EUROPA E INTERCULTURA
Aspetti e prospettive dell’educazione
interculturale
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L’immigrazione nella storia
L’immigrazione nell’UE
I dati: Dossier Caritas e Rapporto MIUR
I temi: multiculturalità e intercultura
L’educazione interculturale: aspetti normativi e didattico/educativi
L’educazione interculturale: linee di intervento del CNPI
L’educazione interculturale:il dibattito in rete
L’immigrazione nella storia 1
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Immigrazione massiccia dalla fine del XIX secolo fino alla Prima
Guerra Mondiale, e più tardi anche durante il Secondo
Dopoguerra.
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5 mln di immigrati negli Stati Uniti durante la seconda metà
dell’Ottocento provenivano dall’Europa nordoccidentale.

La più imponente ondata tra il 1890 e il 1914 fu composta da 15
mln di persone che provenivano dall’Europa meridionale e
orientale (Italia, Russia, Polonia, Grecia, Spagna, regioni
dell’impero austro-ungarico e dell’impero turco).
L’immigrazione nella storia 2

5.149.000 : italiani ammessi negli Stati Uniti fra il 1820 e
il 1969

29.000.000 : italiani espatriati nell’arco di cento anni, fra
il 1861 e il 1985, dei quali solo 10.275.000 sono tornati in
patria.

1970 : 152.000 emigranti contro 144.000 immigrati
L’immigrazione nella storia 3
L’immigrazione nell’UE 1

1945-1989
flusso migratorio interno all’Europa, da sud a nord,
da Spagna, Italia, Turchia e Grecia, verso
Francia, Germania, Belgio e Gran Bretagna.

1989 – a oggi
flusso migratorio massiccio proveniente dall’Est
Europeo e dai Paesi del “Sud” del Mondo
L’immigrazione nell’UE 2
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Globalizzazione
Crollo del Muro di Berlino
Guerre Balcaniche
Crisi politiche nel Sud del Pianeta (1 su 10
dei migranti nel mondo è un rifugiato)
Declino demografico europeo
L’immigrazione nell’UE 3
Incremento demografico totale e migrazione netta nell’UE-25, per
1000 abitanti, dal 1992 al 2003
Incremento demografico totale
Migrazione netta
(1992)
4.4
2.9
(1993)
3.3
2.2
(1994)
2.7
1.7
(1995)
2.4
1.8
(1996)
2.3
1.7
(1997)
1.9
1.2
(1998)
2.0
1.5
(1999)
2.6
2.1
(2000)
3.3
2.6
(2001)
3.7
3.0
(2002)
3.4
2.9
(2003)
4.9
4.5
I dati 1 - Dossier Caritas

Il Dossier Statistico Immigrazione Caritas Migrantes nasce nel 1990 a ridosso del primo intervento
legislativo organico sull’immigrazione (legge Martelli n 39/90).
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Viene pubblicato ogni anno.
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Si tratta di un vero e proprio manuale che raccoglie tutti i dati disponibili sul fenomeno
dell’immigrazione.
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Ampio spazio è riservato alle realtà regionali per rispondere ad una esigenza di conoscenza e
approfondimento capillare del territorio.

All’esposizione statistica si accompagna l’analisi delle informazioni rilevate, effettuata dai massimi
esperti del settore ed esposta con un apposito corredo di dettagliate tabelle esplicative e
riassuntive.

Il XV Rapporto sull’immigrazione 2005 è stato presentato nell’ottobre 2005 e porta il titolo
“Immigrazione è globalizzazione”
I dati 2 - Dossier Caritas
“…oggi gli stranieri regolarmente soggiornanti sono 2
milioni e 800 mila, all’incirca lo stesso numero di Spagna
e Gran Bretagna. Nell’Unione Europea veniamo subito
dopo la Germania (7,3 milioni) e la Francia (3,5 milioni),
mentre insieme alla Spagna siamo lo Stato membro
caratterizzato da ritmi d’aumento più consistenti".
I dati 3 - Dossier Caritas
L’immigrazione in Italia






Incidenza sulla popolazione: 4,8 % sul totale
Distribuzione sul territorio: 59% Nord - 27% Centro - 14% Sud
Motivi: 9 su 10 per lavoro o ricongiungimento familiare
Stima 2015: 6 milioni immigrati
Istruzione: laureati 12,1% (ITA 7,5%) - diplomati 27,8% (ITA 25,9%) licenza media 32,9 (ITA 30,1%)
Religione: 22,6% cattolici - 20,3 ortodossi - 33% musulmani - ebrei
0,3 % - religioni orientali 4,3%
“Il futuro dell’Italia sarà simile a quello attuale del Canada dove un sesto
della popolazione è nata all’estero, anche se non si conosce con precisione
il tempo richiesto per questo cambiamento.”
I dati 4 - Dossier Caritas
L’immigrazione in Italia. Nascita Minori stranieri
Anni
Nascite totali
Di cui stranieri
2000
2001
2002
2003
2004 stima
543.039
535.282
538.198
544.063
562.599
25.916
29.600
32.800
33.691
48.384
% stranieri su totale
4,8
5,5
6,1
6,2
8,6

A livello demografico, la popolazione italiana cresce solo grazie ai bambini non italiani

Sono in considerevole aumento gli alunni figli di stranieri che nei prossimi anni frequenteranno la
scuola italiana
I dati 5 - Dossier Caritas
Stima soggiornanti stranieri per province
Provincie
Soggiornanti
2003
Stima Soggiornanti
2004
Minori %
Gorizia
7.806
9.228
11,4
Pordenone
20.704
25.823
17,5
Trieste
14.758
17.406
11,6
Udine
18.784
23.952
18,2
Friuli V.G.
62.052
76.409 (+ 19%)
15,6
I dati 6 - Dossier Caritas
Considerazioni
“Per l’Italia gli immigrati sono una risorsa soprattutto dal punto di vista demografico e
occupazionale: grazie ad essi la popolazione non diminuisce e si aggiunge una quota
di lavoro supplettiva indispensabile in diversi settori. Si tratta, perciò, di una
opportunità piuttosto che di una minaccia al nostro benessere. Alla nostra cultura, alle
nostre istituzioni e al nostro senso religioso.”
“La questione di fondo consiste nel considerare l’immigrato come nuovo cittadino, parte
essenziale dell’Italia di oggi e soprattutto di quella di domani, sempre più
caratterizzata da una globalizzazione interculturale”
“Per questo sarebbe più promettente aprire spazi di coprotagonismo, senza più
considerare gli immigrati cloni della nostra identità o una ruota di scorta da utilizzare
nelle congiunture sfavorevoli”
I dati 7 - Rapporto MIUR 2005
Alunni non italiani per anno scolastico
1996/97
2004/05
63.199
361.576
I dati 8 - Rapporto MIUR 2005
I dati 9 - Rapporto MIUR 2005
I dati 10 - Rapporto MIUR 2005
Il dato percentuale segnala una lieve ma costante diminuzione a livello di scuola primaria, un dato sostanzialmente
costante alle scuole secondarie di I grado ed un aumento alle scuole secondarie di secondo grado. Il che sta a
significare, come mette in evidenza in più punti il Rapporto Caritas, che il processo migratorio in Italia si sta sempre
più caratterizzando per stabilità e permanenza.
I dati 11 - Rapporto MIUR 2005
Gli studenti non italiani che frequentano gli istituti professionali sono percentualmente il doppio rispetto agli italiani
ma solo la metà rispetto agli iscritti ai licei . Il problema non può certo essere solo un mancato o erroneo
orientamento, magari correlato ai bisogni immediati delle famiglie. Forse qui agisce anche una forma di stereotipo
e di pregiudizio che seleziona la carriera scolastica dei figli degli immigrati.
I temi 1: multiculturalità e intercultura
”La multiculturalità è un dato di fatto i cui sviluppi appaiono irreversibili e
incontenibili proprio perché quanto va accadendo non potrà mai essere arrestato
da leggi restrittive sull’immigrazione nei diversi paesi”
D. DEMETRIO- G: FAVARO, I bambini stranieri a scuola, La Nuova Italia, Firenze, 1997
“Insieme a un processo di globalizzazione che sta diventando la realtà più
immediata per la popolazione del pianeta, si sta diffondendo la percezione che il
mio vicino può non essere più come me”
R.STAVENHAGEN in Nell’Educazione un Tesoro - Rapporto all’UNESCO della Commissione Internazionale sull’Educazione per il Ventunesimo Secolo
“Se nell’era dello Stato-nazione la lotta era di classe, imperniata sulla questione del possesso
e della distribuzione del capitale, nonché della tutela dei diritti di proprietà privata, nell’era
globale la lotta è per la diversità ed è incentrata sulla conservazione dell’identità
culturale e sul godimento dei diritti di accesso, in un mondo interdipendente e densamente
connesso”
J.RIFKIN, Il Sogno Europeo, A.Mondadori Ed. , Milano 2004
I temi 2: multiculturalità e intercultura
“Col termine intercultura intenderemo … un progetto di interazione tra le parti. In
una logica interculturale i processi di socializzazione non mirano all’ integrazione
tra le diversità. Non si può infatti pensare di rendere integro, di rendere uno ciò che è
costitutivamente diverso. Ovvero lo si può fare, meglio sarebbe dire: si può tentare di
farlo, cancellandone la diversità. Sappiamo quali tragedie hanno provocato e quali
modesti risultati, rispetto ai propri aberranti obiettivi, hanno conseguito questi
indirizzi. Nei confronti dell’alterità culturale, la nozione di interazione sottolinea il
superamento di una logica oppositiva in cui qualcuno educa e qualcuno resta
educato, in cui qualcuno tollera e qualcuno è tollerato. In questa materia, più
che mai, non vi è alcun posto certo dove condurre l’altro, né si può dire che si
disponga di conducenti sperimentati … al di là di qualsiasi altra considerazione, è la
diversità culturale, e non altro, il dato che introduce una modificazione
significativa nei nostri rapporti sociali.”
A.BOSI, Gente di strada nella Città di Culture - Educazione Interculturale - www.educational.rai.it
I temi 3: multiculturalità e intercultura
Modelli di integrazione europei

Modello assimilazionista - Francia

Modello pluralista - Gran Bretagna

Modello di istituzionalizzazione della precarietà -Germania
“Si tratta di modelli puramente analitici che non si escludono reciprocamente, né sono in grado di rendere
conto in modo esauriente delle politiche adottate da ogni singolo paese … possibili dimensioni per
decsrivere tendenze passate e scenari attuali e per illustrare il campo entro cui si colloca, nel mondo
occidentale contemporaneo, il tema del rapporto con gli immigrati “
E.COLOMBO, Le società multiculturali, Carocci, Roma 2002
I temi 4: multiculturalità e intercultura
Modello assimilazionista
(razionalismo - illuminismo - convenzionalismo)
LIBERTA’ = EGUAGLIANZA
“Prima si è individui eguali e solo se individui eguali si può essere membri di un
gruppo … Lo stato deve garantire l’eguaglianza individuale … non può
tollerare, né tanto meno favorire , richieste di riconoscimento di diritti
collettivi e di stistemi di trattamento differenziato in base a una qualche
forma di appartenenza”
“La scuola, la pubblica amministrazione, i servizi pubblici non possono che
adottare criteri universali e trattare tutti i cittadini in base alle loro
caratteriztiche individuali, senza badare alle loro specificità legate a
tradizione, religione, linguaggio o colore della pelle”
I temi 5: multiculturalità e intercultura
Modello assimilazionista
(razionalismo - illuminismo - convenzionalismo)
LIBERTA’ = EGUAGLIANZA
“Il percorso di inserimento degli immigrati ha come fine la completa assimilazione, cioè la loro piena e
totale accettazione ad agire nella sfera pubblica secondo le regole valide nel paese ospitante,
relegando il mantenimento delle loro specificità e delle loro differenze all’ambito privato e
domestico. Ognuno può continuare a professare la propria religione, può conservare abitudini
etradizioni, può tenere comportamenti e linguaggi particolari nella vita privata, ma deve
rinunciare a manifestarli apertamente nella sfera pubblica o utilizzarli per invocare trattamenti
particolari o privilegi”
COME SEPARARE E DISTINGUERE PUBBLICO DA PRIVATO ?
( “… il riconoscimento della specificità e l’identificazione in un particolare gruppo sono condizioni irrinunciabili per la
stima di sé, la formazione delle proprie preferenze, l’esercizio di un’effettiva libertà di scelta”)
COME DISTINGUERE TRA LIBERA ACCETTAZIONE E FORZATA ASSIMILAZIONE ?
(“… la richiesta di piena adesione a ideali e modelli universali maschera in realtà l’imposizione della volontà di uno
specifico gruppo dominante”)
I mi 6: multiculturalità e intercultura
Modello pluralista
(empirismo - liberalismo - contrattualismo)
LIBERTA’ = AUTONOMIA
“L’enfasi è sulla sacralità della regola democratica più che sul principio di
eguaglianza dei cittadini nella sfera pubblica.”
“La vita pubblica è vista come una continua mediazione tra gruppi differenti,
che si scontrano e si accordano stabilendo trattati e convenzioni vincolanti:
Lo stato non è interessato ad assicurare l’eguaglianza dei cittadini, ma a
fungere da garante degli accordi scaturiti dai rapporti di forza tra i gruppi e
dalle contese locali che li vedono contrapposti … i singoli gruppi devono
avere la libertà di sceglire di decidere in maniera autonoma non limitata da
eccessivi vincoli collettivi.”
I temi 7: multiculturalità e intercultura
Modello pluralista
(empirismo - liberalismo - contrattualismo)
LIBERTA’ = AUTONOMIA
“Gli immigrati possono conservare un certo grado di differenza, possono organizzare
associazioni che diffondono la cultura o scuole che insegnino ai loro figli la lingua del
paese di orgine, possono manifestare nello spazio pubblico la loro appartenenza e la
loro fede, ma senza superare l’invalicabile limite delle regole democratiche e del
rispetto della libertà degli altri. Lo stato deve farsi garante della democrazia, ma non
deve intervenire direttamente né reprimendo manifestazioni di specificità e di
diffidenza da parte dei singoli e dei gruppi né sostenendole.”
RISCHIO DELL’ETNOCENTRISMO
(“ … è concesso di conservare ed esprimere un certo grado di diversità nella convinzione
che esista una sostanziale differenza antropologica … le minoranze devono rimanere
tali in modo che il controllo non sfugga agli autoctoni”)
I temi 8: multiculturalità e intercultura
Modello di istituzionalizzazione della precarietà
(idealismo - nazionalismo - organicismo)
LIBERTA’ = ETICITA’/APPARTENENZA
La vera liberta' e la vera virtu' non si acquistano obbedendo formalmente ad una legge ma dedicandosi
alla comunita' (Volkgeist) in cui si vive, al bene del proprio popolo. Lo Stato (Vaterland - Heimat) non
va confuso con la societa' civile poiche' mentre questa nasce dai bisogni degli individui, lo Stato e'
logicamente presupposto agli individui, come l' idea della totalita' di un organismo e' presupposta
logicamente alle parti. Le parti di un organismo non hanno senso se non nel tutto, e gli individui umani
non sono autenticamente uomini se non nello Stato che in tal modo si configura come Stato-Etico
Stato-Nazione”
“In questo caso, l’appartenenza alla comunità nazionale viene immaginata e
percepita come un fattore innato legato alla discendenza e alla parentela, più
che alla condivisione di un progetto comune o al rispetto di regole condivise.
Il principio di cittadinanza è guidato dallo ius sanguinis: può essere citadino
della nazione chi riceve alla nascita il bagaglio essenziale (fatto di antenati,
memoria, valori e tradizioni condivise) necessario a sviluppare quelle
caratteristiche innate che costituiscono il fondamento della comunità”
I temi 9: multiculturalità e intercultura
Modello di istituzionalizzazione della precarietà
(idealismo - nazionalismo - organicismo)
LIBERTA’ = ETICITA’/APPARTENENZA
“Gli immigrati rimangono sempre diversi, stranieri. Si può apprezzare il loro apporto economico e
altre loro qualità, ma rimangono membri temporanei, radicalmente diversi e quindi difficilmente
inseribili nella comunità autoctona. L’intervento dello stato mira in queto caso non all’assimilazione
degli stranieri, ma , al contrario, alla tutela della loro diversità, in vista di un loro probabile e
auspicabile rientro nella nazione di orgine. Le politiche sono orientate a stabilizzare la precarietà
dell’immigrato come persona di passaggio, come ospite temporaneo, destinato a lasciare il paese
di immigrazione più che di inserirsi in esso. Si tende a integrarlo nel mondo del lavoro, ma non
della cultura del paese ospitante. Lo stato favorisce attivamente l’associazionismo degli immigrati
in modo che possano mantenere viva la loro cultura, assicura che ai loro figli anche se nati e
cresciuti nel paese di emigrazione, vengano insegnate la linguia e le tradizioni dei paesi di origine
dei loro genitori”
RISCHIO INTOLLERANZA - RAZZISMO - XENOFOBIA
E LE SECONDE E TERZE GENERAZIONI ?
“Continuare a considerare i figli dei figli di immigrati come LAVORATORI OSPITI , come membri
temporanei della comunità, significa, nella migliore delle ipotesi, essere ciechi nei confronti degli
effettivi processi sociali (di integrazione) , nell’ipotesi peggiore, perpetuare un’opera di
cancellazione degli immigrati dalla vita sociale, politica e culturale della nazione”
E.COLOMBO, Le società multiculturali, Carocci, Roma 2002
I temi 10: multiculturalità e intercultura
L’educazione come utopia necessaria
“Di fronte alle molte sfide che ci riserva il futuro, l’educazione ci appare come un mezzo prezioso e
indispensabile che potrà consentirci di raggiungere i nostri ideali di pace, libertà e giustizia
sociale. Nel concludere i suoi lavori, la Commissione si dichiara convinta che l’educazione dovrà
svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo personale e sociale. La Commissione non vede
l’educazione come un rimedio miracoloso o una formula magica … ma come uno dei mezzi
principali a disposizione per promuovere una forma più profonda e più armoniosa dello sviluppo
umano e quindi per ridurre la povertà, l’esclusione, l’ignoranza e la guerra.
Rapporto all’UNESCO della Commissione Internazionale sull’Educazione
per il XXI secolo
L’educazione interculturale 1 - aspetti normativi didattico/educativi

LEGGE 40/98

D.L. 25 luglio 98 “Testo unico delle disposizioni concerneti la disciplina dell’immigrazione e
norme sulla condizione dello straniero” (integr. Scol.)

LEGGE 189/2002 (BOSSI/FINI) – conferma procedure accogienza a scuola

C.M. n. 205 dd. 26/07/90 - La scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri. L’educazione
interculturale

D.M. 03 giugno 1991 - Orientamenti Didattici per la Scuola Materna

C.M. n. 73 dd. 02/03/1994 - Proposte e iniziative per l’educazione interculturale

Direttiva Ministeriale n. 58 dd. 08/02/1996 - Ruolo dell’educazione e della scuola nella
società odierna

C.M. n. 24 dd. 01/03/2006 - Integrazione alunni stranieri - Linee guida per l'accoglienza e
l'integrazione degli alunni stranieri

Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione dd. 23/04/1992 - Pronuncia di propria
iniziativa sull’Educazione Interculturale nella Scuola

Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione dd. 23/02/1995 - Pronuncia di propria iniziativa
su “Educazione civica e diritti umani”

Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione dd. 20/12/2005 - Pronuncia di propria iniziativa
su “Problematiche interculturali”
L’educazione interculturale 2 - aspetti normativi didattico/educativi
"….. l'educazione interculturale è condizione strutturale della società multiculturale. Il compito
educativo in questo tipo di società, assume il carattere specifico di mediazione fra le diverse
culture di cui sono portatori gli alunni: mediazione non riduttiva degli apporti culturali diversi, bensì
animatrice di un continuo, produttivo confronto fra differenti modelli. L'educazione interculturale
avvalora il significato della democrazia, considerato che la diversità culturale va pensata quale
risorsa positiva per i complessi processi di crescita della società e delle persone. Pertanto l'obiettivo
primario dell'educazione interculturale si delinea come promozione delle capacità di convivenza
costruttiva in un tessuto culturale e sociale multiforme. Essa comporta non solo l'accettazione ed il
rispetto del diverso, ma anche il riconoscimento della sua identità culturale nella quotidiana ricerca di
dialogo, di comprensione, di collaborazione, in una prospettiva di reciproco arricchimento….
L'educazione interculturale, pur attivando un processo di acculturazione, valorizza le diverse
culture di appartenenza. Compito assai impegnativo perché la pur necessaria acculturazione non
può essere ancorata a pregiudizi etnocentrici. I modelli della cultura occidentale non possono essere
ritenuti come valori paradigmatici, e, perciò, non possono essere proposti agli alunni come fattori di
conformizzazione…”
C.M. 26.07.1990 n. 205
L’educazione interculturale 3 - aspetti normativi didattico/educativi
L’educazione interculturale

promuove la mediazione tra le diverse culture ( la diversità culturale è accolta
come risorsa positiva per il processo di crescita e sviluppo della persona e della
società);

promuove la capacità di convivenza (accettazione e rispetto del diverso,
riconoscimento della sua identità culturale, dialogo, reciproco arricchimento);

attiva un processo di acculturazione (condivisione di lingua, patrimonio di idee,
regole e valori comuni) senza forme di etnocentrismo (concezione che assume
come termini esclusivi di riferimento i modelli culturali del proprio gruppo di
appartenenza)
“L’educazione interculturale costituisce lo sfondo da cui prende avvio la specificità di percorsi formativi
rivolti ad alunni stranieri, nel contesto di attività che devono connotare l’azione educativa nei confronti
di tutti. La scuola infatti è un luogo centrale per la costruzione e condivisione di regole comuni, in
quanto può agire attivando una pratica di vita quotidiana che si richiami al rispetto delle forme
democratiche di convivenza e, soprattutto, può trasmettere le conoscenze storiche, sociali, giuridiche
ed economiche che sono saperi indispensabili nella formazione della cittadinanza societaria.
L’educazione interculturale rifiuta sia la logica dell’assimilazione, sia la costruzione ed il
rafforzamento di comunità etniche chiuse ed è orientata a favorire il confronto, il dialogo, il
reciproco arricchimento entro la convivenza delle differenze.” C.M. n. 24 1.03.2006
L’educazione interculturale 4 - aspetti normativi didattico/educativi
TRA PLURALISMO E RICERCA DI UN ETHOS COMUNE
“La proposta interculturale, assunta in sede pedagogica per fornire ad ogni persona prospettive di crescita e di
autonomia nel contesto attuale, per rafforzare l'attitudine al confronto in una difficile situazione multiculturale, implica
un ripensamento sia del momento della trasmissione, sia di quello della elaborazione della cultura. … Secondo il
punto di vista interculturale, le culture non debbono essere intese come corazze che impediscono la crescita
né venerate come santuari intoccabili,
… E' importante riconoscere che i valori che danno senso alla vita ed i diritti che la orientano non sono tutti nella
nostra cultura, ma neppure tutti nelle culture degli altri: non tutti nel passato, ma neppure tutti nel presente o nel
futuro. Essi consentono di valorizzare le diverse culture ma insieme ne rivelano i limiti, e cioè le relativizzano,
rendendo in tal modo possibile e utile il dialogo e la creazione della comune disponibilità a superare i propri limiti e a
dare i propri contributi in condizioni di relativa sicurezza. Sono i valori, in ultima analisi il valore universale della
persona, i fondamenti transculturali di quella comune cultura (in parte già presente, in gran parte ancora da
costruire) del rispetto, del dialogo e dell'impegno, che rendono possibile pensare e vivere l'interculturalità non
come indifferenza, confusione, sopraffazione o cedimento, ma come prospettiva educativa per tutti, giocata
sui due indisgiungibili versanti del rispetto e della promozione di ciascuno.”
Pronuncia CNPI 23.04.1992
L’educazione interculturale 1 - linee di intervento del CNPI
CNPI
Pronuncia di propria iniziativa su: problematiche interculturali
Dicembre 2005
Una fase nuova più incerta e insicura
“…siamo di fronte ad una evoluzione del fenomeno immigrazione nella società e nella scuola italiane … Incalzano nella
quotidianità, nella scuola e più complessivamente nella società , problemi di natura politica, economica, religiosa
etc. Si impongono alla società e alla scuola italiane, come peraltro già accade nei sistemi formativi di altri paesi
europei, nuove sfide, con risvolti sul piano delle scelte politico-culturali, professionali, organizzative e con una
ricaduta sull’azione formativa progettata dalle singole istituzioni scolastiche. “
“Il processo di integrazione scolastica si è trovato a dover fare i conti con una società scossa nel profondo, più insicura,
timorosa, diffidente. Il dilagare anche in Europa del terrorismo di matrice islamica, il fenomeno dell’immigrazione
clandestina, hanno colpito l’opinione pubblica e l’azione politica dei governi europei.
la durezza della crisi economica che ha investito l’Europa e in particolare l’Italia, ha determinato una riduzione di risorse
agli Enti locali e alle politiche sociali, che storicamente hanno rappresentato un presidio fondamentale per i
processi di integrazione scolastica.
L’educazione interculturale 2 - linee di intervento del CNPI
UNA NUOVA RIFLESSIONE
Si pone con urgenza l’esigenza di riprendere la riflessione e il dialogo sul tema dell’ educazione interculturale e sul
ruolo della scuola in questo particolare, delicato ambito di intervento.
Il tema all’ordine del giorno, più che nel passato, non è come affrontare i flussi di immigrazione, che portano tante
presenze di paesi diversi nelle nostre classi, piuttosto in che modo ri-assumere a scuola l’incontro fra culture, una
risorsa per la società che cambia, ovvero come far vivere e convivere, senza snaturarli, i processi identitari, come
garantire, anche attraverso l’esercizio del diritto all’istruzione, piena cittadinanza.
CONSAPEVOLEZZA DELLE DIFFICOLTA’
“Va superata una retorica dell’integrazione, soprattutto a livello politico istituzionale , che andrebbe contrastata
come uno degli stereotipi da superare, per guardare in faccia la durezza dei processi da gestire e i limiti che
permangono”
AUMENTO DELLE RISORSE
L’istituzione scolastica luogo naturale di accoglienza, di incontro, di confronto, di scambio fra culture ha oggi più che
mai bisogno di essere sostenuta nell’azione di superamento di stereotipi e pregiudizi, ma soprattutto ha bisogno di
strumenti e di supporti efficaci per la piena integrazione degli immigrati, laddove presenti, sia per non alimentare
nuovi steccati, sia per una piena integrazione dei medesimi nella società della conoscenza, con riguardo anche al
mondo economico e produttivo, a garanzia della qualità del percorso scolastico per tutti, italiani o stranieri che
siano.
L’educazione interculturale 3 - linee di intervento del CNPI
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
assumere i problemi dell’educazione interculturale in una visione sistemica che coinvolga tutte le
istituzioni in una condivisa programmazione e progettazione territoriale dell’integrazione
Sostenere l’autonomia delle scuole ed in particolare il rapporto tra reti di scuole ed altre autonomie
(comuni, province, regioni, uffici scolastici regionali)
creare laboratori territoriali di documentazione, sedi di ricerca-azione che costituiscono per le scuole e per
le autonomie locali un luogo di reale incontro ove possano convergere le azioni riferite a POF, protocolli di
accoglienza, problematiche relazionali, rapporti con le comunità di origine e coinvolgimento delle stesse nelle
scelte, ecc..
inserire nei piani di studio della formazione iniziale degli insegnanti nuovi approcci e nuovi contenuti che,
pur evitando inutili specialismi, permettano ai nuovi docenti di entrare in possesso delle competenze
necessarie a formare nuovi cittadini nella società globale.
garantire, questa nuova fase, nuove straordinare risorse umane e finanziare alle scuole.
prevedere la presenza di mediatori culturali e di figure professionali in grado di accompagnare il processo
di integrazione sia per quanto concerne gli alunni che le famiglie ed il territorio.
da ultimo "occorrono scelte culturali nazionali in grado di orientare la progettazione e l’azione
curricolare delle scuole e dei singoli docenti. Al riguardo è particolarmente importante rinforzare la didattica
laboratoriale, lo spazio di utilizzo delle TIC e un forte investimento di spazi, tempi e attività di carattere
linguistico"
L’educazione interculturale:il dibattito in rete 1
http://www.educational.rai.it/corsiformazione/intercultura/default.htm
L’educazione interculturale:il dibattito in rete 2
http://www.bdp.it/intercultura/
L’educazione interculturale:il dibattito in rete 3
http://www.pavonerisorse.to.it/intercultura/
L’educazione interculturale:il dibattito in rete 4
http://www.educare.it/Frontiere/intercultura/intercultura_index.htm
L’educazione interculturale:il dibattito in rete 5
http://www.applidea.it/educazioneinterculturale/
L’educazione interculturale:il dibattito in rete 6
http://www.aulaintercultural.org/sommaire.php3?lang=it
Per gli europei la libertà non consiste nell’autonomia ma
nell’integrazione. Essere liberi significa avere accesso a
una miriade di rapporti con gli altri: quanto più numerose
sono le comunità a cui si ha la possibilità di accedere,
tanto maggiori sono le opportunità e le scelte a
disposizione per vivere una vita piena di senso. Dalle
relazioni viene l’inclusività . Dall’inclusività la sicurezza.
J.Rifkin - Il sogno europeo
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