PIANO DI ZONA AI SENSI DELLA LEGGE 328/2000 AMBITO TERRITORIALE DEL BASSO SEBINO A CURA DI TRIENNIO 2009-2011 1 CONFERENZA DEI SINDACI CONSIGLIO DI RAPPRESENTANZA DEI SINDACI PRESIDENTI ASSEMBLEE DEI SINDACI DISTRETTI SOCIO-SANITARI CONSULTA DI ORIENTAMENTO L. 328/00 PROLOGO A CARATTERE PROVINCIALE PIANI DI ZONA 2009-2011 Approvato nella seduta del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci del 2 marzo 2009 alla presenza dei Presidenti delle Assemblee dei Sindaci e dei componenti della Consulta di Orientamento L.328/00 Bergamo, febbraio 2009 2 PROLOGO A CARATTERE PROVINCIALE PER I 14 PIANI DI ZONA 2009-2011 DEGLI AMBITI TERRITORIALI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO 1. PREMESSA La Conferenza dei Sindaci del novembre 2008 ha espresso la volontà di proporre, alle diverse Assemblee dei Sindaci dei Distretti socio-sanitari, di far precedere i nuovi Piani di Zona 2009-2011 da un prologo comune per i 14 Ambiti Territoriali che contempli le strategie di attuazione delle politiche di welfare e le tematiche da affrontare a livello provinciale. Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci ha tradotto questa indicazione formulando il seguente documento, con due obiettivi, di ordine: “politico” - superare la frammentarietà e inserire una logica dell’intervento sociale in ottica di “sistema provincia” con alcuni ovvi vantaggi in termini negoziali e contrattuali; “operativo” - diffondere e condividere una direzione verso un’uniformità dei servizi e delle prestazioni per il cittadino in condizione di fragilità, con logiche programmatorie ed operative che, pur giustamente rispettose delle particolarità e dei bisogni espressi dal e nel territorio, riescono a indirizzarsi verso logiche comuni e condivise al di là dei confini dell’Ambito Territoriale. Dopo i primi sette anni di attuazione della legge 328/2000 e alla vigilia dell’approntamento dei Piani di Zona del terzo triennio, il giudizio sull’attuazione della legge nazionale in terra bergamasca è positivo. È cresciuta la competenza e la capacità dei 14 Ambiti Territoriali a programmare e ad organizzare la rete dei servizi; ma ancor prima è cresciuta la capacità politica dei Comuni e degli Uffici di Piano nell’assumere i compiti e nel cogliere le opportunità della legge, arricchendo di nuove potenzialità economiche l’area dei servizi nelle proprie comunità locali. È proprio nei servizi immateriali e nel sapere scientifico, professionale e organizzativo che troverà sempre più spazio nei prossimi anni la qualità sociale di una comunità e il suo valore. La partecipazione istituzionale dei Comuni alle Assemblee di Ambito è stata elevata e costante, come notevole e crescente è stato l’impegno degli Uffici di Piano, vero motore di programmazione e di organizzazione negli Ambiti. L’esperienza della vita “associativa” degli Ambiti è un patrimonio in crescita attorno al quale la Regione e, per quanto possibile, anche i Comuni stessi potranno fare riferimento anche per altre funzioni e attività sovra comunali. L’Ambito sovra locale disegnato dalla L. 328/2000 sta diventando appunto un patrimonio: una nuova maniera di concepire la vita amministrativa di comunità più vaste e di governare temi complessi con competenze accresciute e adeguate. 3 La costruzione dei Piani di Zona diventa un modo nuovo di concepire la comunità come un prodotto di idee e di cultura, più che una somma di elementi definiti ed economicamente marginali. In quest’ottica si inserisce anche la L.R. 3/2008 che fornisce alle istituzioni ed alle organizzazioni pubbliche e private e fin’anche alle famiglie ed ai cittadini, una possibilità che se non colta, promossa e “curata”, rischierebbe di snaturare a mero livello burocratico norme che hanno grande potenzialità innovativa. Da sempre, infatti, il sistema di welfare, con particolare riferimento ai servizi sociali e socio-sanitari, è stato visto come parte di un sottosistema rispetto allo sviluppo urbanistico, occupazionale, formativo e locale del territorio. Si riafferma il nostro impegno di mettere il sistema di welfare con la sua tipologia di approccio verso gli altri sottosistemi, al centro, avendo come principale oggetto di lavoro lo sviluppo complessivo della comunità locale. Questa dimensione di lavoro e di metodo consente: di rappresentare le persone che si rivolgono ai servizi, siano essi di carattere sociale o sanitario, come portatrici non solo di bisogni e di diritti, ma anche di risorse e di saperi che ci permettono di leggere e gestire i problemi cruciali intorno alle direzioni possibili da intraprendere nella società globale; di dare senso e significato ai concetti di sussidiarietà, partecipazione, programmazione condivisa e di valorizzazione della realtà locale. I servizi ed i soggetti che agiscono in quest’area del welfare si occupano di sfere della vita così delicate e al contempo così cruciali del rapporto cittadini - istituzioni che, se sostenute, consentono l’attivazione di dinamiche partecipative in grado di recuperare il senso del legame sociale ed i processi di inclusione che sono questioni cardine dello sviluppo del territorio. Per realizzare questo si delinea: un supporto tecnico-operativo, non esclusivamente specialistico e di settore, ma attento alla cura e alla realizzazione del processo, con l’individuazione di luoghi e di spazi autorevoli di sintesi e di “ricomposizione di senso” delle strategie e delle operatività; un’elencazione di obiettivi possibili, utili a concretizzare l’azione prospettata e a riconoscersi in un percorso di “governo” e di prossimità in cui il territorio e la comunità che lo rappresenta siano protagonisti. Naturalmente il prologo provinciale è una sintesi che necessariamente deve limitarsi a indicare alcune priorità essenziali e parziali del sistema generale di “protezione e coesione sociale” per non essere meramente una lista di “cose da fare”. Lo sviluppo naturale, di questo prologo e delle azioni proposte, trova il suo contenuto approfondito, distintamente creativo, ricco e articolato nel Piano di Zona di ogni Ambito Territoriale e della sua Assemblea dei Sindaci. 4 2. ALCUNI DATI “SIGNIFICATIVI”DI CONTESTO Al 31 dicembre 2007, data cui si riferiscono le statistiche demografiche più aggiornate, la popolazione residente sul territorio provinciale ammonta a 1.059.593 unità, pressoché equamente ripartite tra maschi (49.6%) e femmine (50.4%), con un incremento assoluto rispetto alla stessa data dell’anno precedente di 14.773 unità, pari all’1.4% in termini relativi. Per interpretare le dinamiche quantitative della popolazione residente, conviene però fare riferimento ad un arco temporale più esteso di un anno, rifacendosi al grafico sottostante dove è riportata la serie storica della popolazione nel periodo compreso tra il 31 dicembre 1991 e il 31 dicembre 2007. SERIE STORICA DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE IN PROVINCIA DI BERGAMO - 1992-2007 In tutti questi anni, con l’esclusione del 2001 sul quale hanno pesato le verifiche censuarie, il trend della popolazione si è mantenuto crescente e approssimativamente lineare, con un tasso di variazione annuo compreso tra lo 0,5% e l’1% fino al 2000 e tra l’1% e il 2% negli anni successivi. Volendo distinguere, nelle variazioni annuali, il contributo della componente naturale (differenza tra nati e morti) e quello della componente migratoria (differenza tra immigrati ed emigrati), si perviene al grafico seguente, che ne riporta i valori a partire dal 2002. SERIE STORICA DEI SALDI DEMOGRAFICI IN PROVINCIA DI BERGAMO - 2002-2007 200 00 s a l d o m i g r a to r i o s a ld o n a tu r a le 175 00 150 00 125 00 100 00 7 500 5 000 2 500 0 2002 2003 2 004 2005 20 06 2007 F o n t e : e la b o r a z io n e O s s e r v a t o r io P o lit ic h e So c ia li P r o v in c ia d i B e r g a m o s u d a t i I s t a t 5 E’ evidente il peso più rilevante della componente migratoria rispetto a quella naturale, la cui consistenza è, in termini relativi, esigua. Ci si trova in sostanza di fronte ad una popolazione in trend di crescita costante, ma ciò principalmente a motivo della capacità di attrazione esercitata dal territorio provinciale, che determina un numero di ingressi ben superiore a quello delle uscite. Ciò è confermato numericamente dal coefficiente di gravitazione, che per il 2007 è pari a +11.5°/oo, mentre il tasso di natalità, pari al 10,8°/oo, è approssimativamente associato al valore di 1,6 figli attesi per donna, ben al di sotto del valore di sostituzione di 2 figli per donna che garantirebbe il mantenimento del livello numerico della popolazione senza apporti esterni. Inoltre, occorre tenere presente che anche il trend demografico non è uniforme su tutto il territorio provinciale, come risulta dal grafico sottostante nel quale viene presentata la variazione demografica relativa dell’ultimo triennio per i quattordici Ambiti della Provincia. VARIAZIONE PERCENTUALE DELL’AMMONTARE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE NEL TRIENNIO 2005-2007 NEGLI AMBITI TERRITORIALI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO -1.0% 0.0% 1.0% 2.0% 3.0% 4.0% 5.0% 6.0% 7.0% Ambito VALLE CAVALLINA Ambito di SERIATE Ambito ISOLA BERGAMASCA Ambito di ROMANO DI LOMBARDIA Ambito di TREVIGLIO Ambito di GRUMELLO Ambito BASSO SEBINO Ambito di DALMINE Ambito ALTO SEBINO Ambito VALLE IMAGNA Ambito VALLE SERIANA Ambito VALLE SERIANA SUP. E SCALVE Ambito di BERGAMO Ambito VALLE BREMBANA Fonte: elaborazione Osservatorio Politiche Sociali Provincia di Bergamo su dati Istat In fondo alla classifica, in corrispondenza dei tassi di variazione più bassi, si trovano, insieme all’Ambito di Bergamo, tutti gli Ambiti delle Valli, con la Valle Brembana che risulta addirittura in trend negativo, ovvero con una popolazione il cui ammontare nell’ultimo triennio è diminuito. Per quanto riguarda la struttura demografica della popolazione, cioè la sua composizione per sesso ed età, oltre alla descrizione analitica offerta dalla piramide delle età, che viene presentata più avanti, è possibile discutere i valori di alcuni indicatori sintetici, che vengono elencati nella seguente tabella confrontando altresì la situazione dell’ultimo triennio, per valutare l’evoluzione in atto. 6 PRINCIPALI INDICATORI DEMOGRAFICI RELATIVI ALLA POPOLAZIONE RESIDENTE IN PROVINCIA DI BERGAMO - 2004 E 2007 INDICATORE 31 DICEMBRE 2004 31 DICEMBRE 2007 111.7% 114.5% 46.2% 48.4% 5.3% 5.3% Indice di vecchiaia numero di anziani (65enni e oltre) ogni cento bambini (sotto i 15 anni) Indice di carico sociale numero di soggetti al di fuori dell’età lavorativa ogni cento soggetti in età lavorativa Tasso d’incidenza della popolazione infantile numero di bambini sotto i 5 anni ogni cento soggetti Sulla base dei dati elencati e di altri che per brevità non vengono in questa sede riportati, si può sostanzialmente affermare che, a fronte di un tasso di ricambio alla base della piramide (il contributo cioè della classe di età quinquennale più giovane) pressoché costante, è in atto un progressivo fenomeno di invecchiamento in base al quale l’incidenza delle generazioni più anziane aumenta sempre più rispetto a quello delle generazioni in età lavorativa. PIRAMIDE DELLE ETÀ DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE IN PROVINCIA DI BERGAMO AL 31 DICEMBRE 2007 90+ maschi femmine 85-89 80-84 75-79 70-74 65-69 60-64 55-59 50-54 45-49 40-44 35-39 30-34 25-29 20-24 15-19 10-14 05-09 00-04 5% 4% 3% 2% 1% 0% 0% 1% 2% 3% 4% 5% Fonte: elaborazione Osservatorio Politiche Sociali Provincia di Bergamo su dati Istat Anche per la struttura demografica è possibile rilevare l’esistenza di diverse situazioni locali. Si veda a questo proposito il grafico seguente, dove la posizione di ciascun ambito interpreta i valori degli indici di vecchiaia e di carico sociale a esso corrispondenti. 7 AMBITI TERRITORIALI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO: DIAGRAMMA A DISPERSIONE RISPETTO ALL’INDICE DI VECCHIAIA E ALL’INDICE DI CARICO SOCIALE AL 31 DICEMBRE 2007 60% Ambito di BERGAMO 55% Ambito VALLEBREMBANA le ia c o s o c ria 50% c i d e ic d in Ambito ALTO SEBINO Ambito VALLESERIANA SUP. E SCALVE Ambito VALLESERIANA Ambito VALLEIMAGNA Ambito VALLECAVALLINA Ambito BASSO SEBINO 45% Ambito di DALMINE Ambito di GRUMELLO Ambito di SERIATE Ambito di TREVIGLIO Ambito ISOLA BERGAMASCA Ambito di ROMANO DI LOMBARDIA 40% 50% 75% 100% 125% 150% 175% 200% indice di vecchiaia Fonte: elaborazione Osservatorio Politiche Sociali Provincia di Bergamo su dati Istat Nel grafico, più ci si sposta a destra e più forte diventa la prevalenza degli anziani sui bambini misurata dall’indice di vecchiaia; mentre più ci si sposta in alto e più forte diventa il peso relativo delle classi improduttive come calcolato dall’indice di carico sociale. Analogamente a quanto rilevato prima, si distinguono gli Ambiti delle Valli e l’Ambito di Bergamo in posizione estrema verso l’angolo in altro a destra, che descrive le popolazioni in cui l’invecchiamento ha prodotto gli effetti numericamente più vistosi. A questo contesto di carattere demografico, curato DALL’OSSERVATORIO POLITICHE SOCIALI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO, si legano alcuni dati, curati dall’Asl, sullo stato di salute della popolazione bergamasca, che mettono in evidenza alcune criticità di carattere sanitario e conseguentemente sociali legate alla maggiore prospettiva di vita. Per la prima volta nella storia dell’umanità, l’aumento dell’aspettativa di vita si coniuga con alcuni problemi che influenzeranno in modo determinante il futuro della nostra società. La contrazione delle nascite, sintomo di un ricambio generazionale flebile almeno in termini numerici, ed il progressivo invecchiamento della nostra popolazione porterà ad un inevitabile incremento delle patologie cronico degenerative richiedendo maggiore assistenza. Questi pochi dati tracciano una dimensione evolutiva della nostra comunità, che condizionerà sempre più la programmazione sociale, e non solo, dei prossimi decenni. 8 RICOVERI OSPEDALIERI DEI SOGGETTI CON ETÀ UGUALE O SUPERIORE AI 75 ANNI TAB.1 - ANDAMENTO NEGLI ANNI E TASSO SULLA POPOLAZIONE NELLA STESSA CLASSE D’ETÀ A 2 2 2 2 2 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 N . d i s o g g e t t i R ic o v e r a t i n n o 3 4 5 6 7 8 2 2 2 2 2 2 0 1 2 2 0 0 . . . . . . 6 3 0 7 9 8 2 0 4 5 0 8 P o p > = 7 5 a n n i 4 7 2 2 8 2 6 7 7 7 7 8 7 0 3 6 9 2 . . . . . . 9 3 5 8 6 5 0 1 4 5 4 5 8 5 4 8 0 6 N . d i s o g g e t t i r ic o v e r a t i s u 1 0 0 A b . 3 3 3 2 2 2 0 0 0 9 6 5 , , , , , , 4 3 0 6 3 3 Fonte: Dati di Ricovero-Fonte scheda di dimissione ospedaliera Rimane elevato il bisogno di ricorso a cure ospedaliere per le persone, ultra o pari a 75 anni, anche se in calo in termini % negli anni. L’apparente flessione del ricorso all’assistenza ospedaliera negli anni presi in considerazione può trovare alcune plausibili spiegazioni dal passaggio in regime ambulatoriale di alcuni interventi propri dell’anziano (per es. cataratta). TAB.2 - SOGGETTI CON ETÀ SUPERIORE OD UGUALE A 75 RICOVERATI PRESSO STRUTTURE OSPEDALIERE NEL 2008 P n _ d is t 1 1 1 1 1 A S L 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 4 o p > = 7 5 a n n i 1 6 8 . 4 . 2 . 3 . 2 . 2 . 8 . 3 . 4 . 3 . 8 . 8 . 5 . 8 2 N . d i s o g g e t t i r ic o v e r a t i . 3 9 1 3 8 9 2 9 6 8 3 3 5 1 2 2 1 6 9 4 4 2 9 4 9 1 6 3 0 6 9 7 6 4 6 8 0 0 6 0 0 9 . 5 5 6 4 . 1 5 5 2 . 1 7 4 1 . 0 0 7 7 1 2 9 3 6 6 0 2 7 3 0 2 . 0 2 6 9 2 1 1 . 1 4 7 9 9 0 2 . 1 5 7 1 . 9 1 7 1 . 4 0 8 2 0 . 8 8 2 N . d i s o g g e t t i r ic o v e r a t i s u 1 0 0 A b . 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 5 5 3 5 6 7 4 4 3 6 4 5 3 8 5 , , , , , , , , , , , , , , , 3 9 4 1 7 2 8 4 5 6 9 5 9 1 3 Fonte: Dati di Ricovero-Fonte scheda di dimissione ospedaliera In particolare nel corso dell’anno 2008 - 1 persona su 4 - con età superiore od uguale a 75 anni, ha avuto un ricovero ospedaliero (tale distribuzione si mantiene omogenea sul territorio bergamasco). Dato interessante è che l 14,2 % degli anziani viene ricoverato a causa di un traumatismo. 9 Le cause di ricovero per trauma sono quelle che generano la necessità maggiore di assistenza domiciliare: gli anziani con traumi oltre ad avere pesantemente limitata la propria autosufficienza, si vedono sottoposti a “rischi maggiori” una volta dimessi, per cui un’adeguata assistenza al domicilio è una condizione necessaria a ridurre i rischi di una precoce istituzionalizzazione. TAB.3 - SOGGETTI ASSISTITI CON PIANO ASSISTENZIALE INDIVIDUALIZZATO IN ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA –ANNO 2007 distretto 00-64 01 Bergamo 114.224 02_Dalmine 03_Seriate 04_Grumello 05_Valle Cavallina 116.693 60.676 39.364 43.185 06_Monte Bronzone - Basso Sebino 07_Alto Sebino 08 Valle Seriana 09_Valie Seriana Superiore e Valle di Scaive Utenza assistita nel 2007 con emissione Numero utenti nell'anno/popolazione x 1000 di Piani assistenziali popolazione residente al 1/1/2008 in provincia di Bergamo' 25.438 24.459 79.538 35.425 65-74 75-79 80 e oltre 16.780 6.860 9.531 12.521 4.086 4.303 6.054 2.012 2.284 3.841 1.295 1.538 4.379 1.623 1.889 993 2.661 1.223 3.252 1.253 1.691 10.151 3.788 4.506 4.566 1.765 2.151 4.773 4.592 11.307 1.833 1.787 4.026 l O_Valle Brembana l 1 Valle 'macina e Villa d'Almè l 2_1sola Bergamasca 34.657 42.350 105.258 13_Treviglio 14_Romano di Lombardia 87.219 10.276 3.619 66.506 6.892 2.376 874.992 102.045 37.316 2.473 2.189 4.442 totale 147.395 65- 7574 79 95 116 114 137.603 71.026 46.038 51.076 91 100 62 49 30 38 47 44 81 43 31 53 30.315 30.655 97.983 43.907 18 19 58 34 21 30 59 53 20 26 46 39 43.736 50.918 125.033 32 37 85 46 43 84 42 36 72 62 106 108 194 208 40 705 104 1.992 4.387 105.501 2.633 78.407 45.240 1.059.593 00-64 61 74 44 47 713 804 80 e oltre 391 177 131 67 101 63 57 140 145 totale 0064 716 449 285 166 245 122 132 303 271 226 224 435 405 235 4214 6574 0,8 6,9 0,8 8,0 1,0 8,1 0,8 9,9 1,1 10,0 0,7 7,9 0,8 9,2 0,7 5,8 1,0 11,6 7579 80 e oltre ditotale 16,6 19,8 21,4 23,9 32,7 20,1 20,8 12,1 22,1 41,0 4,9 41,1 57,4 43,6 53,5 51,5 3,3 04 3,6 4,8 04 33,7 31,1 67,4 4,3 3,1 6,2 0,9 0,9 0,8 0,7 9,6 9,4 7,4 7,2 22,9 20,1 17,9 17,1 42,9 49,3 43,7 47,4 5,2 4,4 3,5 3,8 0,7 0,8 6,8 7,9 16,8 18,9 39,5 044 03 04 Fonte: Dati Servizio di Assistenza domiciliare-ASL Da quest’ulteriore dato si evidenzia come il 64% dei piani di assistenza integrata – ADI interessa i soggetti con età superiore od uguale a 75 anni. Il bisogno di continuità assistenziale e di cure domiciliari interessa anche parte di popolazione affetta da patologie neoplastiche. TAB.4 DISTRIBUZIONE DEI SOGGETTI CON NEOPLASIE BDA 2007 - Assistiti con neoplasie Domicilio D01-Bergamo D02-Dalmine D03-Seriate D04-Grumello D05-Valle Cavallina D06-Monte Bronzone-Basso Sebino D07-Alto Sebino D08-Valle Seriana D09-Valle Seriana Sup.e Scalve D10-Valle Brembana D11-Valle Imagna e Villa d'Almè D12-Isola Bergamasca D13-Treviglio D14-Romano di Lombardia N.C. Totale complessivo assistiti totale valore totale assistiti valore F M F 2.966 3.741 15.497.773 14.857.400 6.707 30.355.173 2.161 2.484 13.690.440 11.013.141 4.645 24.703.581 1.116 1.353 6.275.083 5.284.265 2.469 11.559.348 671 823 3.895.585 3.376.705 1.494 7.272.290 780 887 4.257.811 3.636.864 1.667 7.894.676 391 481 2.243.370 2.007.982 872 4.251.351 572 580 3.282.035 2.551.343 1.152 5.833.378 1.780 1.988 10.364.367 8.308.016 3.768 18.672.383 771 825 5.096.845 3.641.560 1.596 8.738.405 751 766 4.195.646 3.344.977 1.517 7.540.623 778 915 4.002.353 3.826.367 1.693 7.828.721 1.785 2.132 10.733.031 9.153.911 3.917 19.886.942 1.674 2.140 10.076.964 9.108.631 3.814 19.185.594 1.264 1.422 7.717.299 5.945.980 2.686 13.663.280 3 12 3.457 18.432 15 21.889 17.463 20.549 101.332.061 86.075.574 38.012 187.407.634 consumo tasso medio grezzo assistito *10.000 pop.07 M 4.526 5.318 4.682 4.868 4.736 4.875 5.064 4.956 5.475 4.971 4.624 5.077 5.030 5.087 1.459 4.930 439 152.874 336 138.331 348 71.050 325 45.906 326 51.161 287 30.400 384 30.005 384 98.184 367 43.451 347 43.676 332 50.952 314 124.621 362 105.427 343 78.319 279 538 357 1.064.895 10 Fonte: Banca dati assistiti-ASL I numeri si riferiscono a tutti soggetti assistiti nel 2007 per neoplasie indipendentemente dal grado di gravità della stessa patologia. Il 3% della popolazione complessiva, nel 2007 è stato assistito per tale patologia . Nel 2007 i decessi per tumore nella nostra provincia sono stati 1897 e rappresentano il 4% di tali assistiti. Tale dato può considerarsi un indicatore indiretto di un potenziale bisogno d’assistenza territoriale. 3. GLI OBIETTIVI E LE STRATEGIE Per i Comuni associati, titolari e responsabili della programmazione dei Piani di Zona gli obiettivi a carattere provinciale e generale della nuova triennalità sono: ⇒ un disegno strategico che con gradualità promuova una generazione di politiche sempre più integrate tra il sistema sanitario, socio-sanitario e sociale a favore del cittadino in condizione di fragilità; ⇒ la volontà di contribuire a riorganizzare la rete ospedaliera provinciale con l’obiettivo di dotare gli Ambiti Territoriali di servizi di prossimità per la degenza sanitaria temporanea a bassa intensità e per l’assistenza socio-sanitaria riabilitativa semi residenziale e residenziale; ⇒ un incremento delle attività territoriali nella logica della continuità assistenziale e con una integrazione di sistema tra l’area socio-sanitaria e socio-assistenziale; ⇒ una progressiva uniformità dei sistemi locali di welfare; ⇒ la realizzazione della rete dei servizi essenziali a livello di Ambito Territoriale; ⇒ l’attenzione alla prevenzione ed alla promozione della e alla salute; ⇒ l’innovazione, la ricerca sociale e la formazione. Al fine di sostenere la realizzazione di tali intenti si declinano di seguito: 11 OBIETTIVI DI CARATTERE POLITICO – sono le sollecitazioni in termini di proposta che il sistema comunale del territorio bergamasco indirizza ai livelli istituzionali competenti e che incidono nella programmazione e nello sviluppo del welfare locale; OBIETTIVI DI CARATTERE STRATEGICO – indicano la direzione e l’azione operativa di cui il sistema comunale sceglie di indirizzare la propria azione e per la cui dimensione operativa è direttamente responsabile; OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO – si riferiscono alle sinergie di realizzazione dell’integrazione con i sistemi sanitari e socio-sanitari e alle azioni per lo sviluppo del sistema socioassistenziale di competenza comunale. 12 OBIETTIVI DI CARATTERE POLITICO E ORGANIZZATIVO Le risorse e la certezza dei finanziamenti sono elementi essenziali ed indispensabili per programmare Piani d’azione sociale che non siano una semplice declinazione di “aspettative”. La certezza dei finanziamenti è preliminare condizione e perciò un impegno a cui gli Enti Locali non vogliono venire meno, ma che richiede reciprocità istituzionale. A livello provinciale, oltre alla ricerca di nuovi canali di finanziamento per l’attuazione delle politiche sociali (bandi europei, fondazioni, contributi da organizzazioni e da privati ), i Comuni si impegnano ad incrementare le risorse associate per il sociale a livello di Ambito Territoriale. Inoltre si impegnano, a risorse invariate, a proporre soluzioni diverse nell’attuale impiego economico del Fondo Sanitario Regionale in una logica d’integrazione dei sistemi sanitario, socio-sanitario e socioassistenziale. OBIETTIVI DI CARATTERE POLITICO OBIETTIVO N.1 – RISORSE CERTEZZA DEI CONTRIBUTI FINANZIARI, PER IL SOSTEGNO DEL “SISTEMA DEI SERVIZI E DEGLI INTERVENTI SOCIALI” AZIONE FORMULAZIONE DI UNA RICHIESTA NELLE SEDI NAZIONALI E REGIONALI DI UN MECCANISMO, IDENTICO A QUELLO FONDO SANITARIO NAZIONALE, CHE NON PUÒ MAI DIMINUIRE, PER LE RISORSE DESTINATE AL “SOCIALE”: FONDO NAZIONALE POLITICHE SOCIALI, FONDO SOCIALE REGIONALE, FONDO NAZIONALE PER LE NON DEL AUTOSUFFICENZE TEMPI 2009, DA RIBADIRE NELLA CONSULTA DELLA SANITÀ (ORGANISMO PRESIDENTE DELLA REGIONE LOMBARDIA, DI CUI FANNO PARTE ANCHE I PRESIDENTI DEI CONSIGLI DI RAPPRESENTANZA DELLA REGIONE), ALL’ANCI ED IN OGNI OCCASIONE ISTITUZIONALE RICHIESTA DA FORMALIZZARE ENTRO GIUGNO REGIONALE PRESIEDUTO DAL Le risorse finanziarie per sostenere le politiche sociali dei Comuni e degli Ambiti Territoriali, provengono: dal Fondo Nazionale Politiche Sociali, dal Fondo Nazionale per le non autosufficienze, dal Fondo Sociale Regionale, dai Comuni e dal contributo diretto dei cittadini. I Comuni e le famiglie sostengono, da soli, tra il 75% e l’85% dei costi complessivi di assistenza sociale. La forbice è dovuta al fatto che in questi 7 anni lo Stato e la Regione hanno contribuito con risorse finanziarie di anno in anno mutevoli e incerte, comunque in diminuzione. La Regione Lombardia finanzia il sistema della sanità bergamasca – dato anno 2007 – con 1.132.215.000 € (ospedali, ecc.), il sistema socio-sanitario – dato anno 2007 – con 123.129.000 € (RSA, Consultori, RSD, CDI, ADI ecc.). I Comuni finanziano la spesa per il sistema socio-assistenziale (pari a circa 106.000.000 €) per una quota pari a circa 73.000.000 € – dato anno 2006. 13 I finanziamenti statali e regionali sulla stessa ammontano ad una quota pari a circa 14.500.000 €, risorse che coprono quindi solamente il 13% della spesa sociale complessiva. Alla Regione abbiamo chiesto più volte, inutilmente, una flessibilità, ancorché minima, nel Bilancio dell’ASL. Questa flessibilità consentirebbe sia una maggiore autonomia dell’Azienda in sede locale, sia una maggiore responsabilizzazione di essa nelle decisioni di spesa. Chiediamo alla Regione e allo Stato, a garanzia di un’efficace programmazione la certezza dell’entità e dei tempi di erogazione delle risorse. OBIETTIVI DI CARATTERE POLITICO OBIETTIVO N. 2 - RISORSE – PROPOSTE A RISORSE DISPONIBILI INVARIATE, RIDEFINIZIONE DI MAGGIORI FONDI PER IL TERRITORIO AZIONE IMPEGNARSI, ANCHE ATTRAVERSO PROPOSTE A CARATTERE COMUNALE O TERRITORIALE, PER UNA RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE DI OFFERTA OSPEDALIERA E, CONSEGUENTEMENTE, PER UNA DESTINAZIONE VERSO I SERVIZI TERRITORIALI DEL FONDO SANITARIO REGIONALE. TEMPI DEFINIZIONE E FORMALIZZAZIONE DELLE PROPOSTE PER LA PROSSIMA CONFERENZA DEI SINDACI PREVISTA PER DICEMBRE 2009 Il sistema ospedaliero bergamasco è complessivamente di buona qualità, offre prestazioni adeguate e raggiunge non poche eccellenze. Le criticità sono comuni a molte altre realtà ospedaliere lombarde: lunghe liste d’attesa, insufficienza delle strutture riabilitative e per la lungodegenza, dimissioni precoci o troppo precoci, assenza di un rapporto organico tra ospedale e comunità locale. La Legge e l’evoluzione stessa della Medicina nei paesi occidentali spinge gli Ospedali per acuti verso una sempre maggiore specializzazione nelle cure intensive per le emergenze e le urgenze, nella diagnostica complessa e nella terapia oncologica, nella ricerca in genetica e in immunologia. I posti letto per acuti si ridurranno ulteriormente a causa dell’incremento del turnover, molta medicina tradizionale troverà il suo spazio di elezione sul territorio. Lo stesso sviluppo demografico indurrà l’ ideazione e la produzione di forme nuove di gestione delle fragilità patologiche delle persone anziane. I Medici di famiglia assumeranno un ruolo più centrale nella cura e nel percorso diagnosticoterapeutico di molta parte della medicina tradizionale. Inoltre, a Bergamo, dove la rete ospedaliera “consuma”, in modo anche inappropriato €684.429.000 (DRG, Ambulatoriale), il 58% del bilancio sanitario ASL –-consuntivo anno 2007, inizierà la sua attività il Nuovo Ospedale, che sarà in grado da solo, se messo in condizioni di farlo, di assorbire buona parte della domanda d’urgenza e di specialità complesse dell’intera provincia e di ampliare lo spazio della ricerca clinica, facendo leva sulla realtà consolidata dell’Istituto Mario Negri. 14 È QUESTO IL TEMA DEI TEMI: COME PENSARE AD UNA RETE OSPEDALIERA CHE NON PRESENTI SPRECHI, INEFFICIENZE E NON SOLLECITI LOCALISMI PRIVI DI SOSTENIBILITÀ. Ovvero, come pensare ad una riorganizzazione della rete ospedaliera provinciale con l’obiettivo di dotare gli Ambiti Territoriali di più utili servizi di prossimità per la degenza sanitaria temporanea a bassa intensità e per l’assistenza socio-sanitaria semiresidenziale e residenziale. Se è vero che la progressiva e rapida rivoluzione demografica richiede già oggi più assistenza sanitaria e socio-sanitaria alla popolazione anziana e che questo sarà sempre più l’elemento dirompente nei prossimi decenni, allora occorre che il sistema sanitario bergamasco si orienti da subito verso forme più adeguate di assistenza territoriale e di prossimità. Questo anche potenziando l’Assistenza Domiciliare Integrata, incrementando la disponibilità di posti nelle RSA e assegnando ad esse anche funzioni di Riabilitazione Generale Geriatrica e di soccorso nelle funzioni infermieristiche. Accanto alla riorganizzazione della rete ospedaliera si dovrà prevedere l’affidamento delle funzioni sanitarie e socio-sanitarie meno complesse, anche di natura riabilitativa, alla direzione distrettuale. L’enfasi sulle opportunità collegate al Nuovo Ospedale non può dunque essere disgiunta da una razionale presa di posizione sul futuro stesso della restante rete provinciale ospedaliera. Si tratta di risorse finanziarie rilevantissime, di cui ogni punto percentuale di spreco e di inefficienza vale circa 6,8 milioni di Euro, la metà di quanto lo Stato e la Regione conferisce a tutti i 244 Comuni bergamaschi per le politiche sociali ogni anno. OBIETTIVI DI CARATTERE STRATEGICO OBIETTIVO N. 3 - ORGANIZZAZIONE - GOVERNANCE FAVORIRE “LUOGHI” DI SINTESI E DI RICOMPOSIZIONE DEL FRAMMENTATO UNIVERSO DELL’AREA SOCIALE CON L’OBIETTIVO DI RESTITUIRE UNA MAGGIORE UNIFORMITÀ E UNA PIÙ INCISIVA VALENZA OPERATIVA AL SENSO DI “RAPPRESENTANZA” PROVINCIALE, IN OTTICA ANCHE NEGOZIALE; AZIONE PROMUOVERE UN LIVELLO DI “GOVERNO TECNICO PROVINCIALE” DELL’AREA SOCIO-ASSISTENZIALE PROIETTATA VERSO L’INTEGRAZIONE CON QUELLA SOCIO-SANITARIA A SUPPORTO DEI LIVELLI ISTITUZIONALI; TEMPI DAL 01.04.2009 DATA DI APPLICAZIONE DEI PIANI DI ZONA 2009-2011. Area istituzionale CONSIGLIO DI RAPPRESENTANZA DEI SINDACI Sono affidate a quest’organismo istituzionale le attribuzioni comunali in ordine all’integrazione delle funzioni sanitarie e sociali, così come definito dalla L.R. 31/97 e successive modifiche e integrazioni, dalla L. 328/2000 e dalla L.R. 3/2008. Il Consiglio di Rappresentanza viene eletto dalla CONFERENZA DEI SINDACI composta da tutti i Sindaci dei 244Comuni che fanno parte dell’ambito territoriale dell’Azienda Sanitaria Locale. 15 A nome della Conferenza, il Consiglio esercita le seguenti funzioni principali: 1. formulazione, nell’ambito della programmazione regionale, delle linee di indirizzo per l’impostazione programmatica dell’attività sociale e sanitaria; 2. indicazione di linee di indirizzo per la realizzazione delle rete di unità d’offerta socio-sanitaria e socio-assistenziale; 3. verifica dello stato di attuazione dei programmi e dei progetti e trasmissione delle proposte e delle valutazioni al Direttore Generale ASL ed alla Regione Lombardia; 4. verifica dell’andamento generale dell’attività e dei servizi sociali e sanitari del territorio; 5. monitoraggio dell’evoluzione della programmazione integrata tra i Piani di Zona sociali e i Documenti di Programmazione e coordinamento dei servizi socio-sanitari e sanitari; 6. esame del bilancio pluriennale di previsione e di esercizio dell’ASL e invio in Regione delle relative osservazioni; 7. designazione di un componente del collegio dei revisori dei conti nell’ambito dell’ASL. Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci rimane in carica cinque anni, è presieduto dal Presidente della Conferenza ed esprime i propri pareri unitamente ai 14 Presidenti delle Assemblee dei Sindaci dei Distretti socio-sanitari dell’ASL di Bergamo. ASSEMBLEE DEI SINDACI DEI DISTRETTI SOCIO-SANITARI I Comuni attraverso le Assemblee distrettuali dei Sindaci, formulano proposte e pareri alla Conferenza dei Sindaci in ordine alle linee di indirizzo e di programmazione dei servizi sociali e sanitari ed esprimono il proprio parere sulla finalizzazione e sulla distribuzione territoriale delle risorse finanziarie. L’Assemblea è composta da tutti i Sindaci dei Comuni ricompresi nell’Ambito Territoriale del Distretto socio-sanitario ed è presieduta dal Presidente eletto dall’Assemblea stessa. Il Presidente partecipa di diritto alle sedute del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci. I Comuni e gli Ambiti Territoriali attuano l’integrazione tra la programmazione della rete locale di offerta sociale e la rete d’offerta sociosanitaria tramite la redazione dei Piani di Zona che viene approvato e/o aggiornato dalle Assemblee distrettuali dei Sindaci. Consulta di Orientamento L.328/2000 Promossa dal Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci nel 2002, la Consulta è un organismo interistituzionale deputato a supportare in modo integrato il lavoro di programmazione ed indirizzo delle rappresentanze dei Comuni associati, delle Comunità Montane, della Provincia, dell’ ASL, degli organismi di rappresentanza sociale, della Diocesi, del Terzo Settore in funzione dell'analisi delle problematiche di politica sociale e sanitaria del territorio bergamasco. La Consulta di Orientamento è presieduta dal Presidente della Conferenza dei Sindaci ed è composta dai seguenti organismi: Consiglio di Rappresentanza, Presidenti Assemblee dei Sindaci dei Distretti socio-sanitari, Presidenti delle Comunità Montane, Provincia di Bergamo, Assessorato alle Politiche Sociali, Direzione Strategica ASL, Federsolidarietà – Confcooperative, Centro Servizi Volontariato, Forum Associazioni volontariato socio-sanitario, Diocesi di Bergamo, Organizzazioni Sindacali -CISL, CGIL, UIL. 16 area tecnica UFFICIO SINDACI In coerenza con la L.R. 3/2008 e la Circolare Regionale n. 5/2008, l’Ufficio Sindaci deve: supportare l’attività del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e delle Assemblee distrettuali per l’esercizio delle funzioni a loro attribuite in materia di integrazione sociosanitaria. la Conferenza dei Sindaci ha scelto di affidare a questo Ufficio anche le attribuzioni in materia socio-assistenziale a carattere provinciale. Per la sua valenza operativa strategica e trasversale l’Ufficio Sindaci è collocato presso la Direzione Generale ASL ed è afferente per dipendenza funzionale al Presidente del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci. Il Consiglio e l’ASL hanno deciso di costruire questo Ufficio al fine di: fornire una segreteria operativa alle attività istituzionali del Consiglio di Rappresentanza, dei Presidenti delle Assemblee dei Sindaci, della Conferenza dei Sindaci, assumendo anche le funzioni di supporto previste dalla normativa; tradurre a livello tecnico le decisioni assunte dal Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e, in collaborazione con le diverse strutture organizzative dell’ASL, dare attuazione alla formalizzazione delle azioni e dei procedimenti; favorire un’unità centrale ASL – Comuni, a partecipazione inter-istituzionale, per il supporto tecnico e la regia permanente dei processi di integrazione sociale e sanitaria. Il Consiglio ed i Presidenti delle Assemblee dei Sindaci degli Ambiti Territoriali, in relazioni agli obiettivi posti, ritengono questa struttura organizzativa il “luogo” della ri-composizione tecnica delle strategie e delle istruttorie di carattere sociale e sanitario a livello provinciale, ricomprendendo, quindi in detto Ufficio, anche i Responsabili degli Uffici di Piano. Coerentemente a tali indicazioni l’Ufficio Sindaci viene così organizzato: un nucleo operativo che assicura le funzioni istituzionali sopradescritte, le attività quotidiane di supporto tecnico e le condizioni per il funzionamento delle “reti” comunicative e dei Gruppi di supporto previsti. Composto da: n.1 Responsabile, n.1 operatore professionale, n.2 operatori amministrativi di area sociale e sanitaria. L’Ufficio, attraverso, di norma, n.1 incontro mensile, funziona in modalità allargata con la presenza dei 14 Responsabili degli Uffici di Piano degli Ambiti Territoriali, al fine del coordinamento, della condivisione e del confronto sulle linee di indirizzo tecnico ed operativo di carattere provinciale. un nucleo centrale con il compito di raccordare e programmare le attività definite dal Consiglio di Rappresentanza. Composto: dal Responsabile dell’Ufficio, dal rappresentante dei Responsabili degli Uffici di Piano, dal Coordinatore del Gruppo interistituzionale. Per questi n. 3 operatori è previsto, di norma, n. 1 incontro settimanale (periodico); un Gruppo tecnico a partecipazione inter-istituzionale al fine di istruire, per il Consiglio, attraverso una modalità condivisa e partecipata gli “atti” di indirizzo tecnico provinciale in relazione alle tematiche sociali e sanitarie d’interesse. E’ facoltà dello stesso istituire ulteriori Gruppi di lavoro di approfondimento. È composto da: n.1 Coordinatore Gruppo, n. 3 rappresentanti dei Responsabili degli Uffici di Piano, n.1 rappresentante ASL, n.1 rappresentante della Provincia, n.1 rappresentante della Cooperazione, n.1 rappresentante dell’Associazionismo, n.1 rappresentante del Volontariato, n.1 rappresentante della Diocesi, n. 1 rappresentante dell’Università degli Studi di Bergamo, n.1 rappresentante delle organizzazioni sindacali e n.1 operatore di supporto. Per questi n. 11 Rappresentanti sono previsti, di norma, n. 2 incontri mensili (calendarizzati). 17 OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO - INTEGRAZIONE SISTEMA SANITARIO La regia del sistema sanitario è della Regione Lombardia e dell’ASL che “governano” il lavoro gestito dalle strutture accreditate pubbliche e private (ospedali, cliniche, ambulatori…). Questo sistema vitale per la cura della salute ha naturalmente (vedi dati sopradescritti) un impatto significativo per la vita della comunità. Quindi a livello di sistema provinciale diviene importante: sostenere e cooperare con la Direzione Sanitaria ASL per indicare i temi di lavoro del tavolo di confronto, attivo presso la stessa Direzione, con i Direttori Sanitari delle strutture sanitarie accreditate; individuare il lavoro di prevenzione e promozione alla salute già svolto e sostenuto economicamente dall’ASL per integrarlo nei Piani di Zona, come azione non solo finanziaria ma che risponde al bisogno di “salute”e di accresciuta prospettiva di vita della popolazione bergamasca; ricercare una maggiore integrazione con i Dipartimenti di Salute Mentale per le problematiche, emergenziali nella nostra Provincia, della psichiatria e della neuropsichiatria, presidiando in modo qualificato gli organismi provinciali coordinati dalla Direzione Sanitaria dell’ASL. OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO OBIETTIVO N. 4 - INTEGRAZIONE SISTEMA SANITARIO – EDUCARSI ALLA SALUTE E PIANI DI PROMOZIONE RECEPIMENTO ED INTEGRAZIONE GRADUALE DELLE AZIONI PREVISTE NEI PIANI INTEGRATI LOCALI DEGLI INTERVENTI DI PROMOZIONE ALLA SALUTE (ASL) NEI PIANI DI ZONA (AMBITI TERRITORIALI) AZIONE RACCORDO A LIVELLO PROVINCIALE PER LE LINEE DI INDIRIZZO (ASL, CONSIGLIO DI RAPPRESENTANZA), INTEGRAZIONE OPERATIVA A LIVELLO DISTRETTUALE (RESPONSABILE AREA TERRITORIALE, RESPONSABILE UFFICIO DI PIANO); TEMPI PROCESSO DA INIZIARE NEL PRIMO ANNO, DA SVILUPPARE IN MODO INTEGRATO DAL SECONDO ANNO, DA ATTUARE NEL TERZO TRIENNIO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA. Il progetto “Educarsi alla salute” promosso dalla Direzione Sanitaria, partendo dalla formazione dei cosiddetti “animatori della prevenzione” - insegnanti, operatori sociosanitari, datori di lavoro, amministratori locali, operatori di varie agenzie del territorio è finalizzato alla costruzione di percorsi di promozione della salute centrati sulle seguenti tematiche: lotta al fumo di tabacco -“Bergamo senza fumo”; la corretta alimentazione -“Nutrirsi la salute”; riduzione degli incidenti stradali –“Viaggiamo nel futuro”; l’attività fisica, il benessere in generale - “Sviluppo sano e benessere della persona” ; l’ambiente esterno e domestico - “Sicurezza negli ambienti di vita”. La traduzione operativa di questi percorsi formativi curati dai gruppi specialistici avverrà attraverso lo sviluppo di “Piani integrati locali degli interventi di promozione alla salute” a livello del Distretto 18 socio-sanitario coordinati dal Direttore di Area Territoriale. Il personale del Dipartimento di Prevenzione supporterà la realizzazione di tali piani. Si ritiene che i contenuti di questa progettazione possano essere inseriti con gradualità nei Piani di Zona attraverso una stretta collaborazione tra i Distretti socio-sanitari, il Dipartimento di Prevenzione Medica e gli Uffici di Piano degli Ambiti territoriali. OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO OBIETTIVO N. 5 - INTEGRAZIONE SISTEMA SANITARIO – SALUTE MENTALE MAGGIORE SINERGIA DI “SISTEMA” E DI “RISORSE” TRA AMBITI TERRITORIALI E DIPARTIMENTI DI SALUTE MENTALE DELLE AZIENDE OSPEDALIERE AZIONE ORGANISMI PROVINCIALI DI COORDINAMENTO SALUTE MENTALE (OCSM) E PER LA NEUROPSICHIATRIA INFANTILE E PER L’ADOLESCENZA (OCNPA) E AL PROGETTO FONDAZIONE CARIPLO “LAVORO & PSICHE”. MAGGIORE INTEGRAZIONE PROGETTUALE. PROPOSTA DI INTEGRARE I FONDI SANITARI CON QUELLI SOCIO-ASSISTENZIALI. TEMPI PROCESSO DA INIZIARE NEL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA E DA ULTIMARE ENTRO IL TRIENNIO. PARTECIPAZIONE E PRESIDIO QUALIFICATO AGLI La problematica della Salute Mentale nella nostra provincia è particolarmente importante e significativa. L’incremento, in un anno, del 35% di soggetti “trattati” unito alla “cronica” mancanza di strutture per la residenzialità ed a progetti “complessi” di inserimento sociale, rende il quadro di “protezione sociale” allarmante. A questo si uniscono, per la nostra Provincia, un sottofinanziamento regionale e indicazioni normative che tentano di far rientrare ulteriori voci della malattia psichiatrica fra quelle a carico del sistema socio-assistenziale. L’evoluzione sociale, quella clinica e le diagnosi sempre più incerte e caratterizzate da multiproblematicità per i pazienti psichiatrici, rendono il quadro delle competenze ancora più labile in termini di confini e di disponibilità. Allo stesso modo le “infinite” liste d’attesa per la “presa in carico” di situazioni, anche preventive, della neuropsichiatria rappresentano un oggettivo e grave impaccio. La creazione di Organismi di Coordinamento delle prassi e dell’operatività a livello provinciale che vedono la partecipazione di tutti gli “attori” del sistema deve contribuire alla ricerca di soluzioni integrate. In questo contesto anche gli oneri economici a disposizione debbono essere considerati finanziamenti di sistema e quindi co-partecipati da tutti gli “attori”, anche se poi gestiti da chi è più indicato per competenza. 19 Il riferimento è anche alle risorse (€ 915.763) che la Regione Lombardia ha stanziato per le strutture psichiatriche accreditate per la definizione di Programmi innovativi territoriali. Lo stesso dicasi dei finanziamenti che la Regione Lombardia si appresta a destinare ai Progetti per la Neuropsichiatria Infantile. A questo quadro di collaborazione e condivisione si sommeranno le risorse Comunali per il sostegno ai progetti socio-assistenziali. Obiettivi di carattere operativo - integrazione sistema socio-sanitario La regia del sistema socio-sanitario è della Regione Lombardia e dell’ASL che “governano” il lavoro di competenza istituzionale propria e quello gestito dalle strutture accreditate pubbliche e private (RSA, CDI, RSD, CDD…). La Conferenza dei Sindaci ha già richiesto un confronto politico sul tema del governo socio-sanitario provinciale, essendo i Sindaci convinti che all’interno dell’Azienda Sanitaria Locale debba crescere il potere decisionale dei Comuni nel governo dei processi di integrazione dei servizi e della programmazione socio-sanitaria. La Direzione strategica dell’ASL ha esplicitato fin dall’inizio del proprio mandato l’intenzione, confermata con il Progetto “Incontro al territorio”, di affidare più centralità ed autonomia decisionale al Distretto sociosanitario, considerandolo area di sistema. Tale proposta è stata accolta in modo ampiamente favorevole dagli Ambiti Territoriali e ulteriormente innovata con l’intenzione di un’accoglienza unitaria della persona che si rivolge al servizio sia esso socio-sanitario o socio-assistenziale. Questa dimensione vede nell’integrazione progettuale delle proposte della Direzione Sociale ASL, contemplate nel Documento di programmazione dell’Azienda per l’anno 2009, dei servizi in Ambito distrettuale il punto più elevato di operatività, nei temi della continuità assistenziale, della collaborazione con le unità della rete di offerta socio-sanitaria, nella costruzione di una porta unica d’accesso e di prassi univoche per la presa in carico della fragilità. Quindi a livello di sistema diviene importante a livello provinciale sostenere e cooperare con la Direzione Sociale ASL, non solo in termini progettuali per le dimensioni operative di cui sopra, ma anche per indicare i temi di lavoro ai tavoli di confronto attivi presso la stessa Direzione con i Responsabili delle diverse unità d’offerta accreditate socio-sanitarie. Naturalmente tali obiettivi si devono tradurre, per essere credibili, in reciprocità e coresponsabilizzazione delle parti, mantenendo gli impegni istituzionali assunti (vedi ad esempio la presenza delle figure professionali sanitarie nell’area tutela minori e disabilità). OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO OBIETTIVO N. 6 - SISTEMA SOCIO-SANITARIO – AMBITO TERRITORIALE/DISTRETTO SOCIO-SANITARIO ISTITUZIONE DI UN UFFICIO UNICO TRA UFFICIO DI PIANO DELL’AMBITO TERRITORIALE E DISTRETTO SOCIO-SANITARIO DELL’ASL; AZIONE: IMPLEMENTAZIONE DELLE AREE DI INTEGRAZIONE FUNZIONALE ED OPERATIVA TRA UFFICIO DI PIANO E DISTRETTO SOCIO-SANITARIO; TEMPI :PROCESSO DA INIZIARE NEL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA E DA ULTIMARE ALMENO IN ALCUNI TERRITORI, ENTRO IL TRIENNIO. 20 Se vogliamo cogliere l’obiettivo dell’integrazione, della continuità delle “cure”, se vogliamo cogliere tutte le opportunità che le imprese sociali di sussidiarietà mettono in campo, se vogliamo davvero che la prossimità sia un valore concretizzabile, sia nei suoi aspetti ideali che nei suoi atti organizzativi concreti, allora dobbiamo organizzarci in modo nuovo, considerando questo obiettivo come il fattore guida delle nostre azioni. L’obiettivo è allora l’Ufficio Unico tra Ufficio di Piano dell’Ambito territoriale e Distretto sociosanitario dell’ASL, iniziando a ragionare partendo dai risultati attesi e non dai preliminari formali. Questa integrazione si costruisce gradualmente, partendo da semplici e condivisi obiettivi, quali ad esempio quelli relativi alle attività informative e di segretariato sociale, oppure quello di una procedura condivisa sul percorso assistenziale di una inabilità transitoria dell’anziano solo, oppure quello della risposta organizzativa da confezionare alla famiglia con paziente affetto da Alzheimer, oppure quello della tutela della maternità, oppure la gestione unitaria del percorso assistenziale del malato terminale e della sua famiglia, oppure quello della inclusione delle donne immigrate nella comunità di paese o di quartiere ecc.. In quest’integrazione, funzionale ed operativa, innovativa troveremo alleanza nella comunità, in quelle parti della comunità che già operano nel sociale e che notano sempre più come la frammentazione sociale è il rischio, anzi è l’esito della cultura dell’individualismo e dell’isolamento sociale, già troppo vivo e operante all’interno delle nostre comunità. In relazione ai progetti della Direzione Sociale ASL, si declinano le seguenti modalità integrative: OBIETTIVO N. 6.1 - INTEGRAZIONE SISTEMA SOCIO-SANITARIO – FONDO NAZIONALE NON AUTOSUFFICENZA INTESA CON L’ASL PER LA COSTITUZIONE DI UNA PORTA UNICA D’ACCESSO PER IL CITTADINO NON AUTOSUFFICIENTE TRA AMBITO E DISTRETTO, COSTRUZIONE DI UN PIANO DI ASSISTENZA INDIVIDUALIZZATO E INTERVENTI DOMICILIARI (ADI- SAD) INTEGRATI AZIONE DEFINIRE GLI STRUMENTI OPERATIVI PER ATTUARE GRADUALMENTE ED A SECONDO DELLE POSSIBILITÀ DEI SINGOLI TERRITORI L’INTEGRAZIONE TRA DISTRETTO SOCIO-SANITARIO E AMBITO TERRITORIALE ALMENO PER I SERVIZI E LE PRESTAZIONI DA OFFRIRE AI SOGGETTI NON AUTOSUFFICENTI. INTEGRAZIONE DELLE PRASSI E DEI SISTEMI INFORMATIVI TEMPI PROCESSO DA INIZIARE NEL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA E DA ULTIMARE ENTRO IL TRIENNIO IN TUTTI I 14 AMBITI TERRITORIALI. OBIETTIVO N. 6.2 - INTEGRAZIONE SISTEMA SOCIO-SANITARIO – NUCLEI DI CONTINUITÀ ASSISTENZIALE COLLABORAZIONE CON L’ASL PER LA CREAZIONE DE I NUCLEI DI CONTINUITÀ ASSISTENZIALE DISTRETTUALE AZIONE SPERIMENTAZIONE DI FORME DI INTEGRAZIONE E DI CO -PROGRAMMAZIONE DELL’ATTIVITÀ DEI NUCLEI PROPOSTI A LIVELLO DISTRETTUALE CON OPERATORI SOCIALI DELL’AMBITO TERRITORIALE TEMPI: ENTRO IL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEL PIANO DI ZONA - 2009 21 OBIETTIVI N. 6.3 - INTEGRAZIONE SISTEMA SOCIO-SANITARIO – UNITÀ DI OFFERTA SOCIO-SANITARIE RACCORDO CON L’ASL E SOTTOSCRIZIONE DEI “PATTI” CON LE UNITÀ D’OFFERTA SOCIO-SANITARIE; *ACCORDO CON LE DIVERSE UNITÀ DI OFFERTA SOCIO-SANITARIE PER DEFINIZIONE DEL “COSTO SOCIALE STANDARD” DEL SERVIZIO – TARIFFAZIONE AZIONE PARTECIPAZIONE ALLA DEFINIZIONE DEI CONTENUTI DEI PATTI CON LE UNITÀ DI OFFERTA SOCIO-SANITARIE, IMPLEMENTAZIONE DELE RICADUTE OPERATIVE DEGLI STESSI NELL’AMBITO TERRITORIALE. *COSTRUZIONE DI PROTOCOLLI PROVINCIALI PER OGNI TIPOLOGIA D’ UNITÀ DI OFFERTA SOCIO-SANITARIA, PARTENDO DALLA VERIFICA DELL’ INTESA PROVINCIALE PER I CENTRI DIURNI DISABILI TEMPI ENTRO IL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEL PIANO DI ZONA – 2009 *DA ATTUARE ENTRO IL TRIENNIO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA OBIETTIVO N. 6.4 - INTEGRAZIONE SISTEMA SOCIO-SANITARIO – CONSULTORIO FAMILIARE PROTOCOLLO CON L’ASL PER I LIVELLI MINIMI DA GARANTIRE A LIVELLO DI PRESTAZIONI CONSULTORIALI EVENTUALMENTE INTEGRATE ANCHE A LIVELLO DI FORME DI GESTIONE DALL’AMBITO TERRITORIALE *INTEGRAZIONE TRA LE ATTIVITA’ TUTELA DEI MINORI E CONSULTORIO FAMILIARE AZIONE partecipare alla programmazione provinciale del servizio, presidiare i contenuti territoriali, integrare le prestazioni consultoriali distrettuali con attività di Ambito Territoriale *maggior livello di collaborazione e di integrazione tra le equipe dei due servizi TEMPI ENTRO IL SECONDO ANNO DI VIGENZA DEL PIANO DI ZONA – 2010 *DAL PRIMO ANNO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DI ZONA Per le declinazioni operative si può partire da quanto già scritto dal Consiglio di Rappresentanza e accolto dalla Direzione Strategica ASL nel proprio Documento di programmazione per l’anno 2009, con la richiesta di sviluppo delle seguenti sperimentazioni/innovazioni: la costituzione di un Ufficio Unico con un integrazione complessiva delle funzioni e delle competenze del Distretto socio-sanitario e dell’Ambito Territoriale - sperimentazione da realizzare almeno in un Ambito; la costruzione di una Porta Unica di accesso dei cittadini ai servizi, alle prestazioni ed alle informazioni di competenza del Distretto socio-sanitario e dell’Ambito Territoriale – innovazione da sviluppare in almeno due Ambiti; la realizzazione di progetti di Continuità Assistenziale, al fine di garantire la continuità del processo di cura e di quello assistenziale ai soggetti in condizioni di fragilità. Con intese tra Ospedale, Medico di famiglia, Distretto socio-sanitario, Ambito Territoriale per le “dimissioni protette” - definizione procedurale ed organizzativa in almeno tre Ambiti. Protocolli di intesa 22 Distretto socio-sanitario/Ambito Territoriale sulla gestione unitaria delle cure domiciliari, integrazione ADI-SAD – da attivare almeno in quattro Ambiti; l’integrazione delle attività di promozione della salute e prevenzione del disagio giovanile (ivi comprese la prevenzione alle dipendenze) dei Distretti socio-sanitari e degli Ambiti Territoriali – da realizzare almeno in sei Ambiti. 23 OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO - INTEGRAZIONE SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE La regia del sistema socio-assistenziale è di competenza dei Comuni e degli Ambiti Territoriali che “governano”, in virtù di indicazioni regionali, il lavoro di competenza istituzionale e quello gestito dai diversi organismi, enti e unità d’offerta sociale. Nella tradizione comunale il lavoro sociale è strutturato in dimensione cooperativa ed al risultato partecipano le diverse rappresentanze sociali (fondazioni, cooperative, associazioni…). A livello provinciale ci si pone l’obiettivo di maggiore uniformità tra gli Ambiti, attraverso un livello di governance riconosciuto e già proiettato verso l’integrazione dei sistemi. In questa direzione gli strumenti: il sistema informativo e i criteri comuni verso l’accreditamento dei servizi sociali sono obiettivi e intenzionalità che favoriscono la diffusione di prassi e letture dei bisogni comuni. A queste azioni si aggiungeranno, a livello provinciale, in analogia con i Tavoli delle strutture sanitarie accreditate e socio-sanitarie (già citati) di competenza ASL, i Tavoli di lavoro per le Unità d’Offerta sociali, in ottica negoziale, al fine di definire per ogni unità una direttiva a carattere provinciale che ricomprenda i principali nuclei di attività ed i costi standard delle diverse strutture e/o prestazioni. Inoltre si continuerà a sostenere progettualità trasversali, sempre a livello provinciale, e a ricercare in un’ottica di economicità ed equità le convergenze possibili con gli altri sistemi sanitario e sociosanitario in primo luogo. OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO OBIETTIVO N. 7 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - BUONE PRASSI MAGGIORE UNIFORMITA’ OPERATIVA TRA I 14 AMBITI TERRITORIALI IN TERMINI DI EROGAZIONE DELLE PRESTAZIONI PER IL CITTADINO IN CONDIZIONI DI FRAGILITA’ AZIONE: COMPARAZIONE ANALITICA DELLE DIVERSE AZIONI SULLE PRINCIPALI AREE DI INTERVENTO SOCIALE AL FINE DELLA DIFFUSIONE DI BUONE PRASSI. TEMPI PROCESSO DA INIZIARE NEL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA E DA ULTIMARE ENTRO IL TRIENNIO. I Piani di Zona delle due triennalità precedenti, sono stati costruiti cercando, sia di fare una ricognizione dei servizi e degli interventi sociali esistenti in ogni ambito territoriale, sia di costruire e consolidare una struttura organizzativa locale. Se questa situazione ha portato ad una sempre più convinta e consapevole assunzione di responsabilità da parte dei territori, ha però avuto anche la conseguenza negativa di creare una eccessiva frammentazione nei sistemi di welfare. 24 Sempre più spesso, nel nostro comune dialogare, evidenziamo come nel territorio bergamasco si corra il rischio di far convivere 14 differenti modelli di protezione sociale. Una conseguenza negativa di tale frammentazione, come è facilmente intuibile, è che il cittadino bergamasco ha accesso a servizi e risposte a bisogni sociali in modo molto diversificato a seconda del luogo di residenza, e delle scelte non solo politiche ma anche organizzative e procedurali che ogni ambito ha costruito. C’è allora bisogno di ricondurre il sistema welfare a maggiore uniformità, almeno per quanto riguarda alcune modalità operative. Ciò senza nulla togliere alla singola specificità di ogni ambito ma con l’intento di avere maggiore attenzione ai cittadini che sono l’ “oggetto” del nostro agire comune. Attorno ad alcuni temi, ad esempio l’accreditamento dei servizi socio-assistenziali, dei titoli sociali, delle forme di rappresentanza, di attività di prevenzione trasversale a tutto il territorio(stili di vita, alcolismo, dipendenze…) in alcune aree di povertà quali la grave marginalità, si avverte il bisogno di avere il più possibile un’unica “voce” a carattere provinciale, di avere linee di indirizzo comuni alle quali poi i singoli ambiti possano attingere nella costruzione della loro programmazione territoriale. OBIETTIVO N. 7.1 SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - SISTEMA DI ACCREDITAMENTO La definizione di criteri a livello provinciale costituisce la condizione per realizzare un sistema di accreditamento uniforme, omogeneo e paritario in cui i Comuni possano definire i requisiti di accreditamento delle unità d’offerta sociale. La Legge Regionale n. 3/08 disciplina i compiti delle unità d’offerta sociali e conferisce alla Giunta Regionale il compito di definire i requisiti di accreditamento. Tuttavia tale adempimento, ai sensi della Circolare Regionale n. 1 del 16.01.2009, costituisce anche il presupposto perché i Comuni definiscano i requisiti di accreditamento in ordine al riconoscimento della sperimentazione di unità di offerta sociali (art. 13, comma 1, lettera b.) Ciò deve avvenire nell’ambito della programmazione zonale, in concerto con quella provinciale, considerando che il quadro normativo è caratterizzato dalla previsione di una rete aperta e dinamica di unità d’offerta. SISTEMA DI ACCREDITAMENTO DELLE UNITÀ DI OFFERTA SOCIALE A LIVELLO DI AMBITO TERRITORIALE UNIFORME IN TUTTO IL TERRITORIO PROVINCIALE. AZIONI DEFINIZIONE DELLE LINEE GUIDA, DEI CRITERI E DELLE MODALITÀ DI ACCREDITAMENTO DELLE UNITÀ D’OFFERTA DELLA RETE SOCIALE, PARTENDO DALLE ESPERIENZE GIÀ ATTIVE NEI SINGOLI AMBITI TERRITORIALI. TEMPI ENTRO IL 01.04.2009 DATA DI APPLICAZIONE DEI PIANI DI ZONA 2009-2011, COMPARAZIONE DELLE ESPERIENZE DI ACCREDITAMENTO SOCIALE DEI DIVERSI AMBITI TERRITORIALI; 31.12.2009 INDIVIDUAZIONE DEI REQUISITI DI ACCREDITAMENTO DELLE UNITÀ D’OFFERTA SOCIALE PREVISTE DALLA DGR 20943/2005 A LIVELLO PROVINCIALE; ENTRO IL 31.12.2010 SPERIMENTAZIONE DEI REQUISITI E DELLO SCHEMA DI CONTRATTO CON LE UNITÀ D’OFFERTA NEI 14 AMBITI TERRITORIALI; ENTRO IL 31.12.2011 STESURA DEI PROVVEDIMENTI DEFINITIVI PROVINCIALI SUI CRITERI, I REQUISITI E LO SCHEMA DI CONTRATTO DA UTILIZZARE DA PARTE DEGLI AMBITI TERRITORIALI PER L’ACCREDITAMENTO DELLE UNITÀ D’OFFERTA SOCIALI PREVISTE DALLA DGR 20943/2005. ENTRO IL 25 OBIETTIVO N. 7.2 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - UNITÀ DI OFFERTA SOCIALI La definizione di criteri a livello provinciale in relazione alle progettualità e alle prestazioni offerte dalle diverse unità anche in termini economici. STANDARD MINIMO PROVINCIALE DI PROGETTUALITA’ E PRESTAZIONE. AZIONE PROTOCOLLI PROVINCIALI CON LE DIVERSE UNITA’ D’OFFERTA SOCIALE AL FINE DELLA DEFINIZIONE DELLO STANDARD MINIMO SOPRA DESCRITTO E DEI RELATIVI ONERI ECONOMICI. TEMPI ENTRO 31.12.2009 DEFINIZIONE DI UN ACCORDO PROVINCIALE CON LE UNITÀ DI OFFERTA SOCIALI – COMUNITA’ ALLOGGIO PER MINORI; ENTRO IL TRIENNIO DI VIGENZA DEI PIANO DI ZONA: PROTOCOLLI PROVINCIALI D’INTESA CON LE ALTRE TIPOLOGIE DI UNITA’ D’OFFERTA SOCIALI. OBIETTIVO N. 7.3 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - PARTECIPAZIONE O PROMOZIONE DI ORGANISMI A CARATTERE PROVINCIALE OBIETTIVO ORGANIZZATIVO, AL FINE DI DARE ORDINE, PRIORITÀ E PARTECIPAZIONE QUALIFICATA AI DIVERSI TAVOLI LAVORO O ORGANISMI DI RAPPRESENTANZA PROMOSSI O A CUI È RICHIESTA LA PARTECIPAZIONE DEL CONSIGLIO DI RAPPRESENTANZA O DEI TECNICI DEGLI UFFICI DI PIANO. OLTRE A CONFERMARE LA PROPRIA PARTECIPAZIONE AGLI ORGANISMI PROVINCIALI ISTITUITI PER LA SALUTE MENTALE, PER LA NEUROPSICHIATRIA, AL TAVOLO TERZO SETTORE ASL, ALLA COMMISSIONE PREVENZIONE DEL DIPARTIMENTO DIPENDENZE ED A IMPEGNARSI PER ATTIVARE IL TAVOLO IN MATERIA DI ESECUZIONE PENALE DELLA CASA CIRCONDARIALE DI BERGAMO, SI DEVE DEFINIRE IL QUADRO COMUNICATIVO E DI INSIEME DI QUESTE PARTECIPAZIONI DI RAPPRESENTANZA PROVINCIALE. DI TEMPI ENTRO 31.12.2009 RICOGNIZIONE ESISTENTE E RIDEFINIZIONE PRASSI E PARTECIPAZIONI 26 OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO OBIETTIVI N. 8 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - SISTEMA INFORMATIVO SISTEMA INFORMATIVO INTEGRATO (ASL ,PROVINCIA, COMUNI ASSOCIATI); *SOFTWARE PER LA GESTIONE DEI SERVIZI SOCIALI ASSOCIATI DA PARTE DELL’AMBITO TERRITORIALE AZIONI CONCLUDERE IL PROCESSO DI DEFINIZIONE DEL SISTEMA INFORMATIVO PROVINCIALE TRA ASL, PROVINCIA E AMBITI TERRITORIALI *ACQUISTARE UN SOFTWARE COMUNE (O COMPATIBILE) PER LA GESTIONE DEI SERVIZI SOCIALI DA PARTE DEI 14 AMBITI TERRITORIALI. TEMPI PIANI DI ZONA 2009 - 2011 *MODALITÀ DA ATTTUARE ENTRO IL PRIMO ANNO DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA – 2009/2010 INTESA DA DEFINIRE ENTRO IL TRIENNIO DI VIGENZA DEI La Conferenza dei Sindaci ha deciso di definire alcuni indirizzi per l’avvio di un Sistema Informativo Provinciale. Per realizzare l’obiettivo si è costituita una cabina di regia che ha definito un percorso comune per l’implementazione del Sistema Informativo. Per gli Ambiti Territoriali, in particolare, si è concordato di: riconoscere come interlocutore unico per il “Sistema Informativo Provinciale” una cabina di regia composta dalla Provincia di Bergamo, dall’A.S.L. di Bergamo e da rappresentanti del Coordinamento Ufficio di Piano che si faccia carico dello sviluppo del progetto e che verrà appositamente costituita dagli Enti interessati; aderire al progetto del Sistema Informativo predisposto dalla cabina di regia in base agli indirizzi di Provincia, ASL, Comuni e Uffici di Piano con i seguenti impegni: o partecipazione alla mappatura dei servizi socio-assistenziali erogati dai Piani di Zona (come funzioni associate o come delega); o condivisione/accettazione di procedure operative comuni, propedeutiche per l’analisi e per l’adozione di un software unico; o condivisione dei dati utili ad una lettura provinciale da parte degli organismi istituzionali sovralocali (Provincia e ASL); o acquisizione del software per la gestione dei servizi sociali associati individuato dalla cabina di regia entro il 31/12/2009 . o implementazione del nuovo software, almeno per le funzioni di base, entro il 31/12/2010. Per gli Ambiti già dotati di un software specifico l’impegno è di prevedere che il proprio software “dialoghi” con quello indicato dalla cabina di regia. 27 OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO OBIETTIVI N. 9 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - PROGETTI A VALENZA PROVINCIALE A PROGETTI A VALENZA PROVINCIALE O SOVRA-AMBITO CHE AGISCONO NELLE AREE DI EMERGENZIALI E DI BISOGNO SOCIALE AZIONI INDIVIDUAZIONE DEI PROGETTI SUPPORTO PROGRAMMATICO ED ECONOMICO A LIVELLO PROVINCIALE. TEMPI PER TUTTO L’ARCO TEMPORALE DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA 2009-2011. Come da tradizione pluriennale il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci unitamente ai Presidenti delle Assemblee dei Sindaci dei Distretti socio-sanitari continueranno a sostenere e promuovere interventi e progettualità a carattere sociale con valenza provinciale e trasversale. Nelle precedenti triennalità si è optato per il sostegno economico a progetti nel settore socioassistenziale e socio-sanitario, promossi dal Terzo Settore che si sono contraddistinti per il carattere innovativo dell’approccio alla fragilità, per le seguenti aree di intervento: marginalità sociale - comprende progetti a favore di soggetti svantaggiati in condizione di esclusione sociale e di reinserimento sociale e lavorativo di persone sottoposte a misure limitative della libertà personale; disabilità - progetti che mirano a migliorare e potenziare il trasporto di soggetti disabili e progetti rivolti a giovani con disabilità determinata da TCE (trauma cranico encefalico); adolescenza - il progetto sugli sportelli di ascolto psicologico nelle scuole superiori; prevenzione – progetto a favore di adolescenti coinvolti dal problema HIV/AIDS. OBIETTIVI DI CARATTERE OPERATIVO OBIETTIVI N. 10 - SISTEMA SOCIO-ASSISTENZIALE - TRASPORTO ED ASSISTENZA ALUNNI DISABILI COMPARTECIPAZIONE DEGLI ONERI ECONOMICI PER IL TRASPORTO E L’ASSISTENZA DEGLI ALUNNI DISABILI DELLE SCUOLE SUPERIORI. AZIONI DEFINIZIONE DI UN PROTOCOLLO D’INTESA PROVINCIALE TRA LE RAPPRESENTANZE DEI COMUNI E LA PROVINCIA DI BERGAMO IN ATTESA DI DEFINITIVI PRONUNCIAMENTI GIURIDICI E/O NORMATIVI. TEMPI ENTRO IL 30.04.2009. 28 Il dettato normativo definisce come compiti della Provincia “i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni portatori di handicap o in situazione di svantaggio”, ma è un dettame interpretato in sede giurisdizionale in modo diverso. Ad oggi, comunque, i Comuni continuano a fornire, ai propri cittadini in situazione di handicap, l’assistenza educativa e il trasporto, con costi non più sostenibili. In questo contesto il Consiglio si è impegnato per definire, su base provinciale, un accordo che ricomprenda un contributo economico della Provincia per il servizio in oggetto, a valere dal 2009, in attesa di un chiarimento normativo definitivo. ULTERIORI OBIETTIVI TRASVERSALI A VALENZA PROVINCIALE OBIETTIVO N. 11 - SVILUPPO COESIONE SOCIALE Obiettivo che affronta la novità, introdotta dalla legislazione regionale, per la programmazione di questa triennalità dei Piani di Zona che dovrebbe ricomprendere, oltre ai livelli d’integrazione con il sistema sanitario e socio-sanitario, il rapporto con le politiche del lavoro, dell’istruzione e della casa. Un capitolo che apre una prospettiva nuova, già indicata a premessa di questo documento e che merita, nonostante le ovvie difficoltà di programmazione, almeno dal punto di vista dello sviluppo e dell’inter-azione, un’ attenzione anche in ottica provinciale. LINEE COMUNI DI RACCORDO TRA GLI AMBITI TERRITORIALI AZIONI DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI D’INTESA CON LA PROVINCIA E IL PROVVEDITORATO AGLI STUDI PER LE COMPETENZE IN MATERIA DI LAVORO E DI ISTRUZIONE; CONFRONTO PER GLI ASPETTI PROCEDURALI E DI INTERAZIONE TRA AMBITI E SINGOLI COMUNI PER LE POLITICHE DELLA CASA TEMPI ENTRO LA FINE DELLA SECONDA ANNUALITÀ DEI PIANI DI ZONA 29 OBIETTIVO N. 12 - FORMAZIONE Obiettivo trasversale alle aree e d’interesse strategico, in quanto elemento vitale per accompagnare processi di cambiamento ed innovazione. Il livello provinciale è coinvolto per le iniziative rivolte al raccordo di sistema e alla ricerca sulle sperimentazioni. In quest’ottica ogni nuova iniziativa formativa a livello provinciale dovrà essere assunta e riportata nel contesto programmatorio definito dagli obiettivi del presente prologo, favorendo in Ambito Territoriale la formazione congiunta degli operatori dei Distretti e degli Ambiti. INDIVIDUAZIONE INTESE,STRATEGIE E PRIORITÀ AZIONI DEFINIZIONE DI ACCORDI CON LA PROVINCIA PER LA PROGRAMMAZIONE DEL PIANO FORMATIVO E CON L’UNIVERSITÀ DI BERGAMO PER GLI ASPETTI DI RICERCA IN OTTICA PROVINCIALE E DI AMBITO TEMPI PER TUTTO L’ARCO TEMPORALE DI VIGENZA DEI PIANI DI ZONA 2009-2011 RISORSE Per le azioni di sistema ricomprese dal presente prologo provinciale per i Piani di Zona 2009-2011 il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci unitamente ai Presidenti delle Assemblee dei Sindaci dei Distretti socio-sanitari destinerà quota parte del Fondo Nazionale Politiche Sociali per la parte denominata “Fondo di riequilibrio”. Per il sistema informativo e il lavoro d’integrazione con il sistema socio-sanitario sarà utilizzata la quota parte del Fondo Nazionale per le non autosufficienze a disposizione. 30 1. PROGRAMMAZIONE EVOLUZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO DELLE POLITICHE SOCIALI NEL BASSO SEBINO IL TRIENNIO 2009 – 2011 PREMESSA IL PERCHE’ DELLA GESTIONE ASSOCIATA Nel Basso Sebino la gestione dei servizi sociali in forma associativa è nata principalmente dall’esigenza di: 1)individuare la scala più conveniente per amministrare le funzioni e i servizi pubblici locali. La riorganizzazione dei servizi pubblici su un’area più vasta consente essenzialmente economie di scala e riduzione dei costi unitari di produzione senza deterioramento qualitativo. 2) adottare un modello di organizzazione a rete, che concili i vantaggi del coordinamento con il rispetto delle peculiarità di ciascun ente. La presenza di numerosi piccoli Comuni spinge da un lato a cercare forme di gestione associata e dall’altro richiede un’attenzione alle caratteristiche territoriali e culturali di ogni singolo Comune Per i cittadini il Comune è il riferimento per i servizi di base quali le scuole, i trasporti, la mobilità, le strutture sanitarie di pronto soccorso, la cura del territorio, lo smaltimento dei rifiuti, la sicurezza dei cittadini. Per numero e peso delle funzioni oggi affidate indistintamente a tutti gli enti, i Comuni di minore entità demografica devono affrontare infinite difficoltà operative ( la scarsità delle risorse finanziarie, umane e strumentali, modesta capacità progettuale e di innovazione, debole potere negoziale nei confronti degli altri soggetti pubblici e privati) nel dare risposte adeguate. Nel caso di servizi sociali e di servizi scolastici, la propensione dei Comuni a sperimentare forme di collaborazione si spiega con l’esistenza di consolidate esperienze di cooperazione fra gli enti pregresse all’attivazione della legge 328/00. Le considerazioni emerse riguardano le priorità e le finalità che si intendono garantire nel futuro triennio, l’Assemblea ha infatti 1. preso atto che sempre più bisognerà procedere verso una gestione associata dei servizi sociali. I Comuni del Basso Sebino già delegano alla Comunità Montana parecchi servizi e progetti, tutte le nuove scelte dovranno costruirsi in un’ottica di gestione di ambito. Inoltre ci si interrogherà su come collaborare tra servizi ancora a gestione municipale e su come progressivamente arrivare ad una gestione associata. Con chiarezza l’Assemblea si è espressa sulla necessità di una complessiva e completa adesione alla gestione associata, senza prevedere livelli parziali di adesione al sistema. 31 2. riconosciuto come strategia già in essere da qualche anno nel Basso Sebino la costruzione di un sistema d’offerta che poggi su una pluralità di servizi leggeri e connessi fortemente tra loro e un forte lavoro di rete con le realtà del territorio. 3. indicato conseguentemente come priorità del triennio : - il consolidamento e il potenziamento del segretariato sociale di ambito denominato “Ufficio sociale“, inteso sia come cabina di regia e di governo dei servizi sia come soggetto promotore di connessioni e di reti territoriali (vd. Pagg 102105) La costruzione di uno sportello unico di accesso, in prima istanza sociale e nel corso del triennio integrato con il sistema sanitario l’investimento nell’area dei minori e della famiglia riconosciuta come un’area nella quale far confluire risorse orientate alla riposta del disagio ma anche risorse per la promozione dello sviluppo e per la prevenzione. (vd. Pagg. 135-180) Per quanto riguarda le modalità e gli strumenti giuridici di gestione unitaria dei Comuni dell’ambito: 1. l’individuazione della Comunità Montana come ente gestore e capofila, in quanto ente istituzionalmente deputato alla gestione associata dei servizi, dotato di una struttura politico-amministrativa che garantisce la realizzazione delle scelte dell’Assemblea dei Sindaci; 2. l’individuazione da parte della Comunità Montana di forme efficaci di gestione dei servizi delegati, in tal senso va letta la disponibilità ad attivare la società COMM, fondata dalle 3 Comunità Montane (Basso Sebino, Alto Sebino, Val Cavallina), anche per la gestione di servizi sociali; 3. la garanzia di un investimento economico da parte dei Comuni associati per la costruzione di “fondi sociali “ mirati ad aree specifiche; 4. l’investimento su una struttura che si dà come compito la cura e il mantenimento delle connessioni a livello di ambito, di macroearea e provinciale; 5. vista la piccola dimensione dell’ambito del Basso Sebino, la tensione a costruire progetti e servizi a livello di macroarea, soprattutto per poter garantire i servizi più complessi 6. il completamento di regolamenti di ambito per l’accesso ai servizi sociali sia di ambito che comunali, individuata come una delle strade che agevolerà la gestione associata dei servizi e l’accesso unificato al sistema. 7. la definizione di tariffe unitarie per la compartecipazione alla spesa per i servizi e le prestazioni sociali erogate dai Comuni per i propri cittadini (ISEE) 8. la promozione di un sistema di accreditamento per l’erogazione dei voucher sociali, così come richiesto dalla Regione Lombardia. Tale sistema di accreditamento sarà costruito quanto più in sintonia con gli altri ambiti della Provincia di Bergamo, secondo le linee che il Consiglio di Rappresentanza indicherà nel corso del triennio. 9. l’ investimento in tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Le strategie di collaborazione trovano attuazione mediante l'adozione di modelli organizzativi a rete. Pertanto requisito essenziale è la realizzazione di adeguate attrezzature informatiche. Ciò significa non solo hardware adeguati, ma anche unico sistema di comunicazione a livello di software, possibilmente a livello di macroarea per 32 alcuni strumenti e a livello provinciale per l’informatizzazione di carattere sociosanitario. 10. Linguaggi comuni, strumentazioni simili, competenze omogenee, flussi informativi e procedure integrate, sistemi di gestione ed erogazione dei servizi supportati da reti telematiche condizione rilevante per garantire forme di erogazione dei servizi diffusi sul territorio e non centralizzate presso la sede. 11. l’ adozione di una logica di gradualità. Si è partiti dalla gestione associata di pochi servizi, con accordi ed alleanze snelle e leggere,per passare gradatamente a forme associative più stabili e vincolanti anche sul piano istituzionale; La gestione associata dei servizi sociali nel Basso Sebino Criticità presenza di servizi municipali pregressi all’attivazione della legge 328/00, per i quali diventa sempre più difficile stabilire forme di connessione efficace ed efficiente con l’ambito. • assetto organizzativo. Non è semplice trovare un equilibrio stabile fra autonomia del singolo ente ed efficienza ed efficacia del governo della forma associativa. Possono presentarsi difficoltà nel realizzare un valido coordinamento delle strutture organizzative, dei sistemi operativi, delle prassi presenti all'interno dei diversi Enti. • competenze professionali ancora da sviluppare adeguatamente per assicurare il governo delle forme associative, la gestione di sistemi, di relazioni e di alleanze, • mancanza misurazione economica e di valutazione delle performance. In primo luogo, l'esigenza di progettare adeguati sistemi di contabilità analitica che consentano la misurazione dei costi di produzione dei servizi. Inoltre, una certa carenza di adeguati strumenti di valutazione della qualità dei servizi erogati, tesi a verificare il rispetto di standard predefiniti. La valutazione della qualità è da focalizzare sulla qualità percepita, ossia sulla soddisfazione dell'utenza, misurata attraverso sistematiche rilevazioni più che mediante occasionali ed informali rapporti diretti con i cittadini che segnalano disguidi, problemi ed inoltrano lamentele. • finalità dei singoli enti: occorre un più frequente e sistematico confronto su motivazioni reali che spingono ad allearsi. In caso contrario, c’è il rischio di situazioni di impasse decisionale che non consentono l’ effettivo processo di integrazione dei servizi; oppure si viene a creare un contenitore vuoto con limitate possibilità di durare nel tempo e di produrre risultati significativi. • il forte radicamento storico e culturale delle istituzioni pubbliche locali nelle collettività possono rappresentare una ulteriore ostacolo nella gestione associata dei servizi. L’autoreferenzialità può generare un atteggiamento di diffidenza che non favorisce certo la partnership. 33 2. PROGRAMMAZIONE E ORGANIZZAZIONE Le premesse sopra esposte rendono necessario un serio investimento orientato alla costruzione di una struttura che elabori e monitori nel tempo l’attuazione del Piano di zona. Tale struttura si sta articolando su più livelli e funzioni. Le scelte operate nel Basso Sebino poggiano su alcune convinzioni di base: 1. il processo di attuazione della legge 328 è frutto delle scelte che gli Amministratori, in primis a livello di ambito territoriale e poi provinciale, intendono sostenere. Poiché la costruzione di un nuovo sistema richiede continuamente valutazioni, particolare attenzione andrà posta ai luoghi di decisione politica che qualificheranno le strategie di un sistema socio-sanitario integrato; 2. la funzionalità delle scelte sarà anche frutto della capacità delle varie componenti di dialogare e coordinare le proprie decisioni, per cui bisognerà definire luoghi di incontro e integrazione tra tutti i soggetti coinvolti; 3. la consapevolezza dei Comuni della responsabilità che la 328/00 riconosce loro, congiuntamente alla volontà e alla capacità di “fare con” gli altri, orienterà la qualità del Piano di Zona. La costruzione di un sistema socio sanitario integrato richiama quindi una complessità di integrazioni : - tra enti e istituzioni con competenze sanitarie e istituzioni con competenze sociali tra Comuni all’interno di un ambito tra istituzioni dell’area sociale e istituzioni dell’area sanitaria tra componente tecnica e politica a livello di ambito territoriale e provinciale tra tutti i soggetti di un ambito : enti pubblici, privato sociale, rappresentanze,… tra ambiti, per la costruzione di progetti complessi tra tutti i 14 ambiti bergamaschi per le decisioni a livello provinciale. Consapevoli che un ambito territoriale di piccole dimensioni come il Basso Sebino potrà realizzare alcune scelte solo costruendo forti partneriati sia a livello locale, sia con altri ambiti territoriali, di seguito si illustra la struttura che si intende consolidare. Tale struttura vede un’articolazione a livello di ambito, di macroarea e provinciale proprio per costruire quelle condizioni di collaborazione che renderanno realizzabili le scelte nel territorio. 34 LIVELLO PROVINCIALE Consiglio di Rappresentanza UFFICIO SINDACI, ALLARGATO AI RESPONSABILI UFFICI DI PIANO dei Sindaci (incorpora coordinamento uffici di piano) LIVELLO MACROAREA (3/5 AMBITI) CABINA DI REGIA SOCIO-SANITARIO Responsabile di macroarea est ASL Dott. Alfieri Coordinatore sociale ASL Dott. Barcella Coordinatore infermieristico ASL Dott.ssa Lorenzetti Responsabili Uffici di Piano Dott.ssa Bianchi, Dott. Gamba, Dott. Sterni ASSEMBLEA DEI SINDACI DEL DISTRETTO DEL BASSO SEBINO ORGANISMO DI PROGRAMMAZIONE DEL PIANO DI ZONA UFFICIO DI PIANO (almeno 1volta/mese) Nucleo tecnico Responsabile UdP: dott.ssa Bianchi Coord. Sociale ASL : dott. Barcella Referenti tavoli tematici : dott.ssa Marini, dott. Maffi, dott.ssa Taddei CONSULTA ASSESSORI AI SERVIZI SOCIALI (almeno 1 volta / 2 mesi) Responsabili dei Ser.Soc dei Comuni : dott. Caradossi,… SEGRETERIA ORGANIZZATIVA : Uffici Comunità Montana AREA ANZIANI AREA SALUTE MENTALE (MACROAREA) AREA MINORI E FAMIGLIA AREA HANDICAP AREA INTERCULTURALITA’ 35 Organizzazione a.1. livello politico: a.1.1. Assemblea dei Sindaci dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino normata “ai sensi dell’art. 9 comma 6° della l.r.11.07.1997, n.31 e delle direttive approvate con dgr. n.41788/1999. Si riconferma l’identificazione dell’organismo politico nell’Assemblea dei Sindaci, quale espressione di continuità rispetto alla programmazione sociosanitaria e ambito dell’integrazione tra politiche sociali e politiche sanitarie, sostenuta anche attraverso l’apposito ufficio, costituito ai sensi della l.r. 3/2008, art. 13 comma 3) “Il consiglio di rappresentanza dei sindaci e l’Assemblea distrettuale dei sindaci, per l’esercizio delle funzioni loro attribuite in materia di integrazione sociosanitaria dalla presente legge e dalla l.r. 31/97,, si avvalgono, senza oneri aggiuntivi, di un apposito ufficio, dotato di adeguate competenze tecniche e amministrative, individuato all’interno della dotazione organica dell’ASL”. L’Assemblea Distrettuale dei Sindaci costituisce l’organismo politico dei Piani di Zona anche in presenza di un Ente Capofila che prevede un organismo di rappresentanza composto da tutti i sindaci di distretto. Tale precisazione si ritiene necessaria al fine di distinguere tra mandati dell’Assemblea dell’ente per la gestione associata e responsabilità per l’attuazione del Piano di Zona. In particolare, l’Assemblea dei Sindaci, che rappresenta quindi il luogo "stabile" della decisionalità politica per quanto riguarda i Piani di Zona, è chiamata a: -approvare il documento di Piano e suoi eventuali aggiornamenti; -verificare annualmente lo stato di raggiungimento degli obiettivi di Piano; -aggiornare le priorità annuali, coerentemente con la programmazione triennale e le risorse disponibili; -approvare annualmente i piani economico-finanziari di preventivo e i rendiconti di consuntivo; -approvare i dati relativi alle rendicontazioni richieste dalla Regione per la trasmissione all’ASL ai fini dell’assolvimento dei debiti informativi.”1 a.1.2. Consulta degli Assessori Servizi Sociali del Basso Sebino 1 DGR N° VIII/8551 del 3 Dicembre 2008 36 a.1.3 livello provinciale : Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci a.2. Livello tecnico: a.2.1. di ambito: Ufficio di Piano L’Ufficio di Piano è composto dal Responsabile Servizi Sociali della Comunità Montana Basso Sebino, dai Responsabili Servizi Sociali dei Comuni dell’Ambito Territoriale e dai referenti di area “E’ l’organismo di supporto tecnico ed esecutivo quale soggetto di supporto alla programmazione, responsabile delle funzioni tecniche, amministrative e della valutazione degli interventi per il raggiungimento degli obiettivi del piano di zona. In conseguenza dell’alto livello assegnato alla programmazione zonale, appare fondamentale che la pianificazione sia presidiata attraverso professionalità qualificate e modelli organizzativi che consentano di dare valore a tale funzione. Gli Uffici di Piano devono infatti garantire un servizio integrato di servizi, attraverso: -la programmazione, pianificazione e valutazione degli interventi, -la costruzione e gestione del budget, -l’amministrazione delle risorse complessivamente assegnate (Fondo Nazionale Politiche Sociali, Fondo Sociale Regionale, Fondo per le non autosufficienze, quote dei comuni e di altri eventuali soggetti); -il coordinamento della partecipazione dei soggetti sottoscrittori all’Accordo di Programma. e aderenti Gli Uffici di Piano rispondono, inoltre, nei confronti dell’Assemblea dei Sindaci, dell’ASL e della Regione, della correttezza , attendibilità e puntualità degli adempimenti previsti rispetto ai debiti informativi regionali.”2 a.2.2. provinciale : l’ufficio sindaci Ricomprenderà il coordinamento provinciale responsabili Uffici di Piano (vd. Premessa provinciale ) 2 DGR N° VIII/8551 del 3 Dicembre 2008 37 a.2.2. I TAVOLI TERMATICI - OSSERVATORI OSSERVATORIO ANZIANI OSSERVATORIO MINORI E FAMIGLIA OSSERVATORIO HANDICAP OSSERVATORIO INTERCULTURALITA’ TAVOLO DEL TERZO SETTORE TAVOLO PRIMA INFANZIA (da istituire) TAVOLO LEGGE 13 (inserimenti lavorativi) … a. 2.3. Forma di gestione e governance (es. regolamenti comuni, criteri accreditamento) Il principio che guiderà la progettazione e realizzazione del piano di zona è la responsabilizzazione di due attori fondamentali: gli organi politici democraticamente eletti e la comunità. In questa direzione il piano di zona deve divenire lo strumento, caratterizzato da flessibilità e adattabilità, in grado di promuovere la partecipazione di tutti gli attori delle politiche sociali operanti sui comuni dell’ambito territoriale del Basso Sebino sia nella fase di progettazione che in quella di realizzazione. Fondamentale al riguardo è che il piano, quale strumento di governo del welfare comunitario, contenga anche le indicazioni di standard strutturali e gestionali per l’erogazione di prestazioni e sevizi sociali sul territorio. Questo con l’attenzione a salvaguardare, promuovere e potenziare prioritariamente i servizi esistenti sul territorio e, nella logica del lavoro di rete, facilitando la partecipazione di altri enti erogatori sempre garantendo la titolarità progettuale degli enti locali. In questa direzione l’assorbimento, nel piano, di alcune indicazioni regionali andrà mediato con l’esigenza di tutela della storia dei servizi territoriali. Appare in ogni caso fondamentale che il piano di zona si caratterizzi, non come occasione per la ri-partizione del fondo nazionale per le politiche sociali di spettanza dell’ambito, ma come strumento per la costruzione di una reale integrazione fra i 38 servizi, sociali e sanitari, in termini sistemici e come primo momento di un processo, che vedrà impegnato l’ambito territoriale nei prossimi mesi, per la definizione di un piano regolatore sociale di ambito. Integrazione socio-sanitaria (da definirsi a livello provinciale e di macroarea) 5 - Integrazione sociale e socio – sanitaria Il piano di zona si pone come strumento di pianificazione e programmazione condivisa dai diversi soggetti che vi partecipano; in particolare rispetto alla’rea dell’integrazione socio – sanitaria si ritiene opportuno individuare alcuni oggetti sensibili rispetto ai quali l’integrazione è una situazione naturale che supporta l’evoluzione dei servizi erogati nella direzione di fornire risposte complesse ai bisogni dei cittadini. Da un punto di vista metodologico innanzitutto si ritiene debbano essere definite alcune strategie di lavoro che consentano di avviare un lavoro di costruzione di operatività concreta, volte a perseguire nella pratica dei servizi l’erogazione di prestazioni ed interventi in forma integrata che tenga conto dell’unicità del soggetto cui sono destinate. Nel 2009 si prevede la costituzione di una cabina di regia a livello di macroarea, composta dal Responsabile della Macroarea est dell’Asl, dal Responsabile Sanitario, dal Coordinatore Sociale, dalla Coordinatrice Infermieristica e dai Responsabili degli Uffici di Piano, e di una per ciascuna delle aggregazioni distrettuali (nelle quali oltre alle figure previste per quella della macroarea si prevede la partecipazione dei responsabili di ambito per le singole aree tematiche). Tali organismi si danno le seguenti finalità: • • • • • individuare strategie e metodi condivisi; pianificare le azioni inerenti le diverse aree; promuovere protocolli operativi che definiscano compiti delle parti, le risorse e gli strumenti per perseguire una reale integrazione che si trasformi in servizi concreti per l’utenza; costituire gruppi di lavoro integrati; costruire azioni di servizio integrate. Le aree interessate da questo percorso riguardano: 1. il sistema informativo, anche attraverso la rilettura ed analisi di dati epidemiologici che hanno un impatto sulla programmazione zonale socio – sanitaria (vedi allegato). 2. l’area dei servizi per la famiglia ed i minori - servizio tutela minori e consultorio 3. l’area dei servizi per la domiciliarità, socio – assistenziali e socio – sanitari, 4. il tema della continuità assistenziale, le dimissioni protette, pronto intervento/emergenze, sollievi, sostegno alla non autosufficienza, 5. l’area della prevenzione, attraverso la promozione di corretti stili di vita 39 6. l’area dell’informazione e accesso ai servizi declinazione del punto unico di accesso ai servizi, attraverso una corretta Il sistema informativo Si intende gestire il sistema informativo del Basso Sebino su due programmi di rendicontazione ai comuni dell’ambito delle prestazioni sociali realizzate in forma associata: Geseoweb: per la rendicontazione delle attività dei servizi di ambito : Segretariato sociale on line per la rendicontazione delle attività del servizio di segretariato sociale e del servizio di tutela minori. L’accesso a tale servizio sarà garantito a tutti i comuni dell’ambito attraverso apposita password. 40 INDICAZIONE PER LA PROGETTAZIONE 2009 - 2001 Nella gestione dei processi decisionali, nella programmazione e nell’attuazione del piano di zona ai sensi della legge 328/2000 si dovrà tener conto dei seguenti valori fondativi: la solidarietà come principio fondante e ispiratore delle scelte politiche, dei rapporti tra persone, gruppi e istituzioni; la sussidiarietà sia verticale che orizzontale come criterio di valorizzazione delle risorse territoriali: singoli cittadini, gruppi sociali, corpi intermedi e istituzioni; sviluppo equo e sostenibile; gestione associata del sistema integrato dei servizi sociali quale livello ottimale per la garanzia di prestazione adeguate,efficaci ed efficienti per i cittadini, in modo particolare per quelli in condizione di fragilità sociale; promozione di uno stile di prossimità a partire dalla cura delle relazioni primarie: famigliari, di buon vicinato, di appartenenza sociale e multiculturale; sviluppo di azioni per favorire forme di cittadinanza attiva e la partecipazione degli stakeholders alle decisioni riguardanti le politiche sociali. 41 Normativa di riferimento – Riferimenti legislativi a sostegno dei contenuti del PDZ Per definire i fondamenti normativi per un nuovo stato sociale occorre, innanzitutto far riferimento ai due pilastri legislativi, secondo me, dello stato sociale e che penso tutti conosciate: la Costituzione e il testo unico 267/2000. La costruzione di un nuovo stato sociale non può essere un processo che parte dal nulla, soprattutto in Italia, dove dobbiamo gratitudine ai Padri Costituenti per averci donato una delle migliori costituzioni mondiali. Ed è proprio dalla Costituzione Italiana che voglio mutuare i fondamentali per la costruzione di uno stato sociale a misura d’uomo. All’articolo 1 la Costituzione cita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. E’ una repubblica democratica… …non solo una democrazia… I padri costituzionali hanno voluto evidenziare che la centralità non è sul potere, anche se gestito dal popolo, ma sulla “cosa pubblica” che rimanda al bene comune… …ad un bene che è di tutti… …e non di pochi eletti. L’Italia è un’insieme di cittadini che cooperano alla ricerca del bene comune attraverso una gestione democratica. All’art. 3 la Costutuzione dice: “E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fato la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. …e all’art. 4: “…ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorrono al progresso materiale e spirituale della società”. Ci sembra importante porre questi riferimenti alla base del nostro discorso perché deve essere chiaro che la finalità del nostro agire, ed anche del nuovo stato sociale, non può che essere lo sviluppo della persona umana e della società. Uno sviluppo che non è solo di tipo materiale, ma anche spirituale. Questo ci richiama al concetto di sviluppo integrale della persona umana… E lo sviluppo della persona umana e intimamente intrecciato e interdipendente da quello della società. Il Decreto Legislativo 267/2000 42 Questo decreto dice con chiarezza a chi spetta la titolarità della politica sociale delle comunità locali e in quale modo questa può essere attuata. All’art. 3 del T.U. si legge: “Il comune è l’ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo” e più avanti all’articolo 13 dice: “spettano al comune tutte le funzioni amministrative che riguardano la popolazione ed il territorio comunale, precipuamente nei settori organici dei servizi alla persona e alla comunità, dell’assetto ed utilizzazione del territorio e dello sviluppo economico”. Legge 328/2000 Dopo più di 100 anni il legislatore ci ha offerto una nuova legge quadro per il sistema integrato dei servizi sociali. La legge 328/2000 per la prima volta la centralità della legge non è sul governo dei servizi, ma sulla predisposizione di condizioni per far sì che le persone possano vivere e costruirsi in quanto uomini: soggetti individuali, ma necessariamente inserito all’interno di un contesto relazionale significativo e significante. E’ un po’ come se il legislatore avesse voluto dire agli operatori sociali, ed ai politici prima ancora,: signori non è più tempo di dare “il pane a chi ha fame, ma occorre costruire contesti in cui attraverso relazioni amicali e tutelanti, o di prossimità, le persone decidano di quale cibo hanno bisogno e come procurarselo”. Non è un passaggio di poco conto perché costringe i diversi attori sociali a parlarsi e a dirsi quale tipo donna e di uomo hanno in mente (l’orizzonte simbolico è di fondamentale importanza per le politiche sociali). A confrontarsi con la propria tensione a realizzare risposte sociali “pre-confezionate” e a non mettersi in discussione. Quindi merito della legge 328/2000 è stato quello di: costringere i comuni a ragionare in termini associativi e soprattutto attuando una politiche della progettualità e non di meri servizi. favorire la costruzione di un contesto di dialogo e collaborazione tra i diversi attori sociali del territorio che si occupano di servizi sociali. la condivisione di saperi che facevano capo ai singoli attori sociali territoriali. 43 ELEMENTI FONDAMENTALI DELLA LEGGE 328/2000 1. PRINCIPIO DI UNIVERSALITA’: i destinatari del sistema integrato dei servizi sociali sono i cittadini come tali, indipendentemente dal loro status o categoria di appartenenza. Non è più il solo cittadino in “stato di bisogno” a potere usufruire dei benefici della 328, ma l’universalità dei cittadini. Il servizio sociale viene così ad essere equiparato al servizio sanitario, dove è sancito il diritto per tutti (sani e non sani) ad ottenere le prestazioni. 2. VENGONO GARANTITI ALLA UNIVERSALITA’ DEI SOGGETTI I LIVELLI ESSENZIALI ED UNIFORMI DELLE PRESTAZIONI: i livelli essenziali sono quel QUID di prestazioni che la società ritiene essere essenziali per dare significato alla sua politica sociale. Livelli essenziali che possono anche mutare nel tempo in dipendenza della situazione storica e dello sviluppo sociale, civile ed economico del paese Italia. Per ogni ambito territoriale devono essere previste le seguenti prestazioni (LEA): a) Servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e consulenza al singolo e ai nuclei familiari b) Servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personale e familiare c) Assistenza domiciliare d) Strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociale e) Centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario 3. PRINCIPIO DELLA CONTESTUALITA’ TRA DEFINIZIONE DEI LIVELLI ESSENZIALI ED INDIVIDUAZIONE DELLE RISORSE: prima della legge quadro si avevano due modelli per il sistema. Il primo (che faceva riferimento alla Legge 833) prevedeva la predefinizione dei bisogni e successivamente la richiesta delle risorse necessarie. Il secondo: predetermino il fabbisogno finanziario, decido la quota capitarla quota per ogni cittadino e quindi istituisco e erogo servizi (D. Lgs 502 2 517). Con la legge 328 i passaggi sono: definizione dei livelli essenziali dei bisogni dell’universalità e contratto le risorse utili per sostenere questi livelli. si avrà una riduzione delle prestazioni, ma verranno assicurate le risorse per quelle essenziali. 4. IL SOGGETTO RICHIEDENTE HA IL DIRITTO A VEDERSI EROGATE LE PRESTAZIONI CHE RICHIEDE SE QUESTE SONO TRA QUELLE ESSENZIALI: con la 328 deve essere introdotta la “carta dei servizi” che è lo strumento a cui il cittadino può fare riferimento per rivendicare il proprio diritto all’assistenza. All’interno della carta devono essere dichiarati con chiarezza quali sono i servizi 44 essenziali. Se il soggetto non vede riconosciuta una prestazione di cui ha diritto può ricorrere davanti al giudice ordinario. 5. INTEGRAZIONE TRA SANITARIO E SOCIALE: Non è possibile pensare che la persona viva bisogni sanitari e sociali separatamente, ma queste due dimensioni sono intimamente connesse nella quotidianità umana. La separazione è forse funzionale a chi deve decidere chi paga, ma non certo a chi vive sulla sua pelle una situazione di fragilità… 6. VALORIZZAZIONE DELLE RESPONSABILITA’ FAMILIARI ☺ ☺ ☺ ☺ Procreazione Cura dei familiari non autosufficienti Sostenere e valorizzare le capacità genitoriali Sostenere le pari opportunità e la condivisione delle responsabilità tra uomini e donne ☺ Promuovere una visione positiva della persona anziana 7. RAFFORZAMENTO DEI DIRITTI DEI MINORI 8. RAFFORZAMENTO DE GLI INTERVENTI DI CONTRASTO ALLA POVERTA’ ☺ Riduzione dell’evasione scolastica ☺ Promozione di azioni di contrasto alla povertà nei piani di sviluppo locale ☺ Estensione ed omogeneizzazione delle forme di sostegno al reddito di chi si trova in povertà ☺ Sviluppo di forme di accompagnamento sociale e di integrazione sociale personalizzate e mirate al raggiungimento dell’autonomia possibile ☺ Messa a regime del reddito minimo di inserimento ☺ Azioni rivolte ai senza fissa dimora: riduzione del danno e percorsi di recupero 9. SVILUPPO DELLA DOMICILIARITA’ PER LE PERSONA N.A.T. E LE GRAVI DISABILITA’ (soggetti fragili) ☺ Sostenere e sviluppare tutta l’autonomia e le capacità possibili ☺ Rimuovere gli ostacoli che aggravano le condizioni di disabilità (barriere mentali e architettoniche) ☺ Creare condizioni di pari opportunità ☺ Sostenere, ma anche sollevare, le famiglie 45 Legge regionale 3/2008 LA NUOVA LEGGE REGIONALE SULL’OFFERTA SOCIALE E SOCIO-SANITARIA IN LOMBARDIA La nuova legge regionale, la n. 3/2008, porta come titolo “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e socio-sanitario”. Gli elementi sostanziali della legge sono:: la rete delle unità di offerta sociale e socio-sanitaria rappresenta l’insieme dei servizi, delle prestazioni (anche di sostegno economico) e delle strutture territoriali, domiciliari, diurne, semiresidenziali e residenziali. Ha come finalità la promozione di condizione di benessere e inclusione sociale della persona, della famiglia e della comunità e di prevenire e rimuovere o ridurre situazioni di disagio dovute a condizioni economiche, psicofisiche o sociali. Inoltre, la rete delle unità di offerta garantisce il diritto all’esigibilità delle prestazioni sociali e socio-sanitarie comprese nei LEA. La libertà di scelta delle unità di offerta è uno degli obiettivi che si prefigge la legge tra cui spiccano il riconoscimento ed il sostegno della famiglia quale nucleo fondamentale per la cura della persona, la personalizzazione e la flessibilità delle prestazioni. Le unità di offerta sociali hanno il compito di sostenere la famiglia anche con interventi economici, tutelare la maternità e la vita umana, tutelare i minori, favorire la permanenza nel proprio ambiente familiare delle persone in condizione di disagio sociale e l’integrazione degli stranieri, prevenire il fenomeno dell’esclusione sociale. Le persone che accedono al sistema delle unità di offerta partecipano in rapporto alle proprie condizioni economiche e nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza, alla copertura dei costi delle prestazioni. La nuova legge regionale 3/2008 promuove: snellezza delle procedure: non si elencano più tutti i servizi da offrire per permettere un costante aggiornamento delle prestazioni assecondando i rapidi cambiamenti della realtà; semplificazione per l’apertura di nuove unità di offerta. Basta la comunicazione di inizio attività (esclusi i servizi socio-sanitari perché più complessi); rafforzamento del sistema dei controlli: il controllo si sposta sul piano effettivo, operativo. Non basta dichiarare di essere in possesso dei requisiti autorizzativi, ma dimostrare di averli effettivamente adottati; ruolo centrale del comune: con l’istituzione del segretariato sociale, la persona riceve l’assistenza necessaria attraverso un piano personalizzato 46 che con continuità la segue nell’evolversi dei suoi bisogni, sia sul piano sociale che su quello sanitario; istituzione del tutore o amministratore di sostegno per i non autosufficienti. Si prevede la creazione del fondo per la non autosufficienza. Riconoscimento e rafforzamento del ruolo del terzo settore, che non solo partecipa alla gestione della rete dell’unità, ma anche alla sua programmazione e gestione; Nello specifico della programmazione dei nuovi piani di zona la legge regionale 3/2008 da le seguenti prescrizioni: Art. 13 (Competenze dei comuni) 1. I comuni singoli o associati e le comunità montane, ove delegate, in base ai principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza, sono titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale e concorrono alla realizzazione degli obiettivi della presente legge nelle forme giuridiche e negli assetti più funzionali alla gestione, alla spesa ed al rapporto con i cittadini ed in particolare: a) programmano, progettano e realizzano la rete locale delle unità d’offerta sociali, nel rispetto degli indirizzi e conformemente agli obiettivi stabiliti dalla Regione, anche promuovendo la partecipazione dei soggetti di cui all’articolo 3; b) riconoscono e promuovono la sperimentazione di unità d’offerta e di nuovi modelli gestionali nell’ambito della rete sociale, nel rispetto della programmazione regionale; c) erogano, nei limiti delle risorse disponibili, servizi e prestazioni di natura economica e assumono gli oneri connessi all’eventuale integrazione economica delle rette; d) definiscono i requisiti di accreditamento delle unità di offerta sociali in base ai criteri stabiliti dalla Regione, accreditano le unità d’offerta e stipulano i relativi contratti; e) definiscono eventuali livelli di assistenza ulteriori rispetto a quelli definiti dalla Regione; f) determinano i parametri per l’accesso prioritario alle prestazioni, di cui all’articolo 6, comma 2, sulla base degli indirizzi stabiliti nell’ambito della programmazione regionale, anche assicurando interventi di emergenza e di pronto intervento assistenziale, di norma mediante forme di ospitalità temporanea od erogazione di sussidi economici; g) gestiscono il sistema informativo della rete delle unità d’offerta sociali. 47 Art. 18 (Piano di zona) 1. Il piano di zona è lo strumento di programmazione in ambito locale della rete d’offerta sociale. Il piano definisce le modalità di accesso alla rete, indica gli obiettivi e le priorità di intervento, individua gli strumenti e le risorse necessarie alla loro realizzazione. 2. Il piano di zona attua l’integrazione tra la programmazione della rete locale di offerta sociale e la rete d’offerta sociosanitaria in ambito distrettuale, anche in rapporto al sistema della sanità, dell’istruzione e della formazione e alle politiche del lavoro e della casa. 3. I comuni, nella redazione del piano di zona, utilizzano modalità che perseguono e valorizzano il momento della prevenzione e, nella elaborazione di progetti, promuovono gli interventi conoscitivi e di studio rivolti alla individuazione e al contrasto dei fattori di rischio. 4. Il piano di zona è approvato o aggiornato dall’Assemblea distrettuale dei sindaci entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge, secondo modalità che assicurano la più ampia partecipazione degli organismi rappresentativi del terzo settore e l’eventuale partecipazione della provincia. 5. La programmazione dei piani di zona ha valenza triennale, con possibilità di aggiornamento annuale. 6. L’ambito territoriale di riferimento per il piano di zona è costituito, di norma, dal distretto sociosanitario delle ASL. 7. I comuni attuano il piano di zona mediante la sottoscrizione di un accordo di programma con l’ASL territorialmente competente e, qualora ritenuto opportuno, con la provincia. Gli organismi rappresentativi del terzo settore, che hanno partecipato alla elaborazione del piano di zona, aderiscono, su loro richiesta, all’accordo di programma. 8. Il piano di zona disciplina l’attività di servizio e di segretariato sociale. 9. Al fine della conclusione e dell’attuazione dell’accordo di programma, l’assemblea dei sindaci designa un ente capofila individuato tra i comuni del distretto o altro ente con personalità giuridica di diritto pubblico. 10. L’ufficio di piano, individuato nell’accordo di programma, è la struttura tecnicoamministrativa che assicura il coordinamento degli interventi e l’istruttoria degli atti di esecuzione del piano. Ciascun comune del distretto contribuisce al funzionamento dell’ufficio di piano proporzionalmente alle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili e comunque senza maggiori oneri a carico del bilancio regionale. 11. La Giunta regionale, decorso inutilmente il termine di cui al comma 4, previa diffida ad adempiere entro sessanta giorni, provvede, sentita l’assemblea distrettuale dei sindaci, alla nomina di un commissario ad acta. Deliberazione della Regione Lombardia n° VIII/8551 del 3 dicembre 2008 48 7. Gli obiettivi della triennalità 2009-2011 Coerentemente con il nuovo impianto normativo in cui si colloca il nuovo triennio, alla luce degli esiti delle passate programmazioni e del sistema dei bisogni che si sta affermando in Lombardia, gli obiettivi per il prossimo triennio si sviluppano lungo due assi: quello della “continuità e consolidamento” e quello dell’ ”innovazione” : continuità sia rispetto al sistema di governance, sia rispetto alla qualificazione del sistema di offerta; innovazione sia rispetto alla promozione di nuove soluzioni in grado di sostenere e valorizzare la famiglia nei diversi cicli di vita, sia rispetto a interventi di prevenzione che, in un’ottica di lungo periodo, rappresentano la strategia più idonea a fronteggiare attivamente l’ormai continuo affermarsi di condizioni di emergenza e cronicità. “Continuità” e “innovazione” legate da un comune filo conduttore: l’integrazione tra politiche, ed in particolare tra politiche sociali, socio-sanitarie e politiche sanitarie, ma anche integrazione di prestazioni finalizzata ad assicurare una personalizzazione e una presa in carico complessiva della persona. 7.1 Continuità e consolidamento: I risultati conseguiti dalle passate stagioni dei Piani di Zona hanno contribuito a sviluppare un sistema di welfare caratterizzato da forti principi di sussidiarietà, di libera scelta e di pluralità di offerta e al contempo di progressivo superamento di singole municipalità. Gli obiettivi declinati per il triennio 2006-2008 vanno dunque ripresi e sviluppati nella nuova programmazione locale, implementandone i punti di forza e individuando strategie di superamento delle criticità. Due i punti di maggiore e specifico interesse regionale: 7.1.1. Il Consolidamento del sistema dei titoli sociali, con l’ obiettivo di mantenere la diffusione dei buoni e dei voucher sociali in tutti gli ambiti distrettuali, ormai inseriti nel sistema di risposta ai bisogni espressi dalla popolazione, sviluppando un approccio qualitativo che posizioni sempre di più i titoli sociali in una logica di complementarietà, di integrazione e di rafforzamento del sistema di offerta. Due i punti di particolare attenzione: - la destinazione mirata dei titoli sociali e lo sviluppo di capacità da parte degli operatori dei Comuni di orientare il cittadino, a partire dalla lettura del bisogno espresso, rispetto alle possibili risorse che il sistema può offrire, sostenendolo nell’esercizio della libertà di scelta e mantenendo la “regia” del piano individualizzato di intervento, condiviso con al persona e la famiglia. Dovranno in tal senso essere individuati e formati profili funzionali di “case manager” in grado di coordinare e attivare il lavoro di rete e di potenziare le risorse personali dell’individuo o dei suoi familiari; - l’attenzione a forme di integrazione tra titoli sociali e prestazioni sociosanitarie. Gli indicatori che verranno utilizzati per misurare il raggiungimento di questo obiettivo sono i seguenti: 49 -grado di copertura territoriale -volume del numero di fruitori annuale -destinazione dei buoni sociali -tipologia e volumi delle prestazioni acquistate attraverso i voucher sociali -presenza di un sistema di verifica e raccordo tra titoli sociali e voucher sociosanitari -aumento degli interventi rivolti al sostegno della domiciliarietà (in termini di fruitori e di offerta) 7.1.2 Miglioramento delle capacità di utilizzo delle risorse del FNPS e di gestione del budget unico, evitando la formazione di residui. La definizione di questo obiettivo si impone in un sistema in cui le risorse non sono infinite ed in presenza di diverse capacità programmatorie e gestionali espresse dai territori. L’obiettivo per il triennio è così definito: -impegno delle risorse del FNPS assegnate nel triennio per almeno il 90% -liquidazione entro il 31.12.2011 pari almeno al 70% dell’assegnato nel triennio. La capacità di spesa rappresenterà uno dei parametri sul quale verrà costruito il meccanismo di assegnazione alla fine della triennalità: l’assegnazione delle risorse del FNPS per il 2012 sarà infatti definita, oltre che per quota capitaria, anche sulla base del raggiungimento degli obiettivi indicati per il triennio di riferimento. Inoltre, nell’ambito delle risorse annualmente destinate agli ambiti distrettuali, una quota verrà assegnata sulla base di criteri che premieranno la correttezza dei dati rendicontati a preventivo e consuntivo e la capacità di programmare e utilizzare risorse in una logica di budget unico. Per il primo anno di attuazione della terza triennalità, i meccanismi premiali saranno i seguenti: Indicatore Peso percentuale Correttezza formale dei dati economici relativi al Piano di 40% Zona, trasmessi sia a preventivo che a consuntivo, valutata rispetto a: -quote del FNPS superiori all’assegnato; -differenze non motivate tra costi previsti (preventivo)/costi sostenuti (a consuntivo) e risorse per canale di finanziamento Capacità di programmazione e gestione economica dei 30% Piani di Zona, valutata rispetto allo scostamento tra consuntivi e preventivi, valutato su tre fasce: -scostamento superiore al 50% -scostamento compreso tra il 30 e il 50% -scostamento inferiore al 30% 50 Incidenza percentuale delle risorse dei comuni sul totale 20% costi sostenuti (a consuntivo) Incidenza percentuale delle risorse del Fondo Sociale 10% Regionale indicate nei rendiconti economici sul totale delle risorse assegnate (a consuntivo) Gli indicatori individuati rimarranno stabili nell’arco del triennio; sulla base degli esiti di monitoraggio, potranno essere annualmente modificati i pesi percentuali ad essi attributi. 7.2.Innovazione La tensione della nuova programmazione dovrà essere orientata a sviluppare risposte innovative a bisogni emergenti o a bisogni che si presentano in forma sempre più articolata e complessa. L’innovazione che si intende sostenere nella triennalità 2009-2011 riguarda: -i metodi, che dovranno essere sempre più caratterizzati dall’integrazione; -i contenuti, volti al sostegno della famiglia, quale “luogo” in cui convergono e dovrebbero trovare concreta integrazione tutte le politiche settoriali, da quelle per i giovani, a quelle per gli anziani e per i disabili; da quelle per la maternità e l’infanzia, a quelle per la scuola e i servizi educativi, nonché alla prevenzione e contrasto dei fattori di rischio, come indicato dalla l.r.3/2008, art. 18 comma 3. Seguendo questa logica, al fine di orientare una adeguata programmazione ed un equilibrato investimento di energie e risorse, si evidenzia la necessità che i Piani di Zona prevedano: 7.2.1. Interventi di promozione, supporto alla genitorialità e al protagonismo familiare, con riferimento a: a) Sostegno alla maternità: oltre agli interventi sostenuti attraverso lo strumento dei titoli sociali, la programmazione zonale dovrà prevedere, coerentemente con le finalità della l.r. 23/1999 “Politiche regionali per la famiglia”, la promozione e realizzazione di azioni integrate di sostegno al nucleo familiare volte alla tutela della vita in tutte le sue fasi, con particolare attenzione alla gestante, al periodo prenatale e all’infanzia. In particolare si tratta di prevedere, in accordo con l’ASL e con soggetti del Terzo Settore, interventi a sostegno della maternità, predisponendo ed organizzando, per ogni famiglia che lo richieda, un piano personalizzato di sostegno e attivando uno stretto collegamento tra consultori, servizi sociali, reti di solidarietà, stimolando anche processi di mutuo-aiuto e confronto fra le stesse famiglie. b) Sostegno alla famiglia nei suoi diversi cicli di vita, con particolare attenzione agli anziani e aifigli minori, attraverso interventi di prevenzione del disagio , basati su metodologie di lavoro di rete, sviluppo di comunità, attivazione di reti solidali, 51 potenziamento del sostegno e valorizzazione di una cultura della “genitorialità sociale” (reti familiari, affidi diurni, auto-aiuto). Nell’ottica dell’ampliamento del sistema di risposta ai bisogni della famiglia, si collocano i titoli sociali rivolti alle famiglie con figli minori ed in particolare alle famiglie con 4 o più figli, da attivarsi in tutti gli ambiti distrettuali, dando in tal modo piena attuazione alla circolare n. 31/2006 e all’Intesa sottoscritta in sede di Conferenza Unificata del 20 settembre 2007, recepita da Regione Lombardia con deliberazione del 5 dicembre 2007, n. 6001. I titoli sociali così mirati dovranno rappresentare uno strumento a sostegno alle spese sostenute per la crescita, l’accudimento, l’educazione, la socializzazione e per l’idoneità dell’ambiente di vita dei figli minori e uno strumento di accesso a servizi in grado di rispondere a questi stessi bisogni. I servizi erogati o sostenuti economicamente attraverso i titoli sociali possono afferire a differenti tipologie di contenuto in cui si estrinseca il family care: cura, custodia, educazione, ricreazione, accompagnamento, trasporto, ecc. e dovranno essere previsti interventi di accompagnamento per facilitare la fruizione dei servizi. Ancora nell’ambito del sostegno agli anziani e alle famiglie con figli, si invitano i Comuni a prevedere, attraverso lo strumento dei Piani di Zona, politiche di defiscalizzazione, mirate a ridurre la pressione fiscale attraverso la riduzione della tassazione TARSU. Un'altra tipologia di intervento che si sollecita a inserire tra le azioni di sostegno alle famiglie con figli, anche attraverso forme di sperimentazione, è quella relativa ad azioni mirate a favorire la conciliazione tra tempi di lavoro e vita familiare, attraverso l’erogazione di servizi flessibili alla persona e alla famiglia, anche in raccordo con le indicazioni del Piano territoriale degli Orari, ove approvato . Secondo questa logica, nell’organizzazione della rete delle unità di offerta, andranno previste e incentivate modalità organizzative caratterizzate da flessibilità ed estensione dei periodi di accesso. Inoltre, una particolare attenzione, rispetto a questo punto, dovrà essere rivolta ai lavoratori con contratti “atipici”. Nell’ottica di una programmazione integrata tra politiche a sostegno della famiglia, si invita a verificare la praticabilità di interventi concertati anche con gli assessorati comunali competenti per le politiche dei tempi, del lavoro, dell’occupazione e delle attività produttive e finalizzati all’erogazione di incentivi alle imprese pubbliche e private presenti sul territorio dell’ambito distrettuale che adottano e applicano modelli organizzativi e forme contrattuali per la conciliazione dei tempi vita–lavoro e per il miglioramento della qualità della vita nell’impresa e sul territorio, in applicazione della Legge 53/2000 “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città" e in applicazione della legge regionale n. 28/2004 “Politiche Regionali per il coordinamento e l’amministrazione dei tempi delle città” . Gli interventi a sostegno delle famiglie numerose potranno essere finanziati, oltre che con le risorse del budget unico per le attività sociali dei Piani di Zona, anche con assegnazioni aggiuntive e specificatamente vincolate da parte della Regione. Infine, quali interventi a sostegno della famiglia, si invita a considerare nel 52 momento programmatorio, il fenomeno crescente delle nuove povertà, al quale dovrà essere assicurata una particolare attenzione, anche sotto il profilo della conoscenza per una specifica programmazione di interventi mirati. Gli indicatori che consentiranno di verificare la diffusione di pratiche innovative attraverso l’uso dei titoli sociali rivolte a famiglie con più figli minori sono individuati nei seguenti: - grado di diffusione territoriale; - n. famiglie raggiunte rispetto alle famiglie numerose presenti sul territorio; - n. e tipo delle prestazioni/servizi acquistati con voucher sociali; - tipologia di finalizzazione dei buoni sociali; - n. comuni dell’ambito che applicano misure di defiscalizzazione (Tarsu) c) Sostegno alla domiciliarità, attraverso la valorizzazione del lavoro di cura (familiari care giver eassistenti familiari)tramite il sistema dei buoni sociali. Si tratta di inserire tra gli obiettivi del nuovo piano da una parte misure finalizzate al riconoscimento economico del lavoro di cura e assistenza reso dal care giver familiare e dall’altra mettere a regime, nell’arco del triennio, le azioni già identificate con la circolare n. 41/2007 “Prime indicazioni per l’attuazione di interventi mirati al sostegno del lavoro di cura prestato da assistenti familiari”. Anche questo obiettivo si pone nell’ottica degli interventi di supporto alla domiciliarità e di sostegno alla famiglia con carichi di cura. Affinché possa trattarsi di un reale intervento di sostegno, è necessario che gli interventi individuati nella citata circolare (contributi economici per le spese derivanti dalla regolarizzazione dei contratti di lavoro e per il pagamento delle spese per l’assistente familiare; interventi di tutoring domiciliare, sostegno alla formazione delle assistenti familiari, sostegno alla rete di incontro domanda/offerta) facciano parte di un piano di “presa in carico” strutturato e all’interno di una regia complessiva da parte del servizio sociale e del distretto. La diffusione di tali pratiche sarà misurata attraverso i seguenti indicatori: - grado di diffusione territoriale; - n. beneficiari di buoni finalizzati a sostenere la regolarizzazione dei contratti di lavoro delle assistenti familiari; - n. famiglie monitorate attraverso interventi di tipo domiciliare -applicazione di strumenti di verifica dell’intervento. 7.2.2 Interventi di prevenzione, nella direzione indicata dalla l.r. 3/2008, ar. 18 comma 3). I progetti e gli interventi condotti in ambito preventivo rispetto a diversi fenomeni, sviluppati soprattutto attraverso la progettualità sostenuta con i finanziamenti ex “leggi di settore” , hanno consentito in questi anni di maturare un ricco patrimonio ed esperienze che, associate ad una analisi dei bisogni emergenti, consentono di identificare alcune aree di priorità per il triennio 20092011: A)Prevenzione e promozione delle politiche rivolte ad adolescenti e giovani: se è vero che l’attuazione di progetti legati all’area dell’adolescenza e della 53 genitorialità rappresentano ormai un aspetto consolidato nel quadro complessivo delle politiche sociali, è altrettanto vero che si stanno diffondendo, con un crescente allarme sociale, comportamenti adolescenziali e giovanili caratterizzati da aggressività e violenza tra pari, da un sistema delle regole che fa sempre più fatica ad affermarsi da parte della famiglia e delle agenzie educative, nonché da condotte di policonsumo di sostanze legali e illegali, con un preoccupante abbassamento della soglia di percezione della gravità di tali condotte. Il carattere di innovazione che dovrà attraversare questi interventi riguarda principalmente la metodologia di intervento , a partire dalla programmazione all’interno di obiettivi d’area e non di tematica specifica (ad esempio, inserimento delle attività di prevenzione delle dipendenze all’interno del quadro delle politiche giovanili, anziché tossicodipenze/grave marginalità). Questo nell’ottica del superamento del rischio di frammentazione di singole azioni che, se non inquadrate in un piano più complessivo e sinergico, risultano indebolite e parziali. Secondo queste premesse, è necessario che la programmazione zonale preveda: ·Interventi di prevenzione delle diverse forme di dipendenza nella popolazionepreadolescenziale e adolescenziale, da svilupparsi in coerenza con le linee guida regionali di cui alla DGR n. 6219 del 19.12.2007 “Approvazione delle linee guida regionali di prevenzione delle diverse forme di dipendenza nella popolazione preadolescenziale e adolescenziale. Le iniziative dovranno raccordarsi con il Dipartimento Dipendenze ASL, con particolare riferimento all’Osservatorio delle Dipendenze ed essere programmate secondo una logica mirata a potenziare lo sviluppo di sinergie tra progetti finalizzati a migliorare la qualità della vita dei giovani, anche se attivati in aree differenti ,in modo da accrescere gli effetti stessi dell’intervento; ·Interventi di prevenzione del bullismo e sviluppo di una cultura della legalità.Anche per questa azione, le linee di indirizzo vanno nella direzione di sostenere azioni di raccordo e coordinamento tra le varie iniziative, nel tentativo di promuovere e valorizzare la cultura di una più ampia “comunità educante” come valore fondante sia a livello preventivo, sia nell’intercettazione del fenomeno bullismo, prevedendo il coinvolgimento e la messa in rete delle diverse agenzie che presiedono lo sviluppo della crescita dei minori. E’ opportuno che nella programmazione zonale vengano previsti interventi che, in raccordo con le scuole, le associazioni familiari e le realtà educative di volontariato, a partire dagli oratori, sostengano da una parte le competenze genitoriali, dall’altra creino reti di collaborazione per prevenire e contrastare i fenomeni di bullismo, coinvolgendo ragazzi, insegnanti, educatori volontari e famiglie, promuovendo interventi mirati all’incremento delle competenze relazionali tra pari e con gli adulti, finalizzati alla promozione dell’integrazione. B) Tutela della Salute Mentale, prevedendo interventi ad alta integrazione con gli organismi di coordinamento previsti dalle ASL e con le Aziende Ospedaliere, volti in particolare a : - garantire la continuità assistenziale mediante specifici protocolli operativi, favorendo la condivisione tra servizi coinvolti di linee guida d’intervento; 54 - garantire, a coloro che presentino adeguate condizioni personali e familiari, forme di assistenza tali da consentire la permanenza presso il proprio domicilio; - integrazione sociale e autonomia della persona affetta da patologia psichiatrica; - sostegno all’inserimento socio-educativo in contesti lavorativi, anche in raccordo con le agenzie del terzo settore, al fine di promuovere accordi locali in favore delle persone affette da disagio psichico; - favorire l’approccio ai servizi specialistici, adottando strumenti di aggancio e di relazione in grado di intercettare anche persone provenienti da altri contesti socio-culturali, in particolare persone immigrate. Tali interventi hanno come comune denominatore il sostegno alla vita quotidiana, la facilitazione dei rapporti con il territorio, la cura delle relazioni all’interno della famiglia, la progettazione dell’impiego del tempo della persona. In questo ambito rientrano anche interventi di sostegno e sollievo anche temporaneo per i familiari , spesso sottoposti a forti carichi psicologici per lunghi periodi di tempo. C) Sostegno e assistenza ai disabili e alle loro famiglie, con particolare riferimento all’autonomia e vita indipendente, anche attraverso il sistema dei titoli sociali e l’attuazione della legge 162/1998 “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore delle persone con handicap grave”, nonché l’individuazione, in particolare per alcune aree specifiche, di buone prassi, anche tenendo conto delle competenze provinciali in materia di disabili sensoriali. Tra gli interventi di “buone prassi”, l'autismo rappresenta una forma eccezionale di disabilità, ma è anche un tema “paradigmatico”, nel senso che raccoglie in sé tutti gli elementi di forte criticità di una condizione di disabilità. L’interesse a sviluppare modelli a rete di intervento a partire dall’autismo sta nella possibilità di individuare “buone prassi” che a cascata possono essere utilizzate anche per altre situazioni di disabilità Anche in questo ambito i progetti, mirati a facilitare l’integrazione sociale e scolastica dei minori con diagnosi di autismo e a sostenere le loro famiglie, dovranno avere come riferimento da una parte l’integrazione delle risposte che i vari soggetti – scuola, famiglia, servizi - sono in grado di offrire e dall’altra l’informazione e il coinvolgimento , che consente di ridurre il livello di solitudine e di carico delle famiglie. Un altro punto di attenzione rispetto alla disabilità dovrà essere rivolto alla protezione giuridica delle persone prive di autonomia o incapaci di provvedere ai propri interessi, cosi come previsto dall’ art. 9 della l.r. 3/2008. Rinviando alla circ. n. 9 del 27 giugno 2008, che definisce i compiti dell’ufficio di protezione giuridica delle persone incapaci, si ricorda che, nell’ottica del perseguimento dell’integrazione delle politiche sanitarie, sociosanitarie e sociali e in virtù dei rapporti intercorrenti tra le ASL ed i comuni nella progettazione della rete locale delle unità d’offerta sociali, è possibile che le Asl ed i comuni associati di un ambito territoriale decidano di organizzare un unico ufficio per la protezione giuridica delle persone incapaci, avvalendosi della struttura posta all’interno del dipartimento ASSI. In tal caso, l’ufficio opererebbe anche per conto dei comuni 55 associati e la sua dotazione organica potrà essere integrata mediante risorse poste a disposizione dai comuni medesimi o dagli uffici di piano. Promozione della salute e stili di vita: la promozione della salute rientra nella più ampia accezione di promozione della “qualità della vita”, il cui obiettivo è quello di sostenere il raggiungimento del benessere psicofisico. Tali interventi dovranno essere previsti all’interno dei Piani di Zona in stretto raccordo, anche sotto il profilo metodologico, con i Piani Integrati Locali di salute, cui far partecipare tutte le istituzioni locali e il Terzo Settore . 7.3 Formazione e aggiornamento del personale: Il perseguimento e il grado di realizzazione degli obiettivi posti dai Piani di Zona non potrà infine prescindere dalla concreta attuazione di costanti e mirati programmi di formazione e aggiornamento, rivolti a tutto il personale coinvolto, sia pubblico che delle unità di offerta di diritto privato, anche al fine di realizzare una proficua integrazione operativa, finalizzata a una crescita costante della gamma e della qualità dell’offerta di servizi. In conclusione l’aspettativa è quella dello sviluppo di un sistema sempre più integrato e sempre più capace di muovere sinergie, di costruire una rete unità di offerta e di opportunità, di dare continuità e di promuovere uno stile di prossimità, ottimizzando risorse economiche e professionali, nel rispetto e nella valorizzazione di ruoli e competenze definiti dalla l.r. 3/2008. I risultati conseguiti verranno misurati annualmente attraverso il sistema di monitoraggio regionale, curato dagli Uffici di Piano, validato dall’Assemblea Distrettuale dei Sindaci e verificato dall’ASL, e sintetizzato a livello regionale in un sistema di reporting a supporto di periodici confronti sullo stato di attuazione dei Piani. 56 3. Descrizione dell’Ambito – Conformazione territoriale e situazione demografica (popolazione, indici: vecchiaia, carico sociale, immigrazione, popolazione giovanile) PROVINCIA DI BERGAMO 362 1886 6228 2189 1112 614 7356 30315 1059593 238 120 506 256 175 7 124 831 50 109 36 1177 3629 89522 VIGOLO VIADANICA PREDORE 51,54 51,79 50,98 49,79 50,88 106,37 107,43 103,98 99,15 103,58 94,01 93,09 96,17 100,86 96,54 77,94 96,88 73,97 79,83 69,80 VILLONGO 1478 TAVERNOLA 3053 SARNICO 3127 PARZANICA 838 GANDOSSO 2072 CREDARO BASSO SEBINO FORESTO SPARSO ADRARA S.ROCCO ADRARA S.MARTINO popolazione residente popolazione stranieraresidente Proporzione maschi Tasso di mascolinità tasso di femminilità Indice di vecchiaia Indice di dipendenza (carico sociale) Indice di dipendenza giovanile Indice di struttura della pop. attiva Indice di carico familiare Indice di ricambio della pop.attiva tasso popolazione infantile tasso popolazione minorile tasso incidenza popolazione anziana tasso popolazione straniera persone povere 50,00 47,99 48,09 50,75 50,54 49,19 51,85 100,00 92,25 92,64 103,06 102,18 96,79 107,68 100,00 108,40 107,95 97,03 97,86 103,31 92,87 297,06 129,50 144,39 173,88 103,09 162,67 77,73 50,27 101,07 98,94 102,25 49,64 98,56 101,46 114,74 41,24 43,00 39,72 38,40 39,17 59,47 46,54 48,22 44,20 42,02 47,24 39,93 42,66 44,21 23,18 21,84 22,83 21,35 23,07 14,98 20,28 19,73 16,14 20,69 17,99 22,47 21,09 20,59 104,31 10,89 94,81 10,90 80,07 12,70 99,16 108,47 10,79 13,53 123,23 116,93 113,81 117,98 102,13 108,76 100,16 8,72 11,44 10,50 8,05 10,90 8,05 11,70 103,35 11,11 106,24 10,84 163,64 117,78 114,39 141,11 3,59 5,46 4,98 3,75 11,05 18,08 16,62 14,48 72,81 131,43 5,79 5,61 21,04 19,21 86,96 101,92 7,00 5,67 19,76 19,59 97,26 6,97 20,97 13,71 11,49 97 13,08 16,18 147 11,98 11,84 69 16,23 14,32 39 13,17 8,39 143 29,56 1,93 17 18,56 6,57 89 20,55 13,34 293 20,88 2,28 103 63,77 104,00 5,58 3,91 19,60 15,31 95,76 6,12 20,05 101,41 5,63 18,61 113,21 5,32 18,09 15,65 9,80 52 13,25 16,00 346 16,09 11,97 1425 17,42 8,45 49801 20,52 5,86 29 57 POPOLAZIONE RESIDENTE L’evoluzione della dimensione quantitativa della popolazione nel Basso Sebino è caratterizzata da due fenomeni: • • aumento della popolazione straniera; incremento di un volto giovane della popolazione. popolazione residente 8000 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 RA AD AD RA S RA .M A R A RT S . I NO RO FO CR CC RE ED O ST AR O O SP GA AR ND S O P A O SS RZ O AN P R IC A ED O SA RE RN TA VE I CO RN O VI A D LA AN IC VI A GO LO VI LL ON GO 0 TASSO POPOLAZIONE STRANIERA La percentuale straniera è in costante aumento. Negli ultimi anni la percentuale di aumento della popolazione straniera è di circa il 10% l’anno. Ogni cinque anni circa, il numero degli stranieri residenti si raddoppia. Il dato più significativo riguarda la fascia minorile dove la percentuale della popolazione straniera si attesta al 25% della popolazione residente totale tasso popolazione straniera 18,00 16,00 14,00 12,00 10,00 8,00 6,00 4,00 2,00 BA PR SS O O VI SE NC BI IA N D O IB ER G AM O AD RA R A S. M AD AR RA TI NO R A S. R O CC O CR FO ED RE AR ST O O SP AR SO G AN D O SS O PA R ZA N IC A PR ED O R E SA R NI CO TA VE RN O LA VI AD AN IC A VI G O LO VI LL O NG O 0,00 58 tasso di mascolinità 110,00 105,00 100,00 95,00 90,00 A D R A R A A S D .M R A A R R T A IN S O .R F O O C R C E O SC TO R E SD PA AR RO G S O A N D O P AR SS O Z AN P I C R A E D O R S TA AR E VE N I R CO N V O IA LA D A N IC A P V R V IGO O IL V LO LO INB CA N IA S G S O DO I BS E E R B IN G AO M O 85,00 80,00 Il tasso di mascolinità è calcolato individuando il numero dei maschi ogni 100 femmine. I tassi di mascolinità sono di fatto abbastanza stabili alla nascita (in tutte le popolazioni umane tale tasso è compreso alla nascita tra 105 e 110, a causa di un maggior numero di nati di sesso maschile) e variano in base alla mortalità (che è maggiore nei maschi rispetto alle femmine). 59 tasso di femminilità 110,00 105,00 100,00 95,00 90,00 85,00 R RA AD M S. NO TI AR R RA AD A A R S. O O CC CR ED A E O O LA CA R CO IC O SS RS O NI N NI N D A A O A R R Z E D SP R AD SA VE PR AN O VI PA G TA ST O AR RE FO G VI O LO O LL VI O NG SS BA B SE O V O PR IN A CI IN O D I R BE AM G O popolazione infantile (percentuale) 8,00 7,00 6,00 5,00 4,00 3,00 2,00 1,00 O AM O IN D IB ER G SE B O BA SS PR O VI NC IA IC A PR ED O R E SA R NI CO TA VE RN O LA VI AD AN IC A VI G O LO VI LL O NG O ZA N SS O PA R O RS AN D G SP A TO RE S FO O AR O ED CC O CR O S. R A R AD RA AD RA R A S. M AR TI NO 0,00 Calcola il rapporto tra la popolazione 0- 17 anni sulla popolazione totale. Dai dati una conferma l’inversione di tendenza degli ultimi anni del tasso di anzianità, la popolazione del Basso Sebino sta “ringiovanendo” . 60 DR AR B PR AS SO O VI SE NC BI IA N D O IB ER G AM O A S. M AD AR RA TI NO R A S. R O CC O C FO R E RE D AR ST O O SP AR SO G AN D O SS O PA R ZA N IC A PR ED O R E SA R NI CO TA VE R N O LA VI AD AN IC A VI G O LO VI LL O NG O A P RO VI A SS O D IB G IN O O AM SE B ER SO LO VI LL O NG O VI G O IC A PR ED O R E SA R N IC O TA VE RN O LA V IA D AN IC A AS N CI A B O R SO AR O ZA N AN D SP A PA R G N O O C CO ED S. R AR TI CR A S. M ST O DR AR R FO RE A AD RA Misura il rapporto tra la parte di popolazione che non lavora giovane ( 0 – 14 anni, parte della popolazione non attiva) e quella potenzialmente attiva (15 – 64 anni) tasso popolazione minorile 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 0,00 dipendenza giovanile 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 0,00 61 indice di vecchiaia 350,00 300,00 250,00 200,00 150,00 100,00 50,00 PR B O VI AS NC SO IA SE D I B BIN O ER G AM O AD RA R A AD S RA .MA RT R A S. I NO R O CC FO C O RE R E ST D AR O O SP AR G S AN O D O SS PA R O ZA N PR IC ED A O SA R E R TA N VE I CO RN O VI A D LA AN IC A VI G O VI LO LL O NG O 0,00 Rapporto di composizione tra a popolazione anziana (over 65 anni) e popolazione più giovane (0 – 14 anni). Dai dati emerge che 5 comuni permangono con un indice di vecchiaia più alto di quello della media provinciale: Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola, Vigolo B 62 tasso incidenza popolazione anziana 35,00 30,00 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 PR B O VI AS NC SO IA SE D I B BIN O ER G AM O AD RA R A AD S RA .MA RT R A S. I NO R O CC FO C O RE R E ST D AR O O SP AR G S AN O D O SS PA R O ZA N PR IC ED A O SA R E R TA N VE I CO RN O VI A D LA AN IC A VI G O VI LO LL O NG O 0,00 Misura il seguente rapporto: popolazione over 65 anni sulla popolazione totale. I Comuni con un tasso ci incidenza della popolazione anziana più alto della media provinciale sono: Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola, Vigolo 63 Indica il rapporto tra la popolazione 0-4 anni sulla popolazione 15-49 anni indice di carico familiare 16,00 14,00 12,00 10,00 8,00 6,00 4,00 2,00 O G AM O IN ER SE B D IB O BA SS PR O VI N CI A LO VI LL O NG O VI G O IC A PR ED O R E SA R NI C O TA VE RN O LA VI A DA NI CA ZA N O SS O PA R G AN D SP A RS O AR O ED TO CR FO RE S O CC O S. R A AD RA R A DR AR A S. M AR TI NO 0,00 indice di ricambio popolazione attiva 180,00 160,00 140,00 120,00 100,00 80,00 60,00 40,00 20,00 Rapporto tra la consistenza della popolazione in età 60 – 64 anni e la popolazione in età 15 – 19 anni PR B O VI AS NC SO IA SE D I B BIN ER O G AM O AD RA R A S AD RA .MA RT R A S. INO R O CC FO C O RE R E ST D AR O O SP AR G S AN O D O SS PA O R ZA N PR IC A ED O SA R E R NI TA VE CO RN O VI AD LA AN IC A VI G VI O LO LL O NG O 0,00 64 Calcolato sulla percentuale stimata per l’Italia Settentrionale (4,70%) di popolazione povera sulla popolazione totale prevista dell’ultimo rapporto sulla povertà alla Camera dei Deputati (anno 2005) n°persone povere residenti per comune 400 346 350 293 300 250 200 147 150 143 97 100 103 89 69 52 39 50 29 17 LO IG O IL LO NG O V TA V O LA VI AD AN IC A AR S P VE R N N IC O E A ZA N AR FO RE P G A RE D O R IC O SS O ND AR S O AR O SP ST O CR ED O C CO S. R A A DR A R DR A A R A S. M AR TI NO 0 popolazione straniera residente su popolazione totale 8000 7000 6000 5000 popolazione totale 4000 popolazione straniera 3000 2000 1000 O NG O LO VI LL O VI G IC A PR ED O R E SA R NI CO TA VE RN O LA VI AD AN IC A ZA N PA R SS O O RS O SP A AN D G AR O ED TO FO RE S CR O CC O S. R A AD RA R AD RA R A S. M AR TI NO 0 65 IL QUADRO DEMOGRAFICO DEL BASSO SEBINO La popolazione straniera residente a cura di Marco Cini e Giancarlo Domenghini Tab. 1: Residenti e stranieri al 31 dicembre 2007 Comune Adrara S.Martino Residenti di cui % stranieri Stranieri su Residenti 2072 238 11,5% 838 117 14,0% Credaro 3127 506 16,2% Foresto Sparso 3053 256 8,4% Gandosso 1478 175 11,8% Parzanica 362 7 1,9% Predore 1886 124 6,6% Sarnico (dati solo stimati) 6073 831 13,7% Tavernola Bergamasca 2189 50 2,3% Viadanica 1112 109 9,8% 614 35 5,7% 7356 1177 16,0% 30160 3625 12,0% Adrara S.Rocco Vigolo Villongo T O T A L I Ambito 66 Tab. 2: Composizione stranieri rispetto alle principali cittadinanze al 31 dicembre 2007 Comune Adrara S.Martino Senegal Albania Marocco India Romania Tunisia Altri Totali 72 35 39 23 30 8 31 238 9 19 30 31 13 0 15 117 Credaro 87 75 92 104 66 4 78 506 Foresto Sparso 37 3 71 82 22 0 41 256 Gandosso 29 10 31 50 25 13 17 175 Parzanica 0 0 1 0 0 0 6 7 Predore 2 20 41 4 14 2 41 124 Sarnico 58 205 93 15 119 73 268 831 Tavernola B.sca 12 0 3 0 6 8 21 50 Viadanica 32 15 30 12 5 0 15 109 1 5 3 10 1 1 14 35 Villongo 413 215 141 129 92 24 163 1177 T O T A L I Ambito 752 602 575 460 393 133 710 3625 20,7% 16,6% 15,9% 12,7% 10,8% Adrara S.Rocco Vigolo Percentuale 3,7% 19,6% 100,0% Tab. 3: Bilancio demografico storico Anno Residenti di cui stranieri % 1995 26025 577 2,20% 1996 26363 762 2,90% 1997 26562 895 3,40% 1998 26836 1049 3,90% 1999 27129 1226 4,50% 2000 27446 1409 5,10% 2001 27581 1501 5,40% 67 2002 27651 1740 6,30% 2003 28202 2142 7,60% 2004 28929 2672 9,20% 2005 29397 2997 10,20% 2006 29712 3174 10,70% 2007 30160 3625 12,00% 35000 14,00% 30000 12,00% 25000 10,00% 20000 8,00% 15000 6,00% 10000 4,00% 5000 2,00% 0 0,00% Popolazione residente Immigrati % 19 9 19 8 9 20 9 0 20 0 0 20 1 0 20 2 0 20 3 0 20 4 0 20 5 0 20 6 07 POPOLAZIONE Grafico 1. Tasso di immigrazione ANNO (al 31/12) Grafico 2. Popolazione straniera residente al 1 gennaio 2006 per età 99 88 77 età 66 55 44 33 22 11 0 0 20 40 60 80 100 120 n° 68 Tab. 6: minori stranieri suddivisi per età (al 31-01-2006) Età età n° età n° n° 0 68 6 41 12 25 1 68 7 41 13 24 2 56 8 32 14 18 3 51 9 32 15 26 4 37 10 30 16 27 5 49 11 28 17 28 TOT: 681 69 Tab. 7: Cittadini Stranieri. movimento demografico anno 2006 e popolazione residente al 31 Dicembre Comuni Popolazio Popolazione Acquisizioni ne straniera Nati Totale Totale Straniera di Nati Morti residente al Minorenni in residente iscritti cittadinanza cancellati 31 Italia al 1° italiana Dicembre Gennaio Adrara San Martino Adrara San Rocco 232 6 47 0 0 57 222 42 30 115 4 16 0 0 25 106 31 14 Credaro 400 9 104 0 3 75 429 101 69 Foresto Sparso 195 6 33 0 3 41 187 40 37 Gandosso 134 8 46 0 0 26 154 48 32 Parzanica 12 0 0 0 0 2 10 3 0 Predore 122 3 19 0 1 26 115 34 14 Sarnico 639 15 151 1 0 68 722 169 103 Tavernola Bergamasca 62 1 4 0 3 17 49 6 4 Viadanica 90 2 37 0 0 18 109 23 10 Vigolo 40 2 3 0 0 10 33 8 6 956 18 228 1 11 146 1038 235 136 2997 74 688 2 21 511 3174 740 455 Villongo 70 Tab. 8: Composizione della popolazione straniera Anno 1998 (al 31/12) Totale popolazione immigrata Maschi Femmine Minori su totale Val. assoluto % Val. assoluto % Val. assoluto % Val. assoluto % 1076 100 770 72 307 28 196 18 Anno 2000 Totale popolazione immigrata Maschi Femmine Minori su totale Val. assoluto % Val. assoluto % Val. assoluto % Val. assoluto % 1409 100 955 68 454 32 276 20 Anno 2002 Totale popolazione immigrata Maschi Femmine Minori su totale Val. assoluto % Val. assoluto % Val. assoluto % Val. assoluto % 1740 100 1128 75 612 35 389 22 Anno 2004 Totale popolazione immigrata Maschi Femmine Minori su totale Val. assoluto % Val. assoluto % Val. assoluto % Val. assoluto % 2672 100 1712 77 960 33 585 22 Anno 2006 Totale popolazione immigrata Maschi Femmine Minori su totale Val. assoluto % Val. assoluto % Val. assoluto % Val. assoluto % 3174 100 1906 60 1268 40 740 23 71 Grafico 3. Maschi e femmine - dicembre 2006 1268 MASCHI FEMMINE 1906 Grafico 4. Adulti e minori – 31 dicembre 2006 740 ADULTI MINORI 2434 72 % su tot popolazione locale minori MASCHI minori FEMMINE TOTALE POPOLAZ. LOCALE % minori MINORI % femmine FEMMINE MASCHI TOTALE COMUNI % su tot immigrati Tab. 9: Composizione della popolazione straniera aggiornata al 31/12/2006 ADRARA SAN MARTINO 222 7% 141 81 36% 42 19% 21 21 2029 10,9% ADRARA SAN ROCCO 106 3% 64 42 40% 31 29% 14 17 852 12,4% CREDARO 429 14% 258 171 40% 101 24% 51 50 2947 14,6% FORESTO SPARSO 187 6% 110 77 41% 40 21% 19 21 2977 6,3% GANDOSSO 154 5% 90 64 42% 48 31% 27 21 1457 10,6% PARZANICA 10 0% 7 3 30% 3 30% 3 373 2,7% PREDORE 115 4% 60 55 48% 34 30% 19 15 1892 6,1% SARNICO 722 23% 332 307 43% 169 23% 84 85 6009 12,0% 49 2% 30 19 39% 6 12% 2 4 2212 2,2% 109 3% 68 41 38% 23 21% 14 9 1097 9,9% 33 1% 20 13 39% 8 24% 5 3 622 5,3% 1038 33% 653 303 29% 235 23% 118 117 7181 14,5% TAVERNOLA BERGAMASCA VIADANICA VIGOLO VILLONGO TOTALI 3174 100% 1833 1176 37% 740 23% 377 363 29648 10,7% Grafico 5. Composizione popolazione straniera nei 12 Comuni (x valore assoluto) 1200 1000 800 600 400 200 VIGOLO ADRARA SAN ROCCO PREDORE FORESTO SPARSO CREDARO VILLONGO 0 73 Grafico 6. Composizione popolazione straniera nei 12 Comuni (x % sul totale della popolazione residente) AD R AR C R ED AR VI O LL O A N SA G O N R AD O C R AR S A CO A SA RN IC N O M AR TI G N AN O D O SS FO VIA O D R AN ES IC TO A SP AR SO PR ED O R TA E VE VI G R O N P LO O LA AR ZA BE N IC R A G AM AS C A 16,0% 14,0% 12,0% 10,0% 8,0% 6,0% 4,0% 2,0% 0,0% Tab. 10: Composizione per continente della popolazione straniera al 31-12-06 Continente F 1053 449 1502 47% Europa non U.E. 389 381 770 24% Asia 291 161 452 14% Unione Europea 148 210 358 11% Africa America TOT 25 67 TOT % M 92 3% 1906 1268 3174 100% 74 Grafico 7. Composizione per continente della popolazione straniera al 31-12-06 % America 3% Unione Europea 11% Asia 14% Africa 48% Europa 24% 75 Tab. 11: Popolazione straniera - principali nazionalità 1998-2006 1998 M F 2000 TOT M F 2002 TOT M F 2004 TOT F TOT M 537 617 87 704 597 112 709 341 326 163 489 308 246 554 178 168 139 307 263 208 471 300 252 552 SENEGAL 392 35 427 464 60 MAROCCO 158 75 233 195 116 311 206 135 ALBANIA 58 40 98 102 76 INDIA 23 11 34 39 25 64 65 39 ROMANIA 1 9 11 20 31 20 21 41 71 TUNISIA 42 22 64 53 33 86 67 31 98 83 8 524 470 67 M 2006 104 173 72 F TOT 245 245 122 367 60 131 93 115 208 38 121 93 46 139 Grafico 8. Nazionalità più presenti al 31-12-06: maschi e femmine 700 600 500 400 maschi femmine 300 200 100 0 Senegal Marocco Albania India Romania Tunisia maschi 597 308 300 245 93 93 femmine 112 246 252 122 115 46 76 Tab. 12: Popolazione straniera per nazionalità al 31-12-2006 % NAZ M TOT su tot F % %F NAZ M F TOT su tot %F Senegal 597 112 709 22,3% 15,8% Siria 2 3 5 0,2% 60,0% Marocco 308 246 554 17,5% 44,4% Austria 1 3 4 0,1% 75,0% Albania 300 252 552 17,4% 45,7% Rep. Ceca 0 4 4 0,1% 100,0% India 245 122 367 11,6% 33,2% Slovacchia 3 1 4 0,1% 25,0% Romania 93 115 208 6,6% 55,3% Uruguay 2 2 4 0,1% 50,0% Tunisia 93 46 139 4,4% 33,1% Finlandia 0 3 3 0,1% 100,0% Polonia 15 42 57 1,8% 73,7% Sri Lanka 1 2 3 0,1% 66,7% Macedonia 26 20 46 1,4% 43,5% Svezia 0 3 3 0,1% 100,0% 5 37 42 1,3% 88,1% Togo 2 1 3 0,1% 33,3% 19 11 30 0,9% 36,7% Belgio 0 2 2 0,1% 100,0% 8 20 28 0,9% 71,4% Bielorussia 0 2 2 0,1% 100,0% Cina Rep. Popolare 13 14 27 0,9% 51,9% Camerun 1 1 2 0,1% 50,0% Algeria 17 8 25 0,8% 32,0% Etiopia 1 1 2 0,1% 50,0% Serbia e Montenegro 14 11 25 0,8% 44,0% Gambia 2 0 2 0,1% 0,0% 5 19 24 0,8% 79,2% Libia 0 2 2 0,1% 100,0% Russia Federazione 10 14 24 0,8% 58,3% Lituania 0 2 2 0,1% 100,0% Pakistan 18 5 23 0,7% 21,7% Mauritania 2 0 2 0,1% 0,0% Ghana 14 8 22 0,7% 36,4% Nicaragua 1 1 2 0,1% 50,0% Cuba 2 18 20 0,6% 90,0% Paesi Bassi 1 1 2 0,1% 50,0% 10 8 18 0,6% 44,4% Thailandia 0 2 2 0,1% 100,0% Bolivia 6 11 17 0,5% 64,7% Argentina 0 1 1 0,0% 100,0% Francia 10 6 16 0,5% 37,5% Benin 0 1 1 0,0% 100,0% Nigeria 2 12 14 0,4% 85,7% Canada 0 1 1 0,0% 100,0% Egitto 8 5 13 0,4% 38,5% Cile 1 0 1 0,0% 0,0% Burkina Faso 6 5 11 0,3% 45,5% Danimarca 0 1 1 0,0% 100,0% Ucraina Bosnia-Erzegovina Moldova Brasile Germania 77 Regno Unito 7 4 11 0,3% 36,4% Giappone 1 0 1 0,0% 0,0% Croazia 3 7 10 0,3% 70,0% Irlanda 1 0 1 0,0% 0,0% Rep. Dominicana 2 8 10 0,3% 80,0% Kenya 0 1 1 0,0% 100,0% Svizzera 3 7 10 0,3% 70,0% Kirghizistan 0 1 1 0,0% 100,0% Bulgaria 3 4 7 0,2% 57,1% Libano 0 1 1 0,0% 100,0% Filippine 2 5 7 0,2% 71,4% Norvegia 1 0 1 0,0% 0,0% Iran 4 3 7 0,2% 42,9% Portogallo 0 1 1 0,0% 100,0% Spagna 2 5 7 0,2% 71,4% Slovenia 0 1 1 0,0% 100,0% Turchia 4 3 7 0,2% 42,9% Stati Uniti 1 0 1 0,0% 0,0% Colombia 2 3 5 0,2% 60,0% Ungheria 0 1 1 0,0% 100,0% Ecuador 2 3 5 0,2% 60,0% Venezuela 1 0 1 0,0% 0,0% Grecia 2 3 5 0,2% 60,0% Vietnam 1 0 1 0,0% 0,0% 1906 1268 3174 100% 39,9% TOTALE 78 4. DATI DI ANALISI TRIENNIO 2006-2008 COMPLESSIVO E IN DETTAGLIO PER OGNI AREA DI INTERVENTO 4.1. LA SPESA SOCIALE nel BASSO SEBINO 4.1.1. SPESA SOCIALE GENERALE (spese sostenute dai soli comuni) spesa sociale anno 2006 comuni Adrara SM differenza % spesa sociale anno 2007 35,88 34,63 - 3,48 36,08 33,01 - 8,51 25,82 23,34 - 9,60 120,48 36,60 - 69,62 15,05 18,89 25,51 27,43 36,82 34,23 87,06 50,11 - 42,44 71,99 60,51 - 15,95 23,00 30,83 34,04 55,30 57,09 3,24 60,00 59,71 - 0,48 27,08 29,00 7,10 48,76 39,22 - 19,57 Adrara SR Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica Predore Sarnico Tavernola Viadanica Vigolo Villongo media basso sebino Spesa generale 140,00 120,00 100,00 80,00 2006 2007 60,00 40,00 20,00 ng o lo Vi go lo Vi la ad an ica Vi Ta ve rn o Sa rn ico a Pr ed or e ni c S* * os so Pa rz a G an d Fo re st o SR Cr ed ar o Ad ra ra Ad ra ra SM 0,00 79 4.1.2. SPESA SOCIALE AREA ANZIANI comuni spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007 differenza % Adrara SM 9,51 7,42 -22,05 Adrara SR 19,61 11,41 -41,80 8,25 6,95 -15,82 14,57 7,68 -47,33 Gandosso 2,99 5,73 91,92 Parzanica 11,95 18,98 58,79 Predore 25,87 8,75 -66,17 Sarnico 11,81 10,22 -13,48 Tavernola 7,97 10,19 27,76 Viadanica 15,72 18,25 16,14 Vigolo 15,44 17,75 14,98 4,84 8,98 85,53 12,38 11,03 Credaro Foresto Sparso Villongo media basso sebino Spesa area anziani 30,00 25,00 20,00 2006 15,00 2007 10,00 5,00 Vi llo ng o Vi go lo ic a Vi ad an Ta ve rn ol a Sa rn ic o Pr ed or e a Pa rz an ic G an do ss o S* * Fo re st o Cr ed ar o SR Ad ra ra Ad ra ra SM 0,00 80 4.1.3. SPESA SOCIALE AREA DISABILI spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007 comuni differenza % 3,76 2,58 -31,51 6,85 9,61 40,22 2,17 1,68 -22,70 6,38 3,38 -47,05 4,71 2,70 -42,63 8,09 9,25 14,23 2,93 4,16 41,90 18,01 7,58 -57,90 5,22 5,56 6,55 1,64 1,49 -8,90 2,95 3,14 6,42 3,02 3,89 28,92 Adrara SM Adrara SR Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica Predore Sarnico Tavernola Viadanica Vigolo Villongo media basso sebino 5,48 4,58 Spesa area disabili 20,00 18,00 16,00 14,00 12,00 2006 10,00 2007 8,00 6,00 4,00 2,00 llo ng o Vi go lo Vi ad an ica Vi o Ta ve rn ol a re rn ic Sa Pr ed o os so Pa rz an ic a an d o S* * G Fo re st o SR Cr ed ar Ad ra ra Ad ra ra SM 0,00 81 4.1.4. SPESA SOCIALE MINORI E FAMIGLIA spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007 comuni differenza % 19,41 19,35 -0,32 6,21 7,63 22,91 11,07 10,25 -7,45 5,57 7,07 26,93 4,08 6,26 53,59 4,11 4,22 2,64 30,47 6,27 -79,44 20,96 23,48 12,04 7,25 6,90 -4,86 34,41 32,06 -6,81 38,16 32,51 -14,82 7,25 8,99 23,93 Adrara SM Adrara SR Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica Predore Sarnico Tavernola Viadanica Vigolo Villongo media basso sebino 15,75 13,75 Spesa area minori e famiglia 45,00 40,00 35,00 30,00 25,00 2006 20,00 2007 15,00 10,00 5,00 ng o llo Vi go lo Vi ad an ic a Vi Ta ve rn ol a Sa rn ic o a Pr ed or e Pa rz an ic S* * G an do ss o Fo re st o Cr ed ar o SR Ad ra ra Ad ra ra SM 0,00 82 4.1.5. SPESA SOCIALE AREA IMMIGRAZIONE spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007 comuni differenza % 0,31 0,33 7,13 0,35 0,35 -1,55 0,31 0,29 -5,76 0,35 0,34 -2,50 0,34 0,33 -1,48 0,34 0,35 2,90 2,45 0,84 -65,56 0,77 0,33 -56,69 0,00 0,49 0,55 1,16 112,43 0,36 0,36 1,30 0,33 0,66 96,35 Adrara SM Adrara SR Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica Predore Sarnico #DIV/0! Tavernola Viadanica Vigolo Villongo media basso sebino 0,54 0,49 Spesa area immigrazione 3,00 2,50 2,00 2006 1,50 2007 1,00 0,50 go Vi llo n ig ol o V ic a la ad an Vi rn o Ta ve Sa rn ic o re Pr ed o ni ca Pa rz a S* * o G an do ss o Fo re st o Cr ed ar SR Ad ra ra Ad ra ra SM 0,00 83 4.1.6. SPESA SOCIALE AREA EMARGINAZIONE SOCIALE spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007 comuni differenza % 0,00 1,14 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! 0,99 0,00 -100 0,34 0,20 -41,49 0,00 0,00 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! 2,06 1,75 -15,06 2,48 1,83 -26,37 0,05 0,05 1,05 0,00 0,18 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! 1,81 0,00 Adrara SM Adrara SR Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica Predore Sarnico Tavernola Viadanica Vigolo -100 Villongo media basso sebino 0,64 0,43 Spesa area emarginazione- povertà 3,00 2,50 2,00 2006 1,50 2007 1,00 0,50 ng o llo Vi go lo Vi ad an ica Vi Ta ve rn ol a Sa rn ico a Pr ed or e Pa rz an ic S* * G an do ss o Fo re st o Cr ed ar o SR Ad ra ra Ad ra ra SM 0,00 84 4.1.7. SPESA SOCIALE AREA SALUTE MENTALE spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007 comuni differenza % 0,00 0,00 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! 0,10 0,00 0,00 0,00 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! 17,20 0,84 0,00 0,00 #DIV/0! 0,00 0,41 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! Adrara SM Adrara SR -100 Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica -95,09 Predore Sarnico Tavernola Viadanica Vigolo Villongo media basso sebino 1,44 0,10 Spesa area salute mentale 20,00 18,00 16,00 14,00 12,00 2006 10,00 2007 8,00 6,00 4,00 2,00 llo ng o Vi Vi go lo ic a Vi ad an Ta ve rn ol a Sa rn ic o Pr ed or e ar za ni ca P S* * G an do ss o Fo re st o Cr ed ar o dr ar a A Ad ra ra SM SR 0,00 85 4.1.8. SPESA SOCIALE SERVIZI SOCIO-SANITARI spesa sociale anno 2006 spesa sociale anno 2007 comuni differenza % 0,00 0,00 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! 0,10 0,85 737,83 86,53 11,37 -86,86 0,00 0,00 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! 3,16 16,66 426,95 9,44 8,78 -7,02 0,00 2,73 #DIV/0! 0,00 0,00 #DIV/0! 0,00 1,78 #DIV/0! 4,18 4,38 Adrara SM Adrara SR Credaro Foresto Sparso Gandosso Parzanica Predore Sarnico Tavernola Viadanica Vigolo 4,84 Villongo media basso sebino 8,62 3,88 Spesa area socio-sanitario 100,00 90,00 80,00 70,00 60,00 2006 50,00 2007 40,00 30,00 20,00 10,00 ng o llo Vi go lo Vi ia da ni ca V Ta ve rn ol a Sa rn ic o a Pr ed or e Pa rz an ic S* * G an do ss o Fo re st o Cr ed ar o SR Ad ra ra Ad ra ra SM 0,00 86 4.2. LA DOMANDA SOCIALE nel BASSO SEBINO (si vedano i dati di ogni singola area nella parte successiva del piano) 4.3. L’OFFERTA SOCIALE E SOCIO-SANITARIA nel BASSO SEBINO BASSO SEBINO 87 Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino Unità d’offerta Residenze Sanitario Assistenziali per Anziani n°2 Strutture di Riabilitazione n°1 Aut* Acc* 95 92 8 p.l. area Generale Geriatrica 9 p.l. area di Mantenimento 14 p.l. ciclo continuo diurno Ambulatoriale: Individuale 16000 Di gruppo 2000 *Aut = Autorizzati *Acc = Accreditati Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino Topologia Denominazione Struttura Comune Struttura RSA CASA DI RIPOSO VILLA SERENA PREDORE RSA CASA DI RIPOSO P.A.FACCANONI ONLUS SARNICO Strutture di Riabilitazione ANGELO CUSTODE PREDORE 88 Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino Area Anziani R.S.A. Predore Sarnico Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino Strutture di Riabilitazione Predore 89 Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino Posti Unità d’offerta Autorizzati Servizi per l’infanzia - NIDI - NIDI FAMIGLIA n°3 n°1 56 7 90 Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino Tipologia DENOMINAZIONE STRUTTURA SEDE/COMUNE STRUTTURA NIDO NIDO IL BOSCO DEI CENTO ACRI CREDARO NIDO NIDO FACCANONI SARNICO NIDO NIDO GHIRIGO' LA CORTE VILLONGO NIDO FAMIGLIA NIDO IN FAMIGLIA PRIMI PASSI VILLONGO Distretto Monte Bronzone e Basso Sebino Area Minori Strutture per l’infanzia - nidi - micro nidi - nidi famiglia - Centro prima infanzia Villongo 2 Sarnico Credaro 91 4.4. LA SITUAZIONE DELLA FRUIZIONE DELLE RSA NUMERO DI OSPITI DISTRIBUITI PER LUOGO DI RESIDENZA - ANNO 2007 Distretto D01-Bergamo D02-Dalmine D03-Seriate D04-Grumello D05-Valle Cavallina D06-Monte Bronzone-Basso Sebino D07-Alto Sebino D08-Valle Seriana D09-Valle Seriana Superiore e Valle di Scalv D10-Valle Brembana D11-Valle Imagna e Villa d'Almè D12-Isola Bergamasca D13-Treviglio D14-Romano di Lombardia FUORI PROVINCIA ASL N.Soggetti N.Soggetti x100 Ab. >70 anni 1.376 457 307 158 170 114 259 1.000 5,8 3,4 4,7 3,6 3,2 3,4 6,1 8,0 297 309 250 543 414 430 605 6.689 5,1 4,8 4,2 4,2 3,4 5,5 5,4 92 SOGGETTI IN LISTA D'ATTESA IN RSA DISTRIBUITI PER LUOGO DI RESIDENZA Distretto D01-Bergamo D02-Dalmine D03-Seriate D04-Grumello D05-Valle Cavallina D06-Monte Bronzone-Basso Sebino D07-Alto Sebino D08-Valle Seriana D09-Valle Seriana Superiore e Valle di Scalv D10-Valle Brembana D11-Valle Imagna e Villa d'Almè D12-Isola Bergamasca D13-Treviglio D14-Romano di Lombardia FUORI PROVINCIA ASL N.Soggetti N.Soggetti x100 Ab. >70 anni 355 165 91 40 60 32 56 147 1,5 1,2 1,4 0,9 1,1 1,0 1,3 1,2 121 85 67 136 186 99 307 1947 2,1 1,3 1,1 1,0 1,5 1,3 1,3 93 94 4.5. PERSONE INVALIDE PER DISTRETTO DISTRIBUZIONE DEI SOGGETTI CON DEMENZA VIVI PER SESSO TASSSI SU POPOLAZIONE >=60 ANNI x 100 Ab. DISTRETTO Bergamo Seriate Dalmine Grumello Valle Cavallina Monte Bronzone - Basso Sebino Alto Sebino Valle Seriana Valle Seriana Superiore e Valle di Scalve Valle Brembana Valle Imagna e Villa d'Almè Isola Bergamasca Treviglio Romano di Lombardia Totale complessivo MASCHI FEMMINE TOTALE 2,8 4,6 3,9 1,1 2,1 1,6 5,0 7,4 6,3 1,7 3,3 2,6 2,8 3,7 3,3 2,2 3,5 2,9 3,1 5,4 4,5 3,3 5,6 4,6 3,2 5,4 4,4 2,6 4,9 3,9 2,3 4,3 3,4 2,2 3,9 3,2 2,3 3,7 3,1 2,1 3,9 3,1 2,5 4,3 3,6 95 Distretto Bergamo Seriate Dalmine Grumello Valle Cavallina Monte Bronzone - Basso Sebino Alto Sebino Valle Seriana Valle Seriana Superiore e Valle di Scalve Valle Brembana Valle Imagna e Villa d'Almè Isola Bergamasca Treviglio Romano di Lombardia Totale N.Invalidi x1000Ab. N.Invalidi con età<=10 annix1000Ab. N.Invalidi con età >60 annix1000Ab. 58,3 38,4 39,2 38,2 40,3 41,2 58,3 50,6 12,9 12,1 12,9 10,7 13,1 9,8 13,6 11,8 158,9 129,2 140,7 142,3 143,4 145,9 167,3 158,0 51,7 63,9 47,7 44,0 45,7 53,1 47,7 15,2 16,1 15,3 15,8 11,2 9,5 12,8 148,3 189,0 161,6 150,8 151,1 195,2 154,9 96 4.6. MINORI IN CARICO ALLA NEUROPSICHIATRIA INFANTILE 4.7. PERSONE IN CARICO ALLA PSICHIATRIA Distretto N.di soggetti* % in Prevalenza carico ai x 100 Ab. servzi Bergamo 3.591 27,1 2,9 Seriate 2.396 28,3 2,2 Dalmine 957 23,7 1,7 Grumello 611 23,2 1,7 Valle Cavallina 1.015 22,2 2,5 Monte Bronzone - Basso Sebino 343 26,5 1,4 Alto Sebino 1.386 24,2 5,5 Valle Seriana 3.685 20,0 4,6 Valle Seriana Superiore e Valle di Scalve 2.086 24,6 5,8 Valle Brembana 999 24,5 2,8 Valle Imagna e Villa d'Almè 826 26,9 2,0 Isola Bergamasca 3.258 25,7 3,2 Treviglio 2.317 24,1 2,7 Romano di Lombardia 1.843 27,6 2,9 Totale complessivo 25.313 24,9 3,0 I dati mostrano la situazione alla data del 31/12/2007 * Questo dato si riferisce a tutti soggetti residenti nel distretto che dal 2000 hanno avuto almeno un contatto con i servizi psichiatrici territoriali e che risultano ancora in vita alla data del 31/12/2007 97 5. LA DOMANDA SOCIALE NELL BASSO SEBINO ( si vedano le singole aree) 6. INDICAZIONI DI CONTESTO L’evoluzione della popolazione del Basso Sebino è segnata dai seguenti fenomeni: - situazione demografica della popolazione totale (popolazione dal volto giovane) - aumento della cittadinanza straniera - aumento della vulnerabilità sociale (povertà economica e relazionale) - difficoltà delle famiglie nella gestione dei carichi assistenziali - evoluzione del mercato del lavoro - emergenza casa La promozione delle politiche sociali deve tener conto: - attenzione alla storia dei servizi sociali del Basso Sebino - continuità con la gestione associata - promozione di politiche di prevenzione - indicazioni nuova legge regionale 3/2008 e successive indicazioni regionali - il ruolo dell’ambito territoriale e del distretto asl: quale integrazione - emergenze socio-sanitarie: continuità assistenziale, consultorio e psichiatria - situazione amministrativa: occorre tener conto del fatto che ci si trova a programmare un sistema di politiche sociali in un periodo di rinnovo amministrativo per 8 comuni sui 12 dell’ambito territoriale - avviare un processo verso un piano regolatore sociale di ambito 98 7.1. LE AZIONI MIRATE ALLA COSTRUZIONE DI UN SISTEMA SEMPRE PIU’ INTEGRATO. AZIONI TRASVERSALI FORMAZIONE AMMINISTRATORI Considerata l’importanza della programmazione triennale del sistema integrato delle politiche sociali ed anche il fatto che la programmazione in corso coincide con il rinnovo amministrativo per 9 amministrazioni comunali su 12 si prevede la realizzazione di un percorso formativo per amministratori sulle seguenti tematiche: 1. il Comune e le sue articolazioni 2. la gestione associata 3. i servizi alla persona (politiche sociali, culturali, abitative,…) 4. la rete del sistema integrato delle politiche sociali dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino 5. prospettive di sviluppo nel triennio 2009-20011 REGOLAMENTI UNICI PER L’ACCESSO ALLA RETE DI UNITA’ DI OFFERTA SOCIALE Nel corso del triennio si prevede di deliberare regolamenti di ambito relativamente all’accesso alla rete di unità di offerta sociale. Inoltre, si prevede di approvare, contestualmente al piano di zona, la CARTA DEI SERVIZI di ambito. IN PARTICOLARE, RELATIVAMENTE ALLA RESIDENZIALITA’ emerge la necessità di: decisioni uniformi a livello di ambito Sostenibilità da parte dei comuni 99 Equità verso tutti i richiedenti (non dover rispondere all’ultimo arrivato non c’è disponibilità di bilancio) LINEE POSSIBILI DA STUDIARE NEL 2009 Fondo sociale per la residenzialità (come area minori) Nuovi strumenti (es. valutazione beni immobili dei cittadini) ESITO PREVISTO Nuovo regolamento su compartecipazione comunale per residenzialità e aiuti economici alle famiglie ATTIVAZIONE NUOVI STRUMENTI : MICROCREDITO E’ prevista l’istituzione di un fondo, in collaborazione con la Caritas Diocesana Bergamasca, per l’erogazione di microcrediti a persone e famiglie in condizione di fragilità sociale ed economica. Il fondo avrà come dotazione iniziale € 15.000. Si prevede di implementare la dotazione del fondo attraverso una campagna di found raising tesa al coinvolgimento di diverse realtà territoriali: parrocchie, imprenditori, singoli cittadini. INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA Nel corso del triennio 2009 – 2011 si prevede l’attivazione di una “cabina di regia unica”, con il Distretto Asl di Trescore Balneario, per la programmazione e il monitoraggio della rete socio-sanitaria. In modo particolare questa cabina di regia dovrà occuparsi di: - la rete delle unità di offerta socio-sanitaria - consultorio; - continuità assistenziale; - salute mentale; 100 - promozione, in collaborazione con il distretto asl, di percorsi di educazione agli stili di vita sani rivolti alle diverse fasce di popolazione - progetti sperimentali. SISTEMA DI ACCREDITAMENTO Si prevede di elaborare a livello di ambito la definizione degli standard per l’autorizzazione al funzionamento e accreditamento delle unità di offerta sociale. Si prevede, inoltre, di definire, sentiti anche gli attuali enti gestori di unità di offerta sociale, un sistema di accreditamento e di contratti per l’erogazione dei fondi relativi al fondo regionale per le politiche sociali (ex circolare 4). FORMAZIONE UFFICIO DI PIANO Si prevede, anche nel triennio 2009 – 2011, di supportare l’attività di programmazione e monitoraggio dell’ufficio di piano e dei coordinatori di area attraverso un adeguato accompagnamento formativo. CARTA DEI SERVIZI DI AMBITO In allegato la proposta di una carta dei servizi di ambito per facilitare l’accesso dei cittadini alla rete integrata dei servizi sociali. 101 L’UFFICIO SOCIALE DEL BASSO SEBINO Servizio Sociale professionale e segretariato sociale di ambito per l’informazione e la consulenza al singolo e alle famiglie Verifica e valutazione del precedente triennio Punti critici emersi nel corso del triennio sono : La presenza di Assistenti sociali in alcuni Comuni, con i quali si dovrà definire il livello stabile di collaborazione con l’ambito. Non ancora sufficiente la capacità del servizio di fungere anche da osservatorio dei fenomeni sociali e dei bisogni a livello di ambito, per orientare le future decisioni dell’ufficio di piano. • • PERSONE CHE SI SONO RIVOLTE AL SEGRETARIATO SOCIALE NEL TRIENNIO 2006 – 2008 N° contatti suddivisi 2006 2007 2008 Adrara San Martino 3 1 5 Adrara San Rocco 3 0 1 Credano 17 1 7 Foresto Sparso 3 0 1 Gandosso 3 0 2 Parzanica 6 0 0 Predore 5 1 1 Sarnico 10 1 5 Tavernola 2 0 0 Viadanica 6 0 1 Vigolo 2 0 3 Villongo 16 1 3 Comuni non afferenti all’ambito 4 0 2 TOTALE 80 5 31 per Comuni 102 Considerazioni Dall’analisi dei dati del triennio si nota un’importante diminuzione degli accessi allo sportello del segretariato sociale, questo non sta a significare che l’importanza del servizio è venuta meno ma, a nostro avviso, è imputabile ai seguenti fattori: 1) Poca conoscenza del servizio da parte dei cittadini 2) Lontananza dal luogo di residenza: nel nostro territorio la maggioranza della popolazione è rappresentata da anziani che, spesso, non sono in grado di raggiungere la sede del segretariato con mezzi propri e, soprattutto, con mezzi pubblici 3) Alcuni comuni afferenti all’ambito gestiscono direttamente lo sportello, tali amministrazioni comunali sono: Foresto Sparso – Predore – Sarnico – Tavernola Bergamasca – Villongo 4) Molte situazioni sono già in carico da anni e, quindi, non sono state conteggiate nei nuovi accessi (a tal proposito si veda l’aumento delle ore di S.A.D. e Voucher erogate) 5) Riteniamo importante precisare che già nei primi mesi dell’anno 2009 l’affluenza di nuovi casi è aumentata considerevolmente rispetto agli anni del precedente triennio e presentano problematiche che ci portano ad intervenire con metodologie e strumenti nuovi rispetto a quelli utilizzati fino ad oggi. Articolazione del servizio e modalità organizzative Viste la complessità delle funzioni, il servizio verrà così implementato e ri-organizzato : 1. Si individuano tre livelli di lavoro : Il livello di ambito di governo dei servizi e di osservatorio Compiti specifici: - Equipe per la gestione dei buoni e titoli sociali, integrato con personale del distretto ASL, dei Comuni e dei servizi del territorio Coordinamento tra i diversi servizi di ambito Equipe per l’integrazione socio-sanitaria (vd. Protocollo di intesa per la valutazione multidimensionale ) osservatorio bisogni sociali Il livello della presa in carico dei casi e degli interventi nei Comuni (personale di ambito e assistenti sociali comunali). Il personale dell’Ufficio sociale, in particolare le Assistenti sociali, accede ai singoli paesi del territorio. Compiti specifici : - interlocuzione frontale allo sportello pubblico, servizi, istituzioni - Contatti domiciliari con utenza che non accede allo sportello Gestione casi individuali (contatti a domicilio, colloqui con familiari, rapporti con i servizi ,…) Analisi casi (bisogni e condizioni economiche) per l’erogazione di supporti economici Consulenza e supporto al Comune (aggiornamenti alla componente politica, mantenimento contatti con le realtà istituzionali, aggiornamento informativo, supporto alla compilazione di rendicontazioni economiche,..) 103 equipe per la supervisione e analisi andamento casi in carico ai servizi di ambito il livello della rete e dell’integrazione con le realtà territoriali Compiti specifici: Avvio di procedure sempre più consolidate di collaborazione e di integrazione con altre realtà che svolgono funzioni di “sportello” Collaborazione con i servizi a forte valenza territoriale Collaborazione con i servizi a valenza sanitaria ( Ospedali, Medici di medicina generale,…). In prospettiva, là dove se ne riscontra la necessità , stipula di accordi formalizzati. Sistema integrato di intervento con istituti penitenziari Come da art. 2 della Legge Regionale N° 8 del 14.2.2005 “ Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli istituti penitenziari della Regione Lombardia”, attraverso il segretariato sociale si intende sostenere e supportare le relazioni tra le persone detenute, le loro famiglie e il sistema esterno, con l’obiettivo di recuperare le qualità individuali compromesse dal disadattamento sociale delle persone adulte e minori ristrette negli istituti di pena. Criteri di partecipazione economica : - I 2 Comuni dotati di Assiste sociale dipendente si impegnano a partecipare con proprio personale alle equipe di ambito con incontri FISSI ogni 15 giorni - I Comuni non dotati di Assistente sociale (N° 10) comparteciperanno economicamente per una quota pro-capite di € 5 /abitante. - fondi FNPS: ad integrare le spese per il personale dell’Ufficio di piano che opererà a livello di ambito - Comunità Montana: costi mantenimento sportello e gestione spazi - l’ASL conferma le funzioni e il personale in carico al Distretto - fondi FNPS : sostenere la formazione del personale e la manutenzione della rete informatica 7.2.1. LE PRIORITA’ nel triennio COSTRUZIONE DI UN SISTEMA SEMPRE PIU’ INTEGRATO CHE SI POSSA QUALIFICARE COME PUNTO UNICO DI ACCESSO SOCIALE 104 PROSSIMITA’ CON OGNI SINGOLO COMUNE : apertura sportello in ogni singolo Comune PROGRAMMA DI SEGRETARIATO SOCIALE on line FORMAZIONE E SUPERVISIONE DELL’EQUIPE PROMOZIONE DI UNA RETE TRA PUNTI DI ASCOLTO ( Sindacati, parrocchie, Caritas,…) 7.2.2. LE AZIONI Per il triennio 2009 – 2001 sono previste le seguenti azioni: Coordinamento della dotazione organica dei servizi di segretariato sociale e di tutela minori sia comunale che di ambito apertura dello sportello di segretariato sociale in tutti i 12 comuni dell’ambito territoriale quale “punto unico di accesso” alla rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie; avvio percorso formativo di accompagnamento e aggiornamento degli operatori sociali dei servizi di segretariato sociale e tutela minori; attivazione, entro la primavera 2009, dell’accesso per i comuni al programma “segretariato sociale on line”: sistema informativo per la endicontazione delle attività del segretariato sociale. Maggiore pubblicizzazione del servizio: spesso il manifesto e/o i volantini si trovano solo nella sede comunale mentre altri luoghi maggiormente frequentati dai cittadini (farmacie, ambulatori, esercizi commerciali …) ne sono sprovvisti Individuazione soluzioni più idonee per unificare l'accesso ai servizi sociali e al sistema dei servizi sociosanitari presenti nell'ambito del distretto, tramite accordi operativi con l'azienda sanitaria, ai sensi dell'art. 3 quater del d.lgs n. 229/'99 deazione nuovi strumenti e metodologie di intervento rispetto alle problematiche che si stanno presentando. 105 7.3. AREA ANZIANI SAD: ATTIVITA’ RIVOLTE ALLA POPOLAZIONE ANZIANA EROGATE NEL TRIENNIO 2006-2008 ADRARA SAN MARTINO 7 2 1 ADRARA SAN ROCCO 8 2 2 1 7 0 3 1 8 0 2 1 CREDARO 2 0 0 0 2 2 rinuncia al servizio GANDOSSO 3 0 0 0 3 1 decesso PARZANICA 0 0 0 0 0 0 Buoni Servizi A.S.L. 65 anni motivo mai attivati rinuncia rsa decesso chiusure Nuovi casi ANNO 2006 già in carico motivo chiusure casi in carico al 31.12.2006 Anno 2006 2 1 decesso 2 PREDORE 8 3 3 dimissio ni TAVERNOLA B.SCA 6 3 3 dimissio ni 6 VIADANICA 3 4 0 0 7 VIGOLO 4 2 1 dimissio ni 5 totale 41 16 10 46 8 1 rinuncia al servizio 2 1 decesso 1 5 9 3 106 8 0 1 0 1 0 7 CREDARO 2 0 2 1 1 0 0 GANDOSSO 3 0 0 0 0 0 3 PARZANICA 0 0 0 0 0 0 0 PREDORE 8 chiusure 1 5 1 TAVERNOLA B.SCA 6 2 4 3 VIADANICA 7 3 3 1 VIGOLO 5 0 2 46 6 19 totale 4 0 4 1 4 2 0 7 2 0 0 3 10 8 1 33 costo 3 Vouchers ADRARA SAN ROCCO 1 Servizi A.S.L. 5 < 0 UTENTI 65 anni 0 motivo 2 sad richiesti e mai attivati 2 rinuncia 0 rsa 7 decesso ADRARA SAN MARTINO Nuovi casi ANNO 2007 già in carico motivo chiusure casi in carico al 31.12.2006 SAD: Anno 2007 1 1 2 2 4 3 rinuncia famiglia 1 decesso 2 1 rinuncia 1 decesso 2 1 1 2 7 7 9 4 2 107 Servizi A.S.L. Vouchers 5 3 1 2 ADRARA SAN ROCCO 7 0 0 7 2 1 CREDARO 1 1 1 2 1 1 GANDOSSO 3 3 0 6 2 PARZANICA 0 0 0 0 PREDORE 4 2 1 TAVERNOLA B.SCA 4 1 0 VIADANICA 7 0 2 1 VIGOLO 3 1 1 1 33 1 5 3 totale chiusure rsa decesso 1 1 5 5 1 motivo 0 casi in carico al 31.12.2006 0 rinuncia 5 Nuovi casi ADRARA SAN MARTINO ANNO 2006 già in carico UTENTI < 65 anni motivo chiusure sad richiesti e mai attivati SAD: Anno 2008 2 5 3 3 2 1 29 10 2 1 4 8 Nell’arco del triennio è stato possibile rilevare non solo i punti di forza di questo intervento ma anche le criticità di questa forma di aiuto che possiamo sintetizzare come segue: 1) Malgrado i tempi di erogazione si siano ridotti rispetto alla gestione precedente non siamo ancora arrivati a livelli ottimali soprattutto nelle situazioni di emergenza 2) Si sono verificati casi in cui gli interessati o i loro referenti familiari hanno rinunciato al servizio a causa dei livelli di compartecipazione troppo elevati. 3) Spesso l’erogazione del SAD viene percepita come l’unica via possibile, insieme al voucher di sollievo in seguito descritto, per poter prevenire l’istituzionalizzazione. 108 Vouchers Sociali al 31 Dicembre 2008 La Circ. r. n° 48 del 27 Ottobre 2005, che dettava le Linee Guida per la definizione del Piano di Zona del triennio 2006-2008, indicava come obiettivo per la nuova triennalità il consolidamento del sistema dei titoli sociali ed in particolare lo sviluppo dei vouchers che avrebbero dovuto essere introdotti ed effettivamente erogati in tutti gli Ambiti Distrettuali almeno entro l’ultimo anno di attuazione del Piano di Zona. Il 07 Marzo 2007 l’Assemblea dei Sindaci incarica i tecnici del territorio di elaborare i voucher in sostituzione dei “Buoni Sociali per Anziani” in modo da rispettare le direttive stabilite dalla Regione. Inizialmente questa forma di intervento non ha avuto molta adesione da parte della popolazione interessata tanto che nell’anno 2007 sono stati erogati soltanto 6 vouchers in tutto il territorio dell’Ambito. Nel 2008 le richieste sono state molte di più ed andiamo ad analizzarle nei dettagli nelle tabelle seguenti: ANALISI DOMANDE VOUCHER SOCIALI ANNO 2008 Totale Vigolo Viadanica Tavernola Bergamasca Sarnico Predore Parzanica Gandosso Foresto Sparso Credaro Analisi delle domande Adrara Adrara S. COMUNI DI RESIDENZA Domande pervenute Domande accettate 2 3 2 1 0 1 3 2 1 0 0 0 0 0 4 1 6 19 0 0 0 0 4 1 4 16 Domande in lista di attesa 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 2 Domande respinte 109 Voucher non attivato N° fruitori 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 3 2 1 0 0 0 0 0 4 1 4 16 Note: Una richiesta è stata respinta per ISEE superiore ai limiti previsti dal regolamento Una richiesta è stata respinta per mancanza del requisito della residenza Un Voucher non è stato attivato causa decesso Prevalenza patologie utenti Patologia Numero Utenti Percentuale ( Morbo di Althzeimer, Demenze Senili, Morbo di Parkinson) 5 31,25 % Altre patologie correlate all’età senile 11 68,75 % TOTALE 16 100,00 % Patologie altamente invalidanti Come è stato utilizzato il voucher da parte delle famiglie? Alcuni utenti hanno usufruito del voucher insieme ad altri servizi sia erogati tramite il Servizio Sociale sia attivati privatamente per permettere all’anziano/a di continuare a vivere nella propria abitazione in condizioni di adeguata tutela. 110 Per un’analisi dettagliata si rimanda al prospetto seguente. 10 persone che beneficiano già del servizio S.A.D. - 1 per un’ ora alla settimana per il bagno - 1 per 2 ore alla settimana di monitoraggio - 1 per 3 ore alla settimana per monitoraggio e igiene - 1 per 3 ore alla settimana per sollievo e bagno - 3 per 5 cinque ore settimanali per l’igiene quotidiana - 2 utenti con due ore settimanali per sollievo e bagno il sad e’ stato sospeso perchè la famiglia ha attivato l’assistenza privata. 5 persone con assistenza privata tale soluzione si è resa necessaria a sostegno/sollievo delle assistenti private dopo dimissioni ospedaliere in situazioni di particolari gravità con badante anziana sola ultra novantenne senza parenti il voucher e’ finalizzato al sollievo della badante ed al monitoraggio del caso. E’ stata rilevata l’importanza del sostegno alle famiglie nei momenti di assenza o dell’assistente privata e/o del familiare referente e,soprattutto, in seguito alla dimissione dal ricovero ospedaliero in casi particolarmente complessi. 111 VERIFICHE DEL PROGETTO CONCORDATO ALL’ATTO DELL’ASSEGNAZIONE DEL VOUCHER TRA SERVIZIO SOCIALE E FAMIGLIA I PROGETTI CONCORDATI TRA SERVIZIO SOCIALE E FAMIGLIA SONO STATI COMPLETATI? TOTALE VOUCHER ASSEGNATI PROGETTI COMPLETATI PROGETTI PARZIALMENTE COMPLETATI PROGETTI NON COMPLETATI 2 causa decesso 16 % 100% 8 e/o voucher erogato da poco tempo 6 50 % 12,5 % 37,5% In tutti i casi il progetto condiviso con la famiglia all’atto della stesura è stato rispettato. IL VOUCHER SOCIALE È DETERMINANTE PER IL SOLLIEVO ALLA FAMIGLIA AL FINE DI PREDILIGERE LA DOMICILIARITÀ 112 TOTALE VOUCHER ASSEGNATI SI' NO 16 16 0 % 100% 0% In occasione delle visite domiciliari di verifica è stata rilevata: l’importanza che l’erogazione del voucher ha nell’aiutare le famiglie ad affrontare meglio il carico di cura del proprio familiare permettendo, così, di non ricorrere all’istituzionalizzazione. l’importanza dei momenti di condivisione, da parte dei familiari, con il personale addetto degli stati d’animo derivanti dall’assistere quotidianamente una persona non autosufficiente (ansie, preoccupazioni, conflittualità, senso di solitudine nell’affrontare la malattia…) . Si ritiene utile sottolineare che una delle finalità del voucher è anche quella di far sperimentare alla famiglia ed all’utente i servizi assistenziali che possono essere erogati a livello territoriale In sede di verifica e’ stato consigliato, prima che il voucher terminasse, di inoltrare la richiesta del servizio di assistenza domiciliare, dato che i bisogni di questi utenti erano riconducibili a quelli previsti dal regolamento del SAD. 113 PROFILI VOUCHER ASSEGNATI BASSA INTENSITA’ MEDIA INTENSITA’ ALTA INTENSITA’ 32 ore per un mese ( non rinnovabili ) 48 ore 96 ore per tre mesi (rinnovabili ancora per tre mesi) per tre mesi 0 TOTALE PERCENTUALE ( rinnovabili ancora per tre mesi ) 7 9 (43,75 %) (56,25 %) 16 100 % Si evidenzia che la percentuale maggiore dei voucher assegnati è quella ad ALTA intensità: di tali voucher hanno beneficiato le famiglie che dovevano gestire un importate carico assistenziale a causa delle patologie altamente invalidanti diagnosticate al loro congiunto. In 2 casi è stato necessario progettare il vaucher “ad hoc”: 1 voucher pari a 72 ore per 3 mesi ed uno di 196 ore per sei mesi 114 Considerazioni finali In seguito ai momenti di verifica è stato rilevato che tale servizio ha raggiunto gli obiettivi preposti: sollevamento del carico assistenziale diminuzione del senso di solitudine nel gestire una persona non autosufficiente da parte dei referenti contenimento degli stati di ansia nelle situazioni in cui il referente assistenziale aveva la necessità di assentarsi momentaneamente per esigenze personali far conoscere i servizi assistenziali erogabili a livello territoriale, è importante sottolineare che le indicazioni date dal personale e dagli operatori sociali sono state seguite permettere ad anziani soli che non hanno alcuna rete parentale e/o di vicinato di partecipare a momenti di vita sociale per loro importanti migliorando, così, la loro qualità della vita. Il regolamento in atto per la concessione dei vouchers è stato considerato poco flessibile soprattutto nelle situazioni in cui è necessario attivarlo con urgenza e/o prorogarlo anche per ulteriori periodi durante l’arco dell’anno. Si evidenzia anche la necessità di ipotizzare pacchetti vouchers ad hoc soprattutto nelle situazioni dove il carico assistenziale è particolarmente pesante. 115 AZIONI TRIENNIO 2009-2011 SERVIZI DOMICLIARI: AZIONI POSSIBILI 1) Prevedere per ogni Comune una quota di ore annue da poter autorizzare subito in casi di urgenza in attesa di ottenere formale autorizzazione al servizio da parte dell’Amministrazione Comunale interessata. 2) Prevedere livelli di compartecipazione più agevolati al costo del servizio da parte degli interessati. 3) Alternare e/o integrare, dove è possibile, il servizio di SAD con altre risposte presenti a livello territoriale per la popolazione anziana come ad esempio l’erogazione del voucher o la frequenza di Centri Diurni. 4) Coinvolgere maggiormente il personale della ASL soprattutto nelle situazioni dove la componente sanitaria è rilevante. A tal fine si ritiene opportuno attivare il prima possibile la Cartella della Domiciliarità che faciliterebbe la coogestione del caso da parte di entrambi gli operatori. (SI VEDA PROTOCOLLO SAD-ADI) 5) Istituire l’Unità di valutazione multidimensionale a livello di ambito (SI VEDA PROTOCOLLO SAD-ADI) 6) Stipulare convenzioni con i Centri Diurni limitrofi, garantendo anche il trasporto, in modo che gli anziani possano mantenere il contatto con il proprio ambiente di vita ed avere adeguata assistenza durante gran parte della giornata a costi più sostenibili TITOLI SOCIALI: AZIONI POSSIBILI 7) Mantenere e potenziare il servizio e studiare un nuovo regolamento che permetta di superare le criticità sopra descritte. 116 8) Prevedere l’attivazione del servizio con più elasticità facendo riunire la commissione una volta al mese e, in caso di necessità, entro pochi giorni dalla presentazione della richiesta. SERVIZI RESIDENZIALI : AZIONI POSSIBILI La nostra realtà territoriale è caratterizzata dalla presenza di Case di Riposo non collegati fra loro che adottano regolamenti e gestiscono le graduatorie di accesso come ritengono più opportuno. Questo modus operandi rende molto difficile sia per il Servizio sia per il cittadino sapere come e quando sarà possibile provvedere ad un ingresso in struttura soprattutto in situazioni di urgenza come, ad esempio, dimissioni ospedaliere e/o ricoveri di sollievo. Un nodo critico è anche l’assenza di una commissione territoriale geriatrica che adotti uno strumento di valutazione unico sia per l’erogazione di servizi domiciliari sia nel caso in cui si renda necessario ricorrere a strutture semi-residenziali e/o residenziali. AZIONI POSSIBILI 1. Ricostruire l’offerta di consulenze geriatriche a livello territoriale e, possibilmente, far adottare un modello di valutazione unico che abbia valenza non solo per l’erogazione di servizi a livello territoriale, ma anche, e soprattutto, per l’ingresso in strutture semi- residenziali e residenziali. Questa modalità operativa permette non solo di avere un unico strumento di valutazione a cui gli operatori possono far riferimento ma favorisce anche e soprattutto l’utente che non dovrà affrontare più spese anche considerevoli ogni volta che decide di presentare la richiesta di ingresso presso più strutture e quando deve richiedere una visita presso la Commissione Invalidi Civili. 2. Con le strutture nascenti sul territorio (Cacciamatta di Tavernola, nuova struttura Faccanoni di Sarnico) studiare formule di fruizione del servizio posto sollievo/emergenza per l’ambito 117 7.4. AREA DISABILI Premessa Il territorio del Basso Sebino ha visto in questi anni una forte evoluzione dei servizi all’handicap, sia in termini quantitativi che in termini di posti a disposizione. Una breve panoramica nel corso degli ultimi anni evidenzia infatti come dal 2.000 ad oggi sul territorio siano nati una serie di servizi in grado di far fronte a bisogni precedentemente scoperti o non abbastanza strutturati per far fronte alle richieste emergenti. Nel 2.000 infatti sul territorio esistevano: - il servizio SADH dei Comuni - il servizio di inserimenti lavorativi facente riferimento al NIL di Trescore B.io (BG) - il servizio SFA della Cooperativa “Il battello” - l’Istituto “Angelo Custode” di Predore con: gli ambulatori riabilitativi, un servizio diurno che accoglieva utenti disabili gravi minori ed adulti, e il residenziale che accoglieva la medesima utenza. Inoltre sul territorio era attiva un’Associazione di genitori Disabili che da anni partecipava al Tavolo Handicap (operativo già dal 1997 con il nome di Gruppo Operativo Handicap GOH). Gli anni a seguire hanno visto il nascere di una serie di altri servizi. Tra questi ricordiamo: - nel 2.001 il servizio SFA “Si FA… insieme”, pensato all’interno del Gruppo Operativo Handicap e attivato sui 12 Comuni dell’Ambito 118 - nel 2.003 le “Iniziative di sollievo” organizzate in parte con Fondi dell’Ambito ed in parte con finanziamenti provinciali. Si tratta di azioni volte a dar sollievo alle famiglie impegnate nell’accudimento di familiari disabili. In particolare sono stai attivati negli anni soggiorni estivi e week-end presso strutture del territorio. - nel 2.006 il Servizio di Inserimento Lavorativo di Ambito, che ha sostituito il NIL di Trescore ed ha avviato un percorso finalizzato all’accompagnamento al lavoro di persone iscritte al Collocamento Mirato, anche attraverso l’accesso ai Bandi L.13 con progetti di Macroarea - nel 2.007 l’apertura del Centro Diurno Disabili della Fondazione Calepio di Castelli Calepio, che ha permesso di accogliere i disabili gravi e gravissimi maggiorenni in fase di dismissione dall’Istituto Angelo Custode - nel 2.008 l’apertura del Residenza Sanitaria Disabili della Fondazione Calepio di Castelli Calepio - nel 2.008 l’apertura della Bottega della Cooperativa “Il Battello” per la formazione e l’accompagnamento al lavoro di persone svantaggiate. 119 SCHEMA SERVIZI ATTIVI AMBITO BASSO SEBINO AL 31/12/2008 0 anni M E D I O L I E V E 3 anni 14 anni 18 anni SCUOLE: dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado Scuola secondaria di 2° grado, CFP Centro Diurno Il Battello UONPI di Trescore e Angelo Custode SADH 65 anni Bottega di lavoro del Battello Assistenza Scolastica Handicap Assistenza Scolastica Handicap Servizio Inserimento Lavorativo SADH SADH SADH Iniziative di Sollievo Iniziative di Sollievo UONPI di Trescore e Angelo Custode SAD Terapie riabilitative Angelo Custode Terapie riabilitative Angelo Custode G R A V E G R A V I S S I M O Terapie riabilitative Angelo Custode Servizio "Si FA… insieme" Servizio "Si FA… insieme" Servizio "Si FA… insieme" Servizio "Si FA… insieme" Diurnato Angelo Custode Diurnato Angelo Custode Iniziative di Sollievo Iniziative di sollievo SADH SADH SADH SADH SAD Terapie riabilitative Angelo Custode Diurnato Angelo Custode CDD Fondazione Calepio Diurnato Angelo Custode Residenzialità Angelo Custode Residenzialità Angelo Custode Residenzialità Angelo Custode RSD Fondazione Calepio SERVIZI SOCIALI COMUNALI 120 VERIFICA DEL PIANO DI ZONA 2006-2008 Viene riportata di seguito la verifica delle azioni svolte durante il triennio 2006/2008. Vengono pertanto enunciati gli obiettivi previsti dal piano di Zona triennio 2006/2008, le azioni svolte e gli obiettivi raggiunti, le criticità emerse o ancora irrisolte. Area di intervento Inserimento lavorativo Obiettivi triennio Creazione di un’equipe di Ambito e partecipazione ai Bandi 2006/2008 provinciali Legge 13 Azioni svolte e Dopo la creazione del servizio di inserimento lavorativo di Ambito si è obiettivi raggiunti partecipato con un progetto di macroarea insieme a Val Cavallina e ambito di Grumello ai Bandi Provinciali Legge 13 per gli anni 2006 e 2008. I fondi sono stati utilizzati per potenziare le attività già avviate coi fondi di Ambito. Nel biennio 2006 /2007 sono pervenute al servizio 33 richieste, alle quali si è dato risposta con l’attivazione di 13 percorsi di osservazione, 14 percorsi di tirocinio e borsa lavoro e 8 azioni di follow up. Nel 2008 il servizio è stato voucherizzato attraverso un nuovo regolamento. Durante questa annualità sono stati attivati 29 voucher. Nel frattempo la partecipazione ai Bandi L.13 del 2008 ha permesso la costruzione di un tavolo di lavoro di sovra-ambito in collaborazione con il Centro per l’Impiego di Grumello del Monte e il Collocamento Mirato di Bergamo. In tale modo è stato possibile attivare collaborazioni per: creare delle schede personali per gli iscritti alla L.68 condivise tra servizi sociali e collocamento - creare un database delle aziende del territorio visitate e mappate per identificare mansioni cui adibire lavoratori delle categorie protette. Da una prima verifica del regolamento e delle prassi operative per l’erogazione dei voucher di inserimento lavorativo, si evidenzia la necessità di tenere a livello di Ambito un coordinamento che definisca priorità, liste d’attesa e risorse attivabili ad hoc. - Criticità 121 Area di intervento Servizi diurnato per disabili adulti gravi- gravissimi Obiettivi triennio Monitoraggio dimissioni utenti adulti dell’Istituto Angelo Custode 2006/2008 e modalità di accreditamento dei servizi nascenti Azioni svolte e Nel 2006 e nel 2007 sono stati mantenuti contatti con l’istituto obiettivi Angelo Custode di Predore che, essendosi accreditato in regione come IDR per l’Età Evolutiva non poteva continuare ad raggiunti accogliere gli utenti disabili gravi-gravissimi maggiorenni del proprio servizio di diurnato. E’ stato concordato un periodi proroga fino a maggio 2007 per permettere l’ultimazione dei lavori della nuova struttura della Fondazione Calepio a Castelli Calepio. Tale struttura, attesa da anni dalle famiglie del territorio e oggetto di svariati rinvii e modifiche, è stata ultimata nel 2007 e a maggio dello stesso anno ha attivato il Centro Diurno Disabili (CDD), accogliendo gli 8 utenti provenienti dall’Istituto Angelo Custode. In seguito sono stati inseriti altri 5 utenti provenienti dal territorio del Basso Sebino. I referenti della Fondazione Calepio partecipano al Tavolo Handicap di Ambito. A settembre 2008 l’Assemblea dei Sindaci ha approvato un nuovo regolamento per la compartecipazione economica alle rette per utenti dei servizi residenziali e semiresidenziali. Criticità Attualmente il CDD (accreditato per 20 utenti) ha ancora dei posti vuoti. Nel territorio non sembra però esserci nei prossimi 3 – 4 anni la necessità di ulteriori ingressi. Da un incontro avuto nel tavolo Handicap sembra però che tra 5 – 6 anni ci sarà un’ondata di nuovi utenti, attualmente inseriti nelle scuole dell’obbligo del territorio. 122 Area di intervento Servizi per la residenzialità Obiettivi triennio Monitoraggio costruzione nuovo centro residenziale della 2006/2008 Fondazione Calepio e Appartamento di Ambito Azioni svolte e La struttura residenziale della Fondazione Calepio a Castelli obiettivi Calepio è una realtà attesa da anni dalle famiglie del territorio e oggetto di svariati rinvii e modifiche. Ultimata nel 2007, ha raggiunti iniziato la propria attività a maggio del 2008. La struttura è accreditata dalla regione Lombardia come Residenza Sanitaria Disabili (RSD) per accogliere 24 utenti + 1 posto di sollievo. Tale struttura è di notevole importanza perché da una parte tranquillizza ansie ed aspettative delle famiglie di persone disabili relativamente al tema del “dopo di noi”, dall’altro permette di avvicinare al territorio persone che negli scorsi anni erano state inserite in strutture molto distanti. Nel 2007 è stata inoltre inaugurata la zona sollievo posta al primo piano della sede della Cooperativa “Il Battello” di Sarnico (BG). Tale struttura ha permesso di organizzare momenti di vita comune aventi i medesimi obiettivi pensati per l’Appartamento di Ambito, cioè soddisfare il bisogno di sollievo delle famiglie e dare la possibilità ad alcune persone di sperimentarsi in forme di vita più autonoma, per migliorare le capacità personali e per cominciare a pensare soluzioni per il “dopo di noi”. A settembre 2008 l’Assemblea dei Sindaci ha approvato un nuovo regolamento per la compartecipazione economica alle rette per utenti dei servizi residenziali e semiresidenziali. Criticità Si pone da parte degli Enti Locali, la necessità di ripensare alle modalità di compartecipazione al pagamento delle rette dei servizi residenziali (siano essi per disabili che per anziani) a fronte dell’aumento delle richieste, del prolungamento dei periodi di ricovero e delle limitate risorse finanziarie a disposizione. 123 UTENTI DELL’AMBITO DEL BASSO SEBINO INSERITI NEL CENTRO DIURNO DISABILI (CDD) DELLA FONDAZIONE CALEPIO AL 31/12/2008. Credaro 2 Sarnico 2 Tavernola B.sca 2 Vigolo 1 Villongo 6 Tot. 13 UTENTI DELL’AMBITO DEL BASSO SEBINO INSERITI NELLA RESIDENZA SANITARIA DISABILI (RSD) DELLA FONDAZIONE CALEPIO AL 31/12/2008. Foresto Sparso 1 Sarnico 2 Tavernola B.sca 1 Tot. 4 124 Area di intervento Sollievo alle famiglie Obiettivi triennio Mantenimento soggiorni estivi e buoni emergenza. Eventuali 2006/2008 collaborazioni con realtà residenziali per Pronto Intervento Azioni svolte e Sono state mantenute le iniziative di sollievo già sperimentate obiettivi negli anni precedenti, in parte con Fondi dell’Ambito, in parte raggiunti con finanziamenti provinciali. L’erogazione del servizio è normata dal regolamento della “Sperimentazione dei Buoni Sociali per iniziative a sollievo delle famiglie di persone disabili” e prevede l’erogazione di una serie di buoni destinati ad attivare iniziative di sollievo che prevedono essenzialmente due tipologie di intervento: i soggiorni estivi e i week-end di sollievo. Dopo anni in cui si è verificato un crescente numero di richieste e uno spostamento dei BUONI SOLLIEVO erogati dai soggiorni estivi ai week-end di sollievo, nell’ultimo triennio i dati si sono sostanzialmente stabilizzati. 2006: 10 soggiorni, 15 week-end 2007: 8 soggiorni, 16 week-end 2008: 7 soggiorni, 15 week-end. Il servizio si è ormai consolidato sul territorio e nelle aspettative di famiglie ed utenti. Resta il fatto che una buona parte delle azioni è finanziata da un apposito bando provinciale, senza il quale risulterebbe difficile per l’Ambito garantire le azioni fino ad ora erogate. Criticità BUONI SOLLIEVO EROGATI NEL TRIENNIO 2006/2008 20 15 Soggiorni Week-end 10 5 0 '06 '07 '08 125 UTENZA SERVIZI HANDICAP TRIENNIO 2006-2008 2006 2007 2008 Si FA … insieme 14 18 21 Iniziative di sollievo 25 24 22 CDD Fondazione Calepio 11 13 RSD Fondazione Calepio 0 4 SADH (Ambito) SADH (altri Comuni) Inserimenti lavorativi 18 14 7 6 16 17 29 richieste richieste VOUCHER 126 IL SERVIZIO DI ASSISTENZA EDUCATIVA SCOLASTICA ALL’HANDICAP Il servizio di assistenza educativa all’handicap ha conosciuto in questi ultimi anni un’importante evoluzione. Infatti dal 2.004 sono cominciati ad essere attuati progetti estivi ed extrascolastici integrati con la normale programmazione scolastica. Questo in una logica che vede l’assistente educatore non solo un importante aiuto all’interno del percorso scolastico, ma protagonista di una progettualità più ampia che si interseca con le altre sfere della vita del minore disabile. Negli anni tali progetti si sono sempre più ampliati, creando un ponte tra il mondo della scuole quello della socialità nella sua accezione più ampia. Tale servizio diventa infatti strategico per le politiche sociali del territorio per 2 ordini di motivi: - il monitoraggio in termini quantitativi e qualitativi dell’utenza del servizio di assistenza educativa all’handicap è un “barometro”, un rilevatore importante per intuire i trend e le necessità del territorio. Da un’attenta analisi di questo servizio è quindi possibile prevedere i bisogni e programmare in anticipo le azioni più adeguate. - la condivisione durante l’iter scolastico del progetto di vita dell’alunno tra scuola e servizi sociali può permettere alle assistenti sociali di attivare a tempo debito le risorse e i servizi più adeguati per le singole persone. Pertanto si è proceduto con le scuole, le neuropsichiatrie, i servizi sociali e l’Ente gestore del servizio, a condividere un protocollo con le procedure per la definizione del monte orario annuale, del suo utilizzo, delle buone prassi da attivarsi tra scuole e servizi sociali nell’ottica di un progetto di vita condiviso con gli utenti e le loro famiglie. 127 ORE DI ASSISTENZA EDUCATIVA DEGLI ULTIMI 3 ANNI SCOLASTICI 2005/2006 2006/2007 2007/2008 Adrara S.M. 2.063,50 1.660,50 2.188,00 Adrara S.R. 0,00 0,00 0,00 3.873,00 4.030,50 5.333,50 Credaro Foresto Sparso 2.280,50 Gandosso 1.049,50 1.858,50 2.309,00 Parzanica 251,00 0,00 0,00 Predore 980,00 855,50 1.020,00 Sarnico 4.974,50 4.358,50 3.724,50 0,00 0,00 0,00 1.338,50 2.288,50 2.296,50 0,00 0,00 129,00 8.123,00 9.737,50 8.017,50 22.653,00 24.789,50 27.298,50 Viadanica Vigolo Villongo Ore totali di assistenza educativa handicap 30.000,00 25.000,00 20.000,00 15.000,00 Ore assistenza 10.000,00 5.000,00 0,00 2005/2006 2006/2007 2007/2008 Ore assistenza educativa handicap 12.000,00 10.000,00 8.000,00 6.000,00 4.000,00 2.000,00 0,00 05-06 06-07 07-08 Ad ra ra Ad S. ra M. ra S. Fo Cr R. re st eda o Sp r o G ars an o d Pa oss rz o an i Pr c a ed or Ta v e Sa e r n rn ol ico a B Vi .sc ad a an ica Vi go V i lo llo ng o Tavernola B.sca 128 UTENTI ASSISTENZA EDUCATIVA DEGLI ULTIMI 3 ANNI SCOLASTICI 2005/2006 2006/2007 2007/2008 Adrara S.M. 3,50 3,00 4,00 Adrara S.R. 0,00 0,00 0,00 Credaro 7,50 7,00 8,50 Foresto Sparso 5,00 Gandosso 1,00 4,00 4,00 Parzanica 1,00 0,00 0,00 Predore 1,00 1,00 2,00 Sarnico 8,00 7,00 6,00 Tavernola B.sca 0,00 0,00 0,00 Viadanica 2,00 4,00 5,50 Vigolo 0,00 0,00 1,00 18,00 20,00 16,00 42,00 46,00 52,00 N. utenti 60,00 50,00 40,00 30,00 N. utenti 20,00 10,00 0,00 2005/2006 2006/2007 2007/2008 N. UTENTI 05-06 06-07 07-ago ra ra Ad S. ra M. ra S. Fo Cr R. re ed st ar o Sp o a G r an so do Pa ss rz o an i Pr c a ed or Ta e ve Sar ni rn ol c o a B Vi .sc ad a an ica Vi go V i lo llo ng o 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 0,00 Ad Villongo 129 ORE PER UTENTI NELL’ASSISTENZA EDUCATIVA DEGLI ULTIMI 3 ANNI SCOLASTICI 2005/2006 2006/2007 2007/2008 Adrara S.M. 15,93 14,96 14,78 Adrara S.R. 0,00 0,00 0,00 13,96 15,56 16,96 0,00 0,00 12,33 Gandosso 28,36 12,56 15,60 Parzanica 6,78 0,00 0,00 Predore 26,49 23,12 13,78 Sarnico 16,81 16,83 16,78 0,00 0,00 0,00 18,09 15,46 11,29 0,00 0,00 3,49 12,20 13,16 13,54 14,58 14,56 14,19 Foresto Sparso Tavernola B.sca Viadanica Vigolo Villongo Ore per utente 14,70 14,60 14,50 14,40 14,30 Ore per utente 14,20 14,10 14,00 13,90 2005/2006 2006/2007 2007/2008 Ore per utente 30,00 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 0,00 05-06 06-07 07-08 Ad ra ra A d S. ra M. ra S. R. Fo C re r ed st ar o Sp o a r G an so do Pa s s rz o an ic Pr a ed o Ta Sa re ve r n rn ol ic o a B V . sc ia da a ni ca Vi go V i lo lo ng o Credaro 130 ANNUALITA’ 2009-2011: PRIORITA’ E AZIONI Pertanto alla luce: della verifica del triennio 2006/2009 del confronto svolto all’interno dell’Assemblea dei Sindaci, dell’Ufficio di Piano e del Tavolo Handicap - delle novità legislative introdotte a livello Regionale (vd Accreditamento SFA –CSE) - delle collaborazioni intraprese dall’Ambito a livello di Sovra-Ambito, MacroArea e Provincia (vd inserimenti lavorativi e psichiatria) si ritiene prioritario per il territorio del Basso Sebino intervenire nelle seguenti aree intraprendendo le azioni di seguito descritte - AREE DI OBIETTIVI AZIONI INTERVENTO Inserimenti lavorativi - Favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate - Creare misure formativooccupazionale per affrontare la crisi economica e occupazionale in atto Dare continuità all’erogazione dei titoli sociali per l’integrazione lavorativa dei soggetti in condizione di fragilità sociale e/o diversamente abili Promozione, in collaborazione con il collocamento obbligatorio, il centro per l’impiego, la cooperazione sociale e gli enti formativi accreditati, di iniziative per il sostegno all’occupazione dei soggetti diversamente abili Cercare soluzioni al tema del sociooccupazionale Aggiornare i voucher di macroarea Stabilire un’equipe di Ambito periodica con le assistenti sociali del territorio dedicata al tema lavorativo 131 AREE DI INTERVENTO OBIETTIVI AZIONI Nuovo regolamento di compartecipazione alle rette per i servizi residenziali e residenziali (CDD e RSD) Studiare modalità di - Garantire omogeneità di compartecipazione alla rette trattamento a per i servizi semiresidenziali tutti i cittadini (CDD) e residenziali (RSD ma dell’Ambito anche RSA) che permettano - Programmare la sostenibilità economica da l’utilizzo delle parte di famiglie e Comuni, risorse per garantire i servizi valutando idonei strumenti agli utenti attuali per la valutazione delle e alle future disponibilità di ogni richieste richiedente Salute mentale, psichiatria - Definire compiti e priorità degli Enti locali relativamente al tema della salute mentale - Attivare azioni e acquisire competenze sul tema della salute mentale Presidiare il Tavolo di MacroArea sulla Salute Mentale per prepararsi al meglio alle novità dei prossimi anni. Avviare un tavolo con il Distretto Asl, con l’Azienda Ospedaliera Bolognini di Seriate – Dipartimento Psichiatria, con gli ambiti territoriali della val Cavallina, di Grumello del Monte e di Seriate per la promozione di un piano integrato per la salute mentale. 132 AREE DI INTERVENTO L’accreditamento delle unità d’offerta sociale: servizi SFA –CSE secondo la nuova normativa OBIETTIVI - Supportare gli Enti locali nella loro funzione di preposti all’autorizzazione al funzionamento AZIONI Definire a livello di Ambito delle procedure e dei criteri per l’autorizzazione al funzionamento e accreditamento delle unità di offerta sociale (CSE, SFA). - Definire standard qualitativi per l’accreditamento dei servizi del territorio Il servizio di assistenza educativa scolastica all’handicap - Promuovere un funzionamento del servizio condiviso con le realtà coinvolte per una più puntuale programmazione delle risorse e dei percorsi individualizzati degli utenti. Dare attuazione al protocollo sull’assistenza educativa per le persone diversamente abili in percorso formativo scolastico Monitorare le conseguenze su questo servizio della recente riforma della scuola primaria 133 AREE DI INTERVENTO OBIETTIVI AZIONI Mappatura disabili - Monitorare la situazione relativa ai disabili residenti nel Basso Sebino - Anticipare trend e tendenze per una più puntuale programmazion e dei servizi alla disabilità Proseguire nella creazione di una banca dati di Ambito per la programmazione sociale utilizzando il programma software realizzato e implementato dalla Provincia di Bergamo. Disabilità e stranieri Attivare collaborazioni con il - Monitorare il trend relativo tavolo Stranieri e il servizio di alla presenze di mediazione culturale disabili stranieri - Acquisire conoscenze in merito alla visione della disabilità nelle diverse culture 134 7.6. AREA MINORI AMBITO DEL BASSO SEBINO AREA MINORI E FAMIGLIE VERIFICA PIANO DI ZONA 2006-08 e indicazioni per PIANO DI ZONA 2009-2011 (a cura di: Manuela Marconi, Simona Marchegiani, G.Carlo Domenghini, Maurizio Noris, Gabri Marini) Nel Piano di Zona 2006-2008, obiettivo primario, A FAVORE DEI MINORI E DELLE FAMIGLIE è l'integrazione dei servizi di protezione e tutela con le politiche di consultorio, di integrazione e promozione del benessere e dello sviluppo personale e sociale Tra gli obiettivi primari del triennio si individuano pertanto: mantenimento delle azioni di promozione dell'agio e di prevenzione del disagio giovanile sostegno del benessere della famiglia e delle competenze genitoriali la promozione di politiche di comunità e di genitorialità diffusa • la prevenzione del fenomeno della violenza sui minori • interventi educativi e di cura a favore dei minori vittime di violenza e delle loro famiglie • • • La condivisione ed il perseguimento di questi obiettivi prevede 2 funzioni (da:“Linee Guida della Regione Lombardia per il riordino e l'orientamento dei servizi dedicati alla Tutela dei minori vittime di violenza - n.7 del 22 dicembre 2004”): 135 funzioni trasversali: funzioni condivise da tutti i servizi sanitari, socio sanitari, sociali educativi che implicano azioni di prevenzione primaria (riduzione del rischio) e di prevenzione secondaria (rilevazione e protezione ivi comprese segnalazione e/o denuncia); funzioni specializzate: le funzioni di prevenzione terziaria (valutazione e trattamento) e, tra le varie tipologie di PREVENZIONE, considerano: prevenzione primaria: riduzione del rischio: tutte quelle azioni finalizzate a ridurre i fattori di rischio e di cronicizzazione del disagio sul piano sociale e psicologico ed a promuovere l'empowerment delle famiglie e dei ruoli genitoriali. prevenzione secondaria: rilevazione: i segnali di malessere del minore possono emergere in tutti i contesti di vita quotidiana. Vanno attivati interventi di sensibilizzazione degli adulti alla lettura di tali segnali. E' possibile avvalersi della collaborazione di servizi competenti; segnalazione: quando i segnali raccolti fanno ritenere che il minore sia in condizione di pregiudizio è dovere degli operatori effettuare una segnalazione alla magistratura minorile (art.9 l.184/1983); denuncia: nelle situazioni in cui si rileva grave maltrattamento e/o sospetto di abuso sessuale gli operatori devono denunciare i fatti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario e segnalare la situazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni; protezione: i provvedimenti adottabili sono vari e diversi tra loro. prevenzione terziaria (compete a servizi specifici su disposizione del Tribunale per i Minorenni): valutazione: si tratta dell'insieme delle diverse operazioni diagnostiche e prognostiche che concorrono ad accertare la sussistenza e le caratteristiche di una situazione pregiudizievole per il minore; trattamento: è definito nei singoli progetti di intervento finalizzato a rimuovere le situazioni di pregiudizio ed a promuovere il benessere del minore e della sua famiglia. 136 Anche da queste direttive della Regione Lombardia si evince che il punto focale di ogni azione preventiva o curativa è la PREVENZIONE PRIMARIA sia come indirizzo strategico per ridurre i fattori di rischio del disagio e promuovere tutte le risorse genitoriali, sia come funzione trasversale a tutti servizi direttamente e indirettamente interessati al minore e alla famiglia. La promozione di politiche a favore della famiglia e la gestione di servizi che supportino tali politiche richiede pertanto azioni concrete di: collaborazione tra i servizi scolastici, il privato sociale ed il segretariato sociale per la rilevazione dello “stato di salute” dei minori e delle famiglie del territorio, formazione degli operatori, degli insegnanti, dei genitori e degli adulti in genere sui temi inerenti la crescita, l'educazione, i segnali di agio e di disagio dei minori e delle famiglie, connessione ed integrazione tra i servizi attivati a favore dei minori e delle famiglie (ADM, spazi gioco, scuole dell'infanzia e di livelli superiori, oratori,...), costruzione di una cultura solidale da parte delle famiglie del territorio per attivare azioni concrete di aiuto e di sostegno verso famiglie e minori in difficoltà dialogo e la collaborazione con il Tribunale per i Minorenni (a livello di macroarea) AZIONI E SERVIZI: Gli interventi in atto e da attivare in campo preventivo e di tutela dovranno essere messi in comunicazione con quelli a cura del consultorio socio-sanitario. I progetti delle leggi di settore saranno guida e supporto delle azioni condivise e programmate. PER IL MONDO INFANTILE: ◊ ◊ promozione servizi per la prima infanzia e aumento forme di connessione tra tutti i servizi (asili nido, spazi gioco, scuole dell'infanzia, gruppi genitori prima infanzia) contributo economico (fondo natalità L. 328) per il sostegno delle famiglie PER IL MONDO GIOVANILE: ◊ Il mantenimento ed il sostegno dei Gruppi di Lavoro Locale a livello comunale e delle loro iniziative 137 ◊ ◊ Lo sviluppo dell'Osservatorio Nuove Generazioni quale luogo sovralocale per la promozione di interventi (interassessorili) a favore dei giovani, del loro protagonismo e della loro cittadinanza (percorsi formativi, espressivi, in-forma giovani,...) Tavolo di lavoro tra gli istituti comprensivi e l'istituto superiore PER LA FAMIGLIA ◊ ◊ ◊ ◊ Percorsi ed interventi di sostegno alla genitorialità Assistenza Domiciliare Minori Progetti di supporto e/o di sostituzione temporanea della famiglia di origine Promozione forme di affido familiare 138 AZIONI MESSE IN ATTO NEL TRIENNIO 2006 - 08 PREVENZIONE PRIMARIA Osservatorio Nuove Generazioni: promozione di interventi, raccordi e coordinamento sul territorio. Mediazione culturale a cura di agenti territoriali e mediatori culturali SOGGETTI COINVOLTI: enti, scuole, associazioni, parrocchie, oratori, PREVENZIONE SECONDARIA Luoghi per l’ascolto di disagi familiari e predisposizione di interventi SOGGETTI COINVOLTI: Segretariato Sociale Assistenza Domiciliare Minori Servizio Minori e Famiglie Buoni Minori PREVENZIONE TERZIARIA Interventi predisposti dal Tribunale per i Minorenni Indagini psico-sociali, affido, comunità alloggio,… 139 AZIONI DI PREVENZIONE PRIMARIA: azioni a favore di ragazzi, giovani e genitorialità ANNO 2006 Ente promotore/partner Tipologia - destinatari Comuni interessati RACCORDI Azioni/servizi/progettiAnimazione culturale minori e giovani nei Comuni del Basso Sebino Foresto Sparso Ad rara S. Rocco Osservatorio Nuove GenerAzioni (ONG) Basso Sebino Adrara S. Martino Attività di: Tavernola - Tessitura e tenuta di Gruppi di Lavoro Locale (GLL) per Predore progettazione e gestione delle attività nelle comunità locali - Animazione di comunità e adolescenti; accompagnamento/ Parzanica produzione di esperienze sociali, educative e di compagnia, per minori, adolescenti e i giovani; Gandosso - Sostegno reti genitoriali locali e informazione e formazione GENITORIALITA’ Tutto il percorsi sulla genitorialità: Ass. AGIS Sarnico / ONG Progetto: Incontriamo..ci / Servizio Minori UdP d’Ambito 285, l.23 - Osservazione bisogni genitori prima infanzia - Incontri tematici genitori su consumo e adolescenza - Sostegno alla genitorialità nel territorio Percorso sulla responsabilità e l’affido familiare: Un, Due, Tre….Stella . territorio PRIMA INFANZIA Spazi gioco Ass. Lab. Fam. Sol. Comune/coop Arké - Progetto Giochiamo insieme 0/6 Sett/giugno Oratorio - Progetto Tutti giù per terra 0/3 Sett/Giugno iscriz.30€ Sarnico Villongo 140 Comune - Progetto “I piccoli amici di Winnie the Pooh” Credaro BAMBINI -RAGAZZI extrascuola CRD Comune/ Biblioteca/ONG - Progetto: So..Stare Pre-adolescenti Prim/estate in Biblioteca Gandosso Oratorio/ Ass. Lab. Fam. Solidali Sarnico/coop Arké - Progetto Ricreazione Bambini Prim/Estate all’Oratorio Sarnico Oratorio /Ass. Il Sogno - Progetto Spazio Compiti Bambini Autunno/Prim all’Oratorio Predore Comuni/Parrocchie I Centri Ricreativi estivi sono presenti in tutti i paesi, giugno/luglio, Tutti bambini, prevalentemente gestiti da Oratori e Parrocchie in collaborazioni con le Amministrazioni Comunali In molti Comuni presenti esperienze di campo scuola per pre e Tutti ( - Parzanica, adolescenti Vigolo, Credaro) Villongo e Sarnico In alcuni Comuni mini CRE 4/5 anni GIOVANI Promozione giovanile cittadinanza L45/ ONG/Comune ONG/CMontana/EDA Progetto: Giorno/Notte adolescenti scuola/lavoro e tempo di vita ricerca intervento tra Sarnico e territorio Progetto: AmbientAzione giovani PerCorso Formazione animatori ambientali del Basso Sebino Tutti Azioni nelle scuole CMontana/ONG/Comuni coop. Spazio Giovani Progetto: Informagiovani Basso Sebino Servizio, Info/orientamento promozione minori e giovani Basso Sebino Tutti ONG/CSV/Com.Montana Progetto Giovani e Volontariato Promozione Volontariato percorsi Ist. Sup Riva Sarnico 141 Scuola Superiore IG/ONG/Scuole Medie e Info/orienta 3 medie e 5 sup sup Ist Comp ONG/ ANNO 2007 Ist. Compr. Tavernola Sarnico Villongo Ist. Sup Riva Sarnico Tavernola/ Ente promotore/partner Progetto Agio/Disagio Ist. Compr. Tavernola Destinatari: tipologia, età, numero Comuni interessati RACCORDI Azioni/servizi/progetti Foresto Sparso Osservatorio GenerAzioni Basso Sebino Animazione culturale minori e giovani nei Comuni del Basso Sebino Nuove (ONG) Ad rara S. Rocco Ad rara S. Martino Attività di: Viadanica - Promozione e gestione di Gruppi di Lavoro Locale (GLL) per Tavernola progettazione e gestione azioni nelle comunità locali - Animazione di comunità e adolescenti; accompagnamento/ Parzanica produzione di esperienze sociali, educative e di compagnia, per minori, adolescenti e i giovani nei Comuni Gandosso - Sostegno reti genitoriali locali e informazione e formazione Sarnico 142 GENITORIALITA’ percorsi sulla genitorialità: Ass. UGO/ONG/Servizio Avvio Progetto Occuparsi di nuove architetture familiari Minori 285, l.23 - Sostenere la rete genitori Basso sebino - Valorizzare esperienze di genitorialità sociale - Produrre conoscenze e dati su famiglie e comunità locali - Sostenere esperienze di interculturalità familiare Percorso sulla responsabilità familiare e l’affido PRIMA INFANZIA Spazi gioco Tutti Ass. Lab. Fam. Sol. Comune/coop Arké - Progetto Giochiamo insieme 0/6 Sett/giugno Oratorio Gratuito - Progetto Tutti giù per terra 0/3 Sett/Giugno iscriz.30€ - Progetto “I piccoli amici di Winnie the Pooh” Sarnico Villongo Comune Credaro Comune/ Biblioteca/ONG - Progetto: So..Stare Pre-adolescenti Prim/estate in Biblioteca Gandosso BAMBINI-RAGAZZI extrascuola - Progetto: Spazio Compiti estivo Oratorio/ Ass. Lab. Fam. Solidali Sarnico/coop - Progetto Ricreazione Bambini Prim/Estate all’Oratorio Arké CRD Adrara S.Martino Sarnico Oratorio /Ass. Il Sogno Progetto Spazio Compiti Bambini Autunno/Prim all’Oratorio Predore Comuni/Parrocchie/ONG I Centri Ricreativi estivi sono presenti in tutti i paesi, giugno/luglio, Tutti bambini, prevalentemente gestiti da Oratori e Parrocchie in 143 collaborazioni con le Amministrazioni Comunali In molti Comuni presenti esperienze di campo scuola per pre e Tutti ( - Parzanica, Vigolo, Credaro) adolescenti In alcuni Comuni miniCRE 4/5 anni Villongo e Sarnico GIOVANI Promozione cittadinanza giovanile ONG/CMontana/EDA Comunità Montana/ONG/Comuni coop. Spazio Giovani ONG Azioni nelle scuole Progetto: AmbientAzione animazione ambientale :Sostegno Gruppo BA.SE attività Tutti Progetto: Informagiovani Basso Sebino Servizio, Info/orientamento promozione minori e giovani Basso Sebino Tutti Avvio Progetto Convention dei giovani Tutti ONG/CSV/Com.Montana Progetto Giovani e Volontariato Promozione Volontariato percorsi Ist. Sup Riva Sarnico Scuola Superiore Ist. Compr. Tavernola Info/orienta 2 e 3 medie, genitori, aggiornamento insegnanti e 5 sup, Sarnico Villongo Ist. IG/ONG/Scuole Medie e saloni scuola sup Sup Riva Sarnico sup Info/orienta 4 e 5 sup, promozione. Servizio civile, salone università, news letter Ist. Compr. Tavernola Progetto Agio/Disagio Ist. Compr. Tavernola Ist Comp Tavernola/ ONG Percorsi di educazione ambientale e di valorizzazione del territorio, Sarnico Villongo produzione di unità didattiche CMontana/Punto Base 144 ANNO 2008 Ente promotore/partner Destinatari: tipologia, età, numero Comuni interessati RACCORDI Azioni/servizi/progetti Foresto Sparso Ad rara S. Rocco Ad rara S. Martino (ONG) Basso Sebino Attività di: Animazione culturale minori e giovani nei Comuni del Basso Sebino Viadanica - Promozione e gestione di Gruppi di Lavoro Locale (GLL) per Tavernola progettazione e gestione azioni nelle comunità locali - Animazione di comunità e adolescenti; accompagnamento/ Parzanica produzione di esperienze sociali, educative e di compagnia, per minori, adolescenti e i giovani nei Comuni Gandosso - Sostegno reti genitoriali locali e informazione e formazione Sarnico Predore GENITORIALITA’ percorsi sulla genitorialità: 285, l.23 Ass. UGO/ONG/Servizio Prosegue Progetto Occuparsi di nuove architetture familiari Minori - Sostenere la rete genitori Basso sebino - Valorizzare esperienze di genitorialità sociale - Produrre conoscenze e dati su famiglie e comunità locali - Sostenere esperienze di interculturalità familiare Percorso sulla responsabilità e l’affido familiare Tutti PRIMA INFANZIA Spazi gioco Ass. Lab. Fam. Sol. Progetto Giochiamo insieme 0/6 Sett/giugno Oratorio Gratuito Sarnico 145 Comune/coop Arké Progetto Tutti giù per terra 0/3 Sett/Giugno iscriz.30€ Villongo Comune Progetto “I piccoli amici di Winnie the Pooh” Credaro Comune/ Biblioteca/ Progetto: So..Stare Pre-adolescenti Prim/estate in Biblioteca Gandosso BAMBINI - RAGAZZI extrascuola Oratorio/ Ass. Lab. Fam. -Progetto Ricreazione Bambini Prim/Estate all’Oratorio Solidali Sarnico/coop Arké Sarnico Oratorio /Ass. Il Sogno Progetto Spazio Compiti Bambini Autunno/Prim all’Oratorio Predore ONG/Comune/Biblico Progetto Archimede Bambini Prim/Estate in Biblioteca Viadanica Comune/Parrocchia Progetto Spazio compiti Spazio che Spasso Bambini Prim/Estate Credaro ONG/Comune/Biblioteca Progetto Spazio Compiti Estate Ad rara S. Martino Comune/ONG Progetto Spazio Compiti Estate Foresto ONG/UdP328BSebino, Seminario di promozione su Extrascuola Tutti ValCavallina Alto Sebino 146 CRD Comuni/Parrocchie I Centri Ricreativi estivi sono presenti in tutti i paesi, giugno/luglio, Tutti bambini, prevalentemente gestiti da Oratori e Parrocchie in collaborazioni con le Amministrazioni Comunali In molti Comuni presenti esperienze di campo scuola per pre e adolescenti In alcuni Comuni miniCRE 4/5 anni Tutti ( - Parzanica, Vigolo, Credaro) Villongo e Sarnico GIOVANI Promozione cittadinanza giovanile Comunità Montana/ONG/Comuni coop. Spazio Giovani Progetto: Informagiovani Basso Sebino Servizio Info/orientamento minori e giovani Basso Sebino Sportello Progetto Olimpic Rural Games giovani Europa Accordo di Programma Prosegue Progetto Convention dei giovani ONG Azioni nelle scuole ONG/CSV/Com.Montana Tutti Tutti Progetto Giovani e Volontariato Promozione Volontariato percorsi Ist. Sup Riva Sarnico Scuola Superiore Info/orienta 2 e 3 medie, genitori, aggiornamento insegnanti e 5 sup, IG/ONG Ist Comp e Ist saloni scuola sup Ist. Compr. Tavernola Sup Info/orienta 4 e 5 sup, promozione. Servizio civile, salone università, Sarnico Villongo Ist. Sup Riva Sarnico news letter Progetto Int. Form Educazione Salute e all’agio scolastico ONG/Ist. Sup Com. Montana/Punto Base/ ONG Progetto Lucignolo Accomp. Form. Insegnanti dispersione scolast. Percorsi di educazione ambientale e di valorizzazione del territorio con scuole elementari, produzione di unità didattiche Ist. Sup Riva Sarnico Ist. Compr. Tavernola Sarnico Villongo 147 PREVENZIONE PRIMARIA: SOSTEGNO ECONOMICO PER PROGETTI ED INTERVENTI A CURA DI REALTA’ DEL TERRITORIO ANNO 2007 Ente/associazione promotore paese Nome progetto informazioni sul progetto PRIMA INFANZIA Comune Credaro Credaro Spazio Gioco spazio gioco 0-3 anni Laboratorio Famiglie Solidali Parrocchia Sarnico Sarnico Spazio Gioco "Giochiamo Insieme" spazio gioco 0-6 anni;accoglienza mamme; gestione: mamme volontarie ed educatore; psicologo; collaborazione con altri spazi gioco e sportello Faro Comune Villongo villongo spazio gioco 2007 Villongo – Villongo mini cre 2007 2 settimane di CRE per bambini 3-4 anni Scuola Infanzia Paritaria "Papa Giovanni XXIII BAMBINI E RAGAZZI Parrocchia Sarnico - Spazio Ri-creazione spazio compiti Predore - Coop. Il sogno spazio compiti GIOVANI Comune Villongo Villongo Progetto Giovani 148 Parrocchia S.F. Villongo Villongo Circolo Vizioso esperienze giovanili di auto-organizzazione GENITORIALITA’ Associazione Italiana Dislessia Scuola Infanzia Paritaria "Papa Giovanni XXIII Sede Pigrone o dislessico ? iniziativ e: Villongo Villongo Corso Genitori "Educazione emotiva" Corso di sensibilizzazione sul tema della dislessia Corso formazione per genitori SOSTEGNO A POVERTA’ FAMILIARI Caritas Villongo Centro Primo Ascolto distribuzione borse alimentari e prodotti per infanzia a famiglie in difficoltà; comodato d'uso articoli sanitari 149 PREVENZIONE PRIMARIA: ANNO 2008 SOSTEGNO ECONOMICO PER PROGETTI ED INTERVENTI A CURA DI REALTA’ DEL TERRITORIO (fondo Leggi di Settore) Paese Ente Promotore Enti Parners Enti sostenitori Nome del progetto Obiettivi/Descrizione progetto RACCORDO CON soggetti ALTRI fruitori/destin PROGETTI atari Spazio Gioco Giochiamo insieme Servizio Minori e Famiglia; ASL; Comune di Sarnico (Servizi Sociali); Parrocchia, il Faro, Avis Ambulanza, Associazione El Dialogo, PRIMA INFANZIA ONG; Villongo Sarnico Laboratorio Famiglie Solidali Spazio gioco + cena multietnica + laboratorio narrativo e biografico per giovani mamme Spazio Gioco "Tutti giù per terra" Comune Spazio gioco bambino 0-3 anni. Obiettivi: socializzazione dei bambini; condivisione esperienze di maternità; --- 150 Villongo Mini-cre 2008: apritisesamo Chi trova un amico, trova un tesoro Scuola dell'infanzia paritaria "Beato Papa Giovanni XXIII" Centro ricreativo estivo per bambini di 3 - 4 anni Foresto Sparso Foresto Sparso Credaro BAMBINI E RAGAZZI Parrocchia S.Giorgio oratorio Comune 0 Oratorio 0 biblioteca Che bello … i compiti Io tu noi la rete compiti Gruppo Famiglie Grumello del Gruppo di coop il Monte; Famiglia di Settimana di Famiglie di Cantiere per Entratico; Istituto convivenza Foresto e Villongo ONG Palazzolo Grumello Spazio compiti estivo; scoperta luoghi caratteristici del Paese; Attualmente nessuno valorizzaz mutuo aiuto; svil comp espressive e sociali Spazio compiti estivo; Promuovere responsabilità educative adulte; trasmissione di valori e passioni; rilanciare la naturalità e la semplicità dell'esperienza educativa Bambini; ragazzi; adolescenti; giovani e genitori Comune di Foresto Sparso (servizi sociali); GLL Foresto Sparso Oratorio; Biblioteca; Comune Convention giovani Basso Sebino adolescenti; genitori; operatori; volontari 151 Parrocchia,gruppo anziani, mamme scuola infanzia, Python rock E' tempo di diritti Gandosso Ufficio per la Pace Parzanica Comune ADOLESCENTI GIOVANI Gruppo Ba.Se. Villongo CRE 2008 Tenere vivo il senso dei diritti (in occazione del 60° anniversario della Comune di dichiarazione Universale Gandosso; ONG; dei diritti dell'uomo); GLL promuovere la cultura della partecipazione e della responsabilità Attività educative pomeridiane ONG Comune di Gandosso; Comitato genitori scuola infanzia; AC Calcio; Parrocchia; ONG; Giovani Gandosso; Imprese del territorio Biblioteca Comunale, Associazione Punto Ba.Se., Agriturismo "la Freschera" E 152 Sarnico Comune Comunità Montana Basso Sebino Oratorio, scuole, Scout, GAT, CSI,… Pensieri e iniziative per i ragazzi e i giovani del Comune di Sarnico: VEDI SOTTO SINGOLE ATTIVITA' Coinvolgimento dei giovani circa il loro protagonismo nel territorio locale: coordinamento coordinamento generale raccordi tra soggetti comunali e sovracomunali Assessorati: sociale, scuola e cultura; ONG Tavolo Politiche giovanili Comune ; GAT; Ortorio; Scuola; Informagiovan i; Circolo Vizioso di Villongo; Punto Ba.Se.; altre realtà associative del paese e di paesi limitrofi; Coop. Arké; Coop Il Cantiere; Consiglio Comunale dei ragazzi Animazione estiva del lido Abitare il lago: Nettuno a cura di lido Nettuno e associazioni Giovanili del kayak territorio Oratorio intendiamoci Attività animative di soglia 153 Sarnico Associazione SIMIRA Il FaroSportello per l'immigrazio ne del Basso Sebino B.sca Tavernola Comune, Gruppo Esperanza Pro Loco, ONG spiazziamoci Ricerca azione intorno alle risorse giovanili del territorio e coinvolg area Arti e Mestieri Famiglia e Scuola favorire la relazione studenti-scuola-famiglia. Attività si supporto psicopedagogico Corso di arabo per giovani immigrati bar roma, bar rio, bar miralago, bar Taverna, Libera Bergamo, gruppo Delirium Tremens Compagnia Esperando Brincadera, bottega Taberna equo solidale, Emergency, coop il Battello, gruppi musicali e vari singoli soggetti Conoscenza base lingua araba; rafforzare proprie radici ling e culturali per favorire integrazione; migliorare comunica tra giovani e fam di origine Iniziative di festa per incrementare i processi partecipativi giovanili; accrescere la qualità del tempo libero; rinforzare la disponibilità giovanile del territorio a sperimentarsi come risorsa sociale; favorire la prevenzione dell'uso di alcol attraverso minicorso; favorire eventi equo solidali Comunità Montana Monte Bronzone e Basso Sebino - Il Faro - ONG 3 insegnanti; 2 referenti; giovani e genitori Comune di Tavernola B.sca; ONG; GLL Gruppo Esperanza; Comune; Adolescenti; Pro Loco; Gruppo Alpini; Protezione Civile; Biblioteca 154 Villongo Parrocchia di San Filastro, Comune di Villongo crescere umanam e spirit; Primo Maggio: organizzaz iniz culturali, artistiche; protag giovanile; vedo, sento, sperimentare forme di 0 parlo Contro tutte le mafie democrazia; valori solidali del mondo e di condivisione; attenz al disagio giov Associazioni e gruppi per festa 1° maggio; ONG per convention giovani Parrocchia S.Filastro; Parrocchia S.Alessandro; Associazioni del territorio del Basso Sebino Ambito Ambi to Villongo Villongo GENITORIALITA’ Scuola dell'infanzia paritaria "Beato Papa Giovanni XXIII" Scuola Materna S.Filastro Caritas Villongo Comunità Montana - Osser. Nuove Gener. Corso per i genitori "Cosa vogliono i bambini" Il Faro; ONG Società esterna di formazione e comunicazione FeedBack Corso di formazione per genitori promozione di attività interculturali; laboratori per bambini di tutti Il Faro; ONG mamme; formazione i colori insegnanti all'interculturalità caritas sostegno a minori e famiglie restituzione vari progetti del territorio a enti e soggetti del territorio; eventi di restituzione dei iniziative animative e vari progetti al formative; materiale territorio divulgativo insegnanti, genitori, mediatori culturali Segretariato sociale tutti gli enti i soggetti promotori di progetti interessati e + ONG coinvolgibili 155 LA PREVENZIONE TRA PRIMARIA E SECONDARIA: “PROGETTO ACCOGLIENZE” Anno di riferimento: 2007/08 In connessione con il progetto L. 23 “Nuove architetture familiari”, l’Ambito intende sviluppare e sostenere una rete di famiglie solidali che consenta di dare impulso al ruolo delle famiglie nella comunità, alla realizzazione di forme si solidarietà da famiglia e famiglia e consentire la realizzazione di eventuali accoglienze di minori in difficoltà. Pertanto dall’inizio dell’anno 2008 si è avviato un progetto di coinvolgimento e partecipazione delle famiglie dell’Ambito alla realizzazione di una possibile RETE FAMILIARE. Il progetto mira alla implementazione ed alla costruzione di un sistema di lavoro tra famiglie e istituzioni sociali capace di sollecitare nelle comunità locali la promozione e la realizzazione di esperienze concrete di benessere relazionale e di scambio tra famiglie. Tutto ciò in un ottica in cui la tutela dei minori , la riparazione, la cura del disagio familiare passi attraverso la capacità di riconsegnare protagonismo agli adulti, alle famiglie. Si tratta perciò di sostenere, incentivare e riconoscere l’espressione della prossimità, della vicinanza, del mutuo aiuto, della genitorialità diffusa, di reti di famiglie, delle diverse forme di accoglienza, nonché di possibili affidi. Tali azioni infatti possono essere espressione di corresponsabilità matura e di sussidiarietà. Obiettivi del progetto: 1. Costruire occasioni che producano connessioni tra le progettualità del Servizio Tutela e le azioni di realtà familiari locali al fine di collaborare allo sviluppo di una cultura delle accoglienze plurime e delle solidarietà familiari 156 2. Realizzare microesperienze informative e di sensibilizzazione inerenti le attenzioni preventive e le volontà ospitali in una logica che veda compartecipare realtà istituzionali, associative e disponibilità individuali. 3. Cominciare a comporre condizioni, legami, attenzioni di cura rivolte ai minori in difficoltà e alle loro famiglie che possano configurarsi come pre-requisiti di future esperienze di accoglienza 4. Realizzare una iniziativa di carattere culturale ampio. Per quanto attiene alle azioni intraprese fino ad ora dal progetto , si precisa che esse si sono realizzate attraverso la connessione con gli altri progetti di Ambito a sostegno delle singole comunità locali . Con ciascun referente si è pertanto concordata la programmazione di alcuni momenti informali di incontro, dialogo e conoscenza con forme di micromutualità genitoriali presenti sull’Ambito al fine di predisporre le condizioni per una sensibilizzazione mirata ed incisiva sui temi della solidarietà familiare ed a presentare e rinforzare la relazione con la referente di macroarea. Più in specifico si sono incontrate le seguenti realtà: ☺ ☺ ☺ ☺ ☺ Gruppo Genitori di Foresto Sparso Gruppo “ Ravioli” di Villongo Associazione Famiglie Solidali di Sarnico Istituto Comprensivo Tavernola Scuola Materna Paritaria - Villongo Sant’Alessandro e U.G.O ☺ Comune di Predore: alcune famiglie, il Parroco, l’Assessore del Comune ☺ ☺ ☺ ☺ ☺ Gruppo genitori Scuola Materna Paritaria di Villongo Sant’Alessandro – U.G.O Genitori Istituto Comprensivo di Tavernola Gruppo di Lavoro Locale di Gandosso Gruppo Genitori ADRARA SAN MARTINO Presentazione iniziativa organizzata dalla Biblioteca di Villongo (febbraio 2009) Da novembre 2008 si è attivato il gruppo di formazione delle famiglie che vengono da: Villongo, Foresto, Adrara SM e Credaro 157 AREA PREVENZIONE SECONDARIA: CONSULENZA ALLE FAMIGLIE E ADOLESCENTI – EDUCAZIONE AFFETTIVA E SESSUALE Azioni del Consultorio Familiare di Sarnico: dati richiesti per programmazione 2009-11 Numero casi seguiti azioni Tipologia della richiesta intervento 2006 2007 2008 Comune di residenza Famiglia di origine italiana straniera criticità Indicazioni per prossimo triennio Percorsi nascite Consulenza a coppie Consulenza/ percorsi per genitori Interventi a favore di minori Interventi a favore di adolescenti Percorsi nelle scuole: temi e livelli scolastici Prestazioni ginecologiche per minorenni IVG di minorenni IVG di maggiorenni Altro: 158 TITOLI SOCIALI PER FAMIGLIE CON MINORI TRA O-3 ANNI; 0-5 ANNI; E FAMIGLIE NUMEROSE Adrara SM Adrara SR Buoni 2006 Tipologia domanda 1 1 buoni 05 buoni 05 1 2 buoni 05 buoni 05 Buoni 2007 Tipologia domanda Buoni 2008 Tipologia domanda TOTALE 0 Credaro Foresto Gandosso 1 buoni 0-5 buoni 0-5 3 1 Fam.numero se; 3 buono 0-5 buoni 0-5 5 8 buoni 0-5 buoni 0-5 2 Vigolo 8 buoni 0-5 buoni 0-5 Villongo 1 4 2 0 Tavernola Viadanica 4 3 buoni 0-5 buoni 05 Sarnico 5 buoni 0-5 4 3 Predore 3 1 3 Parzanica buoni 0-5 2 12 buoni 0-5 buoni 0-5 5 1 11 1 3 Fam.numerose; Fam.numerose; 1 buono 0-5 2 buoni 0-5 buoni 0-5 3 Fam.numerose; 8 buoni 0-5 10 13 3 1 0 31 I Titoli Sociali, attivi su bando dal 2006, in base ai dettati regionali, hanno avuto la seguente evoluzione: ☺ 2006, rivolti a famiglie con minori 0-3 anni: buoni economici, su progetto, per contribuire a rette scuole materne e spese familiari ☺ 2007 e 2008 rivolti a famiglie monoparentali e/o con presenza di patologie accertate: buoni economici buoni economici, su progetto, per contribuire a rette scuole materne e spese familiari ☺ 2008 rivolti a famiglie numerose 159 Richieste a Caritas di beni di prima necessità per famiglie con minori, da parte dell’Ufficio Minori e Famiglia di Ambito totale 2006 1 Adrara SM 2007 2 Adrara SM e Gandosso 2008 9 Adrara SM, Adrara SR, Credaro, Foresto (3), Gandosso (2), Viadanica (2) 12 160 PREVENZIONE SECONDARIA e TERZIARIA: (dove può esserci anche il coinvolgimento dell’Autorità Giudiziaria) Dall’autunno 2006, l’ASL ha restituito ai Comuni le deleghe per la gestione dei casi di disagio, con o senza provvedimento dell’Autorità Giudiziaria. I comuni hanno quindi delegato il compito alla Comunità Montana, come Ente Capofila dell’Ambito del Basso Sebino E’ nato così il Servizio Minori e Famiglia – Servizio Tutela che ha costituito un’equipe formata da: assistenti sociali, coordinatrice ADM, referente dell’Area Minori e Famiglia. Collabora la psicologa del Consultorio ASL. Adrara SM 2 2 1 Adrara SR 1 Credaro 4 1 Foresto 1 1 Gandosso 5 2 Parzanica 0 Predore 4 3 Sarnico 7 3 Tavernola 0 Viadanica 2 1 2 Vigolo 2 1 1 Villongo 11 10 1 5 totale 39 24 10 12 1 2 1 1 1 1 2 2 1 1 1 2 1 6 2 2 1 5 2 1 2 1 2 0 4 4 3 2 8 4 1 1 2 1 1 2 1 1 13 12 1 5 46 29 9 13 2 3 2 sad/adi comunità adm 1 1 1 11 7 1 1 4 1 1 2 1 1 1 2 0 3 1 con aut giud affido adm n.casi sad/adi n.casi comunità adm con aut giud 2008 affido con aut giud sad/adi n. casi affido Residenza nuclei fam 2007 comunità 2006 4 3 2 1 2 11 5 2 2 1 2 3 1 4 1 1 1 1 2 14 12 1 7 50 31 9 14 1 3 161 Composizione nucleo familiare di origine 2006 numero figli 1 figlio 2007 2 3 4 5 1 2 3 4 1 1 8 1 2 1 genitore 7 2 genitori 16 7 4 3 18 13 totale 23 8 4 4 0 26 14 Tipologia dei casi separazioni 8 10 17 20 18 dipendenze 2 2 2 maltrattamenti familiari 1 1 4 reati minorili 2 3 1 6 1 2 3 22 16 1 2 28 17 3 2 0 4 5 0 L’equipe degli operatori del Basso Sebino, in raccordo con l’equipe dell’Alto Sebino e della Valcavallina è supportata da: 2 fragilità economiche 3 3 3 Handicap - patologie 6 6 6 regolarizzazione stranieri 4 6 5 39 46 50 TOTALE 1 4 5 2006 2007 2008 6 fragilità genitoriali 2 2008 ☺ occasioni formative organizzate a livello provinciale e sovraprovinciale ☺ consulenza legale mensile e 162 AZIONI DI PREVENZIONE PRIMARIA sintesi triennio 2006-08; programmazione triennio 2009-11 RISORSE ECONOMICHE IMPIEGATE, di ambito e comunali: Fondo Nazionale Politiche Sociali –Quota Leggi di Settore Fondi Comunali: Accordo di Programma tra i Comuni per progetti Leggi di Settore a favore dell’infanzia, adolescenza e genitorialità, Fondi Circolare 4: per servizi autorizzati al funzionamento e che ne hanno diritto Fondi Comunali: per sostegno iniziative nel singolo Comune Fondi Comunali di Solidarietà: tutti i Comuni (per progetti sull’affido) Contributi L. 23 alle associazioni familiari Contributi singole realtà del territorio IN SINTESI, per quanto riguarda la PREVENZIONE PRIMARIA, il TRIENNIO 2006-08 ha visto: ☺ una significativa diffusione di iniziative ed interventi, progetti e servizi, a favore dell’infanzia, dell’adolescenza, della genitorialità; ☺ il radicamento del ruolo dell’OSSERVATORIO NUOVE GENERAZIONI quale luogo di promozione, di raccordo e di sostegno alle iniziative locali e sovralocali del territorio; ☺ il sostegno, anche di carattere economico, ai progetti messi in campo da diverse realtà soprattutto dove erano rispettati criteri quali: la promozione del volontariato, il coinvolgimento di risorse giovanili e genitoriali, la rete locale-sovralocale, l’attenzione alle fragilità sociali In continuità con il periodo precedente, gli obiettivi del prossimo triennio 2009-11 sono: AZIONI: ☺ Individuazione e sviluppo di interventi nell’ambito dei problemi specifici relativi alle transizioni infanzia-adolescenzagioventù-adultità 163 ☺ Continuare a sollecitare ed accompagnare processi di responsabilità sociale e comunitaria, attenti alle giovani generazioni e alla genitorialità, sia a livello locale (nei singoli comuni), che sovralocale (ambito e sovrambito) ☺ valorizzare la cabina di regia dell’Osservatorio Nuove Generazioni sovracomunale per mantenere sguardi complessivi sul territorio e di integrazione anche tra i diversi livelli di prevenzione; ☺ continuare a radicare la rete territoriale tra i soggetti promotori coinvolgendo e valorizzando il ruolo di quanti impegnati a favore dei/ con i minori, i giovani, la genitorialità: Enti Locali, Scuole, Consultorio Familiare, Parrocchie ed Oratori, Associazioni di genitori e di volontariato, …. ☺ tenere aperta la riflessione intorno all’equilibrio tra progetti e servizi (in particolare, sostenere l’organizzazione locale di servizi ed opportunità di socializzazione a favore dei bambini e dei ragazzi (extrascuola; attività educative;………) ☺ ottimizzare le risorse, privilegiando progetti e servizi già collegati e alimentando i raccordi con altre iniziative ☺ alimentare la partecipazione e la corresponsabilità anche delle titolarità dei progetti/interventi (Comune, Scuola, Parrocchie,…); ☺ sostenere progetti e percorsi di cittadinanza giovanile e di promozione del volontariato giovanile. 164 PREVENZIONE SECONDARIA – TERZIARIA programmazione 2009-11: RISORSE UTILIZZATE: ☺ Fondo Nazionale Politiche Sociali (operatori e titoli sociali) ☺ Fondo di solidarietà dei Comuni (per ADM, progetto accoglienze, Comunità Alloggio) ☺ Fondo Circolare 4 (per ADM, affidi e Comunità Alloggio) Per quanto riguarda la PREVENZIONE SECONDARIA/TERZIARIA, in continuità con il periodo precedente ed in raccordo con gli interventi di prevenzione primaria sopra specificati, nel triennio 2009-11 si prevede di perseguire i seguenti obiettivi: sostenere il ruolo della famiglia e la cura del rapporto genitori-figli anche attraverso adeguati interventi rivolti alla famiglia; mantenere e alimentare la continuità tra strategie di prevenzione e strategie di tutela AZIONI: ☺ COSTRUZIONE TAVOLO PRIMA INFANZIA • invitando a partecipare referenti di: nidi, micronidi, scuole materne, spazi gioco e minicre. Per monitorare il benessere familiare sin dalle prime fasi di vita sociale dei bambini; per aiutare i servizi a raccordarsi, ottimizzando le risorse disponibili; per alimentare il raccordo con i servizi di prevenzione e di aiuto del territorio (mediazione culturale, consultorio ASL, servizi sociali, servizio minori e famiglie, NPI, …..) ☺ INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA • Alimentare i raccordi, in particolare con il Consultorio Familiare, per monitorare le fatiche, i bisogni delle famiglie e le richieste di aiuto: costruzione di un Tavolo di Lavoro di Ambito, quale luogo di confronto e programmazione socio-sanitaria (referenti sociali dell’Ambito e referenti sanitari del Distretto ASL); prevedere anche incontri di raccordo con gli Ambiti dell’Alto Sebino e della Valcavallina; 165 alimentare collaborazioni per concordare iniziative in sinergia ed efficaci per promuovere e sostenere benessere personale e quindi una buona genitorialità; • promuovere l’accesso ai servizi di sociali (promossi dall’Ambito), sanitari (promossi dal Distretto) e la partecipazioni alle iniziative di accompagnamento alla genitorialità, con particolare attenzione alle famiglie di origine straniera; • continuare a costruire buone prassi di lavoro dell’equipe formata da operatori sociali (assistenti sociali) e sanitari (psicologi); • ☺ PROMOZIONE DI UN CONSULTORIO DI AMBITO/DISTRETTO A CABINA DI REGIA CONDIVISA AMBITO/ASL In continuità con quanto già attivato nel corso dell’ultimo anno, nel triennio 2009-2011 si prevede di continuare il percorso di integrazione socio-sanitaria al fine di attivare una cabina di regia condivisa con il distretto ASL di Trescore Balneario con l’obiettivo di integrare le attività di prevenzione e di promozione dedicate alla famiglia del Consultorio Familiare con quelle dell’Unità Operativa per le Politiche della Famiglia. ☺ AFFIDO: in stretto rapporto con l’equipe del Servizio Minori e Famiglia – Servizio Tutela di Ambito: • costruire ed accompagnare una rete di famiglie affidatarie attenta a rispondere alle richieste di “affidi leggeri” e di “patti educativi” (Progetto Accoglienze del Basso Sebino); • costruire uno spazio di confronto e formazione rivolto a famiglie affidatarie parentali, presenti in numero significativo sul nostro territorio; • approfondire la cura rivolta alle famiglie di origine, che hanno spesso caratteristiche multiproblematiche ☺ ASSISTENZA DOMICILIARE MINORI: • Il servizio, costruito e monitorato dall’equipe Tutela Minori in collaborazione anche con gli assistenti sociali comunali, continuerà ad essere utilizzato sia per progetti di osservazione delle dinamiche familiari sia di specifici interventi educativi volti a sostenere ed accompagnare il ruolo genitoriale ed i rapporti genitorifigli nel contesto familiare. • Il progetto di intervento ADM dovrà essere il più possibile concordato con la famiglia anche quando viene prescritto dall’Autorità Giudiziaria del Tribunale per i Minorenni. ☺ ASCOLTO DISAGIO ED EVENTUALE SEGNALAZIONE: 166 • • il territorio nella sua globalità e i luoghi frequentati dai minori nello specifico (scuole, oratori,…), necessitano di essere accompagnati e formati all’ascolto e all’eventuale segnalazione di situazione problematiche e di disagio minorile-familiare; il periodo precedente ha evidenziato la necessità di tessere raccordi e collaborazioni con le Forze dell’Ordine del Territorio, recettrici di disagio familiare e minorile ☺ FENOMENI DI POVERTA’ SOSTEGNO ECONOMICO ALLE FAMIGLIE CON MINORI • Sempre più famiglie con figli minori si trovano ad affrontare significative difficoltà economiche nella gestione familiare quotidiana e per mantenere la frequenza dei figli presso nidi, scuole dell’infanzia e servizi scolastici (servizio mensa, trasporti,…). • Per tali fini si prevede: o l’utilizzo di buoni-voucher sociali; o la costruzione di accordi con Caritas locale per risposte concrete ( borse spesa, minicrediti anche per pagamenti bollette….) e promozione di progetti di investimento e reperimento risorse locali (promozione della solidarietà anche i raccordo con percorsi di volontariato giovanili) ☺ FORMAZIONE DEGLI OPERATORI: sempre più necessaria di fronte alla multiproblematicità dei casi: • mantenere la consulenza legale organizzata con gli operatori dei servizi Minori e Famiglia di Macroarea (Ambiti dell’Alto sebino e della Valcavallina); • favorire la formazione degli operatori sia attraverso iniziative costruite a livello provinciale, in raccordo con il coordinamento dei referenti aree minori degli ambiti; sia a livello locale che di macroarea rispetto a tematiche specifiche. • da approfondire le strategie di lavoro in coerenza, collaborazione e continuità con gli interventi dell’autorità giudiziaria 167 AREA MINORI E FAMIGLIA - area stranieri 1.1 - I SERVIZI / LE AZIONI del triennio 2006-08 RICOMPOSIZIONE DEL QUADRO GENERALE Mappatura del fenomeno Amministrazione della condizione giuridica dello Promozione e accompagnamento dei migratorio straniero processi di integrazione mappatura + barometro ricerca-azione sulle transizioni dei giovani migranti Sostegno alle fragilità del mondo femminile percorsi sulla nascita organizzati dall’Asl; corsi di alfabetizzazione per mamme organizzati dal Centro EDA presso i singoli comuni Sportello informativo IL FARO Sportello decentrato dello Sportello Unico (ex progetto SPINN): incontri di consulenza normativo giuridica sullo straniero per operatori degli uffici anagrafe indagine presso gli uffici anagrafe servizio di assistenza dei sindacati per ricongiungimenti familiari, rinnovo titoli di soggiorno e decreto flussi 2007 (due mesi di lavoro forsennato e risultati minimi!!!) Sostegno all’inserimento / inclusione nella scuola tavolo di lavoro “mediazione” interenti di mediazione a supporto dell’inserimento/inclusione dei minori stranieri e delle loro famiglie corso di formazione per “Agenti allo sviluppo interculturale” Scuola di arabo Progetti per l’extra-scuola Manifestazione “C’è un tempo per…” Tavola rotonda “Il barometro dell’integrazione nel Basso Sebino” Festival di cortometraggi “C’è un tempo per… l’integrazione” Lavoro di rete Collana “Materiali per lo sviluppo interculturale” Sostegno all’auto-organizzazione dei migranti sostegno all’auto-organizzazione lavoro di rete – riunioni d’équipe; manifestazione “C’è un tempo per…” forum “Le parole dell’integrazione” corso di formazione per “Agenti allo sviluppo interculturale” 168 2.1 - Numero – Tipologia Tab. 1: Residenti e stranieri al 31 dicembre 2008 Comune Residenti Aumento % % stranieri di cui Stranieri rispetto all’anno su Residenti precedente Adrara S.Martino Adrara S.Rocco 877 139 15,8% + 15,8 3097 264 8,5% + 3,1 Parzanica 367 12 3,3% + 71,4 Predore 1902 137 7,2% + 10,5 Sarnico 6408 962 15,0% + 15,8 Tavernola Bergamasca 2192 55 2,5% + 10,0 606 35 5,8% - 2,8 7505 1334 17,8% + 13,3 22954 2938 12,8% Credaro Foresto Sparso Gandosso Viadanica Vigolo Villongo T O T A L I Ambito 169 Tab. 2: Bilancio demografico storico Residenti di cui stranieri 90 % 1995 26025 577 2,20% 1996 26363 762 2,90% 1997 26562 895 3,40% 81 72 63 età Anno 99 54 45 36 1998 26836 1049 3,90% 1999 27129 1226 4,50% 27 18 9 2000 27446 1409 5,10% 2001 27581 1501 5,40% 2002 27651 1740 6,30% 2003 28202 2142 7,60% 2004 28929 2672 9,20% 2005 29397 2997 10,20% 2006 29712 3174 10,70% 2007 30160 3625 12,00% 2008 0 0 20 40 60 80 100 120 numero 12,80% 170 140 2.2 – UTENZA DELLO SPORTELLO IMMIGRAZIONE IL FARO-SPINN ANNO 2006 ANNO 2007 ANNO 2008 1791 2228 1920 786 905 988 n° pratiche ric. familiari depositate in prefettura 69 139 120 (57+63) n° nulla osta rilasciati 43 52 74 (56+18) n° richieste di permesso di soggiorno 32 47 73 n° accessi allo sportello n° consulenze pratiche ric. Familiari 171 2.3 – GLI INTERVENTI A SUPPORTO DELL’INSERIMENTO/INCLUSIONE DEL MINORE STRANIERO REPORT DEGLI INTERVENTI DI MEDIAZIONE periodo sett 2005-dic 2008 scolatico Anno scolastico set 2008 – 2007- 2008 dic 2008 Anno Anno Anno solastico scolastico 2005/2006 2006/2007 N°casi per cui è stato attivato un intervento di mediazione da sett 2005-dicembre 2009 88 di cui: 10 14 45 19 Istituto Comprensivo di Villongo Scuola Primaria Villongo 48 casi di cui: 24 Scuola Scuola Secondaria Primaria Villongo 11 Foresto Scuola Secondaria Foresto 9 3 Istituto Comprensivo di Sarnico Scuola Primaria Credaro 24 casi di cui: 7 Scuola Scuola Primaria Secondaria Adrara S. Sarnico 9 Martino Scuola Scuola Secondaria Primaria Adrara S. Adrara S. 1 Martino 1 Rocco 4 Istituto Soggetto richiedente Superiore "S. l'intervento Riva" di Sarnico Scuola Primaria Gandosso 1 Scuola Scuola Primaria Primaria Viadanica 2 Sarnico 1 caso 172 0 Istituto Comprensivo di Tavernola Scuola Primaria Scuola Tavernola Primaria 2 casi di cui: 1 Predore Scuole materne Scuola materna popolare Gandosso 3 casi di cui: 2 Comune Comune Comune 6 casi di cui: Villongo 4 Predore Ufficio Sociale Basso Sebino Assistente Sociale 4 casi di cui: Marconi 4 Fatiche cognitive, di Consegna e apprendimento comprensione e/o relazionali schede di Motivo della richiesta del minore valutazione 18 casi 11 casi Difficoltà linguistiche dei genitori e/o del minore 15 casi 1 Scuola materna di Villongo S. Filastro 1 Comune di 1 Foresto 1 Conoscere preparazione Organizzazione Inserimento scolastica di assemblee di del minore ad pregressa del genitori Inadempienza un corso minore stranieri scolastica professionale Coinvolgimento dei genitori da parte della Disagio scuola familiare 19 casi 9 casi 9 casi 4 casi 2 casi 173 1 caso Traduzione Colloqui con la e famiglia +/- il Somministrazione spiegazione Intervento con minore a test al minore per delle assistente Intervento prioritario scuola o a capire il livello di schede di sociale e realizzato domicilio conoscenze valutazione famiglia 40 casi Nazionalità minori/famiglie per cui è stato richiesto un intervento di mediazione India 7 casi Senegal 38 casi 9 casi Marocco 18 casi 14 casi Conoscenza Organizzazione della e presenza situazione e all'assemblea progettazione di genitori dell'intervento stranieri c/o la con Orientamento Alcun scuola insegnanti al minore intervento 11 casi Albania 4 casi Pakistan 10 casi 3 casi Romania 2 casi 1 caso 1 caso Altro (es.traduzione avvisi, ricerca risorse sul territorio….) 2 casi Più nazionalità Cina 1 caso 5 casi 174 11 casi 175 176 3.1 – PROPOSTE PER IL PIANO DI ZONA 2009-2011 1) continuità/consolidamento, vale a dire non abbassare il livello d'attenzione sul fenomeno; 2) promuovere connessioni, cioè l'unione fa la forza; 3) tentare qualche passi in avanti in merito a: 3a) i titoli di soggiorno, per tenere alto il livello d'attenzione sull'amministrazione della condizione giuridica del cittadino straniero, cercando di coinvolgere i comuni con un ruolo attivo (ma evitando di scaricare loro il lavoro); 3b) l’inserimento / inclusione, in quanto bisogna bloccare i possibili processi di esclusione o espulsione cercando di ottimizzare gli accessi ai servizi per l'utenza straniera in difficoltà (es.: i progetti dell' "extra-scuola", l’orientamento alle scuole superiori, i servizi socio-assistenziali per famiglie…). 4) tenere alta l’attenzione sugli effetti della crisi socio-economica nel Basso Sebino 4.1 - AZIONI DA REALIZZARE NEL PROSSIMO TRIENNIO AZIONE A. Informazione, consulenza e gestione pratiche e orientamento sociale e ai servizi per i cittadini stranieri residenti nel territorio. + attivazione nei comuni disponibili del servizio di assistenza nelle pratiche di rinnovo del titolo di soggiorno AZIONE B: Interventi a supporto dell’inserimento/inclusione dei minori stranieri e delle loro famiglie nei contesti scolastici e socio-educativi. + sviluppo orientamento scolastico-professionale-di vita 177 + sostegno scuole per l’infanzia + sostegno progetti extra-scuola AZIONE C. Sostegno all’auto-organizzazione dei migranti. AZIONE D. Promozione della cultura dell’accoglienza e del confronto interculturale nel territorio. AZIONE E. Monitoraggio e lettura/restituzione fenomeno migratorio nel territorio + individuazione e attivazione sonde sugli effetti della crisi economica AZIONE F. Coordinamento e governo del progetto 178 7. Valutazione e monitoraggio dello stato di attuazione del sistema integrato di politiche sociali del Basso Sebino Nel corso del triennio, al fine di promuovere un’adeguata azione di valutazione, monitoraggio e riprogettazione del sistema integrato per le politiche sociali della valle, data la dimensione processuale propria del piano di zona, si prevede di dare continuità al lavoro dei seguenti luoghi che hanno reso possibile la programmazione e progettazione del presente piano di zona: • l’assemblea dei sindaci dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino (incontro periodico – minimo 3 incontri l’anno); • la consulta degli assessori servizi sociali del Basso Sebino (incontro bimensile); • gli osservatori progettuali e i tavoli tematici (incontro bimestrale); • l’ufficio di piano (incontro mensile); • l’equipe degli operatori sociali(incontro bisettimanale). E’ previsto, inoltre, l’utilizzo dei seguenti strumenti: questionari per la customer satisfation per singolo servizio (nell’ottica della stkeholder satisfation) (già programmati e in fase di somministrazione i questionari per i servizi domiciliari e per il centro diurno disabili); focus gruop tematici su specifiche emergenzialità (già programmati i seguenti: quello sull’emergenza lavoro; sulla situazione della domanda di “casa” in valle; sulle ricadute della riforma della scuola sulla programmazione dei servizi educativi territoriali; sulla residenzialità per disabili (il dopo di noi). 179 adeguamento del sistema informativo sulle politiche sociali di ambito in modo da renderlo interattivo anche con gli interventi sociali di stretta competenza comunale: contributi vari, servizi gestiti direttamente; forme di sostegno alla sussidiarietà orizzontale comunale; … 180 8. Piano economico-finanziario (in attesa di dgr regione di distribuzione fondi) PREVISIONE SISTEMA INTEGRATO DELLE POLITICHE SOCIALI DEL BASSO SEBINO - ANNO 2009 AREA POLITICHE SOCIALI ANZIANI DISABILI TIPOLOGIA INTERVENTO VOUCHER SOCIALI ASSISTENZA DOMICILIARE PROGETTO SPERIMENTALE ASSISTENTI FAMILIARI VOUCHER SOLLIEVO ALLE FAMIGLIE CDD SERVIZIO INSERIMENTI LAVORATIVI ASSISTENZA DOMICILIARE SERVIZIO DI ASSISTENZA EDUCATIVA (anno scolastico) CSE SERVIZIO FORMAZIONE COSTO PREVISTO € € € 16.000,00 € 17.089,00 QUOTA A CARICO FNPS 44.000,00 € € 24.000,00 17.000,00 € € 504.800,00 504.800,00 193.000,00 € 49.000,00 32.000,00 QUOTA A CARICO FRPS (ex circ. 4) QUOTA A CARICO DI ALTRI ENTI E UTENTI € 22.000,00 € 133.000,00 € 16.659,00 € 188.000,00 26.000,00 € € QUOTA FONDO REGIONE € 457.000,00 324.000,00 16.659,00 - € QUOTA A CARICO FONDO SOCIALE COMUNALE 39.089,00 € € € QUOTA A CARICO COMUNI AMBITO e C.M. € 116.000,00 € 9.000,00 € 10.000,00 € 14.000,00 € 7.000,00 € 36.000,00 € 30.000,00 € 7.000,00 € 55.000,00 € 7.000,00 € 8.000,00 € 10.000,00 181 € 130.000,00 ALL'AUTONOMIA AREA POLITICHE SOCIALI TIPOLOGIA INTERVENTO AREA MINORI E FAMIGLIA SERVIZIO DI TUTELA MINORI ASSISTENZA DOMICILIARE MINORI ASILI NIDO PROGETTI EX LEGGE 285/97 AFFIDI CENTRI RICREATIVI DIURNI COSTO PREVISTO € 80.000,00 € 72.000,00 € 168.360,00 € 49.816,72 € 35.000,00 € € 95.000,00 20.000,00 AREA IMMIGRAZIONE SPORTELLO STRANIERI LEGGE 40 QUOTA A CARICO FONDO SOCIALE COMUNALE QUOTA FONDO REGIONE QUOTA A CARICO FNPS QUOTA A CARICO FRPS (ex circ. 4) € € 26.952,00 - € 35.000,00 € € 22.817,80 - QUOTA A CARICO DI ALTRI ENTI E UTENTI € 80.000,00 € 47.000,00 € 24.816,72 € 24.000,00 € 25.000,00 € 10.360,00 € 158.000,00 € 11.000,00 € 10.000,00 € € 25.000,00 € 8.000,00 RETI FAMILIARI BANDO FAMIGLIE NUMEROSE E FONDO NATALITA' QUOTA A CARICO COMUNI AMBITO e C.M. € 11.952,00 € 10.817,80 € 15.000,00 € 35.000,00 € 12.000,00 182 65.000,00 AREA POLITICHE SOCIALI EMARGINAZIONE, POVERTA' E DIPENDENZE TIPOLOGIA INTERVENTO COSTO PREVISTO MICROCREDITO CENTRI ACCOGLIENZA PROVINCIALI € 10.633,20 € € 2.878,75 - SALUTE MENTALE PSICHIATRIA € € 9.791,00 - UFFICIO SOCIALE E SEGRETARIATO SOCIALE SEGRETARIATO SOCIALE € € 85.000,00 - SERVIZIO AUTORIZZAZIONI AL FUNZIONAMENTO E SERVIZIO ACCREDITAMENTO ACCREDITAMENTO € € 7.588,00 - QUOTA A CARICO COMUNI AMBITO e C.M. QUOTA A CARICO FONDO SOCIALE COMUNALE QUOTA FONDO REGIONE QUOTA A CARICO FNPS QUOTA A CARICO FRPS (ex circ. 4) QUOTA A CARICO DI ALTRI ENTI E UTENTI € 10.633,20 € 2.878,75 € 5.000,00 € 75.000,00 € 4.791,00 € 10.000,00 € € 183 - 7.588,00 AREA POLITICHE SOCIALI TIPOLOGIA INTERVENTO INTERVENTI FINALITA' SOCIALI - AREA TRASVERSALE CONSULENZA LEGALE FORMAZIONE UFFICIO DI PIANO FUNZIONAMENTO UDP SPESE GENERALI TOTALE GENERALE COSTO PREVISTO € 3.000,00 € € 3.000,00 - € € € QUOTA A CARICO COMUNI AMBITO e C.M. QUOTA A CARICO FONDO SOCIALE COMUNALE QUOTA FONDO REGIONE QUOTA A CARICO FRPS (ex circ. 4) QUOTA A CARICO DI ALTRI ENTI E UTENTI € 3.000,00 € 3.000,00 € 30.000,00 25.000,00 € 5.000,00 € 5.000,00 5.000,00 - € 2.273.385,47 QUOTA A CARICO FNPS € 948.800,00 € 255.267,72 € 161.700,00 € 260.000,00 € 222.029,75 184 € 433.588,00 RIPARTO QUOTE COMPARTECIPAZIONE COMUNALE SFA Fondo disabili COMUNI GESTIONE (in attesa Comunale per SAD integrazione DELEGATA ALLA Fondo Sociale di COMUNITA' abitanti al 31/12 ufficio sociale selezione (vd.preventivi stranieri Minori già inviati) €0,35/abit TOTALE utenza) MONTANA 2008 €5/abitante €2,90/abitante 19.876,85 Adrara s.Martino 2135 10.675,00 6.191,50 747,25 8.164,87 Adrara s Rocco 877 4.385,00 2.543,30 306,95 30.518,18 Credaro 3278 16.390,00 9.506,20 1.147,30 18.158,43 Foresto * 3053 5.000,00 8.853,70 1.068,55 13.843,97 Gandosso 1487 7.435,00 4.312,30 520,45 3.416,77 Parzanica 367 1.835,00 1.064,30 128,45 17.707,62 Predore 1902 9.510,00 5.515,80 665,70 27.618,48 Sarnico 6408 18.583,20 2.242,80 20.407,52 Tavernola 2192 10.960,00 6.356,80 767,20 10.324,79 Viadanica 1109 5.545,00 3.216,10 388,15 5.623,24 Vigolo 604 3.020,00 1.751,60 211,40 24.362,00 Villongo 7496 21.738,40 2.623,60 TOTALE 30.908 74.755,00 89.633,20 24.816,72 10.817,80 200.022,72 * n.b. foresto tenuto a compartecipare all'ufficio sociale per €15.265 prevede la formula di € 5.0000 monetarie + personale del proprio Comune Fondo Comunale Leggi di settore 285 €1,06/abit 2.263,10 929,62 3.474,68 3.236,18 1.576,22 389,02 2.016,12 6.792,48 2.323,52 1.175,54 640,24 185 SPECIFICHE FONDO DI AMBITO ENTRATE ANNO 2009 VOCE disponibilità per l'anno 2009 da legge 328 Quota 8 Comuni per segretariato sociale. Anno 2009. Fondo sociale minori e famiglia dei 12 Comuni del Basso Sebino. Anno 2009. Servizio handicap "Si fa…insieme " legge 40 integrazione stranieri legge 285 per infanzia, adolescenti, famiglie fondo regionale (dgr8243) TOTALE SPESE 2009 EURO NOTE 260.000,00 74.755,00 piano di riparto nel PdZ piano di riparto nel PdZ 89.633,20 €2,90/abitante bilancio dipende dal numero degli utenti 10.817,80 € 0,35 per abitante 24.816,72 € 1,06 per abitante (11 Comuni ) 45.700,00 505.722,72 totale RIPARTO E IMPEGNI fondo sociale fondo 328 Comunale Segretariato sociale + tutela minori + sportello e personale Ufficio sociale 199.755,00 125.000,00 Fondo natalità ( 0-5 anni ) 26.952,00 15.000,00 Assistenza domiciliare minori e coordinamento 47.000,00 47.000,00 promozione reti familiari 8.000,00 8.000,00 fondo sociale per comunità alloggio 24.000,00 24.000,00 voucher inserimenti lavorativi 14.000,00 14.000,00 Servizio "Si fa ….insieme" 7.000,00 7.000,00 fondo 8 Comuni fondo regionale 74.755,00 11.952,00 186 Rette CDD 10.000,00 10.000,00 Voucher per sollievo famiglie disabili 9.000,00 9.000,00 assistenti familiari 16.659,00 voucher sociali (anziani e fragilità ) 39.089,00 22.000,00 ufficio di piano ( 2% FNPS) 5.000,00 5.000,00 spese generali + informatizzazione 5.000,00 5.000,00 consulenza legale 3.000,00 3.000,00 formazione 3.000,00 3.000,00 legge 40 integrazione stranieri 22.817,80 12.000,00 10.817,80 legge 285 per infanzia, adolescenti, famiglie 49.816,72 25.000,00 24.816,72 progetti psichiatria e/o marginalità 5.000,00 5.000,00 microcredito 10.633,20 TOTALE 505.722,72 16.659,00 17.089,00 10.633,20 260.000,00 125.267,72 74.755,00 45.700,00 187 ALLEGATI: • PROTOCOLLO D’INTESA PER LA GESTIONE DELLA FIGURA DELL’ASSISTENTE EDUCATORE • SPERIMENTAZIONE DEL BUONO SOCIALE PER INIZIATIVE A SOLLIEVO DELLE FAMIGLIE DI PERSONE DISABILI • PROTOCOLLO SAD ADI: LINEE OPERATIVE PER L’INDIVIDUAZIONE DI BUONE PRASSI DI COLLABORAZIONE FRA IL SERVIZIO ADI DELL’ASL E I SERVIZI DI ASSISTENZA DOICILIARE DEI COMUNI DEGLI AMBITI TERRITORIALI DELL’AREA EST PROVINCIA • PROTOCOLLO DIMISSIONI PROGRAMMATE • PROTOCOLLO INSERIMENTI LAVORATIVI • PROTOCOLLO PER IL MICROCREDITO • BANDO PER L’EROGAZIONE DI TITOLI SOCIALI ALLE FAMIGLIE NUMEROSE PER IL SOSTEGNO AI COSTI SOSTENUTI PER LE FUNZIONI DI CURA DGR 8234 – anno 2008 • Linee guida per l’accesso a INIZIATIVE DI SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE Con bambini zero – cinque anni. 188 PROTOCOLLO D’INTESA PER LA GESTIONE DELLA FIGURA DELL’ASSISTENTE EDUCATORE TRA COMUNITA’ MONTANA E COMUNI ASSOCIATI DELL’AMBITO DEL BASSO SEBINO, U.O.N.P.I.A. DI TRESCORE BALNEARIO, UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE, ISTITUTI SCOLASTICI COMPRENSIVI DI SARNICO, TAVERNOLA B.SCA, VILLONGO, ISTITUTO SUPERIORE SERAFINO RIVA DI SARNICO, ISTITUTO ANGELO CUSTODE, COOPERATIVA APPALTATA. PREMESSA Il presente protocollo è frutto del lavoro di riflessione svolto negli ultimi anni fra Referenti della Comunità Montana del Basso Sebino, delle scuole, delle Cooperative sociali, delle associazioni genitori e della Neuropsichiatria Infantile sul tema dell’integrazione sociale e scolastica dei soggetti diversamente abili. Tale riflessione si è focalizzata sul concetto di “progetto di vita”. Ciò richiede che il lavoro di tutti i soggetti coinvolti, dal disabile alla famiglia, dall’operatore scolastico a quello sociale, debbano agire con capacità di pensare in prospettiva futura, capaci di guardare “dietro” e lontano, ma nello stesso tempo di muoversi con passo circostanziato nell’oggi. Lavorare per la promozione del progetto di vita esige il dare la giusta importanza alle autonomie possibili del soggetto diversamente abile, alla sua capacità di comunicazione in contesti reali, di interagire con gli estranei, di esplorare in modo psicologicamente adatto il proprio corpo e di costruirsi buone rappresentazione dell’ambiente. 189 Per il raggiungimento degli obiettivi sopra esposti i sottoscrittori del presente protocollo ritengono fondamentale impegnarsi a promuovere anche la valorizzazione della figura dell’assistente educatore. Questo riconoscendo che l’assistenza educativa è un servizio alla persona disabile che si svolge nei diversi momenti in cui si articola l’attività giornaliera del disabile: nella scuola, in famiglia, nel territorio, secondo gli obiettivi e le attività stabilite nel progetto di vita che famiglia, scuola, servizi sociali, servizi educativi, servizi medico/sanitari, si impegnano a costruire secondo un programma integrato. Per questo l’assistenza educativa deve necessariamente legarsi al nucleo familiare. Il lavoro educativo si svolgerà a scuola, come tempo-spazio della relazione con il soggetto disabile, ma la sua attenzione sarà anche quella di garantire un servizio alla famiglia. L’assistenza educativa entra nell’ambiente familiare, previo richiesta e accordo con i genitori, in quanto la sua azione non è vincolata all’ambiente scolastico, ma in modo più elastico e significativo ai contesti di vita del disabile. Per l’assistenza educativa il territorio è una risorsa. Il disabile ritrova senso ed opportunità educative nella relazione con il suo mondo vitale: il territorio. L’assistente educatore deve saper guardare al disabile nella sua globalità e divenire soggetto-ponte tra le esigenze/possibilità di integrazione del soggetto disabile e le risorse presenti nel suo territorio di appartenenza. 1. RIFERIMENTI LEGISLATIVI Il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata è garantito innanzitutto dalla Carta Costituzionale (l’art. 34 della Cost. 190 afferma che “la scuola è aperta a tutti” e istituisce l’obbligo scolastico e prevede il diritto allo studio, da rendere effettivo con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, da attribuirsi anche per concorso; .art. 38: “gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione ed all’avviamento professionale. Ai compiti previsti da questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato”; articolo 2: “La Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo …nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”); inoltre, il diritto all’inserimento sociale dei disabili è garantito dall’art. 26 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea approvata il 7 dicembre 2000 e dall’art. 26 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. In Regione Lombardia l’integrazione scolastica degli alunni disabili è garantita dalla L.R. 31/80 che afferma: - all’art. 1, “Le funzioni amministrative attribuite ai comuni ai sensi dell'art. 45 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 comprendono tutti gli interventi idonei a garantire il diritto allo studio secondo i principi di cui agli artt. 3 e 34 della Costituzione e 3 dello Statuto della Regione Lombardia, e devono essere esercitate dai comuni singoli o associati secondo i principi previsti dalla presente Legge.”; - all’art. 2, “Il diritto allo studio è assicurato mediante interventi diretti a facilitare la frequenza nelle scuole materne e dell’obbligo; a consentire l’inserimento nelle strutture scolastiche e la socializzazione dei minori disadattati o in difficoltà di sviluppo e di apprendimento…”; - all’art. 2, III, “I comuni singoli od associati esercitano le funzioni disciplinate dalla presente Legge secondo le modalità e i criteri specifici di cui ai successivi artt. 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 9.”; - all’art. 6, “al fine di raggiungere la necessaria unitarietà degli interventi, l’assistenza socio psicologica, connessa ai problemi pedagogici, è prestata attraverso le strutture socio-sanitarie del territorio”. - all’art. 10, “Delle prestazioni di carattere individuale o collettivo previste dagli articoli precedenti fruiscono coloro che frequentano scuole, sezioni o corsi, ivi compresi quelli relativi ai contratti collettivi di lavoro, aventi sede nell'ambito territoriale dei comuni 191 indipendentemente dal luogo di residenza anagrafica dell'utente. Inoltre, la Regione Lombardia, attraverso la legge regionale 19/07, “norme sul sistema educativo di istruzione e formazione”, intende, all’art. 2, comma 2, “assicurare alle persone l’accesso a tutti i gradi dell’istruzione e della formazione” e al comma 6 del medesimo articolo: “favorire l’inserimento nel sistema di istruzione e formazione professionale delle persone in condizione di svantaggio individuale e sociale”. L’art. 6 della L.R. 19/07 afferma che spetta ai comuni, in relazione ai gradi inferiori dell’istruzione scolastica, promuovere i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni portatori di handicap o in situazione di svantaggio. Agli oneri dei servizi collettivi, esclusi quelli gratuiti per disposizioni di legge, concorrono gli utenti in relazione alle rispettive fasce di reddito; sono tuttavia esonerati da ogni contribuzione coloro che versano in condizioni di particolare disagio economico.”. La giurisprudenza amministrativa ha, inoltre, stabilito che la predetta legge attribuisce al Comune il potere di deliberazione sui tipi di “provvidenze” da erogare nonché sulla forma stessa dell'erogazione, scelta che attiene alle modalità di organizzazione dei servizi assistenziali nel settore della scuola e dipende da valutazioni largamente discrezionali collegate anche alle disponibilità finanziarie complessive destinate a tale settore (TAR Milano, sent. n. 328 del 25.3.1993). Lo Stato ha normato la materia con la legge 5 febbraio 1992, n. 104 (legge quadro per l’assistenza, integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate). Detta legge, all’articolo 12, garantisce “…il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata …nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie” e stabilisce che “L’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione” e che “l’esercizio del diritto all’educazione e all’istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti da disabilità connesse all’handicap”. Al fine di garantire una proficua integrazione nell’ambito di tali servizi, l’art. 13, comma 2, della L. 104/92 stabilisce che “gli enti locali e le unità sanitarie locali possono altresì prevedere l'adeguamento dell'organizzazione e del funzionamento degli asili nido alle esigenze dei bambini con handicap, al fine di avviarne precocemente il recupero, la socializzazione e l'integrazione, nonché l'assegnazione di personale docente specializzato e di operatori ed assistenti specializzati”, e al comma 3 afferma “fermo restando l’obbligo per gli enti locali di fornire l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali”. 192 Inoltre la legge 328/2000, all’art. 14, prevede che i Comuni, di intesa con l’Asl, predispongano un progetto individuale di integrazione che tenga conto del percorso di integrazione scolastica e professionale. 2. FINALITA’ Finalità del presente protocollo è il riconoscimento del ruolo dell’assistente educatore nella realizzazione dei progetti di vita e dei processi di integrazione sociale e scolastica dei soggetti diversamente abili dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino. 3. DEFINIZIONE L’assistente educatore: - opera per favorire l’integrazione sociale e scolastica dei soggetti disabili. - collabora con assistenti, docenti, operatori di servizi diversi operano sinergicamente per consentire il più alto livello possibile di autonomia del disabile nei diversi contesti in cui si svolge la sua vita. - collabora con la famiglia, gli enti locali, l’azienda ospedaliera (UONPIA), l’ASL, la scuola e gli altri soggetti erogatori delle prestazioni educative alla stesura e al raggiungimento degli obiettivi previsti dal P.E.I. (che dovrà contenere anche le attività scolastiche ed extrascolastiche svolte sul territorio, autonomamente, dall’assistente educatore). A tale scopo costruisce percorsi di integrazione del soggetto disabile con il suo territorio di appartenenza; 193 - interviene, previo accordo con la famiglia e con l’ente locale competente, al domicilio o in altri ambiente esterni alla scuola e all’ambito territoriale del soggetto disabile per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PEI. 4. DESTINATARI DELL’ATTIVITA’ DELL’ASSISTENTE EDUCATORE Destinatari del servizio di assistenza educativa sono persone disabili sulla base di una puntuale e motivata richiesta dell’Azienda ospedaliera competente o di altro ente accreditato. 5. COMPETENZE 5.1 Comuni e Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino Nell’Ambito Territoriale del Basso Sebino, ai sensi dell’accordo di programma attuativo del Piano di Zona previsto dalla legge 328/2000, il servizio di assistenza educativa è gestito dagli enti in forma associata. In coerenza con il sistema di gestione associata, il Comune di residenza del soggetto diversamente abile, procede a valutare ed autorizzare (ai sensi di quanto previsto dall’art. 13, comma 2, della legge 104/92) il Piano del Servizio complessivo con relativa previsione di spesa, steso dalla Commissione di Ambito che annualmente si incontra per definire il monte ore settimanale di assistenza 194 educativa per ogni alunno. In seguito comunica l’esito della valutazione e l’approvazione della previsione di spesa alla Comunità Montana Basso Sebino a cui è affidata l’organizzazione e la gestione del servizio. La Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino provvede a: - incaricare l’ente erogatore per la realizzazione degli obiettivi del presente protocollo di intesa attraverso il suo personale qualificato; - garantire un periodico monitoraggio dell’andamento del servizio attraverso l’intervento del proprio personale (assistenti sociali comunali e di Ambito); - garantire un monte annuo di 5 ore per la definizione del PEI ed 1 ora settimanale per monitoraggio del PEI e la programmazione; - trasmettere ai Comuni indicativamente entro il 31 Dicembre di ogni anno il progetto educativo individualizzato per l’anno scolastico in corso ed entro il 31 Luglio di ogni anno la relazione finale; - promuovere e realizzare, in collaborazione con i sottoscrittori del presente protocollo, percorsi di aggiornamento e riqualificazione degli assistenti educatori. - Assumere il ruolo di referente per i comuni fuori dal territorio ci competenza i cui cittadini frequentano la scuola presso strutture appartenenti al nostro territorio, funzionando da snodo per ogni aspetto organizzativo ed procedurale. 195 5.2 Azienda Ospedaliera (UONPIA) e Istituto Angelo Custode 5.3 La UONPIA e Istituto Angelo Custode si impegnano a: - inoltrare le richieste di assistenza educativa alla famiglia, e per conoscenza alla Comunità Montana Basso Sebino, entro il 31 Maggio di ogni anno per l’anno scolastico seguente; - garantire interventi di supervisione e monitoraggio per la verifica dell’attuazione del PEI; - coordinare gli interventi dei diversi specialisti, anche di quelli incaricati direttamente dalla famiglia, che operano nella definizione e realizzazione del PEI; - collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori. 5.4 La Scuola La scuola si impegna: 196 - a riconoscere la valenza educativa dell’assistente educatore promovendo una efficace e sinergica collaborazione tra gli insegnanti di classe, l’insegnante di sostegno e l’assistente educatore nella stesura e realizzazione del P.E.I. - a collaborare nella realizzazione degli interventi di integrazione sociale e di sostegno alla famiglia realizzati anche dall’assistente educatore e previsti dal P.E.I. - a garantire la partecipazione dell’assistente educatore alle riunioni di coordinamento, progettazione e a quelli di verifica dell’attuazione del P.E.I.; a partecipare ai colloqui con i genitori e agli incontri con le equipe territoriali. - a collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori; - a trasmettere alla Comunità Montana entro il 10 Dicembre di ogni anno il progetto educativo individualizzato per l’anno scolastico 5.5 Ente erogatore delle prestazioni educative L’ente erogatore delle prestazioni educative si impegna a garantire: - personale opportunamente preparato e con adeguate coperture assicurative; - la possibilità di fruizione da parte dei soggetti disabili di laboratori realizzati, interni alle proprie strutture o esterni, per l’integrazione 197 sociale e sviluppo dell’autonomia personale; 6 - la copertura assicurativa per eventuali accompagnamenti (anche con mezzo proprio), esterni all’ambiente scolastico, e per gli interventi degli assistenti educatori al domicilio dei soggetti disabili; - a trasmettere indicativamente entro il 15 Luglio di ogni anno la relazione finale sul lavoro educativo svolto; - a collaborare alla predisposizione e realizzazione dei percorsi di aggiornamento e ri-qualificazione degli assistenti educatori. DURATA La durata del presente protocollo di intesa è di anni tre, come la durata del Piano di Zona. 198 7 NORME TRANSITORIE E FINALI Altri soggetti che dovessero, a qualsiasi titolo, partecipare all’erogazione di prestazioni educative nell’Ambito Territoriale del Basso Sebino dovranno aderire e sottoscrivere il presente protocollo. E’ parte integrante del presente protocollo di intesa la modulistica per la predisposizione degli atti all’uopo necessari per la programmazione e realizzazione delle attività in ambito extrascolastico. Per tutto quanto non previsto dal presente protocollo si fa riferimento alla normativa nazionale e regionale vigente in materia. 199 N.B. I CONTENUTI DEL PRESENTE DOCUEMENTO SONO STATI : - CONCORDATI IN SEDE DI GRUPPO OPERATIVO HANDICAP ELABORATI DA UN GRUPPO TECNICO RISTRETTO ( A.S. DEL TERRITORIO, RESPONSABILE UFFICIO DI PIANO, COOP. BATTELLO ) VERIFICATI DA PARTE DELL’ASSOCIAIZONE DEI GENITORI “ VIVERE INSIEME “ IN APPOSITA RIUNIONE DEI SOCI, A CUI HA PARTECIPATO IL REFERENTE DISABILI DELL’AMBITO PROROGA PREMESSA I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino attraverso il presente documento definiscono in via sperimentale le modalità di utilizzo del Buono Sollievo Disabili considerandolo a tutti gli effetti uno strumento attraverso il quale dare corpo a politiche sociali e assistenziali orientate al dialogo e all’interazione fra famiglie, soggetti sociali del territorio, servizi e amministrazioni locali. L’Ambito di riferimento per il Buono Sollievo Disabili è composto dai Comuni di: Adrara S. Martino, Adrara S. Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola B.sca, Viadanica, Vigolo, Villongo. Gli organi di riferimento per la gestione del Buono sono rappresentati dall’Ufficio di Piano e dalla Assemblea dei Sindaci del Basso Sebino. Quest’ultima, quale organismo responsabile per la realizzazione della legge n. 328/2000 relativa alla programmazione territoriale del sistema 200 integrato degli interventi e dei servizi sociali, approva le seguenti linee guida di utilizzo del Buono Sollievo Disabili. Art. 1. Oggetto della Sperimentazione Il presente documento disciplina all’interno di un sistema integrato di interventi e servizi sociali di competenza dei Comuni Associati, la prosecuzione dell’istituzione in via sperimentale per l’anno 2005 di buoni sociali, quali interventi economici a valenza sociale, a favore dellle famiglie di persone disabili per effettuare prestazioni mirate al sollievo delle stesse. Art. 2. Finalità Sostenere la famiglia ed in particolare i nuclei in condizioni di fragilità sociale nella cura e nell’accudimento dei familiari disabili attraverso iniziative di sollievo. Art. 3. Il Buono Sollievo Disabili: iniziative, valore e durata Il Buono Sollievo Disabili viene gestito da un’équipe di valutazione (vedi art. 6) e prevede l’attivazione di tre tipologie di azioni: 1. Il sollievo d’emergenza: pacchetti di un massimo di 40 ore di assistenza domiciliare per un valore massimo di € 630,00. L’intervento ha l’obiettivo di affiancare o addirittura sostituirsi alla famiglia nella cura della persona disabile per il periodo necessario a tamponare una situazione d’emergenza (un eventuale ricovero del genitore, un improvviso aggravamento della situazione del parente disabile etc) e ad approntare un intervento adeguato nel caso la situazione si prolunghi nel tempo. Un intervento di questo tipo non soltanto aiuta la famiglia a sopportare il carico assistenziale necessario nel periodo d’emergenza ma la solleva anche dalla preoccupazione derivante dal non sapere cosa fare nel caso una tale situazione si verifichi. Per questi pacchetti d’emergenza ci si potrà avvalere degli assistenti dei servizi SAD e SADH già attivi nel territorio. . 2. Il soggiorno estivo. E’ un intervento già sperimentato con profitto sul territorio negli scorsi anni che viene riproposto anche quest’anno in seguito alle richieste delle famiglie Si tratta di esperienze in località turistiche (marine e di montagna) di 3-4 giorni che permettono alla famiglia di essere sollevate dagli impegni di cura del familiare e al tempo stesso di dedicare dei giorni a rinsaldare i legami familiari nella coppia coniugale o nelle relazioni con gli altri figli. I soggiorni vengono pertanto realizzati nei periodi estivi o nei week-end, quando cioè sono chiusi gli altri servizi e tutto il peso dell’assistenza ricade sulla famiglia. L’intervento 201 prevede l’assegnazione a piccoli gruppi di iscritti al soggiorno estivo (indicativamente 3 notti e 4 giorni) di un buono cumulativo che ricopra le spese delle ore educative e del soggiorno degli educatori. A carico della famiglia resta il costo del soggiorno del familiare ed eventualmente il trasporto. 3. L’appartamento di Ambito. Qualora partisse la sperimentazione relativa all’utilizzo di un appartamento collocato nel territorio per “week-end di sollievo” si prevede l’attivazione di buoni a sostengo delle famiglie che usufruiranno di questa esperienza. Si rimanda al Gruppo Operativo Handicap e all’Ufficio di Piano l’analisi del progetto e la definizione puntuale delle modalità di fruizione di tali Buoni. Art. 4. Destinatari La presente sperimentazione prevede le seguenti tipologie di destinatari: Famiglie di persone disabili di età compresa tra i 15 e i 64 anni. La persona disabile deve essere in possesso di un riconoscimento di invalidità o di adeguata documentazione clinica specialistica. Qualora il numero di persone aventi diritto superasse gli interventi attivabili l’equipe di valutazione stenderà una graduatoria in base alla necessità di sollievo della famiglia rilevata tramite visite domiciliari da parte delle Assistenti sociali di ambito e dei Comuni e/o degli educatori dei servizi all’handicap del territorio. Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti. Art. 5. Requisiti di ammissione La presentazione della richiesta di assegnazione del Buono deve essere presentata all’Assistente sociale del Comune o di ambito. I requisiti di ammissione sono : Residenza in uno dei 12 Comuni dell’Ambito; Bisogno/richiesta da parte della famiglia di sollievo dalle cure del familiare disabile; 202 Art. 6. Modalità di accesso Le Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito acquisiscono una conoscenza del caso e del bisogno sociale avvalendosi anche del personale educativo dei servizi all’handicap del territorio e sottopongono il caso all’equipe di valutazione. L’équipe di valutazione: - valuta i casi presentati; stende un contratto da sottoscrivere (Servizio Sociale, famiglia e servizi coinvolti); crea una graduatoria unica relativa all’Ambito territoriale. L’équipe di valutazione per i buoni Soggiorni Estivi è composta da specialisti dei servizi del territorio e si incontra una volta per valutare le richieste pervenute per il buono soggiorno estivo: - Referente dell’Area Disabili di ambito; Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito; Rappresentante Istituto”Angelo Custode” di Predore Rappresentante Cooperativa “Il Battello” Rappresentante distretto ASL di Sarnico (BG) Per poter affrontare al meglio le richieste d’emergenza, si istituisce un’ equipe ristretta per i buoni sollievo d’emergenza composta da : - Assistente Sociale di riferimento - referente di ambito dell’area disabili e/o responsabile dell’Ufficio di Piano - coordinatore SAD. L’equipe di valutazione delle emergenze si incontrerà ogni qualvolta emergerà un bisogno. Art. 7. Modalità di assegnazione ed erogazione Nel contratto sottoscritto tra servizi sociali, famiglia e servizi del territorio coinvolti verranno definite le modalità di assegnazione ed erogazione del Buono. Art. 8. Decadenza del Buono 203 Il nucleo familiare decade dal diritto del beneficio per le seguenti cause: - interruzione o scadenza del contratto firmato con i Servizi sociali; trasferimento della residenza in un Comune al di fuori dell’Ambito Monte Bronzone Basso Sebino; sottoscrizione di dichiarazioni false e/o inattendibili desunte dai controlli effettuati; decadenza di uno dei requisiti di ammissione. Art. 9. Controllo e vigilanza In attuazione delle funzioni di vigilanza attribuite ai servizi sociali dalla legislazione nazionale ai Comuni, l’Ufficio di Piano esercita, d’ufficio, oltre che su richiesta, visite periodiche sulla compiuta attuazione del progetto. Nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 e sue modifiche ed integrazioni, l’esito delle verifiche effettuate riveste efficacia per la revoca dell’assegnazione. Ai sensi dell’art. 4 comma 7 del D.L. n. 109/98, come modificato dal D.L. n. 130/2000, gli uffici competenti potranno richiedere la documentazione atta a dimostrare la completezza e la veridicità dei dati dichiarati anche al fine della correzione di errori materiali di modesta entità. Art. 10. Norma finale e transitoria La presente sperimentazione ha durata per la validtà del Piano di Zona triennio 2006-2008. Potrà comunque essere rivisto e modificato in itinere. . 204 LINEE OPERATIVE PER L’INDIVIDUAZIONE DI BUONE PRASSI DI COLLABORAZIONE FRA IL SERVIZIO ADI DELL’ASL E I SERVIZI DI ASSISTENZA DOICILIARE DEI COMUNI DEGLI AMBITI TERRITORIALI DELL’AREA EST PROVINCIA Premessa. L’integrazione tra servizi sociali e servizi sanitari e socio-sanitaria, vede sempre più come un esigenza quella di individuare nel territorio forme di cooperazione tra istituzioni e servizi diversi. In questo quadro Distretto socio-sanitario e Ambito territoriale di Seriate sono tenuti ad affrontare bisogni che richiedono una progettualità comune di intervento fra professionalità sanitarie e sociali, intendono, pur nel rispetto delle specifiche competenze, promuovere tale integrazione. La Legge 328/ 2000 affronta il tema dell’integrazione socio-sanitaria con riferimento ai principi generali della programmazione (art. 3), alle funzioni dei Comuni (art. 6), alle funzioni delle Regioni (art. 8), alle figure professionali (art. 12), alla metodologia di intervento (art. 14), ai livelli di programmazione (artt. 18/19), alla definizione dei livelli essenziali di assistenza (art.22) e definisce le possibilità per qualificare tale integrazione con la predisposizione dei Piani di Zona dei servizi sociali e sociosanitari (art. 19), con l’individuazione del livello di gestione associata dei servizi (art. 8), con la predisposizione di piani personalizzati di assistenza (art. 14,15 e 16). Il D.Lgs. 229/99 e il D.P.C.M. 14/02/01 definiscono prestazioni socio-sanitarie “tutte le 205 attività atte a soddisfare, mediante percorsi assistenziali integrati, bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in grado di garantire, anche nel lungo periodo, la continuità tra le azioni di cura e di riabilitazione”. Inoltre la Regione Lombardia con le DGR 9379/02 e 12902/03 ha determinato l’istituzione del Voucher Socio-Sanitario, che si colloca all’interno di un sistema integrato. L.R. 3 12/03/08 Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e socio sanitario L’Ambito territoriale di Seriate e il Distretto ASL di Seriate, nel quadro della collaborazione per la ricerca di forme di integrazione tra sistema dei servizi sociali e dei servizi socio-sanitari, individuano con questo protocollo operativo alcune linee guida per la collaborazione tra i servizi sociali di base dei comuni e il servizio di ADI… 1)Cosa è l’ADI L’ Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), prevede la possibilità di ricevere cure sanitarie, riabilitative e socio assistenziali, presso il proprio domicilio. E’ un servizio rivolto alle persone fragili, agli anziani , ai disabili a persone affette da patologie croniche o che necessitano di terapia palliativa. ma che non possono recarsi presso gli ambulatori o lo studio del proprio medico di fiducia. L’attivazione viene richiesta dal Medico di Assistenza Primaria (MAP) solamente in presenza di un bisogno sanitario di pertinenza infermieristica, riabilitativa o specialistica e si concludono quando vengono raggiunti gli obiettivi previsti nel PAI o in seguito a trasferimento, ricovero permanente in struttura residenziale o decesso della persona da assistere. L’obiettivo delle Cure Domiciliari è di garantire cure adeguate e appropriate, realizzando la continuità assistenziale, attraverso interventi flessibili a differente intensità, in grado di 206 rispondere agli effettivi bisogni della persona. Per questo è necessario definire tipologie differenziate di risposta in ragione della prevalenza dei bisogni sanitari e socio-assistenziali e della loro intensità. Nel modello dell’ASL di Bergamo sono previste le seguenti tipologie assistenziali: 1. Cure domiciliari prestazionali saltuarie, relative alla cosiddetta “assistenza estemporanea”, ossia a prestazioni sanitarie volte al soddisfacimento di necessità occasionali mediante interventi saltuari ed eventualmente ripetibili, che NON richiedono la formulazione del P.A.I. (piano di assistenza individualizzato); 2. Minicredit (MC) relativo alla fornitura di un pacchetto di prestazioni sanitarie di un livello più basso, con una frequenza generalmente di un accesso alla settimana nei 30 giorni di durata dell’assistenza e che richiedono la formulazione di un PAI; 3. Credit (CR) relativo all’offerta di “pacchetti” di prestazioni sanitarie con una frequenza generalmente di due accessi alla settimana nei 30 giorni di durata dell’assistenza e che richiedono la formulazione del P.A.I. 4. Assistenza Domiciliare Integrata (di primo, secondo e terzo livello) che eroga pacchetti di prestazioni che possono essere solo sanitarie, e in questo caso sono relative al Credit di primo, secondo e terzo livello (C1, C2 e C3) o socio-sanitarie, cioè con la presenza anche di prestazioni socio-assistenziali, e in questo caso sono relative al Voucher Socio Sanitario di primo, secondo e terzo livello (V1, V2 e V3). 5. Cure Palliative malati terminali e/o ad alta intensità assistenziale: Sono previste modalità specifiche di assistenza destinate a pazienti distinti in due Aree: terminali e critici. 2) Cosa è il SAD servizio di Assistenza Domiciliare Nell'ambito dei servizi socio assistenziali al Comune compete l'erogazione del Servizio di Assistenza Domiciliare (SAD), costituito dal complesso di prestazioni di natura socioassistenziale effettuate da personale ausiliario al domicilio. Il servizio di Assistenza Domiciliare persegue i seguenti obiettivi: a) consentire all’utente la permanenza nel normale contesto di vita valorizzandone e, ove possibile,migliorandone la residua capacità di autonomia 207 b) rallentare la graduale perdita di autonomia della persona parzialmente autosufficiente, sopperendo alle compromissioni funzionali e stimolando al mantenimento delle capacità residue; c) supportare la famiglia della persona non autosufficiente, ovvero del malato terminale, ponendosi come sostegno competente nella gestione del soggetto. La popolazione destinataria del servizio di assistenza domiciliare è costituita da: • persone anziane sole che non possono contare su una rete informale di supporto • famiglie con al loro interno soggetti che comportano gravi carichi di cura (patologie neurodegenerative, gravi disabilità, gravi compromissioni funzionali che implicano una totale dipendenza nel compimento degli atti della vita quotidiana), con un intervento di presa in carico delle funzioni di assistenza. • Persone sole connotate da un grave disagio sociale (patologie psichiche, dipendenza ed emarginazione) per le quali il servizio domiciliare non solo svolge un’azione di sostegno ma anche di controllo/monitoraggio. • nuclei familiari comprendenti soggetti a rischio di emarginazione, al fine di consentire la permanenza nel normale ambiente di vita e di ridurre le esigenze di ricorso a strutture residenziali. • minori inseriti in nuclei familiari che manifestano un grave disagio per motivi temporanei e contingenti Il S.A.D. non prevede tra i propri compiti istituzionali l'erogazione di prestazioni a rilevanza sanitaria ma prestazioni socio-assistenziali quali: Aiuto per la cura della persona( Igiene personale, vestizione, assunzione dei pasti, assistenza alla mobilitazione della persona allettata, assistenza alla corretta deambulazione, movimento degli arti 208 invalidi . Aiuto per il governo dell’alloggio e per le attività domestiche Aiuto per favorire la socializzazione mantenendo e rafforzando le relazioni familiari, amicali e sociali. Il SAD si attiva a partire dal servizio sociale comunale (la porta d’accesso) 2.1) descrizione sinottica di SAD e ADI Il Servizio SAD e il Servizio ADI. Si sottolinea che l’ADI è erogato dall’ASL per rispondere ad un bisogno SANITARIO e/o SOCIO SANITARIO mentre il SAD è erogato dai Comuni per soddisfare un bisogno SOCIO-ASSISTENZIALE. Si evidenzia che il servizio ADI viene aperto a condizione che sussista unitamente ad un bisogno assistenziale, un bisogno sanitario. SERVIZIO SAD SERVIZIO ADI: Voucher socio sanitario DESCRIZIONE Il SAD è costituito da un insieme di interventi di Il Voucher socio-sanitario del servizio ADI è un natura socio-assistenziale prestati contributo economico non in denaro ma prioritariamente a domicilio dell’utente e sottoforma di “titolo acquisito” erogato dalla finalizzati al mantenimento della persona “fragile” nel proprio ambiente di vita. Regione Lombardia attraverso le Asl che può essere utilizzato esclusivamente per 209 comprare prestazioni di assistenza socio sanitaria integrata da soggetti accreditati, svolte da personale qualificato. DESTINATARI Prevalentemente persone anziane con ridotto livello di autosufficienza in via temporanea o E’ un intervento economico a favore delle persone fragili (anziani e disabili in primo luogo, ma non solo) affinché ricevano nella permanente e nuclei familiari comprendenti propria casa cure e assistenza socio sanitaria soggetti a rischio di isolamento (disabili, adeguate alle loro condizioni di salute. minori). GESTIONE e VALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI Il SAD viene gestito da una èquipe tecnica composta da assistente sociale (tecnico comunale) e coordinatore del Servizio (ente che ha in appalto il servizio) che coordina il personale ASA. Gli interventi, stabiliti a seguito L’accompagnamento gestionale avviene a livello distrettuale: l’Infermiere del Distretto verifica che tutte le fasi e di attivazione vengano rispettate, verifica la completezza della modulistica, contatta ed eventualmente incontra in Distretto i familiari dei pazienti e provvede all’inserimento dei dati nel programma ADIWEB di una visita domiciliare dell’equipè, possono prevedere vari tipi di prestazioni e sono concordati tra l’Assistente Sociale, il 210 Coordinatore del SAD e l’utente richiedente il servizio, secondo le esigenze espresse dallo stesso. EROGAZIONE DEL SERVIZIO Il servizio viene erogato dal personale ASA L’erogazione delle prestazioni stabilite viene dell’ente che ha in appalto il servizio. garantita dai soggetti accreditati su quel distretto tramite le seguenti figure professionali coinvolte a seconda del bisogno: infermiera, fisioterapista, ASA/OSS, specialista. PRESTAZIONI PREVISTE • Aiuto nella cura della persona (ad • prestazioni infermieristiche esempio igiene personale, vestizione), aiuto nella preparazione dei pasti; • cure palliative • Aiuto nelle attività domestiche e di riordino dell’alloggio; • Effettuazione di acquisti, pagamento di • assistenza a pazienti critici (alta intensità assistenziale) utenze domestiche (Enel, Asm, Telecom) e disbrigo di pratiche burocratiche e/o • prestazioni riabilitative di sanitarie; mantenimento; • Attività orientate alla tutela igienicosanitaria della persona quali: il • prestazioni medico-specialistiche (internista/geriatra, psicologo/psichiatra, 211 monitoraggio dell’assunzione dei fisiatra) farmaci, prevenzione delle piaghe da • prestazioni d’igiene personale; decubito, accompagnamento dell’utente per visite mediche; • aiuto mobilizzazione del paziente. • Aiuto per favorire la socializzazione mantenendo e rafforzando le relazioni amicali e sociali e facilitando i contatti con strutture ricreative o culturali. N.B. Le prestazione di igiene erogate dall’ADI sono SEMPRE collegate a bisogni di tipo sanitario mentre le prestazioni di igiene erogate dal SAD rispondono a bisogni di tipo socioassistenziale. MODALITA’ DI ATTIVAZIONE/SEGNALAZIONE DEL SERVIZIO Il Servizio di Assistenza Domiciliare deve essere richiesto all’Assistente Sociale del comune di Il servizio ADI deve essere attivato dal MAP. La presenza di bisogno può essere segnalata principalmente da: − residenza dell’utente . − − Medico ospedaliero che dimette il paziente utilizzando l’apposito modello Assistente sociale dei comuni Famiglia DOCUMENTAZIONE RICHIESTA PER L’ATTIVAZIONE DEL SERVIZIO • compilazione della domanda – apposito modello comunale; • documento d’identità in corso di validità del dichiarante o chi per esso; • Richiesta di assistenza domiciliare per pazienti non ambulabili redatta dal MAP • Elenco strutture accreditate firmato dal familiare • Informativa per il paziente 212 • Attestazione per i comuni che imputano la quota di compartecipazione in base all’ISEE • Dichiarazione da parte dell’assistito di ricevuta informazione e consenso alla raccolta e trasmissione dei dati relativi all’assistenza che verrà erogata a domicilio ai sensi dell’art. 13 del D. Leg 196703 • Codice Fiscale; • Verbale di invalidità civile; • eventuale documentazione sanitaria attestante le condizioni complessive di salute. COSTO DEL SERVIZIO E’ prevista una compartecipazione al costo del Servizio determinata dal tariffario comunale del Non è prevista alcuna partecipazione del richiedente al costo del servizio. Servizio di Assistenza Domiciliare in cui è stato introdotto l’ISEE (Indicatore della Situazione Economica equivalente). Il tariffario comunale è articolato in varie fasce di compartecipazione al costo, di cui la prima stabilisce la gratuità e l’ultima la tariffa oraria massima. 3) Istituzione di una procedura concordata per la valutazione condivisa dei pazienti. UVM 213 Le parti concordano che, per gli utenti che presentano le caratteristiche di cui al punto 4, si preveda l’attivazione di un “procedimento di valutazione integrato” che si realizza dando vita ad un processo di analisi multidisciplinare unitario, che operi nell’ambito per la valutazione dei bisogni di assistenza per non-autosufficienti. Per la realizzazione di questa valutazione, nei casi che rientreranno nei profili individuati dal protocollo, si concorda che siano presenti: • Infermiere delle cure Domiciliari del distretto • Medico di distretto • MAP convocaoi in modo mirato per i pazienti di competenza • Assistente Sociale di riferimento del paziente/utente La procedura si avvia quando: • dalla documentazione redatta dal MAP per l’attivazione del ADI si individuino elementi di fragilità sociale di cui al punto 4; • su richiesta del Soggetto accreditato che, in occasione degli incontri periodici con il Distretto riferisce importanti bisogni di carattere assistenziale. • Quando si attiva l’ADI presso un paziente già utente di altri servizi assistenziali attivati dai comuni (SAD, Pasto a domicilio, Buono Sociale, ecc.)… • Prima di avviare procedure di dimissione di un paziente ADI per il quale, l’Infermiere del Distretto che ha effettuato la visita presso il reparto ospedaliero, abbia rilevato bisogni sociali; 214 Il gruppo di valutazione integrata analizza le situazioni in ingresso e i piani di dimissione degli utenti. La procedura si attiva in base ad una programmazione sia di incontri periodici a cadenza mensile, sia di attivazioni al bisogno. L’Infermiere del Distretto provvederà organizzare gli incontri dell’UVM 4) Pazienti per i quali si concorda di fare partire la prassi di UVM Si concorda che il protocolla preveda dei reciproci impegni per l’attivazione di forme di reciproca comunicazione tra i firmatari del protocollo per le seguenti situazioni: • anziani affetti da demenza di vario tipo (es. morbo di alzheimer) in stato avanzato • pazienti con patologia cronico-evolutiva in fase avanzata completamente non autosufficienti ed allettati • malati terminali • pazienti dimessi da U.O. Ospedaliere con l’attivazione della procedura delle “dimissioni programmate”dove emerge il bisogno sociale 5) MODALITA’ OPERATIVE ATTIVAZIONE DEL SERVIZIO SAD da parte di un paziente che fruisce dell’ADI, nel caso in cui il bisogno sanitario cessa di esistere ma permane un bisogno assistenziale. 215 L’Infermiera de centro accreditato durante gli incontri periodici con l’Infermiere di distretto informa quest’ultimo circa: I casi in prossima dimissione dal VSS per i quali permane il bisogno assistenziale I casi in cui si evidenzia un au aumento del bisogno assistenziale che non è possibile soddisfare con gli accessi del VSS ma si rende necessario attivare o aumentare il SAD comunale L’Infermiera del Distretto provvede a: Contattare la famiglia per raccogliere ulteriori necessità e fornire tutte le informazioni inerenti il SAD comunale Informa l’Assistente sociale del Comune di residenza del pz. E quando necessario concorda con la stessa una UVM invitando tutte le figure necessarie per la discussione del caso e per condividere la risposta ai nuovi bisogni Mantiene stretti contatti con il MAP e l’A.S. di riferimento in occasione di una segnalazione di “dimissioni programmate”. L’assistente sociale si impegna a: Raccogliere la segnalazione e provvede alla valutazione del caso al domicilio Attivare il SAD comunale entro 30 giorni dalla data di segnalazione, fermo restando la disponibilità di posti per l’accesso al servizio; qualora si verificasse un’indisponibilità di posti, il richiedente espleterà comunque la domanda di richiesta del servizio e verrà inserito nelle liste d’attesa. Concordare con l’Infermiere di Distretto, se possibile, la visita congiunta presso il reparto ospedaliero dimettente. Sollecitare la discussione in UVM delle situazioni complesse delle quali è venuta a conoscenza. Segnalare all’Infermiere di Distretto eventuali bisogni sanitari in pazienti che fruiscono del SAD. 216 ALLEGATO 3 PROCEDURA OPERATIVA PER ATTIVAZIONE UNITA’ DI VALUTAZIONE MULTIDISCIPLINARE (UVM) PER DIMISSIONI PROGRAMMATE INTRODUZIONE Sempre più spesso, Distretto, Servizi Sociali Comunali ed U.di P territoriali, applicando una prassi da tempo consolidata, si trovano ad operare congiuntamente per valutare, programmare ed erogare risposte adeguate ai bisogni dei cittadini e/o famiglie fragili. Nello specifico delle Dimissioni Programmate, qualora il soggetto necessiti di continuità terapeutica ed assistenziale post ricovero, emerge un forte bisogno di integrazione tra Operatori socio-sanitari dei vari livelli istituzionale ed organizzativi che si occupano di governo della domanda sul territorio. Al fine di attivare la rete dei Servizi in modo efficace ed efficiente, è indispensabile conoscere prima possibile la situazione di fragilità attraverso una precoce segnalazione effettuata dall’U. O. ospedaliera all’ Unità di Valutazione Distrettuale del Distretto di residenza del soggetto. L’U.V.M. per attivare la presa in carico adeguata e la formulazione del progetto assistenziale individuale, ha bisogno di coinvolgere l’Assistente Sociale del territorio di riferimento, auspicando per l’immediato futuro la sua costante presenza quale professionista dell’equipe stessa. Obiettivi generali Gli Enti firmatari del presente protocollo si impegnano, per i soggetti ricoverati presso i presidi ospedalieri afferenti alle Aziende Ospedaliere sottoscrittrici, che si trovano in condizioni di non autosufficienza e/o di fragilità sociale e che abbisognano di assistenza socio-sanitaria post ricovero ospedaliero, a: • • • Garantire l’attivazione di dimissione programmate. Permettere una rapida presa in carico,daparte del territorio, al fine di formulare il piano di cura. Garantire la fornitura di protesi e ausili necessari per il rientro al domicilio. 217 Procedura Nell’ottica di una costruttiva collaborazione e, per non portare ulteriore disagio ai familiari dei soggetti fragili che abbisognano di assistenza socio-sanitaria post ricovero ospedaliero, si invitano le Unità Operative ospedaliere ad attivarsi secondo le seguanti indicazioni, affinché le dimissioni dei soggetti sopraccitati, avvengano in modi e tempi congrui e che la rete territoriale abbia la possibilità di attivarsi sia per accogliere a domicilio il soggetto in dimissione, sia per un eventuale inserimento in strutture protette (RSA-CDI). Destinatari Sono oggetto della presente procedura tutti i casi di assistiti in regime di ricovero per i quali si ravvisi l’indispensabilità di garantire la continuità delle cure e dell’assistenza attraverso l’attivazione di interventi da parte dei Servizi territoriali. Si fa riferimento a quei casi che presentano bisogni sanitari e socio-assistenziali elevati. Compiti del reparto ospedaliero La segnalazione va inoltrata dal Coordinatore infermieristico del reparto utilizzando l’apposito modello compilato in ogni sua parte Inviare la segnalazione via FAX al Distretto di residenza del paziente almeno 10 giorni prima della presunta dimissione (vedi allegato 2) Organizzare la presenza in reparto del familiare/referente del paziente in occasione della visita per la valutazione del caso da parte degli operatori dell’UVM. Compiti del Distretto ASL • L’Infermiere del Distretto contatta entro 24 ore dal ricevimento della segnalazione, il Coordinatore infermieristico del repartoper la definizione delle procedure per l’avvio della dimissione programmata. • L’Infermiere del Distretto concorda con l’Assistente sociale, qualora fossero segnalati bisogni assistenziali, del Comune di residenza del paziente la visita presso il reparto ospedaliero per la valutazione congiunta. • L’Infermiere del Distretto invita il referente del Soggetto accreditato scelto dalla famiglia a prendere visione, in reparto, di procedure sanitarie particolari. • L’Infermiere del Distretto mantiene i contatti con il MAP • L’UVM, dopo aver valutato la situazione, elabora il Progetto Assistenziale Individuale che può prevedere: - l’accesso all’ADI - l’accesso al SAD comunale 218 - l’inserimento in RSA (definitivo o di sollievo) - l’inserimento al CDI. Si invitano i Coordinatori delle Unità Operative, ad evitare dimissioni affrettate senza aver prima coinvolto il Distretto secondo le modalità sopra riportate. Compiti degli Ambiti territoriali • Garantire la presenza dell’Assistente sociale del Comune di residenza del paziente sia per la visita presso il reparto ospedaliero che per le attività dell’UVM. • Garantire la presa in carico, attraverso il sistema integrato dei servizi sociali, del paziente in base ai regolamenti comunali vigenti. Forme di monitoraggio • • L’Infermiere del Distretto provvederà a raccogliere i dati circa l’attività delle Dimissioni programmate evidenziando le criticità e l’andamento nel tempo. Gli operatori dell’UVM effettuano verifiche periodiche, a cadenza almeno semestrale, anche finalizzate ad un aggiornamento, da parte degli Enti sottoscrittori, secondo le esigenze che si manifesteranno durante l’applicazione del protocollo. 219 PERCORSI DELLA RISPOSTA ALLA FRAGILITA’ PERSONA FRAGILE MMG COMUNE DISTRETTO VALUTAZIONE DELL’ASSISTENTE SOCIALE UNITA VALUTAZIONE DISTRETTUALE BISOGNO SOLO SOCIALE ? NO NO ASSISTENZA A DOMICILIO ? SI NO NO BISOGNO SOLO SANITARIO ? ASSENZA DELLE CONDIZIONI NECESSARIE BISOGNO INTEGRATO (SOCIO SANITARIO) ? SI SI EROGAZIONE VOUCHER SOCIOSANITARIO EROGAZIONE PRESTAZIONI SANITARIE BISOGNO SOLO SOCIALE INTEGRAZIONE CON ALTRE RISORSE ? SI ATTIVAZIONE RISORSE TERRITORIALI STRUTTURE RESIDENZIALI E SEMI-RESIDENZIALI SAD TITOLI SOCIALI (UDP) RISORSE INFORMALI (VOLONTARIATO, VICINATO, BADANTI) BUONO SOCIALE VOUCHER SOCIALE 220 ALLEGATO 4 PERCORSO DI INTEGRAZIONE LAVORATIVA PER SOGGETTI IN SITUAZIONE DI SVANTAGGIO Articolazione degli strumenti per l’integrazione e relativi costi PREMESSA Sulla base dell’esperienza effettuata negli ultimi 3 anni circa l’utilizzo dei “pacchetti voucher” attraverso i quali sono stati organizzati ed erogati i fondi della legge 328/00, si viene a proporre una revisione degli stessi. I pacchetti che sarà possibile attivare sono i seguenti: • • • • • • Pacchetto accoglienza Osservazione Tirocinio in ambiente protetto Tirocinio in ambiente non protetto Borsa Lavoro Inserimento socio-occupazionale I soggetti beneficiari di tali fondi saranno gli invalidi certificati o gli svantaggiati certificati, con deficit di tipo psichico, fisico, cognitivo, che necessitano di sostegno rispetto all’integrazione nel mondo del lavoro. VARIABILI CHE COMPONGONO IL SINGOLO STRUMENTO 1. costi del personale educativo che viene fornito dalla cooperazione sociale individuato in 20 euro all’ora; comprende: le ore di affiancamento all’ utente, le verifiche con gli enti coinvolti e la stesura delle relazioni periodiche; 2. costi assicurativi INAIL determinato in € 1,00 al giorno di presenza e per una media di 22 giorni lavorativi mensili ; 3. rimborso-compenso motivazionale da erogare all’ utente; 4. costi di gestione: l’introduzione delle nuove norme relative alla lotta all’evasione obbligano le cooperative all’attuazione di nuove prassi amministrative: denuncia al centro per l’impiego di inizio attività, emissione del cedolino paga per i compensi, emissione del CUD a fine anno. TIPOLOGIE DI PACCHETTI- VOUCHER 221 ACCOGLIENZA Caratteristiche: L’ intervento è finalizzato alla conoscenza del caso e dell’utente (consultazione di documentazione, colloqui con i servizi coinvolti, colloqui con l’utente stesso), alla valutazione dell’ adeguatezza del percorso proposto rispetto alla situazione dell’utente. Tempi e Costi: • se il progetto verrà attuato in ambito protetto: si prevedono 5 ore di attività educativa, per un totale di € 100. OSSERVAZIONE Caratteristiche : Tale intervento è finalizzato ad osservare le capacità e le abilità del soggetto al fine di identificare criticità e punti di forza da potenziare o sui quali intervenire. Al termine di questi tre mesi si andrà a valutare il percorso che sarà necessario Tempi : Da uno a tre mesi. Costi : ore di presenza dell’educatore = 16 h x 20 euro = 320 euro (14 h per affiancamento durante l’attività lavorativa + 1 h per incontri con enti + 1 h di stesura relazione conclusiva) Assicurazione INAIL = € 1,00 x 22 gg lavorativi = 22 euro Compenso motivazionale da erogare all’utente = 100 euro Costo mensile del voucher € 444,00 a cui vanno aggiunti € 25 complessivi per l’intero trimestre per le spese amministrative. TIROCINIO IN AMBITO PROTETTO Caratteristiche : 222 Periodo nel quale l’utente, ormai valutato idoneo alla prosecuzione del progetto di integrazione lavorativa, viene spinto al miglioramento della propria situazione. L’attività educativa si concentra sul rispetto delle regole e dei ruoli lavorativi, il miglioramento della capacità di esecuzione delle mansioni e della qualità delle relazioni. Tempi : Da uno a tre mesi. Costi : ore di presenza dell’educatore = 20h x 20 euro = 400 euro (17 h dell’educatore per affiancamento utente + 1h di verifica con l’utente +1 h di incontri fra servizi + 1h per la stesura delle relazioni) Compenso motivazionale = 150 euro Assicurazione INAIL = € 1,00 x 22 gg lavorativi = 22 euro Costo mensile del voucher € 572,00 a cui vanno aggiunti € 25 complessivi per le spese amministrative. TIROCINIO IN AMBITO NON PROTETTO Caratteristiche : Questa attività consiste in un inserimento graduale in azienda o in un altro contesto lavorativo non protetto. A differenza dell’inserimento presso l’ambiente protetto, necessita di un maggiore supporto da parte del personale educativo, perché il contesto offre molte più variabili sulle quali intervenire rispetto ad un ambiente protetto. Tempi : Da uno a tre mesi. Costi mensile: ore di presenza dell’educatore = 25 h x 20 euro = 500 euro Compenso motivazionale = 150 euro 223 Assicurazione INAIL = € 1,00 x 22 gg lavorativi = euro 22 Costo trimestrale del voucher € 672,00 a cui vanno aggiunti € 25 complessivi per le spese amministrative e i rimborsi chilometrici valutati con una spesa forfettaria concordata precedentemente. BORSA LAVORO Caratteristiche : E’la fase che precede l’assunzione, si rivolge quindi a persone che hanno già raggiunto oltre che gli obbiettivi stabiliti dai precedenti strumenti, un solido ruolo lavorativo e sufficienti capacità relazionali . Si inizia a richiedere un’adeguata produttività. Tempi : Da uno a tre mesi. Costi : Costo del personale educativo = h 15 x 20euro= 300 euro (13 h mensili di monitoraggio + 1h di verifica con utente +1h per la stesura relazioni) Assicurazione INAIL = € 1,00 x 22 gg = 22 euro Compenso motivazionale = 250 euro Costo mensile del voucher € 572,00 a cui vanno aggiunti € 25 complessivi per le spese amministrative e i rimborsi chilometrici. FOLLOW – UP Caratteristiche : Verifica del mantenimento degli obiettivi raggiunti in azienda Tempi: Sei mesi 224 Costo: totale impegno semestrale = 20 h x 20 euro = € 340 Costo totale del voucher follow – up € 400,00 a cui vanno aggiunti i rimborsi chilometrici INSERIMENTO SOCIO- OCCUPAZIONALE Caratteristiche : L’ attività socio-occupazionale consente alla persona di rimanere per un lasso di tempo piuttosto lungo in un ambiente protetto capace di arginare ansie, paure, insicurezze e promuovere abilità operative adeguate senza il pressing dei tempi e della prestazione ad ogni costo. In prossimità della scadenza del periodo di osservazione, in sede di valutazione con i servizi invianti, si dovrebbe essere in grado di esprimere con sicurezza (il rischio comunque esiste) se per la persona segnalata è opportuno proseguire con qualcuno dei percorsi che seguono, finalizzati appunto all’assunzione in azienda o se è opportuno optare per un attività socio occupazionale . Costi : 150 euro compenso utente (per tempo part-time) 22 euro quale rimborso spese assicurazione INAIL 120 euro a titolo di rimborso delle spese educative (6 ore di affiancamento) Costo mensile dell’inserimento socio occupazionale € 292,00 a cui vanno aggiunti € 25,00 semestrali complessivi per le spese amministrative. E’ inoltre previsto il rimborso del vitto, nel caso in cui esso sia previsto, stabilito in 6 euro a pasto. I costi per l’attività socio occupazionale sono a carico delle amministrazioni comunali. 225 ALLEGATO ___ PROTOCOLLO DI INTESA TRA LA COMUNITA’ MONTANA MONTE BRONZONE E BASSO SEBINO E LA CARITAS DIOCESANA BERGAMASCA / L’ASSOCIAZIONE DIAKONIA-ONLUS PER LA PROMOZIONE DEL MICRO CREDITO IN VAL CAVALLINA E NEL BASSO SEBINO Premesso che l’articolo 1 Legge 328/200, al primo comma recita “La Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato d’interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza del reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione”; l’articolo 1 Legge della regione Lombardia n. 3/2008, al primo comma recita “La presente legge, al fine di promuovere condizioni di benessere e inclusione sociale della persona, della famiglia e della comunità e di prevenire, rimuovere o ridurre situazioni di disagio dovute a condizioni economiche, psico-fisiche o sociali, disciplina la rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, nel rispetto dei principi e dei valori della Costituzione, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, dello Statuto regionale, nonché nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, in armonia con i principi enunciati dalla legge 8 novembre 2000, n. 328 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) e con le leggi regionali di settore; l’articolo 3 della sopra citata Legge regionale 3/2008 , al comma 1 afferma “Nel quadro dei principi della presente legge e in particolare secondo il principio di sussidiarietà, concorrono alla programmazione, progettazione e realizzazione della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, secondo gli indirizzi definiti dalla Regione: ……….. c) i soggetti del terzo settore, le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e gli altri soggetti di diritto privato che operano in ambito sociale e sociosanitario; d) gli enti riconosciuti delle confessioni religiose, con le 226 quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese, che operano in ambito sociale e sociosanitario”. l’articolo 6 della sopra citata Legge regionale 3/2008, al comma 2 recita “…. In base agli indirizzi dettati dalla Regione e ai parametri successivamente definiti dai comuni, accedono prioritariamente alla rete delle unità d’offerta sociali le persone in condizioni di povertà o con reddito insufficiente, nonché le persone totalmente o parzialmente incapaci di provvedere a se stesse o esposte a rischio di emarginazione, nonché quelle sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali” l’art.131 del D.Lgs n.112/1998 conferisce alle Regioni e agli Enti Locali tutte le funzioni e i compiti amministrativi nella materia dei servizi sociali; dal 1975 è presente sul territorio provinciale la Caritas Diocesana Bergamasca, organismo pastorale della Diocesi di Bergamo di promozione e testimonianza della carità e di coordinamento dei gruppi caritativi con il compito di avere “occhi attenti” rivolti al territorio per conoscere le povertà in esso presenti ed elaborare e suggerire alle Parrocchie progetti di intervento che diano risposta ai bisogni; nell’anno 1990 la Caritas Diocesana Bergamasca ha promosso la nascita dell’Associazione “Diakonia-onlus” con l’obiettivo di fornire alle attività della Caritas Diocesana uno strumento giuridico per meglio attuare gli obiettivi e le attività progettate; sempre più spesso si rivolgono agli uffici dei servizi sociali del Comunità Montana della Basso Sebino e a Centri di Primo Ascolto promossi dalle Caritas parrocchiali, persone in situazione di momentaneo disagio economico, per i quali risulta difficile un adeguato intervento di sostegno da parte delle istituzioni pubbliche; la Comunità Montana Basso Sebino – assessorato servizi sociali – intende istituire, in nome e per conto dei comuni dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino, il micro credito quale forma di credito tesa a stimolare l’autonomia, la responsabilità, le capacità di chi riceve il finanziamento, mettendolo nella condizione di realizzare il proprio progetto di vita, evitando così una possibile cronicizzazione delle condizioni di disagio economico delle famiglie in condizione di fragilità sociale; il valore sociale del microcredito consiste nel dare credito alle fasce più deboli della popolazione, fasce spesso che non possono accedere ai prestiti dalle banche, ma il 227 cui miglioramento delle condizioni di vita rappresenta uno dei più importanti indicatori di sviluppo umano ed economico; l’Associazione Diakonia-onlus, in nome e per conto della Caritas Diocesana Bergamasca, a partire dall’anno 2002, ha promosso la nascita di un proprio specifico servizio, stipulando accordi con banche con la finalità di promuovere un programma di microcredito teso a fornire un supporto finanziario a soggetti caratterizzati da basso reddito e/o sulla soglia della povertà; il piano di zona per il triennio 2009 – 2011 ha tra i suoi obiettivi quello di favorire l’accesso al credito delle fasce più svantaggiate della popolazione nell’ottica di contribuire a migliorare il livello di vita di soggetti deboli; è intenzione delle parti, mediante la stipula del presente protocollo, addivenire ad una sperimentazione di forme di sostegno economico a favore dei soggetti in condizione di fragilità sociale ed economica residenti nel Basso Sebino TUTTO CIÒ PREMESSO la Comunità Montana Basso Sebino (di seguito denominata Comunità Montana) e l’associazione Diakonia-onlus in nome e per conto della Caritas Diocesana Bergamasca (di seguito denominata Associazione) nel condividere l’impegno per uno sviluppo umano e sociale fondato sui valori della solidarietà, intendono avviare una collaborazione per realizzare un programma di prevenzione della povertà e vulnerabilità sociale tramite lo strumento del micro credito. A tale scopo concordano quanto segue: Art. 1 – Finalità Le parti intendono intervenire per dare risposta ai bisogni emergenti di tipo creditizio di persone seguite dai servizi sociali della Comunità Montana Basso Sebino con l’obiettivo di sostenere la crescita socio-economica di famiglie a rischio di povertà o in stato di forte disagio sociale ed economico. Art. 2 – Beneficiari 228 Possono beneficiare del micro credito persone residenti nell’Ambito Territoriale del Basso Sebino che si trovano in condizione di grave disagio economico e sociale e in carico ai servizi sociali. Art. 3 – Utilizzo del Micro Credito Le part concordano che il micro credito possa essere una risposta per bisogni caratterizzati da: straordinarietà, intendendosi che il fabbisogno finanziario del richiedente debba essere temporaneo, inaspettato e non affrontabile con la disponibilità liquida del richiedente; essenzialità, intendendosi che il fabbisogno finanziario del richiedente debba essere legato ad un bisogno primario del soggetto; sostenibilità, intendendosi che il soggetto debba avere una qualche fonte reddituale che gli consenta di restituire il prestito. Art. 4 – Istruttoria L’individuazione e la selezione delle richieste viene effettuata esclusivamente dall’ufficio segretariato sociale della Comunità Montana che provvede ad inoltrare la richiesta alla Associazione. Per l’istruttoria delle varie pratiche di richiesta di concessione di microcrediti, l’Associazione si avvale di un proprio comitato Tecnico composto da tre persone esperte in materia sociale ed economica. Il Comitato Tecnico avrà il compito di vagliare le richieste, di realizzare la preistruttoria e, dopo la istruttoria da parte della Banca sulle singole pratiche, di sottoporle alla firma del Presidente dell’Associazione o del suo espresso delegato per la concessione del fondo di garanzia per la concessione del microcredito. Ciascuna richiesta dovrà essere approvata con il voto unanime del Comitato Tecnico. Il Presidente dell’Associazione o il suo delegato ha la piena titolarità di emissione del credito o di non accettare o rinviare le singole richieste presentate per una ulteriore istruttoria al Comitato Tecnico. Nella fase di istruttoria delle singole pratiche, il Comitato Tecnico si avvarrà della presenza anche dell’assistente sociale dell’ufficio segretariato del Basso Sebino e di eventuali altre 229 persone che si ritengono necessarie coinvolgere al fine di una migliore verifica delle singole richieste presentate. Per la raccolta delle informazioni sulle singole richieste, il Comitato Tecnico utilizzerà un’apposita scheda approvata preventivamente dal Consiglio di Amministrazione della Associazione. L’attività svolte dal Comitato Tecnico è gratuita. Eventuali costi di gestione del progetto di microcredito saranno a carico dell’Associazione stessa. L’Associazione si impegna a garantire risposte in tempi adeguati ai beneficiari del micro credito. In particolare, il Comitato Tecnico è convocato di norma una volta al mese per la valutazione delle domande pervenute. Nel caso di urgenza il Comitato Tecnico può riunirsi in tempi più ravvicinati. Art. 5 – Condizioni del micro credito Il micro credito viene concesso dalla banca individuata dalla Caritas Diocesana Bergamasca, previa valutazione del Comitato Tecnico, con un importo fino ad un massimo di 3.000,00 €uro. La durata massima del finanziamento è di mesi 36. Il rimborso è effettuato con rate mensili posticipate. I tassi sono quelli previsti dagli accordi esistenti tra la Caritas Diocesana Bergamasca e la rete delle banche aderenti. Art. 6. – Attività di accompagnamento I servizi sociali dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino garantiscono un’azione di accompagnamento del richiedente nella fase successiva all’erogazione del prestito al fine di assicurare il successo della restituzione del prestito stesso. L’attività di accompagnamento prevede: - mantenimento mensile delle relazioni con i finanziati; - conoscenza, in caso di rimborso irregolare, delle cause di difficoltà ed affiancamento della persona per la rimozione di queste cause. Art. 7 – Rapporti con la Banca erogatrice del micro credito 230 L’Associazione mantiene i rapporti con la banca erogatrice del micro credito e verifica che quanto previsto con la convenzione tra loro stipulata venga applicato per i beneficiari di cui all’art. 2. La Comunità Montana accede al micro credito per i propri cittadini, in base al presente protocollo, tramite l’Associazione. Art. 8 – Fondo di garanzia Al fine di favorire l’accesso al credito dei beneficiari residenti nell’Ambito Territoriale del Basso Sebino e di consentire una corretta gestione del rischio la Comunità Montana e l’Associazione istituiscono per l’anno 2009 un fondo di garanzia del valore di € 30.000,00, (15.000,00 € cadauno), a copertura del mancato rientro, da parte dei beneficiari, del finanziamento erogato per i propri cittadini. La quota della Comunità Montana verrà erogata, in un’unica tranche, all’Associazione che provvederà a depositarlo nel proprio conto corrente all’uopo vincolato. Tale fondo potrà essere successivamente integrato con ulteriori risorse, proprie dei sottoscrittori o anche di altri enti pubblici e/o privati. Il fondo è assoggettato a vincoli per tutta la durata dei prestiti erogati secondo quanto stabilito dagli accordi tra la Associazione e la rete delle banche. Art. 9 – Gestione Fondo di garanzia Il fondo di garanzia garantisce i micro crediti erogati per intero fino ad esaurimento del fondo e per tutta la durata degli stessi. In caso di insolvenza, intendendosi il mancato rimborso delle rate di mora più interessi del beneficiario, la banca è autorizzata ad escutere per intero il prestito utilizzando il fondo di garanzia per un importo corrispondente alla quota capitale e quota interessi. Art. 10 – Monitoraggi Ogni sei mesi l’Associazione invierà alla Comunità Montana Basso Sebino i report delle banche in cui vengono elencate le situazioni debitorie in essere ed il dettaglio delle rate pagate e di quelle scadute e non pagate. 231 Art. 11 – Durata Il presente protocollo ha validità dal momento della sottoscrizione fino al 31 Dicembre 2011. Nel caso in cui una delle due parti intenda recedere dal protocollo dovrà darne comunicazione alla controparte con 90 giorni di preavviso. Art. 12 – Norme transitorie e finali Per quanto non previsto dal presente protocollo si fa riferimento alla normativa vigente in materia. 232 AMBITO TERRITORIALE DEL BASSO SEBINO LEGGE 328/2000 BANDO PER L’EROGAZIONE DI TITOLI SOCIALI ALLE FAMIGLIE NUMEROSE PER IL SOSTEGNO AI COSTI SOSTENUTI PER LE FUNZIONI DI CURA DGR 8234 – anno 2008 1) Finalità Promuovere progetti di sostegno ai nuclei familiari, residenti in uno dei 12 Comuni dell’Ambito del Basso Sebino, con un numero di figli pari o superiori a 4, in situazione di fragilità sociale e/o economica per favorire la riduzione dei costi che le famiglie sostengono per la fruizione dei servizi rivolti alla cura, accudimento, socializzazione ed educazione; agevolare l’accesso si servizi che si prestano a conciliare i tempi di lavoro con quelli di cura dei figli 2) Interventi/azioni: Erogazione di titoli sociali: buoni o voucher finalizzati in via prioritaria a: a) sostenere l’accesso ai servizi per la prima infanzia (sostegno pagamento rette per nidi famiglia, asilo nido, scuola materna) le cui spese siano regolarmente documentate; b) sostenere l’accesso/mantenimento ai servizi di trasporto e mensa per scuola primaria (ex scuola elementare), secondaria di 1° grado (ex scuola media) e secondaria di 2° grado (scuola superiore) le cui spese siano regolarmente documentate. 3) Soggetti titolati a presentare la richiesta Destinatari dei titoli devono essere: - nuclei familiari residenti nei Comuni dell’Ambito del Basso Sebino, - con un numero di figli pari o superiore a 4 (ivi compresi minori in affido), - residenti nei Comuni dell’Ambito Territoriale del Basso Sebino; 233 - il cui Isee del nucleo familiare di appartenenza non sia superiore a € 9.000,00 (non verranno prese in considerazione domande con certificato attestazione I.S.E.E. pari a zero). I Comuni appartenenti all’Ambito del Basso Sebino sono: Adrara S.Martino, Adrara S.Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola B.sca, Viadanica, Vigolo, Villongo. 4) Valore e durata La quota a disposizione per la realizzazione di progetti ai sensi del presente bando è di € 11.952,00 L’entità del titolo sociale potrà essere, al massimo, di: € 1.000,00 per nucleo familiare per l’intervento a) finalizzato a sostenere l’accesso ai servizi per la prima infanzia (sostegno pagamento rette per nidi famiglia, asilo nido, scuola materna) le cui spese siano regolarmente documentate; € 500,00 per nucleo familiare per l’intervento b) finalizzato a sostenere l’accesso/mantenimento ai servizi di trasporto e mensa per scuola primaria (ex scuola elementare), secondaria di 1° grado (ex scuola media) e secondaria di 2° grado (scuola superiore) le cui spese siano regolarmente documentate. verranno erogati titoli sociali fino ad esaurimento fondi. Il fondo “Famiglie numerose” viene gestito da un’equipe di valutazione formata dalle assistenti sociali di: Comuni, Ambito, Consultorio Familiare di Sarnico, dell’Ufficio Minori e Famiglia di Ambito e dal referente Area Minori di Ambito. Verranno privilegiate le domande di nuclei familiari che non percepiscono altre indennità economiche relative ai minori (indennità di frequenza, di accompagnamento, “dote scuola”;…) Il Beneficiario ha l’obbligo di comunicare all’Ufficio Servizi Sociali della Comunità Montana Monte Bronzone e Basso Sebino ogni variazione che comporti il venir meno del diritto al titolo sociale. 234 Il diritto al titolo decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti. 5) Modalità di presentazione della domanda e valutazione Le famiglie potranno presentare le domande solo presso il Comune di residenza entro le seguenti scadenze: 30 aprile 2009 30 agosto 2009 30 novembre 2009 Oltre l’ultima scadenza non verranno prese in esame altre domande. Alla domanda deve essere allegata la seguente documentazione: • certificato di residenza in uno dei 12 comuni dell’Ambito; • copia stato famiglia (autocertificabile) • certificazione attestazione I.S.E.E. (non verranno prese in considerazione domande con certificato attestazione I.S.E.E. pari a zero) • copia del certificato di invalidità (se posseduto); L’Assistente Sociale del Comune di Residenza o di Ambito, svolge uno o più incontri di conoscenza del caso e del bisogno sociale e/o economico e lo porta in equipe di valutazione L’equipe di valutazione: valuta le domande presentate crea una graduatoria stende un progetto che prevede le modalità di utilizzo del fondo stende un contratto con la famiglia. 6) Modalità di attribuzione L’equipe di valutazione valuta, a seconda dei casi, la possibilità di: 235 erogare direttamente al nucleo familiare la quota indicata nel contratto; concordare il progetto con il soggetto erogante il servizio a favore del/dei minori; concordare il progetto con un soggetto del privato sociale che opera nei servizi del territorio che sarà tenuto a monitorare e a relazionare circa l’andamento del progetto all’Ufficio Servizi Sociali della Comunità Montana. Nel caso il progetto non venisse realizzato o realizzato parzialmente il contributo erogato dovrà essere totalmente rimborsato. 7) Revoca del buono Il nucleo familiare decade dal diritto del beneficio per le seguenti cause: - interruzione o scadenza del contratto firmato con i Servizi sociali; - sottoscrizione di dichiarazioni false e/o inattendibili desunte dai controlli effettuati; - decadenza di uno dei requisiti di ammissione. 236 Ambito Territoriale del Basso Sebino. Linee guida per l’accesso a INIZIATIVE DI SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE Con bambini zero – cinque anni. PREMESSA I Comuni dell’Ambito territoriale del Basso Sebino attraverso il presente regolamento definiscono le modalità di utilizzo del Fondo alla Natalità considerandolo a tutti gli effetti uno strumento attraverso il quale dare corpo a politiche sociali e assistenziali orientate al dialogo e all’interazione fra famiglie, soggetti sociali del territorio, servizi e amministrazioni locali. L’Ambito di riferimento per il Fondo alla Natalità è composto dai Comuni di: Adrara S. Martino, Adrara S. Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola B.sca, Viadanica, Vigolo, Villongo. Gli organi tecnici di riferimento per la gestione del Fondo sono rappresentati dall’Ufficio di Piano e dalla Comunità Montana che, quale ente capofila per la realizzazione della legge n. 328/2000 relativa alla programmazione territoriale del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, adotta il presente regolamento. Art. 1. Oggetto del Regolamento Il presente regolamento, previsto dalla normativa nazionale (L.328/00, L. 289/02 art. 46, comma 2) e da leggi regionali (L.R. 23/99) disciplina, all’interno di un sistema integrato di interventi e servizi sociali di competenza dei Comuni Associati, l’istituzione di buoni sociali, quali interventi economici a valenza sociale, da assegnare a famiglie in condizione di fragilità e a famiglie di nuova costituzione per il sostegno alla natalità. 237 Art. 2. Finalità Sostenere la famiglia ed in particolare i nuclei in condizioni di fragilità economica/sociale nella cura e nell’accudimento dei nuovi nati/adottati con particolare riferimento ai bambini disabili. Art. 3. Il Fondo Natalità: valore e durata Il Fondo Natalità viene gestito da un’équipe di valutazione (vedi art. 6) Il Buono potrà avere una durata massima di 12 mesi. L’entità del Buono potrà essere, al massimo, di € 250,00 mensili; inoltre, il buono prevede un accompagnamento della famiglia alla rete tramite servizi già esistenti sul territorio. Art. 4. Destinatari Il presente regolamento prevede quali destinatari famiglie in condizioni di fragilità economica per l’accudimento dei nuovi nati di età inferiore ai 5 anni, con particolare riferimento ai bambini disabili e ai bambini con patologie e il cui I.S.E.E. del nucleo familiare non sia superiore a € 9.000,00 sia per i nuclei monoparentali sia per le famiglie in cui sono presenti entrambe le figure genitoriali; l’équipe di valutazione si riserva di valutare eventuali variazioni sulla situazione economica del nucleo familiare (qualora fossero riscontrate gravi necessità è possibile valutare l’intervento sociale anche per famiglie con I.S.E.E. superiore ai limiti previsti). Per l’assegnazione del buono il nucleo familiare richiedente deve essere in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti: 1) 2) 3) 4) famiglie al cui interno è presente un minore con patologie gravi famiglie al cui interno sia presente un genitore con patologia gravemente invalidante; famiglie monoparentali con fragilità sociali; famiglie in cui è presente un minore di 5 anni ricoverati in ospedale relativamente ai giorni della degenza ospedaliera. 238 Il beneficiario ha l’obbligo di comunicare all’Assistente Sociale di riferimento ogni variazione che comporti il venir meno del diritto al buono (vedi art. 8). Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti. Art. 5. Requisiti di ammissione Per la presentazione della richiesta di assegnazione del Buono, effettuata dall’Assistente Sociale del Comune di Residenza, devono essere presenti i seguenti requisiti: - Residenza in uno dei 12 Comuni dell’Ambito; Presenza, all’interno del nucleo familiare, di un minore di età compresa fra 0 e 5 anni; Patologia del minore certificata; Patologia invalidante di uno dei genitori certificata; Fragilità sociale del nucleo familiare che può portare a situazioni di emarginazione del nucleo e/o a carenze di accudimento nei riguardi del minore; - Fragilità economica del nucleo familiare: I.S.E.E. inferiore a € 9.000,00 sia i nuclei monoparentali sia per le famiglie in cui sono presenti entrambe le figure genitoriali. In sede di valutazione verranno prese in considerazione eventuali altre provvidenze economiche percepite dal nucleo richiedente. Il diritto al buono decade dal giorno successivo alla cessazione dei requisiti. Art. 6. Modalità di accesso Le famiglie potranno presentare le domande solo presso il Comune di Residenza entro le scadenze indicate sul bando. Oltre l’ultima scadenza non verranno prese in esame altre domande. Le Assistenti Sociali dei Comuni, dell’Ambito e del Distretto Sanitario raccolgono i bisogni e li portano nell’équipe di valutazione creata per la formazione della graduatoria. L’Assistente Sociale del Comune di Residenza o di Ambito, svolge uno o più incontri di conoscenza del caso e del bisogno sociale e/o economico e lo porta in equipe di valutazione L’équipe di valutazione: 239 - valuta i casi presentati; stende un progetto individuale comprensivo degli interventi accompagnamento; stende un contratto da sottoscrivere (Servizio Sociale e famiglia); crea una graduatoria unica relativa all’Ambito territoriale. economici e/o di L’Assistente Sociale monitora periodicamente la situazione e riporta all’équipe di valutazione per eventuali modifiche da apportare al progetto. L’équipe di valutazione è composta da: - Responsabile tecnico dell’Area Minori; Assistenti Sociali dei Comuni e dell’Ambito; Referente équipe tutela dell’ASL (Assistente Sociale e/o Psicologa) Frequenza degli incontri dell’équipe per la valutazione delle domande: ogni 3 mesi. Art. 7. Modalità di assegnazione ed erogazione L’équipe valuta, a seconda dei casi, la possibilità di: - erogare direttamente al nucleo familiare la quota indicata nel contratto; concordare il progetto individuale con un soggetto del privato sociale che opera nei servizi del territorio. Art. 8. Decadenza del Buono Il nucleo familiare decade dal diritto del beneficio per le seguenti cause: - interruzione o scadenza del contratto firmato con i Servizi sociali; trasferimento della residenza in un Comune al di fuori dell’Ambito Monte Bronzone Basso Sebino; sottoscrizione di dichiarazioni false e/o inattendibili desunte dai controlli effettuati; decadenza di uno dei requisiti di ammissione. Art. 9. Controllo e vigilanza 240 In attuazione delle funzioni di vigilanza attribuite ai servizi sociali dalla legislazione nazionale ai Comuni, l’Ufficio di Piano esercita, d’ufficio, oltre che su richiesta, visite periodiche sulla compiuta attuazione del progetto. Nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 e sue modifiche ed integrazioni, l’esito delle verifiche effettuate riveste efficacia per la revoca dell’assegnazione. Ai sensi dell’art. 4 comma 7 del D.L. n. 109/98, come modificato dal D.L. n. 130/2000, gli uffici competenti potranno richiedere la documentazione atta a dimostrare la completezza e la veridicità dei dati dichiarati anche al fine della correzione di errori materiali di modesta entità. Art. 10. Norma finale e transitoria Il presente regolamento ha durata per il triennio 2009 - 2011 241 INDICE PIANO DI ZONA BASSO SEBINO 2009-2011 PROLOGO A CARATTERE PROVINCIALE 1 IL PERCHE’ DELLA GESTIONE ASSOCIATA 31 PROGRAMMAZIONE E ORGANIZZAZIONE 34 INDICAZIONI PER LA PROGETTAZIONE 2009-2011 41 NORMATIVA DI RIFERIMENTO 42 DESCRIZIONE DELL’AMBITO ( Conformazione territoriale e situazione demografica) 57 LA SPESA SOCIALE NEL BASSO SEBINO 2006-2008 79 OFFERTA SOCIALE E SOCIO-SANITARIA 87 LE AZIONI TRASVERSALI 99 UFFICIO SOCIALE 102 AREA ANZIANI 106 AREA DISABILI 118 AREA MINORI 135 AREA MINORI E FAMIGLIE – sezione famiglie straniere- 168 PREVISIONE ECONOMICA SISTEMA INTEGRATO DELLE POLITICHE SOCIALI DEL BASSO SEBINO – 2009 181 RIPARTO QUOTE COMPARTECIPAZIONE COMUNALE 185 RIPARTO ECONIMICO SPECIFICHE FONDO DI AMBITO 186 ALLEGATI PROTOCOLLO D’INTESA PER LA GESTIONE DELLA FIGURA DELL’ASSISTENTE EDUCATORE 189 SPERIMENTAZIONE DEL BUONO SOCIALE PER INIZIATIVE A SOLLIEVO DELLE FAMIGLIE DI PERSONE DISABILI 200 242 PROTOCOLLO SAD-ADI 205 PROTOCOLLO DIMISSIONI PROGRAMMATE 217 PROTOCOLLO INSERIMENTI LAVORATIVI 221 PROTOCOLLO DEL MICROCREDITO 226 BANDO TITOLI SOCIALI ALLE FAMIGLIE NUMEROSE 233 LINEE GUIDA INIZIATIVE DI SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE CON BAMBINI 0-5 ANNI 237 243