1 Controlli automatici Sospensioni attive e semiattive Ing. Alessandro Pisano [email protected] 2 Gli autoveicoli sono dotati di un sistema di sospensioni che, oltre a sorreggere lo chassis del veicolo, deve isolarlo dalle irregolarità del terreno. Progetto come compromesso tra le esigenze di comfort di marcia e quelle associate alla manovrabilità del veicolo (handling). Sospensioni troppo “morbide” migliorano il comfort in quanto si deformano molto rapidamente assorbendo (e quindi compensando) le asperità e le brusche variazioni di quota della sede stradale, ma rischiano di ridurre la tenuta di strada a causa delle ampie oscillazioni verticali del veicolo e delle conseguenti ampie fluttuazioni della forza di contatto tra pneumatico e strada Viceversa una taratura troppo rigida garantisce migliore aderenza ma provoca un aumento delle sollecitazioni verticali sulla cassa del veicolo (basso comfort di marcia). 3 Sospensioni passive/semi-attive/attive Sospensioni passive Semplici ed economiche Sono composte da un ammortizzatore (molla Ks) e uno smorzatore viscoso (C) in parallelo i cui parametri sono fissi e scelti dalla casa costruttrice Le prestazioni ottenibili con sospensioni passive sono limitate dalla semplicità dei dispositivi di attuazione e dall’insufficiente numero di gradi di libertà progettuali 4 Sospensioni passive/semi-attive/attive Sospensioni semi-attive Le sospensioni semi-attive sono anch’esse composte da un sistema mollasmorzatore in parallelo, ma c’è un attuatore e un relativo sistema di controllo in grado di variare opportunamente in linea il parametro C (costante di smorzamento) dello smorzatore. Aumento limitato in complessità e costo, e miglioramento delle prestazioni, rispetto alle soluzioni passive. 5 Sospensioni passive/semi-attive/attive Sospensioni attive Nelle sospensioni attive, oltre alla molla e allo smorzatore vi è in più un terzo elemento, un attuatore, in grado di generare una forza interna F(t) variabile nel tempo tra lo chassis del veicolo e la ruota. Tali sistemi consentono, attraverso una opportuna “modulazione” di tale forza, di stabilizzare il movimento e ottenere prestazioni nettamente superiori a quelle di un sistema passivo, e comunque in genere migliori anche di quelle di un sistema semi-attivo. Costo, peso e complessità aumentano. 6 Modelli matematici Ci si limiterà a considerare modelli lineari a parametri costanti per i quali possano essere utilizzati efficacemente gli strumenti di analisi e sintesi propri dei sistemi dinamici “LTI” (Lineari Tempo-Invarianti). Anche nell’ambito dei semplici sistemi “LTI” vi sono diverse categorie di modelli matematici, e la scelta del particolare modello dipende dal fine (analisi, sintesi), e dalle informazioni che si desidera estrarne 7 Notazione per le direzioni di movimento del veicolo rollio (roll) imbardata (yaw) beccheggio (pitch) 8 I modelli si suddividono in tre categorie principali Modelli “Quarter-Car” Modelli “Half-Car” Modelli “Full Car” 9 Modelli “Quarter-Car” Il modello quarter-car descrive la dinamica verticale di un quarto dell’intero veicolo, concentrando l’analisi su una singola ruota e sul relativo sistema di sospensioni Es. in figura: modello quarter car con sospensioni passive. Mb rappresenta la massa sospesa (body), pari a circa un quarto della massa dell’intero veicolo (inclusi i passeggeri). Mt rappresenta la massa non sospesa (insieme sospensione-ruota) Le variabili Xb ed Xt rappresentano rispettivamente le quote, rispetto ad un piano orizzontale di riferimento, del baricentro della massa sospesa e di quella non sospesa, mentre Xr descrive il profilo del fondo stradale. La costante elastica Kt tiene conto dell’elasticità del pneumatico (il fenomeno del contatto tra la carreggiata il pneumatico è prevalentemente di natura elastica), mentre i parametri Ks e C sono rispettivamente la costante elastica ed il coefficiente di smorzamento viscoso della sospensione passiva. 10 Modelli “Half-car” Nel modello half-car la vettura è vista “di lato” La ruota anteriore e la ruota posteriore, con le relative sospensioni (in figura di tipo passivo), vengono modellate in maniera accoppiata. Tale modello consente di rappresentare i moti di beccheggio in aggiunta ai moti traslatori verticali della parte anteriore e della parte posteriore del veicolo. 11 Modelli “Full-car” (o “full-vehicle”) Il veicolo è visto nella sua interezza Possono essere studiati tutti i moti possibili del veicolo inclusi il rollio e l’imbardata. La carrozzeria è vista come un grosso parallelepipedo indeformabile con 6 gradi di libertà. 12 Modelli quarter-car Con sospensioni di tipo passivo Con sospensioni di tipo semi-attivo Con sospensioni di tipo attivo I modelli quarter-car delle precedenti figure rappresentano separatamente le masse sospese e non sospese per mezzo di due elementi inerziali separati (la massa Mb e la massa Mt). Non è l’unica alternativa possibile. 13 Modelli “single-mass” E’ possibile ragionare su una rappresentazione ancora più semplificata delle sospensioni, che “accorpa” le due masse in un unico elemento inerziale, e include l’elasticità del pneumatico nella molla Ks. Mb definisce ora sia la massa di un quarto dell’intera cassa dei veicolo (inclusi i passeggeri) che la massa associata all’insieme sospensione-ruota La costante elastica Ks tiene ora conto sia della costante elastica della sospensione passiva che dell’elasticità del pneumatico 14 Modello “single mass” di una sospensione passiva “ground-hook” diagramma di corpo libero Per quanto concerne il miglioramento del comfort, è opportuno considerare come variabile di ingresso la quota xr della sede stradale e come variabile di uscita la quota xb della cassa del veicolo, ed in particolare la sua accelerazione Nella successive analisi sul problema del controllo dell’assetto (handling) si includerà una variabile di ingresso aggiuntiva (una forza esterna agente sulla carrozzeria) agente come disturbo . 15 diagramma di corpo libero Lr è la lunghezza di riposo dell’ammortizzatore (1) Valutiamo il valore di equilibrio assunto a regime dalla posizione xb in condizioni statiche, cioè quando xr =0 e sotto l’azione della sola forza peso: “deformazione statica” 16 (1) Introducendo la nuova variabile “differenza” si può riscrivere l’equazione (1) in una forma alternativa semplificata, completamente equivalente, dove non è piu presente il termine costante kLr+ Mbg che complicherebbe il calcolo della FdT associata. Sostituendo nella (1) la relazione e osservando che si ottiene 17 Sviluppando si ottiene dalla quale ricaviamo la funzione di trasferimento cercata Lo zero è sempre reale negativo, mentre i poli p1 e p2, che in dipendenza degli specifici valori dei parametri possono essere reali oppure complessi coniugati, hanno sempre parte reale negativa 18 Nelle sospensioni passive commerciali i parametri sono usualmente tali che Riscriviamo l’espressione dei poli p1 e p2 I poli p1 e p2 saranno pertanto complessi coniugati, con una pulsazione naturale ed un coefficiente di smorzamento che discendono dall’imporre l’uguaglianza 19 Affinché la funzione di trasferimento G1(s) abbia proprietà filtranti più marcate (cioè attenui il più possibile le componenti in media frequenza dell’ingresso) si deve ridurre il più possibile la pulsazione naturale La riduzione della costante elastica k deve però tenere in considerazione il vincolo della deflessione statica poiché la molla della sospensione deve sostenere il (quarto di) veicolo di massa Mb senza che la sua deformazione ecceda la lunghezza di riposo Lr dell’ammortizatore. Analizziamo i diagrammi di risposta in frequenza della Funzione di trasferimento G1(s) utilizzando due diversi set di parametri che differiscono per il valore della costante elastica k 20 Nella Figura osserviamo come le due Funzioni di trasferimento abbiano proprietà filtranti differenti in media frequenza, con la curva nera (quella corrispondente al valore di k più elevato) che mostra un diagramma dei moduli con caratteristiche filtranti meno accentuate rispetto alla curva blu. 21 Osserviamo anche come in alta frequenza la pendenza negativa dei due diagrammi dei moduli sia pari a -20 db/decade. Se si riuscisse a “cancellare” in qualche modo lo zero dal numeratore della G1(s), la pendenza in alta frequenza diverrebbe -40 db/decade e quindi si avrebbero proprietà filtranti più accentuate. 22 % PARAMETRI DELLE SOSPENSIONI Mb=250; c=8000; k1=70000; k2=40000; % CREAZIONE OGGETTI “TRANSFER FUNCTION” num_G1_1=[c k1]; den_G1_1=[Mb c k1]; G1_1=tf(num_G1_1,den_G1_1) num_G1_2=[c k2]; den_G1_2=[Mb c k2]; G1_2=tf(num_G1_2,den_G1_2) % DIAGRAMMI DI BODE bode(G1_1,'k',G1_2,'b'),grid 23 E’ chiaro come lo zero sia causato dal termine c prodotta dallo smorzatore viscoso. nella forza Le cose migliorerebbero se riuscissi a realizzare uno schema come quello seguente f c cxb “sky-hook” Si avrebbe 24 Poniamo a confronto i diagrammi di bode delle Funzioni di trasferimento per i seguenti valori dei parametri 25 La curva blu in Figura, che corrisponde alla Funzione di trasferimento G2(s), ha una pendenza doppia (-40dB) alle alte frequenze rispetto alla curva nera associata alla G1(s), e pertanto migliori proprietà filtranti in alta frequenza 26 “sky-hook” Chiediamoci cosa significa realizzare lo schema in Figura Si dovrebbe poter “agganciare” un estremo dello smorzatore a un punto fisso la cui quota verticale è solidale allo chassis, e non è ovviamente possibile implementare tale soluzione in un autoveicolo, non, almeno, per migliorare il comfort. Una soluzione simile è talvolta impiegata per smorzare le vibrazioni che il motore può trasmettere alla carrozzeria, interponendo uno smorzatore tra il motore e la carrozzeria stessa con quest’ultima che funge da “punto fisso” di aggancio Un effetto analogo può essere realizzato per mezzo di una sospensione attiva. 27 Modello “single mass” di una sospensione attiva Modifichiamo lo schema della sospensione passiva, rimuovendo lo smorzatore passivo viscoso ed inserendo in parallelo all’ammortizzatore un elemento attivo, nella fattispecie un attuatore di forza (ad es. di tipo oleodinamico), in grado di generare una forza verticale arbitraria F(t) Diagramma di corpo libero 28 Equazione del moto Cambio di variabile (analogo a prima) Equazione differenziale (legame ingresso uscita) dopo il cambio di variabile Per determinare il comportamento dinamico del sistema di sospensioni bisogna specificare il valore della forza F(t) che verrà “richiesta” all’attuatore 29 Si immagini di pilotare l’attuatore con un segnale di “forza desiderata” (set-point di forza) pari a e si ipotizzi istantanea la risposta dell’attuatore nel generare il profilo desiderato Sostituendo, si giunge alla Funzione di trasferimento che è in effetti analoga a quella associata alla configurazione (irrealizzabile) 30 L’inserimento di un attuatore attivo non è ovviamente una operazione “indolore”, in quanto gli attuatori, ad es. oleodinamici sono dotati di tutta una serie di organi accessori necessari al loro funzionamento (un compressore per il fluido, serbatoi di raccolta, servovalvole) che incrementano il peso del veicolo e nel complesso riducono l’affidabilità complessiva del sistema rispetto alla versione completamente passiva. La molla in parallelo non viene rimossa in quanto è utile per sostenere il peso del veicolo riducendo l’onere di forza applicata da parte dell’attuatore Servono inoltre sensori di misura per rilevare le condizioni operative del veicolo e realizzare il controllo in retroazione dell’attuatore Si potrebbe inserire uno smorzatore viscoso passivo in parallelo alla molla e all’attuatore, affinché questo possa per fungere da “ausilio” e ridurre l’entità delle forze che devono essere esercitate dall’attuatore attivo. 31 Analisi mediante luogo delle radici Ora effettuiamo delle analisi grafiche con lo strumento del luogo delle radici per capire l’effetto della variazione dei singoli parametri sul comportamento del sistema a ciclo chiuso 32 Analisi mediante luogo delle radici Consideriamo il polinomio caratteristico della FdT (24) polinomio caratteristico : 33 Tale analisi si riferisce ad una rappresentazione modificata del sistema di controllo, come nella seguente Figura, che vede il coefficiente c1 inserito come il guadagno di un regolatore proporzionale I poli a ciclo chiuso del sistema in Figura (ove tutti gli ingressi esterni, cioè il set-point e i disturbi, sono posti pari a zero) coincidono con le radici del polinomio P(s). E’ un sistema fittizio i cui zeri a ciclo chiuso sono differenti da quelli della G2(s). 34 Il polinomio P2(s) possiede una radice in zero, z1=0. Il tracciamento del luogo delle radici dovrà pertanto effettuarsi trattando le radici di P1(s) come se fossero i poli e le radici di P2(s) come se fossero gli zeri 35 Luogo delle radici al variare del guadagno c1 36 37 38 % PARAMETRI DELLA SOSPENSIONE Mb=250; k=70000; % DEFINIZIONE POLINOMI P1 E P2 P1=[Mb 0 k]; P2=[1 0]; % LUOGO DELLE RADICI NELL’INTERVALLO 100 < C1 < 15000 rlocus(P2,P1,[100:1:15000]) Root Locus 20 15 10 Imaginary Axis 5 0 -5 -10 -15 -20 -60 -50 -40 -30 -20 Real Axis -10 0 10 39 Root Locus 20 15 Root Locus 10 17.2 17.1 17 16.9 0 Imaginary Axis Imaginary Axis 5 -5 16.8 16.7 16.6 16.5 -10 16.4 16.3 -15 16.2 -20 -60 -0.4 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 -0.3 -0.2 -0.1 0 0.1 0.2 0.3 0.4 Real Axis Real Axis In corrispondenza del valore c1=100, i poli a ciclo chiuso sono praticamente ancora coincidenti con i punti di partenza dei rami del luogo. 40 Per calcolare la posizione del punto doppio, risolviamo la corrispondente equazione dei punti doppi 41 42 Calcolo mediante taratura del luogo 43 Luogo delle radici al variare del guadagno k Valore del guadagno k associato al punto doppio kcr 1 1 2 K 44 Feedback di accelerazione Vediamo se con leggi di controllo in retroazione più complesse rispetto alla si riesce a migliorare le prestazioni del sistema di sospensioni attive Sfruttiamo in particolare la possibilità di trasdurre e retroazionare l’accelerazione verticale dello chassis. Sostituendo e trasformando con Laplace si ottiene dalla quale ricaviamo la Funzione di trasferimento 3 45 3 Ora si possono controllare le caratteristiche della Funzione di trasferimento G3(s) avendo a disposizione tre parametri di taratura m1, c1 e k Il polinomio caratteristico della FdT G3(s) è al quale corrispondono i seguenti valori della pulsazione naturale e del coefficiente di smorzamento: 46 Illustriamo una metodologia sistematica per scegliere in sequenza i valori dei tre parametri di taratura. 47 Analizziamo mediante luogo delle radici l’effetto della variazione del guadagno m1 48 49 Controllo dell’assetto I modelli di sospensioni attive introdotti finora, e le relative analisi, sono state prevalentemente orientate al problema del miglioramento del comfort con riferimento alla compensazione delle accelerazioni verticali dell’abitacolo causate dalle irregolarità della sede stradale Per il controllo dell’assetto (handling) è importante valutare la risposta del sistema in presenza di forze esterne disturbanti agenti sulla carrozzeria che possono essere dovute ad effetti aerodinamici (sia transitori che permanenti), trasferimenti di carico, etc. 50 Sulla base dello schema a blocchi riportato in figura, si può scrivere la seguente equazione che, con il solito cambio di variabile, viene trasformata come segue Ora illustriamo una particolare forma per la legge di controllo in retroazione della forza, in cui alle aliquote già presenti (le retroazioni di velocità e di accelerazione) si introduce una componente aggiuntiva 51 Sostituendo si ottiene Schema a blocchi equivalente Gli anelli di retroazione di velocita ed accelerazione, e l’ammortizzatore con costante elastica k, garantiscono, se ben tarati, un comportamento soddisfacente per quanto concerne il miglioramento del comfort La componente aggiuntiva può essere progettata quindi per assolvere a specifiche di controllo concernenti l’handling 52 E’ obbiettivo della componente aggiuntiva garantire la reiezione (o comunque una sufficiente attenuazione) degli effetti della forza disturbante d(t) E’ possibile ottenere tale obbiettivo realizzando una struttura in retroazione in cui il regolatore possiede un polo nell’origine (sistema di controllo di tipo 1) 53 La soluzione più semplice appare la realizzazione di un controllore integrale (controllore “I”), al quale corrisponde la seguente Funzione di trasferimento Avendo posto xr=0 il sistema a ciclo chiuso può essere rappresentato come segue 54 Il controllore integrale R(s) deve garantire la stabilità a ciclo chiuso del sistema in retroazione La stabilità del sistema in retroazione in Figura al variare del guadagno può essere analizzata tracciando un adeguato luogo delle radici. Tale analisi verrà illustrata poco in avanti Dimostriamo attraverso il teorema del valore finale che il sistema di controllo in Figura, assunto stabile a ciclo chiuso, garantisce la reiezione asintotica di un disturbo d(t) costante Poniamo 55 R(s) G3(s) La Funzione di trasferimento tra il disturbo d(t) è l’uscita xb si calcola applicando le regole di composizione tra schemi a blocchi 56 Serie/feedback con disturbo (retroazione unitaria) u t u (t ) d (t ) Rs Rs Gs 1 Rs G s Gs 1 Rs Gs d t Gs y (t ) y(t ) IMPORTANTE 57 Serie/feedback con disturbo (retroazione unitaria) u t Rs Rs Gs Y s W t 1 Rs Gs U s d 0 y u Gs Y s W t 1 Rs Gs Ds u 0 y d d t Gs y (t ) fdT ingresso-uscita fdT disturbo-uscita 58 R(s) G3(s) La Funzione di trasferimento a ciclo chiuso tra il disturbo d(t) è l’uscita xb assume la forma Polinomio caratteristico a ciclo chiuso (ipotizzato stabile, le relative condizioni sui parametri verranno precisate da qui a poco) 59 Il valore a regime dell’uscita xb(t) in risposta ad un disturbo costante d(t)=d0 =cost. si può valutare per mezzo del teorema del valore finale La retroazione integrale garantisce quindi la reiezione di un disturbo costante sotto l’ipotesi di sistema stabile a ciclo chiuso. Ricaviamo la condizione sui parametri di progetto che garantisca la stabilità a ciclo chiuso del sistema, che garantisca cioè che il polinomio caratteristico P(s) abbia tutte le radici a parte reale negativa. 60 Applichiamo a tal fine il Criterio di Routh-Hurwitz (RH). Il criterio di RH consente di affermare se un dato polinomio abbia tutte le radici contenute nel semipiano sinistro, e in caso contrario di determinare il numero di radici a parte reale positiva Il criterio si basa sulla costruzione di una certa tabella numerica (tabella di RH) E’ stato dimostrato che un polinomio ha tutte le radici a parte reale negativa se e solo se tutti gli elementi della prima colonna della Tabella di RH hanno segno concorde. 61 Criterio di Routh-Hurwitz (sketch) n+1 righe L’ultima riga contiene un solo elemento Ogni variazione (permanenza) del segno dei coefficienti della prima colonna di R corrisponde ad una radice di p(x) a parte reale positiva (negativa). 62 4 righe b2 b2 1 b1 0 c1 1 c1 1 b2 b2 kI k I kI 0 Gli elementi della prima colonna hanno segno concorde se e solo se il coefficiente b2 è strettamente positivo. Tale condizione si verifica se 63 L’equazione rappresenta pertanto il vincolo di progetto sui coefficienti del sistema di sospensioni attive che deve essere soddisfatto al fine di garantire la stabilità del polinomio caratteristico P(s) della Funzione di trasferimento a ciclo chiuso Analizziamo mediante il luogo della radici l’effetto della variazione dei coefficienti di progetto kI, k e c1 sui poli a ciclo chiuso Ricordiamo come si debba a tal fine fare riferimento alla seguente decomposizione 64 Il polinomio P1(s) ha un polo nell’origine e due poli che possono essere sia reali negativi che complessi coniugati (ma che risultano complessi coniugati per valori tipici dei parametri) Il polinomio P2(s) non ha invece radici, quindi i tre rami del luogo convergono verso i tre asintoti 65 66 Il valore del guadagno critico kcr va ora inteso come un valore minimo per il guadagno al di sotto del quale il sistema a ciclo chiuso è instabile 67 Il valore del guadagno critico c1cr va anche ora inteso come un valore minimo consentito al di sotto del quale il sistema a ciclo chiuso è instabile 68 Considerazioni aggiuntive Talvolta si impiegano molle e smorzatori non lineari in cui le forze prodotte sono funzioni non lineari della deformazione e della velocità relativa Le prestazioni migliorano rispetto alla configurazione lineare, ed è infatti una soluzione molto adottata nella pratica anche a causa del costo e della complessità molto inferiore in confronto con un sistema di sospensioni attive 69 Sospensioni semiattive Le sospensioni semi-attive hanno una struttura simile a quella delle sospensioni passive con la differenza che impiegano un dispositivo smorzatore del quale è possibile variare in linea il coefficiente di smorzamento che diventa pertanto una funzione del tempo C=C(t) La variazione del coefficiente di smorzamento è asservita alle letture dei sensori (velocità, accelerazione verticale e laterale, angolo di sterzata,…) e ad un software di controllo gestito da un microprocessore che implementa la logica di controllo sulla base di un determinato insieme di grandezze misurate. La potenza richiesta è modesta (dell’ordine delle poche centinaia di Watt), e pesi e ingombri sono pertanto nettamente inferiori. rispetto alle sospensioni attive 70 La grossa limitazione alle prestazioni ottenibili è che lo smorzatore può generare forze solo in regime dinamico quando cioè esiste una velocità relativa non nulla tra le masse sospese e le masse non sospese. Un attuatore attivo non è soggetto ad alcuna limitazione in tal senso e la forza che può applicare alla massa è completamente svincolata dalle velocità relative tra le masse sospese e non sospese. Per contro, una sospensione semiattiva è un dispositivo di controllo che, in sede di analisi teorica, introduce delle equazioni di funzionamento tempovarianti che invalidano i metodi di analisi applicati nelle precedenti sezioni i quali assumevano per la sospensione un modello matematico lineare e tempo invariante Se consideriamo infatti la versione semi-attiva del modello single-mass il modello matematico risultante è il seguente Non può essere determinata una funzione di trasferimento 71 72 Tecnologie realizzative Smorzatori idraulici passivi (in inglese “dampers”, o “shock absorbers”) Un olio idraulico fluisce attraverso la valvola che mette in comunicazione due camere a tenuta. Più è stretta la luce d’efflusso della valvola, maggiore sarà la forza dissipativa di natura viscosa generata. 73 Tecnologie realizzative Smorzatori idraulici passivi a doppio tubo 74 Tecnologie realizzative Smorzatori idraulici semi-attivi ad orifizio regolabile (serie “CDC” Continuously Damping Control della casa tedesca ZF Sachs) Il coefficiente di smorzamento viene modificato variando meccanicamente, con opportuni attuatori tipicamente elettrici o elettromagnetici, la luce di efflusso del fluido viscoso tra le due camere dello smorzatore 75 Vanno diffondendosi degli smorzatori di tipo differente che usano particolari fluidi (fluidi reologici) le cui proprietà fisiche (tra cui la viscosità) si modificano al variare di un campo magnetico o elettrico applicato. In funzione del fatto che il fluido “risponda” ad un campo magnetico o elettrico applicato si parla di fluidi magnetoreologici (MR) o elettroreologici (ER). Avendo a disposizione un fluido MR o ER è possibile mantenere costante la luce di efflusso tra le due camere e variare il coefficiente di smorzamento dello smorzatore semiattivo agendo elettromagneticamente sulla viscosità del fluido Questa tecnologia consente di ottenere ampie escursioni del valore di viscosità (il rapporto tra le viscosità massima e minima ottenibile dipende ovviamente dal particolare fluido, ma non è mai inferiore a 10) 76 In figura osserviamo una possibile realizzazione di tipo MR. La luce di efflusso, ricavata nel pistone, è circondata da una bobina elettrica (coil). La bobina è alimentata elettricamente da due conduttori (wires) ubicati all’interno del pistone, e induce un campo magnetico nella regione di trafilamento del fluido, variandone localmente la viscosità Questa tecnologia consente di variare il coefficiente di smorzamento con continuità. 77 Come elementi di ausilio per garantire lo smorzamento delle vibrazioni nel veicolo si incontrano anche le barre antirollio, che interconnettono due ruote dello stesso asse e generano, in maniera passiva o attiva, una coppia che tende a smorzare i moti di rollio non desiderati Le barre attive antirollio utilizzano in genere attuatori idraulici. Alcuni costruttori (es. BMW) propongono sistemi di sospensione con barre attive antirollio e smorzatore semi-attivo. 78 Modello quarter-car a due masse Modello quarter-car a due masse di un autoveicolo con sospensioni attive 79