CRESCERE AL SUD
Scheda di lavoro n.3
COMUNITA’ EDUCANTE
Dal punto di vista dei rendimenti scolastici, sebbene in generale i dati relativi al Rapporto nazionale
PISA 2009 presentino un miglioramento dell’Italia rispetto al 2006 (aumento del punteggio medio,
diminuzione alunni low performers e aumento dei top performers) si conferma il divario tra Nord e
Sud.
Frequentare una scuola al Nord offre un vantaggio considerevole rispetto agli studenti delle scuole del
Mezzogiorno: 68 punti OCSE-PISA - come se gli studenti del Sud fossero in ritardo di un anno e
mezzo nei loro percorsi scolastici rispetto ai loro coetanei del Nord.
Una situazione di iniquità evidente – a fronte di un sistema scolastico ad oggi ancora molto unitario –
che presenta a sua volta differenziazioni all’interno dello stesso Mezzogiorno fino a delineare due Sud,
con Calabria, Campania e Sicilia che restano indietro, e con ulteriori forti disparità tra scuole all’interno
della stessa Regione.
Dal punto di vista delle risorse nel 2008 l’Italia ha speso il 4,8% del PIL per l’istruzione, ovvero 1,3
punti percentuali in meno rispetto al totale OCSE del 6,1% (posizionandosi al 29 posto su 34 Paesi).
Se guardiamo il dato della spesa per studente l’Italia è nel suo complesso sopra la media OCSE: 8.671
US$ contro la media di 7.153 per uno studente delle elementari e 9.315 US$ contro una media di 8.972
per uno studente di secondaria inferiore e superiore.
Il d.p.r. 233/1998 sul dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche ha portato in un
decennio alla soppressione di circa 1.900 istituzioni scolastiche, passate da 12.700 del 1998 alle 10.800
del 2008 e, nello stesso periodo, i plessi scolastici sono passati da 43.000 a 42.000 (-2%) con una
contrazione più marcata al Sud (-9%).
Per l’insieme delle scuole primarie e secondarie la media nazionale della dimensione dei plessi era di
232 studenti per plesso. Le Regioni con le dimensioni minori dei plessi sono quelle con la minore
densità di popolazione e con la morfologia più complessa. Dove le scuole sono più piccole anche le
classi risultano essere più piccole e la spesa per studente quindi maggiore.
Il tempo pieno continua a crescere, circa mezzo punto percentuale l’anno, ed ha raggiunto il 25% del
totale, circa una classe a tempo pieno su 4 per 700 mila alunni interessati. L’aumento è generale per
tutte le regioni del Paese, ma si mantiene inalterato il dislivello di servizio sul territorio.
Nel 2008 nel Nord-Ovest le classi a tempo pieno hanno raggiunto il 42,6%, il valore della Lombardia è
pari al 43,4% . Nel Centro si ha il 35,3% con il Lazio al 40,8%. Il Nord Est è al 25,9% ma l’Emilia
Romagna tocca il 40,9%.
Il livello di servizi si abbassa in maniera notevole spostandosi nel Meridione con le regioni del Sud che
si attestano complessivamente all’8,6% e le Isole al 7,1%.
La Campania non va oltre il 5,4% di classi a tempo pieno che corrisponde a 900 su un totale di 16.500;
la Puglia ne ha il 4% ossia 413 classi a tempo pieno su un totale di 10.370.
La Sicilia con il suo 3,8% è in controtendenza in quanto rispetto al 2006 la regione ha effettuato un
passo indietro, infatti allora le classi a tempo pieno erano 544, ora sono scese a 529 su un totale di
13.769.
La dispersione scolastica a fine ciclo al Sud (Campania, Basilicata, Calabria, Puglia) continua ad essere
elevatissima: non arriva al diploma il 30,3% degli studenti iscritti nei 5 anni precedenti (dati 2010).
Come paese l’Italia ha la percentuale più alta a livello europeo di NEET (giovani tra i 15 e i 29 anni
Not in Education, Employment or Training) con il 19,2%. La penisola viene divisa dai dati ISTAT
in 4 fasce sulla base dei valori percentuali per regione relativi ai NEET: fino a 15,0 ( Bolzano, Trento,
Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Valle D’Aosta) da 15,1 a 21,2
(Lombardia, Umbria, Marche, Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise) da 21,3 a 30,3 (Basilicata, Sardegna,
Puglia, Calabria) e oltre il 30,4 (Sicilia, Campania).
In particolare il dato a livello regionale fotografa un Sud con i seguenti valori: Campania 33,5%,
Puglia 28,6%, Basilicata 24,3%, Calabria 28,8%, Sicilia 33,0% e Sardegna 28,0%. La quota dei
giovani NEET del Piemonte invece è 16,6% , quello della Lombardia 15,1% ed il Lazio 17,3%.
Infine qualche dato su asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia. A livello nazionale solo un
bambino su 10 tra gli 0 e i 3 anni frequenta un nido. Nel Sud la percentuale è 4 volte inferiore e
raggiunge livelli minimi in Calabria e Campania, dove il nido pubblico è una possibilità per 2
bambini ogni 100.
Lo squilibrio Nord-Sud è confermato dal divario della copertura territoriale del servizio: mentre nel
Mezzogiorno è presente 1 asilo in uno/due comuni ogni 10, in Emilia Romagna i comuni che
ospitano un nido sono 8 su 10, con una copertura che al Nord varia tra il 60 e l’80%.
Anche nel campo della spesa il divario è alto: i comuni del Lazio investono nei nidi oltre 200 milioni di
euro, quelli dell’Emilia Romagna 177, i comuni campani si fermano a 27 e quelli calabresi a 3.
Anche per quanto riguarda i servizi integrativi i numeri non cambiano: nella fascia tra 0 e 2 anni nelle
regioni del Sud meno di 1 bambino ogni 100 fruisce di tali servizi (in Sicilia e Basilicata addirittura
uno ogni mille).
I dati citati sono riportati da:
2° Rapporto sulla qualità nella scuola, a cura di Tuttoscuola, che copre il periodo 2007-2010. Il rapporto a sua volta si basa
sulle rilevazioni ufficiali svolte dal MIUR, dal Ministero degli Interni, dall’ISTAT e dagli INVALSI.
NoiItalia 100 statistiche per capire il paese in cui viviamo, 2011
Rapporto sulla scuola in Italia, 2010 della Fondazione Giovanni Agnelli
Rapporto Istat, 2008
Rapporto OCSE, Education at Glance 2011
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