Buone pratiche agricole codiro
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LINEA GUIDA
PER LA PREVENZIONE E IL CONTENIMENTO DEL
“COMPLESSO DEL DISSECCAMENTO RAPIDO
DELL’OLIVO (CoDiRO)
E MISURE NECESSARIE PER RIDURRE LA DIFFUSIONE DELLA
XYLELLA FASTIDIOSA
subpecie pauca ceppo codiro
ANNO 2014
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REGIONE PUGLIA
Area Politiche per lo sviluppo rurale
Direttore Gabriele Papa Pagliardini
Servizio Agricoltura
Dirigente Giuseppe D’Onghia
Realizzazione a cura di
Antonio Guario – Regione Puglia- Ufficio Osservatorio Fitosanitario
Hanno collaborato alla realizzazione del presente opuscolo
Anna Percoco - Regione Puglia- Ufficio Osservatorio Fitosanitario
Donato Boscia
Maria Saponari
Franco Nigro
Francesco Porcelli
Annamaria Donghia
Franco Valentini
Michele Digiaro
Luigi Catalano
Consorzio di difesa lecce e brindisi
Organizzazioni olivicoli xxxxx
Organizzazioni di categoria xxxxxxxx
xxx
xxxx
Segreteria tecnica-amministrativa
Marina Massaro
Tiziana Crudele
Si ringraziano
Dirigente UPA di lecce
Ispettori fitosanitari
ARIF
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PREMESSA
A cura dell’Assessore Nardoni
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Il “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO)” e’ una grave malattia
dell’olivo segnalata recentemente nella provincia di Lecce causata da organismi di
diversa natura che danneggiano il legno, floema e xilema o occludendo i vasi linfatici
della pianta.
Sono stati, infatti, associati a tale complesso:



insetti come il “Rodilegno giallo”;
funghi patogeni del legno appartenenti a diversi generi (Phaeoacremonium,
Phialophora, Acremonium)
un batterio da quarantena appartenente alla Xylella fastidiosa, collocato
all'interno della subspecie pauca e identificato in un nuovo ceppo,
denominato codiro.
Per una migliore conoscenza su tali parassiti relativamente al comportamento bioetologico e al loro ruolo con il CoDiRO anche in relazione ai nuovi ritrovamenti per
alcuni di essi nelle nostre zone e sull’olivo, si riportano le relative schede tecniche.
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Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina)
Il rodilegno giallo è un insetto appartenente all’ordine dei lepidotteri.
L’adulto è una farfalla di dimensioni medio-grandi,
con apertura alare di 40-70 mm; le ali sono bianche
punteggiate di macchie
blu-acciaio scuro.
Le uova sono deposte in
ammassi di 200-300
unità in corrispondenza di fessure del legno, vecchie
gallerie o screpolature della corteccia e sono dapprima
di colore giallo chiaro, virando verso il rosa con il
progredire dello sviluppo embrionale.
La larva di prima età è di colore rosa,
mentre negli stadi successivi assume il
tipico colore giallo con punti neri e capo
nero lucente; a maturità raggiunge 50-60
mm di lunghezza. Le larve vivono
nell’interno dei rami o delle branche in base alla loro dimensione e nei quali
scavano profonde gallerie sub-lineari aperte all’esterno con finestre di aerazione e
per lo scarico degli escrementi.
La crisalide misura 40 mm. circa ed è brunogiallastra, relativamente mobile in vicinanza
dello sfarfallamento, tanto da sporgersi oltre a la
galleria nella quale è avventa la metamorfosi.
Z. pyrina è polifaga (attacca un elevato numero
di specie arboree in ambito agrario, forestale ed
ornamentale), sverna come larva all'interno di
profonde
gallerie
scavate
nel
legno
(comportamento xilofago) ed il ciclo biologico si svolge mediante lo sviluppo di una
generazione all'anno, oppure ogni due anni.
In Puglia lo sfarfallamento degli adulti si protrae
da aprile fino a ottobre (in ambienti miti si
registra la presenza degli adulti anche nel
periodo invernale), con due picchi di
sfarfallamento: il primo da fine maggio a inizio
giugno; il secondo dalla seconda metà di agosto
a inizio settembre. L’uso di trappole attivate con feromone consente di verificare
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l’andamento degli sfarfallamenti e i momenti di maggiore presenza dell’insetto nel
territorio interessato.
I danni sono provocate dalle larve che, neonate e ancora gregarie, scavano delle
gallerie di modesto diametro all’apice dei rami di uno due anni e poi, crescendo,
perforano rami di maggiore diametro fino a danneggiare le branche e il tronco.
Le gallerie determinate dalle larve oltre ad interrompere il trasporto della linfa
vegetale consentono la penetrazione e la diffusione nel legno di diversi funghi
lignicoli ostacolando ulteriormente il flusso linfatico.
La presenza di 2-3 larve all'interno di una giovane pianta può determinarne la morte
di grosse branche o in casi di forte infestazione anche dell’intera pianta.
Il controllo della Zeuzera pyrina è essenziale per prevenire l’insediamento di funghi
lignicoli, organismi co-causali del CoDiRO.
L’uso di insetticidi per controllo di tale insetto non è efficace per la impossibilità del
formulato di raggiungere la larva che si colloca nella parte interna del legno. Le
distribuzioni di insetticidi contro la Zeuzera sono quindi inutili e dannose sia
economicamente che ambientale e pertanto da sconsigliare.
La strategia di controllo nei confronti di Z. pyrina deve essere affrontando in modo
integrato applicando diversi metodi di controllo.


Interventi agronomici che devono prevedere:
 la rimozione di tutte le parti disseccate o
infestate;
 l’eliminazione diretta del bruco nelle
gallerie (per impalamento).
Impiego di mezzi biotecnici utilizzando
attrattivi feromonici assai meno impattanti
rispetto ai formulati insetticidi. Possono essere
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utilizzati due tecniche di controllo:
 Cattura massale istallando trappole attivate con feromone sessuale
femminile per la cattura di maschi adulti. Il metodo pur consentendo di
ridurre la popolazione degli adulti è moderatamente efficace. È necessario
installare almeno 10 trappole per ettaro cercando di fissarle bene per
evitare che ondeggino e cambiare l’erogatore contenete il feromone
sessuale ogni 40-50 giorni.
 Confusione sessuale che consiste nel collocare
sulle piante, una volta l’anno, dispenser a lenta
diffusione con presenza di feromone sessuale. I
maschi vengono distolti dalla ricerca delle vere
femmine e muoiono prima di raggiungerle. In
questo modo si impediscono gli accoppiamenti
e si provoca la deposizione di uova sterili.
Questa tecnica determina una graduale
riduzione della popolazione dell’insetto
presente nel territorio e di conseguenza una
riduzione di infestazione sulle piante. La tecnica
è efficace se applicata su ampie superfici e può
controllare l’insetto al di sotto delle soglie di danno.
Già dal primo anno di applicazione, infatti, si può costatare una
diminuzione dell’infestazione. E’ necessario però rispettare precise regole
nella sua applicazione e in particolare:
 nella dimensione della superficie trattata che non deve essere inferiore
ai 3 ettari. In ogni caso maggiore è la superficie interessata maggiore
risulta l’efficacia dei tale tecnica;
 nel numero totale di diffusori per ettaro e nella loro densità che sarà
maggiore ai bordi della superficie totale trattata.
 collocando alcune trappole innescate con feromone all’interno del
campo in cui si applicala confusione al fine di verificare in tempo reale
l’efficacia del sistema e grazie all’assenza di maschi nelle trappole.
Per l’applicazione del controllo biotecnico si rende necessario attingere
all’esperienza di tecnici preparati ed esperti inseriti in organizzazioni preposti ai
programmi di assistenza in olivicoltura per assicurare le maggiore informazione ed
gli specifici suggerimenti necessari al raggiungimento dei migliori risultati.
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Phaeoacremonium spp.
Phaeoacremonium è un genere fungino descritto di recente, con caratteristiche
intermedie fra Phialophora e Acremonium. Oltre alla specie tipo Phaeoacremonium
parasiticum, tale genere comprende oggi una trentina di specie, tra cui
P.rubrigenun, P. aleophilum e P. alvesi.
Si tratta di funghi a crescita lenta, le cui colonie raggiungono 9-20 mm di diametro
dopo 7 giorni a 25-30°C. Le colonie hanno aspetto variabile, da fioccoso a cotonoso,
alcune lievitiformi, con un micelio aereo rado o poco sviluppato. La forma
imperfetta presenta ife ramificate, settate, singole o in fasci, caratteristicamente
tubercolate, verrucose, da bruno chiaro a ialine. Le ife conidiofore, con un’una o più
fialidi terminali o laterali solitamente, possono portare caratteristici collaretti. I
conidi sono ialini, generalmente oblunghi-ellissoidali o allantoidi, molto piccoli,
mediamente misuranti 3-7 x 1-3 μm.
Diverse specie di Phaeoacremonium sono state isolate da un’ampia gamma di
specie legnose, sia come semplici e innocui endofiti, sia come agenti patogeni
associati a deperimenti, disseccamenti, e morte delle piante; alcune specie sono
riportate associate a micosi opportunistiche nell’uomo, altre a larve di scolitidi, altre
ancora vivono saprofiticamente nel terreno. Il quadro fitopatologico più importante
in cui sono notoriamente coinvolte diverse specie di Phaeoacremonium è il
complesso del mal dell’esca della vite.
Agli inizi degli anni '80, P. parasiticum, originariamente descritto come Phialophora
parasitica, è risultato agente di gravi disseccamenti dell’olivo in Grecia; le piante
colpite, cv Megaritiki, presentavano anche forti infestazioni di Hylesinus oleiperdae
Ploeotribus scarabeoides. Non sono disponibili informazioni sul comportamento di
tale patogeno negli ambienti olivicoli italiani o sulla sua eventuale associazione con
altri insetti (Zeuzera pyrina) e/o altri agenti fitopatogeni.
Altri gravi casi di disseccamenti e di alterazione del sistema vascolare, causati da P.
parasiticum, sono stati riportati su ciliegio, albicocco e mandorlo. In combinazione
con altri funghi agenti di carie, P. parasiticum ha causato gravi disseccamenti e
alterazioni del legno su actinidia.
Nota da tempo è, invece, l’attività parassitaria di P. rubrigenum e di P. aleophilum,
la specie più diffusa e più comunemente rinvenuta su vite con sintomi di esca.
Alcuni dati riportati per olivi inoculati con entrambe le specie, dimostrano che esse
determinano gravi imbrunimenti del legno ma non causano sintomi di gravi
disseccamenti.
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Scarse o nulle sono le informazioni disponibili su P. alvesii e sul comportamento
parassitario di altre specie di Phaeoacremonium sull’olivo, sia da sole sia in
associazione tra di loro o in presenza di altri agenti fitopatogeni.
Xylella fastidiosa
Xylella fastidiosaè un batterio gram-negativo che prolifera nei vasi xilematici
(apparato conduttore della linfa grezza, ossia dell’acqua e dei soluti in essa disciolti)
delle piante, causando conseguentemente una serie di alterazioni in grado di
determinare anche la morte delle piante infette.
Tra le sintomatologie tipiche e più frequenti associate alle infezioni da X. fastidiosa,
vi sono la bruscatura delle foglie (nota con il termine inglese “leaf scorching”), il
ridotto accrescimento e il disseccamento dei rami e dei germogli.
X. fastidiosa è un patogeno con un’ampia gamma di piante ospiti, oltre 150 specie
vegetali, tra cui diverse quelle coltivate di interesse agricolo (vite, agrumi,
mandorlo, pero, pesco, ecc.), essenze forestali, ornamentali e spontanee (anche in
infezioni latenti), queste ultime rappresentano a volte un importante “serbatoio di
inoculo” del batterio.
Tale batterio è un patogeno da quarantena della lista A1 dell’EPPO (European and
Mediterranean Plant Protection Organization) e, sino alla segnalazione nella
provincia di Lecce, non presente in Europa.
Tra le malattie causate da X. fastidiosa, spiccano per impatto economico la
“malattia di Pierce”, che sulla vite può essere distruttiva, e la clorosi variegata degli
agrumi (CVC) che, dal 1994, sta devastandogli agrumeti brasiliani.
Malattie altrettanto gravi interessano anche mandorlo, melo, pero, oleandro e
diverse specie di essenze forestali e piante ornamentali.
Ad oggi la presenza del batterio e la diffusione delle malattie da esso causate, è
ristretta principalmente al continente americano (Stati Uniti, Messico, Costa Rica,
Venezuela, Argentina e Perù), con più rare e delimitate segnalazioni in Asia
(Taiwan).
Attualmente, del genere Xylella si conosce una sola specie (Xylella fastidiosa), con
quattro sottospecie differenziabili a livello genetico e per il diverso comportamento
biologico (gamma d’ospiti):
1. la subspecie fastidiosa associata principalmente alla “malattia di Pierce” su vite,
ma in grado di infettare anche il mandorlo;
2. la subspecie sandyi che infetta principalmente l’oleandro;
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3. la subspecie multiplex che attacca mandorlo e altri fruttiferi, olivo e specie
arboree forestali (inclusa la quercia);
4. la subspecie pauca i cui ceppi attaccano, essenzialmente, gli agrumi e il caffè.
Una quinta subspecie (X. fastidiosa subsp. tashke)e’ stata proposta, ma non ancora
riconosciuta, per classificare l’isolato che infetta Chitalpatash kentensis. Piu’
recentemente una nuova sottospecie potrebbe essere rappresentata da un ceppo
batterico con importanti caratteristiche molecolari differenziali, trovata su pero a
Taiwan.
Il ceppo codiro presente nel Salento, appartiene alla subspecie pauca, ed è distinto
sia geneticamente che biologicamente dai ceppi della subspecie pauca che
attaccano caffè e agrumi, e, infatti, non è in grado di infettare, in condizioni naturali
le specie del genere Citrus, oltre che la vite.
Si tratta di un genotipo di nuova identificazione, il cui "gemello" è stato intercettato
recentemente in Costarica sia su Oleandro che su Mango e Noce Macadamia ma,
anche in Centroamerica, non su vite ed agrumi. Questo ritrovamento fa sospettare il
Costa Rica quale possibile centro di origine di questo ceppo, anche in
considerazione del fatto che in Europa vengono importate annualmente da quel
paese svariate decine di milioni di piante ornamentali.
X. fastidiosa non è un batterio sporigeno, pertanto non può trasmettersi mediante il
contatto o diffusione aerea. La sua unica possibilità di trasmissione è attraverso gli
insetti vettori che acquisiscono il batterio nutrendosi con l’apparato boccale
succhiante nei vasi xilematici delle piante infette.
Le principali specie d’insetti vettori appartengono all’Ordine Hemiptera. La polifagia
di questi insetti è un aspetto fondamentale nell’epidemiologia delle malattie
associate a X. fastidiosa determinando la diffusione del patogeno dalle piante
spontanee (ospiti alternativi) alle specie coltivate.
Nelle aree contaminate della provincia di Lecce, una prima specie identificata come
vettore di X. fastidiosa ceppo codiro è Philaenus spumarius, meglio nota come
"sputacchina media" per la schiuma bianca, simile alla saliva di uno sputo, in cui
vivono immerse le forme giovanili dell'insetto.
Ricerche sono in corso per accertare il coinvolgimento anche di altre specie, tuttavia
questa specie sembra avere un ruolo di primo piano, sia per le consistenti
popolazioni trovate nel Salento che per l'elevata capacità di acquisizione e
trasmissione del batterio.
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MISURE DA ADOTTARE
La situazione fitosanitaria verificatesi nella provincia di Lecce, alla luce delle diagnosi
formulate da molteplici tecnici e ricercatori, risulta piuttosto complessa in quanto
sono diversi i fattori che hanno contribuiscono allo sviluppo della malattia del
CoDiRO.
Particolare importanza vengono attribuite alle partiche agronomiche e al controllo
delle avversità parassitare al fine di prevenire le avversità fitosanitarie.
La presenza, inoltre, della X. fastidiosa ha complicato ulteriormente il quadro
fitosanitario, sia contribuendo ulteriormente al disseccamento della pianta, ma in
particolare per l’obbligo di adottare le misure da quarantena imposte dalle norme
internazionali, europee e nazionali.
In questa linea guida si ritiene necessario affrontare complessivamente tutti gli
aspetti che possano servire al contenimento della malattia CoDiRO e all’attuazione
di misure necessarie per evitare la diffusione del X. fastidiosa fornendo agli
agricoltori uno strumento di orientamento e supporto all’esecuzione delle pratiche
agricole.
MISURE AGRONOMICHE
La buona condizione vegetativa della pianta costituisce un elemento di possibile
contrasto nei confronti di qualsiasi avversità fitosanitaria che possa determinare un
danno alla stessa.
Le prime osservazioni hanno permesso di accertare che la malattia interessa in
massima parte piante adulte e in particolare quelle con maggiore criticità nella
operazioni agronomiche, pertanto, si ritiene che alcune operazioni agronomiche di
seguito riportate possono contribuire a migliorare lo stato vegetativo delle piante e
consentire migliore reazione alle aggressioni parassitarie.
1. Gestione del suolo
La gestione del suolo negli areali leccesi, caratterizzati da clima caldo-arido e da
uno scarsissimo contenuto di sostanza organica, devono obbligatoriamente
assicurare il raggiungimento dei seguenti obiettivi, pur mantenendo quanto più
inalterato l’habitat naturale:
 aumento della macroporosità per migliorare la capacità di accumulo
dell’acqua nel terreno;
 limitazione delle perdite di acqua per evaporazione dal terreno;
 controllo delle infestanti negli stati inziali di sviluppo, quando hanno solo
foglie vere;
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 l’interramento dei concimi fosfatici e potassici e della sostanza organica
prodotta nell’oliveto;
2. Lavorazioni del terreno
Le lavorazioni del terreno devono essere eseguite con frequenza e
superficialmente con funzione di:
 ridurre le perdite di acqua per evaporazione da parte del terreno e
migliorare la conservazione delle risorse idriche e, di conseguenza, lo stato
vegetativo della pianta;
 mantenere il terreno libero da erbe infestanti le quali, oltre a determinare
fenomeni di competizione alimentare con la coltura, possono essere ospiti
di Xylella fastidiosa e rappresentare perciò un pericoloso serbatoio di
inoculo per la malattia per il tramite degli insetti vettori. In alternativa alla
lavorazione, il controllo delle erbe infestanti può essere effettuato anche
mediante trinciatura e, in ultima analisi, con prodotti chimici registrati.
 maggiore arieggiamento del terreno
3. Potatura
La potatura rappresenta da sempre una delle criticità tecniche per l’olivicoltura
salentina e probabilmente anche tra i fattori predisponente alla diffusione dei
vettori e degli agenti patogeni associati al complesso del disseccamento rapido
dell’olivo.
Pertanto è necessario favorire un migliore arieggiamento della pianta
effettuando periodiche potature (possibilmente con cadenza biennale), con lo
scopo di migliorare lo stato vegetativo della pianta, mantenere la sua
produttività costante nel tempo ed ostacolare lo sviluppo di avversità
parassitarie.
Non bisogna dimenticare che l’olivo ha bisogno di molta luce e che non riesce a
svilupparsi in modo ottimale quando la chioma è soggetta ad un eccessivo
ombreggiamento.
Attraverso le operazioni di potatura, è possibile eliminare parti di pianta
disseccate o danneggiate da parassiti o avversità climatiche.
Alla presenza di iniziali sintomi di CoDiRO, eliminare le parti con sospetta
infezione, con tagli di ritorno che, nei casi più gravi, possono comportare
l’eliminazione dell’intera branca.
Gli attrezzi impiegati per il taglio devono essere disinfettati con ipoclorito di
sodio o con sali quaternari d’ammonio prima del loro riutilizzo.
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L’uso della potatura quale intervento per risanare la pianta dalla presenza della
X. fastidiosa è stato in sin dall’inizio studiato e osservato nelle diverse casistiche
riscontrate nei territori interessati. Molti agricoltori hanno già attuato tale
pratica anche con tagli radicali di branche, per la nota proprietà dell’olivo di
ricostituire la propria vegetazione e riformare la chioma.
Dalle indagini e osservazione effettuate nelle aree interessata dal batterio è
stato costatato che le piante dopo una drastica potatura reagivano emettendo
nuovi germogli ma dopo alcuni mesi gli stessi disseccavano e successivamente
l’intera branca o l’intera pianta disseccava.
Come accertato da ricerche scientifiche, il batterio, pur se lentamente, è in
grado di spostarsi nei vasi xilematici anche in senso basipeto spostandosi verso
la parte bassa della pianta e quindi interessando lanche i vasi basali del tronco.
In molti casi riscontrati, la potatura non ha dato riscontro nel risanamento della
pianta, infatti a distanza di una anno piante capitozzate sono risultate quasi
completamente secche.
Si ritiene nei casi descritti che probabilmente l’intervento radicale della
potatura era già tardi per consentire di ottenere risultati positivi, in quanto la
diffusione del batterio nella pianta era già elevata.
Alcune considerazioni possono essere valutate nei casi in cui si riesce ad
individuare i primi sintomi della malattia, infatti in tali casi tagli immediati e
continui potrebbero evitare che le cellule del batterio possano interessare la
parte bassa del tronco. Tale ipotesi va comunque sperimentata al fine di
acquisire conferme scientifiche.
Per quanto su descritto risulta evidente che sistemi di potatura impostati su
interventi quinquennali o decennali non consentono di verificare
tempestivamente la presenza di disseccamenti associabili alle infezioni di X.
fastidiosa.
I residui di potatura delle parti più piccole della chioma, nelle aree delimitate
(zone infette e zone tampone), non possono essere movimentate al di fuori di
esse. Pertanto tali residui vanno trinciati o bruciati secondo le disposizioni del
Decreto Legge del 24 giugno 2014 n.91 art 14 comma 8 lettera b) che riporta:
“Le disposizioni del presente articolo e dell'articolo 256 non si applicano al
materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture in loco
nel caso di combustione in loco delle stesse. Di tale materiale è consentita la
combustione in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri
steri per ettaro nelle aree, periodi e orari individuati con apposita ordinanza del
Sindaco competente per territorio. Nei periodi di massimo rischio per gli incendi
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boschivi, dichiarati dalle Regioni, la combustione di residui vegetali agricoli e
forestali è sempre vietata”.
Le parti più grosse come branche e tronchi possono essere anche movimentate
in quanto da costatazioni scientifiche non costituiscono elementi di diffusione
della X. fastidiosa. Tale ipotesi è suffragata dalla specifica trasmissione del
batterio attraverso insetti vettori che hanno dimensioni molto ridotte e il loro
stiletto utilizzato per perforare i tessuti non sono in grado di perforare rami di
grosse dimensioni. Infatti i loro punti di alimentazione sono le giovani foglie
della pianta o le teneri erbe spontanee.
4. Gestione delle risorse idriche
In considerazioni delle scarsissime risorse idriche del territorio, gli impianti
irrigui devono essere a micro-portata.
Si consiglia di praticare l’irrigazione con turni brevi e con volumi di acqua
contenuti per ridurre le perdite per percolazione, favorendo così una più facile
e costante assorbimento dell’acqua da parte della pianta.
La regolare disponibilità idrica è particolarmente importante per l’olivo in tutte
le fasi del suo ciclo vegetativo. Lo è ancora di più nei periodi di prolungata
siccità estiva, molto frequenti nei nostri ambienti, che determinano nelle piante
gravi condizioni di stress e, di conseguenza, uno stato di deperimento generale,
rendendole più vulnerabili ad alcuni attacchi parassitari. Si consiglia pertanto di
intervenire con irrigazioni di soccorso ogni qualvolta si verificano condizioni di
siccità.
5. Concimazioni
L’apporto di sostanze nutritive è necessario per fare esprimere alla pianta il
massimo delle sue potenzialità produttive e qualitative.
L’olivo ha bisogno di essere concimato annualmente, mediante razionali
apporti di fertilizzanti minerali e/o organici.
In particolare per gli apporti di azoto, si consiglia di frazionare la dose di questo
elemento nei tre periodi di maggiore fabbisogno e cioè:
 40% ripresa vegetativa/pre-fioritura;
 30% post-allegagione;
 30% ingrossamento frutti),
non superando, in generale, le 100-120 unità/ha e in caso si vuole migliorare la
struttura del terreno si consiglia di sostituire i concimi chimici con quelli a
composizione organica.
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INTERVENTI FITOSANITARI
La difesa fitosanitaria dell’oliveto va assicurata nei tempi opportuni e secondo
corrette procedure di applicazione dei fitofarmaci utilizzati, nel rispetto delle
limitazioni prescritte in etichetta o di quelle riportate nei diversi disciplinari di
produzione integrata.
Si ribadisce l’importanza che riveste l’adozione di forme di allevamento che
permettano una buona areazione ed illuminazione della chioma, associata alla
spollonatura biennale, in quanto si favorisce un buon stato vegetativo, concorrendo
a realizzare condizioni non predisponenti l’infezione di numerosi agenti funginei che
poi finiscono per debilitare la pianta. Tali condizioni consente anche di migliorare
l’efficacia terapeutica dei prodotti fitosanitari impiegati oltre a ridurre l’impatto
ambientale nell’ecosistema agrario.
Al fine di predisporre una strategia integrata di difesa che tenga conto dei deversi
agenti parassitari trattati in queste linee guida si riportano le seguenti schede
tecniche di controllo fitosanitario.
Controllo del Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina)
Vanno eliminate le parti vegetative attaccate dalle larve dell’insetto cercando di
individuare nel legno la presenza delle stesse larve per sopprimerle.
Le larve vivono esclusivamente nell’interno del legno e solo per pochissimo tempo,
tra il passaggio tra un ramo più piccolo a quello più grande si possono riscontrare
sulla zone esterne.
Le numerose esperienze effettuate per il controllo di questo insetto sull’olivo hanno
evidenziato la scarsa o assenza efficacia dei prodotti fitosanitari attualmente in
commercio. Come già indicato nella scheda dell’insetto, la migliore strategia di
difesa che consente di ottenere buoni risultati di controllo è l’applicazione della
confusione sessuale.
Una corretta impostazione e applicazione del metodo della confusione sessuale nei
confronti della Zeuzera pyrina deve essere fatto secondo le seguenti indicazioni:
xxx
xxx
Controllo degli Agenti funginei
I funghi responsabili dell’imbrunimento interno del legno riescono a penetrare
essenzialmente attraverso i fori determinati dal rodilegno giallo. Pertanto un
controllo maggiore di tale insetto consentirebbe di evitare anche l’introduzione di
tali funghi.
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Risulta evidente che il controllo diretto di tali funghi dopo il loro insediamento è
difficile e probabilmente anche impossibile, in quanto trovandosi nella parte interna
del tronco o delle branche non possono essere raggiunti dai prodotti fitosanitari.
Pertanto, tutte le azioni da mettere in atto devono essere a carattere preventivo,
mantenendo lo stato vegetativo e fitosanitario delle piante in buone condizioni.
Pertanto anche il controllo di altri insetti come la Cocciniglia mezzo grano di pepe
(Saissetia oleae) o parassiti funginei come l’Occhio di pavone (Spilocaea oleagina),
la Cercosporiosi o piombatura (Mycocentrospora cladosporioides), la lebbra
(Gleosporium spp.), consente di mantenere le buone condizioni delle piante.
Tra le azioni preventive da attuare rilevante è la protezione dei tagli con mastici o
sostanze protettive per evitare l’introduzione attraverso tali ferite dei funghi che
possono determinare sia gli imbrunimenti che la carie del legno.
Controllo della Xylella fastidiosa
Vanno evidenziati alcuni elementi fondamentali sulla biologia del batterio e sulle
modalità di trasmissione e di diffusione.
La X. fastidiosa è un batterio che vive esclusivamente nelle zone xilematiche (fasci
linfatici della parte del legno situata nella zona centrale del tronco che trasporta la
linfa dalla parte bassa (radici) verso le zone apicali della pianta.
Nonostante il batterio vive e si moltiplica in vasi linfatici con flusso ascendente è in
grado di ripercorre controcorrente i vasi portandosi molto lentamente nelle parti
basse della pianta fino interessare la base del tronco della pianta.
La X. fastidiosa è un batterio che non produce spore o elementi di diffusione propria
che attraverso l’aria o contatto diretto possono determinare ulteriori infezioni si
altre piante.
L’unica modalità di diffusione del batterio accertato scientificamente è attraverso
insetti vettori che pungendo piante infette acquisiscono le cellule batteriche e le
iniettano nelle piante sane.
A seguito delle mute che tali insetti subiscono nelle diverse fasi di sviluppo della
crescita, gli stessi perdono le cellule del batterio per cui devono nuovamente
acquisirle dalle piante infette. Tale aspetto biologico costituisce un elemento
fondamentale per ridurre o evitare la diffusione della X. fastidiosa in quanto la
eliminazione delle piante infette consente di ottenere un risanamento della zona e
pertanto gli insetti vettori non trovando piante da cui acquisire i batteri non
diffondono la malattia.
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Gli insetti individuati quali vettori della X. fastidiosa sono di piccole dimensioni e
con una apparato boccale pungente succhiante in grado di pungere i giovani e
teneri germogli delle piante e delle erbe spontanee.
Si rende pertanto necessario prevenire la diffusione della X. fastidiosa mediante il
controllo degli insetti vettori utilizzando sostanze attive in grado di determinare un
valido controllo.
Tra le sostanze attive che presentano un grado di attività contro le cicaline vanno
menzionate
Tab. 1 Sostanza attiva
Registrazione
su cicaline
Grado di attività su
cicaline
Dimetoato
NO
+/++
Buprofezin
SI
+++
Deltametrina
SI
++
Lambda cialotrina
SI
++
Imidacloprid
SI
++
Etofenprox
SI
+++
Clorpirifos etile
SI
+/++
SI
++
Azadiractina
(autorizzato in bio)
E’ necessario diversificare il loro impiego in relazione alle specie di piante da
trattare al fine di evitare usi impropri non riportati in etichetta.
Pertanto per l’olivo, che rappresenta la coltura più interessata, le sostanze attive
che si possono utilizzare sono:
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Buone pratiche agricole codiro
guario rev 29 giugno 2014
Tab. 2 Sostanza attiva
Registrazione
su olivo
Grado di attività su
cicaline
Dimetoato
SI
+/++
Buprofezin
SI
+++
Deltametrina
SI
++
Lambda cialotrina
SI
++
Imidacloprid
SI
++
SI
++
Azadiractina
(autorizzato in bio)
In particolare, va anche valutato, nell’impiego di tali sostanze attive, la possibilità di
controllare contestualmente anche altri insetti dell’olivo e in particolare:



il dimetoato controlla anche la tignola delle olive (Prays oleae) e la mosca delle olive
(Bactrocera oleae),
il buprofezin controlla anche la cocciniglia mezzo grano di pepe.
l’imidacloprid controlla la mosca delle olive.
Per le aziende condotte con metodo biologico l’unica sostanza che consente di ottenere
qualche risultato è l’azadiractina
Per le altre colture è necessario verificare la registrazione delle sostanze attive riportate
nella Tab. 1.
E’ buona norma che i trattamenti contro la cicalina siano realizzati durante le prime ore del
mattino, quando le suddette sono poco mobili, cercando di bagnare bene la parte più
interna della vegetazione.
È anche utile miscelare l’olio minerale bianco in dose ridotta (max. 500 g/hl), per migliorare
l’efficacia dei prodotti utilizzati.
Estendere i trattamenti anche alle zone incolte o alle erbe spontanee consente di ridurre la
popolazione degli individui degli insetti vettori presenti nell’area interessata.
I periodi più idonei per effettuare i trattamenti sono:



alla ripresa vegetativa per la presenza di nuovi germogli e presenza erbe spontanee
molto appetibili a tali insetti
nei mesi di maggio giugno quanto le erbe spontanee tendono a disseccarsi e le
cicaline si trasferiscono sui germogli dell’olivo e di altre piante in vegetazione;
nel periodo di fine estate inizio autunno quanto le prime piogge favoriscono la
ripresa vegetativa delle piante e delle erbe con emissioni di giovani germogli.
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guario rev 29 giugno 2014
Si pone all’attenzione degli operatori agricoli sulla completa inutilità di effettuare
interventi fitosanitari diretti alla cura delle piante infette da X. fastidiosa, in quanto per i
batteri non esistono in commercio prodotti specifici e quindi qualsiasi pubblicità in tal
senso ha solo carattere speculativo ed economicamente dannoso per le aziende e
pertanto si diffida chiunque diffonde informazioni mendaci.
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“COMPLESSO DEL DISSECCAMENTO RAPIDO DELL`OLIVO