Opuscolo didattico
Verso l’ Unità d’ It
alia
•Cronologia
degli avvenimenti nazionali e locali
•Personaggi rilevanti nel VCO
•Simboli dell’Italia Unita
Realizzato in occasione del 150° dell’Unità d’Italia
dalla Comunità Montana del Verbano
Presentazione e indice
La Comunità Montana del Verbano, in occasione del 150° anniversario della Unità d’Italia ed a supporto
della mostra itinerante (*) “Cavour e il suo tempo” ha voluto realizzare, grazie alla collaborazione attiva
della nostra Rete Museale e del settore Cultura, questa pubblicazione pensando di farne omaggio ai nostri
studenti, agli insegnanti ed a tutti coloro che fossero interessati a rileggere fatti ed avvenimenti che portarono alla nascita dell’Italia.
In questa brochure vengono illustrati cronologicamente ed in estrema sintesi i principali avvenimenti che
portano, il 17 marzo 1861, alla proclamazione del Regno d’Italia (per gli approfondimenti è disponibile una
ricca offerta bibliografica).
Uno strumento agile che si prefigge anche di raccontare questo segmento di storia che annovera diversi
accadimenti che ebbero come teatro il nostro territorio e contempla tra i suoi protagonisti molti personaggi locali.
La storia è passata anche da noi, e quindi abbiamo titolo per celebrare e per rinfrescare la nostra memoria
e per dare alle future generazioni il senso di una identità da cui traggono origine le nostre radici.
Mostra itinerante “Cavour e il suo tempo”,
promossa dalla Provincia del Verbano Cusio Ossola.
Appuntamenti sul territorio comunitario:
Cannero Riviera – Lido – sala comunale P. Carmine dal 04/02 al 20/02/2011
Premeno – Villa Bernocchi dal 16/07 al 31/07/2011
Caprezzo – sede Pro Loco dal 31/08 al 11/09/2011
Avvenimenti
Personaggi
Simboli
...............................................................................4
...................................................................................10
..................................................................................................24
1
Avvenimenti
Data
1789
1796
Avvenimenti
Rivoluzione Francese
14 luglio presa della Bastiglia: il popolo
parigino espugna la prigione-fortezza
simbolo dell’assolutismo.
Gli ideali di libertà, uguaglianza, fratellanza, proclamati dalla Rivoluzione
Francese, saranno d’ispirazione ai patrioti del Risorgimento italiano.
Prima campagna di Napoleone in
Italia, si costituiscono la Repubblica
Transpadana (Lombardia) e la Repubblica Cispadana (Emilia).
Due giovani patrioti di Bologna “inventano” la bandiera tricolore italiana
(su modello di quella francese). Quella
bandiera, successivamente adottata nelle
Repubbliche napoleoniche e nel Regno
napoleonico d’Italia, diverrà un simbolo
per tutti i patrioti.
1800
1802
1805
2
Giuseppe Azari di Pallanza, ispirato dagli ideali della Rivoluzione
francese organizza in zona una
ribellione per costituire una
Repubblica autonoma, ma fallisce e
viene giustiziato.
Seconda campagna di Napoleone in
Italia. Vittoria di Marengo (AT) contro gli Austriaci. Tutto il nord Italia viene
conquistato e annesso alla Francia con
nome di Repubblica Cisalpina (capitale a
Milano).
La Repubblica Cisalpina viene denominata Repubblica Italiana, Bonaparte
ne è presidente.
La Repubblica Italiana diviene Regno
d’Italia e Napoleone se ne proclama re.
Malgrado la conclusione “assolutistica”
la conquista napoleonica dell’Italia ha
rappresentato la prima esperienza di
Unità del territorio nazionale.
1810
1813
Cavour e i personaggi del VCO
Viene inaugurata una nuova moderna via carrozzabile di veloce collegamento tra Milano e Parigi: la via del
Sempione, che proietta il nostro territorio verso l’Europa.
Nasce a Torino Camillo Cavour,
da una famiglia influente e in ottimi
rapporti con Napoleone.
Dopo una serie di grandiose vittorie conseguite negli anni, Napoleone dapprima
affronta con risultati disastrosi la
Campagna di Russia, quindi viene sconfitto a Lipsia (Germania) in quella che
viene chiamata “Battaglia delle Nazioni”
(sue avversarie sono Gran Bretagna,
Russia, Spagna, Portogallo, Prussia,
Austria, Svezia).
Avvenimenti
1815
1820
Cavour e i personaggi del VCO
Rientrato dopo un periodo di esilio,
Napoleone tenta di riguadagnare la sua
posizione, ma viene nuovamente sconfitto a Waterloo. Viene esiliato all’Isola di
Sant’Elena.
Il Congresso di Vienna sancisce la
Restaurazione: la situazione politica in
tutta Europa deve ritornare come era
prima delle conquiste di Napoleone,
l’Italia torna ad essere divisa in tanti staterelli.
I Savoia, tornati a regnare sul
Piemonte, allontanano dagli incarichi pubblici i membri della famiglia
Cavour che hanno collaborato con il
regime napoleonico.
Ma il padre di Cavour presto riguadagna la fiducia dei sovrani.
Moti rivoluzionari a Napoli e a
Palermo, vengono sedati.
Il giovane Camillo viene avviato alla
carriera militare.
A Milano vengono arrestati molti rivoluzionari, tra cui Pellico e Maroncelli
incarcerati allo Spielberg.
1821
Moti in Piemonte, sedati con l’intervento
dell’Austria.
A Milano viene arrestato Federico
Confalonieri e rinchiuso allo Spielberg.
Alessandro Manzoni compone tra le
“Odi civili” Marzo 1821 a favore dei moti
carbonari.
1831
Paolo Solaroli, che ha partecipato ai
moti in Piemonte è costretto all’esilio
Anche Pietro Borsieri è arrestato a
Milano con i rivoluzionari e condannato a vent’anni di carcere allo
Spielberg.
Moti in Emilia e Romagna, sedati, ne
viene arrestato e condannato a morte il
promotore Ciro Menotti.
Giuseppe Mazzini fonda il movimento
la “Giovine Italia” con lo scopo di unire
tutti gli stati italiani in una Repubblica
democratica.
Anche nel nostro territorio alcuni
personaggi sono vicini alle idee di
Mazzini e aderiscono alla Giovine
Italia: Giovanni Gentinetta e
Giacomo Trabucchi di Domodossola, Antonio Rossetti di Santa
Maria Maggiore.
Cavour matura la decisione di
abbandonare la carriera militare.
Prende nelle sue mani la gestione
dell’impresa agricola familiare a
Grinzane e compie negli anni successivi numerosi viaggi di istruzione
in tutta Europa
Tra le varie attività imprenditoriali
di Cavour si ricorda anche l’istituzione di un servizio postale di battelli a vapore sul Lago Maggiore.
1834
Spedizione di Mazzini in Savoia.
Fondazione della “Giovane Europa”.
Insurrezione di Genova nella quale si
evidenzia Giuseppe Garibaldi.
3
Avvenimenti
1842
1843
1847
1848
Cavour e i personaggi del VCO
Moti di Romagna.
Paolo Solaroli torna in Italia, abbandonando la sua vita avventurosa per
combattere come militare dell’esercito regio.
Elezione di Pio IX al soglio papale.
I sovrani del Regno delle Due Sicilie e
del Granducato di Tosacana concedono
la Costituzione;
4 marzo a Torino il Re Carlo Alberto
concede lo Statuto.
Le Cinque Giornate di Milano (18-22
marzo): la capitale lombarda insorge
contro gli Austriaci.
Nelle Cinque Giornate combattono
anche Benedetto Cairoli, Gabriele
Lossetti Mandelli di Vogogna, Pietro
Borsieri, che poi si stabilirà a
Belgirate.
Cavour esordisce in politica.
23 febbraio è nominato membro
della commissione che prepara la
legge elettorale.
Spinge Carlo Alberto a intraprendere la Prima Guerra di Indipendenza.
I GUERRA DI INDIPENDENZA
23 marzo Carlo Alberto dichiara guerra
all’Austria e ottiene vittorie a Pastrengo e
Goito.
17 marzo - 22 agosto Venezia caccia gli
Austriaci e proclama la Repubblica di
San Marco.
Partecipano alla I Guerra di
Indipendenza come comandanti
Francesco Simonetta e Paolo
Solaroli.
Per la battaglia di Santa Lucia
(Verona) Gioacchino Bellezza di
Oggebbio riceve la medaglia d’oro.
Garibaldi combatte a Luino, sul
Lago Maggiore, e conosce Laura
Mantegazza.
Rosmini affianca Pio IX a Roma e a
Gaeta, dopo la proclamazione della
Repubblica Romana nel 1849.
22-24 luglio. Gli austriaci, sotto il
comando del generale Radetzky, sconfiggono i piemontesi a Custoza, a Milano
viene firmato l’armistizio col quale tutte
le città liberate tornano agli austriaci
Durante le insurrezioni del 1848 il Canto
degli Italiani composto da Goffredo
Mameli l’anno prima, diviene l’inno dei
patrioti.
4
26 giugno Giovanni Bianchetti di
Ornavasso e Antonio Giovanola di
Cannobio sono eletti deputati nel
Parlamento Subalpino. Carlo
Cadorna è Ministro dell’Istruzione.
Avvenimenti
1849
Cavour e i personaggi del VCO
20 marzo Carlo Alberto riprende la
guerra, ma viene nuovamente sconfitto
nella battaglia di Novara e abdica a
favore del figlio Vittorio Emanuele.
9 febbraio - 4 luglio. Nello Stato pontificio viene proclamata la Repubblica
Romana, cui pone fine l’intervento dell’esercito francese.
Morte di Goffredo Mameli.
1850
Massimo d’Azeglio Primo Ministro
Cavour ministro Agricoltura,
Commercio e Marina.
1852
1855
1856
Cavour Primo Ministro.
Guerra in Crimea – Francia,
Inghilterra e Turchia contro la Russia.
Partecipazione del Piemonte come alleato di inglesi francesi e turchi.
Tra i piemontesi combattenti in
Crimea anche Raffaelle Cadorna di
Pallanza.
La Russia è sconfitta a Sebastopoli.
Ruggiero Bonghi, fin dal 1848 esule
in Piemonte dal Regno delle Due
Sicilie, fa costruire Villa Pallavicino.
Congresso di Parigi. Le grandi
potenze si incontrano per ristabilire la
pace.
Camillo Cavour partecipa al congresso in rappresentanza del Regno
di Sardegna.
Cavour invia in Francia la contessa di
Castiglione e il suo fidato segretario
Costantino Nigra per attirare le simpatie
dell’imperatore Napoleone III verso le
sorti dell’Italia.
1858
14 gennaio. Attentato di Felice
Orsini all’imperatore francese, desta
grande scalpore, mettendo a rischio la
strategia di Cavour.
Massimo d’Azeglio si ritira a vita
privata sul Lago Maggiore dove scrive l’opera I miei ricordi.
Luglio. A Plombieres Napoleone III e
Cavour firmano un accordo per l’alleanza tra Francia e Piemonte.
1859
1 gennaio. Gli Austriaci ammassano
truppe sul confine del Piemonte.
Manifestazioni in molte città, al grido di
“Viva V.E.R.D.I.”.
10 gennaio.
Vittorio Emanuele II inaugura il nuovo
Parlamento subalpino.
14 gennaio.
Il principe Giuseppe Napoleone giunge a
Torino per la firma del Trattato di alleanza franco-piemontese.
5
Avvenimenti
1859
Cavour e i personaggi del VCO
Il trattato prevede che la Francia aiuti il
Piemonte nel caso sia attaccato
dall’Austria e la costituzione di un Regno
d’Italia, dalle Alpi ad Ancona. Il Nuovo
Regno d’Alta Italia rimborserà alla
Francia un decimo delle entrate annue
del regno stesso.
28 febbraio. Mazzini in esilio a Londra
pubblica una dichiarazione rivolta
all’Europa contro l’alleanza Savoia Francia, ed afferma “l’Italia è matura per
essere Nazione libera e una, e dev’essere
sola a gestire la sua guerra”.
19 aprile. Ultimatum
dell’Austria per il disarmo.
da
parte
26 aprile. Rifiuto dell’ultimatum da parte
del governo di Vittorio Emenuele II e
Cavour. Napoleone III mobilita l’esercito.
Dichiarazione di guerra del Piemonte
all’Austria.
14 maggio
II GUERRA DI INDIPENDENZA
Napoleone III prende il comando supremo delle forze alleate.
20 maggio. Gli Austriaci passano il
Ticino e invadono il Piemonte.
23 maggio. Garibaldi con i Cacciatori
delle Alpi occupa Sesto Calende e
Varese.
27-28 maggio Battaglia per la difesa
di Cannobio.
Vittoria della politica di Cavour.
Raffaele Cadorna e Paolo Solaroli
partecipano alla II Guerra
d’Indipendenza come comandanti.
Stefano Türr diserta dall’esercito
austriaco per schierarsi con il Regno
di Sardegna e combatte nei
Cacciatori delle Alpi con Garibaldi.
Francesco Simonetta, i fratelli
Cairoli ed i fratelli Albertoletti combattono sul Lago Maggiore con
Garibaldi.
Adelaide Bono Cairoli ospita
Garibaldi nella sua villa di Belgirate
4 giugno. Battaglia di Magenta. Gli
Austriaci si ritirano.
8 giugno. Vittorio Emanuele e
Napoleone III entrano vittoriosi a
Milano.
24 giugno. Battaglia di Solferino e San
Martino da cui l’Austria esce nuovamente sconfitta.
11 luglio. Napoleone III e Francesco
Giuseppe s’incontrano a Villafranca e
stabiliscono le condizioni della pace
senza i piemontesi: la Lombardia è ceduta alla Francia che a sua volta può cederla al re di Sardegna; Venezia e il Veneto
restano all’Austria.
6
13 luglio. Dimissioni del ministro
Cavour perché infuriato per i patti di
Villafranca.
Avvenimenti
1860
Cavour e i personaggi del VCO
11 marzo. Plebisciti nell’Italia centrale
per l’annessione al Piemonte con votazione unanime (Toscana, Emilia e
Romagna).
20 gennaio.
Cavour ritorna al governo.
24 marzo. Trattato di cessione di Nizza e
Savoia alla Francia secondo gli accordi di
Plombieres.
2 aprile. Vittorio Emanuele inaugura il
Parlamento dell’Italia settentrionale e
centrale.
5 maggio. Partenza dei “Mille” di
Garibaldi da Quarto su due piroscafi,
“il Piemonte” e il “Lombardo” della
società Rubattino.
Alla spedizione partecipano anche i
verbanesi Francesco Campagnoli e
Francesco Canetta, nonché alcuni
dei fratelli Cairoli e Stefano Türr.
11 maggio. Sbarco del “Mille” a
Marsala senza trovare eccessiva resistenza da parte delle truppe borboniche.
Vittorio Albertoletti
di Mergozzo combatte
a Milazzo.
20 luglio. Battaglia di Milazzo.
28 luglio. Garibaldi s’impadronisce della
guarnigione di Messina.
Liberazione di tutta l’Isola.
19-20 agosto. Sbarco a Melito e occupazione di Reggio Calabria.
23-30 agosto. Marcia trionfale di
Garibaldi attraverso la Calabria.
In Basilicata e in Puglia si diffonde l’insurrezione alla notizia delle vittorie garibaldine.
7 settembre. Ingresso a Napoli.
1 ottobre.
Volturno.
Battaglia
al
fiume
Vittorio Albertoletti di Mergozzo e
Giorgio Spezia di Piedimulera combattono al Volturno.
21-22 ottobre. Plebiscito per l’annessione
della Sicilia e della penisola meridionale.
26 ottobre. Garibaldi incontra a Teano
Vittorio Emanuele e lo saluta “Re
d’Italia”.
2 novembre. Capitolazione di Capua.
5 novembre. Plebisciti per l’annessione
delle Marche e dell’Umbria.
7 novembre. Il Re e Garibaldi entrano in
Napoli tra le manifestazioni di gioia di
tutti gli abitanti.
9 novembre. Garibaldi si ritira a Caprera.
7
Avvenimenti
1861
27 gennaio. Si svolgono le prime elezioni politiche per il Parlamento, con la
legge elettorale del 17 marzo 1848 fondata sul censo. Votarono solo 239.000
cittadini, su una popolazione di
25.756.000. Fra i deputati eletti nel
nuovo parlamento democratico, 85 sono
ex principi, baroni, conti, duchi e marchesi, 72 avvocati, 52 medici o professori
universitari, 28 alti ufficiali dell’esercito
(nessun rappresentante del popolo - cioè
industriali, artigiani, lavoratori).
Cavour e i personaggi del VCO
Francesco Simonetta di Intra e
Paolo Solaroli di Novara sono eletti
deputati del Regno d’Italia.
Ruggiero Bonghi è eletto deputato
del Regno d’Italia (sarà in seguito
anche Ministro dell’Istruzione).
Alessandro Manzoni e Antonio
Giovanola di Cannobio sono nominati senatori.
18 febbraio. Vittorio Emanuele inaugura
il Parlamento Italiano a Torino
17 marzo. Proclamazione del Regno
d’Italia.
Vittorio Emanuele assume per sé e per i
suoi successori il titolo di Re d’Italia.
1862
6 giugno
Morte di Cavour, all’età di 51 anni
Garibaldi tenta la conquista di Roma,
partendo dalla Sicilia, ma viene fermato
sull’Aspromonte dall’esercito italiano,
ferito e fatto prigioniero.
1865
Trasferimento della Capitale da Torino a
Firenze.
1866
III GUERRA DI INDIPENDENZA
Partecipano
anche
Raffaele
Cadorna e Felice Cavallotti come
combattenti, Giacomo Pollini come
medico.
24 giugno. Battaglia di Custoza con
pesante sconfitta dell’Italia da parte
dell’Austria.
I fratelli Albertoletti di Mergozzo e il
vigezzino Giacomo Peretti combattono a Custoza.
Luglio. Garibaldi invade il Trentino,
ottiene la vittoria nella battaglia di
Bezzecca, ma riceve l’ordine di fermarsi ed evacuare la regione. Risponde con il
famoso “obbedisco”.
12 agosto. L’Austria, sconfitta dalla
Prussia, con il trattato di Vienna cede il
Veneto e il Friuli, che sono quindi annessi con plebiscito al Regno d’Italia.
Nuovo tentativo di Garibaldi di conquistare Roma, fallisce con la battaglia di
Mentana.
1867
8
Enrico e Giovanni
Cairoli muoiono per
le ferite di guerra
riportate al seguito di
Garibaldi.
Avvenimenti
1867
1870
Cavour e i personaggi del VCO
Congresso internazionale per la Pace a
Ginevra con la partecipazione di
Garibaldi, che stabilisce 12 punti per
favorire l’accordo tra le nazioni, ancora
oggi attuali.
Garibaldi passa da Domodossola e
dal Sempione per andare a Ginevra.
Breccia di Porta Pia e occupazione di
Roma.
Il generale Raffaele Cadorna guida
un’armata dell’esercito alla Breccia
di Porta Pia.
Plebiscito per l’annessione del Lazio al
Regno d’Italia.
1871
27 gennaio. Roma Capitale d’Italia
2 Luglio. Solenne entrata in città di
Vittorio Emanuele II.
Morte di Giuseppe Rossetti, senza
che egli possa vedere realizzato il suo
sogno di Roma capitale d’Italia.
Giuseppe Verdi compone l’Aida sulle
sponde del Lago Maggiore.
Negli anni attorno al 1870 saranno
eletti deputati del Regno d’Italia:
Raffaele Cadorna di Pallanza, Gian
Giacomo Galletti e Giovanni
Gentinetta di Domodossola, Felice
Cavallotti, residente a Dagnente.
1915 - 1918
Prima
Guerra
Mondiale
Traguardo finale: l’annessione del
Trentino e Venezia Giulia
9
Personaggi
Albertoletti Vittorio e Luigi
I fratelli Luigi e Vittorio Albertoletti sono due giovani borghesi residenti a Mergozzo nel periodo
del Risorgimento.
Stupisce la loro posizione nei confronti dei moti
rivoluzionari. Ai tempi del loro arruolamento a
leva infatti avevano fatto di tutto e di più per essere riformati. Dopo la frequentazione di ambienti
culturali di alto livello invece hanno cambiato la
loro visione e si sono spontaneamente avvicinati al
movimento garibaldino.
Vittorio combatte con Garibaldi nel 1859 a
Laveno e a Varese, nel 1860 a Milazzo, al
Volturno, e, successivamente, con il generale
Lamarmora a Custoza nel 1866, ottenendo tre
medaglie d’argento.
Luigi partecipa ai combattimenti in Sicilia e a
Varese.
Nel 1860 entrambi vengono arruolati
nell’Esercito Regio e Luigi in particolare è assegnato al raggruppamento per la repressione del
brigantaggio.
Azari Giuseppe Antonio
Novara 1770 – 1796
Avvocato progressista, di idee repubblicane ed ispirato politicamente ai giacobini (rivoluzionari francesi).
È protagonista nelle insurrezioni della prima
Repubblica Cisalpina.
Progetta nel 1796 un’insurrezione a Pallanza per
impadronirsi degli uffici governativi e proclamare
la Repubblica Lepontina. Il tentativo però fallisce e
Azari viene catturato insieme ad altri tre compagni
mentre stavano progettando la rivolta.
Lo stesso destino tocca ai piccoli gruppi rivoluzionari che sostenevano Azari e compagni. Egli viene
imprigionato e condannato a morte il 3 dicembre
dello stesso anno alla sola età di 26 anni.
10
Bellezza Gioacchino
Il maggiore Bellezza, originario di Novaglio (Oggebbio),
come luogotenente dell’esercito del Regno di Sardegna
partecipò alla Prima Guerra di Indipendenza (1848) al
comando della Prima Batteria a cavallo.
Si distinse in particolare nei fatti d’arme di Santa Lucia,
presso Verona, dove, manovrando con coraggio le sue
truppe sotto il tiro dell’artiglieria austriaca, riuscì a salvare la vita a Re Carlo Alberto e a numerosi soldati sardopiemontesi, ottenendo la prima Medaglia d’Oro al Valor
Militare assegnata sul campo.
Bianchetti Giovanni
Ornavasso 1809 - Domodossola 1890
Con Giovanni Bianchetti, detto Iano, inizia la dinastia
ornavassese dei Bianchetti che per oltre un secolo sarà
protagonista della storia e della vita economica e culturale dell’Ossola, rappresentando un segmento significativo
della classe dirigente risorgimentale.
Il nipote di Iano, anch’egli Giovanni di nome, è un politico. Viene eletto sindaco di Domodossola dopo aver ripristinato la provincia dell’Ossola nel 1845 ed è promotore
della costruzione del Palazzo che tuttora è sede del
Comune di Domodossola.
In applicazione dello Statuto Albertino nel 1848 viene
eletto deputato al Parlamento Subalpino per il collegio di
Domodossola.
Giovanni Bianchetti fu seguace ed amico di Cavour, che
invitò in Ossola nel 1859. Egli è un liberale moderato,
sinceramente monarchico e avversario delle idee repubblicane. Rimane in Parlamento per cinque legislature
durante le quali si batte per la realizzazione della ferrovia
del Sempione.
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Bonghi Ruggiero
Napoli 1826 - Torre del Greco 1895
Scrittore, giornalista, professore universitario, di idee liberali.
Nel 1848 viene inviato dal presidente del governo costituzionale
delle Due Sicilie a Roma, per trattare con Papa Pio IX per la
costituzione di una lega italiana. Con il colpo di stato e il ritorno al potere di Ferdinando II è condannato all’esilio. Si ferma a
Firenze, ma il Regno delle Due Sicilie lo fa cacciare anche da
questa città con l’accusa – tra l’altro ingiusta – di essere un nemico dei Borboni. Inizia così un pellegrinaggio tra varie città europee, tra cui, in Piemonte, Torino, Pallanza e Stresa, località in
cui fa costruire una splendida villa nel 1855 (Villa Pallavicino).
Nel 1859 sposa Carlotta Rusca e si stabilisce a Belgirate.
In questi anni, accolto e ospitato dal Rosmini, partecipa alle frequenti conversazioni tra Rosmini e Manzoni, facendosi fortemente influenzare da questi personaggi.
Ben poco dura il periodo di raccoglimento nella vita familiare:
nel 1859-60 riprende una intensa attività pubblica, collaborando con Cavour ai preparativi della campagna di Lombardia e
viene eletto deputato al Parlamento subalpino.
Proclamata da Francesco II di Borbone la costituzione e concessa l’amnistia per gli emigrati politici, rientra a Napoli nel 1860,
su consiglio di Cavour, e ne viene nominato da Garibaldi vicesindaco.
In seguito è deputato del Regno d’Italia (dal 1860 al 1895) e
Ministro dell’Istruzione (1870-1874)
Muore a Torre del Greco nel 1895, dopo aver dedicato tutta la
vita alla politica per l’Unità d’Italia.
Borsieri Pietro
Milano 1788 - Belgirate 1852
Borsieri è stato un patriota e scrittore italiano, rappresentò il tipico intellettuale romantico, che paga
con la prigione e l’esilio le sue coraggiose idee di
libertà.
Della sua attività di scrittore ricordiamo in particolare la fondazione della rivista “Il Conciliatore”,
che, per i concetti liberali espressi, fu censurata e
poi costretta a chiudere dal governo austriaco. Nel
1821 lo stesso Borsieri venne arrestato come “carbonaro” e condannato a 20 anni di carcere nella
fortezza dello Spielberg. Ne scontò 16 e poi accettò
di commutare la pena con l’esilio negli Stati Uniti
dove visse poveramente insegnando italiano.
Rientrato in Italia nel 1840, anche se stanco e provato dalle lunghe sofferenze e dall’esilio, partecipò
nel 1848 alle cinque giornate di Milano. A seguito
delle quali, nuovamente esiliato, scelse di dimorare
in Piemonte a Belgirate, dove morì nel 1852.
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La famiglia Cadorna
Carlo Cadorna, Pallanza 1809 - Roma 1891
Raffaele Cadorna, Milano 1815 - Torino 1897
Entrambi i fratelli Cadorna ebbero un importante ruoli nel
Risorgimento italiano.
Carlo è politico, giudice presso il Tribunale di Pallanza e
deputato alla Camera (1840) nel collegio elettorale di
Pallanza, nonché Ministro della Pubblica Istruzione durante il governo di Gioberti (1848-49).
Nel 1857 viene eletto Presidente della Camera dei Deputati
del Regno di Sardegna. L’anno successivo senatore e nuovamente Ministro della Pubblica Istruzione nel governo di
Cavour.
Raffaele è generale e politico, in servizio per il Regno di
Sardegna prima e per il Regno d’Italia poi. Nel 1848-49 prende parte come Maggiore dell’Esercito Regio alla Prima
Guerra di Indipendenza. Nel 1849, su incarico di Carlo
Alberto, porta al feldmaresciallo Radetzky a Milano la denuncia dell’armistizio di Salasco. Ottiene popolarità a corte dopo
la partecipazione alla Guerra di Crimea (1855-56) e soprattutto alla seconda Guerra di Indipendenza (1859-61). Si adopera per arginare il fenomeno del brigantaggio meridionale.
Nel 1866 prende parte alla Terza Guerra di Indipendenza.
Nel 1870 guida il IV Corpo d’armata dell’esercito alla Breccia
di Porta per l’annessione di Roma all’Italia. In seguito è nominato deputato e senatore del Regno d’Italia.
I fratelli Cairoli
Patrioti italiani, pavesi, figure di spicco del Risorgimento. Figli di Carlo
Cairoli – medico, professore di chirurgia – e Adelaide Bono – figlia di
un prefetto di Milano, la quale li conduce spesso in soggiorno estivo
nella sua villa di famiglia a Belgirate.
La famiglia Cairoli è sepolta a Gropello Cairoli in provincia di Pavia
nel Sacrario che è Monumento Nazionale nei pressi della villa abitata
per lungo tempo dalla famiglia stessa.
Il primogenito è Benedetto (1825-1889) che nel 1848 ha un ruolo
nelle Cinque Giornate di Milano. Nel 1859 ottiene un comando nel
corpo dei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi. Nel 1860 partecipa alla
Spedizione dei Mille e nel 1870 ai negoziati con Bismarck. Dopo
l’unità d’Italia prende parte alla vita politica ricoprendo la carica di
presidente della Camera e Presidente del Consiglio nel 1878 e dal
1879 al 1881.
Ernesto (1833-1859) muore tra i Cacciatori delle Alpi.
Luigi (1838-1860) perisce di tifo durante la Spedizione dei Mille.
Enrico (1840-1867) e Giovanni (1841-1869) partecipano alla
Campagna dell’Agro Romano per la liberazione di Roma al seguito di
Giuseppe Garibaldi nel 1867 con la spedizione a Villa Glori.
Entrambi cadono per questa impresa ed in particolare Giovanni si spegne a Belgirate, nella casa estiva di sua madre, per le ferite riportate.
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Cairoli Bono Adelaide
Milano 1806-1871
Patriota italiana, considerata un modello di madre della
nazione e un esempio di contributo intellettuale femminile nel periodo Risorgimentale.
Figlia maggiore del Conte Benedetto Bono di Milano,
Primo Commissario della Repubblica Cisalpina, conte
dell’Impero e Consigliere di Stato del Regno d’Italia.
Sposata con Carlo Cairoli con il quale ha otto figli, donna
di vasta cultura e generosa, cura personalmente l’educazione dei figli indirizzandoli verso l’amore per il prossimo
e i sentimenti patriottici. Finanziatrice di giornali patriottici, ospita anche un salotto politico letterario nelle sue ville
a Pavia e Belgirate e, in quest’ultima dimora viene accolto
anche Garibaldi nel periodo di permanenza sul lago
Maggiore.
I suoi figli muoiono tutti tra il 1859 ed il 1869 in onore
della causa risorgimentale. Nonostante questo la donna
non ha mai voluto accettare ricompense e onorificenze.
La sua dignità e il suo amor patrio hanno destato all’alba
del nuovo Stato una forte ammirazione.
Cavallotti Felice
Milano 1842 – Roma 1898
Poeta, drammaturgo e politico italiano. Fondatore con Bertani
del Partito Radicale Storico. Fin dall’infanzia frequenta il lago
Maggiore, prima nella casa di una zia paterna a Ghevio, poi
acquistando una dimora a Dagnente. Combatte nella seconda
fase della Spedizione dei Mille e prende parte alla Terza Guerra
di Indipendenza. Nel 1873 viene eletto per la prima volta al
Parlamento come deputato di Corteolona. Molto attivo contro
gli ultimi governi della Destra Storica, è stato anche scettico a
proposito della Sinistra, tenendosi quindi all’opposizione.
Tramite un’intesa conclusa con Antonio Starrabba ottiene
molte concessioni alle richieste radicali. Durante i dodici anni
sotto la sua guida il partito cresce considerevolmente ed al
momento della sua morte l’influenza parlamentare di Felice
Cavallotti era all’apice.
Felice Cavallotti muore in duello, ucciso dal conte Ferruccio
Macola, direttore del giornale conservatore Gazzetta di
Venezia. Cavallotti aveva accusato il conte di avere pubblicato
una notizia non verificata relativa ad una querela che egli aveva
ricevuto come deputato.
Per il funerale di Felice Cavallotti un corteo di tre chilometri
accompagna il feretro fino al cimitero di Dagnente (frazione di
Arona), sul Lago Maggiore, dove è sepolto. Diversi monumenti
sono a lui dedicati, tra cui uno sul lungolago di Verbania-Intra.
14
DAzeglio Massimo
Torino 1789 – 1866
Scrittore, pittore, patriota e politico italiano, di orientamento liberale moderato.
Primo ministro del Regno di Sardegna dal 1849 al
1852, in un momento molto difficile, seguìto alla sconfitta inflitta dall’Austria. Sarà senatore del Piemonte dal
1853. Nel 1859 ottiene l’incarico di costituire un governo provvisorio a Bologna. Nel 1860 viene nominato
Governatore della Provincia di Milano.
Sincero patriota italiano, ma cosciente delle grandi differenze tra le diverse regioni italiane, deciso a rispettare
i sovrani legittimi, era contrario ad una unificazione a
sola guida piemontese e auspicava la creazione di una
confederazione di stati sul modello dell’Unità tedesca.
Per questo duramente attaccato dai Mazziniani e definito da Cavour suo “empio rivale”.
Sposa nel 1831 Giulia, figlia di Alessandro Manzoni, in
un’unione non felice (che si chiude con la morte prematura di Giulia nel 1834).
Durante gli ultimi anni della sua vita, trascorsi sul Lago
Maggiore nella villa fatta edificare a Cannero tra il
1856 e il 1857, si dedica alla stesura delle sue memorie,
pubblicate postume col titolo I miei ricordi nel 1867.
Galletti Gian Giacomo
Bognanco 1789 – Parigi 1873
Figlio di Giacomo e di Domenica Giovangrande lavora,
alla tenera età di 12 anni, nel cantiere della strada napoleonica del Sempione.
Ambulante in Svizzera, affermato commerciante a
Milano, infine banchiere a Parigi e socio dei Rothschild,
lascia le proprie enormi sostanze ai comuni di Domo e di
Bognanco e ancora vivente dà un considerevole anticipo
alla Fondazione a lui intestata (1869).
A sue spese vengono costruite la strada Domo-Bognanco,
il teatro Galletti e gli edifici scolastici a Bognanco. Procura
inoltre l’assistenza medica gratuita per i suoi compaesani.
Con i suoi lasciti a Domodossola vengono comprati il
palazzo S. Francesco e il palazzo Silva e dei terreni al
Gibellino ed edificata e finanziata la scuola per artigiani a
lui intitolata (oggi ITIS «Galletti»).
È stato eletto dagli ossolani deputato al Parlamento del
Regno d’Italia nel 1872.
15
Garibaldi Giuseppe
Nizza 1807 – Isola di Caprera 1882
Generale, patriota e condottiero italiano.
Dopo aver combattuto in Sud America, torna
in Europa per partecipare alla prima Guerra di
Indipendenza contro gli austriaci. Nel 1848
conosce Mazzini a Milano, ma ne rimane in
parte deluso, avendo i due pensieri molto diversi. Partecipa comunque alla guerra come
volontario al servizio del governo provvisorio di
Milano, con la carica di generale. Forma il battaglione Anzani e parte alla volta di Brescia
avendo ricevuto l’incarico di liberarla. Dei
3700 uomini molti disertano.
Si sposta verso Arona, poi verso Luino e Varese
dove si scontra per la prima volta con gli
Austriaci, qui incontra Laura Mantegazza che
ospita gli uomini di Garibaldi feriti nella sua
villa di Cannobio.
Garibaldi sarà di nuovo sul lago Maggiore
(zona Arona, Castelletto Ticino, Sesto
Calende) durante la Seconda Guerra
d’Indipendenza.
Soggiorni di Garibaldi nel Verbano sono ricordati da monumenti a Verbania, Premeno, Bee,
Cannobio.
Infine, dopo la partecipazione e tutte le successive vicende che portano l’Italia all’Unità,
Garibaldi si trova nuovamente a transitare
nella nostra provincia, stavolta in Ossola, soggiornando a Domodossola per andare a
Ginevra nel 1867 al Congresso Internazionale
per la Pace.
1824
Primo viaggio in mare verso il
Mediterraneo Orientale
1833 A Taganrog (Russia) entra in contatto con i
mazziniani
1834 Partecipa ai moti di Genova
1835 Parte esule da Marsiglia verso il Sud
America
1839 Combatte con il Rio Grande do Sul contro
il Brasile centralista
1839 Incontra Anita, la donna che sposerà nel
1842
1848 Rientrato in italia, partecipa alla Prima
guerra d’Indipendenza
1859 Partecipa alla Seconda guerra
d’Indipendenza come generale dell’esercito piemontese, al comando dei Cacciatori
delle Alpi
1860 Impresa dei Mille
1862 Nell’intento di liberare Roma, parte dalla
Sicilia con 2.000 volontari, ma è fermato
sull’Aspromonte. In questo anno torna
anche sul lago Maggiore come ricorda una
lapide a Cannobio
1864 Si reca a Londra, dove è accolto trionfalmente ed incontra Mazzini
1866
Partecipa
alla
Terza
guerra
d’Indipendenza. comanda un corpo di
volontari che combatte in Trentino.
Sconfigge gli austriaci a Bezzecca
1867 A settembre partecipa a Ginevra al
Congresso per la pace. A ottobre si mette a
capo dei volontari che invadono il Lazio,
ma viene fermato il 3 novembre a
Mentana
1870-71 Partecipa alla guerra franco-prussiana a
fianco dei francesi
1874 viene eletto deputato del Regno d’Italia
1879 fonda a Roma la Lega della Democrazia
Verbanesi tra i Mille
Campagnoli Giuseppe, Monza 1835 – Pallanza 1902
Canetta Francesco Serafino, Oggebbio 1836 – dopo il 1860
Questi due personaggi sono gli unici provenienti
dalla nostra Provincia che compaiono nell’elenco di
coloro che presero parte nel 1860 alla Spedizione
dei Mille al seguito di Garibaldi, partendo da
Quarto (Genova) alla volta della Sicilia per compiere l’annessione del Regno delle due Sicilie al
nascente stato italiano.
Il Campagnoli fu in seguito anche ufficiale
dell’Esercito Regio e si trasferì a Pallanza una volta
in pensione.
16
Gentinetta Giovanni
Vagna 1817 – Domodossola 1900
Figlio di Giovanni e di Maria Lorenzetti, studia nel
Collegio Mellerio di Domo. Dopo essersi dedicato al
commercio guadagna un’ingente fortuna. Promotore
della Società Operaia procura lavoro ai concittadini
facendo dissodare vasti terreni incolti nelle frazioni
domesi di Siberia e Nosere e sul versante sud del colle di
Mattarella, favorendo la frutticoltura e la piscicoltura.
Sindaco di Domodossola dal 1867 al 1871, consigliere
provinciale e poi deputato al Parlamento dal 1873 al
1890.
Ispiratore ed esecutore del testamento di G.G. Galletti,
amico dello statista francese Leon Gambetta, fin da giovane si iscrisse al partito mazziniano e fu sostenitore
delle idee repubblicane di Mazzini, di cui fu anche
amico, tanto da ospitarlo nella sua villa in frazione
Vagna a Domodossola, in occasione del suo passaggio
per dirigersi in Svizzera in esilio (1841).
Lossetti Mandelli Gabriele
Vogogna 1821 - 1886
Figlio di Pietro e di Giuseppina Marinoni. Dopo gli studi
classici a Milano consegue la laurea in giurisprudenza a
Pavia (25.4.1845). Fa pratica legale a Milano e nel 1848
entra nella Guardia civica (2° btg. S. Babila), combattendo durante le “Cinque giornate”. In seguito al rientro a
Milano degli Austriaci fa ritorno a Vogogna. Ma le idee
maturate in quegli anni lo portano alla cura della vita
pubblica. E’ convinto sostenitore della teoria che il bene
pubblico consista nella somma del bene dei singoli e che
la prosperità e la forza della Nazione si fanno con il vigore dei centri (anche piccoli) che la compongono. Opera
quindi come sindaco di Vogogna dal 1863 al 1881 ed è
consigliere provinciale del Mandamento di Ornavasso.
Non disdegna, nel contempo, di dedicarsi alla stesura del
libro “Cronache del Borgo di Vogogna dall’anno 1751 al
1885” che verrà però dato alle stampe solo nel 1926 a
cura della figlia Maria Giuseppina. Grande mecenate,
dona a Vogogna terreni e interviene economicamente
ove se ne presenti la necessità.
17
Mantegazza Solera Laura
Milano 1813 – Cannero 1873
Laura Solera appartiene ad una famiglia borghese di agiate condizioni
economiche, nella quale diversi membri hanno avuto un ruolo nel
Risorgimento.
Già nel 1820 lo zio Antonio viene arrestato assieme a Silvio Pellico ed
altri carbonari per associazione segreta. In seguito durante le Cinque
Giornate di Milano (1848) la famiglia di Laura si adopera per la causa
italiana ed è probabile che nei quattro mesi seguenti lei abbia conosciuto e frequentato Giuseppe Mazzini con il quale dall’anno seguente sarà
spesso in rapporto epistolare. Il 6 agosto, con il ritorno degli Austriaci a
Milano, Laura ed il figlio Paolo abbandonano la città per raggiungere
gli altri figli sul lago Maggiore, dove la famiglia aveva una villa, la
Sabbioncella, tra Cannero e Cannobio. Pochi giorni dopo, il 15 agosto,
a Luino, sulla sponda opposta del lago, c'è uno scontro cruento tra i soldati austriaci e un gruppo di patrioti che cercavano di raggiungere la
Svizzera, capitanati da Giuseppe Garibaldi. Dal futuro Eroe dei Due
Mondi arriva decisa una signora - Laura - che gli propone di trasportare i feriti a casa sua dove avrebbero trovato cure adeguate. Nasce subito
tra i due una solida amicizia che non verrà mai a cessare in futuro.
Laura, esule in Piemonte, è ormai una patriota a tempo pieno.
Quando in seguito rientra a Milano, oltre che all’attività politica a sostegno dell’Unità d’Italia, si dedica alla fondazione di asili e forme di associazionismo per l’alfabetizzazione e l’istruzione delle donne.
In seguito Garibaldi farà ancora visita a Laura nella villa La
Sabbioncella nel giugno 1862, quando era ospite di Adelaide Bono
Cairoli a Belgirate, mentre Laura lo raggiungerà nell’agosto dello stesso
anno per dargli conforto dopo il ferimento sull’Aspromonte durante il
ricovero presso La Spezia.
Manzoni Alessandro
Milano 1785 – 1873
Scrittore, poeta e drammaturgo italiano.
Le più grandi opere manzoniane sono state ispirate da fatti di storia e
politica. Ricordiamo il Marzo 1821, che descrive i moti d’insurrezione
piemontesi e costituisce la sua dichiarazione patriottica di aspirazione a
un’Italia unita e libera dallo straniero, o, ancora, sempre del 1821 Il cinque maggio, scritto in occasione della morte di Napoleone.
Nel 1822 pubblica l’Adelchi, una tragedia che parla del rovesciamento
da parte di Carlo Magno del regno dei Longobardi, ma che allude in
realtà alla dominazione austriaca in Italia.
Sul piano privato la sua vita fu profondamente segnata dalla morte
della moglie e di otto dei suoi dieci figli, tra i quali la primogenita
Giulia, sposa di Massimo D’Azeglio.
Nel 1860 è nominato senatore del Regno: con questo incarico vota, nel
1864, a favore dello spostamento della capitale da Torino a Firenze, fintanto che Roma non fosse stata liberata.
Come presidente della commissione parlamentare sulla lingua scrive,
nel 1868, un breve trattato sulla lingua italiana: Dell’unità della lingua italiana e dei mezzi per diffonderla.
Il suo legame con il nostro territorio è dovuto al fatto che a partire dal
1838 (quando si sposò in seconde nozze con Teresa Stampa) prese a trascorrere periodi di vacanza a Lesa presso la villa della famiglia della
moglie (e qui visse per due anni consecutivi, dopo essere fuggito da
Milano nel 1848). Vivendo a Lesa, rinsalda la sua amicizia con Antonio
Rosmini, che dimora a Stresa, e con il quale si incontra sovente, insieme ad altri amici e intellettuali quali Ruggero Bonghi, Massimo
D’Azeglio, il pittore Hayez, lo scrittore e patriota Niccolò Tommaseo.
18
Peretti Giacomo
Santa Maria Maggiore 1838 – 1912
Figlio dell’avocato Giovan Battista e di
Giacomina Sbaraglini di Oira.
Dopo gli studi classici a Domodossola frequenta
la facoltà di matematica all’Università di Torino
poi l’Accademia militare.
Combatte nel 1866 nella Terza guerra
d’Indipendenza a Custoza.
Prosegue poi nella carriera militare come insegnante presso la Scuola militare di Pinerolo.
Conclude la carriera col grado di generale e, ritiratosi a Santa Maria Maggiore, ricopre cariche
pubbliche portando a termine varie iniziative
benefiche.
Pollini Giacomo
Parigi 1827 - Torino 1902
Figlio di Maurizio e di Maria Giovanna Sotta, originari di Malesco.
Dapprima studia in Francia, poi si trasferisce in
Italia, a Torino. Nel 1859 diventa medico
dell’Ambasciata francese a Torino e dirigente del
reparto oftalmico dell’Ospedale.
Nel 1866 è medico chirurgo dell’esercito italiano
nella Terza guerra d’Indipendenza.
Durante i soggiorni a Malesco si dedica a ricerche
storiche, che vengono raccolte nel volume Notizie
storiche di Malesco (1896).
Lascia tutto il suo patrimonio in beneficenza fondando l’«Opera Pia Pollini», regolata da tavole di
fondazione da lui dettate, con l’obbiettivo di sostenere e incrementare l’istruzione e il benessere economico e sociale a Malesco e in Valle Vigezzo,
sostenendo le scuole, avviando nuove attività produttive, istituendo Società di Mutuo Soccorso, pensioni ed ospizi.
19
Rosmini Antonio
Rovereto 1797 – Stresa 1855
Filosofo, sacerdote e monaco italiano.
Dopo gli studi teologici a Padova e l’ordinazione a sacerdote nel
1821, nel 1826 si trasferisce a Milano per ampliare i suoi orizzonti ma anche in seguito all’ostilità degli austriaci, causata dal suo
pensiero patriottico (espresso nel 1823 in un panegirico per la
morte del papa di allora Pio VII).
A Milano incontra Alessandro Manzoni con il quale instaura un profondo rapporto di amicizia e conosce il conte Giacomo Mellerio,
che lo invita a Domodossola. Qui nel 1828 fonda al Sacro Monte
Calvario la congregazione religiosa dell’Istituto della Carità, detta
dei “rosminiani”.
Rosmini si dedica alla politica per una breve ma intensa fase della sua
vita nel 1848-49, quando è incaricato dal Regno di Sardegna di gestire
i rapporti con papa Pio IX, in vista di possibili alleanze contro gli
Austriaci. Il papa apprezza e segue i consigli di Rosmini e lo vuole con
sè anche quando la situazione precipita e si deve rifugiare a Gaeta dopo
la proclamazione della Repubblica romana. Ma le sue posizioni liberali non piacciono ad alcuni alti prelati vicini al papa, Rosmini quindi si
ritira nuovamento sul Lago Maggiore, a Stresa.
Continua poi a vivere tra Domodossola e Stresa, fecondo nel perseguire il perfezionamento del suo sistema di pensiero con opere come Logica
(1853) e Psicologia (1855), sino alla morte, avvenuta a 58 anni il 1 luglio
1855, in presenza dell’amico di sempre Manzoni.
Rosmini è sepolto all’interno del Santuario del SS. Crocifisso di Stresa.
Rossetti Giuseppe Antonio
Santa Maria Maggiore 1790-1870
Figlio del famoso pittore vigezzino Giacomo Rossetti e
pittore egli stesso, nonché filosofo.
Giuseppe Antonio era inoltre patriota e repubblicano,
fiero seguace delle idee di Mazzini: nell’Autoritratto
appartenente alla Civica Quadreria di Palazzo Silva a
Domodossola l’autore rappresenta se stesso nell’atto di
mettere il segno su Roma capitale d’Italia.
Muore purtroppo pochi mesi prima che questa sua speranza si avveri.
20
Simonetta Francesco
Intra 1813 – Milano 1863
Patriota e deputato.
Studiando a Pavia conosce i fratelli Cairoli dei quali condivide
le idee risorgimentali. A vent’anni viene incarcerato a Milano,
ma riesce a scappare e si rifugia in Piemonte.
Nel marzo 1848 tenta di raggiungere gli insorti di Milano con
circa 80 volontari raccolti su un battello, ma sbarca ad Angera
quando ormai le Cinque giornate erano al termine. Il suo
intervento nella prima Guerra di Indipendenza prosegue al
comando di una compagnia della brigata “Bes”, con cui si
distingue per audacia nella battaglia di Castelnuovo.
Nel 1859 partecipa come colonnello dei Garibaldini alle operazioni militari lungo il Ticino e il lago Maggiore e l’anno successivo in sostegno ai Mille.
Eletto deputato al Parlamento nel 1860, ricopre numerosi incarichi civili. Nel 1862 fonda la società dei Carabinieri Milanesi
e ne diviene il primo presidente.
Dopo la sua morte i concittadini e gli amici gli innalzano sulla
piazza maggiore d’Intra un monumento con basamento in granito rosa che sostiene l’Italia in marmo bianco e un medaglione in bronzo con scolpito il suo ritratto. Fu inoltre a lui intitolata la caserma di Intra.
Solaroli Paolo
Novara 1796 – 1878
Il marchese Solaroli, coinvolto nei moti insurrezionale del 1821, è costretto a fuggire dal Piemonte. Questo lo porta a vivere una vita avventurosa, tra numerose
peripezie che lo portano in India. Qui diventa Comandante della Guardia della
Begum, la sovrana, sposandone successivamente la principessa nipote. La sua vita
ha ispirato il romanziere Emilio Salgari nel tratteggiare il personaggio di Yanez
nella saga del pirata Sandokan.
Grazie alle mutate condizioni politiche rientra in Piemonte nel 1843.
Il Re Carlo Alberto Re lo nomina colonnello onorario del genio e nel 1844 barone. Partecipa alle più importanti azioni delle battaglie risorgimentali della prima e
secona guerra di Indipendenza, sempre vicino al re come aiutante di campo, conseguendo la Medaglia d’Oro al Valore e diventando poi per Vittorio Emanuele II diplomatico personale e di massima fiducia.
Le parentele inglesi della moglie e le amicizie
strette nelle lontane terre orientali con le massime cariche dirigenziali britanniche, fanno di
Paolo Solaroli il confidente privilegiato ed il
protagonista di importanti azioni diplomatiche
internazionali, non dimenticando il ruolo
avuto altresì a livello politico, quale Deputato
eletto ben cinque volte nel Collegio di
Novara. Tra il 1867 e il 1889 fa edificare
una sontuosa residenza di campagna sulle alture del
lago d’Orta, l’attuale Castello di Miasino.
21
Spezia Giorgio
Piedimulera 1842 - Torino 1911
Figlio di Valentino e di Maria Angelotti.
Conduce studi classici. Universitario a Pavia, si
arruola volontario e combatte al Volturno (1860)
con la divisione Cosenz. Nel 1867 a Torino si laurea in ingegneria, con lode, sulla Ventilazione delle
miniere. Perfezionati gli studi di mineralogia ad
Heidelberg, insegna al Politecnico di Torino dove
realizza il Museo mineralogico, primo per importanza in Italia. I suoi studi di mineralogia sperimentale hanno avuto fama internazionale.
Presidente generale del C.A.I., produce i disegni
per la capanna Sella al Weisthorn (Monte Rosa) e
coopera ai preparativi scientifici per la spedizione al
Polo Nord.
Trabucchi Giacomo
Domodossola 1829 – 1893
Figlio di Giovanni Antonio e Maria Guglielminetti.
Si dedica a studi classici presso il collegio Mellerio
Rosmini e successivamente a Novara. Prende poi
laurea in giurisprudenza all’Università di Genova.
Simpatizzante di Mazzini, iscritto nella “Giovane
Italia” repubblicana per tutta la vita, fonda nel
1855 la Società Operaia Domese, il corpo dei pompieri nel 1859, il Comizio agrario e il CAI ossolano.
Coopera alla sistemazione della biblioteca della
Fondazione Galletti nel 1873, alla creazione della
Scuola di arti e mestieri «G.G. Galletti» e del
Ricovero per anziani.
22
Tu¨rr Stefano
Baja 1825 – Budapest 1908
Militare e politico ungherese.
Arruolato nell’esercito austriaco partecipa alla
Prima Guerra di Indipendenza.
Nel gennaio 1849 passa al Regno di Sardegna, ove
diviene capitano della “Legione Ungherese”, formata dai molti disertori dell’esercito imperiale.
Nel 1859 combatte in Italia come capitano dei
Cacciatori delle Alpi di Garibaldi. L’anno successivo lo segue nella spedizione dei Mille.
Türr era legato al Verbano poiché dimorò presso
Villa Rusconi Clerici a Pallanza.
Verdi Giuseppe
Roncone Verdi 1813 – Milano 1901
Compositore italiano.
Verdi partecipa attivamente alla vita pubblica del suo tempo.
Patriota convinto, anche se nell’ultima parte della sua vita traspare, dall’epistolario e dalle testimonianze dei suoi contemporanei
una disillusione nei confronti della nuova Italia unita, che forse
non si era rivelata all’altezza delle sue aspettative. Fu sostenitore
dei moti risorgimentali, di cui fece trasparire gli ideali in alcune
delle sue opere. Durante l’occupazione austriaca la scritta “Viva
V.E.R.D.I.” era letta come “Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia”.
Il Paese lo ha voluto, quasi a forza, membro del primo parlamento del Regno d’Italia (1861-1865) e successivamente senatore a
vita dal 1874. Ha rappresentato, e continua a rappresentare per
molti italiani, la somma di tutti quei simboli che li hanno guidati
all’unificazione nazionale contro l’oppressione straniera.
Amò soggiornare sul lago Maggiore a Cannobio e nell’alto
Verbano. Si tramanda che una delle sue opere più famose, l’Aida,
sia stata composta sulle rive del Lago Maggiore, durante un soggiorno presso la Villa di Oggebbio appartenuta al Pascià d’Egitto
Drahnet-Zervudachi, di cui era ospite.
23
Simboli
Lo Statuto albertino
Lo Statuto del Regno, noto come Statuto albertino dal nome del Re
che lo promulgò, Carlo Alberto di Savoia-Carignano, fu lo statuto adottato dal Regno sardo-piemontese il 4 marzo 1848. Nel Preambolo
autografo dello stesso Carlo Alberto viene definito come «Legge fondamentale perpetua ed irrevocabile della Monarchia» sabauda.
Il 17 marzo 1861, con la nascita del Regno d’Italia, divenne la carta
fondamentale della nuova Italia unita e rimase formalmente tale, pur
con modifiche, fino al biennio 1944-1946 quando, con successivi decreti legislativi, fu adottato un regime costituzionale transitorio valido fino
all’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana,
il 1º gennaio 1948.
Lo Statuto Albertino, nonostante non abbia natura di fonte legislativa
sovraordinata alla legge ordinaria, può essere considerato a tutti gli
effetti un primo esempio di costituzione breve.
La monarchia era costituzionale ed ereditaria; il Re era e restava capo
supremo dello Stato e la sua persona rimaneva sacra ed inviolabile,
anche se questo non significava che non dovesse rispettare le leggi
(come previsto dal suo giuramento all'articolo 22), ma solo che non
poteva essere oggetto di sanzioni penali. Il Re manteneva una certa preminenza ed esercitava il potere esecutivo attraverso i ministri; convocava e scioglieva le Camere e aveva il potere di sanzione delle leggi, istituto diverso dalla promulgazione presidenziale, attualmente prevista
dalla Costituzione italiana del 1948, perché con essa il Re valutava il
merito dell'atto e poteva rifiutarlo se riteneva la legge non rispondente
all'indirizzo politico perseguito dalla Corona. La sovranità non apparteneva alla Nazione (benché all'articolo 41 si faccia espresso riferimento ai deputati come "rappresentanti della Nazione") ma al Re, il quale,
tuttavia, da sovrano assoluto, si trasformava in principe costituzionale
per sua esplicita volontà e concessione. Si usciva così dal regime assoluto e si entrava nell'epoca in cui il Re vedeva i suoi poteri limitati dalla
Costituzione.
Il Parlamento era invece composto di due Camere. Quella di nomina
regia (Senato), vitalizia, non poteva sciogliersi e quella elettiva, la Camera dei deputati, eletta su base censitaria e
maschile. Per quanto riguardava la Giustizia, essa “emana dal Re”, che nominava i giudici.
24
Linno dItalia
Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli (o
Fratelli d’Italia, dal suo verso introduttivo), è l’inno nazionale della
Repubblica Italiana, adottato provvisoriamente dal 12 ottobre
1946 e definitivamente il 17 novembre 2005.
Nell’autunno del 1847, Goffredo Mameli (Genova 1827 – Roma
1849), un poeta, scrittore e patriota, scrisse il testo de “Il Canto
degli Italiani”. Dopo aver scartato l’idea di adattarlo a musiche già
esistenti, il 10 novembre lo inviò al maestro Michele Novaro, che
scrisse di getto la musica, cosicché l’inno poté debuttare il 10
dicembre, quando sul piazzale del Santuario della Nostra Signora
di Loreto a Oregina fu presentato ai cittadini genovesi e a vari
patrioti italiani in occasione del centenario della cacciata degli
austriaci suonato dalla Filarmonica Sestrese, allora banda municipale di Sestri Ponente “Casimiro Corradi”.
Era un momento di grande eccitazione: mancavano pochi mesi al celebre 1848, che era già nell'aria: era stata abolita una
legge che vietava assembramenti di più di dieci persone, così ben 30.000 persone ascoltarono l'inno e l'impararono. Dopo
pochi giorni, tutti conoscevano l'inno, che veniva cantato senza sosta in ogni manifestazione. Durante le Cinque giornate di
Milano, gli insorti lo intonavano a squarciagola: il Canto degli italiani era già diventato un simbolo del Risorgimento.
In seguito fu proprio intonando l'inno di Mameli che Garibaldi, con i "Mille", intraprese la conquista dell'Italia meridionale
e la riunificazione nazionale.
Mameli era già morto, ma le parole del suo inno, che invocava un'Italia unita, erano più vive che mai. Anche l'ultima tappa di questo processo, la presa di Roma del 1870, fu accompagnata da cori che lo cantavano accompagnati dagli ottoni dei bersaglieri.
Fratelli d’Italia,
l’Italia s’è desta,
dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!
Noi fummo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popolo,
perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l’ora suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!
Uniamoci, uniamoci,
l’unione e l’amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!
Significato delle strofe
L’elmo di Scipio: l’Italia ha di nuovo sulla testa l’elmo di Scipio (Scipione l’Africano), il generale romano che nel 202 avanti Cristo
sconfisse a Zama (attuale Algeria) il cartaginese Annibale. L’Italia è tornata a combattere.
Le porga la chioma: la Vittoria sarà di Roma, cioè dell’Italia. Nell’antica Roma alle schiave venivano tagliati i capelli. Così la
Vittoria dovrà porgere la sua chioma perché sia tagliata, perché la Vittoria è schiava di Roma che sarà appunto vincitrice.
Coorte: nell’esercito romano le legioni erano divise in coorti (=raggruppamenti di soldati). Stringiamoci a coorte significa quindi restiamo uniti fra noi combattenti che siamo pronti a morire per il nostro ideale.
Calpesti: calpestati
Una speme: parola letteraria e arcaica. Significa speranza. Il testo dice che è l’ora di fondersi, di raggiungere l’unità nazionale.
Per Dio: doppia interpretazione possibile. Per Dio è un francesismo e quindi significa “da Dio”: se siamo uniti da Dio, per volere di Dio, nessuno potrà mai vincerci. Certo è però che in italiano “per Dio” può essere anche una imprecazione, una esclamazione piuttosto forte. Che avrà mai voluto intendere Goffredo Mameli?
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La Bandiera Tricolore
La bandiera italiana è il Tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande
verticali di eguali dimensioni, così come è definita dall’articolo 12 della
Costituzione della Repubblica Italiana del 27 dicembre 1947.
I primi a ideare la bandiera nazionale erano stati due patrioti e studenti
dell’Università di Bologna, Luigi Zamboni, natio del capoluogo emiliano,
e Giovanni Battista de Rolandis, originario di Castell’Alfero (Asti), che nell’autunno del 1794 unirono il bianco e il rosso delle rispettive città al verde,
colore della speranza. Ispirati dalla Rivoluzione Francesce, si erano prefissati di organizzare una rivoluzione per ridare al Comune di Bologna l’antica indipendenza perduta con la sudditanza agli Stati della Chiesa. La sommossa, nella notte del 13 dicembre, fallì e i
due studenti furono scoperti e catturati dalla polizia pontificia, insieme ad altri cittadini.
In seguito, con la conquista dell’Italia da parte di Napoleone, il tricolore venne adottato dapprima dalla Repubblica
Cisalpina (1797-1802) e in seguito dal Regno d’Italia (1803-1814). Anche dopo la fine del regno napoleonico e la
Restaurazione, la bandiera tricolore fu adottata come simbolo dai patrioti che volevano riportare l’Italia all’Unità, in particolare nel 1831 fu adottato clandestinamente da Mazzini e dai suoi seguaci come simbolo della Giovine Italia.
Dal 1848 venne adottata dal Regno di Sardegna (aggiungendovi al centro lo stemma dei Savoia) e successivamente dal
Regno d’Italia.
Significato dei colori
Il significato romantico della scelta dei colori è espresso in questi versi poetici:
« Su i limiti schiusi, su i troni distrutti
piantiamo i comuni tre nostri color!
Il verde la speme tant’anni pasciuta,
il rosso la gioia d’averla compiuta,
il bianco la fede fraterna d’amor. »
(Giovanni Berchet, All’armi all’armi!, 1831)
Verde: per la speranza;
Bianco: per la fede;
Rosso: per la carità (amore).
L’azzurro
Anche il colore azzurro è considerato simbolo della nazione italiana.
L’origine del colore azzurro (blu Savoia) sembra risalga al 20 giugno 1366,
quando il Conte Amedeo VI di Savoia, partendo per una crociata, voluta da
papa Urbano V, in aiuto di suo cugino di parte materna, l’Imperatore bizantino Giovanni V Paleologo, volle che sulla sua nave, ammiraglia di una flotta
di 17 navi e 2000 uomini, un galera veneziana, sventolasse accanto allo stendardo rosso-crociato in argento dei Savoia, uno scialle azzurro. Da quel periodo gli ufficiali portarono annodata in vita una fascia o sciarpa azzurra. Tale
uso venne reso obbligatorio per tutti gli ufficiali nel 1572 dal duca Emanuele Filiberto di Savoia. Attraverso diverse modifiche
nel corso dei secoli divenne la principale insegna di grado dell’ufficiale.
La sciarpa azzurra è ancora oggi simbolo distintivo degli ufficiali delle Forze Armate italiane, mentre il colore azzurro contraddistingue gli atleti italiani nelle competizioni sportive internazionali.
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Lo stemma del Regno dItalia
Lo stemma (detto anche arma o blasone) del regno d’Italia consiste nella croce sabauda (di sfondo rosso con la croce argento). Esso fu definito per la prima volta con una deliberazione della Consulta Araldica del 4 maggio 1870.
Definizione ufficiale:
«di rosso alla croce d’argento; lo scudo cimato da elmo Reale ornato di svolazzi d’oro e d’azzurro, coronato di corona Reale,
sormontata da una croce trifogliata d’oro, attorniato dal Collare del Supremo Ordine della SS. Annunziata, movente dagli
angoli superiori dello scudo; ed interiormente a questo Collare, dalla fascia della Gran Croce dell’Ordine dei SS. Maurizio
e Lazzaro, più, entro questa fascia, dalle altre due delle Gran Croci degli Ordini, militare di Savoia e della Corona d’Italia,
moventi, la prima dalla metà del fianco destro, l’altra dalla metà del fianco sinistro dello scudo, ciascuna colla gran croce
rispettiva, pendente sotto lo scudo, a metà della distanza tra la punta ed il fianco laterale, e congiungentisi, le fasce, sotto la
punta dello scudo stesso; dalla quale esce ancora la Croce dell’Ordine Civile di Savoia appesa al suo nastro, questo, attraversante sulle fasce degli ultimi due ordini, il tutto al naturale; sostenuto da due leoni al naturale, controrampanti, affrontati,
colla testa volta all'infuori, appoggiati sopra due bastoncini d’oro, divergenti in fascia, a modo di svolazzi sottili, da un terzo
della punta dello scudo, essi leoni tenenti cadauno un guidone Reale Italiano, a lungo fusto, svolazzante all’infuori; il tutto
attraversante sovra un manto di porpora sparso di rose, e di nodi di Savoia d’oro, appannato d’armellini, movente dall’elmo
reale; l’intero stemma sotto un padiglione di velluto azzurro, soppannato di raso bianco frangiato d’oro, la frangia attaccata
ad un gallone caricato di croci scorciate e di nodi di Savoia alternati; esso padiglione a colmo d’oro, sormontato da una stella d’argento, raggiante d’oro; la base del colmo accostata dalla sommità dei guidoni, fustati d’oro, tenuti dai leoni, e che sono
interzati in palo di verde, di bianco e di rosso, il bianco caricato in cuore di uno scudetto di rosso alla croce bianca, bordato
di un sottilissimo filetto di azzurro».
Dal 1948 è stato sostituito dall’emblema della Repubblica Italiana.
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