Visita guidata a
PIOBBICO E IL CASTELLO BRANCALEONI
(Provincia di Pesaro Urbino)
PIOBBICO è un paese del nord delle Marche, in Provincia di Pesaro e Urbino, situato in una valle (340 m
slm) chiusa tra due montagne: il Monte Nerone (1526 m) e il Montiego (980 m.), alla confluenza dei fiumi
Biscubio e Candigliano, che hanno il loro punto d’incontro al centro dell’abitato. Il territorio comunale si
espande tra i monti dell’Appennino umbro-marchigiano, ed è molto interessante per le tantissime
emergenze naturalistiche, paesaggistiche e storiche.
Il paese si è sviluppato ai piedi della collina su cui sorge il maestoso Castello Brancaleoni ed il sottostante
Borgo medievale, compreso tra la porta a ridosso del Fiume Candigliano e la porta di Via Cupa, è da
ritenersi , insieme alle “casupole accastellate” sulla sommità della collina, il primo insediamento
residenziale denominato “Publicum”. Questi nuclei abitativi devono essere antecedenti allo stesso dominio
dei Brancaleoni (intorno al mille). Nei primi decenni del XIV secolo, spinti dall’esigenza di maggior spazio e
di più agevoli comodità, i Brancaleoni abbandonarono il loro primitivo castello sul Monte Nerone e si
stabilirono sulla collina del borgo. La struttura del borgo si ampliò e si modificò fino ad acquisire l’assetto
attuale.
I Brancaleoni di Piobbico: L’origine della stirpe dei Brancaleoni si perde nella notte dei tempi, intorno al
mille. Alcuni storici sostengono che i Brancaleoni siano di origine germanica, scesi in Italia al seguito di
qualche imperatore, avendo nei primi stemmi di famiglia il leone rampante sormontato dall’aquila. I
Brancaleoni costruirono la loro prima dimora sulla vetta di un contrafforte del Monte Nerone, definito
“Mondelacasa”, oggi conosciuto come “Muracci” per l’esistenza delle antiche rovine. Nel XIV secolo
iniziarono a costruire una prima abitazione più a valle, sull’altura posta a destra della confluenza dei fiumi
Biscubio e Candigliano, dove già esistevano delle casupole accastellate denominate “Castrum Publici” e
cominciarono ad abitarvi.
Il Castello Brancaleoni:
La storia di Piobbico à intimamente connessa alla storia della famiglia comitale dei Brancaleoni, che ha
dominato queste contrade per ben sette secoli, infatti il Castello Brancaleoni si è sviluppato in periodi
successivi, dal 1200 al 1700. La sua costruzione è iniziata come fortezza per poi assumere, nel corso degli
anni, l’aspetto e la leggiadria di un palazzo rinascimentale, ricco di affreschi, stucchi, camini, scritte in
latino, greco e volgare, date e nomi, che hanno permesso di ricostruire la storia architettonica di questo
grande contenitore (135 stanze).
Dott.ssa Daniela Rossi
Tel/fax 0722/99120 – 333.3886193
www.castellobrancaleoni.it – [email protected]
Salendo il borgo medievale si arriva alla piazza dove sorge la torre dell’orologio. La torre
poggia su un voltone ad arco acuto risalente al 1200, quindi antecedente alla costruzione
del primo nucleo del palazzo, testimonianza di una vecchia torre di guardia. Verso la fine
del ‘500 sopra il voltone fu innalzata una torre sulla quale vennero posti due orologi, uno
nella facciata rivolta al paese ed uno nella facciata rivolta verso il cortile San Carlo. Sulla
facciata d’ingresso , accanto alla torre si ammira una elegante loggetta che, assieme alla
balaustra, rendono la facciata meno massiccia, conferendo a tutto il complesso una
raffinatezza che si addice più ad un Palazzo che ad un Castello. Infatti, questa immensa
costruzione (135 stanze) si è sviluppata nei secoli, attraverso una serie di interventi, ampliamenti, fino a
raggiungere l’attuale struttura in cui prevalgono i caratteri rinascimentali, ma presenta anche evidenti
elementi difensivi e di sicurezza militare tipici del tardo medioevo.
Superata la volta della torre dell’orologio, ci si trova nel Cortile di San Carlo
denominato anche “Piazza Pubblica”. Qui si innalza maestoso e regale il portale
a pietre bugnate (ingresso d’onore del palazzo) da cui si accede al corridoio a
cielo aperto sormontato dallo stemma della famiglia: Leone rampante con
croce seduta) con il motto di famiglia a caratteri greci “mite e fiero” e il nome
del committente, Antonio II, e l’anno di costruzione in numeri romani 1587. A
sinistra dell’ingresso d’onore con portale si trova l’Oratorio di San Carlo
Borromeo, continuando ancora a sinistra si apre la “Via Pubblica” che porta al terzo e ultimo cortile interno.
Dalla piazzetta si può notare il quadrante dell’orologio che ha i numeri in senso antiorario.
L’Oratorio di San Carlo a pianta ottagonale, costruito nel XVII secolo, è ricco di decorazioni, stucchi e, nella
cupola, affreschi con rappresentate scene della vita del Santo, le virtù teologali e
cardinali. Oltre il portale a pietre bugnate con le due feritoie laterali, si accede ai piani
nobili del Palazzo per un lungo corridoio a cielo aperto con in fondo una leggiadra
loggetta. Si deve al conte Antonio II la costruzione della parte più sontuosa ed artistica
del Palazzo: l’Appartamento Nobile. A questo scopo egli si servì dei più celebri artisti del
Ducato di Urbino, come lo stuccatore Federico Brandani e il pittore Federico Barocci.
Sotto la loggetta si apre l’ingresso al
Cortile d’Onore. Nel XV secolo il conte Guido (+1484), Capitano di Federico da Montefeltro, del quale
godeva la stima e l’amicizia, sotto lo stimolo della cultura urbinate e della maestosità dello
splendido palazzo che frequentava, diede avvio ad alcuni lavori per rendere meno arcigna,
più civile l’immagine del suo fortilizio. Egli fu il primo e vero protagonista dell’introduzione
della cultura umanistica a Piobbico. Come testimonia Io stemma ducale murato nella
parete ovest del porticato, i lavori si svolsero sicuramente tra il 1474, anno in cui il Duca
Federico ebbe da Sisto IV il titolo ducale e il 1482, anno della sua morte. Il Conte Roberto
(+1538) portò a termine i lavori iniziati dal padre e diede forma al Cortile d’Onore, con
porticato e colonne con capitelli dorici. Questi era molto legato al Duca Guidubaldo da Montefeltro, il quale
lo investì della subinfeudazione della contea di Piobbico nel 1492. L’autore del progetto è l’architetto
fiorentino Baccio Pontelli. Sotto il porticato si susseguono portali con scritte latine e volgari in cui si
manifesta la cultura rinascimentale.
Dal Cortile d’Onore, salendo lo scalone (in piccolo ricorda lo scalone d’onore del Palazzo Ducale di Urbino),
si arriva all’appartamento nobile decorato con stucchi messi in oro ad opera di Federico Brandani (+1575),
Dott.ssa Daniela Rossi
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lo stesso artista ha lavorato tantissimo nel Palazzo Ducale di Urbino su commissione dei Duchi Della Rovere.
Sopra la porta d’ingresso all’appartamento domina lo stemma dei Farnese, chiaro tributo alla Duchessa
Vittoria Farnese, moglie di Guidubardo II Duca di Urbino. Oltrepassando la porta, si accede ad un’ampia sala
denominata “Sala del Leon d’Oro” poiché al centro della volta campeggia lo stemma dei Brancaleoni in
stucco dorato. La porta d’ingresso è abbellita da un cartiglio in cui il Brandani ha raffigurato il Conte
Antonio II a cavallo sormontato da una testa con turbane, facendo riferimento alla partecipazione del conte
alla Battaglia di Lepando del 1571. Sulle porte laterali della sala, sopra l’architrave, sono raffigurate la
“Felicità Pubblica” e la “Concordia”, sul camino, il “Sacrificio di Porzia”.
A sinistra della Sala del Leon d’Oro è la cosiddetta “Camera Romana”, per le scene di
vita romana in stucco e dipinte nella volta (Muzio Scevola, il Ratto delle Sabine, le Sabine
Paciere). Qui si trovano gli affreschi del 1574 rappresentanti uno il ritratto della famiglia
del Conte Antonio II, e l’altro una scena di caccia del Conte Antonio con sullo sfondo
l’abitato di Piobbico con il palazzo e il borgo. Nel camerino attiguo, che era la stanza di
preghiera, si ammira la Deposizione di Cristo in stucco di F.Brandani e, sulla volta,
affreschi rappresentanti episodi del Vecchio Testamento.
A destra della Sala del Leon d’Oro è la cosiddetta “Camera Greca”, camera del conte Antonio II, affrescata
con episodi di storia e di mitologia greca (1585). Nel cartiglio al centro del
soffitto è raffigurato il Giudizio di Paride, nel riquadro sopra il camino si trova
“Ulisse ed Aiace che si contendono le armi di Achille”, “la gara tra Nettuno e
Minerva”, “Bacco ed Arianna”, “Teti che immerge Achille nelle acque dello
Stige”, ecc. Da questo ambiente si accede al camerino di preghiera del Conte
con il Presepe in stucco di F.Brandani (1575). Sulla volta sono affrescati
episodi della vita della Madonna.
I pavimenti di queste sale sono originali e i disegni che appaiono nei mattoni e le composizioni si ritrovano
nei pavimenti del Palazzo Ducale di Urbino (prodotti nella stessa fornace, ritrovata a Piobbico).
L’ala ovest del palazzo è caratterizzata dalla cosiddetta “Fuga di stanze”, dove le sale poste in successione e
separate dalla semplice porta, permettono di attraversare con un colpo d’occhio tutti i 150mt di lunghezza
con le sue 11 stanze (tipica costruzione rinascimentale). In questa ala si trovava la “Galleria”, la stanza
ultima ad essere stata costruita nel 1608, l’armeria, la biblioteca, la cucina, forno, camere da letto, con
soffitto in legno a cassettoni, e la sala del trono.
Attraversata l’ala ovest, si arriva al secondo cortile interno, ed essendo questa
la parte più antica è caratterizzato da murature di grosso spessore, le finestre
a “bocca di lupo”, aperture strette, il cavedio con il pozzo. In questa corte di
servizio si apre, a fianco della cisterna, un camminamento a volta che conduce
all’antico castellare, dove erano le prigioni, alla “porta succursi”. Osservando
le parteti si nota una serie di archi tamponati dove anticamente c’era un
piccolo porticato dove si svolgeva il mercato e le stanze che vi si aprivano ospitavano i vari servizi del
palazzo: bivacchi dei soldati, gli alloggiamenti dei servi e degli stallieri, le stalle, i fienili, la legnaia, i depositi.
La cisterna della piazzetta, insieme a quella del cavedio (vicina alla sala delle torture) e a quella nella torrecolombaia, provvedevano al rifornimento idrico del palazzo. Uscendo dalla piazzetta, sulla destra a fianco
della Via Pubblica, sono stati riportati alla luce i resti delle antiche casupole.
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IL MUSEO CIVICO BRANCALEONI
ospitato all’interno del Castello Brancaleoni è composto da diverse sezioni:
Sezione usi e costumi del territorio: Questa sezione raccoglie i mezzi e gli strumenti che permettevano di
esercitare le antiche attività artigianali e agresti. Le donne erano dedite alla filatura e alla tessitura e in
particolare alla lavorazione del tappeto di lana (tradizione tipica di Piobbico). La lana e i tessuti venivano
tinti con colori naturali estratti dalle piante, come il “guado”, che venivano coltivati nelle colline circostanti.
Gli uomini si dedicavano al taglio della legna ed alla preparazione del carbone, attraverso le tipiche
carbonaie. Altre attività riguardavano la vita quotidiana: il fabbro, il maniscalco, il falegname, il calzolaio, lo
scalpellino.
Sezione Speleologica e Sezione Geo-Paleontologica:Con oltre 5000 reperti fossili e alcuni esemplari
dell’Ursus Spelaeus, rinvenuti nel massiccio del Monte Nerone, classificati e
razionalmente divisi hanno un’età compresa tra 2 e 200 milioni di anni. Qui è
ospitata la ricostruzione parziale della Grotta degli Orsi e lo scheletro ricostruito
di un Orso delle Caverne (Ursus Spelaeus)
Sezione Ornitologica: In questa sezione domina l’aquila reale, alla quale fanno corona altri cento esemplari,
dal gufo reale, allo sparviero, al barbagianni, ecc.
Sezione Archeologica: Con reperti dell’età del bronzo, gallici e romani rinvenuti nel territorio di Piobbico
(Bronzetti votivi, vasellame, armi, reperti ceramici e laterizi)
Sezione numismatica: Con oltre mille pezzi, tra medaglie e monete in bronzo e argento, opere di G.M.
Monassi incisore di medaglie commemorative e direttore della Zecca di Stato.
Al centro del paese di Piobbico è possibile visitare la Chiesa di Santo Stefano
(XVIII) che conserva opere pregevoli provenienti dall’antica chiesa del XIII, come
“Il Riposo della Sacra Famiglia durante la Fuga in Egitto” (1570 c.) di Federico
Barocci e la serie di statue di profeti e personaggi biblici, attribuiti allo stuccatore
Federico Brandani.
Dott.ssa Daniela Rossi
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