L'ARENA
Domenica 2 Novembre 2014
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22 Cronaca
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L'ARENA
Domenica 2 Novembre 2014
Verona,ilconflitto,lestorie
Lacittà eil centenario/19
1914
1918
LA GRANDE GUERRA
Labreveepopea
diunfuoriclasse
Nel1912Carlo Ederleera già
sottotenente.Tenentenel1913,
venne assegnatoall'Ottavo
reggimentoartiglieriadiVerona.
Conlo scoppio della primaguerra
mondiale,ebbe modo di
segnalarsiper capacitàe
coraggio.Sul Carso,si guadagnò
tremedaglied'argentoe una
grandefama.
ILPERSONAGGIO. Ilgiovaneufficiale veroneserestòucciso sulPiave asoli 25 anni.Aveva ideato ilgruppo degliosservatorid’Armataper scoprire ilnemico
CarloEderle,unavitasempreinprimalinea
Artiglieree guidadelCarso:sulfronte con isuoi soldatifu promosso
maggioreper meritidiguerra. Medagliad’oro alvalor militare
LAMEMORIA. InBorgoTrentoanche una viadedicata all’ufficiale
Emanuele Luciani
Guelfo Civinini, all’epoca famoso corrispondente di guerra, traccia sulla «Domenica
del Corriere» un profilo di Carlo Ederle. Lo scrive «a caldo»,
poco tempo dopo la morte di
questo giovane ufficiale veronese, che, nelle parole di Civinini, diventa una vera e propria personificazione dell’eroismo. Dell’eroe ha tutto, a cominciare dall’aspetto: giovane, alto, forte, con gli occhi azzurri ed «il sorriso perenne
del fanciullo lieto», coraggioso, esperto nell’arte militare,
pluridecorato, promosso da
poco maggiore per meriti di
guerra.
Anche altre fonti concordano con questa compresenza di
forza e di dolcezza. «Leggendaria figura di eroe», secondo
Ugo Zannoni, che scrive: «L’avevo visto sul Carso, con quella sua barba nera che incorniciava un dolce viso roseo». E
«simbolo di leggendario eroismo» viene definito nella motivazione della medaglia d’oro, che non omette di ricordare la singolare coincidenza della sua morte, avvenuta proprio il giorno di santa Barbara, patrona dell’artiglieria, l’arma a cui apparteneva.
Ederle cade sul Piave, colpito
da una raffica di mitragliatrice il 4 dicembre del 1917, ma il
suo nome resta legato al Carso. Conosceva quel monte sasso per sasso e lì aveva avuto l’idea di organizzare un gruppo
di “osservatori d’Armata”, con
il compito di individuare le posizioni dell’artiglieria nemica.
Compito rischioso, a cui si era
esposto continuamente, come
testimoniano le ferite riportate e le tre medaglie d’argento
con cui viene premiato il suo
coraggio.
Nell’esercito Ederle non arriva per caso. Nato nel 1892, frequenta, dopo gli studi liceali al
«Maffei», la facoltà di ingegne-
ViaCarloEderlein Borgo Trento,dovesitrovaancheilmonumento FOTO MARCHIORI
CarloEderle
Ilmonumento a CarloEderle.La targa è illeggibile FOTO MARCHIORI
L’ansadiZenson sulPiavedovemorìEderle FOTO DA ECOMUSEOGRANDEGUERRA
ria dell’Università di Padova,
ma decide poi di passare all’Accademia militare di Torino, dove risulta primo del suo corso.
Sottotenente nel 1912,sarà sul
Carso fino alla ritirata di Caporetto e quindi sul Piave, dove,
come abbiamo ricordato, la
sua breve esistenza si conclude tragicamente.
Nel dicembre del 1921, in un
momento caratterizzato da
forti tensioni politiche, le sue
spoglie vengono traslate a Verona. La città le accoglie con
una cerimonia solenne, a cui
partecipano, oltre ad autorità
politiche e militari, reparti di
artiglieria che fanno ala alla
bara collocata su di un affusto
Avevastudiato
al«Maffei»
eIngegneria
aPadova.Poi
decisedipassare
all’Accademia
di cannone trainato da tre pariglie. Non mancano anche alcuni rappresentanti di partiti
e movimenti, che, sia pure da
posizioni diverse, mantengono un giudizio positivo sulla
guerra e soprattutto su coloro
che in essa si erano sacrificati.
Viene invece notata l’assenza
di una rappresentanza del Comune, retto all’epoca da una
amministrazione socialista.
La vecchia divisione prebellica fra chi voleva l’intervento in
guerra e chi lo rifiutava non si
era più ricomposta, e, sia pure
in modo diverso, si ripropone
anche quando il conflitto si è
concluso, persino in circostanze, come quelle riguardanti le
onoranze ai caduti, che in teoria avrebbero dovuto pacificare gli animi e mettere da parte,
almeno momentaneamente,
le contrapposizioni politiche. •
© RIPRODUZIONERISERVATA
Ilmonumentocreato
conla pietradel Carso
Nel1964vennedanneggiatodaunabombaerifatto
Restiamo in Borgo Trento e in
particolare lungo l'asse di piazza Vittorio Veneto e via Quattro Novembre, con altri toponimi che ricordano eroi e luoghi
della prima guerra mondiale.
In piazza Vittorio Veneto, confluiscono due strade intitolate
a due grandi personaggi veronesi della prima guerra mondiale: via Carlo Ederle, dall'
Adige in via Anzani, e via Tolosetto Farinata degli Uberti, da
ponte Catena in piazza Vittorio Veneto. Al primo è stato
eretto anche un monumento e
al secondo è dedicata la scuola
elementare di Quinzano, inaugurata nel 1934, e, in questi
mesi, in restauro.
Il monumento a Carlo Ederle è posto all'incrocio con via
Anzani. Si tratta di un altorilievo in pietra del Carso, opera
del 1959, di Vittorio di Cobertaldo, scultore veronese. La
pietra è imponente: misura
un metro e 60 centimetri per
un metro e 40 ed è alta oltre
tre metri. Vi è una targa di mar-
mo che recita: «Carlo Ederle,
la guida del Carso, medaglia
d'oro degli artiglieri d'Italia».
La figura si presenta sbozzata nella pietra, con il viso tratteggiato, mentre il corpo, seppure stilizzato, mostra un possente realismo. Un monumento di suggestioni cubiste.
Carlo Ederle, nato a Verona
nel 1892, in una famiglia agiata e molto religiosa, dopo il liceo classico, si iscrisse ad ingegneria a Padova, ma la passione per la vita militare lo spinse
all'Accademia di Torino: nel
1912, uscì con il grado di sottotenente. Tenente nel 1913, venne assegnato all'Ottavo reggimento artiglieria di Verona.
Con lo scoppio della prima
guerra mondiale, ebbe modo
di segnalarsi per capacità e coraggio. Sul Carso, si guadagnò
tre medaglie d'argento e una
grande fama: il 4 dicembre
1917, verso le due e mezza del
pomeriggio, accompagnato
da un tenente, visto che iniziava un'azione militare, si portò
verso l'ansa di Zenson sul Piave, per sorvegliare le linee nemiche e seguire l'attacco delle
fanterie, quando una pallottola di mitragliatrice lo colpì al
collo. Aveva 25 anni.
Questo monumento venne
fatto saltare in aria da una
bomba di tritolo il 4 dicembre
del 1964: erano gli anni del terrorismo in Alto Adige. La scultura venne ricostruita e ricollocata, qualche anno dopo. A
Carlo Ederle è stata anche intitolata una Fondazione socioculturale, con sede al forte
Biondella.
Verso via Nino Bixio, c'è anche via Rovereto, la città trentina che, trovandosi in zona di
operazioni, fu quasi distrutta.
Nel 1915, gli Italiani stavano
per liberarla, ma, l'anno dopo,
dovettero arretrare e vi entrarono solo a guerra finita. Qui
vi è la famosa Campana dei Caduti. • E.Cerp.
Pagine della Grande Guerra
a cura Maurizio Battista
COLLEZIONE. SulleTorricelle laFondazioneCarlo Ederleharealizzato un suggestivopercorso
AforteBiondella il sacrario
eil museodelle trincee
Si possono vedere armi,
utensili d’uso quotidiano,
attrezzature per la neve
e numerosi documenti
Forte Biondella, sulle Torricelle, poco sopra Porta Vescovo,
conserva, oltre alla memoria
degli Austriaci che lo costruirono nel 1838, quella della
Grande Guerra. Grazie alla
Fondazione dedicata alla Medaglia d’oro Carlo Ederle, ingegnere e Maggiore d’Artiglieria, Ispettore degli Osservatori della III˚ Armata, giovane veronese caduto sul Piave il 4 dicembre 1917, questo piccolo
ma interessante museo è stato
reso fruibile al pubblico e per
l’anniversario della Grande
Guerra sarà uno dei punti di
riferimento negli itinerari cittadini della memoria.
La Fondazione Medaglia d’Oro Carlo Ederle è proprietaria
del complesso da circa cinquant’anni e il presidente è il
dottor Andrea Ederle, discendente dell’ufficiale veronese,
mentre il consulente storico e
curatore è il tenente colonnello Massimo Beccati, dottore in
Scienze strategiche e perito di
armi e munizioni.
L’allestimento è ben adattato
alla struttura del forte disegnato dall’architetto militare austriaco Franz von Scholl. I cimeli bellici sono numerosi e
raccontano tante storie di trincea, come le cucine da campo,
le attrezzature per fornire i pasti ai soldati, alcune ancora
perfettamente funzionanti, e
Ildottor AndreaEderle, presidente dellaFondazioneCarlo Ederle
Lasezione delmuseodedicata alla memoriadelmaggioreEderle
poi gli elmetti, i ramponi per
la neve, le gavette, le pale per
scavare nel terreno, le borracce austriache e italiane, la barella, le maschere antigas, gli
occhiali da ghiaccio, le racchet-
cee. Oltre a questi reperti il museo offre al visitatore una collezione di testi originali dell’epoca, cartoline e fotografie.
Il percorso di visita del museo prende avvio dalle origini
te da neve, le mazze ferrate, le
bombe a mano. Ci sono anche
due bombarde da 240 per
spezzare i tratti di reticolato
avvitato nel terreno e tanti
strumenti di lavoro per le trin-
del forte e dalle campagne risorgimentali. Nella Sala Regio
Esercito sono conservati i reperti relativi alla guerra di trincea, la guerra bianca e le mine,
i soccorsi ai feriti, gli strumen-
ti di guerra. Si ricordano le vicende di Caporetto, dell Piave
e di Vittorio Veneto, la riscossa del 4 novembre 1918, la pace e i suoi lasciti, quindi il fronte interno e la propaganda.
Nalla sala artiglieria si ricorda
vita del maggiore Carlo Ederle, l’artiglieria italiana e l’osservazione del tiro. Una sala ricorda la Regia Marina sul lago di
Garda, il contributo alle operazioni di terra, l’impiego dell’aereo ed i campi d’aviazione di
Verona.
A Carlo Ederle, in particolare, è dedicato un piccolo sacrario con i suoi cimeli, in una
stanzetta ricavata nel ridotto,
con i suoi abiti militari, il suo
ritratto e le motivazioni che gli
valsero la medaglia d’oro al valor militare.
Per chi fosse interessato alla
visita del museo può telefonare allo 045.8408395, e-mail:
[email protected] oppure
[email protected]. Le
visite alla Fondazione e al Museo vengono fatte su appuntamento. • E.CARD.
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