Gestire la classe e motivare ad apprendere STUDIARE INSIEME Esperienze di apprendimento cooperativo Indice I PARTE GESTIRE COOPERATIVAMENTE LA CLASSE PER MOTIVARE AD APPRENDERE 1. Introduzione 2. Che cos’è l’apprendimento cooperativo a. Interdipendenza positiva b. Interazione promozionale c. Insegnamento-apprendimento di competenze sociali d. Responsabilità personale e valutazione e. Revisione del lavoro di gruppo f. Trasversalità dei principi 3. Quattro buone ragioni dell’apprendimento cooperativo a. Imparare ad imparare b. Imparare ad interagire con gli altri c. Imparare ad essere d. Imparare sviluppando motivazione nel contesto 4. Progettare attività cooperative a. Interazione simultanea ed equa partecipazione, facilitatori di apprendimento b. Strutture di lavoro per imparare insieme 5. Gestire la classe a. Formare i gruppi b. Stabilire segnali convenzionali c. Organizzare lo spazio aula d. Dare le consegne e. Distribuire il materiale f. Monitorare il lavoro dei gruppi g. Fornire attenzione positiva h. Rispondere a domande i. Sostenere la revisione 6. Check list di automonitoraggio dell’insegnante 1 II PARTE STUDIARE IN INTERAZIONE CON I COMPAGNI 1. a. b. c. d. e. f. g. h. Esperienze di studio in apprendimento cooperativo Pokonaso Micene Attività economiche nell’antica Grecia Nuvole, fulmini, elettricità Organuli della cellula Paesaggi europei La rivoluzione francese Area dei quadrilateri III PARTE REPERTORIO DI STRUTTURE PER ORGANIZZARE CONTESTI DI APPRENDIMENTO 1. Studiare con le strutture cooperative 2. Indicazioni bibliografiche 2 I PARTE GESTIRE COOPERATIVAMENTE LA CLASSE PER MOTIVARE AD APPRENDERE 3 GESTIRE LA CLASSE PER MOTIVARE AD APPRENDERE La gestione efficace della classe è tutto ciò che un insegnante mette in opera per creare e mantenere un ambiente favorevole all’insegnamento e all’apprendimento. Indagini e studi, ma anche esperienze e percezioni degli insegnanti, evidenziano come la gestione della classe sia diventata in questi anni una competenza cruciale nella quotidiana attività didattica. Oggi per “gestione” non si intende più il controllo dei comportamenti degli studenti per mezzo di gratificazioni e sanzioni; si è progressivamente affermata una visione più ampia nella quale nuovi metodi e nuove modalità di insegnamento e di apprendimento acquistano una centralità assoluta per costruire ambienti di classe più motivanti e coinvolgenti, idonei a prevenire situazioni problema. La motivazione ad apprendere è perseguita attraverso il coinvolgimento attivo degli studenti - e degli insegnanti - nel processo di apprendimento. In questa prospettiva, il problema della gestione della classe si gioca nel momento preventivo, cioè nella fase di progettazione di situazioni di apprendimento che risultino significative e motivanti per l’alunno. Per un ragazzo un contesto di apprendimento è motivante se si connette ad alcuni bisogni profondi: Relazione con gli altri: bisogno di calore, di coinvolgimento, di sostegno e apprezzamento. Senso di competenza: bisogno di sentirsi capaci, efficaci, in grado di riuscire. Autodeterminazione: sensazione di possedere un certo controllo sul proprio apprendimento e sulle proprie scelte. Quando gli insegnanti e il clima di classe sostengono la soddisfazione di questi bisogni, gli studenti si sentono autodeterminati e intrinsecamente motivati; quando ciò non si verifica, gli studenti si sentono controllati e poco motivati. L’insegnante da solo difficilmente potrà soddisfare la complessa e articolata gamma dei bisogni espressi oggi dagli studenti in contesti di classe sempre più eterogenei. 4 L’apprendimento cooperativo, coinvolgendo e responsabilizzando gli studenti nel proprio apprendimento e in quello dei compagni, sembra offrire una prospettiva originale al problema. Una organizzazione cooperativa della classe risponde ai bisogni di relazione degli alunni, favorisce una percezione di minor controllo esterno e costruisce competenze più approfondite perché offre continue opportunità di elaborazione attiva. Permette di cimentarsi, con il supporto delle risorse del gruppo, in compiti complessi e sfidanti. Certo all’insegnante è richiesto di assumere un ruolo impegnativo di organizzatore di processi e contesti di apprendimento e di appropriarsi di strategie di conduzione efficace dei gruppi. Nella prima parte del testo sono riportati suggerimenti per gestire la classe e progettare attività che valorizzino la risorsa compagni. Nella seconda parte sono presentati alcuni percorsi condotti con modalità cooperative. Le esperienze, progettate e attuate in contesti scolastici diversi, riguardano lo sviluppo di competenze di studio. 5 CHE COSA É L’APPRENDIMENTO COOPERATIVO? L’apprendimento cooperativo è un metodo di insegnamento e di apprendimento in cui la variabile significativa è la cooperazione tra gli studenti. É una modalità a mediazione sociale: le risorse e l’origine dell’apprendimento sono soprattutto gli allievi, i compagni. Il cooperative learning persegue un apprendimento individuale attraverso un processo che vede coinvolto il gruppo, visto come risorsa, come stimolo per ciascun membro. Il gruppo diviene strumento di mediazione per permettere a ciascuno di effettuare la migliore prestazione possibile. Perciò si distingue sia dall’apprendimento competitivo sia da quello individualistico. Si può definire il Cooperative Learning come un insieme di principi e di tecniche di conduzione della classe, in base alle quali gli studenti lavorano in piccoli gruppi eterogenei per attività di apprendimento e ricevono una valutazione dei risultati conseguiti. Non si può parlare di apprendimento cooperativo ogni qualvolta si fanno lavorare insieme gli allievi. Il cooperative learning si differenzia profondamente dal lavoro di gruppo tradizionalmente inteso. Perché si possa parlare di apprendimento cooperativo, occorre siano presenti alcune caratteristiche fondamentali. a.Interdipendenza positiva L’interdipendenza positiva esiste quando un soggetto percepisce che deve coordinare i propri sforzi con quelli altrui per completare un compito e che è vincolato ad altri in modo tale da non poter aver successo se anche questi ultimi non l’hanno. Per promuovere l’interdipendenza positiva si devono assegnare compiti chiari e un obiettivo comune in modo che gli alunni capiscano che è una questione di “uno per tutti e tutti per uno”. Le consegne dell’insegnante e l’organizzazione delle proposte di lavoro devono fare in modo che ognuno debba dare un contributo ben definito ed insostituibile al gruppo. L’interdipendenza positiva può essere raggiunta attraverso la definizione di obiettivi comuni (interdipendenza di scopo), la divisione del lavoro (interdipendenza di compito), la condivisione di materiali, risorse o informazioni (interdipendenza di materiali e risorse), l’assegnazione di ruoli diversi (interdipendenza di ruolo) e ricompense di gruppo (interdipendenza di premio). Alcune situazioni favoriscono quindi il sorgere di una percezione di interdipendenza positiva, ad esempio: avere lo stesso obiettivo: un poster da realizzare, una relazione, un problema da risolvere,… il compito è strutturato in modo tale che non sia possibile affrontarlo da soli; ciascuno deve affrontarne una parte o giocare una personale competenza; ognuno ha un materiale specifico da poter usare: io ho la colla, tu la carta, lei le forbici, un altro i pennarelli; ognuno ha un segmento di informazioni da condividere con altri; vengono assegnati ruoli complementari e necessari: controllore dei materiali, responsabile delle domande, responsabile degli appunti, … É grazie all’interdipendenza positiva che ogni membro del gruppo si sente responsabile non solo del proprio apprendimento, ma anche di quello dei compagni. 6 I feedback, che fanno percepire come ognuno contribuisca al bene di tutto il gruppo, prevengono ed eliminano i comportamenti indesiderati che possono insidiare la cooperazione: ad esempio il “social loafting” (disimpegno nel gruppo), l’irresponsabilità e il rifiuto di fornire informazioni e aiuto per l’esecuzione del compito. b. Interazione promozionale L’interazione promozionale designa i comportamenti con cui i membri del gruppo si pongono in relazione positiva. Sono componenti dell’interazione positiva: - la conoscenza reciproca, l’apertura alla relazione con gli altri, l’impegno personale a creare un buon clima di classe; - la fiducia reciproca: non vi è timore ad esporre la propria opinione e a stimolare con interrogativi le idee e i pensieri altrui; - la disponibilità a prestarsi reciproco aiuto e a scambiare risorse: conoscenze, competenze, materiali; - i continui feedback sul modo di procedere: incoraggiamento, entusiasmo, stimolo reciproco per una più alta qualità della prestazione; - la motivazione ad impegnarsi per il bene comune; L’interazione positiva promuove la conoscenza reciproca come persone e offre l’opportunità di una gamma più ampia di influssi sociali. Le varie forme di interazione, l’interscambio verbale e non verbale tra gli studenti influiscono anche sui risultati educativi e di apprendimento. I soggetti coinvolti sono infatti indotti a migliorare le prestazioni e ad accrescere il grado di apertura verso gli altri dalla necessità di collaborare per raggiungere gli scopi comuni. c. Insegnamento-apprendimento di competenze sociali Non basta “mettere insieme” i ragazzi in gruppo e dire loro di cooperare perché essi lo facciano realmente. Se si vuole che i ragazzi cooperino davvero, è indispensabile insegnare loro le competenze necessarie, cioè le abilità sociali, come la comunicazione efficace, la leadership distribuita, le strategie di soluzione costruttiva dei conflitti, la presa di decisione. É importante aiutare gli alunni ad identificare i comportamenti efficaci per funzionare bene come parte di un gruppo e dar loro numerose opportunità di allenamento e pratica della competenza sociale in reali contesti di lavoro scolastico e di apprendimento, fornendo un sostegno e una guida nell’uso di tali comportamenti. La competenza sociale va insegnata con la stessa consapevolezza e cura e metodicità con cui si insegnano le abilità cognitive. d. Responsabilità personale e valutazione Un gruppo veramente efficace è quello in cui i membri hanno una responsabilità personale nei confronti degli altri partecipanti, ma anche del proprio apprendimento. Per molti alunni il gruppo - tradizionalmente inteso - può essere un espediente per evitare impegno e responsabilità individuali. 7 Nell’apprendimento cooperativo, ciascuno, al termine del lavoro, deve dimostrare quanto ha appreso nell’ambito del lavoro condotto con i compagni. Per questo motivo la verifica dell’apprendimento è, di regola, individuale. La possibilità che nel gruppo qualcuno non si impegni o che si creino difficoltà comunicative possono essere comunque ridotte se il gruppo è piccolo e se le consegne dell’insegnante organizzano con precisione le fasi di lavoro e i ruoli da gestire all’interno del gruppo stesso. e. Revisione del lavoro di gruppo L’apprendimento attraverso l’esercizio delle competenze sociali, lo sviluppo di comportamenti coerenti con una situazione di interdipendenza positiva, il diverso livello di possesso delle competenze sociali tra i membri richiedono che il gruppo abbia un continuo e costante controllo del proprio comportamento e sviluppi continua riflessione su come sta procedendo e su come potrebbe migliorare. L’attività di revisione può avvenire durante lo svolgersi del compito (monitoring) oppure al termine dell’attività comune (processing). Nella valutazione di gruppo i membri verificano e discutono i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati e gli aspetti che ancora possono essere migliorati. Varie ricerche hanno dimostrato che questa variabile ha una grande importanza sul miglioramento dei risultati. f. Trasversalità dei principi Esistono diversi approcci all’apprendimento cooperativo che comportano varianti di tipo metodologico e procedurale. I principi sopra esposti sono trasversali ai diversi modelli, seppure variamente declinati. Learning together (Johnson e Jonshon) Success for all (Slavin) Group investigation (Sharan e Sharan) Structural Approach (Kagan e Kagan) Complex Instruction (Coehn) Scripted Cooperation (Danserau) Collaborative Approach 1 1 Per l’approfondimento dei caratteri propri di ogni modello si rimanda ai testi di M. Comoglio e degli autori segnalati tra parentesi e indicati in bibliografia. 8 LE BUONE RAGIONI DELL’APPRENDIMENTO COOPERATIVO 1. Imparare ad imparare É ormai consapevolezza diffusa nel mondo della scuola che il vero apprendimento si verifica solo quando colui che apprende è coinvolto in modo attivo e profondo, cioè quando lo studente non si limita a riprodurre, a ripetere più o meno diligentemente ciò che l’insegnante ha spiegato, ma si impegna nel processo attivando una serie di azioni come richiamare esperienze pregresse, connettere le nuove informazioni al proprio schema mentale, elaborare, trasformare e riorganizzare conoscenze, applicare tali conoscenze ad altri contenuti e in contesti reali, … Si dice che una persona comprende realmente quando è capace di riflettere e di agire in modo creativo e competente su ciò che dice di comprendere, altrimenti si ha solo una conoscenza inerte che può essere riprodotta, ripetuta, ma non utilizzata. Parafrasando Confucio : ”Se ascolto, dimentico.” “Se ascolto e vedo, ricordo poco.” “Se ascolto, vedo, pongo domande e discuto con qualcun altro, comincio a comprender.e” “Se ascolto, vedo, discuto e faccio, applico, acquisisco conoscenza e abilità.” “Se sono in grado di insegnare ad un altro, significa che padroneggio la competenza.” In una sessione di lavoro cooperativo, proprio queste sono le richieste che vengono poste agli allievi. Attraverso una strutturazione puntuale di consegne, si richiede di spiegare con le proprie parole, di porsi domande, di discutere, di mettere in pratica e di insegnarsi vicendevolmente. “Se il miglior modo per imparare è insegnare, allora la scuola dovrebbe far sì che i ragazzi insegnino a se stessi il più possibile”. (Sharan) L’interazione su obiettivi cognitivi aumenta la padronanza dei concetti. All’interno di un gruppo si attivano più strategie di approccio al compito, legate ad abilità pregresse, esperienze individuali, stili di pensiero, varietà delle intelligenze multiple, … Ciascuno vede in azione, nei comportamenti cognitivi altrui, una gamma di strategie più ampia rispetto alle modalità che gli sono più usuali e ha la possibilità di apprendere modalità più evolute di ragionamento. In questo modo ci si arricchisce individualmente, diventando pensatori migliori. Apprendiamo confrontandoci e dialogando con altri. L’intelligenza collettiva si sviluppa dalla capacità di integrare tutte le potenzialità e le risorse attraverso la condivisione, il contatto, lo scambio. Nella società complessa, sommersa da una mole di informazioni in rapida espansione, obiettivo dell’educazione deve essere sviluppare capacità di ragionamento, di pensiero critico ed apprendimento significativo. In un approccio tradizionale, gli insegnanti, dovendo calibrare le proposte su un livello medio di alunni, non riescono a sviluppare competenze di pensiero di più alto livello. Nel gruppo è invece possibile proporre compiti complessi e sfidanti che possono essere affrontati grazie alle risorse dei membri. 9 2. Imparare a interagire con gli altri Il successo nel lavorare insieme è però condizionato dalle capacità relazionali dei membri. Infatti pare che la competenza sociale sia più predittiva della riuscita in un contesto lavorativo rispetto alle competenze cognitive. Ma in un modo tradizionale di fare scuola, non c’è possibilità di osservare se e come i ragazzi mettono in pratica comportamenti relazionali efficaci per apprendere e lavorare insieme e tanto meno vi è la possibilità di allenare tale competenza. La competenza sociale comprende abilità complesse, non innate e che richiedono un lungo tirocinio per incorporarsi nel repertorio spontaneo di comportamenti. Per gli autori che fanno riferimento al Cooperative Learning le abilità sociali vanno espressamente insegnate. Non si tratta di aggiungere l’ora di abilità sociali, ma di allenarle nel contesto di apprendimento. Si strutturano le consegne di lavoro perché gli alunni perseguano l’obiettivo cognitivo, ma si pone contestualmente anche un obiettivo sociale: imparare a lodare, a incoraggiare, a chiedere aiuto, ad ascoltare attivamente, … Il lavoro in gruppi cooperativi offre l’occasione di allenare le competenze relazionali. A loro volta le competenze relazionali favoriscono l’apprendimento, perché consentono di migliorare il clima di classe e di sperimentare e mettere in atto strategie complesse. Le interazioni sociali hanno quindi un potente effetto sull’apprendimento, ma contribuiscono anche alla costruzione di una rete di relazioni personali significative. 3. Imparare ad essere Alle volte la scuola può essere causa di disadattamento, in difficoltà a rispondere ai fenomeni che concorrono all’insuccesso scolastico. Spesso i fallimenti sono connessi alla mancata integrazione dei soggetti nel gruppo classe e gli insuccessi che ne conseguono influiscono negativamente sullo sviluppo personale, sull’autostima e sul senso di autoefficacia. Lo sviluppo di ogni singolo è infatti strettamente legato alla qualità delle relazioni che instaura con il contesto. Se la classe si viene strutturando come un ambiente collaborativo, accogliente e inclusivo di tutte le differenze individuali, dove vi è un prendersi cura reciproco, se la scuola è un luogo dove ci piace stare, vi è una positiva ricaduta sul versante emotivo e affettivo. Numerose ricerche hanno infatti dimostrato una positiva correlazione tra metodi collaborativi e indici di salute mentale: maturità emozionale, identità personale, realistica stima di sé, fiducia verso gli altri, ottimismo, … 10 4. Imparare sviluppando motivazione nel contesto In una situazione competitiva di apprendimento spesso il successo di uno studente riduce le possibilità di altri, creando situazioni di conflitto che portano a una svalutazione dell’impegno e a demotivazione. Quando questo accade, nell’ordinaria attività di insegnamento, ci si focalizza di più sul caso dell’alunno demotivato che non sul contesto. I motivi sono più che comprensibili. Lavorare sul contesto è più complesso e richiede tempi lunghi. Tuttavia le soluzioni sono più efficaci e consentono di incidere sui singoli casi. Nell’apprendimento cooperativo si produce una motivazione situata, data dalla struttura di lavoro nella quale si è inseriti e dal contesto relazionale. 5. In sintesi Il Cooperative Learning, pur influenzando molteplici dimensioni del comportamento dello studente – disciplinare, cognitivo, motivazionale, sociale – è un approccio flessibile e adattabile a una diversità di condizioni, di contenuti e di intenzioni. Ed è una metodologia in continua evoluzione che si arricchisce degli apporti dei diversi modelli e delle connessioni con altri costrutti pedagogici. Particolarmente significativa sembra oggi l’ottica delle comunità di apprendimento e della “Scuola cooperativa” che applica a tutte le componenti del sistema i principi base della cooperazione, orientando, ad esempio, gli insegnanti a lavorare, a loro volta, come gruppi cooperativi per costruire insieme una competenza professionale di ampio respiro. 11 PROGETTARE ATTIVITÁ COOPERATIVE 1. Interazione simultanea ed equa partecipazione, facilitatori di apprendimento Il termine interazione simultanea designa il più alto livello di partecipazione possibile da parte dell’alunno ed è un concetto cardine per intuire i vantaggi di un approccio cooperativo rispetto ad un insegnamento di tipo tradizionale. In una classe tradizionale parla una persona per volta, in genere l’insegnante, e poi, a turno, i singoli allievi. Viene cioè adottata una modalità sequenziale di interazione: uno dopo l’altro. La sequenzialità degli interventi lascia poco tempo per la partecipazione attiva di tutti e può produrre distrazione, lentezza, passività, tempi morti, noia o comportamenti di disturbo. Una modalità frequente di conduzione della classe prevede la discussione guidata dall’insegnante o domande aperte poste agli allievi: Chi sa dire …? Nel rispondere, per alzata di mano, spesso intervengono sempre gli stessi bambini: i più bravi, i più estroversi, … Gli altri perché più timidi, o a più basso rendimento o … non si coinvolgono mai direttamente. Organizzando fasi di discussione in coppia, ciascun bambino ha più tempo per parlare ed è coinvolto in una interazione diretta con un compagno che favorisce l’ascolto attivo. Il naturale desiderio di esprimersi e di parlare con i compagni nelle classi cooperative è indirizzato verso il profitto scolastico. L’interazione simultanea offre quindi occasioni significative di praticare il parlato, la rielaborazione attiva e personale e permette un allenamento costante nella competenza relazionale e nella pratica di abilità sociali. Gli studenti che partecipano di più, apprendono di più. La partecipazione attiva è altamente correlata con il successo scolastico. Un altro concetto cardine è il pari livello di partecipazione, cioè l’equa distribuzione dei compiti, del lavoro e dell’impegno richiesto all’interno della coppia o del gruppo o della classe. Organizzando il lavoro in coppie, spesso accade che, se la consegna è vaga e generica, vi siano differenze di impegno tra i membri della coppia: uno si assume o è gravato dall’altro del maggior carico di lavoro, mentre il compagno si defila, fa il minor sforzo possibile, approfitta del lavoro altrui. Spesso il rifiuto di alcuni verso il lavoro di gruppo é collegato alla percezione di un senso di ingiustizia nel lavoro assegnato. 12 Una consegna generica “Insieme rispondete alle domande” è ad alto rischio, cioè non garantisce che entrambi i membri della copppia si impegnino sul compito. Se non vi è un’attenzione aggiuntiva a come viene data la consegna e organizzata l’attività, il gruppo può diventare uno strumento che penalizza i migliori e dà un alibi a chi non si impegna. Anche porre un semplice vincolo, ad esempio assegnando turni A e B a turno … orienta ad un’equa distribuzione dei compiti e dell’impegno richiesto all’interno della coppia o del gruppo. Un alto grado di strutturazione delle attività determina la quantità e la qualità del lavoro di gruppo e favorisce un buon risultato. Se gli studenti sono organizzati in gruppi e si dice: “Discutete come si potrebbe risolvere questo problema”, vi sono molte probabilità che solo qualcuno si impegni sul compito, mentre altri rimangono passivi o distratti. Se invece si dice: “Da soli pensate come risolvereste questo problema” – “Ora spiegatevi l’un l’altro in coppia quale procedura avete pensato di seguire” – “Adesso rivolgetevi all’altra coppia del gruppo e confrontate le diverse strategie di risoluzione” è più probabile un coinvolgimento attivo di tutti gli studenti. Per organizzare produttivamente il lavoro cooperativo è opportuno utilizzare delle strutture semplici, ma efficaci. 13 2. Strutture di lavoro per imparare insieme Le strutture cooperative rappresentano tanti modi diversi per organizzare l’interazione tra alunni in compiti di apprendimento.2 Sono sequenze codificate di fasi di lavoro e incorporano i principi di base dell’apprendimento cooperativo: interdipendenza positiva, responsabilità individuale, partecipazione equa, interazione promozionale e simultanea. Costituiscono, perciò, una risorsa importante e un prezioso aiuto per l’insegnante. Le strutture non hanno un contenuto preciso e possono, di volta in volta, essere coniugate con contenuti diversi, generando attività sempre nuove. Possono essere applicate in vari contesti, a seconda dell’obiettivo che si intende raggiungere. Esistono moltissime strutture che possono essere utilizzate in ogni fase dell’insegnamento; compito dell’insegnante è quello di saper scegliere quella più funzionale all’obiettivo previsto e di saperla eventualmente adattare. In relazione ai contenuti proposti, le strutture possono essere usate per la costruzione del clima di classe e della coesione all’interno dei gruppi per lo sviluppo di abilità comunicative per l’apprendimento: padroneggiare informazioni, sviluppare ragionamento, condividere informazioni ed elaborazioni. In appendice – III parte - sono raccolte le schede delle strutture cooperative utilizzate nei percorsi presentati nella seconda parte. 2 Per una rassegna ampia di strutture, si rimanda al testo di S. e M. Kagan “Apprendimento cooperativo. L’approccio strutturale” – Edizioni Lavoro 14 GESTIRE LA CLASSE 1. Formare i gruppi a) Gruppi casuali Formare coppie o gruppi in modo casuale è una strategia utile soprattutto nelle fasi iniziali di costruzione del gruppo classe se si vuole creare clima di accettazione reciproca e abituare ad interagire con tutti i compagni. I gruppi formati casualmente lavorano insieme per tempi limitati. Per ogni attività si può procedere a nuovi abbinamenti. Ecco alcuni suggerimenti per formare gruppi in modo casuale. Cartoncini colorati: si mettono in un sacchetto cartoncini di colore diverso. Ciascun alunno ne prende uno senza guardare all’interno del sacchetto: ogni gruppo è formato da tutti coloro che hanno il cartoncino del medesimo colore. Puzzle: si prendono tante cartoline quanti sono i gruppi da formare; le si tagliano in tanti pezzi quanti dovranno essere i compeneti di ogni gruppo. Gli alunni “pescano” da un sacchetto un pezzetto del puzzle e lo appoggiano capovolto sul banco; al via dell’insegnante si muovono liberamente per l’aula alla ricerca dei compagni con i quali poter ricomporre la cartolina: a ciascuna cartolina ricomposta corrisponde un gruppo. Seguendo l’idea del puzzle, si possono scrivere su cartoncini diversi alcune frasi consecutive di un brano, di un proverbio, di una poesia. Gli alunni devono trovare i compagni con i quali poter ricomporre il testo. Elastici colorati: gli elastici colorati per capelli possono essere utilizzati come braccialetti. I bambini estraggono un elastico da un sacchetto e lo infilano al polso; tutti coloro che hanno il braccialetto dello stesso colore formano gruppo. Questa modalità è utile per le attività in cui i ragazzi si dovranno muovere. Animali: l’insegnante scrive su bigliettini il nome di tanti animali quanti sono i gruppi da formare. I biglietti vengono piegati. Ogni alunno prende a caso un biglietto, lo apre al via dell’insegnante e cerca gli altri membri della propria “famiglia”. Le varianti sono infinite: sui biglietti possono essere scritti o disegnati giocattoli, personaggi delle fiabe, ingredienti delle ricette, … Operazioni: su ogni cartoncino è scritta una operazione. Ad un segnale gli alunni aprono il biglietto, risolvono mentalmente l’operazione e cercano il gruppo di banchi dove si trova il risultato della propria operazione. Ogni gruppo è così formato dagli alunni aventi operazioni con il medesimo risultato. 15 b) Gruppi formati dall’insegnante Quando si organizzano gruppi per compiti di apprendimento e si intende rimangano stabili per un certo periodo è opportuno formarli in modo ragionato, utilizzando il criterio dell’eterogeneità. Disposizione degli alunni per livello di competenza relativo ad un preciso ambito alta medio-alta medio-bassa bassa 1 gruppo All’interno di un gruppo di 4 potranno esservi: un alunno di rendimento alto, uno medio alto, uno medio basso e uno basso. c) Gruppi per libera scelta Viene chiesto agli alunni di associarsi liberamente. La formazione dei gruppi avviene per affinità, simpatie, amicizie. Raramente i gruppi elettivi sono eterogenei. É perciò sconsigliabile usare frequentemente questa modalità perché non favorisce la creazione di nuove interazioni. Anzi può creare pesanti situazioni di esclusione (alunni che nessuno sceglie). Nota: L’eterogeneità all’interno dei gruppi è preferibile perché: offre maggiori opportunità per un mutuo sostegno e per l’insegnamento reciproco migliora le relazioni e l’integrazione tra i sessi e le razze rende più semplice la gestione d’aula: avere in ogni gruppo uno studente con alto rendimento è come disporre di un “aiuto-insegnante” ogni tre studenti3 3 S. Kagan – Apprendimento Cooperativo Approccio Strutturale 16 2. Stabilire segnali convenzionali “Posso avere la vostra attenzione, per favore? Silenzio per favore! Mi ascoltate sì o no?...” Sono frasi ripetute spesso senza risultato. Nella gestione di una classe che lavora in gruppi è utile adottare dei segnali convenzionali, ad esempio il segnale del silenzio. Quando l’ insegnante alza la mano, gli studenti devono rivolgere la loro attenzione all’insegnante e alzare a loro volta la mano. La mano alzata dell’alunno significa “Ho visto il tuo segnale, so che vuoi dire qualcosa a tutti, sono pronto ad ascoltare.” Fasi del segnale del silenzio 1. L’insegnante alza la mano 2. L’alunno alza la mano, smette di parlare, smette di fare 3. Avvisa con un tocco leggero gli altri compagni del segnale dell’insegnante 4. Guarda 5. Abbassa la mano quando anche l’insegnante lo fa 6. Ascolta Quando si introduce il segnale del silenzio è utile dare una piccola spiegazione che giustifichi la pratica. In una classe organizzata attivamente o in gruppi esiste una tendenza naturale a concentrarsi sul compito e a diventare troppo rumorosi: quando un gruppo parla, il gruppo più vicino deve parlare un po’ più forte per farsi sentire e questo spinge il primo gruppo ad alzare ancor di più la voce. Così il livello di rumore aumenta. Per avere l’attenzione della classe l’insegnante non può urlare più dei propri alunni. Il problema si può risolvere se se si impara a rispondere immediatamente al segnale del silenzio e a contribuire al diffondersi del “silenzio contagioso” , avvertendo i compagni che non se ne sono accorti. Esistono naturalmente molte varianti del segnale del silenzio. 17 3. Organizzare lo spazio aula e la disposizione dei posti L’organizzazione dello spazio aula ha lo scopo di favorire una interazione efficace tra gli studenti nei compiti di apprendimento. I banchi dovrebbero essere disposti in modo tale che non ci sia bisogno di spostarli quando si lavora con i compagni. Sarebbe auspicabile una sistemazione che permetta ad ognuno di: 1. vedere facilmente sia la postazione dell’insegnante sia la lavagna 2. essere fisicamente molto vicino ai compagni di lavoro: favorisce l’interazione. 3. essere distanziato il più possibile dagli altri gruppi per contenere il disturbo reciproco. Sistemazione a coppie Lavorare in coppia è importante con i bambini più piccoli e, in generale, nelle prime esperienze di lavoro cooperativo. Interagire in un gruppo più numeroso è infatti più complesso: per alcuni alunni potrebbe inizialmente risultare difficile o dispersivo. Può bastare un banco per due studenti. La vicinanza favorisce la condivisione del materiale. Gli alunni possono disporsi uno accanto all’altro o ai due lati contigui di un banco. La posizione uno di fronte all’altro non sempre è efficace: non permette di leggere o lavorare sullo stesso foglio. Sistemazione in gruppi di quattro É possibile disporre i banchi in molti modi, senza dimenticare che tutti i membri dei gruppi devono potersi facilmente rivolgere verso la lavagna, voltarsi l’uno verso l’altro, poter utilizzare un foglio di lavoro comune. Per alcune attività potrebbe bastare un tavolo per 4 alunni. 18 Anche una disposizione tradizionale può essere adatta: fase lavoro in coppia fase lavoro in gruppo di 4 4. Dare le consegne Dare le direttive è un’arte. Ecco alcuni suggerimenti. a) Dare consegne verbali e scritte Alcuni studenti apprendono meglio attraverso l’udito e altri attraverso la vista. Pertanto è saggio comunicare le istruzioni verbalmente e, nello stesso tempo, presentarle con sussidi visivi: lavagna, lavagna luminosa, cartellone, foglio con consegne scritte. b) Dare le consegne “passo a passo” Le consegne vanno date in più riprese, un passo per volta, in modo che gli studenti possano metterle in pratica senza chiedere continue spiegazioni. Infatti se si comunica un lungo elenco di istruzioni, gli studenti dimenticheranno alcuni passaggi e avranno bisogno via via di ulteriori chiarimenti. Uno strumento utile sono i copioni di lavoro che elencano le fasi di lavoro nell’ordine in cui devono essere eseguite, consentendo ai gruppi di procedere secondo il proprio ritmo. c) Simulare le istruzioni Spesso si danno le indicazioni di lavoro oralmente, ma, se si parla soltanto, gli alunni impiegano troppo tempo per capire e non è detto capiscano correttamente Un modo efficace di dare le istruzioni consiste nel “far vedere come si fa”, simulando dettagliatamente le procedure e i comportamenti da mettere in pratica, “facendo finta” di essere un membro della coppia o del gruppo. Gli studenti capiscono subito che cosa fare se l’hanno visto fare. d) Verificare la comprensione Dopo aver dato le istruzioni, è bene assicurarsi siano state comprese. Si possono porre domande o chiedere ai gruppi di ripetere la procedura. É utile far spiegare vicendevolmente in coppia che cosa bisogna fare. Si possono poi ripetete le spiegazioni, separatamente, solo per coloro che non hanno capito; gli altri possono iniziare a lavorare. 5. Distribuire il materiale simultaneamente Uno stile di gestione simultanea della classe invece di una modalità sequenziale risulta più efficace. Un esempio è la distribuzione del materiale di lavoro. Alcuni insegnanti girano tra i banchi e distribuiscono un foglio di lavoro per ogni gruppo o coppia o singolo; altri dicono: “Responsabili dei materiali prendete il foglio di lavoro giallo dal tavolo del materiale”. 19 Con il metodo sequenziale, mentre l’insegnante si muove per la classe, si ha un tempo morto; nell’approccio simultaneo i materiali vengono distribuiti velocemente e gli studenti sono attivamente responsabili. Scopo 1. Formare i gruppi Metodo sequenziale Si chiamano gli studenti uno alla volta. 2. Distribuire i materiali L’insegnante distribuisce i materiali uno alla volta. 3. L’insegnante risponde alle domande degli studenti 4. Gli studenti comunicano le risposte Tutti i gruppi aspettano mentre l’insegnate parla. 5. Gli studenti presentano i progetti Un gruppo alla volta presenta frontalmente a tutta la classe il proprio progetto. Viene chiamato uno studente alla volta. Metodo simultaneo Subito tutti gli studenti cercano il nome sulle carte. Tutti i responsabili per i materiali vanno al tavolo dei materiali e li prendono per i compagni. I gruppi lavorano mentre l’insegnante parla direttamente con uno studente. Contemporaneamente uno studente per gruppo va a scrivere alla lavagna. I gruppi presentano i progetti alla coppia partner o con “giro in galleria” 6. Monitorare il lavoro dei gruppi Quando gli studenti lavorano in gruppo, l’insegnante ne monitora l’attività, muovendosi fra le diverse postazioni. Il ruolo dell’insegnante è di osservatore e consulente, non solo di controllore. L’insegnante non dovrebbe interferire troppo con il lavoro degli studenti e il suo intervento dovrebbe essere orientato a rendere consapevole il gruppo di qualche contraddizione, di qualche errore nella procedura o di qualche risorsa non utilizzata. Può essere utile fornirsi di un repertorio di frasi da utilizzare come feedback sia in funzione di riscontro positivo sia per intervenire nelle situazioni critiche e per ri-orientare il gruppo al compito. ( allegato 1) 20 Suggerimenti per il monitoraggio All.1 D. Johnson, R. Johnson, E.Holubec,Apprendimento cooperativo in classe, Erickson Da verificare Gli studenti sono seduti vicini. Se presente … Bravi, vi siete sistemati bene. Se assente … Avvicinate le sedie. Il gruppo ha i materiali necessari. Bene, siete pronti. Prendete quello che vi serve, vi aspetto. Gli studenti svolgono i loro ruoli. Ottimo, state lavorando bene. Cosa dovrebbe fare ognuno di voi? Il gruppo ha iniziato il compito. Bravi, buon inizio. Fatemi vedere come iniziate. Serve aiuto? Gli studenti applicano abilità cooperative. Il vostro è un bel gruppo continuate così. Quali abilità sono utili qui? Cosa dovreste fare? Un’abilità specifica viene applicata correttamente. Ottimo incoraggiamento! Ottima parafrasi! Chiedi a Luca cosa ne pensa. Ripeti con parole tue quello che ha detto Luca. Gli studenti lavorano bene sul compito. Bene, state applicando la procedura corretta. Dovete elaborare di più le risposte. Vi spiego di nuovo come si fa. Gli studenti verificano la responsabilità individuale. Vedo che controllate che tutti abbiano capito: bravi! Roberto, spiega perché il tuo gruppo ha scelto questa risposta. Collaborano anche gli studenti riluttanti. Mi fa piacere vedere che tutti partecipano. Più tardi chiederò a Erika di spiegarmi la risposta 3. Aiutatela a prepararsi; torno tra poco. I membri dei gruppi si scambiano informazioni sui contenuti e le procedure. Ottime spiegazioni: continuate così. Ognuno di voi prenda un problema e mi spieghi passo per passo come risolverlo. Tutti partecipano allo stesso modo. Questo sì che è un gruppo! Erika tu sei sempre la prima a rispondere. Potresti controllare l’accuratezza delle risposte degli altri? I gruppi hanno completato il lavoro. Pare che abbiate fatto un buon lavoro. Adesso iniziate l’altro compito. Siete molto precisi e accurati, ma vi rimane poco tempo per finire il compito. Il gruppo lavora con efficienza. Il vostro gruppo lavora benissimo. Quali abilità vi sono più utili? Cosa c’è che non va nel vostro modo di lavorare? Pensate a tre modi per risolvere il problema. Non ci sono studenti dominanti. 21 7. Fornire attenzione positiva Più di ogni altra cosa, è l’attenzione positiva dell’insegnante che stabilisce il tono della classe e facilita la gestione. Riconoscimenti agli sforzi dei gruppi, commenti positivi e circostanziati hanno il potere di motivare gli studenti relativamente ai comportamenti desiderati. Ogni tanto l’insegnante può richiamare l’attenzione della classe su un gruppo che lavora bene ed esprimere in dettaglio i comportamenti messi in atto “Mi complimento con questo gruppo. É una vera squadra! Si ascoltano con attenzione e si rivolgono domande per capire meglio. Ho sentito anche delle bellissime espressioni di incoraggiamento, ad esempio”forza, stai andando molto bene!” Se l’insegnante rivolge tutta la sua attenzione al gruppo che fa troppo rumore o non lavora, altri gruppi seguiranno l’esempio del gruppo che è riuscito a catalizzare l’attenzione dell’insegnante. Al contrario, se l’insegnante dà attenzione e un riconoscimento pubblico e immediato a quelli che lavorano, specificando i motivi della lode, stimolerà indirettamente gli altri gruppi ad imitare i comportamenti apprezzati. 8. Rispondere alle domande a) L’approccio tradizionale per rispondere alle domande prevede che mentre l’insegnante risponde a una domanda di uno studente, tutti gli altri aspettino. Perché la maggior parte delle domande sono importanti solo per alcuni studenti, questo approccio crea del tempo morto per tutti gli altri. Per loro le risposte non sono significative. Una tecnica di gestione che fa aumentare il tempo di apprendimento e permette di rispondere in modo più approfondito e mirato, consiste nell’aspettare a rispondere alle domande finché tutti gli altri gruppi sono coinvolti nel compito di apprendimento. Questa tecnica evita il dilatarsi dei tempi e l’ansia o la distrazione degli altri gruppi che aspettano, cosa che porta l’insegnante a rispondere superficialmente. Mentre tutti gli altri lavorano, l’insegnante può andare dal gruppo che ha fatto la domanda e parlare con i membri in modo esaustivo e mirato. b) Gli alunni talvolta tendono, di fronte a una minima difficoltà o dubbio, ad alzare individualmente la mano e a richiedere l’attenzione dell’insegnante, senza prima aver cercato di risolvere la questione in gruppo. Éutile stabilire una regola: sono ammesse solo domande di gruppo. Se uno studente ha una domanda o un dubbio su come procedere, deve prima tentare di avere una risposta dagli altri membri del gruppo. Se nessuno del gruppo riesce a chiarire la questione - e quindi il problema è del gruppo e non del singolo – tutti i membri del gruppo alzano contemporaneamente la mano per segnalare all’insegnante che hanno bisogno di una consulenza. L’insegnante prima di rispondere, si accerta che la richiesta sia un bisogno di tutti. 22 9. Sostenere la revisione L’apprendimento attraverso l’esercizio delle competenze sociali, lo sviluppo di comportamenti coerenti con una situazione di interdipendenza positiva, il diverso livello di possesso delle competenze sociali tra i membri richiedono che il gruppo abbia un continuo e costante controllo del proprio comportamento e sviluppi continua riflessione su come sta procedendo e su come potrebbe migliorare. Nella revisione di gruppo i membri verificano e discutono i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi e l’efficacia dei loro rapporti di lavoro. Varie ricerche hanno dimostrato che questa variabile ha una grande importanza sul miglioramento dei risultati. Gli input dati dall’insegnante obiettivi e dell’età degli alunni: possono focalizzare, a seconda del percorso, degli le abilità sociali praticate durante l’attività. Esempi: Quali comportamenti hanno aiutato il gruppo a lavorare bene? Elencatene almeno tre. Come potreste organizzarvi/che cosa potreste fare la prossima volta per funzionare ancora meglio come gruppo? Ciascuno dia un consiglio. Prendete nota. Qual è l’obiettivo di miglioramento su cui volete impegnarvi nel lavorare insieme la prossima volta? In questo periodo ci stiamo allenando sull’incoraggiare i compagni. Quali espressioni di incoraggiamento avete usato? Quali avete ricevuto che vi hanno fatto piacere? gli apprendimenti. Esempi: Quale vi sembra la cosa più interessante che avete imparato oggi? Che cosa sapete fare che prima non sapevate fare? Sintetizzate in 4 parole chiave i concetti analizzati nell’attività odierna. Come pensate di potere utilizzare la strategia appresa? Nella revisione è più efficace l’alternarsi di diverse fasi: il singolo pensa (e risponde per iscritto) alle domande/sollecitazioni i membri del gruppo confrontano le idee e proposte individuali Può seguire un momento di condivisione tra gruppi, ad esempio con “Dichiarazioni di gruppo” 23 GESTIRE LA CLASSE Check-list di automonitoraggio dell’insegnante mi è chiaro e applico mi è chiaro, ma non applico non mi è chiaro Oriento i banchi in modo che tutti possano vedere la lavagna e l’insegnante. I gruppi sono posizionati in modo da non disturbarsi. I membri del gruppo possono interagire facilmente: posizione delle sedie, vicinanza, Utilizzo in modo coerente segnali convenuti per gestire l’attenzione, richiamare il silenzio, controllare il tono di voce, … Parlo con tono di voce basso ed espressivo. Imposto una veloce ed efficace formazione dei gruppi. Utilizzo modalità simultanee e responsabilizzanti anche per la distribuzione dei materiali. Do le direttive verbalmente e per scritto e/o mostrando i materiali. Do le direttive un po’ alla volta “passo a passo” o utilizzo copioni di lavoro. Più che spiegare astrattamente, mostro le istruzioni simulando l’attività. Porto l’attenzione anche sui comportamenti sociali connessi, tramite dimostrazione. Verifico che gli alunni abbiano compreso le istruzioni con strutture coinvolgenti: risposta corale, pollice alto/verso, spiegazione reciproca, teste numerate, …. Do al gruppo classe le spiegazioni che interessano tutto il gruppo classe/discuto con i singoli gruppi - a bassa voce - i problemi, i dubbi, ... che interessano il singolo gruppo. Strutturo l’attività in modo che siano chiari la procedura da seguire e il ruolo di ciascuno. Mi muovo tra le postazioni con metodicità e osservo il lavoro dei gruppi 24 (eventualmente con l’aiuto di una check list). Monitoro i gruppi con feedback positivi (anche per piccoli passi) o ri- orientanti (do consigli, ma non mi sostituisco mai al gruppo) Richiamo l’attenzione sui gruppi che lavorano bene, esprimo alla classe il motivo per cui il gruppo ottiene attenzione (attenzione positiva). Controllo gli eventuali comportamenti di disturbo con il contatto oculare o la gestualità o con il contatto diretto. Rispondo a una domanda solo se tutto il gruppo lo richiede formalmente. Utilizzo “buoni” per la richiesta di aiuto o strategie simili. Sono attento/a ai tempi morti; prevedo possibili fasi integrative “facoltative”. Verifico l’apprendimento all’interno dei gruppi. Al termine del lavoro attivo una breve, ma significativa fase di revisione all’interno dei gruppi. Al termine do feedback circa i comportamenti positivi osservati nei gruppi e nella classe; do suggerimenti per migliorare. Nelle varie fasi di attività passo il messaggio che lo scopo del lavorare insieme è aiutarsi e allenarsi reciprocamente affinché ciascuno possa fare il meglio possibile. Utilizzo “rubriche di valutazione” o altri strumenti che permettano al gruppo di comprendere i risultati attesi e di agire di conseguenza. 25 II PARTE STUDIARE IN INTERAZIONE CON I COMPAGNI 26 NELL’ETA’ DELLA PIETRA Ins. Francesca Barbieri I.C. Ospitaletto (BS) Classi terze: A B C D E Numero alunni per classe: 22/23 Obiettivi di apprendimento: Ricavare informazioni esplicite Rielaborare le risposte a voce Scrivere le risposte con parole proprie Strutture cooperative: Decisione per consulto di gruppo Teste numerate (variante pollice alzato, pollice verso) Roundtable Abilità sociali coinvolte: Comunicare in gruppo rispettando il proprio turno, richiede chiarimenti quando non si comprende, fornire informazioni in modo chiaro e preciso. La sensibilizzazione su queste abilità è stata effettuata in una fase precedente. Dimensioni dei gruppi: coppie e gruppi di 4 alunni eterogenei per abilità. I bambini iniziando il lavoro trovano sui banchi-postazione i nomi dei componenti del gruppo. Sistemazione dell'aula: sia le coppie, che il gruppo di 4 lavoreranno su un solo banco. Decisioni circa la valutazione: correzione e valutazione delle risposte individuali alle domande (fase “penne al centro”). Si può prevedere anche un punteggio di gruppo. Nelle successive unità il punteggio di gruppo corrisponderà alla somma dei punteggi individuali di miglioramento. 27 1° TAPPA Gruppo classe Formazione delle coppie: ad ogni bambino viene consegnato il cartellino A oppure B. Presentazione del lavoro: o Argomento o Consegna materiali o Spiegazione del metodo di lavoro Fase di attivazione e anticipazione collettiva o Il protagonista è Pokonaso. Perché avrà questo strano nome? o Che incarichi potrebbe avere un bambino nell’età della pietra mentre i genitori sono a caccia? Lettura espressiva dell’insegnante e consegna del materiale da lavoro: o testo “Nell’età della pietra” (all. 1) o consegne di lavoro (all.2). Allegato 1 NELL’ ETA’ DELLA PIETRA Pokonaso era un bambino che visse migliaia di anni fa tra gli uomini di Neanderthal. Questi uomini erano tozzi e forti, col collo corto e il naso lungo e largo. Per questo, appena nacque il nostro amico, gli affibbiarono quel buffo soprannome: il suo naso infatti non era più grosso di un lampone. Pokonaso non abitava in una casa come le nostre, ma in una caverna con Babbo e Mamma. Di fronte alla caverna doveva esserci sempre un fuoco acceso: serviva a riscaldare la famiglia e a tener lontane le bestie feroci. A volte Pokonaso non si comportava come si deve, ma quel giorno l’aveva fatta proprio grossa. Mentre i genitori erano a caccia, aveva lasciato spegnere il fuoco. Adesso se ne stava seduto in fondo alla caverna e osservava il padre che cercava di riaccenderlo: Babbo aveva in mano due pietre e le batteva una contro l’altra tentando di far sprigionare una scintilla. Ma non c’era niente da fare. - Forse ti serve una pietra focaia nuova – suggerì Mamma. - Un figlio nuovo, ecco quel che mi servirà se mi fa spegnere il fuoco un’altra volta – brontolò Babbo. Pokonaso si vide già spedito in pasto agli orsi. 28 II TAPPA Lavoro individuale Lettura analitica e individuazione di informazioni esplicite. Sottolineatura delle informazioni : indicazioni nelle consegne di lavoro Allegato 2 Data ……… Nome ………………. Consegne di lavoro Dopo aver letto bene il testo, ricerca e sottolinea in matita le informazioni richieste dalle domande. Ecco le domande: 1.In quale tempo è ambientato il racconto? USA QUESTO SEGNO _ _ _ _ _ _ PER LA SOTTOLINEATURA 2.Dove si svolgono i fatti? USA QUESTO SEGNO ________ PER LA SOTTOLINEATURA 3.Chi è il protagonista? USA QUESTO SEGNO PER LA SOTTOLINEATURA. 4.Indica quali azioni tra queste compie POKONASO: Lascia spegnere il fuoco Va a caccia con i genitori Osserva il padre mentre cerca di riaccendere il fuoco con le pietre focaie Ha paura di essere castigato III TAPPA In coppia Confronto del lavoro eseguito individualmente. Suggerimenti, correzioni, integrazioni reciproche. IV TAPPA In gruppo Risposte scritte alle domande. Consegna individuale di un nuovo foglio con le domande a cui ciascuno dovrà rispondere dopo la discussione nel gruppo. All.3 L’attività viene svolta con la struttura Decisione per consulto di gruppo (Penne al centro). La struttura è descritta nell’allegato 4. 29 Allegato 3 Data ………… Nome ………….. Nell’età della pietra In quale tempo è ambientato il racconto? ……………………………………………………………………… Dove si svolgono i fatti? ……………………………………………………………………… Chi è il protagonista? ……………………………………………………………………… Indica quali azioni compie POKONASO: ……………………………………………………………………… Allegato 4 Consulto tra compagni di gruppo (Penne al centro) Un gettone colorato è il segnale del ruolo di guida. Il ruolo di guida è a rotazione. La guida coordina il gruppo rispetto ad una domanda, dando i seguenti comandi: 1. Giù le penne. Tutto il gruppo mette le penne in un contenitore (barattolo, portamatite, 2. Discussione di gruppo. La guida legge la prima domanda e gli altri cercano la risposta con una discussione di gruppo. 3. Verifichiamo l’accordo. La guida controlla che tutti i compagni di gruppo capiscano, siano d’accordo sulla risposta, sappiano ripeterla. 4. Penne in mano. Quando c’è accordo, la guida dà il comando: “Penne in mano”, allora tutti gli alunni prendono la loro penna e scrivono individualmente la risposta con parole proprie. 5. Cambio guida. Gli alunni proseguono con la domanda 2. Il gettone di guida passa al compagno a destra. Al termine dell’attività tutti avranno svolto il ruolo di guida. E’ un modo per sviluppare leadership distribuita. 30 Valutazione Il lavoro del gruppo verrà valutato in base ai questionari scritti individuali: 2p per ogni risposta completa, 1 per una risposta giusta, ma semplice. Punteggio del gruppo: somma dei punteggi individuali. Nei lavori successivi si evidenzierà il punteggio di miglioramento del gruppo UN GIOCO PER CONCLUDERE L’insegnante dice la domanda (in questo caso l’elemento), lascia qualche secondo per pensare in gruppo. Poi chiama un numero, ad es. il 2; tutti i numeri due di ogni gruppo, se pensano sia vero, alzano il pollice, mentre tutti quelli che credono sia falso mostrano il pollice verso. Il pollice può essere sostituito da strisce di carta colorata o da bandierine rosse e verdi. La regola è: una volta chiamato il numero, non c’è più né discussione né aiuto. C’È O NON C’È? Pietre focaie Fuoco Caverna Fucile da caccia Bambino con naso piccolo come un lampone Accendino Uomini tozzi e forti Dinosauro Bestie feroci Mamma Babbo Uomini di Neanderthal Orsi Fratellino REVISIONE Gli alunni raccolgono le loro riflessioni sull’esperienza, adottando la struttura Roundtable rispondendo alle seguenti domande: Mi è piaciuto lavorare insieme? Perché? 1. ……… 2. ……… 3. ……… 4. ……… Come potremmo fare meglio la prossima volta? 1. ……… 2. ……… 3. ……… 4. ……… Restituzione Le insegnanti, dopo aver raccolto i dati delle schede di revisione degli alunni, ne discutono con loro il giorno successivo, nel momento dell’accoglienza. Questo fase si concluderà con uno slogan finale da affiggere come promemoria nella classe. Viene consegnato ad ogni alunno del gruppo uno schema di “Lavoro cooperativo” da compilare con la guida collettiva dell’insegnante. 31 Data …………… LAVORO COOPERATIVO Compila la scheda in ogni sua parte PARTE parte: par Titolo: ………………………………………………………………………………… Oggi ho lavorato con: ……………………………………………………………….. Abbiamo imparato a: 1. ………………………………………………………………………………… 2. ………………………………………………………………………………… 3. …………………………………………………………………………………. 4. …………………………………………………………………………………. Abbiamo cercato di mettere in pratica queste abilità sociali: 1. ………………………………………………………………………………… 2. ………………………………………………………………………………… 3. ………………………………………………………………………………… 4. …………………………………………………………………………………. Racconto ai miei genitori l’esperienza vissuta e come ci siamo organizzati. Lo strumento è stato introdotto per documentare sul quaderno il percorso cooperativo, per incentivare consapevolezza negli alunni, per coinvolgere i genitori 32 L’ANTICA GRECIA: LE ATTIVITA’ ECONOMICHE Obiettivi di apprendimento: Monitorare la propria comprensione Costruire le domande sottese alle singole unità di informazione Rielaborare esponendo con le proprie parole Strutture cooperative Controllo reciproco in coppia Abilità sociali: Ascoltarsi attivamente, rispettare il turno nelle fasi di lavoro, trovare un accordo. Organizzazione dell’attività … … e dei materiali: Un modo per controllare attivamente la propria comprensione mentre si procede nella lettura è fermarsi dopo ogni capoverso e “interrogare” il testo. Per ogni blocco di informazione, si cerca di individuare la domanda sottesa, coerente con la risposta data dal capoverso. Formazione delle coppie di lavoro. Ogni coppia riceve: o Testo da studiare con evidenziati i punti in cui ci si deve fermare nella lettura. Il segnale di “stop” è “/ “ o Busta contenente cartoncini con tutte le domande “nascoste”. Esempio: Quali erano le principali attività degli antichi Greci? Era importante possedere la terra? Attività I membri della coppia hanno rispettivamente i ruoli di (B) (A) consigliere esecutore (B) (A) Dopo aver ricevuto i materiali, le coppie leggono individualmente in lettura silenziosa il testo. Aprono la busta e leggono le domande scritte sui cartoncini; dispongono i cartoncini sul banco. A legge la prima unità di informazione. Poi deve cercare, tra i cartoncini, la domanda sottesa al capoverso letto. B “controlla”: se è d’accordo con la scelta, loda il compagno; la domanda viene incollata accanto al capoverso; se non è d’accordo , A e B discutono; se non raggiungono l’accordo, possono far ricorso alla consulenza dell’insegnante. Il lavoro procede analogamente per i successivi capoversi. Dopo il quarto capoverso si invertono i ruoli. 33 Di seguito è riportato il testo e, nella colonna accanto, le domande “nascoste”, date agli alunni su cartoncini. LE RISORSE ELE ATTIVITÀ ECONOMICHE NELL’ANTICA GRECIA Domande sottese 1.La maggior parte dei Greci lavorava la terra e allevava cavalli, pecore, capre e maiali./ 1. Quali erano le principali attività degli antichi Greci? 2. Anche le mucche venivano allevate per il latte, i buoi trainavano gli aratri e i carri. L’allevamento delle api forniva miele. / 2. Quali altri animali erano allevati? 3. I contadini, però, avevano vita dura: i terreni erano montagnosi e le terre poco fertili. Spesso i raccolti di cereali soffrivano per la mancanza d’acqua. Ed erano insufficienti a sfamare la popolazione. Al contrario, viti e ulivi e fichi crescevano bene perché si adattano ad un terreno arido. / 3. Com’era la vita dei contadini? 4. L’orzo era il cereale più diffuso. Veniva macinato per farne pane e pappe. Si coltivava anche il frumento, ma la sua farina era più costosa. Attorno a ogni villaggio c’erano zone coltivata a frutteto (meli, peri, fichi) e a ortaggi (cavoli e cipolle) o legumi (ceci e lenticchie) 4. Quali prodotti coltivavano? 5.Il possesso della terra dava prestigio e potere: più una persona possedeva terra, più era considerata importante e potente. / 5. Era importante possedere terra? 6.Le foreste fornivano legname per costruire edifici e navi. / 5. 6. Erano sfruttate anche le foreste? 7. Il sottosuolo era abbastanza ricco di materie prime: ossidiana, oro, argento; alcune isole fornivano marmi pregiati. / 7. Il sottosuolo era ricco o povero di minerali? 8. Particolare sviluppo ebbero le attività artigianali, prima fra tutte la produzione della ceramica, esportata e ammirata in tutto il mondo antico. / 8. Si svilupparono altre attività? 9 . I laboratori artigianali impiegavano poche persone. Solamente nei cantieri navali e nelle miniere dove si estraeva l’argento, venivano impiegati migliaia di schiavi. 9. Come erano organizzati i laboratori artigianali? / 34 Il gioco dell’intervista Al termine dell’attività di costruzione delle domande sottese, si può avviare un gioco di ruolo. Gli alunni sono in coppia: A è l’intervistatore; B finge di essere un esperto di storia greca e viene intervistato. A pone le domande utilizzando quelle riportate sui cartoncini; B risponde spiegando, con parole proprie, le informazioni apprese. Probabilmente sarà necessaria una serie di prove, prima che l’intervista “fili liscia”. Quali prodotti venivano coltivati? Era importante possedere la terra? L’orzo e poi il frumento, ma la farina costava di più. Con l’orzo macinato si faceva il pane e anche delle zuppette. Non mancavano legumi, come le lenticchie e i ceci, e ortaggi come i cavoli e le cipolle. Vicino ad ogni villaggioerano coltivati meli, peri, fichi. Come ho già detto, molto diffusi erano gli ulivi e le viti. …………… ……………. …………. Poi i ruoli si invertono: A è l’intervistato; B l’intervistatore. L’intervista in coppia è un’occasione significativa di sviluppo delle competenze espositive orali. 35 QUANDO SONO NATI GLI SCI? Obiettivo di apprendimento Individuare informazioni Riassumere un testo espositivo Valutare e autovalutare il riassunto prodotto Abilità sociali Ascoltare attivamente, darsi consigli per migliorare Struttura cooperativa Studio in coppia con turni Pensa, discuti in coppia, … Supervisione reciproca Altri strumenti Il percorso alterna fasi di lavoro individuale e in coppia. Un copione di lavoro scandisce i passi utili per produrre un riassunto e favorisce l’autonomia del singolo e delle coppie nella gestione del lavoro. La check-list “E’ un buon riassunto?” è utilizzata nella fase di supervisione reciproca. I criteri della lista di controllo sono co-costruiti con gli alunni in una precedente fase di lavoro. La check-list elenca i criteri di apprezzamento di un prodotto o di una prestazione. E’ uno strumento utile per orientare all’autovalutazione e alla revisione di un prodotto. E’ un buon riassunto? 1. C’è un titolo? 2. E’ più breve del testo da riassumere (ci sono meno parole)? 3. Sono riportate tutte le informazioni che fanno capire l’argomento? 4. E’ scritto con le proprie parole (non con frasi copiate)? 5. C’è una frase di introduzione che fa capire di che cosa si parlerà? 6. Le frasi sono chiare? 7. Ci sono parole che legano le varie parti? 36 Quando sono nati gli sci? 1. Pensi che lo sci sia stato inventato nella nostra epoca per divertirsi a scivolare sulla neve? Niente affatto! Più di tremila anni fa, lo sci esisteva già: nei paesi freddi che sono ricoperti di neve per parecchi mesi all’anno, gli abitanti usavano per spostarsi tavole di legno. Lo sci non era ancora, però, uno sport. Si trattava semplicemente di un modo per camminare più facilmente sulla neve senza sprofondare. 2. Furono i Norvegesi i primi ad utilizzare veri e propri sci per spostarsi sulla neve. Il termine sci deriva dal norvegese “ski” (ceppo) e dai ceppi di abete furono ricavati, infatti, i primi sci. 2. Nel 1888, il norvegese Nansen attraversò la Groenlandia con gli sci percorrendo 700 chilometri in soli 39 giorni. Scrisse in seguito un libro in cui raccontò la sua avventura. Proprio grazie a questo libro, letto in tutto il mondo, lo sci diventò uno sport conosciuto. 4. A quell’epoca gli sci erano differenti da quelli che si utilizzano oggi: erano molto lunghi (circa tre metri) e molto incurvati in punta. Venivano attaccati ai piedi semplicemente con due cinghie di cuoio avvolte intorno alla caviglia e si usava un unico bastone (lungo 2 metri) di cui ci si serviva per svoltare a destra o a sinistra, come se fosse una pagaia. 6. Tuttavia, se sono stati i Norvegesi a inventare lo sci, toccò agli Austriaci il merito di averlo perfezionato: verso il 1900, l’austriaco Zdarski mise a punto un nuovo tipo di sci, più corti e con attacchi più saldi. 7. Fu sempre in Austria che si svolse la prima gara di slalom gigante. 37 COPIONE DI LAVORO In coppia 1. Leggete il testo. A legge il primo capoverso; B lo ripete con le proprie parole. Scambiatevi il ruolo: B legge il 2° capoverso e A lo ripete. Continuate così. Da solo 2. Sottolinea le informazioni. Rileggi e, per ogni capoverso, sottolinea l’informazione più importante. In coppia 3. Controlla. Per ogni capoverso hai sottolineato una informazione importante. Confrontati con il tuo compagno. Avete sottolineato le stesse informazioni? Sì No Se avete sottolineato informazioni diverse, discutete e spiegate le vostre scelte. Da solo 4. Riassumi. Scrivi ora un breve testo con le informazioni importanti. Usa le tue parole. Usa le espressioni di collegamento. Da solo 5. Controlla se hai fatto un riassunto corretto. Hai scritto qual è l’argomento principale, cioè la storia degli sci? Sì No Nel tuo riassunto non dovrebbero mancare le informazioni elencate qui sotto. Fai una crocetta sul quadratino se l’informazione è presente nel tuo riassunto. 3000 anni fa si usavano tavole di legno per spostarsi sulla neve. I primi ad utilizzare gli “sci” furono i Norvegesi. Lo sci divenne uno sport solo alla fine dell’Ottocento, dopo l’impresa di un norvegese che attraversò la Groenlandia con gli sci. Gli sci erano allora molto diversi dagli attuali. Gli sci vennero perfezionati in Austria nel 1900. La prima gara di slalom venne organizzata in Austria. 38 Da solo 6. Completa Ti sei accorto che il tuo lavoro non è completo? Aggiungi le informazioni che mancano. In coppia 7. Aiuto reciproco. Scambiatevi i fogli per aiutarvi a ricontrollare se il riassunto è un buon riassunto. Utilizzate la lista di controllo. Datevi i consigli per migliorare il lavoro. Da solo 8. Tutto a posto? Ricopia il tuo lavoro. Le faccine possono essere colorate o sbarrate man mano procede il lavoro. I ruoli nella fase 1 possono essere segnalati così A = legge B = ripete con le proprie parole 39 NUVOLE, FULMINI , ELETTRICITÀ Insegnanti Bosio Loredana e Guerini Franca I.C. Casnigo (BG) Classi quarta e quinta Obiettivi di apprendimento Comprendere e studiare o Individuare informazioni o Esporre oralmente o Schematizzare o Riconoscere tipologie testuali o Valutare livelli di difficoltà Strutture cooperative Consulto tra compagni di gruppo (penne al centro) Jigsaw Abilità sociali ascolto attivo, accordarsi, dare consigli per migliorare, esporre oralmente preoccupandosi di chi ascolta, ringraziare, … Prima fase Testo narrativo Nuvole e fulmini Organizzazione gruppi Gli alunni, 21, sono organizzati in gruppi di 3 elementi e ricevono il foglio con il primo testo e le relative domande. La composizione dei 7 gruppi è stabilita dall’insegnante. Strutture cooperative Consulto con compagni di gruppo e Teste numerate insieme Procedura Lettura individuale del testo narrativo Risposte discusse in gruppo secondo le seguenti regole della struttur a “Penne al centro” La guida legge ad alta voce la prima domanda e i compagni si mettono d’accordo su quale può essere la risposta da scrivere. La guida, quando vede che tutti hanno capito bene che cosa scrivere, dà il comando “Penne in mano” Ogni bambino prende la biro e scrive sul suo quaderno la risposta. In questa fase non è possibile parlare con i compagni Il ruolo di guida è a rotazione: ora passa al compagno alla destra del primo. Si continua il lavoro con la seconda domanda e via di seguito. 40 Nuvole e fulmini Una volta il padrone assoluto dei fulmini era il dio Giove, un dio vecchio e così nervoso che, a chi gli faceva un dispetto, scagliava subito un fulmine per incenerirlo. Il dio Giove andava sempre in giro per le nuvole con un mazzo di fulmin i in mano, ma una volta dimenticò il mazzo su una nuvola. La nuvola si mise a correre così forte che quando Giove si ricordò dei fulmini e ritornò a cercarli, non li trovò più. La nuvola ne diede un po' a tutte le sue compagne. Da quel giorno le nuvole, quando diventano allegre, tirano i fulmini, come fossero palline, a campanili, torri e alberi alti. Gli uomini, che sono furbi, hanno messo dappertutto dei parafulmini per impedire che i fulmini incendino e facciano danni. Le nuvole, molto scontente di ciò, brontolano perché non riescono mai a buttar giù il loro bersaglio. Questo brontolio è il tuono . G. Rodari, Storie di re Mida. Einaudi Domande per l’analisi del testo Chi era Giove? Che cosa possedeva? Cosa faceva con i fulmini? Che cosa successe un giorno? Che cosa fece una nuvola? Come utilizzano i fulmini le nuvole? Come si difendono gli uomini? Che cos'è il brontolio che si sente quando le nuvole sono scontente? Condivisione delle risposte nel gruppo classe Al termine i membri di ogni gruppo si assegnano un numero da 1 a 3. L'insegnante chiama casualmente un numero (da 1 a 3) , gli alunni di ogni gruppo corrispondenti al numero chiamato illustrano le risposte date. Successivamente, sempre con la modalità della chiamata casuale, un bambino pe r ogni gruppo racconta la storia. 41 Seconda fase Testo informativo Elettricità e fulmini Struttura cooperativa Jigsaw Organizzazione dei gruppi base Gli alunni sono organizzati in gruppi base di 3 elementi. Un alunno è il numero 1, un altro il 2, l’altro ancora è il 3. La composizione dei gruppi è stabilita dall’insegnante. … e del materiale Ogni gruppo base riceve tutto il testo suddiviso in 3 parti. Il numero 1 si occuperà della prima parte, il 2 della seconda e, ovviamente, il 3 della terza. Organizzazione gruppi di esperti Si formano nuovi gruppi: i gruppi di esperti, formati dagli alunni che hanno la stessa parte da studiare. Per ogni parte del testo si formeranno un gruppo di 3 e un gruppo di 4 per evitare di avere raggruppamenti troppo numerosi. Gli esperti devono: Leggere il loro paragrafo con lettura silenziosa individuale. Individuare i concetti fondamentali Produrre uno schema Accordarsi sul modo più efficace per spiegare al gruppo base Fare una prova della spiegazione Darsi reciprocamente consigli per migliorare la spiegazione Preparare due domande per i compagni per verificare se hanno capito la spiegazione Ritorno ai gruppi base Si riformano i gruppi base A turno ogni esperto spiega il proprio materiale di studio Ci si verifica l'un l'altro la comprensione Verifica Ogni bambino, a livello individuale, scrive ciò che ricorda rispetto alle seguenti parole: PARAFULMINI ELETTRICITÀ TUONI LAMPI FULMINI BENJAMIN FRANKLIN 42 FULMINI e ELETTRICITÀ 1. Senza l’elettricità, la vita così come la conosciamo finirebbe. Pensa a tutte le macchine che hanno bisogno di pile oppure hanno una spina infilata nella presa elettrica. Meno di un secolo fa, tuttavia, l’elettricità era ancora un’invenzione nuova e strana. L’elettricità può fare cose sorprendenti: può muovere un pesante treno, illuminare una strada, far funzionare un computer o produrre il fascio di luce di una torcia. L’elettricità che passa nei cavi di distribuzione è una sorgente di forze così potenti che possono uccidere una persona, mentre in una pila è così poco pericolosa che puoi toccarla con le mani. L’elettricità, debole o forte che sia, non è altro che una corrente di milioni di piccolissime e invisibili particelle detti elettroni. 2. Forse non lo sai, ma tu conosci un tipo di elettricità naturale molto potente: il fulmine. Anche tu, a volte, provochi piccoli lampi e scintille quando ti spogli. Quelle scintille sono l’elettricità statica prodotta dai tuoi vestiti che sfregano fra di loro. Prova ad indossare una camicia di nylon e un maglione di lana, mettiti di fronte ad uno specchio in una stanza scura e sfilati il maglione: vedrai volare tante scintille. Durante un temporale, puoi invece vedere le “grandi scintille” di elettricità statica quando i lampi squarciano il cielo. In una nuvola di pioggia, il movimento dell’aria fa sì che le goccioline d’acqua e le particelle di ghiaccio si strofinino tra di loro e si carichino così di elettricità statica. Le particelle a carica positiva salgono nella parte alta della nuvola, quelle a carica negativa scendono invece nella parte bassa. Le cariche negative delle nuvole sono fortemente attratte verso il terreno e saltano da nuvola a nuvola o da nuvola a terra sotto forma di enormi lampi di luce. I lampi riscaldano così tanto l’aria da farla esplodere con grandi rombi di tuono. 3. Nel 1753 uno scienziato americano, Benjamin Franklin, si dedicò allo studio delle cariche nelle nuvole di pioggia e progettò un esperimento tanto pericoloso da rischiare di rimanere fulminato. Durante un temporale, fece volare un aquilone fissato ad una corda affinché entrasse in una nuvola. Legò all’estremità della corda una grossa chiave di ferro e, quando la carica elettrica corse lungo la corda umida dell’aquilone e raggiunse la chiave, ne scaturirono molte scintille. Fortunatamente Franklin non fu colpito e le sue ricerche portarono all’invenzione del parafulmine. (Se osservi i campanili vedrai in qualche caso una striscia di metallo che scende lungo il fianco della costruzione: è un parafulmine, e di solito è di rame. Se il fulmine colpisce la cima dell’edificio, l’elettricità viene condotta dalla striscia di rame fino a terra, in modo che non possa portare danni agli edifici circostanti.) 43 Monitorare i gruppi Per osservare in modo mirato come procedono i gruppi in quest’ultima fase di lavoro può essere utile dotarsi di alcuni criteri ed utilizzare una griglia per registrare in modo sistematico le osservazioni, ad esempio Scheda di osservazione per l’insegnante Jigsaw – condivisione in gruppi base Alunni Spiegano chiaramente i concetti Fanno riferimento allo schema: lo usano per spigare Rispondono Incoraggiano Controllano alle domande la la dei compagni partecipazione comprensione chiarendo e dei compagni approfondendo Giulia Giordano Claudia Giorgio Terza fase Confronto tra due testi Struttura cooperativa Pensa, scrivi, discuti in coppia, condividi Organizzazione coppie Le coppie sono formate in modo casuale dall’insegnante. Procedura Lo scopo di questa fase di lavoro è mettere a confronto i due testi, uno narrativo, l’altro informativo per rilevarne le diverse caratteristiche e valutarne il grado di difficoltà. Ogni bambino pensa a livello individuale le risposte alle domande poste dall’insegnante e le scrive su un foglio. In coppia si confrontano le risposte individuali e si discute. I bambini, se lo ritengono necessario, integrano le risposte scritte con il contributo dato dal compagno. Uno dei due, chiamato a caso, condivide con tutta la classe le risposte elaborate. Se le risposte coincidono potrà iniziare l’intervento dicendo “Noi pensiamo che …”; se le valutazioni sono diverse dovrà usare formule tipo “ Io penso che …, mentre … ritiene che …”. L’importante è che ciascuno sia in grado di riferire anche le opinioni del compagno. DOMANDE 1. 2. 3. 4. 5. Quale dei due testi hai trovato più semplice da capire? Perché? Perché l'altro testo ti è sembrato più difficile? Quale testo è più facile da ricordare e da ripetere? Perché? Che tipo di testo è Nuvole e fulmini? Da che cosa l’hai capito? Che tipo di testo è Elettricità e fulmini? Da che cosa l’hai capito? 44 ORGANULI DELLA CELLULA Prof.ssa Veronica Sanvitti Scuola Media “P.A. Orisio”- Martinengo (BG) Classe: 2^B composta da 26 alunni Imparare giocando! Obiettivo di apprendimento: memorizzazione di caratteristiche relative agli organuli cellulari. Struttura cooperativa: Gioco delle Flash-Card Formazione delle coppie: coppie eterogenee stabilite dall’insegnante, con particolare attenzione agli abbinamenti per gli alunni in difficoltà; gli alunni troveranno un cartellone con la composizione delle coppie e si sistemeranno nei posti di conseguenza. Abilità sociali: ascoltare il compagno, dare aiuto e spiegazioni, incoraggiare, lodare. Fase preliminare I ragazzi, organizzati in coppie, costruiscono 8 flash card; ogni componenete della coppia predisporrà 4 flash card Hanno a disposizione: o un copione di lavoro o 8 cartoncini o un pennarello nero, una matita e pennarelli colorati. Attività: o su un lato della carta – fronte - scrivono il nome dell’organulo cellulare, ne disegnano la struttura consultando il libro di testo; o sul retro della carta trascrivono le due caratteristiche di ogni organulo. Memorizzazione: o dopo aver costruito le flash card, hanno 15 minuti a disposizione per memorizzare le caratteristiche. Allenamento con le flash cards Viene ritirato il copione di lavoro I ragazzi sono in coppia: uno è lo studente, l’altro l’istruttore. L’istruttore tiene tutte le flash cards in un mazzo; prende la prima carta, mostra il disegno e il compagno deve dire le due caratteristiche dell’organulo. Se la risposta è giusta, l’istruttore loda lo studente e gli consegna la carta vinta, se la risposta è sbagliata, l’istruttore legge al compagno le due caratteristiche, lo incoraggia e rimette la carta sotto il mazzo; la carta ricomparirà successivamente. Quando lo studente ha guadagnato tutte le carte, i due ruoli si invertono: lo studente diventa istruttore e l’istruttore assume il ruolo di studente. Verifica La verifica è individuale: ciascun alunno dovrà scrivere il nome degli organuli e le relative caratteristiche. 45 Copione di lavoro per ogni coppia Nella prima ora: 1. Ogni coppia deve costruire 8 flash-card; cioè ogni componente deve costruirne 4 2. Su un lato della carta dovete disegnare l’organulo e dovete scrivere il nome NUCLEO MEMBRANA CELLULARE APPARATO DI GOLGI CITOPLASMA CLOROPLASTI RETICOLO ENDOPLASMATICO VACUOLO MITOCONDRI 3. sull’altro lato della carta dovete scrivere le 2 caratteristiche dell’organulo (come segue): Vacuolo: Mitocondri: 1. 1. sono vescicole che contengono quella interna ha delle pieghe acqua, sostanze nutritive o di rifiuto 2. nelle cellule vegetali sono più sono formati da 2 membrane: 2. servono per produrre energia nella cellula grandi 46 Reticolo endoplasmatico: Nucleo: 1. formato da una rete di canali 1. 2. Può essere unito ai ribosomi; cioè piccole servono per sfere produrre che nelle cellule Eucarioti è chiuso da una membrana nucleare 2. le Contiene DNA che serve per trasmettere i caratteri dai genitori ai figli proteine Apparato di Golgi: 1. E’ formato da membrane e vescicole appiattite 2. Dall’Apparato di Golgi si possono staccare delle gocce che servono per il trasporto di sostanze all’interno della cellula Cloroplasti: Citoplasma: 1. 1. sono contenuti nelle Cellule vegetali 2. E’ formato da acqua, sali minerali e sostanze organiche contengono clorofilla, che serve 2. per la fotosintesi clorofilliana Nel citoplasma ci sono i vari organuli della Cellula Membrana cellulare: 1. rivestimento esterno delle cellule 2. Attraverso la membrana cellulare la cellula riceve nutrimento, stimoli e regola il contenuto d’acqua 4. Dopo aver costruito le flash card, leggete più volte le caratteristiche dei diversi organuli per impararle. Avete 15 minuti a disposizione. Poi il copione di lavoro verrà ritirato. 5. Nella prossima ora inizierà il gioco delle flash card. 47 Praticare abilità sociali Nel gioco delle carte flash è fondamentale la messa in pratica dell’abilità sociale “Incoraggiare e lodare”. Non sempre i ragazzi hanno il repertorio delle espressioni verbali e dei comportamenti non verbali che caratterizzano una abilità sociale. Un strumento utile per “capire come si fa” è la carta a T. Fornisce un repertorio di frasi tipo e di gesti appropriati. Costruzione della carta T L’insegnante, nel presentare il lavoro con le carte flash, ha sottolineato l’impegno richiesto nell’attività e la necessità di sostenersi reciprocamente all’interno della coppia. Ha posto poi la domanda: Che cosa potremmo dirci per incoraggiarci? Quali gesti o comportamenti possono far capire al compagno che lo stiamo incoraggiando? E per lodarci? Su un cartellone diviso in due settori – colonna “verbale” e colonna “non verbale” ha registrato le espressioni e i suggerimenti emersi. Ecco la carta a T . Carta a T INCORAGGIARE E LODARE Espressioni verbali Gesti Guardarsi negli occhi Forza! Sorridere Così va proprio bene! Tono di voce “caldo” Dai che ce la puoi fare Avvicinarsi Sono sicuro che la prossima volta … Annuire Stai migliorando Pacca sulla spalla Stai andando bene Darsi la mano Ti stai impegnando! Battere 5 Complimenti! OK con le dita Vai alla grande Pollice in alto … Applauso … …. 48 PAESAGGI EUROPEI Prof.ssa P.Rubino Scuola Media “P.A. Orisio”- Martinengo (BG) Classe 2 B composta da 23 alunni Obiettivi di apprendimento: comprensione di un testo espositivo geografico o identificazioni informazioni relevanti in base a criteri o organizzazione delle informazioni in schemi o rielaborazione orale o condivisione delle informazioni Struttura cooperativa: Jigsaw Formazione dei gruppi di lavoro: 5 quartetti e un gruppo da tre. Gruppi eterogenei stabiliti dall’insegnante. All’interno di ogni gruppo: almeno un alunno “responsabile” al massimo un alunno con difficoltà. Abilità sociali: ascoltare attivamente, comunicare preoccupandosi di chi ascolta, rispettare i ruoli assegnati nell’ambito dei gruppi Accordi per lo svolgimento del lavoro: Segnale di richiamo al silenzio, all’attenzione sull’insegnante e per fare comunicazioni: braccio alzato. Richiamo verbale per passare allo step di lavoro successivo Esposizione di cartelli con le consegne per le varie fasi di lavoro. Le difficoltà devono essere risolte dal quartetto. Solo in casi particolari ricorrere all’ausilio dell’insegnante e solo se non si è riusciti a risolvere discutendo in gruppo. Materiale per l’alunno: una biro nera/blu, una rossa (utilizzata per integrare gli appunti presi con le informazioni riportate sul foglio del compagno), una matita, una gomma, evidenziatori, vocabolario. Fase preliminare: Comunicazione della composizione dei gruppi Presentazione del lavoro e modalità di svolgimento Scopo: rendere consapevoli i ragazzi del lavoro da svolgere e degli obiettivi da raggiungere. Fase di organizzazione nei gruppi base Ogni gruppo base dovrà studiare i quattro paesaggi sotto indicati; ciascun alunno ne approfondirà uno nelle fasi “studio individuale” e “studio in gruppo di esperti” o Paesaggio della regione subartica = cartellino azzurro, o Paesaggio della regione continentale = cartellino giallo o Paesaggio della regione atlantica = cartellino verde o Paesaggio della regione mediterranea = cartellino rosso 49 Distribuzione ad ogni membro del gruppo del materiale della singola regione climatica e relativo cartoncino Fase di lavoro individuale Lettura e studio individuale della propria parte seguendo le seguenti indicazioni : a. Evidenziare le parole chiave b. Evidenziare parole sconosciute e compilare la tabella (Allegato 1) c. Ricercare le informazioni principali d. Completare lo schema (Allegato 2) e. Riassumere oralmente seguendo le tracce predisposte Fase di lavoro in gruppo di esperti Tutti gli alunni con lo stesso cartoncino colorato si riuniscono. Si formerà un gruppo di 6 alunni che si suddividerà in due sottogruppi. Segue un momento di confronto, approfondimento ed integrazione degli schemi dei singoli. I membri dei gruppi di “esperti” si allenano a spiegare a voce gli schemi. Fase di lavoro nei gruppi base Completata la fase di preparazione nel gruppo “esperti”, ogni alunno ritorna al proprio gruppo base. A turno ciascuno spiega ai compagni l’ambiente che ha studiato. Vengono distribuiti nuovi cartoncini colorati per segnalre il ruolo: a) relazione ( giallo ) b) registrazione nella tabella ( rosso ) (Allegato 3) c) controlla la correttezza dell’esposizione ( azzurro ) d) controlla i tempi di svolgimento ( verde ). I ruoli sono ovviamente a rotazione. Al termine tutti i componenti del gruppo avranno svolto i 4 ruoli. L’alternarsi dei ruoli è un esempio di leadership distribuita Ai gruppi è richiesto di preparare 4 domande per verificare l’apprendimento di quanto studiato. Studio individuale Studio individuale, per compito, dei materiali con il supporto della tabella di sintesi. Verifica del lavoro svolto La verifica è individuale; è predisposta dall’insegnante che seleziona alcune delle domande più significative proposte dagli alunni. 50 Foglio di lavoro per la terminologia Parole difficili …………. …………. …………. …………. …………. …………. …………. Allegato 1 Ipotesi di significato Ricerca sul vocabolario …………. …………. …………. …………. …………. …………. …………. …………. …………. …………. …………. …………. …………. …………. Schema da sviluppare nel gruppo “esperti” Allegato 2 Dove Parole chiave PAESAGGIO: Clima e fattori climatici ___________________ Ambienti caratteristici 51 Allegato 3 Ambienti caratteristici MEDITERRANEA ATLANTICA CONTINENTALE SUBARTICA Tabella di sintesi delle informazioni Regione Dove Clima e fattori climatici 52 Revisione al termine del lavoro sono state poste le domande: 1. Che cosa hai apprezzato nel lavorare con gli altri? 2. Hai un consiglio per migliorare la prossima volta il modo di lavorare IO HO APPREZZATO CHE … nessuno mi ha scherzata e abbiamo lavorato bene. nessuno mi ha scherzata e abbiamo lavorato bene. la possibilità di poter dividere il lavoro, quindi fare il lavoro in minor tempo.. se non sapevi fare qualcosa, l’altro compagno era disposto ad aiutarti e a farti capire. la possibilità di spiegare ad altri. la fiducia verso i compagni ci siamo anche divertiti si imparano più cose che lavorando da soli. la sveltezza con cui si fanno le cose. E si capiscono meglio. quando io parlavo, i compagni mi ascoltavano come se fossi l’insegnante 53 LA RIVOLUZIONE FRANCESE I.C. P. Sensati Castelleone (CR) Classe 2B composta di 24 alunni Obiettivi di apprendimento Strutture cooperative Studio a coppie – Learning together di D e R. Johnson Partners, variante della struttura “Intervista a tre passi”- Approccio strutturale di S.Kagan Il percorso utilizza un copione di lavoro per guidare le fasi di comprensione, di studio e di rielaborazione del materiale di studio secondo il modello Scripted Cooperation di Danserau. Formazione delle coppie e dei gruppi Le coppie sono formate per vicinanza di posto (compagni di banco) Lo scambio nella struttura partners avviene con i compagni della coppia più vicina Gli occupanti del banco davanti o dietro) orientando soltanto le seggiole. Abilità sociali Comunicare in modo chiaro e preciso e preoccuparsi della comprensione altrui Chiedere aiuto e dare aiuto Darsi reciprocamente dei suggerimenti per migliorare l’esposizione Incoraggiare, lodare Le abilità sociali richieste sono state già attivate tramite dimostrazione in precedenti analoghe esperienze di studio. Materiali L’attività di studio è condotta sul testo di stori in adozione. Si tratta dei paragrafi 1, 2 , 3 e 4 relativi alle cause rivoluzione francese. Monitoraggio L’insegnante monitorerà le prestazioni degli studenti, muovendosi tra i banchi. Se del caso, fornirà suggerimenti per migliorare le strategie di studio e di esposizione. Verifica La verifica individuale è ipotizzata alla fine della trattazione completa dell’argomento e riproporrà alcune delle domande date come traccia nello studio. 54 Copione di lavoro LA RIVOLUZIONE FRANCESE I parte Come sai tu e il tuo compagno/a dovrete diventare esperti del vostro argomento per poterlo insegnare ad altri. Per impararlo molto bene seguite questo copione di lavoro, passo per passo. Man mano procedete, fate una crocetta sulla casella corrisponde alla fase di lavoro. Lavora in coppia Fatto? Osservate le pagine e discutete: ci sono figure, schemi, didascalie, parole in grassetto? Potranno essere utili per capire e ricordare il vostro argomento. 5’ Lavora da solo Leggete tutto il testo e sottolineate (in matita!) le informazioni che vi sembrano più importanti per capire. Potete utilizzare le domande guida. 10’ Quali sono i termini nuovi o difficili? Preparatevi a spiegarli. 10’ Lavora in coppia A legge il primo paragrafo. B provi a ripeterla con le proprie parole. A controlli che vengano dette tutte le cose importanti e che siano chiare. Scambiatevi i ruoli. B legge il secondo paragrafo e A controlli. 15’ Vi sentite sicuri? Vi sembra di aver capito bene? Ora viene il difficile! Dovete prepararvi a far capire agli altri il vostro argomento. Siete responsabili del loro apprendimento! Pensate come insegnare la vostra parte. Potete preparare uno schema come base per la spiegazione oppure scegliete un’altra strategia. 15’ Come potreste verificare se i vostri compagni hanno capito le vostre spiegazioni? Preparate delle domande o un esercizio o … Siete voi gli insegnanti! 10’ . Lavora nella nuova coppia. Ciascuno adesso deve spiegare al nuovo partner ciò che ha appreso. Può aiutarsi con il materiale preparato. Lavora in gruppo di 4 Nel gruppo di 4 verificatevi a vicenda la preparazione proponendo domande o esercizi. Lo scopo di questa fase di lavoro è che tutti siamo preparatissimi sull’argomento. 20’ Ci siamo tutti impegnati per aiutarci ad imparare. Firme …………………….. ………………………… …………………….. 55 LA RIVOLUZIONE FRANCESE Domande guida I parte Par. 1 1. Perché nel testo si dice che nelle campagne francesi alla fine del ‘700 vi era un sistema feudale? 2. Qual è la differenza tra tasse regie, decime ecclesiastiche, corvees? 3. Quali illustrazioni del testo rappresentano la condizione del contadino francese alla fine del ‘700? 4. Come era suddivisa la proprietà della terra? Par.2 1. Quali erano i ceti sociali (o Stati) nella Francia prima della rivoluzione? Per ciascuno trova un sinonimo o una perifrasi per spiegare il termine. 2. Da chi era composta e di quali privilegi godeva la nobiltà? 3. Da chi era composto e di quali privilegi godeva il clero? 4. Le aspirazioni e i bisogni degli appartenenti al Terzo stato erano molto diversi, infatti il Terzo Stato era composto da… Par. 3 1. Alla fine del Settecento regnavano in Francia … 2. Il re pensa ad una serie di riforme. 3. Per ogni proposta di riforma immagina chi sarebbe stato danneggiato e chi avvantaggiato. 4. Quali resistenze incontrano le riforme ipotizzate da Luigi XVI? Par. 4 1. Nel testo compare il termine “bancarotta”. Un sinonimo è …… 2. Individua almeno quattro fattori causa della crisi economica della Francia. 3. A quale scopo vennero convocati gli Stati Generali? Il copione favorisce l’autonomia dei gruppi che procedono secondo il proprio ritmo senza tempi morti per attendere la successiva fase di consegne da parte dell’insegnante. Dettagliando le fasi di lavoro sul testo, costruisce progressivamente un metodo di studio. 56 AREA DEI QUADRILATERI Insegnanti Rota Tiziana, Genna Leonardo, Marcolin Manuela. Classe 5^ elementare – 1^ e 2^ media I.C. S. Omobobono Imagna (BG) Obiettivi di apprendimento Conoscere le formule per calcolare le aree dei quadrilateri. Memorizzare le formule Applicare le formule Risolvere un problema Inventare un problema Strutture cooperative Flashcard Controllo reciproco in coppia Decisione per consulto di gruppo (Penne al centro) Abilità sociali Ascoltarsi a vicenda Aiutarsi l’un l’altro Confrontarsi e trovare un accordo Materiali Blocchi logici o figure, cartoncini e pennarelli, testi di problemi vari, tabelle da completare, figura geometrica con misure indicate, fotocopie dei problemi inventati. Formazione dei gruppi Si alterneranno fasi di lavoro in coppia e in gruppo di 4. Il criterio di formazione scelto è la casualità: Sorteggio di blocchi logici simili per le coppie Stesse figure geometriche abbinate per colore per il gruppo a quattro Organizzazione spazio aula Un tavolo per le coppie Due tavoli abbinati per il gruppo di quattro 57 I Parte Gruppo classe Formazione coppie o ogni bambino estrae un blocco logico e forma coppia con chi ha la stessa forma Presentazione del lavoro o Argomento o Consegna materiali o Spiegazione modalità di lavoro attraverso simulazione In coppia Carte flash per memorizzare le formule per il calcolo dell’area o A coppie, studente (A) e istruttore (B), con flashcard: - B mostra la figura geometrica e legge la formula per il calcolo dell’area ad A - B mostra la figura geometrica e A deve ripetere la formula: se la risposta è corretta, A vince la card, se è sbagliata B legge la formula corretta chiede ad A di ripeterla e la card torna nel mazzo Le card devono essere preparate dall’insegnante. Devono riportare su un lato la figura geometrica e sull’altro la corrispondente formula per il calcolo dell’area. o Quando A ha vinto tutte le card, si invertono i ruoli. B loda A per i risultati raggiunti e lo incoraggia a guadagnare altre card. Lavoro individuale L’insegnante consegna ad ogni alunno una tabella per scrivere le formule e ciascuno, individualmente, la completa La tabella riporta le figure geometriche e il relativo spazio per scrivere le formule. Controllo reciproco in coppia A turno osservano una riga della tabella e correggono eventuali errori nelle formule. Gli alunni si congratulano vicendevolmente dei risultati ottenuti. II Parte Gruppo classe Formazione gruppi o ogni coppia si abbina alla coppia che possiede lo stesso blocco ma di colore diverso Presentazione del lavoro o Argomento o Consegna materiali o Spiegazione metodo di lavoro 58 Lavoro individuale L’insegnante consegna ad ogni ragazzo il testo di un problema e chiede di analizzarlo individualmente e di cercare una strategia risolutiva. Lo stesso problema deve essere consegnato a 2 coppie di ogni gruppo Pensa, discuti in coppia, condividi I due membri di ogni coppia confrontano le strategie di soluzione pensate. Se sono inconciliabili, si possono confrontare con la coppia partner. In caso di mancato accordo il gruppo può chiedere la consulenza dell’insegnante. Per richiedere l’aiuto dell’insegnante tutti i membri del gruppo alzano contemporaneamente la mano. Penne al centro - in gruppo di 4 Ad ogni gruppo vengono assegnati 4 problemi. o Si utilizza la struttura penne al centro. Il ruolo di guida è a rotazione. o Al comando “penne al centro” il gruppo discute le strategia risolutiva fino all’accordo. o Al comando “riprendere le penne” individualmente si risolve il problema e lo si scrive I vari gruppi possono scambiarsi il testo dei problemi e ripetere la sequenza di lavoro. L’insegnante, eventualmente, può ritirare i problemi risolti e valutarli III Parte Gruppo classe Formazione coppie esistenti Presentazione del lavoro o Argomento o Consegna materiali o Spiegazione metodo di lavoro 59 Formulazione di problemi in coppia L’insegnante consegna ad ogni coppia un foglio bianco con il disegno di una figura geometrica che riporta le lunghezze di alcune dimensioni. Ogni coppia deve formulare il testo di un problema con una sola domanda (in seguito, due, tre…) e riportare sul retro del foglio la risoluzione completa. Sul foglio bianco ciascuna coppia disegna il “suo” blocco logico in modo che la coppia che correggerà l’elaborato sappia con chi congratularsi Spedisci il tuo problema L’insegnate ritira i problemi inventati e li ridistribuisce casualmente alle coppie. Queste risolveranno il problema assegnato e controlleranno che la soluzione riportata sul retro (elaborata dalla precedente coppia) risulti corretta. Visti i risultati ottenuti, ci si incoraggia/loda tra gli elementi della coppia e con la coppia che ha elaborato e risolto il problema Verifica individuale L’insegnante fotocopia i problemi inventati e li ridistribuisce casualmente alla classe: prova di verifica IV Parte Revisione Ogni bambino indica su un foglio un comportamento corretto ed uno non funzionale della coppia e del gruppo in cui ha lavorato. Si condividono poi con la classe e si definisce ciò che è da migliorare per affrontare con più efficacia i lavori futuri. 60 III PARTE REPERTORIO DI STRUTTURE PER ORGANIZZARE CONTESTI DI APPRENDIMENTO 61 COMPRENDERE E STUDIARE IN INTERAZIONE CON I COMPAGNI Strategie di comprensione e di studio Possibili strutture cooperative PRELETTURA Richiamare e condividere conoscenze pregresse Fare previsioni sulla base degli indizi forniti dal testo Formulare domande su che cosa si potrà sapere dopo aver letto/studiato il testo Definire gli scopi della lettura e le strategie in base al materiale e alla tipologia della consegna Pensa, discuti in coppia, condividi Mescolatevi, fermatevi, in coppia Roundtable Teste numerate insieme Intervista a tre passi LETTURA GLOBALE Scorsa del testo per farsi un’idea LETTURA ANALITICA Abbinare domande date a parti di testo con colori o numeri. Individuare e formulare le domande sottese ai capoversi di un testo. Studio a coppie Controllo reciproco in coppia Comprendere il significato delle parole difficili, sia all’interno del contesto sia con l’uso del vocabolario Lavorare sul testo: o Sottolineare/Evidenziare o Scrivere ai margini/Fare simboli o Usare colori/Usare numeri di riferimento Cogliere le informazioni implicite Decisione per consulto di gruppo Pensa, discuti in coppia, condividi Teste numerate insieme 62 ORGANIZZAZIONE DELLE INFORMAZIONI Organizzare le informazioni: griglie strutturate, tabelle, diagrammi, schemi, mappe Controllo reciproco in coppia Pensa, discuti in coppia, condividi Decisione per consulto di gruppo RIELABORARE Rispondere a domande Riformulare con parole proprie e spiegare ad altri Produrre domande per verificare la comprensione dei compagni (penne al centro) Produrre flash card Jigsaw Spedisci le tue domande Flash card RIPASSARE Fare/farsi domande “Chiudere”l’argomento sintetizzando Teste numerate insieme Scopri l’errore Gioco delle flash card Mescolatevi, fermatevi, in coppia Roundtable Intervista a tre passi MEMORIZZARE Utilizzare strategie per fissare i concetti e le informazioni RIFLETTERE SUL LAVORO SVOLTO Efficacia delle strategie adottate Valutare l’efficacia del lavoro svolto in coppia o in gruppo Darsi obiettivi per il lavoro futuro 63 INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE D .JOHNSON, R. JOHNSON, E. HOULBEC, Erickson Apprendimento cooperativo in classe, S. KAGAN, Apprendimento cooperativo. L’approccio strutturale, Edizionilavoro M .COMOGLIO, M. CARDOSO, Insegnare e apprendere in gruppo, LAS M. COMOGLIO, Educare insegnando, LAS E. COHEN, Organizzare i gruppi cooperativi, Erickson Y. SHARAN, S. SHARAN, Gli alunni fanno ricerca, Erickson S. ANDRICH, L..MIATO, La didattica inclusiva, Erickson P.CORBETTA, M. MARCOLIN, S. ROTA … Le abilità sociali a scuola, Junior A.A. V.V. , Esperienze di apprendimento cooperativo, Junior C. TRUBINI e M. PINELLI (2005). Cooperative Learning: come condurre una didattica a mediazione sociale, Parma, Casa Editrice Uninova. CAROL A. TOMLINSON, Adempiere la promessa di una classe differenziata, LAS M.BANZATO, R. MINELLO, Imparare insieme. Laboratorio di didattica dell’apprendimento cooperativo, ARMANDO C.M. CHARLES, Gestire la classe, LAS 64