“The official version of an ACI document is the English version. A translation of an ACI document is for the convenience of users who do not speak English. Care has been taken to ensure that the translation is correct: however, ACI does not guarantee its accuracy. Official interpretation of an ACI document shall be based only on the English version.” La lingua ufficiale di qualunque documento edito dall’ACI è l’inglese. Ogni traduzione di uno qualunque di tali documenti è fatta solo ed esclusivamente per comodità dei lettori che non hanno familiarità con la lingua inglese. La massima attenzione è stata posta nell’assicurare la correttezza e la rispondenza della traduzione al documento originale: tuttavia, l’ACI non può garantire tale accuratezza. L’interpretazione ufficiale di un qualunque documento edito dall’ACI dovrà essere fatta solo ed esclusivamente sulla versione in lingua inglese. i NOTA INTRODUTTIVA ALLA TRADUZIONE L’American Concrete Institute International (ACI), fondato nel 1904, è un’organizzazione internazionale con oltre 30.000 membri che si dedica alla creazione e diffusione della conoscenza delle caratteristiche e dei campi specifici di impiego del calcestruzzo. ACI, tramite la sua struttura organizzativa suddivisa in comitati tecnici, ha prodotto più di 400 documenti nel formato di rapporti, guide, specifiche e normative. Il più rilevante di tali documenti è quello relativo alla normativa per la progettazione di strutture in c.a. e c.a.p. (Building Code Requirements for Structural Concrete and Commentary). Questa normativa è riconosciuta con la sigla del comitato che la genera (ACI 318), seguita dall’anno di promulgazione (ad esempio: 96, 99, 02). In quanto segue si farà riferimento alla penultima versione, denominata ACI 318-99. Di seguito è riportata la versione italiana del documento ACI 440.2R-02, redatto dal Comitato 440 dell’ACI e pubblicato nel 2002. Alla traduzione del documento hanno partecipato docenti e ricercatori italiani coinvolti nelle attività di ACI Italy Chapter, gruppo italiano di ACI International di recente costituitosi. E’ opportuno rilevare che la versione in lingua italiana, redatta nella convinzione di offrire un utile servizio ai potenziali utilizzatori, riporta fedelmente i contenuti del documento originale. Tuttavia, l’ACI Italy Chapter è consapevole che talvolta la traduzione riporta la versione puramente letterale del testo in inglese, non perfettamente adattata ai modi espressivi più tipici della lingua italiana. Queste brevi note introduttive, non presenti nella versione originale, sono state aggiunte al fine di rendere più agevole la comprensione del presente documento ai lettori italiani. In particolare di seguito sono forniti i cenni sulla logica di verifica agli Stati Limite insita nelle raccomandazioni dell’ACI, effettuando un confronto con quanto generalmente previsto dalle normative europee ed italiane. Inoltre, è effettuato un confronto tra i termini più ricorrenti nel documento ACI e l’analoga terminologia adoperata in Europa al fine di evitare possibili confusioni generate dalla diversa simbologia adottata. La recente ordinanza ministeriale riguardante le costruzioni in zona sismica (G.U. N. 105) (maggio 2003) ha per la prima volta introdotto in una normativa italiana la possibilità di adoperare - sia pure nel solo caso di interventi sugli edifici esistenti, e segnatamente solo per strutture in c.a. - i materiali polimerici fibro-rinforzati, comunemente indicati con la sigla FRP, acronimo anglosassone di Fiber Reinforced Polymer. Il documento ACI 440.2R-02 tratta per l’appunto tale argomento e si riferisce all’uso di GFRP, CFRP ed AFRP, ossia materiali polimerici rinforzati rispettivamente impiegando fibre di vetro (G sta per “glass”), carbonio (Carbon) e fibre aramidiche (Aramid). Le linee guida proposte da ACI constano di 5 parti e 3 appendici; queste ultime riguardano rispettivamente: le proprietà meccaniche delle fibre; il riferimento alle normative ASTM da adoperare nella sperimentazione; l’individuazione dei futuri sviluppi della ricerca nel settore che qui si discute. Le 5 parti principali, invece, trattano i seguenti argomenti: Parte 1 (capitoli 1 e 2 ) – Generalità; Parte 2 (capitolo 3) – I materiali; Parte 3 (capitoli 4, 5, 6 e 7) – Operazioni di trasporto, stoccaggio, posa in opera e collaudo; Parte 4 (capitoli 8, 9, 10, 11, 12 e 13) – Prescrizioni di progetto; Parte 5 (capitoli 14 e 15) – Esempi di progetto e bibliografia. Gli aspetti progettuali, di cui si parla in queste brevi note informative, sono pertanto presentati nella Parte 4, ove si fa esplicito riferimento alla normativa ACI 318-99, di cui si è detto in precedenza. Vale la pena sottolineare alcune differenze che intercorrono tra la citata normativa statunitense e le normative che ad oggi sono adottate in Italia (in particolare ci si riferisce all’Eurocodice 2 ed al D.M. 9/1/1996) per le strutture in c.a. La differenza più evidente riguarda la filosofia di verifica agli stati limite. In particolare, in accordo con quanto prescritto dalle normative nostrane, la verifica si intende soddisfatta quando si ha: Ru ≥ S d avendo indicato con Ru la resistenza ultima e con Sd la corrispondente sollecitazione di calcolo. Ora i valori di Sd sono ottenuti effettuando l’analisi strutturale sotto l’azione di progetto Fd (Parte Generale, §7, D.M. 9/1/1996) ottenuta come combinazione lineare dei valori caratteristici dei carichi agenti (Gk, Pk, Qik), tenendo conto di fattori parziali di sicurezza sui carichi γ (γg, γp, γq, in genere maggiori di 1) e dei coefficienti di combinazione ψ (minori dell’unità). I valori di Ru allo stato limite ultimo, corrispondono alle resistenze ottenute in accordo a prestabiliti meccanismi resistenti adoperando i valori di calcolo fd delle resistenze dei materiali, a loro volta ricavati dividendo i valori caratteristici fk per coefficienti parziali sui materiali γm, in genere maggiori di 1. ii La norma americana, invece, prevede che venga verificata la seguente disuguaglianza: φ Rn ≥ Su avendo indicato con Rn la resistenza nominale, con φ il fattore di riduzione di tale resistenza e con Su la corrispondente sollecitazione ultima (di calcolo). La sollecitazione Su è ottenuta, anche in tal caso, effettuando l’analisi strutturale e amplificando i carichi permanenti ed accidentali attraverso opportuni coefficienti α (presi pari a 1.4 per i carichi permanenti e 1.7 per quelli accidentali in ACI 318-99). La riduzione sulla resistenza non viene questa volta effettuata dividendo le resistenze caratteristiche dei materiali per i corrispondenti coefficienti parziali γ, bensì effettuando la riduzione direttamente sulle caratteristiche della sollecitazione mediante il richiamato coefficiente φ. I meccanismi resistenti secondo i quali valutare le resistenze nominali Rn sono gli stessi previsti dalle normative europee, ma le resistenze dei materiali da utilizzare sono i valori caratteristici. Queste differenze possono generare anche confusioni connesse alla simbologia adoperata. Ad esempio, in accordo al D.M. 9/1/1996, la verifica allo stato limite ultimo di una membratura inflessa si esegue controllando che: Mu ≥ Md ossia che il momento ultimo sia maggiore di quello di calcolo; impiegando le ACI 318-99 la stessa verifica richiede che sia soddisfatta la disuguaglianza: φMn ≥ Mu In questo secondo caso il simbolo Mu sta ad indicare la sollecitazione di calcolo (Md del nostro DM) e non il valore resistente ultimo! Infine, si vuol fissare l’attenzione su altre lievi differenze nella simbologia adottata che potrebbero dar origine a qualche confusione. Di frequente in passato nelle nostre normative (ma anche tutt’ora su molti libri di testo) il pedice “f” viene utilizzato per indicare grandezze geometrico-meccaniche riguardanti l’armatura metallica: accade così che con Ef spesso si indica il modulo di Young dell’acciaio, con Af l’area complessiva di tondini adoperati etc.. Nel presente documento la lettera “f” è adoperata per indicare l’FRP; quindi Ef indicherà il modulo elastico dell’FRP, Af l’area del rinforzo esterno in FRP, etc.. Le analoghe grandezze relative all’acciaio (“steel”) sono indicate con il pedice “s” (Es, As, etc.) coerentemente con la simbologia del D.M. 9/1/96 e dell’Eurocodice 2. Per ciò che concerne le caratteristiche meccaniche del rinforzo in FRP, nelle due forme di tessuti impregnati in-situ (“manual lay-up”) o lamine pultruse (“pre-cured laminate”), vale la pena solo di ricordare che i valori di tali grandezze (modulo elastico, resistenza ultima, deformazione ultima) così come dedotte da prove standard (in genere ASTM), sono, o meglio dovrebbero essere, chiaramente riportate dal produttore. Nel caso delle lamine pultruse, questi valori si riferiscono all’area del composito (fibra più resina). Nel caso dei tessuti questi valori si riferiscono o all’area netta delle fibre (tessuto secco) o al composito finale (di nuovo, fibra più resina). Per i tessuti, questa duplicità è il risultato del fatto che con l’impregnazione in-situ non è sempre controllabile la quantità (spessore) della resina. In ogni caso, i due metodi portano allo stesso risultato finale, perché le proprietà meccaniche sono sempre determinate da test su campioni di lamina e MAI su fibre individuali. Nella valutazione del contributo alla resistenza del rinforzo esterno offerto da più strati di tessuto, si valuta l’area complessiva del rinforzo con l’espressione seguente: A f = nt f w f dove tf e wf indicano, rispettivamente, spessore e larghezza del singolo strato (impregnato o non, in funzione della scelta delle proprietà meccaniche) ed n è il numero di strati applicati nell’intervento. Per il quadro completo della simbologia riportata nel documento in oggetto si rimanda al § 1.5. Nella lettura del testo si troveranno spesso riferimenti a documenti e norme di associazioni statunitensi quali ACI, ASTM, ICRI etc.. Tali riferimenti sono menzionati alla fine del testo nel CAPITOLO 15. Si fa presente, inoltre, che ogni riferimento al sistema di misura inglese (in-lb) è stato omesso e che, pertanto, tabelle, diagrammi ed equazioni sono, tutte, espresse nel Sistema Internazionale (SI). Preme infine sottolineare che, qualora si incontrassero termini in lingua inglese volutamente non tradotti in italiano se ne potrà trovare una loro spiegazione nel § 1.4 relativo alle definizioni ed acronimi. iii L’ACI Italy Chapter ha formato un comitato tecnico per la traduzione dall’inglese all’italiano di questo documento presieduto da Antonio Nanni, Renato Parretti, Andrea Prota e Roberto Realfonzo. Di seguito si riporta la lista completa dei docenti e ricercatori che hanno contribuito alla traduzione: Vincenza Antonucci Paolo Casadei Francesca Ceroni Marco Di Ludovico Veronica Grasso Gian Piero Lignola Gennaro Magliulo Giancarlo Marcari Enzo Martinelli Rosario Montuori Antonio Nanni Emidio Nigro Renato Parretti M. Rosaria Pecce Andrea Prota Roberto Realfonzo BIBLIOGRAFIA CITATA NELLA NOTA INTRODUTTIVA Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, 20 Marzo 2003; “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale N. 105 dell’8 Maggio 2003. D.M.LL.PP. del 09/01/1996; “Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in c.a., normale e precompresso e per le strutture metalliche”. Eurocodice 2 iv ACI 440.2R-02 Tecnologie Emergenti Guida per il Progetto e la Costruzione di Strutture in Cemento Armato Rinforzate Esternamente con Sistemi in FRP Documento a cura del Comitato 440 dell’ACI ACI incoraggia lo sviluppo e l’appropriato impiego di tecnologie nuove ed emergenti attraverso la pubblicazione della serie delle Tecnologie Emergenti. Questa serie presenta informazioni e raccomandazioni basate su dati e test disponibili in letteratura, su una limitata esperienza ottenuta con applicazioni pratiche e sulle opinioni dei membri del Comitato. Le informazioni e raccomandazioni contenute nella guida possono essere meno sviluppate e comprovate rispetto a quelle relative ad una più matura tecnologia. Questo documento identifica aree nelle quali le informazioni citate non sono ritenute del tutto sviluppate e individua la direzione che le future ricerche dovrebbero seguire. I professionisti che usano questo documento devono essere in grado di capirne le limitazioni ed utilizzare la loro capacità di giudizio critica tutte le volte che si preveda l’impiego di questa tecnologia emergente. Sami H. Rizkalla Presidente Charles E. Bakis Ali Ganjehlou P.N. Balaguru Duane J. Gee Craig A. Ballinger T. Russell Gentry Lawrence C. Bank Arie Gerritse Abdeldjelil Belarbi Karl Gillette Brahim Benmokrane William J. Gold* Gregg J. Blaszak* Charles H. Goodspeed, III Gordon L. Brown, Jr. Nabil F. Grace Vicki L. Brown Mark F. Green Thomas I. Campbell Mark E. Greenwood Charles W. Dolan Doug D. Gremel Dat Duthinh Michael S. Guglielmo Rami M. El Hassan Issam Elias Harik Salem S. Faza Mark P. Henderson Edward R. Fyfe Bohdan N. Horeczko David M. Gale Srinivasa L. Iyer John P. Busel Segretario Damian I. Kachlakev Morris Schupack Vistasp M. Karbhari David W. Scott Howard S. Kliger Rajan Sen James G. Korff Mohsen A. Shahawy Michael W. Lee Carol K. Shield Ibrahim Mahfouz Khaled A. Soudki Henry N. Marsh, Jr. Luc R. Taerwe Orange S. Marshall Jay Thomas Amir Mirmiran Houssam A. Toutanji Ayman S. Mosallam Taketo Uomoto Antoine E. Naaman Miroslav Vadovic Antonio Nanni David R. Vanderpool Kenneth Neale Milan Vatovec Edward F. O’Neil, III Stephanie L. Walkup Max L. Porter David White * Co-Chairs del sottocomitato che hanno preparato questo documento. Nota: Il Comitato ringrazia Paul Kelley per il contributo dato alla stesura del documento. Tutti i documenti e i commentari prodotti dall’ACI sono intesi come guide per programmare, progettare, eseguire ed ispezionare una struttura. Questo documento può essere usato da chiunque sia in grado di comprendere i concetti e i limiti in esso contenuti e che sia disposto ad assumersi la responsabilità per l’applicazione di questa tecnologia emergente. L’American Concrete Institute non è responsabile dei contenuti del documento e non è perseguibile in caso di danni derivanti dal suo utilizzo. Il riferimento a questo documento non è permesso nei documenti contrattuali. Se le informazioni presenti in questa guida sono ritenute meritorie di menzione da parte del progettista nei documenti contrattuali, esse devono essere riformulate in linguaggio prescrittivo e successivamente inglobate nei documenti contrattuali. I sistemi in materiale composito (FRP, Fiber-reinfortced polymer) per il rinforzo di strutture in calcestruzzo stanno emergendo come valida alternativa alle tecniche di rinforzo tradizionali come il placcaggio con piatti in acciaio, l’allargamento di sezione e la precompressione esterna. I sistemi di rinforzo in materiale composito usano gli FRP come ulteriore elemento di rinforzo da applicare esternamente all’elemento. I sistemi in FRP offrono vantaggi rispetto ai metodi tradizionali: sono leggeri, relativamente facili da installare e resistenti alla corrosione. A causa delle particolari caratteristiche degli FRP, specifiche linee guida sono necessarie per l’analisi e la comprensione del comportamento di elementi rinforzati con questi sistemi. ACI 440.2R-02 è in uso dal Luglio, 2002. Copyright © 2002, American Concrete Institute. Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche parziale in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo (comprese fotocopie e microfilm). 440.2R-1 440.2R-2 ACI COMMITTEE REPORT Questo documento offre informazioni di carattere generale relative allo sviluppo storico e all’impiego degli FRP come materiale di rinforzo; descrive le caratteristiche dei materiali in FRP ed offre le interpretazioni e le raccomandazioni che il Comitato ha sviluppato sul progetto, l’esecuzione, e l’ispezione per il rinforzo esterno di strutture in calcestruzzo. Le linee guida qui riportate sono fondate sulla conoscenza guadagnata in tutto il mondo attraverso ricerche di laboratorio, lavori analitici e applicazioni pratiche di sistemi in FRP usati per il rinforzo esterno di strutture in calcestruzzo. Parole chiave: fibre aramidiche; ponti; edifici; fibre di carbonio; calcestruzzo; corrosione; ampiezza delle fessure; fessurazione; cicli di carico; abbassamenti; lunghezza di ancoraggio; resistenza sismica; fatica; fiber-reinforced polymer; flessione; fibre di vetro; taglio; tensioni, analisi strutturale; progetto; torsione. CAPITOLO 6 – ISPEZIONE, VALUTAZIONE ED ACCETTAZIONE.......................................................... 19 6.1 – Ispezioni .....................................................19 6.2 – Verifica e accettazione ...............................20 CAPITOLO 7 – MANUTENZIONE E RIPARAZIONE….......................................................... 21 7.1 – Considerazioni generali ..............................21 7.2 – Ispezioni .....................................................21 7.3 – Riparazione del sistema di rinforzo ............21 7.4 – Riparazione del manto protettivo ...............22 PARTE 4 – LINEE GUIDA PER IL PROGETTO .22 CAPITOLO 8 – CONSIDERAZIONI GENERALI PER IL PROGETTO…. ......................................................... 22 PARTE 1 – GENERALE.........................................3 8.1 – Filosofia di progetto ...................................22 8.2 – Limiti del rinforzo ......................................22 8.3 – Scelta del sistema in FRP più idoneo .........24 8.4 – Valori di progetto delle proprietà meccaniche dei sistemi in FRP ...............................................25 CAPITOLO 1 – INTRODUZIONE ................................. 3 CAPITOLO 9 – RINFORZO A FLESSIONE............... 26 INDICE 1.1 – Scopo e limitazioni ...................................... 3 1.2 – Applicazione e utilizzo ................................ 4 1.3 – Utilizzo di sistemi in FRP............................ 5 1.4 – Definizioni ed acronimi ............................... 6 1.5 – Notazioni ..................................................... 8 CAPITOLO 2 – INFORMAZIONI PRELIMINARI.... 10 2.1 – Evoluzione Storica..................................... 10 2.2 – Sistemi di rinforzo esterno in FRP disponibili sul mercato.......................................................... 10 PARTE 2 – MATERIALI .......................................11 CAPITOLO 3 – MATERIALI COSTITUENTI E PROPRIETA’…….......................................................... 11 3.1 – Materiali costituenti ................................... 11 3.2 – Proprietà fisiche ......................................... 12 3.3 – Proprietà meccaniche................................. 12 3.4 – Comportamento nel tempo......................... 13 3.5 – Durabilità ................................................... 14 3.6 – Qualificazione dei sistemi in FRP.............. 15 PARTE 3 – REQUISITI COSTRUTTIVI................15 CAPITOLO 4 – TRASPORTO, STOCCAGGIO ED USO………………………………………………………15 4.1 – Trasporto.................................................... 15 4.2 – Stoccaggio ................................................. 15 4.3 – Uso............................................................. 15 CAPITOLO 5 – INSTALLAZIONE.............................. 16 5.1 – Qualifiche dell’installatore ........................ 16 5.2 – Considerazioni ambientali ......................... 16 5.3 – Attrezzature ............................................... 16 5.4 – Preparazione superficiale........................... 16 5.5 – Mescolamento delle resine......................... 17 5.6 – Applicazione dei materiali costituenti il rinforzo ............................................................... 18 5.7 – Allineamento degli FRP ............................ 19 5.8 – Strati multipli e lunghezze di ancoraggio .. 19 5.9 – Polimerizzazione delle resine .................... 19 5.10 – Protezione temporanea............................. 19 9.1 – Considerazioni generali ..............................26 9.2 – Resistenza nominale ...................................27 9.3 – Duttilità.......................................................28 9.4 – Stato limite di esercizio ..............................28 9.5 – Rottura per creep e limiti tensionali per fatica 28 9.6 – Sezione rettangolare a semplice armatura ..29 CAPITOLO 10 – RINFORZO A TAGLIO ................... 31 10.1 – Considerazioni generali ............................31 10.2 – Schemi di fasciatura .................................31 10.3 – Resistenza nominale .................................32 10.4 – Contributo del rinforzo in FRP alla resistenza a taglio ................................................32 CAPITOLO 11 – SFORZO NORMALE CENTRATO ED INCREMENTO DELLA DUTTILITA’................. 33 11.1 – Compressione assiale................................33 11.2 – Rinforzo a trazione ...................................35 11.3 – Duttilità.....................................................35 CAPITOLO 12 – DETTAGLI PER IL RINFORZO .... 36 12.1 – Aderenza e delaminazione........................36 12.2 – Le sovrapposizioni ...................................36 CAPITOLO 13 – DISEGNI ESECUTIVI E DOCUMENTI DI PROGETTO .................................... 37 13.1 – Norme per il progetto ...............................37 13.2 – Disegni esecutivi e specifiche di progetto 38 13.3 – Documenti di progetto..............................38 PARTE 5 – ESEMPI PROGETTUALI ..................39 CAPITOLO 14 – CASI SVOLTI ................................... 39 14.1 – Calcolo della resistenza a trazione di un sistema in FRP considerando l’area netta delle fibre e l’area totale del laminato ..........................39 14.2 – Calcolo della resistenza a trazione di sistemi wet lay-up e pre-cured in FRP.............................39 14.3 – Rinforzo a flessione di una trave interna in c.a… ....................................................................41 14.4 – Rinforzo a taglio di una trave interna a T in c.a… ....................................................................44 PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO 14.5 – Rinforzo a taglio di una colonna esterna in c.a….................................................................... 46 CAPITOLO 15 – BIBLIOGRAFIA ............................... 48 15.1 – Codici e normative................................... 48 15.2 – Bibliografia citata nel documento............ 49 15.3 – Ulteriore bibliografia ............................... 52 PARTE 6 - APPENDICI ........................................53 APPENDICE A – PROPRIETA’ DELLE FIBRE DI CARBONIO, VETRO E ARAMIDE ............................. 53 APPENDICE B – SOMMARIO DELLE METODOLOGIE DI PROVA STANDARD ................ 54 APPENDICE C – RICERCHE FUTURE ..................... 54 PARTE 1 – GENERALE CAPITOLO 1 – INTRODUZIONE Il rinforzo o la riabilitazione di strutture in c.a. esistenti, sia nel caso di incrementi dei carichi di progetto, che per sopperire ad un livello di danno esistente, o ancora, per incrementare la duttilità strutturale, sono stati tradizionalmente realizzati impiegando materiali e tecniche convenzionali. Alcune delle tecniche tradizionalmente impiegate prevedono l’applicazione esterna di piatti in acciaio, l’incamiciatura mediante calcestruzzo o profilati metallici e l’utilizzo di cavi esterni post-tesi. I materiali compositi nati dal connubio di fibre e di una matrice di resina polimerica, anche noti come polimeri fibro-rinforzati (FRP), sono emersi, di recente, come un’alternativa alle tecniche tradizionali, che prevedono l’uso di materiali convenzionali. Nello spirito di questo documento, per “sistema in FRP” si intende il sistema costituito dalle fibre e dalle resine che costituiscono il laminato vero e proprio, dalle resine utilizzate per l’incollaggio del laminato al supporto in calcestruzzo, e dagli eventuali manti di protezione del rinforzo. I manti di protezione utilizzati esclusivamente per motivi estetici non sono considerati parte del sistema in FRP. I materiali in FRP presentano caratteristiche di leggerezza, resistenza alla corrosione ed un’elevata resistenza a trazione. Sono disponibili in svariate forme, dai laminati prodotti mediante un processo industriale ai tessuti non impregnati che possono essere facilmente applicati a elementi di forma qualsiasi a cui sono resi aderenti attraverso l’applicazione di resine polimeriche. Il modesto spessore del sistema in FRP lo rende preferibile in quelle applicazioni dove è necessario salvaguardare l’aspetto estetico non modificando la fruizione degli spazi. Il crescente interesse nei confronti dei materiali in FRP per il rinforzo e la riabilitazione strutturale è attribuibile a numerosi fattori. Sebbene il costo di tali materiali sia elevato rispetto a quelli tradizionali, quali calcestruzzo e acciaio, i costi di manodopera e di attrezzature per la loro installazione risultano spesso inferiori. I materiali in FRP possono inoltre essere utilizzati in zone di difficile accesso in cui le tecniche tradizionali potrebbero risultare di difficile applicazione: ad esempio, nel caso del rinforzo dell’intradosso di una soletta in corrispon- 440.2R-3 denza della zona di passaggio degli impianti tecnologici. La conoscenza, derivante da studi di ricerca a livello mondiale, da analisi teoriche, e da applicazioni pratiche dei sistemi in FRP, costituisce la base di questo documento. Le indicazioni contenute in questo documento forniscono procedure progettuali che tengono conto della novità nell’impiego dei materiali compositi e quindi forniscono margini di sicurezza più elevati di quanto avviene in analoghi documenti che trattano materiali convenzionali. Le problematiche per le quali sono necessarie ulteriori approfondimenti sono evidenziate nell’APPENDICE C. 1.1 – Scopo e limitazioni Il presente documento fornisce una guida per la scelta, la progettazione e l’applicazione di sistemi in FRP per il rinforzo di strutture in c.a.. Inoltre, nel testo sono riportate informazioni utili concernenti le proprietà dei materiali, il controllo di qualità e la manutenzione dei sistemi in FRP utilizzati per il rinforzo. Tali indicazioni possono essere adoperate per la scelta di un sistema in FRP avente la funzione, per citare un esempio, di incrementare la resistenza o la rigidezza di travi in c.a. o la duttilità di colonne. Il lavoro di ricerca svolto in tale settore negli ultimi vent’anni è alla base del presente documento. Esso include studi analitico-sperimentali ed applicazioni pratiche di rinforzo strutturale. Le procedure di progettazione, basate sulle conoscenze derivanti dagli studi menzionati, come detto, considerano margini di sicurezza adeguati alla novità della tecnologia. Tuttavia, è importante sottolineare che queste procedure, in molteplici casi, non sono state completamente sviluppate e testate. Col tempo se ne prevede la loro rielaborazione al fine di incrementarne l’accuratezza. Per il momento, è importante evidenziare le aree del documento che richiedono ulteriori approfondimenti. L’elevata durabilità e le prestazioni nel tempo dei materiali in FRP sono state e sono tutt’ora oggetto di ricerca. Risulta ancora difficile predire il comportamento nel tempo dei sistemi di rinforzo realizzati con materiali in FRP in quanto non sono al momento disponibili dati riguardanti le prestazioni nel lungo termine. Le linee guida di progetto qui riportate tengono conto della durabilità e del degrado legato a fattori ambientali utilizzando coefficienti di riduzione scelti in base alle caratteristiche dell’ambiente, mentre i fenomeni di fatica e deformazione viscosa sono considerati ponendo limitazioni sui valori delle tensioni di lavoro. Futuri sviluppi nella ricerca condurranno alla modifica di tali coefficienti di riduzione ed ad una più appropriata definizione delle condizioni ambientali e di carico ai quali tali coefficienti si riferiscono. Anche l’interazione tra le condizioni ambientali e di carico richiede ulteriori approfondimenti. Particolare cautela deve essere osservata nel caso di applicazioni in condizioni ambientali e di carico estreme Il presente documento fornisce indicazioni solo per quei materiali in FRP per i quali i fattori ambientali non influenzano il valore del modulo elastico a trazione considerato in fase progettuale. Tipicamente, per i sistemi in 440.2R-4 ACI COMMITTEE REPORT FRP il modulo elastico non è influenzato dalle condizioni ambientali. Tuttavia, vi possono essere delle fibre, resine, o una combinazione di esse per cui tale considerazione non è valida. L’attenzione della ricerca è spesso focalizzata su problematiche relative all’aderenza tra il sistema in FRP ed il supporto in c.a.. Nel caso di rinforzo a flessione e a taglio possono aversi meccanismi di rottura per distacco che governano la resistenza dell’elemento rinforzato. Benché la gran parte dei meccanismi di rottura prematura siano oggi noti, è necessario sviluppare metodi e modelli più accurati per la loro previsione. Le procedure di progetto impongono significativi limiti sul livello di deformazione raggiungibile nel materiale FRP (e dunque sul livello tensionale) per tenere conto, in modo cautelativo, delle modalità di rottura prematura suddette. E’ prevedibile che in futuro vi siano disponibili procedure di progetto che tengano conto direttamente delle modalità di rottura premature Il documento fornisce indicazioni per una definizione appropriata dei dettagli costruttivi e delle tecniche di applicazione dei sistemi in FRP, tali da prevenire crisi dovute a rotture premature. Le fasi di preparazione del supporto e l’ancoraggio del sistema in FRP sono di fondamentale importanza per il raggiungimento dei livelli di resistenza predetti dalle procedure del presente documento. Alcune ricerche sono state condotte sui vari metodi di ancoraggio ed è importante sottolineare, tuttavia, che esso è di difficile realizzazione essendo i materiali compositi fragili ed anisotropi. Per tale motivo, ogni metodologia di ancoraggio andrebbe attentamente valutata prima dell’applicazione. Le formule di progetto, fornite nel presente documento, derivano da studi sperimentali condotti principalmente su elementi di dimensioni moderate mentre non sono state eseguite prove su elementi di grosse dimensioni. Di conseguenza è necessaria particolare cautela in tutti quei casi che riguardano rinforzi di strutture molto grandi o nelle zone di estinzione1 degli elementi strutturali. Questo documento riguarda solamente il rinforzo utilizzato per garantire incrementi della resistenza a trazione. In generale non si raccomanda l’utilizzo di tali sistemi per il rinforzo a compressione agente nella direzione delle fibre, sebbene i materiali in FRP siano in grado di sopportare tali sforzi. I problemi per i quali è preferibile evitare di considerare il contributo a compressione degli FRP riguardano sia fenomeni di micro-instabilità delle fibre che analoghi fenomeni di instabilità dei laminati derivanti da deficienze nell’ancoraggio al supporto in calcestruzzo. Il documento non prende in considerazione le problematiche relative ai processi di produzione, controllo di qualità e manutenzione relative all’uso dei materiali compositi, né sono prese in analisi le indicazioni relative alla progettazione di tali processi. Questo documento non riguarda le applicazione al ca1 Le zone di estinzione sono rappresentate dalle regioni di un elemento strutturale nelle quali non è applicabile la teoria del De Saint Venant. so delle murature (blocchi di calcestruzzo, laterizi e mattoni in argilla). Tuttavia la ricerca ha mostrato che i sistemi in FRP possono essere utilizzati per il rinforzo di elementi in muratura e numerose indicazioni contenute nel presente documento potrebbero essere applicate a tali casi (Trantafillou 1998b; Ehsani et al. 1997; e Marshall et al. 1999). 1.2 – Applicazione e utilizzo I sistemi in FRP possono essere utilizzati sia per il consolidamento o per il ripristino della resistenza di elementi strutturali danneggiati che per la riabilitazione o il rinforzo di elementi strutturali nel caso in cui sia necessario procedere ad una variazione di destinazione d’uso o porre rimedio ad errori progettuali o di costruzione. Prima ancora di definire il tipo di sistema in FRP, il progettista dovrebbe valutare se è il caso di adoperare un tale sistema per il rinforzo della struttura in oggetto. Per la valutazione dell’affidabilità del sistema in FRP per una specifica applicazione, il progettista dovrebbe effettuare un’analisi della struttura esistente, valutandone la capacità di sopportare i carichi, le carenze strutturali e le cause ad esse connesse, e la condizione del supporto in calcestruzzo. L’analisi dovrebbe includere un’indagine diagnostica, la revisione del progetto o dello stato di fatto della costruzione, ed una analisi strutturale in base a quanto prescritto nel documento ACI 364.1R. La documentazione della struttura esistente dovrebbe essere analizzata, prendendo in considerazione i disegni, le specifiche progettuali, la tipologia costruttiva, le informazioni relative alle prove effettuate sulla struttura, ai consolidamenti realizzati, ed alla manutenzione dell’edificio nel tempo. Il progettista dovrebbe effettuare indagini sull’edificio secondo quanto definito nella documentazione ACI 437R o altri documenti disponibili. La resistenza a trazione del calcestruzzo, relativamente allo strato superficiale laddove sarà applicato il sistema in FRP, deve essere valutata conducendo una prova di “pull-off” in accordo con l’ACI 503R. Inoltre, le indagini diagnostiche dovrebbero riguardare: • Dimensioni degli elementi strutturali esistenti; • Posizione, dimensioni, e cause delle lesioni e dei distacchi del calcestruzzo; • Posizione ed estensione della corrosione delle armature; • Quantità e posizionamento dell’armatura; • Resistenza a compressione del calcestruzzo; • Integrità del calcestruzzo, specialmente del copriferro, con particolare attenzione per le zone del supporto dove il sistema in FRP sarà installato. La capacità portante va determinata con metodi analitici, o con altri metodi affidabili, sulla base delle informazioni derivanti dalle indagini diagnostiche, dai calcoli e dai disegni di progetto. Se ritenute necessarie, si possono effettuare prove di carico o d’altro tipo durante la procedura di valutazione. Il progettista deve consultare la letteratura disponibile e trarre informazioni utili dai produttori dei materiali in FRP, in modo da assicurarsi che il sistema in FRP scelto PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO ed l’eventuale manto protettivo siano adeguati alle esigenze specifiche del caso in esame. 1.2.1 Limiti del rinforzo – Una parte di progettisti e produttori di materiali in FRP raccomandano di limitare l’incremento di capacità portante che può essere ottenuto utilizzando gli FRP. La filosofia che sta dietro a questo suggerimento implica che la perdita del rinforzo esterno in FRP non dovrebbe causare il collasso dell’elemento. Indicazioni specifiche, tra cui quelle relative alla combinazione di carichi per l’analisi dell’elemento in cui si è perso il rinforzo in FRP, sono presenti nella PARTE 4. I sistemi in FRP utilizzati per incrementare la resistenza di elementi esistenti dovrebbero essere progettati seguendo le indicazioni della PARTE 4; esse includono un’esaustiva discussione sulle limitazioni all’incremento dei carichi, gli effetti che la temperatura e i fattori ambientali hanno sugli FRP e l’importanza che le condizioni delle armature in acciaio rivestono sull’integrità del sistema composito finale. 1.2.2 Sicurezza all’incendio – Le strutture rinforzate con sistemi in FRP devono rispettare le normative relative agli edifici e a quelle antincendio. Le percentuali di diffusione di fumo e fiamme libere devono essere determinate in base al documento ASTM E 84. Al fine di ridurre la diffusione di fumo e fiamme si possono utilizzare dei manti protettivi. Si assume che la resistenza dei sistemi in FRP si annulli durante un incendio, considerando la bassa resistenza di tali materiali alle alte temperature. Per tale motivo l’elemento strutturale, privo del rinforzo, deve essere in grado di sopportare i carichi durante l’incendio. Le indicazioni relative alla combinazione di carico e alla metodologia di calcolo della resistenza all’incendio sono riportate nella PARTE 4 di questo documento. 1.2.3 Massima temperatura in fase di esercizio – Le caratteristiche fisiche e le proprietà meccaniche delle resine che costituiscono il sistema in FRP sono influenzate dalla temperatura e, al di sopra della temperatura indicata con Tg - che segna il passaggio allo stato vetroso, si verificano danni permanenti nel materiale. La temperatura Tg segna il passaggio della resina da uno stato rigido-fragile ad uno stato plastico. Tale passaggio si traduce in un degrado delle proprietà del laminato. La temperatura Tg è propria di ogni sistema FRP e varia da 60 a 80 °C per i sistemi FRP comunemente esistenti in commercio. La temperatura massima di servizio di un materiale in FRP non dovrebbe eccedere tale valore di Tg fornito dal produttore. 1.2.4 Minimo valore di resistenza del supporto in calcestruzzo – I sistemi in FRP sono efficaci solo se applicati su calcestruzzo integro e non dovrebbero essere utilizzati per applicazioni su elementi strutturali contenenti barre d’armatura corrose o calcestruzzo ammalorato, a meno che il supporto non sia riparato secondo le indicazioni riportate più avanti nella Sezione 5.4. L’entità del degrado del calcestruzzo così come il deterioramento e la corrosione delle armature esistenti devono essere attentamente considerati e valutati prima dell’applicazione del sistema in FRP. Alcune cause di degrado del calcestruzzo possono essere imputate alle reazioni alcaline, 440.2R-5 alla formazione di ettringite, alla carbonatazione, alla fessurazione longitudinale causata dalla corrosione delle barre di acciaio e alla fessurazione interlaminare in corrispondenza delle barre di rinforzo. Lo stato e la resistenza del supporto in calcestruzzo devono essere attentamente valutati per decidere sull’idoneità del rinforzo esterno con i materiali compositi. L’aderenza tra il materiale di rinforzo ed il supporto in calcestruzzo dovrebbe soddisfare le raccomandazioni dell’ACI 503R o della Sezione 3.1 della Guida ICRI Numero 03733. La resistenza del supporto in calcestruzzo esistente è di fondamentale importanza per tutte quelle applicazioni in cui l’aderenza è un parametro essenziale; tra esse possono certamente essere menzionati i rinforzi a flessione e a taglio. Il calcestruzzo deve essere caratterizzato da una resistenza tale da garantire il trasferimento, per aderenza appunto, degli sforzi dal rinforzo esterno in FRP alla sezione in c.a.. La resistenza minima, risultante dalla prova di pull-off come definito nell’ACI 503R o nell’ASTM D4541, dovrebbe essere pari ad almeno 1.4 MPa. Il rinforzo mediante sistemi in FRP non dovrebbe essere effettuato nel caso in cui la resistenza a compressione (f’c) del supporto di calcestruzzo sia minore di 17 MPa. Per applicazioni in cui l’aderenza non è essenziale ed è solo necessario un contatto intimo tra calcestruzzo e materiale di rinforzo come, ad esempio, le fasciature di colonne e pilastri, tali limitazioni possono essere trascurate. In tali applicazioni, lo stato tensionale e deformativo dell’FRP è causato dalla deformazione laterale o dilatazione della sezione di calcestruzzo. L’uso di sistemi in FRP non arresta eventuali processi corrosivi già in atto nell’armatura in acciaio al tempo dell’installazione del rinforzo esterno. Qualora la corrosione dell’acciaio o il degrado del supporto in calcestruzzo siano evidenti, l’applicazione dell’FRP non è consigliata a meno che tali fenomeni non siano adeguatamente prevenuti. 1.3 – Utilizzo di sistemi in FRP Il presente documento si riferisce a sistemi in FRP disponibili in commercio che consistono nella particolare combinazione di fibre e resine applicati mediante specifiche procedure. Tali sistemi nascono dallo sviluppo di tecnologie che si fondano sulla caratterizzazione dei materiali e su prove sperimentali. Combinazioni di fibre e resine non testate in laboratorio potrebbero dar luogo sia a proprietà diverse da quelle pubblicizzate che a incompatibilità tra i materiali. Ogni sistema in FRP deve essere verificato mediante una caratterizzazione derivante da prove sperimentali in modo da garantire le prestazioni del sistema in applicazioni simili, anche per metodo di applicazione. In ogni caso, è raccomandabile l’applicazione di sistemi in FRP che si fondano su test di caratterizzazione dei materiali e su prove sperimentali. L’uso di sistemi non comprovati sperimentalmente deve essere evitato. A tutt’oggi sono in fase di sviluppo metodologie di analisi per sistemi in FRP a cura di diverse organizzazioni tra cui ASTM, ACI, ICRI e ISIS (Intelligent Sensing for 440.2R-6 ACI COMMITTEE REPORT Innovative Structures). Alcune di tali metodologie disponibili sono riportate nell’APPENDICE B. 1.4 – Definizioni ed acronimi Le definizioni (in inglese e italiano) riportate in seguito chiariscono i termini relativi ai sistemi in FRP che non sono comunemente utilizzati per il c.a.. Tali definizioni sono relative a questo documento e non necessariamente applicabili ad altri documenti dell’ACI. AFRP - polimero rinforzato con fibre aramidiche. (Batch) Lotto - Quantità di materiale miscelato istantaneamente o durante un processo continuo. (Binder) Legante - Trattamento chimico applicato a fibre distribuite in modo casuale, in modo da garantire integrità a relativi tessuti, matasse e strati. Specifici tipi di leganti si utilizzano per favorire la compatibilità chimica con le numerose resine utilizzate. (Bond-critical application) Applicazioni critiche per l’aderenza - Applicazioni di sistemi in FRP per il rinforzo di elementi strutturali basati sull’aderenza tra tali materiali ed il supporto in calcestruzzo. Ad esempio si può menzionare il rinforzo a flessione e a taglio di travi e solette. (Catalyst) Catalizzatore - Una sostanza che accelera una reazione chimica e ne consente l’avanzamento in condizioni più favorevoli di quelle richieste. Tale sostanza non viene modificata dalla reazione stessa. Vedere anche Attivatori o Indurenti. CFR - Codice di Normative Federali. CFRP - Polimero rinforzato con fibre di carbonio (tra cui polimeri rinforzati con grafite). (Composite) Materiale Composito - Una combinazione di due o più materiali differenti in forma e composizione su scala macroscopica. Nota: I materiali costituenti mantengono le proprie caratteristiche, nel senso che non si disciolgono o si fondono completamente l’uno nell’altro, sebbene agiscano in modo combinato. I componenti possono essere, dunque, identificati, ed è possibile individuare una superficie di interfaccia. (Concrete substrate) Supporto in Calcestruzzo - Il supporto è costituito dal calcestruzzo esistente e da qualsiasi materiale cementizio utilizzato per consolidare o ripristinare il calcestruzzo esistente. Il supporto può essere costituito solo da materiale esistente, solo da quello utilizzato per il ripristino, o da una combinazione di entrambi. Il supporto include la superficie su cui si applica il sistema in FRP. (Contact-critical applications) Applicazioni critiche per contatto - Applicazioni di sistemi in FRP basati sul contatto tra il supporto in calcestruzzo ed i materiali FRP. Generalmente, tali applicazioni consistono in interventi di fasciatura realizzata mediante l’uso di materiali compositi lungo l’intero perimetro della sezione. Frequentemente, in tali casi l’aderenza tra il supporto in calcestruzzo ed il sistema in FRP è garantita per rendere più agevole l’applicazione, ma non si fa affidamento su di essa per assicurare le prestazioni richieste al sistema. Un esempio di tali applicazioni è il confinamento di colonne in zona sismica. (Creep-rupture) Rottura per creep - Riduzione gra- duale in funzione del tempo della resistenza a trazione per condizioni di carico continue che conducono alla crisi della sezione. (Cross-link) Reticolazione – Legame chimico tra molecole dei polimeri. Nota: All’aumentare del numero dei legami per molecola di polimero, la resistenza ed il modulo elastico aumentano a spese della duttilità. (Cure of FRP systems) Polimerizzazione dei sistemi in FRP - Il processo che induce una variazione irreversibile delle proprietà delle resine termoindurenti a seguito di reazioni chimiche. La polimerizzazione prevede solitamente l’aggiunta di agenti che favoriscono la reticolazione o iniziatori con o senza l’azione di calore e pressione. Si ha polimerizzazione completa quando la resina raggiunge specifiche proprietà; d’altra parte la polimerizzazione risulta incompleta qualora non si ottengano tali proprietà. (Curing agent) Agente di polimerizzazione - Agente catalizzatore o reagente che, aggiunto ad una resina, ne induce la polimerizzazione. Possono definirsi anche indurenti o attivatori. (Debonding) Delaminazione - Distacco in corrispondenza dell’interfaccia tra il supporto ed il materiale applicato. (Degradation) Degrado - Degrado delle proprietà meccaniche del materiale. (Delamination) Delaminazione - Distacco lungo una direzione parallela alla superficie dell’elemento; un esempio è la separazione tra gli strati che costituiscono il sistema in FRP. (Development length, FRP) Lunghezza di ancoraggio dell’FRP - lunghezza necessaria per il trasferimento delle tensioni dal calcestruzzo al materiale in FRP, in modo da garantire lo sviluppo della capacità del sistema in FRP. Tale lunghezza è funzione della resistenza del calcestruzzo e della rigidezza del rinforzo in FRP. (Durability, FRP) Durabilità, FRP - La capacità di un materiale di resistere ad agenti ambientali, ad attacchi chimici, all’abrasione e ad altre condizioni che si potrebbero verificare in fase di esercizio. (E-glass) Vetro-E - Tipologia di materiale vetroso, avente come composizione borosilicato di allumina e calcio con un contenuto alcalino al massimo pari al 2.0%. Tale fibra è utilizzata per il rinforzo dei polimeri. (Epoxy) Epossidica - Polimero termoindurente prodotto della reazione di una resina epossidica con un indurente amminico. (Vedere anche Resina Epossidica). (Epoxy resin) Resina Epossidica - Sostanze organiche utilizzate per la produzione di rivestimenti speciali o adesivi per il calcestruzzo come leganti in malte di resine epossidiche e calcestruzzo. (Fabric) Tessuto - Tessuto bidimensionale costituito da fibre. Il tessuto può essere intrecciato, non intrecciato, in forma di maglia o cucito. Molteplici strati di tessuto possono essere cuciti tra di loro. Le caratteristiche del tessuto sono influenzate dalle proprietà e dalla direzione delle fibre nonché dalle modalità di realizzazione del tessuto stesso. (Fiber) Fibra – Qualsiasi oggetto di forma filiforme naturale o sintetico di origine minerale o organica. Nota: PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO Tale termine è solitamente riferito ad elementi caratterizzati da una lunghezza almeno 100 volte più grande del diametro. (Fiber, aramid) Fibra aramidica - Fibre organiche fortemente orientate derivanti da poliammidi aventi anelli aromatici. (Fiber, carbon) Fibra di Carbonio - Fibra prodotta mediante un processo di riscaldamento di un materiale contenente una elevata percentuale di carbonio, come rayon, polyacrylonitrile (PAN) o pece in ambiente inerte. (Fiber, glass) Fibra di Vetro - Fibra ottenuta dalla fusione di un prodotto inorganico che è raffreddato senza il processo di cristallizzazione. Tali fibre si suddividono in quelle alcalino-resistenti (Vetro-AR), fibre di utilizzo generico (Vetro-E), ed ad alta resistenza (Vetro-S). (Fiber content) Contenuto di fibre - La quantità di fibre contenuta in un composito. Nota: Tale parametro è spesso espresso come frazione percentuale volumetrica o in peso nel composito. (Fiber fly) Fibra libera - Piccoli filamenti che si staccano dai fili di fibre durante il trattamento e diventano aerei; solitamente identificati come una polvere fastidiosa. Fiberglass - Materiale composito costituito da fibre di vetro e resina. (Fiber-reinforced polymer (FRP)) Polimero rinforzato con fibre (FRP) - termine generico per indicare un materiale composito costituito da una matrice polimerica rinforzata con un tessuto, filamenti di fibre, o qualsiasi altra forma di fibre. Vedere Materiali Compositi. (Fiber volume fraction) Frazione volumetrica delle fibre – Rapporto tra il volume di fibre ed il volume del composito. (Fiber weight fraction) Frazione ponderale di fibre - Rapporto tra il peso delle fibre e quello del composito. (Filament) Filamento - Vedere Fibra. (Filler) Riempitivo - Sostanza inerte che, aggiunta ad una resina, ne modifica le proprietà o ne diminuisce costi o densità. Talvolta tale termine si utilizza per indicare additivi particellari. Il riempitivo è anche detto carica. (Fire retardant) Ritardanti di fiamma - Sostanze chimici utilizzate per proteggere la resina dall’azione del fuoco; la protezione al fuoco si può realizzare mediante l’aggiunta di tali materiali alle resine o mediante rivestimenti della superficie stessa del sistema in FRP. (Flow) Flusso - Movimento della resina non polimerizzata per effetto della pressione o della gravità. FRP - polimero rinforzato con fibre; in passato definito come materiale plastico fibro-rinforzato. GFRP - Polimero rinforzato mediante fibre di vetro. (Glass fiber) Fibre di vetro - Filamento singolo ottenuto mediante trafilatura o filatura di vetro fuso attraverso un piccolo foro. Un filamento continuo è una fibra di grandi dimensioni o lunghezza indefinita. Un fiocco di fibra è relativamente corto, di lunghezza inferiore a 0.70 mm, in funzione del processo di formatura o filatura. (Glass transition temperature (Tg)) Temperatura di transizione vetrosa (Tg ) - Punto medio dell’intervallo di temperature in cui i materiali amorfi (come il vetro o 440.2R-7 polimeri altamente reticolati) passano da (o ad) uno stato fragile, vetroso ad (o da) uno stato plastico. (Grid, FRP) Griglia in FRP - Rete rigida bidimensionale (nel piano) o tridimensionale (spaziale) in FRP costituenti un reticolo utilizzabile per il rinforzo di sezioni in c.a. (Hardener) Indurente - 1) sostanza chimica (tra cui fluorosilicati o silicati di sodio) applicati alle pavimentazioni di calcestruzzo per ridurre usura e polvere; o 2) sostanza chimica che, in forma di adesivo bicomponente o di rivestimento, induce la polimerizzazione della resina. (Impregnate) Impregnato – Saturazione delle fibre con la resina in polimeri fibro-rinforzati. (Initiator) Attivatori - Radicali liberi, gruppi di atomi aventi almeno un elettrone spaiato, utilizzati per iniziare il processo di polimerizzazione (curing) di resine poliesteri insature e di vinilesteri. I perossidi sono le sostanze più comuni utilizzati come sorgenti di radicali liberi. (Interface) Interfaccia - Superficie di confine tra due mezzi diversi e fisicamente distinguibili. In relazione alle fibre, area di contatto tra fibre ed il rivestimento. (Interlaminar shear) Taglio Interlaminare - Forza di taglio che produce uno spostamento relativo lungo l’interfaccia di due lamine poste all’interno di un laminato. (Laminate) Laminato - Uno o più strati di fibre tenute insieme in una matrice di resina polimerizzata. (Layup) - Processo di installazione del materiale di rinforzo in FRP. (Mat) Griglia - Materiale fibroso per rinforzo di polimeri, costituito da spezzoni di filamenti orientati casualmente; fibre corte (con o senza una struttura portante), o filamenti lunghi disposti casualmente e tenuti insieme attraverso uno strato di legante. (Matrix) Matrice - Nel caso di polimeri rinforzati con fibre, materiali che consentono l’unione delle fibre, il trasferimento di carico alle stesse, e la protezione nei riguardi di agenti ambientali e di danni superficiali. (Monomer) Monomero - Molecola organica di peso molecolare relativamente basso che, reagendo con altri componenti a basso peso molecolare, con se stessa o in entrambi i modi, da luogo ad un polimero solido. MSDS - Scheda di sicurezza del materiale. OSHA - Amministrazione per la sicurezza e la salute sul lavoro. PAN - Poliacrilonitrile, fibra precursore utilizzata per ottenere fibre in carbonio. (Phenolic) Fenolica - Resina termoindurente prodotta attraverso la condensazione di un alcool aromatico con un aldeide, in particolar modo di un fenolo con un formaldeide. (Pitch) Pece - Petrolio o catrame di carbone, utilizzati per la produzione di fibre di carbonio. (Ply) Strato - Singolo strato di tessuto; più strati pultrusi costituiscono un laminato. (Polyester) Poliestere - Ampio gruppo di resine sintetiche, prodotte principalmente facendo reagire un acido dibasico con alcool diidrossido; comunemente preparate per miscelazione, a temperatura ambiente, di un mono- 440.2R-8 ACI COMMITTEE REPORT mero avente un gruppo vinilico ed un catalizzatore con radicali liberi. Utilizzato come legante per malte di resine e calcestruzzo, laminati (soprattutto in fibra di vetro) ed adesivi. Comunemente denominate “poliesteri non sature”. (Polymer) Polimero - Composto organico ad alto peso molecolare, naturale o sintetico, strutturato attraverso la ripetizione di celle unitarie. (Polymerization) Polimerizzazione - La reazione attraverso cui due o più molecole di una stessa sostanza si combinano formando un composto contenente gli stessi elementi nelle stesse proporzioni ma con un peso molecolare maggiore. (polyurethane) Poliuretano - Prodotto derivante dalla reazione di un isocianato con un’ampia classe di componenti aventi l’idrogeno come gruppo attivo; utilizzato per realizzare rivestimenti rigidi e resistenti all’abrasione. (Postcuring, FRP) Post-polimerizzazione, FRP - Fase di polimerizzazione aggiuntiva ad elevata temperatura capace di incrementare il livello di reticolazione del polimero, consentendo un miglioramento delle proprietà finali di un laminato o di un polimero. (Pot life) Tempo di applicazione - Arco temporale, in cui una miscela liquida o plastica deve essere utilizzata dopo la fase di preparazione. (Prepreg) Preimpregnato - Fibra o strato di fibre contenente resina caratterizzata da una consistenza appiccicaticcia. Più strati di preimpregnato sono polimerizzati comunemente mediante applicazione di pressione e calore; si parla anche di fibre o tessuti preimpregnati. (Pultrusion) Pultrusione - Processo continuo per la manifattura di compositi a sezione costante. Il processo consiste nel tirare il materiale fibroso, che funge da rinforzo. Le fibre passano attraverso un bagno di resina dove vengono impregnate e, successivamente, in uno stampo avente la forma dell’oggetto da realizzare, dove la resina subisce il processo di polimerizzazione. (Resin) Resina - Materiale rigido o semirigido a temperatura ambiente, avente solitamente punto di fusione o temperatura di transizione vetrosa maggiore di quella ambiente. (Resin content) Contenuto di resina - Quantità di resina presente in un laminato, espresso in termini percentuali o in riferimento alla massa o al volume totale. (Roving) Matassa - Numero di fili, trefoli o estremità di fibre raccolte parallelamente l’una all’altra in un rotolo con intrecciatura scarsa o nulla. (Sheet, FRP) Lamina in FRP - Strato di fibre secche e flessibili utilizzato per essere impregnate per la realizzazione di sistemi in FRP. I tessuti unidirezionali in FRP sono costituiti da fibre continue allineate in una sola direzione e tenute insieme in uno stesso piano in modo tale da creare uno strato di lunghezza e larghezza finita. (Shelf life) Tempo di stoccaggio del prodotto - Arco temporale in cui il materiale imballato può essere conservato e rimanere utilizzabile. (Sizing) - Trattamento superficiale o rivestimento che si effettua ai filamenti al fine di migliorare l’adesione tra filamento e resina e conferire lavorabilità e durabilità. (Sustained stress) - Tensione dovuta ai carichi agenti non fattorizzati includendo i carichi fissi e l’aliquota dei carichi accidentali continuamente presenti sulla struttura. (Thermoset) Termoindurente - resina formata mediante reticolazione di catene di polimeri. Nota: un termoindurente non può essere fuso e riciclato in quanto le catene polimeriche formano un reticolo tridimensionale. (Tow) - Fascio di filamenti continui non intrecciati. (Vinyl ester) Vinilestere - Resina termoindurente contenente i gruppi vinile ed estere, e polimerizzabile per addizione attivata mediante formazione di radicali liberi. Le resine vinilesteri sono utilizzate come leganti per laminati di fibre ed adesivi. VOC - Composti organici volatili; ogni composto del carbonio ad esclusione del monossido di carbonio, diossido di carbonio, acido carbonico, carburi metallici o carbonati e carbonato di ammonio, che partecipa a reazioni fotochimiche atmosferiche quali la diminuzione dell’ozono nell’atmosfera (buco dell’ozono). (Volum fraction) Frazione volumetrica - Valore compreso tra 0 e 1 fornito dal rapporto tra il volume di un componente all’interno di un composito ed un volume base preso come riferimento; ad esempio frazione volumetrica in fibre. (Wet layup) Processo di applicazione in opera - Metodologia di realizzazione in opera di un laminato ottenuta impregnando con una resina liquida un tessuto. (Wet-out) - Impregnazione Processo di rivestimento o impregnazione di matasse di fibre, di filamenti o tessuti in cui tutti i vuoti tra i fili ed i filamenti sono riempiti mediante resine; rappresenta anche la condizione in cui si raggiunge tale stato. (Witness panel) Pannello campione - Piccolo campione di FRP, prelevato in sito da un area che risulti non critica nelle condizioni di esercizio della costruzione. Il pannello può essere in un secondo momento testato ai fini della determinazione e della conferma delle proprietà meccaniche e fisiche del particolare sistema in FRP installato. (Yarn) Filato - Assemblaggio di filamenti intrecciati, fibre o fili, aventi lunghezza continua in modo da ottenere prodotti tessili. 1.5 – Notazioni Af = n tf wf , area del rinforzo esterno in FRP (mm2) Afv = area del rinforzo a taglio in FRP (mm2) Ag = area della sezione in calcestruzzo (mm2) As = area dell’armatura in acciaio (mm2) Ast = area totale dell’armatura in aciaio (mm2) b = larghezza della sezione rettangolare (mm) bw = larghezza dell’anima per sezioni a T o diametro per sezioni circolari (mm) c = profondità dell’asse neutro (mm) CE = coefficiente di riduzione ambientale d = altezza utile (mm) df = altezza utile del rinforzo a taglio in FRP come mostrato in Fig. 10.2, (mm) Ec = modulo elastico del calcestruzzo (MPa) Ef = modulo elastico dell’FRP, (MPa) Es = modulo elastico dell’acciaio, (MPa) PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO fc f′c f′cc ff ff,s ffe f*fu ffu f fu fl fs fs,s fy h Icr k kf k1 k2 Le ldf Mcr Mn Ms Mu n p*fu p fu Pn r Rn = Stato tensionale nel calcestruzzo, (MPa) = resistenza caratteristica a compressione del calcestruzzo, (MPa) = resistenza a compressione apparente del calcestruzzo confinato, (MPa) = stato tensionale nel rinforzo in FRP, (MPa) = stato tensionale di esercizio nel rinforzo in FRP, (MPa) = stato tensionale efficace nell’FRP; stato tensionale raggiunto alla rottura della sezione, (MPa) = resistenza a trazione ultima dell’FRP come riportato dal produttore, (MPa) = resistenza a trazione ultima di progetto dell’FRP, (MPa) resistenza a trazione ultima media = dell’FRP, (MPa) = pressione di confinamento dovuta all’FRP, (MPa) = stato tensionale nell’armatura in acciaio, (MPa) = stato tensionale di esercizio nell’armatura in acciaio, (MPa) = tensione di snervamento dell’acciaio, (MPa) = altezza della sezione, (mm) = momento di inerzia della sezione fessurata, (mm4) = rapporto tra la profondità dell’asse neutro e l’altezza utile della sezione = Rigidezza per unità di larghezza e per singolo strato di rinforzo in FRP, (N/mm) kf = Ef tf = coefficiente di modificazione per κv che tiene conto della resistenza del calcestruzzo = coefficiente di modificazione per κv che tiene conto dello schema di rinforzo = lunghezza di ancoraggio attiva per il rinforzo a taglio in FRP, (mm) = lunghezza di ancoraggio per il rinforzo a flessione in FRP, (mm) = momento di fessurazione, (Nmm) = momento nominale della sezione, (Nmm) = momento dovuto ai carichi di servizio, (Nmm) = momento ultimo dovuto ai carichi agenti, (Nmm) = numero di strati del rinforzo in FRP = resistenza ultima a trazione per larghezza unitaria e per singolo strato di rinforzo in FRP, (N/mm) p*fu = f*fu tf = resistenza ultima a trazione media per larghezza unitaria e per singolo strato di rinforzo in FRP, (N/mm) = resistenza assiale nominale associato ad un dato valore di eccentricità, (N) = raggio di arrotondamento degli spigoli di una sezione quadrata o rettangolare confinata con FRP, (mm) = resistenza nominale di un elemento Rnθ SDL sf SLL tf Tg Vc Vn Vs Vf Vu wf α αL αT β1 εbi εc ε'cc εcu εf εfe ε∗fu εfu ε fu εs εsy φ γ κa 440.2R-9 = resistenza nominale di un elemento soggetto ad elevate temperature dovute a incendio = Sollecitazione dovuta ai carichi permanenti = Passo del rinforzo a taglio in FRP come definito in Figura 10.2, (mm) = sollecitazione dovuta ai carichi accidentali = spessore nominale di uno strato di rinforzo in FRP, (mm) = temperatura di transizione vetrosa, (C) = contributo del calcestruzzo alla resistenza a taglio, (N) = taglio nominale della sezione, (N) = contributo a taglio dell’armatura metallica, (N) = contributo a taglio del rinforzo in FRP, (N) = sollecitazione a taglio dovuta ai carichi agenti fattorizzati, (N) = larghezza del rinforzo in FRP, (mm) = angolo di inclinazione delle staffe o delle spirali, gradi = coefficiente di dilatazione termica longitudinale, (mm/mm/C) = coefficiente di dilatazione termica trasversale, (mm/mm/C) = rapporto tra la profondità dello stress block equivalente rispetto a quella dell’asse neutro = deformazione nel supporto in calcestruzzo al momento dell’installazione del rinforzo in FRP (trazione positiva), (mm/mm) = deformazione del calcestruzzo, (mm/mm) = massima deformazione utilizzabile del calcestruzzo confinato con FRP, (mm/mm) = massima deformazione utilizzabile del calcestruzzo (0.003), (mm/mm) = deformazione del rinforzo in FRP, (mm/mm) = deformazione efficace del rinforzo in FRP; deformazione corrispondente alla crisi della sezione, (mm/mm) = deformazione ultima del rinforzo in FRP fornita dal produttore, (mm/mm) = deformazione ultima di progetto del rinforzo in FRP, (mm/mm) = deformazione media ultima del rinforzo in FRP ottenuta su una popolazione di 20 o più prove di trazione secondo la ASTM D 3039, (mm/mm) = deformazione dell’armatura metallica, (mm/mm) = deformazione di snervamento dell’armatura metallica, (mm/mm) = coefficiente di riduzione della resistenza = moltiplicatore della resistenza cilindrica f'c che consente di determinare il valore di tensione dello stress block per il calcestruzzo = coefficiente di efficienza per il confinamento in FRP (dipendente dalla forma della sezione) 440.2R-10 κm κv ρf ρg ρs σ ψf ACI COMMITTEE REPORT = coefficiente di riduzione del contributo a flessione del rinforzo in FRP = coefficiente di riduzione del contributo a taglio del rinforzo in FRP = percentuale geometrica del rinforzo in FRP = rapporto tra l’area di armatura metallica longitudinale e l’area della sezione di un elemento compresso = percentuale geometrica di armatura metallica = deviazione standard = ulteriore coefficiente di riduzione della resistenza specifico per il rinforzo in FRP CAPITOLO 2 – INFORMAZIONI PRELIMINARI I sistemi di rinforzo esterno in FRP sono stati utilizzati in tutto il mondo sin dalla metà degli anni ottanta per il rinforzo e la riabilitazione di strutture esistenti in calcestruzzo. Negli ultimi anni il numero di interventi realizzati con questa tecnologia è aumentato drasticamente (Bakis et al. 2002). Il rinforzo esterno mediante l’utilizzo di sistemi in FRP tipicamente include elementi strutturali diversi quali, ad esempio, travi, solette, colonne, muri, elementi di connessione (nodi), ciminiere, volte, cupole, gallerie, silos, condotte, e sistemi di travature. Tali sistemi sono stati utilizzati anche nel rinforzo di murature, strutture in legno ed in acciaio. L’idea di rinforzare strutture in calcestruzzo con l’ausilio di materiali esterni non è certamente nuova. I sistemi di rinforzo in FRP si svilupparono come alternativa alle tradizionali tecniche di rinforzo esterno quali, ad esempio, la placcatura in acciaio e il confinamento di colonne sia attraverso profili metallici che incamiciature in calcestruzzo. Lo sviluppo iniziale di sistemi di rinforzo esterno in FRP su strutture in calcestruzzo ebbe inizio negli anni ottanta sia in Europa che in Giappone. 2.1 – Evoluzione Storica In Europa i sistemi in FRP si svilupparono come alternativa ai sistemi di placcaggio in acciaio. Il placcaggio di elementi strutturali in calcestruzzo mediante piatti in acciaio applicati in zona tesa si dimostrò una valida ed efficace tecnica per incrementarne la resistenza a flessione (Fleming e King 1967). Tale tecnica è stata utilizzata, in molteplici casi ed in tutto il mondo, per rinforzare ponti ed edifici. Tuttavia, siccome i piatti in acciaio utilizzati per il rinforzo esterno sono suscettibili alla corrosione e possono, quindi, causare distacchi tra il materiale aggiunto e il supporto in calcestruzzo, sono pesanti e richiedono ingombranti equipaggiamenti per la loro installazioni, studiosi e ricercatori hanno ben visto la possibilità di sostituire l’acciaio con gli FRP. I primi risultati sperimentali relativi all’applicazione dei materiali in FRP per la riabilitazione di strutture in calcestruzzo si riscontrarono in Germania nel 1978 (Wolf e Miessler 1989). L’attività di ricerca condotta in Svizzera condusse alle prime applicazioni di sistemi di rinforzo esterno in FRP per il rinforzo a flessione di ponti in calcestruzzo (Meier 1987; Rostasy 1987). Nel 1980 in Giappone furono applicati, per la prima volta, sistemi in FRP per ottenere un’azione di confinamento su colonne in c.a. (Fardis e Khalili 1981; Katsumata et al. 1987). Un improvviso aumento nell’uso degli FRP si registrò in Giappone dopo il terremoto di Hyogoken Nanbu nel 1995 (Nanni 1995). Gli Stati Uniti hanno mostrato sin dal 1930 un continuo interesse nei riguardi delle tecniche di rinforzo mediante materiali compositi per strutture in calcestruzzo. Soltanto negli anni ottanta, tuttavia, la ricerca e lo sviluppo di tali materiali per la riabilitazione strutturale divenne una realtà concreta grazie alle iniziative del National Science Foundation (NSF) e del Federal Highway Administration (FHWA). Le attività di ricerca riguardarono diversi campi di applicazione e differenti condizioni ambientali. I risultati delle prime ricerche ed applicazioni nel campo del rinforzo e della riabilitazione strutturale mediante FRP sono riportati nell’ACI 440-96 e negli atti delle maggiori conferenze sui compositi (Japan Concrete Institute 1997; Neale 2000; Dolan et al. 1999; Sheheta et al. 1999; Saadatmanesh ed Ehsani 1998; Benmokrane e Rahman 1998; Neale e Labossière 1997; Hassan e Rizkalla 2002). Lo sviluppo di codici e norme nei riguardi dei sistemi di rinforzo esterno in FRP sono attualmente in corso in Europa, Giappone, Canada e Stati Uniti. Nell’ultimo decennio, la Japan Society of Civil Engineers (JSCE), il Japan Concrete Institute (JCI) e il Railway Technical Research Institute (RTRI) hanno pubblicato numerosi documenti relativi all’uso di FRP in strutture in calcestruzzo. In Europa è stato recentemente pubblicato un bollettino relativo alle norme progettuali per il rinforzo esterno in FRP su strutture in c.a. a cura del Task Group 9.3 dell’International Federation for Structural Concrete (FIB, 2001). Sono stati altresì attivi nella redazione di direttive sull’uso di sistemi in FRP sia la Canada Standard Association che l’ISIS. Nel 2000 è stata completata la Sezione 16, “Fiber Reinforced Concrete”, del Canadian Highway Bridge Desgn Code” (CSA S806-02) e recentemente è stato approvato il codice “Design and Construction of Building Components with Fiber Reinforced Polymers” (CSA S806-02). Negli Stati Uniti stanno diventando disponibili per l’industria delle costruzioni manuali per la progettazione mediante sistemi in FRP (AC125 1997; CALTRANS 1996; Hawkins et al. 1998). 2.2 – Sistemi di rinforzo esterno in FRP disponibili sul mercato Esistono diverse tipologie di sistemi in FRP che includono sia i sistemi che richiedono l’applicazione in opera (i cosiddetti sistemi wet lay-up) che quelli che provengono da processi di prefabbricazione (sistemi pre-cured). Le diverse tipologie possono essere distinte in riferimento a come vengono consegnate in cantiere ed al loro procedimento di installazione. La migliore tipologia del sistema in FRP dovrebbe essere scelta di volta in volta sulla base sia del miglior trasferimento dei carichi possibile che sulla facilità di applicazione. Le tipologie più comuni di sistemi in FRP per il rinforzo di elementi PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO strutturali sono di seguito riportate: 2.2.1 Sistemi applicati in opera (wet lay-up) – Consitono in tessuti di fibre mono o multidirezionali impregnati in sito in una resina saturante. Tale resina, insieme al primer e al putty, garantisce l’aderenza tra i tessuti in FRP e la superficie del calcestruzzo. In questi sistemi la polimerizzazione delle resine avviene direttamente in cantiere ed in tal senso possono essere paragonati al calcestruzzo gettato in opera. Di seguito se ne riportano le tipologie più comuni: 1. Tessuti in fibra unidirezionale in cui le fibre sono per lo più predisposte in un'unica direzione nel piano; 2. Tessuti in fibra multidirezionale in cui le fibre sono orientate in almeno due direzioni nel piano; e 3. Bandoli di fibra avvolti o applicati meccanicamente sulla superficie del calcestruzzo da rinforzare. Tali fibre vengono impregnate in una resina direttamente in cantiere durante le operazioni di avvolgimento. 2.2.2 Sistemi pre-impregnati (pre-preg) – Consistono in tessuti di fibre unidirezionali o multidirezionali non polimerizzati e parzialmente o totalmente pre-impregnati in una resina direttamente dall’azienda produttrice. Tali sistemi possono essere applicati sulla superficie di calcestruzzo con o senza l’applicazione di una resina aggiuntiva a seconda della tipologia di intervento da effettuare. Tali sistemi sono saturati in stabilimento e, come nel caso dei sistemi applicati in opera, sono polimerizzati in cantiere. E’ opportuno consultare i produttori in merito alle modalità di stoccaggio, scadenza e alle procedure di polimerizzazione. Le tre tipologie più comuni sono di seguito riportate: 1. Tessuti in fibra unidirezionale pre-impregnati in cui le fibre sono per lo più predisposte in un'unica direzione nel piano; 2. Tessuti in fibra multidirezionale prei-mpregnati in cui le fibre sono orientate in almeno due direzioni nel piano; e 3. Rotoli di fibre avvolti o applicati meccanicamente sulla superficie del calcestruzzo. Tali fibre vengono impregnate direttamente in cantiere durante le operazioni di avvolgimento. 2.2.3 Sistemi prefabbricati (pre-cured) – I sistemi prodotto di processi industriali si presentano in un’ampia gamma di forme. In genere l’applicazione sulla superficie di calcestruzzo avviene attraverso l’utilizzo di un adesivo e di un primer e putty. E’ opportuno consultare i produttori in merito alle procedure di installazione. Le tre tipologie più comuni sono di seguito riportate: 1. Laminati unidirezionali, sono in genere consegnati in cantiere sotto forma di elementi rettilinei o avvolti in rotoli; 2. Griglie multidirezionali, tipicamente consegnate in cantiere in rotoli; 3. Laminati a profilo curvilineo, generalmente consegnati in cantiere sotto forma di segmenti circolari che possono essere tagliati longitudinalmente in modo tale da poter essere utilizzati come fasciatura per colonne ed altri elementi strutturali. Più elementi possono essere sovrapposti per fornire adeguato confinamento in caso di eventi sismici. 440.2R-11 2.2.4 Altre tipologie in FRP – Altre tipologie quali barre rigide, cavi e trefoli flessibili (Saadatmanesh e Tannous 1999; Dolan 1999; Fukuyama 1999; ACI 440R96 e ACI 440.1R-01) non sono trattate in questo documento. PARTE 2 – MATERIALI CAPITOLO 3 – MATERIALI COSTITUENTI E PROPRIETA’ In questo capitolo si presentano le proprietà fisiche e meccaniche dei materiali in FRP per il loro utilizzo come rinforzo esterno nelle strutture in c.a.. Si analizzano inoltre altri fattori che hanno importanza sulle proprietà degli FRP come la durata dei carichi, la temperatura e l’umidità. I sistemi di rinforzo con FRP possono essere realizzati con diverse tecnologie (wet lay-up, pre-peg, pre-cured). Le caratteristiche dei materiali in FRP dipendono da numerosi fattori, quali volume delle fibre, tipo di fibra, tipo di resina, orientamento delle fibre, e controllo di qualità durante la produzione. Le caratteristiche del materiale descritte in questo capitolo sono generali e non applicabili a tutti i prodotti commercialmente disponibili. Molte istituzioni, tra cui ASTM, ACI e ISIS, stanno mettendo a punto metodi di prova standard per la caratterizzazione di alcuni prodotti in FRP. Nel frattempo è opportuno che il progettista acquisisca dal produttore dello specifico sistema FRP che intende usare le necessarie informazioni sulle principali caratteristiche e sulla loro applicabilità. 3.1 – Materiali costituenti I materiali che costituiscono i sistemi in FRP disponibili in commercio per la riparazione e il rinforzo di elementi in calcestruzzo inclusi le resine (primer, putty, saturant), gli adesivi e le fibre, sono stati messi a punto basandosi sui risultati di prove sperimentali su materiali e strutture. 3.1.1 Resine – Per i sistemi in FRP può essere utilizzata un’ampia gamma di resine polimeriche comprendenti primer, putty, saturant e adesivi. I tipi di resine più comunemente utilizzate, tra cui le resine epossidiche, vinilestere e poliestere, sono state sviluppate per essere impiegate in un vasto campo di condizioni ambientali. I produttori di sistemi in FRP attualmente in commercio utilizzano resine con le seguenti caratteristiche: • Compatibilità ed adesione al supporto in calcestruzzo; • Compatibilità ed adesione al sistema composito in FRP; • Resistenza ai fattori ambientali, inclusi, ma non limitati a, umidità, salinità dell’acqua, temperature estreme e attacchi chimici normalmente associati all’esposizione del calcestruzzo; • Capacità di riempimento; • Lavorabilità; • Arco temporale di utilizzo dell’FRP consistente con l’applicazione; 440.2R-12 ACI COMMITTEE REPORT • • Compatibilità e adesione alle fibre; e Sviluppo di proprietà meccaniche adeguate per il composito in FRP. 3.1.1.1 Primer – Il Primer è utilizzato per penetrare lo strato più superficiale del calcestruzzo allo scopo di migliorare l’adesione del materiale di rinforzo al supporto. 3.1.1.2 Putty – Il putty è utilizzato per riempire modeste imperfezioni del supporto su cui viene fatta l’applicazione, quali piccoli fori, e per garantire una superficie liscia su cui fare aderire il sistema in FRP. Il riempimento dei vuoti superficiali previene inoltre la formazione di bolle durante la polimerizzazione del saturant. 3.1.1.3 Saturant – Il saturant si usa per impregnare le fibre, per farle aderire perfettamente alla superficie e per consentire il trasferimento degli sforzi da una fibra all’altra. Inoltre ha la funzione di adesivo per il sistema FRP wet lay-up, garantendo il trasferimento degli sforzi tra calcestruzzo e il sistema in FRP stesso. 3.1.1.4 Adesivo – Gli adesivi sono utilizzati per incollare le lamine in FRP dei sistemi pre-cured sul calcestruzzo garantendono il trasferimento degli sforzi. Gli adesivi sono utilizzati anche per collegare tra loro più strati di lamine pre-cured in FRP. 3.1.1.5 Strati protettivi - Lo strato protettivo è utilizzato per proteggere il rinforzo in FRP da possibili aggressioni dell’ambiente esterno. Tali strati sono generalmente applicati sulla superficie esterna del sistema di rinforzo dopo la polimerizzazione del saturant. 3.1.2 Fibre – Per i sistemi in FRP sono comunemente utilizzate fibre continue di vetro, aramide o carbonio. Le fibre forniscono resistenza e rigidezza al sistema di rinforzo. I campi di variazione tipici dei valori delle proprietà delle fibre sottoposte a trazione sono riportati nell’APPENDICE A. Una descrizione più dettagliata delle fibre è fornita dall’ACI 440R. 3.2 – Proprietà fisiche 3.2.1 Densità – I materiali compositi hanno una densità che varia da 1.2 a 2.1 g/cm3, che è da quattro a sei volte minore di quella dell’acciaio ( 3.2.2Tabella 3.1). Il basso valore della densità comporta una riduzione dei costi di trasporto, una minore incidenza del peso proprio sui carichi della struttura e un’agevole movimentazione dei materiali in cantiere. 3.2.3 Coefficienti di espansione termica – I materiali in FRP unidirezionali presentano coefficienti di espansione termica differenti in direzione longitudinale e trasversale, in funzione del tipo di fibra, di resina e della percentuale volumetrica di fibra presente. Nella Tabella 3.2 sono elencati i coefficienti di espansione termica longitudinali e trasversali. Si noti che un coefficiente di espansione termica negativo indica che il materiale si contrae al crescere della temperatura e che si espande al diminuire della temperatura. Ad esempio, il calcestruzzo ha un coefficiente di espansione termica che varia da 7x10-6 a 11x10-6/°C) e di solito si considera isotropo (Mindess and Young, 1981). L’acciaio ha un coefficiente di espansione termica di 11x10-6/°C. Si veda la Sezione 8.3.1 per le indicazioni progettuali che tengono in conto dei coefficienti di espansione termica. 3.2.4 Effetti dell’elevata temperatura – Al di sopra della temperatura Tg, il modulo elastico di un polimero si riduce significativamente a causa di una modificazione della sua struttura molecolare. Il valore di Tg dipende dal tipo di resina, ma di solito varia in un intervallo compreso tra 60 a 80°C. In un materiale composito, le fibre, che hanno migliori proprietà termiche rispetto alle resine, riescono a sostenere un certo carico in direzione longitudinale finchè la temperatura limite non è raggiunta. Questo può avvenire a temperature prossime a 1000°C per fibre di vetro e 175°C per fibre aramidiche. Le fibre di carbonio sono in grado di resistere a temperature oltre i 275°C. A causa della riduzione del trasferimento degli sforzi tra le fibre che dipende dalla resina, le proprietà del composito nel suo insieme tendono comunque a deteriorarsi. Alcuni risultati sperimentali hanno dimostrato che temperature di 250°C, molto più alte dei valori di Tg delle resine, possono ridurre la resistenza a trazione di GFRP e CFRP di oltre il 20% (Kumahara et al., 1983). Altre proprietà legate alla capacità di trasferimento degli sforzi attraverso la resina, quali la resistenza a flessione, si riducono significativamente per temperature più basse (Wang and Evans, 1995). Per applicazioni di sistemi in FRP dove l’aderenza è un aspetto critico, le proprietà del polimero all’interfaccia fibra-calcestruzzo sono essenziali per garantire l’aderenza tra i due materiali. In ogni caso, per temperature prossime alla Tg, le proprietà del polimero degradano in modo rilevante, ed il composito comincia a perdere la sua capacità di trasferire gli sforzi dalle fibre al calcestruzzo. 3.3 – Proprietà meccaniche Comportamento a trazione – Nel caso di sollecitazioni di trazione pura, i materiali in FRP non mostrano alcun comportamento plastico (snervamento) prima della rottura. Il comportamento a trazione dei materiali composti da un solo tipo di fibra è caratterizzato da una relazione tensione-deformazione di tipo elastico-lineare fino a rottura, che avviene in maniera improvvisa e con modalità che potrebbero essere catastrofiche. Tabella 3.1 – Valori tipici della densità degli FRP confrontati con l’acciaio, (g/cm3) Acciaio 7.9 GFRP 1.2÷2.1 CFRP 1.5÷1.6 AFRP 1.2÷1.5 Tabella 3.2 – Valori tipici del coefficiente di dilazione termica per gli FRP Direzione Longitudinale, αL Trasversale, αT Coefficienti di dilatazione termica (x10-6/°C) GFRP CFRP AFRP 6÷10 -1÷0 -6÷-2 19÷23 22÷50 60÷80 PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO La resistenza a trazione e la rigidezza di un materiale in FRP dipendono da diversi fattori. Poiché le fibre in un composito rappresentano il costituente che porta la maggior parte del carico, il tipo, l’orientazione e la quantità di esse ne governano le proprietà meccaniche. A causa del ruolo primario delle fibre, le proprietà di un sistema di rinforzo sono a volte riportate con riferimento all’area netta delle fibre. In altri casi, le proprietà sono relative all’area totale della lamina (sistemi pre-cured). L’area totale di un sistema in FRP è calcolata con riferimento a tutta la sezione trasversale del composito, che comprende tutte le fibre e la resina. L’area totale è generalmente utilizzata per lamine pultruse in FRP (precured), per le quali lo spessore è costante ed il rapporto tra fibre e resina è controllato in stabilimento. L’area netta di un sistema FRP è calcolata sulla base dell’area nota di fibre, trascurando la larghezza totale e lo spessore del sistema composito; pertanto la resina viene trascurata. L’area netta di fibre è generalmente utilizzata per esprimere le proprietà dei sistemi wet layup, che sono ottenuti da tessuti di fibre con applicazione delle resine in sito. Per come sono applicati, i sistemi wet lay-up presentano una percentuale controllata di fibre ed un contenuto variabile di resina. Quando le proprietà di sistemi in FRP sono espresse con riferimento all’area totale, le dimensioni degli spessori sono più elevate, e i valori delle resistenze e dei moduli elastici sono più bassi; se le proprietà fanno riferimento all’area netta, allora gli spessori dei tessuti sono molto più piccoli e i valori delle resistenze e dei moduli elastici sono più elevati. Indipendentemente dal modo con cui si valutano le proprietà di un sistema in FRP, la resistenza in termini di capacità portante (ffuAf) e la rigidezza (AfEf) restano costanti. (Il calcolo delle proprietà di un sistema FRP utilizzando l’area totale o l’area netta è illustrato nella PARTE 5). Le proprietà valutate con riferimento all’area netta non sono le proprietà delle fibre nude (trattate individualmente). Le proprietà di un sistema in FRP devono essere caratterizzate per il composito considerato nel suo insieme, tenendo conto dell’efficienza del sistema fibre-resina, della struttura e della metodologia utilizzata per creare il composito stesso e non valutando le proprietà delle singole fibre. La valutazione delle proprietà meccaniche di tutti i sistemi in FRP, indipendentemente dal tipo, dovrebbe essere basata sulla realizzazione di prove sperimentali su campioni di lamine a contenuto noto di fibre. Le proprietà a trazione di alcuni sistemi di rinforzo in FRP disponibili sul mercato sono riportate nell’APPENDICE A. In ogni caso le proprietà a trazione di alcuni particolari sistemi possono essere richieste ai produttori stessi. I produttori devono fornire una resistenza ultima a trazione, definita secondo queste linee guida, come il valore medio della resistenza a trazione valutata su un insieme di prove sperimentali meno tre volte la * deviazione standard f fu = f fu − 3σ ed analogamente ( ) per la deformazione ultima a rottura ( ε * fu ) = ε fu − 3σ . Queste resistenze a trazione ottenute su base statistica 440.2R-13 prevedono una probabilità del 99.87% che i valori indicati siano superati (Mutsuyoshi et al., 1990). Il modulo elastico deve essere calcolato come modulo secante tra i valori di deformazione 0.003 e 0.006, secondo le indicazioni della norma ASTM D 3039. Per determinare le proprietà ultime a trazione si deve considerare un numero minimo di 20 provini uguali. Inoltre il produttore deve fornire una descrizione del metodo utilizzato per ottenere queste proprietà, incluso il numero delle prove sperimentali, i valori medi e le deviazioni standard. 3.3.1 Comportamento a compressione – I sistemi in FRP non dovrebbero essere utilizzati come rinforzo a compressione a causa della mancanza di sufficienti prove sperimentali che ne confermino la validità in questo tipo di applicazioni. Anche se si suggerisce di non fare affidamento su tali sistemi per resistere alle tensioni di compressione, la sezione seguente presenta informazioni relative al comportamento degli FRP in compressione. Alcune prove sperimentali su lamine in FRP per il rinforzo di elementi in calcestruzzo hanno mostrato che la resistenza a compressione è minore di quella a trazione (Wu, 1990). Le modalità di rottura di lamine in FRP sollecitate a compressione longitudinale comprendono la crisi per trazione in direzione trasversale, microinstabilità delle fibre o crisi per taglio. La modalità di rottura dipende dal tipo di fibre, dalla percentuale volumetrica delle fibre e dal tipo di resina. Per GFRP, CFRP e AFRP (Wu, 1990) sono state rilevate rispettivamente resistenze a compressione pari al 55, 78 e 20% della resistenza a trazione. In genere le resistenze a compressione sono più elevate per materiali con resistenze a trazione più elevate, eccetto nel caso dell’AFRP, dove le fibre mostrano un comportamento non lineare in compressione per valori delle tensioni relativamente bassi. Il modulo elastico a compressione è di solito più basso del modulo elastico a trazione. Prove sperimentali su campioni contenenti una percentuale volumetrica di fibre E-glass tra il 55 ed il 60% in una matrice di vinilestere o di resina poliestere hanno fornito moduli elastici a compressione variabili tra 34 e 48 GPa (Wu, 1990). In base a tali risultati, il modulo elastico a compressione è approssimativamente pari all’80, 85 e 100% del modulo elastico a trazione rispettivamente per GFRP, CFRP e AFRP (Ehsani, 1993). 3.4 – Comportamento nel tempo 3.4.1 Rottura dovuta al creep – I materiali in FRP soggetti ad un carico costante nel tempo possono improvvisamente rompersi dopo un periodo di tempo definito come tempo di permanenza sotto carico. Questo tipo di rottura è nota come rottura per creep. Al crescere del rapporto tra la tensione di trazione presente nel materiale e la resistenza a breve termine della lamina in FRP, la vita della lamina sotto carico decresce. Il tempo di permanenza sotto carico (endurance limit) decresce anche in presenza di condizioni ambientali sfavorevoli, quali l’alta temperatura, l’esposizione ai raggi ultravioletti, l’elevata alcalinità e cicli secco-umido o gelo-disgelo. In genere, le fibre di carbonio sono le meno suscettibili a rottura per creep, le fibre di aramide sono moderata- 440.2R-14 ACI COMMITTEE REPORT mente sensibili e le fibre di vetro sono le più sensibili. Alcune prove sperimentali sulla rottura per creep sono state condotte su barre di diametro 6 mm in FRP con fibre di carbonio, vetro e aramide. Tali barre sono state provate per differenti livelli di carico a temperatura ambiente. I risultati indicano che esiste una relazione lineare tra la resistenza a rottura per creep ed il logaritmo del tempo a tutti i livelli di carico investigati. I rapporti tra la tensione all’atto della rottura per creep dopo 50,000 ore (circa 50 anni) e la resistenza ultima a trazione iniziale di barre in GFRP, AFRP e CFRP calcolati per estrapolazione sono rispettivamente pari a 0.3, 0.47 e 0.91 (Yamaguchi et al. 1997). Valori similari sono stati riscontrati anche in altre prove (Malvar 1998). Nella sezione di queste linee guida dedicata alla progettazione sono fornite alcune indicazioni sul valore limite della tensione nel materiale per evitare la rottura per viscosità. Quanto più la tensione di lavoro nell’FRP è al di sotto del valore limite di rottura per viscosità, tanto più la resistenza dell’FRP è disponibile per incrementi del carico di natura intermittente. 3.4.2 Fatica – Negli ultimi 30 anni è stato prodotto un notevole quantitativo di dati relativi al comportamento a fatica ed alla previsione della vita utile dei materiali compositi (National Research Council 1991). Nell’arco di questo periodo di tempo, le ricerche hanno riguardato principalmente i materiali del settore aerospaziale. Malgrado le differenze esistenti in termini di qualità tra i materiali per il settore aerospaziale e quelli di tipo più commerciale, si possono comunque fare alcune considerazioni generali sul comportamento a fatica dei materiali in FRP. Se non viene specificato altrimenti, i seguenti risultati sono basati sul comportamento di materiali monodirezionali con una percentuale volumetrica di fibra di circa il 60% e soggetti a cicli di trazione sinusoidali caratterizzati da: • Frequenza sufficientemente bassa per non causare surriscaldamento del materiale; • Condizioni di laboratorio ambientali; • Rapporto di tensione (rapporto tra la minima e la massima tensione di trazione applicata) di 0.1; e • Direzione di applicazione del carico parallela all’allineamento principale delle fibre. Condizioni di prova in cui temperatura e contenuto di umidità nei materiali in FRP sono più elevati di quelli sopra specificati generalmente determinano un degrado del comportamento a fatica. Fra tutti i tipi di compositi in FRP utilizzati per applicazioni per le infrastrutture, i materiali in CFRP sono i meno soggetti a crisi per fatica. Per il CFRP un valore tipico del limite di resistenza a fatica è variabile tra il 60 e il 70% della resistenza ultima a trazione iniziale in condizioni statiche. Diagrammando la tensione in funzione del logaritmo del numero di cicli a rottura, la riduzione, per materiali in CFRP, è in genere di circa il 5% della resistenza iniziale statica per ogni dieci anni di vita. Per un milione di cicli, la resistenza a fatica è di solito compresa tra il 60 ed il 70% della resistenza ultima statica iniziale ed è relativamente indipendente dal grado di umidità e dalla temperatura di esposizione della struttura in calcestruzzo rinforzata, a meno che la resina o l’interfaccia fibra-resina non risultino notevolmente degradate a seguito degli attacchi degli agenti ambientali. I risultati di prove di laboratorio in condizioni ambiente (Mandell e Meier, 1983) su singole fibre di vetro hanno evidenziato l’insorgere di una rottura ritardata dovuta a fenomeni di corrosione, indotti dalla propagazione di difetti superficiali in presenza di quantità anche modeste di umidità. Quando le fibre di vetro si trovano inglobate in una matrice per formare il materiale composito si osserva un decadimento di circa il 10% della resistenza statica iniziale a trazione per ogni decade della vita utile dovuto a fenomeni di fatica (Mandell 1982). Tale comportamento a fatica si attribuisce all’interazione fibrafibra e si assume che non sia dipendente dal meccanismo di corrosione descritto per le singole fibre. Di solito non è possibile definire nessun chiaro livello di sollecitazione limite per fatica. I fattori ambientali possono giocare in tal senso un ruolo importante ai fini del comportamento a fatica a causa della sensibilità del vetro all’umidità, agli ambienti alcalini ed agli attacchi di soluzioni acide. Le fibre aramidiche, per le quali sono disponibili numerose informazioni sulla durabilità, mostrano un buon comportamento a fatica. Trascurando in questo contesto che tutte le fibre aramidiche presentano una durabilità piuttosto modesta se sottoposte a sforzi di compressione, il comportamento a fatica di un tessuto impregnato in fibre aramidiche è eccellente. Il degrado della resistenza a trazione per decade di vita utile è approssimativamente compreso tra il 5 e il 6% (Roylance e Roylance, 1981). Mentre non è stato definito un limite di resistenza per l’AFRP in genere, per cavi commerciali in AFRP utilizzati per applicazioni in elementi in calcestruzzo, prove della durata di 2 milioni di cicli hanno comportato una riduzione della resistenza compresa tra il 54 e il 73% della resistenza ultima a trazione (Odagiri et al. 1997). Sulla base di questi risultati, Odagiri suggerisce che la massima tensione debba essere contenuta tra lo 0.54 e lo 0.73 della resistenza a trazione. Dal momento che la pendenza del diagramma tensione applicata-logaritmo del tempo è per l’AFRP simile alla pendenza del diagramma tensione-logaritmo della vita utile per carichi ciclici, le singole fibre sembrano andare in crisi per raggiungimento di una deformazione limite e per un fenomeno di crisi per creep. Questo fenomeno di limitazione della vita utile nelle barre di AFRP presenti in commercio è accelerato dall’esposizione ad umidità e temperature elevate (Roylance e Roylance 1981; Rostasy 1997). 3.5 – Durabilità Molti sistemi in FRP mostrano una riduzione delle proprietà meccaniche dopo l’esposizione ad alcuni fattori ambientali, tra i quali temperatura, umidità ed attacchi chimici. L’esposizione alle condizioni ambientali, la durata dell’esposizione, il tipo e la formulazione delle resine, il tipo di fibre ed i metodi usati per la loro polimerizzazione sono solo alcuni dei fattori che influenzano l’entità del degrado riscontrabile nelle proprietà meccaniche. Questi fattori sono discussi in dettaglio nella Sezione 8.3. Le proprietà meccaniche indicate dai produtto- PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO ri sono basate su prove sperimentali condotte in ambienti protetti e pertanto non considerano gli effetti delle condizioni ambientali nei quali l’elemento rinforzato si troverà. Tali proprietà devono essere modificate in base ai dati riportati nella Sezione 8.4. 3.6 – Qualificazione dei sistemi in FRP Ai fini della progettazione, i sistemi in FRP devono essere qualificati sia sulla base dei risultati forniti da prove sperimentali di laboratorio che su prove eseguite su elementi strutturali che attestino la bontà del sistema in uso per una data applicazione. Il risultato di prove di durabilità in condizioni ambientali simili a quelle in cui si verrà a trovare l’elemento rinforzato sono, di nuovo, un’essenziale informazione che può pregiudicare o meno l’impiego di un dato prodotto. I dati forniti dai produttori che dimostrano come i sistemi in FRP proposti riescano a soddisfare tutte le specifiche di progetto sia in termini di caratteristiche meccaniche che fisiche, quali ad esempio la resistenza a trazione, la durabilità, la resistenza a fenomeni di viscosità, la buona aderenza al supporto e il valore della temperatura Tg, devono essere tenute in debito conto, ma non devono essere considerate come l’unica fonte per una completa caratterizzazione dei materiali. Non si dovrebbero utilizzare sistemi compositi che non sono stati completamente caratterizzati. Le proprietà meccaniche dei sistemi in FRP devono essere determinate sulla base di prove sperimentali su lamine realizzate secondo procedure rappresentative del loro tipo di impiego. Esse devono essere ottenute secondo procedure sperimentali conformi a quanto riportato nell’APPENDICE B. Modifiche delle procedure standard di prova sono permesse per simulare reali condizioni di installazione. Specifici programmi di qualificazione dei materiali richiedono la realizzazione di un numero di prove di laboratorio sufficiente per misurare la ripetibilità e l’affidabilità di alcune proprietà critiche. Si raccomanda pertanto la sperimentazione su serie multiple di campioni. Prove sperimentali strutturali particolari possono essere utilizzate per valutare l’efficienza e le prestazioni del sistema in specifiche applicazioni. PARTE 3 – REQUISITI COSTRUTTIVI CAPITOLO 4 – TRASPORTO, STOCCAGGIO ED USO 4.1 – Trasporto I singoli componenti di un sistema in FRP devono essere imballati e trasportati in conformità a tutte le norme e i regolamenti federali e statali sull’imballaggio e il trasporto. L’imballaggio, l’etichettatura e il trasporto di resine termoindurenti sono regolate dal CFR 49. Molti materiali nel capitolo C (CFR 49), sotto “Hazardous Materials Regulations”, sono classificati corrosivi, infiammabili o velenosi. 440.2R-15 4.2 – Stoccaggio 4.2.1 Modalità di conservazione – Per garantire le proprietà e la sicurezza dei singoli componenti di un sistema in FRP, i materiali devono essere conservati rispettando le indicazioni del produttore. Alcuni elementi, tra cui i reagenti, gli induritori, i promotori, i catalizzatori, e i solventi utilizzati per la pulizia degli utensili, devono rispettare alcune disposizioni di sicurezza e devono essere conservati secondo le prescrizioni del produttore e dell’OSHA. I catalizzatori e i promotori (generalmente i perossidi) devono essere stoccati separatamente. 4.2.2 Tempo di conservazione – Le proprietà dei singoli componenti delle resine utilizzate negli FRP possono alterarsi nel tempo, con la temperatura o con l’umidità. Tali condizioni ambientali possono alterare la reattività della miscela e le proprietà della resina sia nella fase indurita sia nello stato antecedente il mescolamento. Il produttore garantisce che le proprietà dei singoli componenti delle resine soddisfino i requisiti minimi dichiarati sulle etichette dei prodotti e sulle brochure tecniche fino, e non oltre, alla data di scadenza. Qualsiasi componente scaduto, deteriorato o alterato non dev’essere adoperato. Tutto il materiale giudicato non adoperabile deve essere smaltito secondo le prescrizioni indicate dal produttore e conformemente alle normative ambientali statali e federali. 4.3 – Uso 4.3.1 Certificati di conformità – I certificati di conformità di tutti gli elementi e componenti devono essere richiesti al produttore e disponibili in cantiere. 4.3.2 Fonti di informazione – Informazioni dettagliate sull’uso e sui potenziali pericoli derivanti dall’installazione degli FRP possono essere reperite da varie fonti; fra esse si citano: documenti editi dall’ACI e dall’ICRI, le note tecniche e le guide dei produttori, le linee guida OSHA, e altri documenti governativi. Il documento ACI 503R rappresenta il manuale specifico sull’uso sicuro di composti epossidici. 4.3.3 Rischi generali di utilizzo – La categoria delle resine termoindurenti comprende le resine poliestere insature, le vinilestere, le epossidiche, e le poliuretaniche. Insieme a queste si adoperano generalmente gli induritori, i reagenti, i perossidi, gli isocianati, e gli additivi. Particolari precauzioni sono necessarie nell’impiego di resine termoindurenti o dei loro componenti per scongiurare alcuni problemi quali: • Irritazione della pelle, come ustioni, infiammazioni, prurito; • Sensibilizzazione della pelle, con reazioni allergiche simili a quelle causate dall’ortica, dai materiali isolanti o altre allergie; • Inalazione dei vapori organici dei solventi usati per la pulizia degli strumenti, dei monomeri, e dei diluenti; • Esplosioni o incendio dei materiali infiammabili esposti a fonti di calore, fiamme, scintille, elettricità statica, sigarette, o altre fonti di incendio se la con- 440.2R-16 ACI COMMITTEE REPORT centrazione nell’aria raggiunge determinati livelli; Reazioni esoterme della miscela che possono causare incendi o danni alle persone; e • Sviluppo di polveri prodotte dall’usura o manipolazione degli FRP induriti (consultare la documentazione fornita dal produttore per i rischi specifici). A causa della complessità delle resine termoindurenti e degli altri materiali è necessario leggere attentamente le etichette e i documenti di corredo con cui tali prodotti giungono in cantiere (MSDS) prima di adoperarli. La CFR 16, parte 1500, regolamenta l’etichettatura delle sostanze pericolose ed anche delle resine termoindurenti. La ANSI Z-129 fornisce ulteriori indicazioni su classificazioni e precauzioni. 4.3.4 Dispositivi di protezione individuale – Sono indicati abiti e guanti, in gomma o plastica, “monouso” per maneggiare le fibre e le resine. I guanti devono resistere alle resine ed ai solventi. Nel mescolamento e nell’applicazione di resine e solventi devono essere adoperati occhiali o maschere di sicurezza. Protezioni per la respirazione, quali maschere per la polvere o respiratori, devono essere adoperate quando vi sono fibre volatili, polveri o vapori organici, o quando si mescolano o si applicano le resine (se prescritto dal produttore dell’FRP). 4.3.5 Sicurezza sul luogo di lavoro – Il luogo di lavoro dovrebbe essere ben ventilato. Le superfici non trattate dovrebbero essere protette contro macchie e versamenti di resina. Ciascun componente del sistema in FRP presenta prescrizioni specifiche per il trasporto e lo stoccaggio in condizioni di sicurezza. Consultare il produttore per le indicazioni del caso. Alcune resine sono potenzialmente pericolose quando se ne mescolano i componenti. Consultare la documentazione del produttore per la preparazione e le note MSDS per i rischi connessi. Le resine che induriscono all’aria producono calore che, a sua volta, accelera le reazioni. Nei contenitori dove si mescola la resina possono avvenire reazioni incontrollate, con esalazioni, fiamme, o ebollizioni violente. Perciò detti contenitori devono essere tenuti sempre sotto controllo. 4.3.6 Pulizia e smaltimento – Si devono adottare particolari precauzioni se si adoperano solventi infiammabili per la pulizia. Sono disponibili anche solventi che non presentano problemi di infiammabilità. Tutti i materiali di risulta devono essere smaltiti nel rispetto dell’ambiente. • CAPITOLO 5 – INSTALLAZIONE Le modalità di installazione dei sistemi in FRP sono state sviluppate dai singoli produttori e spesso differiscono le une dalle altre. Spesso le procedure differiscono anche nell’ambito di uno stesso sistema in funzione delle condizioni della struttura su cui si interviene. Questo capitolo presenta alcune linee guida generali sull’installazione dei sistemi in FRP. L’installazione dei sistemi in FRP deve essere eseguita da personale specializzato. Difformità nell’applicazione rispetto alle procedure fornite del produttore non possono essere ammesse senza il consenso del produttore stesso. 5.1 – Qualifiche dell’installatore L’installatore del sistema in FRP deve mostrare competenza nella preparazione delle superfici e nell’applicazione del rinforzo. La qualifica può essere provata sia attraverso la documentazione dell’attività formativa, sia attraverso altre applicazioni similari già eseguite o, ancora, attraverso la preparazione superficiale e l’applicazione dell’FRP su porzioni “campione” della stessa struttura che dovrà essere rinforzata. I produttori dei sistemi in FRP o i loro agenti devono accuratamente provvedere alla formazione degli installatori per l’applicazione dei propri prodotti. 5.2 – Considerazioni ambientali Temperatura, umidità relativa e condensa superficiale durante l’installazione alterano le prestazioni dei sistemi in FRP. La temperatura superficiale del calcestruzzo, la temperatura dell’aria, l’umidità relativa e il punto di rugiada devono essere scrupolosamente controllati. I primer, le resine impregnanti e gli adesivi non devono essere applicati su superfici fredde o gelate. Quando la temperatura superficiale del calcestruzzo scende al di sotto di un valore minimo definito dal produttore del sistema in FRP, si può avere una impregnazione delle fibre e un indurimento incompleti pregiudicando l’efficacia dell’intervento. E’ possibile utilizzare sorgenti di calore per riscaldare l’ambiente e la superficie del calcestruzzo durante l’installazione. Tale sorgente deve essere pulita e non contaminare la superficie e il sistema in FRP prima dell’avvenuto indurimento. E’ buona norma che resine ed adesivi non siano utilizzati su superfici umide o bagnate a meno che non siano appositamente formulati. I sistemi in FRP non devono essere applicati su superfici in calcestruzzo sulle quali si può avere trasmissione di vapore acqueo. Il passaggio di vapore attraverso la superficie del calcestruzzo e lo strato di resina non ancora indurito causa la formazione di bolle d’aria che compromettono l’aderenza del sistema di rinforzo al supporto. 5.3 – Attrezzature Ogni sistema in FRP prevede un’attrezzatura specifica per l’applicazione del materiale. L’attrezzatura comprende gli strumenti per l’impregnazione delle resine e i materiali e gli equipaggiamenti eventualmente necessari per il sollevamento e il posizionamento del rinforzo. Tutte le attrezzature devono essere pulite ed in buono stato. Il personale addetto all’installazione deve essere preparato e capace di utilizzare l’attrezzatura richiesta per le fasi di cantiere. Ogni operazione richiede l’uso di dispositivi di protezione individuale: guanti, maschera, occhiali e tute. Tutto il materiale e le attrezzature devono essere disponibili in cantiere in quantità sufficiente per garantire la continuità delle operazioni di installazione e il controllo di qualità. 5.4 – Preparazione superficiale Il comportamento degli elementi in calcestruzzo rinforzati o riparati con FRP dipende in gran parte dalle PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO qualità del supporto e dalla preparazione e rifinitura della superficie del calcestruzzo. Una preparazione superficiale inadeguata può causare il distacco o la delaminazione del sistema di rinforzo prima del raggiungimento delle resistenza ultima ipotizzata in fase progettuale. Le linee guida generali di questo capitolo possono applicarsi a tutti i sistemi in FRP. I singoli produttori forniscono indicazioni specifiche per un determinato sistema in FRP. La preparazione del supporto può generare rumore, polvere e ed essere causa di interruzione delle attività nei luoghi di intervento. 5.4.1 Riparazione del supporto – Tutti i problemi relativi alle condizioni iniziali del calcestruzzo che possono compromettere la riuscita dell’intervento devono essere presi in considerazione prima della preparazione superficiale. I metodi di riparazione e preparazione superficiale sono illustrati nell’ACI 546R e nell’ICRI 03730. Tutte le riparazioni devono essere conformi ai disegni e alle specifiche di progetto. E’ necessario consultare il produttore circa la compatibilità tra i materiali adoperati per la riparazione e il sistema in FRP. 5.4.1.1 Problemi di corrosione – E’ buona norma non applicare il rinforzo esterno in FRP su elementi in c.a. in cui si teme ci siano armature in acciaio corrose. L’espansione causata dalla corrosione può compromettere l’integrità strutturale del rinforzo esterno in FRP ed è di difficile valutazione. Tutti i fenomeni che possono generare corrosione nelle armature devono essere attentamente valutati e le parti eventualmente corrose devono essere bonificate prima della applicazione del sistema di rinforzo. 5.4.1.2 Iniezione delle lesioni – Alcuni produttori fanno notare che la presenza di lesioni aventi larghezze di 0.3 mm o più possono influenzare le prestazioni dei sistemi in FRP, causando il distacco o la rottura delle fibre. In conformità al documento ACI 224.1R, è quindi opportuno eseguire iniezioni a pressione di resina epossidica tutte le volte che l’ampiezza delle lesioni supera gli 0.3 mm. Per prevenire la corrosione delle armature in acciaio è comunque opportuno iniettare o sigillare le lesioni di minore ampiezza che si trovano in ambiente aggressivo. Le ampiezze critiche delle fessure in relazione alle varie possibilità di esposizione sono fornite nell’ACI 224R. 5.4.2 Preparazione superficiale – La preparazione superficiale varia in funzione del sistema in FRP adoperato. In genere si ha distinzione tra applicazioni che necessitano dell’aderenza (bond-critical) da quelle nelle quali è invece indispensabile solo il contatto (contact critical). Le applicazioni basate sull’aderenza, come il rinforzo a flessione o a taglio di travi, necessitano di un forte legame adesivo tra sistema in FRP e supporto in calcestruzzo. Le applicazioni per contatto, invece, richiedono solo che vi sia un contatto intimo tra il sistema in FRP e il calcestruzzo; esse generalmente non richiedono la presenza dell’adesivo sebbene spesso lo si adotti per semplificare l’installazione. 5.4.2.1 Applicazioni fondate sull’aderenza (bondcritical) – La preparazione superficiale in questo tipo di applicazioni è regolata dall’ACI 546R e dall’ICRI 440.2R-17 03730. La superficie da rinforzare deve essere ben pulita e priva di materiale sciolto o incoerente. Quando le fibre rivestono spigoli vivi, questi devono essere arrotondati con un raggio minimo di 15 mm per prevenire sia l’insorgere di concentrazioni tensionali nel sistema di rinforzo che la formazione di vuoti tra FRP e calcestruzzo. Qualora gli spigoli presentassero un contorno irregolare si dovrebbe procedere ad una loro regolarizzazione attraverso l’uso dei resine quali il putty. Le irregolarità, gli spigoli con rientranze, le superfici concave, i corpi estranei inglobati possono alterare le prestazioni del sistema di rinforzo e devono essere attentamente considerati. Le citate asperità superficiali dovrebbero essere rimosse prima dell’installazione del sistema in FRP. Gli spigoli con rientranze e le superfici concave richiedono speciale accortezza per garantire l’aderenza tra sistema in FRP e il supporto in calcestruzzo. La preparazione superficiale può essere eseguita con tecniche abrasive o utilizzando acqua ad alta pressione. Eventuale polvere, sporco, olio ed ogni altra cosa che potrebbe alterare l’aderenza tra rinforzo e calcestruzzo dovrebbero essere rimossi. Piccole cavità e vuoti superficiali dovrebbero essere resi visibili durante la preparazione superficiale. Al termine della fase di preparazione superficiale è buona norma pulire e proteggere la superficie ottenuta per evitare che si depositino nuovamente elementi che potrebbero alterare l’aderenza. Il grado di finitura superficiale dovrebbe essere come specificato nell’ICRI. E’ buona norma consultare il produttore dell’FRP qualora fosse necessario avere una migliore qualità della finitura superficiale. Le irregolarità superficiali, incluso le linee delle casseforme, non dovrebbero eccedere 1 mm o quanto raccomandato dal produttore del sistema in FRP. Esse possono essere levigate con procedimenti abrasivi o con trattamento ad acqua ad alta pressione. Le superfici da rinforzare con FRP devono essere asciutte in conformità con quanto prescritto dal produttore del sistema in FRP. La presenza di acqua nei pori impedisce la penetrazione della resina e quindi riduce l’ingranamento meccanico. La condensa deve essere valutata secondo le indicazioni del documento ACI 503.4. 5.4.2.2 Applicazioni fondate sul contatto (contactcritical) – Negli interventi di confinamento di elementi in calcestruzzo, la preparazione superficiale deve garantire il contatto intimo tra la superficie del calcestruzzo e il rinforzo esterno. Gli elementi da fasciare devono presentare superfici piane o convesse per garantire un adeguato caricamento del sistema in FRP. Le irregolarità devono essere riparate con un materiale compatibile con il calcestruzzo esistente. I materiali con resistenza e con modulo elastico più piccoli del calcestruzzo, come l’intonaco, potrebbero compromettere l’efficacia del sistema del rinforzo e devono essere rimossi. 5.5 – Mescolamento delle resine La preparazione della resina (mixing) deve essere conforme alle procedure messe a punto dal produttore del sistema in FRP. Tutti i componenti della resina devono essere alla temperatura indicata e devono essere perfet- 440.2R-18 ACI COMMITTEE REPORT tamente mescolati nelle opportune proporzioni fino ad ottenere un composto uniforme. I componenti delle resine hanno colori molto diversi tra loro e la preparazione può considerarsi completa quando non vi sono più striature nel composto. Le resine devono essere mescolate per il tempo prescritto e fino al raggiungimento della uniformità del colore. Il produttore deve fornire le quantità di resina che può essere preparate in funzione del tempo di impiego, il rapporto tra i componenti, le modalità di preparazione ed i tempi ottimali di mescolamento. L’attrezzatura per la preparazione comprende piccoli miscelatori elettrici o frullini, ma è anche possibile mescolare le resine a mano. Le quantità di resina di volta in volta preparate devono essere tali da poter essere installate entro il tempo di applicazione (pot life). Trascorso tale tempo, le resine non devono essere più utilizzate a causa dell’aumento della viscosità che diminuisce sia la loro capacità di penetrazione nella superficie del calcestruzzo che la capacità di impregnazione delle fibre. 5.6 – Applicazione dei materiali costituenti il rinforzo L’applicazione di alcune resine può causare esalazioni. I sistemi in FRP dovrebbero essere scelti in relazione al loro impatto ambientale, considerando l’emissione di prodotti organici volatili e tossici. 5.6.1 Primer e putty – Quando richiesto, il primer deve essere applicato su tutte le superfici sulle quali installare il rinforzo. Il primer deve essere applicato uniformemente su tutta la superficie con il grado di copertura consigliato dal produttore. Deve essere protetto dalla polvere, dall’umidità, e da altri agenti nocivi prima dell’applicazione del sistema in FRP. Il putty deve essere applicato dopo il primer secondo gli spessori suggeriti dal produttore. Tipicamente esso si presenta come una pasta epossidica un po’ più densa rispetto alle altre resine e dovrebbe essere utilizzato solo per riempire eventuali vuoti o per lisciare eventuali asperità della superficie prima dell’applicazione degli altri materiali. Prima dell’applicazione del saturant o dell’adesivo, il primer ed il putty devono aver raggiunto il livello di polimerizzazione ottimale suggerito dal produttore del sistema che si sta utilizzando. Nel caso in cui l’applicazione del saturant o dell’adesivo avvenga su primer e putty già completamente polimerizzati, potrebbe essere necessario procedere ad un’ulteriore preparazione superficiale qualora richiesto dal produttore del sistema in FRP. 5.6.2 Sistemi wet lay-up – I sistemi in FRP di tipo wet lay-up sono generalmente installati a mano adoperando fibre secche e resine impregnanti (saturant), seguendo le indicazioni del produttore. La resina impregnante deve essere applicata uniformemente su tutte le superfici che riceveranno il rinforzo. Le fibre possono essere anche impregnate separatamente con un macchinario adeguato prima dell’applicazione sulla superficie in calcestruzzo. Le fibre del rinforzo devono essere pressate delicatamente sullo strato di resina impregnante non ancora indurita secondo le modalità previste dal produttore del sistema in FRP. Eventuale aria intrappolata deve essere eliminata prima che la resina faccia presa. La quantità di resina utilizzata deve essere tale da garantire la perfetta impregnazione delle fibre. L’applicazione di ulteriori strati di materiale di rinforzo deve essere fatta prima che l’ultima mano di saturant abbia terminato la fase di polimerizzazione. Qualora l’ultima mano di saturant sia completamente polimerizzata, è necessario procedere ad una leggera sabbiatura o utilizzare specifici solventi raccomandati dal produttore del sistema in FRP. 5.6.3 Sistemi applicati meccanicamente – Tali sistemi fanno uso di bobine di materiale di rinforzo (le fibre vere e proprie) che possono arrivare in cantiere sia sotto forma di materiale pre-impregnato non completamente polimerizzato che di fibre secche le quali riceveranno la resina direttamente in cantiere. L’impiego di macchinari automatici è particolarmente conveniente quando si tratta di fasciare elementi verticali quali pilastri o colonne. Tali macchinari sono in grado di avvolgere le fibre sia orizzontalmente sia secondo predeterminate inclinazioni. La macchina è sistemata vicino alla colonna e ne avvolge il perimetro salendo e scendendo lungo la colonna stessa. Dopo la fasciatura i sistemi pre-impregnati dovrebbero polimerizzare a temperature elevate. Generalmente si dispone una sorgente di calore intorno alla colonna ad una opportuna temperatura e per il tempo raccomandato dal produttore. La temperatura è controllata per garantire la qualità del processo. Il rinforzo non presenta alcuna giunzione poiché il tessuto è continuo. Durante tutte le fasi descritte è opportuno seguire scrupolosamente le indicazioni fornite dal produttore del sistema FRP. 5.6.4 Sistemi pre-cured – I sistemi pre-cured includono piastre, laminati ed elementi simili a reti elettrosaldate e sono generalmente applicati mediante l’uso di adesivi. L’adesivo deve essere distribuito uniformemente sulla superficie che riceverà il rinforzo. Fanno eccezione alcune applicazioni di confinamento del calcestruzzo in cui non è richiesta intima aderenza tra sistema in FRP e supporto. Le superfici che ricevono i sistemi pre-cured devono essere pulite e trattate secondo le raccomandazioni del produttore. Eventuale aria intrappolata deve essere eliminata prima della polimerizzazione dell’adesivo. La quantità di adesivo applicata deve garantire la perfetta aderenza sia tra il materiale di rinforzo e il supporto che tra gli eventuali, successivi, strati del rinforzo stesso. 5.6.5 Manti protettivi – I manti protettivi devono essere compatibili con il sistema di rinforzo in FRP e applicati secondo le raccomandazioni del produttore. Generalmente non devono essere impiegati solventi per la pulizia delle superfici da rivestire a causa dell’effetto deleterio che questi hanno sulle resine. Il produttore del sistema in FRP deve approvare l’uso dei materiali di pulizia superficiale prima dell’applicazione del manto protettivo. I manti dovrebbero essere ispezionati periodicamente ed essere soggetti a manutenzione per garantirne l’efficacia nel tempo. PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO 5.7 – Allineamento degli FRP L’orientamento degli FRP e la sequenza di sovrapposizione sono importanti parametri per una corretta realizzazione del rinforzo e dovrebbero essere specificati dal progettista. Una differenza, anche di soli 5°, della direzione delle fibre rispetto al progetto può causare una sostanziale riduzione delle prestazioni del rinforzo. Deviazioni dalla direzione specificata nel progetto delle fibre possono essere permesse solo previa approvazione da parte del progettista. I tessuti in FRP devono essere installati in modo da garantire l’orientamento previsto in sede progettuale mantenendone rettilinee le fibre. Qualsiasi piega, attorcigliamento o grave difetto nei tessuti dev’essere comunicato al progettista. 5.8 – Strati multipli e lunghezze di ancoraggio L’applicazione di più strati di materiale di rinforzo è consentita a condizione che risultino tutti perfettamente impregnati, che la resistenza a taglio della resina sia tale da garantire il trasferimento degli sforzi tangenziali tra gli strati e che l’aderenza tra sistema in FRP e calcestruzzo sia sufficiente. Per luci notevoli è possibile utilizzare più elementi di varia lunghezza per garantire un trasferimento continuo dei carichi purché siano eseguite sovrapposizioni di adeguata lunghezza. Le sovrapposizioni devono essere sfalsate, a meno che non sia diversamente specificato dal progettista. Il dimensionamento delle sovrapposizioni, includendo la lunghezza di sovrapposizione, deve essere basato su studi e ricerche sperimentali e deve essere installato seguendo le raccomandazioni del produttore. Le sovrapposizioni e l’applicazione multistrato non sono sempre possibili a causa delle caratteristiche specifiche dei alcuni sistemi in FRP. Indicazioni specifiche sulle sovrapposizioni sono fornite nel CAPITOLO 12. 5.9 – Polimerizzazione delle resine Il fenomeno di polimerizzazione delle resine è funzione del tempo e della temperatura ambiente. Le resine che polimerizzano all’aria possono impiegare diversi giorni per indurire completamente. Temperature eccezionali o fluttuanti possono ritardare o accelerare il processo di indurimento. I produttori di sistemi in FRP forniscono resine speciali per queste condizioni ambientali. I sistemi che prevedono elevate temperature di polimerizzazione necessitano che le resine vengano riscaldate ad una opportuna temperatura e per un determinato intervallo di tempo. Tutte le resine devono seguire il processo di indurimento in conformità alle raccomandazioni del produttore. Non è possibile alterarne la loro composizione chimica in cantiere. La polimerizzazione di uno strato già applicato dovrebbe essere controllata prima dell’applicazione dello strato successivo. L’installazione degli strati successivi deve essere interrotta se si riscontra un’anomalia nella presa. 440.2R-19 5.10 – Protezione temporanea Temperature sfavorevoli, esposizione diretta a pioggia, polvere o sporco, eccessiva esposizione al sole, umidità elevata o atti vandalici possono danneggiare un sistema in FRP in fase di installazione alterando la fase di presa delle resine. Protezioni temporanee realizzate, ad esempio, con teli di plastica, potrebbero rendersi necessarie durante l’installazione finché la resina non abbia fatto presa. Se sono richiesti dei puntelli temporanei, questi devono essere rimossi solo quando il sistema in FRP ha fatto perfettamente presa, in modo che l’elemento strutturale rinforzato possa sopportare i carichi di progetto. Se si sospetta che il sistema in FRP possa aver subito danneggiamento durante la fase di installazione, è necessario avvisare il progettista e consultare il produttore del sistema. CAPITOLO 6 – ISPEZIONE, VALUTAZIONE ED ACCETTAZIONE La certificazione di qualità e i controlli di qualità sono eseguiti dai produttori dei sistemi in FRP, dall’impresa installatrice, e da altri soggetti coinvolti nell’intervento. Il programma di controllo di qualità riguarda tutte le fasi del progetto del rinforzo. Il livello del controllo di qualità richiesto, le metodologie d’indagine e le modalità di conservazione dei dati sono strettamente connesse alla complessità e all’importanza del progetto. La certificazione di qualità è ottenuta in seguito ad una serie di indagini e prove sperimentali effettuate sul sistema in FRP installato. Le specifiche di progetto devono indicare i criteri per poter sviluppare un programma di certificazione di qualità in cui siano contenute: le misure di sicurezza per la messa in opera dei materiali compositi, le modalità di preparazione delle superfici in calcestruzzo e le indicazioni operative di applicazione degli FRP, i metodi d’indagine e d’ispezione di detti sistemi, le disposizioni relative alla polimerizzazione dei materiali, i campioni per la certificazione di qualità, e gli adempimenti specificati nella Sezione 13.3. 6.1 – Ispezioni I sistemi in FRP devono essere controllati secondo quanto stabilito dalle normative tecniche. In assenza di tali prescrizioni, le ispezioni dovrebbero essere effettuate da ispettori qualificati o da ingegneri abilitati, esperti nelle procedure di installazione dei materiali compositi. Detti tecnici devono eseguire controlli giornalieri degli interventi e produrre appositi rapporti avendo cura di precisare: - Data e durata dell’installazione; - Condizioni ambientali quali temperatura dell’aria e umidità relativa al momento dell’applicazione; - Temperatura superficiale del calcestruzzo; - Condizioni superficiali secondo quanto riportato in ACI 503.4; - Modalità di preparazione del supporto in calcestruzzo e grado di finitura secondo i campioni esempio dell’ICRI; - Descrizione qualitativa della pulizia superficiale 440.2R-20 ACI COMMITTEE REPORT del supporto; Tipologia della sorgente di calore ausiliaria eventualmente impiegata; - Ampiezza delle fessure non iniettate; - Numero di prelievi costituiti da fibre o da laminati pre-cured e indicazioni sommarie sulla posizione di ciascun prelievo nella struttura; - Numero di prelievi di resina, rapporti e tempi di miscelazione, descrizione qualitativa delle resine, includendo primer, putty, saturant e adesivi per ciascun giorno; - Osservazioni sulle modalità di polimerizzazione delle resine; - Conformità delle applicazioni alle prescrizioni di progetto; - Dettagli sui risultati dei test di aderenza tipo pulloff, in termini di resistenza dell’interfaccia, modalità di rottura e posizione nell’ambito della struttura; - Proprietà fisico-meccaniche del materiale composito in FRP installato, da valutarsi con prove in sito su pannelli dimostratori in FRP, se richiesto; - Posizione e dimensioni delle delaminazioni e dei vuoti; e - Stato di avanzamento dei lavori. Il rapporto sui controlli effettuati dagli ispettori e la relativa documentazione di prova devono essere trasmesse all’ingegnere responsabile delle prove di controllo di qualità o al committente. La documentazione raccolta, nonché i risultati di eventuali prove su pannelli dimostratori in FRP dovrebbero essere conservati per un periodo non inferiore a 10 anni, o per un periodo diversamente specificato dall’ingegnere responsabile dei controlli. Dovrebbe essere cura dell’impresa installatrice conservare dei campioni di resina e mantenere memoria delle date di installazione dei prodotti. - 6.2 – Verifica e accettazione I sistemi in FRP dovrebbero essere verificati e accettati o non accettati sulla base della conformità o meno con le specifiche di progetto. I seguenti aspetti dovrebbero essere valutati nella fase di verifica: proprietà dei materiali in FRP e loro tolleranze dimensionali, modalità di installazione, presenza di delaminazioni, modalità di maturazione della resina e adesione dell’FRP al supporto in calcestruzzo. Le tolleranze dimensionali includono l’orientamento delle fibre, lo spessore al finito, l’orientamento dei tessuti o dei laminati, la larghezza e l’interasse del rinforzo, i raggi di curvatura e le lunghezze di sovrapposizione. La verifica dei sistemi in FRP dovrebbe essere effettuata attraverso la realizzazione di pannelli dimostratori in FRP e prove tipo pull-off. Sono altresì consentite prove in sito allo scopo di accertare sul campo la validità della tecnica di rinforzo adottata (Nanni e Gold, 1998). 6.2.1 Materiali - Prima della messa in opera, il produttore del sistema in FRP dovrebbe allegare ad ogni fornitura la certificazione delle proprietà fisico-meccaniche di tutti i materiali previsti nel progetto. Dovrebbe inoltre procedere ad una marchiatura del prodotto fornito dalla quale risulti inequivocabilmente il riferimento all’azienda produttrice, allo stabilimento, al tipo di materiale. Per progetti di particolare complessità è consentito eseguire prove supplementari sui materiali impiegati. Dette prove sono volte a valutare le proprietà meccaniche del composito, la temperatura di transizione vetrosa Tg delle resine, la resistenza all’interfaccia fibra/matrice e composito/supporto in calcestruzzo. Le prove possono effettuarsi presso laboratori ufficiali, in accordo con il programma di controllo di qualità. Le prove sui tempi di lavorabilità e di indurimento delle resine sono di solito condotte in sito. Qualora un materiale sottoposto a prova non soddisfi i requisiti minimi specificati dall’ingegnere responsabile dei controlli, il materiale dovrebbe essere scartato. I pannelli dimostratori possono essere usati per valutare il modulo di elasticità e la resistenza a trazione, la resistenza delle sovrapposizioni, i tempi di indurimento e la Tg dei sistemi in FRP messi in opera secondo le procedure che si sarebbero seguite nell’applicazione di cantiere. Durante la fase di cantiere possono essere realizzati in sito elementi piani di predeterminate dimensioni e spessore, secondo un predeterminato programma di campionamento. A maturazione avvenuta, le prove fisico-meccaniche sui detti elementi devono essere eseguite presso un Laboratorio Ufficiale. La resistenza e il modulo elastico del materiale in FRP possono essere valutati in accordo con le norme ASTM D 3039 e ISIS (1998). Tutte le proprietà da esaminare dovrebbere essere espressamente indicate. L’ingegnere responsabile dei controlli ha facoltà di modificare il numero di prove stabilito o rinunciare ad esse. I sistemi in FRP che includono sistemi pre-cured e sistemi applicati meccanicamente, non si prestano alla realizzazione di piccoli elementi piani. In tal caso il progettista può prevedere prove su pannelli o campioni forniti dal produttore stesso. La resistenza a trazione, il modulo elastico e la resistenza delle sovrapposizioni dei materiali in FRP possono anche determinarsi con prove esplosive su elementi anulari fabbricati in sito, in accordo con la norma ISIS (1998). Durante l’applicazione, dovrebbero essere confezionati e conservati campioni di resina in accordo con le specifiche del programma di prove per la valutazione del livello di polimerizzazione raggiunto dal materiale. 6.2.2 Orientamento delle fibre – L’orientamento delle fibre o dei laminati pre-cured dovrebbero essere sottoposti ad indagine visiva. Per i materiali applicati con la tecnica wet lay-up dovrebbero essere controllate le aree ove le fibre deviano dal configurazione rettilinea originale, producendo ingobbamenti. I disallineamenti delle fibre o dei laminati pre-cured superiori a 5 gradi (circa 80 mm/m) dovrebbero essere indicati nel rapporto da inviare all’ingegnere responsabile dei controlli per la verifica e l’accettazione. 6.2.3 Delaminazioni – I sistemi in FRP dovrebbero essere controllati nei riguardi dei fenomeni di delaminazione e di formazione di bolle d’aria fra i vari strati del composito o tra esso e il supporto in calcestruzzo. Gli strumenti d’indagine devono essere in grado di accertare PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO l'eventuale presenza di delaminazioni localizzate di almeno 1300 mm2. Possono impiegarsi metodi quali sondaggi acustici, metodi agli ultrasuoni, termografie. Dovrebbero essere valutati gli effetti delle delaminazioni o di altre anomalie sull’integrità e sul comportamento strutturale del sistema in FRP. Inoltre dovrebbero essere annotate la posizione e dimensione di eventuali delaminazioni, nonché il rapporto relativo tra aree delaminate e area complessiva coperta con FRP. I criteri generali da seguire per l’accettazione dei sistemi applicati con la tecnica del wet lay-up sono: • Zone delaminate inferiori ciascuna a 1300 mm2 sono consentite purché la singola area di delaminazione sia inferiore del 5% dell’intera area delaminata e non siano presenti più di 10 delaminazioni localizzate per 1 m2. • Delaminazioni inferiori a 16,000 mm2 possono essere riparate con iniezioni di resina o con la sostituzione degli strati di FRP, a seconda della posizione e del numero complessivo delle delaminazioni; e • Delaminazioni maggiori di 16,000 mm2 possono incidere negativamente sul comportamento del sistema in FRP. Dovrebbero pertanto essere riparate ritagliando l’area delaminata e sostituendola con un tessuto costituto da un numero equivalente di strati di fibre. 6.2.4 Polimerizzazione delle resine – Il livello di polimerizzazione raggiunto dalla resina può essere misurato in laboratorio su pannelli dimostratori in FRP o su campioni di resina, in accordo alle prescrizioni fornite dalla norma ASTM D 3418. Il controllo in cantiere del livello di polimerizzazione delle resine applicate può essere valutato mediante prove di caratterizzazione fisica volte a valutare il comportamento al tatto e l’indurimento raggiunte dalle superfici trattate, o mediante prove di durezza su campioni di resina confezionati e conservati in accordo con le specifiche del programma di prove. Il produttore del sistema in FRP dovrebbe essere consultato per la definizione del requisiti di polimerizzazione per la verifica dei campioni di resina. Per i sistemi pre-cured, le prove di indurimento dell’adesivo possono essere effettuate in accordo con le indicazioni fornite dal produttore stesso. 6.2.5 Resistenza dell’adesione – Per applicazioni critiche dal punto di vista dell’aderenza si dovrebbero effettuare prove di aderenza su campioni estratti secondo le modalità indicate dalle norme ACI 503R o ASTM D 4541 o ISIS (1998), specificando il numero di campioni previsti. La resistenza a trazione lungo la superficie di adesione deve essere superiore a 1.4 MPa e la modalità di rottura deve interessare il supporto in calcestruzzo. Resistenze minori e crisi tra l’FRP e il calcestruzzo, o tra gli strati di FRP devono essere indicate nel rapporto da trasmettere al responsabile dei controlli per la verifica e l’accettazione. 6.2.6 Spessori al finito – Piccoli campioni del diametro di 13 mm possono essere estratti per accertare lo spessore al finito del laminato o il numero di strati di tessuto applicati. Possono essere utilizzate, a tal fine, anche i campioni utilizzati per i test di aderenza. In ogni 440.2R-21 caso, dovrebbe essere specificato il numero di campioni necessari. E’ opportuno evitare di estrarre campioni in corrispondenza di zone molto sollecitate o di sovrapposizioni del rinforzo. I fori risultanti dall’estrazione dei campioni devono essere riempiti con malta o con putty e successivamente livellati. Se richiesto, uno strato di FRP delle dimensioni variabili da 100 a 200 mm può essere sovrapposto alla malta o al putty precedentemente applicati. Questa sovrapposizione dovrebbe avvenire secondo i protocolli di installazione suggeriti del produttore. CAPITOLO 7 – MANUTENZIONE E RIPARAZIONE 7.1 – Considerazioni generali Il committente dovrebbe periodicamente effettuare ispezioni e verifiche sul sistema in FRP impiegato per il rinforzo o l’adeguamento di strutture in calcestruzzo. Le cause di eventuali danneggiamenti o deficienze riscontrate in seguito alle ispezioni periodiche devono essere individuate e tenute debitamente in conto, prima di procedere a qualunque intervento di riparazione o di manutenzione. 7.2 – Ispezioni 7.2.1 Ispezione preliminare – L’ispezione visiva può riguardare i seguenti fenomeni: debonding, peeling, formazione di bolle d’aria, fessure, irregolarità ed altre anomalie del sistemi in FRP. Prove ad ultrasuoni, sondaggi acustici, prove termografiche possono essere impiegate per l’individuazione di fenomeni di delaminazione in atto. 7.2.2 Prove – Il collaudo potrà avvenire con prove di trazione tipo pull-off (Sezione 6.2.5) o con metodologie di prova convenzionali. 7.2.3 Valutazione – I risultati delle ispezioni visive e delle prove sperimentali possono essere impiegate sia per la valutazione di eventuali danni che per la verifica dell’integrità del sistema di rinforzo. Alla verifica possono allegarsi indicazioni sulle modalità di ripristino e di prevenzione di potenziali fenomeni di degrado. 7.3 – Riparazione del sistema di rinforzo Il metodo da impiegarsi nella riparazione del sistema di rinforzo è strettamente legato al tipo di materiale, alle cause e al livello di danno o degrado raggiunto. Gli interventi di riparazione del sistema in FRP devono essere intrapresi solo in seguito ad un’accurata indagine sulle cause dei danni. Danni di minore entità come, ad esempio, fessurazioni localizzate o abrasioni del rinforzo in FRP, possono essere riparati anche incollando ulteriori strati di FRP sulle zone danneggiate. Essi devono possedere le stesse caratteristiche in termini di spessore e orientamento delle fibre del rinforzo originario e vanno installati seguendo le specifiche fornite dal produttore. Danni di maggiore entità come, ad esempio, fenomeni di peeling e debonding che riguardano ampie zone possono richiedere l’a- 440.2R-22 ACI COMMITTEE REPORT sportazione delle regioni interessate e il successivo ripristino del supporto in calcestruzzo seguito dalla sostituzione del rinforzo. 7.4 – Riparazione del manto protettivo Nei casi in cui il manto protettivo debba essere sostituito si può procedere preliminarmente ad un controllo del rinforzo in FRP rispetto a eventuali danni o deterioramenti. La protezione superficiale può poi essere sostituita seguendo le indicazioni fornite dal produttore. PARTE 4 – LINEE GUIDA PER IL PROGETTO CAPITOLO 8 – CONSIDERAZIONI GENERALI PER IL PROGETTO In questo capitolo sono presentate le linee guida generali per eseguire il progetto del rinforzo con materiali compositi. Tali raccomandazioni si basano sui principi generali di progetto delle strutture in c.a. normale e precompresso illustrate nel documento ACI 318-99 e sulle conoscenze specifiche del comportamento meccanico dei materiali compositi. I sistemi di rinforzo in FRP devono essere progettati per resistere a sforzi di trazione e non di compressione soddisfacendo contemporaneamente la congruenza tra le deformazioni del rinforzo e quelle del supporto di calcestruzzo sul quale sono applicati. È comunque accettabile per un rinforzo in FRP progettato per resistere a soli sforzi di trazione che possa essere soggetto anche a sforzi di compressione qualora questi ultimi siano dovuti o all’inversione del diagramma dei momenti o a modifiche nella distribuzione dei carichi. Il contributo della resistenza a compressione del rinforzo in FRP dovrà, comunque, essere trascurato. 8.1 – Filosofia di progetto Le raccomandazioni qui fornite per il calcolo del rinforzi con sistemi in FRP sono basate sui principi del metodo agli stati limite. Questo approccio garantisce di avere un sufficiente grado di sicurezza sia nei confronti degli stati limite di esercizio (controlli sull’ampiezza delle fessure e sulle deformazioni) che nei riguardi degli stati limite ultimi (collasso dell’elemento strutturale, rottura del rinforzo e comportamento a fatica). Nel calcolare la resistenza nominale dell’elemento da rinforzare devono esserne individuate sia le possibili modalità di rottura sia le deformazioni e tensioni associate a ciascun materiale che concorre alla resistenza dell’elemento rinforzato. Per determinare il comportamento in esercizio di un elemento rinforzato si ricorre ai principi base quali l’omogeneizzazione della sezione e l’impiego nei calcoli di sezioni parzializzate. Il rinforzo con FRP deve essere progettato sia dal punto di vista della resistenza che del comportamento in esercizio, facendo riferimento alle indicazioni contenute nella normativa ACI 318-99 ed adottando i coefficienti di sicurezza in essa definiti. Ulteriori coefficienti di sicurezza dettati dall’impiego degli FRP sono consigliati da questa guida per tener conto del minore livello di conoscenza associato a questi materiali da costruzione innovativi rispetto a quelli convenzionali quali il c.a. ed il c.a.p. Il progettista potrebbe decidere di adottare coefficienti di sicurezza ancora più conservativi qualora ritenesse opportuno coprire incertezze legate alle resistenze dei materiali o alle condizioni del supporto rispetto a quelle considerate in questa guida. Qualora i materiali FRP siano impiegati per l’adeguamento sismico di una struttura può essere appropriato adottare indicazioni progettuali (Paulay e Priestley 1992) tali per cui la struttura riesca ad attingere la sua completa resistenza e contemporaneamente sia in grado di sopportare gli sforzi di taglio associati all’evento sismico. I sistemi in FRP, particolarmente se impiegati per il rinforzo di colonne, devono essere progettati per garantire la necessaria resistenza alle sollecitazioni sismiche, attraverso la dissipazione dell’energia assorbita ed il controllo delle deformazioni nelle sezioni in cui è massimo lo sforzo di taglio. Fatta eccezione per singoli casi nei quali la committenza può richiedere al progettista di soddisfare specifici requisiti prestazionali, il progetto del rinforzo per l’adeguamento sismico deve avere come principale obbiettivo la sicurezza delle persone, consentendo alla struttura di danneggiarsi in modo da essere in grado di dissipare energia. Come conseguenza di tale filosofia progettuale, elementi rinforzati con FRP possono richiedere ulteriori ristrutturazioni o addirittura la completa sostituzione, qualora questo sia possibile, in seguito ad un evento sismico. Si deve infine prestare particolare attenzione nel riutilizzare una struttura danneggiata da un evento sismico, in particolar se essa ha subito eventuali incendi. 8.2 – Limiti del rinforzo Particolare attenzione deve essere prestata alla definizione dei limiti per il rinforzo. Tali limiti sono imposti per tutelare il progettista da possibili collassi prematuri della struttura causati dalla perdita del rinforzo dovuta a incendi, atti di vandalismo o altre cause che ne possano inficiare l’integrità. Alcuni progettisti e produttori di sistemi in FRP, a tal fine, suggeriscono di verificare che l’elemento non rinforzato sia in grado di resistere comunque ad una certa aliquota dei carichi. Adottando questo approccio, e nel caso in cui il rinforzo in FRP venga danneggiato, la struttura dovrebbe essere ancora in grado di resistere ai carichi di esercizio senza crollare. A questo scopo, il Comitato che ha redatto il documento ha fissato come limite minimo del carico che la struttura esistente deve essere in grado di sopportare il valore espresso dall’Eq. (8.1). (φ Rn )existing ≥ (1.2 S DL + 0.85 S LL )new (8.1) Limiti più dettagliati per strutture che devono garantire una certa classe di resistenza al fuoco sono indicati nel paragrafo 8.2.1. 8.2.1 Resistenza al fuoco – Il livello di rinforzo che può essere ottenuto mediante l’impiego di sistemi in PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO FRP è spesso dettato dalle leggi vigenti che fissano la classe di resistenza al fuoco della struttura in esame. Sia le resine polimeriche impiegate nei sistemi di rinforzo wet lay-up e pre-preg che gli adesivi polimerici utilizzati per l’incollaggio delle lamine pre-cured perdono la loro integrità strutturale qualora siano esposti a temperature maggiori della temperatura di transizione vetrosa Tg del polimero col quale sono realizzati. La temperatura di transizione vetrosa dipende dai legami chimici che costituiscono il polimero; per le resine e gli adesivi generalmente adottati in pratica, valori tipici di Tg variano da 60 a 80 ºC. Siccome durante un incendio si raggiungono temperature più elevate di quelle alle quali i sistemi in FRP sono in grado resistere, gli FRP non sono considerati capaci di resistere al fuoco. La protezione del rinforzo con materiali intumescenti è generalmente poco fattibile a causa dei notevoli spessori di materiale che sarebbe necessario installare. Benché i sistemi in FRP abbiano una bassa resistenza al fuoco, la combinazione del rinforzo con l’elemento strutturale in c.a. può garantire una certa capacità di resistenza al fuoco. Questo aspetto è attribuibile all’insita resistenza al fuoco dell’elemento in c.a.. La tensione di snervamento dell’armatura in acciaio si riduce, cosi come si abbatte la resistenza a compressione del calcestruzzo, inficiando la resistenza complessiva dell’elemento. Tale concetto è adottato dal comitato ACI 216R per calcolare la classe di resistenza al fuoco di elementi in c.a. e c.a.p.. Il documento ACI 216R suggerisce inoltre limiti che assicurano un ragionevole livello di sicurezza nei confronti del collasso globale della struttura in caso d’incendio. Estendendo tali concetti alle strutture rinforzate con FRP si possono adottare limitazioni sulla quantità di rinforzo applicabile ad un elemento strutturale in modo che, in caso di incendio, l’elemento così rinforzato non subisca un collasso prematuro. Si può, infatti, calcolare la resistenza dell’elemento strutturale considerando le proprietà dei materiali (acciaio e calcestruzzo) opportunamente ridotte, e senza tenere conto del rinforzo in FRP. Tale valore può essere quindi confrontato con il valore dei carichi di progetto agenti per controllare che la struttura non collassi sotto l’azione dei carichi d’esercizio in presenza delle elevate temperature generatesi in caso di incendio. Il valore della massima sollecitazione ammissibile per una generica sezione rinforzata con FRP, per una determinate classe di resistenza al fuoco, deve soddisfare l’Eq. (8.2). Gli effetti dei carichi permanenti SDL e accidentali devono essere determinati in base all’analisi dei carichi agenti sulla struttura in oggetto. Se l’impiego del sistema in FRP ha come obbiettivo quello di aumentare il valore dei carichi che la struttura deve sopportare, ad esempio incrementando quelli accidentali, il valore di SLL deve tener conto del nuovo valore assunto dal carico accidentale. ( Rnθ )existing ≥ S DL + S LL (8.2) La resistenza nominale di una sezione, indicata con 440.2R-23 Rnθ, facente parte di un elemento strutturale soggetto ad elevate temperature, può essere calcolata facendo riferimento alle linee guida descritte nel documento ACI 216R. Tale resistenza deve essere calcolata considerando il periodo di tempo definito dalla classe di resistenza al fuoco per quella struttura – ad esempio una resistenza al fuoco di due ore – e non deve tenere conto del contributo dell’FRP. Essa, inoltre, dovrebbe tener conto anche del peggioramento delle caratteristiche meccaniche dei materiali quali acciaio e calcestruzzo. La resistenza al fuoco degli FRP può essere migliorata mediante l’utilizzo di materiali intumescenti ed isolanti. Tali soluzioni non sono ancora diffuse per applicazioni in cantiere, ma potrebbero diventarlo nel prossimo futuro. Se infatti tali metodi d’isolamento, attraverso un adeguata campagna sperimentale, dimostreranno la loro efficacia nell’aumentare la classe di resistenza al fuoco degli FRP, senza compromettere la resistenza al fuoco dell’intera struttura sulla quale vengono impiegati, allora si potrà modificare l’Eq. (8.2) per fare in modo che essa consideri il contributo dell’FRP alla resistenza nominale della sezione esistente. Le prove da condurre per determinare la resistenza al fuoco dei sistemi in FRP dovrebbero fare uso del cosiddetto criterio dell’end-point (punto finale) caratterizzato dal raggiungimento della temperatura di transizione vetrosa del polimero. In altre parole, la classe di resistenza al fuoco di un determinato sistema in FRP dovrebbe essere definita in funzione del tempo necessario affinché i polimeri impiegati come resine e/o adesivi raggiungano la relativa temperatura di transizione vetrosa. La norma ASTM E 119 fornisce le indicazioni necessarie per simulare in laboratorio un incendio avente le caratteristiche più idonee a determinare tali proprietà in termini di tempo e calore sviluppato. 8.2.2 Resistenza strutturale complessiva – Se da un lato i sistemi in FRP sono in grado di fornire un elevato contributo al miglioramento delle prestazioni strutturali di elementi soggetti a flessione, taglio e pressoflessione, dall’altro, e in alcune situazioni specifiche come quelle controllate dal punzonamento o dalla resistenza a schiacciamento delle fondazioni, il loro contributo è pressoché trascurabile. È perciò necessario verificare che tutti gli elementi strutturali facenti parte della struttura rinforzata siano in grado di sopportare l’incremento dei carichi per i quali si è progettato il rinforzo. Inoltre è necessario verificare che per l’elemento strutturale rinforzato, nel caso in cui dovesse essere sovraccaricato, non si inneschino rotture per taglio (crisi fragile) ma si attivino, invece, rotture per flessione, assicurando così duttilità alla struttura. 8.2.3 Applicazioni sismiche – Gran parte della ricerca indirizzata allo studio del comportamento sismico di elementi strutturali rinforzati con FRP si è concentrata sul rinforzo di colonne. I materiali compositi vengono principalmente impiegati per il miglioramento della resistenza a compressione del conglomerato mediante confinamento, per la riduzione delle lunghezze di sovrapposizione dei ferri previste dalle norme in vigore e per incrementare la resistenza al taglio (Priestley et al. 1996). Attualmente sono disponibili poche informazioni per il 440.2R-24 ACI COMMITTEE REPORT rinforzo di strutture intelaiate in zona sismica. Nel CAPITOLO 11 vengono individuate alcune limitazioni all’impiego degli FRP nel rinforzo a taglio e flessione per strutture in zona sismica. Qualora il progetto di rinforzo interessi travi o solai di edifici situati in zone sismiche2 di classe 3 e 4, è necessario valutare la resistenza e la rigidezza sia della trave (o del solaio) che delle colonne per assicurarsi che la formazione delle cerniere plastiche avvenga lontano sia dalle colonne che dal nodo (Mosallam et al. 2000). 8.3 – Scelta del sistema in FRP più idoneo 8.3.1 Considerazioni ambientali – Le condizioni ambientali nelle quali si effettua l’intervento di rinforzo giocano un ruolo fondamentale nel determinare la durabilità delle resine e delle fibre impiegate. Le proprietà meccaniche, quali - ad esempio - la resistenza e la deformazione ultime a trazione ed il modulo elastico di alcuni sistemi in FRP tendono a degradare qualora vengano esposti a particolari condizioni ambientali (ambiente alcalino o marino, agenti chimici, raggi ultravioletti, alte temperature, elevata umidità, cicli di gelo e disgelo). Conseguentemente, i valori di tali proprietà che sono indispensabili per eseguire il progetto di rinforzo, devono inevitabilmente tenere conto di tale processo di degrado così come illustrato nel paragrafo 8.4. Il progettista dovrebbe quindi scegliere il sistema in FRP che meglio si adatta alle condizioni ambientali nelle quali si trova a dover operare. Di seguito sono elencati i principali fattori che possono influenzare il comportamento dei materiali compositi esposti a particolari condizioni ambientali. Maggiori informazioni possono essere ottenute dai singoli produttori di sistemi in FRP. • Ambiente alcalino/acido: Il comportamento nel tempo di un particolare sistema in FRP in ambiente alcalino o acido è funzione della matrice polimerica e del tipo di fibra che lo compongono. Una fibra di carbonio che non sia impregnata di resina, quindi completamente esposta all’ambiente esterno, presenta una buona resistenza sia agli ambienti alcalini che a quelli acidi, mentre una fibra di vetro non protetta tende a degradarsi nel tempo. Per questi motivi, l’applicazione di una matrice polimerica sulla fibra secca ha la funzione di ritardare il processo di degrado, isolando la fibra dall’ambiente acido/alcalino. Conseguentemente, il sistema in FRP utilizzato per il rinforzo deve prevedere la scelta di un’adeguata resina che sia resistente sia agli ambienti alcalini che acidi. In questa ottica va sottolineato che l’impiego di fibre di carbonio risulta comunque preferibile rispetto a quelle di vetro, qualora l’intervento di rinforzo venga eseguito in un ambiente che si presenta con un elevato grado di alcalinità o umidità. • Dilatazione termica: I sistemi in FRP possono avere proprietà di dilatazione termica che sono diverse da 2 La classificazione delle zone sismiche qui citata si riferisce alla classificazione del territorio americano pubblicata su: “Minimum Design Loads for Buildings and Other Structures”, ASCE 7-98 Edito da American Society of Civil Engineers. quelle del calcestruzzo. Per di più tali proprietà differiscono anche fra le fibre stesse e le resine usate per realizzare il materiale composito. In particolare le fibre di carbonio hanno un coefficiente di dilatazione termica che è praticamente nullo mentre quelle di vetro hanno un comportamento molto più simile a quello del calcestruzzo. Le resine polimeriche impiegate nella realizzazione dei sistemi in FRP hanno tipicamente un coefficiente di dilatazione termica che si aggira intorno a cinque volte quello del calcestruzzo. Il calcolo delle deformazioni dovute a differenziali termici è difficile da realizzare in quanto esse variano in funzione di fattori quali l’allineamento delle fibre, la percentuale di fibra rispetto al volume totale del composito (volume di resina più volume di fibra) e lo spessore di adesivo impiegato per l’incollaggio del rinforzo al supporto di calcestruzzo. Le ricerche condotte fino ad ora (Motavalli et al. 1993; Soudki e Green 1997; Green et al. 1998) hanno comunque dimostrato che le differenze di dilatazione termica nei vari materiali non alterano l’ancoraggio delle fibre al supporto se le variazioni termiche sono contenute nel range ± 28 ºC. • Conduttività elettrica: Le fibre aramidiche e le fibre di vetro hanno buone proprietà isolanti, a differenza di quelle di carbonio che invece sono ottimi conduttori. A questo proposito, onde evitare che il rinforzo realizzato con fibre in carbonio possa innescare un processo di corrosione galvanica sulla preesistente armatura in acciaio, si deve provvedere a far sì che il rinforzo e l’armatura preesistente non entrino in contatto diretto. 8.3.2 Condizioni di carico – Dal momento che le condizioni di carico alle quali è soggetto l’elemento da rinforzare hanno una notevole influenza sul comportamento a lungo termine del rinforzo, è necessario analizzare a priori la struttura e scegliere il tipo di sistema in FRP che più si addice alle condizioni previste in esercizio. A tale riguardo di seguito sono illustrate le condizioni di carico che possono avere un impatto più o meno considerevole sulle proprietà meccaniche del materiale composito a seconda del tipo di fibra che si utilizza. Per informazioni più dettagliate è comunque necessario fare riferimento al produttore del sistema in FRP scelto. • Comportamento in caso di impatto: Le fibre aramidiche e quelle di vetro presentano proprietà migliori rispetto a quelle di carbonio. • Rottura per creep e comportamento a fatica: Le fibre di carbonio sono quelle che meglio si comportano sia sotto l’azione di carichi costanti che possono indurre rotture per creep, sia nei confronti di sollecitazioni di fatica dovute a carichi ciclici. Le fibre di vetro invece risentono notevolmente di entrambe queste condizioni di carico. 8.3.3 Considerazioni sulla durabilità – Il problema della durabilità nei materiali compositi è uno dei principali problemi attualmente in fase di studio (Steckel et al. 1999a). Il progettista deve quindi scegliere il sistema in FRP che meglio si addice all’ambiente nel quale si realizza l’intervento di rinforzo. Le prove che consentono di valutare la durabilità dei vari sistemi in FRP includono prove cicliche ad elevate temperature ed umidità, prove PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO in ambiente alcalino, cicli di gelo e disgelo ed esposizione ai raggi ultravioletti. Qualora il rinforzo copra completamente la superficie esterna di un elemento in calcestruzzo, indipendentemente dal tipo di sistema in FRP impiegato, sarebbe opportuno studiare gli effetti risultanti da: cicli di gelo e disgelo, corrosione delle armature metalliche, reazione alcali-silice degli inerti, presenza di acqua tra il rinforzo ed il supporto in calcestruzzo, pressioni generate dalla presenza di vapori e diffusione dei vapori di umidità (Souki e Green 1997; Christensen et al. 1996; Toutanji 1999). Dal momento che molti sistemi in FRP costituiscono una sorta di barriera al vapore sulla superficie del calcestruzzo, è necessario progettare il sistema in modo che esso consenta l’evaporazione dell’umidità dall’elemento. 8.3.4 Considerazioni sulla scelta del tipo di protezione – Uno manto protettivo può essere applicato direttamente sull’ultimo strato del rinforzo per proteggerlo da particolari condizioni ambientali. Lo spessore del manto protettivo va determinato in funzione delle caratteristiche del materiale composito e deve quindi rispondere ad esigenze di protezione specifiche rispetto a condizioni ambientali quali eccessi di umidità, ambiente marino, alte temperature, impatto ed esposizione ai raggi ultravioletti oppure atti di vandalismo o altre condizioni contingenti al luogo nel quale si trova l’elemento da rinforzare. Lo scopo di tali manti protettivi è appunto quello di ritardare il processo di degrado che inevitabilmente interessa le proprietà meccaniche dei vari sistemi in FRP. A questo scopo è opportuno ispezionare periodicamente tale film protettivo onde evitare che col tempo possa degradarsi. I manti protettivi o l’eventuale incremento dello strato più esterno di resina impiegato per l’impregnazione delle fibre possono proteggere le fibre anche da eventuali danni provocati da impatto o abrasione. Nel caso in cui il rinforzo interessi elementi strutturali che possono essere facilmente impattati, ulteriori livelli di protezione potrebbero rendersi necessari. Laddove si ritenga che l’azione di carichi abrasivi o da impatto sia di entità piuttosto bassa, i manti protettivi più utilizzati sono generalmente composti da malte cementizie o polimeriche. 8.4 – Valori di progetto delle proprietà meccaniche dei sistemi in FRP A meno che non venga menzionato specificatamente, le proprietà meccaniche dei materiali fornite dal produttore, quali ad esempio la resistenza a trazione, non tengono conto degli effetti di lunga durata che particolari condizioni ambientali possono avere sulle fibre e sulle resine che compongono il sistema in FRP. Pertanto, partendo da tali valori caratteristici vanno derivati quelli di calcolo mediante opportuni coefficienti che tengono conto degli effetti negativi dovuti alle condizioni ambientali. Le equazioni dalla (8.3) alla (8.5) forniscono le relazioni in base alle quali è possibile determinare le proprietà meccaniche che vanno impiegate in fase di progetto del rinforzo. Il valore di progetto della resistenza a trazione del sistema in FRP deve essere calcolata utiliz- 440.2R-25 zando i coefficienti di riduzione ambientale riportati in Tabella 8.1, che sono funzione del tipo di fibra utilizzata e dell’ambiente al quale il rinforzo è esposto: f fu = CE f fu* (8.3) Analogamente, il valore di progetto della deformazione ultima deve anch’esso essere ridotto attraverso lo stesso coefficiente ambientale secondo l’Eq (8.4): ε fu = CE ε *fu (8.4) Dal momento che i materiali compositi hanno un comportamento elastico lineare fino a rottura, il valore di progetto del modulo elastico può essere facilmente calcolato attraverso la legge di Hooke. L’espressione con la quale calcolare il modulo elastico, fornita dall’Eq. (8.5), evidenzia che esso è indipendente dal coefficiente di riduzione ambientale. Il valore ottenuto applicando tale relazione coincide con quello indicato dal produttore: Ef = f fu ε fu (8.5) La durabilità e la resistenza al degrado ambientale di un sistema in FRP dipende dal tipo di fibra e resina che lo costituiscono. I coefficienti di riduzione ambientale riportati dalla Tabella 8.1 sono stati stimati in maniera molto conservativa a seconda del tipo di fibra, facendo riferimento ai diversi processi di degrado di ciascuna di esse. Dal momento che tali valori sono stati ottenuti dall’estrapolazione di risultati sperimentali, non appena saranno disponibili nuovi risultati la Tabella 8.1 verrà aggiornata di conseguenza, senza modificare però la filosofia con la quale tali coefficienti vanno usati. Dal produttore del sistema in FRP si potrebbero ottenere ulteriori informazioni riguardo il comportamento del sistema adottato in funzione dell’utilizzo, o meno, di manti protettivi. Come evidenziato dai valori della Tabella 8.1, se il rinforzo in FRP è esposto ad ambiente poco aggressivo, ad esempio all’interno di edifici, il coefficiente di riduzione ambientale è prossimo all’unità. Tabella 8.1 – Fattori di riduzione ambientale, CE, in funzione del tipo di esposizione e della fibra utilizzata Condizione di esposizione Interna Esterna (ponti, colonne, e parcheggi) Aggressiva (industrie chimiche e di smaltimento rifiuti) Tipo di fibra e resina Carbonio/epossidica Vetro/epossidica Aramidica/epossidica Carbonio/epossidica Vetro/epossidica Aramidica/epossidica Carbonio/epossidica Vetro/epossidica Aramidica/epossidica CE 0.95 0.75 0.85 0.85 0.65 0.75 0.85 0.50 0.70 440.2R-26 ACI COMMITTEE REPORT Qualora invece l’intervento venga realizzato in ambiente aggressivo caratterizzato da elevata umidità, da cicli di gelo e disgelo, da ambiente marino o alcalino, o da una qualsiasi combinazione di questi, si adottano coefficienti minori. Nel caso in cui prove di laboratorio dimostrino che l’impiego di un particolare manto protettivo è in grado di limitare i processi di degrado legati ad una determinata condizione ambientale, il coefficiente ambientale potrebbe essere maggiorato se tale protezione è presente per tutto il periodo di vita atteso del sistema in FRP. CAPITOLO 9 – RINFORZO A FLESSIONE L’applicazione in corrispondenza del lembo teso di un elemento in calcestruzzo inflesso di un rinforzo in FRP, avente le fibre disposte parallelamente all’asse dell’elemento, da luogo ad un incremento della resistenza a flessione di quest’ultimo. Sperimentalmente sono stati osservati incrementi della resistenza complessiva variabili dal 10 al 160% (Meier and Kaiser 1991; Ritchie et al. 1991; Sharif at al. 1994). Nella pratica, tuttavia, dovendo tener conto della duttilità raggiunta a rottura e dello stato limite di esercizio, si può contare su incrementi della resistenza generalmente compresi nell’intervallo 5÷40%. Non è possibile estendere le indicazioni riportate in questo capitolo a telai in c.a. soggetti ad azioni sismiche, per quelle zone sedi di possibili formazioni di cerniere plastiche. Il progetto degli interventi di rinforzo a flessione con FRP, in tal caso, deve necessariamente tener conto del comportamento globale del telaio rinforzato, comportamento sensibilmente condizionato dalla riduzione della duttilità rotazionale causata, nelle zone suddette, dall’intervento di rinforzo. Inoltre, in tal caso, dovrebbe essere attentamente valutato l’effetto che, sul rinforzo in FRP, hanno i carichi ciclici. 9.1 – Considerazioni generali Questo capitolo presenta le linee-guida per il progetto del rinforzo a flessione mediante sistemi in FRP applicati al lembo teso di elementi in c.a. ed è concepito per il caso specifico di sezioni rettangolari in c.a. ordinario, aventi armature disposte solo in corrispondenza delle zone tese. Tuttavia, i concetti generali descritti nel seguito possono essere estesi a sezioni non rettangolari (sezioni a T e ad I) e ad elementi strutturali aventi armature metalliche anche in zona compressa. Nel caso di elementi precompressi, per valutare il contributo dell’FRP, dovrebbe essere considerata la congruenza delle deformazioni, con riferimento allo stato di deformazione dell’elemento sollecitato. In tal caso, è necessario considerare anche quei meccanismi di collasso che prevedono la rottura dei cavi di precompressione. 9.1.1 Ipotesi – Per la valutazione della resistenza a flessione di una sezione rinforzata adoperando un sistema in FRP vengono fatte le seguenti ipotesi: • i calcoli di progetto sono basati sulle dimensioni reali, sulla disposizione delle armature interne e sulle proprietà dei materiali dell’elemento strutturale esistente da rinforzare; • le deformazioni nell’armatura e nel calcestruzzo sono direttamente proporzionali alla distanza dall’asse neutro (principio di conservazione delle sezioni piane); • perfetta aderenza tra il rinforzo esterno in FRP ed il calcestruzzo; • la deformazione a taglio all’interno dello strato di adesivo viene trascurata in quanto lo strato di adesivo è molto sottile con piccole variazioni nel suo spessore; • la massima deformazione utilizzabile nel calcestruzzo è pari a 0.0033; • la resistenza a trazione del calcestruzzo viene trascurata; e • il rinforzo in FRP ha un legame costitutivo tensionedeformazione elastico lineare fino a rottura. E’ opportuno chiarire che alcune delle precedenti ipotesi sono necessarie per conseguire una certa facilità computazionale, anche se le stesse possono non riprodurre fedelmente il comportamento effettivo. Ad esempio, la deformazione a taglio nello strato di adesivo responsabile tra gli scorrimenti relativi tra il rinforzo in FRP ed il supporto non è in realtà nulla. Le approssimazioni insite nelle suddette ipotesi, tuttavia, non influenzano significativamente il valore della resistenza di un elemento rinforzato con FRP. Un ulteriore coefficiente di riduzione della resistenza (presentato nella Sezione 9.2) compenserà, a vantaggio di sicurezza, le varie discrepanze. 9.1.2 Resistenza a taglio della sezione – Quando un rinforzo in FRP viene usato per incrementare la resistenza a flessione di un elemento strutturale, è importante verificare che l’elemento sia effettivamente capace di sopportare carichi maggiori, ossia, che gli sforzi di taglio associati ai nuovi carichi, siano sopportabili senza che si produca una rottura per taglio. La verifica a taglio comporta la valutazione della resistenza dell’elemento strutturale ed il confronto di questa con la sollecitazione di taglio indotta dai carichi ad essa applicati. Nel caso che da tale verifica scaturisse la necessità di fornire una resistenza a taglio aggiuntiva, possono essere utilizzate lamine in FRP orientate trasversalmente all’asse dell’elemento, come descritto nel CAPITOLO 10. 9.1.3 Deformazione esistente nel supporto – Il supporto su cui l’elemento in FRP viene applicato risulta in genere soggetto a deformazioni dovute a tutti i carichi agenti prima della realizzazione del rinforzo stesso, inclusi il peso proprio ed eventuali carichi accidentali, a meno che tali carichi non vengano preventivamente rimossi. Queste deformazioni dovrebbero essere considerate come deformazioni iniziali e dovrebbero, pertanto, essere escluse dal calcolo della deformazione nell’elemento in FRP (Arduini e Nanni 1997; Nanni et al. 1998). Il livello di deformazione iniziale sul supporto, εbi, può 3 Questo valore di deformazione coincide con la massima deformazione assunta dalle normative ACI per elementi in calcestruzzo non rinforzati (cfr. ACI 318-99); la massima deformazione (o “deformazione ultima”) definita dalle normative europee per il calcestruzzo vale εcu = 0.0035. PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO essere determinato da una analisi elastica dell’elemento struttrale esistente, considerando tutti i carichi agenti sull’elemento al momento della realizzazione del rinforzo. Si raccomanda che l’analisi elastica dell’elemento strutturale esistente sia basata sulle proprietà della sezione parzializzata. 9.2 – Resistenza nominale4 La verifica di sicurezza allo stato limite ultimo richiede che la resistenza a flessione di progetto di un elemento strutturale sia maggiore della sollecitazione flettente di calcolo (ossia dovuta ai carichi agenti fattorizzati) come indicato dall’Eq. (9.1): φMn ≥ Mu (9.1) La resistenza a flessione di progetto, φMn, si ricava dalla resistenza nominale dell’elemento strutturale, Mn, moltiplicata per il coefficiente di riduzione φ; la sollecitazione flettente di calcolo, Mu, si ottiene dalla combinazione delle sollecitazioni prodotte dai carichi di progetto (per esempio, αDLMDL + αLLMLL + …)5. Questa guida raccomanda che la sollecitazione flettente di calcolo in una sezione venga valutata adoperando coefficienti parziali sulle azioni (α), come richiesto dalle norme ACI 318-99. Inoltre, per la valutazione della resistenza di progetto, si raccomanda l’uso dei coefficienti di riduzione della resistenza (φ) riportati nelle stesse norme e di un ulteriore coefficiente di riduzione ψf - pari a 0.85 - da applicare al contributo flessionale del solo rinforzo in FRP. L’uso dell’ulteriore coefficiente di riduzione è illustrato nella Eq. (9.11). Questo coefficiente di riduzione aggiuntivo viene introdotto per tener conto della più incerta affidabilità, in termini statistici, relativa alle strutture rinforzate con FRP rispetto a quelle tradizionali. La resistenza a flessione nominale di un elemento in calcestruzzo rinforzato con FRP può essere determinata sulla base della congruenza delle deformazioni, dell’equilibrio delle azioni interne e della modalità di rottura. 9.2.1 Modalità di rottura – La resistenza a flessione di una sezione dipende dalla modalità di rottura. Per una sezione rinforzata con FRP dovrebbero essere esaminate le seguenti modalità di rottura (GangaRao e Vijay 1998): • schiacciamento del calcestruzzo in compressione prima dello snervamento dell’armatura metallica; • snervamento dell’acciaio in trazione seguito dalla rottura del rinforzo in FRP; • snervamento dell’acciaio in trazione seguito dallo schiacciamento del calcestruzzo; 4 Per la migliore comprensione delle modalità di verifica allo stato limite ultimo secondo la normative ACI si faccia riferimento alle brevi note introduttive riportate all’inizio di questo documento. 5 Secondo la simbologia adoperata dalla normativa ACI 318-99 con αDL e αLL si indicano i fattori di amplificazione dei carichi permanenti (DL=Dead Load) ed accidentali (LL=Live Load) rispettivamente. Conseguentemente con MDL e MLL si indicano le sollecitazioni flettenti dovute all’applicazione di tali carichi. 440.2R-27 • • delaminazione per taglio/trazione del copriferro; e perdita di aderenza del rinforzo in FRP dal supporto in calcestruzzo. La rottura per schiacciamento del calcestruzzo compresso si ha convenzionalmente quando la deformazione raggiunge il limite massimo pari εc=εcu =0.003. E’ possibile avere rottura del rinforzo in FRP se la sua deformazione raggiunge il limite di progetto (εf=εfu) prima che avvenga lo schiacciamento del calcestruzzo. Analogamente, la rottura per delaminazione o quella causata dalla perdita di aderenza del sistema in FRP si verifica quando lo sforzo assorbito dall’FRP supera la resistenza del calcestruzzo. Pertanto, al fine di prevenire tali modalità di rottura, è necessario limitare al di sotto di una soglia stabilita il livello di deformazione raggiunto nell’FRP. A tal fine, viene introdotto un coefficiente κm, che in ogni caso non può essere assunto maggiore di 0.90, che moltiplica la deformazione di rottura del laminato in FRP. L’Eq. (9.2) fornisce l’espressione di tale coefficiente: ⎧ 1 ⎛ nE f t f ⎞ ⋅ ⎜1 − ⎪ ⎟ ≤ 0.90 per nE f t f ≤ 180000 ⎪ 60ε fu ⎝ 360000 ⎠ κm = ⎨ 1 ⎛ 90000 ⎞ ⎪ ⎪ 60ε ⋅ ⎜⎜ nE t ⎟⎟ ≤ 0.90 per nE f t f > 180000 fu ⎝ f f ⎠ ⎩ (9.2) Nell’Eq. (9.2) con n è indicato il numero di strati di FRP che si hanno in corrispondenza della sezione per la quale si sta valutando la resistenza a flessione. Il termine κm assume valori tanto minori quanto maggiore è la rigidezza unitaria nEftf. Così, la limitazione di deformazione diventa più severa all’aumentare della rigidezza del laminato e ciò in accordo con le risultanze sperimentali, che mostrano come rinforzi dotati di rigidezza più elevata determinino maggiori problemi di delaminazione. Per rinforzi con rigidezza unitaria nEftf maggiore di 180000 N/mm, l'origine dell’equazione viene dall’imposizione di uno sforzo massimo piuttosto che da una limitazione sulla deformazione. La rigidezza unitaria del rinforzo è indipendente dalla larghezza del laminato e ciò si giustifica dal fatto che ad un incremento di larghezza dell’FRP corrisponde un incremento proporzionale della superficie utile per l’aderenza. Le espressioni riportate per il coefficiente κm sono di tipo empirico, ossia basate su esperienze di laboratorio e su indicazioni fornite da professionisti esperti del settore. Ulteriori ricerche inerenti la meccanica del fenomeno di aderenza del rinforzo a flessione potranno condurre in futuro a metodi più accurati per la predizione della delaminazione, fornendo delle modifiche opportune dell’Eq. (9.2) per tener conto, verosimilmente, non solo della rigidezza del rinforzo, ma anche della rigidezza dell’elemento strutturale a cui esso è incollato. Nel frat- 440.2R-28 ACI COMMITTEE REPORT tempo, il Comitato6 raccomanda l’uso dell’Eq. (9.2) per limitare la deformazione nell’elemento in FRP e prevenirne la delaminazione. 9.2.2 Livello di deformazione nel rinforzo in FRP – E’ importante determinare il livello di deformazione nel rinforzo in FRP allo stato limite ultimo. Poiché i materiali in FRP hanno un comportamento elastico-lineare fino a rottura, il livello di deformazione nell’elemento di FRP governerà il livello di tensione sviluppato nello stesso materiale. Il massimo livello di deformazione (deformazione efficace) che può essere raggiunto nel rinforzo dipende dalla modalità di rottura (schiacciamento del calcestruzzo, rottura del rinforzo, oppure crisi nell’aderenza tra FRP e supporto) e può essere valutato utilizzando l’Eq. (9.3), ossia tenendo conto del principio di conservazione delle sezioni piane, avendo cura di depurare la deformazione così ottenuta della quantità εbi che rappresenta la deformazione iniziale del supporto (come descritta nella Sezione 9.1.3): ⎛ h−c ⎞ ⎟ − ε bi ≤ κ mε fu ⎝ c ⎠ ε fe = ε cu ⎜ (9.3) 9.2.3 Livello di tensione nel rinforzo in FRP – Il massimo livello di tensione che può essere sviluppato nel rinforzo (tensione efficace) può essere desunto dalla deformazione efficace, assumendo un comportamento perfettamente elastico: f fe = E f ε fe (9.4) 9.3 – Duttilità Il rinforzo a flessione con sistemi in FRP ha come conseguenza la riduzione di duttilità dell’elemento strutturale originale. In alcuni casi la perdita di duttilità è trascurabile. Per mantenere un grado di duttilità sufficiente, è necessario controllare che il livello di deformazione nell’acciaio sia pari ad almeno lo 0.005 indipendentemente dalla modalità di rottura, ciò in accordo con quanto previsto nel Capitolo 2 della norma ACI 318-99. L’approccio seguito in questo documento si inquadra nella filosofia dell’Appendice B di tale norma, secondo la quale una sezione a bassa duttilità deve essere compensata da una maggiore riserva di resistenza. La suddetta maggiore riserva di resistenza è assicurata applicando nel caso di sezioni fragili un coefficiente di riduzione della resistenza, φ, pari a 0.70, valore inferiore, pertanto, allo 0.90 utilizzato per sezioni duttili. L’Eq. (9.5) fornisce il coefficiente di riduzione della resistenza che deve essere usato per il rinforzo a flessio7 ne con materiali compositi. In essa, εs rappresenta la deformazione nell’acciaio allo stato limite ultimo, mentre con εsy è indicata la deformazione di snervamento: 6 Per comitato si intende l’ACI Committee 440, Fiber Reinforced Polymer, che ha redatto il presente documento. 7 Da notare che la normativa ACI, a differenza di quella italiana, non pone un limite massimo per la deformazione dell’acciaio. 0.90 ⎧ ⎪ 0.20 ε s − ε sy ⎪ φ = ⎨0.70 + 0.005 − ε sy ⎪ ⎪ 0.70 ⎩ ( ) per ε s ≥ 0.005 per ε sy < ε s < 0.005 (9.5) per ε s ≤ ε sy L’andamento del coefficiente di riduzione al variare della deformazione εs è riportato nella Figura 9.1. 9.4 – Stato limite di esercizio Sotto l’azione dei carichi di servizio un elemento strutturale dovrebbe soddisfare le prescrizioni della norma ACI 318-99 per ciò che concerne gli aspetti funzionali (limitazione delle frecce e dell’ampiezza delle fessure). Il contributo del rinforzo esterno in FRP nelle verifiche di esercizio può essere valutato attraverso l’analisi della sezione omogeneizzata. Al fine di evitare deformazioni anelastiche in esercizio, le armature metalliche interne devono essere lontane dal valore che ne produce lo snervamento. Per questo, la tensione di esercizio nell’acciaio è limitata all’80% della tensione di snervamento, come mostrato nell’Eq. (9.6): f s , s ≤ 0.80 f y (9.6) 9.5 – Rottura per creep e limiti tensionali per fatica Al fine di evitare la rottura del rinforzo in FRP per creep o la rottura dovuta a tensioni cicliche e di fatica, occorre controllare i livelli tensionali raggiunti nel rinforzo. Tali tensioni possono essere calcolate mediante un’analisi elastica. I fenomeni di rottura per creep e per fatica per gli FRP sono stati descritti nella Sezione 3.4 in funzione del tipo di fibra utilizzato. Come si è visto nella Sezione 3.4.1, gli studi scientifici hanno mostrato che le fibre di vetro, di aramide e di carbonio possono sostenere, rispettivamente, tensioni pari al 30%, 47% e 91% della propria resistenza senza che si verifichi la rottura per creep (Yamaguchi et al. 1997). Al fine di evitare la crisi di un elemento strutturale rinforzato con FRP per effetto di creep e fatica, devono essere imposti opportuni limiti tensionali al rinforzo. Il livello di tensione nel rinforzo in FRP può essere calcolato mediante un’analisi elastica supponendo che la sezione inflessa sia sollecitata dal momento flettente dovuto a tutti i carichi sostenuti (peso proprio più la porzione sempre presente dei carichi accidentali) cui si deve sommare il momento massimo indotto dal carico ciclico (Figura 9.4). Per mantenere un adeguato livello di sicurezza, il livello tensionale così raggiunto deve essere limitato secondo quanto espresso dalla Eq. (9.7). I valori di sicurezza dei livelli tensionali indotti dal carico sostenuto e da quello ciclico sono forniti nella Tabella 9.1. PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO 440.2R-29 Deformazione ultima nell’acciaio Figura 9.1 – Il coefficiente di riduzione della resistenza in funzione della deformazione dell’acciaio. Asse neutro Sezione in c.a. Stato deformativo Stato tensionale (distribuzione nonlineare delle tensioni) Stato tensionale (distribuzione equivalente da usarsi nei calcoli) Figura 9.2 – Stato deformativo e tensionale ultimo per sezione rettangolare. Tali valori sono basati sui limiti di tensione precedentemente stabiliti nella Sezione 3.4.1 adottando un coefficiente di sicurezza pari a 1/0.60: f f , s ≤ Soglia di tensione dovuta ai carichi sostenuti + quelli ciclici (9.7) 9.6 – Sezione rettangolare a semplice armatura Al fine di mostrare un’applicazione delle prescrizioni riportate in questo capitolo, di seguito è presentato l’esempio applicativo degli stessi concetti per il caso di una sezione rettangolare a semplice armatura (non precompressa). 9.6.1 Resistenza ultima – La Figura 9.2 illustra la distribuzione delle tensioni e delle deformazioni interne per una sezione rettangolare inflessa allo stato limite ultimo. La procedura di calcolo utilizzata per ottenere la resistenza ultima deve soddisfare la condizione di compatibilità delle deformazioni e l’equilibrio degli sforzi interni e considerare la modalità di rottura della sezione. Posso- no essere messe a punto molte procedure di calcolo che soddisfano queste condizioni. La procedura descritta in questo paragrafo è una di queste ed ha carattere iterativo. La procedura iterativa si articola nelle seguenti fasi: - scelta di un valore di tentativo per la profondità dell’asse neutro c; - calcolo delle deformazioni nei vari materiali utilizzando l’ipotesi di conservazione delle sezioni piane; - calcolo dei corrispondenti livelli di tensione nei materiali; - controllo dell’equilibrio delle forze interne. Se le risultanti delle tensioni interne non sono equilibrate, la profondità dell’asse neutro deve essere corretta e la procedura deve essere ripetuta. Tabella 9.1 – Valori ammissibili delle tensioni dovuti ai carichi sostenuti e ciclici per rinforzi in FRP. Stato Tensionale Limite GFRP 0.20 ffu Tipo di fibra AFRP 0.30 ffu CFRP 0.55 ffu 440.2R-30 ACI COMMITTEE REPORT Per qualsiasi valore della profondità dell’asse neutro c, la deformazione nell’elemento in FRP può essere calcolata mediante l’Eq. (9.3) presentata nella Sezione 9.2.2 e riportata per comodità qui di seguito: ⎛ h−c ⎞ ⎟ − ε bi ≤ κ mε fu ⎝ c ⎠ ε fe = ε cu ⋅ ⎜ (9.3) Tale equazione tiene conto della modalità di crisi in funzione della posizione assunta per l’asse neutro. Nel caso in cui il limite è dato dal primo termine dell’equazione, la crisi della sezione avviene per schiacciamento del calcestruzzo. Se il limite è fornito dal secondo termine, la crisi della sezione è determinata dalla crisi dell’FRP (per rottura o per perdita di aderenza). Il livello di tensioni nel rinforzo in FRP può essere trovato in funzione del livello di deformazione assumendo un comportamento perfettamente elastico come già osservato nell’Eq. (9.4) qui di seguito riportata per comodità: f fe = E f ε fe ⎛ d −c ⎞ ⎜ h−c ⎟ ⎝ ⎠ f s = Es ε s ≤ f y (9.9) Sulla base del valore di tentativo assunto per la profondità dell’asse neutro è possibile valutare le deformazioni e, quindi, le tensioni nell’elemento di FRP e nelle armature metalliche; è possibile effettuare allora il controllo dell’equilibrio interno utilizzando la Eq. (9.10): As f s + A f f fe γ f c′β1b (9.10) I termini γ e β1 nell’Eq. (9.10) sono parametri che definiscono un diagramma di tensioni rettangolare nel calcestruzzo8, equivalente all’effettiva distribuzione non lineare. Se lo schiacciamento del calcestruzzo rappresenta la condizione limite (prima o dopo lo snervamento dell’acciaio), γ e β1 possono essere assunti come il valo8 (9.11) 9.6.2 Tensioni nell’acciaio per carichi di servizio – Il livello di tensione nell’armatura metallica può essere calcolato sulla base di una analisi elastica della sezione in c.a. parzializzata come indicato nella Eq. (9.12). f s,s = (9.8) Avendo assunto per l’acciaio un legame elastico-perfettamente plastico e nota la sua deformazione, εs, la tensione è facilmente determinabile come segue: c= β c⎞ βc⎞ ⎛ ⎛ M n = As f s ⎜ d − 1 ⎟ + ψ f A f f fe ⎜ h − 1 ⎟ 2 2 ⎠ ⎝ ⎠ ⎝ (9.4) Noto il livello di deformazione nel rinforzo in FRP, è possibile determinare la deformazione nell’armatura tesa non presollecitata utilizzando l’ipotesi di conservazione della sezione piana: ε s = ( ε fe + ε bi ) re associato allo stress block di Whitney (γ=0.85 e β1 dalla Sezione 10.2.7.3 della norma ACI 318-99)9. Se si verifica la crisi per rottura del rinforzo in FRP, l’asportazione del copriferro o la perdita di aderenza del rinforzo stesso, lo stress block di Whitney darà risultati ragionevolmente accurati. Inoltre, metodi di calcolo che considerino una distribuzione non-lineare delle tensioni nel calcestruzzo potrebbero essere utilizzati. L’effettiva profondità dell’asse neutro è determinata dal simultaneo soddisfacimento delle Eq. (9.3), (9.4), (9.8), (9.9) e (9.10), imponendo l’equilibrio degli sforzi interni e la congruenza delle deformazioni. Il valore nominale del momento flettente della sezione rinforzata con FRP può essere calcolato con l’Eq. (9.11). In tale equazione il contributo alla resistenza flessionale offerto dal rinforzo in FRP è modificato introducendo un ulteriore coefficiente di riduzione ψf. Si raccomanda di assumere ψf=0.85. Nella terminologia ACI questa distribuzione semplificata delle tensioni nel calcestruzzo compresso è indicata con il termine “stress block”; tale dizione è spesso utilizzata anche nei testi in lingua italiana. ( ) ⎡ M + ε A E h − kd ⎤ ( d − kd ) E bi f f s 3 ⎦⎥ ⎣⎢ s As Es d − kd ( d − kd ) + Af E f h − kd ( h − kd ) 3 3 (9.12) ( ) ( ) L’andamento delle deformazioni e delle tensioni nella sezione in c.a. è mostrata nella Figura 9.3. In maniera analoga a quanto si fa per le usuali sezioni in c.a., la profondità kd dell’asse neutro in condizioni di servizio può essere valutata ponendo pari a zero il momento statico della sezione omogeneizzata. L’area omogeneizzata del rinforzo in FRP può essere ottenuta moltiplicando l’area del rinforzo stesso per il coefficiente di omogeneizzazione del composito rispetto al calcestruzzo. Sebbene questo metodo ignori la differenza tra la deformazione iniziale del rinforzo in FRP e quella del supporto, tale differenza non influenza in maniera rilevante la profondità dell’asse neutro nel campo di risposta elastica dell’elemento. La tensione nell’acciaio dovuta ai carichi di servizio, calcolata secondo l’Eq. (9.12), va confrontata con i limiti descritti nella Sezione 9.5. 9 Nello stress block definito dalla norma ACI 318-99 si considera la tensione γ f’c=0.85 f’c con un diagramma rettangolare di profondità efficace β1 c . Il coefficiente β1 è pari a 0.85 per resistenze del calcestruzzo f’c fino a 27.6 N/mm2 ; per resistenze superiori a 27.6 N/mm2, il valore di β1 – che deve essere comunque non minore di 0.65 - è ridotto proporzionalmente secondo la seguente relazione: β1 = 0.85 − 0.05 ⋅ f 'c − 27.6 6.9 ≥ 0.65 PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO Asse neutro Figura 9.3 – Stato deformativi e pensionale in campo elastico. Mf = Momento dovuto ai carichi ciclici Mc= Momento dovuto ai carichi permanenti ed accidentali continuamente presenti sulla struttura Mc Ms M f Momento indotto Tempo Figura 9.4 – Illustrazione dei momenti da utilizzare per la verifica dei limiti tensionali nel rinforzo in FRP. 9.6.3Tensioni nell’FRP per carichi di servizio – Il livello di tensione nel rinforzo in FRP può essere calcolato utilizzando l’Eq. (9.13), in cui il valore di fs,s è quello ottenuto dall’Eq. (9.12) mentre Ms (nell’Eq. (9.12)) è ottenuto sommando al momento dovuto a tutte le azioni permanenti (peso proprio, sovraccarichi permanenti e la parte permanente dei sovraccarichi accidentali) il momento massimo indotto in un ciclo di carico a fatica, come mostrato in Figura 9.4. L’equazione (9.13) fornisce la tensione del rinforzo in FRP in campo elastico dovuta al momento applicato: ⎛ E f ⎞ h − kd − ε bi E f f f ,s = f s,s ⎜ ⎟ ⎝ Es ⎠ d − kd (9.13) 440.2R-31 della resistenza a taglio ottenuta mediante l’applicazione di un rinforzo esterno in FRP nella direzione ortogonale all’asse di elementi in c.a.. L’incremento di resistenza a taglio dovuto all’FRP dipende dalla geometria della trave o della colonna, dallo schema di rinforzo e dalla resistenza del calcestruzzo originario, ma deve comunque essere limitata secondo le indicazioni fornite nel CAPITOLO 8. Il rinforzo a taglio con FRP può rendersi necessario in corrispondenza delle zone di formazione di cerniere plastiche o, ancora, per migliorare il comportamento a flessione in campo post-elastico di telai inflessi soggetti a carichi sismici predisponendo una fasciatura completa della sezione. Per rinforzi esterni in FRP realizzati installando strisce di materiale composito ortogonali all’asse dell’elemento, la massima distanza tra gli assi del rinforzo non dovrebbe eccedere la somma di d/4 più la larghezza del rinforzo stesso. 10.2 – Schemi di fasciatura Nella Figura 10.1 si illustrano le tre tipologie di fasciature utilizzate per incrementare la resistenza a taglio di travi a sezione prismatica o rettangolare o di colonne. La completa fasciatura della sezione con FRP su tutti e quattro i lati è lo schema più efficace ed è comunemente utilizzato per applicazioni su colonne, per le quali l’accesso a tutti i lati è generalmente garantito. Per applicazioni su travi, invece, la presenza della soletta rende in genere impraticabile l’accesso all’estradosso dell’elemento da rinforzare, non permettendone una fasciatura completa. In tal caso, l’incremento di resistenza a taglio può essere ottenuto attraverso una parziale fasciatura con FRP lungo tre oppure due lati dell’elemento. Sebbene si sia riscontrato che tutte e tre le tecniche incrementano la resistenza a taglio dell’elemento, lo schema che prevede la fasciatura completa è il più efficace, seguito dallo schema di fasciatura su tre lati (U-wrap). La tensione nell’elemento di FRP dovuta ai carichi di servizio calcolata con l’Eq. (9.13) va confrontata con i limiti indicati nella Sezione 9.5. CAPITOLO 10 – RINFORZO A TAGLIO E’ stato dimostrato che i sistemi in FRP sono in grado di incrementare la resistenza a taglio di travi e colonne esistenti in c.a. attraverso una fasciatura totale o parziale degli elementi (Malvar et al. 1995; Chajes et al. 1995; Norris et al. 1997; Kachlakev and McCurry 2000). L’applicazione di fibre in direzione trasversale all’asse dell’elemento o perpendicolare ad eventuali fessure taglianti è efficace per incrementare la resistenza a taglio (Sato et al. 1996). L’incremento di resistenza a taglio sposta la rottura della sezione verso meccanismi di crisi di tipo flessionale, notoriamente più duttili rispetto a quelli taglianti. 10.1 – Considerazioni generali Questo capitolo fornisce i criteri per la progettazione Completamente fasciata Fasciature su tre lati Fasciature su due lati Figura 10.1 – Tipici schemi di rinforzo a taglio con FRP. Figura 10.2 – Illustrazione dei parametri geometrici utilizzati nel rinforzo a taglio con FRP. 440.2R-32 ACI COMMITTEE REPORT L’applicazione del rinforzo su due soli lati dell’elemento è lo schema meno efficiente. Per tutti gli schemi di fasciatura citati, il sistema di rinforzo in FRP può essere realizzato in maniera continua lungo la lunghezza dell’elemento o applicando un numero discreto di strisce. Come già discusso nella Sezione 8.3.3, particolare attenzione deve essere posta nell’impiego di rinforzi continui in FRP che, fasciando completamente l’elemento, ne prevengono la naturale traspirazione. 10.3 – Resistenza nominale10 La verifica di sicurezza allo stato limite ultimo richiede che la resistenza a taglio di progetto, φVn, di un elemento strutturale sia maggiore della sollecitazione tagliante di calcolo, Vu, (ossia dovuta ai carichi agenti fattorizzati) come indicato nell’Eq. (10.1), in analogia a quanto riportato nella Sezione 9.2 relativa al rinforzo a flessione: φVn ≥ Vu (10.1) La resistenza a taglio nominale di un elemento in calcestruzzo rinforzato con FRP viene calcolata sommando il contributo del rinforzo in FRP ai contributi dell’armatura metallica (staffe, ferri piegati o spirali) e del calcestruzzo. Un ulteriore coefficiente di riduzione, ψf, è applicato al contributo del sistema in FRP come riportato nell’Eq. (10.2): φVn = φ (Vc + Vs + ψ f V f ) (10.2) Il coefficiente ψf vale 0.85 per quelle applicazioni in cui l’aderenza è un parametro essenziale. Per rinforzi in cui l’aderenza non è critica, esso può essere assunto pari a 0.95. Queste raccomandazioni sono riassunte nella Tabella 10.1. 10.4 – Contributo del rinforzo in FRP alla resistenza a taglio Nella Figura 10.2 si illustrano i parametri geometrici utilizzati nella valutazione del contributo alla resistenza a taglio fornito dal rinforzo in FRP. Esso dipende dall’orientamento delle fibre e dalle ipotesi fatte sul quadro fessurativo dell’elemento (Khalifa et al. 1998). Il contributo alla resistenza a taglio dovuto al rinforzo può essere determinato calcolando la risultante delle trazioni nell’FRP a cavallo della fessura. Tale contributo è fornito dall’Eq. (10.3): Tabella 10.1 – Ulteriore coefficiente di riduzione per il rinforzo a taglio con FRP. ψf = 0.95 ψf = 0.85 10 Vedi Nota 4. Elementi completamente fasciati Fasciature su due o tre lati Vf = A fv f fe ( sin α + cos α ) d f sf (10.3) dove Afv = 2nt f w f (10.4) Lo stato tensionale ultimo nel rinforzo a taglio è direttamente proporzionale al livello di deformazione in esso raggiungibile. L’Eq. (10.5) fornisce tale relazione in funzione della deformazione effettiva, εfe, nel rinforzo: f fe = ε fe E f (10.5) 10.4.1 Deformazione effettiva nell’FRP – La deformazione effettiva è la massima deformazione che può essere raggiunta nell’FRP in corrispondenza del carico ultimo e dipende dalla modalità di rottura del sistema FRP e da quella dell’elemento in c.a. rinforzato. Il progettista deve considerare tutte le possibili modalità di rottura ed utilizzare un valore della deformazione ultima che sia rappresentativo della crisi dell’elemento. Nei paragrafi che seguono si riportano indicazioni sulla determinazione del valore della deformazione effettiva per differenti configurazioni del rinforzo. 10.4.1.1 Elementi completamente fasciati – Per colonne in c.a. o travi completamente fasciate con FRP si è osservato che la perdita della resistenza a taglio dovuta al fenomeno dell’ingranamento degli inerti avviene per un valore di deformazione nelle fibre che è inferiore alla deformazione ultima delle fibre stesse. Per evitare questa modalità di rottura prematura, la massima deformazione di progetto dovrebbe essere limitata allo 0.4% secondo quanto riportato nell’Eq. (10.6(a)): ε fe = 0.004 ≤ 0.75ε fu (10.6(a)) (Per fasciature complete sull’intera sezione trasversale) Questa limitazione sulla deformazione è fondata sia su prove sperimentali (Priestley et al. 1996) che sull’esperienza maturata sul campo. Valori più elevati delle deformazioni non dovrebbero essere utilizzati. 10.4.1.2 Elementi rinforzati secondo lo schema Uwrap o rinforzati su due soli lati – E’ stato osservato che sistemi in FRP che non prevedono una fasciatura completa dell’intera sezione (cioè lamine applicate solo su due o tre lati) sono soggetti a fenomeni di delaminazione che precedono il verificarsi della perdita dell’ingranamento degli inerti. Per questa ragione si dovrebbero analizzare attentamente le tensioni di aderenza per determinare l’efficacia di tali sistemi e l’effettivo livello di deformazione che può essere raggiunto (Triantafillou 1998a). La deformazione effettiva può essere calcolata utilizzando un coefficiente, κv, che, tenendo conto di questo fenomeno, riduce la deformazione sviluppabile nel rinforzo secondo la relazione seguente: PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO La lunghezza attiva Le rappresenta il valore della lunghezza del rinforzo che è necessario assicurare affinché sia possibile il trasferimento delle tensioni di aderenza tra FRP e supporto in calcestruzzo. Essa è data dall’Eq. (10.8): Le = 23,300 ( nt f Ef ) 0.58 ⎧ d f − Le ⎪ ⎪ df k2 = ⎨ ⎪ d f − 2 Le ⎪ d f ⎩ 180 225 50 Bonded to 2suSides Fasciature 2 lati Bonded to 3suSides Fasciature 3 lati ("U" Wrap) Fasciature complete Completely Wrapped 40 270 270 225 um 180 30 135 20 90 10 45 0 0 Figura 10.3 – Confronto tra i risultati sperimentali ed i risultati forniti dalla procedura di progetto proposta. (10.8) Il coefficiente κv contiene anche due fattori correttivi, k1 e k2, che tengono conto rispettivamente della resistenza a compressione del calcestruzzo e del tipo di schema di fasciatura utilizzato. Le espressioni di tali fattori correttivi sono fornite nelle Eq. (10.9) e (10.10). ⎛ f' ⎞ k1 = ⎜⎜ c ⎟⎟ ⎝ 27 ⎠ 135 Design FRP del Shear Contribution, (kN) φ ψf V f kN Contributo rinforzo in FRP (teorico) (10.7) 90 D at k1k2 Le ≤ 0.75 11,900ε fu 45 n κv = 0 60 es ig Il coefficiente κv è funzione della resistenza a compressione del calcestruzzo, del tipo di schema di fasciatura utilizzato e della rigidezza del rinforzo. Esso può essere calcolato utilizzando le Equazioni da (10.7) a (10.10) (Khalifa et al. 1998): Contributo del rinforzo in FRP (sperimentale) Experimental FRP Shear Contribution (kN)kN D ε fe = κ v ε fu ≤ 0.004 (10.6(b)) (Per sistemi U-wrap o lamine su due soli lati) 440.2R-33 2/3 (10.9) fasciature ad U (10.10) fasciature su due lati La metodologia che ha portato alla determinazione di κv è stata convalidata su elementi rinforzati nei quali gli sforzi tangenziali sono predominanti rispetto a quelli flessionali (ad esempio, travi semplicemente appoggiate soggette a carichi monotoni). Sebbene tale metodologia non sia stata confermata per rinforzi in aree soggette ad un regime combinato di elevate tensioni flessionali e taglianti o in regioni dove l’anima è generalmente compressa (regioni a momento negativo), i valori di κv riportati nell’Eq. (10.7) sono ritenuti ancora cautelativi. Le procedure di progetto illustrate in questo capitolo sono state sviluppate combinando i risultati di analisi teoriche e sperimentali. Tali procedure sono poi state confrontate con i risultati di molte ricerche come riportato nella Figura 10.3 (Khalifa et al. 1999). L’impiego di ancoraggi meccanici alle estremità possono essere utilizzati per garantire il trasferimento di più elevati sforzi di trazione (Khalifa et al. 1999). L’efficacia di tali ancoraggi, unitamente al valore dello sforzo da essi sostenibile, dovrebbero essere comprovati attraverso prove sperimentali. In nessun caso, comunque, la deformazione effettiva nel rinforzo in FRP deve superare il valore di 0.004. 10.4.2 Passo del rinforzo – Per valutare il contributo alla resistenza a taglio del rinforzo effettuato utilizzando elementi discontinui in FRP è necessario porre estrema cura nella scelta dell’interasse di tali elementi. Esso dovrebbe essere conforme con i limiti proposti nel documento ACI 318-99 per il rinforzo a taglio realizzato con armatura metallica. L’impiego di sistemi di rinforzo discreti dovrebbe essere verificato con prove sperimentali su elementi strutturali (Hutchinson et al. 1998). 10.4.3 Limiti del rinforzo – La resistenza a taglio complessiva deve essere calcolata come somma del contributo del rinforzo a taglio in FRP e del rinforzo a taglio in acciaio. Questa resistenza deve comunque essere limitata in base a quanto stabilito nella Sezione 11.5.6.9 del documento ACI 318-99. Tale limite è riportato nell’Eq. (10.11). Vs + V f ≤ 0.66 f c′bw d (10.11) CAPITOLO 11 – SFORZO NORMALE CENTRATO ED INCREMENTO DELLA DUTTILITA’ Per effetto del confinamento, la cerchiatura con materiale FRP degli elementi in calcestruzzo compressi induce un aumento della resistenza a compressione. Inoltre, l’applicazione per adesione di sistemi in FRP può anche portare un incremento della resistenza a trazione (dipendentemente dalla direzione delle fibre). Il confinamento è utilizzato anche per incrementare la duttilità di elementi presso-inflessi. 11.1 – Compressione assiale I sistemi in FRP possono essere usati per incrementare la resistenza a compressione di elementi in c.a. esercitando un azione di confinamento mediante una fasciatura in FRP (Nanni e Bradford 1995, Toutanji 1999). Il confinamento di un elemento in c.a. è ottenuto mediante 440.2R-34 ACI COMMITTEE REPORT l’orientamento delle fibre in direzione perpendicolare all’asse dell’elemento. Con tale orientamento, le fibre svolgono un’azione similare a quella prodotta da staffe o tiranti in acciaio. Il contributo alla resistenza a compressione assiale dovuto a fibre eventualmente disposte parallelamente all’asse longitudinale dell’elemento dovrebbe essere trascurato. Il confinamento determina l’incremento sia della resistenza che della massima deformazione a compressione del calcestruzzo (Seible et al. 1997). La fasciatura in FRP fornisce un confinamento passivo all’elemento compresso a partire dalla fase di fessurazione e di dilatazione laterale dell’elemento stesso; prima di ciò il sistema in FRP è scarico. Per questa ragione l’intima connessione tra la fasciatura in FRP e il calcestruzzo rappresenta un punto critico. La resistenza a compressione assiale di un elemento con fasciature in FRP per il quale non siano importanti i fenomeni di instabilità può essere calcolata utilizzando la resistenza del calcestruzzo confinato espressa dal’Eq. (11.1). Per le applicazioni di carattere non sismico, l’incremento della resistenza assiale dovrà essere limitato come chiarito nella Sezione 11.1.2. Lo spostamento verticale, la dilatazione della sezione, la fessurazione e le limitazioni della deformazione della fasciatura in FRP possono limitare l’entità dell’aumento di resistenza a compressione che può essere ottenuta con tale rinforzo. La richiesta in termini di sollecitazione assiale di un elemento in c.a. rinforzata con FRP dovrebbe essere valutata adoperando le combinazioni di carico previste dall’ACI 31899, mentre la resistenza a compressione assiale dovrebbe essere calcolata utilizzando i coefficienti φ di riduzione della resistenza forniti, per il caso di staffe e spirali in acciaio, sempre dalla norma ACI 318-99. Nel caso di elementi non precompressi armati con una staffatura a spirale si ha: φ Pn = 0.85φ ⎡0.85ψ f f cc' ( Ag − Ast ) + f y Ast ⎤ ⎣ ⎦ (11.1(a)) Nel caso, invece, di elementi non precompressi armati con staffe, risulta: φ Pn = 0.80φ ⎡0.85ψ f f cc' ( Ag − Ast ) + f y Ast ⎤ ⎣ ⎦ (11.1(b)) Si raccomanda, inoltre, di assumere un’ulteriore coefficiente di riduzione ψf pari a 0.95. La resistenza del calcestruzzo relativa a elementi di sezione circolare avvolti con fasciature in FRP mediante le quali è applicata una pressione laterale fl, può essere stimata mediante l’Eq. (11.2) (Mander et al. 1988) sviluppata in origine per il caso di confinamento fornito da una cerchiatura in acciaio: ⎡ ⎤ f f f cc' = f c' ⎢ 2.25 1 + 7.9 l' − 2 l' − 1.25⎥ fc fc ⎢⎣ ⎥⎦ (11.2) E’ importante notare che, essendo l’Eq. (11.2) sviluppata per il caso di cerchiature in acciaio, questo modello è riferito al caso di una pressione di confinamento costante, che corrisponde alla tensione di snervamento dell’acciaio. Tuttavia è stato dimostrato (Spoelstra e Monti 1999) che questa equazione può essere applicata anche nel caso di un calcestruzzo confinato con FRP. La pressione di confinamento deve essere in tal caso considerata linearmente variabile, ossia ad un incremento della deformazione della fasciatura in FRP deve corrispondere un incremento proporzionale della pressione di confinamento. Pertanto, per valutare il legame costitutivo completo tensione-deformazione del calcestruzzo confinato con FRP, è necessario correlare la deformazione di compressione del calcestruzzo (deformazione longitudinale) con la deformazione dell’FRP (deformazione trasversale). La deformazione nella fasciatura in FRP può quindi essere usata per determinare la pressione di confinamento e, di conseguenza, l’incremento della resistenza a compressione nel calcestruzzo. Per determinare sia il valore di picco della tensione che la resistenza del calcestruzzo confinato può essere adoperato anche un approccio più semplice. La resistenza del calcestruzzo confinato può essere valutata inserendo nell’Eq. (11.2) la pressione di confinamento fornita in funzione della reale deformazione massima che può essere raggiunta nella fasciatura in FRP, data dall’Eq. (11.3). κ a ρ f f fe κ a ρ f ε fe E f (11.3) = fl = 2 2 Se l’elemento è soggetto contemporaneamente a taglio e compressione, la deformazione massima nella fasciatura in FRP dovrebbe essere limitata in accordo con quanto riportato nell’Eq. (11.4). ε fe = 0.004 ≤ 0.75ε fu (11.4) 11.1.1 Sezioni circolari – La miglior efficacia della fasciatura in FRP si ottiene per elementi a sezione circolare. Quando le fibre sono disposte in direzione trasversale all’asse dell’elemento, il sistema in FRP fornisce una pressione circonferenziale confinante uniforme, ossia che si oppone all’espansione radiale dell’elemento compresso. La pressione di confinamento fornita da una fasciatura in FRP installata su un elemento circolare di diametro h può essere determinata dall’Eq. (11.3) calcolando la percentuale geometrica del rinforzo mediante l’Eq. (11.5). ρf = 4ntf h (11.5) Per le sezioni circolari il coefficiente di efficienza ka può essere assunto pari a 1.0. 11.1.2 Sezioni non circolari – La sperimentazione ha mostrato che il confinamento mediante fasciatura in FRP di elementi quadrati o rettangolari può fornire solo incrementi marginali della resistenza a compressione. PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO Stanti le molte incertezze su questo tipo di applicazioni, allo stato attuale non vengono fornite raccomandazioni sull’uso dell’FRP. Applicazioni di questo genere devono essere attentamente vagliate e analizzate. In nessun caso si dovrebbe fare affidamento sul contributo a compressione di fasciature in FRP con fibre orientate longitudinalmente. 11.1.3 Considerazioni relative allo stato limite di servizio – Per livelli di carico prossimi al carico ultimo, possono manifestarsi danneggiamenti del calcestruzzo sotto forma di significative fessurazioni in direzione radiale. La fasciatura in FRP contiene il danneggiamento e consente di preservare l’integrità strutturale della colonna. In ogni caso questo tipo di danneggiamento dovrebbe essere evitato sotto carichi di servizio. In tal modo, la fasciatura in FRP agirà solo in occasione di sovraccarichi temporanei. Per essere sicuri che in esercizio non si abbia fessurazione radiale, la deformazione trasversale del calcestruzzo deve rimanere al di sotto di quella di fessurazione. Ciò corrisponde a limitare la tensione del calcestruzzo a 0.65 f’c. Inoltre, per evitare deformazioni plastiche sotto carichi ciclici o di lunga durata, la tensione nell’acciaio non deve superare 0.6 fy. Contenendo, in esercizio, la tensione del calcestruzzo entro i limiti specificati, la tensione nella fasciatura in FRP risulterà relativamente bassa. La fasciatura raggiunge livelli significativi di tensione solo quando la deformazione trasversale del calcestruzzo è superiore a quella di fessurazione. Siccome le fasciature in FRP fornisce un confinamento passivo, la tensione nella fasciatura sotto carichi di sevizio non dovrebbe mai superare la tensione limite di rottura per viscosità. Inoltre, dovrebbe essere valutata l’entità delle deformazioni assiali sotto carichi di esercizio al fine di stimarne l’effetto sulle prestazioni dell’elemento strutturale. 11.2 – Rinforzo a trazione I sistemi in FRP possono essere utilizzati anche al fine di incrementare la resistenza a trazione di un elemento in calcestruzzo. Poiché i sistemi in FRP hanno un comportamento elastico-lineare, il loro contributo a trazione è direttamente correlato al livello di deformazione raggiunto e può essere calcolato applicando la legge di Hooke. Il livello di trazione attingibile dall’FRP è limitato dalla resistenza a trazione di progetto e dalla possibilità di trasferire per aderenza le tensioni al supporto (Nanni et al. 1997). La deformazione reale dell’FRP può essere determinata sulla base del criterio fornito nel caso di rinforzo a taglio dalle equazioni (10-6)-(10.9). Il valore k1 nell’Eq. (10.7) può essere assunto pari ad 1.0. Per sviluppare il livello di deformazione richiamato, è necessario prevedere una lunghezza di ancoraggio pari ad almeno 2Le (con Le lunghezza di ancoraggio attiva) per il rinforzo a taglio precedentemente definita dall’Eq. (10.8) 11.3 – Duttilità Per effetto del confinamento si ha un incremento della 440.2R-35 deformazione ultima a compressione del calcestruzzo che si traduce in un incremento di duttilità della sezione (Seible et al. 1997). Inoltre, la fasciatura in FRP svolge anche la duplice funzione di limitare il fenomeno di instabilizzazione delle barre longitudinali compresse e di migliorarne l’ancoraggio nei tratti di sovrapposizione. Per le applicazioni in zona sismica, la fasciatura in FRP dovrebbe essere dimensionato in modo da fornire una adeguata pressione laterale di confinamento, cioè tale da garantire deformazioni massime a compressione del calcestruzzo compatibili con le richieste di duttilità dell’elemento rinforzato. Nel caso di sezioni circolari confinate con FRP, la deformazione massima a compressione può essere determinata mediante l’Eq. (11.6) (Mander et al. 1998) : ε = ' cc ( 1.71 5 f cc' − 4 f c' ) (11.6) Ec In accordo con l’ACI 318-99, anche le sollecitazioni di taglio dovrebbero essere valutate secondo quanto riportato nel CAPITOLO 10 al fine di prevenire rotture di tipo fragile. 11.3.1 Elementi a sezione circolare – Nel caso di elementi a sezione circolare confinati con FRP, la massima deformazione a compressione del calcestruzzo che è possibile utilizzare può essere determinata sostituendo nell’Eq. (11.6) il valore di f’cc ricavato utilizzando le equazioni dalla (11.2) alla (11.5) e ponendo ka=1.0. 11.3.2 Elementi a sezione non circolare – Il confinamento delle sezioni quadrate e rettangolari contribuisce a migliorare la duttilità di elementi compresse senza fornire alcun contributo significativo alla resistenza assiale. Nel caso di elementi a sezione quadrata o rettangolare confinati con FRP, la massima deformazione a compressione del calcestruzzo che è possibile utilizzare può essere determinata sostituendo nell’Eq. (11.6) il valore di f’cc ricavato utilizzando le equazioni dalla (11.2) alla (11.4). La percentuale geometrica del rinforzo in FRP nel caso di sezioni rettangolari può essere ricavata dall’Eq. (11.7): ρf = 2n t f ( b + h ) (11.7) bh Il coefficiente di efficienza, κa, nel caso di elementi a sezione non circolare dovrebbe essere determinato in funzione della geometria, del rapporto fra i lati e della distribuzione delle armature. Per determinare tale coefficiente è possibile utilizzare l’Eq. (11.8) (Restrepo e De Vino 1996), nella quale r è il raggio di arrotondamento degli spigoli della sezione, che deve risultare compatibile con le dimensioni riportate nel CAPITOLO 12. ( b − 2r ) + ( h − 2r ) 2 κa = 1− ( 3bh 1 − ρ g ) 2 (11.8) 440.2R-36 ACI COMMITTEE REPORT In mancanza di prove sperimentali che ne dimostrino l’efficacia, l’effetto di confinamento dovuto alla fasciatura con FRP dovrebbe essere trascurato per sezioni rettangolari aventi rapporto b/h maggiore di 1.5, ovvero per sezioni aventi dimensioni dei lati, b o h, maggiori di 900 mm. CAPITOLO 12 – DETTAGLI PER IL RINFORZO Questo capitolo fornisce una guida per le regole di dettaglio degli interventi di rinforzo esterno realizzati con FRP. In generale, il dettaglio dipenderà dalla geometria delle strutture, dallo stato e dalla qualità del calcestruzzo e dall’entità dei carichi che devono essere portati dall’elemento rinforzato. Molte delle modalità di rottura premature possono essere evitate seguendo queste prescrizioni di carattere generale: - Non applicare il rinforzo su spigoli interni; - Prevedere un raggio minimo di 13 mm quando il tessuto viene applicato in corrispondenza di uno spigolo esterno; - prevedere un’adeguata lunghezza di ancoraggio in direzione delle fibre in caso di sovrapposizioni. 12.1 – Aderenza e delaminazione L’effettiva distribuzione delle tensioni d’interfaccia in un laminato in FRP è complicata dalla fessurazione del supporto in calcestruzzo. La distribuzione elastica delle tensioni normali e tangenziali d’interfaccia lungo un laminato in FRP installato su calcestruzzo integro (nessuna fessurazione presente) sono mostrate nella Figura 12.1. Le tensioni “normali” sono quelle ortogonali rispetto al piano del laminato. Per un sistema in FRP installato secondo le prescrizioni della PARTE 3 di questa guida, il punto debole nell’interfaccia calcestruzzo/FRP è rappresentato proprio dal calcestruzzo. L’integrità e la resistenza a trazione del supporto in calcestruzzo saranno gli elementi limitanti l’efficacia complessiva del sistema di rinforzo utilizzato. 12.1.1 Delaminazione – La perdita di aderenza di un laminato opportunamente installato può dipendere da carenze nella superficie di incollaggio tra FRP e calcestruzzo. Il calcestruzzo non è in grado di sopportare le tensioni tangenziali e normali d’interfaccia; di conseguenza si ha un fenomeno di delaminazione nel rinforzo con conseguente asportazione di un sottile strato di calcestruzzo. La superficie di aderenza dovrebbe essere calcolata sulla base della capacità del calcestruzzo di resistere agli sforzi normali e tangenziali. Dal momento che i fenomeni di delaminazione o di crisi di interfaccia hanno caratteristiche di rottura fragile, si raccomanda l’utilizzo di un fattore di riduzione della resistenza di aderenza pari a 0.50. Sono disponibili in letteratura metodi analitici per il calcolo delle tensioni d’interfaccia (Blaschko et al. 1998, Brosens e Van Gemert 1997, Maeda et al. 1997). Ancoraggi meccanici possono essere efficaci per aumentare il trasferimento delle tensioni tangenziali (Khalifa et al. 1999). Le prestazioni di qualsiasi sistema di ancoraggio deve essere comprovata attraverso prove sperimentali. 12.1.2 Asportazione del copriferro – Anche l’asportazione del copriferro può dipendere dalle tensioni normali che si attingono all’interfaccia tra laminato e calcestruzzo. Per questo tipo di delaminazione, la presenza dell’armatura metallica costituisce un elemento di discontinuità tra le due porzioni di calcestruzzo che si trovano rispettivamente sopra e sotto il piano delle armature. In casi come questo, la delaminazione del rinforzo esterno avviene con la completa asportazione del copriferro come evidenziato nella Figura 12.2 (questo fatto può essere aggravato se sono stati utilizzati acciai che abbiano ricevuto trattamenti superficiali anticorrosivi). La crisi per asportazione del copriferro è legata in parte al livello tensionale che si attinge nel punto terminale del laminato in FRP. Per scongiurare questo tipo di rottura evitando complesse analisi teoriche, si possono seguire indicazioni di carattere generale per il corretto posizionamento del punto di interruzione del laminato. Esse sono: • Per travi semplicemente appoggiate, gli strati del rinforzo dovrebbero estendersi per una distanza d (≥ 150mm) oltre il punto corrispondente al raggiungimento del momento di prima fessurazione, Mcr, come indicato nella Figura 12.3a). Inoltre, se la sollecitazione di taglio dovuta ai carichi agenti fattorizzati è, nel punto terminale del rinforzo, maggiore di 2/3 della resistenza a taglio fornita dal calcestruzzo (Vu>0.67Vc), il laminato in FRP dovrebbe essere ancorato con un’armatura trasversale per prevenire la crisi per delaminazione del copriferro. • Per le travi continue rinforzate con più strati, lo strato più corto di FRP dovrebbe terminare ad una distanza pari a d/2 o 150mm oltre il punto di momento nullo. Gli strati successivi dovrebbero essere sfalsati come mostrato nella Figura 12.3b) e dovrebbero essere arrestati a non meno di 150mm oltre il punto di interruzione dello strato precedente. Per esempio, se la progettazione richiede un sistema in FRP composto da tre strati, quello a diretto contatto col calcestruzzo dovrebbe terminare almeno 450mm o 300mm + d/2 oltre il punto di momento nullo. Queste prescrizioni si ritengono valide sia nelle regioni a momento positivo che negativo. 12.2 – Le sovrapposizioni Le sovrapposizioni dei laminati in FRP dovrebbero essere effettuate soltanto se previste nei disegni o nelle specifiche tecniche o se autorizzati dal progettista seguendo le indicazioni fornite dal produttore. Le fibre dei sistemi in FRP dovrebbero essere continue ed orientate nella direzione della sforzo di trazione. La continuità della fibra può essere mantenuta attraverso la sovrapposizione di più strati di materiale di rinforzo secondo la direzione prevalente delle fibre. La lunghezza di sovrapposizione richiesta dipende dalla resistenza a trazione e dallo spessore del rinforzo e dal valore dell’aderenza tra gli strati sovrapposti. E’ necessario che la lunghezza di sovrapposizione sia tale per cui si abbia rottura a trazione del rinforzo in FRP prima che si inneschino rotture premature per delaminazione. PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO Fine del rinforzo 440.2R-37 Mezzeria della trave Tensioni tangenziali di interfaccia Figura 12.2 – Delaminazione causata dalla rottura del copriferro in corrispondenza del piano delle armature longitudinali. Distanza misurata lungo l’FRP Tensioni normali Figura 12.1 – Distribuzione teorica delle tensioni normali e tangenziali lungo il rinforzo in FRP (Roberts and Haji-Kazemi 1989; Malek et al. 1998). Asse di mezzeria Asse di mezzeria M=0 M=Mcr M=M u M=M u 150 150 df d 150 (a) Trave semplicemente appoggiata 150 150 df d/2 150 (b) Trave continua Figura 12.3 - Rappresentazione grafica delle lunghezze di ancoraggio di un sistema di tre strati di rinforzo in FRP. Il valore della lunghezza di sovrapposizione dovrebbe essere fornita dal produttore e verificata in laboratorio tramite opportune prove sperimentali. I sistemi in FRP utilizzati per il confinamento di elementi compressi dovrebbero essere progettati in modo da garantire un appropriato sviluppo delle zone di sovrapposizione in modo da far sì che la rottura avvenga al di fuori di tali zone. Per laminati in FRP unidirezionali, le sovrapposizioni sono richieste soltanto nella direzione delle fibre e non sono necessarie nella direzione ad esse ortogonale. I sistemi in FRP costituiti da più tessuti unidirezionali sovrapposti orientati in più di una direzione o da tessuti multidirezionali richiedono sovrapposizioni in più di una direzione per mantenere la continuità delle fibre e la resistenza globale del rinforzo. CAPITOLO 13 – DISEGNI ESECUTIVI E DOCUMENTI DI PROGETTO 13.1 – Norme per il progetto Dal momento che non esiste ancora una normativa nazionale che preveda l’impiego degli FRP per il rinforzo esterno, è possibile che altri codici o normative possano influenzare la selezione, il progetto e l’installazione di un dato sistema in FRP. Ad esempio, fonti normative inerenti le problematiche sulla protezione al fuoco potrebbero influenzare la scelta del rivestimento esterno da utilizzarsi per la protezione del sistema di rinforzo. Tutte le operazioni progettuali dovranno essere eseguite sotto la supervisione di un ingegnere abilitato che abbia familiarità con le proprietà e i metodi di applicazione del sistema di rinforzo. 440.2R-38 ACI COMMITTEE REPORT 13.2 – Disegni esecutivi e specifiche di progetto Il progettista dovrà presentare una relazione a corredo del progetto che riassuma tutti i calcoli effettuati, mettendo in evidenza le ipotesi e le assunzioni fatte per il computo del rinforzo, allegandone i disegni esecutivi e le specifiche di progetto. Tali documenti dovranno includere al loro interno le seguenti informazioni che sono essenziali per le operazioni di cantiere: • Il sistema in FRP scelto; • Il posizionamento del rinforzo rispetto alla struttura esistente; • Le dimensioni e l’orientamento delle fibre di ciascuno strato; • Numero di strati e sequenza di applicazione; • Posizione e lunghezza degli strati che si sovrappongono; • Note generali riguardo i carichi di progetto e i valori delle deformazioni dell’FRP; • Proprietà meccaniche dei sistemi in FRP e del supporto in calcestruzzo sul quale installare il rinforzo; • Distinta delle fasi di preparazione della superficie sulla quale applicare il rinforzo, facendo attenzione ad indicare le note sullo smussamento degli spigoli e sulle tolleranze massime delle irregolarità presenti sulla superficie del supporto; • Procedure riguardanti l’installazione del sistema in FRP includendo eventuali limitazioni riguardanti le temperature massime e minime e il massimo livello di umidità accettabile, così come la descrizione delle fasi temporali che è necessario seguire per l’applicazione dei singoli strati; • Procedure per la polimerizzazione delle resine del sistema in FRP; • Laddove ritenuto necessario, indicare i materiali adottati per la protezione del rinforzo; • Specifiche per la spedizione, lo stoccaggio e il trattamento dei vari componenti; • Controlli di qualità, di accettazione e procedure di ispezione; • Prove in cantiere, se ritenute necessarie, per determinare la qualità del rinforzo. 13.3 – Documenti di progetto Il produttore del sistema in FRP scelto, l’impresa che installa il rinforzo, i responsabili per il controllo della qualità e tutte le parti interessate al progetto, dovranno provvedere a far pervenire al progettista le informazioni necessarie a stabilire la qualità del prodotto, la certificazione dell’impresa e qualsiasi altro documento richiesto. 13.3.1 Produttore del sistema in FRP – Il produttore del sistema di rinforzo dovrà far pervenire al progettista la seguente documentazione: • Le schede tecniche del sistema in FRP indicanti le proprietà fisiche, meccaniche e chimiche e tutti i componenti usati per la realizzazione del laminato; • Le proprietà a trazione del sistema in FRP specificando le modalità utilizzate per ottenere tali proprietà, ad esempio indicando se si riferiscono all’area netta delle fibre o a quella totale del laminato (resina più fibra), le modalità di prova e gli algoritmi statistici adottati per riportare tali proprietà; • Le istruzioni per l’installazione, lo stoccaggio e le specifiche generali riguardanti ciascun materiale. Nelle istruzioni per l’istallazione, il produttore deve anche specificare come preparare la superficie sulla quale si dovrà installare il sistema in FRP; • Manuali MSDS inerenti la sicurezza dei vari materiali; • Le procedure per il controllo di qualità dei materiali e le loro certificazioni; • Dati sulle prove di durabilità del sistema in FRP in relazione all’ambiente nel quale si eseguirà il rinforzo; • Risultati sperimentali di test realizzati su elementi strutturali rinforzati con il sistema in FRP adottato, simulanti condizioni analoghe a quelle adottata nel progetto; • Elenco di altri progetti realizzati con il sistema in FRP in questione. 13.3.2 Impresa esecutrice del rinforzo – L’impresa che realizza l’installazione del sistema in FRP dovrà far pervenire al progettista la seguente documentazione: • Certificazione dell’idoneità dell’impresa all’installazione del sistema in FRP scelto; • Elenco dei lavori precedenti realizzati dall’impresa, con particolare riferimento a quelli nei quali l’installazione sia simile a quella da realizzare nel lavoro in esame; • Certificazione che attesti la competenza dell’impresa alle operazioni di preparazione della superficie (ad es. sabbiatura) sulla quale installare il rinforzo; • Le procedure per il controllo di qualità includendo tutta la documentazione che l’impresa utilizza per il controllo giornaliero del cantiere. 13.3.3 Ispettore del sistema in FRP – Se, per il controllo di qualità dei lavori, ci si affida ad un ente privato, i documenti che dovrebbero essere richiesti a quest’ultimo dovranno comprendere: • Una lista delle persone qualificate a tale compito; • Esempi di modulistica per le ispezioni; • Una lista dei lavori precedenti nei quali ciascun individuo in elenco ha svolto il compito di responsabile del controllo di qualità. PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO 440.2R-39 PARTE 5 – ESEMPI PROGETTUALI CAPITOLO 14 – CASI SVOLTI 14.1 – Calcolo della resistenza a trazione di un sistema in FRP considerando l’area netta delle fibre e l’area totale del laminato Questo esempio illustra il calcolo delle proprietà del materiale basandosi sulla definizione dell’area netta di fibre e sull’area totale del laminato. Come evidenziato nella Sezione 3.3.1, entrambi i metodi sono validi per la determinazione delle proprietà del materiale. Tuttavia, è necessario sottolineare l’importanza dell’utilizzo della medesima procedura per il progetto del sistema in FRP (ad esempio, se si utilizza lo spessore totale del laminato, la resistenza dovrà essere valutata considerando lo spessore totale del laminato). Il laminato utilizzato per le prove sperimentali è costituito da due strati di tessuto di un sistema in FRP costituito da fibre in carbonio unidirezionali su di una matrice di resina epossidica, posta in opera con il sistema wet lay-up. Noto il contenuto di fibra del sistema FRP scelto, l’area netta di fibre per strato è pari a 0.1651 mm2 per millimetro di larghezza dello strato. In seguito al trattamento di polimerizzazione del sistema, sono stati ricavati dall’elemento, cinque pannelli di 5 cm di larghezza. I provini sono stati testati a trazione fino a rottura in accordo con le prescrizioni ASTM D 3039. I risultati sono stati riportati nella Tabella 14.1 che segue: Tabella 14.1 – Risultati delle prove di trazione su provini in FRP Provino Numero T-1 T-2 T-3 T-4 T-5 Media Larghezza del provino, mm 50 50 50 50 50 50 Spessore del provino (misurato), mm 1.397 1.575 1.753 1.346 1.549 1.524 Carico di rottura (misurato), kN 79.2 72.9 74.3 74.3 77.4 75.6 Calcolo delle proprietà considerando l’area di fibre Calcolo di Af , utilizzando ⎛ mm 2 ⎞ Af = ( 2 ) ⎜ 0.1651 lo spessore del tessuto di ⎟ ( 50 mm ) mm ⎠ ⎝ fibre: Af = 16.5 mm 2 Af = nt f w f Calcolo delle proprietà considerando l’area totale del laminato Calcolo di Af utilizzando Af = (1.524 mm )( 50 mm ) lo spessore medio del laminato: Af = 76.2 mm 2 Af = nt f w f Calcolo della resistenza a trazione media in base all’area di fibre: Calcolo della resistenza a trazione in base all’area del laminato: f fu = N medio Af Calcolo del valore medio della resistenza a trazione del sistema in FRP per unità di larghezza considerando l’area di fibre: p fu = f A fu f w f f fu 75.6 kN kN = = 4.6 2 16.5 mm mm 2 ( ⎛ kN ⎞ 2 ⎜ 4.6 ⎟ 16.5 mm mm2 ⎠ ⎝ p = fu 50 mm kN p fu = 1.5 mm f fu = ) N medio Af Calcolo del valore medio della resistenza a trazione del sistema in FRP per unità di larghezza considerando l’area del laminato: p fu = f A fu f w f f fu = 75.6kN kN = 1.0 76.2 mm 2 mm 2 ( ⎛ kN ⎞ 2 ⎜1.0 ⎟ 76.2 mm mm 2 ⎠ ⎝ p = fu 50 mm kN p = 1.5 fu mm ) 14.2 – Calcolo della resistenza a trazione di sistemi wet lay-up e pre-cured in FRP Sono considerati due diversi sistemi in FRP per il rinforzo di elementi in c.a. Di tali sistemi sono note le proprietà meccaniche fornite dai rispettivi produttori. Il sistema A è costituito da tessuto di fibre asciutte in carbonio unidirezionali ed applicate mediante l’uso di resina epossidica in opera (wet lay-up). Il sistema B è composto da laminato pultruso di fibre di carbonio e resina epossidica applicati alla superficie del c.a. mediante una resina epossidica (adesivo). Le indicazioni relative ai sistemi in FRP citati sono fornite dai produttori e riportate in Tabella 14.2. La revisione delle schede relative ai sistemi in FRP, fornite dai produttori, permette il confronto tra la resitenza a trazione dei due sistemi considerati. 440.2R-40 ACI COMMITTEE REPORT Tabella 14.2 – Descrizione e proprietà dei due tipi di sistemi in FRP Sistema A (Indicazioni dalla scheda dati) Tipo di Sistema: Uno strato di tessuto di fibre asciutte, unidirezionali Sistema B (Indicazioni dalla scheda dati) Tipo di Sistema: laminato pultruso a fibre unidirezionali Tipo di Fibre: carbonio ad alta resistenza Resina Polimerica: epossidica Tipo di Fibre: carbonio ad alta resistenza Resina Polimerica: epossidica Il Sistema A è realizzato mediante la tecnica wet lay-up, che consiste nella saturazione del tessuto di fibre di carbonio e nella successiva applicazione all’elemento mediante l’uso della resina epossidica, direttamente in sito. Proprietà meccaniche *†‡ tf = 0.330 mm f*fu = 3800 MPa ε*fu = 1.7% Ef = 228 GPa Il Sistema B è realizzato mediante l’applicazione del laminato pultruso al supporto di calcestruzzo utilizzando come adesivo la resina epossidica. Proprietà meccaniche *† tf = 1.270 mm f*fu = 2620 MPa ε*fu = 1.7% Ef = 150 GPa Note relative al Sistema A: * Le proprietà riportate sono basate su prove effettuate su 20 o più campioni testati in accordo con ASTM D 3039. Note relative al Sistema B: * Le proprietà riportate, sono basate su prove effettuate su 20 o più campioni testati in accordo con ASTM D 3039. † Le proprietà riportate, sono state ricavate statisticamente sottraendo al valore medio della tensione di trazione e della deformazione le tre deviazioni standard. † Le proprietà riportate, sono state ricavate statisticamente sottraendo al valore medio della tensione di trazione e della deformazione le tre deviazioni standard. ‡ Lo spessore si basa sull’area di fibre per singolo strato di tessuto. La resina non è considerata. Lo spessore del sistema FRP è solitamente variabile tra 1.5 e 1.8 mm per strato. Dato che i dati riportati per entrambi i sistemi sono basati su osservazioni statistiche, è possibile confrontare direttamente sia le resistenze a trazione che i moduli elastici dei due sistemi. Lo schema di confronto è riportato di seguito: Procedura Passo 1A – Calcolo della resistenza a trazione per larghezza unitaria per il sistema A p*fu = f fu* t f p*fu = ( 3800 MPa )( 0.330 mm ) = 1254 MPa Passo 1B – Calcolo della resistenza a trazione per larghezza unitaria per il sistema B p*fu = f fu* t f p*fu = ( 2620 MPa )(1.27 mm ) = 3327 MPa Passo 2A – Calcolo della modulo elastico per larghezza unitaria per il sistema A k f = Ef tf Passo 2B – Calcolo della modulo elastico per larghezza unitaria per il sistema B k f = Ef tf Passo 3 – Confronto tra i due sistemi Resistenze a trazione: ⎧ Sistema A p* = ⎨ fu ⎩ Sistema B Rigidezze: ⎧ Sistema A kf = ⎨ ⎩ Sistema B Calcoli kN ⎞ kN ⎛ 0.33 mm ) = 75.2 k f = ⎜ 228 2 ⎟( mm mm ⎠ ⎝ kN ⎞ kN ⎛ 1.27 mm ) = 191 k f = ⎜150 2 ⎟( mm mm ⎝ ⎠ p* (System B) 3327 N/mm fu = = 2.65 * p (System A) 1254 N/mm fu → tre strati di tessuto del Sistema A sono necessari per ogni laminato del Sistema B per ottenere una resistenza a trazione equivalente. k (System B) 191 kN/mm f = = 2.54 k (System A) 75.2 kN/mm f → tre starti di tessuto del Sistema A sono necessari per ogni laminato del Sistema B per ottenere una rigidezza equivalente. Poichè le procedure di progetto riportate nel presente documento pongono dei limiti alla deformazione del materiale FRP, ne deriva che la resistenza ultima non viene mai raggiunta e dunque tale parametro non deve essere utilizzato come PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO 440.2R-41 termine di confronto dei due sistemi in FRP. Nella scelta di differenti sistemi in FRP per una specifica applicazione di rinforzo, il confronto deve essere basato sulla rigidezza equivalente. Inoltre, ogni sistema in FRP considerato deve essere tale da sviluppare il livello deformativo relativo al livello tensionale richiesto per l’applicazione specifica, senza raggiungere la crisi del materiale, εfu > εfe. In molti casi è possibile variare la larghezza delle strisce di FRP invece che il numero di strati (ad esempio, utilizzare maggiori larghezze delle strisce per sistemi con spessori modesti e vice versa). In tali casi, il calcolo della rigidezza equivalente non conduce ad una diretta comparazione dei due sistemi. In generale, sistemi in FRP caratterizzati da uno spessore modesto (basso ntf) e da strisce di larghezza maggiore (alto wf) sono più efficaci in quanto danno luogo a minori tensioni di aderenza. L’esatta equivalenza, tuttavia, è solo perseguibile svolgendo tutti i calcoli (riportati nei capitoli 9, 10 e 11 del documento) per ogni sistema. 14.3 – Rinforzo a flessione di una trave interna in c.a. Una trave in c.a. semplicemente appoggiata la cui armatura longitudinale è costituita da 3 barre di acciaio φ28 (Figura 14.1), si trova in un deposito non occupato ed è soggetta ad un incremento del 50% del sovraccarico accidentale. Un’analisi della trave esistente indica che essa è dotata della sufficiente resistenza a taglio per sopportare l’incremento di carico e soddisfa le verifiche allo Stato Limite di Servizio sia in termini di deformabilità che di fessurazione. Tuttavia, la sua resistenza flessionale non è adeguata a sopportare i sovraccarichi accidentali. Lunghezza della trave, l Larghezza della trave, w d h f’c fy φMn senza FRP Barre in acciaio Figura 14.1 – Trave semplicemente appoggiata rinforzata con FRP 7.30 m 30 cm 55 cm 60 cm 35 MPa 414 MPa 355 kNm 3φ28 Nella Tabella 14.3 sono riportati sinteticamente i valori dei carichi esistenti e di quelli nuovi ed i rispettivi momenti flettenti nella mezzeria della trave. Ci si propone di rinforzare la trave in c.a. utilizzando il sistema in FRP descritto nella Tabella 14.4. Nello specifico, due strati larghi 30 cm e lunghi 7.00 e 7.30 m devono essere incollati all’intradosso della trave utilizzando la tecnica del wet lay-up. Tabella 14.3 – Carichi e corrispondenti momenti Carichi/ Momenti Carichi permanenti, wDL Carichi accidentali, wLL Carichi non fattorizzati, (wDL + wLL) Limite di rinforzo, (1.2wDL +0.85wLL) Carichi fattorizzati, (1.4wDL +1.7wLL) Momento dovuto ai carichi permanenti, MDL Momento dovuto ai carichi accidentali, MLL Momento di esercizio, Ms Momento limite di rinforzo, (1.2MDL +0.85MLL) Momento ultimo fattorizzato, Mu Carichi esistenti 14 N/mm 17 N/mm 31 N/mm non disponibile 48.5 N/mm 93.3 kNm 113.2 kNm 206.5 kNm non disponibile 323.1 kNm Carichi di nuovo progetto 14 N/mm 26 N/mm 40 N/mm 38.9 N/mm 63.8 N/mm 93.3 kNm 173.2 kNm 266.5 kNm 259.2 kNm 425.1 kNm Tabella 14.4 – Proprietà del sistema in FRP riportate dal produttore* * Spessore di uno strato, tf Resistenza ultima a trazione, f*fu Deformazione a rottura, ε*fu Modulo di elasticità, Ef 1.0 mm 620 MPa 0.017 mm/mm 37 GPa Proprietà riferite al laminato (fibra + resina) Il livello di rinforzo adottato è ragionevole nel senso che rispetta il criterio di rinforzo limite individuato dall’Eq. (8.1). 440.2R-42 ACI COMMITTEE REPORT La resistenza flessionale della sezione non rinforzata (φMn)senza FRP = 355 kNm è maggiore del limite imposto per la resistenza minima (1.2 MDL+0.85 MLL)carichi di nuovo progetto = 259 kNm. I calcoli di progetto utilizzati per verificare l’intervento di rinforzo possono essere condotti come segue. Procedura Passo 1 – Calcolo delle proprietà di progetto dell’FRP La trave è posizionata in uno spazio interno e per il rinforzo saranno utilizzate fibre di carbonio. Perciò il fattore di riduzione ambientale è preso pari a 0.95 come suggerito dalla Tabella 8.1. f fu = CE f fu* Calcoli f fu = ( 0.95 )( 620MPa ) = 589 MPa ε fu = ( 0.95 )( 0.017 mm / mm ) = 0.0162 mm / mm ε fu = CE ε *fu Passo 2 – Calcoli preliminari (a) Proprietà del calcestruzzo: β1 dalla Sezione 10.2.7.3 dell’ACI 318-99 (Vedi anche Nota 9) Ec = 4733 f c' (b) Rapporto geometrico dell’acciaio esistente: A ρs = s bd (c) Area e rapporto geometrico dell’FRP utilizzato come rinforzo esterno: A f = nt f w f ρf = Af bd Passo 3 – Valutazione dello stato deformativo esistente di intradosso Lo stato deformativo esistente è calcolato assumendo la trave fessurata e che il solo carico presente nel momento del rinforzo sia il carico permanente. L’analisi della sezione fessurata da k = 0.34 (vedere più oltre Passo 12) e Icr = 2451x106 mm4: M (h − kd ) ε bi = DL I cr Ec Passo 4 – Valutazione del coefficiente che tiene conto dell’aderenza FRP-calcestruzzo Tale coefficiente adimensionale, κm, è calcolato utilizzando l’Eq. (9.2). Siccome risulta nEftf<180000, l’espressione da usare è la seguente: n Ef tf ⎞ 1 ⎛ κm = ⎜1 − ⎟ ≤ 0.90 60ε fu ⎝ 360, 000 ⎠ Passo 5 – Stima della profondità dell’asse neutro, c Come valore iniziale di tentativo si assume c=0.2d. Questo valore sarà poi verificato attraverso la condizione di equilibrio alla traslazione orizzontale β1 = 1.09 − 0.008 f c' = 0.81 Ec = 4733 35 MPa = 28000 MPa As = 3(615 mm 2 ) = 1845 mm 2 ρs = 1845 mm 2 = 0.0112 (300 mm)(550 mm) A f = (2 strati )(1 mm)(300 mm) = 600 mm 2 ρf = 600 mm 2 = 0.0036 (300 mm)(550 mm) ε bi = (93300 kNmm)[600 mm − (0.34)(550 mm)] = 0.00057 (2451× 106 mm 4 )(28 kN / mm 2 ) κm = 1 ⎛ 2(37000 MPa )(1 mm) ⎞ 1− ⎟ = 0.82 < 0.90 60(0.0162) ⎜⎝ 360000 ⎠ c = ( 0.20 )( 550 mm ) = 110 mm PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO Passo 6 – Valutazione dell’effetivo livello di deformazione nel rinforzo in FRP La deformazione effettiva nell’FRP la si determina attraverso l’Eq. (9.3): ⎛ h−c ⎞ ε fe = 0.003 ⎜ ⎟ − ε bi ≤ κ m ε fu ⎝ c ⎠ Si noti che, per l’assunta posizione dell’asse neutro, lo schiacciamento del calcestruzzo è la modalità di rottura che si ottiene dato che la prima limitazione dell’equazione sopra riportata è quella che controlla. Se la seconda limitazione governasse, allora la rottura avverrebbe per rottura del rinforzo esterno in FRP. Passo 7 – Calcolo della deformazione nell’acciaio esistente Lo stato deformativo nell’acciaio può essere valutato usando la similitudine dei triangoli attraverso l’Eq. (9.8): ⎛ d −c ⎞ ε s = ε fe + ε bi ⎜ ⎟ ⎝ h−c ⎠ Passo 8 – Valutazione dello stato tensionale nell’acciaio e nell’FRP Le tensioni sono calcolate usando le Equazioni (9.9) e (9.4). f s = Es ε s ≤ f y ( 440.2R-43 ⎛ 600 mm − 110 mm ⎞ ⎟ − 0.00057 = 0.0128 < 0.82(0.0162) = 0.0133 110 mm ⎝ ⎠ ε fe = 0.003 ⎜ ⎛ 500 mm − 110 mm ⎞ ⎟ = 0.011 ⎝ 600 mm − 110 mm ⎠ ε s = ( 0.0128 + 0.00057 ) ⎜ ) f s = ( 206000 MPa )( 0.011) = 2266 MPa > 414 MPa Percio ' f s = 414 MPa f fe = ( 37000 MPa )( 0.0128 ) = 474 MPa f fe = E f ε fe Passo 9 – Calcolo delle forze interne e controllo della condizione di equilibrio La condizione di equilibrio è verificata controllando l’assunzione iniziale fatta per c attraverso l’Eq. (9.10). Dato che la condizione di rottura è per schiacciamento del calcestruzzo, γ può essere preso pari a 0.85. As f s + Af f fe c= g f c′β1 b Passo 10 – Determinare un nuovo valore di c finché la condizione di equilibrio è verificata Ripetendo i passi da 6 a 9 si determina la posizione dell’asse neutro, c, che soddisfa la condizione di equilibrio alla traslazione verticale. Il risultato dell’ultima iterazione è riportato qui sotto: c = 139mm ε s = 0.00887 f s = 414 MPa ε fe = 0.00995 f fe = 368 MPa (1845 mm ) ( 414 MPa ) + ( 600 mm ) ( 474 MPa ) = 145 mm ≠ 110 mm 2 c= 2 ( 0.85 )( 35 MPa )( 0.81)( 300 mm ) →Bisogna scegliere un nuovo valore di c e ripetere i passi da 6 a 9 finché la condizione di equilibrio non sia soddisfatta. (1845 mm ) ( 414 MPa ) + ( 600 mm ) ( 368 MPa ) = 136 mm ≈ 139 mm 2 c= 2 ( 0.85)( 35 MPa )( 0.81)( 300 mm ) →Il valore scelto per l’ultima iterazione di c è accettabile. 440.2R-44 ACI COMMITTEE REPORT Passo 11 – Calcolo della resistenza a flessione della sezione La resistenza a flessione la si calcola utilizzando l’Eq. (9.11). Un ulteriore coefficiente di riduzione, ψf = 0.85, viene applicato al contributo del rinforzo esterno in FRP. Dato che εs = 0.0086 > 0.005, il coefficiente di riduzione della resistenza φ può essere assunto pari a 0.90 come riportato nell’Eq. (9.5). ⎡ ⎛ ⎣ ⎝ φ M n = φ ⎢ As f s ⎜ d − β1c ⎞ β c ⎞⎤ ⎛ + ψ A f f fe ⎜ h − 1 ⎟ ⎥ 2 ⎟⎠ 2 ⎠⎦ ⎝ Passo 12 – Controllo delle tensioni di esercizio nell’acciaio e nell’FRP (a) La posizione dell’asse neutro per sezione fessurata sotto carichi di esercizio può essere calcolata attraverso la seguente equazione: 2 Ef ⎞ Ef ⎛ h ⎞⎞ ⎛ E ⎛ Es + ρf k = ⎜ ρs s + ρ f ⎟ + 2 ⎜ ρs ⎟ E E E Ec ⎜⎝ d ⎟⎠ ⎠ c c ⎠ c ⎝ ⎝ ⎡ ⎤ ⎛ ( 0.81)(139 mm ) ⎞ ⎢ 1845 mm 2 ( 414 MPa ) ⎜⎜ 550 mm − ⎥ ⎟⎟ + 2 ⎢ ⎥ ⎝ ⎠ φ M n = 0.90 ⎢ ⎥= ⎛ ( 0.81)(139 mm ) ⎞ ⎥ ⎢ 2 ⎟⎟ ⎥ ⎢( 0.85 ) 600 mm ( 368 MPa ) ⎜⎜ 600 mm − 2 ⎝ ⎠⎦ ⎣ = 431234320 Nmm = 431.2 kNm > M u = 425.1 kNm →La sezione rinforzata è in grado di sostenere i nuovi carichi. ( ( ( ) ⎡ M + ε A E h − kd ⎤ ( d − kd ) E s 3 ⎦⎥ ⎣⎢ s bi f f As Es d − kd ( d − kd ) + A E h − kd ( h − kd ) f f 3 3 f s,s ≤ 0.80 f y f s, s = ( ) ( ) (c) Calcolo della tensione nell’FRP attraverso l’Eq. (9.13) e controllo che risulti inferiore al limite riportato nella Tabella 9.1. ⎛ E f ⎞ ⎛ h − kd ⎞ f f ,s = f s,s ⎜ ⎟⎜ ⎟ − ε bi E f ⎝ E s ⎠ ⎝ d − kd ⎠ Limite di esercizio = 0.55 f fu ) 2 ⎛ 206 37 ⎞ 206 37 ⎛ 600 ⎞ ⎞ ⎛ k = ⎜ 0.011 + 0.0036 ⎟ + 2 ⎜ 0.011 + 0.0036 ⎜ ⎟ 28 28 ⎠ 28 28 ⎝ 500 ⎟⎠ ⎠ ⎝ ⎝ 206 37 ⎞ ⎛ − ⎜ 0.011 + 0.0036 ⎟ = 0.34 28 28 ⎠ ⎝ kd = (0.34)(550 mm) = 187 mm ⎡ 187 mm ⎞ ⎤ ⎛ 2 ⎢ 226500 kNm + ( 0.00057 ) 600 mm ( 37 MPa ) ⎜ 600 mm − 3 ⎟⎠ ⎥⎦ ⎝ ⎣ ( 550 mm − 187 mm )( 206 MPa ) ( Ef ⎞ ⎛ E − ⎜ ρs s + ρ f ⎟ Ec ⎠ ⎝ Ec (b) Calcolo dello stato tensionale di esercizio nell’acciaio attraverso l’Eq. (9.12) e verifica che risulti inferiore del limite suggerito dall’Eq. (9.6). ) f s,s = ⎡ ⎤ 187 mm ⎞ ⎛ 2 ( 550 mm − 187 mm ) ⎥ ⎟ ⎢ 1845 mm ( 206 MPa ) ⎜ 550 mm − 3 ⎠ ⎝ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ 187 mm ⎞ ⎛ 2 ( 600 mm − 187 mm ) ⎥ ⎢ + 600 mm ( 37 MPa ) ⎜ 600 mm − ⎟ 3 ⎠ ⎝ ⎣ ⎦ = 283 MPa < (0.80)(414 MPa) = 331 MPa ( ) ( f s,s ) ) →Il livello tensionale di esercizio nell’acciaio è nei limiti suggeriti. ⎛ 37 kN / mm 2 f f , s = (283 MPa) ⎜ 2 ⎝ 206 kN / mm − ( 0.00057 )( 37, 000 MPa ) = ⎞ ⎛ 600 mm − 187 mm ⎞ ⎟⎜ ⎟ ⎠ ⎝ 550 mm − 187 mm ⎠ = 36.7 MPa < (0.55)(589 MPa ) = 324 MPa →Il livello tensionale di esercizio nell’FRP è nei limiti suggeriti. Nel dettagliare l’intervento di rinforzo in FRP, bisogna precisare che il rinforzo stesso deve terminare ad una distanza minima di “d” dopo il punto nel quale si raggiunge un momento pari al valore del momento di prima fessurazione. Inoltre, il taglio allo stato limite ultimo in corrispondenza della sezione terminale dovrebbe essere confrontato con i 2/3 della resistenza a taglio del solo calcestruzzo. Se il taglio è maggiore dei due terzi della resistenza a taglio del calcestruzzo, si suggerisce l’uso di una fasciatura ad U dell’estremità del rinforzo per prevenire problemi di delaminazione. 14.4 – Rinforzo a taglio di una trave interna a T in c.a. Una trave in c.a. con sezione a T (f’c=20 MPa), situata in un edificio adibito ad uffici, è soggetta ad un incremento dei carichi accidentali. Un’analisi della trave con le armature esistenti ha evidenziato che la trave è ancora verificata ai fini della resistenza a flessione, mentre la resistenza a taglio è inadeguata a sopportare l’incremento dei carichi accidentali. In base dell’analisi condotta, la resistenza a taglio nominale fornita dal calcestruzzo è Vc=162 kN a la resistenza a taglio nominale fornita dall’armatura metallica è pari a Vs=87.2 kN. La resistenza a taglio di progetto della trave esistente è quindi φVn,esistente=0.85(161.9 kN+87.2 kN)=212 kN. La resistenza a taglio richiesta, comprensiva dell’incremento dei carichi accidentali, ad una distanza “d” dall’appoggio è Vu=267 kN. La Figura 14.2 mostra il diagramma del taglio con indicata la sezione a partire dalla quale è richiesto l’ulteriore incremento della resistenza a taglio. Il rinforzo a taglio aggiuntivo in FRP è progettato come mostrato in Figura 14.3 e le sue caratteristiche principali sono riassunte in Tabella 14.5. Ogni striscia in FRP è costituita da uno strato (n=1) di tessuto di carbonio applicato secondo la tecnologia del wet-lay-up. Le proprietà meccaniche dei materiali, secondo quanto dichiarato dal produttore, sono riportate nella Tabella 14.6. PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO Incremento della domanda che deve essere assorbita dall'FRP φV n, esistente 267 kN 212 kN Asse di mezzeria della trave Tabella 14.5 – Parametri utilizzati per il rinforzo esterno in FRP d df Larghezza di ciascun tessuto, wf Interasse di ciascun tessuto, sf Lunghezza della zona da rinforzare 6.7 kN Vu d 1.80 m Spessore del singolo tessuto, tf Resistenza ultima a trazione, f*fu Deformazione di rottura, ε*fu Modulo di elasticità, Ef 30 cm * 1.80 m Proprietà riferite alla sola fibra Figura 14.3 – Il rinforzo a taglio realizzato in FRP. I calcoli di progetto per il dimensionamento di tale rinforzo a taglio sono riportati a seguire. Procedura Passo 1 – Calcolo delle proprietà di progetto dell’FRP La trave si trova in uno spazio interno e per il rinforzo saranno utilizzate fibre di carbonio. Perciò il fattore di riduzione ambientale è preso pari a 0.95 come suggerito dalla Tabella 8.1. f fu = CE f fu* Calcoli f fu = ( 0.95 )( 3800 MPa ) = 3610 MPa ε fu = ( 0.95 )( 0.017 mm / mm ) = 0.016 mm / mm ε fu = CE ε *fu Passo 2 – Valutazione della deformazione efficace nel rinforzo in FRP Lo stato deformativo nelle fasciature ad U in FRP è determinato utilizzando il coefficiente di riduzione κv. Tale coefficiente lo si determina usando le Equazioni da (10.7) a (10.10). 23,300 Le = 0.58 n tf Ef ( ) ⎛ f ⎞ k1 = ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ 27 ⎠ ' c 2/3 ⎛ d f − Le ⎞ k2 = ⎜ ⎟ ⎜ df ⎟ ⎝ ⎠ k1k2 Le κv = ≤ 0.75 11,900ε fu La deformazione effettiva nell’FRP può essere calcolata con l’Eq. (10.6(b)). ε fe = κ v ε fu ≤ 0.004 Le = 23,300 ( ) ⎡(1)( 0.17 mm ) 228, 000 kN / mm 2 ⎤ ⎣ ⎦ ⎛ 20 MPa ⎞ k1 = ⎜ ⎟ ⎝ 27 ⎠ 55 cm 40 cm 25 cm 30 cm 180 cm Tabella 14.6 – Proprietà del sistema in FRP riportate dal produttore* 55 cm 40 cm Figura 14.2 – Diagramma del taglio. Il rinforzo in FRP deve correggere la carenza evidenziata dalla zona tratteggiata. 25 cm 440.2R-45 2 3 0.58 = 0.82 ⎛ 400 mm − 50.8 mm ⎞ k2 = ⎜ ⎟ = 0.873 400 mm ⎝ ⎠ ( 0.82 )( 0.873)( 50.8mm ) = 0.19 ≤ 0.75 κv = 11,900 ( 0.016 ) ε fe = 0.19 ( 0.016 ) = 0.003 ≤ 0.004 = 50.8 mm 0.17 mm 3800 MPa 0.017 mm/mm 228000 MPa 440.2R-46 ACI COMMITTEE REPORT Passo 3 – Calcolo del contributo del rinforzo in FRP alla resistenza a taglio della sezione L’area del rinforzo in FRP può essere calcolata come segue: A fv = 2nt f w f A fv = 2 (1)( 0.17 mm )( 250 mm ) = 85 mm 2 La tensione efficace nell’FRP può essere valutata utilizzando la legge di Hooke: f fe = ε fe E f Vf = Il contributo offerto dall’FRP alla resistenza a taglio si calcola a partire dall’Eq. (10.3): Afv f fe (sin α + cos α ) d f Vf = sf Passo 4 – Calcolo della resistenza a taglio della sezione La resistenza a taglio può essere calcolata a partire dall’Eq. (10.2) con ψf=0.85 quando si utilizzino fasciature ad U: φVn = φ (Vc + Vs + ψ f V f ) f fe = ( 0.003)( 228000 MPa ) = 684 MPa (85 mm ) ( 684 MPa )(1)( 400 mm ) = 77.5 kN 2 ( 300 mm ) φVn = 0.85 ⎡⎣162 kN + 87.2 kN + ( 0.85 )( 77.5 kN ) ⎤⎦ φVn = 267.8 kN > Vu = 267 kN →La sezione rinforzata è in grado di sostenere l’aumento dello sforzo di taglio. 14.5 – Rinforzo a taglio di una colonna esterna in c.a. Per una colonna quadrata di lato 60 cm si richiede un incremento di resistenza al taglio di 267 kN (∆Vu=267 kN). La colonna è situata in un parcheggio multipiano e sperimenta una grande variazione nelle condizioni climatiche ed ambientali. Di seguito si propone un metodo di rinforzo utilizzando fasciature esterne in GFRP. Le proprietà del sistema di rinforzo sono riportate in Tabella 14.7. In quanto segue vengono mostrate le procedure di calcolo utilizzate per progettare il rinforzo. Tabella 14.7 – Proprietà del sistema in FRP così come riportate dal produttore* * Spessore del singolo tessuto, tf Resistenza ultima a trazione, f*fu Deformazione di rottura, ε*fu Modulo di elasticità, Ef 1.3 mm 552 MPa 0.020 mm/mm 28 GPa Proprietà riferite al laminato (fibra + resina) Procedura Passo 1 – Calcolo delle proprietà di progetto dell’FRP La colonna si trova in uno spazio esterno e per il rinforzo saranno utilizzate fibre di vetro. Perciò il fattore di riduzione ambientale è preso pari a 0.65 come suggerito dalla Tabella 8.1. f fu = CE f fu* Calcoli f fu = ( 0.65 )( 552 MPa ) = 359 MPa ε fu = ( 0.65 )( 0.020 mm / mm ) = 0.013 mm / mm ε fu = CE ε *fu Passo 2 – Valutazione della deformazione efficace nel rinforzo in FRP Lo stato deformativo per una fasciatura completa con FRP lo si determina a partire dall’Eq. (10.6(a)). ε fe = 0.004 ≤ 0.75ε fu La deformazione effettiva nell’FRP può essere calcolata con l’Eq. (10.6(b)). ε fe = κ v ε fu ≤ 0.004 ε fe = 0.004 < 0.75(0.013) = 0.010 PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO Passo 3 – Calcolo dell’area di FRP necessaria Il contributo a taglio richiesto al rinforzo esterno in FRP può essere calcolato in base all’incremento di resistenza che si deve ottenere. Si ricorda di tenere in conto sia il contributo del fattore di riduzione della resistenza, φ, che l’ulteriore coefficiente che penalizza il contributo dell’FRP, ψf. ∆Vu V f , richiesta = φ (ψ f ) V f , richiesta = 267 kN = 331 kN 0.85 ( 0.95 ) Afv , richiesta = ( 331 kN ) s f = 5⋅ sf ( 0.004 ) ( 28 kN / mm2 ) (1)( 600 mm ) 440.2R-47 L’area necessaria di FRP può essere trovata riscrivendo l’Eq. (10.3). L’area richiesta la si lascia espressa in funzione dell’interesse sf del rinforzo. V f , richiesta ⋅ s f A fv , richiesta = ε fe E f (sin α + cos α )d f Passo 4 – Determinazione del numero di strati e della larghezza ed interasse delle fasciature richieste Il numero di strati necessario può essere espresso in funzione della larghezza ed interessa adottato per la fasciature come segue: A fv , richiesta n= 2t f w f n= 5⋅ sf 2 (1.3 mm ) ⋅ w f = 1.9 sf wf →Usare due strati (n=2) continui lungo l’assse verticale della colonna (sf=wf). 440.2R-48 ACI COMMITTEE REPORT CAPITOLO 15 – BIBLIOGRAFIA 15.1 – Codici e normative I codici e le normative di seguito riportate sono le ultime edizioni disponibili nel momento in cui questo documento è stato preparato. Poiché questi documenti sono aggiornati di frequente, il lettore dovrebbe far riferimento all’ultima versione disponibile in commercio. 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Le proprietà riportate nella Tabella A.1 sono rappresentative, quindi, di sistemi FRP monodirezionali le cui proprietà sono riferite all’area netta delle fibre (netfiber area) (Sezione 3.3.1). La Tabella A.2 riporta gli intervalli dei valori delle proprietà a trazione dei laminati in CFRP, GFRP e AFRP con percentuali in volume di fibra variabili tra il 40% e il 60%. Le proprietà sono valutate con riferimento all’area lorda del laminato (Sezione 3.3.1). Le proprietà riportate si riferiscono a tessuti monodirezionali, bidirezionali e con fibre orientate nella direzione ±45°. Nella Tabella A.2 è indicato anche l’effetto della variazione dell’orientamento delle fibre rispetto alla resistenza della lamina nella direzione 0°. - APPENDICI APPENDICE A – PROPRIETA’ DELLE FIBRE DI CARBONIO, VETRO E ARAMIDE La Tabella A.1 riporta gli intervalli dei valori delle proprietà a trazione delle fibre di carbonio, vetro, e aramide. I valori tabulati derivano dalla sperimentazione su yarns o strands di fibre impregnati eseguita in conformità alle metodologie di prova del “Suppliers of Advanced Composite Materials Association” 16-90. Gli yarns o strands di fibre sono impregnati di resina, polimerizzati, e testati. Le proprietà riportate nelle tabelle sono valutate con riferimento all’area delle fibre ignorando l’area della Tabella A.1 – Valori tipici delle proprietà di trazione per sistemi FRP Tipo di fibra Carbonio Uso generico Alta resistenza Altissima resistenza Alto modulo Altissimo modulo Vetro Vetro-E Vetro-S Aramide Uso generico Alte prestazioni Modulo elastico, GPa Resistenza a trazione, MPa Deformazione a rottura, % 220÷240 220÷240 220÷240 340÷520 520÷690 2050÷3790 3790÷4820 4820÷6200 1720÷3100 1380÷2400 1.2 1.4 1.5 0.5 0.2 69÷72 86÷90 1860÷2680 3440÷4140 4.5 5.4 69÷83 110÷124 3440÷4140 3440÷4140 2.5 1.6 Tabella A.2 – Proprietà di trazione per laminati in FRP con contenuto di fibre compreso tra il 40 e il 60% in volume Descrizione del sistema in FRP (orientamento delle fibre) Carbonio alta resistenza e resina epossidica, gradi 0 0/90 +45/-45 Vetro-E e resina epossidica, gradi 0 0/90 +45/-45 Aramide alte prestazioni e resina epossidica, gradi 0 0/90 +45/-45 Modulo di elasticità, GPa Proprietà a 0° Proprietà a 90° Resistenza a trazione, MPa Proprietà a 0° Proprietà a 90° Deformazione a rottura (0°), % 100÷140 55÷76 14÷28 2÷7 55÷75 14÷28 1020÷2080 700÷1020 180÷280 35÷70 700÷1020 180÷280 1.0÷1.5 1.0÷1.5 1.5÷2.5 20÷40 14÷34 14÷21 2÷7 14÷35 14÷20 520÷1400 520÷1020 180÷280 35÷70 520÷1020 180÷280 1.0÷3.0 2.0÷3.0 2.5÷3.5 48÷68 28÷34 7÷14 2÷7 28÷35 7÷14 700÷1720 280÷550 140÷210 35÷70 280÷550 140÷210 2.0÷3.0 2.0÷3.0 2.0÷3.0 Note: Le proprietà dei compositi in FRP sono riferite a sistemi aventi un contenuto di fibre pari al 50% in volume e spessori di 2.5 mm. In genere, i sistemi precured hanno un contenuto in fibre compreso tra il 40 e il 60% (sempre in volume), mentre per i sistemi wet lay-up è compreso tra il 25 e 40%. Siccome il contenuto di fibra influenza le proprietà del composito finale, i sistemi pre-cured possiedono migliori qualità meccaniche rispetto ai sistemi ottenuti con la tecnica del wet lay-up. Zero gradi rappresenta un tessuto unidirezionale. Zero/90 gradi (oppure +45/-45 gradi) rappresentano tessuti con fibre ordite nelle due direzioni specificate, dove 0 è la direzione del carico e 90 la direzione ad esso ortogonale. 440.2R-54 ACI COMMITTEE REPORT La Tabella A.3 riporta le resistenze a trazione di alcuni sistemi in FRP disponibili in commercio. La resistenza dei laminati monodirezionali dipende dal tipo e dalla grammatura delle fibre. I valori delle resistenze ultime forniti in queste tabelle non sono utilizzabili per la progettazione. Aderenza tessutocalcestruzzo: tensione tangenziale Aderenza tessutocalcestruzzo-adesivo: tensione normale Coefficiente di dilatazione termica Temperatura di transizione vetrosa Tabella A.3 – Resistenze a trazione(a) di alcuni sistemi in FRP disponibili in commercio Descrizione del sistema in FRP, fibra/resina, tipo di tessuto Uso generico, carbonio/epossidica, unidirezionale Alta resistenza, carbonio/epossidica, unidirezionale Alto modulo, carbonio/epossidica, unidirezionale Uso generico, carbonio/epossidica, bilanciato Vetro-E/epossidica, unidirezionale Vetro-E/epossidica, bilanciato Aramide/epossidica, unidirezionale Alta resistenza, carbonio/epossidica, unidirezionale pre-cured Vetro-E/vinilestere, unidirezionale pre-cured Peso del tessuto, g/m3 Resistenza a trazione(b), kN/mm 200÷400 500÷620 230÷620 320÷960 300 600 300 180 900÷350 720÷230 300 120 420 700 2380(c) 3300 1700 (c) Durezza superficiale Lamine piatte pultruse Durezza superficiale 1580 (a) I valorti mostrati non devono essere usati per il progetto Valori ultimi di resistenza a trazione per larghezza unitaria di tessuto (c) Peso del laminato pre-cured (b) APPENDICE B – SOMMARIO DELLE METODOLOGIE DI PROVA STANDARD Sono ancora in preparazione le metodologie di prova ASTM per l’analisi del comportamento strutturale dei sistemi in FRP utilizzati per il rinforzo esterno di strutture in c.a. Alcune di queste metodologie già pubblicate possono essere usate anche per i materiali compositi. I materiali in FRP possono essere testati in conformità alle metodologie di prova elencate nella Tabella B.1. Le prove di caratterizzazione della durabilità possono essere eseguite secondo la metodologia esistente purché si esegua una specifica preparazione del provino. In base ai dati prodotti con le metodologie di prova elencate è possibile procedere alla qualificazione e all’accettazione dei sistemi in FRP. Tabella B.1 – Metodi di prova per sistemi in FRP FRP da Tessuti secchi e prepreg Proprietà Resistenza a trazione, deformazione e modulo elastico Aderenza tessuto-adesivo: tensione tangenziae Metodo di prova ISIS, ASTM D 3039 ISIS Resistenza di provino ad anello Resistenza a trazione, deformazione e modulo elastico Aderenza lamina-adesivo: tensione tangenziale Aderenza laminacalcestruzzo: tensione tangenziale Aderenza laminacalcestruzzo: tensione normale Coefficiente di dilatazione termica Temperatura di transizione vetrosa Lamine curve prefabbricate Resistenza a trazione, deformazione e modulo elastico Aderenza lamina-adesivo: tensione tangenziale Aderenza laminacalcestruzzo: tensione tangenziale Aderenza laminacalcestruzzo: tensione normale Coefficiente di dilatazione termica Temperatura di transizione vetrosa ISIS ISIS ASTM D 696 ASTM D 4065 ASTM D 2583, D 2240, D 3418 ISIS ISIS, ASTM D 3039 ISIS, ASTM D 3165, D 3528 ISIS ISIS ASTM D 696 ASTM D 4065 ASTM D 2583, D 2240, D 3418 ISIS, ASTM D 3039 ISIS, ASTM D 3165, D 3528 ISIS ISIS ASTM D 696 ASTM D 4065 APPENDICE C – RICERCHE FUTURE Come evidenziato all’interno del testo, vi sono alcuni settori di ricerca che non sono ancora stati del tutto esplorati o la cui comprensione risulta ancora parziale; nei riguardi di quest’ultimi sono, dunque, necessarie future ricerche tese sia alla determinazione di ulteriori informazioni sia ad una definitiva validazione sperimentale. In questa appendice si riporta una lista degli argomenti di ricerca sui quali sono necessari futuri approfondimenti: Materiali PROGETTO E COSTRUZIONE DI SISTEMI IN FRP PER IL RINFORZO ESTERNO • Conferma che la distribuzione normale (Gaussiana) rappresenti la resistenza a trazione di sistemi di rinforzo in FRP; • Metodi di ignifugazione dei sistemi in FRP; • Comportamento alle alte temperature degli elementi rinforzati mediante FRP; • Comportamento alle basse temperature degli elementi rinforzati mediante FRP; • Resistenza a fuoco (determinazione della classe di appartenenza) di elementi in calcestruzzo rinforzati con FRP; • Effetti di diversi coefficienti termici tra sistemi in FRP e sottostrato; • Rottura per creep e durata di sistemi in FRP; • Decadimento di resistenza e rigidezza in condizioni ambientali aggressive. Sforzo assiale/Flessione • Comportamento a compressione di elementi non circolari fasciati con sistemi in FRP; • Comportamento di elementi rinforzati con sistemi in FRP orientati nella direzione del carico assiale; • Miglioramento della deformazione effettiva a flessione; • Incidenza della resistenza del calcestruzzo sul comportamento di elementi rinforzati con FRP; • Incidenza del calcestruzzo alleggerito sul comportamento di elementi rinforzati con FRP; • 440.2R-55 Comportamenti di elementi soggetti a flessione rinforzati a trazione e compressione con FRP; • Massima ampiezza delle fessure e previsione delle frecce di elementi in calcestruzzo rinforzati con sistemi in FRP; • Comportamento della freccia a lungo termine in relazione ad elementi in calcestruzzo rinforzati con sistemi in FRP. Taglio • Contributo di resistenza a taglio del calcestruzzo di elementi rinforzati attraverso sistemi in FRP; • Deformazione effettiva di sistemi in FRP non completamente fasciati attorno alla sezione; • Uso di sistemi in FRP per il rinforzo a punzonamento in sistemi bidirezionali. Dettagli costruttivi • Prestazioni di ancoraggi in FRP. Nel testo è specificatamente indicato che ulteriori prove sono necessarie per determinare le seguenti proprietà di sistemi in FRP: • Coefficienti e caratteristiche di aderenza; • Rotture per creep e problematiche connesse con carichi di lunga durata; • Caratteristiche a fatica; • Coefficiente di espansione termica; • Resistenza a taglio; • Resistenza a compressione.