si trasforma in un essere umano e scopre, camminando vicino a dei campi di grano, che stanno nascendo tante barbabietole da zucchero. Sara scopre, che da esse si può ricavare molto zucchero. La sirenetta allora dopo la grande scoperta, si mette al lavoro; fa tanti dolci e li dispone su dei grandi vassoi per distribuirli gratis, pensando così di aver fatto contenti gli abitanti. I cittadini tutti i giorni mangiano tanti dolci. Ma Sara si accorge che la popolazione comincia ad avere la pancia gonfia come un pallone, le gambe larghe come delle lastre di marmo e le guance paffute, ma con dei visi felici. Allora la sirenetta mette i prezzi e, più i dolci sono elaborati, più il loro costo aumenta. Da quel giorno i cittadini di Amarantos comprano i dolci solo la domenica, perché hanno risparmiato durante la settimana e festeggiano il giorno del signore “con dolcezza” Finalmente la sirenetta Sara ottiene un paese con gli abitanti belli, snelli, agili ed allegri. Questo significa che ogni persona non deve mangiare troppo, ma solamente la dose giusta per essere sempre allegra sì, ma anche agile, snella e bella. Lettera all’A.S. Faiti 2004: un grazie! Cara scuola-calcio non scrivo il mio nome per farmi bello, ma scrivo soltanto una piccola lettera ringraziarvi di tutto ciò che fate ogni giorno con acqua e vento per noi con pazienza e dedizione. Ringrazio chi pulisce per noi Colombo, sempre pronto a darci una mano (o scopettate), Mr Franco, il mio primo Mr e Mr Davide (da noi bambini chiamato baby-sitter), Primo, Chiariello, Loris, che con pazienza sopportano anche le nostre mamme (che parlano, parlano e parlano) e per parcondicio anche la mia sopportano. Mi scuso se non metto altri nomi ma non ho tempo perché sento già le voci del campo che mi chiamano ed è lì che mi aspetta tutta la squadra Pag. 7 di Lorenzo Faccio (III B) e il mio grande Mr Vincenzo che è come il mio papà, paziente e a volte severo ma sempre pronto a insegnarmi nuove cose e a coccolarci. Di Carlo cosa dobbiamo dire? Che è sempre presente ogni momento e ci copre sempre perché è sempre molto buono con noi. A voi tutti dico grazie e grazie mille all’ A.S. Faiti 2004 Storia a puntate Un posto chiamato… Faiti! A metà serata, si cominciò a programmare la giornata seguente; Roils era deciso a partire la mattina presto subito con un altro scavo perpendicolare, a cinque metri dal precedente. Non fece però a tempo a terminare il suo breve programma giornaliero, che Missomà e Ludiaco, lo interruppero: “domani mattina, siamo impegnati in Municipio, per la contestazione dell’ultima scheda dei rifiuti: il costo per lo smaltimento, è arrivato a cifre esorbitanti per noi aziende, e domani mattina, insieme ad altri imprenditori, ci rechiamo a chiedere il totale azzeramento delle attuali tariffe”. Roils li incalzò: “non fareste meglio, a prendere di petto i vostri Consiglieri Municipali; e quando parlo di vostri, intendo dire, quelli da voi votati?” al ché Ludiaco: Giornale non periodico REDAZIONE Via Trasversale, 83/b 04010 Borgo Faiti (Latina) telefono 349/0585868 sito web: www.ifaitivostri.org e-mail: [email protected] EDITORE Associazione Sportiva e Culturale “I Faiti Vostri” Via Trasversale 83/b 04010 Borgo Faiti (Latina) COMITATO DI REDAZIONE Fausto Nardi, Luca Targa, Loris Cascone, Massimo Frighi, Mauro Pannone, Paolo Gambaretto, Marco Piva, Emanuele Favaretto, Massimo Cascone, Andrea Galetto. STAMPA Modul Project s.a.s. Via Migliara 42, n° 9 04010 Borgo Faiti (Latina) Tutto il materiale inviato non verrà restituito e resterà di proprietà dell’associazione. Lettere e articoli firmati impegnano solo la responsabilità degli autori. Le proposte pubblicitarie implicano la sola responsabilità degli inserzionisti. Tutti i dati personali acquisiti verranno trattati nel rispetto del D.lgs. 196/03 (codice in materia di protezione dei dati personali). ”sai benissimo che le persone da noi votate, in consiglio municipale non sono uscite; quindi noi, in Municipio, non abbiamo nessun Consigliere di riferimento!” Roils:”si ma voi siete due, e nella vostra azienda, tra soci e collaboratori, siete una ventina; e di questi venti, gli altri diciotto, hanno votato persone che hanno aumentato le tariffe dei rifiuti, promettendo il contrario. Hanno messo a capo della Littoria-ambiente tutti i trombati alle elezioni, con stipendi faraonici. Il signor Neri, presidente della Littoria-ambiente, dovrebbe vergognarsi; invece va ancora su tutti i mezzi di informazione a pontificare sul disastro delle opposizioni. Li abbiamo messi a capo di tutto, con percentuali bulgare, e adesso paghiamo; e dico paghiamo, perché anche noi, nel nostro piccolo, per le nostre abitazioni, abbiamo elargito parecchio.” Ludiaco: ”si, ma io penso che le opposizioni, dovrebbero reagire diversamente”. Nel sentire il termine opposizioni, a Caul corse un brivido lungo la schiena, e non poté far a meno di intervenire: ”Ammesso che tu abbia ragione, Ludiaco, mi spieghi cosa altro si possa fare, dopo che i tribunali di controllo hanno dato in questi mesi sempre ragione al Municipio? Quelle tariffe, sono state votate dalla Maggioranza, quindi in modo del tutto legittimo: quando un’azienda municipalizzata ha un debito, non lo paga ne il Sindaco, ne il Presidente; pagano i contribuenti. Ora,… io non voglio chiamarmi fuori dalla vostra battaglia, che reputo legittima,… ma chi ha deciso le tariffe, è stato votato dal popolo, ed il popolo è sovrano. Oltretutto,… che la Littoriaambiente fosse in deficit, lo si sapeva anche prima delle ultime elezioni; e in perdita ce l’hanno portata gli stessi che oggi la gestiscono: chiedi ai tuoi soci e ai tuoi collaboratori, se durante la campagna elettorale hanno avuto il Pag. 8 di Isacco Lorens coraggio di chiedere ai loro rappresentati politici, come avevano intenzione di risolvere questo problema … tra una cena elettorale e l’altra!” Ludiaco non contento replicò: ”Secondo me però, se ci muoviamo in numero maggiore, raccogliendo migliaia di firme, le cose potrebbero cambiare. Non possono ignorarci in eterno, non credi?” e Caul: ”mesi indietro, sono stati fatti centinaia di gazebo in piazza, e non si è ottenuto nulla; però, se siete decisi a proseguire su questa battaglia, andiamo avanti e riproviamoci” si intromise Roils tra i due: ”non contate su di me, io pago, e mi faccio gli affari miei!” …“Per quale motivo?” chiese Ludiaco. Roils lo incalzò: ”in questa provincia, per avere il coraggio di prendere posizioni politiche, si viene dileggiati e irrisi da anni; c’è una folta schiera di persone che si sente padrona del territorio, come fosse una naturale prosecuzione del proprio cortile. E la cosa peggiore, sono i cortigiani, nostri parenti ed amici, che per il solo piacere di vedere la propria ideologia al potere ed al comando, sarebbero disposti a subire qualsiasi tipo di sopruso; io, sono sinceramente stufo, di discutere ancora di progressisti e conservatori quando si parla di politica a livello locale. Le tariffe dell’ acqua e dei rifiuti, non hanno alcun colore politico. Se, ogni qual volta prendo posizione sul modo di gestire i rifiuti da parte del Presidente Neri, trovo qualcuno che mi riporta indietro di cinquecento anni con le foibe e le bonifiche, francamente, permettimi, mi cadono le braccia. Se noi, dobbiamo continuare ad essere presi in giro da una larga maggioranza di persone, le quali, si lamentano dei rappresentati che da anni votano, per il solo motivo che i loro avi hanno ricevuto la terra e la casa dopo l’ultima bonifica, io non posso che chiedermi una cosa: quanto dovrà durare simile gratitudine?