PROGETTO DI PROMOZIONE DELLA SALUTE NELL’ASL8 – Regione Piemonte TITOLO EDUCAZIONE SANITARIA E PREVENZIONE DELLE INTOSSICAZIONI DA FUNGHI EPIGEI NELL’ASL 8 DEFINIZIONE DI PROBLEMA DI SALUTE Solo una piccola parte delle numerosissime specie fungine è tossica, pur tuttavia ogni anno si rilevano in Italia numerosi casi di intossicazioni, anche mortali (1). In base al periodo di tempo che intercorre tra l’ingestione del pasto di funghi e la comparsa dei primi sintomi di malattia, le intossicazioni vengono suddivise in “sindromi a breve latenza” da pochi minuti fino ad un massimo di 4-6 ore e “sindromi a lunga latenza” da 6 a 24 ore od oltre (2). Le sindromi a breve latenza sono causate da funghi con modesta tossicità d’organo e quasi nulla mortalità, con la manifestazione di una sintomatologia gastroenterica, caratterizzata da nausea e ripetuti episodi di vomito e diarrea; ben diversa è l’intossicazione da funghi che sono responsabili di sindromi a lunga latenza, che sono associati ad una più alta incidenza di mortalità. I sintomi delle sindromi a lunga latenza inizialmente possono simulare una gastroenterite di tipo influenzale, così che il paziente e lo stesso medico curante sottovalutano il rischio, e si ricorre all’ospedalizzazione ed alla cura tardivamente, compromettendo a volte in maniera irreparabile lo stato di salute (1). Data la rilevanza e la potenziale gravità del problema, le linee guida della Regione Piemonte per l’indagine e sorveglianza delle malattie a trasmissione alimentare identificano anche un solo caso di intossicazione da funghi come focolaio epidemico (3). IL PROBLEMA DI SALUTE SULLA STORIA NATURALE Nell’anno 2005 il Sistema di sorveglianza delle Malattie Trasmesse da Alimenti (MTA) della Regione Piemonte ha registrato un notevole incremento delle intossicazioni e delle intolleranze determinate dall’ingestione di funghi; in particolare si sono verificati: 40 episodi; 68 intossicazioni/intolleranze; 62 ricoveri. L’abbondante crescita fungina dell’autunno 2005, determinata dalle peculiari e ideali condizioni microclimatiche, ha favorito la raccolta di funghi da parte dei privati. Purtroppo si è registrato un aumento degli episodi (40 episodi rispetto ai 28 del 2004) nonostante l’impegno dei SIAN nella consulenza ai raccoglitori privati (2.856 interventi rispetto ai 1.237 del 2004), che viene effettuata a titolo gratuito. Tutti i casi registrati sono riconducibili a materiale raccolto da raccoglitori privati, mentre non si è evidenziato alcun caso riconducibile a funghi provenienti dalla commercializzazione. 1 Dalla scheda di seguito riportata, desunta dal Sistema di Sorveglianza MTA e dal Sistema informativo SIAN, si evidenzia quanto segue: - gli interventi effettuati dai micologi dei Centri Micologici delle ASL riportano, oltre alla descrizione dei casi di intossicazione, anche la specie fungina che ha provocato l’avvelenamento al fine di visualizzare la distribuzione degli interventi nel territorio regionale e per valutare l’incidenza delle varie specie fungine nelle intossicazioni da funghi; - si rilevano, a differenza degli anni scorsi, diversi casi di intossicazione grave dovute al consumo di specie fungine potenzialmente mortali, quali Amanita phalloides (3 casi), funghi lepiota della specie helveola (2 casi) che hanno comportato il ricovero nel Dipartimento Emergenza ed Area Critica (DEA) senza fortunatamente avere esito infausto; - si rilevano alcuni casi di intossicazione dovute al consumo di specie fungine velenose ma non mortali; 3 casi da Entoloma lividum, 2 casi da Amanita pantherina e Omphalotus olearius, 1 caso da Amanita muscaria, Paxillus involutus, Agaricus xanthoderma e da Hypholoma fasciculare; - due casi di intossicazione sono stati provocati da Clitocybe nebularis, specie consumata tradizionalmente solo in alcune Regioni italiane e ritenuta non commestibile dalla corrente bibliografia micologica in seguito a numerose segnalazioni di intossicazioni; - quattro casi sono stati causati da consumo di Armillaria mellea (specie fungina considerata commestibile e ammessa alla vendita); tale specie è edibile solo se consumata dopo una adeguata e completa cottura; - altri casi sono stati determinati dal consumo di funghi commestibili quali Boletus edulis, Leccinum spp., Amanita caesarea, Cantarellus cibarius, Macrolepiota procera, Macrolepiota rachodes; l’intossicazione in questi casi può essere stata dovuta ad un eccesso del consumo, ad una intolleranza individuale o ad una inadeguata cottura. Tabella 1 – Riepilogo attività micologica nella Regione Piemonte. Anni 2000 - 2005 2000 N° di interventi per consulenza raccoglitori 2001 2002 2003 2004 2005 1.856 1.063 1.409 828 1.237 2.856 N°di interventi per sospetta intossicazione da funghi 31 20 15 28 34 89 N°di episodi di intossicazione da funghi verificatesi nel territorio di competenza 54 35 28 22 28 40 N°di persone coinvolte 92 73 48 39 49 68 Fonte: Relazione sull’attività svolta dai Servizi di Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN) Anno 2005: “I Centri Micologici” pag. 139 - Regione Piemonte – Assessorato Tutela della Salute e Sanità – Direzione Sanità Pubblica – Settore Igiene e Sanità Pubblica (4) 2 I FATTORI CONDIZIONANTI I COMPORTAMENTI INDIVIDUALI ED ORGANIZZATIVI (DIAGNOSI EDUCATIVA ED ORGANIZZATIVA) L’organizzazione del modello di L. W. Green (1999), prevede la descrizione dei determinanti della salute, ovvero l’insieme di elementi in grado di determinare uno specifico comportamento problematico, individuale e/o organizzativo, e le condizioni del vivere (ambienti) che lo producono. Il modello di progettazione Precede/Proceed trova la sua fase principale, e più originale, nella Fase IV - diagnosi educativa ed organizzativa. Infatti in questa fase vengono identificati i determinanti che devono essere modificati per iniziare a sostenere il processo di cambiamento comportamentale ed ambientale: essi diventeranno i bersagli o meglio gli obiettivi a breve termine dell’intervento. Essi saranno completamente in mano agli operatori che promuovono l’intervento con la realizzazione del programma delle attività per modificarli, e con la valutazione del loro cambiamento. In tale fase sono identificate tre categorie di determinanti: predisponesti, abilitanti e rinforzanti, che influiscono sul comportamento individuale o collettivo, ciascuna delle quali esercita un diverso tipo di influenza secondo lo schema raffigurato nella figura n°1: Determinanti predisponenti conoscenze credenze valori atteggiamenti auto-efficacia percezione Determinanti abilitanti disponibilità di risorse per la salute accessibilità risorse leggi impegno istituzioni skill correlati alla salute Determinanti rinforzanti famiglia gruppo dei pari insegnanti datori di lavoro operatori sanitari politici governanti Comportamento specifico di individui o organizzazioni Salute Ambiente (condizioni del vivere) Figura n°1: Fase IV - diagnosi educativa ed organizzativa del modello Precede – Proceed (L. W. Green, 1999). 3 Questi determinanti, possono essere positivi o negativi rispetto al comportamento problematico identificato, ed è evidente come l’intervento debba lavorare nel rinforzare i determinanti positivi e rimuovere quelli negativi. Essi andranno quindi identificati con molta attenzione e chiarezza. I Determinanti predisponenti, precedono l’assunzione di un comportamento e forniscono l’impulso iniziale e la motivazione che sottostanno l’assunzione di un comportamento. Essi includono le conoscenze, le credenze, i valori, gli atteggiamenti, il senso di auto-efficacia ed hanno attinenza con la motivazione di un singolo individuo, di un gruppo e di una organizzazione ad agire. Rientrano per lo più nel dominio psicologico ed includono le dimensioni cognitive ed affettive del conoscere, sentire, credere, valutare e dell’avere fiducia di sé. I Determinanti abilitanti, facilitano e sostengono la motivazione che realizza l’assunzione di un comportamento e la performance di un’azione condotta da un individuo o da un’organizzazione. Essi comprendono, per esempio, la disponibilità e l’accessibilità di risorse utili alla gestione della salute di una persona o di una comunità. Includono anche le nuove abilità e competenze necessarie ad una persona, un’organizzazione o una comunità necessitano per mettere in pratica il cambiamento di un comportamento e degli ambienti di vita. Appartengono a questo ambito le dimensioni organizzative che possono condizionare un comportamento: aspetti gestionali - manageriali, aspetti operativi (professionalità e competenze, regole di funzionamento, procedure…), aspetti sociali e relazionali interni all’organizzazione in cui e con cui si interviene (scuola, ospedale, comunità…). I Determinanti rinforzanti, contribuiscono e sono di incentivo al persistere e ripetersi di un comportamento. Essi interessano il giudizio (positivo o negativo) di un determinato comportamento di un soggetto. In questa categoria vanno annoverati il supporto sociale, l’influenza dei pari, le raccomandazioni e i feed-back dei promotori dell’intervento. I determinanti rinforzanti includono anche le conseguenze fisiche di un comportamento, che possono essere distinte dal contesto sociale. Un esempio potrebbe essere il sentirsi bene (o male) dopo aver praticato dell’attività fisica. Ogni comportamento può essere spiegato con il contributo complessivo dell’influenza di questi tre ordini di determinanti. Nessun comportamento o azione è riconducibile ad una sola causa, ma ogni determinante aumenta o riduce la probabilità che un’azione si verifichi, o che un comportamento venga assunto. Ogni progetto che voglia influenzare un determinato comportamento deve considerare tutte e tre le posizioni dei determinanti. Per esempio: un intervento prevalentemente comunicativo - informativo che voglia aumentare la consapevolezza, l’interesse e la conoscenza (determinanti predisponenti), qualora non consideri i fattori abilitanti e rinforzanti, molto probabilmente non raggiungerà il suo obiettivo se non in quella ristretta fascia di popolazione che può facilmente accedere a risorse e ricompense (generalmente le persone socialmente avvantaggiate). La classificazione dei determinanti predisponenti, abilitanti e rinforzanti che causano i comportamenti facilita dunque l’individuazione dei tipi di intervento di educazione e promozione della salute che possono essere utilizzati. Interventi rivolti direttamente alla popolazione bersaglio, per consolidare i determinanti predisponenti; interventi di organizzazione sociale, interventi politici e formazione professionale per consolidare i determinanti abilitanti; interventi indiretti mirati ai genitori, gli insegnanti, i pari ed altri per dar forza ai determinanti rinforzanti. 4 Attraverso la diagnosi educativa ed organizzativa si identifica la prevalenza dei determinanti che possono interagire tra loro e si analizza la loro specificità ed interrelazione, che è contesto specifica della realtà locale in cui si svilupperà l’intervento. I determinanti contesto - specifici selezionati da questo processo costituiscono la base non solo per definire gli obiettivi, educativi ed organizzativi, del progetto di intervento ma anche per selezionare i modelli teorici, gli strumenti e i materiali più congruenti ed appropriati per realizzare il progetto stesso. Se un intervento è ben disegnato e realizzato con buona pratica, è alta la probabilità che gli obiettivi della diagnosi educativa ed organizzativa siano raggiunti e che, conseguentemente, i comportamenti e gli ambienti siano modulati o modificati dall’intervento. La lista dei determinanti darà la possibilità all’operatore che progetta di non perdere quelli che si considerano cruciali per il comportamento analizzato. Per la sua compilazione l’operatore che progetta non solo deve saper interpretare ed usare, alla sua scrivania, i dati e le informazioni reperibili a livello locale in documenti, relazioni, ricerche, ma deve anche uscire ed intervistare i destinatari, gli interessati e i promotori dell’intervento stesso attraverso tecniche qualitative di consultazione. Poiché non tutte le cause determinanti possono essere affrontate contemporaneamente, è necessario prendere delle decisioni su quali determinanti possono dar luogo agli obiettivi di cambiamento dell’intervento e in quale ordine. I criteri fondamentali che possono essere usati per la selezione sono l’importanza e la modificabilità. Anche questo processo deve essere possibilmente realizzato non solo con scelte tecniche e metodologiche appropriate da parte dell’operatore, ma anche con modalità partecipative tra operatori che progettano, destinatari dell’intervento e promotori e sostenitori del progetto (5). Nel contesto considerato il comportamento a rischio dei raccoglitori di funghi epigei, si identifica sostanzialmente nella errata consapevolezza di affidarsi esclusivamente alle proprie conoscenze di “raccoglitore esperto”, invece di acquisire la giusta consapevolezza che porta a non affidarsi esclusivamente alle proprie conoscenze ma a rivolgersi all’ispettorato micologico dell’ASL 8 che fornisce una consulenza gratuita. Questo comportamento, nella maggior parte dei casi, è sufficiente a prevenire i casi di intossicazione da funghi epigei dovute a specie non commestibili. L’indagine epidemiologica che ha riguardato due precisi nuclei familiari, condotta sui quattro casi gravi ricoverati presso l’Ospedale di Moncalieri nel 2006 (ricordiamo che uno degli intossicati è deceduto), ha evidenziato come i “raccoglitori di funghi”, intervistati pur essendo a conoscenza della presenza e della disponibilità dell’ispettorato micologico dell’ASL 8 non l’abbiano consultato. Per quanto sopra esposto e dall’esperienza maturata anche nella recente campagna di informazione sull’argomento, culminata con un incontro pubblico inserito in un più vasto progetto definito “I Giovedì Della Tavola,”possiamo definire i seguenti determinanti: Determinanti predisponenti: - insufficiente percezione del potenziale pericolo rappresentato dall’errata consapevolezza di affidarsi unicamente alla propria “conoscenza” ed “esperienza” di raccoglitore, delegando ad essa la propria salute e quella dei propri familiari. In questo ambito sono molto forti le credenze popolari. - carente conoscenza della micologia; 5 -ingiustificata sottovalutazione delle severe conseguenze a cui il raccoglitore può esporre se stesso ed i familiari, scegliendo di non consultare l’Ispettorato micologico pur avendo l’informazione della sua esistenza; I Determinanti abilitanti: -presenza nella nostra ASL, da alcuni anni, di un gruppo strutturato di esperti micologi che intervengono sul riconoscimento e conseguente eliminazione delle specie fungine non commestibili. -presenza di ambienti facilmente raggiungibili e identificabili presso le sedi del SIAN dei quattro distretti sanitari della asl8 dove i micologi svolgono la loro attività di controllo. I Determinanti rinforzanti: - capacità di disseminazione della informazione corretta e facilmente fruibile dai raccoglitori. DISCUSSIONE ED APPLICAZIONE DI BUONA PRATICA E PROVE DI EFFICACIA (TRASFERIBILITA’ DI PROVE DI EFFICACIA DISPONIBILI E ESEMPI DI BUONA PRATICA) Il modello Precede – Procede, che si è scelto di seguire per la pianificazione e la progettazione, si fonda su due assunti: • la salute è un processo multidimensionale e multipli sono i determinanti ovvero i fattori che la influenzano; • l’approccio di chi lavora per promuovere la salute è di conseguenza multidimensionale e multidisciplinare. Il termine Precede è un verbo inglese (to precede) che equivale all’italiano “precedere”, e che nel modello indica le fasi da I a V che precedono l’intervento di promozione alla salute che si realizza tra le fasi V e VI. Il termine Proceed è un altro verbo inglese (to proceed) il cui significato in italiano è “procedere”, ma anche “fare”, “agire”. Questo termine racchiude in sé ed evoca un’idea dinamica, processuale, di movimento e azione. Nel modello corrisponde alle Fasi da VI a IX che però, si noti, non sono successive all’intervento, ma anch’esse lo precedono, come risulterà evidente dalla successiva analisi delle singole fasi. La contrapposizione tra i termini Precede/Proceed è quindi una contrapposizione dialettica: come si vede dallo schema, ciascuna fase “diagnostica” dialoga con la corrispondente fase “valutativa”, tenendo conto anche delle fasi precedenti e seguenti ad essa, non dopo la realizzazione dell’intervento, ma prima, durante e dopo. In quanto dialettica, infatti, la relazione fra le singole fasi non obbedisce ad una rigida determinazione causale (prima/dopo, causa/effetto) ma si riconduce ad una dinamica prettamente interattiva. Ecco una sintesi delle principali caratteristiche di ognuna delle 9 fasi che costituiscono il modello P/P raffrontando la fase di diagnosi con quella di valutazione (figura 2). Innanzitutto, essendo il P/P un modello di “progettazione - valutazione”, occorre soffermarsi su cosa si intenda per valutazione o, per meglio dire, su quale sia l’oggetto da valutare. La prima domanda che ci poniamo è dunque cosa si intenda effettivamente valutare con questo strumento. Questo punto è cruciale e deve essere sgombro da ogni dubbio: come modello di analisi e ricerca, il P/P è uno strumento qualitativo e 6 non solo quantitativo. In quanto tale è uno strumento che mira alla verifica dei risultati dell’intervento, ma anche alla valutazione dell’intervento stesso.. Nel caso specifico, per esempio, i dati epidemiologici sulle intossicazioni confrontati nel medio e lungo periodo, devono essere considerati collegandoli a quelli ricavati dai determinanti che agiscono sui comportamenti nel breve e medio periodo. Possiamo allora rispondere alla nostra domanda: ciò che è valutato grazie al P/P è sia l’intervento in quanto tale sia i suoi esiti. Certo, l’opportunità di disporre di dati epidemiologici, così come la scelta di criteri quantitativi per valutare i cambiamenti, non sono trascurati nel modello (cfr. Diagnosi epidemiologica - Fase II; Valutazione di risultato / outcome - Fase IX), ma non sono il modello: ne costituiscono semmai una parte, che concorre, insieme alle altre, alla valutazione/ottimizzazione dell’intervento. Possiamo così rispondere alla nostra seconda domanda. Con valutazione si intende non soppesare o valutare l’intervento dopo che sia avvenuto, ma creare le condizioni, attraverso un complesso dialogo di diagnosi e valutazioni, perché già in fase progettuale esso possa essere indirizzato allo scopo prefissato (il risultato atteso). Nel modello P/P, insomma, progettare è già valutare. Proprio l’aver fatto riferimento al risultato atteso ci consente di dire l’ultima cosa importante prima di passare alla descrizione dettagliata del modello. Il tipo di inferenza che contraddistingue il modello P/P è la deduzione. Come forse è noto, la deduzione è quell’inferenza che parte da un assunto generale e ne inferisce (deduce) le necessarie implicazioni particolari. Insieme all’induzione, che al contrario parte da eventi particolari per inferire (indurre) un assunto generale che li spieghi, è la protagonista assoluta del ragionamento diagnostico. Il ragionamento diagnostico è pratica assai più comune e quotidiana di quanto si pensi, e non è affatto prerogativa della medicina, come il termine “diagnosi” può forse far pensare, tuttavia un esempio preso da questa disciplina può risultare chiarificatore. Supponiamo che un medico abbia a che fare con un paziente che presenti i seguenti sintomi: febbre alta e tosse persistente. Da questi dati il medico induce una “teoria” che sia in grado di spiegarli: si potrebbe trattare di broncopolmonite. A questo punto il medico può continuare nel suo ragionamento diagnostico facendo ricorso alla deduzione. Dalla “teoria” generale (in questo caso l’ipotesi di broncopolmonite) può dedurre un dato particolare: se un paziente è affetto da broncopolmonite allora deve presentare un elevato numero di globuli bianchi. Adesso il medico può verificare questa ipotesi, ed eventualmente avvalorare o scartare l’ipotesi formulata, la diagnosi fatta precedentemente. E’ importante considerare questo aspetto, perché la modalità adottata nel modello è proprio di tipo deduttivo, anche se occorre capire bene quali sono gli oggetti coinvolti nella deduzione. Nel nostro caso la “teoria”, l’assunto generale da cui si parte, non è uno stato di cose ma il risultato atteso dall’intervento, e i “dati” che si deducono sono tutte le caratteristiche che ci consentono di giungere a tale risultato. Dunque l’analisi deve procedere iniziando dalla fine, ovvero analizzando la “qualità della vita” intesa non solo come quella attuale, effettiva del contesto in cui si agisce, ma anche come quella attesa, come lo scopo che si vuole ottenere. Torna qui, naturalmente, l’importanza di definire con chiarezza gli obiettivi di ogni intervento di promozione alla salute. Si tratta dunque di partire dal risultato di salute atteso: EVITARE LE INTOSSICAZIONI DA FUNGHI – attraverso il risultato di processo che è rappresentato dall’aumento delle consulenze micologiche e da un più corretto utilizzo del servizio messo a disposizione della comunità. 7 Modello Precede/Proceed Precede (Precedere) = Fase di DIAGNOSI V FASE IV FASE III FASE II FASE DIAGNOSI AMMINISTRATIVA E POLITICA DIAGNOSI EDUCATIVA E ORGANIZZATIVA DIAGNOSI DEI COMPORTAMENTI E DELL’AMBIENTE DIAGNOSI EPIDEMIOLOGICA Promozione della salute Determinanti predisponenti I FASE DIAGNOSI SOCIALE Comportamenti e stili di vita Educazione alla salute Determinanti abilitanti Definizione piano e politiche d’intervento Determinanti rinforzanti Salute Qualità della vita Ambiente IMPLEMENTAZIONE DELL’INTERVENTO VALUTAZIONE DI PROCESSO VALUTAZIONE DI IMPATTO VALUTAZIONE VI FASE VII FASE VIII FASE IX FASE DI RISULTATO Proceed (Procedere, Agire) = Fase di VALUTAZIONE Figura n°2: Modificato da L. W. Green, 1999. Diagnosi epidemiologica (Fase II); Valutazione di risultato/outcome (Fase IX). Fase II - Questa fase si propone di identificare specifici obiettivi o problemi di salute (es.: A.I.D.S., malattie sessualmente trasmesse…) che possano contribuire a chiarire il quadro delineato nella fase precedente. Utilizzando le fonti di dati già disponibili o informazioni raccolte ad hoc, l’operatore che progetta rileva i principali problemi di salute. Si possono così individuare i problemi di salute aggredibili attraverso risorse educative ed organizzative. Fase IX - Le fasi diagnostiche I e II sono strettamente collegate tra loro e sono già un momento propedeutico alla riflessione sulla valutazione dei risultati degli interventi. Infatti, l’operazione di ricognizione e sondaggio permettere di far esprimere i bisogni, le aspettative e i desideri che la popolazione coinvolta nell’intervento ripone rispetto alla propria qualità della vita e alla propria salute. Questo è il primo passo per mettere a fuoco, in forma partecipata, gli attesi di cambiamenti (ciò che si attende il nostro intervento possa cambiare) e individuare i possibili criteri per misurare e integrare i dati di tipo quantitativo e qualitativo forniti da ricerche e relazioni sullo stato di salute. Si tratta di accedere, ove ve ne siano, ai dati che 8 consentano di misurare lo stato di salute della popolazione di riferimento. Come già accennato, questi dati concorrono a “valutare” (nel senso che abbiamo dato a questo termine) l’intervento nella sua globalità (5). I MODELLI TEORICI DI CAMBIAMENTO DEI COMPORTAMENTI Marketing sociale (5) Il concetto di marketing sociale è stato introdotto per la prima volta nel 1971 da Kotler P. e da Zaltma G.(6) e può essere definito come "l'utilizzo di tecniche e principi del marketing per influenzare un gruppo target ad accettare, rifiutare, modificare o abbandonare in maniera volontaria un certo comportamento allo scopo di conseguire un beneficio per i singoli, i gruppi o l'intera società (6). Il marketing per la salute è uno strumento innovativo, in cui le tecniche del marketing tradizionale vengono applicate alla promozione della salute. Così come il marketing d'impresa è finalizzato ad aumentare le vendite di un certo prodotto (beni e servizi) a scapito dei concorrenti, scopo del marketing per la salute è di facilitare l'adozione di stili di vita corretti, inducendo l'abbandono di comportamenti nocivi. Fondamentale nel marketing per la salute è la ricerca e l'utilizzo di strategie differenziate, cioè modulate sulla base delle caratteristiche dei destinatari (target), allo scopo di realizzare interventi realmente efficaci nell'orientare i comportamenti. Nel marketing per la salute si distinguono tre fasi:llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll - marketing analitico: tramite la raccolta e l'elaborazione di dati oggettivi (contesto ambientale, socioeconomico e sanitario) e soggettivi (percezioni e preferenze dei cittadini in merito al loro stato di salute ed ai fattori che lo influenzano), fornisce le informazioni sullo stato di salute della comunità, necessarie per la pianificazione delle fasi successive. ------------------------------------------------ - marketing strategico: grazie al supporto informativo del marketing analitico, individua e definisce gli obiettivi prioritari di salute e le azioni generali. llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll Una delle attività principali di questa fase è la segmentazione di tutto il mercato in gruppi omogenei sulla base di caratteristiche comportamentali, demografiche, epidemiologiche, socioeconomiche …, ritenute rilevanti. Questo consente poi di mettere in atto strategie mirate e specifiche per ogni singolo gruppo e di effettuare la targetizzazione o prioritizzazione, cioè l'individuazione dei gruppi più bisognosi in cui è prioritario effettuare l'intervento educativo. llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll Il marketing strategico comprende infine il posizionamento: sulla base delle caratteristiche ritenuti più influenti per orientare i comportamenti di quel determinato gruppo target, vengono definiti il prodotto (in questo caso l'intervento educativo) e la sua posizione sul mercato in rapporto ai concorrenti. L'obiettivo è di creare "differenze percepibili" dai destinatari, creando in tal modo un vantaggio competitivo di quell'intervento, che promuove un certo stile di vita corretto, rispetto a comportamenti nocivi. Nella definizione delle strategie di promozione della salute più adeguata allo specifico target, è importante considerare i quattro elementi costitutivi del marketing mix: prodotto, prezzo, comunicazione e dislocazione (accessibilità). In merito al prezzo, è importante considerare oltre ad eventuali costi economici, anche quelli psicologici (ad es. smettere di fumare potrebbe richiedere grossi sforzi psicologici). mmmmmmmmmmmm 9 Nel marketing per la salute, fondamentale è il ruolo strategico della comunicazione che, differenziandosi profondamente dalle attività pubblicitarie del marketing tradizionale, non è solo comunicazione del rischio, perché la conoscenza della nocività di una certa abitudine da sola non basta ad indurre un cambiamento comportamentale. - marketing operativo: è la fase attuativa, in cui, coerentemente con gli obiettivi e le linee strategiche precedentemente definite, vengono realizzati concretamente gli interventi di promozione della salute. I tradizionali cicli di vita del prodotto e di adozione dello stesso da parte degli utenti, tradizionalmente utilizzati dal marketing tradizionale, possono essere applicati anche agli interventi di promozione della salute, in cui è possibile distinguere le quattro fasi di introduzione, sviluppo, maturità e declino. Nel marketing per la salute, infine, è importante la valutazione, sia in itinere sia al termine, dei risultati di salute conseguiti dalle attività realizzate, per la pianificazione dei successivi interventi (7) GLI OBIETTIVI EDUCATIVI ED ORGANIZZATIVI (GERARCHIA DI OBIETTIVI CONGRUENTI CON LA DIAGNOSI EDUCATIVA ED ORGANIZZATIVA) gerarchia Fattore comportamentale Fattore predisponente Risultato diagnosi/osservato Obiettivo atteso Inadeguatezza nel corretto approccio nella raccolta e Aumento dei comportamenti corretti nell’approccio alla consumo dei funghi epigei. 1. Insufficiente percezione raccolta e consumo dei funghi epigei. del potenziale pericolo 1. Migliorare la consapevolezza dei potenziali rischi e rappresentato dall’errata consapevolezza di affidarsi abbandonare unicamente alla propria “conoscenza” ed “esperienza” di pericolose; raccoglitore di funghi, delegando ad essa la propria credenze e comportamenti/abitudini 2. Aumentare le conoscenze sulla micologia; salute e quella dei propri familiari;presenza di credenze 3. Aumentare e abitudini pericolose. la consapevolezza dell’utilità della consultazione dell’Ispettorato micologico. 2. Carente conoscenza della micologia; 3. Sottovalutazione delle severe conseguenze a cui il raccoglitore può esporre se stesso ed i familiari, scegliendo di non consultare l’Ispettorato micologico pur avendo l’informazione della sua esistenza. Fattore abilitante 1 presenza nella nostra asl, da alcuni anni, di un gruppo 1 mantenimento del servizio presente strutturato di esperti micologi che intervengono sul riconoscimento e conseguente eliminazione delle specie fungine non commestibili. 2-presenza di ambienti 1. Miglioramento della segnaletica. facilmente raggiungibili e identificabili presso le sedi del SIAN dei quattro distretti; Fattore rinforzante 1. Attiva disseminazione sull’argomento. delle informazioni corrette 1.Capillare presenza di materiale informativo territorio ella asl8. 10 nel GRUPPO DI PROGETTO Personale compito servizio Dott. Claudio Maggi, Direttore S.C. IAN Progettazione/coordinamento attività S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione Dott.ssa Lucia Albano, dirigente medico Progettazione Educazione Sanitaria e Promozione della Salute Dott.ssa Margherita Gulino, dirigente medico Progettazione S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione Gruppo Micologia S.C. IAN: Progettazione S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione Dott. Ugo Tanti, dirigente medico Progettazione S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione Sig.ra Anna Aldrighetti, assistente sanitaria Progettazione S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione Dott. Gerardantonio Coppola, direttore - Progettazione S.C. Comunicazione e Qualità Dott.ssa Rosamery Ciprioti, dirigente medico Progettazione S.C. Igiene e Sanità Pubblica Dott. Marino Balma, coordinatore dei micologi; Sig. Ezio Stecich, ispettore micologo Sig. Battista Pruneddu, ispettore micologo STRUMENTI: • Aggiornamento della “Scheda di giudizio di commestibilità dei funghi epigei spontanei raccolti dall’utente” compilata dall’esperto micologo; • Elaborazione di una “Scheda di rilevazione dei comportamenti dei raccoglitori nei confronti della raccolta di funghi epigei”; • Strumenti educativo informativo: - Elaborazione del depliant informativo per il raccoglitore di funghi epigei; - Aggiornamento dell’edizione 2001 dell’opuscolo informativo “PARLIAMO I FUNGHI: conoscere per prevenire le locandine”. LE ALLEANZE PER LA SALUTE TRA GLI ATTORI INTERESSATI AL PROGETTO • • • Direzioni sanitarie ASL 8; Comuni dell’ASL 8; Circoli e associazioni di cittadini presenti sul territorio ASL 8 soprattutto in riferimento alla popolazione anziana. 11 PIANO PER LA VALUTAZIONE DI PROCESSO Chi fa Che cosa Entro quando Punto critico Strumento Indicatore processo Gruppo di progetto Verifica dei determinanti e costituzione del gruppo di lavoro Dicembre 2007 Presenza alle riunioni Verbale delle riunioni Gruppo di lavoro Verifica dei Circoli per anziani dell’ASL 8 tramite i 40 Comuni del territorio Aprile 2008 Presenza di un elenco completo Elenco Gruppo di lavoro Elaborazione degli strumenti di ricerca(questionario ad hoc per indagare i comportamenti dei raccoglitori; ecc). Aprile – Giugno 2008 Elaborazione del questionario Questionario ad hoc bozza del materiale Presenza del materiale divulgativo aggiornato e pronto per la stampa. Elaborazione ed aggiornamento degli strumenti informativi (libretto per i raccoglitori, poster, depliant informativo, ecc). Gruppo di progetto Indagine sui comportamenti di una definita popolazione nella raccolta, acquisizione e consumo dei funghi epigei spontanei Luglio – Ottobre 2008 Gruppo di progetto Elaborazione della relazione conclusiva contenente l’indagine sui comportamenti Novembre – Dicembre 2008 Presenza di dati sui comportamenti di una definita popolazione Strumenti quali/quantitativi definiti dal gruppo di progetto. Presenza della relazione conclusiva PIANO PER LA VALUTAZIONE DI IMPATTO (RISULTATO) Gerarchia Obiettivo (atteso di cambiamento) Indicatore corretto approccio nella raccolta e consumo dei funghi epigei predisponente 1. aumento della percezione del potenziale 1 e 3 Aumento del numero dei rappresentato Strumento 50% Questionario 50% Questionario Distribuzione capillare sul territorio della asl verificata durante la normale attività di vigilanza manifesto quali- e/o quantitativo comportamentale pericolo Standard dall’errata Aumento delle risposte corrette al questionario raccoglitori che accedono al servizio di controllo micologico consapevolezza di affidarsi unicamente alla propria “conoscenza” ed “esperienza” di raccoglitore di funghi, delegando ad essa la propria salute e quella dei propri familiari; 2. aumento della conoscenza della micologia; 3. aumento della consapevolezza delle 2 Aumento delle risposte corrette al severe conseguenze a cui il raccoglitore questionario può esporre se stesso ed i familiari, scegliendo di non consultare l’Ispettorato micologico pur avendo l’informazione della sua esistenza. abilitante 1. presenza nella nostra ASL, da alcuni Mantenimento/potenziamento delle anni, di un gruppo strutturato di esperti micologi che riconoscimento intervengono e sul conseguente attività del servizio eliminazione delle specie fungine non commestibili 2-presenza di ambienti facilmente raggiungibili e identificabili presso le sedi del SIAN dei quattro distretti; 12 RICADUTE DEL PROGETTO Il progetto vuole esser un contributo alla sicurezza alimentare e vuole iniziare ad indagare una popolazione di cittadini rappresentati essenzialmente da “anziani” che possono diventare dei preziosi alleati per attivare comportamenti corretti e sicuri poiché possono esser visti dalla collettività come i “depositari del sapere” su una attività ludica dove le credenze e le conoscenze di un gruppo vengono spesso tramandate da generazione in generazione. Vogliamo inoltre iniziare un percorso di conoscenza e sperimentazione della tecnica del marketing sociale per iniziare a possedere uno strumento più incisivo nella comunicazione efficace che potrà essere messo in atto anche in altri contesti e situazioni. PIANO DI COMUNICAZIONE Il piano di comunicazione sarà messo a punto dal gruppo di progetto e conterrà come elementi qualificanti anche la comunicazione dei risultati ad altri operatori sanitari e ad altre istituzioni come i comuni e associazioni, si rimanda pertanto la sua definizione a un altro momento della spirale progettuale. DOCUMENTAZIONE DEL PROGETTO I principali materiali progettuali saranno rappresentati dal progetto, dalle ridefinizioni della diagnosi educativa e dai reports della attività dal materiale prodotto e oggetto della divulgazione. GRUPPO DI LAVORO Personale Compito Servizio Dott. Claudio Maggi, Direttore S.C IAN Direzione Dott.ssa Lucia Albano, dirigente medico Supervisione Dott.ssa Margherita Gulino, dirigente medico Organizzazione della formazione e costruzione strumenti S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione Dott. Ugo Tanti, dirigente medico Organizzazione della formazione e costruzione strumenti S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione Sig.ra Anna Aldrighetti, assistente sanitaria Costruzione strumenti S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione Gruppo Micologia S.C. IAN: Costruzione e somministrazione strumenti e formazione/informazione/educazione cittadini S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione Dott. Marino Balma, coordinatore dei micologi; Sig. Ezio Stecich, ispettore micologo S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione Educazione Sanitaria e Promozione della Salute Sig. Battista Pruneddu, ispettore micologo Dott. Gerardantonio Coppola, Direttore Consulenza editoriale S.C. Comunicazione e Qualità Dott.ssa Rosamery Ciprioti, dirigente medico Costruzione e somministrazione strumenti e formazione/informazione/educazione cittadini S.C. Igiene e Sanità Pubblica Esperti psicologi e sociologi Formazione/consulenza/supervisione per i componenti del gruppo di progetto e di lavoro 13 Personale Amministrativo Sig.ra C. Avataneo Supporto amministrativo elaborazione delle indagini predisposizione documenti S.C. Igiene Alimenti e Nutrizione Sig.ra A. Della Torre Sig.ra D. Pata Sig.ra L. Piombino Sig.ra I. Saba Piano di spesa Tipologia di spesa Personale Sussidi e materiale Spese di gestione e funzionamento Totale Voci analitiche di spesa Attività formativa rivolta al pubblico; rilevazione dati; report; progettazione Materiale informativo/educativo/formativo, interventi su media Formazione e supervisione del personale coinvolto nel progetto di promozione della salute Finanziamento € 1.100,00 € 4.900,00 € 2.000,00 € 8.000,00 Il Responsabile di progetto Dott. Claudio Maggi La referente della Promozione della Salute e Educazione Sanitaria Dott.ssa Lucia Albano 14 BIBLIOGRAFIA 1. Francesca Assisi. Intossicazione da amatossine: diagnosi e terapia secondo l’esperienza del Centro Antiveleni di Milano” – In: Pagine di Micologia, periodico semestrale a carattere scientifico. Atti del 1° Convegno Internazionale di Micotossicologia – Roccella Jonica (RC) 4-5 dicembre 1998 – Settembre 1999 N°1, pag. 61-62. 2. Regione Lombardia Sanità. Manuale per la prevenzione delle intossicazioni da funghi. In: Regione Lombardia, Direzione Generale Sanità, Unità Organizzativa Prevenzione, editore –– 2001. 3. Regione Piemonte – ASL 7. Linee guida per l’indagine in casi di tossinfezione alimentare. In: MTA – Centro di riferimento regionale per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie trasmesse da alimenti – 2005. 4. Relazione sull’attività svolta dai Servizi di Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN) Anno 2005: “I Centri Micologici” pag. 139 - Regione Piemonte – Assessorato Tutela della Salute e Sanità – Direzione Sanità Pubblica – Settore Igiene e Sanità Pubblica 5. Vittorio Curzel: “Promozione della salute e marketing sociale – Il ruolo strategico e i limiti del marketing sociale e della comunicazione pubblica nella promozione della salute. Punto Omega n.5-6/2001 Provincia Autonoma di Trento – Approfondimenti “Il Marketing per la Salute” 〔http://www.ausl.mo.it/pps/approf/06/06_03.html - accesso del 8 marzo 2007〕 6. Kotler P., Zaltman G. "Social Marketing: An Approach To Planned Social Change", Journal of Marketing, 1971; 35: 3-12; 7. Kotler P., Roberto N., Lee N. Social Marketing - Improving the Quality of Life. Thousand Oaks (California), Sage Pubblications, 2002; pag. 5. m 8. Il Marketing per la Salute “Definizione glossario” 〔http://www.ausl.mo.it/pps/approf/06/06_01.html accesso del 14/03/2007〕 mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm 15