Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 LINEA GUIDA PER LA PREVENZIONE E IL CONTENIMENTO DEL “COMPLESSO DEL DISSECCAMENTO RAPIDO DELL’OLIVO (CoDiRO) E MISURE NECESSARIE PER RIDURRE LA DIFFUSIONE DELLA XYLELLA FASTIDIOSA subpecie pauca ceppo codiro ANNO 2014 Pag. 1 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 REGIONE PUGLIA Area Politiche per lo sviluppo rurale Direttore Gabriele Papa Pagliardini Servizio Agricoltura Dirigente Giuseppe D’Onghia Realizzazione a cura di Antonio Guario – Regione Puglia- Ufficio Osservatorio Fitosanitario Hanno collaborato alla realizzazione del presente opuscolo Anna Percoco - Regione Puglia- Ufficio Osservatorio Fitosanitario Donato Boscia Maria Saponari Franco Nigro Francesco Porcelli Annamaria Donghia Franco Valentini Michele Digiaro Luigi Catalano Consorzio di difesa lecce e brindisi Organizzazioni olivicoli xxxxx Organizzazioni di categoria xxxxxxxx xxx xxxx Segreteria tecnica-amministrativa Marina Massaro Tiziana Crudele Si ringraziano Dirigente UPA di lecce Ispettori fitosanitari ARIF Pag. 2 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 PREMESSA A cura dell’Assessore Nardoni Pag. 3 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 Il “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO)” e’ una grave malattia dell’olivo segnalata recentemente nella provincia di Lecce causata da organismi di diversa natura che danneggiano il legno, floema e xilema o occludendo i vasi linfatici della pianta. Sono stati, infatti, associati a tale complesso: insetti come il “Rodilegno giallo”; funghi patogeni del legno appartenenti a diversi generi (Phaeoacremonium, Phialophora, Acremonium) un batterio da quarantena appartenente alla Xylella fastidiosa, collocato all'interno della subspecie pauca e identificato in un nuovo ceppo, denominato codiro. Per una migliore conoscenza su tali parassiti relativamente al comportamento bioetologico e al loro ruolo con il CoDiRO anche in relazione ai nuovi ritrovamenti per alcuni di essi nelle nostre zone e sull’olivo, si riportano le relative schede tecniche. Pag. 4 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina) Il rodilegno giallo è un insetto appartenente all’ordine dei lepidotteri. L’adulto è una farfalla di dimensioni medio-grandi, con apertura alare di 40-70 mm; le ali sono bianche punteggiate di macchie blu-acciaio scuro. Le uova sono deposte in ammassi di 200-300 unità in corrispondenza di fessure del legno, vecchie gallerie o screpolature della corteccia e sono dapprima di colore giallo chiaro, virando verso il rosa con il progredire dello sviluppo embrionale. La larva di prima età è di colore rosa, mentre negli stadi successivi assume il tipico colore giallo con punti neri e capo nero lucente; a maturità raggiunge 50-60 mm di lunghezza. Le larve vivono nell’interno dei rami o delle branche in base alla loro dimensione e nei quali scavano profonde gallerie sub-lineari aperte all’esterno con finestre di aerazione e per lo scarico degli escrementi. La crisalide misura 40 mm. circa ed è brunogiallastra, relativamente mobile in vicinanza dello sfarfallamento, tanto da sporgersi oltre a la galleria nella quale è avventa la metamorfosi. Z. pyrina è polifaga (attacca un elevato numero di specie arboree in ambito agrario, forestale ed ornamentale), sverna come larva all'interno di profonde gallerie scavate nel legno (comportamento xilofago) ed il ciclo biologico si svolge mediante lo sviluppo di una generazione all'anno, oppure ogni due anni. In Puglia lo sfarfallamento degli adulti si protrae da aprile fino a ottobre (in ambienti miti si registra la presenza degli adulti anche nel periodo invernale), con due picchi di sfarfallamento: il primo da fine maggio a inizio giugno; il secondo dalla seconda metà di agosto a inizio settembre. L’uso di trappole attivate con feromone consente di verificare Pag. 5 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 l’andamento degli sfarfallamenti e i momenti di maggiore presenza dell’insetto nel territorio interessato. I danni sono provocate dalle larve che, neonate e ancora gregarie, scavano delle gallerie di modesto diametro all’apice dei rami di uno due anni e poi, crescendo, perforano rami di maggiore diametro fino a danneggiare le branche e il tronco. Le gallerie determinate dalle larve oltre ad interrompere il trasporto della linfa vegetale consentono la penetrazione e la diffusione nel legno di diversi funghi lignicoli ostacolando ulteriormente il flusso linfatico. La presenza di 2-3 larve all'interno di una giovane pianta può determinarne la morte di grosse branche o in casi di forte infestazione anche dell’intera pianta. Il controllo della Zeuzera pyrina è essenziale per prevenire l’insediamento di funghi lignicoli, organismi co-causali del CoDiRO. L’uso di insetticidi per controllo di tale insetto non è efficace per la impossibilità del formulato di raggiungere la larva che si colloca nella parte interna del legno. Le distribuzioni di insetticidi contro la Zeuzera sono quindi inutili e dannose sia economicamente che ambientale e pertanto da sconsigliare. La strategia di controllo nei confronti di Z. pyrina deve essere affrontando in modo integrato applicando diversi metodi di controllo. Interventi agronomici che devono prevedere: la rimozione di tutte le parti disseccate o infestate; l’eliminazione diretta del bruco nelle gallerie (per impalamento). Impiego di mezzi biotecnici utilizzando attrattivi feromonici assai meno impattanti rispetto ai formulati insetticidi. Possono essere Pag. 6 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 utilizzati due tecniche di controllo: Cattura massale istallando trappole attivate con feromone sessuale femminile per la cattura di maschi adulti. Il metodo pur consentendo di ridurre la popolazione degli adulti è moderatamente efficace. È necessario installare almeno 10 trappole per ettaro cercando di fissarle bene per evitare che ondeggino e cambiare l’erogatore contenete il feromone sessuale ogni 40-50 giorni. Confusione sessuale che consiste nel collocare sulle piante, una volta l’anno, dispenser a lenta diffusione con presenza di feromone sessuale. I maschi vengono distolti dalla ricerca delle vere femmine e muoiono prima di raggiungerle. In questo modo si impediscono gli accoppiamenti e si provoca la deposizione di uova sterili. Questa tecnica determina una graduale riduzione della popolazione dell’insetto presente nel territorio e di conseguenza una riduzione di infestazione sulle piante. La tecnica è efficace se applicata su ampie superfici e può controllare l’insetto al di sotto delle soglie di danno. Già dal primo anno di applicazione, infatti, si può costatare una diminuzione dell’infestazione. E’ necessario però rispettare precise regole nella sua applicazione e in particolare: nella dimensione della superficie trattata che non deve essere inferiore ai 3 ettari. In ogni caso maggiore è la superficie interessata maggiore risulta l’efficacia dei tale tecnica; nel numero totale di diffusori per ettaro e nella loro densità che sarà maggiore ai bordi della superficie totale trattata. collocando alcune trappole innescate con feromone all’interno del campo in cui si applicala confusione al fine di verificare in tempo reale l’efficacia del sistema e grazie all’assenza di maschi nelle trappole. Per l’applicazione del controllo biotecnico si rende necessario attingere all’esperienza di tecnici preparati ed esperti inseriti in organizzazioni preposti ai programmi di assistenza in olivicoltura per assicurare le maggiore informazione ed gli specifici suggerimenti necessari al raggiungimento dei migliori risultati. Pag. 7 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 Phaeoacremonium spp. Phaeoacremonium è un genere fungino descritto di recente, con caratteristiche intermedie fra Phialophora e Acremonium. Oltre alla specie tipo Phaeoacremonium parasiticum, tale genere comprende oggi una trentina di specie, tra cui P.rubrigenun, P. aleophilum e P. alvesi. Si tratta di funghi a crescita lenta, le cui colonie raggiungono 9-20 mm di diametro dopo 7 giorni a 25-30°C. Le colonie hanno aspetto variabile, da fioccoso a cotonoso, alcune lievitiformi, con un micelio aereo rado o poco sviluppato. La forma imperfetta presenta ife ramificate, settate, singole o in fasci, caratteristicamente tubercolate, verrucose, da bruno chiaro a ialine. Le ife conidiofore, con un’una o più fialidi terminali o laterali solitamente, possono portare caratteristici collaretti. I conidi sono ialini, generalmente oblunghi-ellissoidali o allantoidi, molto piccoli, mediamente misuranti 3-7 x 1-3 μm. Diverse specie di Phaeoacremonium sono state isolate da un’ampia gamma di specie legnose, sia come semplici e innocui endofiti, sia come agenti patogeni associati a deperimenti, disseccamenti, e morte delle piante; alcune specie sono riportate associate a micosi opportunistiche nell’uomo, altre a larve di scolitidi, altre ancora vivono saprofiticamente nel terreno. Il quadro fitopatologico più importante in cui sono notoriamente coinvolte diverse specie di Phaeoacremonium è il complesso del mal dell’esca della vite. Agli inizi degli anni '80, P. parasiticum, originariamente descritto come Phialophora parasitica, è risultato agente di gravi disseccamenti dell’olivo in Grecia; le piante colpite, cv Megaritiki, presentavano anche forti infestazioni di Hylesinus oleiperdae Ploeotribus scarabeoides. Non sono disponibili informazioni sul comportamento di tale patogeno negli ambienti olivicoli italiani o sulla sua eventuale associazione con altri insetti (Zeuzera pyrina) e/o altri agenti fitopatogeni. Altri gravi casi di disseccamenti e di alterazione del sistema vascolare, causati da P. parasiticum, sono stati riportati su ciliegio, albicocco e mandorlo. In combinazione con altri funghi agenti di carie, P. parasiticum ha causato gravi disseccamenti e alterazioni del legno su actinidia. Nota da tempo è, invece, l’attività parassitaria di P. rubrigenum e di P. aleophilum, la specie più diffusa e più comunemente rinvenuta su vite con sintomi di esca. Alcuni dati riportati per olivi inoculati con entrambe le specie, dimostrano che esse determinano gravi imbrunimenti del legno ma non causano sintomi di gravi disseccamenti. Pag. 8 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 Scarse o nulle sono le informazioni disponibili su P. alvesii e sul comportamento parassitario di altre specie di Phaeoacremonium sull’olivo, sia da sole sia in associazione tra di loro o in presenza di altri agenti fitopatogeni. Xylella fastidiosa Xylella fastidiosaè un batterio gram-negativo che prolifera nei vasi xilematici (apparato conduttore della linfa grezza, ossia dell’acqua e dei soluti in essa disciolti) delle piante, causando conseguentemente una serie di alterazioni in grado di determinare anche la morte delle piante infette. Tra le sintomatologie tipiche e più frequenti associate alle infezioni da X. fastidiosa, vi sono la bruscatura delle foglie (nota con il termine inglese “leaf scorching”), il ridotto accrescimento e il disseccamento dei rami e dei germogli. X. fastidiosa è un patogeno con un’ampia gamma di piante ospiti, oltre 150 specie vegetali, tra cui diverse quelle coltivate di interesse agricolo (vite, agrumi, mandorlo, pero, pesco, ecc.), essenze forestali, ornamentali e spontanee (anche in infezioni latenti), queste ultime rappresentano a volte un importante “serbatoio di inoculo” del batterio. Tale batterio è un patogeno da quarantena della lista A1 dell’EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization) e, sino alla segnalazione nella provincia di Lecce, non presente in Europa. Tra le malattie causate da X. fastidiosa, spiccano per impatto economico la “malattia di Pierce”, che sulla vite può essere distruttiva, e la clorosi variegata degli agrumi (CVC) che, dal 1994, sta devastandogli agrumeti brasiliani. Malattie altrettanto gravi interessano anche mandorlo, melo, pero, oleandro e diverse specie di essenze forestali e piante ornamentali. Ad oggi la presenza del batterio e la diffusione delle malattie da esso causate, è ristretta principalmente al continente americano (Stati Uniti, Messico, Costa Rica, Venezuela, Argentina e Perù), con più rare e delimitate segnalazioni in Asia (Taiwan). Attualmente, del genere Xylella si conosce una sola specie (Xylella fastidiosa), con quattro sottospecie differenziabili a livello genetico e per il diverso comportamento biologico (gamma d’ospiti): 1. la subspecie fastidiosa associata principalmente alla “malattia di Pierce” su vite, ma in grado di infettare anche il mandorlo; 2. la subspecie sandyi che infetta principalmente l’oleandro; Pag. 9 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 3. la subspecie multiplex che attacca mandorlo e altri fruttiferi, olivo e specie arboree forestali (inclusa la quercia); 4. la subspecie pauca i cui ceppi attaccano, essenzialmente, gli agrumi e il caffè. Una quinta subspecie (X. fastidiosa subsp. tashke)e’ stata proposta, ma non ancora riconosciuta, per classificare l’isolato che infetta Chitalpatash kentensis. Piu’ recentemente una nuova sottospecie potrebbe essere rappresentata da un ceppo batterico con importanti caratteristiche molecolari differenziali, trovata su pero a Taiwan. Il ceppo codiro presente nel Salento, appartiene alla subspecie pauca, ed è distinto sia geneticamente che biologicamente dai ceppi della subspecie pauca che attaccano caffè e agrumi, e, infatti, non è in grado di infettare, in condizioni naturali le specie del genere Citrus, oltre che la vite. Si tratta di un genotipo di nuova identificazione, il cui "gemello" è stato intercettato recentemente in Costarica sia su Oleandro che su Mango e Noce Macadamia ma, anche in Centroamerica, non su vite ed agrumi. Questo ritrovamento fa sospettare il Costa Rica quale possibile centro di origine di questo ceppo, anche in considerazione del fatto che in Europa vengono importate annualmente da quel paese svariate decine di milioni di piante ornamentali. X. fastidiosa non è un batterio sporigeno, pertanto non può trasmettersi mediante il contatto o diffusione aerea. La sua unica possibilità di trasmissione è attraverso gli insetti vettori che acquisiscono il batterio nutrendosi con l’apparato boccale succhiante nei vasi xilematici delle piante infette. Le principali specie d’insetti vettori appartengono all’Ordine Hemiptera. La polifagia di questi insetti è un aspetto fondamentale nell’epidemiologia delle malattie associate a X. fastidiosa determinando la diffusione del patogeno dalle piante spontanee (ospiti alternativi) alle specie coltivate. Nelle aree contaminate della provincia di Lecce, una prima specie identificata come vettore di X. fastidiosa ceppo codiro è Philaenus spumarius, meglio nota come "sputacchina media" per la schiuma bianca, simile alla saliva di uno sputo, in cui vivono immerse le forme giovanili dell'insetto. Ricerche sono in corso per accertare il coinvolgimento anche di altre specie, tuttavia questa specie sembra avere un ruolo di primo piano, sia per le consistenti popolazioni trovate nel Salento che per l'elevata capacità di acquisizione e trasmissione del batterio. Pag. 10 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 MISURE DA ADOTTARE La situazione fitosanitaria verificatesi nella provincia di Lecce, alla luce delle diagnosi formulate da molteplici tecnici e ricercatori, risulta piuttosto complessa in quanto sono diversi i fattori che hanno contribuiscono allo sviluppo della malattia del CoDiRO. Particolare importanza vengono attribuite alle partiche agronomiche e al controllo delle avversità parassitare al fine di prevenire le avversità fitosanitarie. La presenza, inoltre, della X. fastidiosa ha complicato ulteriormente il quadro fitosanitario, sia contribuendo ulteriormente al disseccamento della pianta, ma in particolare per l’obbligo di adottare le misure da quarantena imposte dalle norme internazionali, europee e nazionali. In questa linea guida si ritiene necessario affrontare complessivamente tutti gli aspetti che possano servire al contenimento della malattia CoDiRO e all’attuazione di misure necessarie per evitare la diffusione del X. fastidiosa fornendo agli agricoltori uno strumento di orientamento e supporto all’esecuzione delle pratiche agricole. MISURE AGRONOMICHE La buona condizione vegetativa della pianta costituisce un elemento di possibile contrasto nei confronti di qualsiasi avversità fitosanitaria che possa determinare un danno alla stessa. Le prime osservazioni hanno permesso di accertare che la malattia interessa in massima parte piante adulte e in particolare quelle con maggiore criticità nella operazioni agronomiche, pertanto, si ritiene che alcune operazioni agronomiche di seguito riportate possono contribuire a migliorare lo stato vegetativo delle piante e consentire migliore reazione alle aggressioni parassitarie. 1. Gestione del suolo La gestione del suolo negli areali leccesi, caratterizzati da clima caldo-arido e da uno scarsissimo contenuto di sostanza organica, devono obbligatoriamente assicurare il raggiungimento dei seguenti obiettivi, pur mantenendo quanto più inalterato l’habitat naturale: aumento della macroporosità per migliorare la capacità di accumulo dell’acqua nel terreno; limitazione delle perdite di acqua per evaporazione dal terreno; controllo delle infestanti negli stati inziali di sviluppo, quando hanno solo foglie vere; Pag. 11 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 l’interramento dei concimi fosfatici e potassici e della sostanza organica prodotta nell’oliveto; 2. Lavorazioni del terreno Le lavorazioni del terreno devono essere eseguite con frequenza e superficialmente con funzione di: ridurre le perdite di acqua per evaporazione da parte del terreno e migliorare la conservazione delle risorse idriche e, di conseguenza, lo stato vegetativo della pianta; mantenere il terreno libero da erbe infestanti le quali, oltre a determinare fenomeni di competizione alimentare con la coltura, possono essere ospiti di Xylella fastidiosa e rappresentare perciò un pericoloso serbatoio di inoculo per la malattia per il tramite degli insetti vettori. In alternativa alla lavorazione, il controllo delle erbe infestanti può essere effettuato anche mediante trinciatura e, in ultima analisi, con prodotti chimici registrati. maggiore arieggiamento del terreno 3. Potatura La potatura rappresenta da sempre una delle criticità tecniche per l’olivicoltura salentina e probabilmente anche tra i fattori predisponente alla diffusione dei vettori e degli agenti patogeni associati al complesso del disseccamento rapido dell’olivo. Pertanto è necessario favorire un migliore arieggiamento della pianta effettuando periodiche potature (possibilmente con cadenza biennale), con lo scopo di migliorare lo stato vegetativo della pianta, mantenere la sua produttività costante nel tempo ed ostacolare lo sviluppo di avversità parassitarie. Non bisogna dimenticare che l’olivo ha bisogno di molta luce e che non riesce a svilupparsi in modo ottimale quando la chioma è soggetta ad un eccessivo ombreggiamento. Attraverso le operazioni di potatura, è possibile eliminare parti di pianta disseccate o danneggiate da parassiti o avversità climatiche. Alla presenza di iniziali sintomi di CoDiRO, eliminare le parti con sospetta infezione, con tagli di ritorno che, nei casi più gravi, possono comportare l’eliminazione dell’intera branca. Gli attrezzi impiegati per il taglio devono essere disinfettati con ipoclorito di sodio o con sali quaternari d’ammonio prima del loro riutilizzo. Pag. 12 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 L’uso della potatura quale intervento per risanare la pianta dalla presenza della X. fastidiosa è stato in sin dall’inizio studiato e osservato nelle diverse casistiche riscontrate nei territori interessati. Molti agricoltori hanno già attuato tale pratica anche con tagli radicali di branche, per la nota proprietà dell’olivo di ricostituire la propria vegetazione e riformare la chioma. Dalle indagini e osservazione effettuate nelle aree interessata dal batterio è stato costatato che le piante dopo una drastica potatura reagivano emettendo nuovi germogli ma dopo alcuni mesi gli stessi disseccavano e successivamente l’intera branca o l’intera pianta disseccava. Come accertato da ricerche scientifiche, il batterio, pur se lentamente, è in grado di spostarsi nei vasi xilematici anche in senso basipeto spostandosi verso la parte bassa della pianta e quindi interessando lanche i vasi basali del tronco. In molti casi riscontrati, la potatura non ha dato riscontro nel risanamento della pianta, infatti a distanza di una anno piante capitozzate sono risultate quasi completamente secche. Si ritiene nei casi descritti che probabilmente l’intervento radicale della potatura era già tardi per consentire di ottenere risultati positivi, in quanto la diffusione del batterio nella pianta era già elevata. Alcune considerazioni possono essere valutate nei casi in cui si riesce ad individuare i primi sintomi della malattia, infatti in tali casi tagli immediati e continui potrebbero evitare che le cellule del batterio possano interessare la parte bassa del tronco. Tale ipotesi va comunque sperimentata al fine di acquisire conferme scientifiche. Per quanto su descritto risulta evidente che sistemi di potatura impostati su interventi quinquennali o decennali non consentono di verificare tempestivamente la presenza di disseccamenti associabili alle infezioni di X. fastidiosa. I residui di potatura delle parti più piccole della chioma, nelle aree delimitate (zone infette e zone tampone), non possono essere movimentate al di fuori di esse. Pertanto tali residui vanno trinciati o bruciati secondo le disposizioni del Decreto Legge del 24 giugno 2014 n.91 art 14 comma 8 lettera b) che riporta: “Le disposizioni del presente articolo e dell'articolo 256 non si applicano al materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture in loco nel caso di combustione in loco delle stesse. Di tale materiale è consentita la combustione in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro nelle aree, periodi e orari individuati con apposita ordinanza del Sindaco competente per territorio. Nei periodi di massimo rischio per gli incendi Pag. 13 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 boschivi, dichiarati dalle Regioni, la combustione di residui vegetali agricoli e forestali è sempre vietata”. Le parti più grosse come branche e tronchi possono essere anche movimentate in quanto da costatazioni scientifiche non costituiscono elementi di diffusione della X. fastidiosa. Tale ipotesi è suffragata dalla specifica trasmissione del batterio attraverso insetti vettori che hanno dimensioni molto ridotte e il loro stiletto utilizzato per perforare i tessuti non sono in grado di perforare rami di grosse dimensioni. Infatti i loro punti di alimentazione sono le giovani foglie della pianta o le teneri erbe spontanee. 4. Gestione delle risorse idriche In considerazioni delle scarsissime risorse idriche del territorio, gli impianti irrigui devono essere a micro-portata. Si consiglia di praticare l’irrigazione con turni brevi e con volumi di acqua contenuti per ridurre le perdite per percolazione, favorendo così una più facile e costante assorbimento dell’acqua da parte della pianta. La regolare disponibilità idrica è particolarmente importante per l’olivo in tutte le fasi del suo ciclo vegetativo. Lo è ancora di più nei periodi di prolungata siccità estiva, molto frequenti nei nostri ambienti, che determinano nelle piante gravi condizioni di stress e, di conseguenza, uno stato di deperimento generale, rendendole più vulnerabili ad alcuni attacchi parassitari. Si consiglia pertanto di intervenire con irrigazioni di soccorso ogni qualvolta si verificano condizioni di siccità. 5. Concimazioni L’apporto di sostanze nutritive è necessario per fare esprimere alla pianta il massimo delle sue potenzialità produttive e qualitative. L’olivo ha bisogno di essere concimato annualmente, mediante razionali apporti di fertilizzanti minerali e/o organici. In particolare per gli apporti di azoto, si consiglia di frazionare la dose di questo elemento nei tre periodi di maggiore fabbisogno e cioè: 40% ripresa vegetativa/pre-fioritura; 30% post-allegagione; 30% ingrossamento frutti), non superando, in generale, le 100-120 unità/ha e in caso si vuole migliorare la struttura del terreno si consiglia di sostituire i concimi chimici con quelli a composizione organica. Pag. 14 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 INTERVENTI FITOSANITARI La difesa fitosanitaria dell’oliveto va assicurata nei tempi opportuni e secondo corrette procedure di applicazione dei fitofarmaci utilizzati, nel rispetto delle limitazioni prescritte in etichetta o di quelle riportate nei diversi disciplinari di produzione integrata. Si ribadisce l’importanza che riveste l’adozione di forme di allevamento che permettano una buona areazione ed illuminazione della chioma, associata alla spollonatura biennale, in quanto si favorisce un buon stato vegetativo, concorrendo a realizzare condizioni non predisponenti l’infezione di numerosi agenti funginei che poi finiscono per debilitare la pianta. Tali condizioni consente anche di migliorare l’efficacia terapeutica dei prodotti fitosanitari impiegati oltre a ridurre l’impatto ambientale nell’ecosistema agrario. Al fine di predisporre una strategia integrata di difesa che tenga conto dei deversi agenti parassitari trattati in queste linee guida si riportano le seguenti schede tecniche di controllo fitosanitario. Controllo del Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina) Vanno eliminate le parti vegetative attaccate dalle larve dell’insetto cercando di individuare nel legno la presenza delle stesse larve per sopprimerle. Le larve vivono esclusivamente nell’interno del legno e solo per pochissimo tempo, tra il passaggio tra un ramo più piccolo a quello più grande si possono riscontrare sulla zone esterne. Le numerose esperienze effettuate per il controllo di questo insetto sull’olivo hanno evidenziato la scarsa o assenza efficacia dei prodotti fitosanitari attualmente in commercio. Come già indicato nella scheda dell’insetto, la migliore strategia di difesa che consente di ottenere buoni risultati di controllo è l’applicazione della confusione sessuale. Una corretta impostazione e applicazione del metodo della confusione sessuale nei confronti della Zeuzera pyrina deve essere fatto secondo le seguenti indicazioni: xxx xxx Controllo degli Agenti funginei I funghi responsabili dell’imbrunimento interno del legno riescono a penetrare essenzialmente attraverso i fori determinati dal rodilegno giallo. Pertanto un controllo maggiore di tale insetto consentirebbe di evitare anche l’introduzione di tali funghi. Pag. 15 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 Risulta evidente che il controllo diretto di tali funghi dopo il loro insediamento è difficile e probabilmente anche impossibile, in quanto trovandosi nella parte interna del tronco o delle branche non possono essere raggiunti dai prodotti fitosanitari. Pertanto, tutte le azioni da mettere in atto devono essere a carattere preventivo, mantenendo lo stato vegetativo e fitosanitario delle piante in buone condizioni. Pertanto anche il controllo di altri insetti come la Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae) o parassiti funginei come l’Occhio di pavone (Spilocaea oleagina), la Cercosporiosi o piombatura (Mycocentrospora cladosporioides), la lebbra (Gleosporium spp.), consente di mantenere le buone condizioni delle piante. Tra le azioni preventive da attuare rilevante è la protezione dei tagli con mastici o sostanze protettive per evitare l’introduzione attraverso tali ferite dei funghi che possono determinare sia gli imbrunimenti che la carie del legno. Controllo della Xylella fastidiosa Vanno evidenziati alcuni elementi fondamentali sulla biologia del batterio e sulle modalità di trasmissione e di diffusione. La X. fastidiosa è un batterio che vive esclusivamente nelle zone xilematiche (fasci linfatici della parte del legno situata nella zona centrale del tronco che trasporta la linfa dalla parte bassa (radici) verso le zone apicali della pianta. Nonostante il batterio vive e si moltiplica in vasi linfatici con flusso ascendente è in grado di ripercorre controcorrente i vasi portandosi molto lentamente nelle parti basse della pianta fino interessare la base del tronco della pianta. La X. fastidiosa è un batterio che non produce spore o elementi di diffusione propria che attraverso l’aria o contatto diretto possono determinare ulteriori infezioni si altre piante. L’unica modalità di diffusione del batterio accertato scientificamente è attraverso insetti vettori che pungendo piante infette acquisiscono le cellule batteriche e le iniettano nelle piante sane. A seguito delle mute che tali insetti subiscono nelle diverse fasi di sviluppo della crescita, gli stessi perdono le cellule del batterio per cui devono nuovamente acquisirle dalle piante infette. Tale aspetto biologico costituisce un elemento fondamentale per ridurre o evitare la diffusione della X. fastidiosa in quanto la eliminazione delle piante infette consente di ottenere un risanamento della zona e pertanto gli insetti vettori non trovando piante da cui acquisire i batteri non diffondono la malattia. Pag. 16 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 Gli insetti individuati quali vettori della X. fastidiosa sono di piccole dimensioni e con una apparato boccale pungente succhiante in grado di pungere i giovani e teneri germogli delle piante e delle erbe spontanee. Si rende pertanto necessario prevenire la diffusione della X. fastidiosa mediante il controllo degli insetti vettori utilizzando sostanze attive in grado di determinare un valido controllo. Tra le sostanze attive che presentano un grado di attività contro le cicaline vanno menzionate Tab. 1 Sostanza attiva Registrazione su cicaline Grado di attività su cicaline Dimetoato NO +/++ Buprofezin SI +++ Deltametrina SI ++ Lambda cialotrina SI ++ Imidacloprid SI ++ Etofenprox SI +++ Clorpirifos etile SI +/++ SI ++ Azadiractina (autorizzato in bio) E’ necessario diversificare il loro impiego in relazione alle specie di piante da trattare al fine di evitare usi impropri non riportati in etichetta. Pertanto per l’olivo, che rappresenta la coltura più interessata, le sostanze attive che si possono utilizzare sono: Pag. 17 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 Tab. 2 Sostanza attiva Registrazione su olivo Grado di attività su cicaline Dimetoato SI +/++ Buprofezin SI +++ Deltametrina SI ++ Lambda cialotrina SI ++ Imidacloprid SI ++ SI ++ Azadiractina (autorizzato in bio) In particolare, va anche valutato, nell’impiego di tali sostanze attive, la possibilità di controllare contestualmente anche altri insetti dell’olivo e in particolare: il dimetoato controlla anche la tignola delle olive (Prays oleae) e la mosca delle olive (Bactrocera oleae), il buprofezin controlla anche la cocciniglia mezzo grano di pepe. l’imidacloprid controlla la mosca delle olive. Per le aziende condotte con metodo biologico l’unica sostanza che consente di ottenere qualche risultato è l’azadiractina Per le altre colture è necessario verificare la registrazione delle sostanze attive riportate nella Tab. 1. E’ buona norma che i trattamenti contro la cicalina siano realizzati durante le prime ore del mattino, quando le suddette sono poco mobili, cercando di bagnare bene la parte più interna della vegetazione. È anche utile miscelare l’olio minerale bianco in dose ridotta (max. 500 g/hl), per migliorare l’efficacia dei prodotti utilizzati. Estendere i trattamenti anche alle zone incolte o alle erbe spontanee consente di ridurre la popolazione degli individui degli insetti vettori presenti nell’area interessata. I periodi più idonei per effettuare i trattamenti sono: alla ripresa vegetativa per la presenza di nuovi germogli e presenza erbe spontanee molto appetibili a tali insetti nei mesi di maggio giugno quanto le erbe spontanee tendono a disseccarsi e le cicaline si trasferiscono sui germogli dell’olivo e di altre piante in vegetazione; nel periodo di fine estate inizio autunno quanto le prime piogge favoriscono la ripresa vegetativa delle piante e delle erbe con emissioni di giovani germogli. Pag. 18 di 19 Buone pratiche agricole codiro guario rev 29 giugno 2014 Si pone all’attenzione degli operatori agricoli sulla completa inutilità di effettuare interventi fitosanitari diretti alla cura delle piante infette da X. fastidiosa, in quanto per i batteri non esistono in commercio prodotti specifici e quindi qualsiasi pubblicità in tal senso ha solo carattere speculativo ed economicamente dannoso per le aziende e pertanto si diffida chiunque diffonde informazioni mendaci. Pag. 19 di 19