Marcello Chiapponi
IL DISTURBO
CERVICALE
Compendio di informazioni su sintomi, cause e metodi di cura.
Guida alla auto-valutazione e all‘ auto-trattamento del problema
posturale più diffuso.
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La cosiddetta “cervicale” , meglio definibile con
“disturbo cervicale“, è il problema posturale più
diffuso: è causa di numerosi sintomi che possono
a volte limitare seriamente la qualità della vita,
come dolore al collo, cefalea muscolo tensiva,
vertigini e numerosi altri.
Se ne parla tutti i giorni al supermercato, in ufficio,
nella sala d’attesa del medico.... di conseguenza si
sente dire tutto ed il contrario di tutto a riguardo di
questo problema: dai rimedi più bizzarri alle autoprescrizioni farmacologiche. Non c’è da stupirsi,
quando l’ 80% della popolazione ha avuto almeno
un episodio di disturbo cervicale nella vita.
Data l’alta incidenza del problema, può sembrare che non esista una
cura, e che la medicina non ci abbia capito molto. In realtà non è
così: non esiste una “cura” come la intendiamo comunemente, cioè
una “medicina” che una volta assunta permette la “guarigione”,
perchè semplicemente non c’è nessun batterio o nessun virus da
combattere.
Il disturbo cervicale è una manifestazione di sovraccarico muscolo
scheletrico, causato da fattori diversi per tutti. Fattori che possono
essere ricercati nel tipo di attività svolta, nelle abitudini, e anche
nell’alimentazione. Dato che questi fattori agiscono per anni, o
addirittura decenni, spesso si arriva a notevoli degenerazioni,
comunemente chiamate artrosi.
Questo libretto contiene informazioni sulla patologia, semplici test di
auto-diagnosi,numerosi consigli ed esercizi per focalizzare ed
affrontare al meglio la situazione.Sia che decidiate di rivolgervi ad un
professionista, sia che vogliate fare da soli con i consigli contenuti in
questo libro, il primo passo da fare è essere informati sul
problema. Alla fine dei primi paragrafi avrete già le informazioni che
vi servono per chiarirvi le idee sul problema muscolo scheletrico più
discusso.
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Argomenti trattati
• Cosa è il disturbo cervicale
pag 4
• I sintomi
pag 5
• Le cause
pag 8
• Approfondimento: il colpo di frusta
pag 11
• In sintesi: domande frequenti
pag 13
• Auto valutazione del disturbo cervicale
pag 17
• Auto trattamento e consigli vari
pag 24
• Approccio professionale
pag 35
• Conclusione
pag 36
• Casi clinici
pag 37
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COSA E’ IL DISTURBO CERVICALE
Come molti sapranno, dire “ho la cervicale” non significa nulla,
equivale a dire “ho il collo”: “cervicale” è infatti il nome del primo
tratto della colonna vertebrale, quello comprendende le prime 7
vertebre, definite per questo
C1,C2,C3,C4...
Anche in medicina si è comunque oramai
accettato che qualsiasi problema legato
alla parte alta della colonna vertebrale
venga definito “cervicale”.
C1
Il disturbo cervicale colpisce una larga
fetta della popolazione: per ognuno ci sono
cause e fattori scatenanti diversi, ma
esiste una costante: la forte tensione
della muscolatura.
C7
E’ la tensione dei muscoli a causare, per vari motivi , il corredo dei
ben conosciuti sintomi: mal di testa, dolore al collo, vertigini...
E’ sempre la forte e costante tensione dei
muscoli a generare, piano piano nel
tempo, i caratteristici segni di “usura” che
leggiamo nei referti di lastre e risonanze:
discopatia, artrosi, bulging discale,
ernia del disco....
Il problema è però capire che cos’è a
causare l’aumento di tensione muscolare,
dato che per ognuno ci sono motivi
diversi.
Muscolatura cervicale
Nei prossimi capitoli verranno spiegati nel
dettaglio i vari sintomi, verranno analizzate le cause, e potrete
imparare tutto quello che serve a garantire al vostro collo un ottimo
stato di salute.
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I SINTOMI
Il disturbo cervicale, come abbiamo
visto nell’introduzione, ha come
caratteristica costante un forte stato
di tensione dei muscoli. Come
conseguenza di ciò, si manifesta una
serie di sintomi: alcuni di essi sono
direttamente imputabili alla
contrattura dei muscoli ed alla
sofferenza delle articolazioni
vertebrali, altri sintomi invece sono
spesso concomitanti, ma non
possono essere messi in correlazione diretta. Ad esempio, chi ha
frequenti disturbi intestinali ha spesso anche disturbo cervicale. Una
connessione diretta non c’è, ma è evidente che un corpo sotto stress
che manifesta disagio all’apparato digerente, lo può manifestare
contemporaneamente anche al livello cervicale.
Dolore al collo: la muscolatura in tensione costante è ovviamente
dolorosa. I muscoli cervicali si presentano contratti, rigidi e dolenti
alla palpazione. Spesso sono talmente rigidi da rendere difficili i
movimenti del capo, come la rotazione o l’inclinazione. Più la
situazione dura nel tempo, e più i muscoli perdono le loro proprietà
elastiche. Un muscolo che ha fortemente perso le sue proprietà
elastiche (perchè soffre troppo oppure da troppo tempo) può non
riuscire a recuperarle neanche con appositi esercizi di allungamento,
ma solo con l’aiuto di una energia esterna, come un massaggio
profondo.
Mal di testa/ cefalea / emicrania: il cranio è avvolto da numerose
fasce e muscoli, i quali non sono altro che la continuazione di quelli
cervicali (tra loro esiste una vera e propria continuità anatomica). Di
conseguenza, è evidente che lo stato di tensione costante dei
muscoli cervicali coinvolga anche le fasce e muscoli del cranio,
generando la tipica cefalea muscolo tensiva. Quando sussistono
importanti asimmetrie nella postura, questo aumento di tensione può
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essere prevalente da un lato: in questo caso si può avere una
irritazione selettiva dei vasi che vanno alla testa, e la conseguente
comparsa di emicrania. L’ emicrania solitamente ha un lato dove
compare più di frequente, ed è il lato dove la tensione muscolare è
maggiore. Nel tentativo di sviluppare compensi e di distribuire meglio
la tensione, la persona può notare una certa alternanza tra i due lati.
La cascata di eventi vascolari ben descritta dalla letteratura medica
non avviene quando lo stato della muscolatura cervicale è buono, ed
è per questo che miglorare lo stato di salute del collo riduce
drasticamente le crisi di emicrania.
Vertigini / senso di sbandamento: chi ha problemi cervicali conosce
il senso di sbandamento, di offuscamento generale, di camminare
sulle nuvole. Talvolta compaiono vertigini e giramenti di testa, anche
quando dal punto di vista del labirinto sembrano non esserci
patologie. Questi sintomi compaiono per due motivi: innanzitutto, la
tensione muscolare costante del tratto cervicale rende più faticoso
l’afflusso di sangue al cervello. Molto spesso infatti, chi ha questo
problema lo nota in situazioni dove l’afflusso di sangue rallenterebbe
comunque, come guardare in alto o rialzare lo sguardo dopo aver
guardato in basso: la presenza di forte tensione muscolare rallenta
ulteriormente l’afflusso,arrivando così alla soglia necessaria per
scatenare la vertigine. In secondo luogo, sono spesso coesistenti
problematiche funzionali del labirinto come la VPPB (vertigine
posizionale parossistica benigna): è però provato che se la tensione
muscolare viene normalizzata anche le problematiche del labirinto si
riducono fino a sparire completamente.
Nausea e vomito: nella muscolatura cervicale passa un importante
nervo, responsabile dell’innervazione dei visceri, vale a dire il nervo
vago. Lo stato di contrattura costante della muscolatura può in
alcune occasioni irritarlo, generando senso di nausea. Da tenere
presente che con il problema cervicale spesso coesistono veri e
propri disturbi funzionali dello stomaco.
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Questi sono i sintomi che possono essere direttamente messi in
collegamento con lo stato di eccessiva tensione muscolare cervicale.
Altri sintomi sono spesso concomitanti, e vengono erroneamente
attribuiti al rachide cervicale. In realtà sono sintomi caratteristici di un
organismo in stato di stress cronico , situazione in cui emergono
con più facilità problemi meccanici già presenti, come appunto quello
cervicale. Alcuni esempi:
Stanchezza cronica: spossatezza, risvegli difficili al mattino,
sonnolenza e sensazione di essere costantemente stanchi non
dipendono direttamente dalla contrattura dei muscoli cervicali. Questi
sintomi sono espressione di uno stress cronico dell’organismo , il
quale provoca cambiamenti ormonali e metabolici tali da alterare il
sistema di gestione dell’energia. Lo stress cronico può avere varie
origini, non solo quella emotiva: la cattiva alimentazione è uno stress
cronico, gli errori nell’attività fisica sono stress cronici, l’errata
gestione dello stile di vita è uno stress cronico...
Se lo stato di stress cronico rende i muscoli uniformemente più
stanchi, laddove c’è maggiore sollecitazione (ad esempio il tratto
cervicale) la stanchezza diventa dolore. Per uscire da questa
situazione è quindi necessario non solo un intervento sul rachide
cervicale, ma una rieducazione nutrizionale e fisico motoria che
ripristini il corretto funzionamento del metabolismo.
Disturbi del sonno: se da un lato è vero che il dolore al collo non
permette di dormire bene, nella maggior parte dei casi il sonno non è
certamente disturbato dal tratto cervicale. Il disturbo del sonno è
anch’esso una espressione di sovraccarico dell’organismo: le stesse
modificazioni ormonali che creano stanchezza cronica influiscono
anche sulla qualità del sonno, che necessita, per essere efficace, di
ritmi ormonali ben precisi.
Altri sintomi da stress cronico, situazione nella quale c’è spesso
anche disturbo cervicale: gonfiori gastrici ed intestinali,
sonnolenza, aumenti a riposo del battito cardiaco, disturbi del
tono dell’umore, ansia e attacchi di panico.
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LE CAUSE
Il disturbo cervicale, come abbiamo detto, ha come caratteristica
essenziale uno stato di forte tensione muscolare. Questo stato di
tensione muscolare ha delle cause ben precise, diverse per ognuno:
conoscerle è il passo fondamentale per risolvere il problema.
Le cause possono essere di due tipi : cause che aumentano la
tensione dei muscoli del collo, e cause che indeboliscono tutta la
muscolatura andando a generare dolore nelle zone più sollecitate,
ed il rachide cervicale è quasi sempre tra queste.
CAUSE CHE AUMENTANO LA TENSIONE MUSCOLARE
Errata respirazione, blocco del diaframma : è la componente
causativa fondamentale in chi non ha avuto particolari traumi o
incidenti. Il diaframma è il muscolo respiratorio principale, ma è
anche un muscolo che tende a riflettere e ad immagazzinare gli stati
emotivi, sopratutto quelli di ansia. Stati di ansia cronica o di forte
stress lo irrigidiscono,rendendolo contratto. Se il diaframma è
contratto e poco utilizzato, per respirare si utilizzano i muscoli
accessori, tra i quali i muscoli cervicali. Di conseguenza si può avere
un utilizzo cronico (gli atti respiratori sono più di diecimila al giorno) di
muscoli che per respirare dovrebbero essere usati solo in
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determinate circostanze. Ecco perchè chi ha ansia cronica ha sempre
i muscoli del collo rigidi: li utilizza per respirare.
Malocclusione / problemi di denti: l’altra causa più comune, dopo
quella respiratoria. La muscolatura cervicale e quella masticatoria
sono in intima connessione, in quanto il collo gioca un ruolo
fondamentale nel permettere alla mandibola di chiudersi
correttamente, e quindi di masticare adeguatamente il cibo. Più o
meno il 90% della popolazione, per motivi vari (otturazioni, ponti,
apparecchi ecc…) , ha una masticazione non perfetta, ma questo non
rappresenta necessariamente un problema, perchè il sistema
“compensa” in maniera efficace. Quando però il problema occlusale è
particolarmente accentuato (es. mancano 3-4 denti da una parte
sola), questo compenso viene mantenuto grazie a grosse tensioni
muscolari del collo, che però possono presto diventare dolorose.
Traumi: il motivo più semplice ma tutto sommato uno dei meno
comuni. Se da un lato è evidente che un grosso trauma può
danneggiare le strutture e creare rigidità che si mantengono nel
tempo, dall’altro la maggior parte dei traumi minori (ad esempio colpi
di frusta di lieve o media entità) non è sufficiente a giustificare un
disturbo che si prolunga per anni. Nella stragrande maggioranza di
questi casi, il tratto cervicale era già sovraccaricato, ma ancora
riusciva a mantenere il compenso. Il trauma va quindi ad accelerare
un processo che era già in atto, e che magari si sarebbe manifestato
molto tempo dopo. Sono davvero tante le persone convinte che un
piccolo trauma le abbia “rovinate”, ma in realtà non è quasi mai così.
Sovraccarico fisico: talmente banale che non merita di essere
approfondito. Paradossalmente, il sovraccarico peggiore per il collo è
quello della sedentarietà (es lavoro d’ufficio): questo accade perchè
chi fa lavori manuali ha anche una muscolatura più allenata a
sostenere le sollecitazioni.
Sovraccarico posturale generale: il tratto cervicale soffre anche
quando ci sono problemi posturali lontano da esso, a causa del suo
fondamentale compito di tenere lo sguardo dritto. Immaginiamo di
avere dolore all’addome: ci pieghiamo in avanti per “scaricare” la
zona interessata. Se vogliamo che lo sguardo rimanga dritto però, il
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tratto cervicale deve sforzarsi il doppio per mantenere il capo esteso
quando il resto della colonna è piegato in avanti. Ecco perchè non si
può mai prescindere dal valutare tutta la colonna (la quale può avere
problemi per i più svariati motivi), quando si analizza un disturbo
cervicale.
Altre cause: problemi agli occhi, all’orecchio, ai linfonodi della gola,
esiti di operazioni chirurgiche maxilo-faciali, esiti di fratture vertebrali
o sternali, esiti di operazioni cardiache.
CAUSE CHE INDEBOLISCONO LA MUSCOLATURA
La muscolatura nel suo complesso può essere indebolita e ridotta da
una notevole quantità di fattori, generalmente indicati come fattori
stressor. Una muscolatura debole fatica a sostenere la struttura
corporea: in punti particolarmente delicati anche per altri motivi, come
il tratto cervicale, questa fatica può diventare dolore. E’ il tipico caso
di dolore cervicale che insorge verso fine giornata, quando i muscoli
sono stanchi. Tra i principali fattori stressor che possono rendere la
muscolatura pian piano più debole ricordiamo:
Stressor nutrizionali: alimentazione ricca di sodio, carico calorico
mal distribuito durante la giornata, alimentazione troppo povera o
troppo abbondante, oppure ricca di cibi acidificanti (cereali,
carni,formaggi)
Stressor emotivi: situazioni lavorative o familiari, traumi o
condizionamenti acquisiti in passato ma che persistono.
Stressor fisici: eccesso di allenamento senza adeguato recupero,
allenamenti non adeguati, totale mancanza di attività fisica.
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APPROFONDIMENTO: IL COLPO DI FRUSTA
c
e
L
La distorsione del rachide cervicale,
chiamata anche colpo di frusta, è un evento
traumatico molto comune.
Si ha un colpo di frusta propriamente detto
quando la testa subisce una brusca
accelerazione in avanti, seguita da un ritorno
indietro altrettanto brusco: questo è quanto
succede comunemente nei tamponamenti
stradali.
Il trauma cervicale si caratterizza essenzialmente per un danno ai
legamenti, esattamente come avviene con la distorsione alla
caviglia. I legamenti traumatizzati portano dolore, ed
immediatamente le strutture muscolari si irrigidiscono per bloccare
la situazione. Il tratto cervicale assume un atteggiamento antalgico: la
rettilineizzazione della fisiologica lordosi.
Dopo circa tre mesi dall’evento traumatizzante, possono però essere
ancora presenti numerosi sintomi. Alcune persone riferiscono
addirittura di portarsi dietro problemi da anni, a seguito dell’incidente.
Perchè può accadere questo?
1) il danno è stato molto grande ed il corpo non ha gli strumenti per
ripararlo del tutto: è il caso dei grandi traumi, delle fratture cervicali,
degli incidenti sportivi complessi…. In questo caso le strutture
riprendono solo in parte le caratteristiche che avevano prima del
trauma, e di conseguenza i muscoli devono compensare e
proteggere la situazione, riducendo la loro mobilità per evitare
eccessive sollecitazioni.
E’ possibile risolvere in buona parte la situazione anche per questo
tipo di casi, con una riabilitazione molto mirata, che andrà a limitare i
danni intercorsi alle strutture cervicali ed a mettere l’organismo nelle
condizioni migliori per attuare comunque meccanismi di compenso.
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2) la situazione posturale precedente al trauma era già precaria,
e l’incidente l’ha fatta emergere appieno. E’ il caso più frequente:
spesso ci portiamo dietro problemi posturali senza saperlo, perchè il
corpo ha meccanismi di compenso tali per cui riesce a mantenere
l’equilibrio: i dolori arriveranno più avanti nel tempo, ma per il
momento tutto sembra tranquillo. Un trauma anche non
particolarmente intenso può accelerare l’evolversi degli eventi,
rompendo l’equilibrio e gettando la persona in una situazione
dolorosa, apparentemente non proporzionale al trauma ricevuto.
Questi casi , se correttamente individuati, hanno una prognosi
favorevole, a patto che la riabilitazione si occupi anche del problema
posturale precedente.
zo
n
sm
ite
ld
a
M
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IN SINTESI: DOMANDE FREQUENTI
domande frequenti
Cosa succede nella persona che ha “la cervicale”?
Essenzialmente una sola cosa: aumenta eccessivamente la
tensione dei muscoli. Il resto ne è la naturale e progressiva
conseguenza.
Perchè si irrigidiscono i muscoli?
Per due motivi fondamentali: o sono sovraccaricati, o sono troppo
deboli, o entrambe le cose. L’eccesso di carico o l’inadeguatezza
del muscolo fanno si che esso si irrigidisca per poter resistere alle
sollecitazioni.
Che cosa può sovraccaricare i muscoli cervicali?
Numerosi fattori, diversi per ognuno. I più comuni:
-la respirazione (una respirazione come da stato di ansia costante
crea sovraccarico)
-i traumi
-i denti e la malocclusione
-gli occhi
-la postura in generale
Che cosa può indebolire i muscoli cervicali?
Difficilmente si ha debolezza solo nei muscoli cervicali. Lo stile di vita
può provocare debolezza di tutti i muscoli, ma in quelli cervicali si ha
la massima espressione perchè sono quelli più sollecitati (la testa
deve essere sempre sostenuta). I fattori che possono indurre una
insufficienza dei muscoli sono:
-la nutrizione, per numerosi motivi: sbalzi glicemici che disturbano il
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sonno, alimentazione acida che modifica gli elettroliti, disidratazione,
eccesso di grasso
-lo stress emotivo cronico, perchè modifica l’andamento di alcuni
ormoni, in particolare il cortisolo, che è un ormone che riduce la
massa muscolare
-lo stress fisico, ovverosia la inattività, ma anche l’eccesso di attività
fisica non controllato
Che sintomi ha chi soffre di cervicale?
L’irrigidimento dei muscoli cervicali provoca essenzialmente:
-dolore al collo
-mal di testa in diverse forme
-vertigini, sensazioni di sbandamento
-nausea o vomito
-difficoltà visive o di concentrazione
Spesso chi ha la cervicale gli attribuisce numerosi altri sintomi.
E’ vero?
Si e no. Molto spesso c’è associazione di numerosi altri sintomi, ma
non dipende direttamente dal collo. Abbiamo detto precedentemente
che una delle cause della cervicale è la debolezza dei muscoli, e che
spesso questa è generalizzata e legata a fattori quali la nutrizione e
lo stress emotivo.
La situazione di debolezza muscolare e di inefficienza generalizzata
dell’organismo si accompagna a sintomi a carico:
-dell’apparato gastro enterico (gonfiori, intolleranze, acidità)
-del sistema di regolazione dell’energia (queste persone sono spesso
cronicamente stanche)
-del ritmo del sonno (sonno interrotto o poco riposante)
-del tono dell’umore (ansia,apatia)
-della termoregolazione (hanno spesso sempre freddo)
Questi sintomi non sono direttamente additabili al tratto cervicale:
sono espressione di un organismo stressato da diversi punti di vista.
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La condizione di stress cronico indebolisce la muscolatura, ed ecco
che quella più delicata (quella cervicale) dà manifestazioni più
evidenti.
Ho fatto lastre o risonanze e mi hanno riscontrato artrosi e
discopatie: non sono quelle la causa della cervicale?
Assolutamente no. Le alterazioni radiologiche visibili sono la
conseguenza di una costante tensione muscolare eccessiva, non la
causa. Immaginate un grande hamburger, con diversi strati di pane e
diversi strati di salse: se lo si sottopone ad una forza di compressione
standard (la forza di gravità) non subisce alcun cambiamento. Ma se
si aumenta la pressione schiacciandolo con le mani, i vari strati
cominceranno a schiacciarsi l’uno sull’altro ed il contenuto a
strabordare all’esterno. Allo stesso modo si comportano le vertebre
ed i dischi intervertebrali sotto il carico di una forte tensione
muscolare.
Come si cura?
Semplicemente individuando quali sono le cause che nel soggetto
creano la tensione muscolare eccessiva. Il sovraccarico e
l’indebolimento (responsabili, come abbiamo visto, dell’eccessiva
tensione), hanno cause diverse per tutti, ed è per questo che non
esiste una cura univoca.
Un buon piano terapeutico è quello che ha come caratteristiche:
-una prima fase volta a ridurre velocemente i sintomi (es trattamento
manuale)
-una fase rivolta al trattamento posturale di base (respirazione,
allungamento generale)
-una fase rivolta al trattamento posturale specifico, se necessario
(dipende dall’area interessata)
-una fase, in quei soggetti che la necessitano (cioè il 70% delle
donne ed il 40% degli uomini), volta a ripristinare l’efficienza
metabolica e dell’organismo tramite intervento sulla nutrizione, sulla
supplementazione e sull’attività fisica.
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COME SI CURA
Il disturbo cervicale viene spesso definito
cronico, cioè senza soluzione e destinato
ad accompagnare il soggetto per tutta la
vita. Questa affermazione non è esatta: il
disturbo dura finchè non ci sono le
condizioni perchè possa cessare.
Da un lato, è vero che se si sono formati
grossi processi artrosici, grosse discopatie
e forti usure, non si possono rimuovere.
Dall’altra parte, è scientificamente provato
che, anche in presenza di questi
problemi, se l’organismo migliora al massimo possibile la sua
meccanica e la sua efficienza metabolica, il disturbo sparisce, o
comunque si riduce di tantissimo.
Un buon professionista della riabilitazione deve essere in grado di
valutare la situazione sotto tutti gli aspetti ed agire di conseguenza:
tuttavia, anche da soli è possibile fare molto.
Nel prossimo capitolo vedremo tutto ciò che è possibile fare per
inquadrare e risolvere al meglio il proprio disturbo cervicale.
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APPROCCIO TERAPEUTICO AUTONOMO: VALUTARE IL
DISTURBO CERVICALE
Prima ancora di cominciare,
assicuratevi di avere davvero un
disturbo cervicale cronico: non mettete
in pratica quanto scritto in questo
capitolo se avete sintomi acuti,o
magari se il problema è cominciato
solo da poche settimane. Cercate di
essere certi, con l’aiuto del vostro
medico, di avere effettivamente un
disturbo posturale cervicale.
Il primo passo da fare per prendersi cura della propria cervicale è
capire come si sta, da tutti i punti di vista. Per rendervi conto con
precisione del vostro stato di salute, compilate i questionari nelle
prossime pagine: in una parte dovrete indicare l’incidenza sulla
qualità di vita di una serie di sintomi muscolo scheletrici, dall’altra la
presenza o meno di una serie di sintomi metabolici.
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AUTOVALUTAZIONE SINTOMI SCHELETRICI
Il primo test serve a capire quanto soffre il sistema muscolo scheletrico.
Dai un voto da 0 a 10 a quanto ti hanno disturbato in questo periodo i sintomi che
seguono. Considera come “periodo” al più l’ultimo mese. Nel dare la valutazione,
non perderti in troppe considerazioni, chiediti semplicemente “quanto incide nel
mio stato di salute?”. 10 è il massimo: disturbo intenso e costante.
• mal di testa
______
• mal di collo
______
• mal di spalla
dx ______!!
sx ______!
• mal di gomito
dx ______!!
sx ______
• mal di polso/mano
dx ______!!
sx ______
• dolore zona scapolare
______
• dolore zona lombare
______
• mal di anca
dx ______!!
sx ______
• mal di ginocchio
dx ______!!
sx ______
• mal di caviglia/piede
dx ______!!
sx ______
• problemi respiratori
______
• vertigini
______
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QUESTIONARIO M.U.S.(sintomi vaghi e aspecifici)
In maniera analoga al test precedente, questo questionario valuta quanto correttamente
funziona il sistema metabolico.
Soffri di stanchezza o affaticamento persistente ?
SI
NO
Hai disturbi del tono dell'umore?
SI
NO
Soffri di insonnia persistente o di risvegli notturni?
SI
NO
Soffri di sonnolenza persistente durante la giornata?
SI
NO
Ti senti un soggetto ansioso?
SI
NO
Ti senti un soggetto apatico?
SI
NO
Soffri di attacchi di panico?
SI
NO
Percepisci a riposo aumenti del battito cardiaco?
SI
NO
Hai notato modificazioni dell'appetito? (fame eccessiva o inappetenza)
SI
NO
Soffri di attacchi di fame notturni?
SI
NO
Soffri di acidità e dolori di stomaco, senso di pienezza, gonfiore?
SI
NO
Soffri di colon irritabile ?
SI
NO
Soffri a periodi di stitichezza persistente?
SI
NO
Hai spesso mani e piedi sempre freddi?
SI
NO
Soffri di alterazione della sudorazione corporea durante il sonno?
SI
NO
Ti svegli spesso di cattivo umore?
SI
NO
Provi di frequente un senso di colpa ingiustificato?
SI
NO
Incontri difficoltà a provare piacere o sollievo dopo eventi positivi?
SI
NO
Hai riscontrato una decisa perdita di peso negli ultimi mesi?
SI
NO
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Bene, ora guardate il primo test. Il disturbo cervicale è solo oppure
in compagnia di diverse altre aree che vi disturbano? Avete
raggiunto un totale superiore a 30?
Se avvertite disturbo in altre 2-3 aree oltre che a quella cervicale, è
assai probabile che ci sia un coinvolgimento generale della postura,
uno stato di contrattura e rigidità uniforme, che ha la massima
espressione in una zona particolarmente delicata come quella
cervicale. Un ottimo motivo per prendersi cura della propria salute in
toto, con i consigli che vedremo in questo capitolo.
Ora guardate il secondo test: avete marcato più di tre sintomi? La
presenza di diversi sintomi “metabolici” indica un organismo
sovraffaticato, che non riesce a reggere il confronto con la serie di
stress che gli arrivano dall’esterno: è la situazione di stress cronico
definita nel capitolo “cause”.
Il primo passo è fatto: avete capito se avete un disturbo puramente
meccanico del collo, o se la vostra cervicale è inserita in un contesto
di generale irrigidimento e debolezza muscolare. Ora mettete via il
questionario, servirà a fare il confronto dopo che avrete iniziato a
prendervi cura di voi.
Il secondo passo da fare è la valutazione del collo.
Mettetevi su di una sedia,con le mani appoggiate alle cosce.
Attenzione a muovere solo il collo durante questi test, evitando quindi
di inclinare anche schiena e spalle. Sfruttando tutto l’arco di
movimento possibile, provate a:
-­‐ guardare in basso
-­‐ guardare in alto
-­‐ inclinare l’orecchio verso la spalla, da entrambi i lati
-­‐ ruotare la testa a destra e a sinistra
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Annotate se ci sono state sensazioni dolorose, ed in quali movimenti.
Adesso è il momento di valutare la postura in toto.
Per valutare la postura in toto ci serve uno sgabello senza schienale.
Mettete lo sgabello quanto più vicino possibile al muro, e sedetevi
mantenendo anche il sedere quanto più vicino possibile al muro.
Ora cercate di tenere tutta la schiena ben aderente alla parete, e
appoggiate anche la testa contro il muro. Riuscite senza difficoltà? Il
collo è rilassato o avete dovuto inarcarlo per appoggiare? Per capire
se il collo è inarcato serve un osservatore esterno.L’osservatore
esterno deve immaginarvi con in bocca una cartolina: se la cartolina
risulta perpendicolare alla parete (e quindi parallela al pavimento), il
collo è nella posizione corretta.
Se siete riusciti a raggiungere questa posizione senza difficoltà, e
riuscite a mantenerla per 2 minuti senza che compaiano dolori, il
primo test è superato: la vostra colonna ha una flessibilità che
raggiunge almeno la sufficienza minima.
Se avete dovuto inarcare parecchio il collo per raggiungere la
posizione, o avvertite forti tensioni una volta raggiunta, o peggio
ancora se è proprio impossibile appoggiare la testa alla parete, la
vostra colonna soffre di rigidità importanti. I consigli in questo libro vi
possono aiutare, ma è meglio cercare anche un’assistenza
professionale.
Superato il primo test posturale, è tempo del secondo: questo
test non valuta solo la flessibilità della colonna, ma di tutta la
muscolatura.
Sedetevi a terra, nelle vicinanze di una parete, liscia e con un angolo
di 90 gradi tra parete e pavimento. Senza preoccuparvi di tenere le
gambe allungate, arretrate con il sedere e fate in modo che sia il più
attaccato possibile alla parete retrostante, tenendo conto che avere
l’osso sacro perfettamente aderente è di fatto impossibile. Cercate
ora di far aderire tutta la colonna alla parete, appoggiando la testa ed
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evitando di inarcare collo e spalle.Le mani stanno appoggiate alle
cosce, in modo da avere le spalle più rilassate possibile. Valgono le
raccomandazioni del test precedente: se aveste in bocca un
cartoncino, questo dovrebbe risultare perpendicolare alla parete
dietro di voi. Ora allungate le gambe, tenendole ben vicine. Come vi
sentite? Ci sono tensioni muscolari? In quali punti? Rimanendo 3
minuti in questa posizione, le tensioni aumentano o diminuiscono?
Chi riesce a stare in questa posizione senza compensi (inarcare collo
e spalle, piegare le gambe…), senza avere tensioni muscolari, e
potendo mantenere la posizione 5 minuti senza che insorgano dolori
vari, può dire di avere una ottima flessibilità della muscolatura
posteriore.
Generalmente chi ha una ottima flessibilità non ha grandi problemi
posturali, ma questa non è una regola: la muscolatura può essere
flessibile ma molto debole, e di conseguenza può fare fatica a
sostenere lo scheletro.
Annotate con precisione le sensazioni che avete avuto in questo test:
dove si creava tensione, quanto, come è cambiata nel corso di tre
minuti.
Ora è il momento di valutare la forza muscolare: per farlo, ci serve
qualcosa che pesi 2kg (donne) o 3 kg (uomini), e che sia facilmente
impugnabile. Va da sè che un manubrio da fitness sarebbe ottimale.
Partite dalla posizione con braccia ben dritte lungo i fianchi (fig. 1).
Mantenendo le braccia assolutamente dritte, sollevatele lateralmente
fino a 90 gradi (fig. 2). Sollevate lentamente, impiegando almeno 3
secondi per salire e 3 per scendere. Continuate fino a che i muscoli
non ce la fanno più, o fin quando non insorge un dolore. Annotate:
22
- quante ripetizioni siete riusciti a fare prima di cedere
- il motivo per cui avete ceduto: stanchezza dei muscoli o dolore da
qualche parte.
Un corpo in buona forma riesce ad eseguire questo esercizio tra le 15
e le 20 volte, cedendo per stanchezza muscolare.
I test sono finiti. Ora vi siete resi conto del vostro stato di salute
generale, dello stato del vostro collo, della vostra postura e della
forza dei vostri muscoli. Mettete via il foglio con i questionari assieme
a quello con i vostri appunti. Lo riprenderemo tra qualche settimana,
almeno 3.
23
APPROCCIO TERAPEUTICO AUTONOMO: RIABILITAZIONE ED
ESERCIZI
Esistono diversi approcci terapeutici al problema cervicale, alcuni
molto validi, altri meno. Per capire quali sono quelli più validi, occorre
chiedersi:
-quanto questo metodo può agire in profondità sulla tensione
muscolare, caratteristica che accomuna tutti i problemi cervicali?
-quanto questo metodo può agire sulle cause meccaniche del
problema, descritte nel capitolo “cause”?
-quanto questo metodo può aumentare l’efficienza del metabolismo
e il benessere generale, condizione utile affinchè non si presenti il
problema cervicale?
In questo capitolo ci sono consigli che possono agire su tutti gli
aspetti del problema, in maniera ovviamente non specifica, ma
potenzialmente utile a tutti i casi.
ESERCIZI RIABILITATIVI
Gli esercizi riabilitativi si dovrebbero impostare a seconda di quali si
sono determinate essere le cause, come è logico. Tuttavia nella
stragrande maggioranza dei disturbi cervicali ci sono caratteristiche
tali per cui i semplici esercizi qui elencati possono essere di sicuro
giovamento. Questo accade perchè:
• sono esercizi di respirazione, ed una migliore respirazione è di
beneficio garantito, non solo per il tratto cervicale
• sono esercizi di allungamento, e fino a prova contraria qualsiasi sia
la causa, questa provoca comunque un accorciamento muscolare.
24
Primo esercizio: respirazione diaframmatica
Come abbiamo già visto nel capitolo “cause”, una errata
respirazione può portare ad uno scarso utilizzo del diaframma: in
questo caso la respirazione passa al torace, ma respirare con il
torace sovraccarica il tratto cervicale, dato che gli atti respiratori sono
più di diecimila al giorno.
Il primo passo per ridurre le tensioni muscolari costanti che possono
gravare sul nostro collo è quindi sbloccare il diaframma.
Sdraiatevi su di una superficie dura (es. pavimento). Mettete
sull’addome un oggetto abbastanza largo, che pesi circa un kg, come
ad esempio un libro: servirà a percepire e a facilitare i movimenti
dell’addome. Poggiate le mani sulla parte alta del torace, prestando
massima attenzione ai movimenti di quest’ultimo. Inspirate dal naso,
per almeno 3 secondi, ed espirate dalla bocca,per almeno 4 secondi.
Tenete la bocca ben aperta quando espirate: l’aria deve uscire senza
ostruzioni. Proseguite cercando di capire quanto, durante la vostra
respirazione, si gonfi il torace, e quanto si gonfi la pancia.
Ora l’esercizio: dovete respirare gonfiando solamente la pancia. Il
torace deve rimanere perfettamente fermo (potete sentire eventuali
movimenti con le mani). Attenzione a non inarcare la schiena o le
spalle, e a mantenere lo stesso schema di prima: inspiro 3 secondi,
espiro 4, a bocca ben aperta. Focalizzatevi sul peso che avete sulla
pancia, il quale deve salire durante la inspirazione, e scendere
durante la espirazione. Può apparire difficile all’inizio, ma più andate
avanti e più diventerà semplice. Prestate sempre molta attenzione ad
avere la schiena e le spalle ben rilassate, e ad espirare sempre a
bocca ben aperta, come fosse un sospiro di sollievo. Sotto le mani,
che avete sul torace, non ci deve essere movimento. Eseguite questo
esercizio per almeno 5 minuti al giorno: dopo pochi giorni sarà molto
più semplice e potrete effettuare inspirazioni ed espirazioni più
ampie. Anche durante la giornata percepirete che il vostro respiro sta
migliorando.
25
Respirazione diaframmatica
Secondo esercizio,sempre di respirazione. E’ praticamente l’inverso
del primo: spostate il peso sul torace e la mano sulla pancia, dato che
ora dovrete respirare solo con il torace, senza gonfiare la pancia.
Normalmente chi ha un problema cervicale ha una respirazione già
molto toracica, quindi questo esercizio può sembrare inutile o
controproducente: in realtà è vero che c’è un sovrautilizzo del torace,
ma proprio per questo le strutture toraciche presentano spesso
difficoltà a rilasciarsi,sopratutto in espirazione.
Cercate quindi di respirare gonfiando il torace, senza inarcare la
schiena o irrigidire il collo, e senza gonfiare la pancia come avete
fatto prima. Inspirate molto lentamente per evitare irrigidimenti di altre
strutture (almeno 3 secondi). Espirate a bocca ben aperta, cercando
di svuotare completamente il torace. Attenzione: quando svuotate il
torace la pancia non si deve alzare! Prestate particolare attenzione
anche a non inarcare il collo durante la espirazione. Ripetete questo
esercizio per 5 minuti.
Terzo esercizio: allungamento del collo. Sdraiatevi a terra, su di una
superficie dura.Piegate le gambe, appoggiando i piedi a terra Partite
da una posizione ottimale del collo: se necessario un cuscino,
utilizzate invece un libro, in quanto per questo esercizio serve una
superficie scorrevole. Il collo non deve essere inarcato nè troppo
sollevato.
Il movimento di allungamento del collo consiste nello “scorrere” sul
libro o sul pavimento, cercando di “crescere” in altezza. Nello
scorrere, il mento va verso lo sterno, come se si dicesse di “SI”.
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Auto allungamento del collo
Attenzioni particolari:
- mantenere la bocca aperta durante la fase di allungamento
- la testa rimane sempre appoggiata,non si solleva mai
- il movimento deve essere lento e dolce, in nessun modo ci deve
essere un irrigidimento
- il movimento si deve fermare al collo: continuando l’allungamento
sentirete che la colonna lombare tenta di inarcarsi. Evitate questo e
fermate il movimento quando sentite che comincia ad esserci
coinvolgimento di altre zone.
L’esercizio va svolto in questo modo:
- inspirazione con il diaframma
- espirazione a bocca ben aperta
- alla fine della espirazione,allungamento del collo mantenendo la
bocca ben aperta
- rilassamento (non inarcamento) del collo durante la inspirazione
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Non preoccupatevi se vi sembra che il range di movimento sia
minimo: se si riesce a isolare bene le strutture cervicali, è corretto
che il movimento sia breve.
Ripetete l’esercizio 30 volte
Questi sono gli esercizi di base per il tratto cervicale: qualunque sia
l’orgine, qualunque sia la stadiazione del problema, migliorare la
respirazione e l’allungamento delle strutture cervicali è benefico. Un
transitorio aumento dei sintomi quando si eseguono gli esercizi è
possibile, ma deve limitarsi ai primi 2-3 giorni, se invece sembra
persistere ogni volta, sospendete e rivolgetevi ad un professionista
oppure al medico curante.
SCHEMA PER GLI ESERCIZI
Prima settimana
Respirazione diaframmatica: 5 minuti tutti i giorni
Respirazione toracica: 5 minuti tutti i giorni
Allungamento del collo: 30 volte, 3 volte a settimana
Seconda e terza settimana
Respirazione diaframmatica: 5 minuti 3 volte a settimana
Respirazione toracica: 5 minuti 3 volte a settimana
Allungamento del collo: 30 volte, 3 volte a settimana
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Quarta settimana
Tutti gli esercizi due volte a settimana. Se avete raggiunto un risultato
soddisfacente, continuate con 1 volta a settimana.
CONSIGLI ALIMENTARI
Può l’alimentazione influire sul disturbo cervicale? Si e no, ma forse è
corretto dire più si che no. Dal punto di vista meccanico, ingerire un
particolare cibo non aumenta o diminuisce la tensione dei muscoli, o
se lo fa può essere solo in modo marginale. Una alimentazione
scorretta può però essere causa di:
- stati infiammatori generalizzati dell’organismo
- alterati equilibri ormonali
- scarsa idratazione
- perdita della massa muscolare
Questa è una condizione definibile di “stress cronico per causa
alimentare”, è spesso caratterizzata da numerosi sintomi, i famosi
“sintomi metabolici” del questionario che avete compilato. Uno dei
problemi principali degli stati di sovraccarico metabolico è che i
muscoli, a causa della scarsa idratazione e della cattiva nutrizione,
diventano meno responsivi, più deboli e più rigidi. Ciò accade
naturalmente a livello di tutti i muscoli del corpo, ma in un distretto
sollecitato anche meccanicamente come il rachide cervicale, questo
disagio raddoppia.
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Alcuni consigli per una corretta alimentazione
Mattino: il mattino,nel ritmo fisiologico dell’organismo, é il momento
deputato alla maggior assunzione di carboidrati. Quindi non saltate la
colazione,anzi fate in modo che sia abbondante e ricca di carboidrati
di qualitá come quelli della frutta. Al mattino avete lo stomaco chiuso
e l’idea di mangiare non é particolarmente allettante? Proseguite con
la lettura!
Pranzo: la maggior parte delle persone assume carboidrati in
eccesso a pranzo senza nemmeno accorgersene.Pensiamoci: un
primo, una fetta di pane,magari un frutto, lo zucchero nel caffè. Se
non si è atleti dalle grandi masse muscolari,l’organismo tollera bene
una sola fonte di carboidrati: il resto creerà verosimilmente un picco
glicemico, con conseguente sonnolenza post prandiale.
Cena: se al mattino non avete appetito, é perchè avete ecceduto con
i carboidrati a cena, o perchè avete dormito male, o per entrambe le
cose (spesso la prima causa la seconda,in un pericoloso circolo
vizioso). Un soggetto non atleta, con una massa muscolare più
scarsa che abbondante, alla sera ha una scarsissima,per non dire
nulla,tolleranza ai carboidrati. Giá una bella fetta di pane può creare
movimenti non fisiologici dell’insulina serale. Figuriamoci se nella
cena fossero presenti un piatto di pasta, oppure delle patate o dei
legumi, concludendo il tutto con la frutta o peggio ancora con un
dessert,magari gustato poco prima di coricarsi.Rislutato? Aumento
della glicemia notturna (quando dovrebbe essere molto bassa),
grossi sbalzi di insulina con conseguenti risvegli notturni (che non a
caso avvengono spesso nella medesima fascia oraria), insulina
ancora attiva al mattino e quindi scarso appetito. Non solo: la
presenza di insulina notturna è un perfetto assist all’aumento della
massa grassa ed alla diminuzione della massa magra, con
conseguente rallentamento e disfunzione del metabolismo. Se non
siete atleti dalle grandi masse muscolari, fate in modo che la vostra
cena sia composta per lo più di verdure senza carboidrati (che sono
patate e legumi essenzialmente) e di proteine. Limitate al massimo,
in alcuni casi meglio annullate, la presenza di carboidrati o zuccheri: il
sonno ne trarrá beneficio, al mattino vi sveglierete meglio, avrete più
appetito, vi sentirete meno gonfi ed il metabolismo funzionerá meglio.
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ATTIVITA’ SPORTIVA
Ragionando sulle cause del problema che sono state esposte nei
capitoli precedenti, risulta ovvio che nessuna attività sportiva
“classica” è indicata al 100% per risolvere il disturbo cervicale.
Questo non vuol dire che l’attività sportiva non possa essere di aiuto
per combattere la cervicale: anche se non agisce nello specifico, lo
sport fatto nel modo giusto aiuta l’efficienza dell’organismo.
Raccomandazione importante: dato che ogni caso è diverso,
nessuno può determinare a priori quanto una determinata attività può
essere tollerata dal rachide cervicale. L’unica soluzione è provare,
curando di iniziare qualsiasi attività sportiva con gradualità. Da tenere
presente che ogni volta che si inizia una nuova attività la cervicale
può “infiammarsi”: generalmente dopo 3-4 volte c’è un adattamento
delle strutture, ed i sintomi non si accentuano più. Se così non fosse,
allora l’attività è davvero controindicata per il soggetto.
ATTIVITA’ AEROBICA PER COMBATTERE IL PROBLEMA
CERVICALE
Corsa, camminata veloce, bicicletta....possono essere d’aiuto per
risolvere il disturbo cervicale? La risposta è si, a patto che siano fatte
nel modo giusto. L’attività aerobica prolungata (da 30 minuti a 1 ora
max) a bassa intensità, produce una migliore ossigenazione dei
tessuti ed una riduzione degli ormoni dello stress. Ne conseguono
come minimo:
- miglior circolazione
- miglior riposo notturno
Da questi due fattori l’organismo trae enorme beneficio: il sistema
muscolare può esprimere il massimo della sua efficienza solo quando
la persona riposa correttamente. Se il sonno è breve, oppure
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interrotto, il sistema muscolare partirà stanco, e ben presto le zone
già molto sollecitate, come la cervicale , diventeranno dolenti.
L’attività aerobica può quindi essere un aiuto importante, se eseguita
secondo questi principi:
- durata: dai 30 ai 60 minuti
- raggiungimento e mantenimento di almeno il 70% del battito
cardiaco massimo
- esecuzione dell’attività dalle 16 in poi: essendo un tipo di attività che
abbassa gli ormoni dello stress, deve essere collocata in una fascia
oraria adeguata. Al mattino infatti, gli ormoni dello stress si devono
alzare, per abbassarsi gradualmente la sera
- effettuare questa attività almeno 2 volte a settimana
ATTIVITA’ IN PALESTRA
Molte persone vanno in palestra per
mantenersi in forma, ma spesso devono
comunque fare i conti con il problema
cervicale.
Tra quelle che abitualmente si fanno in
palestra,ci sono due attività in
particolare che possono essere d’aiuto.
Entrambe vanno fatte sotto consiglio
degli istruttori, in quanto è impossibile
dare consigli senza vedere il caso dal
vivo.
Stretching: aumentare la flessibilità della muscolatura è utile perchè
riduce le tensioni che gravano sulla colonna vertebrale. Uno
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stretching posturale globale è da preferire, ma anche altri tipi di
stretching possono dare buoni risultati.
Ipertrofia muscolare: fare ipertrofia muscolare vuol dire allenarsi
con i pesi, secondo determinate regole riguardo al numero di serie, ai
tempi di recupero ed agli esercizi. Aumentare il numero di cellule
muscolari (ipertrofia), vuol dire garantire la salute della colonna
vertebrale (e non solo): un maggior numero di cellule muscolari vuol
dire una minor fatica da parte dei muscoli a sostenere la colonna
vertebrale, e conseguentemente meno dolori. Pochissimi in palestra
(meno che mai le donne) si allenano per l’ipertrofia: un po’ perchè
non ne conoscono le regole, un po’ perchè è faticoso, le donne
perchè hanno l’infondata paura di diventare “mascoline”, non
sapendo che prima di assomigliare a delle culturiste ci sono tanti
passaggi intermedi.
Chiedete all’istruttore di prepararvi una scheda secondo le regole
dell’ allenamento per lo sviluppo muscolare, anche se non volete
avere muscoli appariscenti: la maggior parte delle persone che hanno
disturbo cervicale sono infatti atoniche e prive di muscolatura. Un
adeguato allenamento per ipertrofia garantirà che questi muscoli si
riprendano e funzionino correttamente, ben prima di aumentare di un
solo centimetro di diametro: a quel punto potrete anche fare un
allenamento di solo mantenimento. Dato che il recupero è
particolarmente importante, cercate di non allenarvi più di due giorni
a settimana.
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Qualsiasi sia l’approccio che intraprendiate, di quelli proposti
(anche tutti insieme), non dimenticate di verificare i vostri
progressi: se riuscite meglio a fare gli esercizi, se avvertite che sta
aumentando la vostra elasticità, o la vostra capacità aerobica. Se non
migliorate nel lavoro riabilitativo, vuol dire che non state facendo le
cose correttamente, ed i risultati sul problema cervicale saranno
scarsi.
Dopo 3 settimane, ricompilate i test dell’inizio (senza guardare il
precedente), non prima di aver risposto a queste domande:
- avete eseguito lo schema degli esercizi di respirazione/
allungamento?
- vi sentite più abili ad eseguirli?
- avete eseguito attività aerobica serale almeno 2 volte a settimana?
- avete eseguito un lavoro per ipertrofia muscolare in palestra?
- avete seguito i consigli alimentari?
Se ci sono almeno 3 si , il vostro stato di salute sarà sicuramente
migliorato, e questo nella maggior parte dei casi avrà portato
beneficio anche al problema cervicale. Se confrontando i questionari
notate che il vostro stato di salute è migliorato ma il problema
cervicale è rimasto com’era, significa che la problematica a livello dei
muscoli e delle vertebre è tale che non riesce ad essere arginata: in
questo caso un approccio riabilitativo con un professionista è
indispensabile.
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APPROCCIO PROFESSIONALE
L’approccio professionale dovrebbe essere
la prima scelta da effettuare: al di là dei
maggiori risultati garantiti, un corretto
inquadramento clinico della patologia è
utile ed in certi casi indispensabile.
Gli esercizi a casa e lo stile di vita possono
fare tanto, ma in molti casi (per gravità del
problema o per mancanza di applicazione
della persona nell’eseguire il programma)
non sono sufficienti.
L’approccio professionale corretto deve prevedere una attenta
valutazione del rachide cervicale, ma non solo: come abbiamo
appreso in questo libretto, esistono numerose cause che possono
influire sul disturbo cervicale. Compito del professionista è individuare
quali sono ed indirizzare il soggetto correttamente.
L’esperto in riabilitazione cervicale può scegliere di applicare un
trattamento manuale, per ridurre le contratture, ma quanto prima
occorre iniziare una rieducazione posturale che modifichi l’aspetto
meccanico. Soltanto cambiando la meccanica con la quale il corpo si
muove sarà possibile mettere al sicuro il tratto cervicale da eventuali
recidive.
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CONCLUSIONE
In conlusione, si può dire che non esiste un problema cervicale
uguale all’altro, ma che tutti hanno caratteristiche simili, prima
fra tutte l’aumento della tensione muscolare.
-Quando le tensione della muscolatura posturale è adeguata...
-Quando la quantità di muscolatura del corpo è adeguata ....
-Quando l’efficienza del metabolismo, e quindi il nurtimento dei
muscoli, sono adeguati ....
E’ praticamente garantito che non ci sia il disturbo cervicale (e non
solo quello): tanto più ci si è allontanati da queste condizioni ideali
tanto più l’organismo soffre, con le conseguenze che molti
conoscono. Senza una forte tensione muscolare o una marcata
debolezza non c’è nessun motivo per cui si formino artrosi,
discopatie oppure ernie. Raggiungere una condizione ottimale è
difficile, sopratutto senza aiuto. La buona notizia è che per star
meglio non è necessario raggiungere il traguardo, ma solamente
correre nella direzione giusta. Se il corpo sta andando verso
l’irrigidimento e l’indebolimento manifesta i sintomi, ma se al contrario
grazie ad un cambio di stile di vita e ad opportuni accorgimenti, sta
andando verso un miglioramento delle sue caratteristiche fisiche, i
sintomi della cervicale (e non solo quelli) smetteranno ben presto di
essere vostri compagni di viaggio.
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CASI CLINICI
Caso 1: stress cronico e problema ai denti
Questa signora è arrivata nel nostro studio per il dolore cervicale e
per il mal di testa costante, ma compilando i test di autovalutazione è
emerso come fosse piena di sintomi in vari distretti,tutti molto forti.
Il test della parete (esattamente lo stesso descritto nel capitolo
“terapia”) era difficile da eseguire, per la tensione che manifestava al
collo e a metà schiena.
L’analisi della composizione corporea, con apposita strumentazione,
rivelava una massa muscolare carente rispetto alla massa grassa, ed
una distribuzione dei liquidi tipica di un organismo in forte stress.
La signora attribuiva la causa del mal di testa allo stress lavorativo,
anche se aveva cambiato attività di recente e la situazione non era
migliorata.
Ricostruendo attentamente la situazione, abbiamo individuato alcuni
elementi fondamentali:
- la signora aveva avuto, diversi anni prima, un problema ai denti che
si è trascinata per un anno intero: una grave infezione sul lato destro,
che si è poi irradiata all’osso,tanto da dover ricorrere ad un drenaggio
chirurgico. Ancora oggi, la palpazione della muscolatura masticatoria
di destra la faceva saltare letteralmente in aria.
- la signora è estremamente ansiosa ed emotiva: affronta tutte le
situazioni con grande preoccupazione,e spesso utilizza il cibo
(sopratutto i dolci) come “tranquillante”.
Siamo quindi partiti dalla rieducazione del respiro, che risultava molto
breve e affannoso, come in un costante stato d’ansia. Abbiamo visto
come in questa situazione si verifichi un forte irrigidimento della
muscolatura cervicale.
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Contemporaneamente abbiamo cercato di rilasciare la muscolatura
cervicale, per darle beneficio immediato: prima una persona si sente
meglio,tanto più è disposta a fare tutto il necessario per stabilizzare il
miglioramento. Nel trattarla con terapia manuale, abbiamo cercato
con estrema prudenza di rilasciare anche la muscolatura
masticatoria, estremamente contratta a causa del vecchio ma
estremamente significativo problema ai denti.
Dopo 5 sedute, la situazione
ha cominciato a migliorare: il
mal di testa si è attenuato in
intensità, compare più di
rado, così come il dolore al
collo. A questo punto
abbiamo deciso di indirizzarla
verso un corretto stile di vita
e alimentazione, in modo da
garantire il miglior
funzionamento del
metabolismo. A distanza di
due mesi e mezzo dal primo
incontro, la situazione era
questa:
Oggi la situazione è stabilizzata su questo livello: la signora esegue
esercizi di mantenimento una volta alla settimana e si attiene alle
indicazioni di massima che le sono state date circa lo stile di vita. Se
fosse stata disposta a spingersi oltre, con un adeguato programma di
attività fisica avrebbe potuto liberarsi del grasso in eccesso e
potenziare la sua muscolatura. A quel punto, anche i residui di
sintomi che tuttora avverte sarebbero scomparsi, e sicuramente
affronterebbe la vita con maggior serenità.
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Caso 2: di tutto un po’
La signora del caso 2 si presentava come un caso estremamente
complesso: dolore cervicale e mal di testa pressochè costanti e molto
intensi, necessità di ricorrere a farmaci antidolorifici ed a farmaci con
azione sul sitema nervoso. Alla prima visita lamentava, oltre che al
dolore al collo ed al mal di testa, dolori alla colonna lombare, alla
spalla dx, disturbi del sonno, disturbi di digestione, stanchezza
cronica.
La valutazione ha messo in evidenza alcuni aspetti molto particolari:
- la signora aveva (ed ovviamente ha ancora) una evidente scoliosi,
diagnosticata in età giovanile.
- aveva una scarsissima apertura mandibolare, segno di forte
tensione sulla muscolatura masticatoria.
- aveva subito 10 anni prima un intervento chirurgico per un ernia al
disco, ma il risultato non era stato soddisfacente: il dolore sembrava
essere aumentato nei mesi successivi, e a tutt’oggi era costretta ad
eseguire esercizi per mantenere il dolore lombare a livelli accettabili.
Tutti questi problemi si sono sommati ed intrecciati tra loro, arrivando
a creare una situazione di estremo disagio: oltre al dolore costante, la
signora aveva scarsissima energia ed era impossibilitata a qualsiasi
sforzo fisico.
Il test della parete doveva essere interrotto dopo pochi secondi a
causa dell’emergere di una forte tensione lombare.
L’analisi della composizione corporea, con apposita strumentazione,
mostrava un quadro parecchio sconfortante: massa muscolare in
grave difficoltà, grasso viscerale oltre la soglia di guardia (nonostante
l’apparenza per nulla robusta della signora), segni evidenti di grande
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infiammazione e stress.
Abbiamo ovviamente cominciato con l’obiettivo più immediato: dare
beneficio rapido rispetto al mal di testa e mal di collo. Dopo 3 sedute,
la situazione cominciava sensibilmente a migliorare,dopo 6 il mal di
testa si era decisamente ridotto ma.... il dolore lombare si stava
facendo più intenso.
Mentre il disturbo cervicale continuava a migliorare, il disturbo
lombare si faceva sempre più intenso, fino a raggiungere un livello
poco tollerabile.
Sottoposta ad accertamento con risonanza magnetica, emerge un
quadro preoccupante:tutti i dischi lombari sono sofferenti, e la
colonna è fortemente usurata.
Cos’è successo? Con tutta probabilità, la continua assunzione di
farmaci per il dolore cervicale/mal di testa, ha contemporaneamente
“sedato” una situazione lombare che stava peggiorando. Migliorando
la tensione muscolare a livello cervicale, abbiamo indirettamente
chiesto alla lombare di “adattarsi”, e questo ha fatto emergere il
problema in tutta la sua gravità.
Questa persona ha ora raggiunto un equilibrio soddisfacente, grazie
alla rieducazione posturale, all’attività fisica di rinforzo muscolare, ed
al mantenimento di un corretto stile di vita. Sicuramente il danno
intercorso a livello lombare non le permetterà di abbassare la
guardia, ma quantomeno sta bene, a dimostrazione del fatto che
anche i casi più complessi possono liberarsi dei loro sintomi, pur in
presenza di problematiche importanti.
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Caso 3: cervicalgia post trauma di 30 anni prima, con sintomi
metabolici
Questo signore di 42 anni ha forti dolori cervicali da tantissimi anni,
tanto da non ricordare esattamente quando sono cominciati. In
aggiunta, lamenta dolore ad almeno altri 5 distretti,oltre a quello
cervicale. Immediatamente ci riferisce un episodio di enorme
rilevanza, un violento investimento in auto all’età di 7 anni, con
trauma cranico e diverse fratture. Che sia stato quello a danneggiare
le strutture cervicali e a modificare lo sviluppo posturale del bambino
è fuor di dubbio,dato che il tratto cervicale (e tutta la colonna di
conseguenza) risulta rettilineizzato, come da colpo di frusta “fresco”.
Visti i numerosi sintomi metabolici, ci saremmo aspettati un analisi
della composizione corporea, effettuata con apposita strumentazione,
che indicava sofferenza dei tessuti, infiammazione generalizzata e
quant’altro ma...nulla di tutto ciò, solo un po’ di grasso in eccesso.
Dopo 4 sedute di trattamento manuale profondo della muscolatura
cervicale, la situazione era già profondamente cambiata, come
sempre succede nei casi di cervicale in cui si è sicuri che il problema
sia di origine traumatica: in questi casi infatti, causa ed effetto (la
tensione muscolare) coincidono. Nei casi di cervicalgia non
traumatica, la tensione muscolare è l’effetto di qualche altra causa.
A fronte di un ottimo miglioramento dei sintomi posturali, non
avevamo riscontrato altrettanto cambiamento nei sintomi metabolici.
Dato che l’analisi della composizione corporea non indicava papabili
sofferenze metaboliche, abbiamo deciso di trattare il muscolo più
connesso con la sfera viscerale: il diaframma. Il diaframma è il
principale muscolo respiratorio, e sta proprio a ridosso dei visceri
addominali. Quando c’è sofferenza della colonna, oppure situazioni di
forte stress emotivo, tende a rimanere contratto, riducendo la
funzionalità degli organi, e dando origine a numerosi sintomi. Appena
trattato il diaframma con una apposita tecnica manuale e con
esercizi di respirazione, il nostro paziente si è immediatamente
sentito più sgonfio e libero. Proseguendo con la rieducazione della
respirazione e del diaframma, ed intraprendendo un regolare piano di
attività fisica, ha gradualmente migliorato anche tutti gli altri sintomi.
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