Il sole infuocato si spegne nel mare dietro le mura dell'antico
borgo medievale di Tossa de Mar, in Costa Brava. Le mani strette
intorno a un drink ghiacciato, Peter Ross, giovane e brillante
radiologo americano, incrocia lo sguardo di un'affascinante
straniera. Le donne sono sempre state il suo punto debole. Ma
questa volta, cedere a quella che inizialmente sembra soltanto
una richiesta stravagante rischia di essere il più grande errore
della sua vita. In poche ore Peter si trova catapultato dal caldo
assolato della spiaggia al freddo gelido di una sala per autopsie,
minacciato da tre uomini in abito scuro appena sbarcati da un
volo proveniente dagli Stati Uniti. Peter non è abilitato a
effettuare un'autopsia, sa a mala pena da dove cominciare. Ma a
loro non importa: vogliono solo che lui nasconda qualcosa
all'interno di un cadavere. Qualcosa di prezioso. Qualcosa per cui
sono disposti a uccidere. E non sono gli unici. Appena terminata
l'operazione, Peter si trova al centro di una spietata resa dei conti
tra bande rivali, una corsa a perdifiato dalle torri moresche
dell'Alhambra di Granada ai vicoli bagnati dalla pioggia di Parigi. Solo, nemmeno consapevole di ciò che ha
appena fatto, Peter deve far affidamento su tutte le proprie risorse per fronteggiare la minaccia di un
pericoloso scienziato, disposto a tutto per recuperare l'oggetto nascosto nel cadavere. Perché quell'oggetto
permette di evocare un potere antico e terribile, qualcosa che può cambiare per sempre i destini del
mondo...
La terza figlia di Serpe e Arcadio si chiama Birce, ed è nata storta. Ha una macchia sulla guancia sinistra e
ogni tanto si perde via e dice e fa cose strane. Chi la vuole una così? Chi la prende anche solo come servetta
di casa? E l'agosto del 1893 e per i due coniugi, lavoranti presso il rettorato del santuario di Lezzeno, poco
sopra Bellano, è arrivata l'occasione giusta. Perché una devota, Giuditta Carvasana, venuta ad abitare da
poco a villa Alba, è intenzionata a fare del bene, per esempio
aiutare una giovane senza futuro. Per Birce non sarebbe cosa da
poco, perché la vita non pare riservarle un destino felice. Come
a quella povera fioraia di Torino massacrata per strada. Che a
dire il vero, in quell'estate lontana, non è la prima vittima. I loro
corpi sono a disposizione della sala anatomica dell'università
torinese, dove il dottor Ottolenghi, assistente del noto alienista
Cesare Lombroso, li analizza con cura, convinto che dalla
medicina possa venire un aiuto alle indagini. Oltretutto, dalle
tasche delle sventurate salta fuori un biglietto con
incomprensibili segni matematici. Indicano un collegamento tra
quelle morti? E nel mirino dell'omicida può essere finito lo
stesso Lombroso, che già aveva ricevuto un analogo foglietto
insidiosamente anonimo? Trovare la soluzione non è cosa per
cui possa bastare il rigore della scienza. Forse, fantastica il
Lombroso, lo spiritismo potrebbe dare un contributo. Per
quanto a praticarlo siano persone fuori dall'ordinario.
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Il mistero circonda François de Nomé, detto Monsù Desiderio,
uno straordinario pittore del Seicento. Ben poco si sa di lui: nato
a Metz, in Lorena, visse in Italia, tra Roma e Napoli. Dipinse
architetture fantastiche squassate da silenziosi cataclismi,
abitate da statue spettrali che sembrano muoversi come figure
viventi. Scenari da incubo, sogni pietrificati, il gran teatro della
morte e della notte. Su questi quadri densi di ambigue valenze
Fausta Garavini costruisce il romanzo di Monsù Desiderio,
disegnandone una possibile biografia. La difficile infanzia
lorenese, poi l'adolescenza a Roma, dove impara la pittura,
incrocia gli artisti del momento e partecipa alla variopinta e
tumultuosa vita della città: conosce la corruzione della corte
papale, il sesso, i bassifondi, le feste, i soprusi contro gli ebrei, le
prediche infuocate dei frati contro le forze demoniache, ma
orecchia anche i segreti che filtrano dai circoli ermetici in cui si
riuniscono i seguaci di Bruno e Campanella. In questo clima
eterogeneo e straniante s'insinua in lui la fascinazione per le
antiche rovine, simbolo di una sofferta inclinazione a registrare i crolli interiori, il senso della vanità del
tutto. Ventenne, si sposta a Napoli e altre esperienze lo segnano: l'amore per Isabella, l'incontro con lo
scienziato, astrologo e "mago" Giambattista Della Porta, la miseria del popolo, le crudeltà del governo
spagnolo.
È venerdì pomeriggio e, come ogni giorno, Maggie è andata a rifugiarsi nel suo posto preferito, la libreria
Dragonfly di Mountain View, California. Accoccolata nella grande poltrona di liso velluto verde, circondata
da pile di vecchi libri usati e con un romanzo d'avventura in grembo, Maggie legge di eccitanti scorribande e
amori tempestosi. Fra gli scaffali polverosi riesce quasi a dimenticare di avere perso il lavoro e di avere il
conto in banca quasi a secco. E oggi le capiterà fra le mani qualcosa di veramente speciale: una copia logora
e ingiallita dell'"Amante di Lady Chatterley". Non si tratta di un
libro qualsiasi, perché i margini delle pagine nascondono la
corrispondenza di un uomo e una donna che non si conoscono,
Henry e Catherine. Parole d'amore e corteggiamento, frasi piene
di gentilezza e passione, fino all'ultimo messaggio, una richiesta
di appuntamento... Chi sono i due? Saranno riusciti a trovare il
coraggio di guardarsi negli occhi e rivelare la loro identità?
Maggie si appassiona alla loro storia e vorrebbe saperne di più.
Perché quelle parole piene di emozione lei le ha sempre lette nei
libri, ma non immaginava che si potessero dire veramente. 0
almeno, lei non l'ha mai fatto. Ma la vita è pronta a
sorprenderla, perché la libreria Dragonfly è in pericolo.
All'angolo della strada si è aperta una nuova libreria di catena e i
suoi libri intonsi e luccicanti minacciano di cancellare per sempre
il segreto fascino delle pagine di un tempo...
Fonte: www.ibs.it
Questo libro si interessa dell'amore che dura, delle sue pene e
della sua possibile redenzione. Non si occupa degli
innamoramenti che si esauriscono nel tempo di una notte senza
lasciare tracce. Indaga gli amori che lasciano il segno, che non
vogliono morire nemmeno di fronte all'esperienza traumatica del
tradimento e dell'abbandono. Cosa accade in questi legami
quando uno dei due vive un'altra esperienza affettiva nel segreto
e nello spergiuro? Cosa accade poi se chi tradisce chiede perdono
e, dopo aver decretato che non era più come prima, vuole che
tutto torni come prima? Dobbiamo ridicolizzare gli amanti nel loro
sforzo di far durare l'amore? Oppure possiamo confrontarci con
l'esperienza del tradimento, con l'offesa subita, con il dolore
inflitto da chi per noi è sempre stato una ragione di vita? Questo
libro elogia il perdono come lavoro lento e faticoso che non
rinuncia alla promessa di eternità che accompagna ogni amore
vero.
"Un giorno l'amore finisce e basta. E lo fa così, un mercoledì sera, senza preavviso. Sei lì che guardi "Chi l'ha
visto", con il pigiama di pile e i calzini antiscivolo, e lo osservi, e ti sembra di vederlo per la prima volta, che
mangia fissando lo schermo, una forchettata di pasta dopo l'altra, e ti rendi conto che non ce la fai più. Ma
nemmeno un po'. E che non puoi resistere un altro minuto seduta
su quel divano con il pigiama di pile e i calzini antiscivolo. Cioè,
per carità, gli vuoi un bene dell'anima, e se avesse bisogno di un
rene glielo daresti senza batter ciglio, ma ecco, è lì il problema:
preferiresti dargli un rene che non un'altra parte di te... E questo
perché? Perché, ripeto, un giorno finisce e basta. E questo non te
lo dicono nei film, o nei libri, perché succede appena finiscono i
titoli di coda. Perché la verità è che Richard Gere non ha mai
smesso di rinfacciare a Julia Roberts di battere sul Sunset
Boulevard, e Julia Roberts si è stufata dopo dieci minuti di stare su
quella cazzo di panchina al freddo di Notting Hill insieme a Hugh
Grant, e sempre Richard Gere non ha mai perdonato a Susan
Sarandon di avergli fatto rinunciare alle lezioni di danza con
Jennifer Lopez! È così che va la vita, non c'è mai un lieto fine, c'è
solo una fine." È con questa amara consapevolezza che Francesca
cerca di fare i conti lavorando come una matta, perché il lavoro è
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l'unica parte della sua vita che riesce a tenere sotto controllo e che
non la delude mai.
"Mi chiamo Hella, Hella Rizzolli, e la mia voce viene dal passato."
Quel passato è il 1941, in un'Europa in cui il nazismo dilaga
vittorioso assoggettando un Paese dopo l'altro. Hella crede ancora
nel Fuhrer, ma lui le sta strappando ciò che ha di più prezioso:
Wastl, il suo fidanzato, che parte per il fronte dopo un'ultima
settimana d'amore a Berlino. Sul treno che riporta Hella a casa c'è
anche un giovane falsario, Karl, che in fuga da una Germania ormai
troppo pericolosa per i nemici del regime ha deciso di rifugiarsi in
Sudtirolo. Ma nemmeno quella terra chiusa tra le montagne è al
sicuro dalle tempeste della storia: nei quattro anni successivi, che
devasteranno il mondo, l'orrore del nazismo e la realtà della guerra
arrivano anche qui, culminando nell'occupazione da parte dei
tedeschi nel 1943. Hella e la sua famiglia sono costretti ad
abbandonare le loro illusioni, e Karl a confrontarsi con il Male. In questo nuovo episodio della storia della
sua Heimat e della sua famiglia, cominciata con "Eredità", Lilli Gruber riprende le fila della vita di Hella, la
sua prozia, per seguirla attraverso gli anni cruciali della Seconda guerra mondiale: dall'apertura del fronte
orientale alla lunga campagna italiana degli Alleati.
Nessuno è più letale di chi vuole fare del bene a tutti i costi. Dopo
"Cento giorni di felicità" Fausto Brizzi torna con una commedia
capace di commuoverci e di farci sorridere. E con un protagonista
tenero e maldestro che tutti, in fondo, vorremmo per amico.
Esiste una sottile ma fondamentale differenza tra "voler bene" e
"fare del bene". Purtroppo Diego Anastasi se ne accorge soltanto
quando ha quasi quarantasei anni, un matrimonio alle spalle e
una depressione nuova di zecca in corso. Scopre infatti che tutte
le persone che ama non hanno tempo per lui e per le sue paure. E
capisce che nemmeno lui si è mai davvero occupato di loro. Nel
tentativo di uscire dalla palude emotiva in cui è precipitato decide
quindi di adoperarsi in modo attivo per i suoi cari. Il risultato è
inevitabile: con la precisione di un cecchino distrugge l'esistenza
di ognuno di loro. O forse no.
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Hanne Wilhelmsen ha lasciato la polizia ormai da tempo - da
quando un proiettile le ha leso la spina dorsale, costringendola per
sempre su una sedia a rotelle. Ora vive una vita ritirata, ai limiti
della misantropia, da cui ha escluso vecchi amici ed ex colleghi. Ma
la sua antica professione sembra perseguitarla. Isolata in un
albergo d'alta quota insieme agli altri passeggeri di un treno che ha
deragliato, Hanne suo malgrado si ritrova a indagare. Nell'hotel
vengono infatti rinvenuti due sacerdoti uccisi. Prima uno poi l'altro.
E tra gli ospiti si è scatenato il panico. Occorre quindi far presto,
per evitare che l'assassino colpisca ancora.
Il palcoscenico è deserto. Il grido echeggia da dietro le quinte. Il
pubblico in sala a poco a poco si zittisce. Un uomo con gli
occhiali, di bassa statura e di corporatura esile, piomba sul palco
da una porta laterale. Signore e signori un bell'applauso per
Dova'le G.! C'è qualcosa di strano nella serata. Tra le sedie c'è un
intruso, trascinato fino a quella cittadina poco raccomandabile
da una telefonata inattesa: è l'onorevole giudice Avishai Lazar,
amico d'infanzia di Dova'le. Deve giudicare la vita intera di
quello che, lo ricorda solo ora, era un ragazzino macilento e
incredibilmente vivace, con l'abitudine stramba di camminare
sulle mani. Dova'le sul palco si mette a nudo, e imprigiona la sala
nella terribile tentazione di sbirciare nell'inferno di qualcun
altro. Nella storia di un bambino che camminava a testa in giù e
da quella posizione riusciva ad affrontare il mondo. Un ragazzino
che al campeggio paramilitare viene raggiunto dalla notizia della
morte di un genitore e deve partire per arrivare in tempo al
funerale. Ma chi è morto? Nessuno ha avuto il coraggio di
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dirglielo, o forse lui non ha compreso. Il giovane Dova'le ha un
viaggio intero nel deserto per torturarsi con l'angoscia di un calcolo
oscuro che gli avvelena la testa. Mio padre o mia madre? Ora
eccolo, quel ragazzino, ancora impigliato nell'estremo tentativo di
venire a capo di quella giornata lontana, ancora incapace di
camminare dritto.
Dopo "Momenti di trascurabile felicità", Francesco Piccolo torna a
raccontare l'allegria degli istanti di cui è fatta la vita, ma questa
volta prova a prenderli dalla parte sbagliata. Setacciando le
giornate fino a scoprire come ogni contrattempo, anche il più
seccante, nasconda qualcosa di impagabile: una scintilla folgorante
di divertimento e di vitalità. Che si tratti di condividere l'ombrello
con qualcuno, strappandoselo di mano per gentilezza fino a
ritrovarsi entrambi bagnati fradici. O di ammettere che non ci
ricordiamo più niente di quello che abbiamo imparato a scuola,
che le recite dei bambini sono una noia mortale, e che non
amiamo i nostri figli nello stesso modo, semplicemente perché sono diversi. Per non parlare dell'obbligo
morale di farsi la doccia appena si arriva ospiti da un amico, che se ne abbia voglia o meno - in fondo
soltanto per rassicurare l'altro sul fatto che ci si lava. Oppure delle persone troppo cortesi che ti tengono
aperto il portone, costringendoti ad affrettare il passo. Ciascuno sperimenta ogni giorno mille forme
trascurabili (e non irrilevanti) di infelicità. Ma sorge il dubbio che sia "come i bastoncini dello shangai: se
tirassi via la cosa che meno mi piace della persona che amo, se ne verrebbe via anche quella che mi piace di
più".
Negato come rapinatore di banche perché incasina le fughe.
Negato come pappone perché si affeziona alle prostitute. Negato
come pusher o esattore di crediti perché non sa tenere i conti. Nel
giro della mala, l'unica cosa che Olav è capace di fare è il
liquidatore, il killer. Ma quando Daniel Hoffmann, il boss della
droga di Oslo, gli ordina di uccidere sua moglie perché lo tradisce,
persino lui capisce di essere finito in un mare di guai. Se poi,
anziché uccidere la donna, Olav se ne innamora, è chiaro che il
mare è destinato a diventare un oceano. Ormai braccato, gli resta
una sola speranza: liquidare Hoffmann prima che Hoffmann liquidi
lui, magari chiedendo aiuto al suo peggior nemico. Auguri.
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New York, 1975. Bill è un giovane avvocato. Lavora da appena un
anno nel prestigioso studio legale di famiglia quando, annoiato da
quel mondo a lui così estraneo, decide di lasciare il suo lavoro per
inseguire un sogno: aiutare gli altri. Accanto a lui, la moglie Jenny:
stilista appassionata e di successo, è pronta a seguirlo anche se
questo vuol dire abbandonare l'ambiente che ama. Una scelta
difficile, sorretta però dalla certezza che le loro vite sono destinate
a essere unite per sempre. Inseparabili fino all'ultimo, Bill e Jenny
muoiono a pochi giorni di distanza l'uno dall'altra. Ma l'amore,
quello vero, non muore mai. E così, dopo quasi quarant'anni,
quello stesso sentimento accenderà i cuori di Robert - editore
indipendente di Manhattan, ossessionato dagli affari e alla perenne ricerca di un grande bestseller da
pubblicare - e Lillibet - giovane aspirante scrittrice -, conducendoli pagina dopo pagina verso il destino che
l'universo ha già scritto per loro. "Fino alla fine dei giorni" racconta due storie che si fondono insieme
percorrendo vie inaspettate e sorprendenti, nello stesso modo in cui gli innamorati si perdono, e si
ritrovano l'un l'altro.
C'è una storia d'amore importante, durata un anno e osteggiata
da tutti, il primo grande amore e la sua fine. Perché Antonio è
nero e per i genitori di lei il ragazzo sbagliato. E poi c'è la famiglia
di Antonio, gli amici, la scuola e altri attimi del cuore. Ci sono
incontri, amori, momenti che fanno crescere, istanti
indimenticabili. "Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?" è
la vita di un ragazzo raccontata di getto, inseguendo le emozioni,
passando da un'immagine all'altra. Pagine cariche di sentimento,
frasi che colpiscono il cuore e destinate a essere scritte e riscritte.
Un racconto fatto di momenti singoli, come singole canzoni, che
insieme fanno la playlist di una vita.
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