PIANO DI ZONA
AI SENSI DELLA LEGGE 328/2000
AMBITO TERRITORIALE DEL BASSO SEBINO
A CURA DI
TRIENNIO 2009-2011
1
CONFERENZA DEI SINDACI
CONSIGLIO DI RAPPRESENTANZA DEI SINDACI
PRESIDENTI ASSEMBLEE DEI SINDACI DISTRETTI SOCIO-SANITARI
CONSULTA DI ORIENTAMENTO L. 328/00
PROLOGO A CARATTERE PROVINCIALE
PIANI DI ZONA 2009-2011
Approvato nella seduta del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci del 2 marzo 2009
alla presenza dei Presidenti delle Assemblee dei Sindaci
e dei componenti della Consulta di Orientamento L.328/00
Bergamo, febbraio 2009
2
PROLOGO A CARATTERE PROVINCIALE PER I 14 PIANI DI ZONA 2009-2011 DEGLI AMBITI TERRITORIALI DELLA PROVINCIA DI
BERGAMO
1. PREMESSA
La Conferenza dei Sindaci del novembre 2008 ha espresso la volontà di proporre, alle diverse
Assemblee dei Sindaci dei Distretti socio-sanitari, di far precedere i nuovi Piani di Zona 2009-2011 da
un prologo comune per i 14 Ambiti Territoriali che contempli le strategie di attuazione delle
politiche di welfare e le tematiche da affrontare a livello provinciale.
Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci ha tradotto questa indicazione formulando il seguente
documento, con due obiettivi, di ordine:
“politico” - superare la frammentarietà e inserire una logica dell’intervento sociale in ottica
di “sistema provincia” con alcuni ovvi vantaggi in termini negoziali e contrattuali;
“operativo” - diffondere e condividere una direzione verso un’uniformità dei servizi e delle
prestazioni per il cittadino in condizione di fragilità, con logiche programmatorie ed
operative che, pur giustamente rispettose delle particolarità e dei bisogni espressi dal e nel
territorio, riescono a indirizzarsi verso logiche comuni e condivise al di là dei confini
dell’Ambito Territoriale.
Dopo i primi sette anni di attuazione della legge 328/2000 e alla vigilia dell’approntamento dei
Piani di Zona del terzo triennio, il giudizio sull’attuazione della legge nazionale in terra bergamasca
è positivo.
È cresciuta la competenza e la capacità dei 14 Ambiti Territoriali a programmare e ad organizzare
la rete dei servizi; ma ancor prima è cresciuta la capacità politica dei Comuni e degli Uffici di
Piano nell’assumere i compiti e nel cogliere le opportunità della legge, arricchendo di nuove
potenzialità economiche l’area dei servizi nelle proprie comunità locali.
È proprio nei servizi immateriali e nel sapere scientifico, professionale e organizzativo che troverà
sempre più spazio nei prossimi anni la qualità sociale di una comunità e il suo valore.
La partecipazione istituzionale dei Comuni alle Assemblee di Ambito è stata elevata e costante,
come notevole e crescente è stato l’impegno degli Uffici di Piano, vero motore di
programmazione e di organizzazione negli Ambiti.
L’esperienza della vita “associativa” degli Ambiti è un patrimonio in crescita attorno al quale la
Regione e, per quanto possibile, anche i Comuni stessi potranno fare riferimento anche per altre
funzioni e attività sovra comunali.
L’Ambito sovra locale disegnato dalla L. 328/2000 sta diventando appunto un patrimonio: una
nuova maniera di concepire la vita amministrativa di comunità più vaste e di governare temi
complessi con competenze accresciute e adeguate.
3
La costruzione dei Piani di Zona diventa un modo nuovo di concepire la comunità come un
prodotto di idee e di cultura, più che una somma di elementi definiti ed economicamente
marginali.
In quest’ottica si inserisce anche la L.R. 3/2008 che fornisce alle istituzioni ed alle organizzazioni pubbliche e private e
fin’anche alle famiglie ed ai cittadini, una possibilità che se non colta, promossa e “curata”, rischierebbe di snaturare a
mero livello burocratico norme che hanno grande potenzialità innovativa. Da sempre, infatti, il sistema di welfare, con
particolare riferimento ai servizi sociali e socio-sanitari, è stato visto come parte di un sottosistema rispetto allo sviluppo
urbanistico, occupazionale, formativo e locale del territorio.
Si riafferma il nostro impegno di mettere il sistema di welfare con la sua tipologia di approccio
verso gli altri sottosistemi, al centro, avendo come principale oggetto di lavoro lo sviluppo
complessivo della comunità locale.
Questa dimensione di lavoro e di metodo consente:
di rappresentare le persone che si rivolgono ai servizi, siano essi di carattere sociale o
sanitario, come portatrici non solo di bisogni e di diritti, ma anche di risorse e di saperi che
ci permettono di leggere e gestire i problemi cruciali intorno alle direzioni possibili da
intraprendere nella società globale;
di dare senso e significato ai concetti di sussidiarietà, partecipazione, programmazione
condivisa e di valorizzazione della realtà locale.
I servizi ed i soggetti che agiscono in quest’area del welfare si occupano di sfere della vita così
delicate e al contempo così cruciali del rapporto cittadini - istituzioni che, se sostenute, consentono
l’attivazione di dinamiche partecipative in grado di recuperare il senso del legame sociale ed i
processi di inclusione che sono questioni cardine dello sviluppo del territorio.
Per realizzare questo si delinea:
un supporto tecnico-operativo, non esclusivamente specialistico e di settore, ma attento
alla cura e alla realizzazione del processo, con l’individuazione di luoghi e di spazi
autorevoli di sintesi e di “ricomposizione di senso” delle strategie e delle operatività;
un’elencazione di obiettivi possibili, utili a concretizzare l’azione prospettata e a
riconoscersi in un percorso di “governo” e di prossimità in cui il territorio e la comunità che
lo rappresenta siano protagonisti.
Naturalmente il prologo provinciale è una sintesi che necessariamente deve limitarsi a indicare
alcune priorità essenziali e parziali del sistema generale di “protezione e coesione sociale” per non
essere meramente una lista di “cose da fare”.
Lo sviluppo naturale, di questo prologo e delle azioni proposte, trova il suo contenuto
approfondito, distintamente creativo, ricco e articolato nel Piano di Zona di ogni Ambito Territoriale
e della sua Assemblea dei Sindaci.
4
2.
ALCUNI DATI “SIGNIFICATIVI”DI CONTESTO
Al 31 dicembre 2007, data cui si riferiscono le statistiche demografiche più aggiornate, la
popolazione residente sul territorio provinciale ammonta a 1.059.593 unità, pressoché equamente
ripartite tra maschi (49.6%) e femmine (50.4%), con un incremento assoluto rispetto alla stessa data
dell’anno precedente di 14.773 unità, pari all’1.4% in termini relativi.
Per interpretare le dinamiche quantitative della popolazione residente, conviene però fare
riferimento ad un arco temporale più esteso di un anno, rifacendosi al grafico sottostante dove è
riportata la serie storica della popolazione nel periodo compreso tra il 31 dicembre 1991 e il 31
dicembre 2007.
SERIE STORICA DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE IN PROVINCIA DI BERGAMO - 1992-2007
In tutti questi anni, con l’esclusione del 2001 sul quale hanno pesato le verifiche censuarie, il trend
della popolazione si è mantenuto crescente e approssimativamente lineare, con un tasso di
variazione annuo compreso tra lo 0,5% e l’1% fino al 2000 e tra l’1% e il 2% negli anni successivi.
Volendo distinguere, nelle variazioni annuali, il contributo della componente naturale (differenza
tra nati e morti) e quello della componente migratoria (differenza tra immigrati ed emigrati), si
perviene al grafico seguente, che ne riporta i valori a partire dal 2002.
SERIE STORICA DEI SALDI DEMOGRAFICI IN PROVINCIA DI BERGAMO - 2002-2007
200 00
s a l d o m i g r a to r i o
s a ld o n a tu r a le
175 00
150 00
125 00
100 00
7 500
5 000
2 500
0
2002
2003
2 004
2005
20 06
2007
F o n t e : e la b o r a z io n e O s s e r v a t o r io P o lit ic h e So c ia li P r o v in c ia d i B e r g a m o s u d a t i I s t a t
5
E’ evidente il peso più rilevante della componente migratoria rispetto a quella naturale, la cui
consistenza è, in termini relativi, esigua. Ci si trova in sostanza di fronte ad una popolazione in trend
di crescita costante, ma ciò principalmente a motivo della capacità di attrazione esercitata dal
territorio provinciale, che determina un numero di ingressi ben superiore a quello delle uscite.
Ciò è confermato numericamente dal coefficiente di gravitazione, che per il 2007 è pari a
+11.5°/oo, mentre il tasso di natalità, pari al 10,8°/oo, è approssimativamente associato al valore di
1,6 figli attesi per donna, ben al di sotto del valore di sostituzione di 2 figli per donna che
garantirebbe il mantenimento del livello numerico della popolazione senza apporti esterni.
Inoltre, occorre tenere presente che anche il trend demografico non è uniforme su tutto il territorio
provinciale, come risulta dal grafico sottostante nel quale viene presentata la variazione
demografica relativa dell’ultimo triennio per i quattordici Ambiti della Provincia.
VARIAZIONE PERCENTUALE DELL’AMMONTARE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE NEL TRIENNIO 2005-2007
NEGLI AMBITI TERRITORIALI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO
-1.0%
0.0%
1.0%
2.0%
3.0%
4.0%
5.0%
6.0%
7.0%
Ambito VALLE CAVALLINA
Ambito di SERIATE
Ambito ISOLA BERGAMASCA
Ambito di ROMANO DI LOMBARDIA
Ambito di TREVIGLIO
Ambito di GRUMELLO
Ambito BASSO SEBINO
Ambito di DALMINE
Ambito ALTO SEBINO
Ambito VALLE IMAGNA
Ambito VALLE SERIANA
Ambito VALLE SERIANA SUP. E SCALVE
Ambito di BERGAMO
Ambito VALLE BREMBANA
Fonte: elaborazione Osservatorio Politiche Sociali Provincia di Bergamo su dati Istat
In fondo alla classifica, in corrispondenza dei tassi di variazione più bassi, si trovano, insieme
all’Ambito di Bergamo, tutti gli Ambiti delle Valli, con la Valle Brembana che risulta addirittura in
trend negativo, ovvero con una popolazione il cui ammontare nell’ultimo triennio è diminuito.
Per quanto riguarda la struttura demografica della popolazione, cioè la sua composizione per
sesso ed età, oltre alla descrizione analitica offerta dalla piramide delle età, che viene presentata
più avanti, è possibile discutere i valori di alcuni indicatori sintetici, che vengono elencati nella
seguente tabella confrontando altresì la situazione dell’ultimo triennio, per valutare l’evoluzione in
atto.
6
PRINCIPALI INDICATORI DEMOGRAFICI RELATIVI ALLA POPOLAZIONE RESIDENTE IN PROVINCIA DI BERGAMO - 2004 E 2007
INDICATORE
31 DICEMBRE 2004
31 DICEMBRE 2007
111.7%
114.5%
46.2%
48.4%
5.3%
5.3%
Indice di vecchiaia
numero di anziani (65enni e oltre) ogni cento bambini
(sotto i 15 anni)
Indice di carico sociale
numero di soggetti al di fuori dell’età lavorativa ogni
cento soggetti in età lavorativa
Tasso d’incidenza della popolazione infantile
numero di bambini sotto i 5 anni ogni cento soggetti
Sulla base dei dati elencati e di altri che per brevità non vengono in questa sede riportati, si può
sostanzialmente affermare che, a fronte di un tasso di ricambio alla base della piramide (il
contributo cioè della classe di età quinquennale più giovane) pressoché costante, è in atto un
progressivo fenomeno di invecchiamento in base al quale l’incidenza delle generazioni più
anziane aumenta sempre più rispetto a quello delle generazioni in età lavorativa.
PIRAMIDE DELLE ETÀ DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE IN PROVINCIA DI BERGAMO AL 31 DICEMBRE 2007
90+
maschi
femmine
85-89
80-84
75-79
70-74
65-69
60-64
55-59
50-54
45-49
40-44
35-39
30-34
25-29
20-24
15-19
10-14
05-09
00-04
5%
4%
3%
2%
1%
0%
0%
1%
2%
3%
4%
5%
Fonte: elaborazione Osservatorio Politiche Sociali Provincia di Bergamo su dati Istat
Anche per la struttura demografica è possibile rilevare l’esistenza di diverse situazioni locali. Si veda
a questo proposito il grafico seguente, dove la posizione di ciascun ambito interpreta i valori degli
indici di vecchiaia e di carico sociale a esso corrispondenti.
7
AMBITI TERRITORIALI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO:
DIAGRAMMA A DISPERSIONE RISPETTO ALL’INDICE DI VECCHIAIA E ALL’INDICE DI CARICO SOCIALE AL 31 DICEMBRE 2007
60%
Ambito di BERGAMO
55%
Ambito VALLEBREMBANA
le
ia
c
o
s
o
c
ria 50%
c
i
d
e
ic
d
in
Ambito ALTO SEBINO
Ambito VALLESERIANA SUP. E
SCALVE
Ambito VALLESERIANA
Ambito VALLEIMAGNA
Ambito VALLECAVALLINA
Ambito BASSO SEBINO
45%
Ambito di DALMINE
Ambito di GRUMELLO
Ambito di SERIATE
Ambito di TREVIGLIO
Ambito ISOLA BERGAMASCA
Ambito di ROMANO DI
LOMBARDIA
40%
50%
75%
100%
125%
150%
175%
200%
indice di vecchiaia
Fonte: elaborazione Osservatorio Politiche Sociali Provincia di Bergamo su dati Istat
Nel grafico, più ci si sposta a destra e più forte diventa la prevalenza degli anziani sui bambini
misurata dall’indice di vecchiaia; mentre più ci si sposta in alto e più forte diventa il peso relativo
delle classi improduttive come calcolato dall’indice di carico sociale.
Analogamente a quanto rilevato prima, si distinguono gli Ambiti delle Valli e l’Ambito di Bergamo in
posizione estrema verso l’angolo in altro a destra, che descrive le popolazioni in cui
l’invecchiamento ha prodotto gli effetti numericamente più vistosi.
A questo contesto di carattere demografico, curato DALL’OSSERVATORIO POLITICHE SOCIALI DELLA
PROVINCIA DI BERGAMO, si legano alcuni dati, curati dall’Asl, sullo stato di salute della popolazione
bergamasca, che mettono in evidenza alcune criticità di carattere sanitario e conseguentemente
sociali legate alla maggiore prospettiva di vita. Per la prima volta nella storia dell’umanità,
l’aumento dell’aspettativa di vita si coniuga con alcuni problemi che influenzeranno in modo
determinante il futuro della nostra società. La contrazione delle nascite, sintomo di un ricambio
generazionale flebile almeno in termini numerici, ed il progressivo invecchiamento della nostra
popolazione porterà ad un inevitabile incremento delle patologie cronico degenerative
richiedendo maggiore assistenza.
Questi pochi dati tracciano una dimensione evolutiva della nostra comunità, che condizionerà
sempre più la programmazione sociale, e non solo, dei prossimi decenni.
8
RICOVERI OSPEDALIERI DEI SOGGETTI CON ETÀ UGUALE O SUPERIORE AI 75 ANNI
TAB.1 - ANDAMENTO NEGLI ANNI E TASSO SULLA POPOLAZIONE NELLA STESSA CLASSE D’ETÀ
A
2
2
2
2
2
2
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
N . d i
s o g g e t t i
R ic o v e r a t i
n n o
3
4
5
6
7
8
2
2
2
2
2
2
0
1
2
2
0
0
.
.
.
.
.
.
6
3
0
7
9
8
2
0
4
5
0
8
P
o p
> = 7 5
a n n i
4
7
2
2
8
2
6
7
7
7
7
8
7
0
3
6
9
2
.
.
.
.
.
.
9
3
5
8
6
5
0
1
4
5
4
5
8
5
4
8
0
6
N . d i
s o g g e t t i
r ic o v e r a t i
s u
1 0 0
A b .
3
3
3
2
2
2
0
0
0
9
6
5
,
,
,
,
,
,
4
3
0
6
3
3
Fonte: Dati di Ricovero-Fonte scheda di dimissione ospedaliera
Rimane elevato il bisogno di ricorso a cure ospedaliere per le persone, ultra o pari a 75 anni, anche
se in calo in termini % negli anni. L’apparente flessione del ricorso all’assistenza ospedaliera negli
anni presi in considerazione può trovare alcune plausibili spiegazioni dal passaggio in regime
ambulatoriale di alcuni interventi propri dell’anziano (per es. cataratta).
TAB.2 - SOGGETTI CON ETÀ SUPERIORE OD UGUALE A 75 RICOVERATI PRESSO STRUTTURE OSPEDALIERE NEL 2008
P
n _ d is t
1
1
1
1
1
A
S
L
1
2
3
4
5
6
7
8
9
0
1
2
3
4
o p
> = 7 5
a n n i
1 6
8 .
4 .
2 .
3 .
2 .
2 .
8 .
3 .
4 .
3 .
8 .
8 .
5 .
8 2
N . d i
s o g g e t t i
r ic o v e r a t i
. 3 9 1
3 8 9
2 9 6
8 3 3
5 1 2
2 1 6
9 4 4
2 9 4
9 1 6
3 0 6
9 7 6
4 6 8
0 0 6
0 0 9
. 5 5 6
4 . 1 5 5
2 . 1 7 4
1 . 0 0 7
7 1 2
9 3 6
6 0 2
7 3 0
2 . 0 2 6
9 2 1
1 . 1 4 7
9 9 0
2 . 1 5 7
1 . 9 1 7
1 . 4 0 8
2 0 . 8 8 2
N . d i
s o g g e t t i
r ic o v e r a t i
s u
1 0 0
A b .
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
5
5
3
5
6
7
4
4
3
6
4
5
3
8
5
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
3
9
4
1
7
2
8
4
5
6
9
5
9
1
3
Fonte: Dati di Ricovero-Fonte scheda di dimissione ospedaliera
In particolare nel corso dell’anno 2008 - 1 persona su 4 - con età superiore od uguale a 75 anni, ha
avuto un ricovero ospedaliero (tale distribuzione si mantiene omogenea sul territorio bergamasco).
Dato interessante è che l 14,2 % degli anziani viene ricoverato a causa di un traumatismo.
9
Le cause di ricovero per trauma sono quelle che generano la necessità maggiore di assistenza
domiciliare: gli anziani con traumi oltre ad avere pesantemente limitata la propria autosufficienza,
si vedono sottoposti a “rischi maggiori” una volta dimessi, per cui un’adeguata assistenza al
domicilio è una condizione necessaria a ridurre i rischi di una precoce istituzionalizzazione.
TAB.3 - SOGGETTI ASSISTITI CON PIANO ASSISTENZIALE INDIVIDUALIZZATO IN ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA –ANNO
2007
distretto
00-64
01 Bergamo
114.224
02_Dalmine
03_Seriate
04_Grumello
05_Valle Cavallina
116.693
60.676
39.364
43.185
06_Monte Bronzone - Basso Sebino
07_Alto Sebino
08 Valle Seriana
09_Valie Seriana Superiore e Valle di Scaive
Utenza assistita nel 2007 con emissione Numero utenti nell'anno/popolazione x
1000
di Piani assistenziali
popolazione residente al 1/1/2008 in
provincia di Bergamo'
25.438
24.459
79.538
35.425
65-74
75-79 80 e
oltre
16.780 6.860
9.531
12.521 4.086
4.303
6.054 2.012
2.284
3.841 1.295
1.538
4.379 1.623
1.889
993
2.661
1.223
3.252 1.253
1.691
10.151 3.788
4.506
4.566 1.765
2.151
4.773
4.592
11.307
1.833
1.787
4.026
l O_Valle Brembana
l 1 Valle 'macina e Villa d'Almè
l 2_1sola Bergamasca
34.657
42.350
105.258
13_Treviglio
14_Romano di Lombardia
87.219 10.276 3.619
66.506
6.892 2.376
874.992 102.045 37.316
2.473
2.189
4.442
totale
147.395
65- 7574 79
95 116 114
137.603
71.026
46.038
51.076
91 100
62 49
30 38
47 44
81
43
31
53
30.315
30.655
97.983
43.907
18
19
58
34
21
30
59
53
20
26
46
39
43.736
50.918
125.033
32
37
85
46
43
84
42
36
72
62
106
108
194
208
40
705
104
1.992
4.387
105.501
2.633
78.407
45.240 1.059.593
00-64
61 74
44 47
713 804
80 e
oltre
391
177
131
67
101
63
57
140
145
totale
0064
716
449
285
166
245
122
132
303
271
226
224
435
405
235
4214
6574
0,8 6,9
0,8 8,0
1,0 8,1
0,8 9,9
1,1 10,0
0,7 7,9
0,8 9,2
0,7 5,8
1,0 11,6
7579
80 e
oltre
ditotale
16,6
19,8
21,4
23,9
32,7
20,1
20,8
12,1
22,1
41,0
4,9
41,1
57,4
43,6
53,5
51,5
3,3
04
3,6
4,8
04
33,7
31,1
67,4
4,3
3,1
6,2
0,9
0,9
0,8
0,7
9,6
9,4
7,4
7,2
22,9
20,1
17,9
17,1
42,9
49,3
43,7
47,4
5,2
4,4
3,5
3,8
0,7
0,8
6,8
7,9
16,8
18,9
39,5
044
03
04
Fonte: Dati Servizio di Assistenza domiciliare-ASL
Da quest’ulteriore dato si evidenzia come il 64% dei piani di assistenza integrata – ADI interessa i
soggetti con età superiore od uguale a 75 anni.
Il bisogno di continuità assistenziale e di cure domiciliari interessa anche parte di popolazione
affetta da patologie neoplastiche.
TAB.4 DISTRIBUZIONE DEI SOGGETTI CON NEOPLASIE
BDA 2007 - Assistiti con neoplasie
Domicilio
D01-Bergamo
D02-Dalmine
D03-Seriate
D04-Grumello
D05-Valle Cavallina
D06-Monte Bronzone-Basso Sebino
D07-Alto Sebino
D08-Valle Seriana
D09-Valle Seriana Sup.e Scalve
D10-Valle Brembana
D11-Valle Imagna e Villa d'Almè
D12-Isola Bergamasca
D13-Treviglio
D14-Romano di Lombardia
N.C.
Totale complessivo
assistiti
totale valore totale
assistiti
valore
F
M
F
2.966 3.741 15.497.773 14.857.400 6.707 30.355.173
2.161 2.484 13.690.440 11.013.141 4.645 24.703.581
1.116 1.353 6.275.083 5.284.265 2.469 11.559.348
671
823 3.895.585 3.376.705 1.494
7.272.290
780
887 4.257.811 3.636.864 1.667
7.894.676
391
481 2.243.370 2.007.982
872
4.251.351
572
580 3.282.035 2.551.343 1.152
5.833.378
1.780 1.988 10.364.367 8.308.016 3.768 18.672.383
771
825 5.096.845 3.641.560 1.596
8.738.405
751
766 4.195.646 3.344.977 1.517
7.540.623
778
915 4.002.353 3.826.367 1.693
7.828.721
1.785 2.132 10.733.031 9.153.911 3.917 19.886.942
1.674 2.140 10.076.964 9.108.631 3.814 19.185.594
1.264 1.422 7.717.299 5.945.980 2.686 13.663.280
3
12
3.457
18.432
15
21.889
17.463 20.549 101.332.061 86.075.574 38.012 187.407.634
consumo tasso
medio
grezzo
assistito *10.000
pop.07
M
4.526
5.318
4.682
4.868
4.736
4.875
5.064
4.956
5.475
4.971
4.624
5.077
5.030
5.087
1.459
4.930
439 152.874
336 138.331
348
71.050
325
45.906
326
51.161
287
30.400
384
30.005
384
98.184
367
43.451
347
43.676
332
50.952
314 124.621
362 105.427
343
78.319
279
538
357 1.064.895
10
Fonte: Banca dati assistiti-ASL
I numeri si riferiscono a tutti soggetti assistiti nel 2007 per neoplasie indipendentemente dal grado di
gravità della stessa patologia.
Il 3% della popolazione complessiva, nel 2007 è stato assistito per tale patologia .
Nel 2007 i decessi per tumore nella nostra provincia sono stati 1897 e rappresentano il 4% di tali
assistiti.
Tale dato può considerarsi un indicatore indiretto di un potenziale bisogno d’assistenza territoriale.
3. GLI OBIETTIVI E LE STRATEGIE
Per i Comuni associati, titolari e responsabili della programmazione dei Piani di Zona gli obiettivi a
carattere provinciale e generale della nuova triennalità sono:
⇒ un disegno strategico che con gradualità promuova una generazione di politiche sempre
più integrate tra il sistema sanitario, socio-sanitario e sociale a favore del cittadino in
condizione di fragilità;
⇒ la volontà di contribuire a riorganizzare la rete ospedaliera provinciale con l’obiettivo di
dotare gli Ambiti Territoriali di servizi di prossimità per la degenza sanitaria temporanea a
bassa intensità e per l’assistenza socio-sanitaria riabilitativa semi residenziale e residenziale;
⇒ un incremento delle attività territoriali nella logica della continuità assistenziale e con una
integrazione di sistema tra l’area socio-sanitaria e socio-assistenziale;
⇒ una progressiva uniformità dei sistemi locali di welfare;
⇒ la realizzazione della rete dei servizi essenziali a livello di Ambito Territoriale;
⇒ l’attenzione alla prevenzione ed alla promozione della e alla salute;
⇒ l’innovazione, la ricerca sociale e la formazione.
Al fine di sostenere la realizzazione di tali intenti si declinano di seguito:
11
OBIETTIVI DI CARATTERE POLITICO – sono le sollecitazioni in termini di proposta che il sistema
comunale del territorio bergamasco indirizza ai livelli istituzionali competenti e che incidono
nella programmazione e nello sviluppo del welfare locale;
OBIETTIVI DI CARATTERE STRATEGICO – indicano la direzione e l’azione operativa di cui il sistema
comunale sceglie di indirizzare la propria azione e per la cui dimensione operativa è
direttamente responsabile;
OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO – si riferiscono alle sinergie di realizzazione dell’integrazione
con i sistemi sanitari e socio-sanitari e alle azioni per lo sviluppo del sistema socioassistenziale di competenza comunale.
12
OBIETTIVI DI CARATTERE POLITICO E ORGANIZZATIVO
Le risorse e la certezza dei finanziamenti sono elementi essenziali ed indispensabili per
programmare Piani d’azione sociale che non siano una semplice declinazione di “aspettative”.
La certezza dei finanziamenti è preliminare condizione e perciò un impegno a cui gli Enti Locali non
vogliono venire meno, ma che richiede reciprocità istituzionale.
A livello provinciale, oltre alla ricerca di nuovi canali di finanziamento per l’attuazione delle politiche sociali (bandi europei,
fondazioni, contributi da organizzazioni e da privati ), i Comuni si impegnano ad incrementare le risorse associate per il
sociale a livello di Ambito Territoriale. Inoltre si impegnano, a risorse invariate, a proporre soluzioni diverse nell’attuale
impiego economico del Fondo Sanitario Regionale in una logica d’integrazione dei sistemi sanitario, socio-sanitario e socioassistenziale.
OBIETTIVI DI CARATTERE POLITICO
OBIETTIVO N.1 – RISORSE
CERTEZZA DEI CONTRIBUTI FINANZIARI, PER IL SOSTEGNO DEL “SISTEMA DEI SERVIZI E DEGLI INTERVENTI SOCIALI”
AZIONE
FORMULAZIONE DI UNA RICHIESTA NELLE SEDI NAZIONALI E REGIONALI DI UN MECCANISMO, IDENTICO A QUELLO
FONDO SANITARIO NAZIONALE, CHE NON PUÒ MAI DIMINUIRE, PER LE RISORSE DESTINATE AL “SOCIALE”:
FONDO NAZIONALE POLITICHE SOCIALI, FONDO SOCIALE REGIONALE, FONDO NAZIONALE PER LE NON
DEL
AUTOSUFFICENZE
TEMPI
2009, DA RIBADIRE NELLA CONSULTA DELLA SANITÀ (ORGANISMO
PRESIDENTE DELLA REGIONE LOMBARDIA, DI CUI FANNO PARTE ANCHE I PRESIDENTI
DEI CONSIGLI DI RAPPRESENTANZA DELLA REGIONE), ALL’ANCI ED IN OGNI OCCASIONE ISTITUZIONALE
RICHIESTA DA FORMALIZZARE ENTRO GIUGNO
REGIONALE PRESIEDUTO DAL
Le risorse finanziarie per sostenere le politiche sociali dei Comuni e degli Ambiti Territoriali,
provengono: dal Fondo Nazionale Politiche Sociali, dal Fondo Nazionale per le non autosufficienze,
dal Fondo Sociale Regionale, dai Comuni e dal contributo diretto dei cittadini.
I Comuni e le famiglie sostengono, da soli, tra il 75% e l’85% dei costi complessivi di assistenza
sociale.
La forbice è dovuta al fatto che in questi 7 anni lo Stato e la Regione hanno contribuito con risorse
finanziarie di anno in anno mutevoli e incerte, comunque in diminuzione.
La Regione Lombardia finanzia il sistema della sanità bergamasca – dato anno 2007 – con
1.132.215.000 € (ospedali, ecc.), il sistema socio-sanitario – dato anno 2007 – con 123.129.000 €
(RSA, Consultori, RSD, CDI, ADI ecc.).
I Comuni finanziano la spesa per il sistema socio-assistenziale (pari a circa 106.000.000 €) per una quota
pari a circa 73.000.000 € – dato anno 2006.
13
I finanziamenti statali e regionali sulla stessa ammontano ad una quota pari a circa 14.500.000 €, risorse che
coprono quindi solamente il 13% della spesa sociale complessiva.
Alla Regione abbiamo chiesto più volte, inutilmente, una flessibilità, ancorché minima, nel Bilancio
dell’ASL. Questa flessibilità consentirebbe sia una maggiore autonomia dell’Azienda in sede locale,
sia una maggiore responsabilizzazione di essa nelle decisioni di spesa.
Chiediamo alla Regione e allo Stato, a garanzia di un’efficace programmazione la certezza
dell’entità e dei tempi di erogazione delle risorse.
OBIETTIVI DI CARATTERE POLITICO
OBIETTIVO N. 2 - RISORSE – PROPOSTE
A RISORSE DISPONIBILI INVARIATE, RIDEFINIZIONE DI MAGGIORI FONDI PER IL TERRITORIO
AZIONE
IMPEGNARSI,
ANCHE
ATTRAVERSO
PROPOSTE
A
CARATTERE
COMUNALE
O
TERRITORIALE,
PER
UNA
RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE DI OFFERTA OSPEDALIERA E, CONSEGUENTEMENTE, PER UNA DESTINAZIONE VERSO I
SERVIZI TERRITORIALI DEL FONDO SANITARIO REGIONALE.
TEMPI
DEFINIZIONE E FORMALIZZAZIONE DELLE PROPOSTE PER LA PROSSIMA
CONFERENZA DEI SINDACI PREVISTA PER
DICEMBRE 2009
Il sistema ospedaliero bergamasco è complessivamente di buona qualità, offre prestazioni
adeguate e raggiunge non poche eccellenze.
Le criticità sono comuni a molte altre realtà ospedaliere lombarde: lunghe liste d’attesa,
insufficienza delle strutture riabilitative e per la lungodegenza, dimissioni precoci o troppo precoci,
assenza di un rapporto organico tra ospedale e comunità locale.
La Legge e l’evoluzione stessa della Medicina nei paesi occidentali spinge gli Ospedali per acuti
verso una sempre maggiore specializzazione nelle cure intensive per le emergenze e le urgenze,
nella diagnostica complessa e nella terapia oncologica, nella ricerca in genetica e in
immunologia.
I posti letto per acuti si ridurranno ulteriormente a causa dell’incremento del turnover, molta
medicina tradizionale troverà il suo spazio di elezione sul territorio.
Lo stesso sviluppo demografico indurrà l’ ideazione e la produzione di forme nuove di gestione
delle fragilità patologiche delle persone anziane.
I Medici di famiglia assumeranno un ruolo più centrale nella cura e nel percorso diagnosticoterapeutico di molta parte della medicina tradizionale.
Inoltre, a Bergamo, dove la rete ospedaliera “consuma”, in modo anche inappropriato
€684.429.000 (DRG, Ambulatoriale), il 58% del bilancio sanitario ASL –-consuntivo anno 2007, inizierà
la sua attività il Nuovo Ospedale, che sarà in grado da solo, se messo in condizioni di farlo, di
assorbire buona parte della domanda d’urgenza e di specialità complesse dell’intera provincia e
di ampliare lo spazio della ricerca clinica, facendo leva sulla realtà consolidata dell’Istituto Mario
Negri.
14
È QUESTO IL TEMA DEI TEMI: COME PENSARE AD UNA RETE OSPEDALIERA CHE NON PRESENTI SPRECHI, INEFFICIENZE E NON
SOLLECITI LOCALISMI PRIVI DI SOSTENIBILITÀ. Ovvero, come pensare ad una riorganizzazione della rete
ospedaliera provinciale con l’obiettivo di dotare gli Ambiti Territoriali di più utili servizi di prossimità
per la degenza sanitaria temporanea a bassa intensità e per l’assistenza socio-sanitaria
semiresidenziale e residenziale.
Se è vero che la progressiva e rapida rivoluzione demografica richiede già oggi più assistenza
sanitaria e socio-sanitaria alla popolazione anziana e che questo sarà sempre più l’elemento
dirompente nei prossimi decenni, allora occorre che il sistema sanitario bergamasco si orienti da
subito verso forme più adeguate di assistenza territoriale e di prossimità. Questo anche
potenziando l’Assistenza Domiciliare Integrata, incrementando la disponibilità di posti nelle RSA e
assegnando ad esse anche funzioni di Riabilitazione Generale Geriatrica e di soccorso nelle
funzioni infermieristiche.
Accanto alla riorganizzazione della rete ospedaliera si dovrà prevedere l’affidamento delle funzioni
sanitarie e socio-sanitarie meno complesse, anche di natura riabilitativa, alla direzione distrettuale.
L’enfasi sulle opportunità collegate al Nuovo Ospedale non può dunque essere disgiunta da una
razionale presa di posizione sul futuro stesso della restante rete provinciale ospedaliera.
Si tratta di risorse finanziarie rilevantissime, di cui ogni punto percentuale di spreco e di inefficienza
vale circa 6,8 milioni di Euro, la metà di quanto lo Stato e la Regione conferisce a tutti i 244 Comuni
bergamaschi per le politiche sociali ogni anno.
OBIETTIVI DI CARATTERE STRATEGICO
OBIETTIVO N. 3 - ORGANIZZAZIONE - GOVERNANCE
FAVORIRE
“LUOGHI” DI SINTESI E DI RICOMPOSIZIONE DEL FRAMMENTATO UNIVERSO DELL’AREA SOCIALE CON
L’OBIETTIVO DI RESTITUIRE UNA MAGGIORE UNIFORMITÀ E UNA PIÙ INCISIVA VALENZA OPERATIVA AL SENSO DI
“RAPPRESENTANZA” PROVINCIALE, IN OTTICA ANCHE NEGOZIALE;
AZIONE
PROMUOVERE UN LIVELLO DI “GOVERNO TECNICO PROVINCIALE” DELL’AREA SOCIO-ASSISTENZIALE PROIETTATA VERSO
L’INTEGRAZIONE CON QUELLA SOCIO-SANITARIA A SUPPORTO DEI LIVELLI ISTITUZIONALI;
TEMPI
DAL 01.04.2009 DATA DI APPLICAZIONE DEI PIANI DI ZONA 2009-2011.
Area istituzionale
CONSIGLIO DI RAPPRESENTANZA DEI SINDACI
Sono affidate a quest’organismo istituzionale le attribuzioni comunali in ordine all’integrazione delle
funzioni sanitarie e sociali, così come definito dalla L.R. 31/97 e successive modifiche e integrazioni,
dalla L. 328/2000 e dalla L.R. 3/2008.
Il Consiglio di Rappresentanza viene eletto dalla CONFERENZA DEI SINDACI composta da tutti i Sindaci
dei 244Comuni che fanno parte dell’ambito territoriale dell’Azienda Sanitaria Locale.
15
A nome della Conferenza, il Consiglio esercita le seguenti funzioni principali:
1. formulazione, nell’ambito della programmazione regionale, delle linee di indirizzo per
l’impostazione programmatica dell’attività sociale e sanitaria;
2. indicazione di linee di indirizzo per la realizzazione delle rete di unità d’offerta socio-sanitaria
e socio-assistenziale;
3. verifica dello stato di attuazione dei programmi e dei progetti e trasmissione delle proposte
e delle valutazioni al Direttore Generale ASL ed alla Regione Lombardia;
4. verifica dell’andamento generale dell’attività e dei servizi sociali e sanitari del territorio;
5. monitoraggio dell’evoluzione della programmazione integrata tra i Piani di Zona sociali e i
Documenti di Programmazione e coordinamento dei servizi socio-sanitari e sanitari;
6. esame del bilancio pluriennale di previsione e di esercizio dell’ASL e invio in Regione delle
relative osservazioni;
7. designazione di un componente del collegio dei revisori dei conti nell’ambito dell’ASL.
Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci rimane in carica cinque anni, è presieduto dal
Presidente della Conferenza ed esprime i propri pareri unitamente ai 14 Presidenti delle Assemblee
dei Sindaci dei Distretti socio-sanitari dell’ASL di Bergamo.
ASSEMBLEE DEI SINDACI DEI DISTRETTI SOCIO-SANITARI
I Comuni attraverso le Assemblee distrettuali dei Sindaci, formulano proposte e pareri alla
Conferenza dei Sindaci in ordine alle linee di indirizzo e di programmazione dei servizi sociali e
sanitari ed esprimono il proprio parere sulla finalizzazione e sulla distribuzione territoriale delle risorse
finanziarie.
L’Assemblea è composta da tutti i Sindaci dei Comuni ricompresi nell’Ambito Territoriale del
Distretto socio-sanitario ed è presieduta dal Presidente eletto dall’Assemblea stessa.
Il Presidente partecipa di diritto alle sedute del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci.
I Comuni e gli Ambiti Territoriali attuano l’integrazione tra la programmazione della rete locale di
offerta sociale e la rete d’offerta sociosanitaria tramite la redazione dei Piani di Zona che viene
approvato e/o aggiornato dalle Assemblee distrettuali dei Sindaci.
Consulta di Orientamento L.328/2000
Promossa dal Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci nel 2002, la Consulta è un organismo
interistituzionale deputato a supportare in modo integrato il lavoro di programmazione ed indirizzo
delle rappresentanze dei Comuni associati, delle Comunità Montane, della Provincia, dell’ ASL,
degli organismi di rappresentanza sociale, della Diocesi, del Terzo Settore in funzione dell'analisi
delle problematiche di politica sociale e sanitaria del territorio bergamasco.
La Consulta di Orientamento è presieduta dal Presidente della Conferenza dei Sindaci ed è
composta dai seguenti organismi: Consiglio di Rappresentanza, Presidenti Assemblee dei Sindaci
dei Distretti socio-sanitari, Presidenti delle Comunità Montane, Provincia di Bergamo, Assessorato
alle Politiche Sociali, Direzione Strategica ASL, Federsolidarietà – Confcooperative, Centro Servizi
Volontariato, Forum Associazioni volontariato socio-sanitario, Diocesi di Bergamo, Organizzazioni
Sindacali -CISL, CGIL, UIL.
16
area tecnica
UFFICIO SINDACI
In coerenza con la L.R. 3/2008 e la Circolare Regionale n. 5/2008, l’Ufficio Sindaci deve:
supportare l’attività del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e delle Assemblee
distrettuali per l’esercizio delle funzioni a loro attribuite in materia di integrazione sociosanitaria.
la Conferenza dei Sindaci ha scelto di affidare a questo Ufficio anche le attribuzioni in
materia socio-assistenziale a carattere provinciale.
Per la sua valenza operativa strategica e trasversale l’Ufficio Sindaci è collocato presso la Direzione
Generale ASL ed è afferente per dipendenza funzionale al Presidente del Consiglio di
Rappresentanza dei Sindaci.
Il Consiglio e l’ASL hanno deciso di costruire questo Ufficio al fine di:
fornire una segreteria operativa alle attività istituzionali del Consiglio di Rappresentanza, dei
Presidenti delle Assemblee dei Sindaci, della Conferenza dei Sindaci, assumendo anche le
funzioni di supporto previste dalla normativa;
tradurre a livello tecnico le decisioni assunte dal Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e,
in collaborazione con le diverse strutture organizzative dell’ASL, dare attuazione alla
formalizzazione delle azioni e dei procedimenti;
favorire un’unità centrale ASL – Comuni, a partecipazione inter-istituzionale, per il supporto
tecnico e la regia permanente dei processi di integrazione sociale e sanitaria.
Il Consiglio ed i Presidenti delle Assemblee dei Sindaci degli Ambiti Territoriali, in relazioni agli
obiettivi posti, ritengono questa struttura organizzativa il “luogo” della ri-composizione tecnica
delle strategie e delle istruttorie di carattere sociale e sanitario a livello provinciale, ricomprendendo, quindi in detto Ufficio, anche i Responsabili degli Uffici di Piano.
Coerentemente a tali indicazioni l’Ufficio Sindaci viene così organizzato:
un nucleo operativo che assicura le funzioni istituzionali sopradescritte, le attività quotidiane di
supporto tecnico e le condizioni per il funzionamento delle “reti” comunicative e dei Gruppi di
supporto previsti. Composto da: n.1 Responsabile, n.1 operatore professionale, n.2 operatori
amministrativi di area sociale e sanitaria.
L’Ufficio, attraverso, di norma, n.1 incontro mensile, funziona in modalità allargata con la
presenza dei 14 Responsabili degli Uffici di Piano degli Ambiti Territoriali, al fine
del
coordinamento, della condivisione e del confronto sulle linee di indirizzo tecnico ed operativo
di carattere provinciale.
un nucleo centrale con il compito di raccordare e programmare le attività definite dal
Consiglio di Rappresentanza. Composto: dal Responsabile dell’Ufficio, dal rappresentante dei
Responsabili degli Uffici di Piano, dal Coordinatore del Gruppo interistituzionale.
Per questi n. 3 operatori è previsto, di norma, n. 1 incontro settimanale (periodico);
un Gruppo tecnico a partecipazione inter-istituzionale al fine di istruire, per il Consiglio,
attraverso una modalità condivisa e partecipata gli “atti” di indirizzo tecnico provinciale in
relazione alle tematiche sociali e sanitarie d’interesse. E’ facoltà dello stesso istituire ulteriori
Gruppi di lavoro di approfondimento. È composto da: n.1 Coordinatore Gruppo, n. 3
rappresentanti dei Responsabili degli Uffici di Piano, n.1 rappresentante ASL, n.1 rappresentante
della
Provincia,
n.1
rappresentante
della
Cooperazione,
n.1
rappresentante
dell’Associazionismo, n.1 rappresentante del Volontariato, n.1 rappresentante della Diocesi, n. 1
rappresentante dell’Università degli Studi di Bergamo, n.1 rappresentante delle organizzazioni
sindacali e n.1 operatore di supporto.
Per questi n. 11 Rappresentanti sono previsti, di norma, n. 2 incontri mensili (calendarizzati).
17
OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO - INTEGRAZIONE SISTEMA SANITARIO
La regia del sistema sanitario è della Regione Lombardia e dell’ASL che “governano” il lavoro
gestito dalle strutture accreditate pubbliche e private (ospedali, cliniche, ambulatori…).
Questo sistema vitale per la cura della salute ha naturalmente (vedi dati sopradescritti) un impatto
significativo per la vita della comunità.
Quindi a livello di sistema provinciale diviene importante:
sostenere e cooperare con la Direzione Sanitaria ASL per indicare i temi di lavoro del tavolo
di confronto, attivo presso la stessa Direzione, con i Direttori Sanitari delle strutture sanitarie
accreditate;
individuare il lavoro di prevenzione e promozione alla salute già svolto e sostenuto
economicamente dall’ASL per integrarlo nei Piani di Zona, come azione non solo
finanziaria ma che risponde al bisogno di “salute”e di accresciuta prospettiva di vita della
popolazione bergamasca;
ricercare una maggiore integrazione con i Dipartimenti di Salute Mentale per le
problematiche, emergenziali nella nostra Provincia, della psichiatria e della
neuropsichiatria, presidiando in modo qualificato gli organismi provinciali coordinati dalla
Direzione Sanitaria dell’ASL.
OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO
OBIETTIVO N. 4 - INTEGRAZIONE SISTEMA SANITARIO – EDUCARSI ALLA SALUTE E PIANI DI PROMOZIONE
RECEPIMENTO ED INTEGRAZIONE GRADUALE DELLE AZIONI PREVISTE NEI PIANI INTEGRATI LOCALI DEGLI INTERVENTI DI
PROMOZIONE ALLA SALUTE (ASL) NEI PIANI DI ZONA (AMBITI TERRITORIALI)
AZIONE
RACCORDO A LIVELLO PROVINCIALE PER LE LINEE DI INDIRIZZO (ASL, CONSIGLIO DI RAPPRESENTANZA), INTEGRAZIONE
OPERATIVA A LIVELLO DISTRETTUALE (RESPONSABILE AREA TERRITORIALE, RESPONSABILE UFFICIO DI PIANO);
TEMPI
PROCESSO DA INIZIARE NEL PRIMO ANNO, DA SVILUPPARE IN MODO INTEGRATO DAL SECONDO ANNO, DA ATTUARE
NEL TERZO TRIENNIO DI VIGENZA DEI
PIANI DI ZONA.
Il progetto “Educarsi alla salute” promosso dalla Direzione Sanitaria, partendo dalla formazione dei
cosiddetti “animatori della prevenzione” - insegnanti, operatori sociosanitari, datori di lavoro,
amministratori locali, operatori di varie agenzie del territorio è finalizzato alla costruzione di percorsi
di promozione della salute centrati sulle seguenti tematiche:
lotta al fumo di tabacco -“Bergamo senza fumo”;
la corretta alimentazione -“Nutrirsi la salute”;
riduzione degli incidenti stradali –“Viaggiamo nel futuro”;
l’attività fisica, il benessere in generale - “Sviluppo sano e benessere della persona” ;
l’ambiente esterno e domestico - “Sicurezza negli ambienti di vita”.
La traduzione operativa di questi percorsi formativi curati dai gruppi specialistici avverrà attraverso
lo sviluppo di “Piani integrati locali degli interventi di promozione alla salute” a livello del Distretto
18
socio-sanitario coordinati dal Direttore di Area Territoriale. Il personale del Dipartimento di
Prevenzione supporterà la realizzazione di tali piani.
Si ritiene che i contenuti di questa progettazione possano essere inseriti con gradualità nei Piani di
Zona attraverso una stretta collaborazione tra i Distretti socio-sanitari, il Dipartimento di Prevenzione
Medica e gli Uffici di Piano degli Ambiti territoriali.
OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO
OBIETTIVO N. 5 - INTEGRAZIONE SISTEMA SANITARIO – SALUTE MENTALE
MAGGIORE SINERGIA DI
“SISTEMA” E DI “RISORSE” TRA AMBITI TERRITORIALI E DIPARTIMENTI DI SALUTE MENTALE
DELLE AZIENDE OSPEDALIERE
AZIONE
ORGANISMI PROVINCIALI DI COORDINAMENTO SALUTE MENTALE
(OCSM) E PER LA NEUROPSICHIATRIA INFANTILE E PER L’ADOLESCENZA (OCNPA) E AL PROGETTO FONDAZIONE
CARIPLO “LAVORO & PSICHE”. MAGGIORE INTEGRAZIONE PROGETTUALE. PROPOSTA DI INTEGRARE I FONDI
SANITARI CON QUELLI SOCIO-ASSISTENZIALI.
TEMPI
PROCESSO DA INIZIARE NEL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA E DA ULTIMARE ENTRO IL TRIENNIO.
PARTECIPAZIONE E PRESIDIO QUALIFICATO AGLI
La problematica della Salute Mentale nella nostra provincia è particolarmente importante e
significativa.
L’incremento, in un anno, del 35% di soggetti “trattati” unito alla “cronica” mancanza di strutture
per la residenzialità ed a progetti “complessi” di inserimento sociale, rende il quadro di “protezione
sociale” allarmante.
A questo si uniscono, per la nostra Provincia, un sottofinanziamento regionale e indicazioni
normative che tentano di far rientrare ulteriori voci della malattia psichiatrica fra quelle a carico
del sistema socio-assistenziale.
L’evoluzione sociale, quella clinica e le diagnosi sempre più incerte e caratterizzate da
multiproblematicità per i pazienti psichiatrici, rendono il quadro delle competenze ancora più
labile in termini di confini e di disponibilità. Allo stesso modo le “infinite” liste d’attesa per la “presa
in carico” di situazioni, anche preventive, della neuropsichiatria rappresentano un oggettivo e
grave impaccio.
La creazione di Organismi di Coordinamento delle prassi e dell’operatività a livello provinciale che
vedono la partecipazione di tutti gli “attori” del sistema deve contribuire alla ricerca di soluzioni
integrate.
In questo contesto anche gli oneri economici a disposizione debbono essere considerati
finanziamenti di sistema e quindi co-partecipati da tutti gli “attori”, anche se poi gestiti da chi è più
indicato per competenza.
19
Il riferimento è anche alle risorse (€ 915.763) che la Regione Lombardia ha stanziato per le strutture
psichiatriche accreditate per la definizione di Programmi innovativi territoriali.
Lo stesso dicasi dei finanziamenti che la Regione Lombardia si appresta a destinare ai Progetti per
la Neuropsichiatria Infantile.
A questo quadro di collaborazione e condivisione si sommeranno le risorse Comunali per il
sostegno ai progetti socio-assistenziali.
Obiettivi di carattere operativo - integrazione sistema socio-sanitario
La regia del sistema socio-sanitario è della Regione Lombardia e dell’ASL che “governano” il
lavoro di competenza istituzionale propria e quello gestito dalle strutture accreditate pubbliche e
private (RSA, CDI, RSD, CDD…). La Conferenza dei Sindaci ha già richiesto un confronto politico sul
tema del governo socio-sanitario provinciale, essendo i Sindaci convinti che all’interno
dell’Azienda Sanitaria Locale debba crescere il potere decisionale dei Comuni nel governo dei
processi di integrazione dei servizi e della programmazione socio-sanitaria. La Direzione strategica
dell’ASL ha esplicitato fin dall’inizio del proprio mandato l’intenzione, confermata con il Progetto
“Incontro al territorio”, di affidare più centralità ed autonomia decisionale al Distretto sociosanitario, considerandolo area di sistema. Tale proposta è stata accolta in modo ampiamente
favorevole dagli Ambiti Territoriali e ulteriormente innovata con l’intenzione di un’accoglienza
unitaria della persona che si rivolge al servizio sia esso socio-sanitario o socio-assistenziale.
Questa dimensione vede nell’integrazione progettuale delle proposte della Direzione Sociale ASL,
contemplate nel Documento di programmazione dell’Azienda per l’anno 2009, dei servizi in
Ambito distrettuale il punto più elevato di operatività, nei temi della continuità assistenziale, della
collaborazione con le unità della rete di offerta socio-sanitaria, nella costruzione di una porta unica
d’accesso e di prassi univoche per la presa in carico della fragilità.
Quindi a livello di sistema diviene importante a livello provinciale sostenere e cooperare con la
Direzione Sociale ASL, non solo in termini progettuali per le dimensioni operative di cui sopra, ma
anche per indicare i temi di lavoro ai tavoli di confronto attivi presso la stessa Direzione con i
Responsabili delle diverse unità d’offerta accreditate socio-sanitarie.
Naturalmente tali obiettivi si devono tradurre, per essere credibili, in reciprocità e coresponsabilizzazione delle parti, mantenendo gli impegni istituzionali assunti (vedi ad esempio la
presenza delle figure professionali sanitarie nell’area tutela minori e disabilità).
OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO
OBIETTIVO N. 6 - SISTEMA SOCIO-SANITARIO – AMBITO TERRITORIALE/DISTRETTO SOCIO-SANITARIO
ISTITUZIONE DI UN UFFICIO UNICO TRA
UFFICIO DI PIANO DELL’AMBITO TERRITORIALE E DISTRETTO SOCIO-SANITARIO
DELL’ASL;
AZIONE: IMPLEMENTAZIONE DELLE AREE DI INTEGRAZIONE FUNZIONALE ED OPERATIVA TRA UFFICIO DI PIANO E
DISTRETTO SOCIO-SANITARIO;
TEMPI :PROCESSO DA INIZIARE NEL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA E DA ULTIMARE ALMENO IN ALCUNI
TERRITORI, ENTRO IL TRIENNIO.
20
Se vogliamo cogliere l’obiettivo dell’integrazione, della continuità delle “cure”, se vogliamo
cogliere tutte le opportunità che le imprese sociali di sussidiarietà mettono in campo, se vogliamo
davvero che la prossimità sia un valore concretizzabile, sia nei suoi aspetti ideali che nei suoi atti
organizzativi concreti, allora dobbiamo organizzarci in modo nuovo, considerando questo
obiettivo come il fattore guida delle nostre azioni.
L’obiettivo è allora l’Ufficio Unico tra Ufficio di Piano dell’Ambito territoriale e Distretto sociosanitario dell’ASL, iniziando a ragionare partendo dai risultati attesi e non dai preliminari formali.
Questa integrazione si costruisce gradualmente, partendo da semplici e condivisi obiettivi, quali ad
esempio quelli relativi alle attività informative e di segretariato sociale, oppure quello di una
procedura condivisa sul percorso assistenziale di una inabilità transitoria dell’anziano solo, oppure
quello della risposta organizzativa da confezionare alla famiglia con paziente affetto da Alzheimer,
oppure quello della tutela della maternità, oppure la gestione unitaria del percorso assistenziale
del malato terminale e della sua famiglia, oppure quello della inclusione delle donne immigrate
nella comunità di paese o di quartiere ecc..
In quest’integrazione, funzionale ed operativa, innovativa troveremo alleanza nella comunità, in
quelle parti della comunità che già operano nel sociale e che notano sempre più come la
frammentazione sociale è il rischio, anzi è l’esito della cultura dell’individualismo e dell’isolamento
sociale, già troppo vivo e operante all’interno delle nostre comunità.
In relazione ai progetti della Direzione Sociale ASL, si declinano le seguenti modalità integrative:
OBIETTIVO N. 6.1 - INTEGRAZIONE SISTEMA SOCIO-SANITARIO – FONDO NAZIONALE NON AUTOSUFFICENZA
INTESA CON L’ASL PER LA COSTITUZIONE DI UNA PORTA UNICA D’ACCESSO PER IL CITTADINO NON AUTOSUFFICIENTE
TRA AMBITO E DISTRETTO, COSTRUZIONE DI UN PIANO DI
ASSISTENZA INDIVIDUALIZZATO E INTERVENTI DOMICILIARI (ADI-
SAD) INTEGRATI
AZIONE
DEFINIRE GLI STRUMENTI OPERATIVI PER ATTUARE GRADUALMENTE ED A SECONDO DELLE POSSIBILITÀ DEI SINGOLI
TERRITORI L’INTEGRAZIONE TRA
DISTRETTO SOCIO-SANITARIO E AMBITO TERRITORIALE ALMENO PER I SERVIZI E LE
PRESTAZIONI DA OFFRIRE AI SOGGETTI NON AUTOSUFFICENTI. INTEGRAZIONE DELLE PRASSI E DEI SISTEMI INFORMATIVI
TEMPI
PROCESSO DA INIZIARE NEL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEI
PIANI DI ZONA E DA ULTIMARE ENTRO IL TRIENNIO IN TUTTI I 14
AMBITI TERRITORIALI.
OBIETTIVO N. 6.2 - INTEGRAZIONE SISTEMA SOCIO-SANITARIO – NUCLEI DI CONTINUITÀ ASSISTENZIALE
COLLABORAZIONE CON L’ASL PER LA CREAZIONE DE I NUCLEI DI CONTINUITÀ ASSISTENZIALE DISTRETTUALE
AZIONE
SPERIMENTAZIONE DI FORME DI INTEGRAZIONE E DI CO -PROGRAMMAZIONE DELL’ATTIVITÀ DEI NUCLEI PROPOSTI A
LIVELLO DISTRETTUALE CON OPERATORI SOCIALI DELL’AMBITO TERRITORIALE
TEMPI: ENTRO IL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEL PIANO DI ZONA - 2009
21
OBIETTIVI N. 6.3 - INTEGRAZIONE SISTEMA SOCIO-SANITARIO – UNITÀ DI OFFERTA SOCIO-SANITARIE
RACCORDO CON L’ASL E SOTTOSCRIZIONE DEI “PATTI” CON LE UNITÀ D’OFFERTA SOCIO-SANITARIE;
*ACCORDO CON LE DIVERSE UNITÀ DI OFFERTA SOCIO-SANITARIE PER DEFINIZIONE DEL “COSTO SOCIALE STANDARD”
DEL SERVIZIO – TARIFFAZIONE
AZIONE
PARTECIPAZIONE ALLA DEFINIZIONE DEI CONTENUTI DEI PATTI CON LE UNITÀ DI OFFERTA SOCIO-SANITARIE,
IMPLEMENTAZIONE DELE RICADUTE OPERATIVE DEGLI STESSI NELL’AMBITO TERRITORIALE.
*COSTRUZIONE DI PROTOCOLLI PROVINCIALI PER OGNI TIPOLOGIA D’ UNITÀ DI OFFERTA SOCIO-SANITARIA, PARTENDO
DALLA VERIFICA DELL’ INTESA PROVINCIALE PER I CENTRI DIURNI DISABILI
TEMPI
ENTRO IL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEL PIANO DI ZONA – 2009
*DA ATTUARE ENTRO IL TRIENNIO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA
OBIETTIVO N. 6.4 - INTEGRAZIONE SISTEMA SOCIO-SANITARIO – CONSULTORIO FAMILIARE
PROTOCOLLO CON L’ASL PER I LIVELLI MINIMI DA GARANTIRE A LIVELLO DI PRESTAZIONI CONSULTORIALI
EVENTUALMENTE INTEGRATE ANCHE A LIVELLO DI FORME DI GESTIONE DALL’AMBITO TERRITORIALE
*INTEGRAZIONE TRA LE ATTIVITA’ TUTELA DEI MINORI E CONSULTORIO FAMILIARE
AZIONE
partecipare alla programmazione provinciale del servizio, presidiare i contenuti territoriali,
integrare le prestazioni consultoriali distrettuali con attività di Ambito Territoriale
*maggior livello di collaborazione e di integrazione tra le equipe dei due servizi
TEMPI
ENTRO IL SECONDO ANNO DI VIGENZA DEL PIANO DI ZONA – 2010
*DAL PRIMO ANNO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DI ZONA
Per le declinazioni operative si può partire da quanto già scritto dal Consiglio di Rappresentanza e
accolto dalla Direzione Strategica ASL nel proprio Documento di programmazione per l’anno 2009,
con la richiesta di sviluppo delle seguenti sperimentazioni/innovazioni:
la costituzione di un Ufficio Unico con un integrazione complessiva delle funzioni e delle
competenze del Distretto socio-sanitario e dell’Ambito Territoriale - sperimentazione da
realizzare almeno in un Ambito;
la costruzione di una Porta Unica di accesso dei cittadini ai servizi, alle prestazioni ed alle
informazioni di competenza del Distretto socio-sanitario e dell’Ambito Territoriale – innovazione
da sviluppare in almeno due Ambiti;
la realizzazione di progetti di Continuità Assistenziale, al fine di garantire la continuità del
processo di cura e di quello assistenziale ai soggetti in condizioni di fragilità. Con intese tra
Ospedale, Medico di famiglia, Distretto socio-sanitario, Ambito Territoriale per le “dimissioni
protette” - definizione procedurale ed organizzativa in almeno tre Ambiti. Protocolli di intesa
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Distretto socio-sanitario/Ambito Territoriale sulla gestione unitaria delle cure domiciliari,
integrazione ADI-SAD – da attivare almeno in quattro Ambiti;
l’integrazione delle attività di promozione della salute e prevenzione del disagio giovanile (ivi
comprese la prevenzione alle dipendenze) dei Distretti socio-sanitari e degli Ambiti Territoriali –
da realizzare almeno in sei Ambiti.
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OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO - INTEGRAZIONE SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE
La regia del sistema socio-assistenziale è di competenza dei Comuni e degli Ambiti Territoriali che
“governano”, in virtù di indicazioni regionali, il lavoro di competenza istituzionale e quello gestito
dai diversi organismi, enti e unità d’offerta sociale.
Nella tradizione comunale il lavoro sociale è strutturato in dimensione cooperativa ed al risultato
partecipano le diverse rappresentanze sociali (fondazioni, cooperative, associazioni…).
A livello provinciale ci si pone l’obiettivo di maggiore uniformità tra gli Ambiti, attraverso un livello di
governance riconosciuto e già proiettato verso l’integrazione dei sistemi.
In questa direzione gli strumenti: il sistema informativo e i criteri comuni verso l’accreditamento dei
servizi sociali sono obiettivi e intenzionalità che favoriscono la diffusione di prassi e letture dei
bisogni comuni.
A queste azioni si aggiungeranno, a livello provinciale, in analogia con i Tavoli delle strutture
sanitarie accreditate e socio-sanitarie (già citati) di competenza ASL, i Tavoli di lavoro per le Unità
d’Offerta sociali, in ottica negoziale, al fine di definire per ogni unità una direttiva a carattere
provinciale che ricomprenda i principali nuclei di attività ed i costi standard delle diverse strutture
e/o prestazioni.
Inoltre si continuerà a sostenere progettualità trasversali, sempre a livello provinciale, e a ricercare
in un’ottica di economicità ed equità le convergenze possibili con gli altri sistemi sanitario e sociosanitario in primo luogo.
OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO
OBIETTIVO N. 7 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - BUONE PRASSI
MAGGIORE UNIFORMITA’ OPERATIVA TRA I
14 AMBITI TERRITORIALI IN TERMINI DI EROGAZIONE DELLE
PRESTAZIONI PER IL CITTADINO IN CONDIZIONI DI FRAGILITA’
AZIONE:
COMPARAZIONE ANALITICA DELLE DIVERSE AZIONI SULLE PRINCIPALI AREE DI INTERVENTO SOCIALE AL FINE
DELLA DIFFUSIONE DI BUONE PRASSI.
TEMPI
PROCESSO DA INIZIARE NEL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA E DA ULTIMARE ENTRO IL TRIENNIO.
I Piani di Zona delle due triennalità precedenti, sono stati costruiti cercando, sia di fare una
ricognizione dei servizi e degli interventi sociali esistenti in ogni ambito territoriale, sia di costruire e
consolidare una struttura organizzativa locale.
Se questa situazione ha portato ad una sempre più convinta e consapevole assunzione di
responsabilità da parte dei territori, ha però avuto anche la conseguenza negativa di creare una
eccessiva frammentazione nei sistemi di welfare.
24
Sempre più spesso, nel nostro comune dialogare, evidenziamo come nel territorio bergamasco si
corra il rischio di far convivere 14 differenti modelli di protezione sociale. Una conseguenza
negativa di tale frammentazione, come è facilmente intuibile, è che il cittadino bergamasco ha
accesso a servizi e risposte a bisogni sociali in modo molto diversificato a seconda del luogo di
residenza, e delle scelte non solo politiche ma anche organizzative e procedurali che ogni ambito
ha costruito.
C’è allora bisogno di ricondurre il sistema welfare a maggiore uniformità, almeno per quanto
riguarda alcune modalità operative. Ciò senza nulla togliere alla singola specificità di ogni ambito
ma con l’intento di avere maggiore attenzione ai cittadini che sono l’ “oggetto” del nostro agire
comune.
Attorno ad alcuni temi, ad esempio l’accreditamento dei servizi socio-assistenziali, dei titoli sociali,
delle forme di rappresentanza, di attività di prevenzione trasversale a tutto il territorio(stili di vita,
alcolismo, dipendenze…) in alcune aree di povertà quali la grave marginalità, si avverte il bisogno
di avere il più possibile un’unica “voce” a carattere provinciale, di avere linee di indirizzo comuni
alle quali poi i singoli ambiti possano attingere nella costruzione della loro programmazione
territoriale.
OBIETTIVO N. 7.1 SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - SISTEMA DI ACCREDITAMENTO
La definizione di criteri a livello provinciale costituisce la condizione per realizzare un sistema di accreditamento
uniforme, omogeneo e paritario in cui i Comuni possano definire i requisiti di accreditamento delle unità d’offerta
sociale.
La Legge Regionale n. 3/08 disciplina i compiti delle unità d’offerta sociali e conferisce alla Giunta Regionale il compito
di definire i requisiti di accreditamento.
Tuttavia tale adempimento, ai sensi della Circolare Regionale n. 1 del 16.01.2009, costituisce anche il presupposto
perché i Comuni definiscano i requisiti di accreditamento in ordine al riconoscimento della sperimentazione di unità di
offerta sociali (art. 13, comma 1, lettera b.) Ciò deve avvenire nell’ambito della programmazione zonale, in concerto
con quella provinciale, considerando che il quadro normativo è caratterizzato dalla previsione di una rete aperta e
dinamica di unità d’offerta.
SISTEMA DI ACCREDITAMENTO DELLE UNITÀ DI OFFERTA SOCIALE A LIVELLO DI AMBITO TERRITORIALE UNIFORME
IN TUTTO IL TERRITORIO PROVINCIALE.
AZIONI
DEFINIZIONE DELLE LINEE GUIDA, DEI CRITERI E DELLE MODALITÀ DI ACCREDITAMENTO DELLE UNITÀ D’OFFERTA
DELLA RETE SOCIALE, PARTENDO DALLE ESPERIENZE GIÀ ATTIVE NEI SINGOLI AMBITI TERRITORIALI.
TEMPI
ENTRO IL
01.04.2009 DATA DI APPLICAZIONE DEI PIANI DI ZONA 2009-2011, COMPARAZIONE DELLE
ESPERIENZE DI ACCREDITAMENTO SOCIALE DEI DIVERSI AMBITI TERRITORIALI;
31.12.2009 INDIVIDUAZIONE DEI REQUISITI DI ACCREDITAMENTO DELLE UNITÀ D’OFFERTA SOCIALE
PREVISTE DALLA DGR 20943/2005 A LIVELLO PROVINCIALE;
ENTRO IL 31.12.2010 SPERIMENTAZIONE DEI REQUISITI E DELLO SCHEMA DI CONTRATTO CON LE UNITÀ
D’OFFERTA NEI 14 AMBITI TERRITORIALI;
ENTRO IL 31.12.2011 STESURA DEI PROVVEDIMENTI DEFINITIVI PROVINCIALI SUI CRITERI, I REQUISITI E LO
SCHEMA DI CONTRATTO DA UTILIZZARE DA PARTE DEGLI AMBITI TERRITORIALI PER L’ACCREDITAMENTO DELLE
UNITÀ D’OFFERTA SOCIALI PREVISTE DALLA DGR 20943/2005.
ENTRO IL
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OBIETTIVO N. 7.2 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - UNITÀ DI OFFERTA SOCIALI
La definizione di criteri a livello provinciale in relazione alle progettualità e alle prestazioni offerte dalle diverse unità
anche in termini economici.
STANDARD MINIMO PROVINCIALE DI PROGETTUALITA’ E PRESTAZIONE.
AZIONE
PROTOCOLLI PROVINCIALI CON LE DIVERSE UNITA’ D’OFFERTA SOCIALE AL FINE DELLA DEFINIZIONE DELLO
STANDARD MINIMO SOPRA DESCRITTO E DEI RELATIVI ONERI ECONOMICI.
TEMPI
ENTRO 31.12.2009 DEFINIZIONE DI UN ACCORDO PROVINCIALE CON LE UNITÀ DI OFFERTA SOCIALI
– COMUNITA’
ALLOGGIO PER MINORI;
ENTRO IL TRIENNIO DI VIGENZA DEI PIANO DI ZONA: PROTOCOLLI PROVINCIALI D’INTESA CON LE ALTRE TIPOLOGIE DI
UNITA’ D’OFFERTA SOCIALI.
OBIETTIVO N. 7.3 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - PARTECIPAZIONE O PROMOZIONE DI ORGANISMI A CARATTERE
PROVINCIALE
OBIETTIVO ORGANIZZATIVO, AL FINE DI DARE ORDINE, PRIORITÀ E PARTECIPAZIONE QUALIFICATA AI DIVERSI TAVOLI
LAVORO O ORGANISMI DI RAPPRESENTANZA PROMOSSI O A CUI È RICHIESTA LA PARTECIPAZIONE DEL
CONSIGLIO DI RAPPRESENTANZA O DEI TECNICI DEGLI UFFICI DI PIANO. OLTRE A CONFERMARE LA PROPRIA
PARTECIPAZIONE AGLI ORGANISMI PROVINCIALI ISTITUITI PER LA SALUTE MENTALE, PER LA NEUROPSICHIATRIA, AL
TAVOLO TERZO SETTORE ASL, ALLA COMMISSIONE PREVENZIONE DEL DIPARTIMENTO DIPENDENZE ED A
IMPEGNARSI PER ATTIVARE IL TAVOLO IN MATERIA DI ESECUZIONE PENALE DELLA CASA CIRCONDARIALE DI
BERGAMO, SI DEVE DEFINIRE IL QUADRO COMUNICATIVO E DI INSIEME DI QUESTE PARTECIPAZIONI DI
RAPPRESENTANZA PROVINCIALE.
DI
TEMPI
ENTRO 31.12.2009 RICOGNIZIONE ESISTENTE E RIDEFINIZIONE PRASSI E PARTECIPAZIONI
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OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO
OBIETTIVI N. 8 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - SISTEMA INFORMATIVO
SISTEMA INFORMATIVO INTEGRATO (ASL ,PROVINCIA, COMUNI ASSOCIATI);
*SOFTWARE PER LA GESTIONE DEI SERVIZI SOCIALI ASSOCIATI DA PARTE DELL’AMBITO TERRITORIALE
AZIONI
CONCLUDERE IL PROCESSO DI DEFINIZIONE DEL SISTEMA INFORMATIVO PROVINCIALE TRA ASL, PROVINCIA E
AMBITI TERRITORIALI
*ACQUISTARE UN SOFTWARE COMUNE (O COMPATIBILE) PER LA GESTIONE DEI SERVIZI SOCIALI DA PARTE DEI 14
AMBITI TERRITORIALI.
TEMPI
PIANI DI ZONA 2009 - 2011
*MODALITÀ DA ATTTUARE ENTRO IL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA – 2009/2010
INTESA DA DEFINIRE ENTRO IL TRIENNIO DI VIGENZA DEI
La Conferenza dei Sindaci ha deciso di definire alcuni indirizzi per l’avvio di un Sistema Informativo
Provinciale.
Per realizzare l’obiettivo si è costituita una cabina di regia che ha definito un percorso comune per
l’implementazione del Sistema Informativo.
Per gli Ambiti Territoriali, in particolare, si è concordato di:
riconoscere come interlocutore unico per il “Sistema Informativo Provinciale” una cabina
di regia composta dalla Provincia di Bergamo, dall’A.S.L. di Bergamo e da rappresentanti
del Coordinamento Ufficio di Piano che si faccia carico dello sviluppo del progetto e che
verrà appositamente costituita dagli Enti interessati;
aderire al progetto del Sistema Informativo predisposto dalla cabina di regia in base agli
indirizzi di Provincia, ASL, Comuni e Uffici di Piano con i seguenti impegni:
o partecipazione alla mappatura dei servizi socio-assistenziali erogati dai Piani di Zona
(come funzioni associate o come delega);
o condivisione/accettazione di procedure operative comuni, propedeutiche per
l’analisi e per l’adozione di un software unico;
o condivisione dei dati utili ad una lettura provinciale da parte degli organismi
istituzionali sovralocali (Provincia e ASL);
o acquisizione del software per la gestione dei servizi sociali associati individuato
dalla cabina di regia entro il 31/12/2009 .
o implementazione del nuovo software, almeno per le funzioni di base, entro il
31/12/2010.
Per gli Ambiti già dotati di un software specifico l’impegno è di prevedere che il proprio software
“dialoghi” con quello indicato dalla cabina di regia.
27
OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO
OBIETTIVI N. 9 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - PROGETTI A VALENZA PROVINCIALE
A PROGETTI A VALENZA PROVINCIALE O SOVRA-AMBITO CHE AGISCONO NELLE AREE DI EMERGENZIALI E DI BISOGNO
SOCIALE
AZIONI
INDIVIDUAZIONE DEI PROGETTI
SUPPORTO PROGRAMMATICO ED ECONOMICO A LIVELLO PROVINCIALE.
TEMPI
PER TUTTO L’ARCO TEMPORALE DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA 2009-2011.
Come da tradizione pluriennale il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci unitamente ai Presidenti
delle Assemblee dei Sindaci dei Distretti socio-sanitari continueranno a sostenere e promuovere
interventi e progettualità a carattere sociale con valenza provinciale e trasversale.
Nelle precedenti triennalità si è optato per il sostegno economico a progetti nel settore socioassistenziale e socio-sanitario, promossi dal Terzo Settore che si sono contraddistinti per il carattere
innovativo dell’approccio alla fragilità, per le seguenti aree di intervento:
marginalità sociale - comprende progetti a favore di soggetti svantaggiati in condizione di
esclusione sociale e di reinserimento sociale e lavorativo di persone sottoposte a misure
limitative della libertà personale;
disabilità - progetti che mirano a migliorare e potenziare il trasporto di soggetti disabili e
progetti rivolti a giovani con disabilità determinata da TCE (trauma cranico encefalico);
adolescenza - il progetto sugli sportelli di ascolto psicologico nelle scuole superiori;
prevenzione – progetto a favore di adolescenti coinvolti dal problema HIV/AIDS.
OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO
OBIETTIVI N. 10 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - TRASPORTO ED ASSISTENZA ALUNNI DISABILI
COMPARTECIPAZIONE DEGLI ONERI ECONOMICI PER IL TRASPORTO E L’ASSISTENZA DEGLI ALUNNI DISABILI DELLE SCUOLE
SUPERIORI.
AZIONI
DEFINIZIONE DI UN PROTOCOLLO D’INTESA PROVINCIALE TRA LE RAPPRESENTANZE DEI COMUNI E LA PROVINCIA DI
BERGAMO IN ATTESA DI DEFINITIVI PRONUNCIAMENTI GIURIDICI E/O NORMATIVI.
TEMPI
ENTRO IL 30.04.2009.
28
Il dettato normativo definisce come compiti della Provincia “i servizi di supporto organizzativo del
servizio di istruzione per gli alunni portatori di handicap o in situazione di svantaggio”, ma è un
dettame interpretato in sede giurisdizionale in modo diverso.
Ad oggi, comunque, i Comuni continuano a fornire, ai propri cittadini in situazione di handicap,
l’assistenza educativa e il trasporto, con costi non più sostenibili.
In questo contesto il Consiglio si è impegnato per definire, su base provinciale, un accordo che
ricomprenda un contributo economico della Provincia per il servizio in oggetto, a valere dal 2009,
in attesa di un chiarimento normativo definitivo.
ULTERIORI OBIETTIVI TRASVERSALI A VALENZA PROVINCIALE
OBIETTIVO N. 11 - SVILUPPO COESIONE SOCIALE
Obiettivo che affronta la novità, introdotta dalla legislazione regionale, per la programmazione
di questa triennalità dei Piani di Zona che dovrebbe ricomprendere, oltre ai livelli d’integrazione
con il sistema sanitario e socio-sanitario, il rapporto con le politiche del lavoro, dell’istruzione e
della casa. Un capitolo che apre una prospettiva nuova, già indicata a premessa di questo
documento e che merita, nonostante le ovvie difficoltà di programmazione, almeno dal punto
di vista dello sviluppo e dell’inter-azione, un’ attenzione anche in ottica provinciale.
LINEE COMUNI DI RACCORDO TRA GLI AMBITI TERRITORIALI
AZIONI
DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI D’INTESA CON LA PROVINCIA E IL PROVVEDITORATO AGLI STUDI PER LE COMPETENZE IN
MATERIA DI LAVORO E DI ISTRUZIONE;
CONFRONTO PER GLI ASPETTI PROCEDURALI E DI INTERAZIONE TRA AMBITI E SINGOLI COMUNI PER LE POLITICHE DELLA
CASA
TEMPI
ENTRO LA FINE DELLA SECONDA ANNUALITÀ DEI PIANI DI ZONA
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OBIETTIVO N. 12 - FORMAZIONE
Obiettivo trasversale alle aree e d’interesse strategico, in quanto elemento vitale per
accompagnare processi di cambiamento ed innovazione. Il livello provinciale è coinvolto per
le iniziative rivolte al raccordo di sistema e alla ricerca sulle sperimentazioni. In quest’ottica ogni
nuova iniziativa formativa a livello provinciale dovrà essere assunta e riportata nel contesto
programmatorio definito dagli obiettivi del presente prologo, favorendo in Ambito Territoriale la
formazione congiunta degli operatori dei Distretti e degli Ambiti.
INDIVIDUAZIONE INTESE,STRATEGIE E PRIORITÀ
AZIONI
DEFINIZIONE DI ACCORDI CON LA PROVINCIA PER LA PROGRAMMAZIONE DEL PIANO FORMATIVO E CON
L’UNIVERSITÀ DI BERGAMO PER GLI ASPETTI DI RICERCA IN OTTICA PROVINCIALE E DI AMBITO
TEMPI
PER TUTTO L’ARCO TEMPORALE DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA 2009-2011
RISORSE
Per le azioni di sistema ricomprese dal presente prologo provinciale per i Piani di Zona 2009-2011 il
Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci unitamente ai Presidenti delle Assemblee dei Sindaci dei
Distretti socio-sanitari destinerà quota parte del Fondo Nazionale Politiche Sociali per la parte
denominata “Fondo di riequilibrio”.
Per il sistema informativo e il lavoro d’integrazione con il sistema socio-sanitario sarà utilizzata la
quota parte del Fondo Nazionale per le non autosufficienze a disposizione.
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1. PROGRAMMAZIONE EVOLUZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO DELLE POLITICHE
SOCIALI NEL BASSO SEBINO IL TRIENNIO 2009 – 2011
PREMESSA
IL PERCHE’ DELLA GESTIONE ASSOCIATA
Nel Basso Sebino la gestione dei servizi sociali in forma associativa è nata principalmente
dall’esigenza di:
1)individuare la scala più conveniente per amministrare le funzioni e i servizi pubblici
locali. La riorganizzazione dei servizi pubblici su un’area più vasta consente
essenzialmente economie di scala e riduzione dei costi unitari di produzione senza
deterioramento qualitativo.
2) adottare un modello di organizzazione a rete, che concili i vantaggi del
coordinamento con il rispetto delle peculiarità di ciascun ente. La presenza di numerosi
piccoli Comuni spinge da un lato a cercare forme di gestione associata e dall’altro
richiede un’attenzione alle caratteristiche territoriali e culturali di ogni singolo Comune
Per i cittadini il Comune è il riferimento per i servizi di base quali le scuole, i trasporti, la
mobilità, le strutture sanitarie di pronto soccorso, la cura del territorio, lo smaltimento dei
rifiuti, la sicurezza dei cittadini. Per numero e peso delle funzioni oggi affidate
indistintamente a tutti gli enti, i Comuni di minore entità demografica devono affrontare
infinite difficoltà operative ( la scarsità delle risorse finanziarie, umane e strumentali,
modesta capacità progettuale e di innovazione, debole potere negoziale nei confronti
degli altri soggetti pubblici e privati) nel dare risposte adeguate.
Nel caso di servizi sociali e di servizi scolastici, la propensione dei Comuni a sperimentare
forme di collaborazione si spiega con l’esistenza di consolidate esperienze di
cooperazione fra gli enti pregresse all’attivazione della legge 328/00.
Le considerazioni emerse riguardano le priorità e le finalità che si intendono garantire nel
futuro triennio, l’Assemblea ha infatti
1. preso atto che sempre più bisognerà procedere verso una gestione associata dei
servizi sociali. I Comuni del Basso Sebino già delegano alla Comunità Montana
parecchi servizi e progetti, tutte le nuove scelte dovranno costruirsi in un’ottica di
gestione di ambito. Inoltre ci si interrogherà su come collaborare tra servizi ancora
a gestione municipale e su come progressivamente arrivare ad una gestione
associata.
Con chiarezza l’Assemblea si è espressa sulla necessità di una complessiva e
completa adesione alla gestione associata, senza prevedere livelli parziali di
adesione al sistema.
31
2. riconosciuto come strategia già in essere da qualche anno nel Basso Sebino la
costruzione di un sistema d’offerta che poggi su una pluralità di servizi leggeri e
connessi fortemente tra loro e un forte lavoro di rete con le realtà del territorio.
3. indicato conseguentemente come priorità del triennio :
- il consolidamento e il potenziamento del segretariato sociale di ambito
denominato “Ufficio sociale“, inteso sia come cabina di regia e di governo dei
servizi sia come soggetto promotore di connessioni e di reti territoriali (vd. Pagg 102105)
La costruzione di uno sportello unico di accesso, in prima istanza sociale e nel
corso del triennio integrato con il sistema sanitario
l’investimento nell’area dei minori e della famiglia riconosciuta come un’area
nella quale far confluire risorse orientate alla riposta del disagio ma anche risorse
per la promozione dello sviluppo e per la prevenzione. (vd. Pagg. 135-180)
Per quanto riguarda le modalità e gli strumenti giuridici di gestione unitaria dei
Comuni dell’ambito:
1. l’individuazione della Comunità Montana come ente gestore e capofila, in
quanto ente istituzionalmente deputato alla gestione associata dei servizi, dotato
di una struttura politico-amministrativa che garantisce la realizzazione delle scelte
dell’Assemblea dei Sindaci;
2. l’individuazione da parte della Comunità Montana di forme efficaci di gestione
dei servizi delegati, in tal senso va letta la disponibilità ad attivare la società
COMM, fondata dalle 3 Comunità Montane (Basso Sebino, Alto Sebino, Val
Cavallina), anche per la gestione di servizi sociali;
3. la garanzia di un investimento economico da parte dei Comuni associati per la
costruzione di “fondi sociali “ mirati ad aree specifiche;
4. l’investimento su una struttura che si dà come compito la cura e il mantenimento
delle connessioni a livello di ambito, di macroearea e provinciale;
5. vista la piccola dimensione dell’ambito del Basso Sebino, la tensione a costruire
progetti e servizi a livello di macroarea, soprattutto per poter garantire i servizi più
complessi
6. il completamento di regolamenti di ambito per l’accesso ai servizi sociali sia di
ambito che comunali, individuata come una delle strade che agevolerà la
gestione associata dei servizi e l’accesso unificato al sistema.
7. la definizione di tariffe unitarie per la compartecipazione alla spesa per i servizi e
le prestazioni sociali erogate dai Comuni per i propri cittadini (ISEE)
8. la promozione di un sistema di accreditamento per l’erogazione dei voucher
sociali, così come richiesto dalla Regione Lombardia. Tale sistema di
accreditamento sarà costruito quanto più in sintonia con gli altri ambiti della
Provincia di Bergamo, secondo le linee che il Consiglio di Rappresentanza
indicherà nel corso del triennio.
9. l’ investimento in tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Le strategie
di collaborazione trovano attuazione mediante l'adozione di modelli organizzativi
a rete. Pertanto requisito essenziale è la realizzazione di adeguate attrezzature
informatiche. Ciò significa non solo hardware adeguati, ma anche unico sistema
di comunicazione a livello di software, possibilmente a livello di macroarea per
32
alcuni strumenti e a livello provinciale per l’informatizzazione di carattere sociosanitario.
10. Linguaggi comuni, strumentazioni simili, competenze omogenee, flussi informativi
e procedure integrate, sistemi di gestione ed erogazione dei servizi supportati da
reti telematiche condizione rilevante per garantire forme di erogazione dei servizi
diffusi sul territorio e non centralizzate presso la sede.
11. l’ adozione di una logica di gradualità. Si è partiti dalla gestione associata di
pochi servizi, con
accordi ed alleanze snelle e leggere,per passare
gradatamente a forme associative più stabili e vincolanti anche sul piano
istituzionale;
La gestione associata dei servizi sociali nel Basso Sebino
Criticità
presenza di servizi municipali pregressi all’attivazione della legge 328/00, per i quali
diventa sempre più difficile stabilire forme di connessione efficace ed efficiente con
l’ambito.
• assetto organizzativo. Non è semplice trovare un equilibrio stabile fra autonomia del
singolo ente ed efficienza ed efficacia del governo della forma associativa. Possono
presentarsi difficoltà nel realizzare un valido coordinamento delle strutture organizzative,
dei sistemi operativi, delle prassi presenti all'interno dei diversi Enti.
• competenze professionali ancora da sviluppare adeguatamente per assicurare il
governo delle forme associative, la gestione di sistemi, di relazioni e di alleanze,
• mancanza misurazione economica e di valutazione delle performance. In primo luogo,
l'esigenza di progettare adeguati sistemi di contabilità analitica che consentano la
misurazione dei costi di produzione dei servizi. Inoltre, una certa carenza di adeguati
strumenti di valutazione della qualità dei servizi erogati, tesi a verificare il rispetto di
standard predefiniti. La valutazione della qualità è da focalizzare sulla qualità percepita,
ossia sulla soddisfazione dell'utenza, misurata attraverso sistematiche rilevazioni più che
mediante occasionali ed informali rapporti diretti con i cittadini che segnalano disguidi,
problemi ed inoltrano lamentele.
• finalità dei singoli enti: occorre un più frequente e sistematico confronto su motivazioni
reali che spingono ad allearsi. In caso contrario, c’è il rischio di situazioni di impasse
decisionale che non consentono l’ effettivo processo di integrazione dei servizi; oppure si
viene a creare un contenitore vuoto con limitate possibilità di durare nel tempo e di
produrre risultati significativi.
• il forte radicamento storico e culturale delle istituzioni pubbliche locali nelle collettività
possono rappresentare una ulteriore ostacolo nella gestione associata dei servizi.
L’autoreferenzialità può generare un atteggiamento di diffidenza che non favorisce
certo la partnership.
33
2. PROGRAMMAZIONE E ORGANIZZAZIONE
Le premesse sopra esposte rendono necessario un serio investimento orientato alla
costruzione di una struttura che elabori e monitori nel tempo l’attuazione del Piano di
zona.
Tale struttura si sta articolando su più livelli e funzioni. Le scelte operate nel Basso Sebino
poggiano su alcune convinzioni di base:
1. il processo di attuazione della legge 328 è frutto delle scelte che gli Amministratori,
in primis a livello di ambito territoriale e poi provinciale, intendono sostenere.
Poiché la costruzione di un nuovo sistema richiede continuamente valutazioni,
particolare attenzione andrà posta ai luoghi di decisione politica che
qualificheranno le strategie di un sistema socio-sanitario integrato;
2. la funzionalità delle scelte sarà anche frutto della capacità delle varie componenti
di dialogare e coordinare le proprie decisioni, per cui bisognerà definire luoghi di
incontro e integrazione tra tutti i soggetti coinvolti;
3. la consapevolezza dei Comuni della responsabilità che la 328/00 riconosce loro,
congiuntamente alla volontà e alla capacità di “fare con” gli altri, orienterà la
qualità del Piano di Zona.
La costruzione di un sistema socio sanitario integrato richiama quindi una complessità
di integrazioni :
-
tra enti e istituzioni con competenze sanitarie e istituzioni con competenze sociali
tra Comuni all’interno di un ambito
tra istituzioni dell’area sociale e istituzioni dell’area sanitaria
tra componente tecnica e politica a livello di ambito territoriale e provinciale
tra tutti i soggetti di un ambito : enti pubblici, privato sociale, rappresentanze,…
tra ambiti, per la costruzione di progetti complessi
tra tutti i 14 ambiti bergamaschi per le decisioni a livello provinciale.
Consapevoli che un ambito territoriale di piccole dimensioni come il Basso Sebino
potrà realizzare alcune scelte solo costruendo forti partneriati sia a livello locale, sia
con altri ambiti territoriali, di seguito si illustra la struttura che si intende consolidare.
Tale struttura vede un’articolazione a livello di ambito, di macroarea e provinciale
proprio per costruire quelle condizioni di collaborazione che renderanno realizzabili le
scelte nel territorio.
34
LIVELLO PROVINCIALE
Consiglio di Rappresentanza
UFFICIO SINDACI,
ALLARGATO AI RESPONSABILI UFFICI DI PIANO
dei Sindaci
(incorpora coordinamento uffici di piano)
LIVELLO MACROAREA (3/5 AMBITI)
CABINA DI REGIA SOCIO-SANITARIO
Responsabile di macroarea est ASL Dott. Alfieri
Coordinatore sociale ASL Dott. Barcella
Coordinatore infermieristico ASL Dott.ssa Lorenzetti
Responsabili Uffici di Piano Dott.ssa Bianchi, Dott. Gamba, Dott. Sterni
ASSEMBLEA DEI SINDACI DEL DISTRETTO DEL BASSO SEBINO
ORGANISMO DI PROGRAMMAZIONE DEL PIANO DI ZONA
UFFICIO DI PIANO (almeno 1volta/mese)
Nucleo tecnico
Responsabile UdP: dott.ssa Bianchi
Coord. Sociale ASL : dott. Barcella
Referenti tavoli tematici : dott.ssa Marini, dott. Maffi, dott.ssa Taddei
CONSULTA ASSESSORI
AI SERVIZI SOCIALI
(almeno 1 volta / 2 mesi)
Responsabili dei Ser.Soc dei Comuni : dott. Caradossi,…
SEGRETERIA
ORGANIZZATIVA :
Uffici Comunità
Montana
AREA ANZIANI
AREA SALUTE MENTALE
(MACROAREA)
AREA MINORI E FAMIGLIA
AREA HANDICAP
AREA INTERCULTURALITA’
35
Organizzazione
a.1. livello politico:
a.1.1. Assemblea dei Sindaci dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino normata “ai
sensi dell’art. 9 comma 6° della l.r.11.07.1997, n.31 e delle direttive approvate con dgr.
n.41788/1999.
Si riconferma l’identificazione dell’organismo politico nell’Assemblea dei Sindaci, quale
espressione di continuità rispetto alla programmazione sociosanitaria e ambito
dell’integrazione tra politiche sociali e politiche sanitarie, sostenuta anche attraverso
l’apposito ufficio, costituito ai sensi della l.r. 3/2008, art. 13 comma 3) “Il consiglio di
rappresentanza dei sindaci e l’Assemblea distrettuale dei sindaci, per l’esercizio delle
funzioni loro attribuite in materia di integrazione sociosanitaria dalla presente legge e
dalla l.r. 31/97,, si avvalgono, senza oneri aggiuntivi, di un apposito ufficio, dotato di
adeguate competenze tecniche e amministrative, individuato all’interno della
dotazione organica dell’ASL”.
L’Assemblea Distrettuale dei Sindaci costituisce l’organismo politico dei Piani di Zona
anche in presenza di un Ente Capofila che prevede un organismo di rappresentanza
composto da tutti i sindaci di distretto. Tale precisazione si ritiene necessaria al fine di
distinguere tra mandati dell’Assemblea dell’ente per la gestione associata e
responsabilità per l’attuazione del Piano di Zona.
In particolare, l’Assemblea dei Sindaci, che rappresenta quindi il luogo "stabile" della
decisionalità politica per quanto riguarda i Piani di Zona, è chiamata a:
-approvare il documento di Piano e suoi eventuali aggiornamenti;
-verificare annualmente lo stato di raggiungimento degli obiettivi di Piano;
-aggiornare le priorità annuali, coerentemente con la programmazione triennale e le
risorse disponibili;
-approvare annualmente i piani economico-finanziari di preventivo e i rendiconti di
consuntivo;
-approvare i dati relativi alle rendicontazioni richieste dalla Regione per la trasmissione
all’ASL ai fini dell’assolvimento dei debiti informativi.”1
a.1.2. Consulta degli Assessori Servizi Sociali del Basso Sebino
1
DGR N° VIII/8551 del 3 Dicembre 2008
36
a.1.3 livello provinciale : Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci
a.2. Livello tecnico:
a.2.1. di ambito: Ufficio di Piano
L’Ufficio di Piano è composto dal Responsabile Servizi Sociali della Comunità Montana
Basso Sebino, dai Responsabili Servizi Sociali dei Comuni dell’Ambito Territoriale e dai
referenti di area
“E’ l’organismo di supporto tecnico ed esecutivo quale soggetto di supporto alla
programmazione, responsabile delle funzioni tecniche, amministrative e della
valutazione degli interventi per il raggiungimento degli obiettivi del piano di zona. In
conseguenza dell’alto livello assegnato alla programmazione zonale, appare
fondamentale che la pianificazione sia presidiata attraverso professionalità qualificate
e modelli organizzativi che consentano di dare valore a tale funzione. Gli Uffici di Piano
devono infatti garantire un servizio integrato di servizi, attraverso:
-la programmazione, pianificazione e valutazione degli interventi,
-la costruzione e gestione del budget,
-l’amministrazione delle risorse complessivamente assegnate (Fondo Nazionale
Politiche Sociali, Fondo Sociale Regionale, Fondo per le non autosufficienze, quote dei
comuni e di altri eventuali soggetti);
-il coordinamento della partecipazione dei soggetti sottoscrittori
all’Accordo di Programma.
e aderenti
Gli Uffici di Piano rispondono, inoltre, nei confronti dell’Assemblea dei Sindaci, dell’ASL
e della Regione, della correttezza , attendibilità e puntualità degli adempimenti
previsti rispetto ai debiti informativi regionali.”2
a.2.2. provinciale : l’ufficio sindaci
Ricomprenderà il coordinamento provinciale responsabili Uffici di Piano (vd. Premessa
provinciale )
2
DGR N° VIII/8551 del 3 Dicembre 2008
37
a.2.2. I TAVOLI TERMATICI - OSSERVATORI
OSSERVATORIO ANZIANI
OSSERVATORIO MINORI E FAMIGLIA
OSSERVATORIO HANDICAP
OSSERVATORIO INTERCULTURALITA’
TAVOLO DEL TERZO SETTORE
TAVOLO PRIMA INFANZIA (da istituire)
TAVOLO LEGGE 13 (inserimenti lavorativi)
…
a. 2.3.
Forma di gestione e governance (es. regolamenti comuni, criteri
accreditamento)
Il principio che guiderà la progettazione e realizzazione del piano di zona è la
responsabilizzazione di due attori fondamentali: gli organi politici democraticamente
eletti e la comunità.
In questa direzione il piano di zona deve divenire lo strumento, caratterizzato da
flessibilità e adattabilità, in grado di promuovere la partecipazione di tutti gli attori
delle politiche sociali operanti sui comuni dell’ambito territoriale del Basso Sebino sia
nella fase di progettazione che in quella di realizzazione.
Fondamentale al riguardo è che il piano, quale strumento di governo del welfare
comunitario, contenga anche le indicazioni di standard strutturali e gestionali per
l’erogazione di prestazioni e sevizi sociali sul territorio.
Questo con l’attenzione a salvaguardare, promuovere e potenziare prioritariamente i
servizi esistenti sul territorio e, nella logica del lavoro di rete, facilitando la
partecipazione di altri enti erogatori sempre garantendo la titolarità progettuale degli
enti locali.
In questa direzione l’assorbimento, nel piano, di alcune indicazioni regionali andrà
mediato con l’esigenza di tutela della storia dei servizi territoriali.
Appare in ogni caso fondamentale che il piano di zona si caratterizzi, non come
occasione per la ri-partizione del fondo nazionale per le politiche sociali di spettanza
dell’ambito, ma come strumento per la costruzione di una reale integrazione fra i
38
servizi, sociali e sanitari, in termini sistemici e come primo momento di un processo, che
vedrà impegnato l’ambito territoriale nei prossimi mesi, per la definizione di un piano
regolatore sociale di ambito.
Integrazione socio-sanitaria (da definirsi a livello provinciale e di macroarea)
5 - Integrazione sociale e socio – sanitaria
Il piano di zona si pone come strumento di pianificazione e programmazione condivisa
dai diversi soggetti che vi partecipano; in particolare rispetto alla’rea dell’integrazione
socio – sanitaria si ritiene opportuno individuare alcuni oggetti sensibili rispetto ai quali
l’integrazione è una situazione naturale che supporta l’evoluzione dei servizi erogati nella
direzione di fornire risposte complesse ai bisogni dei cittadini.
Da un punto di vista metodologico innanzitutto si ritiene debbano essere definite alcune
strategie di lavoro che consentano di avviare un lavoro di costruzione di operatività
concreta, volte a perseguire nella pratica dei servizi l’erogazione di prestazioni ed
interventi in forma integrata che tenga conto dell’unicità del soggetto cui sono destinate.
Nel 2009 si prevede la costituzione di una cabina di regia a livello di macroarea,
composta dal Responsabile della Macroarea est dell’Asl, dal Responsabile Sanitario, dal
Coordinatore Sociale, dalla Coordinatrice Infermieristica e dai Responsabili degli Uffici di
Piano, e di una per ciascuna delle aggregazioni distrettuali (nelle quali oltre alle figure
previste per quella della macroarea si prevede la partecipazione dei responsabili di
ambito per le singole aree tematiche).
Tali organismi si danno le seguenti finalità:
•
•
•
•
•
individuare strategie e metodi condivisi;
pianificare le azioni inerenti le diverse aree;
promuovere protocolli operativi che definiscano compiti delle parti, le risorse e gli
strumenti per perseguire una reale integrazione che si trasformi in servizi concreti
per l’utenza;
costituire gruppi di lavoro integrati;
costruire azioni di servizio integrate.
Le aree interessate da questo percorso riguardano:
1. il sistema informativo, anche attraverso la rilettura ed analisi di dati
epidemiologici che hanno un impatto sulla programmazione zonale socio –
sanitaria (vedi allegato).
2. l’area dei servizi per la famiglia ed i minori - servizio tutela minori e consultorio
3. l’area dei servizi per la domiciliarità, socio – assistenziali e socio – sanitari,
4. il tema della continuità assistenziale, le dimissioni protette, pronto
intervento/emergenze, sollievi, sostegno alla non autosufficienza,
5. l’area della prevenzione, attraverso la promozione di corretti stili di vita
39
6. l’area dell’informazione e accesso ai servizi
declinazione del punto unico di accesso ai servizi,
attraverso
una
corretta
Il sistema informativo
Si intende gestire il sistema informativo del Basso Sebino su due programmi di
rendicontazione ai comuni dell’ambito delle prestazioni sociali realizzate in forma
associata:
Geseoweb: per la rendicontazione delle attività dei servizi di ambito :
Segretariato sociale on line per la rendicontazione delle attività del servizio di
segretariato sociale e del servizio di tutela minori.
L’accesso a tale servizio sarà garantito a tutti i comuni dell’ambito attraverso apposita
password.
40
INDICAZIONE PER LA PROGETTAZIONE 2009 - 2001
Nella gestione dei processi decisionali, nella programmazione e nell’attuazione del
piano di zona ai sensi della legge 328/2000 si dovrà tener conto dei seguenti valori
fondativi:
la solidarietà come principio fondante e ispiratore delle scelte politiche, dei rapporti
tra persone, gruppi e istituzioni;
la sussidiarietà sia verticale che orizzontale come criterio di valorizzazione delle
risorse territoriali: singoli cittadini, gruppi sociali, corpi intermedi e istituzioni;
sviluppo equo e sostenibile;
gestione associata del sistema integrato dei servizi sociali quale livello ottimale per
la garanzia di prestazione adeguate,efficaci ed efficienti per i cittadini, in modo
particolare per quelli in condizione di fragilità sociale;
promozione di uno stile di prossimità a partire dalla cura delle relazioni primarie:
famigliari, di buon vicinato, di appartenenza sociale e multiculturale;
sviluppo di azioni per favorire forme di cittadinanza attiva e la partecipazione degli
stakeholders alle decisioni riguardanti le politiche sociali.
41
Normativa di riferimento – Riferimenti legislativi a sostegno dei contenuti del PDZ
Per definire i fondamenti normativi
per un nuovo stato sociale occorre,
innanzitutto far riferimento ai due pilastri legislativi, secondo me, dello stato sociale
e che penso tutti conosciate: la Costituzione e il testo unico 267/2000.
La costruzione di un nuovo stato sociale non può essere un processo che parte dal
nulla, soprattutto in Italia, dove dobbiamo gratitudine ai Padri Costituenti per
averci donato una delle migliori costituzioni mondiali.
Ed è proprio dalla Costituzione Italiana che voglio mutuare i fondamentali per la
costruzione di uno stato sociale a misura d’uomo.
All’articolo 1 la Costituzione cita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata
sul lavoro”.
E’ una repubblica democratica… …non solo una democrazia…
I padri costituzionali hanno voluto evidenziare che la centralità non è sul potere,
anche se gestito dal popolo, ma sulla “cosa pubblica” che rimanda al bene
comune… …ad un bene che è di tutti… …e non di pochi eletti.
L’Italia è un’insieme di cittadini che cooperano alla ricerca del bene comune
attraverso una gestione democratica.
All’art. 3 la Costutuzione dice: “E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale, che limitando di fato la libertà e l’uguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
…e all’art. 4: “…ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie
possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorrono al
progresso materiale e spirituale della società”.
Ci sembra importante porre questi riferimenti alla base del nostro discorso perché
deve essere chiaro che la finalità del nostro agire, ed anche del nuovo stato
sociale, non può che essere lo sviluppo della persona umana e della società.
Uno sviluppo che non è solo di tipo materiale, ma anche spirituale.
Questo ci richiama al concetto di sviluppo integrale della persona umana…
E lo sviluppo della persona umana e intimamente intrecciato e interdipendente
da quello della società.
Il Decreto Legislativo 267/2000
42
Questo decreto dice con chiarezza a chi spetta la titolarità della politica sociale
delle comunità locali e in quale modo questa può essere attuata.
All’art. 3 del T.U. si legge: “Il comune è l’ente locale che rappresenta la propria
comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo” e più avanti all’articolo
13 dice: “spettano al comune tutte le funzioni amministrative che riguardano la
popolazione ed il territorio comunale, precipuamente nei settori organici dei servizi
alla persona e alla comunità, dell’assetto ed utilizzazione del territorio e dello
sviluppo economico”.
Legge 328/2000
Dopo più di 100 anni il legislatore ci ha offerto una nuova legge quadro per il
sistema integrato dei servizi sociali.
La legge 328/2000 per la prima volta la centralità della legge non è sul governo
dei servizi, ma sulla predisposizione di condizioni per far sì che le persone possano
vivere e costruirsi in quanto uomini: soggetti individuali, ma necessariamente
inserito all’interno di un contesto relazionale significativo e significante.
E’ un po’ come se il legislatore avesse voluto dire agli operatori sociali, ed ai
politici prima ancora,: signori non è più tempo di dare “il pane a chi ha fame, ma
occorre costruire contesti in cui attraverso relazioni amicali e tutelanti, o di
prossimità, le persone decidano di quale cibo hanno bisogno e come
procurarselo”.
Non è un passaggio di poco conto perché costringe i diversi attori sociali a parlarsi
e a dirsi quale tipo donna e di uomo hanno in mente (l’orizzonte simbolico è di
fondamentale importanza per le politiche sociali). A confrontarsi con la propria
tensione a realizzare risposte sociali “pre-confezionate” e a non mettersi in
discussione.
Quindi merito della legge 328/2000 è stato quello di:
costringere i comuni a ragionare in termini associativi e soprattutto attuando
una politiche della progettualità e non di meri servizi.
favorire la costruzione di un contesto di dialogo e collaborazione tra i diversi
attori sociali del territorio che si occupano di servizi sociali.
la condivisione di saperi che facevano capo ai singoli attori sociali territoriali.
43
ELEMENTI FONDAMENTALI DELLA LEGGE 328/2000
1. PRINCIPIO DI UNIVERSALITA’: i destinatari del sistema integrato dei servizi
sociali sono i cittadini come tali, indipendentemente dal loro status o
categoria di appartenenza. Non è più il solo cittadino in “stato di bisogno” a
potere usufruire dei benefici della 328, ma l’universalità dei cittadini.
Il
servizio sociale viene così ad essere equiparato al servizio sanitario, dove è
sancito il diritto per tutti (sani e non sani) ad ottenere le prestazioni.
2. VENGONO GARANTITI ALLA UNIVERSALITA’ DEI SOGGETTI I LIVELLI ESSENZIALI
ED UNIFORMI DELLE PRESTAZIONI: i livelli essenziali sono quel QUID di
prestazioni che la società ritiene essere essenziali per dare significato alla
sua politica sociale. Livelli essenziali che possono anche mutare nel tempo in
dipendenza della situazione storica e dello sviluppo sociale, civile ed
economico del paese Italia.
Per ogni ambito territoriale devono essere previste le seguenti prestazioni
(LEA):
a) Servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e
consulenza al singolo e ai nuclei familiari
b) Servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza
personale e familiare
c) Assistenza domiciliare
d) Strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociale
e) Centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario
3. PRINCIPIO DELLA CONTESTUALITA’ TRA DEFINIZIONE DEI LIVELLI ESSENZIALI ED
INDIVIDUAZIONE DELLE RISORSE: prima della legge quadro si avevano due
modelli per il sistema. Il primo (che faceva riferimento alla Legge 833)
prevedeva la predefinizione dei bisogni e successivamente la richiesta delle
risorse necessarie. Il secondo: predetermino il fabbisogno finanziario, decido
la quota capitarla quota per ogni cittadino e quindi istituisco e erogo servizi
(D. Lgs 502 2 517). Con la legge 328 i passaggi sono: definizione dei livelli
essenziali dei bisogni dell’universalità e contratto le risorse utili per sostenere
questi livelli. si avrà una riduzione delle prestazioni, ma verranno assicurate
le risorse per quelle essenziali.
4. IL SOGGETTO RICHIEDENTE HA IL DIRITTO A VEDERSI EROGATE LE PRESTAZIONI
CHE RICHIEDE SE QUESTE SONO TRA QUELLE ESSENZIALI: con la 328 deve
essere introdotta la “carta dei servizi” che è lo strumento a cui il cittadino
può fare riferimento per rivendicare il proprio diritto all’assistenza. All’interno
della carta devono essere dichiarati con chiarezza quali sono i servizi
44
essenziali. Se il soggetto non vede riconosciuta una prestazione di cui ha
diritto può ricorrere davanti al giudice ordinario.
5. INTEGRAZIONE TRA SANITARIO E SOCIALE: Non è possibile pensare che la
persona viva bisogni sanitari e sociali separatamente, ma queste due
dimensioni sono intimamente connesse nella quotidianità umana. La
separazione è forse funzionale a chi deve decidere chi paga, ma non certo
a chi vive sulla sua pelle una situazione di fragilità…
6. VALORIZZAZIONE DELLE RESPONSABILITA’ FAMILIARI
☺
☺
☺
☺
Procreazione
Cura dei familiari non autosufficienti
Sostenere e valorizzare le capacità genitoriali
Sostenere le pari opportunità e la condivisione delle responsabilità tra
uomini e donne
☺ Promuovere una visione positiva della persona anziana
7. RAFFORZAMENTO DEI DIRITTI DEI MINORI
8. RAFFORZAMENTO DE GLI INTERVENTI DI CONTRASTO ALLA POVERTA’
☺ Riduzione dell’evasione scolastica
☺ Promozione di azioni di contrasto alla povertà nei piani di sviluppo locale
☺ Estensione ed omogeneizzazione delle forme di sostegno al reddito di chi
si trova in povertà
☺ Sviluppo di forme di accompagnamento sociale e di integrazione
sociale personalizzate e mirate al raggiungimento dell’autonomia
possibile
☺ Messa a regime del reddito minimo di inserimento
☺ Azioni rivolte ai senza fissa dimora: riduzione del danno e percorsi di
recupero
9. SVILUPPO DELLA DOMICILIARITA’ PER LE PERSONA N.A.T. E LE GRAVI
DISABILITA’ (soggetti fragili)
☺ Sostenere e sviluppare tutta l’autonomia e le capacità possibili
☺ Rimuovere gli ostacoli che aggravano le condizioni di disabilità (barriere
mentali e architettoniche)
☺ Creare condizioni di pari opportunità
☺ Sostenere, ma anche sollevare, le famiglie
45
Legge regionale 3/2008
LA NUOVA LEGGE REGIONALE SULL’OFFERTA SOCIALE E SOCIO-SANITARIA IN
LOMBARDIA
La nuova legge regionale, la n. 3/2008, porta come titolo “Governo della rete
degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e socio-sanitario”.
Gli elementi sostanziali della legge sono::
la rete delle unità di offerta sociale e socio-sanitaria rappresenta l’insieme
dei servizi, delle prestazioni (anche di sostegno economico) e delle strutture
territoriali, domiciliari, diurne, semiresidenziali e residenziali.
Ha come finalità la promozione di condizione di benessere e inclusione
sociale della persona, della famiglia e della comunità e di prevenire e
rimuovere o ridurre situazioni di disagio dovute a condizioni economiche,
psicofisiche o sociali.
Inoltre, la rete delle unità di offerta garantisce il diritto all’esigibilità delle
prestazioni sociali e socio-sanitarie comprese nei LEA.
La libertà di scelta delle unità di offerta è uno degli obiettivi che si prefigge
la legge tra cui spiccano il riconoscimento ed il sostegno della famiglia
quale nucleo fondamentale per la cura della persona, la personalizzazione
e la flessibilità delle prestazioni.
Le unità di offerta sociali hanno il compito di sostenere la famiglia anche
con interventi economici, tutelare la maternità e la vita umana, tutelare i
minori, favorire la permanenza nel proprio ambiente familiare delle persone
in condizione di disagio sociale e l’integrazione degli stranieri, prevenire il
fenomeno dell’esclusione sociale.
Le persone che accedono al sistema delle unità di offerta partecipano in
rapporto alle proprie condizioni economiche e nel rispetto dei livelli
essenziali di assistenza, alla copertura dei costi delle prestazioni.
La nuova legge regionale 3/2008 promuove:
snellezza delle procedure: non si elencano più tutti i servizi da offrire per
permettere un costante aggiornamento delle prestazioni assecondando i
rapidi cambiamenti della realtà;
semplificazione per l’apertura di nuove unità di offerta. Basta la
comunicazione di inizio attività (esclusi i servizi socio-sanitari perché più
complessi);
rafforzamento del sistema dei controlli: il controllo si sposta sul piano
effettivo, operativo. Non basta dichiarare di essere in possesso dei requisiti
autorizzativi, ma dimostrare di averli effettivamente adottati;
ruolo centrale del comune: con l’istituzione del segretariato sociale, la
persona riceve l’assistenza necessaria attraverso un piano personalizzato
46
che con continuità la segue nell’evolversi dei suoi bisogni, sia sul piano
sociale che su quello sanitario;
istituzione del tutore o amministratore di sostegno per i non autosufficienti. Si
prevede la creazione del fondo per la non autosufficienza.
Riconoscimento e rafforzamento del ruolo del terzo settore, che non solo
partecipa alla gestione della rete dell’unità, ma anche alla sua
programmazione e gestione;
Nello specifico della programmazione dei nuovi piani di zona la legge regionale
3/2008 da le seguenti prescrizioni:
Art. 13 (Competenze dei comuni)
1. I comuni singoli o associati e le comunità montane, ove delegate, in base ai
principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza, sono titolari delle funzioni
amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale e concorrono
alla realizzazione degli obiettivi della presente legge nelle forme giuridiche e negli
assetti più funzionali alla gestione, alla spesa ed al rapporto con i cittadini ed in
particolare:
a) programmano, progettano e realizzano la rete locale delle unità d’offerta
sociali, nel rispetto degli indirizzi e conformemente agli obiettivi stabiliti dalla
Regione, anche promuovendo la partecipazione dei soggetti di cui all’articolo 3;
b) riconoscono e promuovono la sperimentazione di unità d’offerta e di nuovi
modelli gestionali nell’ambito della rete sociale, nel rispetto della programmazione
regionale;
c) erogano, nei limiti delle risorse disponibili, servizi e prestazioni di natura
economica e assumono gli oneri connessi all’eventuale integrazione economica
delle rette;
d) definiscono i requisiti di accreditamento delle unità di offerta sociali in base ai
criteri
stabiliti dalla Regione, accreditano le unità d’offerta e stipulano i relativi contratti;
e) definiscono eventuali livelli di assistenza ulteriori rispetto a quelli definiti dalla
Regione;
f) determinano i parametri per l’accesso prioritario alle prestazioni, di cui
all’articolo 6,
comma 2, sulla base degli indirizzi stabiliti nell’ambito della programmazione
regionale, anche assicurando interventi di emergenza e di pronto intervento
assistenziale, di norma mediante forme di ospitalità temporanea od erogazione di
sussidi economici;
g)
gestiscono il sistema informativo della rete delle unità d’offerta sociali.
47
Art. 18
(Piano di zona)
1. Il piano di zona è lo strumento di programmazione in ambito locale della rete
d’offerta sociale. Il piano definisce le modalità di accesso alla rete, indica gli
obiettivi e le priorità di intervento, individua gli strumenti e le risorse necessarie alla
loro realizzazione.
2. Il piano di zona attua l’integrazione tra la programmazione della rete locale di
offerta sociale e la rete d’offerta sociosanitaria in ambito distrettuale, anche in
rapporto al sistema della sanità, dell’istruzione e della formazione e alle politiche
del lavoro e della casa.
3. I comuni, nella redazione del piano di zona, utilizzano modalità che perseguono
e valorizzano il momento della prevenzione e, nella elaborazione di progetti,
promuovono gli interventi conoscitivi e di studio rivolti alla individuazione e al
contrasto dei fattori di rischio.
4. Il piano di zona è approvato o aggiornato dall’Assemblea distrettuale dei
sindaci entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge, secondo
modalità che assicurano la più ampia partecipazione degli organismi
rappresentativi del terzo settore e l’eventuale partecipazione della provincia.
5. La programmazione dei piani di zona ha valenza triennale, con possibilità di
aggiornamento annuale.
6. L’ambito territoriale di riferimento per il piano di zona è costituito, di norma, dal
distretto sociosanitario delle ASL.
7. I comuni attuano il piano di zona mediante la sottoscrizione di un accordo di
programma con l’ASL territorialmente competente e, qualora ritenuto opportuno,
con la provincia. Gli organismi rappresentativi del terzo settore, che hanno
partecipato alla elaborazione del piano di zona, aderiscono, su loro richiesta,
all’accordo di programma.
8. Il piano di zona disciplina l’attività di servizio e di segretariato sociale.
9. Al fine della conclusione e dell’attuazione dell’accordo di programma,
l’assemblea dei sindaci designa un ente capofila individuato tra i comuni del
distretto o altro ente con personalità giuridica di diritto pubblico.
10. L’ufficio di piano, individuato nell’accordo di programma, è la struttura
tecnicoamministrativa
che assicura il coordinamento degli interventi e l’istruttoria degli atti di esecuzione
del piano. Ciascun comune del distretto contribuisce al funzionamento dell’ufficio
di piano proporzionalmente alle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili
e comunque senza maggiori oneri a carico del bilancio regionale.
11.
La Giunta regionale, decorso inutilmente il termine di cui al comma 4,
previa diffida ad adempiere entro sessanta giorni, provvede, sentita l’assemblea
distrettuale dei sindaci, alla nomina di un commissario ad acta.
Deliberazione della Regione Lombardia n° VIII/8551 del 3 dicembre 2008
48
7. Gli obiettivi della triennalità 2009-2011
Coerentemente con il nuovo impianto normativo in cui si colloca il nuovo triennio,
alla luce degli esiti delle passate programmazioni e del sistema dei bisogni che si
sta affermando in Lombardia, gli obiettivi per il prossimo triennio si sviluppano
lungo due assi: quello della “continuità e consolidamento” e quello dell’
”innovazione” : continuità sia rispetto al sistema di governance, sia rispetto alla
qualificazione del sistema di offerta; innovazione sia rispetto alla promozione di
nuove soluzioni in grado di sostenere e valorizzare la famiglia nei diversi cicli di vita,
sia rispetto a interventi di prevenzione che, in un’ottica di lungo periodo,
rappresentano la strategia più idonea a fronteggiare attivamente l’ormai
continuo affermarsi di condizioni di emergenza e cronicità. “Continuità” e
“innovazione” legate da un comune filo conduttore: l’integrazione tra politiche,
ed in particolare tra politiche sociali, socio-sanitarie e politiche sanitarie, ma
anche integrazione di prestazioni finalizzata ad assicurare una personalizzazione e
una presa in carico complessiva della persona.
7.1 Continuità e consolidamento:
I risultati conseguiti dalle passate stagioni dei Piani di Zona hanno contribuito a
sviluppare un sistema di welfare caratterizzato da forti principi di sussidiarietà, di
libera scelta e di pluralità di offerta e al contempo di progressivo superamento di
singole municipalità. Gli obiettivi declinati per il triennio 2006-2008 vanno dunque
ripresi e sviluppati nella nuova programmazione locale, implementandone i punti
di forza e individuando strategie di superamento delle criticità.
Due i punti di maggiore e specifico interesse regionale:
7.1.1. Il Consolidamento del sistema dei titoli sociali, con l’ obiettivo di mantenere
la diffusione dei buoni e dei voucher sociali in tutti gli ambiti distrettuali, ormai
inseriti nel sistema di risposta ai bisogni espressi dalla popolazione, sviluppando un
approccio qualitativo che posizioni sempre di più i titoli sociali in una logica di
complementarietà, di integrazione e di rafforzamento del sistema di offerta.
Due i punti di particolare attenzione:
- la destinazione mirata dei titoli sociali e lo sviluppo di capacità da parte degli
operatori dei Comuni di orientare il cittadino, a partire dalla lettura del bisogno
espresso, rispetto alle possibili risorse che il sistema può offrire, sostenendolo
nell’esercizio della libertà di scelta e mantenendo la “regia” del piano
individualizzato di intervento, condiviso con al persona e la famiglia. Dovranno in
tal senso essere individuati e formati profili funzionali di “case manager” in grado di
coordinare e attivare il lavoro di rete e di potenziare le risorse personali
dell’individuo o dei suoi familiari;
- l’attenzione a forme di integrazione tra titoli sociali e prestazioni sociosanitarie.
Gli indicatori che verranno utilizzati per misurare il raggiungimento di questo
obiettivo sono i seguenti:
49
-grado di copertura territoriale
-volume del numero di fruitori annuale
-destinazione dei buoni sociali
-tipologia e volumi delle prestazioni acquistate attraverso i voucher sociali
-presenza di un sistema di verifica e raccordo tra titoli sociali e voucher
sociosanitari
-aumento degli interventi rivolti al sostegno della domiciliarietà (in termini di fruitori
e di offerta)
7.1.2 Miglioramento delle capacità di utilizzo delle risorse del FNPS e di gestione
del budget unico, evitando la formazione di residui. La definizione di questo
obiettivo si impone in un sistema in cui le risorse non sono infinite ed in presenza di
diverse capacità programmatorie e gestionali espresse dai territori. L’obiettivo per
il triennio è così definito:
-impegno delle risorse del FNPS assegnate nel triennio per almeno il 90%
-liquidazione entro il 31.12.2011 pari almeno al 70% dell’assegnato nel triennio.
La capacità di spesa rappresenterà uno dei parametri sul quale verrà costruito il
meccanismo di assegnazione alla fine della triennalità: l’assegnazione delle risorse
del FNPS per il 2012 sarà infatti definita, oltre che per quota capitaria, anche sulla
base del raggiungimento degli obiettivi indicati per il triennio di riferimento. Inoltre,
nell’ambito delle risorse annualmente destinate agli ambiti distrettuali, una quota
verrà assegnata sulla base di criteri che premieranno la correttezza dei dati
rendicontati a preventivo e consuntivo e la capacità di programmare e utilizzare
risorse in una logica di budget unico. Per il primo anno di attuazione della terza
triennalità, i meccanismi premiali saranno i seguenti:
Indicatore
Peso
percentuale
Correttezza formale dei dati economici relativi al Piano di 40%
Zona, trasmessi sia a preventivo che a consuntivo,
valutata rispetto a:
-quote del FNPS superiori all’assegnato;
-differenze
non
motivate
tra
costi
previsti
(preventivo)/costi sostenuti (a consuntivo) e risorse per
canale di finanziamento
Capacità di programmazione e gestione economica dei 30%
Piani di Zona, valutata rispetto allo scostamento tra
consuntivi e preventivi, valutato su tre fasce:
-scostamento superiore al 50%
-scostamento compreso tra il 30 e il 50%
-scostamento inferiore al 30%
50
Incidenza percentuale delle risorse dei comuni sul totale 20%
costi sostenuti (a consuntivo)
Incidenza percentuale delle risorse del Fondo Sociale 10%
Regionale indicate nei rendiconti economici sul totale
delle risorse assegnate (a consuntivo)
Gli indicatori individuati rimarranno stabili nell’arco del triennio; sulla base degli esiti
di monitoraggio, potranno essere annualmente modificati i pesi percentuali ad
essi attributi.
7.2.Innovazione
La tensione della nuova programmazione dovrà essere orientata a sviluppare
risposte innovative a bisogni emergenti o a bisogni che si presentano in forma
sempre più articolata e complessa.
L’innovazione che si intende sostenere nella triennalità 2009-2011 riguarda:
-i metodi, che dovranno essere sempre più caratterizzati dall’integrazione;
-i contenuti, volti al sostegno della famiglia, quale “luogo” in cui convergono e
dovrebbero trovare concreta integrazione tutte le politiche settoriali, da quelle per
i giovani, a quelle per gli anziani e per i disabili; da quelle per la maternità e
l’infanzia, a quelle per la scuola e i servizi educativi, nonché alla prevenzione e
contrasto dei fattori di rischio, come indicato dalla l.r.3/2008, art. 18 comma 3.
Seguendo questa logica, al fine di orientare una adeguata programmazione ed
un equilibrato investimento di energie e risorse, si evidenzia la necessità che i Piani
di Zona prevedano:
7.2.1. Interventi di promozione, supporto alla genitorialità e al protagonismo
familiare, con riferimento a:
a) Sostegno alla maternità: oltre agli interventi sostenuti attraverso lo strumento dei
titoli sociali, la programmazione zonale dovrà prevedere, coerentemente con le
finalità della l.r. 23/1999 “Politiche regionali per la famiglia”, la promozione e
realizzazione di azioni integrate di sostegno al nucleo familiare volte alla tutela
della vita in tutte le sue fasi, con particolare attenzione alla gestante, al periodo
prenatale e all’infanzia. In particolare si tratta di prevedere, in accordo con l’ASL e
con soggetti del Terzo Settore, interventi a sostegno della maternità,
predisponendo ed organizzando, per ogni famiglia che lo richieda, un piano
personalizzato di sostegno e attivando uno stretto collegamento tra consultori,
servizi sociali, reti di solidarietà, stimolando anche processi di mutuo-aiuto e
confronto fra le stesse famiglie.
b) Sostegno alla famiglia nei suoi diversi cicli di vita, con particolare attenzione agli
anziani e aifigli minori, attraverso interventi di prevenzione del disagio , basati su
metodologie di lavoro di rete, sviluppo di comunità, attivazione di reti solidali,
51
potenziamento del sostegno e valorizzazione di una cultura della “genitorialità
sociale” (reti familiari, affidi diurni, auto-aiuto).
Nell’ottica dell’ampliamento del sistema di risposta ai bisogni della famiglia, si
collocano i titoli sociali rivolti alle famiglie con figli minori ed in particolare alle
famiglie con 4 o più figli, da attivarsi in tutti gli ambiti distrettuali, dando in tal modo
piena attuazione alla circolare n. 31/2006 e all’Intesa sottoscritta in sede di
Conferenza Unificata del 20 settembre 2007, recepita da Regione Lombardia con
deliberazione del 5 dicembre 2007, n. 6001.
I titoli sociali così mirati dovranno rappresentare uno strumento a sostegno alle
spese sostenute per la crescita, l’accudimento, l’educazione, la socializzazione e
per l’idoneità dell’ambiente di vita dei figli minori e uno strumento di accesso a
servizi in grado di rispondere a questi stessi bisogni. I servizi erogati o sostenuti
economicamente attraverso i titoli sociali possono afferire a differenti tipologie di
contenuto in cui si estrinseca il family care: cura, custodia, educazione,
ricreazione, accompagnamento, trasporto, ecc. e dovranno essere previsti
interventi di accompagnamento per facilitare la fruizione dei servizi.
Ancora nell’ambito del sostegno agli anziani e alle famiglie con figli, si invitano i
Comuni a prevedere, attraverso lo strumento dei Piani di Zona, politiche di
defiscalizzazione, mirate a ridurre la pressione fiscale attraverso la riduzione della
tassazione TARSU.
Un'altra tipologia di intervento che si sollecita a inserire tra le azioni di sostegno alle
famiglie con figli, anche attraverso forme di sperimentazione, è quella relativa ad
azioni mirate a favorire la conciliazione tra tempi di lavoro e vita familiare,
attraverso l’erogazione di servizi flessibili alla persona e alla famiglia, anche in
raccordo con le indicazioni del Piano territoriale degli Orari, ove approvato .
Secondo questa logica, nell’organizzazione della rete delle unità di offerta,
andranno previste e incentivate modalità organizzative caratterizzate da
flessibilità ed estensione dei periodi di accesso. Inoltre, una particolare attenzione,
rispetto a questo punto, dovrà essere rivolta ai lavoratori con contratti “atipici”.
Nell’ottica di una programmazione integrata tra politiche a sostegno della
famiglia, si invita a verificare la praticabilità di interventi concertati anche con gli
assessorati comunali competenti per le politiche dei tempi, del lavoro,
dell’occupazione e delle attività produttive e finalizzati all’erogazione di incentivi
alle imprese pubbliche e private presenti sul territorio dell’ambito distrettuale che
adottano e applicano modelli organizzativi e forme contrattuali per la
conciliazione dei tempi vita–lavoro e per il miglioramento della qualità della vita
nell’impresa e sul territorio, in applicazione della Legge 53/2000 “Disposizioni per il
sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione
e per il coordinamento dei tempi delle città" e in applicazione della legge
regionale n. 28/2004 “Politiche Regionali per il coordinamento e l’amministrazione
dei tempi delle città” .
Gli interventi a sostegno delle famiglie numerose potranno essere finanziati, oltre
che con le risorse del budget unico per le attività sociali dei Piani di Zona, anche
con assegnazioni aggiuntive e specificatamente vincolate da parte della
Regione. Infine, quali interventi a sostegno della famiglia, si invita a considerare nel
52
momento programmatorio, il fenomeno crescente delle nuove povertà, al quale
dovrà essere assicurata una particolare attenzione, anche sotto il profilo della
conoscenza per una specifica programmazione di interventi mirati.
Gli indicatori che consentiranno di verificare la diffusione di pratiche innovative
attraverso l’uso dei titoli sociali rivolte a famiglie con più figli minori sono individuati
nei seguenti:
- grado di diffusione territoriale;
- n. famiglie raggiunte rispetto alle famiglie numerose presenti sul territorio;
- n. e tipo delle prestazioni/servizi acquistati con voucher sociali;
- tipologia di finalizzazione dei buoni sociali;
- n. comuni dell’ambito che applicano misure di defiscalizzazione (Tarsu)
c) Sostegno alla domiciliarità, attraverso la valorizzazione del lavoro di cura
(familiari care giver eassistenti familiari)tramite il sistema dei buoni sociali. Si tratta
di inserire tra gli obiettivi del nuovo piano da una parte misure finalizzate al
riconoscimento economico del lavoro di cura e assistenza reso dal care giver
familiare e dall’altra mettere a regime, nell’arco del triennio, le azioni già
identificate con la circolare n. 41/2007 “Prime indicazioni per l’attuazione di
interventi mirati al sostegno del lavoro di cura prestato da assistenti familiari”.
Anche questo obiettivo si pone nell’ottica degli interventi di supporto alla
domiciliarità e di sostegno alla famiglia con carichi di cura. Affinché possa trattarsi
di un reale intervento di sostegno, è necessario che gli interventi individuati nella
citata circolare (contributi economici per le spese derivanti dalla regolarizzazione
dei contratti di lavoro e per il pagamento delle spese per l’assistente familiare;
interventi di tutoring domiciliare, sostegno alla formazione delle assistenti familiari,
sostegno alla rete di incontro domanda/offerta) facciano parte di un piano di
“presa in carico” strutturato e all’interno di una regia complessiva da parte del
servizio sociale e del distretto.
La diffusione di tali pratiche sarà misurata attraverso i seguenti indicatori:
- grado di diffusione territoriale;
- n. beneficiari di buoni finalizzati a sostenere la regolarizzazione dei contratti di
lavoro delle assistenti familiari;
- n. famiglie monitorate attraverso interventi di tipo domiciliare
-applicazione di strumenti di verifica dell’intervento.
7.2.2 Interventi di prevenzione, nella direzione indicata dalla l.r. 3/2008, ar. 18
comma 3). I progetti e gli interventi condotti in ambito preventivo rispetto a diversi
fenomeni, sviluppati soprattutto attraverso la progettualità sostenuta con i
finanziamenti ex “leggi di settore” , hanno consentito in questi anni di maturare un
ricco patrimonio ed esperienze che, associate ad una analisi dei bisogni
emergenti, consentono di identificare alcune aree di priorità per il triennio 20092011:
A)Prevenzione e promozione delle politiche rivolte ad adolescenti e giovani: se è
vero che l’attuazione di progetti legati all’area dell’adolescenza e della
53
genitorialità rappresentano ormai un aspetto consolidato nel quadro complessivo
delle politiche sociali, è altrettanto vero che si stanno diffondendo, con un
crescente allarme sociale, comportamenti adolescenziali e giovanili caratterizzati
da aggressività e violenza tra pari, da un sistema delle regole che fa sempre più
fatica ad affermarsi da parte della famiglia e delle agenzie educative, nonché da
condotte di policonsumo di sostanze legali e illegali, con un preoccupante
abbassamento della soglia di percezione della gravità di tali condotte. Il carattere
di innovazione che dovrà attraversare questi interventi riguarda principalmente la
metodologia di intervento , a partire dalla programmazione all’interno di obiettivi
d’area e non di tematica specifica (ad esempio, inserimento delle attività di
prevenzione delle dipendenze all’interno del quadro delle politiche giovanili,
anziché tossicodipenze/grave marginalità). Questo nell’ottica del superamento
del rischio di frammentazione di singole azioni che, se non inquadrate in un piano
più complessivo e sinergico, risultano indebolite e parziali. Secondo queste
premesse, è necessario che la programmazione zonale preveda:
·Interventi di prevenzione delle diverse forme di dipendenza nella
popolazionepreadolescenziale e adolescenziale, da svilupparsi in coerenza con le
linee guida regionali di cui alla DGR n. 6219 del 19.12.2007 “Approvazione delle
linee guida regionali di prevenzione delle diverse forme di dipendenza nella
popolazione preadolescenziale e adolescenziale. Le iniziative dovranno
raccordarsi con il Dipartimento Dipendenze ASL, con particolare riferimento
all’Osservatorio delle Dipendenze ed essere programmate secondo una logica
mirata a potenziare lo sviluppo di sinergie tra progetti finalizzati a migliorare la
qualità della vita dei giovani, anche se attivati in aree differenti ,in modo da
accrescere gli effetti stessi dell’intervento;
·Interventi di prevenzione del bullismo e sviluppo di una
cultura della
legalità.Anche per questa azione, le linee di indirizzo vanno nella direzione di
sostenere azioni di raccordo e coordinamento tra le varie iniziative, nel tentativo di
promuovere e valorizzare la cultura di una più ampia “comunità educante” come
valore fondante sia a livello preventivo, sia nell’intercettazione del fenomeno
bullismo, prevedendo il coinvolgimento e la messa in rete delle diverse agenzie
che presiedono lo sviluppo della crescita dei minori. E’ opportuno che nella
programmazione zonale vengano previsti interventi che, in raccordo con le
scuole, le associazioni familiari e le realtà educative di volontariato, a partire dagli
oratori, sostengano da una parte le competenze genitoriali, dall’altra creino reti di
collaborazione per prevenire e contrastare i fenomeni di bullismo, coinvolgendo
ragazzi, insegnanti, educatori volontari e famiglie, promuovendo interventi mirati
all’incremento delle competenze relazionali tra pari e con gli adulti, finalizzati alla
promozione dell’integrazione.
B) Tutela della Salute Mentale, prevedendo interventi ad alta integrazione con gli
organismi di coordinamento previsti dalle ASL e con le Aziende Ospedaliere, volti
in particolare a :
- garantire la continuità assistenziale mediante specifici protocolli operativi,
favorendo la condivisione tra servizi coinvolti di linee guida d’intervento;
54
- garantire, a coloro che presentino adeguate condizioni personali e familiari,
forme di assistenza tali da consentire la permanenza presso il proprio domicilio;
- integrazione sociale e autonomia della persona affetta da patologia
psichiatrica;
- sostegno all’inserimento socio-educativo in contesti lavorativi, anche in raccordo
con le agenzie del terzo settore, al fine di promuovere accordi locali in favore
delle persone affette da disagio psichico;
- favorire l’approccio ai servizi specialistici, adottando strumenti di aggancio e di
relazione in grado di intercettare anche persone provenienti da altri contesti
socio-culturali, in particolare persone immigrate.
Tali interventi hanno come comune denominatore il sostegno alla vita quotidiana,
la facilitazione dei rapporti con il territorio, la cura delle relazioni all’interno della
famiglia, la progettazione dell’impiego del tempo della persona. In questo ambito
rientrano anche interventi di sostegno e sollievo anche temporaneo per i familiari ,
spesso sottoposti a forti carichi psicologici per lunghi periodi di tempo.
C) Sostegno e assistenza ai disabili e alle loro famiglie, con particolare riferimento
all’autonomia e vita indipendente, anche attraverso il sistema dei titoli sociali e
l’attuazione della legge 162/1998 “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104,
concernenti misure di sostegno in favore delle persone con handicap grave”,
nonché l’individuazione, in particolare per alcune aree specifiche, di buone prassi,
anche tenendo conto delle competenze provinciali in materia di disabili sensoriali.
Tra gli interventi di “buone prassi”, l'autismo rappresenta una forma eccezionale di
disabilità, ma è anche un tema “paradigmatico”, nel senso che raccoglie in sé
tutti gli elementi di forte criticità di una condizione di disabilità. L’interesse a
sviluppare modelli a rete di intervento a partire dall’autismo sta nella possibilità di
individuare “buone prassi” che a cascata possono essere utilizzate anche per altre
situazioni di disabilità Anche in questo ambito i progetti, mirati a facilitare
l’integrazione sociale e scolastica dei minori con diagnosi di autismo e a sostenere
le loro famiglie, dovranno avere come riferimento da una parte l’integrazione
delle risposte che i vari soggetti – scuola, famiglia, servizi - sono in grado di offrire e
dall’altra l’informazione e il coinvolgimento , che consente di ridurre il livello di
solitudine e di carico delle famiglie.
Un altro punto di attenzione rispetto alla disabilità dovrà essere rivolto alla
protezione giuridica delle persone prive di autonomia o incapaci di provvedere ai
propri interessi, cosi come previsto dall’ art. 9 della l.r. 3/2008. Rinviando alla circ. n.
9 del 27 giugno 2008, che definisce i compiti dell’ufficio di protezione giuridica
delle persone incapaci, si ricorda che, nell’ottica del perseguimento
dell’integrazione delle politiche sanitarie, sociosanitarie e sociali e in virtù dei
rapporti intercorrenti tra le ASL ed i comuni nella progettazione della rete locale
delle unità d’offerta sociali, è possibile che le Asl ed i comuni associati di un
ambito territoriale decidano di organizzare un unico ufficio per la protezione
giuridica delle persone incapaci, avvalendosi della struttura posta all’interno del
dipartimento ASSI. In tal caso, l’ufficio opererebbe anche per conto dei comuni
55
associati e la sua dotazione organica potrà essere integrata mediante risorse
poste a disposizione dai comuni medesimi o dagli uffici di piano.
Promozione della salute e stili di vita: la promozione della salute rientra nella più
ampia accezione di promozione della “qualità della vita”, il cui obiettivo è quello
di sostenere il raggiungimento del benessere psicofisico. Tali interventi dovranno
essere previsti all’interno dei Piani di Zona in stretto raccordo, anche sotto il profilo
metodologico, con i Piani Integrati Locali di salute, cui far partecipare tutte le
istituzioni locali e il Terzo Settore .
7.3 Formazione e aggiornamento del personale:
Il perseguimento e il grado di realizzazione degli obiettivi posti dai Piani di Zona
non potrà infine prescindere dalla concreta attuazione di costanti e mirati
programmi di formazione e aggiornamento, rivolti a tutto il personale coinvolto, sia
pubblico che delle unità di offerta di diritto privato, anche al fine di realizzare una
proficua integrazione operativa, finalizzata a una crescita costante della gamma
e della qualità dell’offerta di servizi.
In conclusione l’aspettativa è quella dello sviluppo di un sistema sempre più
integrato e sempre più capace di muovere sinergie, di costruire una rete unità di
offerta e di opportunità, di dare continuità e di promuovere uno stile di prossimità,
ottimizzando risorse economiche e professionali, nel rispetto e nella valorizzazione
di ruoli e competenze definiti dalla l.r. 3/2008.
I risultati conseguiti verranno misurati annualmente attraverso il sistema di
monitoraggio regionale, curato dagli Uffici di Piano, validato dall’Assemblea
Distrettuale dei Sindaci e verificato dall’ASL, e sintetizzato a livello regionale in un
sistema di reporting a supporto di periodici confronti sullo stato di attuazione dei
Piani.
56
3. Descrizione dell’Ambito – Conformazione territoriale e situazione demografica (popolazione, indici:
vecchiaia, carico sociale, immigrazione, popolazione giovanile)
PROVINCIA DI
BERGAMO
362
1886
6228
2189
1112
614
7356
30315
1059593
238
120
506
256
175
7
124
831
50
109
36
1177
3629
89522
VIGOLO
VIADANICA
PREDORE
51,54 51,79 50,98 49,79 50,88
106,37 107,43 103,98 99,15 103,58
94,01 93,09 96,17 100,86 96,54
77,94 96,88 73,97 79,83 69,80
VILLONGO
1478
TAVERNOLA
3053
SARNICO
3127
PARZANICA
838
GANDOSSO
2072
CREDARO
BASSO SEBINO
FORESTO SPARSO
ADRARA S.ROCCO
ADRARA S.MARTINO
popolazione residente
popolazione
stranieraresidente
Proporzione maschi
Tasso di mascolinità
tasso di femminilità
Indice di vecchiaia
Indice di dipendenza (carico
sociale)
Indice di dipendenza
giovanile
Indice di struttura della pop.
attiva
Indice di carico familiare
Indice di ricambio della
pop.attiva
tasso popolazione infantile
tasso popolazione minorile
tasso incidenza popolazione
anziana
tasso popolazione straniera
persone povere
50,00 47,99 48,09 50,75 50,54 49,19 51,85
100,00 92,25 92,64 103,06 102,18 96,79 107,68
100,00 108,40 107,95 97,03 97,86 103,31 92,87
297,06 129,50 144,39 173,88 103,09 162,67 77,73
50,27
101,07
98,94
102,25
49,64
98,56
101,46
114,74
41,24
43,00
39,72
38,40
39,17
59,47
46,54
48,22
44,20
42,02
47,24
39,93
42,66
44,21
23,18
21,84
22,83
21,35
23,07
14,98
20,28
19,73
16,14
20,69
17,99
22,47
21,09
20,59
104,31
10,89
94,81
10,90
80,07
12,70
99,16 108,47
10,79 13,53
123,23 116,93 113,81 117,98 102,13 108,76 100,16
8,72 11,44 10,50
8,05 10,90
8,05 11,70
103,35
11,11
106,24
10,84
163,64 117,78 114,39 141,11
3,59
5,46
4,98
3,75
11,05 18,08 16,62 14,48
72,81 131,43
5,79
5,61
21,04 19,21
86,96 101,92
7,00
5,67
19,76 19,59
97,26
6,97
20,97
13,71
11,49
97
13,08
16,18
147
11,98
11,84
69
16,23
14,32
39
13,17
8,39
143
29,56
1,93
17
18,56
6,57
89
20,55
13,34
293
20,88
2,28
103
63,77 104,00
5,58
3,91
19,60 15,31
95,76
6,12
20,05
101,41
5,63
18,61
113,21
5,32
18,09
15,65
9,80
52
13,25
16,00
346
16,09
11,97
1425
17,42
8,45
49801
20,52
5,86
29
57
POPOLAZIONE RESIDENTE
L’evoluzione della dimensione quantitativa della popolazione nel Basso Sebino è
caratterizzata da due fenomeni:
•
•
aumento della popolazione straniera;
incremento di un volto giovane della popolazione.
popolazione residente
8000
7000
6000
5000
4000
3000
2000
1000
RA
AD
AD
RA
S
RA .M A
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S . I NO
RO
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LL
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GO
0
TASSO POPOLAZIONE STRANIERA
La percentuale straniera è in costante aumento.
Negli ultimi anni la percentuale di aumento della popolazione straniera è di
circa il 10% l’anno.
Ogni cinque anni circa, il numero degli stranieri residenti si raddoppia.
Il dato più significativo riguarda la fascia minorile dove la percentuale della
popolazione straniera si attesta al 25% della popolazione residente totale
tasso popolazione straniera
18,00
16,00
14,00
12,00
10,00
8,00
6,00
4,00
2,00
BA
PR
SS
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LA
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A
VI
G
O
LO
VI
LL
O
NG
O
0,00
58
tasso di mascolinità
110,00
105,00
100,00
95,00
90,00
A
D
R
A
R
A
A
S
D
.M
R
A
A
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T
A
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S
G
S
O
DO
I BS
E
E
R
B
IN
G
AO
M
O
85,00
80,00
Il tasso di mascolinità è calcolato individuando il
numero dei maschi ogni 100 femmine. I tassi di
mascolinità sono di fatto abbastanza stabili alla
nascita (in tutte le popolazioni umane tale tasso è
compreso alla nascita tra 105 e 110, a causa di un
maggior numero di nati di sesso maschile) e variano
in base alla mortalità (che è maggiore nei maschi
rispetto alle femmine).
59
tasso di femminilità
110,00
105,00
100,00
95,00
90,00
85,00
R
RA
AD
M
S.
NO
TI
AR
R
RA
AD
A
A
R
S.
O
O
CC
CR
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BA
B
SE
O
V
O
PR
IN
A
CI
IN
O
D
I
R
BE
AM
G
O
popolazione infantile (percentuale)
8,00
7,00
6,00
5,00
4,00
3,00
2,00
1,00
O
AM
O
IN
D
IB
ER
G
SE
B
O
BA
SS
PR
O
VI
NC
IA
IC
A
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O
CR
O
S.
R
A
R
AD
RA
AD
RA
R
A
S.
M
AR
TI
NO
0,00
Calcola il rapporto tra la popolazione 0- 17 anni sulla popolazione totale.
Dai dati una conferma l’inversione di tendenza degli ultimi anni del tasso di
anzianità, la popolazione del Basso Sebino sta “ringiovanendo” .
60
DR
AR
B
PR
AS
SO
O
VI
SE
NC
BI
IA
N
D
O
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G
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O
A
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G
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B
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C
CO
ED
S.
R
AR
TI
CR
A
S.
M
ST
O
DR
AR
R
FO
RE
A
AD
RA
Misura il rapporto tra la parte di popolazione che non lavora giovane
( 0 – 14 anni, parte della popolazione non attiva) e quella
potenzialmente attiva (15 – 64 anni)
tasso popolazione minorile
25,00
20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
dipendenza giovanile
25,00
20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
61
indice di vecchiaia
350,00
300,00
250,00
200,00
150,00
100,00
50,00
PR
B
O
VI AS
NC SO
IA
SE
D
I B BIN
O
ER
G
AM
O
AD
RA
R
A
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S. I NO
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VE I CO
RN
O
VI
A D LA
AN
IC
A
VI
G
O
VI
LO
LL
O
NG
O
0,00
Rapporto di composizione tra a popolazione anziana
(over 65 anni) e popolazione più giovane (0 – 14 anni).
Dai dati emerge che 5 comuni permangono con un
indice di vecchiaia più alto di quello della media
provinciale: Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola,
Vigolo
B
62
tasso incidenza popolazione anziana
35,00
30,00
25,00
20,00
15,00
10,00
5,00
PR
B
O
VI AS
NC SO
IA
SE
D
I B BIN
O
ER
G
AM
O
AD
RA
R
A
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VE I CO
RN
O
VI
A D LA
AN
IC
A
VI
G
O
VI
LO
LL
O
NG
O
0,00
Misura il seguente rapporto: popolazione over 65 anni sulla
popolazione totale.
I Comuni con un tasso ci incidenza della popolazione anziana più
alto della media provinciale sono: Parzanica, Predore, Sarnico,
Tavernola, Vigolo
63
Indica il rapporto
tra la popolazione 0-4 anni
sulla popolazione 15-49 anni
indice di carico familiare
16,00
14,00
12,00
10,00
8,00
6,00
4,00
2,00
O
G
AM
O
IN
ER
SE
B
D
IB
O
BA
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PR
O
VI
N
CI
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A
AD
RA
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A
DR
AR
A
S.
M
AR
TI
NO
0,00
indice di ricambio popolazione attiva
180,00
160,00
140,00
120,00
100,00
80,00
60,00
40,00
20,00
Rapporto tra la consistenza della
popolazione in età 60 – 64 anni e la
popolazione in età 15 – 19 anni
PR
B
O
VI AS
NC SO
IA
SE
D
I B BIN
ER O
G
AM
O
AD
RA
R
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VE CO
RN
O
VI
AD LA
AN
IC
A
VI
G
VI O LO
LL
O
NG
O
0,00
64
Calcolato sulla percentuale stimata per l’Italia Settentrionale
(4,70%) di popolazione povera sulla popolazione totale
prevista dell’ultimo rapporto sulla povertà alla Camera dei
Deputati (anno 2005)
n°persone povere residenti per comune
400
346
350
293
300
250
200
147
150
143
97
100
103
89
69
52
39
50
29
17
LO
IG
O
IL
LO
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O
V
TA
V
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LA
VI
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A
A
DR
A
R
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A
A
R
A
S.
M
AR
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NO
0
popolazione straniera residente su popolazione totale
8000
7000
6000
5000
popolazione totale
4000
popolazione straniera
3000
2000
1000
O
NG
O
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VI
LL
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G
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A
PR
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O
S.
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R
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R
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S.
M
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NO
0
65
IL QUADRO DEMOGRAFICO DEL BASSO SEBINO
La popolazione straniera residente
a cura di
Marco Cini e Giancarlo Domenghini
Tab. 1: Residenti e stranieri al 31 dicembre 2007
Comune
Adrara S.Martino
Residenti
di cui % stranieri
Stranieri su Residenti
2072
238
11,5%
838
117
14,0%
Credaro
3127
506
16,2%
Foresto Sparso
3053
256
8,4%
Gandosso
1478
175
11,8%
Parzanica
362
7
1,9%
Predore
1886
124
6,6%
Sarnico (dati solo stimati)
6073
831
13,7%
Tavernola Bergamasca
2189
50
2,3%
Viadanica
1112
109
9,8%
614
35
5,7%
7356
1177
16,0%
30160
3625
12,0%
Adrara S.Rocco
Vigolo
Villongo
T O T A L I Ambito
66
Tab. 2: Composizione stranieri rispetto alle principali cittadinanze al 31 dicembre 2007
Comune
Adrara S.Martino
Senegal Albania Marocco India
Romania Tunisia Altri
Totali
72
35
39
23
30
8
31
238
9
19
30
31
13
0
15
117
Credaro
87
75
92
104
66
4
78
506
Foresto Sparso
37
3
71
82
22
0
41
256
Gandosso
29
10
31
50
25
13
17
175
Parzanica
0
0
1
0
0
0
6
7
Predore
2
20
41
4
14
2
41
124
Sarnico
58
205
93
15
119
73
268
831
Tavernola B.sca
12
0
3
0
6
8
21
50
Viadanica
32
15
30
12
5
0
15
109
1
5
3
10
1
1
14
35
Villongo
413
215
141
129
92
24
163
1177
T O T A L I Ambito
752
602
575
460
393
133
710
3625
20,7%
16,6%
15,9% 12,7%
10,8%
Adrara S.Rocco
Vigolo
Percentuale
3,7% 19,6% 100,0%
Tab. 3: Bilancio demografico storico
Anno
Residenti
di cui
stranieri
%
1995
26025
577
2,20%
1996
26363
762
2,90%
1997
26562
895
3,40%
1998
26836
1049
3,90%
1999
27129
1226
4,50%
2000
27446
1409
5,10%
2001
27581
1501
5,40%
67
2002
27651
1740
6,30%
2003
28202
2142
7,60%
2004
28929
2672
9,20%
2005
29397
2997
10,20%
2006
29712
3174
10,70%
2007
30160
3625
12,00%
35000
14,00%
30000
12,00%
25000
10,00%
20000
8,00%
15000
6,00%
10000
4,00%
5000
2,00%
0
0,00%
Popolazione
residente
Immigrati
%
19
9
19 8
9
20 9
0
20 0
0
20 1
0
20 2
0
20 3
0
20 4
0
20 5
0
20 6
07
POPOLAZIONE
Grafico 1. Tasso di immigrazione
ANNO (al 31/12)
Grafico 2. Popolazione straniera residente al 1 gennaio 2006 per età
99
88
77
età
66
55
44
33
22
11
0
0
20
40
60
80
100
120
n°
68
Tab. 6: minori stranieri suddivisi per età (al 31-01-2006)
Età
età
n°
età
n°
n°
0
68
6
41
12
25
1
68
7
41
13
24
2
56
8
32
14
18
3
51
9
32
15
26
4
37
10
30
16
27
5
49
11
28
17
28
TOT:
681
69
Tab. 7: Cittadini Stranieri. movimento demografico anno 2006 e popolazione residente al 31
Dicembre
Comuni
Popolazio
Popolazione
Acquisizioni
ne
straniera
Nati
Totale
Totale
Straniera
di
Nati
Morti
residente al Minorenni in
residente
iscritti
cittadinanza cancellati
31
Italia
al 1°
italiana
Dicembre
Gennaio
Adrara San
Martino
Adrara San
Rocco
232
6
47
0
0
57
222
42
30
115
4
16
0
0
25
106
31
14
Credaro
400
9
104
0
3
75
429
101
69
Foresto Sparso
195
6
33
0
3
41
187
40
37
Gandosso
134
8
46
0
0
26
154
48
32
Parzanica
12
0
0
0
0
2
10
3
0
Predore
122
3
19
0
1
26
115
34
14
Sarnico
639
15
151
1
0
68
722
169
103
Tavernola
Bergamasca
62
1
4
0
3
17
49
6
4
Viadanica
90
2
37
0
0
18
109
23
10
Vigolo
40
2
3
0
0
10
33
8
6
956
18
228
1
11
146
1038
235
136
2997 74
688
2
21
511
3174
740 455
Villongo
70
Tab. 8: Composizione della popolazione straniera
Anno 1998 (al 31/12)
Totale popolazione immigrata
Maschi
Femmine
Minori su totale
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
1076
100
770
72
307
28
196
18
Anno 2000
Totale popolazione immigrata
Maschi
Femmine
Minori su totale
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
1409
100
955
68
454
32
276
20
Anno 2002
Totale popolazione immigrata
Maschi
Femmine
Minori su totale
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
1740
100
1128
75
612
35
389
22
Anno 2004
Totale popolazione immigrata
Maschi
Femmine
Minori su totale
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
2672
100
1712
77
960
33
585
22
Anno 2006
Totale popolazione immigrata
Maschi
Femmine
Minori su totale
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
Val. assoluto
%
3174
100
1906
60
1268
40
740
23
71
Grafico 3. Maschi e femmine - dicembre 2006
1268
MASCHI
FEMMINE
1906
Grafico 4. Adulti e minori – 31 dicembre 2006
740
ADULTI
MINORI
2434
72
% su tot
popolazione
locale
minori
MASCHI
minori
FEMMINE
TOTALE
POPOLAZ.
LOCALE
% minori
MINORI
% femmine
FEMMINE
MASCHI
TOTALE
COMUNI
% su tot
immigrati
Tab. 9: Composizione della popolazione straniera aggiornata al 31/12/2006
ADRARA SAN MARTINO
222
7%
141
81 36%
42 19%
21
21
2029
10,9%
ADRARA SAN ROCCO
106
3%
64
42 40%
31 29%
14
17
852
12,4%
CREDARO
429
14%
258
171 40% 101 24%
51
50
2947
14,6%
FORESTO SPARSO
187
6%
110
77 41%
40 21%
19
21
2977
6,3%
GANDOSSO
154
5%
90
64 42%
48 31%
27
21
1457
10,6%
PARZANICA
10
0%
7
3 30%
3 30%
3
373
2,7%
PREDORE
115
4%
60
55 48%
34 30%
19
15
1892
6,1%
SARNICO
722
23%
332
307 43% 169 23%
84
85
6009
12,0%
49
2%
30
19 39%
6 12%
2
4
2212
2,2%
109
3%
68
41 38%
23 21%
14
9
1097
9,9%
33
1%
20
13 39%
8 24%
5
3
622
5,3%
1038
33%
653
303 29% 235 23%
118
117
7181
14,5%
TAVERNOLA
BERGAMASCA
VIADANICA
VIGOLO
VILLONGO
TOTALI 3174 100% 1833 1176 37% 740 23% 377 363 29648 10,7%
Grafico 5. Composizione popolazione straniera nei 12 Comuni (x valore assoluto)
1200
1000
800
600
400
200
VIGOLO
ADRARA SAN
ROCCO
PREDORE
FORESTO
SPARSO
CREDARO
VILLONGO
0
73
Grafico 6. Composizione popolazione straniera nei 12 Comuni (x % sul totale della popolazione
residente)
AD
R
AR
C
R
ED
AR
VI
O
LL
O
A
N
SA
G
O
N
R
AD
O
C
R
AR
S A CO
A
SA RN
IC
N
O
M
AR
TI
G
N
AN
O
D
O
SS
FO VIA
O
D
R
AN
ES
IC
TO
A
SP
AR
SO
PR
ED
O
R
TA
E
VE
VI
G
R
O
N
P
LO
O
LA AR
ZA
BE
N
IC
R
A
G
AM
AS
C
A
16,0%
14,0%
12,0%
10,0%
8,0%
6,0%
4,0%
2,0%
0,0%
Tab. 10: Composizione per continente della popolazione straniera al 31-12-06
Continente
F
1053
449 1502
47%
Europa non U.E.
389
381 770
24%
Asia
291
161 452
14%
Unione Europea
148
210 358
11%
Africa
America
TOT
25
67
TOT
%
M
92
3%
1906 1268 3174 100%
74
Grafico 7. Composizione per continente della popolazione straniera al 31-12-06
%
America
3%
Unione Europea
11%
Asia
14%
Africa
48%
Europa
24%
75
Tab. 11: Popolazione straniera - principali nazionalità 1998-2006
1998
M
F
2000
TOT
M
F
2002
TOT
M
F
2004
TOT
F
TOT
M
537 617 87
704
597 112 709
341 326 163 489
308 246 554
178 168 139 307 263 208 471
300 252 552
SENEGAL
392 35 427 464 60
MAROCCO
158 75 233 195 116 311 206 135
ALBANIA
58 40
98
102 76
INDIA
23 11
34
39
25
64
65
39
ROMANIA
1
9
11
20
31
20
21
41
71
TUNISIA
42 22
64
53
33
86
67
31
98
83
8
524 470 67
M
2006
104 173 72
F
TOT
245
245 122 367
60
131
93 115 208
38
121
93
46 139
Grafico 8. Nazionalità più presenti al 31-12-06: maschi e femmine
700
600
500
400
maschi
femmine
300
200
100
0
Senegal Marocco Albania
India
Romania
Tunisia
maschi
597
308
300
245
93
93
femmine
112
246
252
122
115
46
76
Tab. 12: Popolazione straniera per nazionalità al 31-12-2006
%
NAZ
M
TOT su tot
F
%
%F
NAZ
M
F
TOT
su tot
%F
Senegal
597 112 709 22,3% 15,8%
Siria
2
3
5
0,2%
60,0%
Marocco
308 246 554 17,5% 44,4%
Austria
1
3
4
0,1%
75,0%
Albania
300 252 552 17,4% 45,7%
Rep. Ceca
0
4
4
0,1%
100,0%
India
245 122 367 11,6% 33,2%
Slovacchia
3
1
4
0,1%
25,0%
Romania
93 115 208
6,6% 55,3%
Uruguay
2
2
4
0,1%
50,0%
Tunisia
93
46 139
4,4% 33,1%
Finlandia
0
3
3
0,1%
100,0%
Polonia
15
42
57
1,8% 73,7%
Sri Lanka
1
2
3
0,1%
66,7%
Macedonia
26
20
46
1,4% 43,5%
Svezia
0
3
3
0,1%
100,0%
5
37
42
1,3% 88,1%
Togo
2
1
3
0,1%
33,3%
19
11
30
0,9% 36,7%
Belgio
0
2
2
0,1%
100,0%
8
20
28
0,9% 71,4%
Bielorussia
0
2
2
0,1%
100,0%
Cina Rep. Popolare
13
14
27
0,9% 51,9%
Camerun
1
1
2
0,1%
50,0%
Algeria
17
8
25
0,8% 32,0%
Etiopia
1
1
2
0,1%
50,0%
Serbia e
Montenegro
14
11
25
0,8% 44,0%
Gambia
2
0
2
0,1%
0,0%
5
19
24
0,8% 79,2%
Libia
0
2
2
0,1%
100,0%
Russia Federazione
10
14
24
0,8% 58,3%
Lituania
0
2
2
0,1%
100,0%
Pakistan
18
5
23
0,7% 21,7%
Mauritania
2
0
2
0,1%
0,0%
Ghana
14
8
22
0,7% 36,4%
Nicaragua
1
1
2
0,1%
50,0%
Cuba
2
18
20
0,6% 90,0%
Paesi Bassi
1
1
2
0,1%
50,0%
10
8
18
0,6% 44,4%
Thailandia
0
2
2
0,1%
100,0%
Bolivia
6
11
17
0,5% 64,7%
Argentina
0
1
1
0,0%
100,0%
Francia
10
6
16
0,5% 37,5%
Benin
0
1
1
0,0%
100,0%
Nigeria
2
12
14
0,4% 85,7%
Canada
0
1
1
0,0%
100,0%
Egitto
8
5
13
0,4% 38,5%
Cile
1
0
1
0,0%
0,0%
Burkina Faso
6
5
11
0,3% 45,5%
Danimarca
0
1
1
0,0%
100,0%
Ucraina
Bosnia-Erzegovina
Moldova
Brasile
Germania
77
Regno Unito
7
4
11
0,3% 36,4%
Giappone
1
0
1
0,0%
0,0%
Croazia
3
7
10
0,3% 70,0%
Irlanda
1
0
1
0,0%
0,0%
Rep. Dominicana
2
8
10
0,3% 80,0%
Kenya
0
1
1
0,0%
100,0%
Svizzera
3
7
10
0,3% 70,0%
Kirghizistan
0
1
1
0,0%
100,0%
Bulgaria
3
4
7
0,2% 57,1%
Libano
0
1
1
0,0%
100,0%
Filippine
2
5
7
0,2% 71,4%
Norvegia
1
0
1
0,0%
0,0%
Iran
4
3
7
0,2% 42,9%
Portogallo
0
1
1
0,0%
100,0%
Spagna
2
5
7
0,2% 71,4%
Slovenia
0
1
1
0,0%
100,0%
Turchia
4
3
7
0,2% 42,9%
Stati Uniti
1
0
1
0,0%
0,0%
Colombia
2
3
5
0,2% 60,0%
Ungheria
0
1
1
0,0%
100,0%
Ecuador
2
3
5
0,2% 60,0%
Venezuela
1
0
1
0,0%
0,0%
Grecia
2
3
5
0,2% 60,0%
Vietnam
1
0
1
0,0%
0,0%
1906 1268 3174 100%
39,9%
TOTALE
78
4. DATI DI ANALISI TRIENNIO 2006-2008
COMPLESSIVO E IN DETTAGLIO PER OGNI AREA DI INTERVENTO
4.1. LA SPESA SOCIALE nel BASSO SEBINO
4.1.1. SPESA SOCIALE GENERALE (spese sostenute dai soli comuni)
spesa sociale
anno 2006
comuni
Adrara SM
differenza
%
spesa sociale
anno 2007
35,88
34,63
- 3,48
36,08
33,01
- 8,51
25,82
23,34
- 9,60
120,48
36,60
- 69,62
15,05
18,89
25,51
27,43
36,82
34,23
87,06
50,11
- 42,44
71,99
60,51
- 15,95
23,00
30,83
34,04
55,30
57,09
3,24
60,00
59,71
- 0,48
27,08
29,00
7,10
48,76
39,22
- 19,57
Adrara SR
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
Predore
Sarnico
Tavernola
Viadanica
Vigolo
Villongo
media basso sebino
Spesa generale
140,00
120,00
100,00
80,00
2006
2007
60,00
40,00
20,00
ng
o
lo
Vi
go
lo
Vi
la
ad
an
ica
Vi
Ta
ve
rn
o
Sa
rn
ico
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Pr
ed
or
e
ni
c
S*
*
os
so
Pa
rz
a
G
an
d
Fo
re
st
o
SR
Cr
ed
ar
o
Ad
ra
ra
Ad
ra
ra
SM
0,00
79
4.1.2. SPESA SOCIALE AREA ANZIANI
comuni
spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007
differenza %
Adrara SM
9,51
7,42
-22,05
Adrara SR
19,61
11,41
-41,80
8,25
6,95
-15,82
14,57
7,68
-47,33
Gandosso
2,99
5,73
91,92
Parzanica
11,95
18,98
58,79
Predore
25,87
8,75
-66,17
Sarnico
11,81
10,22
-13,48
Tavernola
7,97
10,19
27,76
Viadanica
15,72
18,25
16,14
Vigolo
15,44
17,75
14,98
4,84
8,98
85,53
12,38
11,03
Credaro
Foresto Sparso
Villongo
media basso sebino
Spesa area anziani
30,00
25,00
20,00
2006
15,00
2007
10,00
5,00
Vi
llo
ng
o
Vi
go
lo
ic a
Vi
ad
an
Ta
ve
rn
ol
a
Sa
rn
ic o
Pr
ed
or
e
a
Pa
rz
an
ic
G
an
do
ss
o
S*
*
Fo
re
st
o
Cr
ed
ar
o
SR
Ad
ra
ra
Ad
ra
ra
SM
0,00
80
4.1.3. SPESA SOCIALE AREA DISABILI
spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007
comuni
differenza %
3,76
2,58
-31,51
6,85
9,61
40,22
2,17
1,68
-22,70
6,38
3,38
-47,05
4,71
2,70
-42,63
8,09
9,25
14,23
2,93
4,16
41,90
18,01
7,58
-57,90
5,22
5,56
6,55
1,64
1,49
-8,90
2,95
3,14
6,42
3,02
3,89
28,92
Adrara SM
Adrara SR
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
Predore
Sarnico
Tavernola
Viadanica
Vigolo
Villongo
media basso sebino
5,48
4,58
Spesa area disabili
20,00
18,00
16,00
14,00
12,00
2006
10,00
2007
8,00
6,00
4,00
2,00
llo
ng
o
Vi
go
lo
Vi
ad
an
ica
Vi
o
Ta
ve
rn
ol
a
re
rn
ic
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an
d
o
S*
*
G
Fo
re
st
o
SR
Cr
ed
ar
Ad
ra
ra
Ad
ra
ra
SM
0,00
81
4.1.4. SPESA SOCIALE MINORI E FAMIGLIA
spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007
comuni
differenza %
19,41
19,35
-0,32
6,21
7,63
22,91
11,07
10,25
-7,45
5,57
7,07
26,93
4,08
6,26
53,59
4,11
4,22
2,64
30,47
6,27
-79,44
20,96
23,48
12,04
7,25
6,90
-4,86
34,41
32,06
-6,81
38,16
32,51
-14,82
7,25
8,99
23,93
Adrara SM
Adrara SR
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
Predore
Sarnico
Tavernola
Viadanica
Vigolo
Villongo
media basso sebino
15,75
13,75
Spesa area minori e famiglia
45,00
40,00
35,00
30,00
25,00
2006
20,00
2007
15,00
10,00
5,00
ng
o
llo
Vi
go
lo
Vi
ad
an
ic a
Vi
Ta
ve
rn
ol
a
Sa
rn
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G
an
do
ss
o
Fo
re
st
o
Cr
ed
ar
o
SR
Ad
ra
ra
Ad
ra
ra
SM
0,00
82
4.1.5. SPESA SOCIALE AREA IMMIGRAZIONE
spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007
comuni
differenza %
0,31
0,33
7,13
0,35
0,35
-1,55
0,31
0,29
-5,76
0,35
0,34
-2,50
0,34
0,33
-1,48
0,34
0,35
2,90
2,45
0,84
-65,56
0,77
0,33
-56,69
0,00
0,49
0,55
1,16
112,43
0,36
0,36
1,30
0,33
0,66
96,35
Adrara SM
Adrara SR
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
Predore
Sarnico
#DIV/0!
Tavernola
Viadanica
Vigolo
Villongo
media basso sebino
0,54
0,49
Spesa area immigrazione
3,00
2,50
2,00
2006
1,50
2007
1,00
0,50
go
Vi
llo
n
ig
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o
V
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Vi
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Ta
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G
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do
ss
o
Fo
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st
o
Cr
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SR
Ad
ra
ra
Ad
ra
ra
SM
0,00
83
4.1.6. SPESA SOCIALE AREA EMARGINAZIONE SOCIALE
spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007
comuni
differenza %
0,00
1,14
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
0,99
0,00
-100
0,34
0,20
-41,49
0,00
0,00
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
2,06
1,75
-15,06
2,48
1,83
-26,37
0,05
0,05
1,05
0,00
0,18
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
1,81
0,00
Adrara SM
Adrara SR
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
Predore
Sarnico
Tavernola
Viadanica
Vigolo
-100
Villongo
media basso sebino
0,64
0,43
Spesa area emarginazione- povertà
3,00
2,50
2,00
2006
1,50
2007
1,00
0,50
ng
o
llo
Vi
go
lo
Vi
ad
an
ica
Vi
Ta
ve
rn
ol
a
Sa
rn
ico
a
Pr
ed
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e
Pa
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ic
S*
*
G
an
do
ss
o
Fo
re
st
o
Cr
ed
ar
o
SR
Ad
ra
ra
Ad
ra
ra
SM
0,00
84
4.1.7. SPESA SOCIALE AREA SALUTE MENTALE
spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007
comuni
differenza %
0,00
0,00
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
0,10
0,00
0,00
0,00
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
17,20
0,84
0,00
0,00
#DIV/0!
0,00
0,41
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
Adrara SM
Adrara SR
-100
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
-95,09
Predore
Sarnico
Tavernola
Viadanica
Vigolo
Villongo
media basso sebino
1,44
0,10
Spesa area salute mentale
20,00
18,00
16,00
14,00
12,00
2006
10,00
2007
8,00
6,00
4,00
2,00
llo
ng
o
Vi
Vi
go
lo
ic a
Vi
ad
an
Ta
ve
rn
ol
a
Sa
rn
ic
o
Pr
ed
or
e
ar
za
ni
ca
P
S*
*
G
an
do
ss
o
Fo
re
st
o
Cr
ed
ar
o
dr
ar
a
A
Ad
ra
ra
SM
SR
0,00
85
4.1.8. SPESA SOCIALE SERVIZI SOCIO-SANITARI
spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007
comuni
differenza %
0,00
0,00
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
0,10
0,85
737,83
86,53
11,37
-86,86
0,00
0,00
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
3,16
16,66
426,95
9,44
8,78
-7,02
0,00
2,73
#DIV/0!
0,00
0,00
#DIV/0!
0,00
1,78
#DIV/0!
4,18
4,38
Adrara SM
Adrara SR
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Parzanica
Predore
Sarnico
Tavernola
Viadanica
Vigolo
4,84
Villongo
media basso sebino
8,62
3,88
Spesa area socio-sanitario
100,00
90,00
80,00
70,00
60,00
2006
50,00
2007
40,00
30,00
20,00
10,00
ng
o
llo
Vi
go
lo
Vi
ia
da
ni
ca
V
Ta
ve
rn
ol
a
Sa
rn
ic o
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Pa
rz
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S*
*
G
an
do
ss
o
Fo
re
st
o
Cr
ed
ar
o
SR
Ad
ra
ra
Ad
ra
ra
SM
0,00
86
4.2. LA DOMANDA SOCIALE nel BASSO SEBINO
(si vedano i dati di ogni singola area nella parte successiva del piano)
4.3. L’OFFERTA SOCIALE E SOCIO-SANITARIA nel BASSO SEBINO
BASSO SEBINO
87
Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino
Unità
d’offerta
Residenze Sanitario Assistenziali per Anziani
n°2
Strutture di Riabilitazione
n°1
Aut* Acc*
95 92
8 p.l. area Generale Geriatrica
9 p.l. area di Mantenimento
14 p.l. ciclo continuo diurno
Ambulatoriale:
Individuale 16000
Di gruppo 2000
*Aut = Autorizzati
*Acc = Accreditati
Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino
Topologia
Denominazione Struttura
Comune Struttura
RSA
CASA DI RIPOSO VILLA SERENA
PREDORE
RSA
CASA DI RIPOSO P.A.FACCANONI
ONLUS
SARNICO
Strutture di
Riabilitazione
ANGELO CUSTODE
PREDORE
88
Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino
Area
Anziani
R.S.A.
Predore
Sarnico
Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino
Strutture di
Riabilitazione
Predore
89
Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino
Posti
Unità
d’offerta Autorizzati
Servizi per l’infanzia
- NIDI
- NIDI FAMIGLIA
n°3
n°1
56
7
90
Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino
Tipologia
DENOMINAZIONE STRUTTURA
SEDE/COMUNE STRUTTURA
NIDO
NIDO IL BOSCO DEI CENTO ACRI
CREDARO
NIDO
NIDO FACCANONI
SARNICO
NIDO
NIDO GHIRIGO' LA CORTE
VILLONGO
NIDO FAMIGLIA
NIDO IN FAMIGLIA PRIMI PASSI
VILLONGO
Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino
Area Minori
Strutture per l’infanzia
- nidi
- micro nidi
- nidi famiglia
- Centro prima infanzia
Villongo
2
Sarnico
Credaro
91
4.4. LA SITUAZIONE DELLA FRUIZIONE DELLE RSA
NUMERO DI OSPITI DISTRIBUITI PER LUOGO DI
RESIDENZA - ANNO 2007
Distretto
D01-Bergamo
D02-Dalmine
D03-Seriate
D04-Grumello
D05-Valle Cavallina
D06-Monte Bronzone-Basso Sebino
D07-Alto Sebino
D08-Valle Seriana
D09-Valle Seriana Superiore e Valle di
Scalv
D10-Valle Brembana
D11-Valle Imagna e Villa d'Almè
D12-Isola Bergamasca
D13-Treviglio
D14-Romano di Lombardia
FUORI PROVINCIA
ASL
N.Soggetti
N.Soggetti
x100 Ab.
>70 anni
1.376
457
307
158
170
114
259
1.000
5,8
3,4
4,7
3,6
3,2
3,4
6,1
8,0
297
309
250
543
414
430
605
6.689
5,1
4,8
4,2
4,2
3,4
5,5
5,4
92
SOGGETTI IN LISTA D'ATTESA IN RSA
DISTRIBUITI PER LUOGO DI RESIDENZA
Distretto
D01-Bergamo
D02-Dalmine
D03-Seriate
D04-Grumello
D05-Valle Cavallina
D06-Monte Bronzone-Basso Sebino
D07-Alto Sebino
D08-Valle Seriana
D09-Valle Seriana Superiore e Valle di
Scalv
D10-Valle Brembana
D11-Valle Imagna e Villa d'Almè
D12-Isola Bergamasca
D13-Treviglio
D14-Romano di Lombardia
FUORI PROVINCIA
ASL
N.Soggetti
N.Soggetti
x100 Ab.
>70 anni
355
165
91
40
60
32
56
147
1,5
1,2
1,4
0,9
1,1
1,0
1,3
1,2
121
85
67
136
186
99
307
1947
2,1
1,3
1,1
1,0
1,5
1,3
1,3
93
94
4.5. PERSONE INVALIDE PER DISTRETTO
DISTRIBUZIONE DEI SOGGETTI CON DEMENZA VIVI PER SESSO
TASSSI SU POPOLAZIONE >=60 ANNI x 100 Ab.
DISTRETTO
Bergamo
Seriate
Dalmine
Grumello
Valle Cavallina
Monte Bronzone - Basso Sebino
Alto Sebino
Valle Seriana
Valle Seriana Superiore e Valle di Scalve
Valle Brembana
Valle Imagna e Villa d'Almè
Isola Bergamasca
Treviglio
Romano di Lombardia
Totale complessivo
MASCHI FEMMINE TOTALE
2,8
4,6
3,9
1,1
2,1
1,6
5,0
7,4
6,3
1,7
3,3
2,6
2,8
3,7
3,3
2,2
3,5
2,9
3,1
5,4
4,5
3,3
5,6
4,6
3,2
5,4
4,4
2,6
4,9
3,9
2,3
4,3
3,4
2,2
3,9
3,2
2,3
3,7
3,1
2,1
3,9
3,1
2,5
4,3
3,6
95
Distretto
Bergamo
Seriate
Dalmine
Grumello
Valle Cavallina
Monte Bronzone - Basso Sebino
Alto Sebino
Valle Seriana
Valle Seriana Superiore e Valle di
Scalve
Valle Brembana
Valle Imagna e Villa d'Almè
Isola Bergamasca
Treviglio
Romano di Lombardia
Totale
N.Invalidi
x1000Ab.
N.Invalidi con
età<=10
annix1000Ab.
N.Invalidi con
età >60
annix1000Ab.
58,3
38,4
39,2
38,2
40,3
41,2
58,3
50,6
12,9
12,1
12,9
10,7
13,1
9,8
13,6
11,8
158,9
129,2
140,7
142,3
143,4
145,9
167,3
158,0
51,7
63,9
47,7
44,0
45,7
53,1
47,7
15,2
16,1
15,3
15,8
11,2
9,5
12,8
148,3
189,0
161,6
150,8
151,1
195,2
154,9
96
4.6. MINORI IN CARICO ALLA NEUROPSICHIATRIA INFANTILE
4.7. PERSONE IN CARICO ALLA PSICHIATRIA
Distretto
N.di
soggetti*
% in
Prevalenza
carico ai
x 100 Ab.
servzi
Bergamo
3.591
27,1
2,9
Seriate
2.396
28,3
2,2
Dalmine
957
23,7
1,7
Grumello
611
23,2
1,7
Valle Cavallina
1.015
22,2
2,5
Monte Bronzone - Basso Sebino
343
26,5
1,4
Alto Sebino
1.386
24,2
5,5
Valle Seriana
3.685
20,0
4,6
Valle Seriana Superiore e Valle di Scalve
2.086
24,6
5,8
Valle Brembana
999
24,5
2,8
Valle Imagna e Villa d'Almè
826
26,9
2,0
Isola Bergamasca
3.258
25,7
3,2
Treviglio
2.317
24,1
2,7
Romano di Lombardia
1.843
27,6
2,9
Totale complessivo
25.313
24,9
3,0
I dati mostrano la situazione alla data del 31/12/2007
* Questo dato si riferisce a tutti soggetti residenti nel distretto che dal 2000
hanno avuto almeno un contatto con i servizi psichiatrici territoriali e che
risultano ancora in vita alla data del 31/12/2007
97
5. LA DOMANDA SOCIALE NELL BASSO SEBINO
( si vedano le singole aree)
6. INDICAZIONI DI CONTESTO
L’evoluzione della popolazione del Basso Sebino è segnata dai seguenti
fenomeni:
- situazione demografica della popolazione totale (popolazione dal
volto giovane)
- aumento della cittadinanza straniera
- aumento della vulnerabilità sociale (povertà economica e
relazionale)
- difficoltà delle famiglie nella gestione dei carichi assistenziali
- evoluzione del mercato del lavoro
- emergenza casa
La promozione delle politiche sociali deve tener conto:
- attenzione alla storia dei servizi sociali del Basso Sebino
- continuità con la gestione associata
- promozione di politiche di prevenzione
- indicazioni nuova legge regionale 3/2008 e successive indicazioni
regionali
- il ruolo dell’ambito territoriale e del distretto asl: quale integrazione
- emergenze socio-sanitarie: continuità assistenziale, consultorio e
psichiatria
- situazione amministrativa: occorre tener conto del fatto che ci si
trova a programmare un sistema di politiche sociali in un periodo di
rinnovo amministrativo per 8 comuni sui 12 dell’ambito territoriale
- avviare un processo verso un piano regolatore sociale di ambito
98
7.1.
LE AZIONI MIRATE ALLA COSTRUZIONE DI UN SISTEMA SEMPRE PIU’
INTEGRATO.
AZIONI TRASVERSALI
FORMAZIONE AMMINISTRATORI
Considerata l’importanza della programmazione triennale del sistema
integrato delle politiche sociali ed anche il fatto che la programmazione in
corso coincide con il rinnovo amministrativo per 9 amministrazioni comunali
su 12 si prevede la realizzazione di un percorso formativo per amministratori
sulle seguenti tematiche:
1. il Comune e le sue articolazioni
2. la gestione associata
3. i servizi alla persona (politiche sociali, culturali, abitative,…)
4. la rete del sistema integrato delle politiche sociali dell’Ambito Territoriale
del Basso Sebino
5. prospettive di sviluppo nel triennio 2009-20011
REGOLAMENTI UNICI PER L’ACCESSO ALLA RETE DI UNITA’ DI OFFERTA SOCIALE
Nel corso del triennio si prevede di deliberare regolamenti di ambito
relativamente all’accesso alla rete di unità di offerta sociale.
Inoltre, si prevede di approvare, contestualmente al piano di zona, la CARTA
DEI SERVIZI di ambito.
IN PARTICOLARE, RELATIVAMENTE ALLA RESIDENZIALITA’ emerge la necessità
di:
decisioni uniformi a livello di ambito
Sostenibilità da parte dei comuni
99
Equità verso tutti i richiedenti (non dover rispondere all’ultimo arrivato non
c’è disponibilità di bilancio)
LINEE POSSIBILI DA STUDIARE NEL 2009
Fondo sociale per la residenzialità (come area minori)
Nuovi strumenti (es. valutazione beni immobili dei cittadini)
ESITO PREVISTO
Nuovo regolamento su compartecipazione comunale per residenzialità e
aiuti economici alle famiglie
ATTIVAZIONE NUOVI STRUMENTI : MICROCREDITO
E’ prevista l’istituzione di un fondo, in collaborazione con la Caritas
Diocesana Bergamasca, per l’erogazione di microcrediti a persone e
famiglie in condizione di fragilità sociale ed economica.
Il fondo avrà come dotazione iniziale € 15.000.
Si prevede di implementare la dotazione del fondo attraverso una
campagna di found raising tesa al coinvolgimento di diverse realtà
territoriali: parrocchie, imprenditori, singoli cittadini.
INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA
Nel corso del triennio 2009 – 2011 si prevede l’attivazione di una “cabina di
regia unica”, con il Distretto Asl di Trescore Balneario, per la
programmazione e il monitoraggio della rete socio-sanitaria.
In modo particolare questa cabina di regia dovrà occuparsi di:
- la rete delle unità di offerta socio-sanitaria
- consultorio;
- continuità assistenziale;
- salute mentale;
100
- promozione, in collaborazione con il distretto asl, di percorsi di educazione
agli stili di vita sani rivolti alle diverse fasce di popolazione
- progetti sperimentali.
SISTEMA DI ACCREDITAMENTO
Si prevede di elaborare a livello di ambito la definizione degli standard per
l’autorizzazione al funzionamento e accreditamento delle unità di offerta
sociale.
Si prevede, inoltre, di definire, sentiti anche gli attuali enti gestori di unità di
offerta sociale, un sistema di accreditamento e di contratti per l’erogazione
dei fondi relativi al fondo regionale per le politiche sociali (ex circolare 4).
FORMAZIONE UFFICIO DI PIANO
Si prevede, anche nel triennio 2009 – 2011, di supportare l’attività di
programmazione e monitoraggio dell’ufficio di piano e dei coordinatori di
area attraverso un adeguato accompagnamento formativo.
CARTA DEI SERVIZI DI AMBITO
In allegato la proposta di una carta dei servizi di ambito per facilitare
l’accesso dei cittadini alla rete integrata dei servizi sociali.
101
L’UFFICIO SOCIALE DEL BASSO SEBINO
Servizio Sociale professionale e segretariato sociale di ambito per l’informazione e la
consulenza al singolo e alle famiglie
Verifica e valutazione del precedente triennio
Punti critici emersi nel corso del triennio sono :
La presenza di Assistenti sociali in alcuni Comuni, con i quali si dovrà definire il livello
stabile di collaborazione con l’ambito.
Non ancora sufficiente la capacità del servizio di fungere anche da osservatorio
dei fenomeni sociali e dei bisogni a livello di ambito, per orientare le future decisioni
dell’ufficio di piano.
•
•
PERSONE CHE SI SONO RIVOLTE AL SEGRETARIATO SOCIALE NEL
TRIENNIO 2006 – 2008
N° contatti suddivisi
2006
2007
2008
Adrara San Martino
3
1
5
Adrara San Rocco
3
0
1
Credano
17
1
7
Foresto Sparso
3
0
1
Gandosso
3
0
2
Parzanica
6
0
0
Predore
5
1
1
Sarnico
10
1
5
Tavernola
2
0
0
Viadanica
6
0
1
Vigolo
2
0
3
Villongo
16
1
3
Comuni non afferenti
all’ambito
4
0
2
TOTALE
80
5
31
per Comuni
102
Considerazioni
Dall’analisi dei dati del triennio si nota un’importante diminuzione degli accessi allo sportello del segretariato
sociale, questo non sta a significare che l’importanza del servizio è venuta meno ma, a nostro avviso, è imputabile
ai seguenti fattori:
1) Poca conoscenza del servizio da parte dei cittadini
2) Lontananza dal luogo di residenza: nel nostro territorio la maggioranza della popolazione è rappresentata
da anziani che, spesso, non sono in grado di raggiungere la sede del segretariato con mezzi propri e,
soprattutto, con mezzi pubblici
3) Alcuni comuni afferenti all’ambito gestiscono direttamente lo sportello, tali amministrazioni comunali
sono:
Foresto Sparso – Predore – Sarnico – Tavernola Bergamasca – Villongo
4) Molte situazioni sono già in carico da anni e, quindi, non sono state conteggiate nei nuovi accessi (a tal
proposito si veda l’aumento delle ore di S.A.D. e Voucher erogate)
5) Riteniamo importante precisare che già nei primi mesi dell’anno 2009 l’affluenza di nuovi casi è
aumentata considerevolmente rispetto agli anni del precedente triennio e presentano problematiche che
ci portano ad intervenire con metodologie e strumenti nuovi rispetto a quelli utilizzati fino ad oggi.
Articolazione del servizio e modalità organizzative
Viste la complessità delle funzioni, il servizio verrà così implementato e ri-organizzato :
1. Si individuano tre livelli di lavoro :
Il livello di ambito di governo dei servizi e di osservatorio
Compiti specifici:
-
Equipe per la gestione dei buoni e titoli sociali, integrato con personale del
distretto ASL, dei Comuni e dei servizi del territorio
Coordinamento tra i diversi servizi di ambito
Equipe per l’integrazione socio-sanitaria (vd. Protocollo di intesa per la
valutazione multidimensionale )
osservatorio bisogni sociali
Il livello della presa in carico dei casi e degli interventi nei Comuni
(personale di ambito e assistenti sociali comunali). Il personale dell’Ufficio
sociale, in particolare le Assistenti sociali, accede ai singoli paesi del
territorio.
Compiti specifici :
- interlocuzione frontale allo sportello pubblico, servizi, istituzioni
- Contatti domiciliari con utenza che non accede allo sportello
Gestione casi individuali (contatti a domicilio, colloqui con familiari, rapporti
con i servizi ,…)
Analisi casi (bisogni e condizioni economiche) per l’erogazione di supporti
economici
Consulenza e supporto al Comune (aggiornamenti alla componente
politica, mantenimento contatti con le realtà istituzionali, aggiornamento
informativo, supporto alla compilazione di rendicontazioni economiche,..)
103
equipe per la supervisione e analisi andamento casi in carico ai servizi di
ambito
il livello della rete e dell’integrazione con le realtà territoriali
Compiti specifici:
Avvio di procedure sempre più consolidate di collaborazione e di
integrazione con altre realtà che svolgono funzioni di “sportello”
Collaborazione con i servizi a forte valenza territoriale
Collaborazione con i servizi a valenza sanitaria ( Ospedali, Medici di
medicina generale,…). In prospettiva, là dove se ne riscontra la necessità ,
stipula di accordi formalizzati.
Sistema integrato di intervento con istituti penitenziari
Come da art. 2 della Legge Regionale N° 8 del 14.2.2005 “ Disposizioni per la tutela delle
persone ristrette negli istituti penitenziari della Regione Lombardia”, attraverso il
segretariato sociale si intende sostenere e supportare le relazioni tra le persone detenute,
le loro famiglie e il sistema esterno, con l’obiettivo di recuperare le qualità individuali
compromesse dal disadattamento sociale delle persone adulte e minori ristrette negli
istituti di pena.
Criteri di partecipazione economica :
- I 2 Comuni dotati di Assiste sociale dipendente si impegnano a partecipare con proprio
personale alle equipe di ambito con incontri FISSI ogni 15 giorni
- I Comuni non dotati di Assistente sociale (N° 10) comparteciperanno economicamente
per una quota pro-capite di € 5 /abitante.
- fondi FNPS: ad integrare le spese per il personale dell’Ufficio di piano che opererà a
livello di ambito
- Comunità Montana: costi mantenimento sportello e gestione spazi
- l’ASL conferma le funzioni e il personale in carico al Distretto
- fondi FNPS : sostenere la formazione del personale e la manutenzione della rete
informatica
7.2.1. LE PRIORITA’ nel triennio
COSTRUZIONE DI UN SISTEMA SEMPRE PIU’ INTEGRATO CHE SI POSSA
QUALIFICARE COME PUNTO UNICO DI ACCESSO SOCIALE
104
PROSSIMITA’ CON OGNI SINGOLO COMUNE : apertura sportello in ogni
singolo Comune
PROGRAMMA DI SEGRETARIATO SOCIALE on line
FORMAZIONE E SUPERVISIONE DELL’EQUIPE
PROMOZIONE DI UNA RETE TRA PUNTI DI ASCOLTO ( Sindacati, parrocchie,
Caritas,…)
7.2.2. LE AZIONI
Per il triennio 2009 – 2001 sono previste le seguenti azioni:
Coordinamento della dotazione organica dei servizi di segretariato
sociale e di tutela minori sia comunale che di ambito
apertura dello sportello di segretariato sociale in tutti i 12 comuni
dell’ambito territoriale quale “punto unico di accesso” alla rete delle
unità di offerta sociali e sociosanitarie;
avvio percorso formativo di accompagnamento e aggiornamento
degli operatori sociali dei servizi di segretariato sociale e tutela minori;
attivazione, entro la primavera 2009, dell’accesso per i comuni al
programma “segretariato sociale on line”: sistema informativo per la
endicontazione delle attività del segretariato sociale.
Maggiore pubblicizzazione del servizio: spesso il manifesto e/o i
volantini si trovano solo nella sede comunale mentre altri luoghi
maggiormente frequentati dai cittadini (farmacie, ambulatori, esercizi
commerciali …) ne sono sprovvisti
Individuazione soluzioni più idonee per unificare l'accesso ai servizi
sociali e al sistema dei servizi sociosanitari presenti nell'ambito del
distretto, tramite accordi operativi con l'azienda sanitaria, ai sensi
dell'art. 3 quater del d.lgs n. 229/'99
deazione nuovi strumenti e metodologie di intervento rispetto alle
problematiche che si stanno presentando.
105
7.3. AREA ANZIANI
SAD: ATTIVITA’ RIVOLTE ALLA POPOLAZIONE ANZIANA EROGATE NEL
TRIENNIO 2006-2008
ADRARA SAN MARTINO
7
2
1
ADRARA SAN ROCCO
8
2
2
1
7
0
3
1
8
0
2
1
CREDARO
2
0
0
0
2
2
rinuncia
al
servizio
GANDOSSO
3
0
0
0
3
1
decesso
PARZANICA
0
0
0
0
0
0
Buoni
Servizi A.S.L.
65 anni
motivo
mai attivati
rinuncia
rsa
decesso
chiusure
Nuovi casi
ANNO 2006
già in carico
motivo chiusure
casi in carico al
31.12.2006
Anno 2006
2
1
decesso
2
PREDORE
8
3
3
dimissio
ni
TAVERNOLA B.SCA
6
3
3
dimissio
ni
6
VIADANICA
3
4
0
0
7
VIGOLO
4
2
1
dimissio
ni
5
totale
41
16
10
46
8
1
rinuncia
al
servizio
2
1
decesso
1
5
9
3
106
8
0
1
0
1
0
7
CREDARO
2
0
2
1
1
0
0
GANDOSSO
3
0
0
0
0
0
3
PARZANICA
0
0
0
0
0
0
0
PREDORE
8
chiusure
1
5
1
TAVERNOLA B.SCA
6
2
4
3
VIADANICA
7
3
3
1
VIGOLO
5
0
2
46
6
19
totale
4
0
4
1
4
2
0
7
2
0
0
3
10
8
1
33
costo
3
Vouchers
ADRARA SAN ROCCO
1
Servizi A.S.L.
5
<
0
UTENTI
65 anni
0
motivo
2
sad richiesti e
mai attivati
2
rinuncia
0
rsa
7
decesso
ADRARA SAN MARTINO
Nuovi casi
ANNO 2007
già in carico
motivo chiusure
casi in carico al
31.12.2006
SAD: Anno 2007
1
1
2
2
4
3
rinuncia
famiglia
1
decesso
2
1
rinuncia
1
decesso
2
1
1
2
7
7
9
4
2
107
Servizi A.S.L.
Vouchers
5
3
1
2
ADRARA SAN ROCCO
7
0
0
7
2
1
CREDARO
1
1
1
2
1
1
GANDOSSO
3
3
0
6
2
PARZANICA
0
0
0
0
PREDORE
4
2
1
TAVERNOLA B.SCA
4
1
0
VIADANICA
7
0
2
1
VIGOLO
3
1
1
1
33
1
5
3
totale
chiusure
rsa
decesso
1
1
5
5
1
motivo
0
casi in carico al
31.12.2006
0
rinuncia
5
Nuovi casi
ADRARA SAN MARTINO
ANNO 2006
già in carico
UTENTI < 65 anni
motivo
chiusure
sad richiesti e mai
attivati
SAD: Anno 2008
2
5
3
3
2
1
29
10
2
1
4
8
Nell’arco del triennio è stato possibile rilevare non solo i punti di forza di questo
intervento ma anche le criticità di questa forma di aiuto che possiamo sintetizzare come
segue:
1) Malgrado i tempi di erogazione si siano ridotti rispetto alla gestione precedente
non siamo ancora arrivati a livelli ottimali soprattutto nelle situazioni di
emergenza
2) Si sono verificati casi in cui gli interessati o i loro referenti familiari hanno
rinunciato al servizio a causa dei livelli di compartecipazione troppo elevati.
3) Spesso l’erogazione del SAD viene percepita come l’unica via possibile, insieme al
voucher di sollievo in seguito descritto, per poter prevenire l’istituzionalizzazione.
108
Vouchers Sociali al 31 Dicembre 2008
La Circ. r. n° 48 del 27 Ottobre 2005, che dettava le Linee Guida per la definizione del
Piano di Zona del triennio 2006-2008,
indicava come obiettivo per la nuova triennalità il consolidamento del sistema dei titoli
sociali ed in particolare lo sviluppo dei vouchers che avrebbero dovuto essere introdotti
ed effettivamente erogati in tutti gli Ambiti Distrettuali almeno entro l’ultimo anno di
attuazione del Piano di Zona.
Il 07 Marzo 2007 l’Assemblea dei Sindaci incarica i tecnici del territorio di elaborare i
voucher in sostituzione dei “Buoni Sociali per Anziani” in modo da rispettare le direttive
stabilite dalla Regione.
Inizialmente questa forma di intervento non ha avuto molta adesione da parte della
popolazione interessata tanto che nell’anno 2007 sono stati erogati soltanto 6 vouchers in
tutto il territorio dell’Ambito.
Nel 2008 le richieste sono state molte di più ed andiamo ad analizzarle nei dettagli nelle
tabelle seguenti:
ANALISI DOMANDE VOUCHER SOCIALI ANNO 2008
Totale
Vigolo
Viadanica
Tavernola
Bergamasca
Sarnico
Predore
Parzanica
Gandosso
Foresto
Sparso
Credaro
Analisi delle
domande
Adrara
Adrara S.
COMUNI DI RESIDENZA
Domande
pervenute
Domande
accettate
2
3
2
1
0
1
3
2
1
0
0
0
0
0
4
1
6
19
0
0
0
0
4
1
4
16
Domande in
lista di attesa
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
2
Domande
respinte
109
Voucher non
attivato
N° fruitori
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
1
1
3
2
1
0
0
0
0
0
4
1
4
16
Note:
Una richiesta è stata respinta per ISEE superiore ai limiti previsti dal
regolamento
Una richiesta è stata respinta per mancanza del requisito della residenza
Un Voucher non è stato attivato causa decesso
Prevalenza patologie utenti
Patologia
Numero Utenti
Percentuale
( Morbo di Althzeimer, Demenze
Senili, Morbo di Parkinson)
5
31,25 %
Altre patologie correlate all’età
senile
11
68,75 %
TOTALE
16
100,00 %
Patologie altamente invalidanti
Come è stato utilizzato il voucher da parte delle famiglie?
Alcuni utenti hanno usufruito del voucher insieme ad altri servizi sia erogati tramite il
Servizio Sociale sia attivati privatamente per permettere all’anziano/a di continuare a
vivere nella propria abitazione in condizioni di adeguata tutela.
110
Per un’analisi dettagliata si rimanda al prospetto seguente.
10 persone che beneficiano già del servizio S.A.D.
- 1 per un’ ora alla settimana per il bagno
- 1 per 2 ore alla settimana di monitoraggio
- 1 per 3 ore alla settimana per monitoraggio e igiene
- 1 per 3 ore alla settimana per sollievo e bagno
- 3 per 5 cinque ore settimanali per l’igiene quotidiana
- 2 utenti con due ore settimanali per sollievo e bagno il sad e’ stato sospeso perchè la famiglia ha attivato
l’assistenza privata.
5 persone con assistenza privata
tale soluzione si è resa necessaria a sostegno/sollievo delle assistenti private dopo dimissioni ospedaliere
in situazioni di particolari gravità
con badante
anziana sola ultra novantenne senza parenti il voucher e’ finalizzato al sollievo della badante ed al
monitoraggio del caso.
E’ stata rilevata l’importanza del sostegno alle famiglie nei momenti di assenza o dell’assistente privata
e/o del familiare referente e,soprattutto, in seguito alla dimissione dal ricovero ospedaliero in casi
particolarmente complessi.
111
VERIFICHE DEL PROGETTO CONCORDATO ALL’ATTO
DELL’ASSEGNAZIONE DEL VOUCHER TRA SERVIZIO
SOCIALE E FAMIGLIA
I PROGETTI CONCORDATI TRA SERVIZIO SOCIALE E FAMIGLIA SONO STATI
COMPLETATI?
TOTALE VOUCHER
ASSEGNATI
PROGETTI
COMPLETATI
PROGETTI
PARZIALMENTE
COMPLETATI
PROGETTI NON COMPLETATI
2
causa decesso
16
%
100%
8
e/o voucher erogato da
poco tempo
6
50 %
12,5 %
37,5%
In tutti i casi il progetto condiviso con la famiglia all’atto della stesura è stato
rispettato.
IL VOUCHER SOCIALE È DETERMINANTE PER IL SOLLIEVO ALLA FAMIGLIA AL
FINE DI PREDILIGERE LA DOMICILIARITÀ
112
TOTALE VOUCHER ASSEGNATI
SI'
NO
16
16
0
%
100%
0%
In occasione delle visite domiciliari di verifica è stata rilevata:
l’importanza che l’erogazione del voucher ha nell’aiutare le famiglie ad
affrontare meglio il carico di cura del proprio familiare permettendo, così,
di non ricorrere all’istituzionalizzazione.
l’importanza dei momenti di condivisione, da parte dei familiari, con il
personale addetto degli stati d’animo derivanti dall’assistere
quotidianamente una persona non autosufficiente (ansie, preoccupazioni,
conflittualità, senso di solitudine nell’affrontare la malattia…) .
Si ritiene utile sottolineare che una delle finalità del voucher è anche
quella di far sperimentare alla famiglia ed all’utente i servizi assistenziali
che possono essere erogati a livello territoriale
In sede di verifica e’ stato consigliato, prima che il voucher terminasse,
di inoltrare la richiesta del servizio di assistenza domiciliare, dato che i
bisogni di questi utenti erano riconducibili a quelli previsti dal
regolamento del SAD.
113
PROFILI VOUCHER ASSEGNATI
BASSA
INTENSITA’
MEDIA
INTENSITA’
ALTA
INTENSITA’
32 ore
per un mese
( non rinnovabili )
48 ore
96 ore
per tre mesi
(rinnovabili ancora
per tre mesi)
per tre mesi
0
TOTALE
PERCENTUALE
( rinnovabili ancora
per tre mesi )
7
9
(43,75 %)
(56,25 %)
16
100 %
Si evidenzia che la percentuale maggiore dei voucher assegnati è
quella ad ALTA intensità: di tali voucher hanno beneficiato le famiglie
che dovevano gestire un importate carico assistenziale a causa delle
patologie altamente invalidanti diagnosticate al loro congiunto.
In 2 casi è stato necessario progettare il vaucher “ad hoc”: 1 voucher
pari a 72 ore per 3 mesi ed uno di 196 ore per sei mesi
114
Considerazioni finali
In seguito ai momenti di verifica è stato rilevato che tale servizio ha
raggiunto gli obiettivi preposti:
sollevamento del carico assistenziale
diminuzione del senso di solitudine nel gestire una persona non
autosufficiente da parte dei referenti
contenimento degli stati di ansia nelle situazioni in cui il referente
assistenziale aveva la necessità di assentarsi momentaneamente
per esigenze personali
far conoscere i servizi assistenziali erogabili a livello territoriale, è
importante sottolineare che le indicazioni date dal personale e
dagli operatori sociali sono state seguite
permettere ad anziani soli che non hanno alcuna rete parentale
e/o di vicinato di partecipare a momenti di vita sociale per loro
importanti migliorando, così, la loro qualità della vita.
Il regolamento in atto per la concessione dei vouchers è stato
considerato poco flessibile soprattutto nelle situazioni in cui è
necessario attivarlo con urgenza e/o prorogarlo anche per ulteriori
periodi durante l’arco dell’anno. Si evidenzia anche la necessità di
ipotizzare pacchetti vouchers ad hoc soprattutto nelle situazioni
dove il carico assistenziale è particolarmente pesante.
115
AZIONI TRIENNIO 2009-2011
SERVIZI DOMICLIARI: AZIONI POSSIBILI
1) Prevedere per ogni Comune una quota di ore annue da poter autorizzare subito
in casi di urgenza in attesa di ottenere formale autorizzazione al servizio da
parte dell’Amministrazione Comunale interessata.
2) Prevedere livelli di compartecipazione più agevolati al costo del servizio da
parte degli interessati.
3) Alternare e/o integrare, dove è possibile, il servizio di SAD con altre risposte
presenti a livello territoriale per la popolazione anziana come ad esempio
l’erogazione del voucher o la frequenza di Centri Diurni.
4) Coinvolgere maggiormente il personale della ASL soprattutto nelle situazioni
dove la componente sanitaria è rilevante. A tal fine si ritiene opportuno attivare
il prima possibile la Cartella della Domiciliarità che faciliterebbe la
coogestione del caso da parte di entrambi gli operatori. (SI VEDA
PROTOCOLLO SAD-ADI)
5) Istituire l’Unità di valutazione multidimensionale
a livello di ambito (SI
VEDA PROTOCOLLO SAD-ADI)
6) Stipulare convenzioni con i Centri Diurni limitrofi, garantendo anche il
trasporto, in modo che gli anziani possano mantenere il contatto con il proprio
ambiente di vita ed avere adeguata assistenza durante gran parte della giornata
a costi più sostenibili
TITOLI SOCIALI: AZIONI POSSIBILI
7) Mantenere e potenziare il servizio e studiare un nuovo regolamento che
permetta di superare le criticità sopra descritte.
116
8) Prevedere l’attivazione del servizio con più elasticità
facendo riunire la
commissione una volta al mese e, in caso di necessità, entro pochi giorni dalla
presentazione della richiesta.
SERVIZI RESIDENZIALI : AZIONI POSSIBILI
La nostra realtà territoriale è caratterizzata dalla presenza di Case di Riposo non
collegati fra loro che adottano regolamenti e gestiscono le graduatorie di accesso
come ritengono più opportuno.
Questo modus operandi rende molto difficile sia per il Servizio sia per il cittadino
sapere come e quando sarà possibile provvedere ad un ingresso in struttura
soprattutto in situazioni di urgenza come, ad esempio, dimissioni ospedaliere e/o
ricoveri di sollievo.
Un nodo critico è anche l’assenza di una commissione territoriale geriatrica che adotti
uno strumento di valutazione unico sia per l’erogazione di servizi domiciliari sia nel
caso in cui si renda necessario ricorrere a strutture semi-residenziali e/o residenziali.
AZIONI POSSIBILI
1. Ricostruire l’offerta di consulenze geriatriche a livello territoriale e,
possibilmente, far adottare un modello di valutazione unico che abbia valenza
non solo per l’erogazione di servizi a livello territoriale, ma anche, e
soprattutto, per l’ingresso in strutture semi- residenziali e residenziali. Questa
modalità operativa permette non solo di avere un unico strumento di
valutazione a cui gli operatori possono far riferimento ma favorisce anche e
soprattutto l’utente che non dovrà affrontare più spese anche considerevoli
ogni volta che decide di presentare la richiesta di ingresso presso più strutture e
quando deve richiedere una visita presso la Commissione Invalidi Civili.
2. Con le strutture nascenti sul territorio (Cacciamatta di Tavernola, nuova
struttura Faccanoni di Sarnico) studiare formule di fruizione del servizio posto
sollievo/emergenza per l’ambito
117
7.4. AREA DISABILI
Premessa
Il territorio del Basso Sebino ha visto in questi anni una forte evoluzione dei servizi
all’handicap, sia in termini quantitativi che in termini di posti a disposizione.
Una breve panoramica nel corso degli ultimi anni evidenzia infatti come dal 2.000
ad oggi sul territorio siano nati una serie di servizi in grado di far fronte a bisogni
precedentemente scoperti o non abbastanza strutturati per far fronte alle richieste
emergenti.
Nel 2.000 infatti sul territorio esistevano:
- il servizio SADH dei Comuni
- il servizio di inserimenti lavorativi facente riferimento al NIL di Trescore B.io (BG)
- il servizio SFA della Cooperativa “Il battello”
- l’Istituto “Angelo Custode” di Predore con: gli ambulatori riabilitativi, un servizio
diurno che accoglieva utenti disabili gravi minori ed adulti, e il residenziale che
accoglieva la medesima utenza.
Inoltre sul territorio era attiva un’Associazione di genitori Disabili che da anni
partecipava al Tavolo Handicap (operativo già dal 1997 con il nome di Gruppo
Operativo Handicap GOH).
Gli anni a seguire hanno visto il nascere di una serie di altri servizi. Tra questi
ricordiamo:
-
nel 2.001 il servizio SFA “Si FA… insieme”, pensato all’interno del Gruppo
Operativo Handicap e attivato sui 12 Comuni dell’Ambito
118
-
nel 2.003 le “Iniziative di sollievo” organizzate in parte con Fondi dell’Ambito
ed in parte con finanziamenti provinciali. Si tratta di azioni volte a dar
sollievo alle famiglie impegnate nell’accudimento di familiari disabili. In
particolare sono stai attivati negli anni soggiorni estivi e week-end presso
strutture del territorio.
-
nel 2.006 il Servizio di Inserimento Lavorativo di Ambito, che ha sostituito il NIL
di Trescore ed ha avviato un percorso finalizzato all’accompagnamento al
lavoro di persone iscritte al Collocamento Mirato, anche attraverso
l’accesso ai Bandi L.13 con progetti di Macroarea
-
nel 2.007 l’apertura del Centro Diurno Disabili della Fondazione Calepio di
Castelli Calepio, che ha permesso di accogliere i disabili gravi e gravissimi
maggiorenni in fase di dismissione dall’Istituto Angelo Custode
-
nel 2.008 l’apertura del Residenza Sanitaria Disabili della Fondazione Calepio
di Castelli Calepio
-
nel 2.008 l’apertura della Bottega della Cooperativa “Il Battello” per la
formazione e l’accompagnamento al lavoro di persone svantaggiate.
119
SCHEMA SERVIZI ATTIVI
AMBITO BASSO SEBINO
AL 31/12/2008
0 anni
M
E
D
I
O
L
I
E
V
E
3 anni
14 anni
18 anni
SCUOLE: dell'infanzia, primaria
e secondaria di primo grado
Scuola secondaria di 2°
grado, CFP
Centro Diurno Il Battello
UONPI di Trescore e
Angelo Custode
SADH
65 anni
Bottega di lavoro del Battello
Assistenza Scolastica
Handicap
Assistenza Scolastica Handicap
Servizio Inserimento Lavorativo
SADH
SADH
SADH
Iniziative di Sollievo
Iniziative di Sollievo
UONPI di Trescore e Angelo Custode
SAD
Terapie riabilitative Angelo Custode
Terapie riabilitative
Angelo Custode
G
R
A
V
E
G
R
A
V
I
S
S
I
M
O
Terapie riabilitative Angelo Custode
Servizio "Si FA… insieme"
Servizio "Si FA… insieme"
Servizio "Si FA… insieme"
Servizio "Si FA… insieme"
Diurnato Angelo
Custode
Diurnato Angelo Custode
Iniziative di Sollievo
Iniziative di sollievo
SADH
SADH
SADH
SADH
SAD
Terapie riabilitative Angelo Custode
Diurnato Angelo Custode
CDD Fondazione Calepio
Diurnato Angelo Custode
Residenzialità Angelo
Custode
Residenzialità Angelo Custode
Residenzialità Angelo Custode
RSD Fondazione Calepio
SERVIZI SOCIALI COMUNALI
120
VERIFICA DEL PIANO DI ZONA 2006-2008
Viene riportata di seguito la verifica delle azioni svolte durante il triennio 2006/2008.
Vengono pertanto enunciati gli obiettivi previsti dal piano di Zona triennio
2006/2008, le azioni svolte e gli obiettivi raggiunti, le criticità emerse o ancora
irrisolte.
Area di
intervento
Inserimento lavorativo
Obiettivi triennio Creazione di un’equipe di Ambito e partecipazione ai Bandi
2006/2008
provinciali Legge 13
Azioni svolte e Dopo la creazione del servizio di inserimento lavorativo di Ambito si è
obiettivi raggiunti partecipato con un progetto di macroarea insieme a Val Cavallina e
ambito di Grumello ai Bandi Provinciali Legge 13 per gli anni 2006 e
2008.
I fondi sono stati utilizzati per potenziare le attività già avviate coi
fondi di Ambito.
Nel biennio 2006 /2007 sono pervenute al servizio 33 richieste, alle
quali si è dato risposta con l’attivazione di 13 percorsi di osservazione,
14 percorsi di tirocinio e borsa lavoro e 8 azioni di follow up.
Nel 2008 il servizio è stato voucherizzato attraverso un nuovo
regolamento. Durante questa annualità sono stati attivati 29 voucher.
Nel frattempo la partecipazione ai Bandi L.13 del 2008 ha permesso la
costruzione di un tavolo di lavoro di sovra-ambito in collaborazione
con il Centro per l’Impiego di Grumello del Monte e il Collocamento
Mirato di Bergamo. In tale modo è stato possibile attivare
collaborazioni per:
creare delle schede personali per gli iscritti alla L.68 condivise
tra servizi sociali e collocamento
- creare un database delle aziende del territorio visitate e
mappate per identificare mansioni cui adibire lavoratori delle
categorie protette.
Da una prima verifica del regolamento e delle prassi operative per
l’erogazione dei voucher di inserimento lavorativo, si evidenzia la
necessità di tenere a livello di Ambito un coordinamento che
definisca priorità, liste d’attesa e risorse attivabili ad hoc.
-
Criticità
121
Area di
intervento
Servizi diurnato per disabili adulti gravi- gravissimi
Obiettivi triennio Monitoraggio dimissioni utenti adulti dell’Istituto Angelo Custode
2006/2008
e modalità di accreditamento dei servizi nascenti
Azioni svolte e Nel 2006 e nel 2007 sono stati mantenuti contatti con l’istituto
obiettivi
Angelo Custode di Predore che, essendosi accreditato in
regione come IDR per l’Età Evolutiva non poteva continuare ad
raggiunti
accogliere gli utenti disabili gravi-gravissimi maggiorenni del
proprio servizio di diurnato.
E’ stato concordato un periodi proroga fino a maggio 2007 per
permettere l’ultimazione dei lavori della nuova struttura della
Fondazione Calepio a Castelli Calepio.
Tale struttura, attesa da anni dalle famiglie del territorio e
oggetto di svariati rinvii e modifiche, è stata ultimata nel 2007 e
a maggio dello stesso anno ha attivato il Centro Diurno Disabili
(CDD), accogliendo gli 8 utenti provenienti dall’Istituto Angelo
Custode. In seguito sono stati inseriti altri 5 utenti provenienti dal
territorio del Basso Sebino.
I referenti della Fondazione Calepio partecipano al Tavolo
Handicap di Ambito.
A settembre 2008 l’Assemblea dei Sindaci ha approvato un
nuovo regolamento per la compartecipazione economica alle
rette per utenti dei servizi residenziali e semiresidenziali.
Criticità
Attualmente il CDD (accreditato per 20 utenti) ha ancora dei
posti vuoti. Nel territorio non sembra però esserci nei prossimi 3 –
4 anni la necessità di ulteriori ingressi.
Da un incontro avuto nel tavolo Handicap sembra però che tra
5 – 6 anni ci sarà un’ondata di nuovi utenti, attualmente inseriti
nelle scuole dell’obbligo del territorio.
122
Area di
intervento
Servizi per la residenzialità
Obiettivi triennio Monitoraggio costruzione nuovo centro residenziale della
2006/2008
Fondazione Calepio e Appartamento di Ambito
Azioni svolte e La struttura residenziale della Fondazione Calepio a Castelli
obiettivi
Calepio è una realtà attesa da anni dalle famiglie del territorio
e oggetto di svariati rinvii e modifiche. Ultimata nel 2007, ha
raggiunti
iniziato la propria attività a maggio del 2008.
La struttura è accreditata dalla regione Lombardia come
Residenza Sanitaria Disabili (RSD) per accogliere 24 utenti + 1
posto di sollievo.
Tale struttura è di notevole importanza perché da una parte
tranquillizza ansie ed aspettative delle famiglie di persone
disabili relativamente al tema del “dopo di noi”, dall’altro
permette di avvicinare al territorio persone che negli scorsi anni
erano state inserite in strutture molto distanti.
Nel 2007 è stata inoltre inaugurata la zona sollievo posta al
primo piano della sede della Cooperativa “Il Battello” di Sarnico
(BG). Tale struttura ha permesso di organizzare momenti di vita
comune aventi i medesimi obiettivi pensati per l’Appartamento
di Ambito, cioè soddisfare il bisogno di sollievo delle famiglie e
dare la possibilità ad alcune persone di sperimentarsi in forme di
vita più autonoma, per migliorare le capacità personali e per
cominciare a pensare soluzioni per il “dopo di noi”.
A settembre 2008 l’Assemblea dei Sindaci ha approvato un
nuovo regolamento per la compartecipazione economica alle
rette per utenti dei servizi residenziali e semiresidenziali.
Criticità
Si pone da parte degli Enti Locali, la necessità di ripensare alle
modalità di compartecipazione al pagamento delle rette dei
servizi residenziali (siano essi per disabili che per anziani) a fronte
dell’aumento delle richieste, del prolungamento dei periodi di
ricovero e delle limitate risorse finanziarie a disposizione.
123
UTENTI DELL’AMBITO DEL BASSO SEBINO INSERITI NEL CENTRO DIURNO DISABILI
(CDD) DELLA FONDAZIONE CALEPIO AL 31/12/2008.
Credaro
2
Sarnico
2
Tavernola B.sca
2
Vigolo
1
Villongo
6
Tot.
13
UTENTI DELL’AMBITO DEL BASSO SEBINO INSERITI NELLA RESIDENZA SANITARIA
DISABILI (RSD) DELLA FONDAZIONE CALEPIO AL 31/12/2008.
Foresto Sparso
1
Sarnico
2
Tavernola B.sca
1
Tot.
4
124
Area di
intervento
Sollievo alle famiglie
Obiettivi triennio Mantenimento soggiorni estivi e buoni emergenza. Eventuali
2006/2008
collaborazioni con realtà residenziali per Pronto Intervento
Azioni svolte e Sono state mantenute le iniziative di sollievo già sperimentate
obiettivi
negli anni precedenti, in parte con Fondi dell’Ambito, in parte
raggiunti
con finanziamenti provinciali.
L’erogazione del servizio è normata dal regolamento della
“Sperimentazione dei Buoni Sociali per iniziative a sollievo delle
famiglie di persone disabili” e prevede l’erogazione di una serie
di buoni destinati ad attivare iniziative di sollievo che
prevedono essenzialmente due tipologie di intervento: i
soggiorni estivi e i week-end di sollievo.
Dopo anni in cui si è verificato un crescente numero di richieste
e uno spostamento dei BUONI SOLLIEVO erogati dai soggiorni
estivi ai week-end di sollievo, nell’ultimo triennio i dati si sono
sostanzialmente stabilizzati.
2006: 10 soggiorni, 15 week-end
2007: 8 soggiorni, 16 week-end
2008: 7 soggiorni, 15 week-end.
Il servizio si è ormai consolidato sul territorio e nelle aspettative di
famiglie ed utenti. Resta il fatto che una buona parte delle
azioni è finanziata da un apposito bando provinciale, senza il
quale risulterebbe difficile per l’Ambito garantire le azioni fino
ad ora erogate.
Criticità
BUONI SOLLIEVO EROGATI NEL TRIENNIO 2006/2008
20
15
Soggiorni
Week-end
10
5
0
'06
'07
'08
125
UTENZA SERVIZI HANDICAP
TRIENNIO 2006-2008
2006
2007
2008
Si FA … insieme
14
18
21
Iniziative di sollievo
25
24
22
CDD Fondazione
Calepio
11
13
RSD Fondazione
Calepio
0
4
SADH (Ambito)
SADH (altri Comuni)
Inserimenti
lavorativi
18
14
7
6
16
17
29
richieste richieste VOUCHER
126
IL SERVIZIO DI ASSISTENZA EDUCATIVA
SCOLASTICA ALL’HANDICAP
Il servizio di assistenza educativa all’handicap ha conosciuto in questi ultimi
anni un’importante evoluzione.
Infatti dal 2.004 sono cominciati ad essere attuati progetti estivi ed
extrascolastici integrati con la normale programmazione scolastica. Questo in
una logica che vede l’assistente educatore non solo un importante aiuto
all’interno del percorso scolastico, ma protagonista di una progettualità più
ampia che si interseca con le altre sfere della vita del minore disabile.
Negli anni tali progetti si sono sempre più ampliati, creando un ponte tra il
mondo della scuole quello della socialità nella sua accezione più ampia.
Tale servizio diventa infatti strategico per le politiche sociali del territorio per 2
ordini di motivi:
-
il monitoraggio in termini quantitativi e qualitativi dell’utenza del servizio di
assistenza
educativa
all’handicap
è
un
“barometro”,
un
rilevatore
importante per intuire i trend e le necessità del territorio. Da un’attenta
analisi di questo servizio è quindi possibile prevedere i bisogni e
programmare in anticipo le azioni più adeguate.
-
la condivisione durante l’iter scolastico del progetto di vita dell’alunno tra
scuola e servizi sociali può permettere alle assistenti sociali di attivare a
tempo debito le risorse e i servizi più adeguati per le singole persone.
Pertanto si è proceduto con le scuole, le neuropsichiatrie, i servizi sociali e l’Ente
gestore del servizio, a condividere un protocollo con le procedure per la
definizione del monte orario annuale, del suo utilizzo, delle buone prassi da
attivarsi tra scuole e servizi sociali nell’ottica di un progetto di vita condiviso con
gli utenti e le loro famiglie.
127
ORE DI ASSISTENZA EDUCATIVA
DEGLI ULTIMI 3 ANNI SCOLASTICI
2005/2006
2006/2007 2007/2008
Adrara S.M.
2.063,50
1.660,50
2.188,00
Adrara S.R.
0,00
0,00
0,00
3.873,00
4.030,50
5.333,50
Credaro
Foresto Sparso
2.280,50
Gandosso
1.049,50
1.858,50
2.309,00
Parzanica
251,00
0,00
0,00
Predore
980,00
855,50
1.020,00
Sarnico
4.974,50
4.358,50
3.724,50
0,00
0,00
0,00
1.338,50
2.288,50
2.296,50
0,00
0,00
129,00
8.123,00
9.737,50
8.017,50
22.653,00
24.789,50
27.298,50
Viadanica
Vigolo
Villongo
Ore totali di assistenza educativa handicap
30.000,00
25.000,00
20.000,00
15.000,00
Ore assistenza
10.000,00
5.000,00
0,00
2005/2006
2006/2007
2007/2008
Ore assistenza educativa handicap
12.000,00
10.000,00
8.000,00
6.000,00
4.000,00
2.000,00
0,00
05-06
06-07
07-08
Ad
ra
ra
Ad S.
ra M.
ra
S.
Fo
Cr R.
re
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a
B
Vi .sc
ad a
an
ica
Vi
go
V i lo
llo
ng
o
Tavernola B.sca
128
UTENTI ASSISTENZA EDUCATIVA
DEGLI ULTIMI 3 ANNI SCOLASTICI
2005/2006
2006/2007
2007/2008
Adrara S.M.
3,50
3,00
4,00
Adrara S.R.
0,00
0,00
0,00
Credaro
7,50
7,00
8,50
Foresto Sparso
5,00
Gandosso
1,00
4,00
4,00
Parzanica
1,00
0,00
0,00
Predore
1,00
1,00
2,00
Sarnico
8,00
7,00
6,00
Tavernola B.sca
0,00
0,00
0,00
Viadanica
2,00
4,00
5,50
Vigolo
0,00
0,00
1,00
18,00
20,00
16,00
42,00
46,00
52,00
N. utenti
60,00
50,00
40,00
30,00
N. utenti
20,00
10,00
0,00
2005/2006
2006/2007
2007/2008
N. UTENTI
05-06
06-07
07-ago
ra
ra
Ad S.
ra M.
ra
S.
Fo
Cr R.
re
ed
st
ar
o
Sp o
a
G
r
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do
Pa ss
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Pr c a
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ve Sar
ni
rn
ol c o
a
B
Vi .sc
ad a
an
ica
Vi
go
V i lo
llo
ng
o
25,00
20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
Ad
Villongo
129
ORE PER UTENTI NELL’ASSISTENZA EDUCATIVA
DEGLI ULTIMI 3 ANNI SCOLASTICI
2005/2006
2006/2007
2007/2008
Adrara S.M.
15,93
14,96
14,78
Adrara S.R.
0,00
0,00
0,00
13,96
15,56
16,96
0,00
0,00
12,33
Gandosso
28,36
12,56
15,60
Parzanica
6,78
0,00
0,00
Predore
26,49
23,12
13,78
Sarnico
16,81
16,83
16,78
0,00
0,00
0,00
18,09
15,46
11,29
0,00
0,00
3,49
12,20
13,16
13,54
14,58
14,56
14,19
Foresto Sparso
Tavernola B.sca
Viadanica
Vigolo
Villongo
Ore per utente
14,70
14,60
14,50
14,40
14,30
Ore per utente
14,20
14,10
14,00
13,90
2005/2006
2006/2007
2007/2008
Ore per utente
30,00
25,00
20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
05-06
06-07
07-08
Ad
ra
ra
A d S.
ra M.
ra
S.
R.
Fo
C
re r ed
st
ar
o
Sp o
a
r
G
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B
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ia
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ni
ca
Vi
go
V i lo
lo
ng
o
Credaro
130
ANNUALITA’ 2009-2011: PRIORITA’ E AZIONI
Pertanto alla luce:
della verifica del triennio 2006/2009
del confronto svolto all’interno dell’Assemblea dei Sindaci, dell’Ufficio di
Piano e del Tavolo Handicap
- delle novità legislative introdotte a livello Regionale (vd Accreditamento SFA
–CSE)
- delle collaborazioni intraprese dall’Ambito a livello di Sovra-Ambito, MacroArea e Provincia (vd inserimenti lavorativi e psichiatria)
si ritiene prioritario per il territorio del Basso Sebino intervenire nelle seguenti aree
intraprendendo le azioni di seguito descritte
-
AREE DI
OBIETTIVI
AZIONI
INTERVENTO
Inserimenti
lavorativi
- Favorire
l’inserimento
lavorativo di
persone
svantaggiate
- Creare misure
formativooccupazionale
per affrontare la
crisi economica e
occupazionale in
atto
Dare continuità all’erogazione dei titoli
sociali per l’integrazione lavorativa dei
soggetti in condizione di fragilità sociale
e/o diversamente abili
Promozione, in collaborazione con il
collocamento obbligatorio, il centro per
l’impiego, la cooperazione sociale e gli
enti formativi accreditati, di iniziative per il
sostegno all’occupazione dei soggetti
diversamente abili
Cercare soluzioni al tema del sociooccupazionale
Aggiornare i voucher di macroarea
Stabilire un’equipe di Ambito periodica
con le assistenti sociali del territorio
dedicata al tema lavorativo
131
AREE DI INTERVENTO
OBIETTIVI
AZIONI
Nuovo regolamento di
compartecipazione alle
rette per i servizi residenziali
e residenziali (CDD e RSD)
Studiare modalità di
- Garantire
omogeneità di compartecipazione alla rette
trattamento a
per i servizi semiresidenziali
tutti i cittadini
(CDD) e residenziali (RSD ma
dell’Ambito
anche RSA) che permettano
- Programmare
la sostenibilità economica da
l’utilizzo delle
parte di famiglie e Comuni,
risorse per
garantire i servizi valutando idonei strumenti
agli utenti attuali per la valutazione delle
e alle future
disponibilità di ogni
richieste
richiedente
Salute mentale, psichiatria
- Definire compiti
e priorità degli Enti
locali
relativamente al
tema della salute
mentale
- Attivare azioni e
acquisire
competenze sul
tema della salute
mentale
Presidiare
il
Tavolo
di
MacroArea
sulla
Salute
Mentale per prepararsi al
meglio
alle
novità
dei
prossimi anni.
Avviare un tavolo con il
Distretto Asl, con l’Azienda
Ospedaliera
Bolognini
di
Seriate
–
Dipartimento
Psichiatria, con
gli ambiti
territoriali della val Cavallina,
di Grumello del Monte e di
Seriate per la promozione di
un piano integrato per la
salute mentale.
132
AREE DI INTERVENTO
L’accreditamento delle
unità d’offerta sociale:
servizi SFA –CSE secondo la
nuova normativa
OBIETTIVI
- Supportare gli
Enti locali nella
loro funzione di
preposti
all’autorizzazione
al funzionamento
AZIONI
Definire a livello di Ambito
delle procedure e dei criteri
per l’autorizzazione al
funzionamento e
accreditamento delle unità di
offerta sociale (CSE, SFA).
- Definire standard
qualitativi per
l’accreditamento
dei servizi del
territorio
Il servizio di assistenza
educativa scolastica
all’handicap
- Promuovere un
funzionamento del
servizio condiviso
con le realtà
coinvolte per una
più puntuale
programmazione
delle risorse e dei
percorsi
individualizzati
degli utenti.
Dare attuazione al protocollo
sull’assistenza educativa per
le persone diversamente abili
in
percorso
formativo
scolastico
Monitorare le conseguenze
su questo servizio della
recente riforma della scuola
primaria
133
AREE DI INTERVENTO
OBIETTIVI
AZIONI
Mappatura disabili
- Monitorare la
situazione
relativa ai
disabili residenti
nel Basso Sebino
- Anticipare trend
e tendenze per
una più
puntuale
programmazion
e dei servizi alla
disabilità
Proseguire nella creazione di
una banca dati di Ambito per
la programmazione sociale
utilizzando il programma
software realizzato e
implementato dalla Provincia
di Bergamo.
Disabilità e stranieri
Attivare collaborazioni con il
- Monitorare il
trend relativo
tavolo Stranieri e il servizio di
alla presenze di mediazione culturale
disabili stranieri
- Acquisire
conoscenze in
merito alla
visione della
disabilità nelle
diverse culture
134
7.6. AREA MINORI
AMBITO DEL BASSO SEBINO
AREA MINORI E FAMIGLIE
VERIFICA PIANO DI ZONA 2006-08
e indicazioni per PIANO DI ZONA 2009-2011
(a cura di: Manuela Marconi, Simona Marchegiani, G.Carlo Domenghini, Maurizio Noris, Gabri Marini)
Nel Piano di Zona 2006-2008, obiettivo primario, A FAVORE DEI MINORI E DELLE FAMIGLIE è l'integrazione dei servizi di
protezione e tutela con le politiche di consultorio, di integrazione e promozione del benessere e dello sviluppo personale e
sociale
Tra gli obiettivi primari del triennio si individuano pertanto:
mantenimento delle azioni di promozione dell'agio e di prevenzione del disagio giovanile
sostegno del benessere della famiglia e delle competenze genitoriali
la promozione di politiche di comunità e di genitorialità diffusa
• la prevenzione del fenomeno della violenza sui minori
• interventi educativi e di cura a favore dei minori vittime di violenza e delle loro famiglie
•
•
•
La condivisione ed il perseguimento di questi obiettivi prevede 2 funzioni (da:“Linee Guida della Regione Lombardia per il
riordino e l'orientamento dei servizi dedicati alla Tutela dei minori vittime di violenza - n.7 del 22 dicembre 2004”):
135
funzioni trasversali: funzioni condivise da tutti i servizi sanitari, socio sanitari, sociali educativi che implicano azioni di
prevenzione primaria (riduzione del rischio) e di prevenzione secondaria (rilevazione e protezione ivi comprese segnalazione
e/o denuncia);
funzioni specializzate: le funzioni di prevenzione terziaria (valutazione e trattamento)
e, tra le varie tipologie di PREVENZIONE, considerano:
prevenzione primaria:
riduzione del rischio: tutte quelle azioni finalizzate a ridurre i fattori di rischio e di cronicizzazione del disagio sul piano
sociale e psicologico ed a promuovere l'empowerment delle famiglie e dei ruoli genitoriali.
prevenzione secondaria:
rilevazione: i segnali di malessere del minore possono emergere in tutti i contesti di vita quotidiana. Vanno attivati
interventi di sensibilizzazione degli adulti alla lettura di tali segnali. E' possibile avvalersi della collaborazione di servizi
competenti;
segnalazione: quando i segnali raccolti fanno ritenere che il minore sia in condizione di pregiudizio è dovere degli
operatori effettuare una segnalazione alla magistratura minorile (art.9 l.184/1983);
denuncia: nelle situazioni in cui si rileva grave maltrattamento e/o sospetto di abuso sessuale gli operatori devono
denunciare i fatti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario e segnalare la situazione alla Procura della
Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni;
protezione: i provvedimenti adottabili sono vari e diversi tra loro.
prevenzione terziaria (compete a servizi specifici su disposizione del Tribunale per i Minorenni):
valutazione: si tratta dell'insieme delle diverse operazioni diagnostiche e prognostiche che concorrono ad accertare la
sussistenza e le caratteristiche di una situazione pregiudizievole per il minore;
trattamento: è definito nei singoli progetti di intervento finalizzato a rimuovere le situazioni di pregiudizio ed a
promuovere il benessere del minore e della sua famiglia.
136
Anche da queste direttive della Regione Lombardia si evince che il punto focale di ogni azione preventiva o curativa è la
PREVENZIONE PRIMARIA sia come indirizzo strategico per ridurre i fattori di rischio del disagio e promuovere tutte le risorse
genitoriali, sia come funzione trasversale a tutti servizi direttamente e indirettamente interessati al minore e alla famiglia.
La promozione di politiche a favore della famiglia e la gestione di servizi che supportino tali politiche richiede pertanto azioni
concrete di:
collaborazione tra i servizi scolastici, il privato sociale ed il segretariato sociale per la rilevazione dello “stato di salute” dei
minori e delle famiglie del territorio,
formazione degli operatori, degli insegnanti, dei genitori e degli adulti in genere sui temi inerenti la crescita, l'educazione, i
segnali di agio e di disagio dei minori e delle famiglie,
connessione ed integrazione tra i servizi attivati a favore dei minori e delle famiglie (ADM, spazi gioco, scuole dell'infanzia e
di livelli superiori, oratori,...),
costruzione di una cultura solidale da parte delle famiglie del territorio per attivare azioni concrete di aiuto e di sostegno
verso famiglie e minori in difficoltà
dialogo e la collaborazione con il Tribunale per i Minorenni (a livello di macroarea)
AZIONI E SERVIZI:
Gli interventi in atto e da attivare in campo preventivo e di tutela dovranno essere messi in comunicazione con quelli a cura
del consultorio socio-sanitario.
I progetti delle leggi di settore saranno guida e supporto delle azioni condivise e programmate.
PER IL MONDO INFANTILE:
◊
◊
promozione servizi per la prima infanzia e aumento forme di connessione tra tutti i servizi (asili nido, spazi gioco, scuole
dell'infanzia, gruppi genitori prima infanzia)
contributo economico (fondo natalità L. 328) per il sostegno delle famiglie
PER IL MONDO GIOVANILE:
◊
Il mantenimento ed il sostegno dei Gruppi di Lavoro Locale a livello comunale e delle loro iniziative
137
◊
◊
Lo sviluppo dell'Osservatorio Nuove Generazioni quale luogo sovralocale per la promozione di interventi (interassessorili)
a favore dei giovani, del loro protagonismo e della loro cittadinanza (percorsi formativi, espressivi, in-forma giovani,...)
Tavolo di lavoro tra gli istituti comprensivi e l'istituto superiore
PER LA FAMIGLIA
◊
◊
◊
◊
Percorsi ed interventi di sostegno alla genitorialità
Assistenza Domiciliare Minori
Progetti di supporto e/o di sostituzione temporanea della famiglia di origine
Promozione forme di affido familiare
138
AZIONI MESSE IN ATTO NEL TRIENNIO 2006 - 08
PREVENZIONE PRIMARIA
Osservatorio Nuove Generazioni:
promozione di interventi, raccordi e
coordinamento sul territorio.
Mediazione culturale a cura di
agenti territoriali e mediatori
culturali
SOGGETTI COINVOLTI:
enti, scuole,
associazioni,
parrocchie, oratori,
PREVENZIONE SECONDARIA
Luoghi per l’ascolto di disagi familiari e
predisposizione di interventi
SOGGETTI COINVOLTI:
Segretariato Sociale
Assistenza Domiciliare Minori
Servizio Minori e Famiglie
Buoni Minori
PREVENZIONE TERZIARIA
Interventi predisposti dal Tribunale
per i Minorenni
Indagini psico-sociali, affido,
comunità alloggio,…
139
AZIONI DI PREVENZIONE PRIMARIA: azioni a favore di ragazzi, giovani e genitorialità
ANNO 2006
Ente promotore/partner
Tipologia - destinatari
Comuni interessati
RACCORDI
Azioni/servizi/progettiAnimazione culturale minori
e giovani nei Comuni del
Basso Sebino
Foresto Sparso
Ad rara S. Rocco
Osservatorio Nuove
GenerAzioni (ONG)
Basso Sebino
Adrara S. Martino
Attività di:
Tavernola
- Tessitura e tenuta di Gruppi di Lavoro Locale (GLL) per
Predore
progettazione e gestione delle attività nelle comunità locali
- Animazione di comunità
e adolescenti; accompagnamento/ Parzanica
produzione di esperienze sociali, educative e di compagnia, per
minori, adolescenti e i giovani;
Gandosso
- Sostegno reti genitoriali locali e informazione e formazione
GENITORIALITA’
Tutto
il
percorsi sulla genitorialità: Ass. AGIS Sarnico / ONG Progetto: Incontriamo..ci
/ Servizio Minori UdP
d’Ambito
285, l.23
- Osservazione bisogni genitori prima infanzia
- Incontri tematici genitori su consumo e adolescenza
- Sostegno alla genitorialità nel territorio
Percorso sulla responsabilità e l’affido familiare: Un, Due,
Tre….Stella .
territorio
PRIMA INFANZIA
Spazi gioco
Ass. Lab. Fam. Sol.
Comune/coop Arké
- Progetto Giochiamo insieme 0/6 Sett/giugno Oratorio
- Progetto Tutti giù per terra 0/3 Sett/Giugno iscriz.30€
Sarnico
Villongo
140
Comune
- Progetto “I piccoli amici di Winnie the Pooh”
Credaro
BAMBINI -RAGAZZI
extrascuola
CRD
Comune/ Biblioteca/ONG - Progetto: So..Stare Pre-adolescenti Prim/estate in Biblioteca
Gandosso
Oratorio/ Ass. Lab. Fam.
Solidali Sarnico/coop
Arké
- Progetto Ricreazione Bambini Prim/Estate all’Oratorio
Sarnico
Oratorio /Ass. Il Sogno
- Progetto Spazio Compiti Bambini Autunno/Prim all’Oratorio
Predore
Comuni/Parrocchie
I Centri Ricreativi estivi sono presenti in tutti i paesi, giugno/luglio, Tutti
bambini,
prevalentemente gestiti da Oratori e Parrocchie in
collaborazioni con le Amministrazioni Comunali
In molti Comuni presenti esperienze di campo scuola per pre e Tutti ( - Parzanica,
adolescenti
Vigolo, Credaro)
Villongo e Sarnico
In alcuni Comuni mini CRE 4/5 anni
GIOVANI
Promozione
giovanile
cittadinanza L45/ ONG/Comune
ONG/CMontana/EDA
Progetto: Giorno/Notte adolescenti
scuola/lavoro e tempo di vita
ricerca
intervento
tra
Sarnico e territorio
Progetto: AmbientAzione giovani PerCorso Formazione animatori
ambientali del Basso Sebino
Tutti
Azioni nelle scuole
CMontana/ONG/Comuni
coop. Spazio Giovani
Progetto: Informagiovani Basso Sebino Servizio, Info/orientamento
promozione minori e giovani Basso Sebino
Tutti
ONG/CSV/Com.Montana
Progetto Giovani e Volontariato Promozione Volontariato percorsi Ist. Sup Riva Sarnico
141
Scuola Superiore
IG/ONG/Scuole Medie e Info/orienta 3 medie e 5 sup
sup
Ist
Comp
ONG/
ANNO 2007
Ist. Compr. Tavernola
Sarnico Villongo Ist.
Sup Riva Sarnico
Tavernola/
Ente promotore/partner
Progetto Agio/Disagio
Ist. Compr. Tavernola
Destinatari: tipologia, età, numero
Comuni interessati
RACCORDI
Azioni/servizi/progetti
Foresto Sparso
Osservatorio
GenerAzioni
Basso Sebino
Animazione culturale minori
e giovani nei Comuni del
Basso Sebino
Nuove
(ONG)
Ad rara S. Rocco
Ad rara S. Martino
Attività di:
Viadanica
- Promozione e gestione di Gruppi di Lavoro Locale (GLL) per
Tavernola
progettazione e gestione azioni nelle comunità locali
- Animazione di comunità
e adolescenti; accompagnamento/ Parzanica
produzione di esperienze sociali, educative e di compagnia, per
minori, adolescenti e i giovani nei Comuni
Gandosso
- Sostegno reti genitoriali locali e informazione e formazione
Sarnico
142
GENITORIALITA’
percorsi sulla genitorialità: Ass. UGO/ONG/Servizio Avvio Progetto Occuparsi di nuove architetture familiari
Minori
285, l.23
- Sostenere la rete genitori Basso sebino
- Valorizzare esperienze di genitorialità sociale
- Produrre conoscenze e dati su famiglie e comunità locali
- Sostenere esperienze di interculturalità familiare
Percorso sulla responsabilità familiare e l’affido
PRIMA INFANZIA
Spazi gioco
Tutti
Ass. Lab. Fam. Sol.
Comune/coop Arké
- Progetto Giochiamo insieme 0/6 Sett/giugno Oratorio Gratuito
- Progetto Tutti giù per terra 0/3 Sett/Giugno iscriz.30€
- Progetto “I piccoli amici di Winnie the Pooh”
Sarnico
Villongo
Comune
Credaro
Comune/ Biblioteca/ONG - Progetto: So..Stare Pre-adolescenti Prim/estate in Biblioteca
Gandosso
BAMBINI-RAGAZZI
extrascuola
- Progetto: Spazio Compiti estivo
Oratorio/ Ass. Lab. Fam.
Solidali
Sarnico/coop
- Progetto Ricreazione Bambini Prim/Estate all’Oratorio
Arké
CRD
Adrara S.Martino
Sarnico
Oratorio /Ass. Il Sogno
Progetto Spazio Compiti Bambini Autunno/Prim all’Oratorio
Predore
Comuni/Parrocchie/ONG
I Centri Ricreativi estivi sono presenti in tutti i paesi, giugno/luglio, Tutti
bambini,
prevalentemente gestiti da Oratori e Parrocchie in
143
collaborazioni con le Amministrazioni Comunali
In molti Comuni presenti esperienze di campo scuola per pre e Tutti ( - Parzanica,
Vigolo, Credaro)
adolescenti
In alcuni Comuni miniCRE 4/5 anni
Villongo e Sarnico
GIOVANI
Promozione cittadinanza
giovanile
ONG/CMontana/EDA
Comunità
Montana/ONG/Comuni
coop. Spazio Giovani
ONG
Azioni nelle scuole
Progetto: AmbientAzione
animazione ambientale
:Sostegno Gruppo BA.SE attività Tutti
Progetto: Informagiovani Basso Sebino Servizio, Info/orientamento
promozione minori e giovani Basso Sebino
Tutti
Avvio Progetto Convention dei giovani
Tutti
ONG/CSV/Com.Montana
Progetto Giovani e Volontariato Promozione Volontariato percorsi Ist. Sup Riva Sarnico
Scuola Superiore
Ist. Compr. Tavernola
Info/orienta 2 e 3 medie, genitori, aggiornamento insegnanti e 5 sup, Sarnico Villongo Ist.
IG/ONG/Scuole Medie e saloni scuola sup
Sup Riva Sarnico
sup
Info/orienta 4 e 5 sup, promozione. Servizio civile, salone università,
news letter
Ist. Compr. Tavernola
Progetto Agio/Disagio
Ist. Compr. Tavernola
Ist Comp Tavernola/ ONG Percorsi di educazione ambientale e di valorizzazione del territorio, Sarnico Villongo
produzione di unità didattiche
CMontana/Punto Base
144
ANNO 2008
Ente promotore/partner
Destinatari: tipologia, età, numero
Comuni interessati
RACCORDI
Azioni/servizi/progetti
Foresto Sparso
Ad rara S. Rocco
Ad rara S. Martino
(ONG) Basso Sebino
Attività di:
Animazione culturale minori
e giovani nei Comuni del
Basso Sebino
Viadanica
- Promozione e gestione di Gruppi di Lavoro Locale (GLL) per
Tavernola
progettazione e gestione azioni nelle comunità locali
- Animazione di comunità
e adolescenti; accompagnamento/ Parzanica
produzione di esperienze sociali, educative e di compagnia, per
minori, adolescenti e i giovani nei Comuni
Gandosso
- Sostegno reti genitoriali locali e informazione e formazione
Sarnico
Predore
GENITORIALITA’
percorsi sulla genitorialità:
285, l.23
Ass. UGO/ONG/Servizio Prosegue Progetto Occuparsi di nuove architetture familiari
Minori
- Sostenere la rete genitori Basso sebino
- Valorizzare esperienze di genitorialità sociale
- Produrre conoscenze e dati su famiglie e comunità locali
- Sostenere esperienze di interculturalità familiare
Percorso sulla responsabilità e l’affido familiare
Tutti
PRIMA INFANZIA
Spazi gioco
Ass. Lab. Fam. Sol.
Progetto Giochiamo insieme 0/6 Sett/giugno Oratorio Gratuito
Sarnico
145
Comune/coop Arké
Progetto Tutti giù per terra 0/3 Sett/Giugno iscriz.30€
Villongo
Comune
Progetto “I piccoli amici di Winnie the Pooh”
Credaro
Comune/ Biblioteca/
Progetto: So..Stare Pre-adolescenti Prim/estate in Biblioteca
Gandosso
BAMBINI - RAGAZZI
extrascuola
Oratorio/ Ass. Lab. Fam. -Progetto Ricreazione Bambini Prim/Estate all’Oratorio
Solidali
Sarnico/coop
Arké
Sarnico
Oratorio /Ass. Il Sogno
Progetto Spazio Compiti Bambini Autunno/Prim all’Oratorio
Predore
ONG/Comune/Biblico
Progetto Archimede Bambini Prim/Estate in Biblioteca
Viadanica
Comune/Parrocchia
Progetto Spazio compiti Spazio che Spasso Bambini Prim/Estate
Credaro
ONG/Comune/Biblioteca
Progetto Spazio Compiti Estate
Ad rara S. Martino
Comune/ONG
Progetto Spazio Compiti Estate
Foresto
ONG/UdP328BSebino,
Seminario di promozione su Extrascuola
Tutti
ValCavallina Alto Sebino
146
CRD
Comuni/Parrocchie
I Centri Ricreativi estivi sono presenti in tutti i paesi, giugno/luglio, Tutti
bambini,
prevalentemente gestiti da Oratori e Parrocchie in
collaborazioni con le Amministrazioni Comunali
In molti Comuni presenti esperienze di campo scuola per pre e
adolescenti
In alcuni Comuni miniCRE 4/5 anni
Tutti ( - Parzanica,
Vigolo, Credaro)
Villongo e Sarnico
GIOVANI
Promozione cittadinanza
giovanile
Comunità
Montana/ONG/Comuni
coop. Spazio Giovani
Progetto: Informagiovani Basso Sebino Servizio
Info/orientamento minori e giovani Basso Sebino
Sportello
Progetto Olimpic Rural Games giovani Europa
Accordo di Programma
Prosegue Progetto Convention dei giovani
ONG
Azioni nelle scuole
ONG/CSV/Com.Montana
Tutti
Tutti
Progetto Giovani e Volontariato Promozione Volontariato percorsi
Ist. Sup Riva Sarnico
Scuola Superiore
Info/orienta 2 e 3 medie, genitori, aggiornamento insegnanti e 5 sup,
IG/ONG Ist Comp e Ist saloni scuola sup
Ist. Compr. Tavernola
Sup
Info/orienta 4 e 5 sup, promozione. Servizio civile, salone università, Sarnico Villongo Ist.
Sup Riva Sarnico
news letter
Progetto Int. Form Educazione Salute e all’agio scolastico
ONG/Ist. Sup
Com.
Montana/Punto
Base/ ONG
Progetto Lucignolo Accomp. Form. Insegnanti dispersione scolast.
Percorsi di educazione ambientale e di valorizzazione del territorio
con scuole elementari, produzione di unità didattiche
Ist. Sup Riva Sarnico
Ist. Compr. Tavernola
Sarnico Villongo
147
PREVENZIONE PRIMARIA:
SOSTEGNO ECONOMICO PER PROGETTI ED INTERVENTI A CURA DI REALTA’ DEL TERRITORIO
ANNO 2007
Ente/associazione promotore
paese
Nome progetto
informazioni sul progetto
PRIMA INFANZIA
Comune Credaro
Credaro
Spazio Gioco
spazio gioco 0-3 anni
Laboratorio Famiglie Solidali Parrocchia Sarnico
Sarnico
Spazio Gioco
"Giochiamo Insieme"
spazio gioco 0-6 anni;accoglienza mamme; gestione: mamme
volontarie ed educatore; psicologo; collaborazione con altri spazi
gioco e sportello Faro
Comune Villongo
villongo spazio gioco 2007
Villongo –
Villongo mini cre 2007
2 settimane di CRE per bambini 3-4 anni
Scuola Infanzia Paritaria "Papa Giovanni XXIII
BAMBINI E RAGAZZI
Parrocchia Sarnico - Spazio Ri-creazione
spazio compiti
Predore - Coop. Il sogno
spazio compiti
GIOVANI
Comune Villongo
Villongo Progetto Giovani
148
Parrocchia S.F. Villongo
Villongo Circolo Vizioso
esperienze giovanili di auto-organizzazione
GENITORIALITA’
Associazione Italiana Dislessia
Scuola Infanzia Paritaria "Papa Giovanni XXIII
Sede
Pigrone o dislessico ?
iniziativ
e:
Villongo
Villongo Corso Genitori
"Educazione emotiva"
Corso di sensibilizzazione sul tema della dislessia
Corso formazione per genitori
SOSTEGNO A POVERTA’ FAMILIARI
Caritas
Villongo Centro Primo Ascolto
distribuzione borse alimentari e prodotti per infanzia a famiglie
in difficoltà; comodato d'uso articoli sanitari
149
PREVENZIONE PRIMARIA: ANNO 2008
SOSTEGNO ECONOMICO PER PROGETTI ED INTERVENTI
A CURA DI REALTA’ DEL TERRITORIO (fondo Leggi di Settore)
Paese
Ente Promotore
Enti
Parners
Enti sostenitori
Nome del
progetto
Obiettivi/Descrizione
progetto
RACCORDO CON
soggetti
ALTRI
fruitori/destin
PROGETTI
atari
Spazio Gioco Giochiamo
insieme
Servizio
Minori e
Famiglia;
ASL; Comune
di Sarnico
(Servizi
Sociali);
Parrocchia, il
Faro, Avis
Ambulanza,
Associazione
El Dialogo,
PRIMA INFANZIA
ONG;
Villongo
Sarnico
Laboratorio Famiglie Solidali
Spazio gioco + cena
multietnica +
laboratorio narrativo
e biografico per
giovani mamme
Spazio Gioco "Tutti giù per
terra"
Comune
Spazio gioco bambino 0-3
anni.
Obiettivi:
socializzazione dei
bambini;
condivisione
esperienze di
maternità;
---
150
Villongo
Mini-cre 2008:
apritisesamo Chi trova un
amico, trova un tesoro
Scuola dell'infanzia paritaria
"Beato Papa Giovanni XXIII"
Centro ricreativo
estivo per bambini di
3 - 4 anni
Foresto Sparso
Foresto
Sparso
Credaro
BAMBINI E RAGAZZI
Parrocchia
S.Giorgio oratorio
Comune
0
Oratorio
0
biblioteca
Che bello … i
compiti
Io tu noi la rete
compiti
Gruppo Famiglie
Grumello del
Gruppo di
coop il
Monte; Famiglia di Settimana di
Famiglie di
Cantiere per
Entratico; Istituto convivenza
Foresto e Villongo ONG
Palazzolo
Grumello
Spazio compiti estivo;
scoperta luoghi
caratteristici del Paese;
Attualmente nessuno
valorizzaz mutuo aiuto; svil
comp espressive e sociali
Spazio compiti estivo;
Promuovere responsabilità
educative adulte;
trasmissione di valori e
passioni; rilanciare la
naturalità e la semplicità
dell'esperienza educativa
Bambini;
ragazzi;
adolescenti;
giovani e
genitori
Comune di Foresto
Sparso (servizi
sociali); GLL
Foresto Sparso
Oratorio;
Biblioteca;
Comune
Convention giovani
Basso Sebino
adolescenti;
genitori;
operatori;
volontari
151
Parrocchia,gruppo
anziani, mamme
scuola infanzia,
Python rock
E' tempo di
diritti
Gandosso
Ufficio per la Pace
Parzanica
Comune
ADOLESCENTI
GIOVANI
Gruppo
Ba.Se. Villongo
CRE 2008
Tenere vivo il senso dei
diritti (in occazione del 60°
anniversario della
Comune di
dichiarazione Universale
Gandosso; ONG;
dei diritti dell'uomo);
GLL
promuovere la cultura della
partecipazione e della
responsabilità
Attività educative
pomeridiane
ONG
Comune di
Gandosso;
Comitato
genitori scuola
infanzia; AC
Calcio;
Parrocchia;
ONG; Giovani
Gandosso;
Imprese del
territorio
Biblioteca
Comunale,
Associazione
Punto Ba.Se.,
Agriturismo
"la Freschera"
E
152
Sarnico
Comune
Comunità
Montana
Basso
Sebino
Oratorio, scuole,
Scout, GAT,
CSI,…
Pensieri e
iniziative per i
ragazzi e i
giovani del
Comune di
Sarnico: VEDI
SOTTO
SINGOLE
ATTIVITA'
Coinvolgimento dei
giovani circa il loro
protagonismo nel territorio
locale: coordinamento
coordinamento
generale
raccordi tra soggetti
comunali e sovracomunali
Assessorati: sociale,
scuola e cultura;
ONG
Tavolo
Politiche
giovanili
Comune ;
GAT; Ortorio;
Scuola;
Informagiovan
i; Circolo
Vizioso di
Villongo;
Punto Ba.Se.;
altre realtà
associative del
paese e di
paesi limitrofi;
Coop. Arké;
Coop Il
Cantiere;
Consiglio
Comunale dei
ragazzi
Animazione estiva del lido
Abitare il lago:
Nettuno a cura di
lido Nettuno e
associazioni Giovanili del
kayak
territorio
Oratorio
intendiamoci
Attività animative di soglia
153
Sarnico
Associazione
SIMIRA
Il FaroSportello
per
l'immigrazio
ne del Basso
Sebino
B.sca
Tavernola
Comune,
Gruppo Esperanza Pro Loco,
ONG
spiazziamoci
Ricerca azione intorno alle
risorse giovanili del
territorio e coinvolg area
Arti e Mestieri
Famiglia e
Scuola
favorire la relazione
studenti-scuola-famiglia.
Attività si supporto
psicopedagogico
Corso di arabo
per giovani
immigrati
bar roma, bar rio,
bar miralago, bar
Taverna, Libera
Bergamo, gruppo
Delirium Tremens
Compagnia
Esperando
Brincadera, bottega Taberna
equo solidale,
Emergency, coop il
Battello, gruppi
musicali e vari
singoli soggetti
Conoscenza base lingua
araba; rafforzare proprie
radici ling e culturali per
favorire integrazione;
migliorare comunica tra
giovani e fam di origine
Iniziative di festa per
incrementare i processi
partecipativi giovanili;
accrescere la qualità del
tempo libero; rinforzare la
disponibilità giovanile del
territorio a sperimentarsi
come risorsa sociale;
favorire la prevenzione
dell'uso di alcol attraverso
minicorso; favorire eventi
equo solidali
Comunità Montana
Monte Bronzone e
Basso Sebino - Il
Faro - ONG
3 insegnanti; 2
referenti;
giovani e
genitori
Comune di
Tavernola B.sca;
ONG; GLL
Gruppo
Esperanza;
Comune;
Adolescenti;
Pro Loco;
Gruppo
Alpini;
Protezione
Civile;
Biblioteca
154
Villongo
Parrocchia di San
Filastro,
Comune di
Villongo
crescere umanam e spirit;
Primo Maggio: organizzaz iniz culturali,
artistiche; protag giovanile;
vedo, sento,
sperimentare forme di
0 parlo Contro
tutte le mafie democrazia; valori solidali
del mondo
e di condivisione; attenz al
disagio giov
Associazioni e
gruppi per festa 1°
maggio; ONG per
convention giovani
Parrocchia
S.Filastro;
Parrocchia
S.Alessandro;
Associazioni
del territorio
del Basso
Sebino
Ambito
Ambi
to
Villongo
Villongo
GENITORIALITA’
Scuola
dell'infanzia
paritaria "Beato
Papa Giovanni
XXIII"
Scuola Materna
S.Filastro
Caritas Villongo
Comunità
Montana - Osser.
Nuove Gener.
Corso per i
genitori "Cosa
vogliono i
bambini"
Il Faro;
ONG
Società esterna
di formazione
e
comunicazione
FeedBack
Corso di formazione per
genitori
promozione di attività
interculturali; laboratori per
bambini di tutti
Il Faro; ONG
mamme; formazione
i colori
insegnanti
all'interculturalità
caritas
sostegno a minori e
famiglie
restituzione vari progetti
del territorio a enti e
soggetti del territorio;
eventi di
restituzione dei iniziative animative e
vari progetti al formative; materiale
territorio
divulgativo
insegnanti,
genitori,
mediatori
culturali
Segretariato sociale
tutti gli enti
i soggetti
promotori di progetti interessati e
+ ONG
coinvolgibili
155
LA PREVENZIONE TRA PRIMARIA E SECONDARIA:
“PROGETTO ACCOGLIENZE” Anno di riferimento: 2007/08
In connessione con il progetto L. 23 “Nuove architetture familiari”, l’Ambito intende sviluppare e sostenere una
rete di famiglie solidali che consenta di dare impulso al ruolo delle famiglie nella comunità, alla realizzazione di
forme si solidarietà da famiglia e famiglia e consentire la realizzazione di eventuali accoglienze di minori in
difficoltà.
Pertanto dall’inizio dell’anno 2008 si è avviato un progetto di coinvolgimento e partecipazione delle famiglie
dell’Ambito alla realizzazione di una possibile RETE FAMILIARE.
Il progetto mira alla implementazione ed alla costruzione di un sistema di lavoro tra famiglie e istituzioni sociali
capace di sollecitare nelle comunità locali la promozione e la realizzazione di esperienze concrete di
benessere relazionale e di scambio tra famiglie. Tutto ciò in un ottica in cui la tutela dei minori , la riparazione, la
cura del disagio familiare passi attraverso la capacità di riconsegnare protagonismo agli adulti, alle famiglie. Si
tratta perciò di sostenere, incentivare e riconoscere l’espressione della prossimità, della vicinanza, del mutuo
aiuto, della genitorialità diffusa, di reti di famiglie, delle diverse forme di accoglienza, nonché di possibili affidi.
Tali azioni infatti possono essere espressione di corresponsabilità matura e di sussidiarietà.
Obiettivi del progetto:
1. Costruire occasioni che producano connessioni tra le progettualità del Servizio Tutela e le azioni di realtà
familiari locali al fine di collaborare allo sviluppo di una cultura delle accoglienze plurime e delle solidarietà
familiari
156
2. Realizzare microesperienze informative e di sensibilizzazione inerenti le attenzioni preventive e le volontà
ospitali in una logica che veda compartecipare realtà istituzionali, associative e disponibilità individuali.
3. Cominciare a comporre condizioni, legami, attenzioni di cura rivolte ai minori in difficoltà e alle loro famiglie
che possano configurarsi come pre-requisiti di future esperienze di accoglienza
4. Realizzare una iniziativa di carattere culturale ampio.
Per quanto attiene alle azioni intraprese fino ad ora dal progetto , si precisa che esse si sono realizzate attraverso la
connessione con gli altri progetti di Ambito a sostegno delle singole comunità locali . Con ciascun referente si è
pertanto concordata la programmazione di alcuni momenti informali di incontro, dialogo e conoscenza con
forme di micromutualità genitoriali presenti sull’Ambito al fine di predisporre le condizioni per una sensibilizzazione
mirata ed incisiva sui temi della solidarietà familiare ed a presentare e rinforzare la relazione con la referente di
macroarea. Più in specifico si sono incontrate le seguenti realtà:
☺
☺
☺
☺
☺
Gruppo Genitori di Foresto Sparso
Gruppo “ Ravioli” di Villongo
Associazione Famiglie Solidali di Sarnico
Istituto Comprensivo Tavernola
Scuola Materna Paritaria - Villongo Sant’Alessandro e U.G.O
☺ Comune di Predore: alcune famiglie, il Parroco, l’Assessore del Comune
☺
☺
☺
☺
☺
Gruppo genitori Scuola Materna Paritaria di Villongo Sant’Alessandro – U.G.O
Genitori Istituto Comprensivo di Tavernola
Gruppo di Lavoro Locale di Gandosso
Gruppo Genitori ADRARA SAN MARTINO
Presentazione iniziativa organizzata dalla Biblioteca di Villongo (febbraio 2009)
Da novembre 2008 si è attivato il gruppo di formazione delle famiglie che vengono da:
Villongo, Foresto, Adrara SM e Credaro
157
AREA PREVENZIONE SECONDARIA:
CONSULENZA ALLE FAMIGLIE E ADOLESCENTI – EDUCAZIONE AFFETTIVA E SESSUALE
Azioni del Consultorio Familiare di Sarnico: dati richiesti per programmazione 2009-11
Numero casi seguiti
azioni
Tipologia
della
richiesta intervento
2006
2007
2008
Comune
di
residenza
Famiglia di
origine italiana straniera
criticità
Indicazioni
per
prossimo
triennio
Percorsi nascite
Consulenza a coppie
Consulenza/ percorsi
per genitori
Interventi a favore di
minori
Interventi a favore di
adolescenti
Percorsi nelle scuole:
temi e livelli scolastici
Prestazioni
ginecologiche per
minorenni
IVG di minorenni
IVG di maggiorenni
Altro:
158
TITOLI SOCIALI PER FAMIGLIE CON MINORI TRA O-3 ANNI; 0-5 ANNI; E FAMIGLIE NUMEROSE
Adrara
SM
Adrara
SR
Buoni 2006
Tipologia
domanda
1
1
buoni 05
buoni 05
1
2
buoni 05
buoni 05
Buoni 2007
Tipologia
domanda
Buoni 2008
Tipologia
domanda
TOTALE
0
Credaro
Foresto
Gandosso
1
buoni 0-5
buoni 0-5
3
1
Fam.numero
se; 3 buono
0-5
buoni 0-5
5
8
buoni 0-5
buoni 0-5
2
Vigolo
8
buoni 0-5
buoni 0-5
Villongo
1
4
2
0
Tavernola Viadanica
4
3
buoni 0-5
buoni 05
Sarnico
5
buoni 0-5
4
3
Predore
3
1
3
Parzanica
buoni 0-5
2
12
buoni 0-5
buoni 0-5
5
1
11
1
3
Fam.numerose; Fam.numerose;
1 buono 0-5
2 buoni 0-5
buoni 0-5
3
Fam.numerose;
8 buoni 0-5
10
13
3
1
0
31
I Titoli Sociali, attivi su bando dal 2006, in base ai dettati regionali, hanno avuto la seguente evoluzione:
☺ 2006, rivolti a famiglie con minori 0-3 anni: buoni economici, su progetto, per contribuire a rette scuole materne e spese familiari
☺ 2007 e 2008 rivolti a famiglie monoparentali e/o con presenza di patologie accertate: buoni economici buoni economici, su progetto, per
contribuire a rette scuole materne e spese familiari
☺ 2008 rivolti a famiglie numerose
159
Richieste a Caritas di beni di prima necessità per famiglie con minori,
da parte dell’Ufficio Minori e Famiglia di Ambito
totale
2006
1
Adrara SM
2007
2
Adrara SM e Gandosso
2008
9
Adrara SM, Adrara SR, Credaro, Foresto (3), Gandosso (2), Viadanica (2)
12
160
PREVENZIONE SECONDARIA e TERZIARIA: (dove può esserci anche il coinvolgimento dell’Autorità Giudiziaria)
Dall’autunno 2006, l’ASL ha restituito ai Comuni le deleghe per la gestione dei casi di disagio, con o senza provvedimento dell’Autorità Giudiziaria. I comuni hanno
quindi delegato il compito alla Comunità Montana, come Ente Capofila dell’Ambito del Basso Sebino
E’ nato così il Servizio Minori e Famiglia – Servizio Tutela che ha costituito un’equipe formata da: assistenti sociali, coordinatrice ADM, referente dell’Area Minori e
Famiglia. Collabora la psicologa del Consultorio ASL.
Adrara SM
2
2
1
Adrara SR
1
Credaro
4
1
Foresto
1
1
Gandosso
5
2
Parzanica
0
Predore
4
3
Sarnico
7
3
Tavernola
0
Viadanica
2
1
2
Vigolo
2
1
1
Villongo
11
10
1
5
totale
39
24
10
12
1
2
1
1
1
1
2
2
1
1
1
2
1
6
2
2
1
5
2
1
2
1
2
0
4
4
3
2
8
4
1
1
2
1
1
2
1
1
13
12
1
5
46
29
9
13
2
3
2
sad/adi
comunità
adm
1
1
1
11
7
1
1
4
1
1
2
1
1
1
2
0
3
1
con
aut
giud
affido
adm
n.casi
sad/adi
n.casi
comunità
adm
con aut
giud
2008
affido
con
aut
giud
sad/adi
n.
casi
affido
Residenza nuclei
fam
2007
comunità
2006
4
3
2
1
2
11
5
2
2
1
2
3
1
4
1
1
1
1
2
14
12
1
7
50
31
9
14
1
3
161
Composizione
nucleo familiare
di origine
2006
numero figli 1 figlio
2007
2 3 4 5
1
2
3
4
1
1
8
1
2
1 genitore
7
2 genitori
16
7 4 3
18
13
totale
23
8 4 4 0
26
14
Tipologia dei casi
separazioni
8
10
17
20
18
dipendenze
2
2
2
maltrattamenti familiari
1
1
4
reati minorili
2
3
1
6
1
2
3
22
16
1
2
28
17
3
2
0
4
5
0
L’equipe degli operatori del Basso
Sebino, in raccordo con l’equipe
dell’Alto Sebino e della Valcavallina è
supportata da:
2
fragilità economiche
3
3
3
Handicap - patologie
6
6
6
regolarizzazione
stranieri
4
6
5
39
46
50
TOTALE
1
4
5
2006 2007 2008
6
fragilità genitoriali
2
2008
☺ occasioni formative organizzate a
livello provinciale e sovraprovinciale
☺ consulenza legale mensile e
162
AZIONI DI PREVENZIONE PRIMARIA sintesi triennio 2006-08;
programmazione triennio 2009-11
RISORSE ECONOMICHE IMPIEGATE, di ambito e comunali:
Fondo Nazionale Politiche Sociali –Quota Leggi di Settore
Fondi Comunali: Accordo di Programma tra i Comuni per progetti Leggi di Settore a favore dell’infanzia, adolescenza
e genitorialità,
Fondi Circolare 4: per servizi autorizzati al funzionamento e che ne hanno diritto
Fondi Comunali: per sostegno iniziative nel singolo Comune
Fondi Comunali di Solidarietà: tutti i Comuni (per progetti sull’affido)
Contributi L. 23 alle associazioni familiari
Contributi singole realtà del territorio
IN SINTESI, per quanto riguarda la PREVENZIONE PRIMARIA, il TRIENNIO 2006-08 ha visto:
☺ una significativa diffusione di iniziative ed interventi, progetti e servizi, a favore dell’infanzia, dell’adolescenza,
della genitorialità;
☺ il radicamento del ruolo dell’OSSERVATORIO NUOVE GENERAZIONI quale luogo di promozione, di raccordo e di
sostegno alle iniziative locali e sovralocali del territorio;
☺ il sostegno, anche di carattere economico, ai progetti messi in campo da diverse realtà soprattutto dove erano
rispettati criteri quali: la promozione del volontariato, il coinvolgimento di risorse giovanili e genitoriali, la rete
locale-sovralocale, l’attenzione alle fragilità sociali
In continuità con il periodo precedente, gli obiettivi del prossimo triennio 2009-11 sono:
AZIONI:
☺ Individuazione e sviluppo di interventi nell’ambito dei problemi specifici relativi alle transizioni infanzia-adolescenzagioventù-adultità
163
☺ Continuare a sollecitare ed accompagnare processi di responsabilità sociale e comunitaria, attenti alle giovani
generazioni e alla genitorialità, sia a livello locale (nei singoli comuni), che sovralocale (ambito e sovrambito)
☺ valorizzare la cabina di regia dell’Osservatorio Nuove Generazioni sovracomunale per mantenere sguardi complessivi
sul territorio e di integrazione anche tra i diversi livelli di prevenzione;
☺ continuare a radicare la rete territoriale tra i soggetti promotori coinvolgendo e valorizzando il ruolo di quanti
impegnati a favore dei/ con i minori, i giovani, la genitorialità: Enti Locali, Scuole, Consultorio Familiare, Parrocchie ed
Oratori, Associazioni di genitori e di volontariato, ….
☺ tenere aperta la riflessione intorno all’equilibrio tra progetti e servizi (in particolare, sostenere l’organizzazione locale di
servizi ed opportunità di socializzazione a favore dei bambini e dei ragazzi (extrascuola; attività educative;………)
☺ ottimizzare le risorse, privilegiando progetti e servizi già collegati e alimentando i raccordi con altre iniziative
☺ alimentare la partecipazione e la corresponsabilità anche delle titolarità dei progetti/interventi (Comune, Scuola,
Parrocchie,…);
☺ sostenere progetti e percorsi di cittadinanza giovanile e di promozione del volontariato giovanile.
164
PREVENZIONE SECONDARIA – TERZIARIA
programmazione 2009-11:
RISORSE UTILIZZATE:
☺ Fondo Nazionale Politiche Sociali (operatori e titoli sociali)
☺ Fondo di solidarietà dei Comuni (per ADM, progetto accoglienze, Comunità Alloggio)
☺ Fondo Circolare 4 (per ADM, affidi e Comunità Alloggio)
Per quanto riguarda la PREVENZIONE SECONDARIA/TERZIARIA, in continuità con il periodo precedente ed in raccordo con gli
interventi di prevenzione primaria sopra specificati, nel triennio 2009-11 si prevede di perseguire i seguenti obiettivi:
sostenere il ruolo della famiglia e la cura del rapporto genitori-figli anche attraverso adeguati interventi rivolti alla
famiglia;
mantenere e alimentare la continuità tra strategie di prevenzione e strategie di tutela
AZIONI:
☺ COSTRUZIONE TAVOLO PRIMA INFANZIA
•
invitando a partecipare referenti di: nidi, micronidi, scuole materne, spazi gioco e minicre. Per monitorare il
benessere familiare sin dalle prime fasi di vita sociale dei bambini; per aiutare i servizi a raccordarsi, ottimizzando le
risorse disponibili; per alimentare il raccordo con i servizi di prevenzione e di aiuto del territorio (mediazione
culturale, consultorio ASL, servizi sociali, servizio minori e famiglie, NPI, …..)
☺ INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA
•
Alimentare i raccordi, in particolare con il Consultorio Familiare, per monitorare le fatiche, i bisogni delle famiglie e
le richieste di aiuto: costruzione di un Tavolo di Lavoro di Ambito, quale luogo di confronto e
programmazione socio-sanitaria (referenti sociali dell’Ambito e referenti sanitari del Distretto ASL);
prevedere anche incontri di raccordo con gli Ambiti dell’Alto Sebino e della Valcavallina;
165
alimentare collaborazioni per concordare iniziative in sinergia ed efficaci per promuovere e sostenere benessere
personale e quindi una buona genitorialità;
•
promuovere l’accesso ai servizi di sociali (promossi dall’Ambito), sanitari (promossi dal Distretto) e la
partecipazioni alle iniziative di accompagnamento alla genitorialità, con particolare attenzione alle
famiglie di origine straniera;
•
continuare a costruire buone prassi di lavoro dell’equipe formata da operatori sociali (assistenti sociali) e sanitari
(psicologi);
•
☺ PROMOZIONE DI UN CONSULTORIO DI AMBITO/DISTRETTO A CABINA DI REGIA CONDIVISA AMBITO/ASL
In continuità con quanto già attivato nel corso dell’ultimo anno, nel triennio 2009-2011 si prevede di continuare il percorso di
integrazione socio-sanitaria al fine di attivare una cabina di regia condivisa con il distretto ASL di Trescore Balneario con
l’obiettivo di integrare le attività di prevenzione e di promozione dedicate alla famiglia del Consultorio Familiare con quelle
dell’Unità Operativa per le Politiche della Famiglia.
☺ AFFIDO: in stretto rapporto con l’equipe del Servizio Minori e Famiglia – Servizio Tutela di Ambito:
•
costruire ed accompagnare una rete di famiglie affidatarie attenta a rispondere alle richieste di “affidi leggeri” e
di “patti educativi” (Progetto Accoglienze del Basso Sebino);
•
costruire uno spazio di confronto e formazione rivolto a famiglie affidatarie parentali, presenti in numero
significativo sul nostro territorio;
•
approfondire la cura rivolta alle famiglie di origine, che hanno spesso caratteristiche multiproblematiche
☺ ASSISTENZA DOMICILIARE MINORI:
•
Il servizio, costruito e monitorato dall’equipe Tutela Minori in collaborazione anche con gli assistenti sociali
comunali, continuerà ad essere utilizzato sia per progetti di osservazione delle dinamiche familiari sia di
specifici interventi educativi volti a sostenere ed accompagnare il ruolo genitoriale ed i rapporti genitorifigli nel contesto familiare.
•
Il progetto di intervento ADM dovrà essere il più possibile concordato con la famiglia anche quando viene
prescritto dall’Autorità Giudiziaria del Tribunale per i Minorenni.
☺ ASCOLTO DISAGIO ED EVENTUALE SEGNALAZIONE:
166
•
•
il territorio nella sua globalità e i luoghi frequentati dai minori nello specifico (scuole, oratori,…), necessitano di
essere accompagnati e formati all’ascolto e all’eventuale segnalazione di situazione problematiche e di
disagio minorile-familiare;
il periodo precedente ha evidenziato la necessità di tessere raccordi e collaborazioni con le Forze dell’Ordine del
Territorio, recettrici di disagio familiare e minorile
☺ FENOMENI DI POVERTA’ SOSTEGNO ECONOMICO ALLE FAMIGLIE CON MINORI
•
Sempre più famiglie con figli minori si trovano ad affrontare significative difficoltà economiche nella gestione
familiare quotidiana e per mantenere la frequenza dei figli presso nidi, scuole dell’infanzia e servizi
scolastici (servizio mensa, trasporti,…).
•
Per tali fini si prevede:
o l’utilizzo di buoni-voucher sociali;
o la costruzione di accordi con Caritas locale per risposte concrete ( borse spesa, minicrediti anche per
pagamenti bollette….) e promozione di progetti di investimento e reperimento risorse locali (promozione
della solidarietà anche i raccordo con percorsi di volontariato giovanili)
☺ FORMAZIONE DEGLI OPERATORI: sempre più necessaria di fronte alla multiproblematicità dei casi:
•
mantenere la consulenza legale organizzata con gli operatori dei servizi Minori e Famiglia di Macroarea (Ambiti
dell’Alto sebino e della Valcavallina);
•
favorire la formazione degli operatori sia attraverso iniziative costruite a livello provinciale, in raccordo con il
coordinamento dei referenti aree minori degli ambiti; sia a livello locale che di macroarea rispetto a
tematiche specifiche.
•
da approfondire le strategie di lavoro in coerenza, collaborazione e continuità con gli interventi dell’autorità
giudiziaria
167
AREA MINORI E FAMIGLIA - area stranieri
1.1 - I SERVIZI / LE AZIONI del triennio 2006-08
RICOMPOSIZIONE DEL QUADRO GENERALE
Mappatura del fenomeno
Amministrazione della condizione giuridica dello
Promozione e accompagnamento dei
migratorio
straniero
processi di integrazione
mappatura + barometro
ricerca-azione sulle
transizioni dei giovani
migranti
Sostegno alle fragilità del
mondo femminile
percorsi sulla nascita
organizzati dall’Asl;
corsi di alfabetizzazione
per mamme organizzati dal
Centro EDA presso i singoli
comuni
Sportello informativo IL FARO
Sportello decentrato dello Sportello Unico (ex
progetto SPINN):
incontri di consulenza normativo giuridica sullo
straniero per operatori degli uffici anagrafe
indagine presso gli uffici anagrafe
servizio di assistenza dei sindacati per
ricongiungimenti familiari, rinnovo titoli di soggiorno e
decreto flussi 2007 (due mesi di lavoro forsennato e
risultati minimi!!!)
Sostegno all’inserimento / inclusione
nella scuola
tavolo di lavoro “mediazione”
interenti di mediazione a supporto
dell’inserimento/inclusione dei minori stranieri e delle
loro famiglie
corso di formazione per “Agenti allo sviluppo
interculturale”
Scuola di arabo
Progetti per l’extra-scuola
Manifestazione “C’è un tempo per…”
Tavola rotonda “Il barometro
dell’integrazione nel Basso Sebino”
Festival di cortometraggi “C’è un
tempo per… l’integrazione”
Lavoro di rete
Collana “Materiali per lo sviluppo
interculturale”
Sostegno all’auto-organizzazione dei
migranti
sostegno all’auto-organizzazione
lavoro di rete – riunioni d’équipe;
manifestazione “C’è un tempo per…”
forum “Le parole dell’integrazione”
corso di formazione per “Agenti allo
sviluppo interculturale”
168
2.1 - Numero – Tipologia
Tab. 1: Residenti e stranieri al 31 dicembre 2008
Comune
Residenti
Aumento %
% stranieri
di cui Stranieri
rispetto all’anno
su Residenti
precedente
Adrara S.Martino
Adrara S.Rocco
877
139
15,8%
+ 15,8
3097
264
8,5%
+ 3,1
Parzanica
367
12
3,3%
+ 71,4
Predore
1902
137
7,2%
+ 10,5
Sarnico
6408
962
15,0%
+ 15,8
Tavernola Bergamasca
2192
55
2,5%
+ 10,0
606
35
5,8%
- 2,8
7505
1334
17,8%
+ 13,3
22954
2938
12,8%
Credaro
Foresto Sparso
Gandosso
Viadanica
Vigolo
Villongo
T O T A L I Ambito
169
Tab. 2: Bilancio demografico storico
Residenti
di cui
stranieri
90
%
1995
26025
577
2,20%
1996
26363
762
2,90%
1997
26562
895
3,40%
81
72
63
età
Anno
99
54
45
36
1998
26836
1049
3,90%
1999
27129
1226
4,50%
27
18
9
2000
27446
1409
5,10%
2001
27581
1501
5,40%
2002
27651
1740
6,30%
2003
28202
2142
7,60%
2004
28929
2672
9,20%
2005
29397
2997
10,20%
2006
29712
3174
10,70%
2007
30160
3625
12,00%
2008
0
0
20
40
60
80
100
120
numero
12,80%
170
140
2.2 – UTENZA DELLO SPORTELLO IMMIGRAZIONE IL FARO-SPINN
ANNO 2006
ANNO 2007
ANNO 2008
1791
2228
1920
786
905
988
n° pratiche ric. familiari
depositate in prefettura
69
139
120 (57+63)
n° nulla osta rilasciati
43
52
74 (56+18)
n° richieste di permesso di
soggiorno
32
47
73
n° accessi allo sportello
n° consulenze pratiche ric.
Familiari
171
2.3 – GLI INTERVENTI A SUPPORTO DELL’INSERIMENTO/INCLUSIONE DEL MINORE STRANIERO
REPORT DEGLI INTERVENTI DI MEDIAZIONE periodo sett 2005-dic 2008
scolatico
Anno
scolastico
set 2008 –
2007- 2008
dic 2008
Anno
Anno
Anno
solastico
scolastico
2005/2006 2006/2007
N°casi per cui è
stato attivato un
intervento di
mediazione da sett
2005-dicembre 2009
88
di cui:
10
14
45
19
Istituto
Comprensivo
di Villongo
Scuola
Primaria
Villongo
48 casi di cui: 24
Scuola
Scuola
Secondaria
Primaria
Villongo
11 Foresto
Scuola
Secondaria
Foresto
9 3
Istituto
Comprensivo
di Sarnico
Scuola
Primaria
Credaro
24 casi di cui: 7
Scuola
Scuola
Primaria
Secondaria
Adrara S.
Sarnico
9 Martino
Scuola
Scuola
Secondaria Primaria
Adrara S.
Adrara S.
1 Martino
1 Rocco
4
Istituto
Soggetto richiedente Superiore "S.
l'intervento
Riva" di
Sarnico
Scuola
Primaria
Gandosso 1
Scuola
Scuola
Primaria
Primaria
Viadanica 2 Sarnico
1 caso
172
0
Istituto
Comprensivo
di Tavernola
Scuola
Primaria
Scuola
Tavernola Primaria
2 casi di cui: 1
Predore
Scuole
materne
Scuola
materna
popolare
Gandosso
3 casi di cui: 2
Comune
Comune
Comune
6 casi di cui: Villongo 4 Predore
Ufficio Sociale
Basso Sebino
Assistente
Sociale
4 casi di cui: Marconi 4
Fatiche
cognitive, di Consegna e
apprendimento comprensione
e/o relazionali schede di
Motivo della richiesta del minore
valutazione
18 casi
11 casi
Difficoltà
linguistiche
dei genitori
e/o del
minore
15 casi
1
Scuola
materna di
Villongo S.
Filastro 1
Comune di
1 Foresto
1
Conoscere
preparazione Organizzazione
Inserimento
scolastica
di assemblee di
del minore ad
pregressa del genitori
Inadempienza un corso
minore
stranieri
scolastica
professionale
Coinvolgimento
dei genitori da
parte della
Disagio
scuola
familiare
19 casi
9 casi
9 casi
4 casi
2 casi
173
1 caso
Traduzione
Colloqui con la
e
famiglia +/- il Somministrazione spiegazione Intervento con
minore a
test al minore per delle
assistente
Intervento prioritario scuola o a
capire il livello di schede di sociale e
realizzato
domicilio
conoscenze
valutazione famiglia
40 casi
Nazionalità
minori/famiglie per
cui è stato richiesto
un intervento di
mediazione
India
7 casi
Senegal
38 casi
9 casi
Marocco
18 casi
14 casi
Conoscenza
Organizzazione della
e presenza
situazione e
all'assemblea progettazione
di genitori
dell'intervento
stranieri c/o la con
Orientamento Alcun
scuola
insegnanti
al minore
intervento
11 casi
Albania
4 casi
Pakistan
10 casi
3 casi
Romania
2 casi
1 caso
1 caso
Altro
(es.traduzione
avvisi, ricerca
risorse sul
territorio….)
2 casi
Più
nazionalità
Cina
1 caso
5 casi
174
11 casi
175
176
3.1 – PROPOSTE PER IL PIANO DI ZONA 2009-2011
1) continuità/consolidamento, vale a dire non abbassare il livello d'attenzione sul fenomeno;
2) promuovere connessioni, cioè l'unione fa la forza;
3) tentare qualche passi in avanti in merito a:
3a) i titoli di soggiorno, per tenere alto il livello d'attenzione sull'amministrazione della condizione giuridica del
cittadino straniero, cercando di coinvolgere i comuni con un ruolo attivo (ma evitando di scaricare loro il
lavoro);
3b) l’inserimento / inclusione, in quanto bisogna bloccare i possibili processi di esclusione o espulsione cercando
di ottimizzare gli accessi ai servizi per l'utenza straniera in difficoltà (es.: i progetti dell' "extra-scuola",
l’orientamento alle scuole superiori, i servizi socio-assistenziali per famiglie…).
4) tenere alta l’attenzione sugli effetti della crisi socio-economica nel Basso Sebino
4.1 - AZIONI DA REALIZZARE NEL PROSSIMO TRIENNIO
AZIONE A. Informazione, consulenza e gestione pratiche e orientamento sociale e ai servizi per i cittadini stranieri residenti
nel territorio.
+ attivazione nei comuni disponibili del servizio di assistenza nelle pratiche di rinnovo del titolo di soggiorno
AZIONE B: Interventi a supporto dell’inserimento/inclusione dei minori stranieri e delle loro famiglie nei contesti scolastici e
socio-educativi.
+ sviluppo orientamento scolastico-professionale-di vita
177
+ sostegno scuole per l’infanzia
+ sostegno progetti extra-scuola
AZIONE C. Sostegno all’auto-organizzazione dei migranti.
AZIONE D. Promozione della cultura dell’accoglienza e del confronto interculturale nel territorio.
AZIONE E. Monitoraggio e lettura/restituzione fenomeno migratorio nel territorio
+ individuazione e attivazione sonde sugli effetti della crisi economica
AZIONE F. Coordinamento e governo del progetto
178
7. Valutazione e monitoraggio dello stato di attuazione del sistema integrato di politiche sociali del Basso
Sebino
Nel corso del triennio, al fine di promuovere un’adeguata azione di valutazione, monitoraggio e riprogettazione del sistema integrato per le politiche sociali della valle, data la dimensione processuale propria
del piano di zona, si prevede di dare continuità al lavoro dei seguenti luoghi che hanno reso possibile la
programmazione e progettazione del presente piano di zona:
• l’assemblea dei sindaci dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino (incontro periodico – minimo 3 incontri
l’anno);
• la consulta degli assessori servizi sociali del Basso Sebino (incontro bimensile);
• gli osservatori progettuali e i tavoli tematici (incontro bimestrale);
• l’ufficio di piano (incontro mensile);
• l’equipe degli operatori sociali(incontro bisettimanale).
E’ previsto, inoltre, l’utilizzo dei seguenti strumenti:
questionari per la customer satisfation per singolo servizio (nell’ottica della stkeholder satisfation)
(già programmati e in fase di somministrazione i questionari per i servizi domiciliari e per il centro diurno
disabili);
focus gruop tematici su specifiche emergenzialità
(già programmati i seguenti:
quello sull’emergenza lavoro;
sulla situazione della domanda di “casa” in valle;
sulle ricadute della riforma della scuola sulla programmazione dei servizi educativi territoriali;
sulla residenzialità per disabili (il dopo di noi).
179
adeguamento del sistema informativo sulle politiche sociali di ambito in modo da renderlo interattivo
anche con gli interventi sociali di stretta competenza comunale: contributi vari, servizi gestiti direttamente;
forme di sostegno alla sussidiarietà orizzontale comunale; …
180
8. Piano economico-finanziario (in attesa di dgr regione di distribuzione fondi)
PREVISIONE SISTEMA INTEGRATO DELLE POLITICHE SOCIALI DEL BASSO SEBINO - ANNO 2009
AREA POLITICHE
SOCIALI
ANZIANI
DISABILI
TIPOLOGIA
INTERVENTO
VOUCHER SOCIALI
ASSISTENZA
DOMICILIARE
PROGETTO
SPERIMENTALE
ASSISTENTI
FAMILIARI
VOUCHER
SOLLIEVO ALLE
FAMIGLIE
CDD
SERVIZIO
INSERIMENTI
LAVORATIVI
ASSISTENZA
DOMICILIARE
SERVIZIO DI
ASSISTENZA
EDUCATIVA (anno
scolastico)
CSE
SERVIZIO
FORMAZIONE
COSTO
PREVISTO
€
€
€
16.000,00
€
17.089,00
QUOTA A
CARICO FNPS
44.000,00
€
€
24.000,00 17.000,00
€
€
504.800,00 504.800,00
193.000,00
€
49.000,00 32.000,00
QUOTA A
CARICO
FRPS (ex
circ. 4)
QUOTA A
CARICO DI
ALTRI ENTI E
UTENTI
€
22.000,00
€
133.000,00
€
16.659,00
€
188.000,00 26.000,00
€
€
QUOTA
FONDO
REGIONE
€
457.000,00 324.000,00
16.659,00
-
€
QUOTA A
CARICO
FONDO
SOCIALE
COMUNALE
39.089,00
€
€
€
QUOTA A
CARICO
COMUNI
AMBITO e
C.M.
€
116.000,00
€
9.000,00
€
10.000,00
€
14.000,00
€
7.000,00
€
36.000,00
€
30.000,00
€
7.000,00
€
55.000,00
€
7.000,00
€
8.000,00
€
10.000,00
181
€ 130.000,00
ALL'AUTONOMIA
AREA POLITICHE
SOCIALI
TIPOLOGIA
INTERVENTO
AREA MINORI E
FAMIGLIA
SERVIZIO DI TUTELA
MINORI
ASSISTENZA
DOMICILIARE
MINORI
ASILI NIDO
PROGETTI EX
LEGGE 285/97
AFFIDI
CENTRI RICREATIVI
DIURNI
COSTO
PREVISTO
€
80.000,00
€
72.000,00
€
168.360,00
€
49.816,72
€
35.000,00
€
€
95.000,00 20.000,00
AREA
IMMIGRAZIONE
SPORTELLO
STRANIERI
LEGGE 40
QUOTA A
CARICO
FONDO
SOCIALE
COMUNALE
QUOTA
FONDO
REGIONE
QUOTA A
CARICO FNPS
QUOTA A
CARICO
FRPS (ex
circ. 4)
€
€
26.952,00
-
€
35.000,00
€
€
22.817,80
-
QUOTA A
CARICO DI
ALTRI ENTI E
UTENTI
€
80.000,00
€
47.000,00
€
24.816,72
€
24.000,00
€
25.000,00
€
10.360,00
€ 158.000,00
€
11.000,00
€
10.000,00
€
€
25.000,00
€
8.000,00
RETI FAMILIARI
BANDO FAMIGLIE
NUMEROSE E
FONDO NATALITA'
QUOTA A
CARICO
COMUNI
AMBITO e
C.M.
€
11.952,00
€
10.817,80
€
15.000,00
€
35.000,00
€
12.000,00
182
65.000,00
AREA POLITICHE
SOCIALI
EMARGINAZIONE,
POVERTA' E
DIPENDENZE
TIPOLOGIA
INTERVENTO
COSTO
PREVISTO
MICROCREDITO
CENTRI
ACCOGLIENZA
PROVINCIALI
€
10.633,20
€
€
2.878,75
-
SALUTE MENTALE
PSICHIATRIA
€
€
9.791,00
-
UFFICIO SOCIALE
E SEGRETARIATO
SOCIALE
SEGRETARIATO
SOCIALE
€
€
85.000,00
-
SERVIZIO
AUTORIZZAZIONI
AL
FUNZIONAMENTO
E
SERVIZIO
ACCREDITAMENTO ACCREDITAMENTO €
€
7.588,00
-
QUOTA A
CARICO
COMUNI
AMBITO e
C.M.
QUOTA A
CARICO
FONDO
SOCIALE
COMUNALE
QUOTA
FONDO
REGIONE
QUOTA A
CARICO FNPS
QUOTA A
CARICO
FRPS (ex
circ. 4)
QUOTA A
CARICO DI
ALTRI ENTI E
UTENTI
€
10.633,20
€
2.878,75
€
5.000,00
€
75.000,00
€
4.791,00
€
10.000,00
€
€
183
-
7.588,00
AREA POLITICHE
SOCIALI
TIPOLOGIA
INTERVENTO
INTERVENTI
FINALITA' SOCIALI
- AREA
TRASVERSALE
CONSULENZA
LEGALE
FORMAZIONE
UFFICIO DI PIANO
FUNZIONAMENTO
UDP
SPESE GENERALI
TOTALE GENERALE
COSTO
PREVISTO
€
3.000,00
€
€
3.000,00
-
€
€
€
QUOTA A
CARICO
COMUNI
AMBITO e
C.M.
QUOTA A
CARICO
FONDO
SOCIALE
COMUNALE
QUOTA
FONDO
REGIONE
QUOTA A
CARICO
FRPS (ex
circ. 4)
QUOTA A
CARICO DI
ALTRI ENTI E
UTENTI
€
3.000,00
€
3.000,00
€
30.000,00 25.000,00
€
5.000,00
€
5.000,00
5.000,00
-
€
2.273.385,47
QUOTA A
CARICO FNPS
€
948.800,00
€
255.267,72
€
161.700,00
€
260.000,00
€
222.029,75
184
€
433.588,00
RIPARTO QUOTE COMPARTECIPAZIONE COMUNALE
SFA
Fondo
disabili
COMUNI GESTIONE
(in attesa
Comunale per
SAD
integrazione
DELEGATA ALLA
Fondo Sociale
di
COMUNITA'
abitanti al 31/12 ufficio sociale
selezione (vd.preventivi
stranieri
Minori
già inviati)
€0,35/abit
TOTALE
utenza)
MONTANA
2008
€5/abitante
€2,90/abitante
19.876,85
Adrara s.Martino
2135
10.675,00
6.191,50
747,25
8.164,87
Adrara s Rocco
877
4.385,00
2.543,30
306,95
30.518,18
Credaro
3278
16.390,00
9.506,20
1.147,30
18.158,43
Foresto *
3053
5.000,00
8.853,70
1.068,55
13.843,97
Gandosso
1487
7.435,00
4.312,30
520,45
3.416,77
Parzanica
367
1.835,00
1.064,30
128,45
17.707,62
Predore
1902
9.510,00
5.515,80
665,70
27.618,48
Sarnico
6408
18.583,20
2.242,80
20.407,52
Tavernola
2192
10.960,00
6.356,80
767,20
10.324,79
Viadanica
1109
5.545,00
3.216,10
388,15
5.623,24
Vigolo
604
3.020,00
1.751,60
211,40
24.362,00
Villongo
7496
21.738,40
2.623,60
TOTALE
30.908
74.755,00
89.633,20
24.816,72
10.817,80
200.022,72
* n.b. foresto tenuto a compartecipare all'ufficio sociale per €15.265 prevede la formula di € 5.0000 monetarie + personale del proprio Comune
Fondo
Comunale
Leggi di
settore 285
€1,06/abit
2.263,10
929,62
3.474,68
3.236,18
1.576,22
389,02
2.016,12
6.792,48
2.323,52
1.175,54
640,24
185
SPECIFICHE FONDO DI AMBITO
ENTRATE ANNO 2009
VOCE
disponibilità per l'anno 2009 da legge 328
Quota 8 Comuni per segretariato sociale.
Anno 2009.
Fondo sociale minori e famiglia dei 12 Comuni del
Basso Sebino. Anno 2009.
Servizio handicap "Si fa…insieme "
legge 40 integrazione stranieri
legge 285 per infanzia, adolescenti, famiglie
fondo regionale (dgr8243)
TOTALE
SPESE 2009
EURO
NOTE
260.000,00
74.755,00 piano di riparto nel PdZ
piano di riparto nel PdZ
89.633,20 €2,90/abitante
bilancio dipende dal numero degli
utenti
10.817,80 € 0,35 per abitante
24.816,72 € 1,06 per abitante
(11 Comuni )
45.700,00
505.722,72
totale
RIPARTO E IMPEGNI
fondo sociale
fondo 328
Comunale
Segretariato sociale + tutela minori + sportello e
personale Ufficio sociale
199.755,00
125.000,00
Fondo natalità ( 0-5 anni )
26.952,00
15.000,00
Assistenza domiciliare minori e coordinamento
47.000,00
47.000,00
promozione reti familiari
8.000,00
8.000,00
fondo sociale per comunità alloggio
24.000,00
24.000,00
voucher inserimenti lavorativi
14.000,00
14.000,00
Servizio "Si fa ….insieme"
7.000,00
7.000,00
fondo 8
Comuni
fondo
regionale
74.755,00
11.952,00
186
Rette CDD
10.000,00
10.000,00
Voucher per sollievo famiglie disabili
9.000,00
9.000,00
assistenti familiari
16.659,00
voucher sociali (anziani e fragilità )
39.089,00
22.000,00
ufficio di piano ( 2% FNPS)
5.000,00
5.000,00
spese generali + informatizzazione
5.000,00
5.000,00
consulenza legale
3.000,00
3.000,00
formazione
3.000,00
3.000,00
legge 40 integrazione stranieri
22.817,80
12.000,00
10.817,80
legge 285 per infanzia, adolescenti, famiglie
49.816,72
25.000,00
24.816,72
progetti psichiatria e/o marginalità
5.000,00
5.000,00
microcredito
10.633,20
TOTALE
505.722,72
16.659,00
17.089,00
10.633,20
260.000,00
125.267,72
74.755,00
45.700,00
187
ALLEGATI:
• PROTOCOLLO D’INTESA PER LA GESTIONE DELLA FIGURA DELL’ASSISTENTE EDUCATORE
• SPERIMENTAZIONE DEL BUONO SOCIALE PER INIZIATIVE A SOLLIEVO DELLE FAMIGLIE DI PERSONE DISABILI
• PROTOCOLLO SAD ADI: LINEE OPERATIVE PER L’INDIVIDUAZIONE DI BUONE PRASSI DI COLLABORAZIONE FRA IL
SERVIZIO ADI DELL’ASL E I SERVIZI DI ASSISTENZA DOICILIARE DEI COMUNI DEGLI AMBITI TERRITORIALI
DELL’AREA EST PROVINCIA
• PROTOCOLLO DIMISSIONI PROGRAMMATE
• PROTOCOLLO INSERIMENTI LAVORATIVI
• PROTOCOLLO PER IL MICROCREDITO
• BANDO PER L’EROGAZIONE DI TITOLI SOCIALI ALLE FAMIGLIE NUMEROSE PER IL SOSTEGNO AI COSTI SOSTENUTI
PER LE FUNZIONI DI CURA DGR 8234 – anno 2008
• Linee guida per l’accesso a INIZIATIVE DI SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE Con bambini zero – cinque anni.
188
PROTOCOLLO D’INTESA PER LA GESTIONE DELLA FIGURA DELL’ASSISTENTE EDUCATORE TRA
COMUNITA’ MONTANA E COMUNI ASSOCIATI DELL’AMBITO DEL BASSO SEBINO, U.O.N.P.I.A. DI
TRESCORE BALNEARIO, UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE, ISTITUTI SCOLASTICI COMPRENSIVI
DI SARNICO, TAVERNOLA B.SCA, VILLONGO, ISTITUTO SUPERIORE SERAFINO RIVA DI SARNICO,
ISTITUTO ANGELO CUSTODE, COOPERATIVA APPALTATA.
PREMESSA
Il presente protocollo è frutto del lavoro di riflessione svolto negli ultimi anni fra Referenti della Comunità Montana del Basso Sebino, delle
scuole, delle Cooperative sociali, delle associazioni genitori e della Neuropsichiatria Infantile sul tema dell’integrazione sociale e scolastica dei
soggetti diversamente abili.
Tale riflessione si è focalizzata sul concetto di “progetto di vita”. Ciò richiede che il lavoro di tutti i soggetti coinvolti, dal disabile alla
famiglia, dall’operatore scolastico a quello sociale, debbano agire con capacità di pensare in prospettiva futura, capaci di guardare “dietro” e
lontano, ma nello stesso tempo di muoversi con passo circostanziato nell’oggi.
Lavorare per la promozione del progetto di vita esige il dare la giusta importanza alle autonomie possibili del soggetto diversamente abile, alla
sua capacità di comunicazione in contesti reali, di interagire con gli estranei, di esplorare in modo psicologicamente adatto il proprio corpo e di
costruirsi buone rappresentazione dell’ambiente.
189
Per il raggiungimento degli obiettivi sopra esposti i sottoscrittori del presente protocollo ritengono fondamentale impegnarsi a promuovere
anche la valorizzazione della figura dell’assistente educatore.
Questo riconoscendo che l’assistenza educativa è un servizio alla persona disabile che si svolge nei diversi momenti in cui si articola l’attività
giornaliera del disabile: nella scuola, in famiglia, nel territorio, secondo gli obiettivi e le attività stabilite nel progetto di vita che famiglia,
scuola, servizi sociali, servizi educativi, servizi medico/sanitari, si impegnano a costruire secondo un programma integrato.
Per questo l’assistenza educativa deve necessariamente legarsi al nucleo familiare. Il lavoro educativo si svolgerà a scuola, come tempo-spazio
della relazione con il soggetto disabile, ma la sua attenzione sarà anche quella di garantire un servizio alla famiglia. L’assistenza educativa
entra nell’ambiente familiare, previo richiesta e accordo con i genitori, in quanto la sua azione non è vincolata all’ambiente scolastico, ma in
modo più elastico e significativo ai contesti di vita del disabile.
Per l’assistenza educativa il territorio è una risorsa. Il disabile ritrova senso ed opportunità educative nella relazione con il suo mondo vitale: il
territorio. L’assistente educatore deve saper guardare al disabile nella sua globalità e divenire soggetto-ponte tra le esigenze/possibilità di
integrazione del soggetto disabile e le risorse presenti nel suo territorio di appartenenza.
1. RIFERIMENTI LEGISLATIVI
Il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata è garantito innanzitutto dalla Carta Costituzionale (l’art. 34 della Cost.
190
afferma che “la scuola è aperta a tutti” e istituisce l’obbligo scolastico e prevede il diritto allo studio, da rendere effettivo con borse di studio,
assegni alle famiglie ed altre provvidenze, da attribuirsi anche per concorso; .art. 38: “gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione ed
all’avviamento professionale. Ai compiti previsti da questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato”; articolo
2: “La Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo …nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”); inoltre, il diritto
all’inserimento sociale dei disabili è garantito dall’art. 26 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea approvata il 7 dicembre
2000 e dall’art. 26 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre
1948.
In Regione Lombardia l’integrazione scolastica degli alunni disabili è garantita dalla L.R. 31/80 che afferma:
-
all’art. 1, “Le funzioni amministrative attribuite ai comuni ai sensi dell'art. 45 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 comprendono tutti gli
interventi idonei a garantire il diritto allo studio secondo i principi di cui agli artt. 3 e 34 della Costituzione e 3 dello Statuto della
Regione Lombardia, e devono essere esercitate dai comuni singoli o associati secondo i principi previsti dalla presente Legge.”;
-
all’art. 2, “Il diritto allo studio è assicurato mediante interventi diretti a facilitare la frequenza nelle scuole materne e dell’obbligo; a
consentire l’inserimento nelle strutture scolastiche e la socializzazione dei minori disadattati o in difficoltà di sviluppo e di
apprendimento…”;
-
all’art. 2, III, “I comuni singoli od associati esercitano le funzioni disciplinate dalla presente Legge secondo le modalità e i criteri
specifici di cui ai successivi artt. 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 9.”;
-
all’art. 6, “al fine di raggiungere la necessaria unitarietà degli interventi, l’assistenza socio psicologica, connessa ai problemi
pedagogici, è prestata attraverso le strutture socio-sanitarie del territorio”.
-
all’art. 10, “Delle prestazioni di carattere individuale o collettivo previste dagli articoli precedenti fruiscono coloro che frequentano
scuole, sezioni o corsi, ivi compresi quelli relativi ai contratti collettivi di lavoro, aventi sede nell'ambito territoriale dei comuni
191
indipendentemente dal luogo di residenza anagrafica dell'utente.
Inoltre, la Regione Lombardia, attraverso la legge regionale 19/07, “norme sul sistema educativo di istruzione e formazione”, intende, all’art.
2, comma 2, “assicurare alle persone l’accesso a tutti i gradi dell’istruzione e della formazione” e al comma 6 del medesimo articolo: “favorire
l’inserimento nel sistema di istruzione e formazione professionale delle persone in condizione di svantaggio individuale e sociale”.
L’art. 6 della L.R. 19/07 afferma che spetta ai comuni, in relazione ai gradi inferiori dell’istruzione scolastica, promuovere i servizi di supporto
organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni portatori di handicap o in situazione di svantaggio.
Agli oneri dei servizi collettivi, esclusi quelli gratuiti per disposizioni di legge, concorrono gli utenti in relazione alle rispettive fasce di reddito;
sono tuttavia esonerati da ogni contribuzione coloro che versano in condizioni di particolare disagio economico.”.
La giurisprudenza amministrativa ha, inoltre, stabilito che la predetta legge attribuisce al Comune il potere di deliberazione sui tipi di
“provvidenze” da erogare nonché sulla forma stessa dell'erogazione, scelta che attiene alle modalità di organizzazione dei servizi assistenziali
nel settore della scuola e dipende da valutazioni largamente discrezionali collegate anche alle disponibilità finanziarie complessive destinate a
tale settore (TAR Milano, sent. n. 328 del 25.3.1993).
Lo Stato ha normato la materia con la legge 5 febbraio 1992, n. 104 (legge quadro per l’assistenza, integrazione sociale e i diritti delle persone
handicappate). Detta legge, all’articolo 12, garantisce “…il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata …nelle classi
comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie” e stabilisce che “L’integrazione scolastica ha come
obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella
socializzazione” e che “l’esercizio del diritto all’educazione e all’istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da
altre difficoltà derivanti da disabilità connesse all’handicap”.
Al fine di garantire una proficua integrazione nell’ambito di tali servizi, l’art. 13, comma 2, della L. 104/92 stabilisce che “gli enti locali e le
unità sanitarie locali possono altresì prevedere l'adeguamento dell'organizzazione e del funzionamento degli asili nido alle esigenze dei
bambini con handicap, al fine di avviarne precocemente il recupero, la socializzazione e l'integrazione, nonché l'assegnazione di personale
docente specializzato e di operatori ed assistenti specializzati”, e al comma 3 afferma “fermo restando l’obbligo per gli enti locali di fornire
l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali”.
192
Inoltre la legge 328/2000, all’art. 14, prevede che i Comuni, di intesa con l’Asl, predispongano un progetto individuale di integrazione che
tenga conto del percorso di integrazione scolastica e professionale.
2. FINALITA’
Finalità del presente protocollo è il riconoscimento del ruolo dell’assistente educatore nella realizzazione dei progetti di vita e dei processi di
integrazione sociale e scolastica dei soggetti diversamente abili dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino.
3. DEFINIZIONE
L’assistente educatore:
-
opera per favorire l’integrazione sociale e scolastica dei soggetti disabili.
-
collabora con assistenti, docenti, operatori di servizi diversi operano sinergicamente per consentire il più alto livello possibile di
autonomia del disabile nei diversi contesti in cui si svolge la sua vita.
-
collabora con la famiglia, gli enti locali, l’azienda ospedaliera (UONPIA), l’ASL, la scuola e gli altri soggetti erogatori delle
prestazioni educative alla stesura e al raggiungimento degli obiettivi previsti dal P.E.I. (che dovrà contenere anche le attività scolastiche
ed extrascolastiche svolte sul territorio, autonomamente, dall’assistente educatore). A tale scopo costruisce percorsi di integrazione del
soggetto disabile con il suo territorio di appartenenza;
193
-
interviene, previo accordo con la famiglia e con l’ente locale competente, al domicilio o in altri ambiente esterni alla scuola e
all’ambito territoriale del soggetto disabile per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PEI.
4. DESTINATARI DELL’ATTIVITA’ DELL’ASSISTENTE EDUCATORE
Destinatari del servizio di assistenza educativa sono persone disabili sulla base di una puntuale e motivata richiesta dell’Azienda ospedaliera
competente o di altro ente accreditato.
5. COMPETENZE
5.1 Comuni e Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino
Nell’Ambito Territoriale del Basso Sebino, ai sensi dell’accordo di programma attuativo del Piano di Zona previsto dalla legge 328/2000,
il servizio di assistenza educativa è gestito dagli enti in forma associata.
In coerenza con il sistema di gestione associata, il Comune di residenza del soggetto diversamente abile, procede a valutare ed autorizzare
(ai sensi di quanto previsto dall’art. 13, comma 2, della legge 104/92) il Piano del Servizio complessivo con relativa previsione di
spesa, steso dalla Commissione di Ambito che annualmente si incontra per definire il monte ore settimanale di assistenza
194
educativa per ogni alunno. In seguito comunica l’esito della valutazione e l’approvazione della previsione di spesa alla
Comunità Montana Basso Sebino a cui è affidata l’organizzazione e la gestione del servizio.
La Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino provvede a:
-
incaricare l’ente erogatore per la realizzazione degli obiettivi del presente protocollo di intesa attraverso il suo personale qualificato;
-
garantire un periodico monitoraggio dell’andamento del servizio attraverso l’intervento del proprio personale (assistenti sociali
comunali e di Ambito);
-
garantire un monte annuo di 5 ore per la definizione del PEI ed 1 ora settimanale per monitoraggio del PEI e la programmazione;
-
trasmettere ai Comuni indicativamente entro il 31 Dicembre di ogni anno il progetto educativo individualizzato per l’anno scolastico in
corso ed entro il 31 Luglio di ogni anno la relazione finale;
-
promuovere e realizzare, in collaborazione con i sottoscrittori del presente protocollo, percorsi di aggiornamento e riqualificazione
degli assistenti educatori.
-
Assumere il ruolo di referente per i comuni fuori dal territorio ci competenza i cui cittadini frequentano la scuola presso strutture
appartenenti al nostro territorio, funzionando da snodo per ogni aspetto organizzativo ed procedurale.
195
5.2 Azienda Ospedaliera (UONPIA) e Istituto Angelo Custode
5.3 La UONPIA e Istituto Angelo Custode si impegnano a:
-
inoltrare le richieste di assistenza educativa alla famiglia, e per conoscenza alla Comunità Montana Basso Sebino, entro il 31 Maggio di
ogni anno per l’anno scolastico seguente;
-
garantire interventi di supervisione e monitoraggio per la verifica dell’attuazione del PEI;
-
coordinare gli interventi dei diversi specialisti, anche di quelli incaricati direttamente dalla famiglia, che operano nella definizione e
realizzazione del PEI;
-
collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori.
5.4 La Scuola
La scuola si impegna:
196
-
a riconoscere la valenza educativa dell’assistente educatore promovendo una efficace e sinergica collaborazione tra gli insegnanti di
classe, l’insegnante di sostegno e l’assistente educatore nella stesura e realizzazione del P.E.I.
-
a collaborare nella realizzazione degli interventi di integrazione sociale e di sostegno alla famiglia realizzati anche dall’assistente
educatore e previsti dal P.E.I.
-
a garantire la partecipazione dell’assistente educatore alle riunioni di coordinamento, progettazione e a quelli di verifica dell’attuazione
del P.E.I.; a partecipare ai colloqui con i genitori e agli incontri con le equipe territoriali.
-
a collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori;
-
a trasmettere alla Comunità Montana entro il 10 Dicembre di ogni anno il progetto educativo individualizzato per l’anno scolastico
5.5 Ente erogatore delle prestazioni educative
L’ente erogatore delle prestazioni educative si impegna a garantire:
-
personale opportunamente preparato e con adeguate coperture assicurative;
-
la possibilità di fruizione da parte dei soggetti disabili di laboratori realizzati, interni alle proprie strutture o esterni, per l’integrazione
197
sociale e sviluppo dell’autonomia personale;
6
-
la copertura assicurativa per eventuali accompagnamenti (anche con mezzo proprio), esterni all’ambiente scolastico, e per gli interventi
degli assistenti educatori al domicilio dei soggetti disabili;
-
a trasmettere indicativamente entro il 15 Luglio di ogni anno la relazione finale sul lavoro educativo svolto;
-
a collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori.
DURATA
La durata del presente protocollo di intesa è di anni tre, come la durata del Piano di Zona.
198
7
NORME TRANSITORIE E FINALI
Altri soggetti che dovessero, a qualsiasi titolo, partecipare all’erogazione di prestazioni educative nell’Ambito Territoriale del Basso Sebino
dovranno aderire e sottoscrivere il presente protocollo.
E’ parte integrante del presente protocollo di intesa la modulistica per la predisposizione degli atti all’uopo necessari per la programmazione e
realizzazione delle attività in ambito extrascolastico.
Per tutto quanto non previsto dal presente protocollo si fa riferimento alla normativa nazionale e regionale vigente in materia.
199
N.B. I CONTENUTI DEL PRESENTE DOCUEMENTO SONO STATI :
-
CONCORDATI IN SEDE DI GRUPPO OPERATIVO HANDICAP
ELABORATI DA UN GRUPPO TECNICO RISTRETTO ( A.S. DEL TERRITORIO,
RESPONSABILE UFFICIO DI PIANO, COOP. BATTELLO )
VERIFICATI DA PARTE DELL’ASSOCIAIZONE DEI GENITORI “ VIVERE
INSIEME “ IN APPOSITA RIUNIONE DEI SOCI, A CUI HA PARTECIPATO IL
REFERENTE DISABILI DELL’AMBITO
PROROGA
PREMESSA
I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino attraverso il presente documento definiscono in
via sperimentale le modalità di utilizzo del Buono Sollievo Disabili considerandolo a tutti gli effetti
uno strumento attraverso il quale dare corpo a politiche sociali e assistenziali orientate al dialogo e
all’interazione fra famiglie, soggetti sociali del territorio, servizi e amministrazioni locali.
L’Ambito di riferimento per il Buono Sollievo Disabili è composto dai Comuni di: Adrara S. Martino,
Adrara S. Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola
B.sca, Viadanica, Vigolo, Villongo.
Gli organi di riferimento per la gestione del Buono sono rappresentati dall’Ufficio di Piano e dalla
Assemblea dei Sindaci del Basso Sebino. Quest’ultima, quale organismo responsabile per la
realizzazione della legge n. 328/2000 relativa alla programmazione territoriale del sistema
200
integrato degli interventi e dei servizi sociali, approva le seguenti linee guida di utilizzo del Buono
Sollievo Disabili.
Art. 1. Oggetto della Sperimentazione
Il presente documento disciplina all’interno di un sistema integrato di interventi e servizi sociali di
competenza dei Comuni Associati, la prosecuzione dell’istituzione in via sperimentale per l’anno
2005 di buoni sociali, quali interventi economici a valenza sociale, a favore dellle famiglie di
persone disabili per effettuare prestazioni mirate al sollievo delle stesse.
Art. 2. Finalità
Sostenere la famiglia ed in particolare i nuclei in condizioni di fragilità sociale nella cura e
nell’accudimento dei familiari disabili attraverso iniziative di sollievo.
Art. 3. Il Buono Sollievo Disabili: iniziative, valore e durata
Il Buono Sollievo Disabili viene gestito da un’équipe di valutazione (vedi art. 6) e prevede
l’attivazione di tre tipologie di azioni:
1. Il sollievo d’emergenza: pacchetti di un massimo di 40 ore di assistenza domiciliare per
un valore massimo di € 630,00. L’intervento ha l’obiettivo di affiancare o addirittura
sostituirsi alla famiglia nella cura della persona disabile per il periodo necessario a
tamponare una situazione d’emergenza (un eventuale ricovero del genitore, un improvviso
aggravamento della situazione del parente disabile etc) e ad approntare un intervento
adeguato nel caso la situazione si prolunghi nel tempo. Un intervento di questo tipo non
soltanto aiuta la famiglia a sopportare il carico assistenziale necessario nel periodo
d’emergenza ma la solleva anche dalla preoccupazione derivante dal non sapere cosa fare
nel caso una tale situazione si verifichi. Per questi pacchetti d’emergenza ci si potrà
avvalere degli assistenti dei servizi SAD e SADH già attivi nel territorio.
.
2. Il soggiorno estivo. E’ un intervento già sperimentato con profitto sul territorio negli scorsi
anni che viene riproposto anche quest’anno in seguito alle richieste delle famiglie Si tratta
di esperienze in località turistiche (marine e di montagna) di 3-4 giorni che permettono alla
famiglia di essere sollevate dagli impegni di cura del familiare e al tempo stesso di dedicare
dei giorni a rinsaldare i legami familiari nella coppia coniugale o nelle relazioni con gli altri
figli. I soggiorni vengono pertanto realizzati nei periodi estivi o nei week-end, quando cioè
sono chiusi gli altri servizi e tutto il peso dell’assistenza ricade sulla famiglia. L’intervento
201
prevede l’assegnazione a piccoli gruppi di iscritti al soggiorno estivo (indicativamente 3 notti
e 4 giorni) di un buono cumulativo che ricopra le spese delle ore educative e del soggiorno
degli educatori.
A carico della famiglia resta il costo del soggiorno del familiare ed eventualmente il
trasporto.
3. L’appartamento di Ambito. Qualora partisse la sperimentazione relativa all’utilizzo di un
appartamento collocato nel territorio per “week-end di sollievo” si prevede l’attivazione di
buoni a sostengo delle famiglie che usufruiranno di questa esperienza. Si rimanda al
Gruppo Operativo Handicap e all’Ufficio di Piano l’analisi del progetto e la definizione
puntuale delle modalità di fruizione di tali Buoni.
Art. 4. Destinatari
La presente sperimentazione prevede le seguenti tipologie di destinatari:
Famiglie di persone disabili di età compresa tra i 15 e i 64 anni. La persona disabile deve
essere in possesso di un riconoscimento di invalidità o di adeguata documentazione clinica
specialistica.
Qualora il numero di persone aventi diritto superasse gli interventi attivabili l’equipe di valutazione
stenderà una graduatoria in base alla necessità di sollievo della famiglia rilevata tramite visite
domiciliari da parte delle Assistenti sociali di ambito e dei Comuni e/o degli educatori dei servizi
all’handicap del territorio.
Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti.
Art. 5. Requisiti di ammissione
La presentazione della richiesta di assegnazione del Buono deve essere presentata all’Assistente
sociale
del
Comune
o
di
ambito.
I
requisiti
di
ammissione
sono
:
Residenza in uno dei 12 Comuni dell’Ambito;
Bisogno/richiesta da parte della famiglia di sollievo dalle cure del familiare disabile;
202
Art. 6. Modalità di accesso
Le Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito acquisiscono una conoscenza del caso e del
bisogno sociale avvalendosi anche del personale educativo dei servizi all’handicap del territorio e
sottopongono il caso all’equipe di valutazione.
L’équipe di valutazione:
-
valuta i casi presentati;
stende un contratto da sottoscrivere (Servizio Sociale, famiglia e servizi coinvolti);
crea una graduatoria unica relativa all’Ambito territoriale.
L’équipe di valutazione per i buoni Soggiorni Estivi è composta da specialisti dei servizi del
territorio e si incontra una volta per valutare le richieste pervenute per il buono soggiorno estivo:
-
Referente dell’Area Disabili di ambito;
Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito;
Rappresentante Istituto”Angelo Custode” di Predore
Rappresentante Cooperativa “Il Battello”
Rappresentante distretto ASL di Sarnico (BG)
Per poter affrontare al meglio le richieste d’emergenza, si istituisce un’
equipe ristretta per i buoni sollievo d’emergenza composta da :
- Assistente Sociale di riferimento
- referente di ambito dell’area disabili e/o responsabile dell’Ufficio di
Piano
- coordinatore SAD.
L’equipe di valutazione delle emergenze si incontrerà ogni qualvolta
emergerà un bisogno.
Art. 7. Modalità di assegnazione ed erogazione
Nel contratto sottoscritto tra servizi sociali, famiglia e servizi del territorio coinvolti verranno definite
le modalità di assegnazione ed erogazione del Buono.
Art. 8. Decadenza del Buono
203
Il nucleo familiare decade dal diritto del beneficio per le seguenti cause:
-
interruzione o scadenza del contratto firmato con i Servizi sociali;
trasferimento della residenza in un Comune al di fuori dell’Ambito Monte Bronzone Basso
Sebino;
sottoscrizione di dichiarazioni false e/o inattendibili desunte dai controlli effettuati;
decadenza di uno dei requisiti di ammissione.
Art. 9. Controllo e vigilanza
In attuazione delle funzioni di vigilanza attribuite ai servizi sociali dalla legislazione nazionale ai
Comuni, l’Ufficio di Piano esercita, d’ufficio, oltre che su richiesta, visite periodiche sulla compiuta
attuazione del progetto.
Nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 e sue modifiche ed
integrazioni, l’esito delle verifiche effettuate riveste efficacia per la revoca dell’assegnazione.
Ai sensi dell’art. 4 comma 7 del D.L. n. 109/98, come modificato dal D.L. n. 130/2000, gli uffici
competenti potranno richiedere la documentazione atta a dimostrare la completezza e la veridicità
dei dati dichiarati anche al fine della correzione di errori materiali di modesta entità.
Art. 10. Norma finale e transitoria
La presente sperimentazione ha durata per la validtà del Piano di Zona triennio 2006-2008. Potrà
comunque essere rivisto e modificato in itinere.
.
204
LINEE OPERATIVE PER L’INDIVIDUAZIONE DI BUONE PRASSI DI
COLLABORAZIONE FRA IL SERVIZIO ADI DELL’ASL E I SERVIZI DI
ASSISTENZA DOICILIARE DEI COMUNI DEGLI AMBITI TERRITORIALI
DELL’AREA EST PROVINCIA
Premessa.
L’integrazione tra servizi sociali e servizi sanitari e socio-sanitaria, vede sempre più come
un esigenza quella di individuare nel territorio forme di cooperazione tra istituzioni e servizi
diversi. In questo quadro Distretto socio-sanitario e Ambito territoriale di Seriate sono tenuti
ad
affrontare bisogni che richiedono una progettualità comune di intervento fra
professionalità
sanitarie e sociali, intendono, pur nel rispetto delle specifiche competenze, promuovere
tale
integrazione.
La Legge 328/ 2000 affronta il tema dell’integrazione socio-sanitaria con riferimento ai
principi generali della programmazione (art. 3), alle funzioni dei Comuni (art. 6), alle
funzioni
delle Regioni (art. 8), alle figure professionali (art. 12), alla metodologia di intervento (art.
14), ai
livelli di programmazione (artt. 18/19), alla definizione dei livelli essenziali di assistenza
(art.22) e
definisce le possibilità per qualificare tale integrazione con la predisposizione dei Piani di
Zona dei
servizi sociali e sociosanitari (art. 19), con l’individuazione del livello di gestione associata
dei
servizi (art. 8), con la predisposizione di piani personalizzati di assistenza (art. 14,15 e 16).
Il D.Lgs. 229/99 e il D.P.C.M. 14/02/01 definiscono prestazioni socio-sanitarie “tutte le
205
attività atte a soddisfare, mediante percorsi assistenziali integrati, bisogni di salute della
persona
che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in grado
di
garantire, anche nel lungo periodo, la continuità tra le azioni di cura e di riabilitazione”.
Inoltre la
Regione Lombardia con le DGR 9379/02 e 12902/03 ha determinato l’istituzione del
Voucher
Socio-Sanitario, che si colloca all’interno di un sistema integrato.
L.R. 3 12/03/08 Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona
in ambito sociale e socio sanitario
L’Ambito territoriale di Seriate e il Distretto ASL di Seriate, nel quadro della
collaborazione per la ricerca di forme di integrazione tra sistema dei servizi sociali e dei
servizi
socio-sanitari, individuano con questo protocollo operativo alcune linee guida per la
collaborazione tra i servizi sociali di base dei comuni e il servizio di ADI…
1)Cosa è l’ADI
L’ Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), prevede la possibilità di ricevere cure sanitarie,
riabilitative e socio assistenziali, presso il proprio domicilio.
E’ un servizio rivolto alle persone fragili, agli anziani , ai disabili a persone affette da
patologie
croniche o che necessitano di terapia palliativa. ma che non possono recarsi presso gli
ambulatori
o lo studio del proprio medico di fiducia.
L’attivazione viene richiesta dal Medico di Assistenza Primaria (MAP) solamente in
presenza di un bisogno sanitario di pertinenza infermieristica, riabilitativa o specialistica e si
concludono quando vengono raggiunti gli obiettivi previsti nel PAI o in seguito a
trasferimento, ricovero permanente in struttura residenziale o decesso della persona da
assistere.
L’obiettivo delle Cure Domiciliari è di garantire cure adeguate e appropriate, realizzando
la continuità assistenziale, attraverso interventi flessibili a differente intensità, in grado di
206
rispondere agli effettivi bisogni della persona. Per questo è necessario definire tipologie
differenziate di risposta in ragione della prevalenza dei bisogni sanitari e socio-assistenziali
e della loro intensità.
Nel modello dell’ASL di Bergamo sono previste le seguenti tipologie assistenziali:
1. Cure domiciliari prestazionali saltuarie, relative alla cosiddetta “assistenza
estemporanea”, ossia a prestazioni sanitarie volte al soddisfacimento di
necessità occasionali mediante interventi saltuari ed eventualmente
ripetibili, che NON richiedono la formulazione del P.A.I. (piano di
assistenza individualizzato);
2. Minicredit (MC) relativo alla fornitura di un pacchetto di prestazioni
sanitarie di un livello più basso, con una frequenza generalmente di un
accesso alla settimana nei 30 giorni di durata dell’assistenza e che
richiedono la formulazione di un PAI;
3. Credit (CR) relativo all’offerta di “pacchetti” di prestazioni sanitarie con
una frequenza generalmente di due accessi alla settimana nei 30 giorni
di durata dell’assistenza e che richiedono la formulazione del P.A.I.
4. Assistenza Domiciliare Integrata (di primo, secondo e terzo livello) che
eroga pacchetti di prestazioni che possono essere solo sanitarie, e in
questo caso sono relative al Credit di primo, secondo e terzo livello (C1,
C2 e C3) o socio-sanitarie, cioè con la presenza anche di prestazioni
socio-assistenziali, e in questo caso sono relative al Voucher Socio
Sanitario di primo, secondo e terzo livello (V1, V2 e V3).
5. Cure Palliative malati terminali e/o ad alta intensità assistenziale:
Sono previste modalità specifiche di assistenza destinate a pazienti distinti in
due Aree: terminali e critici.
2) Cosa è il SAD servizio di Assistenza Domiciliare
Nell'ambito dei servizi socio assistenziali al Comune compete l'erogazione del Servizio di
Assistenza Domiciliare (SAD), costituito dal complesso di prestazioni di natura socioassistenziale
effettuate da personale ausiliario al domicilio.
Il servizio di Assistenza Domiciliare persegue i seguenti obiettivi:
a) consentire all’utente la permanenza nel normale contesto di vita valorizzandone e, ove
possibile,migliorandone la residua capacità di autonomia
207
b) rallentare la graduale perdita di autonomia della persona parzialmente
autosufficiente,
sopperendo alle compromissioni funzionali e stimolando al mantenimento delle capacità
residue;
c) supportare la famiglia della persona non autosufficiente, ovvero del malato terminale,
ponendosi
come sostegno competente nella gestione del soggetto.
La popolazione destinataria del servizio di assistenza domiciliare è costituita da:
• persone anziane sole che non possono contare su una rete informale di supporto
• famiglie con al loro interno soggetti che comportano gravi carichi di cura (patologie
neurodegenerative, gravi disabilità, gravi compromissioni funzionali che implicano una
totale dipendenza nel compimento degli atti della vita quotidiana), con un intervento di
presa in carico delle funzioni di assistenza.
• Persone sole connotate da un grave disagio sociale (patologie psichiche, dipendenza
ed
emarginazione) per le quali il servizio domiciliare non solo svolge un’azione di sostegno ma
anche di controllo/monitoraggio.
• nuclei familiari comprendenti soggetti a rischio di emarginazione, al fine di consentire la
permanenza nel normale ambiente di vita e di ridurre le esigenze di ricorso a strutture
residenziali.
• minori inseriti in nuclei familiari che manifestano un grave disagio per motivi temporanei
e
contingenti
Il S.A.D. non prevede tra i propri compiti istituzionali l'erogazione di prestazioni a rilevanza
sanitaria ma prestazioni socio-assistenziali quali:
Aiuto per la cura della persona( Igiene personale, vestizione, assunzione dei pasti,
assistenza alla
mobilitazione della persona allettata, assistenza alla corretta deambulazione, movimento
degli arti
208
invalidi .
Aiuto per il governo dell’alloggio e per le attività domestiche
Aiuto per favorire la socializzazione mantenendo e rafforzando le relazioni familiari,
amicali e
sociali.
Il SAD si attiva a partire dal servizio sociale comunale (la porta d’accesso)
2.1) descrizione sinottica di SAD e ADI
Il Servizio SAD e il Servizio ADI. Si sottolinea che l’ADI è erogato dall’ASL per rispondere ad
un
bisogno SANITARIO e/o SOCIO SANITARIO mentre il SAD è erogato dai Comuni per
soddisfare
un bisogno SOCIO-ASSISTENZIALE. Si evidenzia che il servizio ADI viene aperto a condizione
che
sussista unitamente ad un bisogno assistenziale, un bisogno sanitario.
SERVIZIO SAD
SERVIZIO ADI:
Voucher socio sanitario
DESCRIZIONE
Il SAD è costituito da un insieme di interventi
di
Il Voucher socio-sanitario del servizio ADI è
un
natura socio-assistenziale prestati
contributo economico non in denaro ma
prioritariamente a domicilio dell’utente e
sottoforma di “titolo acquisito” erogato
dalla
finalizzati al mantenimento della persona
“fragile” nel proprio ambiente di vita.
Regione Lombardia attraverso le Asl che
può
essere utilizzato esclusivamente per
209
comprare
prestazioni di assistenza socio sanitaria
integrata da soggetti accreditati, svolte da
personale qualificato.
DESTINATARI
Prevalentemente persone anziane con
ridotto
livello di autosufficienza in via temporanea
o
E’ un intervento economico a favore delle
persone fragili (anziani e disabili in primo
luogo, ma non solo) affinché ricevano nella
permanente e nuclei familiari comprendenti propria casa cure e assistenza socio
sanitaria
soggetti a rischio di isolamento (disabili,
adeguate alle loro condizioni di salute.
minori).
GESTIONE e VALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI
Il SAD viene gestito da una èquipe tecnica
composta da assistente sociale (tecnico
comunale) e coordinatore del Servizio
(ente che
ha in appalto il servizio) che coordina il
personale ASA. Gli interventi, stabiliti a
seguito
L’accompagnamento gestionale avviene a
livello distrettuale:
l’Infermiere del Distretto verifica che tutte le
fasi e di attivazione vengano rispettate,
verifica la completezza della modulistica,
contatta ed eventualmente incontra in
Distretto i familiari dei pazienti e provvede
all’inserimento dei dati nel programma
ADIWEB
di una visita domiciliare dell’equipè,
possono
prevedere vari tipi di prestazioni e sono
concordati tra l’Assistente Sociale, il
210
Coordinatore del SAD e l’utente richiedente
il
servizio, secondo le esigenze espresse dallo
stesso.
EROGAZIONE DEL SERVIZIO
Il servizio viene erogato dal personale ASA
L’erogazione delle prestazioni stabilite viene
dell’ente che ha in appalto il servizio.
garantita dai soggetti accreditati su quel
distretto tramite le seguenti figure
professionali
coinvolte a seconda del bisogno:
infermiera,
fisioterapista, ASA/OSS, specialista.
PRESTAZIONI PREVISTE
• Aiuto nella cura della persona (ad
• prestazioni infermieristiche
esempio igiene personale, vestizione),
aiuto nella preparazione dei pasti;
• cure palliative
• Aiuto nelle attività domestiche e di
riordino dell’alloggio;
• Effettuazione di acquisti, pagamento di
• assistenza a pazienti critici
(alta intensità assistenziale)
utenze domestiche (Enel, Asm, Telecom)
e disbrigo di pratiche burocratiche e/o
• prestazioni riabilitative di
sanitarie;
mantenimento;
• Attività orientate alla tutela
igienicosanitaria
della persona quali: il
• prestazioni medico-specialistiche
(internista/geriatra, psicologo/psichiatra,
211
monitoraggio dell’assunzione dei
fisiatra)
farmaci, prevenzione delle piaghe da
• prestazioni d’igiene personale;
decubito, accompagnamento dell’utente
per visite mediche;
• aiuto mobilizzazione del paziente.
• Aiuto per favorire la socializzazione
mantenendo e rafforzando le relazioni
amicali e sociali e facilitando i contatti
con strutture ricreative o culturali.
N.B. Le prestazione di igiene erogate dall’ADI sono SEMPRE collegate a bisogni di tipo
sanitario mentre le prestazioni di igiene erogate dal SAD rispondono a bisogni di tipo
socioassistenziale.
MODALITA’ DI ATTIVAZIONE/SEGNALAZIONE DEL SERVIZIO
Il Servizio di Assistenza Domiciliare deve
essere
richiesto all’Assistente Sociale del comune
di
Il servizio ADI deve essere attivato dal MAP.
La presenza di bisogno può essere
segnalata principalmente da:
−
residenza dell’utente .
−
−
Medico ospedaliero che dimette il
paziente utilizzando l’apposito
modello
Assistente sociale dei comuni
Famiglia
DOCUMENTAZIONE RICHIESTA PER L’ATTIVAZIONE DEL SERVIZIO
• compilazione della domanda – apposito
modello comunale;
• documento d’identità in corso di validità
del dichiarante o chi per esso;
• Richiesta di assistenza domiciliare per
pazienti non ambulabili redatta dal MAP
• Elenco strutture accreditate firmato dal
familiare
• Informativa per il paziente
212
• Attestazione per i comuni che imputano
la quota di compartecipazione in base
all’ISEE
• Dichiarazione da parte dell’assistito di
ricevuta informazione e consenso alla
raccolta e trasmissione dei dati relativi
all’assistenza che verrà erogata a domicilio
ai sensi dell’art. 13 del D. Leg 196703
• Codice Fiscale;
• Verbale di invalidità civile;
• eventuale documentazione sanitaria
attestante le condizioni complessive di
salute.
COSTO DEL SERVIZIO
E’ prevista una compartecipazione al costo
del Servizio determinata dal tariffario
comunale del
Non è prevista alcuna partecipazione del
richiedente al costo del servizio.
Servizio di Assistenza Domiciliare in cui è
stato
introdotto l’ISEE (Indicatore della Situazione
Economica equivalente). Il tariffario
comunale è
articolato in varie fasce di
compartecipazione al
costo, di cui la prima stabilisce la gratuità e
l’ultima la tariffa oraria massima.
3) Istituzione di una procedura concordata per la valutazione condivisa
dei pazienti. UVM
213
Le parti concordano che, per gli utenti che presentano le caratteristiche di cui al punto 4,
si
preveda l’attivazione di un “procedimento di valutazione integrato” che si realizza dando
vita ad
un processo di analisi multidisciplinare unitario, che operi nell’ambito per la valutazione
dei
bisogni di assistenza per non-autosufficienti.
Per la realizzazione di questa valutazione, nei casi che rientreranno nei profili individuati
dal
protocollo, si concorda che siano presenti:
• Infermiere delle cure Domiciliari del distretto
• Medico di distretto
• MAP convocaoi in modo mirato per i pazienti di competenza
• Assistente Sociale di riferimento del paziente/utente
La procedura si avvia quando:
• dalla documentazione redatta dal MAP per l’attivazione del ADI si individuino
elementi di
fragilità sociale di cui al punto 4;
• su richiesta del Soggetto accreditato che, in occasione degli incontri periodici
con il Distretto riferisce importanti bisogni di carattere assistenziale.
• Quando si attiva l’ADI presso un paziente già utente di altri servizi assistenziali
attivati dai
comuni (SAD, Pasto a domicilio, Buono Sociale, ecc.)…
• Prima di avviare procedure di dimissione di un paziente ADI per il quale,
l’Infermiere del Distretto che ha effettuato la visita presso il reparto ospedaliero,
abbia rilevato bisogni sociali;
214
Il gruppo di valutazione integrata analizza le situazioni in ingresso e i piani di dimissione
degli
utenti.
La procedura si attiva in base ad una programmazione sia di incontri periodici a cadenza
mensile, sia di attivazioni al bisogno.
L’Infermiere del Distretto provvederà organizzare gli incontri dell’UVM
4) Pazienti per i quali si concorda di fare partire la prassi di UVM
Si concorda che il protocolla preveda dei reciproci impegni per l’attivazione di forme di
reciproca
comunicazione tra i firmatari del protocollo per le seguenti situazioni:
• anziani affetti da demenza di vario tipo (es. morbo di alzheimer) in stato avanzato
• pazienti con patologia cronico-evolutiva in fase avanzata completamente non
autosufficienti ed allettati
• malati terminali
• pazienti dimessi da U.O. Ospedaliere con l’attivazione della procedura delle “dimissioni
programmate”dove emerge il bisogno sociale
5) MODALITA’
OPERATIVE
ATTIVAZIONE DEL SERVIZIO SAD da parte di un paziente che fruisce dell’ADI, nel caso in
cui il bisogno sanitario cessa di esistere ma permane un bisogno assistenziale.
215
L’Infermiera de centro accreditato durante gli incontri periodici con l’Infermiere di
distretto informa quest’ultimo circa:
I casi in prossima dimissione dal VSS per i quali permane il bisogno assistenziale
I casi in cui si evidenzia un au aumento del bisogno assistenziale che non è possibile
soddisfare con gli accessi del VSS ma si rende necessario attivare o aumentare il
SAD comunale
L’Infermiera del Distretto provvede a:
Contattare la famiglia per raccogliere ulteriori necessità e fornire tutte le
informazioni inerenti il SAD comunale
Informa l’Assistente sociale del Comune di residenza del pz. E quando necessario
concorda con la stessa una UVM invitando tutte le figure necessarie per la
discussione del caso e per condividere la risposta ai nuovi bisogni
Mantiene stretti contatti con il MAP e l’A.S. di riferimento in occasione di una
segnalazione di “dimissioni programmate”.
L’assistente sociale si impegna a:
Raccogliere la segnalazione e provvede alla valutazione del caso al domicilio
Attivare il SAD comunale entro 30 giorni dalla data di segnalazione, fermo
restando la disponibilità di posti per l’accesso al servizio; qualora si verificasse
un’indisponibilità di posti, il richiedente espleterà comunque la domanda di
richiesta del servizio e verrà inserito nelle liste d’attesa.
Concordare con l’Infermiere di Distretto, se possibile, la visita congiunta presso il
reparto ospedaliero dimettente.
Sollecitare la discussione in UVM delle situazioni complesse delle quali è venuta a
conoscenza.
Segnalare all’Infermiere di Distretto eventuali bisogni sanitari in pazienti che
fruiscono del SAD.
216
ALLEGATO 3
PROCEDURA OPERATIVA PER ATTIVAZIONE
UNITA’ DI VALUTAZIONE MULTIDISCIPLINARE (UVM)
PER DIMISSIONI PROGRAMMATE
INTRODUZIONE
Sempre più spesso, Distretto, Servizi Sociali Comunali ed U.di P territoriali,
applicando una prassi da tempo consolidata, si trovano ad operare
congiuntamente per valutare, programmare ed erogare risposte adeguate ai
bisogni dei cittadini e/o famiglie fragili.
Nello specifico delle Dimissioni Programmate, qualora il soggetto necessiti di
continuità terapeutica ed assistenziale post ricovero, emerge un forte bisogno di
integrazione tra Operatori socio-sanitari dei vari livelli istituzionale ed organizzativi
che si occupano di governo della domanda sul territorio.
Al fine di attivare la rete dei Servizi in modo efficace ed efficiente, è indispensabile
conoscere prima possibile la situazione di fragilità attraverso una precoce
segnalazione effettuata dall’U. O. ospedaliera all’ Unità di Valutazione Distrettuale
del Distretto di residenza del soggetto.
L’U.V.M. per attivare la presa in carico adeguata e la formulazione del progetto
assistenziale individuale, ha bisogno di coinvolgere l’Assistente Sociale del territorio
di riferimento, auspicando per l’immediato futuro la sua costante presenza quale
professionista dell’equipe stessa.
Obiettivi generali
Gli Enti firmatari del presente protocollo si impegnano, per i soggetti ricoverati
presso i presidi ospedalieri afferenti alle Aziende Ospedaliere sottoscrittrici, che si
trovano in condizioni di non autosufficienza e/o di fragilità sociale e che
abbisognano di assistenza socio-sanitaria post ricovero ospedaliero, a:
•
•
•
Garantire l’attivazione di dimissione programmate.
Permettere una rapida presa in carico,daparte del territorio, al fine di
formulare il piano di cura.
Garantire la fornitura di protesi e ausili necessari per il rientro al domicilio.
217
Procedura
Nell’ottica di una costruttiva collaborazione e, per non portare ulteriore disagio ai
familiari dei soggetti fragili che abbisognano di assistenza socio-sanitaria post
ricovero ospedaliero, si invitano le Unità Operative ospedaliere ad attivarsi
secondo le seguanti indicazioni, affinché le dimissioni dei soggetti sopraccitati,
avvengano in modi e tempi congrui e che la rete territoriale abbia la possibilità di
attivarsi sia per accogliere a domicilio il soggetto in dimissione, sia per un
eventuale inserimento in strutture protette (RSA-CDI).
Destinatari
Sono oggetto della presente procedura tutti i casi di assistiti in regime di ricovero
per i quali si ravvisi l’indispensabilità di garantire la continuità delle cure e
dell’assistenza attraverso l’attivazione di interventi da parte dei Servizi territoriali.
Si fa riferimento a quei casi che presentano bisogni sanitari e socio-assistenziali
elevati.
Compiti del reparto ospedaliero
La segnalazione va inoltrata dal Coordinatore infermieristico del reparto
utilizzando l’apposito modello compilato in ogni sua parte
Inviare la segnalazione via FAX al Distretto di residenza del paziente almeno
10 giorni prima della presunta dimissione (vedi allegato 2)
Organizzare la presenza in reparto del familiare/referente del paziente in
occasione della visita per la valutazione del caso da parte degli operatori
dell’UVM.
Compiti del Distretto ASL
• L’Infermiere del Distretto contatta entro 24 ore dal ricevimento della
segnalazione, il Coordinatore infermieristico del repartoper la definizione
delle procedure per l’avvio della dimissione programmata.
• L’Infermiere del Distretto concorda con l’Assistente sociale, qualora fossero
segnalati bisogni assistenziali, del Comune di residenza del paziente la visita
presso il reparto ospedaliero per la valutazione congiunta.
• L’Infermiere del Distretto invita il referente del Soggetto accreditato scelto
dalla famiglia a prendere visione, in reparto, di procedure sanitarie
particolari.
• L’Infermiere del Distretto mantiene i contatti con il MAP
• L’UVM, dopo aver valutato la situazione, elabora il Progetto Assistenziale
Individuale che può prevedere:
- l’accesso all’ADI
-
l’accesso al SAD comunale
218
-
l’inserimento in RSA (definitivo o di sollievo)
-
l’inserimento al CDI.
Si invitano i Coordinatori delle Unità Operative, ad evitare dimissioni affrettate
senza aver prima coinvolto il Distretto secondo le modalità sopra riportate.
Compiti degli Ambiti territoriali
• Garantire la presenza dell’Assistente sociale del Comune di residenza del
paziente sia per la visita presso il reparto ospedaliero che per le attività
dell’UVM.
• Garantire la presa in carico, attraverso il sistema integrato dei servizi sociali,
del paziente in base ai regolamenti comunali vigenti.
Forme di monitoraggio
•
•
L’Infermiere del Distretto provvederà a raccogliere i dati circa l’attività delle
Dimissioni programmate evidenziando le criticità e l’andamento nel tempo.
Gli operatori dell’UVM effettuano verifiche periodiche, a cadenza almeno
semestrale, anche finalizzate ad un aggiornamento, da parte degli Enti
sottoscrittori, secondo le esigenze che si manifesteranno durante
l’applicazione del protocollo.
219
PERCORSI DELLA RISPOSTA ALLA FRAGILITA’
PERSONA
FRAGILE
MMG
COMUNE
DISTRETTO
VALUTAZIONE
DELL’ASSISTENTE
SOCIALE
UNITA VALUTAZIONE
DISTRETTUALE
BISOGNO SOLO
SOCIALE ?
NO
NO
ASSISTENZA A
DOMICILIO ?
SI
NO
NO
BISOGNO SOLO
SANITARIO ?
ASSENZA DELLE
CONDIZIONI
NECESSARIE
BISOGNO INTEGRATO
(SOCIO SANITARIO) ?
SI
SI
EROGAZIONE
VOUCHER SOCIOSANITARIO
EROGAZIONE
PRESTAZIONI
SANITARIE
BISOGNO SOLO
SOCIALE
INTEGRAZIONE CON
ALTRE RISORSE ?
SI
ATTIVAZIONE RISORSE
TERRITORIALI
STRUTTURE RESIDENZIALI
E SEMI-RESIDENZIALI
SAD
TITOLI SOCIALI (UDP)
RISORSE INFORMALI
(VOLONTARIATO, VICINATO, BADANTI)
BUONO SOCIALE
VOUCHER SOCIALE
220
ALLEGATO 4
PERCORSO DI INTEGRAZIONE LAVORATIVA PER SOGGETTI IN
SITUAZIONE DI SVANTAGGIO
Articolazione degli strumenti per l’integrazione e relativi costi
PREMESSA
Sulla base dell’esperienza effettuata negli ultimi 3 anni circa l’utilizzo dei
“pacchetti voucher” attraverso i quali sono stati organizzati ed erogati i fondi della
legge 328/00, si viene a proporre una revisione degli stessi.
I pacchetti che sarà possibile attivare sono i seguenti:
•
•
•
•
•
•
Pacchetto accoglienza
Osservazione
Tirocinio in ambiente protetto
Tirocinio in ambiente non protetto
Borsa Lavoro
Inserimento socio-occupazionale
I soggetti beneficiari di tali fondi saranno gli invalidi certificati o gli svantaggiati
certificati, con deficit di tipo psichico, fisico, cognitivo, che necessitano di
sostegno rispetto all’integrazione nel mondo del lavoro.
VARIABILI CHE COMPONGONO IL SINGOLO STRUMENTO
1. costi del personale educativo che viene fornito dalla cooperazione sociale
individuato in 20 euro all’ora; comprende: le ore di affiancamento all’
utente, le verifiche con gli enti coinvolti e la stesura delle relazioni
periodiche;
2. costi assicurativi INAIL determinato in € 1,00 al giorno di presenza e per una
media di 22 giorni lavorativi mensili ;
3. rimborso-compenso motivazionale da erogare all’ utente;
4. costi di gestione: l’introduzione delle nuove norme relative alla lotta
all’evasione obbligano le cooperative all’attuazione di nuove prassi
amministrative: denuncia al centro per l’impiego di inizio attività, emissione
del cedolino paga per i compensi, emissione del CUD a fine anno.
TIPOLOGIE DI PACCHETTI- VOUCHER
221
ACCOGLIENZA
Caratteristiche:
L’ intervento è finalizzato alla conoscenza del caso e dell’utente (consultazione di
documentazione, colloqui con i servizi coinvolti, colloqui con l’utente stesso), alla
valutazione dell’ adeguatezza del percorso proposto rispetto alla situazione
dell’utente.
Tempi e Costi:
•
se il progetto verrà attuato in ambito protetto: si prevedono 5 ore di attività
educativa, per un totale di € 100.
OSSERVAZIONE
Caratteristiche :
Tale intervento è finalizzato ad osservare le capacità e le abilità del soggetto al
fine di identificare criticità e punti di forza da potenziare o sui quali intervenire. Al
termine di questi tre mesi si andrà a valutare il percorso che sarà necessario
Tempi :
Da uno a tre mesi.
Costi :
ore di presenza dell’educatore = 16 h x 20 euro = 320 euro
(14 h per affiancamento durante l’attività lavorativa + 1 h per incontri con enti + 1
h di stesura relazione conclusiva)
Assicurazione INAIL = € 1,00 x 22 gg lavorativi = 22 euro
Compenso motivazionale da erogare all’utente = 100 euro
Costo mensile del voucher € 444,00 a cui vanno aggiunti € 25 complessivi per
l’intero trimestre per le spese amministrative.
TIROCINIO IN AMBITO PROTETTO
Caratteristiche :
222
Periodo nel quale l’utente, ormai valutato idoneo alla prosecuzione del progetto
di integrazione lavorativa, viene spinto al miglioramento della propria situazione.
L’attività educativa si concentra sul rispetto delle regole e dei ruoli lavorativi, il
miglioramento della capacità di esecuzione delle mansioni e della qualità delle
relazioni.
Tempi :
Da uno a tre mesi.
Costi :
ore di presenza dell’educatore = 20h x 20 euro = 400 euro
(17 h dell’educatore per affiancamento utente + 1h di verifica con l’utente +1 h di
incontri fra servizi + 1h per la stesura delle relazioni)
Compenso motivazionale = 150 euro
Assicurazione INAIL = € 1,00 x 22 gg lavorativi = 22 euro
Costo mensile del voucher € 572,00 a cui vanno aggiunti € 25 complessivi per le
spese amministrative.
TIROCINIO IN AMBITO NON PROTETTO
Caratteristiche :
Questa attività consiste in un inserimento graduale in azienda o in un altro
contesto lavorativo non protetto. A differenza dell’inserimento presso l’ambiente
protetto, necessita di un maggiore supporto da parte del personale educativo,
perché il contesto offre molte più variabili sulle quali intervenire rispetto ad un
ambiente protetto.
Tempi :
Da uno a tre mesi.
Costi mensile:
ore di presenza dell’educatore = 25 h x 20 euro = 500 euro
Compenso motivazionale = 150 euro
223
Assicurazione INAIL = € 1,00 x 22 gg lavorativi = euro 22
Costo trimestrale del voucher € 672,00 a cui vanno aggiunti € 25 complessivi per le
spese amministrative e i rimborsi chilometrici valutati con una spesa forfettaria
concordata precedentemente.
BORSA LAVORO
Caratteristiche :
E’la fase che precede l’assunzione, si rivolge quindi a persone che hanno già
raggiunto oltre che gli obbiettivi stabiliti dai precedenti strumenti, un solido ruolo
lavorativo e sufficienti capacità relazionali . Si inizia a richiedere un’adeguata
produttività.
Tempi :
Da uno a tre mesi.
Costi :
Costo del personale educativo = h 15 x 20euro= 300 euro
(13 h mensili di monitoraggio + 1h di verifica con utente +1h per la stesura relazioni)
Assicurazione INAIL = € 1,00 x 22 gg = 22 euro
Compenso motivazionale = 250 euro
Costo mensile del voucher € 572,00 a cui vanno aggiunti € 25 complessivi per le
spese amministrative e i rimborsi chilometrici.
FOLLOW – UP
Caratteristiche :
Verifica del mantenimento degli obiettivi raggiunti in azienda
Tempi:
Sei mesi
224
Costo:
totale impegno semestrale = 20 h x 20 euro = € 340
Costo totale del voucher follow – up € 400,00 a cui vanno aggiunti i rimborsi
chilometrici
INSERIMENTO SOCIO- OCCUPAZIONALE
Caratteristiche :
L’ attività socio-occupazionale consente alla persona di rimanere per un lasso di
tempo piuttosto lungo in un ambiente protetto capace di arginare ansie, paure,
insicurezze e promuovere abilità operative adeguate senza il pressing dei tempi e
della prestazione ad ogni costo.
In prossimità della scadenza del periodo di osservazione, in sede di valutazione
con i servizi invianti, si dovrebbe essere in grado di esprimere con sicurezza (il
rischio comunque esiste) se per la persona segnalata è opportuno proseguire con
qualcuno dei percorsi che seguono, finalizzati appunto all’assunzione in azienda o
se è opportuno optare per un attività socio occupazionale .
Costi :
150 euro compenso utente (per tempo part-time)
22 euro quale rimborso spese assicurazione INAIL
120 euro a titolo di rimborso delle spese educative (6 ore di affiancamento)
Costo mensile dell’inserimento socio occupazionale € 292,00 a cui vanno aggiunti
€ 25,00 semestrali complessivi per le spese amministrative.
E’ inoltre previsto il rimborso del vitto, nel caso in cui esso sia previsto, stabilito in 6
euro a pasto.
I costi per l’attività socio occupazionale sono a carico delle amministrazioni
comunali.
225
ALLEGATO ___
PROTOCOLLO DI INTESA TRA LA COMUNITA’ MONTANA MONTE BRONZONE E
BASSO SEBINO E
LA CARITAS DIOCESANA BERGAMASCA / L’ASSOCIAZIONE DIAKONIA-ONLUS PER LA
PROMOZIONE
DEL MICRO CREDITO IN VAL CAVALLINA E NEL BASSO SEBINO
Premesso che
l’articolo 1 Legge 328/200, al primo comma recita “La Repubblica assicura alle
persone e alle famiglie un sistema integrato d’interventi e servizi sociali, promuove
interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e
diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e
di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza del reddito, difficoltà
sociali e condizioni di non autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della
Costituzione”;
l’articolo 1 Legge della regione Lombardia n. 3/2008, al primo comma recita “La
presente legge, al fine di promuovere condizioni di benessere e inclusione sociale della
persona, della famiglia e della comunità e di prevenire, rimuovere o ridurre situazioni di
disagio dovute a condizioni economiche, psico-fisiche o sociali, disciplina la rete delle
unità di offerta sociali e sociosanitarie, nel rispetto dei principi e dei valori della
Costituzione, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, dello Statuto
regionale, nonché nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti
civili e sociali, in armonia con i principi enunciati dalla legge 8 novembre 2000, n. 328
(Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) e
con le leggi regionali di settore;
l’articolo 3 della sopra citata Legge regionale 3/2008 , al comma 1 afferma “Nel
quadro dei principi della presente legge e in particolare secondo il principio di
sussidiarietà, concorrono alla programmazione, progettazione e realizzazione della
rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, secondo gli indirizzi definiti dalla
Regione: ……….. c) i soggetti del terzo settore, le organizzazioni sindacali
maggiormente rappresentative e gli altri soggetti di diritto privato che operano in
ambito sociale e sociosanitario; d) gli enti riconosciuti delle confessioni religiose, con le
226
quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese, che operano in ambito sociale e
sociosanitario”.
l’articolo 6 della sopra citata Legge regionale 3/2008, al comma 2 recita “…. In base
agli indirizzi dettati dalla Regione e ai parametri successivamente definiti dai comuni,
accedono prioritariamente alla rete delle unità d’offerta sociali le persone in
condizioni di povertà o con reddito insufficiente, nonché le persone totalmente o
parzialmente incapaci di provvedere a se stesse o esposte a rischio di emarginazione,
nonché quelle sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria che rendono
necessari interventi assistenziali”
l’art.131 del D.Lgs n.112/1998 conferisce alle Regioni e agli Enti Locali tutte le funzioni e
i compiti amministrativi nella materia dei servizi sociali;
dal 1975 è presente sul territorio provinciale la Caritas Diocesana Bergamasca,
organismo pastorale della Diocesi di Bergamo di promozione e testimonianza della
carità e di coordinamento dei gruppi caritativi con il compito di avere “occhi attenti”
rivolti al territorio per conoscere le povertà in esso presenti ed elaborare e suggerire
alle Parrocchie progetti di intervento che diano risposta ai bisogni;
nell’anno
1990
la
Caritas
Diocesana
Bergamasca
ha
promosso
la
nascita
dell’Associazione “Diakonia-onlus” con l’obiettivo di fornire alle attività della Caritas
Diocesana uno strumento giuridico per meglio attuare gli obiettivi e le attività
progettate;
sempre più spesso si rivolgono agli uffici dei servizi sociali del Comunità Montana della
Basso Sebino e a Centri di Primo Ascolto promossi dalle Caritas parrocchiali, persone in
situazione di momentaneo disagio economico, per i quali risulta difficile un adeguato
intervento di sostegno da parte delle istituzioni pubbliche;
la Comunità Montana Basso Sebino – assessorato servizi sociali – intende istituire, in
nome e per conto dei comuni dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino, il micro credito
quale forma di credito tesa a stimolare l’autonomia, la responsabilità, le capacità di
chi riceve il finanziamento, mettendolo nella condizione di realizzare il proprio progetto
di vita, evitando così una possibile cronicizzazione delle condizioni di disagio
economico delle famiglie in condizione di fragilità sociale;
il valore sociale del microcredito consiste nel dare credito alle fasce più deboli della
popolazione, fasce spesso che non possono accedere ai prestiti dalle banche, ma il
227
cui miglioramento delle condizioni di vita rappresenta uno dei più importanti indicatori
di sviluppo umano ed economico;
l’Associazione Diakonia-onlus, in nome e per conto della Caritas Diocesana
Bergamasca, a partire dall’anno 2002, ha promosso la nascita di un proprio specifico
servizio, stipulando accordi con banche con la finalità di promuovere un programma
di microcredito teso a fornire un supporto finanziario a soggetti caratterizzati da basso
reddito e/o sulla soglia della povertà;
il piano di zona per il triennio 2009 – 2011 ha tra i suoi obiettivi quello di favorire
l’accesso al credito delle fasce più svantaggiate della popolazione nell’ottica di
contribuire a migliorare il livello di vita di soggetti deboli;
è intenzione delle parti, mediante la stipula del presente protocollo, addivenire ad una
sperimentazione di forme di sostegno economico a favore dei soggetti in condizione
di fragilità sociale ed economica residenti nel Basso Sebino
TUTTO CIÒ PREMESSO
la Comunità Montana Basso Sebino (di seguito denominata Comunità Montana) e
l’associazione Diakonia-onlus in nome e per conto della Caritas Diocesana Bergamasca
(di seguito denominata Associazione) nel condividere l’impegno per uno sviluppo umano
e sociale fondato sui valori della solidarietà, intendono avviare una collaborazione per
realizzare un programma di prevenzione della povertà e vulnerabilità sociale tramite lo
strumento del micro credito. A tale scopo concordano quanto segue:
Art. 1 – Finalità
Le parti intendono intervenire per dare risposta ai bisogni emergenti di tipo creditizio di
persone seguite dai servizi sociali della Comunità Montana Basso Sebino con l’obiettivo di
sostenere la crescita socio-economica di famiglie a rischio di povertà o in stato di forte
disagio sociale ed economico.
Art. 2 – Beneficiari
228
Possono beneficiare del micro credito persone residenti nell’Ambito Territoriale del Basso
Sebino che si trovano in condizione di grave disagio economico e sociale e in carico ai
servizi sociali.
Art. 3 – Utilizzo del Micro Credito
Le part concordano che il micro credito possa essere una risposta per bisogni
caratterizzati da:
straordinarietà, intendendosi che il fabbisogno finanziario del richiedente debba
essere temporaneo, inaspettato e non affrontabile con la disponibilità liquida del
richiedente;
essenzialità, intendendosi che il fabbisogno finanziario del richiedente debba
essere legato ad un bisogno primario del soggetto;
sostenibilità, intendendosi che il soggetto debba avere una qualche fonte
reddituale che gli consenta di restituire il prestito.
Art. 4 – Istruttoria
L’individuazione e la selezione delle richieste viene effettuata esclusivamente dall’ufficio
segretariato sociale della Comunità Montana che provvede ad inoltrare la richiesta alla
Associazione.
Per l’istruttoria delle varie pratiche di richiesta di concessione di microcrediti,
l’Associazione si avvale di un proprio comitato Tecnico composto da tre persone esperte
in materia sociale ed economica. Il Comitato Tecnico avrà il compito di vagliare le
richieste, di realizzare la preistruttoria e, dopo la istruttoria da parte della Banca sulle
singole pratiche, di sottoporle alla firma del Presidente dell’Associazione o del suo
espresso delegato per la concessione del fondo di garanzia per la concessione del
microcredito. Ciascuna richiesta dovrà essere approvata con il voto unanime del
Comitato Tecnico. Il Presidente dell’Associazione o il suo delegato ha la piena titolarità di
emissione del credito o di non accettare o rinviare le singole richieste presentate per una
ulteriore istruttoria al Comitato Tecnico.
Nella fase di istruttoria delle singole pratiche, il Comitato Tecnico si avvarrà della presenza
anche dell’assistente sociale dell’ufficio segretariato del Basso Sebino e di eventuali altre
229
persone che si ritengono necessarie coinvolgere al fine di una migliore verifica delle
singole richieste presentate.
Per la raccolta delle informazioni sulle singole richieste, il Comitato Tecnico utilizzerà
un’apposita scheda approvata preventivamente dal Consiglio di Amministrazione della
Associazione.
L’attività svolte dal Comitato Tecnico è gratuita. Eventuali costi di gestione del progetto di
microcredito saranno a carico dell’Associazione stessa.
L’Associazione si impegna a garantire risposte in tempi adeguati ai beneficiari del micro
credito. In particolare, il Comitato Tecnico è convocato di norma una volta al mese per la
valutazione delle domande pervenute. Nel caso di urgenza il Comitato Tecnico può
riunirsi in tempi più ravvicinati.
Art. 5 – Condizioni del micro credito
Il micro credito viene concesso dalla banca individuata dalla Caritas Diocesana
Bergamasca, previa valutazione del Comitato Tecnico, con un importo fino ad un
massimo di 3.000,00 €uro.
La durata massima del finanziamento è di mesi 36.
Il rimborso è effettuato con rate mensili posticipate.
I tassi sono quelli previsti dagli accordi esistenti tra la Caritas Diocesana Bergamasca e la
rete delle banche aderenti.
Art. 6. – Attività di accompagnamento
I servizi sociali dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino garantiscono un’azione di
accompagnamento del richiedente nella fase successiva all’erogazione del prestito al
fine di assicurare il successo della restituzione del prestito stesso.
L’attività di accompagnamento prevede:
-
mantenimento mensile delle relazioni con i finanziati;
-
conoscenza, in caso di rimborso irregolare, delle cause di difficoltà ed
affiancamento della persona per la rimozione di queste cause.
Art. 7 – Rapporti con la Banca erogatrice del micro credito
230
L’Associazione mantiene i rapporti con la banca erogatrice del micro credito e verifica
che quanto previsto con la convenzione tra loro stipulata venga applicato per i
beneficiari di cui all’art. 2.
La Comunità Montana accede al micro credito per i propri cittadini, in base al presente
protocollo, tramite l’Associazione.
Art. 8 – Fondo di garanzia
Al fine di favorire l’accesso al credito dei beneficiari residenti nell’Ambito Territoriale del
Basso Sebino e di consentire una corretta gestione del rischio la Comunità Montana e
l’Associazione istituiscono per l’anno 2009 un fondo di garanzia del valore di € 30.000,00,
(15.000,00 € cadauno), a copertura del mancato rientro, da parte dei beneficiari, del
finanziamento erogato per i propri cittadini.
La quota della Comunità Montana verrà erogata, in un’unica tranche, all’Associazione
che provvederà a depositarlo nel proprio conto corrente all’uopo vincolato.
Tale fondo potrà essere successivamente integrato con ulteriori risorse, proprie dei
sottoscrittori o anche di altri enti pubblici e/o privati.
Il fondo è assoggettato a vincoli per tutta la durata dei prestiti erogati secondo quanto
stabilito dagli accordi tra la Associazione e la rete delle banche.
Art. 9 – Gestione Fondo di garanzia
Il fondo di garanzia garantisce i micro crediti erogati per intero fino ad esaurimento del
fondo e per tutta la durata degli stessi.
In caso di insolvenza, intendendosi il mancato rimborso delle rate di mora più interessi del
beneficiario, la banca è autorizzata ad escutere per intero il prestito utilizzando il fondo di
garanzia per un importo corrispondente alla quota capitale e quota interessi.
Art. 10 – Monitoraggi
Ogni sei mesi l’Associazione invierà alla Comunità Montana Basso Sebino i report delle
banche in cui vengono elencate le situazioni debitorie in essere ed il dettaglio delle rate
pagate e di quelle scadute e non pagate.
231
Art. 11 – Durata
Il presente protocollo ha validità dal momento della sottoscrizione fino al 31 Dicembre
2011.
Nel caso in cui una delle due parti intenda recedere dal protocollo dovrà darne
comunicazione alla controparte con 90 giorni di preavviso.
Art. 12 – Norme transitorie e finali
Per quanto non previsto dal presente protocollo si fa riferimento alla normativa vigente in
materia.
232
AMBITO TERRITORIALE DEL BASSO SEBINO
LEGGE 328/2000
BANDO
PER L’EROGAZIONE DI TITOLI SOCIALI
ALLE FAMIGLIE NUMEROSE
PER IL SOSTEGNO AI COSTI SOSTENUTI
PER LE FUNZIONI DI CURA
DGR 8234 – anno 2008
1) Finalità
Promuovere progetti di sostegno ai nuclei familiari, residenti in uno dei 12 Comuni dell’Ambito del Basso Sebino, con un
numero di figli pari o superiori a 4, in situazione di fragilità sociale e/o economica per favorire la riduzione dei costi che le
famiglie sostengono per la fruizione dei servizi rivolti alla cura, accudimento, socializzazione ed educazione; agevolare
l’accesso si servizi che si prestano a conciliare i tempi di lavoro con quelli di cura dei figli
2) Interventi/azioni:
Erogazione di titoli sociali: buoni o voucher finalizzati in via prioritaria a:
a) sostenere l’accesso ai servizi per la prima infanzia (sostegno
pagamento rette per nidi famiglia, asilo nido, scuola materna) le cui
spese siano regolarmente documentate;
b) sostenere l’accesso/mantenimento ai servizi di trasporto e mensa per
scuola primaria (ex scuola elementare), secondaria di 1° grado (ex
scuola media) e secondaria di 2° grado (scuola superiore) le cui spese
siano regolarmente documentate.
3) Soggetti titolati a presentare la richiesta
Destinatari dei titoli devono essere:
- nuclei familiari residenti nei Comuni dell’Ambito del Basso Sebino,
- con un numero di figli pari o superiore a 4 (ivi compresi minori in affido),
- residenti nei Comuni dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino;
233
- il cui Isee del nucleo familiare di appartenenza non sia superiore a €
9.000,00 (non verranno prese in considerazione domande con
certificato attestazione I.S.E.E. pari a zero).
I Comuni appartenenti all’Ambito del Basso Sebino sono: Adrara S.Martino,
Adrara S.Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore,
Sarnico, Tavernola B.sca, Viadanica, Vigolo, Villongo.
4) Valore e durata
La quota a disposizione per la realizzazione di progetti ai sensi del presente
bando è di € 11.952,00
L’entità del titolo sociale potrà essere, al massimo, di:
€ 1.000,00 per nucleo familiare per l’intervento a) finalizzato a sostenere
l’accesso ai servizi per la prima infanzia (sostegno pagamento rette per
nidi famiglia, asilo nido, scuola materna) le cui spese siano regolarmente
documentate;
€ 500,00 per nucleo familiare per l’intervento b) finalizzato a sostenere
l’accesso/mantenimento ai servizi di trasporto e mensa per scuola primaria
(ex scuola elementare), secondaria di 1° grado (ex scuola media) e
secondaria di 2° grado (scuola superiore) le cui spese siano regolarmente
documentate.
verranno erogati titoli sociali fino ad esaurimento fondi.
Il fondo “Famiglie numerose” viene gestito da un’equipe di valutazione
formata dalle assistenti sociali di: Comuni, Ambito, Consultorio Familiare di
Sarnico, dell’Ufficio Minori e Famiglia di Ambito e dal referente Area Minori di
Ambito.
Verranno privilegiate le domande di nuclei familiari che non percepiscono
altre indennità economiche relative ai minori (indennità di frequenza, di
accompagnamento, “dote scuola”;…)
Il Beneficiario ha l’obbligo di comunicare all’Ufficio Servizi Sociali della
Comunità Montana Monte Bronzone e Basso Sebino ogni variazione che
comporti il venir meno del diritto al titolo sociale.
234
Il diritto al titolo decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti.
5) Modalità di presentazione della domanda e valutazione
Le famiglie potranno presentare le domande solo presso il Comune di
residenza entro le seguenti scadenze:
30 aprile 2009
30 agosto 2009
30 novembre 2009
Oltre l’ultima scadenza non verranno prese in esame altre domande.
Alla domanda deve essere allegata la seguente documentazione:
• certificato di residenza in uno dei 12 comuni dell’Ambito;
• copia stato famiglia (autocertificabile)
• certificazione attestazione I.S.E.E. (non verranno prese in
considerazione domande con certificato attestazione I.S.E.E.
pari a zero)
• copia del certificato di invalidità (se posseduto);
L’Assistente Sociale del Comune di Residenza o di Ambito, svolge uno o più
incontri di conoscenza del caso e del bisogno sociale e/o economico e lo
porta in equipe di valutazione
L’equipe di valutazione:
valuta le domande presentate
crea una graduatoria
stende un progetto che prevede le modalità di utilizzo del fondo
stende un contratto con la famiglia.
6) Modalità di attribuzione
L’equipe di valutazione valuta, a seconda dei casi, la possibilità di:
235
erogare direttamente al nucleo familiare la quota indicata nel contratto;
concordare il progetto con il soggetto erogante il servizio a favore
del/dei minori;
concordare il progetto con un soggetto del privato sociale che opera nei
servizi del territorio che sarà tenuto a monitorare e a relazionare circa
l’andamento del progetto all’Ufficio Servizi Sociali della Comunità
Montana.
Nel caso il progetto non venisse realizzato o realizzato parzialmente il
contributo erogato dovrà essere totalmente rimborsato.
7) Revoca del buono
Il nucleo familiare decade dal diritto del beneficio per le seguenti cause:
- interruzione o scadenza del contratto firmato con i Servizi sociali;
- sottoscrizione di dichiarazioni false e/o inattendibili desunte dai controlli
effettuati;
- decadenza di uno dei requisiti di ammissione.
236
Ambito Territoriale del Basso Sebino.
Linee guida per l’accesso a
INIZIATIVE DI SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE
Con bambini zero – cinque anni.
PREMESSA
I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino attraverso il presente
regolamento definiscono le modalità di utilizzo del Fondo alla Natalità
considerandolo a tutti gli effetti uno strumento attraverso il quale dare corpo a
politiche sociali e assistenziali orientate al dialogo e all’interazione fra
famiglie, soggetti sociali del territorio, servizi e amministrazioni locali.
L’Ambito di riferimento per il Fondo alla Natalità è composto dai Comuni di: Adrara S. Martino,
Adrara S. Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola
B.sca, Viadanica, Vigolo, Villongo.
Gli organi tecnici di riferimento per la gestione del Fondo sono rappresentati dall’Ufficio di Piano e
dalla Comunità Montana che, quale ente capofila per la realizzazione della legge n. 328/2000
relativa alla programmazione territoriale del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali,
adotta il presente regolamento.
Art. 1. Oggetto del Regolamento
Il presente regolamento, previsto dalla normativa nazionale (L.328/00, L. 289/02 art. 46, comma 2)
e da leggi regionali (L.R. 23/99) disciplina, all’interno di un sistema integrato di interventi e servizi
sociali di competenza dei Comuni Associati, l’istituzione di buoni sociali, quali interventi economici
a valenza sociale, da assegnare a famiglie in condizione di fragilità e a famiglie di nuova
costituzione per il sostegno alla natalità.
237
Art. 2. Finalità
Sostenere la famiglia ed in particolare i nuclei in condizioni di fragilità economica/sociale nella cura
e nell’accudimento dei nuovi nati/adottati con particolare riferimento ai bambini disabili.
Art. 3. Il Fondo Natalità: valore e durata
Il Fondo Natalità viene gestito da un’équipe di valutazione (vedi art. 6)
Il Buono potrà avere una durata massima di 12 mesi.
L’entità del Buono potrà essere, al massimo, di € 250,00 mensili; inoltre, il buono prevede un
accompagnamento della famiglia alla rete tramite servizi già esistenti sul territorio.
Art. 4. Destinatari
Il presente regolamento prevede quali destinatari famiglie in condizioni di fragilità economica per
l’accudimento dei nuovi nati di età inferiore ai 5 anni, con particolare riferimento ai bambini disabili
e ai bambini con patologie e il cui I.S.E.E. del nucleo familiare non sia superiore a € 9.000,00 sia
per i nuclei monoparentali sia per le famiglie in cui sono presenti entrambe le figure genitoriali;
l’équipe di valutazione si riserva di valutare eventuali variazioni sulla situazione economica del
nucleo familiare (qualora fossero riscontrate gravi necessità è possibile valutare l’intervento sociale
anche per famiglie con I.S.E.E. superiore ai limiti previsti).
Per l’assegnazione del buono il nucleo familiare richiedente deve essere in possesso di almeno
uno dei seguenti requisiti:
1)
2)
3)
4)
famiglie al cui interno è presente un minore con patologie gravi
famiglie al cui interno sia presente un genitore con patologia gravemente invalidante;
famiglie monoparentali con fragilità sociali;
famiglie in cui è presente un minore di 5 anni ricoverati in ospedale relativamente ai giorni
della degenza ospedaliera.
238
Il beneficiario ha l’obbligo di comunicare all’Assistente Sociale di riferimento ogni variazione che
comporti il venir meno del diritto al buono (vedi art. 8).
Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti.
Art. 5. Requisiti di ammissione
Per la presentazione della richiesta di assegnazione del Buono, effettuata dall’Assistente Sociale
del Comune di Residenza, devono essere presenti i seguenti requisiti:
-
Residenza in uno dei 12 Comuni dell’Ambito;
Presenza, all’interno del nucleo familiare, di un minore di età compresa fra 0 e 5 anni;
Patologia del minore certificata;
Patologia invalidante di uno dei genitori certificata;
Fragilità sociale del nucleo familiare che può portare a situazioni di emarginazione del
nucleo e/o a carenze di accudimento nei riguardi del minore;
- Fragilità economica del nucleo familiare: I.S.E.E. inferiore a € 9.000,00 sia i nuclei
monoparentali sia per le famiglie in cui sono presenti entrambe le figure genitoriali.
In sede di valutazione verranno prese in considerazione eventuali altre provvidenze economiche
percepite dal nucleo richiedente.
Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti.
Art. 6. Modalità di accesso
Le famiglie potranno presentare le domande solo presso il Comune di Residenza entro le
scadenze indicate sul bando. Oltre l’ultima scadenza non verranno prese in esame altre domande.
Le Assistenti Sociali dei Comuni, dell’Ambito e del Distretto Sanitario raccolgono i bisogni e li
portano nell’équipe di valutazione creata per la formazione della graduatoria.
L’Assistente Sociale del Comune di Residenza o di Ambito, svolge uno o più incontri di
conoscenza del caso e del bisogno sociale e/o economico e lo porta in equipe di valutazione
L’équipe di valutazione:
239
-
valuta i casi presentati;
stende un progetto individuale comprensivo degli interventi
accompagnamento;
stende un contratto da sottoscrivere (Servizio Sociale e famiglia);
crea una graduatoria unica relativa all’Ambito territoriale.
economici
e/o
di
L’Assistente Sociale monitora periodicamente la situazione e riporta all’équipe di valutazione per
eventuali modifiche da apportare al progetto.
L’équipe di valutazione è composta da:
-
Responsabile tecnico dell’Area Minori;
Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito;
Referente équipe tutela dell’ASL (Assistente Sociale e/o Psicologa)
Frequenza degli incontri dell’équipe per la valutazione delle domande: ogni 3 mesi.
Art. 7. Modalità di assegnazione ed erogazione
L’équipe valuta, a seconda dei casi, la possibilità di:
-
erogare direttamente al nucleo familiare la quota indicata nel contratto;
concordare il progetto individuale con un soggetto del privato sociale che opera nei servizi
del territorio.
Art. 8. Decadenza del Buono
Il nucleo familiare decade dal diritto del beneficio per le seguenti cause:
-
interruzione o scadenza del contratto firmato con i Servizi sociali;
trasferimento della residenza in un Comune al di fuori dell’Ambito Monte Bronzone Basso
Sebino;
sottoscrizione di dichiarazioni false e/o inattendibili desunte dai controlli effettuati;
decadenza di uno dei requisiti di ammissione.
Art. 9. Controllo e vigilanza
240
In attuazione delle funzioni di vigilanza attribuite ai servizi sociali dalla legislazione nazionale ai
Comuni, l’Ufficio di Piano esercita, d’ufficio, oltre che su richiesta, visite periodiche sulla compiuta
attuazione del progetto.
Nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 e sue modifiche ed
integrazioni, l’esito delle verifiche effettuate riveste efficacia per la revoca dell’assegnazione.
Ai sensi dell’art. 4 comma 7 del D.L. n. 109/98, come modificato dal D.L. n. 130/2000, gli uffici
competenti potranno richiedere la documentazione atta a dimostrare la completezza e la veridicità
dei dati dichiarati anche al fine della correzione di errori materiali di modesta entità.
Art. 10. Norma finale e transitoria
Il presente regolamento ha durata per il triennio 2009 - 2011
241
INDICE PIANO DI ZONA BASSO SEBINO 2009-2011
PROLOGO A CARATTERE PROVINCIALE
1
IL PERCHE’ DELLA GESTIONE ASSOCIATA
31
PROGRAMMAZIONE E ORGANIZZAZIONE
34
INDICAZIONI PER LA PROGETTAZIONE 2009-2011
41
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
42
DESCRIZIONE DELL’AMBITO ( Conformazione territoriale e
situazione demografica)
57
LA SPESA SOCIALE NEL BASSO SEBINO 2006-2008
79
OFFERTA SOCIALE E SOCIO-SANITARIA
87
LE AZIONI TRASVERSALI
99
UFFICIO SOCIALE
102
AREA ANZIANI
106
AREA DISABILI
118
AREA MINORI
135
AREA MINORI E FAMIGLIE – sezione famiglie straniere-
168
PREVISIONE ECONOMICA SISTEMA INTEGRATO DELLE
POLITICHE SOCIALI DEL BASSO SEBINO – 2009
181
RIPARTO QUOTE COMPARTECIPAZIONE COMUNALE
185
RIPARTO ECONIMICO SPECIFICHE FONDO DI AMBITO
186
ALLEGATI
PROTOCOLLO D’INTESA PER LA GESTIONE DELLA FIGURA
DELL’ASSISTENTE EDUCATORE
189
SPERIMENTAZIONE DEL BUONO SOCIALE PER INIZIATIVE A
SOLLIEVO DELLE FAMIGLIE DI PERSONE DISABILI
200
242
PROTOCOLLO SAD-ADI
205
PROTOCOLLO DIMISSIONI PROGRAMMATE
217
PROTOCOLLO INSERIMENTI LAVORATIVI
221
PROTOCOLLO DEL MICROCREDITO
226
BANDO TITOLI SOCIALI ALLE FAMIGLIE NUMEROSE
233
LINEE GUIDA INIZIATIVE DI SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE CON
BAMBINI 0-5 ANNI
237
243
Scarica

ambito territoriale del ambito territoriale del basso sebino basso